Non solo Tavernello - corrieredibologna.corriere.it · Federico Marchetti (Yoox): «A Bologna l'hub...

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Lunedì, 20 Luglio 2015 www.corrieredibologna.it UOMINI, AZIENDE, TERRITORI IMPRESE EMILIA -ROMAGNA L’intervista Federico Marchetti (Yoox): «A Bologna l’hub di arte informatica» 5 L’indagine Distretto calzaturiero, Cna: «Un’azienda su due vede nero» 7 La città Ravenna, orfana di Bizantini e Ferruzzi spera nel porto 10 Non solo Tavernello Il paradosso dell’Emilia-Romagna: secondo produttore di vino in Italia, sede dei due principali gruppi vinicoli, arranca nella fascia alta del mercato. Per Mediobanca è un limite alla redditività e all’export. Il direttore di Caviro contrattacca: «È una scelta strategica a vantaggio degli agricoltori». La sfida dei big prestati alla viticoltura L’analisi Adesso basta macchiette: il vino è cultura di Helmut Failoni F requento il mondo della ristorazione e del vino professionalmente da venticinque anni (e per passione viscerale da molto di più). E ogni volta che metto le gambe sotto a un tavolo, ancora prima del menu, chiedo la carta dei vini. La sfoglio, ancora oggi con la curiosità infantile della scoperta, prima di tutto per vedere i ricarichi applicati e poi, da alcuni anni, per (ahimè) confermare per l’ennesima volta che e alla voce «Emilia- Romagna» solo in pochissimi ristoranti il numero delle aziende presenti equivale alla qualità che questa regione è in grado di proporre. Attenzione e ci tengo a dirlo. Pur vivendo in zona, non sono mai stato un campanilista. A me non interessa da dove viene un vino, mi interessa solo che sia buono. E sia l’Emilia che la Romagna (le separo volutamente, perché sono due universi vinicoli estremamente diversi tra loro) sono in grado, da anni oramai, di proporre bottiglie che nulla hanno a invidiare a quelle di altre zone d’Italia o del mondo, che si sanno proporre meglio sul mercato. Mi è capitato, nemmeno troppo tempo fa, di proporre ad amici stranieri cultori del vino, un assaggio in cieca di un Tauleto 2001 di Cesari. Il commento è stato: «Ci volevi fare il tranello eh? Hai aperto un bordeaux». Questo è uno dei numerosi esempi che potrei fare ai lettori su come il vino, il nostro vino, possa sbaragliare (in cieca) molti banchi di assaggio. Ma vi è mai capitato di assaggiare l’Albana Passito Scacco Matto di Fattoria Zerbina? Non è qui la sede. continua a pagina 15 L’intervento La ripresa dell’economia e il rilancio dell’occupazione con ricerca e sviluppo L a Regione Emilia-Romagna, da sempre lea- der nell’utilizzo dei Fondi Europei, ha dato il via all’attuazione del Por Fesr 2007-2013. Lo ha fatto con la pubblicazione di due bandi su ricerca e sviluppo, convinta della centralità di questo tema per lo sviluppo e la competitivi- tà dell’economia regionale. Si tratta di due interventi che si inseriscono in una strategia iniziata nel 2003 e sostenuta da iniziative realizzate con risorse sia regionali che europee. Il nostro obiettivo è stato quello di creare un ecosistema dell’innovazione, all’altez- za della sfida globale e dell’economia della conoscenza. In questi anni abbiamo creato una rete di strutture di ricerca industriale e una nuova generazione di ricercatori che hanno fatto pro- prio un nuovo modo di fare ricerca, fortemente orientato al rapporto con le imprese. Parallela- mente, la spesa in ricerca e sviluppo delle im- prese è salita fino a raggiungere i due terzi di una spesa in R&S pari all’1,63% sul Pil, che è ancora bassa se parametrata su un livello euro- peo, ma che è all’avanguardia nel nostro Paese. I due bandi usciti nei giorni scorsi rappre- sentano anche un passaggio fondamentale del- le politiche di sviluppo che vogliamo realizza- re. E questo per alcune, e molto concrete, ra- gioni. continua a pagina 15 di Palma Costi Assaggio Il brindisi tra un produttore e un avventore all’ultima edizione di Enologica che da Faenza ha traslocato a Bologna Poste Italiane Sped. in A.P. D.L. 353/2003 conv. L.46/2004 art. 1, c1 DCB Milano. Non può essere distribuito separatamente dal Corriere della Sera Via Del Battirame, 8 - Bologna (BO) Tel: 051 0363723 - Cell: 347 3559326 www.transvarco.com [email protected] Chi siamo Con sede a Bologna, la ditta di autotrasporti Transvarco opera in tutta l'Emilia Romagna e nel resto del territorio nazionale con il tra- sporto merci alimentari e non, con piccoli traslochi e con servizi di deposito mer- ci. Parco mezzi Al fine di garantire sempre trasporti e spedi- zioni puntuali e sicure, il parco mezzi del- l'azienda conta mezzi furgonati e telonati da 35 fino a 120 quintali, dotati di due assi con o senza sponda. Deposito e stoccaggio merci L'impresa dispone anche di un capannone per servizi di logistica e stoccaggio di merci in tran- sito, ma an- che per la di- stribuzione e il trasferimento di merci. E', inoltre, facilmente accessibile da grandi au- tomezzi.

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Lunedì, 20 Luglio 2015 www.corrieredibologna.it

UOMINI, AZIENDE, TERRITORI

IMPRESEEMILIA-ROMAGNA

L’intervistaFederico Marchetti (Yoox): «A Bolognal’hub di arte informatica»

5

L’indagineDistretto calzaturiero, Cna: «Un’aziendasu due vede nero»

7

La cittàRavenna, orfana di Bizantini e Ferruzzi spera nel porto

10

Non solo TavernelloIl paradosso dell’Emilia-Romagna: secondo produttore di vino in Italia, sede dei due

principali gruppi vinicoli, arranca nella fascia alta del mercato. Per Mediobanca

è un limite alla redditività e all’export. Il direttore di Caviro contrattacca: «È una scelta

strategica a vantaggio degli agricoltori». La sfida dei big prestati alla viticoltura

L’analisi

Adesso bastamacchiette: il vino è culturadi Helmut Failoni

Frequento il mondodella ristorazione e delvino professionalmenteda venticinque anni (eper passione viscerale

da molto di più). E ogni volta che metto le gambe sotto a un tavolo, ancora prima del menu, chiedo la carta dei vini. La sfoglio, ancora oggi con la curiosità infantile della scoperta, prima di tutto per vedere i ricarichi applicati e poi, da alcuni anni, per (ahimè) confermare per l’ennesima volta che e alla voce «Emilia-Romagna» solo in pochissimi ristoranti il numero delle aziende presenti equivale alla qualità che questa regione è in grado di proporre. Attenzione e ci tengo a dirlo. Pur vivendo in zona, non sono mai stato un campanilista. A me non interessa da dove viene un vino, mi interessa solo che sia buono. E sia l’Emilia che la Romagna (le separo volutamente, perché sono due universi vinicoli estremamente diversi tra loro) sono in grado, da anni oramai, di proporre bottiglie che nulla hanno a invidiare a quelle di altre zone d’Italia o del mondo, che si sanno proporre meglio sul mercato. Mi è capitato, nemmeno troppo tempo fa, di proporre ad amici stranieri cultori del vino, un assaggio in cieca di un Tauleto 2001 di Cesari. Il commento è stato: «Ci volevi fare il tranello eh? Hai aperto un bordeaux». Questo è uno dei numerosi esempi che potrei fare ai lettori su come il vino, il nostro vino, possa sbaragliare (in cieca) molti banchi di assaggio. Ma vi è mai capitato di assaggiare l’Albana Passito Scacco Matto di Fattoria Zerbina? Non è qui la sede.

continua a pagina 15

L’intervento

La ripresa dell’economia e il rilancio dell’occupazionecon ricerca e sviluppo

L a Regione Emilia-Romagna, da sempre lea-der nell’utilizzo dei Fondi Europei, ha datoil via all’attuazione del Por Fesr 2007-2013.

Lo ha fatto con la pubblicazione di due bandisu ricerca e sviluppo, convinta della centralitàdi questo tema per lo sviluppo e la competitivi-tà dell’economia regionale.

Si tratta di due interventi che si inserisconoin una strategia iniziata nel 2003 e sostenuta dainiziative realizzate con risorse sia regionali cheeuropee. Il nostro obiettivo è stato quello di

creare un ecosistema dell’innovazione, all’altez-za della sfida globale e dell’economia dellaconoscenza.

In questi anni abbiamo creato una rete distrutture di ricerca industriale e una nuovagenerazione di ricercatori che hanno fatto pro-prio un nuovo modo di fare ricerca, fortementeorientato al rapporto con le imprese. Parallela-mente, la spesa in ricerca e sviluppo delle im-prese è salita fino a raggiungere i due terzi diuna spesa in R&S pari all’1,63% sul Pil, che èancora bassa se parametrata su un livello euro-peo, ma che è all’avanguardia nel nostro Paese.

I due bandi usciti nei giorni scorsi rappre-sentano anche un passaggio fondamentale del-le politiche di sviluppo che vogliamo realizza-re. E questo per alcune, e molto concrete, ra-gioni.

continua a pagina 15

di Palma Costi

AssaggioIl brindisi tra un produttore

e un avventore all’ultima edizionedi Enologica che da Faenza

ha traslocato a Bologna

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Via Del Battirame, 8 - Bologna (BO)Tel: 051 0363723 - Cell: 347 3559326

[email protected]

Chi siamoCon sede a Bologna, la ditta di autotrasportiTransvarco opera in tutta l'Emilia Romagnae nel resto del territorio nazionale con il tra-sporto merci alimentari e non, con piccolitraslochi econ servizi dideposito mer-ci.

Parco mezziAl fine di garantire sempre trasporti e spedi-zioni puntuali e sicure, il parco mezzi del-l'azienda conta mezzi furgonati e telonati da

35 fino a 120 quintali, dotati di due assi cono senza sponda.

Deposito e stoccaggio merciL'impresa dispone anche di un capannone

per servizi dilogistica estoccaggio dimerci in tran-sito, ma an-che per la di-

stribuzione e il trasferimento di merci. E',inoltre, facilmente accessibile da grandi au-tomezzi.

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2 Lunedì 20 Luglio 2015 Corriere Imprese

PRIMO PIANO

Siamo tra le regioni che produce di più (il 17%), ma gli enologi ci snobbano in Italia e anche all’estero

Vino, il paradosso emiliano-romagnolo

C’è voluto lo scanda-lo della CantineB r u s a d i D o z z aimolese per porta-re a galla tutte le

contraddizioni del complicatorapporto fra uva e vino in Emi-lia-Romagna. Guardando i nu-meri all’ingrosso, infatti, la no-stra sembrerebbe essere la re-gione del vino. Dal Sangioveseal Lambrusco, passando per ilTrebbiano e l’Albana sono mol-te e abbondanti le produzioniautoctone. Anzi moltissime:per l’esattezza 6,7 milioni di et-tolitri medi annui nel periodo2009-2013 (dati Ismea), il 17%dell’intera produzione vinicolaitaliana. Secondi solo al Venetoe davanti a regioni molto piùnobili come il Piemonte e laToscana. Una filiera produttivainvidiabile e invidiata, con piùdi 25.000 aziende agricole (il7% dell’industria nazionale) e54.841 ettari di produzione de-

dicata, equivalente all’8% deltotale della superficie vitata delBelpaese.

Numeri grossi che si tradu-cono in grossi fatturati. Nel2013 la produzione regionale èarrivata a 1,6 miliardi di euro(dati Nomisma), il 14% dell’in-tero ricavato italiano. E l’Emi-lia-Romagna domina anche laclassifica dei big del settore.L’ha stilata l’ufficio studi diMediobanca appena qualchemese fa. In testa c’è, e di granlunga, il consorzio cooperativoCantine Riunite-Giv di ReggioEmilia con un fatturato 2014 di536 milioni di euro; ma ancheil secondo posto è nostro conl’altro consorzio cooperativo,stavolta «bianco» e romagnolo,Caviro, che fattura 314 milioni.Nell’Olimpo italiano del vinotroviamo poi, all’undicesimaposizione, la cooperativa Cevi-co di Lugo con 158 milioni; in17esima Turrini Valdo di RioloTerme con 85 milioni; in23esima la Mgm di Forlì con 75milioni. Tra le 25 maggio im-prese italiane, sedicesima nel2013, Mediobanca colloca an-che la Cantine Brusa di Tosca-nella di Dozza imolese con 92

milioni di euro. Per la verità ilrapporto segnala qualche pro-blema già l’anno scorso: cadutadel fatturato a 70 milioni e unindebitamento che schizza al372%. Poi il 17 giugno scorso,scoppia lo scandalo. La Guar-dia di Finanza fa irruzione nel-lo stabilimento e sequestramosti per un valore di 30 mi-lioni di euro. L’accusa è diadulterazione, anche se si trat-ta della pratica più «soft», ille-gale solo in Italia, cioè l’ag-giunta di zucchero per alzare lagradazione alcolica. Il fatto in-quietante è che Brusa produce

soprattutto semilavorati, mostie succhi. I principali clienti, co-me si legge nel sito dell’azien-da, sono «cantine vinicole eimbottigliatori», per i qualil’azienda sarebbe «primariopunto di riferimento in Italia enel mondo». Nonostante le im-

mediate e generali smentite,quindi, il dubbio che i pasticcisiano stati condivisi da altriprotagonisti della filiera vitivi-nicola circostante resta. E quisiamo alla contraddizione checaratterizza l’industria del vinoin Emilia-Romagna. Ai grandinumeri, infatti, non corrispon-de una reputazione altrettantoelevata, almeno secondo leclassifiche d’eccellenza che ve-dono i nostri vini fuori dalleposizioni alte e anche da quellemedie.

