Nord est 04 2013
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EDITORIALE .................................................................. 11Giovanni Da Pozzo, Alessandro Bianchi,Sergio Razeto, Paolo Mazzalai, Guido Carella
IN COPERTINA ............................................................ 20Francesco Peghin
POLITICA ECONOMICA .............................................. 24Ferruccio Dardanello, Roberto Zuccato,Massimo Pavin, Luigi Brugnaro, Stefan Pan,Alessandro Calligaris
IL RUOLO DELLA POLITICA ........................................ 42Renzo Tondo, Flavio Tosi
MERCATI ESTERI ........................................................ 50Marco Simeon, Massimo Sartori, Guglielmo Doni,Renato Sinesio, Giampaolo e Paolo Barbieri,Marzia Ferraro, Giovanni Piazza,Bruno e Livio Tosello
TECNOLOGIE ................................................................ 68Matteo Poier, Nesa, Francesco Bertoldi,Fabrizio Gatto, Pietro Berengo
INNOVAZIONE ............................................................ 80Isabella Tommasini, Andrea Trevisan,Francesco Scandolo
MODELLI D’IMPRESA .................................................. 88Paolo e Carlo Falcier, Ugo Padovan,Franco Masello, Luigi Ciarlo, Francesco Corradin
AGROALIMENTARE .................................................... 98Filippo Ferrua Magliani, Mario Guidi,Giangiacomo Gallarati Scotti Bonaldi, Franco Manzato, Susanna Greguolo,Enrico e Tiberio Brutti
SOMMARIO
8 APRILE 2013NORD EST SVILUPPO
↑↑ Clodovaldo Ruffato,presidente del Consiglioregionale del Veneto,e Luca Zaia, presidentedella Regione Veneto
↑ Ennio Doris,presidentedi Banca Mediolanum
Turismo p.183Luci e ombre sul turismo del Veneto, la regioneche, con oltre 62 milioni di presenze, mantienesaldo il primato a livello nazionale
CONTRAFFAZIONE ...................................................... 112Giorgio Piazza, Massimo Zanon
CONSULENZA .............................................................. 118Considi, Federico Sibiliae Amerigo Antonucci
PRESSIONE FISCALE .................................................. 126Alessandro Vardanega, Clodovaldo Ruffato,Giulio Pedrollo
CREDITO & IMPRESE .................................................. 133Ennio Doris, Eliano Omar Lodesani,Vincenzo Consoli, Antonio Scardaccio,Andrea Stedile
ADRIA INTERNATIONAL RACEWAY ...................... 148Mario Altoè
TRASPORTI ................................................................ 150Romano Lovison, Mirco Rigon
GESTIONE RIFIUTI ...................................................... 154Marco Candian
INDUSTRIA DELLE COSTRUZIONI ............................ 158Paolo Buzzetti, Massimo Rustico,Luigi Schiavo, Milco Anese
EDILIZIA ...................................................................... 168Roberto Milesi, Emilio Bianchi
RIQUALIFICAZIONE URBANA .................................. 172Vittorio Gregotti, Mario Botta,Arnaldo Toffali
INTERNI ...................................................................... 180Pierpaolo Casti
TURISMO .................................................................... 183Bernabò Bocca, Renzo Iorio
TRA PARENTESI ............................................................ 190Massimiliano Dona
APRILE 2013 9NORD EST SVILUPPO
← Renzo Tondo,presidentedella RegioneFriuli Venezia Giulia
Edilizia p.168Le imprese di costruzioni italiane sono presenti in86 Paesi e si confermano tra le più competitive alivello internazionale
APRILE 2013 17NORD EST SVILUPPO
La durata e la portata della recessione econo-
mica che stiamo vivendo ormai da più di cin-
que anni non consentono più di classificarla
come “crisi ciclica”. Certo, come tutte le crisi
prima o poi invertirà il suo segno, ma è ormai
evidente che l’assestamento sarà su livelli in-
feriori a quelli pre-crisi. Ci troveremo di fronte a mercati
profondamente cambiati, per caratteristiche e dimen-
sioni. Molti di questi mercati - mi riferisco soprattutto a
quelli tradizionali - avranno una taglia inferiore a quella
che abbiamo conosciuto nello scorso decennio. Questo
comporta che aziende che in passato si sono sviluppate
prevalentemente sul mercato domestico, dovranno ri-
pensarsi in chiave internazionale.
Per questa ragione l’Associazione che presiedo è forte-
mente impegnata sul fronte dell’internazionalizza-
zione, con l’obiettivo di fornire alle imprese strumenti
e servizi per andare sui mercati esteri. La proiezione in-
ternazionale, però, richiede prima un rafforzamento
sul piano interno. Per una provincia di piccole dimen-
sioni come il Trentino diventa a questo punto fonda-
mentale fare massa critica non solo all’interno dei
propri confini, ma anche con i partner vicini. Per noi
trentini una dimensione sovraprovinciale naturale è
quella identificata con l’Euregio, l’entità composta da
Trentino, Alto Adige e Tirolo. Si tratta di un territorio
che condivide almeno in parte storia, tradizioni e cul-
tura, e che pertanto è avvantaggiato nell’individua-
zione di un comune denominatore quale base per il
dialogo e la collaborazione. Naturalmente, questo non
preclude la formazione di alleanze con altri territori, a
cominciare dal vicino Triveneto, con cui abbiamo molte
affinità.
Negli ultimi mesi, i rapporti nel sistema economico del-
l’Euregio si sono intensificati. Le associazioni imprendi-
toriali dei rispettivi territori (Confindustria Trento,
Assoimprenditori Alto Adige e Industriellenvereinigung
Tirol) hanno organizzato un incontro con le tre univer-
sità per avviare una collaborazione sul tema della ricerca
e dell’innovazione. Un’attività parallela viene portata
avanti dai gruppi della Piccola industria delle stesse asso-
ciazioni, che in settembre organizzeranno a Trento
l’Euregio Business Forum, un meeting per le aziende di
piccola e media dimensione volto a favorire la reciproca
conoscenza e a stimolare l’avvio di collaborazioni. Un
dialogo è stato avviato recentemente anche tra le tre Ca-
mere di commercio. La costituzione di una piattaforma
transfrontaliera come l’Euregio, anche se solo a livello
informale e non istituzionale, può essere una valida
chiave di rilancio soprattutto per le economie di territori
di piccola dimensione come il nostro. Rispetto ad altre
regioni europee ed estere resteremo piccoli, ma sicura-
mente in questo modo potremo incrementare la nostra
competitività. \\\\\
Euregio,competitivitàin chiave export
EDITORIALE PAOLO MAZZALAI,PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIATRENTO E TRENTINO ALTO ADIGE
Oggi l’export è il vero jolly da giocare. È
il modo per essere e stare dove c’è e ci
sarà la crescita. Ma da fare c’è tanto,
tantissimo. Poche migliaia sono le
imprese ben posizionate nei princi-
pali mercati esportando da tempo pro-
dotti, servizi e pratiche consolidate e innovative. Poi c’è
il vuoto. 200mila aziende esportano abitualmente, ma
senza una precisa strategia, senza l’obiettivo di creare
valore, mosse solo dall’intento di “tappare” le falle di
un fatturato interno calante. Altre 300mila lo fanno
solo una volta all’anno e con un fatturato medio di
poche migliaia di euro (Dati: Antonio Belloni, Esportare
l’Italia - Guerini & Associati).
Come ci indica il IV Rapporto sui distretti italiani
(Unioncamere), le strategie da mettere in campo per ri-
solvere le criticità di quelle tantissime imprese che
hanno un export blando, sono: investire in competenze
e managerialità, allungare le filiere, rafforzare il rac-
cordo con l’offerta di terziario innovativo, riposizionarsi
sui mercati esteri, ridefinire il rapporto con le banche.
Insomma, servono più managerialità, presenza e com-
petenza. Perché oggi per fare export occorre parlare la
lingua degli interlocutori con i quali dobbiamo relazio-
narci nelle varie catene del valore globali. E non è tanto
la lingua parlata (inglese o cinese che essa sia), ma il
linguaggio organizzativo, fatto di processi, prassi e sup-
porti di information e communication technology, ciò
che permette di dialogare e produrre valore insieme. Se
mancano questi presupposti c’è incomunicabilità, si
perdono opportunità, fatturati e mercati.
Non è un caso se proprio quelle aziende che esportano
in modo consolidato e vincente vantano un rapporto
corretto e bilanciato tra imprenditori, azionisti e mana-
gement. Questo è il loro punto di forza. Non è un caso se
oggi, più dell’80 per cento dei dirigenti del settore pri-
vato che lavora in Italia, va all’estero almeno una volta
al mese, e il 50 per cento molto di più.
Non è un caso se le sempre più frequenti, ma ancora
troppo scarse, occasioni di incontro e collaborazione tra
manager e Pmi nascono proprio per chiedere ai mana-
ger di iniettare nelle aziende quell’organizzazione, quei
linguaggi e quella conoscenza ormai indispensabili per
stare sul mercato e per competere all’estero.
Certo, anche i manager devono e possono migliorare:
l’esperienza nei paesi stranieri, la capacità di muoversi
in contesti internazionali, la visione globale dell’econo-
mia sono must da coltivare e rafforzare. Per lo sviluppo
professionale e per contribuire, insieme agli imprendi-
tori, a portare l’Italia sugli scenari che contano. Ren-
dendola protagonista nel mondo. \\\\\
Non c’è exportsenzamanagement
EDITORIALE GUIDO CARELLAPRESIDENTE MANAGERITALIA
200 milaImprese Le aziende italiane che esportano nel mondosenza una precisa strategia manageriale(Fonte: Guerini & Associati)
APRILE 2013 19NORD EST SVILUPPO
20 APRILE 2013NORD EST SVILUPPO
IN COPERTINA FRANCESCO PEGHIN
«FACCIAMORIPARTIREIL NORD EST»Serve uno sforzo condiviso per attuare una politicaindustriale improntata all’internazionalizzazionee a un nuovo manifatturiero. Il presidentedella Fondazione Nord Est, Francesco Peghin,guarda al futuro del territorio - Francesca Druidi
Sono passati pochi, ma significativi, anni da
quando si portava a esempio il Nord Est come
modello di produttività e di coesione basato
su un forte legame sociale tra imprese e fami-
glie. Oggi, l’entrata in scena di nuovi compe-
titor a livello mondiale, l’irrompere della fi-
nanza, gli effetti della globalizzazione e un’evoluzione
tecnologica senza precedenti, hanno cambiato per sem-
pre lo scenario di riferimento per il tessuto imprendito-
riale del territorio. Francesco Peghin si sofferma su quelle
leve che possono consentire al territorio nordestino di ac-
quistare una rinnovata dimensione competitiva, non po-
tendo più prescindere da una situazione generale mag-
giormente favorevole all’intrapresa.
Quali sono oggi i fattori di competitività a cui il ter-ritorio deve richiamarsi? «L’attacco principale alla competitività del Nord Est è ve-
nuto dai nuovi player globali che hanno iniziato a evolvere
i propri processi produttivi e a esportare, potendo contare
su costi - soprattutto del lavoro - più bassi. I fattori di
competitività sui mercati internazionali sono profonda-
mente cambiati e si rintracciano nell’innovazione radicale
sui prodotti e nella capacità di utilizzare marketing, ser-
vizi e controllo delle reti distributive in maniera nuova. Le
imprese hanno dovuto e stanno tuttora affrontando que-
sta sfida. Molte imprese non ce l’hanno fatta, non ce la
stanno facendo e probabilmente non ce la faranno; penso
a molte realtà del mondo della subfornitura che procedeva
a traino delle aziende. Restano le performance di quelle
imprese a punta avanzata, definite “multinazionali ta-
scabili”, che riscuotono successi importanti nel mondo,
anche in questi anni di crisi conclamata. Rappresentano
i nuovi casi da studiare per puntare alla rinascita, deline-
ando un nuovo modo di fare sviluppo».
→ L’imprenditoreFrancesco Peghin,
presidente dellaFondazione Nord Est
APRILE 2013 21NORD EST SVILUPPO
Su quali settori va improntata la crescita?«Si diceva anni fa che l’Italia e il Nord Est avrebbero do-
vuto diminuire la percentuale di manifatturiero in fa-
vore di una crescita importante dei servizi. Ma il nostro
Paese, e il nostro territorio, non sono riusciti a bilan-
ciare la perdita derivante da un manifatturiero meno
competitivo con il terziario. Anche altre nazioni, in pri-
mis gli Stati Uniti, stanno oggi cercando di attuare
politiche in grado di ridare centralità a questo settore
che crea occupazione e valore aggiunto. Serve allora un
nuovo manifatturiero che riesca a integrare gli sviluppi
tecnologici e i processi di innovazione in maniera ra-
pida, creando vantaggi competitivi con contenuti di
servizi, marketing e logistica che possano fare la diffe-
renza sui mercati internazionali».
Due asset principali sono, da una parte, l’interna-zionalizzazione e, dall’altra, la ricerca e l’innovazione.Quali sono i nodi da sciogliere su questi fronti?«Per quanto riguarda il primo punto, le imprese devono ri-
pensare la propria organizzazione e i processi interni di
gestione. Si è imposto un nuovo modo di fare internazio-
nalizzazione, dal quale non si può più prescindere per so-
pravvivere ma soprattutto per crescere, considerando che
l’Italia e l’Europa non mostreranno più quei tassi di svi-
luppo che avevano registrato in passato. Consapevoli del
fatto che oggi servono dimensioni di impresa più elevate
per internazionalizzare, questo processo non si esaurisce
più nelle esportazioni. Oggi occorre comprendere come
radicarsi nei mercati che si servono, non necessariamente
aprendo delle sedi produttive ma trovando i canali giusti
per inserirsi. Il tema dell’innovazione chiama in causa le
imprese, in quanto l’innovazione è la parola d’ordine non
solo per i prodotti ma per l’organizzazione a tutto campo
di un’azienda, ma presuppone anche un’innovazione di si-
stema da cui siamo ben lontani. Questo aspetto riguarda
il rapporto tra imprese e università e il modo in cui le reti
che si occupano di trasferimento tecnologico riescono a
essere efficaci nella loro azione, ancora troppo frammen-
taria in molti casi. È necessaria una politica industriale
che sostenga i processi di internazionalizzazione e gli in-
vestimenti in ricerca».
Gli ostacoli alla crescita per il Nord Est, così comedi tutto il Paese, si trovano nell’eccessiva burocrazia,nella pressione fiscale e in generale in una politica in-
22 APRILE 2013NORD EST SVILUPPO
IN COPERTINA FRANCESCO PEGHIN
Complice la crisi globale, che si protrae da al-
meno cinque anni, si sta assistendo a un per-
corso di ristrutturazione del sistema produttivo
nordestino. A fotografare lo scenario è Nord Est 2012 -
Rapporto sulla società e l’economia, elaborato dalla
Fondazione Nord Est. In base ai dati contenuti nella se-
zione “Il Nord Est sotto stress”, soffrono l’industria ma-
nifatturiera (-10,3 per cento nel Nord Est; -5,1 in Italia)
e le costruzioni (-3,3 per cento nel Nord Est; -0,6 in Ita-
lia), due asset importanti. E l’incremento delle imprese
nel terziario, in particolare nell’ambito dell’informa-
zione e della comunicazione (+7,0 per cento; +5,8 in Ita-
lia), della sanità (+17,0 per cento; +15,2 in Italia) e delle
attività finanziarie (+ 3,6 per cento; +1,3 in Italia), non
riesce a compensare il calo di questi comparti. Si fanno
sentire la brusca frenata dei consumi interni, l’erosione
della coesione sociale, anche a causa della disoccupa-
zione, e pure l’export, che da sempre rappresenta una
exit strategy privilegiata dalla crisi, fatica a trovare
un’efficace apertura verso nuovi mercati. Occorre per-
ciò voltare pagina e costruire un nuovo paradigma di
sviluppo.
IL NUOVO VOLTODEL NORD EST
APRILE 2013 23NORD EST SVILUPPO
dustriale che ha perso di vista la competitività. Qualii punti fondamentali che il nuovo governo deve af-frontare immediatamente?«Un tempo in Italia, e in particolar modo nel Nord Est,
si riusciva a fare impresa in maniera vincente e compe-
titiva in tutto il mondo, nonostante le zavorre che il si-
stema presentava in termini di costi energetici, di bu-
rocrazia e di costo del lavoro aggravato dagli oneri
fiscali. Oggi non è più così dopo che lo scenario mon-
diale è definitivamente mutato. La priorità è dunque
riuscire a fare impresa senza quei vincoli che rendono
ardua la gestione di qualsiasi attività imprenditoriale,
tenendo lontano gli investitori esteri. Senza entrare in
tutti gli aspetti specifici di criticità, la politica del go-
verno centrale dovrebbe innanzitutto impegnarsi ad
agevolare chi si assume il rischio di aprire un’attività.
Sarebbe già un notevole passo avanti».
L’analisi dei fenomeni sociali ed economici che con-traddistinguono il Nord Est sono da sempre al centro
dell’attività della fondazione da lei guidata. Quali ri-tiene saranno le parole chiave, i temi che segnerannoi prossimi mesi? «I filoni importanti che necessitano di un approfondi-
mento sono i nuovi settori, le prospettive aperte dal-
l’innovazione e le tendenze che stanno emergendo da
questa fase, che da crisi strutturale sta ormai assu-
mendo il profilo di una vera e propria rivoluzione. È
oggi fondamentale studiare i fenomeni comunque po-
sitivi che si stanno delineando nell’attuale quadro ne-
gativo, per comprendere i germi di un nuovo sviluppo
mettendoli al servizio del tessuto produttivo e sociale
del territorio».
Ritiene ci siano le condizioni per un rilancio del ter-ritorio?«Le capacità imprenditoriali del Nord Est, così come le
competenze dei lavoratori, sono rimaste intatte. Il terri-
torio è ancora fertile di voglia di creare. Ma serve una po-
litica economica e industriale in grado di rimuovere quei
pesi che, in dieci anni, hanno reso l’Italia uno dei paesi che
cresce meno al mondo. Occorre ora riuscire a trovare
grande coesione tra il governo, le istituzioni, il mondo
delle imprese, della formazione e dei sindacati, evitando
di ragionare per lobby e campanili, ma costruendo in-
sieme una via da uscita. Bisogna reagire a livello generale
perché da soli gli imprenditori non ce la fanno più». \\\\\
32 APRILE 2013NORD EST SVILUPPO
Ne è convinto il presidente di Confindustria Padova,Massimo Pavin. Sono necessari nuovi investimenti,mercati e reti. Solo in questo modo sarà possibiletornare a competere - Teresa Bellemo
«SERVE UNO SHOCKCOMPETITIVO»
→ Massimo Pavin,presidente di
Confindustria Padova
APRILE 2013 33NORD EST SVILUPPO
POLITICA ECONOMICA MASSIMO PAVIN
Vincere la rassegnazione, è questo il senti-
mento con cui gli imprenditori padovani
affrontano il 2013. Nonostante la dura se-
rie di dati che tocca famiglie, imprese e
lavoratori, bisogna rimettere in circolo
la fiducia. A rafforzare quest’idea non è
un generico ottimismo, ma «la capacità che abbiamo di
superare insieme la durezza delle prove ancora da af-
frontare». Parla così Massimo Pavin, presidente di Con-
findustria Padova, convinto che la crisi abbia colto le
imprese a metà del guado di una difficile ristruttura-
zione. Per questo ha avuto l’effetto di un innesco, acce-
lerando la consapevolezza di un cambiamento radicale,
che obbliga a riscrivere le strategie e i comportamenti,
adeguandoli al nuovo scenario globale. A tutto questo
si aggiunge però anche lo sconcerto per lo scenario po-
litico di confusione e ingovernabilità. «Chi ha avuto il
consenso degli elettori prenda coscienza dell’urgenza
dei problemi, esca da tatticismi fuori dalla realtà e dia
un governo al Paese in grado di attuare misure straor-
dinarie per il lavoro e le imprese».
La politica è ferma e l’economia reale soffre. Dopoun 2012 negativo, quali sono i segnali per il 2013?«Il 2012 è stato un anno nero, il più duro dall’inizio della
crisi. Aumento di tassazione, gelata dei consumi e cre-
dit crunch hanno aggravato un quadro già pesante e il
punto di svolta si sposta in avanti. La contrazione di do-
manda interna e produzione dovrebbe proseguire per
tutta la prima parte del 2013 e poi cedere il passo a una
ripresa gracile. La forza dell’export ci ha tenuto a galla,
ma oggi non basta. Siamo alla terza fase della recessione
e oggi rischiano anche le aziende sane, quelle meglio or-
ganizzate, che si sono duramente ristrutturate e radicate
sui mercati».
Quindi come porre un argine?«Bisogna fare presto. Serve uno shock competitivo per la
crescita, liberare risorse per investimenti, infrastrutture,
sostegno all’export, occupazione. Non si rimette in moto
un Paese fermo con la sola linea del rigore e dell’auste-
rità fiscale senza crescita».
Le aziende come dovrebbero comportarsi?«Andando oltre l’agire individuale, così radicato nel
nostro dna, sviluppando un capitale di fiducia per lavo-
rare insieme. Stare sui mercati richiede dimensione
adeguata, investimenti, offerte integrate. Le aziende lo
hanno capito e oggi c’è una diversa disponibilità a
lavorare in rete, un nuovo fermento aggregativo sul
territorio, che sta anche a noi far crescere, dando stru-
menti e conoscenza. A Padova abbiamo esempi
concreti di questa mutazione, come la rete Filterkit
nella meccanica di precisione e il consorzio Priiam
nella meccanica».
Presto sarà ora di pagare l’Imu sui capannoni. Un’al-tra stangata sulle pmi.«Il rincaro minimo sui fabbricati produttivi sarà dell’8,3
per cento, ma gli aumenti potrebbero superare il 40, ar-
rivando anche al raddoppio dell’imposta. Una scure da
652 milioni di euro in Veneto, 170 in più rispetto al 2012.
In un quadro di vuoto politico e incertezza, l’unica amara
certezza - tra Imu, aumento dell’Iva e Tarsu - è un cock-
tail fiscale che avvelena le imprese. Per questo abbiamo
chiesto ai sindaci dei 581 Comuni del Veneto di non au-
mentare l’aliquota base sui capannoni, per evitare il col-
lasso delle imprese».
Il Veneto è molto attento alle start-up. Di cosahanno bisogno oggi e in cosa consiste il vostro pro-getto Rebound?«Siamo in un territorio che pulsa di energie creative. Nel
primo trimestre 2013 Padova è stata la terza provincia in
Italia, dopo Torino e Milano, per nascita di start-up in-
novative. Abbiamo scelto di dedicare specifica atten-
zione a questo tema, di diventare la loro casa. Ciò vuol
dire coltivarle e indirizzarle perché possano consolidarsi
e resistere nel tempo. Bene quindi semplificazioni e age-
volazioni, ma nella prima fase conta altrettanto
l’affiancamento di esperti in sviluppo d’impresa e busi-
ness angel, per trasformare l’idea in un solido business
plan, con analisi dei costi, mercati, competitors. Re-
bound ha offerto proprio questa opportunità alle 8 idee
d’impresa di under 35 vincitrici del concorso, nato per sti-
molare giovani “animal spirit” e favorirne l’incontro con
la finanza privata. L’accesso al credito è l’altro tema cru-
ciale. Serve un salto culturale della finanza d’impresa, ma
anche di noi imprenditori, per spingere il venture capi-
tal e ogni altra forma di sostegno. Se l’Italia spingesse le
start-up come la Germania, con la stessa quota di ven-
ture capital rispetto al Pil, il nostro prodotto interno gua-
dagnerebbe in un anno 29 miliardi». \\\\\
34 APRILE 2013NORD EST SVILUPPO
POLITICA ECONOMICA LUIGI BRUGNARO
Il 2012 è stato ancora un anno difficile per il tessuto
produttivo veneziano, in particolare per le piccole
aziende. Sono quelle con un numero di addetti in-
feriore a 10, infatti, che registrano i numeri peg-
giori: -7,2 per cento per quanto riguarda la produ-
zione, -7,1 il fatturato e -7,3 gli ordinativi interni. A
preoccupare i titolari delle aziende della Laguna sono
sempre quelle problematiche che ormai affliggono gran
parte degli imprenditori italiani: l’elevata tassazione, le ri-
sorse mancanti per la cassa integrazione e l’annoso tema
dell’accesso al credito. «Lo sblocco dei 40 miliardi di euro
di pagamenti è un primo passo, ma dopo la fase del rigore
adesso servono misure strutturali per far ripartire vera-
mente l’economia». Sottolinea Luigi Brugnaro, presidente
di Confindustria Venezia. Il territorio veneziano, da sem-
pre costituito soprattutto da aziende di piccole dimen-
sioni, deve dunque affrontare nuove sfide per tornare a
crescere, e per farlo sono necessarie delle riforme che ri-
lancino la produzione e un accesso al credito più facile.
Anche perché, secondo Brugnaro, la manifattura del ter-
ritorio può contare su importanti risorse umane e terri-
toriali che l’hanno sempre vista eccellere. «Le basi ci sono:
il gusto del bello, la capacità d’innovare continuamente i
propri prodotti e l’attitudine dei nostri imprenditori a
competere sui mercati interni ed esteri».
Come aiutare le aziende del territorio a uscire dalledifficoltà?«La piccola impresa rappresenta una risorsa fondamen-
tale per il territorio, ma non dobbiamo dimenticare il
PAROLA D’ORDINE,RIPARTIRELa geografia industriale veneziana provaa cambiare. Complice la crisi economica, si parladi nuovi assetti e di riqualificazioni, dalla cittàmetropolitana a Porto Marghera - Teresa Bellemo
↑ Luigi Brugnaro,presidente di
Confindustria Venezia
APRILE 2013 35NORD EST SVILUPPO
ruolo e l’importanza anche della media e della grande. La
crisi continua a farsi sentire, ma vogliamo sottolineare
anche i segni di tenuta, convinti che bisogna seguire la
strada indicata dal Manifesto programmatico del presi-
dente Giorgio Squinzi per cui sono necessarie misure di
corto e di lungo respiro. La pmi ha meno ossigeno e
chiede interventi di sostegno strutturale, ma anch’essa
dovrebbe rafforzarsi, mentre in molti casi tarda a farlo:
penso agli investimenti in capitali immateriali, alle reti
d’impresa, fondamentali per aprirsi ai mercati stranieri.
In questo contesto credo che le medie aziende siano il
vero asset da sostenere, per la loro flessibilità e facilità
di penetrazione nonché per la ricaduta economica nella
filiera locale».
Quali allora le strategie per il rilancio?«Credo che l’effettiva istituzione della città metropoli-
tana possa essere una riforma decisiva. Venezia chiede
una governance di area vasta, aperta non solo all’ambito
territoriale che comprende Padova e Treviso ma anche
parti di Vicenza, Rovigo, Belluno e Pordenone, il bacino
collegato dalle acque che sfociano in laguna. Inoltre, è
fondamentale puntare sull’internazionalizzazione per-
ché la crisi ci ha insegnato che occorre aprirsi ai mercati
internazionali, per esportare e importare nuovi investi-
menti. In questo senso, come Confindustria Venezia, nel
corso dell’ultimo anno ci siamo impegnati sul progetto
dell’atelier “Born in Venice” per mostrare, attraverso un
digital showroom, il vero tessuto produttivo locale con
le tante ricchezze, materiali e immateriali, che lo con-
traddistingue».
Quale dovrà essere il futuro della zona di Porto Mar-ghera, visto che l’industria pesante la sta abbando-nando?«Porto Marghera da tempo sta vivendo una fase di pro-
fonda trasformazione. Sono da sempre dell’avviso che bi-
sogna impegnarsi in una duplice direzione: salvaguar-
dare le imprese esistenti, mantenendo il possibile, e
insieme favorire l’arrivo di nuove attività valorizzando le
diverse vocazioni del territorio. A fianco della manifat-
tura che può essere salvaguardata perché funziona,
penso ai servizi, alla ricerca, alla portualità, alla logistica.
Penso agli investimenti innovativi come la futura ricon-
versione della raffineria, perché la green economy è una
prospettiva molto importante. Quando si parla di Porto
Marghera, il punto nodale rimane sempre lo stesso: agli
investitori. È necessario garantire tempi, costi e proce-
dure certe, altrimenti decidono di guardare altrove.
L’accordo di programma sulle bonifiche dello scorso anno
e la sottoscrizione dei quattro protocolli operativi su cui
abbiamo lavorato a fondo contribuendo in larga parte
alla stesura dei relativi contenuti, costituiscono uno
snodo essenziale per il rilancio dell’area». \\\\\
36 APRILE 2013NORD EST SVILUPPO
POLITICA ECONOMICA STEFAN PAN
TORNIAMO A CONTARESULLE NOSTRE FORZEL’Alto Adige si candida a fare da punto d’incontro tra Italiaed Europa, perché la ripresa si basa su più cooperazione,soprattutto tra aziende e istituti bancari - Teresa Bellemo
Anche l’Alto Adige soffre delle stesse malat-
tie che affliggono il resto d’Italia. Anche qui,
infatti, pagamenti in ritardo e difficoltà nel-
l’ottenere credito stanno mettendo in gi-
nocchio le imprese. Sono questi i motivi per
cui a gennaio 2013 sono sparite 858 imprese
a fronte di 351 nuove iscrizioni alla Camera di commercio.
Nonostante una nuova legge dello Stato imponga il limite
di trenta giorni per chiudere le transazioni tra enti pub-
blici e aziende, in Alto Adige i pagamenti arrivano dopo 52
giorni, fino ad arrivare a quota 78 quando si tratta di pub-
blica amministrazione. «La situazione è drammatica in Ita-
lia, ma il problema esiste anche qui» sottolinea il
presidente di Assoimprenditori Alto Adige, Stefan Pan. Un
corto circuito creato, sempre secondo Pan, dalla mancanza
di fiducia nei confronti di qualsiasi imprenditore che si
trovi a richiedere finanziamenti a un istituto bancario,
anche quando si presenta con in mano l’aggiudicazione di
un appalto. In questi primi mesi del 2013 il lavoro dell’asso-
ciazione degli industriali altoatesini si sta concentrando
proprio su queste priorità. «Faccio mio l’appello del gover-
natore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, che poche setti-
mane fa ha invitato le banche a concedere credito a chi se
lo merita, in particolare alle imprese innovative e orien-
tate all’export. Sono convinto che ci siano tutti i presuppo-
sti per reagire a questa crisi, a patto che lo si faccia subito,
accantonando personalismi e puntando sul gioco di squa-
dra per il bene comune».
Anche in Alto Adige nel 2012 l’erogazione di credito
è diminuita. Cosa può fare Assoimprenditori? E cosachiedete invece agli istituti bancari su questo fronte?«Se vogliamo affrontare con convinzione questo pro-
blema, e non abbiamo alternative, uno dei fattori deci-
sivi è sicuramente quello della fiducia. La crisi che stiamo
vivendo è in primo luogo una crisi basata su questo, da
cui deriva anche la mancanza di credito alle aziende.
Dobbiamo quindi ripartire da qui, ricostruire la fiducia
nelle imprese, nelle banche, nella pubblica amministra-
zione e nei Confidi. La nostra associazione si sta adope-
rando proprio in questo senso, cercando il dialogo con le
banche, rafforzando il Confidi e chiedendo alla pubblica
amministrazione di rispettare i propri impegni, a partire
dai pagamenti puntuali. Più fiducia è quello che chie-
diamo anche agli istituti di credito: nonostante le diffi-
coltà, ci sono ancora molti imprenditori che hanno
voglia di investire».
Che bilancio può fare dall’anno appena concluso e
↗ Stefan Pan,presidente di
AssoimprenditoriAlto Adige
APRILE 2013 37NORD EST SVILUPPO
quali invece le previsioni per il 2013 sulla base dei mesiappena trascorsi?«Quello appena passato è stato un anno molto difficile
anche per l’Alto Adige. Ma grazie all’export - in forte re-
cupero a fine 2012 tanto da superare il risultato record
del 2011 - molte imprese hanno potuto ottenere comun-
que risultati positivi trainando numerose altre aziende
del loro indotto. Settori come l’edilizia e i trasporti, in-
vece, stanno ancora soffrendo molto. L’economia altoate-
sina nel suo complesso è riuscita a resistere, ma ora è
importante tornare a crescere. Molto dipenderà dalle
condizioni politiche: non c’è più tempo da perdere, ser-
vono subito decisioni responsabili per ridare competiti-
vità al Paese e rispondere ai bisogni sempre più pressanti
di cittadini e imprese».
La ricerca e lo sviluppo possono fare da volano perla ripresa economica. Come strutturare il percorso perallinearsi all’Italia e all’Europa su questo fronte e suquali settori puntare per rilanciare il territorio?«Le imprese dell’Alto Adige sono molto più innovative di
quanto non dica il rapporto tra gli investimenti in ricerca
e sviluppo e Pil, ancora inferiore all’1 per cento. Molte delle
nostre aziende sono leader mondiali proprio in quei settori
che contraddistinguono maggiormente il nostro territorio:
tecnologie alpine, energia e agroalimentare. Dobbiamo
sfruttare questi punti di forza con la consapevolezza che
l’innovazione la si fa soprattutto all’interno delle aziende.
Puntiamo quindi sui nostri giovani e sul fare rete, sia tra
imprese che tra imprese e centri di ricerca, a partire dal-
l’università. L’innovazione nasce da una formazione eccel-
lente ed è da qui che dobbiamo partire: va rinforzato il
rapporto tra mondo della scuola e mondo del lavoro. I no-
stri giovani sono a caccia di occupazioni interessanti, le no-
stre imprese sono alla ricerca di talenti: se riusciamo a farli
incontrare, rispondiamo a entrambi questi bisogni».
Le aziende dell’Alto Adige sono molto legate aglialtri Paesi europei. Quale dovrà essere il ruolo del ter-ritorio nell’asse Italia-Europa?«Noi vediamo l’Alto Adige come una piattaforma
d’incontro nel cuore dell’Europa. A maggio, in occa-
sione della nostra assemblea generale, porteremo a
Bolzano il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi
e il presidente degli industriali austriaci Georg Kapsch.
