Nonni su Internet - Pensieri, riflessioni, poesie, racconti, ricette... - IC Leone Caetani...

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ISTITUTO COMPRENSIVO “LEONE CAETANI” Cisterna di Latina

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Lavoro finale dei tutor e dei nonni al corso Nonni su Internet attivato presso l'IC Leone Caetani a Cisterna di Latina.http://www.mondodigitale.org

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ISTITUTO COMPRENSIVO “LEONE CAETANI”Cisterna di Latina

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Fondazione Mondo DigitaleIl corso “Nonni su internet”, promosso dalla Fondazione “Mondo Digitale” di Roma e realizzato nell’Istituto Comprensivo “Leone Caetani” a Cisterna di Latina, si è rivelato un’esperienza singolare, che ha coinvolto generazioni differenti in un processo di trasmissione di conoscenze e di ricordi, nonché di acquisizione di competenze informatiche, in un’era in cui il computer è diventato un indispensabile strumento che consente a tutti di migliorare la qualità della propria vita.Il corso, al quale hanno partecipato una ventina di persone anziane, si è svolto dal mese di novembre 2010 fino alla metà di marzo 2011, con cadenza settimanale. I nonni hanno avuto come tutor alcuni alunni frequentanti la classe quinta del plesso “Duilio Cambellotti” e le prime due classi della scuola secondaria di primo grado “Sibilla Aleramo”. Come insegnanti del corso siamo state testimoni di un vero e proprio “miracolo”: alcuni nonni, infatti, non sapevano usare in alcun modo il computer. In quindici lezioni hanno imparato a utilizzare la videoscrittura, a disegnare, a giocare, a navigare su internet, a mandare messaggi con la posta elettronica e, qualcuno, persino a chattare su facebook. E’ stato emozionante nelle ultime lezioni sentirsi dire che non pensavano di riuscire ad apprendere così tanto. Ciò che ci ha colpito di più è stata la loro straordinaria forza di volontà e il desiderio di apprendere che ha permesso di superare qualunque ostacolo, ma anche di stabilire con i bambini e con noi insegnanti un rapporto di comprensione e di affetto. Questo ha costituito per tutti un eccezionale e sorprendente arricchimento a livello umano.

 Paola BalzarettiPatrizia Fabrizi

Maria Romei

" Ci sono cose che avvengono per caso, il caso, talvolta, sorride ad eventi fortunati.”Nonni su internet” è nato per caso da un contatto ....in internet....

Credo personalmente, e sono sicura di parlare a nome di tutto il personale che nell'istituto Caetani lavora e con l'istituto collabora, nel dialogo intergenerazionale come credo fermamente nel long life learning.i nostri nonni internauti, trasmigratori digitali, sono stati presi per mano dai nipoti, effettivi ed adottati, nativi digitali.

La memoria e l'esperienza hanno preso una piega nuova, sono state comunicate attraverso un modo attuale di comunicare: il sistema informatico.Non più nonni soli sulle panchine (come osserva Baglioni) ma nonni e bambini che si prendon per mano ( come sogna Guccini). La scuola, ancora una volta, ha svolta la funzione sociale più importante: unire e garantire una forma di apprendimento, l'apprendimento che rende la persona libera dal giogo del non sapere e del non saper fare, ma, soprattutto, libera di esplorare, scoprire,

pensare autonomamente.

Patrizia Pochesci

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i vecchi soli come i pali della luce e dover vivere fino alla morte che fatica i vecchi cuori di pezza un vecchio cane e una pena al guinzaglio confusi inciampano di tenerezza e brontolando se ne vanno via i vecchi invecchiano piano con una piccola busta della spesa quelli che tornano in chiesa lasciano fuori bestemmie e fanno pace con Dio i vecchi povere stelle i vecchi povere patte sbottonate

guance da spose arrossate di mal di cuore e di nostalgia i vecchi sempre tra i piedi chiusi in cucina se viene qualcuno i vecchi che non li vuole nessuno i vecchi da buttare via ma i vecchi, i vecchi, se avessi un'auto da caricarne tanti mi piacerebbe un giorno portarli al mare arrotolargli i pantaloni e prendermeli in braccio tutti quanti sedia sediola... oggi si vola... e attenti a non sudareClaudio BaglioniAlbum: Strada Facendo

I vecchi sulle panchine dei giardini succhiano fili d'aria e un vento di ricordiil segno del cappello sulle teste da pulcini i vecchi mezzi ciechi i vecchi mezzi sordi i vecchi che si addannano alle bocce mattine lucide di festa che si può dormire gli occhiali per vederci da vicino a misurar le gocce per una malattia difficile da dire i vecchi tosse secca che non dormono di notte seduti in pizzo al letto a riposare la stanchezza si mangiano i sospiri e un po' di mele cotte i vecchi senza un corpo i vecchi senza una carezza i vecchi un po' contadini che nel cielo sperano e temono il cielo voci bruciate dal fumo dai grappini di un'osteria i vecchi vecchie canaglie sempre pieni di sputi e consigli i vecchi senza più figlie questi figli che non chiamano mai i vecchi che portano il mangiare per i gatti e come i gatti frugano tra i rifiuti le ossa piene di rumori e smorfie e versi un po' da matti i vecchi che non sono mai cresciuti i vecchi anima bianca di calce in controluce occhi annacquati dalla pioggia della vita

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” M’impiccio degli affari degli altri e poi ve li racconto”

“ E che ci fai?”

