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nonostante edizioni duemilasedici

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duemilasedici

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nonostante edizioni [no-no-stan-te e-di-zio-ni] casa editrice • Offerta letteraria di generi e stili diversi tra loro, il cui comune denominatore è la ricerca di un linguaggio non accomodante, testi, per dirla con Ricardou, che restituiscono l’«avventura della scrittura» piuttosto che « la scrittura di un’avventura». La proposta comprende sia opere non più reperibili sul mercato editoriale italiano, sia pubblicazioni inedite. L’attenzione nella scelta dei testi si accompagna a una cura altrettanto scrupolosa nei confronti della veste grafica e dei materiali utilizzati per confezionare il prodotto finale: in un libro, infatti, per usare le paro-le di Karl Kraus, contenuto e contenitore dovrebbero stare assieme «come anima e corpo» e non «come corpo e vestito».

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scrittura bianca [scrit-tu-ra bian-ca] collana editoriale • Ospita quegli autori che, a vario titolo, afferirono al Nouveau Roman, a quella parti-colare stagione della storia del romanzo, cioè, che ha fatto della scrit-tura, della forma l’oggetto della propria indagine letteraria. Il nome è un esplicito e dichiarato riferimento a quelle scritture del neutro, che Roland Barthes definì per l’appunto bianche.

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Ci eravamo congedati, nel precedente Lasciatelo parlare, da un uomo senza nome giunto, al termine del suo monologo, alle soglie della speranza, l’ingresso nella comunità degli altri uomini. Ne I primi giorni ritroviamo un individuo (Armand) uscito oramai dalle secche dell’a-nonimato, alle prese con il proprio apprendistato alla socialità. Non ci sono più gli oggetti-rifugio, adesso è il corpo a imporsi, ancora impac-ciato e incerto, un corpo che si apre al rischio di un incontro, di una relazione. Quello che si profila in questo secondo capitolo della trilo-gia Vivrò l’amore degli altri è, come scrive Valeria Pompejano, « il lento processo di accostamento alla trama sentimentale dell’esistenza, con-quistata per gradi, dapprima attraverso lo spettacolo dell’amore degli altri, fino ad approdare alla presa di coscienza della propria personale capacità emotiva». Sarà infatti solo attraverso l’amore di una coppia (Albert e Lucette), un amore vissuto per procura, in modo parassitario, e nel quale si insinuerà a poco a poco il sentimento della gelosia, che Armand muoverà i primi passi verso un’educazione sentimentale, un apprendistato ad amare che, per Cayrol, «altro non è che vivere».

traduzione e prefazione: Valeria Pompejano

isbn: 978-88-98112-12-8 • xviii, 225 pagg. • 20,00 euro

Jean CayrolI primi giorni Vivrò l’amore degli altri, II

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«Non guardarmi più, Lucette, non ne vale la pena. Lo vedi come mi riduco quando amo. Non sono ancora arrivato dove sei tu. Mi occorre del tempo. Non si diventa uomini in un giorno. Non si può avere un volto come tutti in un giorno, un volto vero di cui non ci si voglia sbarazzare continuamente, un volto per l’amore. Lo vedi, Lucette, sono ancora lontano da voi due, da voi tutti. Aspettami però, aspettatemi. Arriverà il giorno.. . il giorno»

«È la prima volta che amo ed è grazie a te. Amo come mai amerei una donna, una donna mia, e se tu hai questa fortuna, Albert, è perché io ti aiuto ad amare attraverso il mio amore. Non sei solo, Albert, ci sono io accanto a te, continuamente, che tu lo voglia o no. Noi stiamo assieme, viviamo la stessa giornata. . . Lucette è molto più di quello che è. So che un giorno non staremo più assieme, è inevitabile. Tu però non devi lasciarmi, lasciando Lucette. Ho bisogno del vostro amore, del nostro amore»

«Romanzo, memoria e poesia si fondono, tra Camus e il Nouveau Roman»

Goffredo Fofi

«Il romanzo di Cayrol è il romanzo di una voce pura e sola, il romanzo di una vita fragile»