Dei 423 vini che hanno me-ritato il celebre premio del

Gambero Rosso dei «Tre Bic-chieri», per esempio, solo 12etichette sono in regione, seidei quali sono Lambrusco, cin-que Sangiovese e un PoggioTura. Buoni, ma pochi: il Pie-monte ne conta ben 79 e laToscana 73. Non a caso un rap-porto diffuso da Montepaschidue mesi fa, elenca le 20 areevinicole più a più alto valorefondiario e non ne cita una so-la emiliano-romagnola.

E se quasi tutti gli italianihanno sorseggiato un bicchieredi Lambrusco o di Sangiovese,molti meno l’hanno assaggiatoall’estero. Sempre Mediobancasottolinea che la media diexport per i grandi produttoricooperativi emiliano-romagno-li è del 42%, contro una mediaitaliana del 54%. È più basso ilprezzo medio di vendita, è mi-nore il valore aggiunto e diconseguenza la redditività me-dia (roi) è del 3,2% contro il7,7% della media italiana. L’ul-timo triennio, poi, ha visto iconsumi interni deboli (+17%)mentre il grosso della crescitasi fa ormai all’estero (+54% conpunte del +68% per la Toscana).Esportare poco è dunque ungrosso freno allo sviluppo.

Ma secondo Denis Pantini,Project Leader di Wine Moni-tor, l’osservatorio di Nomismadedicato al vino, non c’è da pre-occuparsi: «Questi risultati siinseriscono nella tradizione re-gionale che è sempre stataorientata verso un uso quotidia-no e popolare del vino e maiverso un consumo elitario. Que-sto fa sì che l’industria si con-centri su questo tipo di target,anche se ultimamente alcuniimprenditori stanno provando ainvertire la tendenza».

Ma il mercato non aiuta e ipiccoli produttori spesso sonoschiacciati dai più grandi: «En-trare nel mondo della ristora-zione o provare a esportare al-l’estero costa molto. E in regio-ne i grandi colossi sono tuttiorientati al consumo di massa.Questo impedisce il salto di

qualità». I numeri gli danno re-gione: i due vitigni più «prodot-ti» in tutta Italia risultano esse-re proprio il Sangiovese (53 mi-la ettari) e il Trebbiano (37 milaettari). Una scelta strategica,dunque, che sembra pagare.Forse. Non è d’accordo GiorgioMelandri, curatore della rasse-gna Enologica che da Faenza harecentemente traslocato a Bolo-gna: «La storia della tradizionemi sembra una scusa. Che sia ilmondo imprenditoriale chequello istituzionale usano permascherare quella che è la loroincapacità di raggiungere uncerto standard di qualità. Il vinoè sempre più un marchio e perpoterlo vendere, soprattutto al-l’estero, è importante saperloraccontare». Una questione dimarketing che le altre regionihanno appreso molto in fretta:«La Toscana era come l’Emilia.Stessa tradizione, stessa culturaenogastronomica. Ma negli ulti-mi trent’anni ha completamen-te rivoluzionato il suo modo divendere i propri vini. Qui si po-trebbe fare lo stesso, se si voles-se». Come dire: le potenzialitàci sono ma non ci si applica.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

La top 25 delle società vinicole in Italia

Fonte: ufficio studi Mediobanca

(§) Divisione vini i cui dat i sono inclusi solo parzialmente nell'aggregato. Il Gruppo produce e commercializza in Italia e all'estero i prodot t i a marchio«Riccadonna», «Cinzano» (vermouth e spumant i) e gli spumanti a marchio «Mondoro» e «Odessa». Il Gruppo produce e commercializza inolt re i prodot ti a marchio «Sella & Mosca», «Enrico Serafino», «Teruzzi & Puthod», «Château Lamargue» e «Liebfraumilch».(˚) Dati consolidati(*) Esercizio chiuso al 31 luglio per Cant ine Riunite & Civ, Gruppo Cevico, Collis Veneto Wine Group e Cant ine Brusa, al 31 maggio per Cavit , al 31 agostoper Mezzacorona, al 30 giugno per Cantina SocialeCooperat iva di Soave e La Vis, al 28 febbraio per Ruffino(^) Esclusi brik , bag in box e fusti

Sede

CANTINE RIUNITE & CIV (˚)di cui: GIV - GRUPPO ITALIANO VINI (˚)di cui: CANTINE RIUNITE & CIV (*)

CAVIRO (˚)Gruppo CAMPARI (divisione vini) (§)

PALAZZO ANTINORI (˚)

MEZZACORONA (˚) (*)

FRATELLI MARTINI SECONDO LUIGI

CASA VINICOLA ZONIN (˚)

CAVIT CANTINA VITICOLTORI (*)

CASA VINICOLA BOTTER CARLO & C.

ENOITALIA

GRUPPO CEVICO (˚) (*)

CANTINA SOC. COOPERATIVA DI SOAVE (˚) (*)

Gruppo SANTA MARGHERITA (˚)

GIORDANO VINI

CONTRI SPUMANTI

CANTINE BRUSA (*)

CANTINE TURRINI VALDO & FIGLIO

LA VIS (˚) (*)

COMPAGNIA DE' FRESCOBALDI (˚)

SCHENK ITALIA

COLLIS VENETO WINE GROUP (*)

RUFFINO (˚) (*)

MGM MONDO DEL VINO

Gruppo BANFI (˚)

MASI AGRICOLA (˚)

Campegine (Re)Bardolino (Vr)Campegine (Re)

Faenza (Ra)Milano

Firenze

Mezzocorona (Tn)

Cossano Belbo (Cn)

Gambellara (Vi)

Ravina (Tn)

Fossalta di Piave (Ve)

Calmasino di Bardolino (Vr)

Lugo (Ra)

Soave (Vr)

Fossalta di Portogruaro (Ve)

Diano D'Alba (Cn)

Cazzano Di Tramigna (Vr)

Dozza (Bo)

Riolo Terme (Ra)

Lavis (Tn)

Firenze

Ora (Bz)

Monteforte D'Alpone (Vr)

Pontassieve (Fi)

Forlì

Montalcino (Si)

S. Ambrogio Di Valpolicella (Vr)

FATTURATO TOTALE

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2013 Rank

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2014

ClassificaIn testa il consorzio cooperativo Cantine Riunite-Giv con 536 milioni di euro di ricavi

FilieraPiù di 25.000 aziende agricole e 54.841 ettari di superficie vitata (l’8% del totale)

VitigniI due più prodotti in tutta Italia sono il Sangiovese e il Trebbiano

PantiniLa tradizione regionale è sempre stata orientata verso un uso quotidiano e popolare del vino e mai verso un consumo elitario

di Simone Jacca e Corrado Sorzini

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3Lunedì 20 Luglio 2015Corriere Imprese

«Il profumo del vino èl’odore della terra incui nasco e rinascoogni volta che ci tor-no, il suo sapore mi

accompagna e fa parte della vi-ta come il respiro». Non è unviticoltore di lungo corso a par-lare, ma la rockstar GiannaNannini che nel Chianti seneseproduce rossi di grido come lesue canzoni. Anche qui, in terradi Emilia e di Romagna, c’è chisi è riscoperto vignaiolo dopoanni dedicati a ben altra voca-zione. Paolo Pizzarotti, co-struttore di grandi opere (auto-strade, metropolitane e centraliidroelettriche) finanche Oltral-pe e nel Sol Levante — è suapersino la magica Fantasylandnel parco dei divertimenti diEurodisney in Francia — partecol botto dieci anni fa sulle col-line di Ozzano Taro (Parma):50.000 bottiglie. Oggi la cantinaMonte delle Vigne ne fa quasi500.000. Su tutte, il NabuccoIgp (Igt), un vino rosso fermo70 per cento Barbera e 30 Mer-lot e la Malvasia Callas in pu-rezza, molto profumata.

Come vincere la sfida suimercati esteri? «Nel settore in-gegneristico, puntando su rea-lizzazioni complesse: viadotti,tunnel, ferrovie; ma nel vino ilpercorso è più difficile. Lo sache la nostra area, da semprevocata alla viticoltura, un tem-

po esportava pure? Poi la pero-nospera all’inizio del 900 e da lìl’abbandono dei vigneti. Dob-biamo riprenderci quote dimercato, partecipando a fiere ecreando buoni contatti com-merciali con importatori e di-stributori».

Francesco Condello, tren-t’anni profusi al servizio dell’al-ta finanza e quindici di passio-ne per le botti sulle colline diPredappio (Forlì), fonda l’azien-da vitivinicola Condè sul disci-plinare del 1383; evoca l’autenti-co sangiovese, un vino nobilecresciuto nei secoli dal fare sa-piente dei contadini romagnoli.«Ricerca del terroir e tracciabi-lità — dice — sono i nostrivalori. Presto a New York ven-deremo le bottiglie con un co-dice a barre in etichetta leggibi-le con smartphone, in grado difornire tutte le info sull’origi-ne». Con lui un team di enologisotto la supervisione di Federi-co Staderini oltre all’agronomoFederico Curtaz. Quest’anno adExpo, la Condé è stata sceltadal gruppo New Holland comerealtà testimonial di sostenibili-tà e innovazione. Da 20 a200.000 bottiglie in una decinadi anni, vendute in cinque con-tinenti (il novanta per cento vaall’estero). «Le aziende vinicoledi successo sono quelle chehanno saputo raccontare lapropria storia al mondo», spie-

ga la figlia Chiara, export ma-nager. «La partecipazione a fie-re ed eventi internazionali è vi-tale. Studiamo una strategia dilungo periodo insieme ai nostriimportatori e poi non nego cheaver ricevuto punteggi sopra il90 da molte guide internazio-nali aiuti molto».

Renzo Maria Morresi, avvo-cato bolognese, non ha ancoraappeso la toga al chiodo e mailo farà, ma il venerdì sera scap-pa a Modigliana (Forlì) dove dadieci anni produce vino conl’aiuto dell’enologo FrancescoBordini e di suo padre Remigio,agronomo, «perché — puntua-lizza — prima è nato lo staffpoi ho comprato il terreno. Èun progetto qualità, di nicchia:nove vigne, nove vinificazioni.E solo 12.000 bottiglie. Il mo-mento più entusiasmante?Quando si fanno i blend». Cosìnascono i Frawines sapidi e mi-nerali della Casetta dei Frati.

Andrea Lusvardi, manager, è

stato presidente e ceo di unajoint venture italo americana aChicago fino al 2005. Rientratoin Italia, insieme alla moglieRita rilancia il vigneto di fami-glia nel reggiano. Prima produ-zione: 10.000 bottiglie. «Ora nefacciamo 34.000. Lavoriamo so-lo vitigni autoctoni, LambruscoSalamino e Lambrusco Graspa-rossa per produrre vini bio ele-ganti e di stile, fruttati e profu-mati». All’estero? «Siamo pre-valentemente a New York eLondra, in attesa di concretiz-zare contatti interessanti inNord Europa: Svezia e Danimar-ca». Come ci siete riusciti?«Grazie a importatori di vini dinicchia e qualità medio alta».

Per Gian Maria Cunial si ètrattato di un’autentica conver-sione al biologico. Dopo annidi impegno nelle multinaziona-li della chimica decide di fare ilsalto: nasce la Vigna Cunial aTraversetolo nella zona DocColli di Parma. Da qualche mi-

Ecco gli imprenditori diventati vignaiolisognando l’esteroBuoni contatti, ricerca del terroir e una bella storia per vendere oltreconfine

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«Tanti sanno fare50.000 bottigliedi ottimo Bru-nello di Mon-t a l c i n o , m a

nessun altro è in grado di fare70 milioni di litri di Tavernel-lo». Mister Tavernello, l’uomoche spilla il vino che troveretesulla tavola di un italiano ognitre, il marchio italiano piùvenduto nel mondo, ma ancheil sinonimo del bere meno daintenditori, si chiama SergioDagnino e dirige il Consorziocooperativo bianco faentinoCaviro, seconda azienda vitivi-nicola italiana e, appunto, pro-duttore del famoso vino in bri-ck. Non di quello soltanto,poiché Caviro ha vigneti intutta la Penisola e un bouquetdi marchi che comprende tuttii grandi vini italiani. Ma a chigli chiede se sia più orgoglio-so del suo Brunello Da Vinci odel Tavernello lui opta senzaesitazione per quest’ultimo. Enon solo perché con quelloCaviro fa una bella fetta delsuo bilancio, ma anche perché«ci consente di remunerare inostri viticoltori e garantire

una continuità di reddito al-l’agricoltura romagnola anchenelle annate sfavorevoli per lafrutticoltura».

Una delizia, direttore, maforse anche una croce perl’enologia emiliano-roma-gnola che si ritrova ghettiz-zata nel mercato di massa?

«Perché, c’è qualcosa di ma-le?».

No, ma nel mondo si stan-no affermando i prodottid’elite. E noi siamo tagliatifuori.

«È vero a metà. In realtà ilmercato si va polarizzando.Crescono i prodotti di lusso,ma anche quelli a prezzo bas-so e buona qualità. Non par-liamo di ciofeche, ma di buonivini, come il Tavernello ap-punto».

Perché una cosa deveescludere l’altra?

«I vigneti romagnoli si pre-stano a una coltura intensiva.Il Trebbiano arriva a 400 quin-tali per ettaro e il Sangiovese a200 contro una media italianadi 100 quintali. Ovviamente leuve sono inadatte all’altissimaqualità. In compenso il reddito

degli agricoltori è più alto. In-somma, la nostra è una sceltastrategica, pensando che ogniregione deve trovare una suavocazione».

Però Mediobanca, con-frontando i bilanci dei prin-cipali produttori italiani, conclude che nella fascia me-dio-bassa si guadagna meno

e si esporta meno. Non avre-te sbagliato strategia?

«Riguardo alla redditività,ripeto, bisogna guardare all’in-tera filiera, non solo agli utilidell’imbottigliatore. Riguardoall’export i problemi sono tan-ti. Toscana e Veneto, per esem-pio, vendono brand che sichiamano Venezia e Firenze.