Carissimi,

guardate che appena

imparo ad usare il

computer mi connetto

con tutto il mondo. …

I n t e r n e t

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Mi chiamo MARAFINI SANTE e sono nato a CORI, paesino adagiato sopra una collina circondato dai MONTI LEPINILa leggenda narra che fu fondato da DARDANO lo stesso fondatore di TROIA circa 700 anni prima di ROMA. Fu distrutto sei volte di cui più recentemente fu ricostruito da CORACE, fratello di CATILLUS e di TIBURNUS il fondatore di TIVOLI. Fece parte della LEGA DEI LATINI, e poi fu una COLONIA VOLSCA, e ROMANA. Fino alla guerra tra MARIO e SILLA, CORI partecipò per SILLA e fu devastata da MARIO. Alla fine della REPUBBLICA e in periodo IMPERIALE, CORI dovette perdere ogni rilievo storico: con la costruzione della via APPIA, rimanendo isolato, aveva perso interesse strategico e commerciale. Da queste quattro righe che ho scritto potete capire quale ricchezze abbia questo paese.

MARAFINI SANTE

RICORDI DELLA II GUERRA MONDIALE Ricordo di un medico

La persona che ricordo con piacere è il Dottor AUGUSTO LEONARDI.Fu l’unico medico che, con coraggio, a soli ventitre anni, si dedicava alla cura del popolo Cisternese, pur con la scarsezza dei mezzi a disposizione e le continue minacce dei Tedeschi.Nel 1944 avevo circa 8 anni e ricordo che, nonostante la sua naturale timidezza e le lacrime della mamma, la quale non voleva che uscisse di notte con il coprifuoco, non ha mai rinunciato al principio di aiutare i malati.La sua fu una vera missione e per questo motivo, alla fine della guerra, è stato insignito con la medaglia d’oro al valore civile. Scrivo queste poche righe perché con il suo impegno è stato un modello di civiltà.Infatti per me l’eroismo di un uomo si riferisce all’azione normale eseguita quotidianamente e non nell’atto isolato. CLAUDIO FLOREALE

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CISTERNA 22 GENNAIO 1944

Era l’alba del 22 GENNAIO I944, nel mare di ANZIO e NETTUNO l’Armata AMERICANA Militare sbarcava e la MARINA su CISTERNA CANNONEGGIAVA .La gente dalle campagne e dalla periferia sud del paese sfollava e ai porti Anzio e Nettuno si imbarcava. L’ordine Militare era : TRASFERIMENTO DEGLI SFOLLATI CISTERNESI IN CALABRIA.Con lo sbarco, le azioni di guerra durarono SESSANTA DURI GIORNI senza alcuna tregua.I CANNONI della marina e dell’esercito americano e inglese ogni giorno sparavano e l’artiglieria dell’esercito tedesco rispondeva come poteva.NELLE ANTICHE GROTTE DEL PAESE vi era la POPOLAZIONE, che aveva trovato rifugio sicuro dalle Cannonate e dai bombardamenti da parte degli AEREI Americani e INGLESI, che tutti i santi giorni volteggiavano nel cielo di CISTERNA. Purtroppo lasciavano sul terreno morti e feriti sottoterra e nel grande ricovero di PALAZZO CAETANI. Man mano la vita riprendeva: uomini, donne e giovani tutti si davano alla fatica, c’erano vecchi, bambini feriti e ammalati da salvare.Mancavano ACQUA, PANE ed altri generi di prima necessità e i più giovani CORAGGIOSI uscivano per trovare qualcosa, mettendo a rischio la propria vita a favore della COMUNITA’.

Erano giorni tristi di lutto e di dolore che il popolo delle grotte sopportava tra pianto e speranza pregando DIO nell’unità e nell’amore.Il 19 MARZO IL COMANDO TEDESCO dava il triste ordine di sfollare e nei campi di concentramento l’obbligo di andare via, così l’ESODO CISTERNESE INIZIAVA !Straziati tra di NOI ci si ribellava, ma la GUERRA E’ GUERRA! La grande battaglia ALLEATA contro le forze Tedesche per la conquista di Cisterna nel bel mese di MAGGIO finalmente TERMINAVA. Nel mese di aprile 1945 la seconda guerra mondiale FINIVA !!!Ricostruita la nostra CITTA’, CISTERNA ebbe come riconoscimento, dal Governo Italiano, per la sua quasi totale distruzione“SOLO”… “perbacco”… la Medaglia d’Argento al valore CIVILE !!!

ALBINO DE FRANCESCHISinistrato di guerra I944\45 Cisterna LT

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RICORDI DELLA SECONDAGUERRA MONDIALE