Roland Barthes

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«In biologia movimento orientato di un organismo, animale o vegeta-le, o di una sua parte, determinato dall’azione di uno stimolo esterno (luce, temperatura, umidità, gravità, fattori chimici, etc.)». Così alla voce Tropismo della Treccani. Se Anthime Armand-Dubois, lo scien-ziato massone de I sotterranei del Vaticano, pretendeva, « in attesa di affrontare l’uomo, [ . . .] di ridurre a “ tropismi” tutta l’attività degli animali che osservava», Sarraute è invece proprio il sottosuolo della vita psichica dell’uomo che si prefigge di sondare e scandagliare, in una sorta di spedizione speleologica alla ricerca di quei moti inafferra-bili e indefinibili che a suo dire «sono all’origine dei nostri gesti, delle nostre parole, dei sentimenti che manifestiamo», e il cui gioco «costi-tuisce la trama invisibile di tutti i rapporti umani e la sostanza stessa delle nostre vite». Quella a cui Sarraute costringe il lettore è, come scrive Arnaud Rykner nella postfazione, «una discesa nelle voragini della nostra psiche», dal momento che «per raggiungere il luogo del tropismo, bisogna scavare in sé, sotto di sé e lasciarsi, per così dire, cadere nel tropismo».

traduzione: Oreste Del Buono

postfazione: Arnaud Rykner

isbn: 978-88-98112-10-4 •115 pagg. •15,00 euro

Nathalie SarrauteTropismi

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«Nelle caldissime giornate di luglio, il muro di fronte gettava sul piccolo cortile umido una luce abbagliante e dura.C’era un gran vuoto sotto questo calore, un silenzio, tutto pareva sospeso. Si sentiva soltanto, aggressivo, stridulo, il cigolio di una sedia trascinata sulle mattonelle, lo sbattere di una porta. C’era, in quel calore, in quel silenzio, un freddo improvviso, una lacerazione.E lei restava immobile sul bordo del letto, occupando il minor spazio possibile, tesa, come aspettando che qualcosa esplodesse, si abbattesse su di lei in quel silenzio minaccioso»

«Quante ce n’erano, come lei, parassiti assetati e spietati, sanguisughe attaccate agli articoli dei giornali, lumache incollate ovunque che spandono la loro bava sugli angoli di un Rimbaud, suggono un Mallarmé, si scambiano e invischiano con la loro ignobile comprensione l’Ulisse e i Quaderni di Malte Laurids Brigge»

«Infime e impercettibili interazioni tra le persone, piccoli giochi di aggressioni e ritirate, minuscole

battaglie che si consumano nella nostra psiche. Questo è ciò che Sarraute chiama Tropismi»

Alain Robbe-Grillet

«I tropismi sono come impercettibili vibrazioni di un terremoto senza fine che scuote

il microcosmo dell’io»

Hannah Arendt

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traduzione: Oreste Del Buono

prefazione: Jean-Paul Sartre

isbn: 978-88-98112-11-1 •xvi, 206 pagg. •20,00 euro

Nathalie SarrauteRitratto d’ignoto

Chi racconta questa storia cerca innanzitutto di catturare, nei per-sonaggi che ne attirano l’attenzione, quei moti segreti, inconfessati, appena coscienti, quei sentimenti allo stato nascente, senza nome che formano la trama invisibile dei nostri rapporti con gli altri e di ogni istante della nostra esistenza. Molle dispiegarsi di tentacoli, questo gli sembrano di primo acchito. Man mano però che il suo occhio inizia ad abituarvisi, che gli strumenti di ingrandimento, usati per esaminar-li, si fanno via via più accurati, essi diventano più netti, più precisi, e appaiono come minuscoli drammi le cui peripezie, rigorosamente predisposte, conducono a quei moti ultimi che sono le parole e gli atti, conferendo loro spessore e significanza. Quando poi però, dopo tanti sforzi, ha finalmente l’impressione di afferrarli, la rapidità, la comples-sità e la finezza di quei drammi, invisibili a occhio nudo, lo costringo-no a lasciare la presa. E a sottomettersi. Si lascia accecare, come tutti attorno a lui, dal bagliore delle parole e dei gesti ridotti alla loro più evidente apparenza. Tutto rientra nell’ordine. La rassicurante e como-da convenzione riprende il sopravvento.