L’orgoglio di essere «mister Tavernello»Dagnino (Caviro): «Tanti sono capaci di fare il Brunello, solo noi il vino più bevuto in Italia»

Noi non li abbiamo. Poi biso-gna fare i conti con i volumirichiesti dalle catene della Gdoche ormai monopolizzanol’80% del mercato mondiale epossono sbatterti fuori da unanno all’altro se non rispetti iloro tetti di prezzo come èsuccesso l’anno scorso con ivini siciliani e prima al sangio-vese in Germania. All’esterobisognerebbe fare squadra, enoi italiani non siamo capaci».

Insomma, non c’è proprioalcuna chance di alzare il li-vello dei vini emiliano-roma-gnoli, almeno nella percezio-ne del mercato?

«Risponderei “ni”, e non sa-prei nemmeno se sia un’ope-razione conveniente. Qualchetentativo lo stiamo facendo.Per esempio abbiamo inseritoun Sangiovese romagnolo dialtissima qualità nel catalogodi uno dei nostri marchi dipunta, il Da Vinci, accanto aiBrunelli. Stiamo anche stu-diando come dare ai nostri vi-ni tipici caratteristiche piùadatte ai nuovi gusti del mer-cato internazionale».

Vale a dire?«Oggi i nostri vini sono an-

cora troppo strutturati. Nelmondo la tendenza è inveceverso vini più morbidi, piùprofumati, più bevibili che sirivolgono ai nuovi consumato-ri, giovani e donne».

Massimo Degli Esposti© RIPRODUZIONE RISERVATA

gliaia di bottiglie arriva in po-chi anni a 80.000. Le esporta-zioni? «Ci affidiamo a bravigrossisti che fanno conoscere inostri vini abbinandoli ad ungrande salume del territorio: ilprosciutto di Parma. Miriamoad ottenere uve biologiche dialtissima qualità». Lo spumanteBrut Monteroma Bio di Malva-sia di Candia Aromatica in pu-rezza è tra i cento vini migliorid’Italia, guida Il Golosario 2015.

Dal mondo immobiliare mi-lanese ai vini delle sabbie, ilpasso è breve per Vittorio Sca-lambra della cantina Corte Ma-donnina nei pressi dell’Abbaziadi Pomposa (Ferrara), Doc Bo-sco Eliceo. Guida l’azienda fa-miliare con mezzo secolo ditradizione vitivinicola alle spal-le: «I miei vini sono sapidi flo-reali come il Fortana, 15.000bottiglie. Si adatta bene all’an-guilla e ai salumi locali».

Barbara Bertuzzi© RIPRODUZIONE RISERVATA

Al comandoSergio Dagnino, direttore generale di Caviro

Al lavoro Andrea Lusvardi con la famiglia nel suo vigneto a Molino di Gazzata, San Martino in Rio (Reggio Emilia)

Il mercatosi va polarizzando, cresconoi prodottidi lusso, ma anche quelli a prezzo basso e con buona qualità

PizzarottiDobbiamo riprenderci quotedi mercato, partecipando a fieree creando buoni agganci commerciali con importatori e distributori

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4 Lunedì 20 Luglio 2015 Corriere Imprese

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5Lunedì 20 Luglio 2015Corriere Imprese

«ABologna ci sono finito metàper strategia, metà per caso.Ma non me ne sono mai pen-tito: Yoox non sarebbe quelloche è senza Bologna e senza la

meravigliosa squadra di bolognesi e di emilia-no-romagnoli che lavorano da noi con talentoe passione». È l’endorsement di Federico Mar-chetti per la città in cui, quindici anni esattifa, gettò il seme di una pianta che oggi ècresciuta fino a conquistare il primo posto almondo nell’e-commerce di moda e life styleitaliano.

Perché una scelta strategica e perché uncaso?

«L’idea di business che avevo ben chiara intesta fin da allora implicava il massimo diaffidabilità logistica, quindi una base baricen-trica rispetto ai fornitori e ai clienti, e bencollegata con entrambi. Bologna aveva tuttequeste caratteristiche. E in più, garantiva qua-lità della vita e appeal per chi avrebbe dovutovenirci a lavorare».

Non c’è solo Bologna con questi atout...«Infatti. Ma qui entra in ballo la casualità. I

miei punti di riferimento sono Ravenna, lacittà dove sono nato e conservo tutti gli affetti,e Milano dove ho studiato e ho concepito ilprogetto Yoox. Bologna, per caso, è a metàstrada...».

Oggi però le cose sono cambiate: sietequotati a Milano e a Milano avete sede lega-le e quasi metà di tutti i vostri mille dipen-denti. Ora arriva anche la fusione con Net-A-Porter che vi trasforma in una multinazio-nale italo-svizzero-londinese. Cosa resta dibolognese?

«La parte meno conosciuta e meno raccon-tata della nostra azienda, ma forse quella piùimportante: la tecnologia. Parlo dei 400 inge-gneri informatici, sviluppatori, scienziati checostruiscono e fanno funzionare i nostri 41 sitidi e-commerce, garantendone l’accessibilità 24ore su 24 per 365 giorni all’anno a 15 milionidi utenti unici ogni giorno con una tolleranzaall’errore dello 0,1%. È una macchina informa-tica pazzesca che poi deve tradurre il virtualein reale, cioè consegnare la merce il giornosuccessivo ai clienti europei con una puntuali-

tà del 99%. Il livello tecnologico di Yoox non èmai stato percepito, ma lo paragonerei soltan-to a quello delle missioni spaziali della Nasa.Bologna è e resterà la nostra Houston, con lanostra tecnologia, il nostro sistema nervoso».

Grassa, dotta, turrita. Mai immaginata,però, una Bologna tecnologica...

«Eppure ha le potenzialità per esserlo e inparte lo è già. Merito di una buona università,un ambiente favorevole di tecnologia creativa,una sensibilità crescente delle istituzioni».

Quando lei scrisse all’allora sindaco Cof-ferati per presentargli la Yoox, lui nemmenole rispose. Oggi?

«Le cose sono decisamente cambiate. Conl’Università, il Ministero, il Comune e la Regio-ne abbiamo buoni rapporti. Al punto che stia-mo ragionando sul progetto di creare in futu-ro un polo europeo d’eccellenza digitale a Bo-logna».

Una Silicon valley italiana?«In California sono bravissimi con l’infor-

matica, ma non hanno mai avuto successonell’e-commerce del lusso. Per rappresentarel’eccellenza in una piattaforma internet ci vuo-le qualcosa in più: un tocco d’arte per dialoga-re con gli stilisti. Ecco, a Bologna vedrei ungrande scuola di arte della tecnologia».

Per questo che ha chiamato nel suo staffAlex Alexander, la mente tecnologica di Wal-mart?

«Sono molto contento del suo arrivo. Dovràfar funzionare la macchina e mantenerla sem-pre sulla cresta dell’onda dell’innovazione, cheè la nostra condanna. Lavorerà a Bologna, e ciha trasferito anche la famiglia».

Yoox è l’unica società italiana nella classi-fica delle dieci startup europee divenute

«miliardarie» nell’ultimo decennio. PerchéFederico Marchetti ce l’ha fatta e tanti altrigeniali imprenditori no? Insomma, quali meriti si riconosce?

«Sicuramente un grande impegno nelloscovare nuovi talenti. Yoox è diventata unamacchina talmente complessa che solo unasquadra eccezionale e appassionata può farlafunzionare. Poi ho sgobbato tanto: ogni mioanno, vale per cinque. Anche qualche intuizio-ne vincente».

Per esempio?«Nel 2006 non c’erano ancora gli smartpho-

ne, ma io decisi che Yoox avrebbe dovutocavalcare il nuovo trend dell’Internet mobile.Andai da Fabio Cesari, uno dei nostri pilastritecnologici agli YooxLabs, e gli chiesi di creareuna task force per studiarne le implicazioni.Questo ci permise di arrivare al momento giu-sto, cioè un attimo prima degli altri, ma noncosì presto da affrontare l’onere di spianare lastrada all’innovazione. Oggi dal mobile arrivail 50% del nostro traffico mondiale».

Quindi si definirebbe un imprenditoreistintivo?

«Fin da ragazzo ero certo che non avrei fattoaltro. Tutto il resto, lo studio, il master, illavoro nella finanza mi è servito soltanto comebase di partenza. Non sono uomo di tecnolo-gia né uomo di marketing, né un creativo. Miriconosco invece la capacità di vestire i pannidel cliente e anticiparne le esigenze. A 24 annicomprai il primo cellulare. Ha presente queimastodonti con un numero di sei cifre soltan-to? Beh io ho ancora quel numero. Però già michiedevo perché i cellulari non potessero in-corporare una macchina fotografica».

Lei ha dichiarato di non immaginarsi alcomando di Yoox per tutta la vita. Vuol direche ha altri progetti?

«No, la mia vita lavorativa finirà con Yoox.Dopo magari andrò a pescare, sicuramente coltelefonino staccato. Oggi sono infatti solo ametà del mio percorso. Questa è un’aziendache ha bisogno di freschezza e di capacità diinnovazione; senza quella non rappresentereipiù nessun valore aggiunto».

Lei comunque ha inventato un modello dibusiness. È replicabile in altri settori?

«In tutti quelli che rappresentano l’Italia.Quindi il food, il turismo, l’arte…».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Il personaggio

Il globetrotterche scelse le Due Torri per conquistare l’e-commerce

R avennate di nascita (anno1 9 6 9 ) , m i l a n e s e enewyorkese per studi (lau-

rea in Bocconi, master alla Co-lumbia University), londineseper formazione professionale(alla Lehman Brothers pre crac),comasco per residenza (villa sulLago di Como, dove vive con lamoglie inglese e la figliolettaMargherita) il globetrotter Fe-derico Marchetti scelse Bolognaper fare l’imprenditore. La suaidea: vendere on line il lifestyleitaliano. Era il 2000 e per realiz-zare il suo sogno di business acavallo fra moda e internet Mar-chetti poteva disporre di ungruzzolo di 3 miliardi di vecchielire messo a disposizione daltalent scout dell’informatica ita-liana Elserino Piol. Lo investì inun capannone acquattato sottoil ponte che attraversa il Reno aCasalecchio, a un passo dal cen-tro di Bologna. Poco dopo il tra-sferimento a Zola Predosa, 10chilometri più a Est, dove tut-t’ora ha sede la sua creatura, laYoox, che in giugno ha festeg-giato i 15 anni di vita. Seppurancora «adolescente», è entra-ta, unica italiana, nella top tendelle startup europee miliarda-rie dell’ultimo decennio. Quota-ta in Borsa nel 2009, da allora siè rivalutata quasi otto volte arri-vando a capitalizzare quasi 2miliardi. Ancora di più sonocresciuti gli spazi del magazzi-no all’Interporto di Bologna: da3.000 a 40.000 metri quadri. Diqui partono le spedizioni verso100 diversi Paesi. I dipendentisono diventati quasi mille, permetà a Zola, gli altri a Milano ein una dozzina di uffici sparsiper il mondo. Sui 41 siti di e-commerce gestiti da Yoox (38%delle principali griffe interna-zionali e 3 concept store virtualidiretti) in 11 diverse lingue, na-vigano ogni giorno 15 milioni divisitatori unici. Tradotto in ac-quisti, fa 524 milioni di euro difatturato l’anno scorso. Ma dalprossimo, Yoox diventerà un co-losso da 1,3 miliardi di euro.Scatterà infatti la fusione conl’azienda gemella Net-a-Porter,londinese d’origine e fin quiparte del gruppo del lusso sviz-zero Richemont. L’operazioneannunciata in marzo è statol’ennesimo colpo d’ala di Mar-chetti che in una complessatransazione finanziaria è riusci-to a inghiottire un boccone piùgrosso senza sborsare un soldoe mantenendo il controllo delnuovo gruppo. Ma Marchetti di-ce spesso di sentirsi «solo ametà del guado». Anche se que-sto 46enne ravennate figlio diun magazziniere Fiat e una tele-fonista Telecom è già diventatouna star internazionale, cocco-lata dalle grandi riviste di modae dal Financial Times. Insignitodal Presidente della Repubblicadel premio Leonardo e nomina-to l’anno scorso Bocconianodell’anno, ha saputo anche «va-lorizzare» il suo lavoro e l’annoscorso è stato il terzo managerpiù pagato d’Italia, dopo Mar-chionne della Fiat e Francavilladella Luxottica.

M. D. E.© RIPRODUZIONE RISERVATA

La storia

di Massimo Degli Esposti

«La mia Bologna digitale»

Con l’Università, il Ministero, il Comune e la Regione abbiamo buoni rapporti, stiamo ragionando sul progetto di creare in futuro un polo europeo d’eccellenza digitale sotto le Due Torri

L’INTERVISTA

Federico MarchettiL’ad racconta la sua Yoox segreta: «A Zola Predosa tecnologie degne della Nasa». Un progetto per fare della città un hub europeo di arte informatica

Chi è

Federico, Marchetti, nato a Ravenna nel 1969, è ad efondatore di Yoox.Si è laureato in Economia all’Università Bocconi di Milano e ha conseguito un Mba alla Columbia University.Crea Yoox nel 2000

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6 Lunedì 20 Luglio 2015 Corriere Imprese

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7Lunedì 20 Luglio 2015Corriere Imprese

Quattro secoli di sto-ria e un mestiereantico, il ciabattino,esercitato un tem-po sull’uscio di ca-

sa. Di quella dimensione do-mestica del lavoro calzaturie-ro, oggi a San Mauro Pascoli(Cesena), dove sorge uno deipiù importanti distretti d’Ita-lia, è rimasta tutta la passio-ne artigiana che agli occhidel mondo rappresenta ilcuore del Made in Italy. Quisorgono alcuni tra i più gran-di marchi del settore: Casa-dei, Pollini, Sergio Rossi, Bal-dinini e Vicini sono insiemela stella a cinque punte dellagriffe sammaurese.