Lo scoppio della seconda guerra mondiale per l’ITALIA avvenne nel 1940 e precisamente nel mese di maggio.CISTERNA fu investita dalla violenza brutale di quella tragedia mondiale nel 1943. Inizialmente con bombardamenti mirati alle infrastrutture, come la stazione, i ponti il campanile della chiesa SANTA MARIA ASSUNTA IN CIELO che rappresentava un ottimo punto di osservazione per il nemico, e in seguito, subito dopo lo sbarco degli alleati ad ANZIO, con bombardamenti a tappeto che devastarono la città riducendola ad un cumulo di macerie.I morti furono oltre 600 e vennero seppelliti quasi tutti nel giardino della fontana BIONDI ormai ridotta a simbolo della tragedia che la popolazione, affamata e brutalizzata, stava subendo: la dea FERONIA aveva perso un braccio e la testa era rotolata giù fino ai piedi della fontana e così tutte le statue che raffiguravano uomini e donne vistosamente mutilati in più parti.Gli abitanti della città avevano trovato rifugio, durante quei terribili mesi, nelle numerose grotte che attraversano in lungo e largo il sottosuolo di CISTERNA, fino al giorno in cui i soldati tedeschi dettero l’ordine a tutti di evacuare la città, deportandoli.Noi bambini non ci rendevamo conto della gravità della situazione e vivevamo quei momenti come un gioco dei grandi al quale potevamo partecipare anche noi: gioco certamente pericoloso ma pur sempre un gioco.Un altro dramma di quella guerra, cosi come di tutte le guerre, ful’allontanamento dei padri dai figli e dalle famiglie che in molte occasioni non si riunirono mai più. Finalmente la guerra ebbe fine ma non terminarono i disagi della popolazione: chi si diede alla ricerca degli scomparsi, chi a cercarsi un rifugio avendo trovato la propria abitazione distrutta dai bombardamenti, chi a costruirsi una abitazione di fortuna utilizzando le travi e i legni trovati tra le macerie delle abitazioni distrutte: era l’inizio della rinascita e la consapevolezza che il peggio era passato e il futuro sarebbe stato pieno di speranza per un mondo migliore, più giusto, più libero, ma soprattutto democratico. Come di fatto è avvenuto.

EUGENIO COMANDINI

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Reperto storico di Cisterna -LA FONTANA BIONDI-

Il nome proviene dallo scultore che l’ha progettata tra il 1885 ed il 1890: Ernesto Biondi, nato a Morolo ( FR) il 30 Gennaio 1855.Questa fontana non ebbe una sorte molto fortunata. Dopo l’inaugurazione non fu curata nel modo dovuto, poiché Cisterna stava ancora facendo i conti con la crisi sociale ed economica portata dalla malaria, quindi vittima della più totale incuria.Ben altra disavventura però le era riservata. Durante il secondo conflitto mondiale, Cisterna fu distrutta quasi interamente e la DEA FERONIA ne uscì come una gran mutilata di guerra. Grazie ai contributi concessi dallo Stato per i danni bellici, subito dopo la guerra, fu ricostruita, anche se non nella forma originaria. L’architettura di questa fontana non rispetta dei chiari rapporti geometrici. Essa è costituita alla base da una vasca circolare con gradinate, nel centro rocce e masse di granito, le attribuiscono una forma tozza e montagnosa, dove sono scavati dei rientri a forma di grotte. Sopra questa struttura domina una figura di donna: è la bella FERONIA avvolta in un manto bianco. È l’emblema della vittoria della bonifica sulla malaria attuata negli anni trenta dal regime fascista di Benito Mussolini nella Palude Pontina. La figura ferina e demoniaca schiacciata dai piedi della DEA è l’idra della malaria.

La DEA con il braccio destro innalza un ramoscello d’olivo in segno di vittoria. Questo oltre ad essere il tradizionale simbolo di pace, è il segno della fertilità ritrovata in questa nostra terra, di quell’olivo tanto diffuso nella zona Pontina. Chi era in realtà FERONIA?Come mai Ernesto Biondi ha voluto che proprio Lei fosse posta lì all’apice della fontana a simbolo della liberazione dalla malaria? Feronia era una ninfa amata da Giove, padre di tutti gli Dei e per questo perseguitata da Giunone, sua moglie gelosa. Fu mutata in fonte e venerata dagli Italici.Il suo tempio principale, ricchissimo di ori e di offerte era quello di Capena presso il monte Soratte ed era chiamato Lucus Capenatis, Lucus Feroniae e Fanum Feroniaera, onorato dai liberti romani. Quando gli schiavi venivano affrancati ricevevano nel tempio di FERONIA il pileus, berretto che stava a significare la libertà ricevuta.Era anche la Dea protettrice delle fonti. A ROMA le era dedicato un santuario in Campo Marzio. Era per lo più raffigurata in aspetto giovanile, talvolta ornato di diadema e collana.Dai miti legati a FERONIA s’ispirò Vincenzo Monti per la sua Feroniade.P.S.Con questo reperto storico di Cisterna ho voluto esporre il significato mirato di questa opera, sintesi di uno dei tanti periodi di sofferenza subiti e la vittoria su di essi, fino alla rinascita di un CREDO che in questo periodo storico contemporaneo è poco conosciuto dalla maggior parte degli abitanti di questo APPARENTEMENTE insignificante paesello della pianura Pontina, ma immortale per tutti i veri figli di Cisterna nel mondo.

ALDO BIANCHI

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ALCUNI RICORDI DI ADOLESCENTE

Mi chiamo Pasquale Capasso e ho 65 anni. Abito a Cisterna dal 1951, ma il mio paese natale è Frattamaggiore (NA). Ricordo che quando eravamo adolescenti si facevano dei giochi che adesso non si fanno più. C’era il gioco della “lippa”: due bastoni, uno di 80 centimetri ed uno di 20, e si giocava battendoli uno contro l’altro. Il più piccolo aveva le punta ai due lati, si posizionava per terra e con quello più grande si batteva su una punta in modo che il piccolo rimbalzava e ricolpendolo veniva lanciato lontano (un po’ come il gioco del baseball) e vinceva chi lo mandava più lontano.Poi ce ne era uno che si chiamava “Il giro d’ITALIA”, che consisteva nel disegnare una pista per terra con il gesso bianco e dopo si spingeva un tappo di birra per tutto il percorso. Vinceva chi arrivava alla fine senza uscire fuori dal tracciato disegnato.

