Non solo storie

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...non solo storie! CLASSE 1 F- anno scolastico 2013/14 Prof. Mariangela Toselli I.C. MOLARE-SCUOLA SECONDARIA DI SILVANO D’ORBA

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...non solo storie!

CLASSE 1 F- anno scolastico 2013/14Prof. Mariangela Toselli

I.C. MOLARE-SCUOLA SECONDARIA DI SILVANO D’ORBA

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Prefazione

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L'arte di scriver storie sta nel saper tirar fuori da quel nulla che si è capito della vita tutto il resto; ma finita la pagina si riprende la vita e ci s'accorge che quel che si sapeva è proprio un nulla. 

Italo Calvino, Il cavaliere inesistente, 1959

Alla classe 1f della scuola secondaria di Silvano d’Orba

Ogni nuova classe è una sfida, è una pagina bianca di un libro bellissimo, il libro dell’adolescenza, dei sogni delle aspettative di tutto ciò che la vita riserverà a dei ragazzi che presto saranno giovani uomini e donne. Abbiamo provato ragazzi a fare questa nuova esperienza: ad usare tablet, computer, Lim, a condividere compiti ed esperienze...e a scrivere tanto, a raccontare e a raccontarci: questi sono i vostri racconti, le vostre poesie e tutto ciò che è scaturito dalla vostra fantasia, permeati di un pizzico di modernità e digitalizzati, per stare al passo con il Vostro tempo!

Prof.ssa Mariangela Toselli

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Capitolo 1

IL RACCONTO D’AVVENTURA

-nel mare più profondo

-i dispersi dell ’isola deserta

-la mia migliore amica

-l ’avventura di Giosuè

-lo scambio

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3E questi siamo noi!

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NEL MARE PIU’PROFONDO

Come tutte le mie solite giornate tornai a casa dopo ore di stancante lavoro. Andai in salotto, e accesi la televisione quando con la coda dell’occhio vidi qualcosa che attirò la mia attenzione. Andai a controllare, e mi ritrovai lo scatolone degli oggetti preferiti di mio nonno. Era un giornalista, perciò appena aprii la scatola trovai molti dei giornali in cui vi erano dei suoi articoli. Guardando meglio tra le pagine dei giornali c’era qualcosa che non era una pagina della Stampa, era un disegno, non un semplice disegno, ma una specie di mappa. All’inizio pensai fosse finta, una di quelle che i bambini disegnano per divertirsi,ma mi sbagliavo, era vera. Vi erano più fogli appartenenti ad essa, tra cui anche una lettera ‘Gemma, so che stai leggendo questa lettera, questa mappa conduce a un tesoro. Come ben sai, io ho avuto molto successo nella mi a carriera da giornalista, ho voluto

conservare questa mappa, così che anche tu, possa essere ricordata negli anni come una giornalista di molto successo. Attenzione però! Non sei l’unica ad avere la mappa.

Con affetto da nonno Leonardo’

CAPITOLO 1

INVENTA UNA STORIA....d’avventura

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Avevo appena finito di leggere, quando sentii la presenza di qualcuno, mi girai, ma non c’era nessuno. Andai a dormire. Il giorno dopo mi risvegliai, feci colazione e mi preparai, uscii e andai a trovare la mia migliore amica Cristina. Dovevo avvisarla, di lei mi potevo fidare. Suonai il campanello, e lei mi invitò dentro, <Cristina devo dirti una cosa importante> <E’ davvero importante?> <Più importante di quello che tu possa pensare> e le feci vedere il tutto <Suvvia Gemma, non crederai ancora a queste cose!> <Ma è tutto vero, perché mio nonno avrebbe scritto questa lettera?> <Non so, forse si annoiava e ha fatto uno schizzo di una mappa, oppure voleva farti uno scherzo.> <Io ci credo, e se non vuoi fare una bellissima avventura con la tua migliore amica, per me va bene lo stesso!> Così tornai a casa. Analizzai meglio la mappa per capire dove si trovasse il posto indicato. Non era molto lontano, era in Irlanda, a Dublino. Prenotai il volo. Sarei partita di sera. Preparai le valigie in fretta e in furia. Velocemente andai in macchina e partii per l’aeroporto. Appena arrivata, andai sull’aereo che prese il volo, mi addormentai. Quando mi risvegliai, non ero più sull’eroe, ma nello scompartimento di un treno, con un uomo che mi puntava un coltello alla gola: pensai di essere spacciata, quando ad un certo punto il treno si fermò di colpo, facendo cadere l’uomo, che sbattendo la testa sul pavimento perse i sensi. Scappai da lì, e mi ritrovai su una strada, scesi le scale che erano lì vicino e feci l’autostop. Una signora mi fece accomodare nella sua macchina e mi chiese <Dove sei diretta?> <Devo andare urgentemente a Dublino.> <Dublino? Dublino?> disse prima di scoppiare in una

risata <Ma se siamo a Cardiff!> <Che cosa?> <E’ impossibile> dissi per poi raccontare quello che mi era successo. <Signorina, secondo me è stato tutto frutto della sua immaginazione!> <Io sono certa che invece è tutto vero!> <Va bene, comunque, dove la porto?> <Al porto più vicino.> In un attimo eccoci arrivati al porto. Salutai e ringraziai la signora e salii sulla nave. Saremmo arrivati dopo qualche ora. Andai a prendere una boccata d’aria. Un uomo spuntò dal nulla, e cercò di spingermi in mare, e ci riuscì. Stavo annegando, quando vidi qualcosa infondo al mare, tornai in superficie, respirai e di nuovo sott’acqua. Non riuscivo a vedere bene ma poi avvicinandomi … Atlantide! Atlantide! Era lì, davanti a me, mi stavo avvicinando sempre di più quando, un rumore assordante mi svegliò..

Era stato tutto un sogno, maledizione...Mi sarebbe tanto piaciuto un viaggio così.

Ester Raimondo

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I dispersi dell’Isola deserta

Un giorno, dopo essere andata a letto mi addormentai e subito dopo mi ritrovai davanti ad un aeroporto insieme ai miei genitori e ai loro amici e ai miei amici. Chiesi ai miei genitori cosa stava succedendo e loro mi risposero che avevano deciso di fare una vacanza insieme ai miei sei compagni tra cui Paola, Laura, Denise, Alessandro, Stefano e Giosuè e ai loro genitori, su n’isola tropicale prendendo l’aereo per andarci. Quando salimmo sull’aereo ci sistemammo: noi ragazzi in fondo e i genitori più avanti. Durante il viaggio giocammo ad alcuni giochi tanto per passare un po’ il tempo ma all’improvviso ci furono dei vuoti d’aria e subito dopo suono un allarme e si accese una luce rossa. Si sentì la voce di un’ hostess che diceva che era tutto a posto, ma tutti sull’aereo erano preoccupati ed a un tratto l’aereo precipitò e io svenni.

Quando mi risvegliai ero sdraiata sopra una spiaggia e davanti a me c’era il mare mentre dietro una giungla. Cercai subito i miei genitori e i miei amici camminando e gridando i loro nomi, quando ad un tratto vidi due corpi sulla spiaggia e andai a vedere. Per fortuna erano due miei amici e li risvegliai. Insieme cercammo gli altri e li trovammo tutti durante quella mattinata ma dei genitori non c’era traccia. Così, visto che dovevamo passare su quell’isola per molto tempo, quel pomeriggio cercammo alcuni oggetti per creare altri aggeggi per sopravvivere. Costruimmo una

canna da pesca pesca con un bastone e un filo trovati sotto la sabbia con cui pescammo alcuni pesci. Poi ci costruimmo dei letti con dei pezzi di legno e con delle grandi foglie e infine alla sera accendemmo il fuoco per riscaldarci e per cuocere il pesce. Dopo aver mangiato andammo a dormire anche se i letti erano molto scomodi. Il giorno dopo andammo a esplorare la giungla e dopo aver camminato per un po’ di tempo avvistammo una casa costruita su un albero andammo a vedere. Dentro era tutto fatto di legno e decidemmo di andare a vivere lì anche se qualche volta arrivavano degli animali cattivi, e dovevamo difenderci tirandogli delle pietre. Dopo alcuni giorni decidemmo di fare una passeggiata e mentre camminavamo sentimmo un pigolio e ci dirigemmo verso quel suono. Poi vedemmo un piccolo p a p p a g a l l o e d e c i d e m m o d i portarlo via con n o i a l l a c a s a sull’albero. Dopo un po’ di giorni p r o v a m m o a d i n s e g n a r g l i a volare e non ci riuscimmo ma per fortuna il giorno dopo arrivò la sua mamma che lo portò via. Quel fatto a noi ci fece ricordare i nostri genitori che non vedevamo ormai da tempo. Ma proprio mentre pensavamo a ciò arrivò un elicottero che

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atterrò sulla spiaggia e da esso uscì un s i g n o r e c h e c i chiamò e ci fece salire in elicottero portandoci a casa. N o i e r a v a m o felicissimi di rivedere i nostri genitori ma propr io mentre l i

stavo salutando, mi risvegliai da quel bellissimo sogno.

Sara Rolandi

La mia migliore amica

Quel giorno iniziò come tutti gli altri, ma andò a finire diversamente.

Mi vestii per andare a prendere il latte in città. Appena arrivai vidi davanti alla cappella molte persone, ma non capivo cosa ci facessero lì. Entrai e vidi che era tutto addobbato per le feste, allora andai a vedere meglio. Vidi il grande Napoleone Bonaparte, e allora chiesi a un signore:- Cosa sta succedendo?- e lui mi rispose:-Ma non lo sai?! Stiamo assistendo all' incoronazione di Napoleone e sua moglie Giuseppina!- e lo ringraziai. Riuscii a vedere ben poco, perché davanti a me c' erano degli uomini molto alti, ma quel poco che vidi furono delle corone, il lungo mantello ricamato di tante piccole api d'oro di Giuseppina e una bambina vicina all' imperatrice: la figlia di Napoleone. Finita la cerimonia uscii e vidi Napoleone e sua moglie andare via in una bellissima carrozza trainata da quattro cavalli. L'imperatrice salutò dal finestrino, ma poi le cadde la collana. Io andai a prenderla per restituirgliela, ma la carrozza continuò ad andare. A un certo punto si fermò e vidi scendere l' imperatrice che venne verso di me. Io le diedi la collana, era una collana bellissima: aveva molti diamanti. L'imperatrice mi disse:-Grazie per aver preso la mia collana, me l'ha regalata mio marito ed è molto importante per me. Cosa posso fare per ringraziarti?- allora io le risposi:-Di niente imperatrice, è stato un piacere esserle d' aiuto. Vorrei tanto

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I consigli di

Mary

classico libro di avventura, ambientato su di un’isola deserta:

Robinson Crusoe

di Daniel Defoe

ascolta l’audio libro

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venire a conoscere sua figlia- e :l'imperatrice mi disse:- Certo, con piacere! Puoi venire oggi pomeriggio alle 17:00 a casa nostra- e io contentissima risposi:-Grazie mille, allora a oggi pomeriggio! Arrivederci!-e tornò dalla carrozza, la quale, appena salì l'imperatrice partì.

Tornai a casa felicissima perché avrei conosciuto una nuova amica. E andai subito a raccontare tutto a mia madre. Appena finii lei mi disse:- Ok, possiamo andarci, ma solo se vai a prendere il latte, che non me lo hai ancora portato-. Mi disperai, perché mancava solo un'ora alle 17:00, allora mi precipitai fuori dalla porta e corsi più veloce della luce. Arrivata in città andai

subito dal lattaio. Preso il latte corsi a casa, e arrivai in tempo. Allora io e mia madre andammo al castello. Entrate nel castello

davanti a noi si presentava una grande sala. Arrivò l'imperatrice, che ci accompagnò in un'altra stanza: anche questa era grande, e c'erano moltissimi libri .Ci accomodammo e dopo pochi minuti arrivarono Napoleone e sua figlia. Mi alzai e venne da me la figlia dell'imperatore dicendo:-Ciao, piacere di conoscerti, io sono Bernadette e ho 11 anni, tu come ti chiami?-e io risposi:-Il piacere è tutto mio! Io mi chiamo Giulia e anche io ho 11 anni!- e Bernadette rispose:-Che bello, finalmente un'amica con cui poter giocare e parlare, anche della mia stessa età!- e io risposi:-Ti capisco, anch’ io è da tanto che aspetto un'amica con cui poter fare tante cose-e lei allora disse:-Vieni, andiamo a giocare in camera mia, ho un sacco di giochi!-e mi trascinò con lei, senza che io rispondessi, ma naturalmente sarebbe stato un si. Dopo un po’ che giocavamo, mia madre mi venne a chiamare, perché dovevamo andare a casa. Allora salutai Bernadette, e lei mi chiese se il giorno seguente potevo andare da lei, io lo domandai a mia mamma, e lei mi rispose di sì. Bernadette diventò la mia migliore amica, e ogni giorno ero da lei a giocare. Il 2 Dicembre 1804 fu il giorno più bello della mia vita, perché trovai la mia migliore amica. Un pomeriggio, mentre stavamo giocando sentii un rumore fortissimo che non smetteva…stava suonando la sveglia…dovevo andare a scuola! Alla prima ora…interrogazione di storia!

Giulia Pastorino

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L' avventura di Giosuè

Un giorno mi svegliai e scesi dai miei genitori. Vivevamo in una casa piccola e io dormivo al piano di sopra , cioè il sottotetto. Eravamo molto poveri e gli unici soldi che guadagnavamo i miei genitori li spendevano per me; il mio sogno era diventare un cavaliere, ma la mia famiglia non poteva permettersi l' attrezzatura, quindi aiutavo mio padre nei campi. Avevamo poco da mangiare perché dovevamo metà del raccolto al nostro signore, Sir Guido che usava il denaro e il raccolto per organizzare grandi balli e banchetti. Un motivo per cui volevo diventare cavaliere era perché volevo scappare dal paese, perché Sir Guido non faceva uscire nessuno con la scusa che fosse pericoloso e lasciava delle guardie a pattugliare il confine ; chi veniva scoperto veniva messo in prigione per sempre. Quindi il nostro paese era come una prigione.