E a luglio organizzeremo per la terza volta il Business
Forum tra Confindustria e Bdi, l’associazione degli in-
dustriali tedeschi. Il nostro ruolo va però anche oltre:
grazie ai nostri rapporti verso il nord e il sud, abbiamo
la fortuna di poter conoscere e confrontare esperienze
e soluzioni diverse. In questo modo possiamo indivi-
duare le migliori pratiche europee e adattarle alle spe-
cifiche esigenze del nostro territorio. Cito come
esempio - proprio perché risponde ad una delle emer-
genze maggiori dell’Italia, la disoccupazione giovanile
- il modello dell’apprendistato, mutuato dalla Germa-
nia e precursore in Italia. Ecco, se saremo bravi, il no-
stro ruolo in Europa sarà certamente quello di ponte,
ma più ancora quello di modello di successo». \\\\\
ORA È IMPORTANTETORNARE A CRESCEREE MOLTO DIPENDERÀANCHE DALLECONDIZIONI POLITICHE
38 APRILE 2013NORD EST SVILUPPO
L’IMPORTANZADI ESSERE CROCEVIAAlessandro Calligaris analizza la situazionedel Friuli Venezia Giulia, una regione strettatra crisi italiana e riduzione dell’export, tra competitorglobali e stallo nazionale - Teresa Bellemo
Sono gli scambi, le connessioni, le commi-
stioni con l’altro che caratterizzano i terri-
tori di confine. Ed è su queste basi che si è
sempre fondata la forza del tessuto produt-
tivo del il Friuli Venezia Giulia, che ha fatto
di questa commistione, di questi vettori, il
suo valore aggiunto. Per questo, anche in un momento
di crisi come quello che stiamo affrontando ormai da
quasi cinque anni, la regione a statuto speciale ha sem-
pre fatto fronte alla continua riduzione del mercato in-
terno con una solida rete di clienti esteri.
Nella prima parte del 2012 però il quadro congiunturale
si è deteriorato: alla persistente debolezza della do-
manda interna si è aggiunto il calo di quella estera, in
controtendenza rispetto alle altre regioni settentrionali.
E il quarto trimestre 2012 si è concluso rilevando un calo
della produzione dell’8,9 per cento su base tendenziale.
Ma sono soprattutto le vendite a permanere negative:
il totale sale debolmente solo grazie alle vendite Italia
che salgono di quasi 7 punti percentuali, mentre le ven-
dite all’estero calano dell’11,9 per cento. «È necessario
che tutti abbiano ben chiaro qual è lo scopo dei pros-
simi mesi: la rinascita dell’economia della nostra re-
gione, finalmente decisa a riappropriarsi della propria
centralità strategica».
La produzione regionale segna una frenata, scen-dendo quasi del 9 per cento. Quali sono i settori inmaggiore difficoltà?«Da quando la crisi è iniziata, ormai più di quattro
anni fa, l’economia regionale è entrata in una fase di
estrema incertezza che interessa quasi interamente il
tessuto produttivo, senza eccezioni. Sicuramente sono
meno in affanno le aziende che esportano e quelle che
hanno efficacemente internazionalizzato la propria
struttura hanno maggiori possibilità di tenuta del pro-
prio business. Sono decisamente più in difficoltà invece
le imprese che operano sul territorio nazionale o regio-
nale e cha hanno dimensioni tali da rendere difficile, se
non impossibile, l’attivazione di questi processi di inter-
nazionalizzazione».
In chiusura 2012, però, sono state proprio le venditein Italia che hanno mantenuto questo indicatore ab-bastanza stabile. Come si spiega dunque il crollo dellevendite all’estero e il risultato in Italia, vista la già ci-
POLITICA ECONOMICA ALESSANDRO CALLIGARIS
APRILE 2013 39NORD EST SVILUPPO
tata recessione interna?«Il calo dell’export registrato in questi ultimi mesi ha ra-
dici complesse. In realtà l’export è ancora un rifugio re-
lativamente sicuro per l’industria italiana che subisce
però anche le conseguenze della competizione globale.
Una competizione che vede le nostre aziende fortemente
svantaggiate a causa dei costi burocratici, del carico fi-
scale e degli oneri contributivi. Il crollo delle vendite al-
l’estero di cui parla è dunque da imputare per buona
parte alla perdita di competitività delle nostre aziende e
alla chiusura di molte realtà produttive del nostro terri-
torio. Un’altra importante causa è la variazione del cam-
bio euro-dollaro, che ci penalizza. La tenuta delle vendite
in Italia spiace pensare sia del tutto casuale perché i dati
dei primi mesi dell’anno in corso sono gravemente nega-
tivi. Insomma, purtroppo ci troviamo di fronte a una si-
tuazione scoraggiante».
La chiusura dell’ultimo trimestre 2012 fa ancheemergere cauti segnali di ottimismo. Dai primi mesi2013 si stanno confermando reali? Quali i punti chemostrano particolare marginalità positiva?«Purtroppo oggi è ancora presto, non abbiamo al mo-
mento dati sufficienti per confermare questa ipotesi.
Non si può dire che la situazione sia migliorata e su que-
sto fronte è certamente complice anche il contesto po-
litico. Nonostante le elezioni, ci ritroviamo in una situa-
zione che ha determinato un grave stallo anche sul pia-
no economico: è evidente che l’incertezza del mercato
interno e la scarsa credibilità sui mercati internaziona-
li non aiutano la ripresa, scoraggiando inoltre gli inve-
stimenti nel nostro Paese. Malgrado questo quadro non
troppo roseo, rimangono positive le aspettative nei con-
fronti dei mercati esteri, anche se i risultati dell’ultimo
quadrimestre sono in flessione. L’export da solo però non
basta a risollevare l’industria italiana, serve anche una
spinta che venga dall’interno».
Il Friuli Venezia Giulia è un territorio di confine.
↗ Alessandro Calligaris,presidente di
Confindustria FriuliVenezia Giulia
40 APRILE 2013NORD EST SVILUPPO
Quale ruolo può giocare nello scacchiere europeo,con particolare attenzione all’est dell’Europa?«Proprio in quanto territorio di confine e crocevia di
culture, il Friuli Venezia Giulia dovrebbe puntare mol-
tissimo sul proprio ruolo strategico e non solo nei
confronti dell’Europa dell’est. Basti pensare alle
potenzialità di Trieste come snodo portuale, se solo
si riuscisse a collegarla efficacemente al resto d’Italia
e ai Paesi dell’Europa centrale. Credo che per ripartire
la nostra regione abbia bisogno innanzitutto di
potenziare le proprie dotazioni logistiche, di comple-
tare cioè le arterie di collegamento interne e quelle
di raccordo con gli altri paesi. La terza corsia, l’alta
velocità, il corridoio V diventano in questa prospet-
tiva assolutamente fondamentali. Vi è poi la
necessità di garantire il fabbisogno energetico alle
famiglie e alle aziende a costi di gran lunga inferiori
agli attuali».
In conclusione, quali sono le principali emergenze?Cosa chiederebbe da presidente di Confindustria alleistituzioni nazionali ma anche del territorio, viste leimminenti elezioni regionali?«Le emergenze, duole dirlo, sono sempre le stesse da
anni: la lista della spesa non è cambiata. Uno dei temi
caldi degli ultimi giorni anche a livello nazionale ri-
guarda i pagamenti della pubblica amministrazione. Al-
trettanto urgente è introdurre agevolazioni fiscali per le
aziende che mantengono i livelli di occupazione, favorire
l’accesso al credito e implementare i fondi di garanzia re-
gionale per le piccole e le medie imprese, sviluppare le
infrastrutture, dare stabilità alle regole e semplificare la
burocrazia. Questi strumenti ridarebbero respiro alle
aziende esistenti e quindi ridurrebbero finalmente
l’utilizzo degli ammortizzatori sociali, destinati presto a
esaurirsi. E sono convinto che permetterebbero anche a
molte start-up innovative di nascere e svilupparsi». \\\\\
POLITICA ECONOMICA ALESSANDRO CALLIGARIS
DA TERRITORIO DI CONFINE, IL FRIULI VENEZIA GIULIADOVREBBE PUNTARE SUL PROPRIO RUOLO STRATEGICO
42 APRILE 2013NORD EST SVILUPPO
APRILE 2013 43NORD EST SVILUPPO
AUTONOMIAAL MERITO
IL RUOLO DELLA POLITICA RENZO TONDO
Taglio ai costi della politica, dimezzamentodel debito regionale e allentamento del pattodi stabilità. Renzo Tondo spiega come ha operatoin questi anni per contrastare la crisi - Giacomo Govoni
Il via al suo mandato, in virtù del quale rilancia la
sua candidatura anche per la prossima legislatura,
è coinciso esattamente con l’inizio della crisi. Dal-
l’aprile del 2008 a oggi, il governatore del Friuli Ve-
nezia Giulia, Renzo Tondo, ha messo in campo
numerose azioni per salvaguardare il tessuto eco-
nomico locale da quei venti recessivi che per la verità
hanno investito l’intero sistema Paese. Non ultima, quella
di “moral suasion”, condotta anche attraverso un incontro
personale con il ministro Grilli, che lo scorso 2 aprile ha
convinto la Camera dei deputati ad approvare la risolu-
zione che sblocca il pagamento dei debiti della pubblica
amministrazione alle imprese. «Si tratta di correttivi – sot-
tolinea Tondo – che possono considerarsi un vero, possi-
bile, attuatore di investimenti indispensabili per il rilancio
dell’economia locale», soprattutto in una fase in cui i dati
aggiornati a fine 2012, riflettono un tasso di fiducia degli
imprenditori friulani da rivitalizzare e una dinamica del-
l’export in recupero, ma al di sotto delle aspettative.
Poche settimane fa con la sua giunta ha tracciatoun bilancio del 2012. Che quadro ne è emerso?«È stato un altro anno difficilissimo, il quinto consecu-
tivo di crisi, nel quale ci siamo trovati a governare con un
miliardo di risorse in meno nel bilancio, pari al 20 per
cento del totale, a causa del rallentamento dell’economia
e quindi delle entrate fiscali, su cui come Regione auto-
nomia abbiamo una compartecipazione in percentuale.
Siamo tuttavia riusciti a raggiungere traguardi impor-
tanti: il dimezzamento del debito regionale, sceso da 1,6
miliardi a 800 milioni, la riduzione dei costi della poli-
tica, quello del numero dei consiglieri regionali, scesi da
59 a 48, la riorganizzazione e semplificazione dei livelli
istituzionali in settori come la sanità, dove le aziende sa-
nitarie passeranno da nove a sei».
Con quale scenario economico si è dovuta misu-rare la vostra attività?«Il tessuto produttivo della regione, fatto di piccole e
medie imprese, ha mostrato capacità di tenuta rispetto
↖ Renzo Tondo,presidente della
Regione FriuliVenezia Giulia
44 APRILE 2013NORD EST SVILUPPO
ad altre aree del Paese, con dati migliori in termini di oc-
cupazione, investimenti, esportazioni. Tuttavia cinque
anni di crisi pesano e per questo non abbiamo fatto
mancare risorse importanti a sostegno dell’economia».
Attraverso quali interventi avete cercato di miti-gare gli effetti della crisi negli ultimi mesi?«Ci siamo preoccupati prima di tutto del sostegno al red-
dito dei lavoratori colpiti dalla crisi con strumenti come
gli ammortizzatori sociali in deroga, i cantieri lavoro, i
lavori socialmente utili. Abbiamo inoltre introdotto e
gradualmente potenziato la Carta famiglia, che rag-
giunge ormai 53mila nuclei familiari. Per le imprese non
abbiamo mai smesso di puntare lo sguardo oltre la crisi,
rafforzando gli strumenti per migliorare la loro compe-
titività: ricerca, innovazione, internazionalizzazione,
formazione e crescita del capitale umano. Per questi
programmi siamo riusciti a utilizzare in modo proficuo
le risorse dell’Unione europea. E poi le infrastrutture, a
cominciare dalla realizzazione terza corsia dell’auto-
strada A4 Trieste-Venezia, per superare l’isolamento della
regione ma anche per far ripartire l’economia».
Quale deve essere il ruolo della politica nel pro-cesso di uscita da questa fase recessiva? E quali li-velli istituzionali sono chiamati a intervenire piùtempestivamente?«Credo che le istituzioni regionali, per la loro vicinanza
ai cittadini e ai problemi del territorio, possano fare
molto per sostenere la ripresa e per ridare competiti-
vità al sistema delle imprese. E lo abbiamo dimostrato.
Tuttavia, dopo cinque anni di crisi si sente sempre di
più il bisogno di una svolta nella politica europea e na-
zionale, che sappia finalmente indicare, accanto al ri-
gore, anche una prospettiva di rilancio e di crescita
dell’economia. In tutto il mondo si sta già guardando
oltre la crisi, dappertutto si sta consolidando un’inver-
sione di tendenza nell’andamento del Pil. Solo in Eu-
ropa siamo ancora fermi. C’è dunque qualcosa che non
ha funzionato nella capacità di affrontare la crisi con
strumenti adeguati».
Per restituire slancio all’economia del Friuli Vene-zia Giulia, quali sono misure immediate da attivareentro la primavera?«Occorre chiudere il confronto con il governo sulla fi-
scalità di vantaggio, per fermare la fuga delle nostre
imprese. Siamo vicini al confine con Austria e Slovenia,
dove la tassazione sugli utili è nettamente più favore-
vole, l’energia costa meno e la burocrazia è più snella.
Dobbiamo quindi poter esercitare fino in fondo la no-
stra autonomia speciale, agendo sulla leva fiscale.
L’occupazione giovanile è una priorità, anche per resti-
tuire fiducia ai cittadini. Per questo ho proposto un
“patto generazionale”, incentivato dalla Regione:
l’assunzione di un giovane a fronte di un lavoratore an-
ziano, vicino alla pensione, che accetta il part-time. In-
fine, lo snellimento della burocrazia. Non partiamo da
zero, perché negli ultimi cinque anni abbiamo avviato
il processo. Però adesso occorre arrivare a una collabo-
razione operativa con le categorie economiche, per in-
dividuare con precisione leggi e regolamenti da
modificare». \\\\\
APRILE 2013 45NORD EST SVILUPPO
Un costo dell’apparato statale che prosciuga le
energie delle imprese, limitandone la capa-
cità produttiva e spingendole di fatto fuori
mercato. Di fronte a questo scenario, anche
un padiglione del Vinitaly, andato in scena poche setti-
mane fa a Verona, diventa un’occasione importante per
mettere sul tavolo possibili ricette di ripresa econo-
mica. Una delle più invocate negli ultimi tempi si
chiama macroregione del Nord e tra i suoi più convinti
sostenitori annovera il presidente della Regione Lom-
bardia, Roberto Maroni, e il sindaco di Verona, Flavio
Tosi. I quali, proprio nel corso della kermesse veronese,
hanno ribadito la comune volontà a sollecitarne la na-
scita. «È chiaro che il governo nazionale
– spiega Tosi – dovrebbe avere atten-
zione verso la prima macroregione che si
può costituire e che rappresenta quasi la
metà del Paese in termini di abitanti e i
due terzi del suo Pil».
Il 2012 è stato un anno buio perl’economia. A quali elementi si è ap-pellata la realtà produttiva veroneseper ammortizzarne gli effetti?«A livello congiunturale, non dipendente
quindi da particolari scelte strategie ma
da elementi radicati nel corso del
tempo, la città di Verona gode di una
posizione logistica straordinaria. È la
quarta città turistica d’Italia e i settori
che più la caratterizzano sono quelli le-
AZZERARELO SPRECO DI RISORSEL’ampia gamma di settori in cui il sistema scaligeroeccelle mitiga l’impatto della crisi.Ma per la svolta, secondo Flavio Tosi, serve la pienaadesione al progetto federalista - Giacomo Govoni
↓ Flavio Tosi,sindaco di Verona
IL RUOLO DELLA POLITICA FLAVIO TOSI
46 APRILE 2013NORD EST SVILUPPO
gati alla trasformazione dei prodotti alimentari, al-
l’agricoltura e all’enogastronomia. In particolare nel
settore enologico il Veneto risulta essere la prima re-
gione d’Italia e Verona la prima provincia del Veneto
per produzione. Dati questi elementi, per quanto la
crisi si rifletta in maniera pesante anche qui, a Verona
il manifatturiero, colpito più di altri dalla crisi, non è il
settore primario per cui la città ha tenuto un po’ me-
glio rispetto ad altre realtà».
In che misura e attraverso quali misure il “modelloVerona” è riuscito a contenere la portata della crisi? «L’amministrazione comunale ha fatto il proprio dovere
cercando di mantenere competitivo il territorio. Ha
sbloccato cantieri, progettualità urbanistiche e investi-
menti per molte centinaia di milioni di euro, e oggi Ve-
rona è più viva e appetibile per gli investitori stranieri
o italiani. Negli ultimi anni è stata realizzata una for-
tissima azione di promozione del territorio dal punto
di vista nazionale e internazionale nei settori dell’eno-
gastronomia, del turismo e della cultura e l’immagine
della città verso l’esterno ne ha giovato dato che que-
sti sono settori in crescita nonostante la crisi».
Si accennava al tema della macroregione. A talproposito, di recente si è espresso a favore di ungoverno a larghe intese che ne conceda il via libera.Perché sarebbe così importante compiere questopasso? «Non ho detto esattamente questo. Ho detto che è in-
dispensabile che il Paese si doti di un governo che
abbia i numeri per fare le riforme. Non si può andare a
votare subito perché con questa legge elettorale ci si
ritroverebbe esattamente in questa situazione di stallo.
Se si riesce a modificare la legge elettorale vuol dire
che c’è una maggioranza, che c’è un governo. E quindi
a questo punto è opportuno che il governo non si li-
miti a fare solo la legge elettorale, che è urgente ma
non l’unica priorità, ma cominci a incidere da subito
su una serie di leve su cui è fondamentale agire per fer-
mare la crisi e far ripartire realmente la crescita di cui
tanto si è parlato ma nulla si è fatto».
E per farlo, ogni forma di governo a questo puntoè valida?«È chiaro che un governo con numeri ampi procede-
rebbe meglio sulla strada delle riforme, perché è impor-
APRILE 2013 47NORD EST SVILUPPO
tante che siano condivise, mentre le riforme a colpi di
maggioranza, soprattutto se risicata, è difficile siano
coraggiose e soprattutto durature. Un governo di que-
sto tipo dovrebbe necessariamente andare verso un
modello federalista perché il federalismo consente effi-
cienza, riduzione degli sprechi, responsabilità di spesa.
Tutti i Paesi federali hanno questi meccanismi di ge-
stione più corretta della spesa pubblica e in Italia, in-
vece, ci sono enormi sperequazioni tra le varie realtà
regionali poiché il federalismo non ha mai trovato una
vera realizzazione. Diversamente c’è una gestione cen-
tralizzata di tutte le risorse e della distribuzione delle
stesse che ha portato a sprechi ancor oggi enormi. Il
percorso più idoneo per arrivare a un Paese strutturato
in maniera federale - visto che altri sistemi sono stati
provati senza successo - è quello della macroregione
partendo dal Nord, che è il primo che è pronto a fare
questo tipo di ragionamento».
A livello generale, che ruolo deve giocare la poli-tica nel superamento della crisi e quali provvedi-menti occorre che metta in campo subito?«Da un lato il settore economico produttivo deve essere
messo nelle condizioni di ricominciare a crescere e
quindi vanno attuate tutte le misure che riducano la
pressione fiscale. L’altro filone fondamentale è quello
della semplificazione burocratica, perché ci vogliono
regole e tempi certi per tutta la pubblica amministra-
zione, mentre oggi esistono soltanto per il livello lo-
cale. Molti Comuni si sono adeguati e ingegnati per
riuscire a semplificare le attività di presentazione di
idee e di proposte in maniera da sbloccare gli investi-
menti, mentre ai livelli centrali di governo i tempi certi
non esistono. Oltre alla responsabilità della lentezza
burocratica, in Italia ogni volta che si legifera su sicu-
rezza sul lavoro, sui controlli sulle modalità di produ-
zione e quant’altro, si fanno leggi che come effetto
quasi esclusivo hanno l’aumento della burocrazia e non
certo l’aumento dell’efficienza o del miglioramento
delle condizioni di lavoro». \\\\\
IL PERCORSO PIÙ IDONEOPER ARRIVARE A UN PAESE STRUTTURATOIN MANIERA FEDERALE È QUELLOCHE PASSA DALLA MACROREGIONEPARTENDO DAL NORD
IL RUOLO DELLA POLITICA FLAVIO TOSI
50 APRILE 2013NORD EST SVILUPPO
MERCATI ESTERI MARCO SIMEON
OBIETTIVOMERCATI ESTERIDal 5 all’85 per cento di fatturatooltreconfine in un decennio.Marco Simeon fa il puntosu costruzioni ed energia
APRILE 2013 51NORD EST SVILUPPO
Dalla Francia al Belgio, dall’Arabia Saudita
al Marocco. E con lo sguardo rivolto
anche a Messico e Brasile. Questo il pre-
sente e il futuro del gruppo Simeon gui-
dato da Marco Simeon. «Il 2012 è stato un
anno particolarmente significativo: ab-
biamo ripianificato l’evoluzione del gruppo. Da una parte
proseguendo il lavoro sui contratti già controfirmati, dal-
l’altra confermando il nostro posizionamento sul mercato
e, contestualmente, riorganizzando la struttura operativa
per adeguarla alla nuova strategia». Il gruppo è specializ-
zato sia nel settore delle costruzioni innovative sia in
quello energetico. «L’inizio di quest’anno ha visto il con-
solidamento delle azioni messe in campo nel corso del
2012 e ci apprestiamo quindi alla crescita e all’avvio di
nuove partnership internazionali».
Quali sono state le tappe fondamentali del nuovocorso?«Fra il 2004 e il 2009 siamo cresciuti in media del 30 per
cento ogni anno, con un fatturato che per il 95 per cento
dipendeva dal mercato interno. Questi risultati hanno
posto le basi per l’avvio della nostra internazionalizza-
zione. Per farlo, nel 2010, abbiamo acquisito un’azienda
con un posizionamento estero già consolidato – la Loren-
zon Techmec System –, alla quale appoggiarci per pro-
porci con un nome riconoscibile. Questa scelta ci ha
portato a spostare il nostro fatturato per l’85 per cento
all’estero. Nonostante il risultato, è poi emersa la neces-
sità di una riorganizzazione interna».
Su quali aspetti?«Le dimensioni aziendali e l’organizzazione interna non
erano sufficienti per sostenere un’azione significativa al-
l’estero. Per questo il 2012 è stato caratterizzato da un pro-
cesso – innescato e concluso – di riorganizzazione
strutturale e societaria. Da otto società, ognuna con una
strategia interna e un’indipendenza organizzativa e pro-
duttiva, siamo passati a due divisioni: strutture e invo-
lucri. Questo con l’obiettivo di concentrare su due soli
fronti tutta una serie di servizi strategici, divenuti così
maggiormente coordinabili da parte della direzione cen-
trale. Di pari passo è stato portato avanti un importante
investimento sugli uomini e le strutture del settore com-
merciale».
Quali le motivazioni alla base della scelta di spo-stare il core business all’estero?«Il mercato italiano per il nostro settore non ha più fu-
turo, né esistono prospettive per un’inversione di ten-
denza, almeno nel breve termine – salvo una ripresa
dell’economia mondiale alla quale la nostra potrebbe ag-
ganciarsi ed esserne trainata. Se guardiamo poi all’Eu-
ropa, nei paesi in cui siamo già entrati – come Francia e
Belgio – non prevediamo un grande sviluppo nel breve e
medio termine. Al contrario, il Marocco è un mercato par-
ticolarmente interessante. Sia per il forte sviluppo che sta
attraversando il paese, sia come testa di ponte per tutti i
mercati del Nord Africa».
Quali sono le prospettive per i prossimi mesi?«Con le referenze positive che abbiamo sviluppato sui vari
scenari esteri – grazie alle commesse ereditate dalla so-
cietà che abbiamo acquisito – non siamo dovuti partire
da zero e quindi adesso stiamo lavorando al consolida-
mento della nostra presenza nei vari mercati. Inoltre, ab-
biamo già definito i primi rapporti con due operatori
locali per avviare comuni politiche di sviluppo». \\\\\ LV
↑ Marco Simeon, amministratoreunico dell’omonimo gruppo
di Aiello del Friuli (UD).
↖ In apertura, l’opera realizzataper Telecom Maroc (Rabat - Marocco)
www.grupposimeon.it
52 APRILE 2013NORD EST SVILUPPO
DIVERTIMENTOAD ALTA TECNOLOGIADalla progettazione alla costruzione: l’ingegneriadella giostra. Che deve garantire elevatissimeperformance di sicurezza. Ne parla Massimo Sartori
MERCATI ESTERI MASSIMO SARTORI
APRILE 2013 53NORD EST SVILUPPO
Apparentemente è solo una giostra. Un
divertimento per ragazzi e bambini. Die-
tro alla sua progettazione e costruzione
c’è un importante know-how ingegneri-
stico e tecnologico. Nonostante il ma-
crosettore di riferimento sia quello della
carpenteria, la realizzazione di una giostra coinvolge
sempre competenze multidisciplinari. Come spiega
Massimo Sartori, titolare insieme alla sorella Manuela
della Sartori Rides di Montagnana: «Accanto a mate-
riali “semplici”, come ferro, materie plastiche o vetro-
resina, possono esserci impianti idraulici, pneumatici,
motori meccanici e motori idraulici. Inoltre, i macchi-
nari più complessi montano computer che gestiscono
le logiche dei movimenti e le sicurezze (PLC)».
In questo momento di crisi generale, quali sonole maggiori criticità?«Come tutti gli esportatori abbiamo risentito del cam-
bio con l’Euro che ci ha costretto ad aumentare i no-
stri listini del 30 per cento rispetto a prima, quando la
nostra moneta di riferimento era il dollaro. Natural-
mente questo discorso non vale quando lavoriamo con
partner europei. Altra criticità è la disponibilità del
capitale iniziale da investire per la realizzazione di
nuove macchine – alcune hanno costi importanti e na-
turalmente il problema cresce per la realizzazione di
interi parchi. Negli anni scorsi riuscivamo a trovare
appoggio negli istituti bancari. Adesso questa possi-
bilità si è fatta sempre più rara».
Quali sono i vostri principali mercati?«Ci rivolgiamo ai grandi parchi, ai centri commerciali
– negli Stati Uniti e in Asia ormai da anni ogni centro
commerciale ospita una sezione dedicata al diverti-
mento – e ai parchi di giostre itineranti. Per ognuno di
questi tre target abbiamo sviluppato soluzioni diverse.
Per esempio, una stessa giostra può indifferentemente
essere ospitata da un parco tematico o da un centro
commerciale. Le cose cambiano però per le giostre iti-
neranti. Queste devono adattarsi agli spazi, devono
poter essere trasportate su un rimorchio e quindi, fin
dalla progettazione, bisogna pensare ai sistemi di
montaggio e smontaggio».
La sicurezza ha un ruolo importantissimo nel vo-stro lavoro. È solo una questione di tecnologia?«Noi costruiamo e consegniamo. Ma facciamo anche
formazione al personale, agli operatori e soprattutto
ai manutentori delle macchine. Per capire l’importanza
del tema sicurezza in questo settore, lo si può parago-
nare a quello della sicurezza aerea. Anche queste mac-
chine prevedono manutenzioni giornaliere,
settimanali e mensili, ciascuna con una procedura ri-
gorosa alla quale attenersi. Naturalmente esistono
anche macchine che richiedono minori attenzioni, ma
per una giostra alta 30 metri i controlli e la manuten-
zione giornaliera sono essenziali». \\\\\ MT
↖ Massimo e Manuela Sartoridella Sartori Rides Srl
di Montagnana (PD)
www.sartorirides.com
54 APRILE 2013NORD EST SVILUPPO
Ridurre al minimo la fatica dell’operatore
di carrozzeria nella riparazione di auto-
mobili. È riassunta in queste parole la
mission che Guglielmo Doni ha installato
nel Dna di Prima, azienda produttrice di
saldatrici, puntatrici e sistemi di taglio al
plasma sempre più maneggevoli e innovativi. «Molti dei
nostri prodotti sono stati progettati in sinergia e collabo-
razione fra il nostro ufficio tecnico e l’università, labora-
tori ed enti specializzati. Con l’obiettivo di portare sul
mercato dell’automotive attrezzature caratterizzate dai
più elevati standard sotto il profilo dell’innovazione, della
ricerca e della tecnologia».
Questa la filosofia dell’azienda, che negli ultimi anni si è
dovuta scontrare, soprattutto nel mercato interno – ma
non solo –, con il crollo nelle vendite di nuovi modelli di
automobili. «La situazione di mercato è certamente dif-
ficile. La nostra strategia di reazione per rispondere a
questo stato di cose è stata quella di puntare su un af-
fiancamento costante ai rivenditori dei nostri prodotti.
Questo soprattutto per ovviare a un 2012 che ha colpito
pesantemente il mercato dell’automotive. Tuttavia, le
prerogative e le aspettative per quest’anno sono positive,
sebbene siamo pienamente consapevoli di dover fare i
conti con il contesto difficile che ci circonda. Natural-
mente oltre che su azioni commerciali, stiamo conti-
nuando a investire per lanciare sul mercato nuovi
prodotti, cercando di dotarli di quelle caratteristiche in-
novative che possano stimolare un rinnovato interesse
da parte dell’utilizzatore finale».
Alcune di queste novità saranno presentate al prossimo
appuntamento di Autopromotec, che si terrà a Bologna
a maggio. «Presenteremo delle nuove macchine di salda-
tura, innovative sia come tecnologie sia come applica-
zioni e uso. Sfrutteremo le potenzialità di questi prodotti
anche per aggredire nuovi mercati – Nord e Sud America,
Sud Est asiatico e paesi africani, mercati che pongono
problemi specifici sul fronte delle certificazioni tecniche
di sicurezza». \\\\\ LV
AVANTI CON L’INNOVAZIONE
Dopo un 2012 di crisi, l’industria delle saldatrici per il settoreautomotive tenta il rilancio. Su due punti: innovazionee mercati extraeuropei. Ne parla Guglielmo Doni
MERCATI ESTERI GUGLIELMO DONI
↑ La Prima Srl ha sedead Albignasego (PD)
www.primasald.com
56 APRILE 2013NORD EST SVILUPPO
ESPLOSIVI SICURIE NON INQUINANTIUna produzione cheè destinata soprattuttoal resto del mondo.Renato Sinesio svelale ultime tecnologienel campo degli esplosiviindustriali
→ Renato Sinesioè amministratore delegato
e co-fondatore della Dott. MarianoPravisani & C. Srl
di Pasian di Prato (UD)
www.pravisani.com
MERCATI ESTERI RENATO SINESIO
Attenzione alla sicurezza e all’ambiente
sono oggi prerogative necessarie per
ogni realtà imprenditoriale. Ancor più
se il prodotto interessato riguarda ma-
terie “esplosive”. Lo sa bene Renato Si-
nesio, amministratore delegato e
co-fondatore della Dott. Mariano Pravisani & C. Srl di
Pasian di Prato che si è specializzata proprio negli im-
pianti automatici di produzione degli esplosivi.
Una produzione quasi interamente destinata all’ex-
port, con principali clienti in Germania, Svizzera, Au-
stria, Francia, Spagna, Africa, Australia e Sud America.
«Attualmente – precisa Sinesio – ci stiamo espan-
dendo negli stati a maggior tasso di crescita come
India, Vietnam, Cina, Mongolia, Turchia ed Emirati
Arabi Uniti, dove gli investimenti e la corsa verso l’alta
tecnologia non si sono mai fermati. Se da un lato ab-
biamo dovuto rallentare o addirittura sospendere le
attività in alcune aree divenute politicamente “calde”
come Egitto, Nord Africa e Medio Oriente, dall’altro la
crisi è stata in ogni caso compensata dal trend posi-
tivo che registriamo in altri Paesi in via di sviluppo,
dove non solo stanno crescendo gli investimenti ma
anche l’attenzione proprio per la sicurezza e l’am-
biente. Grazie a questi sviluppi di mercato, il nostro
fatturato è comunque cresciuto rispetto all’anno 2011».
Una crescita esponenziale è quella che ha caratteriz-
zato l’azienda nei decenni. «La nostra realtà è nata
negli anni sessanta per rispondere a un bisogno figlio
del boom economico che caratterizzava quegli anni di
espansione. Per costruire le opere stradali o le dighe
crebbe immensamente la domanda di grosse quantità
di esplosivi industriali. Questa è stata la fortuna die-
tro la nostra crescita. Il campo degli esplosivi è rima-
sto molto importante per noi: durante gli ultimi anni,
ad esempio, sono stati sviluppati nuovi prodotti come
le Emulsioni Esplosive, la cui produzione è estrema-
mente sicura e non inquinante; materiali sicuri anche
nel trasporto e nell’impiego, in sostituzione delle vec-
chie dinamiti, più pericolose da produrre e da usare.
Accanto a questo campo, le esperienze acquisite nel
difficile campo degli esplosivi, hanno consentito al-
l’azienda di espandere la propria specializzazione a
tutti i campi della chimica in cui i processi di produ-
zione sono complessi e potenzialmente pericolosi
come la produzione di alcuni fertilizzanti e molti pro-
dotti farmaceutici».
Una produzione che è rimasta rigorosamente nel ter-
ritorio nazionale. «Questo – conclude Sinesio – ri-
chiede sicuramente sforzi maggiori da parte
dell’azienda. Siamo infatti sempre più penalizzati
dagli alti costi che comporta mantenere la produzione
in Italia. Il Paese dovrebbe far qualcosa per consentire
a realtà come la nostra di restare».\\\\\ MT
APRILE 2013 57NORD EST SVILUPPO
SIAMO FIERI DIPRODURRE IN ITALIA,MA GLI ALTI COSTICI STANNO SEMPRE PIÙPENALIZZANDO
58 APRILE 2013NORD EST SVILUPPO
AGRICOLTURA,LA PIATTAFORMA INTERNAZIONALEL’attenzione alla qualità dei prodottie alla loro certificazione, le ha permesso di trovareuno sbocco naturale nei mercati del Nord.E oggi la Barbieri punta ai paesi emergenti
MERCATI ESTERI GIAMPAOLO E PAOLO BARBIERI
APRILE 2013 59NORD EST SVILUPPO
Un core business si mantiene inalterato
nel corso dei decenni, con una forte
espansione nei mercati esteri. È l’anda-
mento delle imprese italiane che hanno
ottenuto risultati positivi nonostante il
periodo negativo, aziende che hanno
puntato sui massimi standard facendo affidamento su
quei mercati tradizionalmente sensibili alla qualità. Anche
nel caso della vicentina Barbieri, da oltre cinquant’anni im-
pegnata nel comparto della piccola meccanizzazione agri-
cola e ottimo esempio di “made in Italy”, la qualità
rappresenta l’unico criterio che ha dominato la scelta pro-
duttiva portando i suoi due titolari, Giampaolo e Paolo
Barbieri, a guardare verso il Nord Europa. «Da sempre –
dice Giampaolo Barbieri – in quelle zone sono più attenti
all’aspetto della sicurezza e comfort dell’operatore. Svilup-
pare, realizzare e commercializzare prodotti caratterizzati
da un elevato grado di affidabilità: questo è l’obiettivo che
la nostra famiglia ha sempre perseguito e fin dal 1960, si è
orientata verso l’agricoltura specializzata di nicchia, quale,
per esempio, la viticoltura espletata sulle terrazze in col-
lina, ambiti cui erano indirizzate le prime motozappe».