Attorno, tra San Mauro, Sa-vignano e Gatteo, c’è una ga-lassia di fornitori, terzisti,manovie, trancerie, concerie,giunterie e piccoli calzaturifi-ci: la vera ossatura del di-stretto calzaturiero del Rubi-cone. Che ha chiuso in positi-

vo un difficile 2014. Eppure, «non ci sono solo

luci», lancia l’allarme Cna. Leombre, secondo l’associazio-ne che conta un’ottantina diassociati del settore (il 41%del totale delle imprese), re-stano nonostante il segno«più». Soprattutto per i pic-coli: secondo un’indagine re-alizzata dall’associazione arti-giana su un campione diaziende con 16 addetti di me-dia, risulta che solo il 50%d e l l e i m p re s e s u p e r a i5 0 0 . 0 0 0 e u r o l ’ a n n o eun’azienda su tre scavalca ilmilione. Nella quasi totalitàsono aziende che apparten-

gono alla subfornitura di pri-mo o di secondo livello e perla maggior parte hanno i pro-pri committenti nel distretto.Ma, nonostante una crescitaregistrata per il 45,5% delleimprese (nel 2013 erano il39% del totale), la metà siaspetta un’inversione negati-va per il 2015.

Nel 2014 sono 12 le impreseartigiane che hanno chiuso ibattenti e 13 quelle che han-no aperto. Il quadro di stabi-lità non basta a rassicuraregli addetti ai lavori che per il2015 restano cauti: «Due sonoi fattori di sofferenza — spie-ga Danila Padovani, respon-

sabile di Federmoda Forlì-Ce-sena - I prezzi e l’illegalità».La volatilità delle commesse,che a volte sono addiritturagiornaliere, fa sì che le im-prese puntino essenzialmen-te a conservare l’esistente.Con una sofferenza per quan-to riguarda i prezzi ricono-sciuti alle aziende per i loroprodotti o servizi: appena il9% li ha aumentati (erano il33,3% nel 2013); altrettante lihanno dovuti ridurre e ben il77% ha dichiarato che i prezzisono stazionari da anni.

«Gli imprenditori si lamen-tano che i prezzi a cui vengo-no pagate le loro prestazionisono sempre più bassi — ri-ferisce Padovani — con unaricaduta sulla redditività delleaziende contoterziste che è sempre minore. Ogni giornoè una contrattazione, ma ilprezzo finale lo detta sempreil committente». Da qui unappello di Cna agli enti localiperché si impegnino a far sìche le aziende lascino sem-pre di più la subfornitura alle

Lo sguardo sul distretto

Fonte: indagine Cna sul distretto calzaturiero del Rubicone

Crescitasostenuta

18,2%

Leggeracrescita27,3%

Diminuzionesostenuta18,2%

Stazionario

36,4%

Crescitasostenuta

11,1%

Leggeracrescita27,8%

Stazionario16,7%

Leggeradiminuzione11,1%

Diminuzionesostenuta27,8%

Nonrisponde

5,6%

70

60

50

40

30

20

10

0

Andamento della produzione Previsione occupati 2015 Previsione andamento produzione 2015

2014 2013

31,8%

Leggeracrescita

31,8%

Diminuzionesostenuta

18,2%

Leggeradiminuzione

18,2%

StazionarioIn aumento0%

In diminuzione36,4%

Stazionario63,6%

imprese locali. Sempre sentito, infine, il

tema della concorrenza slea-le, fenomeno segnalato dal41% delle imprese. «Gli arti-giani denunciano la presenzadi imprese, per lo più stra-niere, — ammette la respon-sabile di Federmoda — che aloro dire non operano in con-dizioni di regolarità». Anchequando rispettano le regole,le imprese gestite soprattuttoda cinesi «sono diventate unfenomeno importante a par-tire dal 2007 quando hannocominciato a posizionarsi susegmenti essenziali, quelli incui c’è una grande incidenzadel lavoro manuale». L’annoscorso su 13 aziende che han-no aperto, erano 8 quelle contitolari cinesi. Nel distrettoincidono per il 26% del totale(nel 2009 erano pari al 23%).

Ferma, poi, l’occupazione:nessun imprenditore prevedeassunzioni e il 36% stima unaperdita di occupati. Dato con-fermato anche dagli ammor-

Il distretto calzaturiero lancia l’allarme«Metà delle piccole aziende vede nero»Le imprese di San Mauro Pascoli hanno chiuso bene il 2014:secondo l’indagine di Cnascontano però i prezzi bassi delle commesse e l’illegalità

tizzatori sociali a cui pensa difar ricorso il 45,5% degli im-prenditori.

Ma la formazione non siferma. Anzi, dietro le quintedella scena produttiva localec’è il Cercal, centro di ricercae scuola internazionale calza-turiera nato nel 1984 per in-segnare l’arte della scarpa a360 gradi e ancora oggi fioreall’occhiello per la prepara-zione di giovani ultra-specia-lizzati. Vi investono, anima erisorse, il comune di SanMauro e i nomi di prestigiodella calzatura e della moda.Quei nomi che la crisi, com-plice l’internazionalizzazione,non ha fatto traballare. E c’èchi non aspetta la fine dell’in-certezza, ma rilancia. ComeVicini, che investe 10 milionidi euro a San Mauro per unnuovo stabilimento capace diracchiuda sotto lo stesso tettodi 11.000 metri quadrati le di-verse aree produttive disloca-te sul territorio del Rubicone.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

«Ma oggi il successo arriva con la rapidità e la capacità tecnica»Casadei, presidente Cercal: «Il nostro tessuto è forte, chi si rivolge qui lo fa perché trova professionisti»

T ulle e chiffon attutisco-no i colpi della crisi. Mala carta del lusso non èl’unica vincente all’este-

ro. L’altra faccia della meda-glia d’oro è il Made in Italy ei suoi rappresentanti. Ne saqualcosa Cesare Casadei, al ti-mone dell’omonimo brand delcalzaturiero, con 22 boutiquenel mondo e presidente dellascuola Cercal.

Quando dici Casadei pensia Hollywood. Ma tutto è ini-ziato sessant’anni fa con unsandalo da spiaggia da por-tare sulla nostra Riviera.Una storia emiliana…

«Una storia italiana! Iniziataalla fine degli anni Cinquantacon mio padre e mia madreche nel 1958 decisero di fon-dare un’impresa artigianale ri-volta al mercato del turismo. Isaldali erano le scarpe dellastagione e potevano essereconsegnate in maniera veloce.

Ma da subito i miei genitoriguardarono anche ai mercatiesteri. Tutti i turisti che veni-vano a comprare le scarpe vo-levano trovarle anche nei loropaesi d’origine. Di conseguen-za lo sviluppo è stato repenti-no e abbiamo organizzato unarete di vendita».

Poi siete diventati un’ec-cellenza mondiale…

«L’Italia si è costruita attra-verso tanti imprenditori chehanno investito energie, dena-ro, idee, progetti e sogni. Pen-so che questo sia stato il cock-tail che è servito per portarel’azienda da un’impresa arti-gianale a un’impresa con unavocazione industriale».

Ma la vocazione artigianarimane il vostro baluardo.

«Ancora oggi controlliamol’intera produzione, i nostrifornitori sono tutti italiani. Te-niamo molto a quello che noiconsegniamo al consumatore

finale, anche se questo ha uncosto molto alto».

San Mauro Pascoli rimaneisola felice.

«Uno dei posti in cui la cal-zatura di un certo tipo vaavanti»

Cna però racconta una re-altà diversa.

«Non parlerei di sofferenzain una realtà come la nostra.Certo non c’è l’energia chec’era negli anni 70 e 80, ma ilsistema non è più quello. Per-sone che investono le proprieenergie non dormono nellapaglia. Creano rapporti im-portanti con i loro fornitori,ce la fanno anche da sole. Cela fanno perché il nostro tes-suto locale è forte, le aziendevi si rivolgono perché sonodei veri professionisti. Oggiavere una capacità tecnica euna capacità di performare intempi ridotti sono ricette peril successo».

Quanto è importante laformazione?

««La scuola Cercal oggi èun’opportunità perché è mol-to vicino alle aziende. E formaa 360 gradi perché sforna ec-cellenze in tutti i settori graziea persone insegnanti che lavo-rano sul campo».

Di quanto è il contributodi Casadei?

«Tutti gli imprenditori deldistretto partecipano in ma-niera importante per sostene-re questa scuola. La tecnicadeve essere adeguata ai tempiin questo mestiere, perciòparlo di ingegneria calzaturie-ra: è un cocktail di tanti ele-menti che devono essereshakerati assieme nel giustodosaggio. Quindi ci vuole lacertezza che tutte le personeche lavorano a questo mestie-re suonino la stessa sinfonia».

M. P.© RIPRODUZIONE RISERVATA

Imprenditore Cesare Casadei, 52 anni, direttore creativo di Casadei e presidente della scuola Cercal

di Mara Pitari

SCENARI

Carlotta Camporese, classe 1989, di Selvazzano Dentro (Padova)è la vincitrice del quindicesimo concorso «Un Talento per la Scarpa», promosso da Sammauroindustria. Per lei novemesi di formazione e lavoro, distribuiti tra il Cercal e una delle quattro aziende Casadei, Sergio Rossi, Pollini, Vicini

Il premio

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8 Lunedì 20 Luglio 2015 Corriere Imprese

Arrivano in Emilia-Ro-magna, precisamentenelle casse del Grup-po Bper, i primi fon-di del cosiddetto Pia-

no Juncker per il rilancio dellacompetitività della piccola emedia industria europea. Conl’accordo firmato giovedì scor-so nelle sale del Museo EnzoFerrari di Modena dall’ ammi-nistratore delegato di BperBanca Alessandro Vandelli edal presidente del Fondo eu-ropeo per gli investimentistrategici (Feis) Dario Scanna-pieco — il primo assoluto inItalia e il ventesimo in tuttal’Unione — l’istituto modene-se mette sul piatto 100 milionidi euro di finanziamenti acondizioni particolarmentevantaggiose (bassi tassi, sca-denze fino a dieci anni e mini-me garanzie patrimoniali) peraziende innovative di dimen-sioni inferiori ai 500 dipen-denti. L’attenzione al territorioe alle esigenze di credito dellePmi, ha commentato Vandelli,costituiscono «una delle no-stre caratteristiche. Le stesseche stiamo cercando tra le al-tre popolari impegnate nellatrasformazione in società per

azioni in vista di un eventualeprocesso di aggregazione».Vandelli ha più volte affermatodi pensare a un partner di di-mensioni simili o poco infe-riori (l’attivo di Bper supera i60 miliardi), senza sovrappo-sizioni territoriali significativee senza problemi di bilancio.Un ritratto che calza a pennel-lo con la Popolare di Milano ocon una delle due Popolaridella Valtellina, Creval e PopSondrio. «Ma tracciare oggiun identikit è prematuro. Lasituazione è fluida — ha pre-cisato Vandelli — e non esclu-do che nuove opportunitàpossano aprirsi nelle prossimesettimane».

Intanto la settimana scorsail consiglio di amministrazio-ne dell’istituto modenese hacompiuto il primo passo con-creto, deliberando l’impegno atrasformarsi in Spa e sceglien-do come advisor la prestigiosabanca d’affari Goldman Sachs.«Un modo per affermare —spiega Vandelli — che ci sia-mo anche noi e siamo pronti.Ora abbiamo una deadlineprecisa, fissata da Bankitalia afine 2016. Nei pochi giorni checi separano dalla pausa estiva

avremo appena il tempo perstendere un piano di lavorocon l’advisor. In settembre fa-remo un giro d’orizzonte con ipossibili partner e per l’as-semblea di bilancio, in prima-vera, saremo pronti per varareil piano di trasformazione del-la banca e, contestualmente,indicare con chi aggregarci».Le due operazioni sarannocondotte «in parallelo, perché

una influenza l’altra». Tutte lealtre popolari con una sola ec-cezione, ragiona il numerouno di Bper Banca, hannoazionariati polverizzati come ilnostro e come noi si pongonoil problema di creare un nu-cleo stabile di soci. Questopuò avvenire prima dell’aggre-gazione ma anche nell’ ambitodella stessa». Il territorio mo-denese sembra rispondere

Bper avvia il percorso verso la SpaIl partner? «Con le nostre caratteristiche»Intanto firma con Feis il primo accordo in Italia per utilizzare i fondi del Piano Juncker

con interesse e i sondaggi av-viati tra i nostri principali sociazionisti dimostrano che c’èdisponibilità ad investire nellanostra banca». L’unico uscitoallo scoperto è il gruppo Uni-pol, che potrebbe portare indote la sua piccola UnipolBanca. «Gli unici rapporti conloro — dice però Vandelli —si limitano al governo di ArcaVita dove noi siamo soci diminoranza con il 20% contro illoro 80%. È una joint ventureche va bene e ci soddisfa pie-namente, ma non dobbiamoprefigurare il futuro sulla basedi opportunità specifiche,quanto sul disegno strategicodi una nuova grande banca».

L’accordo siglato con Feisprevede una garanzia europeasul 50% dei finanziamenti ero-gati, che vanno da un minimodi 25.000 a un massimo di 7,5milioni di euro. Questo perabbattere il rischio bancario,consentendo di ampliare laplatea dei beneficiari ad azien-de che altrimenti non avreb-bero sufficiente merito credi-tizio. Il Piano Juncker. Haspiegato Scannapieco che èanche vicepresidente dellaBei, maggior azionista con il60% del Fondo europeo, stan-zia 21 miliardi, 5 dei quali de-stinati alle Pmi, per attivarefino a 77 miliardi di investi-menti in innovazione. L’obiet-tivo è colmare un gap di com-petitività che rischia di diven-tare strutturale se gli investi-menti pubblici e privati inEuropa non recupereranno laquota del 20% perduta durantegli anni della crisi.

Massimo Degli Esposti© RIPRODUZIONE RISERVATA

MONOPOLI

VandelliTracciareun identikit è prematuro, ma vogliamo una buona operazione industriale.Ci aiuterà Goldman Sachs, saremo pronti per l’assemblea di primavera

In pubblicol’amministratore delegato di Bper Banca Alessandro Vandelli durante l’assemblea dei soci di aprile a Modena

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9Lunedì 20 Luglio 2015Corriere Imprese

Èl’unica banca europeadedicata esclusivamenteal no-profit. Un bacinodi solidarietà che nelnostro Paese riguarda

32 milioni di cittadini, 4,8 mi-lioni di volontari, un milione dilavoratori, 300.000 organizza-zioni, 64 miliardi di entrate: unmondo fatto di coop sociali,fondazioni, opere pie. E unafetta consistente di questiclienti per Banca Prossima,l’istituto di credito del gruppoIntesa Sanpaolo nato sette annifa, sta curiosamente in Emilia-Romagna. Nondimeno, è puredestinata a crescere.