Un giorno, mentre accompagnavo mio padre al castello per portare il raccolto a Sir Guido, conobbi una ragazza della mia età, e diventammo amici. Mi disse che lei era la figlia di Sir Guido, ma anche lei si sentiva imprigionata e voleva scappare e pensava che i banchetti e le feste di suo padre erano inutili, che peggioravano la vita del popolo.

Da allora accompagnai sempre mio padre e poi mi fermavo a parlare e a giocare con la ragazza. Ci insegnavamo le cose che

sapevamo fare, io le insegnai a cavalcare e a lavorare nei campi, lei mi insegnò a leggere e scrivere. Finché un giorno, mentre zappavo, vidi brillare qualcosa, e allora scavai e trovai un sacchetto pieno di monete d' oro. Eravamo tutti eccitati in famiglia, finché non arrivò l' esattore delle tasse, gli dovevamo molti soldi e ora che ce li avevamo avremmo potuto darglieli, ma mio padre gli disse che non avevamo soldi, li voleva tenere per comprare l' attrezzatura da cavaliere, allora l' esattore se ne andò. Acquistata l' attrezzatura mio padre, mi aiutò a fuggire per

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Galleria 1.1 I Cavalieri del Medio Evo

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raggiungere il signore di Acqui Terme dove avrei imparato a essere un cavaliere. Dopo un anno ero diventato lo scudiero del signore di Acqui Terme e un giorno arrivò al castello la notizia che la figlia di Sir Guido era scomparsa; allora quella notte presi il cavallo e una spada e scappai. Tornai dai miei genitori, senza farmi vedere dalle guardie, gli dissi che la figlia di Sir Guido era scomparsa e loro mi dissero di andare a cercarla. La cercai per tutto il paese, per tutto il bosco e nei campi ma non c' era. Vidi una luce dentro una grotta andai a vedere dentro e vidi che la ragazza era lì. La liberai ma sbucarono tre banditi e li affrontai, il primo mi attaccò ma lo ferì alla gamba con un affondo; il secondo mi attaccò in quel momento ma schivai il colpo e lo buttai in terra, lo stordii con un colpo d’elsa alla testa, il terzo mi attaccò e mi ferì ad un braccio ma riuscì a ucciderlo con un affondo al petto. Insieme alla ragazza tornammo da Sir Guido che mi concesse un desiderio, io desiderai che le tasse e la mezzadria fossero abolite. Da allora il villaggio visse felice e contento.

Lo scambio

Pochi anni fa sono nata io, Beatrice, da una famiglia contadina, che ha vissuto nel Medioevo. Un giorno mentre andavo al mercato del paese, mi scontrai con una ragazza molto simile a me, anzi si potrebbe dire che sembravamo due gocce d’ acqua, solo che lei era di sangue reale, la principessa Rebecca. Io mi scusai dicendo : “Mi scusi sua altezza , le prometto che non succederà mai più!”. La principessa mi disse”No,no stia tranquilla. Ero io che non guardavo dove stavo camminando ….. Ma ha notato che lei assomiglia molto a me?..” “Si ho notato … posso farle una domanda?” “Certo che può!” “Ma com’ è la vita da principessa?” “bhe … non faccio n i e n t e t u t t o i l g io r no appar te stare in camera mia a pensare o andare a fare la spesa e non si può fare ciò che si vuole … Invece la vita da contadina com’ è ?” “è bruttissima , nessuno ti presta attenzione e devi fare un sacco di

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lavori brutti e stancanti!” Risposi io. Poi lei mi disse :”Dato che ci assomigliamo così tanto, per capire com’è dura la vita l’una dell’altra, perché non ci scambiamo le vite?”

“Va bene “ io risposi. Poi mi disse che l’ indomani mattina ci saremmo trovate al castello per far lo “scambio” di vite . l’ indomani mattina io mi alzai prima dei miei genitori e andai al castello . La principessa mi sentì e disse alle guardie di farmi entrare. Io entrai e la principessa mi portò nella sua stanza . Ci scambiammo i vestiti e ci facemmo passare una per l’ altra. La principessa andò a casa mia dove l’ aspettavano un sacco di lavori. La mamma le ordinò : “ Finalmente dove sei stata? È da un ora che ti aspetto !! poi mi spiegherai dopo , ora, fai il letto , metti a posto i calzini , lava i panni e dopo vai al mercato a comprare della frutta !” La principessa finì tutti i lavori e intanto io ero in camera sua a far niente. Ad un certo punto entrò la regina che mi disse : “cara figliola non è che andresti a prendere un po’ di frutta al mercato del paese?” “Certo sua alt… ehm madre” mentre mi recavo al balcone della frutta mi ritrovai di fronte alla principessa che mi disse : “ Sei brava a improvvisare discorsi?” “ Perché?” Chiesi io. “ Perché ne devi improvvisare

uno in meno di un ‘ ora e io non ho preparato niente e ci sarà anche Re Artù … e non vorrei fare una figuraccia davanti a un re così ,così carino!!” “Va bene però non sono brava a improvvisare !” presi la frutta e corsi via … Arrivata al castello , la

regina mi aspettava per iniziare il discorso. Io salì sul palco e iniziai a improvvisare . Cosa non usci dalla mia bocca quel giorno! Tutti si misero a ridere anche re Artù. Io scappai via dal palco, presi un cavallo e andai dalla principessa ,

spiegammo tutto a mia madre e tornammo al castello, spiegammo tutto alla regina e re Artù disse alla principessa che nessuna lo aveva fatto ridere così e gli chiese anche se voleva diventare la sua sposa. Lei accetto e tutto tornò normale.

Beatrice Facchino

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Acca il cacciatore di draghi

C’era una volta un ragazzino di nome Acca che voleva diventare un cacciatore di draghi. Acca era un ragazzino con gli occhiali, alto e magro ma molto forte. Era intelligente, bello e soprattutto sveglio. Viveva in un villaggio vicino a un bosco molto bello. Acca aveva tanti amici ed era il figlio del capo del villaggio. Suo padre era forte alto con la barba ed i capelli con le trecce e anche robusto e proteggeva il suo villaggio. Un giorno Acca incontrò un drago molto grosso e potente. Lui non credeva ai suoi occhi così lo voleva catturare. Acca disse al drago: “Ti strapperò il cuore e lo porterò a mio padre per fargli vedere che ho catturato un drago” Acca stava per vincere ed uccidere il drago quando si accorse che il drago voleva solo difendere i suoi cuccioli…allora ripose la sua spada. Il drago si tirò indietro e fece vedere i suoi cuccioli. Acca e il drago diventarono amici per la pelle. Il ragazzo nascose il suo segreto a suo padre e cioè lui era amico di un drago: gli diede il nome di Fulmine perché era molto veloce. Tempo dopo Acca riuscì a spiegare a suo padre della bella amicizia tra lui e il suo amico alato e ben presto tutti gli abitanti del villaggio compreso suo papà diventarono amici di Fulmine e vissero tutti felici.

Simone Benso

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IL RACCONTO D’AVVENTURA

Verifica risposta

Domanda 1 di 2Quali sono le caratteristiche del racconto?

A. una storia lunga con tanti personaggi

B. una storia piuttosto breve scritta spesso per divertire

C. una storia scritta in versi

D. una storia che non può raccontare un'av-ventura

LE TIPOLOGIE TESTUALI

Verifica risposta

Domanda 1 di 3Un messaggio linguistico perciò deve posse-dere alcuni requisiti indispensabili per essere un testo, cioè :

A. Deve essere breve

B. Deve essere coeso

C. Deve essere scritto come un SMS

D. Deve essere slegato da tutto il di-scorso

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Capitolo 2

il raccontogiallo

-Il misterioso caso di Rose Mary Bolton

-­Omicidio a Las Vegas

-­Uno strano delitto

-­Il complotto dei trafficanti di organi

-­Un caso irrisolto per Sherlock

-­L'assassinio di Katy

-­Il marchio

-­L’omicidio di Smith

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Il misterioso caso di Rose Mary Bolton

La signora Rose Mary Bolton era la più ricca vedova di Liverpool, non era molto amata dai concittadini ed era molto avara. Come ogni sera la domestica era in cucina a preparare la tisana al the verde per la signora, la quale era in salotto a salutare il figlio James, che sarebbe partito poche ore dopo per andare a Londra per motivi lavorativi. James se ne andò di casa alle 21:00 .Rose Mary andò a dormire alle 21:30,mentre la domestica continuava a fare le faccende di casa, ma anche lei andò a dormire presto, alle 22:30.La mattina seguente la domestica si sveglio di buon'ora per poter mettere in ordine la casa e fare la colazione a Rose Mary,che poco dopo avrebbe portata alla signora. Ma arrivata in camera da letto non vide nessuno! Le cadde di mano il vassoio che conteneva il the, che si rovesciò per terra, macchiando il tappeto. In quell'istante suonò il campanello. La domestica andò a vedere. Aprì la porta ma non vide nessuno, solo una scatola. La aprì e vide il dito mignolo e una lettera. La lettera riportava queste parole:” Ho rapito la signora Bolton! Se la volete rivedere viva dovrete darmi il riscatto di 1,000,000 £, ogni settimana che passa in cui voi non mi avrete dato i soldi io vi manderò un dito della signora!” Dopo aver letto la lettera la domestica rimase sbigottita, non ci poteva credere! Andò subito dalla polizia portandosi dietro la scatola contenente tute le prove. Arrivata al commissariato diede la scatola alla polizia e raccontò tutto quello che era successo. La polizia le disse che avrebbero

Capitolo 2

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Inventa un racconto...giallo

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dovuto mandare in laboratorio il dito per farlo analizzare e poter verificare se era veramente il dito della signora Bolton. Il commissario chiese anche alla domestica di portargli la spazzola di Rose Mary per fare confrontare il DNA. Disse anche che i risultati del test non sarebbero stati pronti prima di tre giorni.La domestica visse tre giorni d'inferno non potendo sapere se avevano rapito la signora Bolton. Finalmente la polizia la chiamò dicendole che le analisi avevano dato esito positivo e che quindi il dito apparteneva a Rose Mary, e che è stato tagliato dopo la morte della signora, ovvero che Rose Mary Bolton è stata uccisa!Il commissario chiese alla domestica se la signora aveva dei nemici, la donna rispose che in città a nessuno stava simpatica, ma che c' erano persone a cui stava particolarmente antipatica, ovvero il cugino Andrew che era povero e che aveva chiesto aiuto economico alla cugina, ma ella non l'aveva per niente aiutato, il secondo era il muratore William che aveva fatto dei lavori in casa alla signora ma lei diceva che non erano fatti bene, e perciò non l'aveva pagato, anche il figlio la odiava perché lei non aveva mai pensato a lui, neanche da piccolo, pensava solo a se stessa.La polizia allora interrogò i tre sospettati: Andrew aveva detto che la sera dell'omicidio era stato tutta la sera al bar della città a guardare la partita del Manchester United contro il Liverpool, William aveva detto che quel giorno era partito al pomeriggio perché alla sera doveva essere a Oxford per fare un lavoro alla scuola della città e aveva dormito nel dormitorio del college, James aveva detto che quella sera era partito alle 21:00 per Londra e che alle 23:00 si era fermato in un'autogrill di

Manchester. Tutti e tre avevano un'alibi, ma bisognava verificare che i tre sospettati avessero detto la verità. Prima il commissario andò a verificare l'alibi di Andrew, e il barista aveva detto che era davvero stato lì quella sera a quell'ora, quindi Andrew non era stato, poi andarono a verificare l'alibi di William, il preside della scuola di Oxford aveva confermato che William era stato lì quel giorno per fare dei lavori, e quindi anche William non era colpevole, rimaneva James, la polizia è andò a controllare le telecamere dell' autostrada davanti all' autogrill di Manchester alle 23:00, ma non risultava il passaggio della macchina dell'uomo, un Audi bianca: era lui il colpevole! Andarono a cercarlo a casa, ma arrivati videro che stava cercando di scappare, ma la polizia riuscì a prenderlo e lo arrestò. James confessò che la sera dell'omicidio era andato a casa della madre poco dopo che la domestica si era addormentata e aveva rapito Rose Mary. L’aveva portata a casa sua e poi l’aveva uccisa e le aveva tagliato il dito mandato poi a casa. Aveva ucciso sua madre perchè voleva prendere tutta l'eredità. Da quel giorno in avanti James visse in carcere, per aver ucciso la signora Rose Mary Bolton, sua madre.

Giulia Pastorino

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OMICIDIO A LAS VEGAS

Morgan Parker, proprietario dell’azienda ‘Parker’s Diamonds ’che produceva orecchini,collane e braccialetti, tutti tempestati di diamanti preziosi, diventò col tempo un uomo di grande fama. Appassionato di giochi d’azzardo, decise come ogni stagioni est iva, di andare nel suo appartamento nel centro di Las Vegas. Come ogni giocatore professionista di poker che si rispetti egli andò nel suo casinò abituale, dove ognuno ormai lo conosceva bene, poiché di ogni partita, lui era il vincitore. Una sera però le cose si stravolsero. Giocò contro un russo e tre americani (Parker era inglese). Come ogni serata prese il suo drink preferito: il whisky. La partita finì male, fu il russo a vincere, e ne fu felice, ma non si stupì, perché non si era accorto contro chi aveva giocato. Ma le notizie si espansero in fretta, e appena tutti vennero a sapere che un turista aveva battuto ‘ L’invincibile ’ (così lo avevano soprannominato) rimasero tutti sbigottiti. Nemmeno Morgan stesso riuscì a crederci, nessuno in dieci anni lo aveva mai sconfitto a poker. Parker iniziò a sentirsi male, andò in bagno,

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L'elemento fondamentale di una detective story è la soluzione di un mistero, un mistero i cui elementi

sono presentati in maniera chiara al lettore all'inizio della storia e la cui natura è tale da suscitare la

curiosità del lettore, una curiosità che viene ripagata alla fine.