Poi alle motozappe, si sono aggiunte motofalciatrici, mo-
tocoltivatori, trinciatrici e trattori «tutti prodotti caratte-
rizzati da un discreto mix di qualità e affidabilità –
continua Paolo Barbieri – che ci ha garantito un ruolo da
protagonisti sia a livello nazionale che internazionale. L’at-
tenzione alla qualità dei prodotti e alla loro certificazione,
ci ha permesso di trovare uno sbocco naturale nei mercati
del Nord».
L’accresciuta dimensione aziendale, con l’integrazione della
“Sep”, azienda del reggiano, e il conseguente bacino com-
merciale più ampio, poi, hanno portato la Barbieri ad af-
facciarsi anche verso altri paesi emergenti. «Sempre
cercando di prestare attenzione alle peculiari esigenze dei
singoli ambienti – dice Giampaolo Barbieri –, abbiamo in-
staurato rapporti in Cina e India, dove abbiamo inaugu-
rato partnership con realtà locali per lo sviluppo, la
realizzazione e la commercializzazione di prodotti specifi-
camente mirati alle esigenze dei relativi operatori».
La spinta all’internazionalizzazione è per i due titolari
l’unico modo di rimanere competitivi «ma per noi il mer-
cato italiano rappresenta un benchmark importante – spe-
cifica Paolo Barbieri – sul quale abbiamo deciso di
investire. In questa direzione sono da intendere l’acquisi-
zione di “Sep” e la nuova distribuzione dei prodotti “Iseki”.
Entrambi questi prestigiosi marchi caratterizzeranno sem-
pre più nel prossimo futuro il nostro sviluppo».\\\\\ RM
IL MERCATO ITALIANORAPPRESENTA UNBENCHMARK IMPORTANTESUL QUALE ABBIAMODECISO DI INVESTIRE
↑ La Barbieri Srl ha sedea Sossano (VI)
www.barbieri-fb.com
60 APRILE 2013NORD EST SVILUPPO
Pensa in grande Ferraro Group.Alla stagnazione del mercato internorisponde con una nuova sede in Cinae uno sguardo a Brasile e Argentina.La parola a Marzia Ferraro
↑ Il Ferraro Groupsi trova a Meledo di Sarego (VI)
www.ferrarogroup.eu
MERCATI ESTERI MARZIA FERRARO
OBIETTIVOWORLD WIDECOMPANY
APRILE 2013 61NORD EST SVILUPPO
«Se guardiamo al mercato Europeo
l’Italia e i Paesi del Mediterraneo
sono in una fase di recessione
mentre l’Europa centro-settentrio-
nale presenta una situazione sta-
bile». A fare il punto sulla
situazione economica è Marzia Ferraro, Coordinatrice
delle Attività Produttive di un gruppo che da più di
trent’anni opera con tecnologie avanzate nella condu-
zione di fluidi liquidi e gassosi, producendo compo-
nenti per i più svariati impieghi: riscaldamento,
condizionamento, refrigerazione e automazione. «Se
invece consideriamo l’intero settore a livello mondiale
– prosegue Ferraro - possiamo affermare che ci sono,
comunque e fortunatamente, alcune zone in fase di
sviluppo. È per questo motivo che stiamo puntando a
diventare una world wide company, per poter conside-
rare nuovi mercati e nuove opportunità».
Nuove opportunità che vanno ad affiancarsi a una si-
tuazione generale che resta comunque positiva per Fer-
raro Group. «Tutte e 3 le società del gruppo hanno
presentato nel 2012 dei bilanci in crescita. Questo è
senza dubbio il frutto di un buon lavoro fatto negli anni
precedenti dal reparto commerciale che si è attivato
per trovare nuove possibilità di lavoro e spesso anche
vere e proprie sfide in settori merceologici complemen-
tari fino ad oggi non considerati. Ci siamo concentrati
su alcune nicchie di mercato che hanno dato un riscon-
tro positivo e hanno permesso di compensare quello
che i mercati tradizionalmente forniti hanno perso nel
recente passato». Dei nuovi settori merceologici che
vanno ad affiancarsi al core business industriale.
«Siamo sempre stati legati ai settori del condiziona-
mento e riscaldamento, senza però trascurare il rispar-
mio energetico soprattutto con pompe di calore, unità
di recupero dell’aria e pannelli solari termici. In questi
anni di crisi le nicchie di mercato e i settori alternativi
sono stati la nostra arma vincente. Il nostro ufficio tec-
nico è costantemente alla ricerca di nuovi prodotti da
studiare e sviluppare per permetterci non solo di man-
tenere, ma soprattutto di migliorare le nostre perfor-
mance. Non potendo competere a livello
economico/finanziario con i principali concorrenti lea-
der a livello mondiale, facciamo molta forza su questa
nostra situazione in continua evoluzione riuscendo a
essere comunque considerati come una delle società
più all’avanguardia nel settore».
Un’avanguardia che per il Ferraro Group è frutto dei nu-
merosi investimenti nel campo della ricerca e dell’inno-
vazione portati avanti negli anni. «Negli ultimi anni –
specifica Marzia Ferraro - abbiamo rinnovato il pro-
cesso produttivo non solo con un approccio alla Lean
Production, ma anche con l’introduzione di linee di pro-
duzione completamente automatiche che impiegano
macchinari all’avanguardia. Inoltre, una parte dello
STIAMO LANCIANDOUN’UNITÀ DI RECUPEROATTIVO PER OTTENERE ILMASSIMO RISPARMIOENERGETICO
staff è interamente dedicata alla R&D, concentrandosi
in particolare sullo sviluppo di macchine a elevato con-
tenuto tecnologico con controlli intelligenti che per-
mettono di raggiungere la massima efficienza
energetica senza però penalizzare il comfort. Stiamo
infatti lanciando una nuova unità di recupero attivo a
capacità variabile con motori ad altissima efficienza e
logiche intelligenti che permette di ottenere il mas-
simo risparmio energetico».
Un aspetto, quello del risparmio energetico, che è pro-
prio di tutta la politica aziendale. «Nel nostro Policy
Statement l’aspetto ambientale è ampiamente consi-
derato. Dal punto di vista energetico la società è elet-
tricamente quasi autosufficiente con un impianto
fotovoltaico che fornisce energia per circa un mega-
watt. Inoltre siamo molto attenti ai materiali che uti-
lizziamo nel ciclo produttivo ed è cosi che abbiamo
deciso di ridurre ovunque fosse possibile i tradizionali
imballi di cartone con cassette di plastica riutilizzabili.
Infine, avendo molte operazioni di saldatura nel pro-
dotto, abbiamo un impianto di filtrazione dei fumi e,
pertanto, non immettiamo sostanze nocive nell’aria. A
livello di prodotti, invece, con le nostre unità di recu-
pero dell’aria per il riscaldamento e il condizionamento
degli ambienti, siamo da anni attivi nel settore del re-
cupero energetico e, di conseguenza della riduzione del
consumo di energia».
Ferraro group si è sempre più consolidato negli anni,
tanto che, in risposta alla stagnazione economica che
affligge l’Italia e parte dell’Europa, il mercato interna-
zionale è diventato il vero motore di crescita del-
l’azienda di Meledo di Sarego. «Olanda e Inghilterra
sono ormai mercati consolidati. I nostri nuovi obiettivi
sono la Germania e i mercati del Medio ed Estremo
Oriente, nonché i paesi del Sud America. Cerchiamo di
mantenere solido e costante il nostro attuale mercato
e incrementarlo, dove possibile, con nuovi contatti e
agenti. La principale sfida del 2013 è l’apertura di una
succursale in Cina. Siamo a buon punto e speriamo che
possa essere operativa a partire dal prossimo ottobre.
Inoltre – conclude Marzia Ferraro - con l’ausilio dei no-
stri collaboratori e di alcuni tra i più importanti clienti,
stiamo anche iniziando ad affrontare con buone possi-
bilità di successo i mercati dell’America Latina in fase
di sviluppo come il Brasile e l’Argentina».\\\\\ MT
62 APRILE 2013NORD EST SVILUPPO
MERCATI ESTERI MARZIA FERRARO
LA PRINCIPALE SFIDADEL 2013 È L’APERTURADI UNA SUCCURSALEIN CINA, OPERATIVA DA OTTOBRE
64 APRILE 2013NORD EST SVILUPPO
MERCATI ESTERI GIOVANNI PIAZZA
TIENE L’EXPORT PER L’INDUSTRIADENTALE
Il rilancio del settore dentalepunta su investimenti e progettifuturi con lo sguardo rivoltoal mercato internazionale.Ne parla Giovanni Piazza
↑ In apertura, fasidi realizzazione di una protesi totale.
↗ Nella pagina accanto, GiovanniPiazza, titolare della Ruthinium
Group – Dental Manufacturing Spacon sede a Badia Polesine (RO)
www.ruthinium.it
APRILE 2013 65NORD EST SVILUPPO
Pur registrando una leggera ripresa anche il
settore dentale risente del perdurare della
crisi, in particolare in Europa. Tra le
aziende italiane che guardano lontano,
oltre le scelte dettate dall’emergenza, la
Ruthinium Group – Dental Manufacturing
Spa, creata da Giovanni e Vincenzo Piazza e specializ-
zata nella produzione di denti artificiali in resina, ha
concentrato gli sforzi per riportare al centro la compe-
titività. Contemporaneamente, energie e risorse sono
state orientate in ricerca e innovazione nell’ambito dei
polimeri e copolimeri acrilici, consolidando ulterior-
mente la produzione di materiali per la protesi schele-
trica e dei denti in resina, scheletrica e dei denti in
resina. Un progetto imprenditoriale i cui investimenti
esteri hanno favorito la crescita e la coesione di un
gruppo con oltre quarant’anni nel settore dentale.
In quali mercati state registrando le performancemigliori? «I mercati più importanti in Europa sono Spagna, Fran-
cia, Portogallo e Grecia, mentre Australia, Canada,
Messico, Brasile e Russia nel resto del mondo. Attual-
mente il gruppo detiene una società partecipata al 100
per cento in India, sta crescendo molto in Asia e da
quest’anno anche in Cina».
Avete in progetto di ampliare ancora il vostroraggio di azione? «Di sicuro ci concentreremo su quei paesi che pati-
scono meno la crisi, sfruttando sempre di più e in ma-
niera sistematica i frutti degli investimenti fatti negli
ultimi anni e l'energia profusa nella ricerca e sviluppo.
Il mercato interno registra un leggero rilancio e ad ec-
cezione del Brasile, dove ci attendiamo un notevole in-
cremento, per il 2013 non vedo una crescita di
particolare importanza negli altri paesi su cui far con-
vergere capacità progettuali e investimenti».
Come si articola la produzione? «La nostra realtà conta una produzione giornaliera di
circa 100mila denti, grazie all’automazione nel ciclo
produttivo e all’utilizzo delle migliori tecnologie pre-
senti sul mercato. La variegata gamma dei prodotti
permette di soddisfare ogni richiesta del mercato e per
questo siamo presenti in circa ottanta paesi del
mondo. Per far questo dobbiamo poter essere flessibili
e competitivi soprattutto con i prezzi, perché negli
anni scorsi molti denti artificiali sono arrivati da paesi
quali Cina, Turchia e Sud America, a costi molto bassi».
Quali iniziative sono in agenda per il futuro?«Per il 2013 stiamo organizzando corsi di formazione e
informazione sulla “protesi mobile su impianti” con
l’aiuto di tecnici e medici. Per noi rappresenta un’occa-
sione che si può e si deve cogliere per partecipare da
protagonisti alla costruzione di un’identità forte e com-
petitiva nel nostro settore». \\\\\ VD
85% Fatturato Derivato dalle esportazioni. La Ruthinium Group– Dental Manufacturing Spa esportain 80 paesi nel mondo
68 APRILE 2013NORD EST SVILUPPO
TECNOLOGIE MATTEO POIER
L’INNOVAZIONECOME BUSINESS
«Il settore ricerca e sviluppo è diventatocosì importante che è parte integrante dei processiproduttivi». Matteo Poier descrive tecnologiae innovazione negli stampi in metallo
APRILE 2013 69NORD EST SVILUPPO
Posizionarsi in maniera trasversale sul mer-
cato nazionale e internazionale. È questa la
strategia intrapresa dalla S.Ti.P. Srl di San-
torso, modelleria qualificata, impegnata
nella realizzazione di stampi in metallo.
L’azienda veneta ha una notevole esperienza
nella costruzione di modelli per basamenti motore, teste
motore, scatole cambio, assali e scatole differenziali, non-
ché per particolari di meccanica generale e, nell’ultimo
anno, ha registrato una crescita importante. «S.Ti.P. nel-
l’anno 2012 ha avuto un aumento del fatturato del 51 per
cento con una crescita molto sensibile anche del perso-
nale» afferma il titolare Matteo Poier. L’azienda è in prima
linea in molteplici settori, primi fra tutti quelli della pro-
totipizzazione per il settore corse; del reverse engineering
e della prototipizzazione per il settore motoristico navale
e di movimentazione; e del reverse engineering e prototi-
pizzazione per il settore dell’alta velocità.
Da quali mercati sono arrivate quest’anno le mi-gliori risposte in termini commerciali?«Nel 2012, grazie anche alla diversificazione produttiva,
abbiamo ottenuto risultati importanti come una netta
affermazione nel mercato europeo, con la stabilizzazione
di clienti già acquisiti abbinata a un aumento delle loro
commesse, nonché un’importante affermazione nel mer-
cato intercontinentale. Oggi, sul mercato interno,
l’azienda è attiva soprattutto nel Nord Italia, nel Mode-
nese e nel distretto laziale – campano, mentre sullo sce-
nario internazionale, è presente soprattutto in Germa-
nia, Francia e Russia a livello europeo; in India, Sud Africa
e Medio Oriente nell’ambito extraeuropeo».
In un settore come il vostro, l’aggiornamento tec-nologico è senza dubbio fondamentale. Quanta at-tenzione riponete, e quanto investite, in ricercainnovazione e sviluppo? «Il settore ricerca e sviluppo è così importante che ne ab-
biamo fatto un business, è diventato parte integrante dei
nostri processi e molte commesse sono proprio incen-
trate su quest’oggetto. Va da sé come il comparto delle
tecnologie e delle innovazioni a loro connesse sia in con-
tinuo sviluppo e ampliamento. Proprio in questi giorni
stiamo installando una nuova macchina per la prototi-
pizzazione avanzata».
Quali le fasi di lavorazione che riuscite a seguire al-l’interno dell’azienda?«Con l’ausilio di attrezzature avanzate partiamo dal ri-
lievo tridimensionale di un pezzo qualsiasi; questo rilievo
crea una “nuvola di punti” che grazie al reverse enginne-
ring viene tradotta in file 3D sui quali si possono realiz-
zare i disegni tecnici. Da questi si passa alla ricerca e
all’innovazione, introducendo migliorie fino a ottenere
l’accettazione del prodotto finito da parte del cliente. Si
prosegue quindi con la creazione del modello, in resine
+25%Risorse umane È la crescita del personale registrata dalla S.Ti.Pnel 2012 in concomitanza con un sensibileaumento del fatturato
↑ Matteo Poier, titolaredella S.Ti.P. Srldi Santorso (VI)
www.stipsrl.it
particolari e, una volta ottenuto il definitivo, se ne crea la
fusione dalla quale si otterrà il pezzo grezzo. A quel
punto, si completa il tutto con le fasi di lavorazione e
trattamenti speciali per ottenere il pezzo finito».
Progettazione e controllo sono parte integrantedell’attività?«Oltre alla fase produttiva, eseguiamo anche la progetta-
zione e lo sviluppo di fattibilità del progetto stesso. In
S.Ti.P., la continua attenzione alla massima efficacia nella
gestione aziendale ci ha spinto a far nascere la Sky Divi-
sion, diretta da Nicola Broccardo. Qui vengono deman-
date, con l'obiettivo di minimizzare le probabilità di
insuccesso, tutte le attività di pianificazione, coordina-
mento, controllo, monitoraggio e gestione delle modifi-
che relativamente ai progetti/commesse ad alta
complessità e impatto. A questo comparto vengono
quindi affidati progetti di qualunque dimensione, ed esso
risulta particolarmente efficace nella gestione di progetti
complessi (molte risorse coinvolte, lunghi tempi di esecu-
zione, complessità tecnica), critici (per tempi di conse-
gna, budget, qualità), o composti da più sotto progetti
che ne aumentano significativamente il livello di rischio.
S.Ti.P. può così garantire obiettivi concordati di rischi/op-
portunità su tutti quei progetti che generalmente presen-
tano crescenti livelli di rischio».
In che modo la S.Ti.P. è sensibile all’aspetto dell’im-patto ambientale?«A metà febbraio 2013 abbiamo terminato la posa di un
impianto fotovoltaico aziendale da 1.720 mq per una po-
tenza di 170Kw: penso che questo dica molto sul nostro
approccio ambientale. Oggi abbiamo intrapreso altre
forti azioni nella medesima direzione, che si concretizze-
ranno con la Certificazione Energetica, secondo la nor-
mativa Iso 50001, prevista per fine 2013».
Quali altri obiettivi e sfide vi attendono que-st’anno?«La direzione di S.Ti.P. sta sviluppando, assieme ai suoi
più stretti collaboratori, due progetti di sviluppo che si
spera la porteranno, nell’arco di circa due anni, ad avere
un gap favorevole pari a 7 anni di sviluppo sulla concor-
renza, sia a livello tecnologico che di mercato: per il mo-
mento non posso dire di più, ma siamo molto fiduciosi su
quello che potremo ottenere».\\\\\ EC
70 APRILE 2013NORD EST SVILUPPO
↗ Matteo Poier con il padreSergio davanti ad alcuni
stampi prodottidalla S.Ti.P. Srl
OLTRE ALLA FASEPRODUTTIVA, ESEGUIAMOLA PROGETTAZIONE E LOSVILUPPO DI FATTIBILITÀDEL PROGETTO
TECNOLOGIE MATTEO POIER
72 APRILE 2013NORD EST SVILUPPO
Quattordicimila morti. 186 miliardi di
dollari di danni. Questo il costo glo-
bale delle catastrofi naturali nel 2012
(fonte: studio Sigma realizzato da
Swiss Re). Uragani, inondazioni,
frane. Questi alcuni degli eventi natu-
rali responsabili, la cui prevenzione –
e il contenimento dei danni – dipende dalla possibilità di
prevederne l’imminenza. Quali sono gli strumenti oggi di-
sponibili? Ne parliamo con l’ingegner Pierluigi Bassetto e
Mario Adami, co-amministratori, e il dottor Andrea Co-
stantini, meteorologo e tecnico dell’area commerciale di
Nesa, società che sviluppa soluzioni per il monitoraggio e
il telecontrollo ambientale e industriale, specializzata in
particolare nella progettazione, costruzione e installazione
di sensori meteorologici a norma WMO, sistemi di acqui-
sizione dati, apparati per il monitoraggio eolico e fotovol-
taico. Presente in quattro continenti, negli ultimi mesi
Nesa ha partecipato a numerose gare di fornitura per sta-
zioni di monitoraggio nell’area del Centro America.
«Stiamo implementando reti di decine e decine di stazioni
per l’area caraibica – afferma Bassetto –. Un risultato im-
portantissimo che rafforza ulteriormente la validità della
nostra tecnologia dopo il successo ottenuto presso il Me-
tOffice giamaicano durante il passaggio dell’uragano
CATASTROFI NATURALI,IL MONITORAGGIOLIMITA I DANNIConoscere sempre meglio gli eventi naturali estremi.Per limitare ed evitare danni a persone e cose.L’analisi di Pierluigi Bassetto e Andrea Costantini
TECNOLOGIE NESA
Sandy a ottobre 2012. Nel corso della sua evoluzione me-
teorologica, Sandy ha avuto un impatto devastante, so-
prattutto per aver colpito zone densamente popolate della
costa orientale degli Stati Uniti. L’eccezionalità dell’evento
ha avuto però anche un ruolo importante dal punto di
vista scientifico. I nostri sistemi hanno raccolto dati pre-
ziosi, che abbiamo sottoposto all’attenzione di alcuni tra
i principali centri di fisica dell’atmosfera italiani e agli enti
preposti dell’area centro-americana».
Nesa è vicina al mondo della ricerca anche sul fronte delle
sinergie. Come spiega Adami: «Abbiamo sempre collabo-
rato con enti di ricerca e università – come il dipartimento
di geofisica dell’Università di Trieste. Questi ci permettono
di presentare i sistemi di monitoraggio ai massimi esperti
della comunità scientifica, sia per ottenere certificazioni
sia per ricevere suggerimenti che permettano di miglio-
rare costantemente l’intera gamma dei prodotti». Oltre
che agli uragani, l’attività di Nesa è orientata ad altre ti-
pologie di fenomeni e aree geografiche. «Alcuni brevetti e
soluzioni innovative, applicate inizialmente in Italia sul
fronte del rischio idro-geologico – prosegue Costantini –,
hanno recentemente raccolto l’interesse di operatori del
settore localizzati lungo catena himalayana, territorio ca-
ratterizzato da un elevatissimo numero di aree ad alta fra-
nosità e nella catena del Ruwenzori in Uganda. Inoltre, nel
2012 abbiamo ottenuto la dichiarazione First Class per gli
anemometri e questo ha rafforzato la nostra immagine nel
mondo, suscitando l’interesse di importanti realtà pubbli-
che e private, sia italiane sia straniere. Questo fatto, nel
corso del 2013, ci permetterà di consolidare alcune delle si-
nergie avviate nel 2012 e di far crescere la nostra tecnolo-
gica per il monitoraggio ambientale». \\\\\ LC
APRILE 2013 73NORD EST SVILUPPO
↑ Installazione di apparecchiatureper il controllo meteorologico
a norma WMO e colate detritichesviluppate dalla Nesa Srl
di Vidor (TV)
www.nesasrl.euwww.nesasrl.it
80%Investimenti Questa la percentuale che Nesa indirizza versola R&D per innovazione di prodotto, registrazionedi brevetti e potenziamento del know how
74 APRILE 2013NORD EST SVILUPPO
TECNOLOGIE FRANCESCO BERTOLDI
«L’Information technology se ben utiliz-
zata, permette di ottimizzare o ri-
durre i costi di gestione, dalla
produzione, alla logistica fino al com-
merciale. Ma l’opportunità più inte-
ressante è offerta dalla possibilità di
distribuire, comunicare, informare e acquisire informa-
zioni in tempo reale e da qualsiasi parte del mondo». A
spiegare i vantaggi dalle nuove tecnologie e dalla presenza
in rete è Francesco Bertoldi, amministratore della Bit Soft-
ware House, azienda specializzata in consulenza informa-
tica, sviluppo software e servizi IT quali hardware, sistemi
host, di virtualizzazione, backup e ripristino. La BIT Soft-
ware House ha saputo cogliere, soprattutto in relazione al
tessuto economico del Nord Est, dove le aziende artigiane
coprono una fetta rilevante del tessuto produttivo, nuove
opportunità offerte da un modello di business basato sul-
l’innovazione tecnologica “aperta”. «Negli ultimi anni –
spiega Francesco Bertoldi – abbiamo spostato il nostro
business in ambienti di tipo open source. Molti conside-
rano questa tecnologia di basso livello, o comunque sca-
dente. Di fatto la tecnologia open source permette di
monitorare, controllare e visionare il programma utiliz-
L’INNOVAZIONE APERTAI nuovi scenari delle tecnologie cloud e open source.Francesco Bertoldi della BIT Software House spiegai vantaggi della riconversione in chiave innovativadi ambienti software tradizionali
zato, rendendo praticamente impossibile inserire applica-
zioni di controllo, o sistemi di spia e “hackeraggio”, all’in-
terno dell’applicativo stesso».
Il principale vantaggio degli open source è dato dal fatto
che rappresentano gli strumenti più innovativi, in quanto
nati e sviluppati proprio da una cultura di collaborazione
e interscambio di know how. «Il gestionale che propo-
niamo – continua Bertoldi – nato per le medie aziende può
essere installato anche in micro aziende, dato che il costo
è legato solamente ai tempi di implementazione e adde-
stramento. Inoltre il cliente paga solamente i servizi offerti
e non ha quindi costi di licenze aggiuntivi. Un secondo
vantaggio legato al software open source riguarda le im-
plementazioni realizzate per i singoli utenti che creano un
ambiente dinamico e continuamente aggiornato. Per
quanto riguarda la virtualizzazione, è possibile risparmiare
notevolmente sui costi di gestione dei sistemi informativi.
Il più grande vantaggio è quello di poter copiare, salvare,
e di conseguenza ripristinare in poco tempo, un intero ser-
ver completo di tutte le sue configurazioni. Se pensiamo ai
costi in termini di tempo necessario per configurare un
“domain server” con 30/50 utenti e i relativi servizi, si ca-
pisce immediatamente cosa si può risparmiare riuscendo
a ripristinare una tale macchina in pochi minuti». In que-
sti anni si parla molto anche di “cloud” per la gestione di ri-
sorse virtualizzate, ovvero la possibilità per le aziende di
condividere attraverso la rete, informazioni, contenuti,
software e ogni altro “oggetto” informatico. «Per realizzare
un cloud conveniente è necessario valutare quante e che
tipo di informazioni debbano essere condivise e su quali
piattaforme. L’espansione di un’azienda sulla “nuvola digi-
tale” punta sostanzialmente all’accessibilità, che non è solo
low cost ma anche innovazione selettiva nelle modalità di
fruizione dei contenuti. È un modello evolutivo degli at-
tuali sistemi IT che concepisce, organizza e amministra
servizi, sistemi e processi in azienda». \\\\\ VD
APRILE 2013 75NORD EST SVILUPPO
↖ In alto, Francesco Bertoldi,a capo della Bit Software House
di Schio (VI)
IL GESTIONALE, NATOPER LE MEDIE IMPRESE,PUÒ ESSERE INSTALLATOANCHE IN MICROAZIENDE
76 APRILE 2013NORD EST SVILUPPO
TECNOLOGIE FABRIZIO GATTO
Il mercato dell’information and communication te-
chnology è uno dei pochi in controtendenza ri-
spetto al contesto di globale contrazione
economica. Questo grazie alla diffusione sempre
maggiore delle fibre ottiche quale mezzo trasmis-
sivo e al progressivo accesso alla banda larga nelle
reti di telecomunicazioni, che sta consentendo lo sviluppo
di tecnologie di cloud computing e di virtualizzazione dei
servizi di ICT. In questo solco ha inserito la propria azione
Comitel, società da ventisei anni specializzata nel settore
delle telecomunicazioni che oggi cura prevalentemente
progetti di implementazione di infrastrutture. «Nell’anno
appena trascorso – racconta Fabrizio Gatto, responsabile
commerciale della Comitel – abbiamo registrato un incre-
mento di fatturato, tendenzialmente in linea con il trien-
nio precedente. E questo nonostante rispetto al passato
siano emerse delle difficoltà, in particolare nei rapporti
con le Pa e gli enti a partecipazione statale. Questi, in
molti casi, hanno subìto drastici tagli ai budget, veden-
dosi così costretti a ricontrattare persino accordi e con-
tratti pregressi».
Tuttavia, guardando al mercato nel suo complesso, Gatto
è ottimista. «Sono convinto che, nonostante gli affanni,
molte aziende abbiano ancora voglia di investire in inno-
↑ Fabrizio Gatto,responsabile commercialedella Comitel Srl di Verona
www.comitel.com
IL NORD ESTDEL FUTUROBanda larga e fibra ottica. Infrastrutturedi supporto per virtualizzazione e cloud:nuove parole d’ordine per l’ICT.La parola a Fabrizio Gatto
vazione. Magari solo con una maggiore attenzione nel vei-
colare gli investimenti. Per questo cerchiamo di favorire,
con le nostre soluzioni, metodi di comunicazione efficaci
e al contempo economici e qualificanti, che permettano
alle imprese di massimizzare il rapporto con i propri
clienti. Attualmente i settori di punta sono i sistemi VoIP
per le unified communication, integrati con le tecnologie
di cloud computing».
L’attività di system integrator svolta da Comitel in ambito
ICT prevede una naturale e continua esplorazione e armo-
nizzazione di tecnologie differenti tra loro. «Reinvestiamo
una percentuale consistente dei nostri utili in formazione,
cultura aziendale e progetti pilota. Crediamo, per esem-
pio, che la diffusione e sempre maggiore concentrazione di
device mobili – che richiedono una connettività wireless
sempre più performante – necessiti di soluzioni innova-
tive. In questo periodo, infatti, il nostro staff di sviluppo
sta studiando, testando e integrando una tecnologia wire-
less virtualizzata che pensiamo abbia tutte le potenzialità
per rivoluzionare il settore».
Parlando di prospettive e obiettivi per il medio e lungo pe-
riodo – sia in termini di andamento del mercato in gene-
rale sia della realtà imprenditoriale, in conclusione, Gatto
afferma che: «Gli anni a venire si prospettano segnati da
una ripresa economica, seppure lenta, che avrà nello spi-
rito imprenditoriale del Nord Est il motore trainante. Ag-
ganciandoci a questo processo di rivitalizzazione
dell’economia, la nostra società si è prefissata di mante-
nere il proprio trend di crescita, puntando principalmente
sugli investimenti mirati nelle risorse umane».\\\\\ MT
APRILE 2013 77NORD EST SVILUPPO
STIAMO STUDIANDOUNA TECNOLOGIA
WIRELESS VIRTUALIZZATA
CHE RIVOLUZIONERÀIL SETTORE
78 APRILE 2013NORD EST SVILUPPO
IL MOTORE TUBOLAREMADE IN ITALY
Un giovane imprenditore impegnatonel rilancio dell’azienda di famiglia.La sfida di Pietro Berengo controla delocalizzazione selvaggia
TECNOLOGIE PIETRO BERENGO
APRILE 2013 79NORD EST SVILUPPO
Una sfida apparentemente persa in par-
tenza. Ma che Pietro Berengo ha vo-
luto raccogliere comunque. E l’ha fatto
rilanciando il marchio di famiglia,
Fitem, nella nuova società Fitem Auto-
mation. La realtà storica, prima
azienda al mondo ad aver prodotto e commercializzato,
oltre cinquant’anni fa, il motore tubolare elettrico e
tutta la relativa elettronica – impiegati nei sistemi au-
tomatici per tapparelle e tende – ha così ripreso la pro-
duzione, dopo essere stata messa in liquidazione,
pochi anni fa, a causa della crisi, che aveva fatto con-
trarre il fatturato da 30 milioni di euro – realizzato fino
a sette anni fa – ad appena 3 milioni. La scommessa di
Berengo è iniziata ad agosto 2012 ed è ripartita da dove
la madre, precedente amministratrice unica della so-
cietà, l’aveva lasciata.
Quali sono state le principali criticità che hannoportato a chiudere Fitem?«Per avere il massimo controllo sulla produzione, Fitem
ha sempre lavorato esclusivamente in Italia. È stata
proprio questa la causa che ha portato la precedente
società alla liquidazione, non riuscendo più a contra-
stare la concorrenza di aziende che hanno delocalizzato
la produzione in nazioni con un bassissimo costo della
manodopera e dove la materia prima, le certificazioni
e la sicurezza sul lavoro hanno tutt’altra importanza ri-
spetto al nostro paese».
Oggi qual è la situazione del mercato?«Purtroppo la guerra non è sul prodotto e nemmeno
sulla qualità, ma soltanto sul prezzo. I grossisti di tutto
il mondo chiedono esclusivamente un prezzo basso, a
pochissimi interessa ancora la qualità. Personalmente
non credo che questa tendenza cambierà presto, mi au-
guro invece che il nostro mercato apra finalmente gli
occhi e capisca che bisogna tutelare chi ancora produce
interamente in Italia. Anche se nel nostro paese esiste
una difficoltà in più, dato che il nostro prodotto va
prettamente ai costruttori. Attualmente l’edilizia è
ferma e ovviamente anche il nostro mercato è fermo».
In quali paesi si è spostata la produzione a bassocosto?«La concorrenza arriva da paesi come Cina, India, Tu-
nisia, Marocco. È verso queste aree che la maggior
parte dei produttori di motori – anche italiani ed eu-
ropei – ha portato la produzione. Soprattutto nelle
produzioni asiatiche, nelle quali esistono minori pos-
sibilità di controllo diretto da parte dell’azienda com-
mittente – soprattutto per quanto riguarda la scelta dei
materiali di lavorazione –, la qualità è scaduta parec-
chio. Diversamente, in paesi vicini come Tunisia e Ma-
rocco, con un controllo costante dell’azienda ordinante
si riesce a mantenere un buon livello di materia prima
senza rinunciare al basso costo della manodopera – che
è secondo noi il principale vantaggio della delocalizza-
zione. Ovviamente ritengo che la qualità raggiunta dai
miei prodotti sia da mantenere sempre di primo livello.