PASQUALE CAPASSO

MARIUCCIASono cresciuta in una famiglia di

contadini. Ero la prima di cinque figli, una bambina molto timida. Ricordo che in casa la sera c'era un lume a petrolio e il caminetto acceso che ci facevano luce, perché non c’era la corrente elettrica e mia madre che faceva la calza, perché il giorno lavorava in campagna con mio padre. Voglio raccontare che quando andavo a scuola era molto diverso. Avevo una borsa di cartone, due quaderni, una matita, una scatolina di colori che dovevano durare fino a che si potevano prendere con due dita, per come erano corti. Avevamo una penna con un pennino, che si intingeva in un calamaio, inserito nella parte destra del banco. Ogni mattina la maestra controllava se c’era l’inchiostro, se non c’era lo metteva con una bottiglia. Durante l’inverno si moriva dal freddo, non c’erano i termosifoni e neanche una stufa. Io e qualche altro bambino ci portavamo da casa un secchiello con la brace dentro per tenere calde le mani, altrimenti quando arrivavamo a scuola avevamo le mani rattrappite dal freddo e non riuscivamo neanche a scrivere.

A quei tempi non c’era neanche il pullmino, si andava a piedi.La scuola era composta da due stanze in una casa, che formavano – prima e seconda – terza quarta e quinta – con due maestre.La mia mi chiamava Mariuccia, perché ero la più piccola della classe. Allora non c’erano neanche i giocattoli.Verso i sette o otto anni ricevetti dalla befana, che era passata da una mia zia che mi aveva battezzata, una bambolina di cartone alta circa quindici centimetri. Per me fu una grande gioia, ma durò poco tempo, perché una mia amichetta, giocando, le dava da bere.Quella mia bambolina si era tutta gonfiata, quel cartone bagnato non era più lei. MARIA CASENTINI

RICORDI

La cosa che ricordo con nostalgia è mio padre che si inventava di tutto per far divertire me e mia sorella. La sera della befana si travestiva da strega, poi saliva sul tetto della nostra casa e dal caminetto chiamava prima mia sorella e poi me. Noi naturalmente, essendo molto piccole, avevamo paura, però quando ci regalava delle bambole meravigliose, ci passava tutto. Questo per me è uno dei ricordi più belli da bambina.

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Nevica, nevica, nevica…

Ed io il polpastrello delle dita sul vetro della finestra, osservo attonita la neve disegnare un immenso mantello bianco sulla terra addormentata nella quiete del riposo invernale.Mi ritrovo con gli occhi socchiusi e con una folla di ricordi che premono dentro: volti, sorrisi, voci mai appassiti e pure mai tanto vivi nella mente e nel cuore.Ero una bambina vivace immaginifica in attesa di Santa Lucia che stava per arrivare con l’asinello carico di doni.Con le sorelle – ed io sono l’ultima di sette – allineavo le scarpette nei pressi del focolare, senza dimenticare una manciata di fieno per l’asinello che certamente doveva recuperare energie per continuare il suo vagabondare di casa in casa fino alle prime luci dell’alba. Nel frattempo la notte aveva recepito le nostre ansiose attese avvolgendole nelle morbide pieghe del suo mantello Quanti anni? Pochi o tanti non hanno importanza.Di sicuro erano anni difficili, quando la rugiada facilmente si trasformava in brina ed il ricordo in lacrima.Ma ecco Santa Lucia dipinge l’aurora di luce “riverberare” sui volti una gioia incontenibile per un pugno di noci, un mandarino e qualche fico secco ben riposti nelle scarpette e la mancetta studiata e distribuita in proporzione all’età di ciascuna……..Non nevica più.I volti, i sorrisi, le voci spuntate come gemme primaverili si nascondono sotto la neve emanando una scia di intenso profumo.

ROMANA FERRACCINI

RICORDI DELLA MIA INFANZIA

Quando io ero piccola non c’era il computer, ma non c’erano neanche tutte quelle matite colorate che ci sono adesso.Le matite erano tutte nere e le biro erano di una sola marca. L’astuccio era di legno e la cartella era di cartone. In classe eravamo solo bambine perché le classi non erano miste.A casa mia si addobbava l’albero con i dolcetti fatti in casa e per Natale solo regali utili da dividere con i fratelli. Questo è un ricordo.Quando finiva la scuola noi bambini giocavamo per strada. I nostri giochi erano: a nascondino, a campana, a barattolo e i maschietti a volte ci escludevano perché giocavano a pallone.

Le regole del gioco della campanaPuoi giocare a questo gioco da solo o con gli amici .La regola più importante è che si gioca saltellando su una gamba sola. Per decidere chi sarà il primo ad iniziare il gioco,si fa la conta. Il primo giocatore entra nella casella TERRA e tira la pietra nella casella con il numero 1. Saltando su una gamba sola va dalla TERRA alla casella 1, raccoglie la pietra, gira su se stesso e torna alla TERRA. Poi tira la pietra nella chi finisce casella 2, salta nella casella 1 e poi nella casella 2, raccoglie la pietra e, sempre saltando, torna indietro fino alla TERRA. Continua tirando la pietra nella casella 3 e va avanti allo stesso modo, fino alla casella CIELO. Adesso deve giocare in senso contrario, quindi dal CIELO lancia la pietra nella casella 8, poi nella casella 7 e così via fino a tornare sulla TERRA. Nelle caselle 4 - 5 e 7 - 8, si possono appoggiare entrambi i piedi. Ma attenzione, in nessun caso la pietra o il giocatore possono toccare le righe che delimitano le caselle. Non pestare mai le righe!Se la pietra cade in una casella sbagliata o sopra una riga, il giocatore perde il turno e può ricominciare, partendo dalla casella dove ha commesso l'errore, soltanto dopo che tutti gli altri hanno giocato. Vince chi finisce per primoRAFFAELLA PREZIOSO

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QUANDO ANDAVO A SCUOLA

Quando andavo a scuola si dovevano fare tre chilometri a piedi e attraversare un fosso. Se pioveva nel fosso scorreva l’acqua e non si poteva attraversare e così a scuola non ci si poteva andare. Si tornava a casa, si giocava a bottoni, a lippa, a barattolo e a nascondino. Alla fine …… siamo rimasti somari! FRANCO SCALESE

RICORDI DI VITA NELLA MIA CITTA’ NATALE: ROMA!