Di norma la storia poliziesca narrata si conclude nel momento in cui terminano le indagini sul crimine. Il

genere poliziesco non raccoglie solo i romanzi in cui le indagini sono condotte direttamente dalla polizia,

o da un investigatore "dilettante" che adotta i sistemi tipici della polizia, ma anche quelli in cui la

vicenda è rappresentata come sfida alle forze dell'ordine. In ambito anglosassone ci si riferisce a questo particolare ed ampio sottogenere del giallo

con il termine detective fiction o detective story.

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vomitò, poi si guardò allo specchio, era pallido ed aveva gli occhi lucidi. Decise così di andare a casa, quando ad un certo punto svenne. Tutti accorsero, arrivò anche un medico, che lo portò all’ospedale, ma per lui oramai, non c’era più nente da fare, era deceduto improvvisamente. Aveva ingerito del veleno. Arrivò la polizia, che iniziò ad indagare. Accusarono così il barista di aver messo del veleno nel whisky del ricco signore, l’uomo cercò di giustificarsi con le solite scuse del tipo <Ma io sono innocente!> oppure <Non ucciderei mai una persona!> e così via, ma la polizia non lo ascoltò, e lo portarono in c a r c e r e . U n c o n o s c e n t e della vittima, che era lì con lui quella sera, d e c i s e d i ch iamare un investigatore, ed è così che entrò in scena l a d e t e c t i v e Melissa Simpson. Ella esaminò per bene il posto. Quando controllò nel bancone del barista, vi trovò un bottiglino contenente del veleno. Anche lei all’inizio ebbe le stesse idee dei poliziotti, ma per esserne certa, esaminò le impronte digitali lasciate dall’assassino, e le confrontò con quelle del barista.

Erano diverse. Così si incontrò con i tre americani, ed il russo. Esaminò le impronte con quelle del primo americano, niente, poi il secondo, ancora niente, il terzo c’era quasi, ma non era lui l’assassino. Ma poi arrivò il turno del russo. Le impronte erano identiche! L’assassino era lui! Ma ancor prima di poterlo arrestare, egli fuggì. Provarono a rincorrerlo, ma ne persero le tracce. Si scoprì che nel veleno vi era della droga, per poter far perder la partita a Morgan.Ancora oggi, il fuggitivo non è stato trovato, ma le ricerche sono state fermate, ormai sono passati 14 anni dall’omicidio di Morgan Parker.C’è ancora però chi dice di aver visto l’assassino girare per le vie della loro città. Una leggenda metropolitana dice che ha già rapito 10 bambini e 2 ragazzi.

Ester Raimondo

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Uno strano delitto

Una sera mentre passeggiavo lungo un viale buio con il mio cane al guinzaglio, sentii un urlo proveniente dall’appartamento di un

palazzo a pochi metri di distanza da me. Decisi di andare a vedere c o s a e r a s u c c e s s o c o s ì seguendo quella voce arrivai davanti all’appartamento numero tredici.

Provai a suonare il campanello e poi a bussare ma non mi rispose nessuno, così tirai un calcio alla p o r t a e q u e s t a s i a p r ì permettendomi di entrare. Prima diedi un’occhiata in giro poi guardai nella camera da letto e trovai una donna di mezza età

senza vita sdraiata in un lago di sangue provocato da una coltellata al petto. La vittima giaceva sul letto e io guardandola spaventata chiamai subito la polizia avvertendola dell’accaduto, e dopo aver portato via il corpo mi fecero alcune domande a cui io risposi sinceramente. Dopo quel fatto io volli partecipare alle indagini per scoprire il colpevole.

Prima di tutto interrogammo i parenti della vittima poi gli amici e i vicini ma purtroppo non scoprimmo niente. Nell’appartamento individuammo delle impronte sul pavimento lasciate da delle scarpe da uomo e le facemmo analizzare. Le impronte corrispondevano alle scarpe numero quaranta del capo di lavoro della vittima, ma dopo averlo interrogato non ottenemmo nessun risultato.

Dopo qualche giorno la polizia ricevette un’altra telefonata anonima che diceva che una signora aveva trovato un uomo morto in un altro appartamento, così ci precipitammo nel luogo del delitto e facemmo analizzare tutta la stanza. Dopo averla analizzata si trovò un coltello che doveva appartenere al colpevole. E infatti le impronte lasciate sull’arma corrispondevano al fidanzato della prima vittima. Andammo a cercarlo a casa sua ma non c’era nessuno perché sicuramente era scappato dopo che ebbe scoperto che lo s t a v a m o c e rc a n d o , a l l o r a a n d a m m o a chiedere alla famiglia se sapeva dove poteva essere andato ma non ne avevano idea. Dopo circa mezz’ora però, la madre del sospettato si

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ricordò di una casa vicino al lago dove lo portava sempre da piccolo così con le indicazioni della donna andammo in quella vecchia casa. Dopo essere arrivati aprimmo la porta della casa e dentro trovammo l’uomo morto che si era suicidato perché si era pentito di aver ucciso delle altre persone. Aveva ucciso la sua fidanzata per gelosia e aveva ucciso l’altro l’uomo perché si era rifiutato di aiutarlo a compiere un’altro omicidio. Io dopo aver aiutato la polizia a risolvere il caso smisi di lavorare con loro ma gli promisi che se c’era un’altro caso da risolvere sarei tornata subito al lavoro molto volentieri.

Sara Rolandi

IL COMPLOTTO DEI TRAFFICANTI

DI ORGANI

In una notte buia e burrascosa a fatica il signor Rossi rientrò a casa dal lavoro e cenò insieme alla moglie ed esausto andò a dormire. Durante la notte il signor Rossi si alzò per scendere in cucina a bere, si accorse che sua moglie non era accanto a lui

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pensando che anche lei fosse in cucina non diede peso alla cosa. Arrivato in cucina bevve, voltatosi per tornare a dormire vide la moglie inerme sul pavimento. Si avvicinò per aiutarla pensando fosse svenuta, ma girandola si accorse che le avevano aperto il petto ed estratto il cuore e per la paura gridò e svenne. Quando si svegliò si ritrovò legato in un ambulatorio e voltatosi si accorse che era circondato da contenitori pieni di formalina che contenevano organi interni umani. Il poveretto pensò che la sua vita era giunta al termine. In quel momento entrò nella stanza un dottore con il camice insanguinato e una mannaia in mano guardò il signor Rossi ma non disse nulla e uscì dalla stanza. Il signor Rossi si guardò intorno cercando una via di scampo, una finestra socchiusa, ma per arrivarci doveva sciogliere il nodo della fune che gli legava le mani. Su una scrivania c’ era un accendino, si avvicinò ad esso saltellando con la sedia lo prese tra le mani e con la fiamma sciolse la fune., liberate le mani si sciolse anche i nodi alle caviglie, si avvicinò alla finestra e notò che dava sul corridoio di un ospedale. Per

non destare sospetti indossò un camice che trovò appeso nella stanza, controllò che non ci fosse nessuno in corridoio e si calò

dalla finestra. Fingendo di essere un medico si fece indicare la via d’ uscita da una paziente e finalmente uscì dalla struttura. Uscito si accorse di non essere nella sua città ma in un posto a lui sconosciuto. Buttò il camice tra i rifiuti e si avvicinò a un edicolante per chiedergli dove fosse la stazione di polizia e notò la data su un quotidiano; erano passate due settimane da quella orribile notte! Doveva aver dormito per giorni. L’ edicolante gli indicò la stazione di polizia che era molto vicina. Arrivato alla centrale di polizia il signor Rossi pensò sollevato che finalmente i suoi guai fossero risolti. Convocò il commissario che lo raggiunse subito: gli raccontò quanto fosse successo e il commissario disse che avrebbero preparato un piano e il giorno dopo avrebbero arrestato gli assassini. Mentre parlavano un poliziotto, che aveva dei sospetti su dei traffici illeciti

del commissario, aveva sentito tutto e non fidandosi del suo capo decise che il giorno dopo li avrebbe seguiti. Il commissario cercò

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un alloggio notturno per il signor Rossi in un albergo del paese. La mattina seguente si incontrarono in albergo e insieme si recarono nella stanza dov’ era stato imprigionato il signor Rossi. Intanto il poliziotto li aveva seguiti da lontano e anche lui raggiunse l’ ospedale. Entrati nella stanza arrivarono dei medici dal camice insanguinato e insieme al commissario lo legarono e lo imbavagliarono su una sedia. Intanto il poliziotto aveva visto tutto e, chiamati i rinforzi, entrarono nella stanza e arrestarono il commissario e i medici. I medici avevano ucciso diverse persone per prendergli gli organi da rivendere sul mercato nero. Il commissario li copriva per guadagnare parte dei soldi. Il signor Rossi fu portato nel suo paese e tornò a casa sua.

Giosuè Guerrini

Un caso irrisolto per Sherlock

Sherlock mentre buttava dei vecchi giornali rimasti chiusi in un vecchio baule rovinato, trovò un giornale di alcuni mesi prima che parlava di un delitto della casa. Si narrava della strana morte di Elisabeth, mancata all’ affetto dei suoi cari in circostanza oscure. La poveretta costretta a vivere nella casa della madre di lui, soffriva nel tempo di depressione ed un giorno fu ritrovata morta vicino al laghetto del giardino della villa dove abitava . Nonostante le insistenza del marito per aprire un’ indagine nessuno si prese la briga di andare a fondo . La madre di lui fece in modo che le indagini fossero interrotte, convincendo tutti che la giovane si fosse tolta la vita. Ma Sherlock rileggendo l’ articolo venne spinto dalla curiosità e decise di contattare il marito della defunta e di offrirgli la sua consulenza. Ne parlò con il suo aiutante Watson ed insieme decisero il da farsi. il mattino seguente di buon ora si

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recarono al villaggio e cominciarono a chiedere alla gente informazioni della famiglia, dopo aver raccolto un po’ di informazioni si recarono alla villa di Elisabeth e fingendo di essere dei rappresentanti funzionari dell’ ufficio imposte chiesero di poter vedere il marito della defunta. Il maggiordomo gli accolse e gli fece accomodare nell’ ingresso della villa. A Sherlock venne in mente che il maggiordomo è sempre il primo ad essere sospettato e cominciò a studiarlo …..

Il maggiordomo aveva un aspetto curato, era gentile e da quel che si diceva in paese egli era molto affezionato alla ragazza. Ne parlò a Watson e decisero di non scartarlo del tutto tra i sospettati ma di tenerlo da parte. Dopo ore di attesa arrivò Nick, il marito della defunta. Appena il maggiordomo lasciò la sala svelarono la loro identità e Nick fu felice che qualcuno si interessava al caso di sua moglie. Nick raccontò loro dei litigi che sua madre aveva con sua moglie, e del fatto che dopo la morte di Elisabeth non fu trovata neanche una collana di rubini che aveva

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Galleria 2.1

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regalato alla moglie per Natale. I tre decisero di far parlare la donna, fingendo di essere due funzionari e la fecero chiamare dal maggiordomo. La donna entrò in sala e notarono subito che ella era ricoperta di gioielli e di bellezza, ma aveva un brutto modo di rivolgersi al figlio. Si capiva che fra i due c’ era tensione. Sherlock e Watson fingendo di non sapere della morte della donna iniziarono a chiedere informazioni su di lei usando come scusa una tassa che non aveva pagato. La madre di Nick parlò male della donna facendola passare per matta e dicendo di lei le peggio cose. Nick si infuriò e lasciò la stanza svelando l’identità di Holmes e Watson. La donna sbiancò trovandosi da sola con loro e spostando i capelli con una mano Sherlock notò degli orecchini di rubini che aveva alle orecchie. Chiese alla donna da dove arrivavano quelli orecchini e si accorse che si era innervosita Sherlock notò l’imbarazzo e la fatica della donna nel rispondere alla domanda. Decise di metterla sotto torchio. Dopo alcune domande la donna cedette e confessò la verità. La povera nuora era stata uccisa da Nick che per sbaglio aveva bevuto le medicine per la depressione di Elisabeth e che non ricordava più nulla dell’accaduto e lei piangendo confessò che come madre aveva deciso di far interrompere le ricerche e di salvare suo figlio dalla prigione. Sherlock e Watson decisero di non dire nulla a Nick pensando che il dolore della grossa perdita era troppo forte e promisero alla madre che mai avrebbero svelato il suo segreto.