Però, per non ritrovarci nuovamente fuori dal mercato,
probabilmente nei prossimi anni saremo costretti a de-
localizzare la produzione anche noi».\\\\\ MT
↑ Pietro Berengo, amministratoredella Fitem Automation Srl
di Maerne di Martellago (VE)
www.fitem.com
«Oggi il settore dell’isolamento
termico del boiler sta subendo
una metamorfosi: non basta
isolare, è indispensabile fornire
prodotti in linea con le norma-
tive di riferimento e le nuove
esigenze». Sono le parole di Isabella Tommasini, ammini-
stratrice delegata di Cib Srl (con sede a Villamarzana,
RO), che nell’ambito degli isolamenti termici e della ter-
moforatura ha posto l’innovazione come priorità ineludi-
bile. Per la Tommasini in questo aspetto risiede il vero
volano per la ripresa all’interno di un mercato contraddi-
stinto da una forte depressione, come succede per tutti
i settori legati all’edilizia. «Noi – spiega Isabella Tomma-
sini – siamo specializzati nella produzione di isolamenti
termici per corpi di produzione e accumulo di liquidi
caldi e refrigerati. In particolare produciamo diverse so-
luzioni per la coibentazione termica dei bollitori: sia la
classica iniezione diretta sul corpo del bollitore, sia di-
versi sistemi di isolamento modulari, smontabili e rici-
clabili. Abbiamo sempre tenuto la ricerca e la tecnologia
in primo piano, con un occhio di riguardo ai principi della
80 APRILE 2013NORD EST SVILUPPO
ISOLAMENTO TERMICO,LE NUOVE TECNOLOGIEIsabella Tommasinimette sotto la lented’ingrandimentole grandi trasformazionidi un settore tanto legatoall’edilizia quantoa un inarrestabileavanzamento tecnologico
INNOVAZIONE ISABELLA TOMMASINI
dispersione termica, dei materiali isolanti e delle loro ap-
plicazioni, della riciclabilità dei prodotti e delle proble-
matiche legate alla salvaguardia dell'ambiente, al
risparmio energetico e alle fonti energetiche alternative.
Alla luce di questa evoluzione ci stiamo prodigando nella
produzione di una nuova generazione di isolamenti, stu-
diati e costruiti seguendo i criteri enunciati dalla norma-
tiva anti-incendio, applicata nel settore dell’edilizia, e
rispettosi della sostenibilità ambientale».
Eppure il successo della Cib non si spiega solo conla capacità d’innovazione dimostrata.«La crisi non ha risparmiato il nostro settore, costringen-
doci a prendere decisioni in controtendenza rispetto alla
politica di investimenti che ci ha sempre contraddistinti.
Sono stati dismessi impianti e produzioni non più remu-
nerative per focalizzare l’attenzione sui prodotti che
avrebbero garantito marginalità e continuità all’azienda.
L’obiettivo era quello di mantenere le quote, il risultato
ottenuto è stato una maggiore internazionalizzazione
dell’azienda con l’aumento percentuale delle esportazioni
sul fatturato complessivo. Questo ha permesso di iniziare
il 2013 con risultati migliori rispetto alle aspettative».
In quali mercati vi siete affermati?«In particolare abbiamo sviluppato una dinamica pre-
senza nei mercati europei di riferimento, quali Austria,
Svizzera e Germania. Soprattutto quest’ultimo è sempre
stato per Cib un forte stimolo alla ricerca, all’innovazione
tecnologica e alla diversificazione».
Quest’ultima che ruolo ha avuto?«La diversificazione è la carta vincente che abbiamo gio-
cato con la divisione creativa Archè, per risultare compe-
titivi all’interno di segmenti nuovi anche se in alcuni casi
complementari al nostro business. Per rispondere alle esi-
genze della clientela nel modo più completo possibile, ab-
biamo riunito in un’unica realtà due tecnologie di
produzione: lo stampaggio di poliuretani tecnici e la ter-
moformatura. Divisione creativa di Cib, Archè si pone al
fianco del cliente per analizzare, perfezionare e semplifi-
care i progetti con una filosofia di co-design che va dal-
l'idea iniziale sino al prodotto finito».
Quindi offrite una produzione ad hoc.«Il nostro è un modo di lavorare che soddisfa in partico-
lare i settori di nicchia, quelli che richiedono un approc-
cio atipico, su misura, e tecnologie di trasformazione che
APRILE 2013 81NORD EST SVILUPPO
↖ In apertura, una fase di stampaggiodel poliuretano.
↙ In basso, Isabella Tommasini,amministratrice delegata della Cib Srl
di Villamarzana (RO)
www.cibonline.it
45% Export Registrato dalla Cib di Villamarzana in relazioneall’ammontare complessivo del fatturatosecondo il bilancio del 2012
82 APRILE 2013NORD EST SVILUPPO
dedicano cura artigianale a ogni singola realizzazione.
Esempio emblematico di ciò è la nostra produzione di
coibentazioni industriali nella quale Cib mette a disposi-
zione il know how acquisito sul doppio fronte della lavo-
razione del poliuretano e della termoformatura».
Che caratteristiche e che differenze presentano ledue tecnologie?«Entrambe garantiscono interventi di stampaggio tec-
nico sempre ad alto valore aggiunto. Il poliuretano, poli-
mero termoindurente estremamente versatile dalle
esclusive proprietà, è imbattibile in termini di isolamento
termico e acustico ed estremamente uniforme nel riem-
pimento dei volumi. Ha costi di processo piuttosto ele-
vati anche se diventa sempre più competitivo con il
crescere delle dimensioni del pezzo da produrre. Eccel-
lente e consolidata alternativa, la termoformatura è una
delle risposte più efficaci per la realizzazione di parti dalla
geometria complessa il cui costo deve rimanere conte-
nuto. Attualmente in fase di ulteriore impulso per il costo
inferiore degli investimenti richiesti, per la sua flessibi-
lità e perché adatta anche a tirature limitate, la termofor-
matura assicura risultati ripetibili e costanti per qualità
con i più diversi materiali».
Qual è la vostra opinione sulla situazione econo-
mica e produttiva del territorio in cui operate?«Il tessuto produttivo del territorio in cui ci troviamo quo-
tidianamente ad operare è in forte paralisi. La carenza di
commesse con conseguente riduzione dei volumi d’affari,
le strutture poco flessibili delle aziende, la restrizione del
credito imposto dal sistema bancario, il peggioramento
dei rating con conseguente aumento di spese, commis-
sioni e tassi d’interesse, le difficoltà negli incassi hanno
contribuito ad aggravare i danni produttivi e occupazio-
nali determinati dalla crisi. Ciononostante ci sono forti
potenzialità di ripresa che vanno sostenute a tutti i livelli.
Serve però una politica che dia fiato a tutta la produzione
nazionale».
Quali interventi auspicate?«L’aspettativa è l’intervento da parte dello Stato affinché
venga data una boccata d’ossigeno alle aziende con la
concessione di nuovo credito, con la rimodulazione del
mercato del lavoro e, nel nostro specifico settore, con la
proroga oltre il 30 giugno degli incentivi per gli interventi
di efficienza energetica, attualmente fissati al 55 per
cento sino al 30 giugno e al 36 per cento dall’1 luglio. In un
momento come questo il verificarsi di tale condizione sa-
rebbe sicuramente un aiuto importante per risollevare le
sorti del settore». \\\\\ RF
↑ Un momento della lavorazionedei mantelli esterni di copertura
dei boiler, in cui il Pvc calandratoviene tagliato, saldato e cucito
LA DIVERSIFICAZIONEÈ LA CARTA VINCENTECHE ABBIAMO GIOCATOPER RISULTARECOMPETITIVI
INNOVAZIONE ISABELLA TOMMASINI
84 APRILE 2013NORD EST SVILUPPO
Il mondo del wellness, così come quello dell’arredo
bagno, sta cambiando velocemente. «I suoi bene-
fici sono molteplici – purificazione della pelle, eli-
minazione delle tossine e rinforzo delle difese
immunitarie – e consentono di migliorare la qua-
lità della vita. La routine quotidiana toglie tempo
prezioso alla cura del corpo. Per questo l’utente non si
accontenta più della semplice vasca idromassaggio.
Vuole prodotti particolari, dedicati alle sue esigenze.
Tali mutamenti vanno letti, interpretati e declinati in
soluzioni che fin dalla progettazione tengano conto
delle nuove esigenze. Si vanno così diffondendo pro-
dotti e arredi che fanno del bagno un luogo di benessere
e cura della persona». È questo l’affresco del settore che
Carlo Geromin raffigura, in qualità di titolare dell’omo-
nimo gruppo. Che prosegue: «Il wellness diventerà un
concetto comune a tutti, compreso e condiviso. Il corpo
assumerà sempre più l’aura di un tempio da custodire,
curare e amare». Il gruppo Geromin crea proposte ad
hoc per ogni situazione, ottimizzando gli spazi e cre-
ando pacchetti dedicati o tailor made, abbinando mo-
duli di bagno turco con saune e idromassaggio.
Non è quindi più soltanto una questione di design.«Certo, innovare è un must, ma non è sufficiente pre-
sentare prodotti dal design esteticamente accattivante.
L’utilizzatore finale ha compreso l’importanza dell’im-
IL WELLNESS, UN CONCETTOCONDIVISOL’evoluzione della sala da bagno. Da ambientedi igiene personale a momento di rigenerazioneper corpo e mente. La parola a Carlo Geromin,amministratore delegato dell’omonimo gruppo
INNOVAZIONE ANDREA TREVISAN
magine. Ma ha anche compreso che allo stesso livello,
se non più in alto, stanno funzionalità e affidabilità.
L’innovazione deve quindi fondarsi su solide basi quali-
tative e funzionali. Il mercato chiede prodotti facil-
mente fruibili e dall’utilizzo immediato, in misure
personalizzabili e con allestimenti diversificati. Quindi
l’innovazione va intesa a 360 gradi. Un prodotto, per es-
sere competitivo, deve essere bello, funzionale e quali-
tativamente adeguato. È dalla funzionalità però che
discende la richiesta di design, comfort e qualità».
In questo periodo di crisi economica, quale spaziotrova il wellness fra i consumatori italiani?«Nonostante la situazione non sia rosea per il settore, il
trend del nostro gruppo è in continua crescita. Ciò gra-
zie a un’attenta analisi di mercato e allo sviluppo di pro-
dotti sempre più vicini alle necessità dell’utente finale.
Inoltre, crediamo molto nel marketing e nella campa-
gna di comunicazione che ogni anno arricchiamo con
nuovi progetti e strumenti che permettono di incre-
mentare la brand awareness».
All’estero riscontrate la stessa situazione?«Buona parte dell’Europa presenta lo stesso scenario
dell’Italia, che tuttavia resta il mercato più sviluppato.
Mercati importanti sono quelli del Nord e del Centro
Europa, i mercati Mediorientali, alcune repubbliche del-
l’ex Urss – come Moldavia, Ucraina e Azerbaijan –, la
Russia e la ex Jugoslavia. Negli ultimi anni, poi, ab-
biamo valutato necessario puntare sui mercati emer-
genti del Far East, dei Paesi Arabi, del Sud America e di
una parte dell’Africa. Già a partire dal 2012 abbiamo
spinto sull’ampliamento del settore commerciale estero
creando una fitta rete distributiva in Europa, Russia,
Medio Oriente, India e America Latina. I motivi per pun-
tare ai paesi emergenti sono chiari: sviluppo indu-
striale, boom edilizio, bassi livelli di debito e classe
dirigente solida». \\\\\ LV
APRILE 2013 85NORD EST SVILUPPO
↑ Carlo Geromin, titolaredell’omonimo gruppo
di Santo Stino di Livenza (VE)
www.gruppogeromin.com
È DALLA FUNZIONALITÀCHE ARRIVA LA RICHIESTADI DESIGN E COMFORTPER UNA SOLUZIONEWELLNESS
88 APRILE 2013NORD EST SVILUPPO
L’AUTO OGGIÈ UN BENE DUREVOLEUn periodo positivo per le officine di manutenzionee autoriparazione. Così come quello dei lorofornitori. L’analisi di Paolo e Carlo Falciertitolari della Euromec 2
MODELLI D’IMPRESA PAOLO E CARLO FALCIER
Per l’automotive anche quest’anno si è
aperto col segno meno. Anche se a marzo
2013 la flessione è stata contenuta entro
il 4,9 per cento. La minore disponibilità
dei consumatori a cambiare auto ha ine-
vitabilmente portato a un riposiziona-
mento dell’automobile come bene durevole. Ciò ha
reso il momento favorevole per l’autoriparazione. La
tendenza è confermata anche dagli addetti del set-
tore. Fra questi, Paolo e Carlo Falcier, titolari della Eu-
romec 2, società che commercializza i prodotti
Innotec – destinati principalmente ai tecnici del set-
tore autoriparazione –, riscontrano un incremento
nelle vendite. Risultato ottenuto grazie a un prodotto
di elevata qualità e a un team commerciale altamente
qualificato, anche sul fronte della formazione al
cliente.
Euromec 2 nasce nel 1985 dall’intuizione di alcuni im-
prenditori, che hanno l’obiettivo di fornire un servizio
rapido, preciso e altamente professionale ai tecnici
del settore autoriparazione e mantenzione impianti
industriali. Questo obiettivo è stato centrato con l’of-
ferta di una gamma di oltre duecento prodotti chi-
mici, una forte presenza sul territorio e un’evasione
totale dell’ordine, un’altissima resa dei prodotti e alla
facilità nelle applicazioni che hanno portato alla ridu-
zione dei tempi di manodopera. Come afferma Paolo
Falcier: «Il nostro punto di forza è la preparazione tec-
nica degli agenti, che sono istruiti non solo per pro-
porre il prodotto, ma anche per dare una
dimostrazione tecnico-pratica del suo impiego. Anche
perché con l’avvento dei nuovi materiali, come le pla-
APRILE 2013 89NORD EST SVILUPPO
stiche riciclate, sono emerse nuove problematiche per
i tecnici e una presentazione completa delle potenzia-
lità dei prodotti permette di ottimizzare i tempi di la-
voro delle officine. È inoltre essenziale affiancare
l’utente finale nella comprensione dell’utilizzo del pro-
dotto, delle sue funzionalità, soprattutto per lo svi-
luppo di un’esperienza di consulenza diretta e
continuativa».
Il territorio di riferimento, per Euromec 2, è il Friuli Ve-
nezia Giulia, il Veneto, il Trentino Alto Adige e la Lom-
bardia. Anche grazie ai risultati positivi ottenuto a
inizio 2013, l’azienda sta investendo, da una parte, per
incrementare il numero di agenti e sulla loro forma-
zione continua; dall’altra, sull’ampliamento dei settori
di riferimento.
«Fra i settori più interessanti che stiamo iniziando ad
approcciare – spiega Carlo Falcier – c’è quello della
mobilità. Questo, oltre all’autotrasporto, include
anche le macchine movimento terra, le macchine
agricole, sicuramente i camion, ma anche i mezzi che
vanno su rotaia e quindi tram, filobus, treni e metro-
politane. Inoltre ci rivolgiamo alla manutenzione in-
dustriale, che rappresenta un target interessante».
Per quanto riguarda l’investimento in formazione,
prosegue Paolo Falcier: «Il training dei commerciali è
costante e continuativo. Perché il loro ruolo è cono-
scere il prodotto in maniera tale da poter effettuare
dimostrazioni ed esercitazioni in carrozzeria e offi-
cina, rivolte direttamente al personale che vi opera.
In questo modo gli addetti hanno modo di verificare
direttamente l’effettiva l’utilità dei prodotti, oltre a
costruire un rapporto solido e di fiducia fra cliente e
fornitore». \\\\\ MT
→ Paolo e Carlo Falcier, titolaridella Euromec2 Srl
con sede a Portogruaro (VE)
www.euromec2.it
SE PRIMA SI ACQUISTAVAUNA NUOVA AUTOOGNI 3-4 ANNI, ADESSOSI ATTENDE FINO A 8-10 ANNI
90 APRILE 2013NORD EST SVILUPPO
MODELLI D’IMPRESA UGO PADOVAN
Molte piccole aziende, in questi anni,
sono andate in difficoltà spesso per
non aver saputo gestire adeguata-
mente i rischi. Rischi operativi, di
prodotto, rischi sul patrimonio,
quelli legati alla gestione delle ri-
sorse umane, di illecito amministrativo e ambientali.
Basta infatti un passaggio generazionale gestito male, una
vendita incauta, un prodotto con delle criticità o l’insol-
venza del partner principale per entrare in sofferenza. Tale
crisi non si limita però alla singola realtà, inevitabilmente
vengono incrinate le posizioni di tutte le imprese colle-
gate. Con un effetto domino che evidenzia l’interconnes-
sione fra le singole aziende – interconnessione che
potrebbe essere sfruttata, con coscienza, per ottenere ef-
fetti virtuosi. «Alla base è necessario però rendersi conto
che in azienda esistono problematiche non più trascurabili
e per le quali sono necessarie competenze specifiche, vi-
sione e metodo».
È questo il ragionamento che ha portato la AGM forniture
Industriali, a cercare di abbinare un efficace controllo degli
indicatori chiave di efficienza aziendale (KPI) al risk mana-
gement, per la gestione integrata dei rischi. «Da qui – af-
ferma il coordinatore generale Ugo Padovan – ogni rischio
specifico può essere gestito per tempo con lo strumento
appropriato e lavoro di squadra, ad esempio si minimiz-
RISK MANAGEMENTE FORNITUREINDUSTRIALIL’importanza della gestione del rischionel settore dei componenti industriali.La parola a Ugo Padovan
APRILE 2013 91NORD EST SVILUPPO
zano i rischi di insolvenza con la selezione e la differenzia-
zione dei clienti, mentre nel 2008 ci siamo approcciati alla
Lean Thinking per snellire i processi, massimizzandone
l’efficienza contenendo costi, e dal 2011 abbiamo scelto di
adottare il codice etico AGM Per essere un’azienda social-
mente responsabile, gestire i rapporti tra le persone ed
essere cogenti alla legge 231/01. Nel Triveneto, la nostra
attività caratteristica è fornire soluzioni e componenti per
la costruzione e la manutenzione di macchine e impianti
in molti settori industriali, con una gamma di oltre
115mila articoli di marchi primari. Da qui si evince che ora-
mai il prodotto, per quanto la sua qualità sia fondamen-
tale, non è più un plus. La qualità è data per assunta. Ciò
che chiede il cliente sono le garanzie di precisione, affida-
bilità nel tempo che permetta di lavorare con un partner
fornitore sufficientemente solido e organizzato da esserci
ancora domani e dopodomani, e che contribuisca a
creare sempre più il valore aggiunto atteso».
Per questo da quasi 40 anni, Agm ha guadagnato la fidu-
cia dei suoi clienti, proponendo soluzioni in grado di far
produrre le loro idee. «Il 52 per cento dei nostri clienti sono
costruttori di macchine e impianti, la parte restante è
rappresentata da utilizzatori finali e manutentori. Risol-
viamo problemi nella trasmissione meccanica, pneuma-
tica, automazione, movimento lineare, trasporti interni,
metrologia, ambiente, sicurezza e lubrificazione, con mar-
chi leader come Thk, Smc, Varvel, Rexnord e molti altri.
Come spiega in conclusione Padovan: «Quasi tutto il tes-
suto produttivo italiano è fatto da piccole e medie im-
prese, un sistematico approccio alla gestione dei rischi in
questo settore, renderebbe la nostra economia più solida
prospera e competitiva, per il benessere di tutti». \\\\\ LC
↗ L’ufficio commercialee un dettaglio di produzione
della Agm forniture industrialiSpa di Pianezze (VI)
www.agm.org
8,5 mlnFatturato Realizzato dalla AGM Spa nel 2012. L’aziendaconta più di 900 fornitori e oltre 2.500 clienti ai qualifornisce una gamma di oltre 115 mila articoli tecnici
92 APRILE 2013NORD EST SVILUPPO
MODELLI D’IMPRESA FRANCO MASELLO
LA DIVERSIFICAZIONEAD AMPIO RAGGIO
Esplorare più direzioni di business.Dal marmo agli stampi per materieplastiche fino ai distributori automaticie agli integratori alimentari. Fare ricercae animare start up. Gli obiettividel gruppo guidato da Franco Masello
↑ In queste pagine,prodotti realizzati
dalla Margrafdi Chiampo (VI)
e dalla Teraplastdi Castelgomberto (VI)
www.margraf.itwww.teraplast.com
APRILE 2013 93NORD EST SVILUPPO
«Il nostro gruppo ha scelto di esplorare più
opportunità di business. Accostarsi a cul-
ture produttive diverse è uno stimolo
anche per la reinterpretazione dei settori
in cui si ha un’esperienza consolidata. E per
far questo va favorito l’ingresso nella com-
pagine sociale delle figure importanti per l’impresa. Affin-
ché quest’ultima non sia soltanto di chi investe i capitali,
ma anche di chi mette a disposizione il know how». È que-
sta la filosofia con la quale Franco Masello e i suoi soci
hanno guidato il gruppo. Il gruppo, che si è consolidato a
partire dal suo business principale, il marmo, grazie al
successo della società Margraf, è oggi orientato verso più
settori, anche grazie alle recenti acquisizioni di start up.
«Con l’ingresso di Teraplast è sorta l’esigenza di potenziare
il know how interno, per questo abbiamo iniziato, con
l’acquisita Xmtech, a produrre stampi per materie plasti-
che. Siamo poi entrati nel settore dei distributori auto-
matici e abbiamo acquisito dei laboratori di ricerca, tra
cui Ecamricert, che oggi usiamo sia per la sperimenta-
zione, sia per lo studio di nuove start up. Il primo progetto
che abbiamo concretizzato è Salix, specializzata nella pro-
duzione di integratori alimentari, e Smartfuture». Que-
sta società è la punta più avanzata del gruppo. Infatti: «I
sistemi Smartfuture sono in grado di confrontarsi con il
neonato settore della gestione energetica. L’azienda pro-
duce dei sensori che individuano le possibili soluzioni di
ottimizzazione, con risparmi minimi del 30-50 per cento».
Sebbene gli ambiti siano fra loro molto distanti, tutti
hanno contribuito a consolidare la posizione del gruppo
– la società che nel 2012 ha realizzato l’incremento di fat-
turato più basso si è attestata al 15 per cento –, soprat-
tutto sul fronte export. «Per il marmo ci rivolgiamo al
mercato mondiale. E nonostante la crisi, nel 2012 Margraf
ha visto crescere il fatturato del 25 per cento, mentre
nel primo trimestre di quest’anno siamo già oltre il 30
per cento di crescita. L’altra grande azienda, Teraplast,
l’anno scorso è cresciuta del 20 per cento, dato confer-
mato nel primo trimestre 2013». Il gruppo è impegnato
anche in attività sociali e lo stesso Masello è presidente
della fondazione Città della speranza, che ha creato a
Padova il più grande centro europeo per la ricerca pe-
diatrica su leucemie e tumori. \\\\\ LV
UN’IMPRESA NON ÈSOLO DI CHI INVESTEI CAPITALI, MA ANCHEDI CHI METTEIL KNOW HOW
94 APRILE 2013NORD EST SVILUPPO
MODELLI D’IMPRESA LUIGI CIARLO
Ridurre l’impatto ambientale ed eliminare
gli sprechi di risorse sono due obiettivi
strategici. Obiettivi centrati da Samia
con l’introduzione del nuovo Leather
Color System Samia. L’impresa di Arzi-
gnano specializzata nella produzione di
prodotti chimici per l’industria conciaria fin dal 1976 è
da sempre un punto di riferimento nel settore della ri-
finizione a livello mondiale. Luigi Ciarlo, amministra-
tore delegato della società, elenca i principali punti di
forza del sistema: «Questo sistema di “dosaggio com-
puterizzato” permette di produrre una vastissima
gamma di tinte. Il suo dosaggio di precisione imita
ogni colore, riducendo la produzione di residui di lavo-
razione e pressoché eliminando gli sprechi».
Quali sono i vantaggi in termini di lavorazione delprodotto?«È stato totalmente rinnovato il metodo finora utilizzato
per la preparazione del colore per la pelle. Ogni colore
viene realizzato fedelmente in tempi di produzione molto
ridotti rispetto al passato. Inoltre, dal lavoro del nostro
reparto di ricerca e sviluppo è venuta fuori anche un’altra
novità assoluta: un fan deck di colori standard di riferi-
mento per la pelle – il catalogo offre una gamma di oltre
2300 nuance. Questo non è più realizzato su carta, ma di-
rettamente su pelle. Dunque non esistono più margini di
dubbio sulla scelta del colore, poiché la resa sul prodotto
finito è predeterminabile con sicurezza».
Qual è l’innovazione tecnologica di questo sistemadi “dosaggio computerizzato”?«Al centro di tutto c’è un sofisticato sistema di dosaggio
interfacciato con uno spettrofotometro capace di leggere
DIVENTA GREENLA CHIMICAPER LA CONCIAPiù precisione cromatica e più in fretta. Con menosprechi e meno inquinanti. Luigi Ciarlo presentail nuovo sistema di “dosaggio computerizzato”
↑ Luigi Ciarlo, amministratoredelegato di Samia Spadi Arzignano (VI)
www.samiaitaly.com
un colore da qualsiasi supporto. L’utilizzo di questo si-
stema permette di definire rapidamente la formula per
la riproduzione del colore. Da un primo campione – pro-
dotto in quantità fra i 100 grammi e i 5 chilogrammi – si
passa all’industrializzazione del colore desiderato. Le no-
stre macchine per la produzione industriale, infatti, dia-
logano con il sistema di dosaggio, dal quale ricevono la
formula già messa a punto e producono, in pochi se-
condi, le quantità necessarie di pigmento – da 1 a 200 chi-
logrammi massimo».
Come siete giunti a offrire questo sistema “innova-tivo” al settore?«Avevamo già sviluppato delle soluzioni dedicate ad
altri campi di applicazione dei sistemi di dosaggio di
pigmenti – destinate all’industria e all’interior design.
Investendo con nostre risorse umane e con know how
interno siamo giunti alla soluzione per l’industria con-
ciaria del Leather Color System Samia. Questo viene
utilizzato per la messa a punto della formula colore nei
laboratori delle concerie e ora è disponibile anche in
una versione che può riprodurre la miscela colore desi-
derata, in quantità importanti e sufficienti per la pro-
duzione di pelli, ma con l’accuratezza necessaria per
questo particolare settore».
Quali innovazioni chiede oggi la concia all’indu-stria chimica?«Strumenti che si adattino velocemente alle novità e
alle mode imposte dal mercato. C’è poi il tema dell’eco-
sostenibilità delle materie prime, che non viene mai
scisso dall’esigenza di un incremento di competitività.
Per questo siamo in prima linea nello sviluppo tecnico
di nuovi prodotti che uniscano lo sviluppo tecnologico
del processo produttivo alla sicurezza e alla tutela am-
bientale – ci siamo imposti un codice etico, che coin-
volge tutto il personale, compreso il management, per
migliorare la gestione della sicurezza». \\\\\ LV
APRILE 2013 95NORD EST SVILUPPO
NON ESISTONO PIÙMARGINI DI DUBBIO
SULLA SCELTA DELCOLORE. LA RESA DELPRODOTTO È SICURA
98 APRILE 2013NORD EST SVILUPPO
AGROALIMENTARE FILIPPO FERRUA MAGLIANI
RIDARE SLANCIOAI CONSUMIL’industria alimentare italianainizia a pagare gli effetti della crisi.Filippo Ferrua Magliani indica le prioritàper un cambio di passo - Francesca Druidi
APRILE 2013 99NORD EST SVILUPPO
Ridurre la pressione fiscale e contrastare la
contraffazione sono tra i punti chiave invo-
cati da Federalimentare per risollevare il set-
tore in occasione della presentazione, a
marzo, dei dati di bilancio 2012. Nell’anno
appena concluso, il fatturato dell’industria
alimentare ha raggiunto i 130 miliardi di euro, con un in-
cremento del 2,3 per cento sul 2011 legato esclusivamente
all’effetto prezzi. Cala, infatti, la produzione dell’1,4 per cen-
to, mentre tiene bene l’export con 24,8 miliardi di euro (+8
per cento sul 2011). Il problema è che gli italiani, ormai da
anni, comprano meno e scelgono prodotti più economici.
Filippo Ferrua Magliani, presidente di Federalimentare, ana-
lizza le aree di intervento per un recupero del comparto.
Nonostante il suo ruolo trainante, l’industria alimen-tare soffre per il calo dei consumi, l’erosione dell’occu-pazione e la ridotta propensione agli investimenti, ol-tre alle difficoltà di accesso al credito. Il primo passoconsisterebbe nella riduzione della pressione fiscale.Quali gli altri nodi da affrontare?«La cancellazione dell’aumento Iva, previsto al 1° luglio 2013,
è senza dubbio il primo passo per non deprimere ulterior-
mente un settore che nell’arco 2007-2013 accumulerà, in ter-
mini deflazionati, un calo di quasi 12 punti del valore del ven-
duto. Va sottolineato che tale perdita mostra 4-5 punti ag-
giuntivi rispetto al calo parallelo accusato dalla media dei
consumi del Paese. Un settore di largo consumo come
l’alimentare si lega, mani e piedi, all’andamento dei macro-
numeri del Paese. Non a caso, le variazioni dei consumi ali-
mentari, negli ultimi anni, si sono apparentate strettamen-
te a quelle del Pil. Un incentivo concreto al rilancio dei con-
sumi sarebbe quello, perciò, non soltanto di abolire
l’incipiente, possibile aumento del carico fiscale, quanto quel-
lo di alleggerire subito il carico esistente, liberando per le
famiglie il massimo consentito di capacità di acquisto,
aprendo alcuni settori alla concorrenza, riducendo alcune
tariffe e comprimendo il cuneo fiscale almeno per i giova-
ni e le famiglie meno abbienti».
Ci sono margini di intervento per l’industriaalimentare?«Il percorso di uscita dalla crisi deve puntare su misure di
rilancio che mettano in seconda linea i tempi di risanamen-
to del bilancio pubblico, mirando a rientri più graduali e
↑ Filippo Ferrua Magliani,presidente di
Federalimentare
LE VARIAZIONIDEI CONSUMIALIMENTARISI SONO APPARENTATEA QUELLE DEL PIL
meno severi, in una fase di prolungata, perniciosa recessio-
ne come quella attuale. I tempi dell’aggiustamento andreb-
bero tarati e, soprattutto, accompagnati da misure che con-
sentano di “irrigare” il sistema con nuove risorse, anche fi-
nanziarie, favorendo la ripresa dell’economia. In questo sen-
so, l’avvio del pagamento dei debiti della Pa nei confronti
delle imprese è un primo passo, indilazionabile, necessario
ma non sufficiente, nella giusta direzione. Un secondo pas-
so consiste nella liberalizzazione di molti settori protetti,
a partire dalle tariffe dell’autotrasporto. Un terzo passo sta
nelle dismissioni di molto patrimonio pubblico al fine di ab-
battere il debito alla radice».
L’export aumenta e incide sul fatturato totale dell’in-dustria alimentare per il 19 per cento. Un valore sul qua-le si può lavorare ancora molto, considerando che Fran-cia, Spagna e Germania ancora ci superano. Come pro-cedere in maniera più efficace sui mercati esteri?«L’estero rimane l’unica area di realistica espansione del food
and drink italiano. Ma esso richiede sforzi promozionali ade-
guati, soprattutto sui mercati più lontani, che offrono le mi-
gliori prospettive di espansione, e dove le aziende italiane
- specie se pmi - arrivano con maggiore difficoltà. Ma la ca-
renza di risorse private e pubbliche non aiuta. D’altra par-
te, le verifiche sul posizionamento competitivo del food and
drink italiano sui mercati emergenti mostrano che esso pro-
cede con grande fatica e subisce la concorrenza di grandi
paesi comunitari, Francia in testa, che si mostrano meglio
attrezzati e più performanti, anche perché dispongono in
loco di proprie catene distributive. Il rischio è che, se non
si riesce a presidiare adeguatamente questi mercati nell’at-
tuale fase strategica di apertura, sarà ben difficile - in pro-
spettiva lunga - recuperare spazio e scalzare le quote acqui-
site dalla concorrenza».
Quanto pesano ancora problemi quali la contraffazio-ne e il fenomeno dell’italian sounding?«L’avvio recente di contatti per il raggiungimento, entro
l’anno, di un accordo commerciale bilaterale Ue-Usa offre
una novità e una chance molto promettente. Esso potreb-
be portare alla reciproca liberalizzazione daziaria dei due
mercati e alla creazione di maggiori salvaguardie su un tema
delicato come la difesa dei marchi e della proprietà intel-
lettuale. Non va dimenticato, infatti, che, dei 60 miliardi
complessivi stimati di italian sounding e contraffazione, 6
miliardi appartengono all’area specifica della vera e propria
contraffazione. Di questi 6 miliardi, la metà appartiene pro-
prio al mercato nord-americano. Comunque, è chiaro che
la strada maestra per aprire il futuro commercio interna-
zionale e garantirne le regole è quella del perseguimento lun-
gimirante di accordi bilaterali, in presenza del fallimento del
Doha Round». \\\\\
100 APRILE 2013NORD EST SVILUPPO
AGROALIMENTARE FILIPPO FERRUA MAGLIANI
24,8 mldExportAmmontare delle esportazioni dell’industria alimentarenel 2012, in crescita dell’8% sul 2011 e conun’incidenza sul fatturato totale del 19%
Fonte: Federalimentare
3%ConsumiCalo dei consumi alimentari nel 2012, pari ad unaperdita in valore di 6,8 miliardi di euro (10 volte ilmercato di computer, smartphone e tablet)
102 APRILE 2013NORD EST SVILUPPO
SOSTENERE IL MADE IN ITALYAGRICOLOFavorire l’export attraverso l’aggregazionedelle imprese agricole e la promozionedei prodotti. L’opinionedi Mario Guidi,presidente di Confagricoltura - Francesca Druidi
AGROALIMENTARE MARIO GUIDI
Grande slancio per l’export agroalimen-
tare che, nel 2012, ha mostrato una cre-
scita del 5,4 per cento. Le imprese del
settore guardano, infatti, oltre confine
per bilanciare la contrazione dei con-
sumi interni. Mario Guidi, presidente di
Confagricoltura, delinea gli orizzonti di sviluppo per il
comparto sul fronte dell’internazionalizzazione.
Quali sono i mercati e le prospettive per il com-mercio estero nell’agroalimentare?«Le esportazioni del settore sono quelle che hanno re-
gistrato la performance migliore tra i vari comparti.
L’agroalimentare pesa per quasi il 10 per cento sull’ex-
port nazionale complessivo. Con i suoi quasi 30 mi-
liardi di valore aggiunto, l’agricoltura italiana primeg-
gia in Europa. Il potenziale di questo settore nel
mondo è, dunque, enorme: siamo primi per olio, vino
e ortofrutta. Se, come credo, gli stili di consumo che
ricalcano la dieta mediterranea prenderanno sempre
più piede, per le nostre produzioni si aprono frontiere
immense. I mercati mondiali in espansione sono so-
prattutto quelli dei cosiddetti Brics (Russia, Brasile,
Cina e India). Secondo Nomisma, il reddito pro-ca-
pite tra il 2010 e il 2015 in Russia e Cina praticamente
↑ Da sinistra, Mario Guidi,Dario Stefàno, e la chef tedescaSarah Wiener durante un eventoorganizzato a Berlinoda Confagricoltura e Cameradi Commercio italianaper la Germania
APRILE 2013 103NORD EST SVILUPPO
Le esportazioni venete sono state trainate dal mi-
glioramento delle vendite all’estero dei prodotti
alimentari. Si parla - nonostante i dati sull’anda-
mento del comparto diffusi da Veneto Agricoltura siano
ancora provvisori - di 2,9 miliardi di euro per i primi 3 tri-
mestri del 2012, con un aumento dell’11 per cento rispetto
allo stesso periodo del 2011. Un quadro certamente posi-
tivo, che mostra tuttavia ancora dei margini di sviluppo.