Io sono nata a Roma 54 anni fa e ogni volta che vado mi tornano alla mente tanti episodi della mia infanzia.Allora non c’erano tutte queste automobili e la vita scorreva con un ritmo più lento.Io abitavo in centro, nel quartiere Prati, vicino alla basilica di San Pietro e tutte le domeniche i miei genitori mi portavano ad ascoltare il Papa che all’Angelus si affacciava alla finestra dello studio.Una volta, stranamente, mi portarono in Piazza San Pietro, alle nove di sera, eintorno a noi c’erano moltissimi fedeli che pregavano sommessamente e guardavano preoccupati una finestra illuminata sulla facciata della basilica.Io chiesi che cosa stava accadendo e perché c’era tutta quella folla silente e,soprattutto, come mai il Pontefice non si affacciava a benedire tutte quelle persone.Mia madre con le lacrime agli occhi mi disse che Papa Giovanni XXIII non poteva mostrarsi perché stava morendo e non avremmo potuto mai più ascoltare la sua voce.Ricordo ancora con commozione quei magici momenti in cui una città intera si trovava unita in un comune sentimento di dolore.

ESPOSITO STEFANIA

NATALE NORDICOOgni anno, in prossimità delle Feste Natalizie, il mio pensiero torna nostalgico ai miei tanti e bei natali passati nel nord Europa . Ho vissuto 14 anni in Germania in un paese circondato da verdi boschi.Lì il Natale è molto sentito spiritualmente, l’attesa del Natale è preceduta dal rito dell’avvento. La prima domenica d’avvento viene posta al centro della tavola a pranzo una decorazione a forma di corona con quattro candele. La prima viene accesa quel giorno, poi a seguire fino alla quarta, le domeniche successive. Tutto questo accompagnato da un sottofondo di brani natalizi.L’atmosfera è magica con tutti i boschi innevati. Il parco dei bambini rivive con personaggi a grandezza naturale la fiaba di Hansel e Gretel, con casina di marzapane e dolci e la vecchina con il gatto e il bastone.Nel parco c’è un abete enorme illuminato e decorato di neve naturale, vicino al quale c’è sempre un Babbo Natale con slitta e renna viva che distribuisce dolci…La gioia dei bambini è viva ed il paesaggio è magico e incantato. Tutto

intorno è neve e silenzio.

ELSA BATTISTI

ISTANTI DI VITA

Io da bambina sono andata sotto il rullo di cemento.Mio papà mi ha portato all’ ospedale.I miei giochi da bambina erano molto semplici .Con le pezze cucivo i vestiti alle bambole .

Giovanna Cusella

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LA MIA INFANZIA

Mi chiamo Gianna e sono una nonna di 57 anni. Vi voglio raccontare un po’ della mia infanzia e di quei lavori che oggi sono in disuso.Da bambina, finito l ‘anno scolastico, i miei genitori mi mandavano dalla sarta per imparare a cucire. In casa con la sarta c’era anche la suocera che lavorava a uncinetto: con un filo, giorno dopo giorno, creava maglioncini, babbucce e scarpette. Io, affascinata e incuriosita, incominciai a guardare i movimenti che questa signora faceva con l’uncinetto; poi tornata a casa cercavo di imitare. Così iniziai. In seguito, con le riviste specializzate, perfezionai la tecnica dell’uncinetto, del ricamo e dei ferri. Peccato che oggi le nuove generazioni non hanno interesse per queste forme di arte.

GIANNA DE ANGELIS

RICORDI DI SCUOLA

Mi presento, sono Elisa.Sono qui per imparare a lavorare con questo “apparecchio”, che per me è cosa nuova, lontano mille miglia dal modo in cui si studiava nel 1954, quando ho fatto la quinta elementare.I miei ricordi di scuola sono ormai sbiaditi dai molti anni passati, ma ricordo alcune delle mie compagne, le maestre, i giochi che facevamo nell’ora di ricreazione: “le belle figlie di Madama Dorè”, “ruba Bandiera” ecc., ma il gioco che ci piaceva di più era quello dei “cinque sassolini”. Si spargevano per terra i sassolini, poi si dovevano riprendere uno alla volta buttando quelli già raccolti e riprenderli contemporaneamente senza farli mai cadere.Abitavo in campagna vicino un grande bosco, per andare a scuola dovevo camminare nella strada del bosco per circa un chilometro dove c’era un fossato da attraversare. Quando l’acqua era alta mi bagnavo sempre i piedi (allora non c’erano strade asfaltate, né le mamme che ci accompagnavano con la macchina). Ricordo che la mattina ogni scolaro doveva portare un pezzo di legna per accendere la stufa quando faceva molto freddo.Nella mia scuola facevamo i turni oppure mettevano insieme due classi, quindieravamo tanti bambini, così facevamo anche i compiti di quelli più grandi.Una volta nella nostra scuola una maestra, credo fosse del Nord Italia, ci venne a spiegare la coltivazione del riso. Aveva con sé un cilindro trasparente con dentro delle spighe di riso che non avevamo mai visto. Alla fine della sua illustrazione, le maestre ci fecero fare il tema sull’argomento. Giudicarono il mio tema il migliore delle due classi, così vinsi il primo premio! Mi regalarono una riga e una penna molto belle di cui andavo orgogliosa! Il tempo della scuola poi è finito (avrei voluto frequentare la scuola media, ma non ho potuto) ed ho cominciato a lavorare in campagna con mio padre e i miei fratelli.