Beatrice Facchino

L'assassinio di Katy

Mi svegliai di buon'ora perché era venuta la mia migliore amica Katy, che faceva l'avvocato, da New York a trovarmi, ma andò a dormire in hotel. Quella mattina ci dovevamo incontrare alle 10:00 da lei. Arrivata davanti alla sua camera bussai alla porta, ma nessuno mi rispose, riprovai, niente da fare, non ottenni risposta neanche stavolta, allora presi una forcina e scassinai la porta. Entrata rimasi scioccata: vidi Katy sdraiata per terra in una pozza di sangue! Facendo parte della scientifica, e aiutando anche la polizia con le indagini chiamai subito i miei colleghi del laboratorio e la polizia. Arrivati sul luogo del delitto dissi ai miei colleghi che avevo trovato un' impronta di scarpe vicino al cadavere di Katy e un filo di lana blu sul collo della vittima, e che saremmo dovuti andare ad analizzare le prove in laboratorio. Poco dopo arrivò anche la patologa, che portò subito il corpo della mia amica in laboratorio, allora andammo anche noi. Dopo ore di analisi sulle prove scoprii che l'impronta era un 42 e che il filo di lana apparteneva a un paio di guanti di marca costosissimi, venduti a Miami solo in un negozio, in centro città. Dopo un'ora d'auto arrivai al negozio.entrata andai dalla commessa e le chiesi se mi poteva dire se qualcuno aveva comprato quei guanti blu, e lei mi rispose che tre persone avevano comprato quei guanti, e mi disse anche i nomi, dato che avevano pagato tutti con la carta di credito: il primo si chiamava Jhon Brown, era un chirurgo e aveva comprato un paio di guanti blu una settimana fa, ovvero il sabato

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precedente, il secondo si chiamava Matthew Johnson, era un'avvocato e aveva comprato un paio di guanti blu lunedì, il terzo e ultimo, si chiamava Andrew Smith, era un gioielliere e aveva comprato un paio di guanti blu martedì. Ringraziai la commessa e me ne andai. Riferii i nomi dei sospettati alla polizia, che qualche giorno dopo gli avrebbe fatto un'interrogatorio. John disse che il giorno dell’omicidio era in un ospedale a Londra perché doveva svolgere un'operazione molto importante, e che era tornato la mattina seguente, Andrew disse che il giorno dell'omicidio di Katy lui era in vacanza con la famiglia a Parigi e che era tornato la sera del giorno seguente, Matthew invece disse che i guanti li aveva comprati per sua moglie, ma che da mercoledì non li trovava più, e che il giorno dell’omicidio era a casa con sua moglie e i figli. Dopo accurate ricerche si scoprì che nessuno dei sospettati aveva lo stesso numero di scarpe dell'impronta trovata, e che tutti quella sera erano nel posto in cui avevano detto di essere, a parte Matthew, che non era a casa con la famiglia: l'unico sospettato che rimane era Matthew! Dopo ancora più accurate ricerche su Matthew si venne a sapere che qualche mese prima aveva partecipato a un processo a New York per il suo cliente, un mafioso italiano, e Katy era il P.M. Contro il cliente di Matthew. Scoprimmo anche che Matthew la sera dell'omicidio era andato in un Casinò e aveva vinto contro un suo vecchio cliente: proprio il mafioso che aveva partecipato al processo in cui c'era anche Katy. Ma perché Matthew aveva mentito sul luogo in cui era stato la sera dell'omicidio? Perché aveva paura che la polizia lo dicesse alla moglie, perché, anche

se aveva vinto, non voleva dirlo. Andammo subito a casa del mafioso a perlustrarla. Appena entrati vedemmo il mafioso sul divano, che ci chiese subito cosa facevamo a casa sua, e noi g l i r ispondemmo che eravamo lì perché lui era sospettato di aver ucciso Katy, l ' a v v o c a t o c h e a v e v a partecipato al processo in cui lui era cliente di Matthew, lui rispose che non era vero, che lui aveva ucciso Katy. Allora cominciammo a perquisire la casa. I guanti blu non l i trovammo da nessuna parte,

tranne che nella spazzatura! Erano insanguinati, noi della scientifica li analizzammo subito, e scoprimmo che quello era il sangue di Katy. Il mafioso venne subito arrestato e portato in prigione; venne condannato all'ergastolo, non sarebbe mai più uscito da quella prigione! Il mafioso aveva rubato i guanti a Matthew e aveva ucciso Katy con quei guanti per incolpare Matthew, e aveva ucciso Katy perché lei aveva partecipato al processo contro di lui.

Giulia Pastorino

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Il marchio

A Parigi, girava un killer,che sembrava avercela con la famiglia Smith,una famiglia proveniente dall’Inghilterra. Questo killer aveva ucciso l'ultima discendente della famiglia Smith:Jessica Smith ,e la madre: Grey Smith. Lo sfortunato Michael Smith ingaggiò un detective privato per scovare il killer. Il detective si mise subito al lavoro, incominciò ad analizzare le impronte rimaste sulla scena del delitto e insieme al patologo i cadaveri. Si notarono sul corpo segni di strangolamento, ma anche piccoli segni di scottature e svariate ferite, ma la cosa che impressionò di più il detective fu il segno di una U posta sul braccio destro di entrambe le vittime. Il detective interrogò Michael Smith per saperne di più sulle relazioni della figlia e di quelle tra lui e la moglie. Michael Smith cominciò a parlare al detective delle relazioni che aveva con la moglie. Gli disse che negli ultimi sei mesi, Grey non era molto spesso in casa e anche che era sempre nervosa, e anche che tornava tardi a casa la sera. Il detective pensò subito che Grey avesse un amante, così sarebbero stati spiegati i ritardi e le liti che aveva con la moglie. Poi parlò al detective della figlia, le disse che anche con essa nell'ultimo semestre le cose non andavano molto bene,perché era sempre nervosa a causa del suo ragazzo. Il detective era quasi sicuro che il killer fosse il fidanzato di Jessica, ma perché uccidere anche la madre? Il detective si fece dire nome e cognome del ragazzo. Si chiamava Jerry Yang, era un ragazzo proveniente dalla Cina che abitava

però a Lione.I l detective prese il treno e andò a casa del ragazzo, nel centro di Lione.Il ragazzo fu molto violento quindi il detective dovette ritornare con un mandato, per interrogarlo. Il ragazzo gli disse che non aveva niente a che fare con l' uccisione della ragazza ma anche che da poco si erano lasciati e che aveva molta rabbia nei confronti della madre di Jessica. Tutte le prove andavano contro il ragazzo cinese, che rimase in carcere. Ma al detective ancora qualcosa non quadrava, qualche dettaglio, però molto importante. Il detective indagò ancora, ma non scoprì niente di importante, a parte una cosa: cioè che Michael, faceva il fabbro e quindi avrebbe potuto segnare le due donne, con un ferro di cavallo appunto a forma di U. Il detective mise Michael tra i sospettati e fece analizzare i corpi dal patologo, ancora una volta. Sulla schiena di entrambe le vittime c' erano due impronte digitali che fece confrontare con quelle dei due sospettati:le impronte coincidevano con quelle di Michael Smith che venne condannato a 25 anni in carcere: era chiaro che Michael non riusciva più a sopportare le continue liti con la moglie e la figlia e preso dalla gelosia le aveva uccise, ingaggiando poi un detective per non sembrare sospettato. Il ragazzo cinese venne così liberato.

Joshua Pesce

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L’omicidio di Smith

Era già buio, ma io volevo stare ancora lì, ad investigare, a cercare indizi per arrestare l’omicida di Jonny Smith, un inglese abbastanza alto con capelli neri e occhi marroni scuro, che aveva solo venticinque anni. Nella mia mente continuavo a pensare: “Non avrò pace finché non avrò trovato quell’assassino”. La vittima era un giovane ragazzo, ammazzato con un’arma da fuoco. A chiamare la polizia e l’ambulanza era stata la sua ragazza, che cercando il fidanzato aveva visto due ragazzi litigare sotto un ponte. Arrivata nel punto di incontro lanciò un grido perché lì, a terra sanguinante c’era il suo caro e adorato ragazzo: presa dal panico aveva chiamato ambulanza e polizia. Io tornai a casa verso mezzanotte. Non riuscivo a dormire e allora dopo essermi vestito andai a passeggiare per la mia amata e grande città, Londra, luogo dell’assassinio di Jonny Smith. Il giorno seguente arrivò una notizia dalla scientifica che poteva essere utile: l’indirizzo di Jonny Smith. Io andai da solo, e nel lungo andare, parlai con alcune persone che conoscevano la vittima. Da come me ne parlavano era una persona fantastica, molto gentile e quindi io non capivo il perché di questa uccisione. Entrato in casa di Jonny Smith, sul tavolino vidi una lettera. Aperta la lettera e lette le prime due righe, capii che era una lettera di minaccia, ma ovviamente il nome di aveva scritto la lettera non c’era. Portai subito la lettera in laboratorio per vedere se c’erano tracce di DNA poi tornai subito sulla scena del delitto perché volevo e

dovevo trovare il colpevole. Le tracce di DNA erano di Jefferson Candice. Grazie al mio intuito trovammo la casa ma il ragazzo non c’era. Era un tizio muscoloso e calvo, ma io non avevo paura. In lontananza vidi persone correre via. Chiamai la polizia, e intanto corsi in quella direzione . La polizia prese il ragazzo che correva, era calvo e muscoloso, proprio come le indicazioni del direttore. Lo portammo in centrale. Lì lo interrogammo, lui era nervoso e sudato. Sapevamo che era già stato arrestato prima. Durante l’investigazione, Jefferson Candice, non potendo più sopportare un peso così grande, confessò tutto. Noi tutti gli chiedemmo il perché di questa brutta azione e lui ripose semplicemente per gelosia, per rabbia: “ Mi aveva “rubato” la ragazza” e subito dopo scoppiò in un pianto profondo. Il giorno dopo alla televisione la giornalista a a n n u n c i ò : “ E ’ s t a t o condanna to a l l ’ e rgas to lo Jefferson Candice, l’assassino di Jonny Smith”, ed io Alex Cross ne andai molto fiero.

Alessandro Trevisan

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Un autore di best seller di libri gialli: James Patterson e il suo investigatore Alex Cross

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Verifica 2.1 IL RACCONTO GIALLO

Verifica risposta

Che cos'è un giallo?

A. Una storia in versi che racconta avven-ture di cavalieri

B. Un racconto scritto con il colore giallo

C. racconto poliziesco, che ha al centro della vicenda un delitto o un altro crimi-ne su cui indaga un investigatore

D. Un racconto dove non c’è mai il colpe-vole

Verifica 2.2 Lorem Ipsum dolor amet, consectetur

Verifica risposta

Tra quelli elencati sotto, scegli un genere che ap-partenga al giallo?

A. Il racconto di spionaggio o spy-story

B. Descrizione

C. Poetico

D. Relazione

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Capitolo 3

descrivere...

-mia sorella

-mio fratello

-..descrivo mia sorella

-...guardando fuori dalla finestra

-guardo fuori dalla finestra di casa mia e....

-io e mia sorella siamo...

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MIA SORELLA

Quando avevo circa 4 anni il mio desiderio più grande era quello di avere una sorella. A tutti dicevo che mia mamma aveva un bambino nella pancia anche se non era vero. Così quando la mamma aspettava veramente una bambina, voleva che fossi io a dirlo ai parenti, ma a quel punto nessuno mi credeva, a tal punto che mia mamma dovette far vedere le foto dell'ecografia. Tutto procedeva per il meglio e quando la mamma andava a fare l' ecografia, volevo andare anch'io, perchè mi piaceva sentire il suo cuore. Naturalmente il suo nome l' ho scelto io. Lei si chiama Virginia. Ora ha quasi sette anni ed è nata l' 8 Aprile. Quando Virgi stava nascendo, io ero a casa di mia zia Antonietta a Trisobbo a scartare le uova, perché nel 2007 Pasqua cadeva l' otto Aprile. Quando l' ho vista, ero un po' delusa, perchè speravo che fosse bionda come me .... invece lei ha i capelli castani scuri, quasi neri, lunghi fino alle spalle, la fronte spaziosa, per metà coperta da un ciuffo di capelli, ha gli occhi marroni, grandi e vivaci, il naso a patata e all’insù e la bocca a cuore. Ha l' ovale del viso regolare, la carnagione olivastra ed è alta e magra, ha le gambe piccole e slanciate, le spalle strette , le braccia piccole e magre usa un abbigliamento sportivo ed elegante ma la sua prerogativa più evidente è il suo carattere chiuso, timido e permaloso: infatti per riuscire a parlarci devi almeno vederla cinque o sei volte. Un’ abitudine di mia sorella è quella di cantare e fischiare, soprattutto di sera , quando non sa cosa fare. Non pratica sport ma gli

Capitolo 3

Descrivi...

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piace nuoto e ginnastica artistica. Frequenta la prima elementare, a Rocca Grimalda. Va molto bene a scuola anche se si riduce all'ultimo per finire i compiti. Molto spesso litighiamo ma nonostante tutto le voglio molto bene!

Beatrice Facchino

MIO FRATELLO

Mio fratello si chiama Gioele, ha compiuto dieci anni il dieci marzo ed è nato ad Acqui Terme, in provincia di Alessandria. Fa quarta elementare alla scuola San Giovanni bosco di Rocca Grimalda. Gioele è abbastanza alto e snello, ha le gambe dritte,

le braccia sottili, le spalle strette e i piedi grandi. Lui è di carnagione più scura delle mia, è chiara ma lievemente abbronzata, infatti in estate lui non si scotta mai per via del sole al contrario di me, la sua fronte è bassa e larga, il suo ovale è un po' quadrato. Gli occhi sono di un castano nocciola, un colore caldo, come i capelli che sono solo un po' più scuri, la sua acconciatura è simile alla mia solo che lui non si pettina quasi mai e quindi lascia il ciuffo come gli capita, molto spesso spettinato. Ha una bocca sottile così come le labbra, ha il naso non molto grosso, ma è a patata. Mio fratello ama lo sport ed è molto portato a praticarlo. Ora sta facendo tennis e gli piace, ma ha provato basket con i miei cugini al Geirino e si è innamorato di

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questo sport, adesso ci gioca molto spesso e a settembre dovrebbe iniziare a praticarlo. Gli piace però anche giocare a calcio, nuotare e un po' meno giocare a pallavolo. Inoltre gli piace molto la musica, soprattutto quella rock che entrambi adoriamo, ma in realtà ci piace molto tutta la musica. Per un breve periodo ha suonato la batteria e vorrebbe continuare solo che dove la faceva si annoiava un po'. Lui preferisce vestirsi in modo comodo e sportivo, ma quando c' è un occasione per vestirsi bene lui è molto contento. Gioele ha un carattere molto particolare, è molto scherzoso e quando vuole è simpatico anche con me, è molto vivace e parla moltissimo, a volte fa lo stupido, ma in verità è molto intelligente e studioso, nonostante questo però odia leggere e penso abbia letto interamente proprio pochi libri. Mio fratello è l' unica persona in grado di farmi arrabbiare, e lo fa almeno una volta al giorno. Molto spesso mi infastidisce e mi stuzzica e se io reagisco lui si arrabbia e inizia a dirmi di tutto, smettiamo di litigare un minuto dopo e poi ricominciamo subito e qualche volta ci facciamo anche male. Però qualche volta sono io che lo disturbo. Nonostante tutto mio fratello è bravo e sono contento di avere come fratello lui e non qualcun altro.