A commentare le potenzialità dell’export agroalimentare
veneto è il presidente di Confagricoltura Veneto Giangia-
como Gallarati Scotti Bonaldi.
Le imprese del settore primario guardano oltre
confine per bilanciare la crisi dei consumi interni.
Quali sono i mercati e le prospettive maggiormente
promettenti?
«Va premesso che l’export agroalimentare veneto pre-
senta un trend positivo non solo come effetto compensa-
tivo del calo dei consumi interni, ma anche grazie alla
tradizionale propensione della nostra produzione regio-
nale a essere apprezzata sui mercati esteri per le sue ca-
ratteristiche di qualità e tipicità. Il vino, l’ortofrutta, i
PROMOZIONEE LOTTA ALLACONTRAFFAZIONESERVONO ALCUNI CORRETTIVI PER AC-CRESCERE L’EXPORT AGROALIMENTARE.NE PARLA GIANGIACOMO GALLARATISCOTTI BONALDI, PRESIDENTE DI CONFA-GRICOLTURA VENETO
raddoppierà, mentre in India aumenterà di oltre il 70
per cento. Per la Cina, oltre alla crescita dei consumi
di carne, vino e ortofrutta, si prevede che entro il 2017
più di 60 milioni di persone disporranno di oltre
30mila dollari di potere d’acquisto. Non va, comunque,
trascurata l’importanza anche dei mercati tradizio-
nali all’interno dell’Unione europea, tra i quali il primo
è la Germania, che sono altamente recettivi per il no-
stro Paese e dove non dobbiamo perdere quote, ma
anzi coglierne tutte le opportunità».
Quali strategie stanno attuando le imprese? «La bilancia commerciale è migliorata e siamo di
nuovo sotto gli otto miliardi di euro di sbilancio im-
port/export, come non accadeva dal 2009. Le nostre
imprese stanno puntando fortemente sull’export, una
strada obbligata a fronte della diminuzione dei con-
sumi interni. È questa la strategia per recuperare va-
lore. Ad esempio, i dati sulle esportazioni ci dicono
che il futuro del vino italiano è sempre più fuori dei
confini nazionali. Questo significa che non è più il
tempo dei vini “a chilometri zero”, ma di etichette che
abbiano il giusto posizionamento sugli scaffali della
distribuzione internazionale».
Come muoversi in generale?«Occorre proiettarsi in una dimensione più globale,
trasformando in opportunità ciò che altri spesso ve-
dono come rischio. Per fare questo, è necessario accre-
scere i momenti di relazione “business oriented” con
gli operatori esteri per consolidare le quote di mercato
acquisite e per conquistarne di nuove. Poi serve met-
tersi in rete, per aumentare la propria capacità com-
petitiva in termini di volumi, di servizi e di capacità di
promozione. Confagricoltura sta lavorando su nuove
→ Il presidentedi Confagricoltura
Veneto, GiangiacomoGallarati Scotti Bonaldi
104 APRILE 2013NORD EST SVILUPPO
lattiero-caseari, i prosciutti, i salumi sono prodotti che
godono tutti di un’immagine vincente e di una conside-
razione in crescita all’estero. Attualmente, i mercati più
ricettivi verso l’offerta agroalimentare veneta, cioè quelli
che presentano le maggiori potenzialità di sviluppo, sono
il Nord e Sud America e l’Oriente in generale. L’Europa,
ovviamente, non va trascurata e mostra di apprezzare
sempre i nostri prodotti, ma è ormai un mercato saturo
che si può e anzi si deve conservare, tuttavia non offre
margini ulteriori di espansione per il nostro export».
Come sostenere in maniera più efficace i prodotti
veneti all’estero?
«Le strade sono due. La prima è quella di razionalizzare
ulteriormente l’attività di promozione, ancora adesso di-
spersa fra troppi ambiti di competenza e troppi livelli
istituzionali. Occorre che la nostra presenza all’estero,
per essere realmente incisiva ed efficace, possa contare
su un unico punto di riferimento in termini di organiz-
zazione e programmazione. Qualche risultato si è già ot-
tenuto sotto questo profilo, ma restano rilevanti margini
di miglioramento».
L’altro punto da considerare?
«La seconda mossa da intraprendere è intensificare la
lotta contro la contraffazione agroalimentare, una pra-
tica illegale che provoca danni ingenti alle nostre produ-
zioni sia direttamente, perché i prodotti contraffatti
occupano segmenti di mercato che spettano di diritto a
quelli autentici, sia indirettamente, in quanto il pro-
dotto falso si confonde con quello buono e ne danneggia
l’immagine agli occhi del consumatore». - FD
forme di contratti di rete, che danno la possibilità di
candidarsi anche in progetti di promozione internazio-
nale. Certamente, sono necessarie adeguate politiche
di accompagnamento e la nostra organizzazione è
quotidianamente impegnata in tal senso».
Le imprese agricole stanno accentuando il pro-cesso di integrazione e di internazionalizzazioneper compensare con l’export la flessione del mer-cato nazionale. Come sta andando?«I loro sforzi stanno dando buoni frutti e, quest’anno,
le premesse di rafforzarci sono buone. È un fenomeno
inevitabile e auspicabile per tutti. All’intensificazione
delle attività di internazionalizzazione corrisponde,
infatti, un maggiore interscambio, più investimenti
diretti in una direzione e nell’altra e, in ultima analisi,
una maggiore crescita economica complessiva. A
volte, però, rileviamo comportamenti poco coerenti da
parte delle istituzioni, come ad esempio è accaduto
con il recente provvedimento per favorire la costitu-
zione dei consorzi per l’internazionalizzazione che ha,
di fatto, escluso le imprese agricole e di buona parte
dell’agroalimentare. È un non senso che Confagricol-
tura insisterà per far correggere».
In che modo l’associazione supporta e sostiene loslancio oltre confine delle realtà del settore? «Confagricoltura è punto di riferimento per gli ope-
ratori esteri che intendono venire in contatto con le
imprese agricole. Sviluppiamo specifici progetti per
favorire la promozione all’export dei prodotti agri-
coli e agroalimentari italiani, per supportare gli im-
APRILE 2013 105NORD EST SVILUPPO
AGROALIMENTARE MARIO GUIDI
prenditori agricoli che intendono fare investimenti
diretti all’estero e per offrire servizi connessi e as-
sistenza alle imprese. Organizziamo incontri diretti
di affari programmati tra aziende italiane e buyer
esteri, missioni di incoming di importatori e deci-
sori di acquisto esteri nelle aziende agricole ita-
liane e missioni di imprenditori italiani interessati
agli investimenti diretti all’estero, in particolare
nei mercati emergenti».
In vista della formazione del nuovo governo, haproposto un hub per lo sviluppo dell’agroalimen-tare piuttosto che un tradizionale ministero. «Lo abbiamo detto al nostro incontro di Agrinetwork.
Ci vuole maggiore considerazione per il settore agri-
colo nel suo complesso che vale il 17 per cento del Pil
nazionale con quel che c’è a monte e a valle del pro-
cesso produttivo. Il “modello ministero”, come luogo in
cui regolare la redistribuzione di risorse, non serve più.
Occorrono dicasteri con una funzione diversa e nuova,
che facciano da snodo permettendo di condividere le
conoscenze, favorire la collaborazione tra imprese, co-
ordinare i progetti territoriali, allocare correttamente
le risorse sui fattori strategici, tagliare drasticamente
la burocrazia. Le Regioni devono essere al servizio di
questa strategia di maggiore efficienza. Anche se le re-
altà sono diverse, non possiamo più permetterci poli-
tiche agroalimentari non coordinate».
Quali sono le priorità su cui occorre lavorare?«La creazione del valore si va spostando dai prodotti ai
processi e l’obiettivo è quello di creare un settore
agroalimentare che faccia network, che avvii contratti
di rete, occasioni di crescita, come sistema integrato.
È intorno al concetto di sviluppo che ruota il rilancio
del settore e la ripresa del Paese. Le risorse pubbliche
e i fondi europei vanno canalizzati e non dispersi.
Confagricoltura propone 25 grandi progetti territo-
riali, uno o due per regione, di rilevante impatto, che
integrino attori di comparti diversi, determinando lo
sviluppo di un’offerta complessiva e innovativa, oltre
a opportunità di internazionalizzazione. Ad esempio,
il Mezzogiorno può ripartire proprio grazie al settore
agroalimentare. E occorre dare alle pmi un percorso ra-
pido di evoluzione. È un problema di strumenti, tra i
quali abbiamo indicato nuove regole per la succes-
sione, incentivi per le strutture societarie, anche mi-
ste, facilitazioni per l’aggregazione». \\\\\
SVILUPPIAMO PROGETTIPER FAVORIRE LA PROMOZIONE ALL’EXPORT
106 APRILE 2013NORD EST SVILUPPO
AGROALIMENTARE FRANCO MANZATO
L’AGRICOLTURA VENETAGUARDA AL FUTUROTRA QUALITÀ E RICERCAVive una fase importantedi riorganizzazionee sviluppo l’agricolturaveneta, tutelandole eccellenze. Lo spiegal’assessore regionale FrancoManzato - Francesca Druidi I
l settore primario in Veneto è un comparto produt-
tivo che crea valore e lavoro, a dispetto della crisi e
delle turbolenze meteorologiche che hanno contrad-
distinto il 2012. Soltanto l’enologia veneta risulta cam-
pione mondiale di export, come ricorda l’assessore
regionale all’Agricoltura, Franco Manzato, con una
produzione che si aggira sopra gli 8 milioni di ettolitri e una
esportazione di circa 6 milioni di ettolitri per un valore che
lo scorso anno si è attestato circa su un miliardo 444 mi-
lioni e mezzo. Il patrimonio vitivinicolo e in generale agri-
colo del Veneto, composto da «prodotti tipici e a denomi-
nazione di origine che tutto il mondo ci invidia», va perciò
accompagnato attraverso le nuove sfide che il settore sarà
chiamato ad affrontare.
Quali sono le prospettive dell’agricoltura vene-ta rispetto alle nuove regole della programmazio-ne comunitaria?«Abbiamo avviato un tavolo di confronto con i giovani agri-
coltori e appassionati di agricoltura in Veneto, median-
te la creazione di un forum online capace di raccogliere
le loro opinioni e versioni sulla nuova Politica agricola co-
mune, sulla programmazione del Programma sviluppo ru-
rale e sulle strategie di medio-lungo termine del compar-
to agricolo. Siamo in grado di garantire ulteriore svilup-
po del settore rurale proprio grazie agli elementi di inno-
vazione, non solo generazionale, ma anche strutturale, al-
l’interno dell’impresa e nelle coltivazioni. Numerosi sono
i progetti a oggi seguiti da Veneto Agricoltura che, gra-
zie alla ristrutturazione in atto, avrà modo di dedicarsi in
modo mirato e specializzato alla ricerca e all’innovazio-
ne del settore agricolo».
APRILE 2013 107NORD EST SVILUPPO
Per quanto riguarda, nello specifico, le politicheeuropee?«Sicuramente, cercheremo nel corso del 2013 di potenziare
la presenza dei nostri rappresentanti a Bruxelles, in modo
da essere sempre più influenti a livello comunitario e far eco
delle nostre esigenze e necessità».
Quali restano le linee guida per il settore?«Le priorità strategiche che stiamo affrontando con deter-
minazione riguardano innanzitutto innovazione, informa-
zione e conoscenza, quali condizioni necessarie e risoluti-
ve per la crescita e lo sviluppo del capitale umano, dell’im-
presa e del sistema agricolo e rurale. Si punta, inoltre, a mi-
gliorare e a consolidare la competitività delle imprese at-
tive e del sistema rurale per affrontare e gestire i fenome-
ni associati alla globalizzazione e alla crisi, assicurando lo
sviluppo sostenibile e duraturo e la coesione economica e
sociale dei territori, dell’ambiente e delle sue risorse. Sus-
sidiarietà, semplificazione e qualità diffusa, intesa come ele-
mento di valore e di sostenibilità, identificano, quindi, pa-
role chiave al centro della politica di settore».
Particolare attenzione è rivolta anche al segmen-to ittico.«Nel comparto della pesca sarà di vitale importanza con-
solidare il rapporto del Veneto con Friuli Venezia Giulia ed
Emilia Romagna nell’ambito del Distretto di pesca Nord
Adriatico e con l’autorità centrale del Mipaaf per la defini-
zione delle nuove strategie di programmazione nell’ambi-
to del Feamp 2014-2020, il Fondo europeo affari marittimi
e della pesca che andrà a sostituire il Fep».
La nuova rubrica web dedicata ai prodotti veneti intavola promuoverà le tipicità agroalimentari stagiona-li della regione. Si punta a un incremento dei consumisul mercato domestico? «A questo miriamo. È nostro desiderio che il consumo dei
prodotti locali si intensifichi affinché non si verifichino si-
tuazioni di esubero di offerta ortofrutticola veneta. Ricor-
diamo che l’indicazione da noi fornita, mediate il sito re-
gionale www.venetoconsumatori.it, permette al consumato-
re di informarsi e scegliere i prodotti genuini del territo-
rio, richiedendo e verificando la provenienza, garanten-
do in tavola cibo di stagione appena raccolto, genuino e
sano. Ricordiamo, inoltre, i farmers market diffusi sul ter-
ritorio veneto, che consentono di acquistare a prezzi in-
feriori prodotti tipici e a salubrità assicurata, rispetto alla
grande distribuzione, che molto spesso commercializza
prodotti provenienti da parti remote del mondo, dove i
controlli in sede di coltivazione, non sappiamo “come” e
“se” vengano compiuti». \\\\\
↓ Franco Manzato,assessore
all’Agricoltura dellaRegione Veneto
108 APRILE 2013NORD EST SVILUPPO
AGROALIMENTARE SUSANNA GREGUOLO
CRITICITÀ DEL SETTOREORTOFRUTTICOLOSusanna Greguolo fa il punto su un comparto“fragile” della nostra economia. Crisi dei consumi,ma soprattutto crisi delle aziende
APRILE 2013 109NORD EST SVILUPPO
Fino al 2011 il comparto della fornitura orto-
frutticola per la ristorazione aziendale, sco-
lastica e del settore sanità ha retto rispetto
alla situazione del mercato generale. Con una
discreta domanda e prezzi di mercato ragio-
nevoli sia in acquisto sia in vendita. A partire
dal 2012, però, con l’ampliarsi della crisi, abbiamo regi-
strato una flessione nella domanda. Pur mantenendo il
medesimo numero di pasti, anche le mense sanitarie e
scolastiche stanno cercando aree di ottimizzazione della
spesa». Susanna Greguolo, titolare dell’omonima società
di commercio ortofrutticolo all’ingrosso – attiva in tutta
l’area del Triveneto –, descrive così l’andamento del set-
tore nell’ultimo biennio. E prosegue: «Nelle scuole, per
esempio, il prodotto biologico – che naturalmente ha un
costo maggiore rispetto al convenzionale – viene acqui-
stato in misura minore dando spazio al progetto filiera
corta. Per quanto riguarda la ristorazione aziendale, in-
vece, il calo è più sensibile a causa di chiusure e deloca-
lizzazioni. Infine, la media ristorazione, che rappresenta
una parte minore del nostro fatturato, ha ugualmente un
calo di consumi».
Al di là del calo generalizzato dei consumi, qualisono le altre problematiche?«Da anni, il nostro settore, ma anche quello della produ-
zione ortofrutticola, è catalogato come “fragile”. I pro-
blemi maggiori sono legati alle insolvenze, ai ritardi nei
pagamenti o peggio ancora ai fallimenti. In realtà è un
po’ tutta la filiera che produce il problema, a cominciare
dagli enti pubblici – ma non ultime anche le aziende e la
media ristorazione. Inoltre gli studi rivelano che molte
aziende del settore sono in palese difficoltà, con bilanci in
negativo da tempo. Purtroppo queste tentano di rima-
nere in vita con prezzi sottocosto, mettendo così in diffi-
coltà le aziende sane».
Con quale strategia avete reagito a queste criticità?«Nel 2011 abbiamo programmato un piano di ristruttura-
zione che oggi stiamo completando. L’abbiamo affrontato
con un piano finanziario studiato autonomamente, utiliz-
zando risorse proprie e finanziamenti in modo equilibrato,
dialogando pariteticamente con le banche. Questo a di-
mostrazione che anche le piccole aziende familiari con ap-
plicazione, passione e approfondimento possono crescere
e svilupparsi nonostante la moltitudine di norme e regola-
menti ostacolino la libera economia basata sull’efficienza».
Completato questo piano, quali sono le prospettivee gli obiettivi futuri?«Per quanto riguarda il settore non nascondiamo un
certo pessimismo, almeno per il breve e medio termine.
Nel medio e lungo pensiamo, o meglio speriamo, viva-
mente in una normalizzazione. La nostra azienda,
prima di questa crisi, veniva da un decennio di costante
crescita, sia in termini di fatturato, sia in termini di
personale impiegato. I nostri obiettivi sul medio e
lungo periodo sono il consolidamento della clientela at-
tuale e il recupero o l’acquisizione di nuovi contratti in
Triveneto. Infatti non crediamo che questa tipologia di
lavoro possa espandersi troppo in termini di copertura
geografica. Alcune aziende che operano su scala più
vasta si appoggiano su sub appalti, ma noi crediamo
che il rapporto diretto con il cliente finale sia migliora-
tivo sotto qualsiasi aspetto. Soprattutto per la qualità
del servizio e del prodotto». \\\\\ LV
↑ Susanna Greguolotitolare della Greguolo Srl
di Mira (VE)
www.greguolo.it
110 APRILE 2013NORD EST SVILUPPO
Il ricambio generazionale è sempre minore, le nor-
mative si fanno più severe e gli investimenti dif-
ficilmente risultano lungimiranti. Gli allevatori
italiani soffrono anche nel Nord Est, una delle
aree a maggiore densità di allevamenti e con mag-
gior cultura in materia.
A denunciare la situazione sono Enrico e Tiberio Brutti, ti-
tolari della Veronavet Spa, da vent’anni attivi nel settore
farmaceutico a uso veterinario. «Se dovessimo riassumere
– cerca di spiegare Tiberio Brutti – potremmo dire che gli
oneri negli ultimi tre anni per i singoli allevatori sono no-
tevolmente aumentati, in primis a causa del costo delle
materie prime, ed è per ciò che in molti, soprattutto nel
settore avicolo, cunicolo e suinicolo, si sono affidati a
contratti di soccida. La soccida è un contratto agrario di
tipo associativo relativo all’allevamento di bestiame. I
mancati guadagni scaturiti in questi ultimi periodi hanno
portato, chiaramente, a minori investimenti nel settore
stesso». La difficoltà principale a livello operativo e intel-
lettuale sta nel recepire le nuove direttive Ue, che impon-
gono un giro di vite a vantaggio della salubrità degli
ambienti e del benessere animale per una maggior tutela
del consumatore.
«Questo – continua Enrico Brutti – significa aumentare
GLI ALLEVATORI PUNTINOSU PREVENZIONE E IGIENEEnrico e Tiberio Brutti affrontano uno dei nodidell’agroalimentare italiano. Cambiano le regolee il mercato s’inasprisce. Quale futuroper i piccoli e medi allevatori?
AGROALIMENTARE ENRICO E TIBERIO BRUTTI
APRILE 2013 111NORD EST SVILUPPO
la prevenzione, con più pulizia e disinfezione degli am-
bienti nei quali si allevano gli animali stessi, con tecniche
nuove, prodotti sempre più specializzati e con attrezza-
ture sempre in via di evoluzione».
La stessa Veronavet è costretta in questo momento a ri-
vedere la propria offerta. «L’azienda – dice Tiberio Brutti
– è organizzata in modo da distribuire in maniera rami-
ficata farmaci, vaccini, integratori, disinfettanti e attrez-
zatura specifica per l’allevamento e la disinfezione, in
tutto il Nord Italia nelle 24 ore successive all'ordine con
mezzi appositamente refrigerati. Nel corso degli anni ab-
biamo consolidato la nostra posizione grazie soprattutto
ad un sistema serio, rapido e sicuro di servizi, divenendo
così un punto di riferimento per gli allevatori stessi. No-
nostante questo, viste le recenti novità normative, è
giunto il momento di puntare sulla prevenzione sanitaria
e non solo sulla cura dell'animale, ed è per questo che
stiamo diversificando la nostra offerta investendo nel set-
tore della bio-sicurezza. In collaborazione con personale
qualificato e specializzato, siamo in grado di proporre
una specifica ed efficiente gamma di prodotti e di attrez-
zatura oltre che a una adeguata formazione e informa-
zione sulle metodologie igenico sanitarie da attuare se-
guendo un protocollo specifico».
Il vantaggio che deriva dalle nuove direttive è evidente:
minor impiego di farmaci significa una qualità e una si-
curezza maggiore per il consumatore. «Investire in bio-
sicurezza – dice Enrico – renderebbe molto più semplice
il lavoro dell'allevatore. Infatti, seppure siano tematiche
nuove che rivoluzionano in parte l'attuale operatività del-
l'allevatore stesso, non sono pochi quelli che stanno ri-
scontrando notevoli migliorie nell'approcciarsi a questi
nuovi concetti». Veronavet Spa ha registrato un anda-
mento positivo nell’ultimo periodo, anche se i due titolari
dimostrano cautela. «Il 2012 è stato soddisfacente in ter-
mini di fatturato, ma i margini si sono notevolmente ri-
dimensionati, soprattutto a causa delle dilazioni dei
termini di pagamento, che aggiunti agli elevati costi del
gasolio, delle autostrade e delle manutenzioni dei mezzi,
che per chi come noi viaggia con furgoni refrigerati, ri-
spettando le norme di sicurezza e di garanzia del tra-
sporto cominciano a pesare notevolmente». \\\\\ RF
→ La Veronavet Spa hasede a Cologna Veneta (VR)
www.veronavet.it
112 APRILE 2013NORD EST SVILUPPO
ITALIANSOUNDING
Anche il Veneto è soggetto alla contraffazione deiprodotti agroalimentari made in Italy, «ma la Coldirettiregionale – sottolinea Giorgio Piazza – è in prima lineanell’azione di contrasto al fenomeno» - Renata Gualtieri
APRILE 2013 113NORD EST SVILUPPO
CONTRAFFAZIONE GIORGIO PIAZZA
L’alimentare italiano è il più copiato a livello in-
ternazionale per i grandi risultati raggiunti sul
piano della qualità. Le esportazioni italiane
del settore potrebbero addirittura triplicare
con un’efficace azione di contrasto alla con-
traffazione. Esiste però il “modello Veneto per
il made in Italy”, come ricorda il presidente Coldiretti Ve-
neto, Giorgio Piazza, che in due anni e mezzo di operati-
vità, grazie alla stretta collaborazione tra istituzioni, forze
dell’ordine, Camera di commercio, categorie economiche,
università, Ulss, Arpav e associazioni consumatori, ha già
consentito di sequestrare oltre 900 milioni di prodotti no-
civi, illegali o contraffatti, di chiudere oltre 200 tra locali e
pubblici esercizi e di denunciare 1.600 persone. La contraf-
fazione dei prodotti del mercato agroalimentare è un’emer-
genza non solo dal punto di vista economico, considerato
che rappresenta un volume d’affari pari a 12 miliardi e
mezzo di euro, ma anche per i rischi che possono derivare
alla salute dei consumatori. «Si tratta di evidenti casi di
concorrenza sleale che penalizza produttori e consumatori
che subiscono l’impatto devastante delle strozzature di fi-
liera su cui s’insinua un sistema di distribuzione e tra-
sporto gonfiato e alterato troppo spesso da insopportabili
fenomeni di criminalità che danneggiano tutti gli opera-
tori. L’effetto è un crollo dei prezzi pagati agli imprenditori
agricoli e un ricarico anomalo dei prezzi al consumo».
Quali sono i prodotti veneti a essere più colpiti e icasi più eclatanti registrati in regione?«Il Veneto si difende perché vede minacciate le produzioni
blasonate come il formaggio Asiago, che in California di-
venta Asiago cheese, il vino Amarone, venduto come Ama-
retto veneziano, o quelle di nicchia come la polenta, che in
Montenegro diventa “palenta”, o ancora il Camerlot, il Mer-
lot venduto in Romania. Prodotti caseari di pregio come
Monte Veronese e Piave sono imitati e ricercati, ma anche
i prosciutti dei Colli Euganei, il radicchio trevigiano, di
Chioggia o di Castelfranco, per non parlare del “Prisecco” in
Germania e del “Frizzante italiano” austriaco. Insomma, i
349 prodotti rappresentativi della regione sono ambitis-
simi in Usa e Australia, ma adesso anche in Cina e in India.
E quando non si riesce a importali, si falsificano».
Secondo i risultati della prima relazione sulla con-traffazione e pirateria nell’agroalimentare elaboratadalla Commissione parlamentare d’inchiesta, per ef-fetto della falsificazione vengono sottratti all’agroali-mentare nazionale 164 milioni di euro al giorno. Qualè l’impegno di Coldiretti nella tutela delle tipicità e leeccellenze venete? «Secondo l’analisi di Coldiretti per giungere a un pareggio
↗ Giorgio Piazza,presidente
Coldiretti Veneto
114 APRILE 2013NORD EST SVILUPPO
della banca commerciale a importazioni invariate, sa-
rebbe sufficiente recuperare quote di mercato estero per
un controvalore economico pari al 6,5 per cento dell’at-
tuale volume d’affari del cosiddetto “italian sounding”. Per
questo Coldiretti valuta con interesse e grande favore
tutte le strategie, come il modello di collaborazione inte-
ristituzionale che si sta sperimentando a Padova e in Ve-
neto, che consentono di contrastare la contraffazione
agroalimentare e di limitare il peso delle agromafie nel
settore primario e nella bilancia commerciale italiana».
Secondo un’indagine Coldiretti/Swg le frodi a ta-vola sono le più temute da sei italiani su dieci.Come tutelare i consumatori dai rischi che corronoper la loro salute?«Il nostro progetto per una filiera agricola tutta italiana sta
trovando concretezza, grazie al crescente successo delle
iniziative di vendita diretta e filiera corta di Campagna
amica. L’iniziativa mira alla competitività e a un nuovo pro-
tagonismo delle imprese agricole e si fonda sulla valorizza-
zione della distintività, esclusività e unicità del nostro
territorio e del nostro cibo. L’Italia è chiamata a svolgere
un ruolo d’apripista a livello comunitario per la leadership
conquistata nella qualità e sicurezza alimentare delle pro-
duzioni. Una maggiore sensibilità europea sui temi della
sicurezza e il via libera all’etichettatura obbligatoria per
tutti i prodotti agroalimentari sono ragioni valide per non
cedere alle pressioni delle lobby interessate, sostenere e ap-
plicare la legge nazionale, che è stata formulata nel pieno
rispetto della normativa Ue. Oggi più che mai la nostra
legge nazionale rappresenta un punto a favore della civiltà
e della democrazia, ma anche un chiaro monito all’Ue:
quando forze sociali, consumatori e cittadini fanno squa-
dra è possibile far vincere la gente e se è in gioco la salute
e la sicurezza di ciò che mangiamo si deve agire subito».
Prima delle elezioni ha dichiarato che per la primavolta ha trovato attenzione all’agricoltura nei pro-grammi dei diversi partiti. Tra i dieci punti del docu-mento presentato da “L’Italia che vogliamo”, c’èspazio anche per la difesa del made in Italy?«Lo abbiamo chiesto al punto sei del nostro documento:
per accompagnare la crescita, abbiamo bisogno di
buona politica e ciò significa in primo luogo il ritorno a
funzioni di mediazione intelligente fra ceti e interessi
distinti e contrastanti ai fini di perseguire un più ampio
interesse di carattere generale, ciò che si definisce “bene
comune”. E per la nostra agricoltura chiediamo un im-
pegno speculare, a servizio di ciò che stiamo perse-
guendo con il nostro agire quotidiano: la verità, per
garantire trasparenza ai cittadini consumatori e met-
terli in condizione di conoscere ciò che va sulle loro ta-
vole, la giustizia, per contrastare le posizioni di rendita
e ridistribuire il valore aggiunto a vantaggio di chi lo
produce, la legalità, per impedire i fenomeni che minac-
ciano il valore del marchio Italia». \\\\\
IL PROGETTO PER UNA FILIERA AGRICOLATUTTA ITALIANA STA TROVANDO CONCRETEZZA,GRAZIE AL SUCCESSO DI CAMPAGNA AMICA
APRILE 2013 115NORD EST SVILUPPO
La contraffazione rappresenta un fenomeno in
costante ascesa e in Veneto sta dilagando con
una diffusione che, nelle vendite di calzature e
articoli di abbigliamento, supera in molte aree
la percentuale del 20 per cento. I settori del
commercio veneto a essere più aggrediti ri-
mangono quelli del lusso e delle griffe, ma anche il com-
parto alimentare «complice – commenta il presidente di
Confcommercio Veneto, Massimo Zanon – la diffusione di
venditori abusivi senza scrupoli che non attuano sulla
merce venduta i doverosi e scrupolosi controlli stabiliti
dalle normative vigenti». Le più difficili da monitorare sono
poi le vendite online, che contribuiscono fortemente a
danneggiare le attività economiche “sane”.
Lei come giudica la strategia repressiva e di contra-sto delle associazioni di categoria e delle forze dell’or-dine contro la contraffazione?«Si tratta di una considerazione di buon senso: una legisla-
zione imprecisa e poco severa ha permesso che proliferas-
sero indisturbati anche sul nostro territorio episodi illeciti
di contraffazione e abusivismo. Bisogna però riconoscere
l’impegno costante di contrasto dimostrato dalla prefet-
tura, per debellare un fenomeno che noi da sempre cer-
chiamo di denunciare con forza e determinazione. Anche
considerate le tante difficoltà in cui versa chi fa impresa
oggi, le mille tasse e cavilli burocratici che deve fronteg-
giare, la lotta alla contraffazione risulta prioritaria per tutti
quegli imprenditori onesti che non sono più disponibili a
tollerare tutte le forme scorrette di commercio e vendita».
Come si è proceduto nella battaglia contro i fal-sari delle licenze di commercio e quanti sono statii casi in regione?«Il Veneto ha visto coinvolte oltre 500 aziende. La nostra
organizzazione, anche a difesa dei propri associati, ha la-
vorato in stretta sinergia con le forze dell’ordine per moni-
torare eventuali anomalie e far emergere ulteriori casi di
concorrenza sleale». \\\\\
CONTRAFFAZIONE MASSIMO ZANON
↓ Massimo Zanon,presidente diConfcommercio Veneto
DALLA PARTEDELLA LEGALITÀAnche se molto è stato fatto, non si può abbassarela guardia nella lotta alla contraffazione.Il punto del presidente di Confcommercio Veneto,Massimo Zanon - Renata Gualtieri
118 APRILE 2013NORD EST SVILUPPO
IL NORD EST SCEGLIEIL MODELLOGIAPPONESEIl sistema Toyota e i suoi sviluppi,un modello organizzativo che puntaal miglioramento di qualsiasi impresa.Gianni Dal Pozzo ne illustra le possibilitàdi applicazione
CONSULENZA CONSIDI
APRILE 2013 119NORD EST SVILUPPO
Quanto dista il Giappone dal Nord Est
italiano? Meno di quanto si pensi, se si
considerano esigenze e nuove sfide che
l’imprenditoria a livello globale è chia-
mata ad affrontare. Per questo motivo
i modelli organizzativi studiati “all’altro
capo del mondo” possono rappresen-
tare una preziosa risorsa per qualsiasi Pmi italiana. Il mo-
dello in questione, che riafferma una volta di più le scarse
dimensioni del villaggio globale, non è una novità per gli
imprenditori e manager di tutto il mondo, eppure «il To-
yota Production System, che si traduce nel “lean thinking”,
rimane tuttora un esempio organizzativo efficace, diffuso
e scelto da molti imprenditori nel Nord Est, anche, e so-
prattutto, per affrontare scelte e decisioni che la crisi sta
imponendo». A parlare è Gianni Dal Pozzo, amministratore
delegato di Considi, società di consulenza di sistemi dire-
zionali, tra le prime in Italia a vedere nel “pensiero snello”,
la formula più efficace e adatta al tessuto economico no-
strano. «Nonostante la distanza tra il contesto italiano e
quello nipponico – continua Dal Pozzo – vedo molte cose
in comune. Nel Veneto contadino, la lotta agli sprechi è
stata un propulsore di crescita per il nostro territorio: va re-
cuperato e reso “metodo”. Un altro importante aspetto in
comune sta nel valore che diamo al “saper fare bene” una
cosa e “volerla perpetrare nel tempo”, che in termini azien-
dali si traduce in cura dei processi, attenzione costante al-
l’innovazione di prodotto, tenacia nel puntare alla
leadership di competenza. Non un semplice lavoro ma il
mestiere di progettare e produrre».
Quali sono i principi basilari del “pensiero snello”?«I punti fondamentali del Tps sono: la centralità del cliente,
da cui derivano tutte le azioni di miglioramento, la sempli-
ficazione dei prodotti e dei processi, attraverso la ricerca e
l’abbattimento degli sprechi, e il coinvolgimento di tutte le
maestranze nella ricerca della perfezione. Da qui si rica-
vano i cinque principi della Lean: l'identificazione del va-
lore (Value), identificare il flusso (Value Stream), far
scorrere il flusso (Flow), produzione tesa (Pull) e la ricerca
della perfezione (Peferction)».
Come avete tradotto nella vostra attività il modellocui vi ispirate?«Il nostro primo obiettivo è quello di aiutare le aziende ad
aumentare la competitività. E lo facciamo basandoci su un
modello al tempo stesso consolidato e innovativo i cui
principi rappresentano una guida e una chiave di lettura
per tutti i progetti di miglioramento, siano essi relativi a
processi operativi o di supporto. I risultati di chi applica
questo modello organizzativo, infatti, sono sorprendenti.