ELISA MONTINI

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USANZE LOCALI

Da bambina, nel periodo di Pasqua, mia madre preparava dei dolci. Uno di questi lo faceva a forma di agnello ed era molto apprezzato da tutti, soprattutto da noi bambini, tant’è che io questa usanza ancora oggi la mantengo con i miei nipotini.Il dolce si prepara in questo modo: 2 uova, 3 etti di zucchero, 1 limone grattugiato e un poco spremuto, 1\4 di latte, un bicchiere di olio, 1 bustina di ammoniaca per dolci, la farina quella che prende l’impasto che deve essere morbido. L’ammoniaca va sciolta con un po’ di latte caldo (con questa dose ci vengono 2 dolci). Usare 1 teglia rettangolare e carta da forno, fare la forma di agnello, nella pancia mettere un uovo sodo, con la pasta fare 2 bastoncini e metterli sull’uovo a forma di x, spennellare con il latte tutto il dolce e metterci lo zucchero a granella o le scaglie di cioccolato bianco. Infornare a forno caldo a 140 gradi per 50 minuti circa. GIANNA DE ANGELIS

SEVERITÀ SENZA LIMITI !

Cisterna 11 gennaio ’11 Sono una nonna di 63 anni, frequento il corso Telemouse per nonni e mi è stato chiesto di scrivere qualcosa sui miei ricordi di scuola. Quando andavo a scuola io era molto diverso da adesso, tutti andavano a piedi, non c’erano mezzi di trasporto. I bambini che abitavano fuori dal paese venivano in bicicletta o a cavallo. Noi femminucce entravamo a scuola in portoni diversi, perché non era permesso stare con i maschietti. Le cartelle erano tutte nere o marroni, come pure le copertine dei quaderni; non esistevano le penne a birro, c’era solo la matita e il pennino; si scriveva con l’inchiostro liquido; i calamai erano incastonati nel banco di legno e la bidella lo riempiva quando si svuotava.Non c’erano i riscaldamenti e spesso d’inverno si faceva lezione con sciarpe e cappotti… chi poteva permetterselo!Gli insegnanti erano molto temuti, perché la loro severità non aveva limiti, davano molte punizioni e battevano sulle mani molto volentieri, ogni pretesto era buono!I nostri genitori non avevano voce in capitolo.

GIULIANA MACALE

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poesie

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Inno al pane

Pane come biondeggi nel desco di Saturnocosì tra vasi d’oro in te si addensa ogni ricchezza

e la più bella mensa della tua ruvida vestenon ha scorno Figlio del sole tu che ne porti un raggio in ogni casa

e chi di te procaccia onestamente illumini la frontema più risplendi quando un mendico

dal viaggio stanco ti trae dalla sua bisaccia sedendo al margine di una fonte.

La crisi de coscienza

O rilevalla a quello che ce crede in politica è eguale, quanta gente

che ciàveva un principio in bona fede,s’accorge piano piano che je cede e

je viè fora tutto differente te ricordi de Checco er comunista

che voleva ammazza de prepotenza tutta la borghesia capitalista ?

Invece mò, la pensa a l’incontrario:e dopo qualche crisi de coscienza

s’è comprato un villino a MONTE MARIO

L’onestà de mi nonna

Quanno che nonna mia pijò maritonun fece mica come tante e tanteche doppo un po’ se troveno l’amante.Lei in cinquant’anni, nù l’ha mai tradito!Dice che un giorno un vecchio impreciuttito,che je voleva fa lo spasimante je disse v’arrigalo sto brillantese venite a pijavvelo in un sito.Un’antra ar posto suo, come succede avrebbe detto subbito: so pronta,ma nonna ch’era onesta nun ciagnedeanzi je disse stattene lontano tanto ch’adesso, quanno l’arricontaancora ce se mozzica le mano

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L’OMMINI so le bestie più ambiziosedisse l’aquila all’omo, e tu lo sai,ma vièttene per aria e poi vedraicome s’impiccoliscono le cosele ville, li palazzi, e li castelli da lassù sai che so? So giocarellil’ommini stessi o principi o scopini da lassù sai che so ? Tanti puntinida quel’altezza nun distingui mica er pezzo grosso che se dà importanza, puro un sovrano visto in lontananza diventa ciuco come unaformica. Vedi quella gran folla

aridunatadavanti a quer tributo che se sfiata?È un comizio,lo so ma da lontanoSo quattro gatti intorno a un

ciarlatano.

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Ricette

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BISCOTTI PER IL LATTE

INGREDIENTI

1 Kg di farina½ kg di zucchero6 uova1 limone grattugiato1 bicchiere di latte1 bicchiere di olio 2 bustine di lievito

PROCEDIMENTO

Mettere gli ingredienti in una ciotola e impastare con una frusta, una volta impastato scaldare il forno e a cucchiaiate mettere sulla carta forno spolverandoli di zucchero, quindi infornate e toglierli quando sono dorati.