Nathalie Sarraute

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«Tutto si placherà a poco a poco. Il mondo assumerà un aspetto levigato e pulito, purificato. Quell’aria di serena purezza che assumono sempre, si dice, le facce della gente dopo la morte. Dopo la morte?. . . Ma no, non è nulla, nemmeno quello. . . Anche quell’aria strana, come pietrificata, quell’aria un po’ inanimata sparirà a sua volta. . . Tutto si sistemerà. . . Non sarà nulla. . . Solo un altro passo da compiere»

«La spaccatura, la piccola fessura, quel punto fragile, come la fontanella dei neonati, dove mi pare che qualcosa, come una pulsazione appena percettibile, affiori e batta dolcemente. Là mi aggrappo e premo. E allora sento scaturire da loro e iniziare a scorrere un flusso senza fine di una materia strana, anonima come linfa, come sangue, una materia insipida e fluida che scorre tra le mie mani, che si spande. . . E della loro carne così soda, colorita, vellutata di gente viva, non resta che un involucro esangue, informe, grigio»

«Un antiromanzo che si legge come un romanzo poliziesco»

Jean-Paul Sartre

«Negli anni Cinquanta, l’antiromanzo è diventato il nuovo romanzo e Sarraute il suo artefice»

Hannah Arendt

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traduzione: Silvia Marzocchi

postfazione: Annalisa Lombardi

isbn: 978-88-98112-13-5 •256 pagg. •20,00 euro

dati provvisori

Hélène BessetteLa rottura

Il romanzo è l’epistolario di una separazione, quella tra il pastore protestante Georges e Dora, la moglie che ha abbandonato la scena domestica, lasciando il marito, i figli, l’intera comunità. Quasi omo-nima alla Nora di Casa di bambola – dalla quale eredita idealmente il testimone letterario –, Dora è, come scrive Annalisa Lombardi nella postfazione, « l’assente destinataria dell’intera corrispondenza». Assente non solo perché lontana («a più di mille chilometri», come le rimprovera Georges), ma anche, e soprattutto, perché relegata nel silenzio. Mancano infatti le sue lettere, lasciate solo intuire tra le righe di quelle scritte dal marito, quarantaquattro missive che si susseguono una dopo l’altra, come monologhi senza risposta, in quello che alla fine sembra essere un vero e proprio diario intimo, o una confessione. È quella di Georges infatti, come ricorda ancora Lombardi, « la parola che fa il romanzo», una parola di cui il silenzio di Dora è l’intrinseca contestazione, il negativo (« l’opposizione del negativo scritta in bian-co», come dice Bessette). Una sorta di decostruzione silenziosa che mette in crisi, portandola letteralmente al punto di rottura, la continui-tà discorsiva – del tutto illusoria e inautentica – del linguaggio.

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«La letteratura oggi in Francia, per me, è Hélène Bessette, nessun altro»

Marguerite Duras

«Uno degli autori più originali dei nostri tempi. Finalmente qualcosa di nuovo»

Raymond Queneau

Tutto mi è parso una Commedia.Commedia sociale. Commedia familiare.La parola Rottura scritta ovunque in lettere ardenti di fuoco.Rottura tra il Cielo e la Terra. Tra gli uomini.Tra noi. Tra me e te. Tragico. Questo faccia a faccia. Degli uni e degli altri. Mio e tuo. Questo linguaggio di sordomuti. Queste pantomime.Rottura della famiglia. Rottura dell’amore.Nel segreto delle case.Assieme arriviamo alla Rottura.Una certezza: io e te romperemo. Amichevolmente. Dopo dieci anni di disaccordo. Saremo d’accordo sulla parola fine.A domani cara amica, è tardi.

Sempre tuo.

G.