Giosuè Guerrini

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...descrivo mia sorella

Mia sorella si chiama Chiara, ha quattordici anni compiuti il tre Ottobre e ha due anni e mezzo più di me. È nata a Genova ed è del segno della Bilancia. È una ragazza abbastanza alta con una corporatura piuttosto magra. Ha un viso piccolo con la carnagione chiara d’inverno e abbronzata d’estate. Ha i capelli lisci biondi come l’oro che tiene quasi sempre sciolti ma molto spesso li ha anche legati in una coda. Ha una bocca piccola sempre sorridente con le labbra sottili. Ha gli occhi color castano chiaro subito sotto l’ampia fronte e un naso piccolo. Le sue spalle sono piuttosto larghe mentre il busto è snello e le gambe sono lunghe. Mia sorella si veste quasi sempre in modo sportivo ma con un tocco di eleganza, e qualche volta è vestita più elegante per le occasioni speciali ed è sempre bellissima e gli piace essere sempre perfetta: infatti indossa sempre gli orecchini e metto lo smalto sulle unghie. Ora frequenta la prima superiore al liceo classico di Novi Ligure e ci va molto volentieri. Per arrivarci, tutte le mattine si sveglia alle sei e prende la corriera alle sette, fa tutti i giorni dal lunedì al sabato.Chiara ama molto lo sport ed è molto brava a farlo. Attualmente pratica la pallavolo e gli piace molto ma gli piace molto anche pattinare sia sul ghiaccio sia sul terreno normale ed è molto brava. Ha un carattere vivace e scherza molto su tante cose ma si arrabbia e si innervosisce molto facilmente, e quando si arrabbia diventa molto cattiva.

Non si offende facilmente e riesce sempre a tirare su di morale le altre persone. Adora molto ascoltare la musica di qualsiasi tipo e guardare la televisione. Molto spesso legge i giornalini di gossip e legge i libri. Adora molto anche cucinare soprattutto i dolci e, ovviamente adora anche mangiarseli. Odia le persone che gli ripetono sempre le stesse cose e che la infastidiscono, o le persone che la prendono in giro. Io e Chiara litighiamo praticamente tutti i giorni anche solo per delle stupidaggini. A volte sono io che vado a stuzzicarla ma solo perché io voglio giocare con lei, mentre altre volte è lei che stuzzica me per lo stesso motivo. Anche se molte volte litighiamo e bisticciamo sono felice che sia mia sorella e le vorrò per sempre un mondo di bene.

Sara Rolandi

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...guardando fuori dalla finestra

Nel salotto di casa mia c’è una finestra molto grande. Da lì si può vedere il terrazzino, d’estate lo usiamo per i barbecue o semplicemente per pranzarvi. Sulla ringhiera della terrazza sono appesi dei portavasi,che d’estate sono pieni di fiori colorati. Accanto alla terrazza si trova il barbecue ed un’aiuola. Dietro la terrazza c’è un ciliegio ormai molto vecchio, i rami più grandi sono stati tagliati, così che d’inverno non possa mai mancare la legna. Quest’albero è piantato nel centro del giardino. Il giardino è abbastanza grande,con degli alberelli sparsi un po’ qua, un po’ là, tra cui dei meli ed un pesco. Quattro dei miei cinque gatti dominano il giardino, scorrazzando sulla terrazza e sul vasto prato. Il giardino è diviso in due parti: l’orto ed il prato. L’orto è separato dal giardino da una staccionata. Una parte del giardino appartiene ai miei due cani: Lilli e Picciotta. Entrambe hanno la propria parte divisa da una rete, ogni parte con una cuccia. Nell’orto vi è piantato anche un albicocco. A mio padre piace molto il giardinaggio: si prende sempre cura di ciò che pianta. Accanto all’orto vi è un altro giardino, ma non è il nostro, ma del nostro vicino, anch’esso pieno di alberi messi in fila. Anche in lontananza un grande edificio. Dalla mia finestra si scorge anche in lontananza un grande edificio rosa , un po’ sbiadito dal tempo, con le persiane verdi rotte, con le tegole del tetto dal color d’un rosso come quello dei mattoni, un po’ consumate dagli agenti atmosferici, quell’edificio fa parte della stazione, i cui treni

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passeggeri sono stati soppressi, ora passano solo i treni merci. La stazione ferroviaria è praticamente desolata, ogni tanto vedo passare qualche macchina a gettare l’immondizia o a parcheggiare, vedo passare dei furgoncini che portano la legna alla falegnameria oppure incontro i bambini della villa accanto alla stazione (ma questo solo d’estate) per il resto è vuota. Io ormai la considero mia, ogni estate vado a farvi una passeggiata, oppure dato che lì sono piantati dei ciliegi (La stazione è dotata di un piccolo giardinetto) in primavera è lì che vado a raccogliere le ciliegie, nessuno me lo vieta, perché non c’è mai anima viva. Accanto alla stazione vi è una villa tutta bianca, con un immenso giardino: villa Olga. Anche essa si vede dalla finestra.

Ester Raimondo

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Guardo fuori dalla finestra di casa mia e....

Quando guardo fuori dalla finestra del salotto di casa mia vedo subito il mio grande giardino con le piante, i giochi e tutto il resto poi oltre la siepe, che divide la strada principale dove passano migliaia di auto al giorno, c'è un grandissimo campo d'erba verdissimo e oltre questo, più in alto, c'è un un bellissimo paesino chiamato Rocca Grimalda. Da casa mia si vede come se fosse una cartolina, quando il tempo è bello il sole illumina il paese e le casa splendono, poi quando cala il sole è come se ci sparisse dietro. Invece quando è brutto tempo il paese sembra che si sia intristito perché è tutto buio , tutto è più triste e cupo e in quei momenti non è nemmeno bello guardarlo perché ti mette tristezza mentre se lo guardi quando il sole è alto nel cielo ti mette più allegria. Quando c'è la nebbia il piccolo paese non si vede più ed è come se fosse sparito tutto d'un tratto nel nulla proprio come una magia. Quando si mette a nevicare il paese diventa completamente bianco i tetti, le case, gli alberi e tutto quello che c'è intorno, ed è uno spettacolo magnifico. Quando cala il buio tutte le luci di rocca si accendono illuminando tutte le case e sembra proprio che ci siano tante piccole lucciole che gli stanno intorno. Tornando al giardino di casa mia si può dire che è pieno di alberi tra cui due ciliegi che abbiamo appena piantato, altri alberi da frutto e alcuni normali. In primavera si caricano di fiori colorati di bianco, rosa violetto e tanti altri colori riempiendo il

giardino di vivacità e allegria. Da un lato troviamo una piccola casetta di legno che ci aveva fatto mio nonno e con cui giocavamo da piccole. È provvista di tutte le cose più belle, come: un campanello, una finestra con la tendina, una scritta accogliente, un piccolo poggiolo e pure uno zerbino, il problema è che il tettuccio è molto basso e adesso non ci entriamo quasi più. Molto spesso guardando dalla finestra vedo anche alcuni coniglietti che arrivano dal bosco e vengono nel mio giardino a cercare erba verde per poter mangiare, e si mettono a saltellare di qua e di là ma se sentono dei rumori restano immobili e appena possono scappano via...

Sara Rolandi

Io e mia sorella siamo...

Mia sorella ha 12 anni, abitiamo a Silvano d’Orba il suo abbigliamento è sportivo e colorato. Ha un carattere allegro, le piacciono gli animali e aiutare la mamma in cucina. Frequenta la prima media, tre giorni alla settimana si allena a pallavolo ad Ovada. E’ alta, la sua corporatura è snella così come il suo viso il cui ovale è regolare con gli occhi grandi e di colore marrone, il naso e normale, la bocca piccola e disegnata, i capelli castani e leggermente mossi, le gambe lunghe, le braccia forti, le spalle strette, le mani morbide. Mia sorella è proprio uguale a me...siamo gemelle e siamo identiche!!

Laura Piana37

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Isa…ed io

Mia sorella si chiama Isabella e ama vestirsi in modo sgargiante, truccarsi e andare a fare shopping con la mamma: lei ha dieci anni ma il 22 giugno ne compierà undici.

È molto solare,I o le voglio un mondo di bene anche se certe volte bisticciamo perché siamo uno più testardo dell'altra: la cosa che le piace fare di più sono i dolci con la mamma, anzi diciamo che le piace anche mangiarli, é molto golosa e un pò cicciottina ma sta dimagrendo e non le piace molto fare sport però quando io vado a fare un giro in bici lei viene sempre .

Purtroppo due anni fa siè ammalata ed è dovuta andare in ospedale, io ero ancora un bambino e non capivo che cosa succedesse… poi ha chiamato mia mamma e mi ha detto di cosa si era ammalata Isa: la Leucemia Mieloide Cronica una malattia che ti fa gonfiare la milza e infine la fa esplodere, per fortuna a lei non è successo perche l'anno curata in tempo e oggi grazie alla medicina sta bene. Quando ho saputo cosa aveva era come se mi fosse crollato il mondo addosso ma ora non ho così tanta paura… ma poca .

Edoardo Lardieri

Mia sorella e mio fratello

Quando ero piccola volevo una sorellina e lo dicevo a mia mamma. Dopo qualche tempo la mamma mi disse che avrei avuto una sorella ed io ero super felice: mentre mia mamma dava la vita ad una nuova bambina io ero a casa con i miei nonni che stavo facendo una festa per la mia nuova sorella che è nata il 22 maggio 2005: Stefania. Quando papà e mamma arrivarono a casa con Stefania, io la presi in braccio: aveva i capelli di un marroncino chiaro, la fronte piccola ma spaziosa la pelle rosea gli occhi marroni, le labbra carnose. Il suo corpo era molto piccolo, mi sembrava una bambolina. Poi quando Stefania aveva tre anni arrivo mio fratello di nome Riciard anche se io non lo avevo chiesto: è nato il 7 ottobre 2008 io e mia sorella mentre lui nasceva stavamo litigando. Mio fratello è nato in Italia, a Genova ha gli occhi marroni la frante spaziosa la pelle rosea le labbra disegnate e carnose. Adesso Stefania ha otto anni invece Riciard ne ha cinque: Stefania prende le mie cose e le rompe, litighiamo e urliamo poi facciamo la pace. Riciard è molto alto e mi spaventa sempre e io lo sgrido e faccio un po’ la cattiva però sono sempre mia sorella e mio fratello. Anche se mi rompono tanto le scatole loro saranno sempre i miei fratelli. STEFANIA E RICIARD VI VOGLIO BENE

Laura Nemet

38

Page 40: Non solo storie

Capitolo 4

...filastrocchepoesie & C.

- Fendi

- Mamma

- Amico è

- Per la mia famiglia

- Vichy

Page 41: Non solo storie

Fendi

Fendi,

tu ci sei stata

sin da quando sono nata,

e io da quel momento ti ho amata,

mi sei sempre stata vicina

come una fedelissima cagnolina,

con te ho sempre giocato

e ancor più volte abbracciata,

mi hai regalato dieci cucciolotti,

belli come dei bambolotti,

i due che ho tenuto

con amore ho cresciuto,

ma anche gli altri cuccioli sono andati

in una famiglia da cui sono amati.

Il giorno in cui te ne sei andata

Capitolo 4

40

Inventa una poesia...

Clicca sulla figura per visualizzare la finestra nascosta

Page 42: Non solo storie

io mi sono disperata,

e ogni volta che ti penso

a piangere mi metto.

Ogni giorno che passa mi manchi sempre più

e spero che tu stia bene lassù.

Giulia Pastorino

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Il Manifesto

Il futurismo

Parole in libertà: il Futurismo

Page 43: Non solo storie

Mamma

Quando guardo il sole, vedo il tuo sorriso,

e, quando mi abbracci all’ improvviso,

apro gli occhi e vedo che

sei la mamma più

“matta”che c’ è!

Sei strana ma divertente

Con te non ci si annoia per niente.

Hai tante strane idee per la testa …

e con te è sempre festa.

Dal tuo forno escon prelibatezze,

più delle tue stranezze!

Nonostante tutto sei speciale

con la tua parrucca viola a carnevale!

Quando assieme ai bimbi alle case vai a bussare …

E le caramelle dalle finestre ti fai lanciare.

Se indietro mi volto a guardare

Solo cose belle nella mia vita hai fatto sbocciare.

Beatrice Facchino

GIUSEPPE UNGARETTI biografia

LA MADRE ascolta

I FIUMI ascolta

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Page 44: Non solo storie

Amico è...

Un amico è un gioco

da cui non ti staccheresti mai

perché ti porta serenità

e gioia e anche molta sicurezza

nelle cose che fai o che farai

ma soprattutto tanta compagnia.

Marco Carlevaro

SCORRI LA BARRA LATERALE

Per la mia famiglia

Per mia mamma che mi ha messo al mondo,

scriverei una poesia con tutto il cuore.

Con lei camminerei fino all’abisso più profondo

E per sempre la ricorderei con amore.

A mio padre che sempre mi ha amato,

vorrei dedicare una canzone.

anche se qualche volta mi ha sgridato,

io sarò sempre pronta a dargli un gran bacione.

Invece alla mia più bella sorella,

le farei un grande dono.

Anche se ha volte è un po’ cattivella,

alla fine mi chiede sempre perdono.

I miei nonni vorrei solo ringraziarli,

per tutto l’amore che mi hanno dato.

E mai vorrei lasciarli.

Comunque grazie a tutti per avermi amato

Sara Rolandi

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GIOVANNI PASCOLI

X AGOSTO

San Lorenzo , io lo so perché tantodi stelle per l'aria tranquilla

arde e cade, perché si gran piantonel concavo cielo sfavilla.

Ritornava una rondine al tetto :

l'uccisero: cadde tra i spini;ella aveva nel becco un insetto:

la cena dei suoi rondinini.

Page 45: Non solo storie

Vicky

Vicky era più di una semplice gattina,

era tutta bianca, con macchie grigie,

grigie come le nuvole in autunno,

e arancioni,

arancioni come il tramonto.

Vicky era speciale,

con il suo corpicino agile,

agile per cacciare i topi.