-30%Costi Secondo i dati della Considi, è la riduzionedegli sprechi che l’applicazione del “pensierosnello” può raggiungere
-50%Tempi di risposta L’abbattimento della lunghezza del periododi attesa medio da parte dei clienti, cui il ToyotaProduction System tende
↑ Gianni Dal Pozzo, amministratoredelegato della Considi con sede
a Grisignano di Zocco (VI)
www.considi.it
120 APRILE 2013NORD EST SVILUPPO
Si tratta di abbattimento dei costi di almeno il trenta per
cento, riduzione dei tempi medi di risposta al cliente al
cinquanta per cento, riduzione delle scorte fino al settanta
per cento».
Tutto questo nonostante la crisi?«Il Tps è un modello vincente sempre. La crisi mette di
fronte alla realtà del mercato: non si può più né sbagliare,
né dare per scontato nulla. Ma, come spiegano i giappo-
nesi, la parola “crisi” cela in sé il concetto di opportunità:
anche dalle grandi difficoltà possono nascere soluzioni
nuove. Cambiare spaventa chiunque, ma il Tps introduce
metodo che semplifica il cambiamento, lo rende funzio-
nale al miglioramento. Noi crediamo tanto nell’efficacia di
questo metodo che leghiamo parte del nostro compenso
ai risultati raggiunti».
Qual è la differenza tra il Toyota Production Systeme il Toyota Profit System? «Dal “sistema produttivo” si passa al “sistema di manage-
ment” a tutto tondo. Il Tps non è solo un modello produt-
tivo, ma un modello aziendale, completo. Propone una
nuova logica, che oggi potremmo chiamare Toyota Profit
System. Un Tps “2.0” per intenderci. Un sistema in cui si
punta alla valorizzazione delle competenze e alla respon-
sabilizzazione di ogni singolo ruolo aziendale chiamato a
migliorare l’intera azienda in prima persona. È un approc-
FILO DIRETTO
CON IL GIAPPONE
Non sono poche le imprese che in tutto il
mondo hanno adottato il sistema organizza-
tivo che fa capo al Toyota way, cioè a quel
“pensiero snello” nato cinquant’anni fa presso la nota
azienda giapponese. Ma per la Considi c’è un rap-
porto ben più profondo con il Toyota Production Sy-
stem. Suggellato anche dalla partnership siglata con
ToyotaMaterialHandling Italia. «Il nostro – spiega
l’amministratore delegato Gianni Dal Pozzo – è un
rapporto speciale che ci lusinga, perché siamo stati
scelti come unico partner italiano da Yoshihito Wa-
kamatsu, ultimo erede del Tps: lui è l’alfiere del si-
stema di produzione Toyota, ed è uno degli ultimi
discepoli diretti del fondatore Taiichi Ohno. Ha scelto
la partnership con noi perché siamo tra le poche so-
cietà di consulenza ad aver scelto l’aderenza ai prin-
cipi originali del Tps che negli anni e nel mondo è
stato reinterpretato anche troppo. Il Sensei Waka-
matsu, ci ha concesso i diritti d’autore in esclusiva a
livello europeo: una collana di sedici volumi edita da
Franco Angeli. Siamo già alla terza pubblicazione,
con oltre tremila copie vendute, a testimonianza
della sete di soluzioni efficaci».
↑ Il Presidente di ConsidiFabio Cappellozza (a destra) insieme
a Yoshihito Wakamatsu, l’ultimo erededel Toyota Production System
CONSULENZA CONSIDI
APRILE 2013 121NORD EST SVILUPPO
cio al lavoro diverso dal nostro, in cui la persona va for-
mata e valorizzata per le sue skills: è quello che i giappo-
nesi chiamano “hitozukuri”, ovvero l’arte di plasmare e
formare la persona».
Se dovesse fare un esempio concreto del vostro in-tervento? «Si prenda un progetto di Lean Transformation: questo
porta all’eliminazione degli sprechi e all’aumento del va-
lore non solo in “fabbrica” (Lean Production), ma lungo l’in-
tera catena logistica (Lean Supply chain), nei processi
d’innovazione e progettazione (Lean Design) e negli uffici
(Lean Office), sviluppando strumenti che garantiscono mi-
surabilità e concretezza dei risultati e crescita professio-
nale delle risorse coinvolte».
Quali nuovi strumenti mettete a disposizione dellavostra committenza?«Conosciamo e applichiamo quotidianamente tutte le me-
todologie messe a disposizione dal Tps: dal Jit – Just in
Time al Kanban, dallo Smed alle “5S” solo per citarne al-
cune, ma abbiamo studiato e messo a punto degli stru-
menti proprietari di analisi oggi ingegnerizzati e resi veri
e propri tool informatici. Abbiamo Proacta che permette il
monitoraggio delle prestazioni organizzative, Logos quelle
produttive e logistiche. Trovare soluzioni software, rapide
efficaci è un modo concreto e fattivo per avviare l’avvici-
namento all’applicazione Tps».
Quale ruolo riveste per voi la formazione? «Lungo tutto il percorso “lean” c’è una parte dedicata alla
formazione. Parliamo di cambiamento e miglioramento
continuo. Una macchina si può spostare sempre, abituare
un professionista a pensare e ragionare in modo nuovo è
un processo più lungo e delicato. Non a caso abbiamo av-
viato il progetto Leandustria in partnership con Forema,
società di formazione di Confindustria Padova, una tra le
più attive e innovative nel Nord Est. Lì la formazione espe-
rienziale nella parte Lean è stata affidata a noi. Si agisce
assieme alle aziende, sperimentando in modo diretto l’ef-
ficacia del Tps».
Quali le maggiori sfide che attendono la vostra so-cietà nei prossimi mesi?«La sfida del futuro si rivolge alle imprese che scommet-
tono nel nostro modello. Ma la vera sfida, per noi, sarà riu-
scire a parlare alle Pubbliche amministrazioni e al mondo
dei servizi che sono ancora distanti da una logica snella
ma ne hanno molto bisogno e potrebbero vedere la ridu-
zione degli sprechi abbattersi esponenzialmente per libe-
rare risorse e incrementare la qualità il servizio reso ai
cittadini». \\\\\ RF
IL LEAN THINKING ÈUN MODELLO EFFICACE,DIFFUSO E SCELTO DAMOLTI IMPRENDITORINEL NORD EST
122 APRILE 2013NORD EST SVILUPPO
CONSULENZA FEDERICO SIBILIA E AMERIGO ANTONUCCI
In una logica di sviluppo aziendale, sempre più ra-
ramente è possibile impostare il proprio progetto
in una dimensione solo nazionale. L’internaziona-
lizzazione, però, nasconde molte insidie, al di là
dei problemi più evidenti legati alla sfera commer-
ciale o al gap culturale, che rendono il ruolo del
commercialista e del consulente decisivo per la penetra-
zione nei mercati oltre confine. A patto che il singolo pro-
fessionista si prepari in modo adeguato alle nuove sfide
del mercato globale. Federico Sibilia e Amerigo Antonucci
dello studio Sibilia sono tra quelli che hanno colto l’op-
portunità. Attivi da trent’anni nella zona della Riviera del
Brenta, definiscono la loro attività un anello di congiun-
zione tra l’amministrazione finanziaria e il contribuente,
rivolgendosi soprattutto alle Pmi «ma anche a professio-
nisti e persone fisiche – precisa Antonucci –, con inizia-
tive a carattere internazionale dettate dalla
delocalizzazione».
Che tipo di supporto offrite alle aziende che hannointrapreso un modello di sviluppo orientato all’inter-nazionalizzazione?FEDERICO SIBILIA «La nostra attività prevede contatti e
rapporti di collaborazione con professionisti specializzati,
residenti nei paesi esteri, interessati dall’insediamento di
strutture operative sia industriali che commerciali, per
realizzare il progetto di sviluppo. Inoltre, ci occupiamo
degli aspetti amministrativi in Italia legati alle importa-
LE PMI VERSOLO SVILUPPO INTERNAZIONALEL’internazionalizzazione è una tendenzacon cui bisogna fare i “conti”. Il puntodi Federico Sibilia e Amerigo Antonucci
↑ In alto, il dottor Federico Sibilia.
↗ Nella pagina accanto,il dottor Amerigo Antonucci,titolari dello studio Sibiliacon sede a Dolo (VE)
[email protected]@sibant.com
APRILE 2013 123NORD EST SVILUPPO
zioni ed esportazioni dei beni oggetto di lavorazione e
dei servizi».
Quali sono i bisogni attuali più stringenti delleaziende, quelli più frequenti, e che tipo di soluzioneadottate per risolverli? AMERIGO ANTONUCCI «Il problema attuale sta nella scarsa
competitività delle aziende italiane, per effetto della con-
correnza sia con i paesi europei che con i paesi emer-
genti, dell’eccessivo peso degli oneri fiscali e contributivi
e della difficoltà di accesso al credito bancario e finanzia-
rio. A riguardo sono indispensabili la redazione dei “bud-
get”, dei “business plan”, dei “tax planning” e rendiconti
finanziari».
Che ruolo gioca l’aggiornamento continuo e in chemodo è possibile sostenerne il passo in modo effi-cace?A.A. «Attraverso la formazione e l’aggiornamento profes-
sionale, certe sfide impossibili diventano accessibili, e la-
vorando insieme alle aziende si possono comunque
ottenere risultati soddisfacenti. L’importante è saper ri-
spondere all’evoluzione normativa, applicando le compe-
tenze acquisite negli anni, ma soprattutto innovarsi per
stare al passo con i tempi. Come per l’aggiornamento del
software, un professionista deve trovare soluzioni nuove,
immediate e diverse».
Che tipo di struttura avete adottato per il vostrostudio?F.S. «Non è più pensabile puntare a una specializzazione
che non preveda un servizio completo. Nel nostro caso,
per esempio, ognuno si occupa di alcune specifiche ma-
terie con un coordinamento per le pratiche più com-
plesse e importanti Lo studio è dotato di una struttura
operativa integrata da valide collaboratrici, che rispon-
dono alle richieste in campo amministrativo e contabile».
Qual è stata la lezione più importante che la vo-stra categoria ha dovuto trarre dalla crisi che stiamovivendo?F.S. «L’aggiornamento professionale è un elemento essen-
ziale per dare risposte puntuali e convincenti. Ma, per
quanto ci riguarda, lo sviluppo che il nostro studio ha re-
gistrato è anche dovuto all’assistenza ad aziende presenti
sui nuovi mercati, con un’offerta ad alta tecnologia e pro-
getti a tutela dell’ambiente». \\\\\ LV
ATTRAVERSOL’AGGIORNAMENTOPROFESSIONALE,CERTE SFIDE IMPOSSIBILIDIVENTANO ACCESSIBILI
APRILE 2013 133NORD EST SVILUPPO
CREDITO & IMPRESE
La crescita della raccolta diretta sul 2011,tra depositi e obbligazioni, registrata
dalle banche italiane nel 2012
+7,5%
La contrazione dei finanziamenti erogatidalle banche alle imprese del Nordest tra giugno
2011 e giugno 2012. Peggio della media, FriuliVenezia Giulia (-4%) e Veneto (-3,9%).
-3,1%
Accesso al credito e forma-zione finanziaria.Aspetti necessari per ripri-stinare, da un lato, il giu-sto rapporto tra clienti ebanche e, dall'altro, quellotra risparmiatori e stru-menti finanziari.E per sostenere l'economiareale, nel Nordest istitu-zioni e sistema bancariostringono accordi
• FONTE: ELABORAZIONE ISTITUTO G. TAGLIACARNE SU DATI BANCA D’ITALIA
CREDITO,STRUMENTIE OPPORTUNITÀ
138 APRILE 2013NORD EST SVILUPPO
AGEVOLATORIIN CHIAVE EXPORT Potenziare il dialogo tra banca e aziende. L’impegno diIntesa Sanpaolo nelle parole del direttore generale dell’areanord-est, Eliano Omar Lodesani - Francesca Druidi
In un clima di generale tensione e di forte instabi-
lità economica, le banche sono particolarmente
sollecitate sul fonte dell’erogazione del credito.
Eliano Omar Lodesani, direttore in Veneto, Friuli
Venezia Giulia e Trentino Alto Adige di Intesa San-
paolo (che in Veneto controlla Cassa di risparmio
del Veneto e Cassa di risparmio di Venezia), commenta
l’attuale situazione del mercato del credito.
Quale sarà l’andamento in termini di qualità delleerogazioni?«La situazione del mercato del credito è in contrazione e
probabilmente, visti gli scenari economici, continuerà
purtroppo ancora a esserlo. In termini di qualità, cito un
recentissimo dato della Banca d’Italia sulle sofferenze, il
cui tasso di crescita negli ultimi 12 mesi è stato del 17,5
per cento rispetto al 16,6 per cento del mese precedente.
Anche sul versante della qualità, quindi, non si vedono al
momento miglioramenti. Questi dati ovviamente sono
delle medie. Se focalizziamo l’attenzione sui singoli ter-
ritori e sulle caratteristiche delle aziende che vi operano,
osserviamo differenze significative con alcune eccellenze
positive. In particolare, notiamo che le imprese che si
stanno internazionalizzando e puntano sulla continua
innovazione, registrano delle performance positive».
CREDITO & IMPRESE
↑ Eliano Omar Lodesani,direttore di Intesa Sanpaoloin Veneto, Friuli Venezia Giuliae Trentino Alto Adige
APRILE 2013 139NORD EST SVILUPPO
Risulta ancora debole la domanda di credito delleimprese. Quali sono le attuali esigenze e le prioritàdelle realtà produttive?«In questo momento così difficile ci sono anche oppor-
tunità. Le priorità delle nostre imprese riguardano
soprattutto la riorganizzazione, distribuzione, interna-
zionalizzazione e il mercato. L’aspetto finanziario è
spesso una conseguenza di queste scelte. Oggi il nostro
ruolo non è solo quello di essere finanziatori, ma anche
di agevolatori, ad esempio come aiuto nei processi
d’internazionalizzazione, vista la nostra esperienza in
moltissimi mercati esteri. Proprio in Veneto ha sede il
nostro servizio internazionalizzazione imprese per favo-
rire e stimolare sempre di più l’accesso ai mercati esteri
delle aziende, in particolare le piccole e medie che rap-
presentano la maggior parte delle aziende italiane, e
venete in particolare. Al suo interno, ci sono cinque
desk geografici specialistici (Cina, Americhe, Asia, Euro-
Med-Africa, Est Europa) attivi nella pianificazione e
nella realizzazione di un investimento diretto all’estero,
oltre che nella gestione delle controllate oltre confine. A
oggi sono stati siglati numerosi accordi di collabora-
zione con associazioni di categoria, consorzi export,
camere di commercio e le loro aziende speciali per
l’internazionalizzazione, università e altri organismi isti-
tuzionali».
In che modo Intesa Sanpaolo intende sostenereconcretamente l’economia del territorio?«Noi siamo tra le più importanti banche del territorio,
se non la più importante. Viviamo nel territorio, con il
VIVIAMO NEL TERRITORIO,CON IL TERRITORIO E PER IL TERRITORIO
140 APRILE 2013NORD EST SVILUPPO
territorio e per il territorio. Siamo parte dell’economia
delle nostre terre. Senza economia produttiva, senza i
nostri clienti non potremmo esistere. È per noi vitale
rimanere al fianco dei nostri clienti. Così come è fon-
damentale fare sistema tutti insieme. Le logiche di
accuse incrociate non portano a nulla. Nessuno pensi
di potersi salvare da solo: banche, imprese, governo ed
enti pubblici e famiglie in questo momento sono tutti
chiamati a fare la loro parte, sia di sacrifici sia di con-
tributi alla ripresa della crescita. Noi siamo impegnati
con tutte le nostre forze a compiere la nostra. Solo
insieme, prendendosi ognuno le proprie responsabilità,
possiamo creare il nostro futuro».
Come si può migliorare la comunicazione, e ingenerale, il rapporto tra banche e imprese? Come
valuta la proposta dell’ordine dei commercialisti delTriveneto e di Confindustria di elaborare un criteriodi valutazione delle pmi che possa aiutare le aziendenel rapporto con le banche?«Con la costruzione di linguaggi comuni e basando i rap-
porti sulla reciproca trasparenza. Ben vengano, quindi,
iniziative tese a condividere le logiche di valutazione
delle imprese. Oggi più che mai è importante consolidare
e rafforzare il dialogo tra banca e impresa: la prima ha
bisogno di conoscere più a fondo la seconda e, nel con-
tempo, l’azienda ha la necessità di conoscere e capire i
meccanismi attraverso cui la banca valuta il suo merito
creditizio. Il nostro Gruppo sta lavorando da tempo per
favorire questo dialogo. Il recente accordo firmato con le
pmi aderenti a Confindustria punta proprio a rafforzare
il rapporto tra banca e impresa, valorizzando la creatività
e la determinazione che contraddistinguono la nostra
piccola impresa. Il dialogo, che è il tratto distintivo di
questi accordi con l’associazione degli industriali, è fon-
damentale per conoscere e approfondire difficoltà e
potenziale delle imprese». \\\\\
LE IMPRESE CHE SI STANNOINTERNAZIONALIZZANDOREGISTRANO PERFORMANCE POSITIVE
APRILE 2013 141NORD EST SVILUPPO
PIÙ DIALOGOTRA BANCA E IMPRESAL’economia del territorio richiede sostegno alle istituzioni.Veneto Banca ha siglato accordi che vanno in questadirezione. Lo spiega l’amministratore delegatoVincenzo Consoli - Francesca Druidi
Il credito all’economia è in flessione. Gli ultimi dati
di Banca d’Italia, calcolati a fine novembre, confer-
mano anche per il Veneto un andamento negativo
per gli impieghi alle imprese e un trend discenden-
te per i prestiti alle famiglie. In questo scenario di ge-
nerale contrazione, Il Gruppo Veneto Banca ha ope-
rato, nel corso del 2012, in controtendenza rispetto a que-
sti numeri. Ha, infatti, erogato finanziamenti per più di 27
miliardi di euro, segnando l’1 per cento in più rispetto alla
fine del 2011. Ulteriori note positive per il gruppo provengo-
no da un utile netto consolidato di 87 milioni di euro nei pri-
mi nove mesi del 2012, da una crescita della clientela pari al
4 per cento e dall’acquisizione di 20mila nuovi soci. L’istituto,
che punta al traguardo dei 100mila soci entro tre anni, ha
inoltre registrato, sempre per quanto riguarda i primi nove
mesi del 2012, una raccolta diretta in aumento del 2,3 per cen-
to e una raccolta indiretta del 4,7 per cento. Le sofferenze re-
stano al di sotto della media nazionale. Nei prossimi mesi
Veneto Banca sarà impegnata in diverse operazioni, tra cui
l’annessione di CariFabriano, ma un altro obiettivo centra-
CREDITO & IMPRESE
↑ Vincenzo Consoli,amministratore delegatodi Veneto Banca
142 APRILE 2013NORD EST SVILUPPO
CREDITO & IMPRESE
le a breve termine, come rileva l’amministratore delegato Vin-
cenzo Consoli, consisterà nel sostenere l’economia e i rispar-
miatori, famiglie e imprese.
In un contesto decisamente critico, Veneto Banca se-gnala numeri incoraggianti. Come si sono raggiunti que-sti risultati?«Confermo che Veneto Banca è andata in controtendenza
rispetto al sistema bancario nazionale, continuando ad au-
mentare gli impieghi. Siamo una banca popolare e il ser-
vizio al territorio è nel nostro Dna. In un contesto econo-
mico molto difficile, ci siamo impegnati fortemente per so-
stenere famiglie e piccole e medie imprese. Abbiamo potu-
to farlo perché la nostra è una realtà solida che, anche in
questa fase, gode della fiducia di soci e clienti. Ne è con-
ferma il recente successo del collocamento del nostro pre-
stito obbligazionario convertibile, per il quale abbiamo avu-
to molte più richieste dell’importo disponibile. Tutte le ban-
che soffrono per il deterioramento della qualità del credi-
to, che deriva dalla congiuntura economica negativa. Noi
stiamo gestendo la situazione con la massima serenità e
abbiamo i mezzi necessari per continuare sulla strada in-
trapresa: eroghiamo gli impieghi, avvalendoci della nostra
profonda conoscenza del tessuto economico-produttivo del-
le aree dove operiamo».
Adottando quali parametri?«Quando valutiamo il merito creditizio, prendiamo in
considerazione tanti elementi, non solo i bilanci e i rating
a questi legati. Per capire le pmi non basta leggere i bilan-
ci: è necessario conoscere gli imprenditori, il management
e il contesto nel quale operano. Ed è indispensabile dialo-
gare, visitare gli impianti, osservare come si produce, “an-
nusare” il clima dell’azienda. È quello che facciamo da sem-
pre, cercando di capire quali tra tante aziende, comprese
quelle che soffrono, meritano la nostra fiducia in una pro-
spettiva di breve oltre che di medio periodo. I risultati con-
tinuano a confermare la validità del nostro approccio».
Come definirebbe l’attuale situazione del mercato delcredito in Veneto? E quale sarà a suo avvisol’andamento nei prossimi mesi in termini di qualità delcredito ed erogazioni a famiglie e imprese?«Anche il Veneto è in difficoltà: purtroppo la qualità del cre-
dito continua a peggiorare e le richieste di finanziamento
sono ormai quasi unicamente finalizzate al pagamento del-
le tasse e alla ristrutturazione di debiti, non a nuovi inve-
stimenti. Fortunatamente, però, non mancano le imprese
che hanno saputo far fronte alla crisi, puntando per tem-
po sull’innovazione di processo e di prodotto e sull’interna-
zionalizzazione. E non mancano gli imprenditori di carat-
APRILE 2013 143NORD EST SVILUPPO
tere, capaci di affrontare nuove sfide. Per il futuro, non ho
la sfera di cristallo e non so prevedere quando potremo con-
tare su una vera ripresa. Posso però affermare con sicurez-
za che Veneto Banca si è spesa e si sta spendendo con co-
raggio per i propri clienti ed è pronta ad accompagnarli fuo-
ri dalla crisi».
In quali iniziative siete coinvolti, di concerto con glialtri attori economici e istituzionali, per facilitarel’accesso al credito delle pmi?«Collaboriamo da sempre con tutti gli attori economici e
istituzionali dei nostri territori. Dall’inizio della crisi, abbia-
mo lavorato a stretto contatto con le associazioni di cate-
goria e con i consorzi di garanzia, concludendo numerosi
accordi. Gli ultimi tre li abbiamo firmati da poche settima-
ne. Il primo con Confindustria Vicenza, mettendo a dispo-
sizione un plafond di finanziamenti da 50 milioni di euro
per gli associati; il secondo con Ascom, Cna e Confartigia-
nato della provincia di Treviso, riservando ai loro iscritti al-
tri 50 milioni di euro; il terzo con Unindustria Treviso, rin-
novando un plafond da 30 milioni di euro già messo a di-
sposizione delle imprese associate qualche mese fa. In tut-
ti e tre i casi, abbiamo concordato i criteri di valutazione
con le associazioni e ci siamo impegnati a garantire tassi
altamente concorrenziali e tempi di risposta davvero mol-
to rapidi. Si tratta di iniziative concrete e molto efficaci, per-
ché nascono da un dialogo costruttivo tra banca e rappre-
sentanti delle pmi».
Come valuta la proposta dell’ordine dei commercia-listi e di Confindustria di elaborare un criterio di valu-tazione delle pmi che possa agevolarle nel rapporto conle banche?«A volte può sembrare che quello tra banche e imprese sia
un dialogo tra sordi, nel quale ciascuno porta avanti solo
le proprie esigenze, senza voler comprendere quelle della con-
troparte. Valuto, quindi, molto positivamente tutto quan-
to possa garantire la trasparenza reciproca tra banca e clien-
te. Molti degli accordi che abbiamo già firmato con tante
associazioni di categoria vanno proprio in questa direzio-
ne. Senza trasparenza, non ci può essere fiducia e il credi-
to, pensiamo all’etimo stesso della parola, si basa proprio
sulla fiducia». \\\\\
PER CAPIRE LE PMINON BASTA LEGGEREI BILANCI: È NECESSARIOCONOSCERE GLIIMPRENDITORI
CREDITO & IMPRESE
L’EVOLUZIONEDEL RISPARMIOAnalizzare la situazione economica è il primo passo per ponderare il rischiodi un investimento. Antonio Scardaccio spiegal’importanza di una preparazione finanziariaadeguata - Nicolò Mulas Marcello
Per mettere da parte i risparmi, si sa, oc-
corre disporre di una differenza positiva
tra entrate e uscite. Poco conta avere
l’indole del risparmio, che da sempre ca-
ratterizza gli italiani, senza questa con-
dizione. E, in tempi di crisi perdurante
come quella attuale, sono sempre meno coloro che pos-
sono permettersi di risparmiare, in particolare i gio-
vani che devono fare i conti con stipendi più bassi e
costi crescenti, oltretutto a fronte di minori consumi.
«Le rilevazioni degli ultimi anni – spiega Antonio Scar-
daccio, presidente di Friuladria – dimostrano come il
fenomeno sia in costante crescita e, sia pure in termini
ridotti, riguardi ormai anche le famiglie meno giovani
che hanno iniziato a intaccare i loro risparmi per far
fronte alle necessità correnti. Un indicatore importante
di questa situazione è rappresentato dal crollo delle do-
mande di mutuo per l’acquisto della prima casa, oltre-
ché dal crescente numero di famiglie che vivono in
abitazione d’affitto».
Conoscere i possibili risvolti delle operazioni fi-nanziarie renderebbe più semplice il rapporto tra
144 APRILE 2013NORD EST SVILUPPO
banca e risparmiatori?«Come in tutti i campi, conoscere aiuta a capire e per-
tanto una maggiore consapevolezza renderebbe meno
conflittuale il rapporto banca-cliente caratterizzato
sempre più, col protrarsi della crisi, da un giudizio ne-
gativo ingiustamente generalizzato nei confronti del-
l’intero sistema bancario. Tale generalizzazione
comporta che anche banche come la nostra, che ha
come scopo fondamentale anche quello di favorire lo
sviluppo economico-sociale del territorio in cui opera,
vengano accomunate in un giudizio che niente ha a
che vedere con la realtà dei fatti. Una migliore cono-
scenza dei temi finanziari metterebbe nella condizione
di capire meglio le differenze tra le varie offerte e
quindi favorire una maggiore concorrenza a tutto van-
taggio degli stessi consumatori».
Da parte delle banche il rapporto di fiducia con iclienti è sempre solido?«Un bene importante come il risparmio non può prescin-
dere da questo presupposto. Da parte della banca tale rap-
porto si basa su un’approfondita conoscenza del cliente
particolarmente in termini di età, di capacità di risparmio,
di orizzonte temporale dell’investimento, di propensione
al rischio, il tutto accompagnato da un ventaglio di stru-
menti finanziari tra cui scegliere quelli più adatti alla spe-
cifica esigenza del cliente. Non si tratta quindi di adattarsi
APRILE 2013 145NORD EST SVILUPPO
Non sempre i consumatori sono consapevoli dei ri-
schi finanziari che portano certi tipi di investi-
menti. In mancanza di una diffusa cultura fi-
nanziaria nel nostro paese, le banche dovrebbero informare
i propri clienti in maniera approfondita rispetto ai rischi
che si possono correre effettuando questo tipo di opera-
zioni. «Il nostro istituto – spiega Andrea Stedile, presidente
di Banca di Cividale – si è sempre astenuto dal proporre
alla clientela prodotti ad alto rischio o eccessivamente sofi-
sticati, evitando così quegli effetti negativi sul risparmio
provocati dalla cosiddetta finanza creativa».
Gli italiani sono sempre stati un popolo di rispar-
miatori. È ancora così?
«Certamente, anche se la capacità di risparmio in un mo-
mento di crisi come l’attuale subisce una sensibile contra-
zione. I dati nazionali relativi alla raccolta diretta segna-
lano, però, un indice confortante: lo scorso novembre il
sistema ha registrato, tra depositi e obbligazioni, una cre-
scita annua del 7,5%. In Friuli Venezia Giulia, terra a forte
tradizione di risparmio, la nostra banca ha accertato una
crescita dei depositi della clientela del 14,6%, praticamente
EVITARE RISCHIÈ UNA PRIORITÀIL GOVERNO PROPONEUN’EDUCAZIONE FINANZIARIANELLE SCUOLE MA ESISTONOGIÀ INIZIATIVE PER I GIOVANI.ANDREA STEDILE ILLUSTRA QUELLEDEL FRIULI VENEZIA GIULIA
← Antonio Scardaccio,presidente di Friuladria
↑ Andrea Stedile, presidentedella Banca di Cividale
146 APRILE 2013NORD EST SVILUPPO
CREDITO & IMPRESE
alla crisi o meno ma di analizzare in maniera competente
la situazione specifica e la propensione al rischio del ri-
sparmiatore per ritagliare a suo vantaggio la migliore allo-
cazione del suo risparmio lasciando peraltro totale libertà
di decisione finale al cliente stesso. Naturalmente per fare
questo, la banca deve possedere capacità distintive che la
qualifichino agli occhi del risparmiatore, di cui le princi-
pali sono la preparazione e correttezza dei suoi operatori
e la capacità di offrire quanto di meglio è disponibile sul
mercato».
Parliamo dell’educazione finanziaria nelle scuole.Cosa occorre fare secondo lei?«Esiste al riguardo ed è operativo dall’anno scolastico 2008-
2009 un progetto del Ministero dell’Istruzione e della
Banca d’Italia intitolato “Educazione finanziaria nelle
scuole”, che è andato progressivamente estendendosi sino
a coinvolgere, nello scorso anno scolastico, 1.152 classi e
circa 23.000 studenti di scuole primarie e secondarie di
primo e di secondo grado. La presenza della Banca d’Italia
in un progetto che riguarda la materia finanziaria è garan-
zia di competenza per un corretto sviluppo del pro-
gramma. Inoltre l’autorevole favore ministeriale per la
prosecuzione di questa iniziativa è conferma della positi-
vità di questi primi tre anni di attuazione. In tale ambito
ricordo, peraltro, anche l’iniziativa Abi promossa dal con-
sorzio Patti chiari che ha visto fin dall’inizio un forte coin-
volgimento del Gruppo Cariparma Crédit Agricole, di cui
facciamo parte. A questo punto occorre passare con deci-
sione alla fase di introduzione del programma in tutte le
classi previste, facendolo diventare materia ordinaria di
studio come tutte le altre». \\\\\
doppia. In una fase di forte incertezza circa l’andamento
economico complessivo, i risparmiatori - lo vediamo nella
nostra banca - preferiscono restare liquidi e si orientano
verso prodotti maggiormente remunerativi come i conti di
deposito».
Le banche diffondono una corretta educazione finan-
ziaria?
«Le banche hanno una forte responsabilità nella forma-
zione dell’utenza sulle tematiche finanziarie. Il nostro isti-
tuto si è sempre astenuto dal proporre alla clientela prodotti
eccessivamente sofisticati, evitando così i rischi della fi-
nanza creativa. Inoltre, abbiamo provveduto a elevare il li-
vello di preparazione professionali dei nostri gestori, 12 dei
quali hanno conseguito recentemente la certificazione Efa
(European finacial association)».
Cosa occorre fare per evitare che i risparmiatori inve-
stano i propri soldi in maniera rischiosa?
«Innanzitutto occorre partire dal singolo cliente, offrendo
il più possibile un servizio personalizzato come stanno fa-
cendo da sempre molte banche territoriali come la nostra.
Suggerire investimenti cautelativi, come time deposit o ti-
toli di Stato italiano a breve termine, in questa fase con-
giunturale così critica è la cosa migliore da fare. Anche con
strumenti di investimento così semplici il risparmiatore ha
ottenuto buone soddisfazioni nel 2012. L’attenzione alla
formazione finanziaria della nostra clientela è confermata
anche dai convegni annuali che organizziamo da 5 anni in-
vitando esperti internazionali a confrontarsi con i clienti».
Dal governo è partita l’idea di introdurre nelle scuole
l’educazione finanziaria. A livello locale ci sono inizia-
tive di questo tipo?
«Il ministro Profumo ha perfettamente ragione.
L’educazione finanziaria dovrebbe coinvolgere il mondo
della scuola. Ne siamo così convinti che da sette anni pro-
poniamo in Friuli Venezia Giulia la Giornata mondiale del
risparmio, che coinvolge migliaia di alunni delle scuole
primarie. Inoltre, per gli studenti universitari e delle medie
superiori organizziamo periodicamente stage di forma-
zione nel nostro istituto. Si tratta comunque di una goccia
nel mare, poiché l’alfabetizzazione finanziaria è un’esi-
genza imprescindibile se vogliamo formare cittadini consa-
pevoli della valenza del risparmio, un valore tutelato dalla
stessa Costituzione e, in tempi di crisi, preziosa materia
prima». - NMM
148 APRILE 2013NORD EST SVILUPPO
UN AUTODROMOE UNA RISORSA PER IL TERRITORIOL’Adria International Raceway rappresentaper il Triveneto non solo un impianto motoristicoma anche un polo multifunzionale,teatro di varie iniziative
↑ Alcune immaginidi eventi e gare presso
l’Autodromo di Adria
www.adriaraceway.com
ADRIA INTERNATIONAL RACEWAY MARIO ALTOÈ
APRILE 2013 149NORD EST SVILUPPO
Ènoto l’impatto che i luoghi di aggregazione
sociale possono avere sul territorio, dal punto
di vista dell’arricchimento sia culturale che
economico. Dal 2002, l’Adria International Ra-
ceway, fondato da un gruppo di imprenditori
veneti che hanno voluto creare nella loro re-
gione un impianto motoristico completo e al tempo stesso
un polo multifunzionale, conta ogni anno oltre 350 giorni
di attività ospitando regolarmente manifestazioni auto-
mobilistiche e motoristiche a carattere nazionale.
«L’Adria International Raceway ha già ospitato diversi
eventi di interesse internazionale come il DTM e il Fia Gt–
afferma Mario Altoè, direttore dell’autodromo –. Nel 2013,
inoltre, torneranno a rombare i motori della Superstars In-
ternational Series che si terrà in ottobre».
Non solo gare: è possibile accedere al tracciato anche con
la propria auto o moto nei giorni dedicati alle prove libere,
inoltre l’autodromo offre anche soluzioni per imparare a
guidare bene e in sicurezza grazie alle iniziative denomi-
nate “FormulAdria” che permettono, a chiunque ne abbia
interesse, di imparare tecniche di guida con corsi teorici e
successivamente con prove pratiche utilizzando auto
messe a disposizione dalla struttura in modalità crescente,
fino ad arrivare all’ebbrezza di guidare la Ferrari. «L’inizia-
tiva “FormulAdria” – spiega Mario Altoè – sta riscuotendo
un grande successo. È un cofanetto che si può anche rega-
lare e che permette di guidare una “supercar” all’interno
dell’autodromo, affiancati da un istruttore durante tutta
la durata del test».