PATRIZIA MARINOTTI

CARTELLATE

1 KG DI FARINA 002OO G VINO BIANCO SECCO1OO G OLIO DI OLIVALT 1 OLIO PER FRIGGERE1 KG MOSTO O COTTO DI FICHIALCUNI CHIODI DI GAROFANO

PROCEDIMENTO

Impastare la farina con olio e vino. Se la massa dovesse risultare troppo dura aggiungere acqua tiepida. Continuare a manipolare e formare delle piccole parti e formare delle pagnotte piccole da assottigliare per ottenere sottilissime schiacciatine a forma di disco; tagliare con la rotellina a smerli delle tirelle larghe 4 cm circa, lunghe circa 3 cm. Va piegata in due e unita con le dita alla distanza di 3 cm fino ad ottenere delle conchette, che vanno arrotolate su se stesse. Le cartellate vanno tenute ad asciugare per 30 minuti su tavola di legno.Poi friggere con olio bollente 4 o 5 alla volta. Mettere sul fuoco un calzerotto che contiene il mosto o il cotto di fichi, calare per 4 minuti 8 alla volta. Attenti a non far bollire il mosto.Dopo pochi minuti toglierle dal recipiente con un mestolo bucato e sistemarli in piatti lunghi e bassi.

ROSA PANTALEO

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TORTA DI ANANAS

Ingredienti3 uova 6 cucchiai di zucchero 6 cucchiai succo di ananas 1 etto di burro 6 cucchiai di farina 1 bustina di lievito

Procedimento Battere uova e zucchero, aggiungere la farina con 6 cucchiai di ananas. Nella terrina mettere il burro sciolto e la bustina di lievito.Fare sciogliere 8 cucchiai di zucchero nella pentola e fare il caramello, poi mettere le fette d’ananas e versare l’impasto sopra. Cuocere per 30 minuti.

GIOVANNA CUSELLA

TORTA DI ROSE

Ingredienti gr 600 farina gr 200 burro gr 250 zucchero 3 uova intere 2 b . di vanillina un pizzico di sale gr 50 lievito di birra sciolto in 1 bicchiere di latte tiepido.

Procedimento

(Impasto ) uova, sale, farina, vanillina, gr 75 burro, gr 75 zucchero, il lievito sciolto nel latte. Lasciare riposare coperto per 2 ore. Mescolare il rimanente burro e zucchero, fino a formare una crema molto spumosa , aggiungere un po’ di marmellata. Tirare la sfoglia alta circa mezzo cm. Spalmare uniformemente la crema, la marmellata, tagliare a strisce alte cm 5.Mettere in una teglia foderata con carta da forno, lasciare riposare circa 1 ora, mettere in forno per 40 minuti a 200 grad. MANCUSI ANNA

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Prendi la crema che avevi messo da parte e aggiungi due cucchiai di cioccolato in polvere e mescola vigorosamente.Ricomponi il dolce sovrapponendo i tre dischi e spalma parecchia crema sulla cupola del dolce, poi ricopri con la panna montata.Infine con una siringa per dolci, scrivi con la crema mischiata alla cioccolata, i tuoi auguri. ESPOSITO STEFANIA

INVENTA DA SOLO LA TUA TORTA DI COMPLEANNO

Se vuoi confezionarti da solo la torta di compleanno, ma non sei tanto esperta di dolci, puoi comperare gli ingredienti in parte già pronti per la realizzazione.

procurati un Pan di Spagna già confezionato e già tagliato in dischi

compra la crema pasticcera in bustine da due

una bustina di cioccolato fondente in scaglie

un bicchierino di rhumuna tazza d’acquadue cucchiai da brodo di zuccheromezzo litro di latte fresco per preparare

la cremamezzo litro di panna fresca da montare

con la frusta.Prendi il Pan di Spagna, cominciando

dal disco più in basso, metti in un bricco la tazza d’acqua, lo zucchero, e il bicchierino di rhum, mescola bene fino a che lo zucchero non si scioglie.

Poi con il cucchiaio bagna il disco, ma moderatamente perché il liquido deve bastare per tutti e tre i dischi.

Confeziona la crema seguendo le istruzioni scritte sulla confezione Paneangeli, adoperando il latte.

Spalma la crema sul disco e aggiungi le scaglie di cioccolata, ricorda però di mettere due cucchiai di crema in una ciotola, da parte.

Fai lo stesso procedimento con gli altri due dischi.

CALAMARI RIPIENI

Volendo far gustare ai propri parenti e amici questo piatto suggeriamo di attenersi alla nostraesperienza.Dosi per 4 persone:

8 calamari di media grandezza, pangrattato, pecorino, aglio, prezzemolo e olio. Tritare le teste e i tentacoli dei calamari e friggerli, aggiungere quattro cucchiai di pangrattato e del pecorino. Preparare un trito di aglio, prezzemolo, sale e pepe e aggiungerli al trito delle teste e tentacoli.Svuotare le sacche dei calamari, lavarle bene e riempirle con il composto e dadini di cacio cavallo .Chiudere con uno stecchino, soffriggere e aggiungere del pomodoro fino a cottura oppure arrostire alla brace.

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Ho trovato questo corso

eccezionale, non solo per la bravura

delle insegnanti, ma perché ci ha permesso

di lavorare insieme ai bambini, creando una

ambientazione fantastica, che è stata

particolarmente fruttuosa, sia per noi che per

loro.