Amava giocare,

saltellare nel prato

nelle fresche mattine estive,

amava correre nella neve

per lasciarvi le impronte,

come le ha lasciate nel mio cuore.

Vicky era più di una semplice gattina.

Ester Raimondo

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RITRATTO DELLA MIA BAMBINA

TRIESTE

UMBERTO SABA

Page 46: Non solo storie

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Verifica 4.1 IL TESTO POETICO

Verifica risposta

Cosa sono le figure retoriche

A. Uno dei modi attraverso cui i poeti danno al linguaggio maggiore forza espressiva e di significato

B. Delle immagini che rappresentano le poesie

C. Un modo di scrivere poesie

D. Un modo di scrivere poesie che usa-no solo I poeti del 900.

Verifica 4.2 IL TESTO POETICO

Verifica risposta

Come si dividono le principali strofe italiane

A. Prima, seconda, terza, quarta ecc.

B. Baciata, incrociata, incatenata ecc.

C. Bisillabo, trisillabo ecc.

D. Distico,terzina,quartina,sestina,ottava

Page 47: Non solo storie

Capitolo 5

APPENDICE

Page 48: Non solo storie

Generi letterari narrativi

Nella tradizione letteraria della lingua italiana si riscontra una grande varietà di testi narrativi; ci sono testi narrativi in versi, come il poema epico, il poe-ma cavalleresco e anche limitandoci a considerare il romanzo, troviamo una grande varietà con tipi poco frequenti come il romanzo epistolare, il ro-manzo picaresco, e così via.I tipi di testo sono:- La favola.Nel linguaggio comune il termine favola indica un breve racconto narrativo analogo a quello rappresentato dalla fiaba o dalla novella. Qui ci possiamo attenere ad un significato più preciso: testo narrativo breve in cui animali, piante o esseri inanimati possono avere il ruolo di personaggi che general-mente rappresentano tipi di virtù o di vizi umani.

Alcuni autori di favole sono: Esopo, Fedro, La Fontaine.- La fìaba.Racconto fantastico pensato, per lo più, per l'intrattenimento infantile. Ha ampio sviluppo narrativo con ricchezza di personaggi, di luoghi, di fatti e si svolge anche in ampi lassi di tempo. Nella fiaba possono intervenire perso-naggi fantastici come spiriti, streghe, fate, maghi, eec. Nella fiaba spesso si può riconoscere il ricordo di antiche credenze o usanze.Alcuni autori di fiabe sono: Grimm, Andersen, Perrault.- II racconto breve.Componimento di carattere narrativo, prevalentemente d'invenzione, più breve di una novella (con la quale può per altro essere identificato) dedica-to ad una sola o a poche vicende e destinato ad una lettura ininterrotta.

Il termine racconto ha un significato ampio e con esso si possono indicare molti testi narrativi: per questo qui si usa l'espressione racconto breve. Al-cuni autori di racconti brevi sono: Calvino, Primo Levi.- La novella.Narrazione di un fatto reale o immaginario (ma presentato con toni realisti-ci) che si propone di intrattenere e interessare i lettori. Più semplice e molto

più breve di un romanzo. Non c'è molta distinzione tra il termine novella e il termine racconto, ne come ampiezza, ne come complessità. Alcuni autori di novelle sono: Bandello, Verga, Pirandello.- Il romanzo.Componimento narrativo complesso che ha per oggetto le vicende di uno o più personaggi su sfondo reale, storico o di fantasia.Può avere diversa estensione: può assumere le dimensioni di un racconto più o meno lungo (romanzo breve), oppure può essere ampio e narrare le vicende di più gene-razioni attraverso epoche e vicende stanche diverse, suddividendosi in più volumi e numerosi capitoli. Si è affermato come genere letterario nel Seicen-to, ha avuto grande sviluppo nell'Ottocento ed è ancora attuale, pur con caratteristiche moderne. Alcuni autori di romanzi sono: Manzoni, Moravia, Morante.

Per quanto riguarda il contenuto, tenendo presente la tipologia del roman-zo, possiamo individuare i seguenti tipi di racconto:

- d'avventura (viaggi, sport, guerra, caccia, eec.);- autobiografico (precisi riferimenti alla vita di chi lo scrive);- storico (ambientato in un'epoca precedente a quella in cui viene redatto);- sociale (volto a cogliere aspetti della società, generalmente allo scopo di sottolinearne pregi o difetti, tensioni politiche, disuguaglianze, eec.);- poliziesco, giallo (incentrato sul dipanarsi di vicende delittuose con su-spence e colpi di scena);- di fantascienza (ambientato in mondi immaginari in cui dominano realizza-zioni tecniche irreali);- rosa o d'amore (prevalentemente incentrato su vicende amorose e senti-mentali).Con riferimento, poi, al livello di invenzione possiamo distinguere:- racconto verosimile, che riferisce fatti realmente accaduti, oppure frutto della fantasia ma raccontati come se fossero realmente accaduti;- racconto fantastico, che riporta elementi fantasiosi che appartengono chiaramente al mondo della fantasia: fate, mostri, astronavi, ecc.ecc.

Generi letterari narrativi

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Page 49: Non solo storie

Le caratteristiche del giallo

Che cos'è un giallo?Il termine giallo indica il racconto poliziesco, che ha al centro della vicenda un delitto o un altro crimine su cui indaga un in-vestigatore. Questo nome ,utilizzato solo in Italia, deriva dal colore della copertina di una collana di narrativa di crimine e mistero pubblicata, a partire dal 1929, dall'editore Arnoldo Mondadori.La storia gialla si sviluppa lungo il percorso delle indagini con-dotte a un investigatore che, con logica e intuito, va alla ricer-ca del colpevole e del suo movente- cioè della ragione che lo ha condotto a compiere quel crimine- per assicurarlo alla giu-stizia.

I generi e la struttura del gialloNella narrativa poliziesca si possono distinguere diversi gene-ri: il giallo di investigazione o a enigma, di origine inglese ba-sato soprattutto sull'inchiesta che un investigatore conduce fino alla soluzione dell'enigma.Il giallo d'azione o thriller, di origine statunitense, con storie caratterizzate da una serie di fatti avventurosi, in cui il prota-gonista , superando difficoltà e ostacoli, mostra coraggio, abi-lità e decisione.Il racconto di spionaggio o spy-story , la cui vicenda presen-ta situazioni avventurose e pericolose che coinvolgono il pro-tagonista, in un complicato intreccio di complotti, tradimenti,

amore e morte.Nonostante le profonde differenze che intercorrono fra i diver-si generi di narrativa poliziesca, essa è caratterizzata da alcu-ni elementi fissi:Il crimine o il delitto che rompe l'equilibrio della situazioni ini-ziale e la sconvolge.L'inchiesta , che cerca di stabilire la dinamica del delitto attra-verso una serie di ricerche, interrogatori e indaginiLa soluzione , che consiste nell'individuazione e nello sma-scheramento del colpevole.I temi del giallo1. la ricerca della verità2. la comprensibilità e l'incomprensibilità della verità e della falsità3. contrapposizione tra ordine e disordine4. il tema della colpa e della punizione

Sezione 2

Il Giallo

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Page 50: Non solo storie

IL TESTO POETICO

Il testo poetico è un’opera in versi in cui l’autore esprime un messag-gio la cui caratteristica principale è la polisemia: ciò significa che in ogni poesia è riscontrabile un significato di base oggettivamente vali-do, ma che, al di là di esso, ogni lettore potrà “scovarvi” tanti altri si-gnificati, a seconda della propria cultura e della propria sensibilità. 

Il versoIl carattere distintivo di ogni testo poetico è costituito dal fatto, imme-diatamente visibile, di essere composto in versi. I versi non sono tutti uguali: possono essere lunghi come nelle poesie-racconto di Cesare Pavese oppure brevi come nelle liriche dell’Allegria di Giuseppe Unga-retti.

Il verso, inoltre, non marca solo una diversità di tipo visivo rispetto ai testi in prosa, ma costituisce anche l’unità di base del ritmo di una poesia. Esso è costituito dalla successione armonica e alternata di sil-labe toniche (accentate) e sillabe atone (non accentate). Le sillabe del-le parole di un verso, infatti, non vengono pronunciate tutte con la stessa intensità: alcune sono pronunciate con più forza e assumono un particolare rilievo. Bisogna fare attenzione, d’altro canto, a non con-fondere l’accento tonico della parola con l’accento ritmico del verso:

l’accento tonico interessa la sillaba singola su cui la voce, nel pronunciarla, batte con maggior forza;

l’accento ritmico (o ictus) si ricava, invece, dalla combinazione di più parole.

Ne consegue che sillabe fornite di accento grammaticale non hanno l’accento ritmico e sono considerate, da un punto di vista metrico, ato-ne.

In base al numero delle sillabe, i versi italiani possono essere ricon-dotti a due grandi categorie:

versi parisillabi (bisillabo, quaternario, senario, ottonario, deca-sillabo), dove l’ultimo accento ritmico cade su posizione dispari;

versi imparisillabi (quinario, settenario, novenario, endecasilla-bo), dove l’ultimo accento ritmico cade su posizione pari.

A queste tipologie di base sono inoltre da aggiungere i cosiddetti ver-si doppi, formati da due versi fondamentali uniti in uno solo (doppio quinario, doppio senario o dodecasillabo, doppio settenario, doppio ottonario). I versi sciolti, invece, sono versi legati ad altri presenti nel-la strofa soltanto dalla lunghezza predeterminata (senari, settenari, en-decasillabi etc.), ma sciolti da qualsiasi legame di rima.

I poeti del Novecento prediligono il verso libero, non organizzato in un numero fisso di sillabe né tanto meno vincolato a particolari sche-mi di rime, e quindi non riconducibile a una tipologia precisa.

In un testo poetico, i vari versi vengono visibilmente raggruppati in uni-tà più grandi, di natura ritmico-metrica, dette strofe. La tradizione poetica italiana distingue le strofe secondo schemi ritmici fissi; le for-me più ricorrenti sono:

il distico, formato da due versi a rima baciata; la terzina, formata da tre versi legati da rima incatenata (adope-

rata da Dante nella Divina Commedia e detta perciò “dante-sca”);

la quartina, formata da quattro versi legati da rime disposte in vario modo (incrociate, alternate etc.);

la sestina, formata da sei versi con varie combinazioni di rima; l’ottava, formata da otto versi legati da rime a schema ABA-

Sezione 3

IL TESTO POETICO

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Page 51: Non solo storie

BABCC o ABABABAB.La tradizione letteraria italiana, inoltre, nel corso del tempo, ha dispo-sto tali strofe in strutture precise, dette metri (il sonetto, la ballata, la canzone), la scelta dei quali non è stata mai operata dai poeti casual-mente, ma in base all’argomento da trattare (la poesia retorica necessi-tava della terzina, il poema epico-cavalleresco dell’ottava, la lirica del sonetto o della canzone etc.).

A partire dal secolo XIX fino ai nostri giorni, tuttavia, i poeti hanno mostrato una crescente insofferenza nei confronti di qualunque imposi-zione che limitasse la libertà di espressione: dalle innovazioni progres-sivamente apportate da autori come Foscolo, Leopardi e D’Annunzio (rispettivamente, con i versi sciolti, la canzone leopardiana e la stro-fa lunga) si è così giunti a un rifiuto pressoché totale delle forme metri-che tradizionali. Ciò non vuol dire, ovviamente, che i componimenti dei poeti contemporanei siano privi di qualunque effetto ritmico: semplice-mente, essi non sono riconducibili a schemi predefiniti e si rivelano piuttosto come il risultato di scelte espressive di volta in volta diverse e originali.

La rimaNell’analizzare un testo poetico bisogna prestare particolare attenzio-ne alla rima, elemento fondamentale del ritmo. Le rime compaiono di solito (ma non sempre) in fine verso e creano tra i vari versi effetti rit-mici diversi, a seconda di come sono combinate. Le diverse combina-zioni danno luogo a differenti tipologie di rima:

la rima baciata lega due versi consecutivi in base allo schema AA, BB, CC etc.

la rima alternata lega due versi pari e due dispari in base allo schema AB, AB etc.

la rima chiusa (o incrociata), nell’avvicendarsi di quattro versi, lega il I al IV e il III al II in base allo schema ABBA etc.

la rima incatenata (o terza rima), in strofe di tre versi (terzine), realizza un legame a catena in base allo schema ABA, BCB, CDC etc.

la rima ripetuta lega gruppi di tre versi in base allo schema ABC, ABC etc.

la rima invertita, nell’avvicendarsi di sei versi, realizza un lega-

me in base a tre possibili schemi di inversione: ABC/ACB, ABC/BCA, ABC/CBA.

la rima interna si trova, anziché a fine verso, al suo interno; nel caso coincida con la cesura principale del verso, si dice rima al mezzo.

Una sorta di rime “imperfette” sono l’assonanza e la consonanza. Nella prima l’identità di suono tra le ultime sillabe di due parole riguar-da le vocali e non le consonanti (Quando… tanto); nella seconda, al contrario, le consonanti e non le vocali (rosso… messe).

I campi semantici e le parole-chiaveLe parole che compongono una lingua non vivono “scucite”, anzi si richiamano l’una all’altra: o perché hanno in comune il significato (i si-nonimi), o perché hanno in comune la forma, ma non il significato (gli omonimi), o perché sono in opposizione (i contrari), o per associazione di idee etc. Tale rete di relazioni fra le parole crea un campo semanti-co, in cui ogni parola può introdurre altre relazioni e, quindi, un altro campo.

La parola attorno a cui ruota un campo semantico si chiama parola-chiave. Nei testi poetici la parola-chiave è quella che racchiude l’argo-mento stesso della poesia: individuare la parola-chiave, pertanto, è fon-damentale per capire il significato del componimento.