«La vostra regione è unapunta di diamante del terzosettore, e visto che l’Italia, a suavolta, è la punta di diamante inEuropa, traete voi le conclusio-ni — sorride Marco Morganti,ad di Banca Prossima — inparticolare l’Emilia-Romagnamostra una dimensione signi-ficativa nel settore delle coopsociali, che lavorano con volu-mi anche di 100 milioni di fat-turato come fa la Coopselios diReggio Emilia, una realtà mol-to dinamica e manageriale peril sociosanitario assistenziale».

Giusto per avere un’idea delmare dove andrebbe a pescarela banca di Ca’ de Sass, da Pia-cenza all’Adriatico si contano920 cooperative sociali; 15.501associazioni; 551 fondazioni; 15diocesi; 2.600 parrocchie perun totale di circa 20.441 opera-tori. E tra loro Banca Prossima,con i suoi sportelli di Bologna,Piacenza, Reggio Emilia, Forlì eRimini, si è già conquistata1.500 clienti: 100 milioni lostock dei fidi in essere.

«In Emilia-Romagna siamovicini a una quota di mercatodel 15%. Di questi 1.500 clienti,ben 200 sono arrivati nei primimesi del 2015 con 10 milioni dinuovi finanziamenti erogati alungo termine, cioè un +10% ri-

spetto allo stesso periodo del2014. Siamo al doppio di quelloche succede nel resto d’Italia»,è soddisfatto Morganti.

«Questo significa un’altra co-sa: l’Emilia-Romagna sta cre-scendo più delle altre regioninel terzo settore e nel sociale».Un dato da leggere dunque an-che con ottimismo e che evi-denzia la tanto sospirata «ri-presina», dal momento chequeste imprese impattano sul-l’economia dando lavoro e for-nendo servizi.

Tra le operazioni finanziateda Banca Prossima in regionese ne segnalano tre, entrambi aloro modo significative. La pri-ma riguarda l’avvio di una lineadi credito per far riprenderel’attività dell’Orchestra Mozartdopo la scomparsa di ClaudioAbbado. La seconda verte suun progetto di microcreditoper consentire a ex ospiti dellacomunità di San Patrignano diavviare una loro attività in pro-prio. La terza infine concerne

una scuola a Bologna gestitadalle suore Orsoline che hannointenzione di effettuare un in-tervento di efficientamentoenergetico, «che si farà anchecon i genitori dei ragazzi iscrit-ti all’istituto ed è esemplare,perché mette a disposizione ri-sorse a basso costo, trasformale famiglie in banchieri socialie consente al la banca di disin-termediare». Lo strumento concui avviene è quel lo del«crowdlending»: i cittadini (inquesto caso i genitori) fannoun prestito all’organizzazionereligiosa senza rischi di capita-

La curiosità

Lavoro in cambio di punti spesa Con quasi 150.000 bollini donatiCoop Consumatori Nordestha finanziato stage per studenti

S e una volta si raccoglievano punti spesa peracquistare trapunte e set di pentole, oggi alsupermercato è anche possibile donare tiroci-

ni formativi a ragazzi inoccupati o disoccupati. Inbase a quanto si spende in negozio, si ricevono incassa uno o più punti che, una volta raggiunto ilquantitativo prestabilito, si possono conservare percomprare o ricevere in omaggio un frullatore, oper regalare una speranza lavorativa. Il progetto sichiama «AttivaGiovani» ed è sostenuto da CoopConsumatori Nordest assieme ad altre organizza-zioni cooperative e associazioni che, in sinergia traloro, dalla vendita del punto al coordinamentodelle domande degli interessati, hanno dato vita adun’iniziativa di solidarietà locale. Un’idea nata dueanni fa a Mantova, diffusasi a Brescia, Parma, Pia-cenza e Reggio Emilia, dove nel 2015 sono statiraccolti nei 24 punti vendita coinvolti 149.496 eurosotto forma di punti per finanziare l’ingresso deigiovani nel mondo del lavoro. «Una cifra sorpren-dete — scrive Coop Consumatori Nordest — se sipensa che le famiglie italiane sono alle prese conla crisi e che le occasioni per scegliere premi obuoni spesa non mancano. A Reggio Emilia in treanni sono stati raccolti oltre 500.000 euro a soste-gno degli istituti scolastici reggiani ma “AttivaGio-vani” ha permesso di superare l’importo dello scor-so anno dell’iniziativa legata alle scuole: una dellepiù sentite dai reggiani». E se nella precedenteedizione a Mantova si erano raccolti 44.000 euroche avevano permesso di attivare 21 stage, alcuni

dei quali trasformatisi in posti di lavoro concreti,a Parma quest’anno sono stati donati oltre 63.000euro e a Piacenza 24.000. «Si tratta di un belmessaggio di speranza se una parte della comunitàrinuncia a qualcosa per investire sul futuro deigiovani — spiega Lorenzo Piovano, uno dei parte-cipanti della scorsa edizione -. È fondamentaleoffrire questi spazi ai giovani perché oggi le oppor-tunità sul nostro territorio sono poche oppure nonrispondono pienamente ai nostri desideri, e sevogliamo provare a diventare quel che sogniamoqueste esperienze aiutano molto».

Francesca Candioli© RIPRODUZIONE RISERVATA

E Confcooperative traccia la via romagnola al welfare con Case FrancheL’esperimento di co-housing sociale è solo l’ultima di una serie di iniziative come l’ambulatorio e la carta socio

A ndranno a vivere inaperta campagna in abi-tazioni fatte di legno ecompletamente eco-so-

stenibili. Sono le quindici famiglie di

Forlì che hanno deciso di costi-tuirsi in cooperativa e dare vitaal primo esperimento di co-housing in cui si costruirannoda soli le loro abitazioni. Il pro-getto si chiama «Case Franche»ed è l’ultimo in ordine di arrivotra le iniziative di welfare inte-grativo sostenute da Confcoo-perative in Romagna. L’obietti-vo è realizzare un immobile aimpatto zero che sia completa-mente autonomo dal punto divista energetico e che permettadi ridurre del 90 per cento lespese di chi andrà a viverci.«Abbiamo stimato che in me-dia i costi per le utenze ognianno si aggireranno intorno ai300 euro — spiega MatteoBondi, presidente della coope-rativa La Tavernetta che porta

avanti il progetto —. Un deci-mo in meno rispetto a quantoognuno di noi paga oggi per lebollette». L’idea a cui si sonoispirate le famiglie si basa unconcetti molto semplici: condi-visione e socialità. Infatti, oltreai diciassette appartamenti lastruttura avrà degli spazi co-muni, come la lavanderia, ilparco pubblico di cui dovrannoprendersi cura e una sala per ibambini dove a turno ogni fa-miglia si occuperà di loro fa-cendo da babysitter. Il progettoè piaciuto molto alla RegioneEmilia-Romagna che lo ha fi-nanziato con 2,7 milioni di eu-ro, grazie a fondi europei desti-nati all’edilizia sociale. Il restodel denaro, circa 1,3 milioni dieuro, è stato messo dai socidella cooperativa. Nella provin-cia di Forlì-Cesena sono 76 lecoop, associate in Confcoope-rative, che si occupano di so-ciale: inserimento lavorativo diragazzi svantaggiati, assistenza

Confcooperative di Forlì-Cese-na — che è complementare aquello pubblico». In particola-re nel settore sanitario dovespesso le amministrazioni pub-bliche si ritrovano a fare i conticon bilanci in rosso e la diffi-coltà nel mantenere in vitastrutture ospedaliere se non at-traverso accorpamenti e ridu-zione del personale medico oinfermieristico. «Il privato so-ciale che lavora in questo cam-po spesso si rivela una rispostamigliore sia in termini econo-mici che di qualità del servizio— continua Coriaci —. Unesempio nel nostro territorio èil poliambulatorio Welfare Ita-lia realizzato dal Consorzio so-lidarietà sociale, da un gruppodi cooperative e da una rete diorganizzazioni di categoria. Lepersone che si rivolgono a que-sta struttura privata ricevonoassistenza allo stesso costo delpubblico con la possibilità diavere anche una riduzione fino

al 10 per cento nel caso si èsoci di Confcooperative». Infat-ti grazie alla carta socio, unesperimento che le coop bian-che hanno lanciato da qualcheanno e che permette ai soci diottenere sconti e vantaggi sul-l’offerta di servizi e prodottidelle cooperative aderenti, cir-ca 12 mila persone, da Imola aCesena, ne hanno ottenuto deivantaggi in termini di rispar-mio. Un’altra iniziativa che lecooperative del territorio por-tano avanti è quella dell’inseri-mento lavorativo di ragazzi di-sabili. Come succede con ilprogetto Piada 52, realizzatodalla coop Paolo Babini. Unchiosco nel parco di via Drago-ni a Forlì gestito da disabili eda ragazzi provenienti da casefamiglie. Il progetto è anche unlaboratorio di autoimprendito-rialità per i giovani che voglioaprire una loro attività.

Dino Collazzo© RIPRODUZIONE RISERVATA

Banca Prossima fa breccia in regione Aumentano i clienti del no-profitFinanziati il microcredito di San Patrignano e il riavvio dell’Orchestra Mozart

Marco Morganti, classe 1959, è ad di Banca Prossima Dal 2003 lavora in Banca Intesa

Chi èdi Andrea Rinaldi I numeri del sociale

PER UN TOTALE DI

20.411 operatori

Piacenza

Forlì-Cesena

Reggio E.

BOLOGNA

Rimini

IN EMILIA-ROMAGNA BANCA PROSSIMA IN REGIONE

Cooperative sociali920

Associazioni15.501

Fondazioni551

Diocesi15

Parrocchie2.600 1.500

Clienti

di cui 200 nei primimesi del 2015

14 persone

Personale

Sportelli

100 milioni

Stock di fidi

le grazie a una garanzia di Ban-ca Prossima, cosa che determi-nerà un drastico calo del tassodi interesse (meno del 4%).

Ma non c’è solo il crowdlen-ding, tra gli altri strumenti del-l’istituto di credito figuranopure i «Titoli per lo Sviluppodelle Comunità», utilizzati perdare credito a basso costo o i«Depositi per lo Sviluppo delleComunità», depositi a bassaremunerazione che consento-no di ridurre i tassi applicati aifinanziamenti della banca. Perstatuto gli azionisti di BancaProssima rinunciano definiti-vamente ad almeno il 50% de-gli utili di esercizio, che vannoad alimentare il Fondo di svi-luppo dell’impresa sociale.Questo fondo di garanzia servea ridurre il rischio dei prestitipiù difficili: quelli destinati aimprese giovanili e startup, adambiti di attività meno speri-mentati, ad aree geograficheeconomicamente depresse.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

In Emilia-Romagna la nostra quota di mercato è del 15%. Di questi 1.500 clienti, 200 sono arrivati nei primi mesi del 2015

PIANETA LAVORO

ai disabili, gestione di ambula-tori per le cure mediche, acco-glienza dei migranti. «Questo èun settore importante e il lavo-ro che facciamo è quello di for-nire un welfare sussidiario —dice Mirco Coriaci, direttore

AssistenzaL’ingresso dell'ambulatorio Welfare Italia a Forlì

Mirco Coriaci, 46 anni, originario di Faenza, ex funzionario del comparto agroalimentare delle coop bianche di Forlì-Cesena, oggi è il direttore di Confcooperative Forlì-Cesena

Chi è

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BO

10 Lunedì 20 Luglio 2015 Corriere Imprese

C’è molto fermento in questiultimi tempi nell’ex capitaledell’esarcato bizantino. È cu-rioso il destino di Ravenna:non può fare a meno dell’Ap-pennino, né del mare e pro-prio il porto sta diventando lasua croce. La riforma degli sca-li marittimi del ministro Delrioprevederebbe un’autorità por-tuale unica per Ravenna e An-cona. Soluzione che sta facen-do gridare allo scandalo tuttoil mondo economico locale.«Gli ultimi dati elaborati daAssoporti, riferiti al 2013, met-tono in evidenza le differenzetra lo scalo romagnolo e mar-chigiano. Il porto di Ravennamovimenta quasi 10 milioni ditonnellate di rinfuse solidecontro le circa 600.000 del por-to di Ancona e movimenta piùdel doppio dei contenitori diAncona (2,5 milioni contro 1).Il capoluogo dorico è invece

specializzato nel trasporto pas-seggeri, imbarca e sbarca circa1,2 milioni di passeggeri con-tro i 100.000 del nostro porto— attacca Natalino Gigante,presidente dell’ente cameralelocale — Ravenna rappresentail bacino di riferimento per leimprese dell’Emilia-Romagna,della Lombardia e del Veneto».Il suo traffico portuale nel 2014è cresciuto di circa 2 milioni ditonnellate rispetto al 2013, se-gnando il suo migliore risulta-to post crisi. L’anno passatos o n o s t a te m ov i m e n t a te24.460.154 tonnellate di merce,con una crescita dell’8,8% ri-spetto al 2013. Da inizio annoinvece c’è stato un calo del 4%dello scambio merci, mentre la

pianto a mare. Questo ci fa im-maginare quanto potrebbe svi-lupparsi Ravenna se non aves-se questi limiti, la questione sitrascina da anni — dice GuidoOttolenghi, numero uno diConfindustria Ravenna e a ca-po della Petrolifera Italo Ru-mena — C’erano disponibili

137 milioni di fondi Bei perfare i lavori, ma l’Autorità por-tuale ha deciso di lanciare unnuovo mega progetto per unapiattaforma logistica a terrapubblica che ha fatto salire icosti a 270 milioni. Il progettosi è fermato perché mancano ifondi. Noi diciamo che non c’è

Orfana di Ferruzzi e BizantiniRavenna si gioca il futurotra il porto e la cultura Il destino del capoluogo appeso ai lavori dello scalo, mentre le fondazioni e i Muti puntano sui giovani

MatteucciAbbiamo acquisito 20 milioni per migliorare i nodi ferroviaridel porto e cittadini Per la E55 vogliamo mettere a punto uno stralcio e collegare Cesena con la Ferrara mare

L’EMILIA-ROMAGNA DEI CAMPANILI

Traffico marittimoNel 2014 è cresciuto di circa 2 milioni di tonnellate, miglior risultato post crisi

movimentazione dei containerè cresciuta del 10%.