Grazie alle soluzioni avveniristiche che permettono la mas-
sima versatilità di utilizzo, l’autodromo ospita anche
eventi non legati al mondo dell’auto e delle moto, quali
fiere espositive, congressi e convention. «Il fiore all’oc-
chiello dell’Adria Raceway è senza dubbio il “Paddock Co-
perto” che contraddistingue il circuito a livello
internazionale: una struttura in acciaio e vetro, con un
arco a campata unica di 50 metri che domina l’intero pad-
dock nella zona della palazzina-box; in questa area di 8.000
mq si possono disporre i camion e i motorhome per le gare
motoristiche, ma è anche possibile allestire immense sale
meeting, organizzare concerti, fiere espositive, manifesta-
zioni sportive ed eventi vari».
Moto e auto restano comunque il fulcro delle attività:
anche quest’anno il calendario è nutrito di eventi sportivi
e l’Autodromo di Adria studia il mercato e propone nuove
idee per il futuro. In fase di analisi ci sono infatti alcuni
progetti interessanti, tre dei quali sono in fase di realizza-
zione: un’Academy per piloti, e due campionati propedeu-
tici per giovani piloti, uno di auto e uno di moto.
«L’Academy – spiega Flavia Ghirardon – sarà una vera e pro-
pria scuola che godrà delle strutture dell’autodromo per
creare un percorso formativo per i giovani piloti, al fine di
prepararli ad affrontare la stagione agonistica. Quasi a
completare l’iniziativa della Academy stanno nascendo due
campionati monomarca che si rivolgono ai giovani alle
prime armi, uno di auto e uno di moto. Entrambi puntano
sul “low-cost”, offrendo al tempo stesso alta tecnologia e
preparazione, ma soprattutto un montepremi. I due cam-
pionati avranno inizio nel 2014 e avranno in Adria e nel-
l’Academy una sorta di “head quarter”. Questi due
monomarca si rivolgono ai giovani italiani formulisti e
motociclisti che vogliano intraprendere una carriera nelle
corse e che vogliano acquisire già da subito una buona
base tecnica». \\\\\ LG
FORMULADRIAPERMETTE DI IMPARARETECNICHE DI GUIDACON CORSI TEORICIE PROVE PRATICHE
154 APRILE 2013NORD EST SVILUPPO
«La coscienza ecologica del nostro
paese si è formata nel decennio ap-
pena trascorso e solo l’idea di nuovi
investimenti potrà generare ricette
efficaci per far uscire il paese dalla
crisi». A sottolinearlo è Marco Can-
dian, che insieme al papà Lorenzino Candian titolare di
Nuova Ecologica 2000 ed insieme al fratello Luca gestisce
l’azienda di famiglia. Nel settore dell’ecologia dal 1989,
Nuova Ecologica 2000 gestisce un impianto di recupero
e cernita di rifiuti non pericolosi in grado di ricevere e se-
lezionare varie tipologie di scarti, con l’obiettivo di av-
viare al recupero la maggior quantità di materiale cernito
riciclabile, nel rispetto delle norme vigenti in materia
ambientale. «Nei giorni scorsi – racconta Candian – ab-
biamo ritirato l’aggiornamento dell’autorizzazione del-
l’impianto di recupero di rifiuti non pericolosi,
implementato con tecnologia di selezione manuale su
nastro e pressatura di varie tipologie di materiale. Nato
in primis come una linea di produzione semplice, ovvero
per la divisione di sole tre tipologie di materiale, oggi
ECORICICLO TRA CRESCITAE INNOVAZIONEInvestire nell’ecologiaper ripartire e creare postidi lavoro. Questol’obiettivo raggiuntoda Nuova Ecologica 2000grazie al nuovo impiantodi recupero rifiutinon pericolosi
GESTIONE RIFIUTI MARCO CANDIAN
APRILE 2013 155NORD EST SVILUPPO
l’impianto è in grado di selezionare ben otto tipologie
quali carta, plastica Pe, Pet, Pp, offrendo così all’industria
una plastica riciclata e quindi polimeri che fanno rispar-
miare e costano meno». L’applicazione nel ciclo produttivo
delle migliori tecnologie presenti sul mercato ha favorito
la crescita del sistema di organizzazione aziendale fonda-
mentalmente grazie a ricerca e innovazione. «Il nostro è
un impianto di soluzione meccanico-manuale: il materiale
è adagiato su un nastro di carico, i vari operatori lo sele-
zionano in base alle fosse o buche, in seguito sotto il piano
del calpestio, dove sono presenti quattro presse per la pres-
satura, avviene la riduzione volumetrica del materiale che
finisce infine accatastato per la preparazione del carico
omogeneo».
C’è un lato positivo nell’investimento di questa nuova
tecnologia, perché il nuovo impianto ha creato nuovi
posti di lavoro e sta dando i suoi frutti nonostante le diffi-
coltà e i cambiamenti di prospettive. «La crisi economica
che sta attraversando il nostro paese – continua Candian
– ha colpito tutti i segmenti dell’economia, e anche la pro-
duzione di rifiuti ha registrato un calo tra il 7 e l’8 per
cento, ovvero circa 1.500 tonnellate in meno di quantita-
tivo da gestire nella nostra società. Tuttavia, ad oggi, ab-
biamo attivato nuove collaborazioni con aziende estere,
soprattutto verso Slovenia e Ungheria, i due paesi dell’Est
Europa più affidabili a livello sia di gestione ambientale
che di autorizzazioni. E negli ultimi anni ci siamo specia-
lizzati nella raccolta e nel trasporto dei pneumatici fuori
uso, acquisendo una sempre maggiore competitività sul
mercato». La politica per la qualità si concretizza nello svi-
luppo continuo e costante dell’attività, allo scopo di fron-
teggiare le richieste sempre più diversificate del mercato,
all’insegna della tutela dell’ambiente. Non solo, la gestione
ottimale dei rifiuti è finalizzata il più possibile alle opera-
zioni di recupero anche tramite la produzione di Mps ma
anche nel rispetto dei requisiti relativi alla sicurezza nel
luogo di lavoro. \\\\\ VD
10%Export Le esportazioni riguardano Slovenia e Ungheria,i due paesi dell’Est Europa più affidabili a livellodi gestione ambientale e di autorizzazioni
↑ Sopra, il nuovo impiantodi recupero rifiuti
di Nuova Ecologica 2000 Srlcon sede a Fosso (VE)
www.eco2000srl.com
L’IMPIANTO HA CREATONUOVI POSTIDI LAVORO E STADANDO I SUOI FRUTTINONOSTANTELE DIFFICOLTÀ
158 APRILE 2013NORD EST SVILUPPO
INDUSTRIA DELLE COSTRUZIONI PAOLO BUZZETTI
Il varo del Piano città avvia una fasedi cambiamento della fisionomiaurbana italiana e, auspica PaoloBuzzetti, di rilancio delle costruzioninazionali - Giacomo Govoni
PICCOLI CANTIERIPER FAR RISORGEREL’EDILIZIA
APRILE 2013 159NORD EST SVILUPPO
Un ammontare di 318 milioni di euro
di fondi assegnati che consentiranno
ai 28 progetti vincitori di attivare investi-
menti per 4,4 miliardi di euro. Sono i
primi numeri prodotti dal Piano città, al
varo ufficiale da metà gennaio scorso con
lo sblocco dei finanziamenti utili da parte del governo, a
cui si aggiungono anche le risorse messe a disposizione
dal fondo per l’edilizia sociale di Cassa depositi e prestiti.
Dalla seconda metà del 2013, secondo le stime, si comince-
ranno a mettere in moto i cantieri che per il sistema ita-
liano delle costruzioni potrebbero rappresentare l’alba di
una nuova stagione. «Abbiamo lanciato l’idea del Piano
città un anno fa – commenta Paolo Buzzetti, presidente di
Ance nazionale – per dare all’Italia quel piano di rigenera-
zione urbana che mancava da 20 anni e oggi possiamo dire
che il primo grande passo è stato fatto».
Un provvedimento che potrebbe prefigurare nuoviscenari, in primis per il comparto edilizio. Quali obiet-tivi si pone?«L’intento è quello di riqualificare i centri urbani e recupe-
rare le periferie attraverso interventi di demolizione e rico-
struzione, non solo sostituendo singoli edifici ma anche
recuperando ampie parti di città, come già da tempo av-
viene in Europa».
Va detto che a fronte di 28 proposte accettate, piùdi 450 avanzate dai Comuni sono state respinte. Comesopperire a questa criticità, figlia evidentemente di un
deficit di risorse?«È fondamentale che il nuovo governo dia seguito a que-
sto primo passo ponendo al centro dell’attenzione le poli-
tiche per la città e dotando il piano di un finanziamento
più corposo. Noi proponiamo l’utilizzo dei due miliardi di
euro all’anno previsti dai fondi strutturali e Fas per la rea-
lizzazione delle politiche urbane».
Lei ha affermato di recente che le costruzioni sonoal centro di una massiccia deindustrializzazione. Qualisono i contorni più allarmanti di questo trend?«Difficile dire se sia più allarmante che migliaia di imprese
edili chiudano perché la Pa non paga lavori regolarmente
eseguiti, che il credit crunch continui a strangolare im-
prese e famiglie o che in Italia non ci sia ancora un pro-
gramma di investimenti per la messa in sicurezza del
territorio e per la riqualificazione e l’ammodernamento del
patrimonio scolastico. Certo è che i primi a fare le spese
del collasso di questo settore sono le imprese: dal 2008
hanno perso il posto 360mila persone, 550mila se consi-
deriamo l’indotto».
Un quadro con tante ombre e pochissime luci. «Trovare delle soluzioni a questi problemi riteniamo sia
una condizione indispensabile per il rilancio dell’econo-
mia italiana. Non si può ignorare la crisi di un settore
che acquista beni e servizi dall’80 per cento dei settori
economici in Italia e che per ogni miliardo investito ge-
nera una ricaduta di 3,374 miliardi di euro. L’attività pro-
duttiva è tornata ai livelli di 40 anni fa, gli investimenti
in costruzioni, al netto degli interventi di ristruttura-
zione, sono diminuiti in 5 anni del 38 per cento e i dati
sono di mese in mese più preoccupanti, in tutti i com-
parti, dalla produzione di nuove abitazioni all’edilizia
non residenziale. Abbiamo toccato il fondo e ora dob-
↖ Paolo Buzzetti,presidente
dell’Associazionenazionale costruttori edili
160 APRILE 2013NORD EST SVILUPPO
biamo assolutamente invertire la rotta».
C’è da far fronte a un 2012 che ha visto la domandadi mutui ridursi in modo radicale. Quanto è prioritariointervenire su questo terreno?«In realtà a esser crollata non è la domanda, ma il nu-
mero di mutui erogati dalle banche, che nel 2012 si è di-
mezzato. Sicuramente l’estrema incertezza del quadro
economico, le difficili prospettive del mercato del lavoro
e la flessione del reddito disponibile scoraggia e rinvia
gli investimenti delle famiglie, ma al momento in Italia
non ci sono segnali che facciano pensare a una bolla im-
mobiliare. Al contrario, i dati mostrano che esiste una
domanda insoddisfatta di circa 596mila abitazioni. Non
va dimenticato che l’acquisto della casa è stato e sarà
sempre il sogno degli italiani: dobbiamo solo dare la pos-
sibilità alle famiglie di avverarlo».
Una buona programmazione di riqualificazione edi-lizia dell’esistente, in quest’ottica, potrebbe rivelarsiefficace. Altre possibili strade?«Noi pensiamo che una delle soluzioni sia promuovere
nuovi strumenti finanziari in grado di riattivare il circuito
del credito, i cosiddetti Casa bond. Questa proposta pre-
vede il coinvolgimento della Cassa depositi e prestiti e di
altri investitori istituzionali nell’acquisto delle obbligazioni
a medio-lunga scadenza emesse dalle banche per finan-
ziare i mutui delle famiglie sia per l’acquisto della prima
casa che per la ristrutturazione».
Una delle leve su cui vengono risposte molte spe-ranze anche in ottica di rilancio delle costruzioni è ladiffusione dell’housing sociale. Come si sta proce-dendo su questo binario?«L’edilizia sociale necessita di interventi mirati che in Ita-
lia mancano da decenni. Regioni e Comuni hanno provato,
a modo loro, a risolvere il problema anche attraverso solu-
zioni forzate, come la realizzazione obbligatoria di alloggi
sociali a carico delle imprese private nell’ambito di inizia-
tive edificatorie. Ma questa non può essere la soluzione:
non si può chiedere ai privati di fare welfare. Piuttosto i
Comuni dovrebbero assicurare la disponibilità di aree o im-
mobili da recuperare in tempi certi, a costo (quasi) zero e
a condizioni che consentano di realizzare un prodotto co-
munque di qualità. Guardiamo con interesse allo stru-
mento dei fondi immobiliari che però fatica ad avviarsi.
Servono anche misure per potenziare l’offerta di case per
l’affitto con incentivi, anche fiscali, soprattutto se si ap-
plica un canone sostenibile. Occorre, infine, riattivare i ca-
nali di credito a favore delle famiglie soprattutto per
APRILE 2013 161NORD EST SVILUPPO
l’acquisto della prima casa».
Inutile sottolineare il peso dell’Imu sulle vicende cheinteressano il presente e il futuro del settore. «L’aumento della pressione fiscale sulla casa, dovuta anche
all’introduzione di questa imposta, combinato alla restri-
zione del credito, sta avendo un effetto devastante sul mer-
cato immobiliare, alle prese con un vero e proprio blocco
delle compravendite. All’Imu andrebbero apportate alcune
modifiche per raggiungere un livello accettabile di equità
e attivare l’offerta di case in affitto. Ad esempio, andrebbe
resa progressiva in modo che chi ha di più paghi di più.
Inoltre, andrebbe assolutamente eliminata per gli immo-
bili costruiti dalle imprese e non ancora venduti. In questo
caso si tratta di una tassa su beni prodotti dalle imprese
prima ancora di essere venduti, cosa che non accade in
nessun altro settore industriale».
Quale strategia politica dovrà adottare il prossimoesecutivo in questo senso?«La nostra richiesta è quella di agire subito seguendo
l’esempio di Stati Uniti, Francia e Germania, che hanno
puntato su edilizia e mercato immobiliare per rilanciare
l’economia. Le scelte politiche fatte in Italia, nonostante
gli sforzi positivi del ministro Passera e del viceministro
Ciaccia, non sono andate in questa direzione e i risultati
drammatici sono sotto gli occhi di tutti».
Ultimamente l’abbiamo sentita esprimere preoccu-pazione per infiltrazioni di operatori sleali nel mondodelle costruzioni. Teme che anche il Piano città possaincoraggiare questo fenomeno? E come vi state muo-vendo per arginarlo?«Il tentativo delle organizzazioni criminali di intercettare
gli importanti flussi finanziari destinati agli investimenti
in costruzioni, pubblici e privati, potrebbe non risparmiare
il Piano città. L’Ance proseguirà l’intensa azione che da anni
porta avanti per contrastare le infiltrazioni criminali nel-
l’economia. Un’azione che, ricordo, ha prodotto buoni ri-
sultati. È proprio su una proposta dell’Ance, infatti, che
nella legge anticorruzione è stata prevista la costituzione
delle white list, ovvero degli elenchi prefettizi dei fornitori
a più alto rischio di infiltrazione mafiosa per i quali sia
escluso il tentativo di infiltrazione mafiosa. Un importante
passo in avanti che, tuttavia, andrebbe completato preve-
dendo l'obbligatorietà dell’iscrizione alle liste come, peral-
tro, previsto per la ricostruzione del terremoto in Emilia
Romagna. Del resto, l’esperienza relativa alle white list fa-
coltative, come accaduto in Abruzzo, non sta producendo
risultati significativi». \\\\\
INDUSTRIA DELLE COSTRUZIONI PAOLO BUZZETTI
PROPONIAMO L’UTILIZZO DEI DUE MILIARDIDI EURO L’ANNO PREVISTI DAI FONDI STRUTTURALI E FAS PER LA REALIZZAZIONEDELLE POLITICHE URBANE
162 APRILE 2013NORD EST SVILUPPO
È al mercato estero, che apprezza da sempreil know-how italiano, che bisogna guardare per tornarea crescere. Il punto di Massimo Rustico - Teresa Bellemo
LA FORZA DELL’EDILIZIAÈ OLTRE CONFINE
APRILE 2013 163NORD EST SVILUPPO
Il settore delle costruzioni sta affrontando un mo-
mento di forte difficoltà che colpisce soprattutto
le piccole imprese. Nonostante questo, dai dati
dell’analisi Ance dello scorso dicembre emerge che
non vi sono segnali per una bolla immobiliare nel
settore residenziale, contrariamente a quanto è
avvenuto in altri Paesi. A confermarlo, una recente ri-
cerca del Censis che mette a confronto l’andamento della
domanda espressa, rappresentata dalla propensione delle
famiglie ad acquistare un’abitazione (907mila famiglie),
con le transazioni effettuate (485mila). Nonostante la ri-
levante caduta delle compravendite residenziali e la ri-
duzione della propensione all’acquisto, permane una
domanda non soddisfatta di dimensioni rilevanti (circa
44 milioni di mq). Ma sono le attività oltre confine a ren-
dere solide le imprese del settore, permettendo loro di
poter credere in una ripresa a breve tempo. Oggi, infatti,
le attività estere rappresentano il 53,8 per cento del to-
tale e superano per il terzo anno consecutivo la quota del
mercato italiano. Dal 2004 al 2011 il business all’estero è
cresciuto a un ritmo del 15 per cento l’anno, mentre il fat-
turato prodotto in Italia è aumentato soltanto dello 0,4.
Ne parliamo con Massimo Rustico, ministro plenipoten-
ziario distaccato presso l’Ance.
Com’è la situazione immobiliare italiana? C’è il ri-schio di una bolla?«La fase negativa dell’attuale ciclo immobiliare in Italia
peggiora ulteriormente. Le compravendite registrano,
nei primi nove mesi del 2012, una significativa diminu-
zione tendenziale del 23,9 per cento. La domanda immo-
biliare rimane debole per l’estrema incertezza che
scoraggia e rinvia le decisioni di investimento delle fa-
miglie, per le difficili prospettive del mercato del lavoro
e per la flessione del reddito disponibile. Un altro fattore
è il blocco del circuito finanziario a medio-lungo termine
che rende estremamente difficile per le famiglie accedere
ai mutui per l'acquisto della casa».
Il mercato italiano sta vivendo una brusca frenata.Quanto l’estero può aiutare il comparto a riprendersi?«Il nostro sistema di imprese è presente in 86 Paesi per-
ché forte di competenze, capacità organizzative e mana-
geriali e si conferma tra i più competitivi all’estero. Da
una parte, infatti, troviamo le imprese di costruzione ita-
liane già fortemente radicate nei mercati esteri. Dall’al-
tro, quelle pmi ancora orientate all’Italia che ora però
stanno iniziando a internazionalizzare proprio per far
fronte alle fortissime difficoltà del settore. Secondo i dati
↗ Massimo Rustico,ministro plenipotenziariodistaccato presso l’Ance
INDUSTRIA DELLE COSTRUZIONI MASSIMO RUSTICO
164 APRILE 2013NORD EST SVILUPPO
sulla presenza all’estero delle imprese italiane di costru-
zione, il 2011 si è confermato il sesto anno consecutivo di
crescita, con una significativa espansione del business
sia in termini di fatturato che di nuove commesse acqui-
site. Nel 2011 il fatturato estero è stato di oltre 7,8 miliardi
di euro, una volta e mezzo quello realizzato nel 2004 e
sono stati firmati 239 nuovi contratti del valore comples-
sivo di 12,5 miliardi di euro».
Quali i Paesi più promettenti da questo punto di vista?«Le nostre pmi operano prioritariamente con i paesi del
Mediterraneo e dell’est Europa. L’Algeria è un valido par-
tner per il settore dell’habitat e per il settore delle infra-
strutture. La Libia invece in futuro sarà uno dei mercati di
maggiore interesse, viste le rilevanti risorse che verranno
messe a disposizione per la ricostruzione del Paese. In-
somma, i mercati ci sono, serve coglierli e su questo fronte
facciamo molto, anche grazie a una crescente sinergia con
la Farnesina e la sua rete diplomatica. Dovremo fare sforzi
aggiuntivi sui territori meno battuti: se il Sud America è il
mercato principale (circa il 30 per cento dell’intero fattu-
rato estero), dovremo puntare con una chiara strategia di
penetrazione ad esempio all’area dell’Asean, che registra
forti tassi di crescita, ma anche all’Australia, Canada, In-
donesia, Sud Africa, che rappresentano mercati impor-
tanti, dove le infrastrutture legate al settore minerario
sono per noi di grande interesse».
Le piccole aziende faticano a uscire dai confini na-zionali, come fare per favorirle e quali sono le capa-cità necessarie perché questo avvenga?«Oggi le pmi italiane guardano con accresciuto interesse
ai mercati esteri e non si sottraggono alle sfide compe-
titive imposte dalla globalizzazione. Ance sta facendo un
grande sforzo per supportare la loro presenza sui mer-
cati internazionali organizzando varie missioni nei mer-
cati dell’Area mediterranea e dell’Europa centro-orientale.
I mercati esteri richiedono competenze integrate che
coinvolgono la fase propositiva degli interventi, la capa-
cità progettuale, realizzativa, finanziaria e gestionale. È
quindi fondamentale per le pmi aggregarsi attivando
forme di mutuo sostegno, siano esse di natura consor-
tile, reti d’impresa, associazioni temporanee in modo da
poter avere la dimensione e creare l’adeguata economia
di scala. Oggi le pmi devono affacciarsi all’estero e pre-
sentarsi con proposte innovative». \\\\\
INDUSTRIA DELLE COSTRUZIONI MASSIMO RUSTICO
I MERCATI CI SONOE ANCE FA MOLTOPER COGLIERLI,ANCHE GRAZIEALLA SINERGIACON LA FARNESINAE LA SUA RETEDIPLOMATICA
APRILE 2013 165NORD EST SVILUPPO
L’ edilizia è al centro, ormai da 5 anni, di una
drammatica fase di contrazione degli investi-
menti. Nel quinquennio 2007-2012 il Veneto
ha perso quasi un terzo degli investimenti e
circa 40mila occupati, nonché il 20% delle im-
prese. Il comparto risente soprattutto del pe-
sante calo dei lavori pubblici, quasi dimezzati.
Quali interventi sarebbero necessari dunque? «Ci sarebbe tanto da fare: mettere in sicurezza il territorio
dal rischio idrogeologico, rinnovare il parco immobiliare
pubblico, le scuole in primo luogo; curare la manutenzione
e i piccoli lavori nei centri urbani. A fronte di una spesa
corrente che aumenta, gli enti locali hanno pensato bene
di far quadrare i conti riducendo le voci destinate agli in-
vestimenti. Una scelta miope. Occorre allentare i vincoli
del patto di stabilità per consentire a Regione e Comuni
che hanno liquidità in cassa di poterla investire. Ma serve
più lungimiranza anche nella gestione dei bilanci pubblici,
con un drastico taglio della spesa improduttiva».
Il ritardo nei pagamenti da parte della pubblica am-ministrazione frena lo sviluppo e mina la sopravvi-venza delle pmi edili. Cosa fare? «A causa di problemi di liquidità molte imprese hanno
chiuso i battenti o sono ricorse alla cassa integrazione. Si
muore di credito, è un paradosso inaccettabile. Ma un pro-
blema forse ancora più grave è la mancanza di investi-
menti. Il recente decreto che sblocca il pagamento del
debito dello Stato nei confronti dei privati è un atto do-
vuto e garantisce allo stesso tempo una boccata d’ossigeno
per le imprese. Ma per il futuro sono necessari nuovi inve-
stimenti o non potrà esserci una vera ripresa».
Dal punto di vista dell’occupazione, qual è il qua-dro generale?«Il settore delle costruzioni è stato uno dei più colpiti
anche sotto questo profilo. In Veneto abbiamo perso
40mila lavoratori. Rischiamo di dover rinunciare definiti-
vamente alla professionalità delle nostre maestranze. Se
scompare un certo tipo di capitale umano, è il sistema a ri-
sentirne sotto il profilo della capacità di competere».
Per quanto riguarda il piano città, cosa verrà rea-lizzato in Veneto?«Tra i 28 Comuni scelti come primi beneficiari del piano città
ci sono Venezia e Verona. In Laguna le riqualificazioni riguar-
dano il complesso Vaschette a Marghera e il centro storico
di Mestre. A Verona si prevede la riqualificazione del patri-
monio residenziale pubblico e il consolidamento infrastrut-
turale del trasporto pubblico locale. La filosofia del piano
ricalca le linee guida dello sviluppo urbano del futuro: recu-
pero dell’esistente, qualità della vita e della mobilità delle
persone. Aspetti troppo spesso trascurati in passato». \\\\\
↗ Luigi Schiavo,presidente di Ance Veneto
SERVONONUOVI INVESTIMENTILa morsa della crisi sul settore edile non accennaa placarsi. Per questo sono necessari interventia livello istituzionale per garantire alle impreseuna boccata di ossigeno - Nicolò Mulas Marcello
INDUSTRIA DELLE COSTRUZIONI LUIGI SCHIAVO
166 APRILE 2013NORD EST SVILUPPO
COSTRUZIONI MILCO ANESE
Nonostante il settore delle costruzioni sia
ancora in affanno, è bene ricordare pro-
getti importanti e ambiziosi come
quello realizzato a Venezia e il recente
record europeo raggiunto a Valenza Po
che ha premiato il lavoro di Milco
Anese, Presidente dell’omonima azienda. «Il lavoro consi-
ste nell’attraversamento del Canal Grande per la posa di
una serie di cavi telefonici, un’opera di grande prestigio
realizzata nella città più bella del mondo e che, nono-
stante il periodo buio, ci ha permesso di raggiungere tra-
guardi importanti». Anese, specializzata in opere di
sistemazione / difesa idraulica e movimenti di terra in
genere, ha ampliato il proprio orizzonte produttivo nel-
l’applicazione di tecnologie innovative volte a minimiz-
zare l’impatto ambientale, quali la Trivellazione
Orizzontale Controllata (TOC o tecnologia HDD) e la sta-
bilizzazione dei terreni con trattamento delle terre natu-
rali e riciclaggio delle pavimentazioni stradali e bonifica
dei suoli.
Quali lavori più importanti?«Recentemente abbiamo effettuato la trivellazione con-
trollata più lunga sul territorio nazionale che costituisce
anche un record europeo. L’opera è stata realizzata in pro-
vincia di Alessandria, nella salvaguardia di un contesto di
TRIVELLAZIONICONTROLLATEKnow how, progettazione e interventi specialisticicon le metodologie più avanzate. Milco Anese descriveil lavoro dell’attraversamento del Canal Grandee del Parco fluviale del Po
↑ Sopra, Milco Anese, Presidente dellaAnese Srl di Concordia Sagittaria (VE).
↗ Nella pagina accanto, panoramichedei progetti di TOC a Venezia,
Ponte degli Scalzi e Valenza Poad Alessandria, realizzati dall’Anese Srl
www.anese.it
APRILE 2013 167NORD EST SVILUPPO
assoluto pregio naturalistico, quale il Parco fluviale del
Po. Due chilometri e duecento metri di trivellazione con-
tinua prima di riemergere in superficie, installando una
condotta sotterranea senza alcuna interruzione, rappre-
sentano una delle sfide più importanti».
Quale bilancio può trarre in relazione alla crisi disistema attuale?
«Certamente il contesto politico, normativo e burocra-
tico/amministrativo non incentiva la propensione all’in-
vestimento delle aziende impegnate a realizzare opere e
infrastrutture a beneficio della comunità. I criteri di ag-
giudicazione delle gare d’appalto, di fatto, non premiano
le reali potenzialità e capacità produttive di un’impresa,
in termini di qualità di realizzazione, affidabilità e com-
petenza professionale. Oggi, l’ottenimento di un appalto
è strettamente correlato al fattore prezzo, destinato ine-
sorabilmente a penalizzare il livello di know how e di
esperienza conseguiti».
Anese ha messo in campo ogni risorsa, puntandosu quale modello di business? «Abbiamo investito perseguendo una politica di poten-
ziamento in Italia e all’estero nel settore delle nuove tec-
nologie e in particolare delle trivellazioni controllate.
Grazie al know how per la progettazione e la conduzione
di interventi specialistici in questo campo abbiamo po-
tenziato le fasi di studio e progettazione, adottando le
metodologie di costruzione più avanzate. Inoltre, ab-
biamo implementato piani per attività di formazione
delle risorse umane, destinate alla conduzione dei can-
tieri, all’operatività di macchine complesse, alla gestione
delle commesse in maniera autonoma e competitiva nei
vari contesti nazionali ed esteri». \\\\\ VD
172 APRILE 2013NORD EST SVILUPPO
La cultura architettonica dominante nell’ultimo
trentennio si è lentamente discostata dall’idea
che un progetto di architettura può definirsi tale
solo quando è capace di porsi in relazione con
un contesto storico fisico di uso sociale. La co-
struzione dello spazio urbano, del suo tessuto
e dei suoi monumenti, il suo disegno nell’antico doppio si-
gnificato di progetto e di rappresentazione per mezzo del-
le forme, ha perduto quella capacità di mediazione nei con-
fronti della società compromettendo quegli ideali colletti-
vi e quel senso di identificazione che dovrebbero invece uni-
re tutto il tessuto sociale alla propria città di appartenen-
za. «Dobbiamo intendere lo spazio urbano anche come lo
spazio che i cittadini consumano, dal quale guardano la cit-
tà, quello in cui avvengono i loro incontri e le relazioni che
instaurano per le strade, le piazze e i portici» spiega
l’architetto novarese Vittorio Gregotti, che nel 1974 ha fon-
dato lo studio Gregotti Associati Intenational. «Lo spazio
urbano va inteso anche come relazione tra le cose e gli og-
getti, come i monumenti ad esempio, che testimoniano il
passato e si mescolano con il presente della città».
L’espansione edilizia avvenuta in questi anni annovera una
quantità di edifici che superano negli ultimi cinquant’an-
↑ Vittorio Gregotti,architetto e partnerdello studio GregottiAssociati Intenational
RIQUALIFICAZIONE URBANA VITTORIO GREGOTTI
UNA NUOVA CULTURADELLO SPAZIO URBANOUna sequenza di oggetti ingranditiin competizione solo tra loro.È la città secondo Vittorio Gregotti - Elisa Fiocchi
APRILE 2013 173NORD EST SVILUPPO
ni quelli costruiti nei precedenti duemila, accanto a un’ec-
cessiva celebrazione della figura dell’architetto. L’iper svilup-
po urbano ha condotto a un’eccessiva confusione compe-
titiva tra i linguaggi dei diversi oggetti architettonici che
oggi deve essere superata attraverso la disciplina e una vi-
sione critica del territorio svincolata dalle logiche del con-
sumismo e del denaro. «La vera difficoltà – precisa Gregot-
ti – è modificare l’atteggiamento culturale e rendere ope-
rativo un cambiamento».
Le responsabilità sono anche di carattere normativoo vanno ricercate altrove?«Non è un problema di leggi, ma di coscienza culturale del-
l’esistenza di questo problema. La norma dovrà poi tenere
a mente che questa è una criticità fondamentale nella co-
struzione della città e agire di conseguenza. Negli ultimi
trent’anni si è alimentata sempre di più la polemica con-
tro il disegno urbano che ha progettato una città generi-
ca, che cresce spontaneamente e indipendentemente da
ogni regola. Si è sedimentata l’idea di città come una se-
quenza di oggetti ingranditi che sono competitivi tra loro
e basta, ma questo non può definirsi un disegno urbano che
invece rappresenta lo spazio tra le cose e non solo. Oggi pre-
valgono un eccesso e un’ossessione di iper sviluppo urba-
no, a tutto svantaggio dell’equilibrio e della durevolezza dei
progetti di architettura, che non riescono più a relazionar-
si con l’antropogeografia del territorio».
Che conseguenze ha avuto questa cultura nello svi-luppo delle città?«Mai come in questo mezzo secolo, le città crescono in den-
sità ed estensioni che travolgono nella loro espansione le
piccole comunità secondo il principio della libertà senza re-
gole, come assenza di impedimenti anziché come proget-
to, con un consumo infinito del bene finito del territorio,
con l’accumulazione di oggetti costipati e inessenziali in
competizione. Si va sempre più in alto, non per raggiunge-
re il cielo di Babele, ma solo per battere in altezza il vicino».
Come l’agire dell’architetto dovrà dunque modificarsi per
rispondere ai differenti parametri di progettazione urbana?
«L’architetto deve procedere andando contro le abitudini di
questi ultimi trent’anni, dalla nascita, cioè, del Postmoder-
nismo. Siamo diventati come una forma di accademia,
↑ Lisbona Belém,fronte esterno
174 APRILE 2013NORD EST SVILUPPO
espressione della cultura del capitalismo non più industria-
le ma di quello che risponde solamente alle logiche del de-
naro e che si è esteso con un carattere globale. Gli architet-
ti non sono chiamati a essere illustratori di questo tipo di
cultura ma debbono assumere sempre una posizione criti-
ca nei suoi confronti e indipendente dai luoghi».
Su quali valori si fonda una corretta cultura urbana?«Bisogna avere coscienza della storia e del contesto e com-
prensione delle caratteristiche e delle differenze tra le diver-
se culture invece di tentare di unificare, semplicemente sul
piano del rapporto con il consumo, la cultura e la città».
Ci sono città italiane che hanno resistito alla cultu-ra distruttiva del Postmodernismo?«Pochissime. I centri storici hanno tenuto, pur con molte vio-
lazioni. I monumenti non hanno più nulla a che vedere con
la storia dei cittadini ma sono diventati immagini di mar-
ca, cioè destinati al tempo breve del mutamento incessan-
te a causa proprio del loro immutabile obiettivo ideologi-
co di mercato e di consumo. Il disastro avviene soprattut-
to nelle periferie, luoghi dove ognuno ha costruito ciò che
voleva, magari rispettando le cubature o le norme urbani-
stiche a livello burocratico, ma non per questo dimostran-
do coscienza del disegno urbano e del rapporto tra le cose».