Le figure retoricheUno dei modi attraverso cui i poeti danno al linguaggio maggiore forza espressiva e di significato è l’impiego delle figure retoriche (va precisa-to tuttavia che esse sono ampiamente utilizzate in qualsiasi testo lette-rario, anche narrativo per esempio). Le figure retoriche si distinguono generalmente in:

figure sintattiche o di posizione, che riguardano la disposizio-ne delle parole all’interno del verso; 

figure di suono, che vertono sugli effetti fonici delle parole;  figure di significato o semantiche, che conferiscono una fun-

zione espressiva ai termini in virtù del significato che viene loro attribuito.  

Tra le figure sintattiche o di posizione ricordiamo:

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Page 52: Non solo storie

l’enjambement: si realizza quando la fine di un verso non coinci-de con la fine di una frase, che continua nel verso successivo conferendo al testo una più sinuosa fluidità ritmica;

l’anafora: ripetizione di una o più parole all’inizio di versi o perio-di consecutivi;

l’anastrofe: inversione, all’interno di una frase, di una o più paro-le rispetto al loro ordine logico;

l’iperbato: allontanamento di due termini che sono generalmen-te accostati.

Tra le figure di suono, sono particolarmente frequenti:

l’allitterazione: ripetizione di lettere, sillabe o suoni uguali o affi-ni in parole tra loro vicine per ottenere un particolare effetto sono-ro;

l’onomatopea: utilizzazione dei suoni di una parola per evocare o suggerire a fini espressivi il suono della cosa o dell’animale che si vuole indicare.

Tra le figure semantiche bisogna ricordare:

la metafora: sostituzione di un termine con un altro legato al pri-mo da un rapporto di somiglianza;

la metonimia: sostituzione di un termine con un altro, apparte-nente allo stesso campo semantico (l’effetto per la causa, la ma-teria per l’oggetto, il concreto per l’astratto etc.);

la sineddoche: sostituzione di un termine con un altro, legato al primo da un rapporto di estensione del significato (la parte per il tutto, il tutto per la parte, il singolare per il plurale etc.);

la sinestesia: accostamento di due parole che si riferiscono a sfere sensoriali diverse.

In sintesi: Per analizzare un testo poetico

Leggi attentamente i versi, cercando di comprenderne il signifi-cato letterale; ricorda che è opportuno ricorrere alla consultazio-ne di un dizionario se non conosci il significato di uno o più termi-ni.

Per una prima decodifica del testo, procedi con una parafrasi: ricostruisci il lineare ordine sintattico dei periodi e delle proposi-zioni, sostituisci le parole difficili con parole di uso comune e inte-

gra il testo con gli elementi sottintesi. Per l’analisi contenutistica fai molta attenzione alle parole ricor-

renti, che possono assumere la valenza di vere e proprie parole-chiave, alle parole che rimandano a un campo semantico speci-fico e alle parole poste in rilievo (a inizio verso, a fine verso, in rima).

Per gli aspetti stilistici e linguistici, è fondamentale: riconoscere la forma metrica utilizzata (tipo di componimento, versi tradizio-nali o verso libero etc.); individuare la presenza-assenza di ri-me, assonanze, consonanze, la presenza-assenza di enjambe-ment e gli effetti sul ritmo, le figure retoriche impiegate.

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Page 53: Non solo storie

Breve sussidiario delle figure retoriche

La vocazione al sussidiario, all’aiuto rapido agli studenti su questioni di me-trica e retorica in poesia, viene interpretata da questa scheda sulla metoni-mia, l’ossimoro, la sinestesia, l’ellissi, l’iperbato, l’anastrofe, la sineddoche, la metafora, il climax, la similitudine, la personificazione, allitterazione, l’ana-fora, diventando, on line, immediatamente utile nello studio della poesia che impone, nella scuola, la cosiddetta “parafrasi scritta”.

(Claudio Di Scalzo)  

METONIMIA Consiste nella sostituzione di un termine con un altro, con cui è in rapporto: la causa per l'effetto, l'effetto per la causa, la materia per l'oggetto, il conte-nente per il contenuto, lo strumento al posto della persona, l'astratto per il concreto, il concreto per l'astratto, il simbolo per la cosa simbolizzata.effetto per la causaavanzano… sento lo squillo del guerrier (squillo - tromba)i risparmi del suo sudore (sudore - lavoro) causa per effettoascolto Mozart (Mozart - musica) la materia per l'oggettoil legno solcava l'onde (legno - barca) contenente per il contenutoho mangiato un piatto squisito (piatto-cibo) lo strumento al posto della personaè il primo flauto dell'orchestra (flauto - musicista) 

l'astratto per il concretola gioventù del luogo (gioventù - giovani) il simbolo per la cosa simbolizzatapiù caro che la fama e l'allor (allor - gloria) La metonimia arricchisce il senso delle parole proprio perché instaura colle-gamenti con ciò che non è enunciato e che risultaevidente attraverso la me-tonimia. La metonimia può essere realizzata anche sostituendo una parola con più parole di uno stesso campo semantico:droga (polvere bianca) – petrolio (oro nero)  

OSSIMORO Ossimoro: forma di antitesi di singole parole che vengono accostate con effetti paradossali, praticamente si ha ponendo l'una accanto all'altra due parole dal significato opposto: paradiso infernaleghiaccio bollenteurla silenzioseamara dolcezzadolce amarezza L'ossimoro, quindi, stimola l'intelligenza del destinatario che viene sorpreso da un accostamento contradditorio di parole. Con l'ossimoro, per esempio, possono essere comunicati effetti contrastanti e travolgenti suscitati dal-l'amore: mi hai lasciatoavvolto nel vuotodi una morte romantica

Sezione 4

figure retoriche

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Page 54: Non solo storie

 Poi l'addio freddonel fuoco gettò i nostri sognie me vinto... in un vento spinto  

SINESTESIA Consiste nel creare un’immagine associando termini che appartengono a sfere sensoriali diverse. va l'aspro odor dei vini (gusto - olfatto) l'urlo nero della madre (uditivo - visivo) immerso in rossi sapori (visivo - gustativo) il divino del pian silenzio verde (uditivo - visivo )  

ELLISSI L'ellissi consiste nell'omettere uno o più elementi fondamentali della frase. È molto usata nella narrativa ma anche nella poesia ove riguarda soprattutto il verbo. Il campanile si svegliai suoi sonori richiami nell'azzurro del giorno (manca “lancia”) Da morir te e i tuoi occhi (manca “amo”) il vento nelle foglie giallepovere creature indifese... ( manca “penetra”)  

IPERBATO Consiste nel separare due parole che dovrebbero stare insieme, interponen-dovi altri elementi. io parlo de' begli occhi e del bel volto,che gli hanno il cor di mezzo il petto tolto

(“tolto” dovrebbe essere dopo “hanno”) e tu gli ornavi del tuo riso i cantiche il lombardo pungean Sardanapalo(“Sardanapalo” doveva essere dopo “lombardo”) andavano, secondo che mi parve, molto penosi(“molto penosi” viene separato da “andavano”)  

ANASTROFE L'anastrofe (rovesciamento) inverte l'ordine normale delle parole, in effetti serve a dare rilievo ad una parola che viene ad essere anticipata. e sento delle Parche il canto (“delle Parche” è anticipato) o dell'arida vita unico fiore (“dell'arida vita” è anticipato) si spandea nei campi di falangi un tumulto (“di falangi” è anticipato)  

SINEDDOCHE Consiste nello spostare il significato da un termine ad un altro che abbia col primo un rapporto di quantità. Si ha quando si usa: la parte per il tutto, il tut-to per la parte, il genere per la specie, la specie per il genere, il  singolare per il plurale, il plurale per il singolare. E quando la fatal prora d’Eneaper tanto mar la foce tua cercò (nave - la parte per il tutto ) onde non tacquele tue limpide nubi e le tue frondel’inclito verso di colui che l’acque (i versi - il singolare per il plurale)è uomo con famiglia a carico (moglie - plurale per il singolare)  

METAFORA Consiste nel sostituire a una parola un'altra parola legata alla prima da un rapporto di somiglianza. Non può essere semplicemente considerata una

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Page 55: Non solo storie

“similitudine abbreviata” per il fatto che realizza in forma immediata e sinteti-ca il rapporto di somiglianza che di solito viene presentato in forma analitica mediante una similitudine o un paragone:infatti propone una vera e propria identificazione attraverso una forzatura.Così, la metafora “Sei una volpe” è molto più forte dell'abbreviazionedella similitudine “Sei furbo come una volpe”. Le metafore possono esserecostruite in vari modi: - con un sostantivo (“una montagna di compiti”; “una salute di ferro”);- con un aggettivo (“gli anni verdi”=della giovinezza);- con un verbo (“il pavimento della stanza balla”);- con un predicato nominale (“quella ragazza è una perla”).  

CLIMAX La climax (scala) dilata il pensiero disponendo le parole in una densità cre-scente o decrescente. È una figura che esprime l'emotività del mittente ed è tipica della funzione emotiva. Ti voglio bene, ti desidero,t'amo, son pazzo di te (scala crescente) vai, corri... vola (scala crescente) sospiri, pianti e alti guairisonavan per l'aere (Dante, Inferno)  

SIMILITUDINE Consiste nel paragonare persone, animali, cose, sentimenti per associazio-ne di idee; è introdotta da come, sembra, pare, è simile, somiglia, ecc. Un tappeto di smeraldosotto al cielo il monte par (Carducci) e caddi come l'uom cui sonno piglia (Dante, Inferno) mi sembrate tanti bambini, che io posso spaventare (Pirandello, Enrico IV)  

PERSONIFICAZIONE La personificazione consiste nell’attribuire a cose e ad animali azioni o senti-menti umani. Colpisce profondamente il destinatario e comunica il messag-

gio con forza e capacità persuasiva. Se la personificazione “parla” diventa allora Prosopopea. Se lo scrittore si rivolge alla personificazione fa un'Apo-strofe. D’Achille i cavalli intanto, vedutoil loro auriga dalla lancia di Ettorenella polvere abbattuto, lontanodalla battaglia erano là piangenti. (Omero, Iliade) (Personificazione) Vieni a veder la tua Roma che piagnevedova e sola...Cesare mio, perché non m'accompagne? (Dante, Purgatorio) (Prosopopea)bei cipressetti, cipressetti mieifedeli amici d'un tempo migliore (Carducci si rivolge ai cipressi)  

ALLITTERAZIONE L'allitterazione è la ripetizione degli stessi suoni (lettere o sillabe) all'inizio o all'interno di parole successive. Ha l'effetto di legare più parole attraverso il legame fonico attirando su di esse l'attenzione. Si mise di buzzo buonofar fuoco e fiammatagliare la testa al toro

un'intera nottatabuttato... vicino a un compagno  

ANAFORA L'anafora consiste nel ridire una o più parole all'inizio di segmenti di testo (periodi, sintagmi, frasi) successivi.O figlio, figliofiglio, amoroso giglio! ecco apparir Gerusalem si vede,ecco additar Gerusalem si scorge Vorrei che tu m'amassicom'allor...vorrei che tu mi baciassi...

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IL TESTO POETICO

Il testo poetico è un’opera in versi in cui l’autore esprime un messag-gio la cui caratteristica principale è la polisemia: ciò significa che in ogni poesia è riscontrabile un significato di base oggettivamente vali-do, ma che, al di là di esso, ogni lettore potrà “scovarvi” tanti altri si-gnificati, a seconda della propria cultura e della propria sensibilità. 

Il versoIl carattere distintivo di ogni testo poetico è costituito dal fatto, imme-diatamente visibile, di essere composto in versi. I versi non sono tutti uguali: possono essere lunghi come nelle poesie-racconto di Cesare Pavese oppure brevi come nelle liriche dell’Allegria di Giuseppe Unga-retti.

Il verso, inoltre, non marca solo una diversità di tipo visivo rispetto ai testi in prosa, ma costituisce anche l’unità di base del ritmo di una poesia. Esso è costituito dalla successione armonica e alternata di sil-labe toniche (accentate) e sillabe atone (non accentate). Le sillabe del-le parole di un verso, infatti, non vengono pronunciate tutte con la stessa intensità: alcune sono pronunciate con più forza e assumono un particolare rilievo. Bisogna fare attenzione, d’altro canto, a non con-fondere l’accento tonico della parola con l’accento ritmico del verso:

l’accento tonico interessa la sillaba singola su cui la voce, nel pronunciarla, batte con maggior forza;

l’accento ritmico (o ictus) si ricava, invece, dalla combinazione di più parole.

Ne consegue che sillabe fornite di accento grammaticale non hanno l’accento ritmico e sono considerate, da un punto di vista metrico, ato-ne.

In base al numero delle sillabe, i versi italiani possono essere ricon-dotti a due grandi categorie:

versi parisillabi (bisillabo, quaternario, senario, ottonario, deca-sillabo), dove l’ultimo accento ritmico cade su posizione dispari;

versi imparisillabi (quinario, settenario, novenario, endecasilla-bo), dove l’ultimo accento ritmico cade su posizione pari.

A queste tipologie di base sono inoltre da aggiungere i cosiddetti ver-si doppi, formati da due versi fondamentali uniti in uno solo (doppio quinario, doppio senario o dodecasillabo, doppio settenario, doppio ottonario). I versi sciolti, invece, sono versi legati ad altri presenti nel-la strofa soltanto dalla lunghezza predeterminata (senari, settenari, en-decasillabi etc.), ma sciolti da qualsiasi legame di rima.

I poeti del Novecento prediligono il verso libero, non organizzato in un numero fisso di sillabe né tanto meno vincolato a particolari sche-mi di rime, e quindi non riconducibile a una tipologia precisa.

In un testo poetico, i vari versi vengono visibilmente raggruppati in uni-tà più grandi, di natura ritmico-metrica, dette strofe. La tradizione poetica italiana distingue le strofe secondo schemi ritmici fissi; le for-me più ricorrenti sono:

il distico, formato da due versi a rima baciata; la terzina, formata da tre versi legati da rima incatenata (adope-

rata da Dante nella Divina Commedia e detta perciò “dante-sca”);

la quartina, formata da quattro versi legati da rime disposte in vario modo (incrociate, alternate etc.);

la sestina, formata da sei versi con varie combinazioni di rima; l’ottava, formata da otto versi legati da rime a schema ABA-

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Il testo poetico -1

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BABCC o ABABABAB.La tradizione letteraria italiana, inoltre, nel corso del tempo, ha dispo-sto tali strofe in strutture precise, dette metri (il sonetto, la ballata, la canzone), la scelta dei quali non è stata mai operata dai poeti casual-mente, ma in base all’argomento da trattare (la poesia retorica necessi-tava della terzina, il poema epico-cavalleresco dell’ottava, la lirica del sonetto o della canzone etc.).