Ma per ospitare grandi navi,e non vedere scemare il traffi-co, è necessario che il fondaledel porto passi dagli attuali 10metri a 14 e che venga al piùpresto rimosso il dosso che siè formato all’imbocco. Il Cipeha stanziato 60 milioni per laprima operazione, al centro diuna polemica tra Confindustriae l’Autorità portuale. Il sindacoFabrizio Matteucci assicurache il perfezionamento delloscavo avverrà entro la fine del2015, mentre i lavori per ri-muovere il dosso partiranno asettembre. «Abbiamo acquisito20 milioni per l’ammoderna-mento dei nodi ferroviari delporto e cittadini e per la E55vogliamo mettere a punto unostralcio per collegare Cesenafino alla Ferrara mare, stiamolavorando con la Regione», ag-giunge il primo cittadino. «Iltraffico portuale è aumentatonei primi mesi 2015, nonostan-te i limiti di pescaggio dell’im-

ARRIVI

N. navidi cui estereT.S.N.T.S.L.

Tasso di crescita annuale delle imprese registrate

-1,5

-1,0

-0,5

0,0

0,5

1,0

1,5

RAPPORTO PERIODICO SUL NUMERO DEI LAVORATORI DIPENDENTI IN RIDUZIONEDI ORARIO NELLE IMPRESE DELLA PROVINCIA DI RAVENNA

Metalmeccanici

Chimici, gommaplasticae ceramici

Tessili, calzaturierie abbigliamento

Manufatti in cemento,costruzioni, legno e laterizi

Commercio e servizi

Comunicazione, graficie cartotecnici

Agroindustriae alimentaristi

Trasporti e logistica

Servizi bancarie assicurativi

Funzione pubblica

Ai raggi X

78.545

106.903

8.493

25.944

12.406

4.471

2.854

9.518

44

941

57.090

20.245

6.649

14.630

7.676

3.730

1.514

5.669

31

204

794

524

7

544

151

23

80

7

-

-

TOT CATEGORIE 250.119 117.438 2.130

Categoriadi lavoratori

di cui n˚ dipendentiche hanno utilizzatogli Ammortizzatori

Sociali da Ottobre 2008ad oggi (contati

con il criterio di unitàesposte all’uso

di AmmortizzatoriSociali)

N˚ dei lavoratorialle dipendenze

delle impreseattraversate dalla crisi(contati con il criteriodi unità teoricamente

esposte all’usodi Ammortizzatori

Sociali)

N˚ dipendentiattualmente

in CassaIntegrazione

OrdinariaStraordinaria,

in Derogaed altre forme

A PARTIRE DAL 1 OTTOBRE 2008 SINO AL7 LUGLIO ’15

NAVIGAZIONE MARITTIMA

DEMOGRAFIA DELLE IMPRESE

Diff. %

-12,59-4,71-0,95-6,47

Differenza

-167-43

-71.722-1.124.342

1.159870

7.471.77216.257.164

GENNAIO-MAGGIO

1.326913

7.543.49417.381.506

20142015MAGGIO

240180

1.830.9413.858.888

PARTENZEN. navidi cui estereT.S.N.T.S.L.

-12,43-4,60-0,81-6,31

-165-42

-61.053-1.097.410

1.162872

7.485.25316.294.348

1.327914

7.546.30617.391.758

240180

1.830.9413.858.888

10G

10S

10D

11M

11G

11S

11D

12M

12G

12S

12D

13M

13G

13S

13D

14M

14G

14S

14D

15M

-0,4-0,7

-0,8-0,7

-1,0

-0,5

-0,4-0,2

-0,3-0,6

0,2 0,4 0,7 0,7 0,6 0,5 0,3

-0,9 -0,9-0,8

RavennaItaliaEmilia R.

di Massimo Degli Esposti e Andrea Rinaldi

48022 LUGO (RA) - Via De’ Brozzi, 35 - Tel. 0545.22399 - Fax 0545.31799www.collettisrl.it - [email protected]

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11Lunedì 20 Luglio 2015Corriere Imprese

alcun bisogno di un’opera fara-onica che comporta espropridi 40-50 aree per totali 220 et-tari di terreno e complica lecose; infatti i lavori non sonoancora partiti. Di capannoni ingiro ce ne sono fin troppi,mentre la priorità sarebbe mi-gliorare l’accessibilità del porto

dragando i fondali. La logisticaa terra va lasciata all’iniziativadei privati e al mercato».

«L’economia a Ravenna nonfinisce col porto — ricordaGianni Bessi, consigliere re-gionale Pd — Sono preoccupa-to per esempio per il polo chi-mico, dove operano 3.000 per-

sone con una ventina di grandiaziende anche multinazionali,a partire da Eni e da Mapei.Eni dovrebbe fare un grossoinvestimento in chimica green,ma è stato posticipato al 2017 ela Marcegaglia ha detto chevuole uscire dalla chimica. An-che la crisi dell’Ilva ha riflessi

a Ravenna, perché qui arriva il70% dei coils di Taranto peralimentare l’industria me-talmeccanica emiliano-roma-gnola».

Dall’acqua alla terraferma,negli ultimi dodici mesi leiscrizioni di nuove aziende(2.141) sono diminuite di oltre100 unità rispetto al 2014, men-tre le cessazioni (2.387) sonorimaste pressoché invariate (-3unità). Dunque la crisi e la dif-ficoltà nel reperire finanzia-menti continuano a frenarel’avvio di nuove attività im-prenditoriali, anche se i nume-ri dicono che la fase acuta del-la recessione è stata superata.

A soffrire di più rimangonoagricoltura (-2,7%) ed edilizia(-2,6%). «La situazione econo-mica è migliorata e vedo un pòdi ottimismo — prosegue Ot-tolenghi — Ma molte aziendehanno chiuso in questi anni.Indicazioni positive arrivanoanche dal credito, che si è unpò allargato. Bene meccanica,chimica e agroindustria, stentaancora l’edilizia. Il turismo è inripresa nel 2014, ma manca an-cora una visione industriale. L’industria dell’oil&gas ha sof-ferto molto per lo stop alle tri-vellazioni imposto dopo il ter-remoto, per motivi del tutto ir-razionali. La sensazione è chea breve l’attività possa riparti-

re». A Ravenna infatti operanobig come Rosetti Marino eMicoperi, artefice della rimo-zione della Concordia al Giglio.

I numeri del turismo, nono-stante tutto, continuano a es-sere incoraggianti: 1.357.619arrivi l’anno scorso (+4,30% ri-spetto al 2013), ma non biso-gna dimenticare dall’altra partele difficoltà di grandi gruppinel faentino come Omsa (321lavoratrici a casa) e Cisa (238esuberi su 524 lavoratori). Lafine dell’impero Ferruzzi è sta-ta metabolizzata, ma il meritoè del vecchio Serafino se neicommerci di granaglie Raven-na rimane ancora un nodo im-portante. La mitica dinastia èacqua passata anche per Anto-nio Patuelli, presidente Abi edella Cassa di Risparmio Ra-venna, che guarda avanti: «Lasituazione economica dà buonisegnali. Vedo nella mia bancal’andamento degli anticipi sul-le fatture che sono in crescitamese su mese rispetto all’annopassato, dopo sette anni di di-minuzione. È indice che leaziende vendono di più — so-stiene — Vedo i mutui nellamia banca, che sono in au-mento del 150% nei primi cin-que mesi di quest’anno, controuna media italiana del +64%.Quindi le compravendite a Ra-venna aumentano a ritmi dop-pi».

I dati forniti dalla Camera di Commercio di Ravenna mostrano un quadro di luci e ombre per la città romagnol,a dove il numero delle imprese sale e scende e c’è un lievo calo nel traffico portuale nei primi mesi dell’anno. Diverso invece il discorso dei lavoratori colpiti dalla crisi di cui la Cgil fornisce i numeri

Economia

CongiunturaLe iscrizioni di nuove aziende sono diminuite di oltre 100 unità rispetto al 2014

C’è però un’altra famigliache da tanto tempo sta dandolustro alla città, puntando sullacultura: è quella del maestroRiccardo Muti e della moglieCristina Mazzavillani, arteficedel ventennale Ravenna Festi-val. E come dimenticare le atti-vità della Fondazione Cassa diRisparmio di Ravenna, capita-nata da Lanfranco Gualtieri:in autunno partiranno i lavoriper trasformare il centralissi-mo Palazzo Guiccioli in unodei più grandi musei dedicati aGeorge Byron. Un altro enteche qui si spende tanto è laFondazione Enrico MatteiEni. In tre anni ha avviato 50

stage per laureati con cui il50% dei tirocinanti ha trovatolavoro. L’Eni stessa invece, cheha in mente un progetto diammodernamento del polochimico per 200 milioni, con ilComune creerà un incubatoredi startup, Colabora: aprirà perla fine dell’anno dentro la Dar-sena, che si sta candidando anuovo polo giovanile della cit-tà. «Lo dimostrano gli investi-menti fatti — ribadisce ElenaZannoni, responsabile Affari generali di Legacoop Romagna— la quantità di coop culturaliche esiste a Ravenna non esistein nessun’altra parte e si riflet-te nella creazione di impresa».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

CulturaIn autunno i lavori per trasformare Palazzo Guiccioli in un museo dedicato a Byron

ARRIVI

N. navidi cui estereT.S.N.T.S.L.

Tasso di crescita annuale delle imprese registrate

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RAPPORTO PERIODICO SUL NUMERO DEI LAVORATORI DIPENDENTI IN RIDUZIONEDI ORARIO NELLE IMPRESE DELLA PROVINCIA DI RAVENNA

Metalmeccanici

Chimici, gommaplasticae ceramici

Tessili, calzaturierie abbigliamento

Manufatti in cemento,costruzioni, legno e laterizi

Commercio e servizi

Comunicazione, graficie cartotecnici

Agroindustriae alimentaristi

Trasporti e logistica

Servizi bancarie assicurativi

Funzione pubblica

Ai raggi X

78.545

106.903

8.493

25.944

12.406

4.471

2.854

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TOT CATEGORIE 250.119 117.438 2.130

Categoriadi lavoratori

di cui n˚ dipendentiche hanno utilizzatogli Ammortizzatori

Sociali da Ottobre 2008ad oggi (contati

con il criterio di unitàesposte all’uso

di AmmortizzatoriSociali)

N˚ dei lavoratorialle dipendenze

delle impreseattraversate dalla crisi(contati con il criteriodi unità teoricamente

esposte all’usodi Ammortizzatori

Sociali)

N˚ dipendentiattualmente

in CassaIntegrazione

OrdinariaStraordinaria,

in Derogaed altre forme

A PARTIRE DAL 1 OTTOBRE 2008 SINO AL7 LUGLIO ’15

NAVIGAZIONE MARITTIMA

DEMOGRAFIA DELLE IMPRESE

Diff. %

-12,59-4,71-0,95-6,47

Differenza

-167-43

-71.722-1.124.342

1.159870

7.471.77216.257.164

GENNAIO-MAGGIO

1.326913

7.543.49417.381.506

20142015MAGGIO

240180

1.830.9413.858.888

PARTENZEN. navidi cui estereT.S.N.T.S.L.

-12,43-4,60-0,81-6,31

-165-42

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RavennaItaliaEmilia R.

OccupazioneLa fondazione Enrico Mattei Eni in tre anni ha sponsorizzato 50 stage per neolaureati

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12 Lunedì 20 Luglio 2015 Corriere Imprese

«Ce lo chiedel’Europa», siusa dire perd e n u n c i a r eun’ingiustizia

o un sacrificio temuto. Poi siviene a sapere che all’Europalo ha chiesto qualcuno dall’Ita-lia. Il commissario europeoper l’Agricoltura e lo Svilupporurale, Phil Hogan, lo ha dettopochi giorni fa al Sole-24 Ore:«Sul latte in polvere nessundiktat della Commissione. Al-cune industrie lattiero-casea-rie hanno denunciato la di-scriminazione della legge ita-liana che ne vieta l’uso per iformaggi, esclusi quelli protet-ti, mozzarella compresa». Ine-vitabile la richiesta di chiari-menti al governo italiano, ilcui termine, peraltro, è statoora differito a fine settembre.

Il latte in polvere per l’ali-mentazione umana e i for-maggi è vietato in Italia da unalegge del 1974. Ci sono ecce-zioni, come per i distributoriautomatici. Ma il divieto è am-pio, mentre in Europa il lattein polvere è consentito, ad ec-cezione dei formaggi Dop. Lafine delle quote latte, l’aumen-to della produzione, il prezzo

alla stalla basso per gli alleva-tori ma ritenuto alto dall’indu-stria — e comunque superiorealla media europea — riporta-no di attualità il divieto.Coldiretti ha rivolto ad Asso-latte (la «confindustria» delsettore, 200 imprese associate)critiche durissime. GiuseppeAmbrosi, presidente degli in-dustriali, le ha respinte al mit-tente: «Tutto il latte frescoprodotto in Italia è assorbitodall’industria e dalle centrali».Ma è favorevole all’etichetta,per fare chiarezza. Il consuma-tore saprà scegliere.