A quali progetti di rigenerazione dello spazio urbanosta lavorando lo studio Gregotti?«Quando ci è affidato l’incarico di un edificio, di un quar-
tiere o di un area, cerchiamo sempre di mettere in atto il
principio della mescolanza delle funzioni e dei soggetti so-
ciali per non produrre dei ghetti funzionali, tantomeno dei
ghetti sociali. Da qualche anno, siamo impegnati a realiz-
zare una città di centomila abitanti a 35 chilometri da Shan-
ghai, abbiamo curato anche altri progetti nel nord Africa,
in Egitto, il centro Bicocca di Milano e il progetto per il pia-
no di una delle centralità di Roma».
Il disordine urbano è un problema solo italiano?«L’Italia da questo punto di visto ha una lentezza culturale
complessiva e un disordine molto rilevante, ma anche al-
tri paesi sono in difficoltà dal punto di vista qualitativo. Men-
tre a livello quantitativo, in Italia ormai si edifica poco a cau-
sa della crisi ma anche dell’espansione senza controllo e sen-
za regola avvenuta fino a oggi. Se prendiamo come esem-
pio i Paesi Bassi, l’Inghilterra, la Germania e la Francia, ci
rendiamo subito conto di come queste regole siano più pre-
cise e più rispettate». \\\\\
RIQUALIFICAZIONE URBANA VITTORIO GREGOTTI
↑ Milano Bicocca,Headquarters Pirelli
APRILE 2013 175NORD EST SVILUPPO
IL FALLIMENTODEI PIANI REGOLATORISecondo Mario Botta servono oggi«progetti strategici che rispondanoa un disegno collettivo» rispetto alla rapiditàdelle trasformazioni in atto - Elisa Fiocchi
Le città nascono come luoghi degli incontri,
dei commerci, delle memorie collettive e
delle istituzioni umane fino a quando i cam-
biamenti economici e sociali ne mutano
forma, consumo e dimensione, ostacolando
talvolta la crescita virtuosa del tessuto ur-
bano. Molte di loro sono perciò divenute inabitabili e
disumane, umiliate dalle leggi della speculazione e
della trasformazione selvaggia a cui anche
l’architettura contemporanea purtroppo ha contri-
buito. «Le ultime città “ragionevoli” – racconta Mario
Botta – appartengono al primo dopoguerra» riferendosi
soprattutto al lavoro degli architetti nazionalisti. «Poi
il boom economico ha spazzato via tutto e negli ultimi
decenni si è proprio persa la testa». Per la prima volta
nella storia, infatti, secondo il ragionamento dell’archi-
tetto svizzero di Mendrisio, la città sta perdendo due
elementi costitutivi: l’idea di centro e il concetto di li-
mite. Occorre dunque passare attraverso la crisi della
città per riconoscere che è il nostro spazio di vita, per
risalire la china e riannodare i suoi tracciati strutturali.
«Quasi tutte le città italiane sono fallimentari» afferma
Botta, prendendo come contraltare importanti progetti
strategici che provengono dalla cultura nordica euro-
↑ Mario Botta,architetto e fondatore
dello studioMario Botta Architettoe Associati di Lugano
RIQUALIFICAZIONE URBANA MARIO BOTTA
176 APRILE 2013NORD EST SVILUPPO
pea, dove gli intenti architettonici sono capaci di ri-
spondere anche ai bisogni della collettività.
Come va interpretato e costruito oggi lo spaziourbano?«L’urbanizzazione avvenuta nelle nostre città è stata ca-
ratterizzata soprattutto dalla speculazione edilizia in-
centrata al pieno anziché al vuoto. Proprio il vuoto è la
rappresentazione dello spazio urbano con cui inten-
diamo le piazze, le contrade, i viali. Nel Rinascimento,
ad esempio, ogni edificio che ricordiamo ha una va-
lenza pubblica che va al di là del dato tecnico e funzio-
nale e ciascun palazzo disegnava la città e le contrade.
Il buon architetto deve dunque prestare attenzione allo
spazio pubblico e contrabbandare al privato solo quella
serie di soluzioni che sono di sua stretta competenza».
Per quali ragioni le nostre città sono entrate incrisi a livello urbano?«Non hanno più il centro e nemmeno un ente pubblico o
un’autorità capace di disegnare questi spazi necessari per
mancanza di cose da dire e da proporre. Non solo, le isti-
tuzioni hanno totalmente abdicato e lasciato ai privati le
iniziative che sono state poi portate avanti in funzione di
personali esigenze e interessi. Oggi si può affermare che il
piano regolatore ha fallito se confrontato al progetto, risul-
tando più debole e obsoleto prima ancora di entrare in fun-
zione, privo di quella capacità di intervento data dalla
complessità e dalla rapidità delle trasformazioni in corso».
Quali interventi ridarebbero un senso urbanoalle città?«Il problema attuale non si concentra più sul piano regola-
tore ma sulla realizzazione di progetti strategici che si di-
mostrano più forti: a partire dal dato richiesto, questi
interventi possono farsi carico anche degli interessi pub-
↑ Areaex Appiani, Treviso
↗ Areaex Campari,
Sesto San Giovanni
CON IL PROGETTO “TREVISO DUE, TREVISOCHE CRESCE”, COSTRUIRÒ UN NUOVO QUARTIEREACCANTO AL CUORE ANTICO DELLA CITTÀ
APRILE 2013 177NORD EST SVILUPPO
blici e quindi del disegno collettivo, della contrada, del
quadrilatero, del quartiere, del distretto e così via. I piani
hanno un senso di esistere solo su strategie più ampie di
mere scelte politiche e trovano un valore quando non sono
progetti camuffati ma si presentano come veri e propri
masterplan. Come tali, bisogna poi lasciare che la do-
manda reale di mercato, più forte di quella ideologica, de-
termini di volta in volta gli interventi».
La crisi delle città italiane riguarda anche altre re-altà europee?«Sì, proprio per questo si dovrebbe passare al più pre-
sto dall’idea di un piano a quella di un progetto strate-
gico, non solo per far fronte alle esigenze legittime del
progetto ma anche per rispondere ai bisogni della col-
lettività. Tutta la cultura nordica sta mettendo in atto
nuovi piani strategici, lo fanno paesi come la Svezia, la
Finlandia, la Danimarca e in parte l’Olanda che, es-
sendo sott’acqua, si è trovata in una condizione quasi
obbligata. Buoni esempi arrivano anche da Barcellona
che, negli ultimi decenni, ha rimesso in ordine talune
parti del proprio tessuto urbano partendo da un mix in
grado di racchiudere le intenzioni urbanistiche e le esi-
genze dei progetti».
Che spazio occupa, nella progettazione, la valuta-zione dell’impatto ambientale?«Bisogna fare attenzione alla parola sostenibilità perchè
ha molti usi e interpretazioni e può, in alcuni casi, diven-
tare pericolosa. Il rischio è di sfruttare
questi termini come passepartout e luo-
ghi comuni nella progettazione.
L’architetto deve certamente orientarsi
alla costruzione di edifici sostenibili ma
essi debbono avere anche un senso».
A Sesto San Giovanni ha firmatoun intervento di rigenerazione urbana nell’area exCampari: quali nuovi significati ha assunto que-st’area?«Parliamo di un luogo fuori dalla normale produzione, ma
che una serie di circostanze favorevoli ha reso possibile tra-
sformare in quel mix di intenzioni urbanistiche ed esi-
genze di progetto di cui parlavo prima. Il Comune ha posto
dei vincoli per la conservazione della villa Campari, chie-
dendo 4mila metri di parco fruibile per la cittadinanza e
parcheggi. In compenso ha offerto maggiore volumetria e
sono così riuscito a ottenere una maggiore densificazione
dell’area, un aspetto molto importante per le nostre città
che potranno sopravvivere e rigenerasi solo se saranno ca-
paci di dare maggiori contenuti e densità abitativa.
L’alternativa sarebbe andare fuori e utilizzare altro territo-
rio, avendo costi sociali di trasporto fortissimi. Il destino
della città europea è invece quello di crescere su se stessa
nella continuazione di un processo che è millenario, cioè
quello della densificazione urbana».
Quali altri progetti sta curando?«Con il progetto “Treviso Due, Treviso che cresce”, soste-
nuto dalla Fondazione Cassamarca, costruirò un nuovo
quartiere accanto al cuore antico della città. Esattamente
come per l’area ex Campari di Sesto San Giovanni, siamo
partiti da una vecchia fabbrica per realizzare un nuovo
quartierino con attività pubbliche, una grande piazza e
una serie di abitazioni attorno». \\\\\
RIQUALIFICAZIONE URBANA MARIO BOTTA
178 APRILE 2013NORD EST SVILUPPO
Incentivare in tutte le forme possibili la realizza-
zione dei nuovi edifici basati sul criterio del rispar-
mio energetico è una delle strade che le pubbliche
amministrazioni dovrebbero perseguire. «È neces-
sario – sottolinea Arnaldo Toffali, presidente della
Federazione ordini degli architetti del Veneto –
che i regolamenti edilizi per gli interventi a carattere
pubblico, ma anche necessariamente per l’edilizia pri-
vata, siano cogenti in materia di risparmio energetico e
di riduzione di emissioni inquinanti in atmosfera».
Parliamo di riqualificazione urbana. Quali carenzepresenta l’urbanistica della regione?«Il fenomeno che l’urbanistica tradizionale non ha saputo
controllare, è stato quello relativo al consumo di suolo. I
dati nazionali attestano che nel periodo dal 1956 al 2012
vi è stato un aumento del territorio edificato pari al
166%. Nella regione Veneto, solamente con la legge ur-
banistica “Norme per il governo del territorio” del 2004,
sono stati introdotti criteri per una possibile inversione
di tendenza, attraverso istituti quali la Sau, ossia il li-
mite quantitativo massimo della superficie agricola uti-
lizzata in rapporto alla superficie territoriale comunale
(Stc), e la riqualificazione ambientale attraverso il cre-
dito edilizio. Anche lo Stato ha varato recentemente un
provvedimento normativo per la valorizzazione delle aree
agricole, che si prefigge di garantire l’equilibrio tra i ter-
Le amministrazioni locali si stanno muovendonella direzione di un’edilizia più sostenibile. ArnaldoToffali ne spiega le linee guida - Nicolò Mulas Marcello
MAGGIORE ATTENZIONEALLA SOSTENIBILITÀ
APRILE 2013 179NORD EST SVILUPPO
RIQUALIFICAZIONE URBANA ARNALDO TOFFALI
reni agricoli e le zone edificate o edificabili, ponendo un
limite massimo al consumo di suolo e stimolando il riu-
tilizzo delle zone già urbanizzate».
Si sta facendo abbastanza secondo lei per unacorretta riqualificazione delle aree interessate?«Il Consiglio nazionale degli architetti, l’Ance e Legam-
biente hanno promosso l’iniziativa “Riuso”, volta a in-
centivare la rigenerazione urbana sostenibile. Un
processo attraverso il quale i protagonisti della filiera
dell’edilizia propongono le loro idee per la trasforma-
zione e la valorizzazione culturale, sociale, ma anche
economica, del territorio nella consapevolezza che sia
indispensabile procedere a una profonda riqualifica-
zione, urbanistica e urbana delle nostre città. Altret-
tanto indispensabile è mettere in sicurezza il
patrimonio edilizio obsoleto e rilanciare i settori delle
costruzioni e della progettazione che, in questo parti-
colare momento di crisi economica, sono in grave dif-
ficoltà. Il Piano città varato dal governo, entrato di
recente nella fase operativa, ha stanziato solamente
due miliardi per l’avvio dei lavori di riqualificazione
urbana: troppo poco per avviare un vero processo di
rigenerazione urbana. Per riuscire nel proposito, le
amministrazioni pubbliche dovrebbero almeno adot-
tare un regime fiscale che penalizzi il consumo e in-
centivi il processo di riqualificazione urbana».
Come si inserisce in questo contesto il concetto diedilizia sostenibile? «Circa il 40% del patrimonio abitativo italiano è stato
costruito oltre mezzo secolo fa e richiede costi eleva-
tissimi di gestione e manutenzione. È necessario che
si costruiscano case di migliore qualità, sicure e so-
stenibili. Le case offerte dal mercato privato realiz-
zate negli ultimi decenni non hanno dato una
risposta soddisfacente a questo tema. Soltanto me-
diante un insieme coordinato di interventi di conser-
vazione, ristrutturazione, demolizione e ricostruzione
anche di intere parti di città - in particolare di inse-
diamenti urbani periferici - sarà possibile ottenere un
patrimonio edilizio adeguato agli standard abitativi e
funzionali oggi richiesti, soprattutto in chiave di ef-
ficienza energetica e di sicurezza. Sono assoluta-
mente necessari incentivi economici a sostegno
dell’impiego di fonti alternative di energia, ma è mia
ferma convinzione che la strada più veloce e per il
momento meno onerosa, sia quella del risparmio
energetico attraverso un adeguato isolamento ter-
mico e il controllo, con sistemi automatizzati, delle
temperature negli edifici con conseguente riduzione
dei consumi e di emissioni in atmosfera». \\\\\
↑ Arnaldo Toffali,presidente
della Federazioneordini degli architetti
del Veneto
È INDISPENSABILEMETTERE IN SICUREZZAIL PATRIMONIO EDILIZIOE RILANCIARE I SETTORIDELLE COSTRUZIONI
APRILE 2013 183NORD EST SVILUPPO
Sono dati sicuramente negativi quelli che re-
gistra l’osservatorio del nostro centro studi
per il 2012. Si è registrata una riduzione del
2,5 per cento di presenze alberghiere, so-
prattutto per il forte calo degli italiani (-5,4
per cento), mentre la componente straniera
è cresciuta dell’1 per cento. Una perdita complessiva di
7 milioni di pernottamenti che si è aggiunta alla fles-
sione dell’indotto e alla frenata delle tariffe, generando
un calo stimabile attorno ai 3 miliardi di euro per il giro
d’affari e a un decremento del 10 per cento dei fatturati
delle imprese ricettive. Una delle principali conse-
guenze di questo complicato 2012 è stata la diminuzione
del 3 per cento di lavoratori occupati, quantificabile nel
solo comparto alberghiero in 10mila unità e in 60mila
a livello aggregato di settore.
Se si guarda, però, al contesto internazionale c’è qual-
cosa che comincia a luccicare in fondo al tunnel. Come
abbiamo visto, al buon risultato della clientela stra-
niera, che anche nel 2012 ha continuato a scegliere
l’Italia quale meta ideale per un periodo di vacanza, si
contrappone il robusto calo della clientela interna,
specchio della grave crisi economica che il nostro paese
sta vivendo. Dove è possibile dunque scorgere qualche
avvisaglia di ripresa? Nel raffreddamento dello spread,
nella stabilizzazione dei mercati finanziari e nel conte-
nimento del tasso d’inflazione, da cui potrebbero na-
scere le condizioni per ridare liquidità alle famiglie e di
conseguenza nuovo vigore ai langui consumi turistici.
È quello che ci auguriamo per questo 2013, una ripar-
tenza incoraggiata anche da delle tariffe ferme da tre
anni e da delle proposte commerciali sempre più ricche
di servizi aggiuntivi. Per favorire il cambio di passo ci
aspettiamo che anche il mondo politico faccia la sua
parte, agevolando il comparto turistico attraverso la ri-
duzione di Imu e Tares, semplificando l’accesso al cre-
dito, promuovendo l’Italia verso quei paesi con una
forte economia, riducendo drasticamente il costo del
lavoro. Serve, inoltre, un piano strategico di breve e
media durata che possa assicurare al turismo una lenta
ma certa ripresa, indispensabile per tenere in vita le
migliaia di imprese del settore, per garantire i milioni
di posti di lavoro e per mantenere gli introiti fiscali
delle casse erariali che ne derivano. \\\\\
TURISMO BERNABÒ BOCCA
SERVONONUOVE POLITICHE
TURISTICHE
184 APRILE 2013NORD EST SVILUPPO
→ Renzo Iorio,presidente
di Federturismo
L’Italia è al quinto posto della classifica dei paesipiù visitati. Il nuovo piano strategico intenderilanciare un settore che potrebbe trainarel’economia nazionale - Teresa Bellemo
RECUPERAREI FLUSSI TURISTICI
APRILE 2013 185NORD EST SVILUPPO
Il ministro per gli Affari regionali, il turismo e lo sport
Piero Gnudi ha presentato lo scorso gennaio il primo
piano strategico per lo sviluppo del turismo in Italia.
Il documento illustra un’approfondita analisi dei
punti di vulnerabilità del settore, indicando sette
linee guida e 61 azioni specifiche da concretizzare in
un periodo che va tra i 3 mesi e i 5 anni. Ma, oltre al piano,
perché il nostro turismo torni a crescere servono anche un
ministero con portafoglio, un lavoro sinergico e di rete con
le Regioni e campagne promozionali efficaci perché, se nel
2010 i turisti nel mondo erano 890 milioni, nel 2020 saranno
1 miliardo e 350 milioni, di cui la metà proveniente da Paesi
emergenti. Renzo Iorio, presidente di Federturismo, condi-
vide il piano e rilancia: «Dobbiamo capire che per riuscire a
riconquistare quelle quote di mercato che ci stanno sfug-
gendo e per realizzare condizioni di contesto favorevoli a
una vera politica turistica nazionale è indispensabile pre-
sentarsi uniti e ampliare l’attività di dialogo con le istitu-
zioni e con le altre organizzazioni di rappresentanza».
Quali sono i punti più importanti del nuovo pianostrategico per lo sviluppo del turismo?«La presentazione di questo documento rappresenta un
importante segnale di attenzione del governo verso un
settore chiave dell’economia nazionale. Il Piano è un
primo passo su cui articolare interventi per riguadagnare
le quote di mercato che l’industria turistica italiana ha
perso negli ultimi anni. Innanzitutto c’è la necessità di
un coordinamento delle politiche turistiche tra Regioni
e governo centrale, semplificando la governance territo-
riale del turismo e per questo trovo necessario il rilancio
dell’Enit che, a mio avviso, deve essere l’unico ente di pro-
mozione nazionale. È altrettanto prioritario stimolare la
riqualificazione edilizia e urbanistica delle strutture ri-
cettive, intervenire sui trasporti e sulle infrastrutture; in-
Secondo i recenti dati Istat, nel 2012 i viaggi con per-
nottamento effettuati in Italia e all’estero dagli ita-
liani sono stati 78 milioni e 703mila. Rispetto
all’anno precedente la riduzione è stata del 5,7 per cento.
Rimangono stabili sia l’ammontare dei pernottamenti
con 501 milioni e 59.000 notti, sia la durata media dei
viaggi, 6,4 notti. I viaggi di vacanza registrano il calo più
significativo con un calo del 5,3 per cento. Rispetto al
2011, si riduce leggermente la quota di persone che me-
diamente viaggiano in un trimestre, dal 23,6 per cento
del 2011 al 23,2 del 2012. Ma tra i residenti è al Centro la
flessione più decisa, con il -5,6 per cento. Risultano sta-
bili anche il numero medio di viaggi pro-capite 1,3 e le
durate medie dei viaggi di vacanza e di lavoro, rispetti-
vamente 6,9 e 2,9 notti. Il periodo estivo mostra una so-
stanziale stabilità rispetto al 2011 sia nell’ammontare
complessivo dei viaggi e dei turisti, sia nella durata
media delle vacanze lunghe. Si conferma una minor pro-
pensione a viaggiare dei residenti nel Mezzogiorno. I
viaggi con mete italiane subiscono un calo dell’8,3 per
cento mentre quelli verso l’estero mostrano una sostan-
ziale stabilità, con un aumento dei flussi diretti verso i
paesi extra-europei, +31,4 per cento. Diminuiscono le va-
canze in montagna, -20,7 per cento, e le visite a città o
località d’arte, -18,9 per cento, mentre aumentano le va-
canze al lago, campagna e collina +52,5 per cento. Risul-
tano in flessione le vacanze lunghe in albergo, -16,9 per
cento, e quelle brevi in abitazioni di proprietà, -24 per
cento. Restano invariati i viaggi nelle strutture ricettive
collettive e negli alloggi privati. La prenotazione diretta
si conferma la modalità di organizzazione preferita dal
52,7 dei viaggiatori e l’auto resta il principale mezzo di
trasporto ed è utilizzata nel 60,5 per cento dei viaggi.
TURISMO IL PRIMATO DEL VENETO
IDENTIKITDEL VIAGGIATORE
186 APRILE 2013NORD EST SVILUPPO
fine, ridare centralità alla formazione professionale della
scuola secondaria per creare una diffusa competenza e
cultura dell’accoglienza nelle nuove generazioni che si af-
facciano nel mondo del lavoro».
L’obiettivo del piano sembra essere quello di accen-trare la politica turistica per fare sistema in manierapiù efficiente. Oggi che la maggior parte delle politi-che turistiche sono in mano alle Regioni, c’è unospreco di risorse?«Indubbiamente sì. Occorre innanzitutto semplificare e
chiarire il quadro di governance: 13mila enti che si occu-
pano a vario titolo di turismo sono troppi, inefficienti e
inefficaci. Va quindi superata la competenza esclusiva delle
Regioni, con una chiara suddivisione dei ruoli, dando com-
petenza strategica allo Stato e snellendo la micro-gover-
nance locale. Inoltre, occorre metter mano a un sistema
che disperde risorse mentre molte imprese sul territorio ri-
schiano la chiusura. Si tratta di un impegno fondamentale
che il nuovo governo dovrà assumersi».
L’Italia è considerata da molti “il paese più bello delmondo”, ma è al quinto posto nella classifica dei paesipiù visitati. Quali sono dunque i punti di debolezza alivello comunicativo e a livello imprenditoriale?«Nonostante la domanda turistica mondiale sia in co-
stante aumento, con circa un miliardo di arrivi interna-
zionali ogni anno, l’Italia cattura quote sempre minori di
flussi turistici. È evidente che una parte rilevante di tale
deficit competitivo è da imputarsi alla scarsa efficacia
delle politiche di promozione e di quelle di attrazione del
Paese e alla mancanza di coordinamento tra le iniziative
degli enti e degli operatori turistici. Dobbiamo, tra
l’altro, risolvere al più presto la scarsa percezione del pro-
dotto-destinazione, il vero male che attanaglia il turismo
italiano. Per farlo, potrebbe risultare utile segmentare i
mercati, innovare la metodologia del linguaggio online,
rafforzare il brand e impostare una comunicazione più
coerente ed integrata».
Le nuove tecnologie hanno in qualche modo rivo-luzionato il turismo. Come continuare a proporrequalità in una realtà iper-concorrenziale? Comeusarle per aumentare il turismo in Italia, magaridai Paesi emergenti?«Negli ultimi anni le nuove tecnologie hanno trasfor-
mato l’industria turistica, modificando i comportamenti
dei consumatori e innovando la catena del valore del set-
tore; hanno cambiato l’interazione tra domanda e offerta
dei servizi turistici, imponendo anche ai grandi opera-
tori una revisione delle politiche dei prezzi. La chiave di
volta per rilanciare l’industria turistica italiana è dunque
razionalizzare l’informazione, farla viaggiare nelle giuste
direzioni, sfruttando le potenzialità del web e puntando
allo sviluppo di un turismo interattivo. Per competere sui
mercati internazionali, gli operatori italiani devono com-
piere un salto tecnologico, dotandosi di infrastrutture e
competenze, per poter offrire prodotti e servizi secondo
le modalità richieste dal mercato». \\\\\
TURISMO RENZO IORIO
APRILE 2013 187NORD EST SVILUPPO
Il Veneto si conferma prima regione turistica d’Italia
anche per il 2012, con 62.351.657 presenze, delle qua-
li il 64,8 per cento provenienti dall’estero, così come
da oltre confine giunge il 64,7 per cento dei 15.818.525
di arrivi. «Il Veneto conserva il suo appeal mondia-
le come regione ospitale e terra del bello, del buo-
no e dell’accoglienza – spiega Marino Finozzi, assessore re-
gionale al Turismo – anche se, in questo quadro sostanzial-
mente luminoso per un’annata critica come quella trascor-
sa non mancano le ombre. I numeri confermano, infatti, la
pesante crisi economica che morde sempre più gli italia-
ni, che si riflette sulla capacità di spesa del-
le famiglie». Stando ai dati regionali, è po-
sitivo il dato relativo agli arrivi e non nega-
tivo quello delle presenze, che subiscono un
lieve calo rispetto ai 63,4 milioni del 2011, che
hanno tenuto grazie al turismo straniero,
mentre quello nazionale è crollato. Per
mantenere la clientela, specie quella tede-
sca, che rappresenta il 22,4 per cento di tut-
ti i pernottamenti e che è aumentata pe-
raltro dell’1,9 per cento in arrivi e del 2,6 per
cento in pernottamenti, «i prezzi però
sono stati per così dire contingentati, con
riflessi sul reddito delle imprese».
«Da questi numeri e dall’andamento della
stagione – ha commentato l’assessore Finoz-
zi – si possono trarre molti insegnamenti.
Il primo è che il turismo è davvero il più importante setto-
re economico regionale e nazionale e che farlo crescere si-
gnifica dare una mano al Paese. Il secondo è che per aiu-
tarlo bisogna aumentare la concorrenzialità, ovvero dimi-
nuire i prezzi. Qui gli imprenditori hanno già fatto e am-
piamente la loro parte. È invece lo Stato che dovrebbe im-
pegnarsi di più sostenendo a fatti e non a parole il compar-
to, a cominciare dalla riduzione del peso della fiscalità. È que-
st’ultima che porta la nostra offerta a costare da un quar-
to ad un quinto in più di quella del resto d’Europa e circa
il doppio di quella di altre destinazioni turistiche mondia-
LA REGIONE DEI RECORDIl Veneto è regione pilota in Europa e primanell’economia turistica italiana del 2012.«Un turismo che- ricorda l’assessoreMarino Finozzi- è per tutti» - Renata Gualtieri
TURISMO IL PRIMATO DEL VENETO
188 APRILE 2013NORD EST SVILUPPO
li». Un’indagine del Centro internazionale di studi sull’eco-
nomia turistica di Ca’ Foscari del 2011 ricorda che il turismo
ha generato in Veneto un fatturato di 11 miliardi di euro e
rappresenta l’8,2 per cento del Pil regionale, il 13 per cento
dei consumi interni e mezzo milione di unità di lavoro. Si
tratta di un fatturato che vale tre volte e mezzo quello del-
l’agricoltura, tre volte e mezzo quello dell’alimentare, tre vol-
te il fatturato del tessile e abbigliamento, il 54 per cento del-
l’intero fatturato regionale del commercio. In termini di oc-
cupazione, il turismo dà lavoro in Veneto al 15 per cento sul
totale degli occupati e copre il 10,5 per cento di tutti gli ad-
detti al turismo d’Italia. «Va anche sottolineata – aggiun-
ge l’assessore – la trasversalità del turismo rispetto all’eco-
nomia veneta, dove il Pil turistico è dato da una moltepli-
cità di settori, non dai soli alberghi e ristoranti. Questi ul-
timi, anzi, rappresentano “solo” il 30 per cento del Pil turi-
stico, dove il commercio incide per il 17,1 per cento, la loca-
zione di fabbricati il 15,3 per cento, l’agroalimentare il 9,5
per cento, l’artigianato il 7,7 per cento, le attività culturali
e ricreative il 6,7 per cento, i trasporti il 6,5 per cento».
LE METE PREFERITE
I turisti che scelgono il Veneto prediligono il Garda, che vede
crescere le presenze del 4,9 per cento grazie soprattutto al
massiccio arrivo di tedeschi. Tengono bene le città d’arte,
che registrano una lieve crescita dello 0,1 per cento, malgra-
do la performance altalenante di Venezia, che rimane co-
munque prima in assoluto con 9.310.132 presenze, e che Tri-
vago, il più famoso motore di ricerca di mete turistiche, san-
cisce come la città italiana con le migliori strutture turisti-
che d’Italia, e di Verona, al secondo posto con circa 1.593.521
presenze. Cala invece la montagna, il settore balneare con
-3,7 per cento e il comparto termale.
TURISMO E FORMAZIONE
Il Veneto però deve diventare leader anche in termini di cul-
tura del turismo, lo dichiara il presidente di Federturismo Ve-
neto, Antonello De’ Medici, ma questo non è frutto
d’improvvisazione. «Siamo una terra ricca in termini di offer-
te per il turista, dalla montagna, ai laghi, alle città d’arte ma
c’è bisogno di un tessuto connettivo di professionalità che par-
ta dalla formazione nelle scuole elementari dove va insegna-
ta l’accoglienza e il sorriso, perché ciò che differenzia un ter-
ritorio dall’altro sono le piccole cose. Poi si passa all’istruzio-
ne più qualificata accedendo alle scuole tecniche professio-
nali; l’Itis di Iesolo, ad esempio, sta diventando una delle più
importanti esperienze formative del territorio. Grazie anche
all’apporto delle università bisogna sviluppare non solo
un’economia del turismo ma anche l’hospitality management
e le scuole di alta cucina. Il turismo è un settore che può di-
ventare trainante per tutta una serie di settori satellite, ac-
quisendo un ruolo di preminenza in un’economia in cui il Pil
turistico costituisce il 12 per cento dell’economia regionale».
LE OPPORTUNITÀ DEL WEB
Nell’era del turismo 2.0 la regione più turistica d’Italia sem-
bra però rimasta indietro su questo fronte. Gli operatori
delle altre regioni, infatti, investono molto di più dei ve-
neti in rete. Solo il 10 per cento della promozione è desti-
nata al web. «Veneto.to – rivela il presidente Antonello De
Medici – manca di progettualità e di una visione del tar-
get da raggiungere. Diversa è, invece, la commercializza-
zione che deve essere fatta dai portali specializzati». Nel
frattempo, le buone notizie arrivano dall’università: il Ci-
set di Ca’ Foscari ha avviato il master “Online: la nuova
frontiera del turismo” per formare professionisti di web
marketing, social media e web reputation. \\\\\
TURISMO IL PRIMATO DEL VENETO
190 APRILE 2013NORD EST SVILUPPO
UN POTENTESTRUMENTOPER I CONSUMATORI
Da tempo anche in Italia si parla di class
action, un istituto giuridico di matrice
americana che aiuta i consumatori ad
attivare un’azione collettiva per chie-
dere il risarcimento di un danno plu-
rimo. Meno di un mese fa nel nostro
Paese è stata vinta la prima. Già in passato il Codacons
aveva vinto una class action contro la pubblica ammi-
nistrazione ma si trattava di una azione di classe spu-
ria, cioè quel tipo di procedimento contro la Pa che non
comporta però il risarcimento di un danno. Quella
vinta recentemente invece è una class action contro un
privato, un tour operator. «La sentenza del Tribunale di
Napoli – spiega Massimiliano Dona, segretario gene-
rale dell’Unione nazionale consumatori – ha ricono-
sciuto il risarcimento del danno a un gruppo di turisti
che avevano subìto un pregiudizio da vacanza rovinata
durante un soggiorno a Zanzibar».
Possiamo trarre un bilancio dei risultati ottenutigrazie a questo strumento per quanto riguarda i di-ritti dei consumatori?«Nonostante questa buona notizia, il bilancio rimane
purtroppo negativo perché lo strumento che è nell’ar-
ticolo 140 bis del Codice del consumo ha subìto una
lunghissima gestazione e la sua entrata in vigore è
stata rimandata due volte allo scopo di edulcorare la
normativa. Oggi possiamo dire che in Italia c’è la class
action, ma non funziona come dovrebbe. La differenza
rispetto a quella americana è fondamentalmente que-
APRILE 2013 191NORD EST SVILUPPO
TRA PARENTESI MASSIMILIANO DONA
sta: in Italia per quanto riguarda il meccanismo delle
adesioni, il consumatore che vuole ottenere il risarci-
mento del danno deve dichiarare di voler partecipare
al procedimento. Negli Stati Uniti, invece, funziona al-
l’inverso, sono automaticamente tutti compresi nella
class action, tranne chi decide di non partecipare. Que-
sto sistema si chiama opt out, mentre il nostro sistema
si chiama opt in. Il problema fondamentale è che
l’azione di classe funziona se ci sono i numeri giusti».
Attualmente sono in atto class action importantia livello nazionale?«Ce ne sono alcune pendenti, ma i tempi e le sorti di
questi giudizi dimostrano come questo strumento non
funzioni a dovere. Anche altre associazioni oltre alla
nostra hanno iniziato class action, una ad esempio nei
confronti delle banche, ma sono finite senza risultati.
Altroconsumo ne aveva iniziata una contro il canone
Rai ma è stata respinta in primo grado».
Qual è l’attività dell’Unione nazionale consuma-tori per la tutela dei diritti collettivi dei cittadini?«Guardando all’azione di classe, monitoriamo le scor-
rettezze del mercato. Quindi il danno plurimo o seriale
che giustifica poi l’attivazione di un’azione collettiva
deriva proprio da tutti gli inganni che genera il mass
market. Per quanto riguarda le nostre principali aree di
intervento possiamo annoverare la telefonia, il settore
energetico e il variegato mondo di internet, che va
dalle classiche “catene di Sant’Antonio” via email fino
al commercio elettronico. Infine, ci occupiamo anche
dei prodotti difettosi o di casi in cui il consumatore ac-
quista un prodotto che non corrisponde alle aspetta-
tive. Ne sono un esempio i recenti casi di carne di
cavallo in prodotti nel cui contenuto è specificato un
altro tipo di carne».
Come può un cittadino aderire a una class actione come può informarsi su quelle in atto?«Purtroppo anche sotto questo aspetto si denota una
scarsa informazione e consapevolezza dei cittadini. Le
class action americane vivono proprio su questo aspetto.
In Italia, da un lato, c’è un problema di scarsa cultura verso
questi strumenti, dall’altro, i nostri strumenti non sono tali
da riuscire a coinvolgere ampie fasce della popolazione.
Nessuna delle associazioni italiane in questo settore ha le
risorse necessarie per informare, ad esempio sui giornali,
delle class action in atto. Ci siamo attrezzati però inaugu-
rando un sito tematico che ha riscosso un buon successo,
si chiama www.classaction.it, dove sono raccontate le
azioni in essere e vengono dati aggiornamenti per quelle
che stiamo svolgendo. Le class action funzioneranno me-
glio quando i cittadini saranno più padroni delle loro scelte
consapevoli e quando le associazioni saranno più brave a
comunicare i procedimenti in corso». \\\\\ NMM
← Massimiliano Dona,segretario generale
dell’Unione nazionaleconsumatori