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isbn: 978-88-98112-01-2 • 136 pagg. • 15,00 euro

Marguerite Duras Moderato cantabile

isbn: 978-88-98112-02-9 • xxxvi, 278 pagg. • 19,00 euro

Alain Robbe-Grillet Il voyeur

isbn: 978-88-98112-04-3 • 242 pagg. • 21,00 euro

Claude Simon L’erba

isbn: 978-88-98112-05-0 • 126 pagg. • 15,00 euro

Marguerite Duras Testi segreti

isbn: 978-88-98112-06-7 • 137 pagg. • 17,00 euro

Claude Simon Il tram

isbn: 978-88-98112-07-4 • xxxv, 169 pagg. • 20,00 euro

Jean Cayrol Lasciatelo parlare Vivrò l’amore degli altri, I

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microgrammi [mi-cro-gram-mi] collana editoriale • Libri di piccolo formato, testi brevi che coniugano assieme riflessione e narrazione, racconto e idee. Volumi agevoli, in cui le storie individuali e personali, con i loro piccoli drammi e accidenti, incontrano (il più delle volte è un vero e proprio scontro) la Storia, quella che si sarebbe tentati di scrivere con la s maiuscola.

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Blaise CendrarsHo ucciso. Ho sanguinato

Sembrano due racconti distanti, Ho ucciso e Ho sanguinato. Il primo, scritto nel 1918 a guerra ancora fresca, è una «rapida istantanea» che restituisce gli umori, gli odori di un campo di battaglia, la «puzza di sangue, fenolo, merda, putrefazione», come scrive Paolo Rumiz nella nota introduttiva. Il secondo, pubblicato nel 1938, è invece un percor-so di rinascita, il racconto della vita caotica di un ospedale militare, un «girotondo infernale» che giustappone crudezza (o crudeltà), carità, abiezione, resurrezione, e una lingua – a tratti – dal sapore e dagli echi quasi proustiani. Eppure sono testi complementari. Una sorta di dittico ideale, una mise en scène della guerra in due atti. Istinto e pietà. L’istinto è quello di sopravvivenza, che qui assume i contorni di un destino ineluttabile, un atto di resistenza da affrontare di petto, senza sotterfugi. La pietà, quella che si offre – letteralmente – al primo ve-nuto, è mondata invece di ogni possibile retrogusto paternalista, senza fronzoli o infingimenti. Cendrars non cede alla tentazione del belletto o del salvacondotto cinico. Gli bastano due verbi per raccontare la tragica fatalità di una vita umana. Ho ucciso. Ho sanguinato.

con una nota di Paolo Rumiz

traduzione: Francesco Pilastro

isbn: 978-88-98112-08-1 • 104 pagg. • 12,00 euro

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«Ho ucciso il crucco. Sono stato più vivo, più rapido di lui. Più diretto. Ho colpito per primo. Ho il senso della realtà, io, poeta. Ho agito. Ho ucciso. Come chi vuole vivere»

«Questa cosa estranea che non potevo muovere senza scatenare un universo di dolori, né tenere con la mano buona senza che il grosso tampone bianco si riempisse di rosso, senza avvertire una bruciatura atroce e la sensazione che la vita mi stava sfuggendo via, goccia a goccia senza che potessi fare nulla per trattenerla, non si può fermare il proprio cuore, e il mio cuore, con il suo battito regolare, pompava a ogni istante ondate di sangue che sentivo schizzare, quasi le potessi vedere con i miei occhi, attraverso l’estremità del braccio tagliato»

«Ecco Cendrars, sigaretta di traverso e mano destra perduta in battaglia, l’ex legionario, coltello tra i

denti, il vecchio Blaise che ti aggredisce a rasoiate, ti travolge con frasi brevi, filmiche, senza orpelli»

Paolo Rumiz

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isbn: 978-88-98112-00-5 • 68 pagg. • 10,00 euro

Michele Zacchigna Piccolo elogio della non appartenenza

isbn: 978-88-98112-03-6 • 188 pagg. • 16,00 euro

Jean Cayrol Notte e nebbia

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menabò [me-na-bò] collana editoriale • I testi che qui trovano spazio (saggi di critica letteraria, monografie, ricognizioni su singoli scrittori o su particolari stagioni letterarie) sono pensati come strumenti di accompagnamento alla lettura, un’occasione di approfondimento degli autori e della narrativa proposta dalla casa editrice.