A partire dal secolo XIX fino ai nostri giorni, tuttavia, i poeti hanno mostrato una crescente insofferenza nei confronti di qualunque imposi-zione che limitasse la libertà di espressione: dalle innovazioni progres-sivamente apportate da autori come Foscolo, Leopardi e D’Annunzio (rispettivamente, con i versi sciolti, la canzone leopardiana e la stro-fa lunga) si è così giunti a un rifiuto pressoché totale delle forme metri-che tradizionali. Ciò non vuol dire, ovviamente, che i componimenti dei poeti contemporanei siano privi di qualunque effetto ritmico: semplice-mente, essi non sono riconducibili a schemi predefiniti e si rivelano piuttosto come il risultato di scelte espressive di volta in volta diverse e originali.

La rimaNell’analizzare un testo poetico bisogna prestare particolare attenzio-ne alla rima, elemento fondamentale del ritmo. Le rime compaiono di solito (ma non sempre) in fine verso e creano tra i vari versi effetti rit-mici diversi, a seconda di come sono combinate. Le diverse combina-zioni danno luogo a differenti tipologie di rima:

la rima baciata lega due versi consecutivi in base allo schema AA, BB, CC etc.

la rima alternata lega due versi pari e due dispari in base allo schema AB, AB etc.

la rima chiusa (o incrociata), nell’avvicendarsi di quattro versi, lega il I al IV e il III al II in base allo schema ABBA etc.

la rima incatenata (o terza rima), in strofe di tre versi (terzine), realizza un legame a catena in base allo schema ABA, BCB, CDC etc.

la rima ripetuta lega gruppi di tre versi in base allo schema ABC, ABC etc.

la rima invertita, nell’avvicendarsi di sei versi, realizza un lega-

me in base a tre possibili schemi di inversione: ABC/ACB, ABC/BCA, ABC/CBA.

la rima interna si trova, anziché a fine verso, al suo interno; nel caso coincida con la cesura principale del verso, si dice rima al mezzo.

Una sorta di rime “imperfette” sono l’assonanza e la consonanza. Nella prima l’identità di suono tra le ultime sillabe di due parole riguar-da le vocali e non le consonanti (Quando… tanto); nella seconda, al contrario, le consonanti e non le vocali (rosso… messe).

I campi semantici e le parole-chiaveLe parole che compongono una lingua non vivono “scucite”, anzi si richiamano l’una all’altra: o perché hanno in comune il significato (i si-nonimi), o perché hanno in comune la forma, ma non il significato (gli omonimi), o perché sono in opposizione (i contrari), o per associazione di idee etc. Tale rete di relazioni fra le parole crea un campo semanti-co, in cui ogni parola può introdurre altre relazioni e, quindi, un altro campo.

La parola attorno a cui ruota un campo semantico si chiama parola-chiave. Nei testi poetici la parola-chiave è quella che racchiude l’argo-mento stesso della poesia: individuare la parola-chiave, pertanto, è fon-damentale per capire il significato del componimento.

Le figure retoricheUno dei modi attraverso cui i poeti danno al linguaggio maggiore forza espressiva e di significato è l’impiego delle figure retoriche (va precisa-to tuttavia che esse sono ampiamente utilizzate in qualsiasi testo lette-rario, anche narrativo per esempio). Le figure retoriche si distinguono generalmente in:

figure sintattiche o di posizione, che riguardano la disposizio-ne delle parole all’interno del verso; 

figure di suono, che vertono sugli effetti fonici delle parole;  figure di significato o semantiche, che conferiscono una fun-

zione espressiva ai termini in virtù del significato che viene loro attribuito.  

Tra le figure sintattiche o di posizione ricordiamo:

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l’enjambement: si realizza quando la fine di un verso non coinci-de con la fine di una frase, che continua nel verso successivo conferendo al testo una più sinuosa fluidità ritmica;

l’anafora: ripetizione di una o più parole all’inizio di versi o perio-di consecutivi;

l’anastrofe: inversione, all’interno di una frase, di una o più paro-le rispetto al loro ordine logico;

l’iperbato: allontanamento di due termini che sono generalmen-te accostati.

Tra le figure di suono, sono particolarmente frequenti:

l’allitterazione: ripetizione di lettere, sillabe o suoni uguali o affi-ni in parole tra loro vicine per ottenere un particolare effetto sono-ro;

l’onomatopea: utilizzazione dei suoni di una parola per evocare o suggerire a fini espressivi il suono della cosa o dell’animale che si vuole indicare.

Tra le figure semantiche bisogna ricordare:

la metafora: sostituzione di un termine con un altro legato al pri-mo da un rapporto di somiglianza;

la metonimia: sostituzione di un termine con un altro, apparte-nente allo stesso campo semantico (l’effetto per la causa, la ma-teria per l’oggetto, il concreto per l’astratto etc.);

la sineddoche: sostituzione di un termine con un altro, legato al primo da un rapporto di estensione del significato (la parte per il tutto, il tutto per la parte, il singolare per il plurale etc.);

la sinestesia: accostamento di due parole che si riferiscono a sfere sensoriali diverse.

In sintesi: Per analizzare un testo poetico

Leggi attentamente i versi, cercando di comprenderne il signifi-cato letterale; ricorda che è opportuno ricorrere alla consultazio-ne di un dizionario se non conosci il significato di uno o più termi-ni.

Per una prima decodifica del testo, procedi con una parafrasi: ricostruisci il lineare ordine sintattico dei periodi e delle proposi-zioni, sostituisci le parole difficili con parole di uso comune e inte-

gra il testo con gli elementi sottintesi. Per l’analisi contenutistica fai molta attenzione alle parole ricor-

renti, che possono assumere la valenza di vere e proprie parole-chiave, alle parole che rimandano a un campo semantico speci-fico e alle parole poste in rilievo (a inizio verso, a fine verso, in rima).

Per gli aspetti stilistici e linguistici, è fondamentale: riconoscere la forma metrica utilizzata (tipo di componimento, versi tradizio-nali o verso libero etc.); individuare la presenza-assenza di ri-me, assonanze, consonanze, la presenza-assenza di enjambe-ment e gli effetti sul ritmo, le figure retoriche impiegate.

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IL TESTOIl testo è un messaggio linguistico di senso compiuto, inserito in una precisa situazione comunicativa

1. È un messaggio linguistico: un testo è un messaggio linguistico qualsiasi, che può essere verbale, orale o scritto,oppure costitui-to da segni acustici, visivi, gestuali

2. Di senso compiuto: “ è pregato fuori voglia favore fumare chiun-que farlo stanza” non è un testo.

Allo stesso modo non si può considerare testo” domani è il mio com-pleanno perciò Cesare cadde e si fece male al ginocchio”, oppure “ per favore, non” o ancora” molti credono di essere informati ma tanta gente non sanno quasi niente delle loro città” Nel primo messaggio le parole non sono legate tra di loro da legami sintattici e non sono di-sposte secondo un ordine corretto. Il secondo messaggio è incoeren-te dal punto di vista logico perché accosta due informazioni che nulla hanno a che fare tra di loro. Il terzo è palesemente incompleto e nel quarto non sono rispettate le regole della concordanza morfologica.Un messaggio linguistico perciò deve possedere alcuni requisiti indi-spensabili per essere un testo, cioè :1. Deve essere coerente: i suoi contenuti devono collegarsi tra loro in

modo logico a formare il significato globale del testo. La coerenza di un testo è data dai legami logici che collegano il testo

2. Deve essere coeso: deve essere percorso da legami formali che uniscano le sue parti facendo del messaggio un tutto unico, come i fili di lana opportunamente intrecciati formano un unico oggetto, ad esempio un maglione

3. Deve essere inserito in una situazione comunicativa precisa: cioè in un contesto che fornisce informazioni essenziali per la produzio-ne e la comprensione del messaggio: chi parla o scrive? A chi è di-retto il messaggio? Qual è l’argomento del messaggio? Quale sco-po ha il messaggio? ecc.

Le tipologie testuali e i loro scopiPossiamo dividere gli infiniti testi possibili  in cinque grandi categorie o tipi, ciascuno dei quali ha caratteristiche che lo distinguono dagli altri:

1. testi narrativi raccontano una storia reale o fantastica , mettono in scena dei personaggi – scopo: narrare una storia facendo ap-pello alla fantasia del lettore/ascoltatore che mentre legge vede con gli occhi della mente i personaggi, i luoghi, gli avvenimenti, insomma diventa il regista di una storia che viene proiettata solo nella sua mente

2. Testi descrittivi descrivono le caratteristiche di luoghi, oggetti, animali, persone – scopo: descrivere qualità fisiche o psicologi-che che il lettore visualizza mentalmente

3. Testi espositivi presentano dati, informazioni, espongono e spie-gano concetti, teorie su un certo argomento – scopo: spiegare, informare, chiarire , illustrare un argomento

4. Testi argomentativi sostengono opinioni, tesi, valutano fatti, co-se, persone – scopo: convincere il lettore/ascoltatore della validi-tà della propria tesi, del proprio giudizio

5. Testi regolativi impartiscono ordini, forniscono consigli, danno istruzioni – scopo: indurre o costringere a seguire un determina-to comportamento; aiutare a compiere qualche operazione

 I generi testualiAll’interno di ogni tipologia testuale vi è una pluralità di generi testuali diversi, ad esempio:

1. Testi narrativi: fiabe, favole, racconti, novelle, romanzi,articoli di cronaca ecc

2. Testi descrittivi: descrizioni su un libro di scienze, su un depliant pubblicitario, in un romanzo

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Il testo

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3. Testi espositivi: relazioni, riassunti, articoli di giornale, saggi che trattano uno specifico argomento

4. Testi regolativi: ricette, leggi, regolamenti, istruzioni per l’uso...5. Testi argomentativi: recensioni, commenti, editoriali, discorsi poli-

tici eccCominciamo con un testo facile e breve per capire in quali fasi si artico-la il processo di comprensione di un testoTesto n.1La coltivazione della terra, l’allevamento del bestiame, la conservazione dei cibi, gli scambi commerciali assicurarono agli uomini del neolitico una alimentazione abbondante e la possibilità di accumulare delle riser-ve di viveri. Il pericolo di patire la fame divenne meno grave di quanto succedeva in passato. Il primo effetto di tutto ciò fu uno straordinario aumento della popolazione. Tra il 10000 e il 4000 a.C. si calcola che la popolazione mondiale sia passata da 5 milioni di abitanti a 20 milioni, aumentando di ben 4 volte.Villaggi nei quali si praticava una economia mista, cioè l’agricoltura as-sociata all’allevamento, si moltiplicarono in Europa a partire dal IV mil-lennio a: C. Il loro aspetto, pur a distanza di tanti anni, ci è familiare: molte case del nostro mondo sono di legno, di pietra, d’argilla; molte stoviglie sono di terracotta; il cibo consumato dall’uomo è fornito per la maggior parte  dai campi e dal bestiame, gli abiti sono ricavati dalla lana delle pecore e dalle fibre delle piante. Ancora oggi, insomma, una buona parte della popolazione vive in villaggi e svolge attività in tutto simili a quelle dell’uomo neolitico.Nei villaggi neolitici si sviluppò anche la divisione del lavoro tra i sessi . Gli uomini andavano a caccia, portavano gli animali al pascolo, abbatte-vano gli alberi delle foreste, fabbricavano gli utensili di pietra e di le-gno. Le donne invece filavano, cuocevano i vasi d’argilla, tessevano, coltivavano gli orti intorno al villaggio. Nei periodi in cui il lavoro agrico-lo era più intenso (in particolare durante la semina e la mietitura dei ce-reali) tutti quanti, compresi i bambini, lavoravano nei campi.Testo n.2Del termine mito si fa oggi largo uso e abuso: si parla di miti (o falsi mi-ti) dell’uomo contemporaneo – quali potrebbero essere la bellezza, il successo, il denaro ……., - si definiscono “mitiche” alcune immagini, aspirazioni, idee; il vocabolo insomma è di moda.Vediamo di chiarire, anzitutto, quale ne fosse il valore originario.

In greco mythos significava “racconto”, e in questa accezione è usato nei poemi omerici: un significato “neutro”, dunque, che venne a modifi-carsi quando, col sorgere del pensiero filosofico, al mythos fu contrap-posto il logos, cioè la parola razionale. In tal modo, al termine mythos fu conferita una sfumatura dispregiativa: il mito non sarebbe che una favola fallace, una menzogna immaginosa, capace di incantare e di di-stogliere l’uomo dalla conoscenza razionale, ottenuta per via logica. Ma lo stesso filosofo Platone (IV sec. a:C.), pur inizialmente critico nei confronti del mito, non si astenne dal farvi ricorso, anzi gli affidò la fun-zione di comunicare, tramite un racconto allusivo, una verità.Potremmo perciò definire il mito una “favola” che propone i grandi te-mi della vita umana: la nascita e la morte, l’amore e l’odio, la felicità e la sofferenza.

Esercizio n. 1• Leggi velocemente il testo (gli inizi dei capoversi/dei periodi) e

poi:• formula ipotesi sul genere e sui destinatari • individua lo scopo per cui è stato scritto

Esercizio n. 2Leggi attentamente il testo . Torna indietro a rileggere, se non riesci a seguire il filo del discorso e poi:

• assegna al testo un titolo • dividi il testo in paragrafi • individua l’argomento di cui si parla in ogni paragrafo ( di quale

argomento si parla?): esso costituirà il titolo del paragrafo. Scrivi-lo.

• sottolinea le informazioni primarie

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