Stefania Esposito

Sono rimasta molto contenta di questo corso,è

stato interessante con delle

maestre molto brave e pazienti che ci hanno insegnato molto. Maria Casentini

Di questa iniziativa sono rimasta molto contenta per come è stato organizzato il corso. Malgrado non avessi mai acceso un computer mi sono sentita subito a mio agio. Grazie alla pazienza delle insegnanti e dei bambini.

Gianna De Angelis

Vi ringrazio di avermi dato

questa opportunità di imparare

l’uso del computer,

ne sono molto contento

Claudio

Floreale

Per me questo corso è stato molto importante perché mi ha permesso di imparare ad usare il computer, una cosa che non avrei mai immaginato di fare. Patrizia Marinotti

Sono molto soddisfatta di aver

avuto l’opportunità di aderire a

questo corso di informatica.

Nonostante non avessi alcuna

nozione a riguardo, voglio

esprimere il mio parere positivo

per quanto ho imparato.

Elsa Battisti

Questo corso è stato molto importante per me perché mi ha permesso di imparare ad usare il computer. Cusella Giovanna

Questo corso per me è stato molto

importante perché mi ha insegnato

ad andare su internet, scrivere

lettere e tante altre cose. Le

insegnanti sono molto gentili e

preparate. Una cosa sola … che i

computer molto spesso si

bloccano. Anna Mancusi.

Questo corso di acculturamento ha raggiunto per me il 50% gli scopi da me prefissati dall’inizio,non per colpa delle insegnanti ma a causa dell’acquisto di un mio piccolo pc con il quale io pensavo di esercitarmi a casa. Per cui questo mi ha inibito la perfezione erogatomi e prefissa da questo mirato corso di acculturamento. Aldo Bianchi

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 Sono una nonna di 63 anni ho avuto l’opportunità di partecipare al corsoDi Telemouse e sono molto contenta, spero di potere imparare qualche cosa così posso raccontarlo ai miei nipoti, perché mi dicono sempre che non sarei mai stata capace di imparare nulla.Mando un bacio ai miei nipoti Macale Giuliana

Siamo quasi alla fine e mi dispiace molto perché non avrò più modo di uscire per andare a scuola, perché non potete lontanamente immaginare come sia stato tanto grande per me questa avventura. E’ stato come tornare a scuola e scoprire le emozioni di tanto tempo fa.E’ indescrivibile quanto sia emozionante e vi raccomando che se nel prossimo futuro avete qualche altra brillante idea per noi potete chiamarmi tranquillamente, mi affogherò nelle vostre idee.Le professoresse che avete messo a nostra disposizione sono delle persone molto squisite, come mangiare un cioccolatino.Vi ringrazio di cuore, colgo l’occasione per salutarVi. p.s.Mi piacerebbe venire ogni anno a scuola come gli alunni di questa scuola.

ROSA PANTALEO

Il corso è stato interessante

e mi sono molto divertita ad

aiutare i nonni. E’ stato bello

vedere i nonni che hanno

imparato qualcosa da me.

ALICEIl corso è stato interessante ed istruttivo perché abbiamo potuto dare ad alcuni nonni l‘opportunità di imparare ad usare il computer per non rimanere fuori dal mondo moderno. CHIARA

 Questa esperienza per me è stata una cosa

speciale, io non sapevo neanche come si

accendeva il computer e invidiavo chi era

capace. Non avrei mai immaginato di poter fare

un corso come questo e adesso che sto

imparando tante cose sono veramente felice.

Aspetto con ansia che venga il martedì come una

scolaretta alla prima elementare per incontrare le

altre allieve e le maestre le quali sono molto

disponibili con noi.Mi piacerebbe tanto che questa avventura

continuasse fino alla fine dell’anno scolastico. Patrizia Marinotti

Il corso è stato meraviglioso perché i nonni hanno imparato qualcosa da me. Mi sono divertito molto a fare il tutor ed aiutarli.

DIEGO

Il corso è stato molto

significativo perché mi ha

permesso di relazionarmi con

persone che hanno molta più

esperienza di me. Porterò

sempre con me questa bella

esperienza. Grazie.ERIKA

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Non sanno distinguere il vero dai sogni,I vecchi non sanno, nel loro pensiero Distinguer nei sogni il falso dal vero. E il vecchio diceva guardando lontano:

L'immensa pianura sembrava arrivare Fin dove l'occhio di un uomo poteva guardar. E tutto d'intorno non c'era nessunoSolo il tetro contorno di torri di fumo.

I vecchi subiscon le ingiurie degli anni. Non sanno distinguere il vero dai sogni. I vecchi non sanno, nel loro pensiero distinguer nei sogni il falso dal vero.

Il bimbo ristette, lo sguardo era triste e gli occhi guardavano cose mai viste

E poi disse al vecchio con voce sognante: mi piaccion le fiabe, raccontane altre . ..

Un vecchio e un bambino,si preser per mano E andarono insieme incontro alla sera. a polvere rossa si alzava lontano E il sole brillava di luce non vera.I due camminavano, il giorno cadeva Il vecchio parlava e piano piangeva.

Con l'anima assente,con gli occhi bagnati Seguiva il ricordo di miti passati.

"Immagina questo coperto di grano,Immagina i frutti, immagina i fioriE pensa alle voci e pensa ai colori.E in questa pianura fin dove si perdeCrescevano gli alberi e tutto era verde,Cadeva la pioggia,segnavano i soliIl ritmo dell'uomo e delle stagioni."

Francesco Guccini: il Vecchio e il Bambino

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