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traduzione: Donata Meneghelli

isbn: 978-88-98112-09-8 •152 pagg. •17,00 euro

Nathalie SarrauteL’età del sospetto

I quattro saggi di Nathalie Sarraute, raccolti in volume nel 1956 con il titolo L’età del sospetto, costituiscono, per usare l’espressione di Jean-Yves Tadié, un vero e proprio «trattato sul romanzo», quello che generalmente viene considerato il primo manifesto teorico del Nouveau Roman. A esclusione dell’ultimo, scritto per l’occasione, gli altri tre testi erano già apparsi sulle pagine delle più importanti riviste letterarie dell’epoca, e avevano di fatto segnato, a detta della stessa autrice, « il momento a partire dal quale una nuova maniera di conce-pire il romanzo doveva finalmente imporsi». Non senza prima però essersi confrontati con quel «movimento irreversibile della letteratu-ra», come lo chiama Sarraute, che di fatto impone a ciascun scrittore di fare i conti con la tradizione letteraria che l’ha preceduto. Fedele a tale convinzione, e persuasa che « la letteratura sia una staffetta in cui lo scrittore passa il testimone allo scrittore che segue», Sarraute passa in rassegna in questi saggi i grandi precursori del romanzo moderno, da Dostoevskij a Kafka, da Proust a Joyce e Virginia Woolf, cercando di scovare nelle loro opere i prodromi del romanzo a venire.

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«Esaminando la situazione attuale, si sarebbe tentati di dire che in essa trova conferma alla perfezione la frase di Stendhal: “è venuto al mondo il genio del sospetto”. Siamo entrati nell’età del sospetto»

«C’è bisogno di aggiungere che la maggior parte delle idee espresse in questi articoli costituiscono alcune delle basi essenziali di ciò che oggi viene chiamato Nouveau Roman?»

«Tra le opere che interrogano il futuro della forma romanzo, la possibilità stessa che essa abbia un futuro,

quella di Sarraute rappresenta uno dei tentativi più significativi del dopoguerra, forse quello più meditato,

in ogni caso quello più consapevole, più deciso»

Alain Robbe-Grillet

«I critici hanno un bel fingere, da bravi pedagoghi, di non accorger-si di nulla, senza in compenso lasciarsi mai sfuggire l’occasione di proclamare, nel tono che si addice alle verità capitali, che il romanzo, a quanto è dato sapere, è e resterà sempre innanzitutto “una storia dove vediamo agire e vivere dei personaggi”, e che un romanziere è degno di questo nome solo nella misura in cui è capace di “credere” nei suoi personaggi, cosa che gli consente di renderli “vivi ” e di confe-rire loro “spessore romanzesco”. Hanno un bell’elargire a piene mani elogi a chi sa ancora, come Balzac o Flaubert, “delineare” un eroe e aggiungere un’altra “ figura indimenticabile” alle figure indimenticabili di cui tanti illustri maestri hanno popolato il nostro universo»

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traduzione e postfazione: Marina Galletti

isbn: 978-88-98112-14-2 •160 pagg. •17,00 euro

dati provvisori

Jean CayrolLazzaro tra noi

Lazzaro tra noi riunisce due testi originariamente apparsi su rivi-sta: il primo è il tentativo di dare corpo a una tassonomia dei sogni concentrazionari; il secondo racconta la genesi di una nuova forma romanzesca (Cayrol la definisce lazzariana) che dovrebbe incaricarsi di restituire le sensazioni del ritorno alla vita di quegli uomini che hanno conosciuto la tragedia dei campi. È un’opera il cui linguaggio attraver-sa ripetutamente i confini del saggio e del romanzo, scivolando ora in una digressione narrativa per poi riemergere in riflessioni il cui afflato filosofico, per non dire teologico, appare in tutta la sua evidenza. Una sequela di incubi notturni, il disegno di una letteratura in gestazione, in cui ci sono gli stessi motivi, gli stessi stili che ritroviamo anche nelle opere dichiaratamente narrative di Cayrol. Il libro ospita anche, quasi in forma di appendice, l’articolo Testimonianza e letteratura nel quale un insolitamente corrosivo Cayrol prende in esame quel filone letterario che, riducendo i campi a materia da romanzo, ne ha disinnescato lo scandalo, facendo di quell’esperienza « intrasmissibile, solitaria, insta-bile» qualcosa semplicemente alla portata di chiunque.