Tracciabilità ed etichetta so-no il punto d’incontro auspi-cato anche da Granarolo, il co-losso che copre l’intera filiera,dagli allevatori all’industria. Ilpresidente Gianpiero Calzolarispera che sia lo stesso sistemaproduttivo a opporsi al latte inpolvere, ma a margine delconvegno milanese su «Latte ecooperazione», martedì scorsoa Expo2015, ha precisato chela soluzione sta nella traspa-renza delle etichette: ingre-dienti, provenienza e quantità,con la tassativa discriminazio-ne per i formaggi protetti, lacui origine e composizione è

peraltro delimitata dai disci-plinari. Non solo il Parmigia-no Reggiano, ma qualunqueformaggio di qualità non puòcontenere neppure il latte fre-sco prodotto altrove, figurarsiquello in polvere.

La querelle si muove ovvia-mente su numerosi versanti, ementre l’industria adombra laperdita di posti di lavoro,Coldiretti si allarma per le sor-

ti delle 3.700 stalle e dei20.000 addetti regionali, e dei19 milioni di quintali di latteprodotto.

Tutti scrutano il futuro. Pro-prio Granarolo ha riunito irappresentanti di grossi grup-pi cooperativi europei del lattee attribuito il ritardo italianoalla modesta quota di mercatodelle filiere cooperative, chenon supera il 42% e in valore è

Il lattiero-caseario non vada in polvere Con l’etichetta giusta può girare il mondo La procedura Ue ha sollevato polemiche ma parallelamente aiuta a fare chiarezza

inferiore ai 7 miliardi di euro(v. grafico) mentre la mediaeuropea è più alta di 15 punti,la quota tedesca è pari a unavolta e mezza, quelle di Au-stria, Olanda e Finlandia sonopiù che doppie.

Nel futuro si scorge una cre-scente esportazione e una va-sta domanda di prodotti italia-ni, soprattutto dagli Stati Unitie forse con la complicità diExpo. Il 2014, per la verità, nonha mostrato grande vivacitàdell’export (stabile, a causadell’arretramento del vino) edella bilancia agroalimentaredell’Emilia-Romagna (negativaper 900 milioni di euro). Ma il2015 è partito alla grande, conun +20% solo verso gli StatiUniti. E già nel 2014 Modena eParma detenevano il più eleva-to export provinciale verso gliUsa, rispettivamente negli in-saccati e nel lattiero-caseario,secondo il rapporto Gea-Fon-dazione Edison presentato lascorsa settimana a Milano.

Nel 10% dei 616 prodotti ali-mentari classificati, l’Italia —secondo l’indice Fortis-Corra-dini (Fondazione Edison) — ènei primi tre posti per la mi-gliore bilancia commerciale,con un saldo positivo di 21,5miliardi di euro. L’Emilia-Ro-magna deve conquistare molteposizioni in classifica, ma parestia per spalancarsi una prate-ria: l’export agro-alimentarevale oggi 5,5 miliardi di euro.Federalimentare moltiplicaper nove l’obiettivo 2020, finoa 50 miliardi di euro. Esagera,ma dà un’idea delle dimensio-ni della prateria.

Angelo Ciancarella© RIPRODUZIONE RISERVATA

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FOOD VALLEY

Quote di mercato delle filiere cooperative europee per la produzione di latte e derivati

Italia

In Europa, latte fa rima con cooperazione

Fonte: Nomisma

La filiera cooperativa del latte italiano

Austria95%

Finlandia95%

Olanda90%

Germania65%

Europa57%

Francia55%

Italia42%

*Il fatturato delle prime 10 cooperative europee lattiero-casearie è di 48 miliardi di euro

6,8*Fatturato aggregato

in miliardi di euro

12.800Numero

di addetti

800Numero

di cooperative

Gianpiero Calzolari, classe 1955, è presidente di Granarolo. È stato anche presidente di Legacoop Bologna. L’azienda è stata fondata a Bologna nel 1957

Chi è

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BO

13Lunedì 20 Luglio 2015Corriere Imprese

Negli Usa

Whole Foods sceglie il Parmigiano Reggiano per i suoi formaggi di punta

R ivalsa del Parmigiano Reg-giano sulla concorrenzadei falsi. Come? Il prodot-

to emiliano-romagnolo saràprodotto di punta per qualifica-re l’intera offerta di formaggidella distribuzione Usa, WholeFoods. Un accordo che rappre-senta una risposta concreta peril mercato degli Stati Uniti con-tro le imitazioni. Imitazioniche, secondo il Consorzio, cor-rispondono a 100.000 tonnella-te all’anno di «parmesan», im-messo sul mercato e vendutocome prodotto made in Italy.

«È un grande passo in avanti— sottolinea il direttore delConsorzio di tutela, RiccardoDeserti — non solo per raffor-zare un trend di esportazioni invertiginosa crescita nel primotrimestre 2015, ma soprattuttoper rafforzare proprio il contra-sto alle imitazioni, sul quale in-cideranno molto anche gli esitidei negoziati Ttip».

I dati Istat parlano di un+74% delle esportazioni, ma ilConsorzio già nei giorni scorsiparlava di circostanze eccezio-nali, come il rapporto di cam-bio euro-dollaro e l’esaurimen-to delle scorte, che si attenue-ranno nei prossimi mesi.

«I dati in crescita e l’espe-rienza di questi anni — osservaDeserti — confermano che laprima forma di contrasto alleimitazioni è proprio la cono-scenza del prodotto originale,la cui presenza nelle catene di-stributive statunitensi, associa-ta alle nostre azioni informativee a quelle effettuate dalle stessecatene, consente ai consumato-ri di prendere coscienza delmassiccio ricorso a imitazioniingannevoli cui è esposto».

Maria Centuori© RIPRODUZIONE RISERVATA

L’accordo

«Ve d r e m o s t a -g l i a r s i v a r i“campanili” erivivremo nelmovimento le

tradizioni di un territorio che èsempre stato di passaggio eche manifesta una ricca com-mistione di culture, storie egusti». Così Massimo Spigaro-li, presidente dell’associazioneChef to chef Emiliaromagna-cuochi promotrice a fiancodella Regione del progetto«L’Emilia-Romagna in viaggioverso Expo». Tra i partner AptServizi, Unioncamere Emilia-Romagna e ConfagricolturaEmilia-Romagna.

Il tragitto è da Rimini a Mi-lano — si parte il 7 agosto —lungo tre direttrici principali:sulla motonave Principessa ri-percorrendo la via d’acqua delmare Adriatico e sulla Stradiva-ri per la via fluviale del Po poicon le bici-triciclo, capaci ditrasformarsi all’occorrenza inpiccole tavole imbandite, sisolcherà la via Emilia e infine apiedi attraverso la via dei cri-nali tracciata dai pastori, piùfamosa come l’Alta via dei Par-chi (www.viaggioversoexpo.it).

«Con noi – continua Spiga-roli — tutte le realtà che ruota-no attorno al food emiliano-romagnolo». Dal Consorzio delParmigiano Reggiano a Olitaliache porta con sé l’olio Dop Col-line di Romagna. Un compartoche vale 25 miliardi di euro eun giro d’affari legato all’exportpari a 5,5 miliardi nel 2014, tracui salumi e carni trasformate(1 miliardo 199 milioni); for-maggi e prodotti lattiero casea-ri (609 milioni); frutta e ortag-gi lavorati (500 milioni); fruttafresca (482 milioni); derivatidei cereali cioè prodotti da for-no e farinacei (478 milioni) evino (403 milioni). E gli occhisono puntati sui principali pa-esi destinatari delle esportazio-ni: Germania e Francia seguiteda Gran Bretagna e Stati Uniti.

Alcune tappe curiose: il 21agosto è previsto l’attracco alporto canale di Cesenatico inconcomitanza con la Festa delMare; il 25 agosto alla Canot-tieri Ferrara di Pontelagoscurocon aperitivo in navigazione eil coinvolgimento dei buskers.

Poi a Bologna, l’1 settembre, ilcibo di strada seguirà il filoconduttore delle soste sulla viaEmilia ossia la pasta all’uovo,mettendo in scena assaggi ditagliatelle annaffiate con Pi-gnoletto Docg e non solo, incollaborazione con l’EnotecaRegionale e Ais. Sul food truck,vera e propria cucina viaggian-te, ci saranno invece gli chefdell’Emilia-Romagna da Massi-mo Bottura a Gian Paolo Ra-schi e Paolo Teverini alle presecon specialità in chiave inedita.A Parma, neocandidata «cittàcreativa per la Gastronomia»dell’Unesco, l’appuntamentosarà il 6 settembre nei giornidel Festival del prosciutto diParma. In vetta ci si troverà poialla Diga di Ridracoli (Forlì) il10 agosto per una spettacolarecena sul muraglione a cura diSlow Food; al centro il selvati-co di pregio: carni di monta-

gna, funghi e sottobosco.«Il viaggio si ricongiungerà

il 18 settembre a Piacenza, doveun tempo i Farnese, grandiesportatori di prodotti verso leFiandre — racconta il presi-dente di Chef to chef — eranosoliti riunire agricoltori e com-mercianti. Quindi l’evento con-clusivo a Milano il 21 alla Casadegli Atellani e Vigna di Leo-nardo, luogo prediletto dall’ar-tista rinascimentale, vignaioloe cuoco». Nella sede scelta daConfagricoltura per il fuoriExpo, una serata all’insegnadella biodiversità del presentee del futuro con cinquantachef e i loro piatti simbolo daRimini a Piacenza. Invitati sa-ranno anche gli scienziati pro-venienti da ogni parte delmondo e riuniti dalla RegioneEmilia-Romagna per la duegiorni del World Food Resear-ch and Innovation Forum (22-

23 settembre al Padiglione Ita-lia). «Vorremmo lanciare —spiega l’assessore regionale al-l’Agricoltura Simona Caselli —una piattaforma mondiale suitemi della ricerca e dell’innova-zione, della salubrità degli ali-menti e della loro accessibilità,forti della nostra rete di univer-sità e centri di ricerca e consa-pevoli che, oggi più che mai, ilfuturo dell’agricoltura mondia-le passa dalla capacità cheavremo di innovare tecnicheproduttive, agronomiche, ditrasformazione e che l’Emilia-Romagna deve essere all’avan-guardia nei processi».

Il percorso patrocinato dalTouring Club Italiano e daExpo 2015, terminerà sul Cardoil 22 settembre quando verràtirata una sfoglia di cinquantametri riempita con i ripieni ele fogge tipiche della propriacittà di provenienza. Tradizio-ne e innovazione unite, «nel-l’ottica di valorizzare al meglioi nostri prodotti specie suimercati internazionali, teatrodi sfida decisiva per la crescitadel nostro sistema agroalimen-tare».

Corrado Sorzini© RIPRODUZIONE RISERVATA

La carovana del food verso ExpoIl racconto di un settore da 25 miliardiIl 7 agosto da Rimini partiranno tre percorsi per illustrare le nostre eccellenze

Stagione per stagione

di Barbara Bertuzzi

Ovale, mini o molto zuccherinaL’anguria d’estate non passa mai di moda

Èanche terra d’anguria l’Emilia. «Sono iterreni argillosi e ricchi di potassio spes-so in prossimità dei fiumi — dice VanniTisselli del Crpv di Cesena — a garantirestandard qualitativi di eccellenza». E

l’Anguria Reggiana, proprio in questi giorni, hasuperato lo step nazionale per il riconoscimen-to dell’Igp in attesa del placet dalla Ue: saràl’unica in tutta Europa a vantare il marchio diqualità.

Ciò che cerchiamo nella fetta più dissetantedell’estate è soprattutto il sapore (un mix tragrado brix-zuccherino, vitamine e sali minerali)unito a croccantezza, colore rosso vivo e bassafibrosità. Da anni Crimson Sweet, forma ovale estriature verde scuro con l’interno tendente alrosso-rosato, è la varietà testimone del territo-rio (0,4-1,9 euro/kg nella Gdo-Grande distribu-zione; fonte: Cso). Si sta tuttavia affermando lacultivar Bontà — forma rotonda, rosso più acce-

so e grado brix migliore — mentre è da tempodiffusa la precoce Asahi Myako, ottima al palatoma con buccia piuttosto sottile. Marcello Bonvi-cini a Santa Vittoria di Gualtieri, nella pianurareggiana, la coltiva da venticinque anni. Racco-glie a maturazione naturale dai primi di lugliosotto l’occhio attento di una donna spiccatrice:«È la varietà nostrana. Quest’anno il suo gradozuccherino è al top: 14°» (Azienda agricola LaLibertà, prezzi 1 euro/kg).

Falliti, fino a ora, tutti i tentativi di introdurresul mercato italiano la tipologia a polpa gialla(lasciamola agli orientali, così attesta il consu-mo) come anche la «seedless — senza semi»(lasciamola a tedeschi e inglesi). Invece piacemolto la Baby-mini anguria con peso che oscillada un chilo fino a un massimo di tre (sulloscaffale da 0.8 a 1.5 euro/kg). La società agrico-la Malavasi che fa parte dell’Op La Diamantina(Ferrara) ne coltiva cinquanta ettari. La racco-

glie in tunnel già a metà giugno, tipologia Cuo-redolce: «Gusto eccellente e polpa rosso fuoco-medio compatta con pochi semi — dice MarcoMalavasi — C’è meno scarto ed è facile daconsumare e trasportare. In più, contiene unquantitativo di licopene elevato rispetto alle an-gurie di dimensioni maggiori: intorno ai 90mg/kg». Un risultato qualitativo raggiunto incollaborazione con l’Università di Ferrara. «Lavalorizzazione di questa potente sostanza an-tiossidante è una nostra esclusiva — e precisa— stiamo adesso lavorando per migliorare ilnostro prodotto attraverso l’incremento delcontenuto di altre sostanze nutraceutiche tracui le vitamine».