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«Non crediate che voglia, in queste pagine, sottoscrivere una letteratura di parte e profetica, o sottoporvi una nuova letteratura di riferimento. Io sono per una letteratura di misericordia, che salvi l’uomo, e se traccio un abbozzo di questa letteratura un po’ clandestina, che si inserisce in quella vera, che si infiltra a caso in catastrofi e sconvolgimenti, è perché essa deve prendere posto tra le letterature che rendono testimonianza della più grande carneficina di anime di tutti i tempi, è perché deve trovare dimora nella “dolce pietà di Dio”, come dice Bernanos»

«Lasciamo i campi con i loro segreti incomprensibili, i loro deliri, i loro morti senza speranza. C’è ancora un altro argomento, meno spet-tacolare, da trattare, cercare di scoprire che cosa ne sia dei testimoni di quell’orgia di sangue, quale sia il loro comportamento in un mondo ordinario, quotidiano, come poterli salvare, riportarli a essere se stessi e non gli spaventati superstiti di un’agonia senza fine»

«La prima giuntura tra l’esperienza dei campi e la riflessione letteraria»

Roland Barthes

«Jean Cayrol, che ha vissuto quello che altri soltanto descrivono, trae dal fondo della sventura di cui parla l’espressione di una letteratura nuova, quella che lui

stesso chiama romanesque lazaréenne»

Maurice Blanchot

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i nostri autori

Hélène BessetteNata a Levallois-Perret nel 1918, è stata una scrittrice francese. Le sue opere – ricordiamo, tra le altre, N’avez-vous pas froid (1963) e Ida ou le délire (1973) – sono considerate un perfetto esempio di roman poétique. È morta a Le Mans nel 2000.

Jean CayrolPoeta e romanziere, nato a Bordeaux nel 1911 (dove è morto, nel 2005). È conside-rato l’iniziatore del cosiddetto romanesque

lazaréenne. Tra le sue opere, ricordiamo: Je vivrai l’amour des autres (Prix Renaudot

1947) e Les Corps étrangers (1959).

Blaise CendrarsPoeta e scrittore di origine svizzera (è nato a La Chaux-de-Fonds nel 1887). All’esperienza della Prima guerra mon-diale è dedicato il suo libro più cono-sciuto, La Main coupée (1946). È morto a Parigi nel 1961.

Marguerite DurasScrittrice, sceneggiatrice e regista

cinematografica originaria dell’Indocina francese (è nata a Saigon nel 1914). Tra i suoi testi vanno ricordati: L’Amant (Prix

Goncourt 1984) e Le Vice-consul (1965). È morta a Parigi nel 1996.

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Alain Robbe-GrilletNato a Brest nel 1922, è stato scrittore, sceneggiatore, regista cinematografico e uno dei più importanti esponenti e teori-ci del Nouveau Roman. Tra le sue pubbli-cazioni, ricordiamo: Le Voyeur (1955) e La Jalousie (1957). È morto a Caen nel 2008.

Nathalie SarrauteScrittrice francese di origine russa (è nata a Ivanovo nel 1900). È considerata, a tut-ti gli effetti, la precorritrice del Nouveau

Roman. Tra le sue opere, ricordiamo: Por-trait d’un inconnu (1948) e Le Planétarium

(1959). È morta a Parigi nel 1999.

Michele ZacchignaNato a Umago d’Istria nel 1953, è stato

insegnante nelle scuole secondarie supe-riori e ricercatore universitario di Storia medievale. Piccolo elogio della non appar-tenenza è la sua unica opera narrativa. È

morto a Gemona del Friuli nel 2008.

Claude SimonScrittore francese, originario del Mada-gascar (è nato a Tananarive nel 1913). Nel 1985 è insignito del Premio Nobel per la Letteratura. Tra le sue opere, ricordiamo: L’Herbe (1958) e Histoire (Prix Médicis 1967). È morto a Parigi nel 2005.

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nonostante edizioni srlvia Marco Polo, 37 – 34144 Trieste (Italy)tel: (+39) 040 7600596 • [email protected]/nonostantedizionitwitter.com/nonostantediz

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Finito di stampare a Romanel mese di novembre 2016dalla Tipografia Futura Grafica

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