Che ne sarà dunque del tagliatore di grandifette nei chioschi? In molti sono pronti a scom-mettere: l’anguria maxi formato (ad es. cultivarTop Gun, la migliore) non passerà mai di moda.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Il fruttoL’anguria o cocomero (Citrullus lanatus) è una pianta della famiglia Cucurbitaceae, originariamente proveniente dall’Africa tropicale. A oggi esistono più di 1.200 cultivar che producono frutti di peso variabile tra meno di 1 chilo e più di 90

CaselliVorremmo lanciare una piattaforma mondiale sui temi dell’innovazione e della salubrità degli alimenti forti della nostra rete di università e centri di ricerca

L’agenda 20 luglioAlla Sala del Consiglio del Palazzo Centrale dell’Ateneo di Parma la firma dell’accordo sul «Progetto Biogenap» tra l’Università di Parma e il Cnr, Consiglio Nazionale delle Ricerche

20 luglioC’è tempo fino al 20 luglio per iscriversi agli incontri con la delegazione di buyer provenienti da Singapore, Hong Kong, Tailandia e operanti nel settore agroalimentare organizzati il 19 e il 20 ottobre alla Camera di commercio di Reggio Emilia.

21 luglioA Parma l’Unione parmense degli industriali organizza dalle 10 un incontro di presentazione dei Bandi regionali a sostegno dei progetti che prevedono attività di ricerca industriale, innovazione e sviluppo sperimentale in Strada al Ponte Caprazucca 6/a.

23 luglioAlla Camera di Commercio di Parma, in via Verdi 2, presentazione alle 17 della nuova edizione di «Eccellenze in Digitale», il progetto organizzato da Google e Unioncamere

FOOD VALLEY

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14 Lunedì 20 Luglio 2015 Corriere Imprese

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15Lunedì 20 Luglio 2015Corriere Imprese

Fatti e scenari

Nuove alleanze nell’ortofruttaNasce Mac Fruit Attraction grazie alle fiere di Cesena e Madrid

L’ aria di Rimini evidentemente fa bene alMacfrut ancora prima di respirarla. La fa-mosa fiera ortofrutticola, dopo aver scelto

la cittadina adriatica come cornice per la suanuova edizione, adesso vuole pensare in gran-de e stringe alleanze oltreconfine. Cesena Fierae la Fiera di Madrid hanno infatti dato vita a«Mac Fruit Attraction», nuovo marchio chemette insieme i due principali paesi produttoried esportatori nel settore ortofrutticolo, conl’obiettivo di sviluppare eventi professionali disettore in mercati strategici. La prima edizionedella fiera di «Mac Fruit Attraction» si terrà alCairo dal 4 al 7 maggio 2016, come parte delFood Africa a seguito di un accordo raggiuntocon Ifp Group, il più grande operatore fieristi-co nel Vicino Oriente e che quindi interesseràsia il Medio Oriente che il Nord Africa. Insom-ma sempre più grandi.

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Corriere Imprese si fa libroÈ uscita la prima guidaLa firma Luca Barbieri

C orriere Imprese diventa anche libro.Sono appena nate infatti le guide, de-caloghi pronti all’uso per imprenditori

o aspiranti tali, test per l’autoanalisi, nuovenormative e scenari per leggere le opportu-nità del mercato. La prima uscita, curata dalgiornalista del Corriere del Veneto Luca Bar-bieri, si chiama «Diventare imprenditori in-novativi - Pmi, Partite Iva, startup, trend,strumenti e nuove leggi più un test perscoprire se sei pronto per il futuro». Laguida avrà due versioni: formato ebook(epub), in vendita a euro 4,99 in tutte leprincipali piattaforme di distribuzione onli-ne; e formato cartaceo, in vendita a euro9,90 su Corriere Store e sarà disponibile dal7 luglio. Il sito di riferimento per tutte leinformazioni è www.corriereimprese.it/gui-de.

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In mostra La precedente edizione di Macfrut a Cesena

L’analisi

Adesso basta macchiette: il vino è cultura

SEGUE DALLA PRIMA

Q ualcuno ci dica co-sa ha da invidiareagli altri grandi vi-ni dolci nazionali einternazionali. Il

problema della «non ricono-scibilità» immediata di unvino emiliano-romagnolo diqualità (ce ne sono anche dadimenticare di vini in regio-ne, ed è giusto dirlo) è darintracciarsi molto semplice-mente in qualcosa che po-tremmo definire «non co-municazione», oppure «co-municazione errata». Altreregioni ci «credono» (molto)più della nostra. Il Trentinoper esempio ha giocato sul-l’«unica regione che fa rimacon vino». Un tempo, leMarche hanno tappezzato itreni italiani con il Verdic-chio. La Sicilia è riuscita afare accendere i riflettori in-ternazionali del mondo eno-logico sui vini dell’Etna. InFranciacorta i produttori dinobili bollicine si sono con-sorziati, si muovono in bloc-co e sono presenti ovunque.Ora nell ’immaginario laFranciacorta è sinonimo diqualità. A prescindere. L’AltoAdige si muove anche in ma-niera compatta. E l’Emilia-Romagna? Nelle fiere inter-nazionali ho visto addiritturaproduttori di altre regioni ri-fare il verso agli emiliano-ro-magnoli per la loro cadenzadialettale. È tutto un paccasulla spalla, una risatina eun beviamoci sopra. Credoche 1) i produttori, per primiproprio loro, dovrebberoprendersi un po’ più sul se-rio (c’è, per carità chi lo fa echi lo fa si stacca dal grup-po), 2) dovrebbero provare aunirsi per lasciare un segnopiù profondo e crescere. C’èchi ci ha provato. Ma, mi sidice, senza risultati partico-larmente efficaci. Della serie,ognuno pensa a trovare unpochino più di spazio per ilproprio orticello. Vorrei fareun esempio sulla ristorazio-ne in regione che funziona.Massimo Bottura ha tre stel-le Michelin, questa è cosanota. Accanto a lui sono cre-sciuti altri ristoranti che orahanno ottenuto la stella. Alpunto che, non molto tempofa a Modena, nell’arco di po-che centinaia di metri, c’eraun totale di 5 stelle. E ilmondo lo sapeva e lo sa an-cora. Bologna ci sta provan-do, ma buttando tutto insie-me nel pentolone, senza dif-ferenziazione alcuna, fraqualità e non qualità. Senzala cultura necessaria.

Helmut [email protected]

© RIPRODUZIONE RISERVATA

OPINIONI

& COMMENTI

Il controcanto di Massimo Degli Esposti

LA «GRIFFE» DEI BONOMI PUÒ FAR BENE AL MARCONI

C hi ha un minimo di memoria storica ècertamente in grado di apprezzare il signi-ficato di un nome, quello di Bonomi, nel-

l’azionariato forte di Aeroporto di Bologna. Achi non l’ha, per distrazione o per età, val lapena di ricordare che i Bonomi furono un tem-po, dopo gli Agnelli, la famiglia più potented’Italia. Con la loro Bi-invest, guidata da «ladyfinanza» Anna Bonomi Biolchini, furono padro-ni di Montedison, Fondiaria, Mira Lanza e do-minus praticamente di tutti i salotti buoni dellafinanza Milanese. Li «fregò» soltanto il mana-

ger Mario Schimberni che nell’85, con un blitzrimasto negli annali, scalò la holding in Borsasoffiando loro tutto l’impero. Ma l’eclissi è du-rata solo una ventina d’anni, giusto il temponecessario perché la terza generazione, AndreaBonomi appunto, si facesse le ossa in giro peril mondo e dalle ceneri di Bi Invest riedificasseun piccolo nuovo impero come l’attuale Inve-stindustrial. A Bologna tutti lo conoscono per ilpassaggio al vertice di Ducati. Ma nel frattem-po, e immediatamente dopo, il finanziere hacontinuato a incidere sugli assetti industriali

del continente comprando e vendendo aziendein Italia, Gran Bretagna, Spagna. Ha dovutoingoiare solo un rospo, nella sua Milano, cer-cando di inventarsi banchiere in sella alla Bpm.Da presidente di Piazza Meda e principale azio-nista con l’8,6% del capitale, cercò di trasfor-marla in Spa e assumerne il controllo, ma fustoppato dall’allora onnipotente sindacato in-terno. Pochi mesi dopo, all’inizio del 2014, sidimise e subito cedette l’intera partecipazione,praticamente senza guadagnare un euro.

Tutto questo per dire che Andrea Bonomi nonè uomo che investa in una società tanto perfare. Se ha deciso di puntare una fiche del 10%sul Marconi è sicuramente per due motivi. Pri-mo, perché crede nelle prospettive di sviluppodell’azienda. E questo dovrebbe confortare pic-coli azionisti e cittadini ben più della spettaco-lare fiammata in Borsa nei primi giorni diquotazione. Secondo, perché deve avere un pro-getto a lunga scadenza già in testa, magariaspettando che gli azionisti pubblici decidanodi privatizzare del tutto. Nel frattempo nonstarà alla finestra. Ma la sua esperienza, i suoimezzi e i suoi contatti internazionali ai massi-mi livelli non potranno che aprire grandi oppor-tunità di crescita al piccolo Marconi.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

N onostante la forte calura e umidità, aReggio Emilia c’è una società che sor-ride. Emak spa è attiva nella produzio-ne di soffiatori, rasaerba, motoseghe e

decespugliatori, molto usati in questo perio-do. Anche componenti e accessori come te-stine e affilatori fanno parte dell’ampia pro-duzione dedicata al giardinaggio e settoreforestale. L’azienda non trascura il compartoagricolo, dove è presente con pompe volume-triche a membrana e componenti per mac-chine da irrorazione e diserbo. Per il settorespecificatamente industriale, Emak producepompe a pistone, idropulitrici e troncatori. Lasocietà nacque nel 1992 dalla fusione di Oleo-Mac e Efco. Il gruppo ha chiuso il 2014 aquota 354,7 milioni di euro di fatturato conun Ebitda di 31,4 milioni e un utile netto di10,185 milioni. Matteo Zardoni, di Banca Al-bertini Syz, analizzando il primo trimestre diquest’anno ne valuta positivamente l’anda-mento. Grazie al miglioramento ulteriore siadell’utile operativo, dell’utile netto e del fattu-rato in aumento di circa il 3%. In leggero

peggioramento la posizione finanziaria nettaa 107.7 milioni di euro, dovuto soprattutto almaggior assorbimento del capitatale circo-lante. Emak vende per il 71% in Europa, 19%nelle Americhe e 10% in Asia. Il fatturato perarea di business vede giardinaggio al 47%,pompe ad alta pressione al 25% e componentie accessori per agricoltura e silvicoltura al28%. A Piazza Affari dal 1998, l’azione tratta avalori interessanti: circa 12,5 volte gli utili sul2014 e sotto le 10 volte l’utile atteso per il2015. Inoltre, prosegue Zardoni, consideran-do la posizione finanziaria netta il titolo trat-ta a 7,7 volte Enterprise value/Ebitda sull’an-no 2014 previsto in calo a circa 6 volte nel2015. Un’avvertenza merita la limitata liquidi-tà del titolo. Il 7 agosto prossimo verrannopresentati i dati del primo semestre 2015 e sisapranno maggiori dettagli sull’acquisizionedello scorso aprile di Lemasa, società brasi-liana tra i leader in Sud America nella produ-zione di pompe ed impianti ad altissima pressione.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

SEGUE DALLA PRIMA

I n primo luogo, sullo sfondodi questi interventi c’è un for-te richiamo al contesto pro-

duttivo e occupazionale genera-le; sono convinta che deve na-scere, da questi progetti, unaspinta a ritornare ai livelli diquasi piena occupazione tipicidella nostra regione; per questoci sarà grande attenzione alcomportamento delle impresesu questo punto. In secondoluogo, i bandi saranno unostrumento di rafforzamentocompetitivo dei settori chiavedell’Emilia-Romagna, identifi-cati nella strategia regionale dispecializzazione. E, infine, sa-ranno l’occasione per promuo-vere una forte collaborazionetra laboratori di ricerca e impre-se, con una forte finalizzazionealla ricerca di nuovi prodotti,servizi, sistemi di produzione.

Il primo bando si rivolge ailaboratori di ricerca della Rete

regionale. Si richiede che i la-boratori sviluppino una tecno-logia abilitante e trasversale,promuovano – attraverso il tra-sferimento tecnologico - le pos-sibilità applicative di questa tec-nologia attraverso attività di di-vulgazione e dimostrazione,collaborino con almeno dueimprese della regione nello svi-luppo di possibili applicazioniproduttive.

Ricercatori e tecnici delle im-prese lavoreranno fianco a fian-co per gran parte del progetto.Si tratta di progetti in cui sirichiede un elevato contenutotecnologico e che siano in gra-do di promuovere significativiavanzamenti tecnologici e pro-cessi di diversificazione nel no-stro sistema industriale.

Parallelamente, c’è il bandoper progetti di ricerca e svilup-po realizzati dalle imprese.Questi saranno più vicini almercato, pur restando a livellopre-competitivo. Si parte dalle

competenze già possedute dalleimprese e dalla loro visione delmercato, ma sarà necessaria lacollaborazione con centri di ri-cerca anche in questo caso.

Elementi salienti di questiprogetti, oltre alla collaborazio-ne con i centri di ricerca, sonola forte spinta all’assunzione digiovani laureati nella ricerca esviluppo e la realizzazione diprototipi o dimostratori per iquali deve essere evidente la fu-tura strategia di mercato e/o ilconseguente piano di investi-mento per l’industrializzazionedel risultato. Insomma si stan-no mobilitando le energie intel-lettuali dell’ecosistema regiona-le dell’innovazione per immet-tere nuova linfa, nuove idee eprogetti nell’economia regiona-le, proprio in un momento incui bisogna credere nelle possi-bilità di ripresa e di rilanciodell’economia.

E in queste strategie la Re-gione Emilia-Romagna ci crede,e lo sta dimostrando.

Palma Costiassessore regionale

Attività produttive© RIPRODUZIONE RISERVATA

L’interventoLa ripresa dell’economia e il rilancio dell’occupazione? Solo con ricerca e sviluppo

Le lettere vanno inviate a:Corriere di BolognaVia Baruzzi 1/2, 40138 Bolognae-mail: [email protected] Fax: 051.3951289 oppure a: [email protected] [email protected]

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Supplemento gratuito al numero odierno del

Direttore responsabileLuciano Fontana

Piazza Affari di Angelo Drusiani

Nella calda estatela sorpresa di Emak

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16 Lunedì 20 Luglio 2015 Corriere Imprese