Non esiste un solo modo di essere umani

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Non esiste un solo modo di essere umani Mt 9:12 Ma Gesù, avendoli uditi, disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. 13 Ora andate e imparate che cosa significhi: "Voglio misericordia e non sacrificio"; (Os 6:6) poiché io non sono venuto a chiamare dei giusti, ma dei peccatori». Cari Amici, Per poter meglio riassumere gli splendidi contributi che mi avete suggerito in merito a questo passo vorrei partire dal concetto di salvezza. 1) Dire che gli unitariani non abbiano un concetto di salvezza perché negano che l’uomo sia naturalmente fallace e che esista l’inferno quale esperienza da evitare, è certamente vero, ma un po’ troppo semplicistico. Il termine σωτηρία (soterìa) convenzionalmente tradotto con salvezza, si può benissimo tradurre anche con salute, benessere fisico e mentale. Tradotto in questo modo ci permette di riconsiderare la questione a un livello un pochino più alto e complesso, e di dire alcune cose: La salvezza/salute unitariana non può essere un francobollo metafisico da appiccicare a piacimento e neanche un obiettivo da potersi dire raggiunto per sempre e una volta per tutte. La salute unitariana non può essere un dogma metafisico a partir dal quale minacciare col dito puntato chiunque non ci piaccia a caso

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Non esiste un solo modo di essere umani

Mt 9:12 Ma Gesù, avendoli uditi, disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. 

13 Ora andate e imparate che cosa significhi: "Voglio misericordia e non sacrificio"; (Os 6:6)

poiché io non sono venuto a chiamare dei giusti, ma dei peccatori».

Cari Amici,Per poter meglio riassumere gli splendidi contributi che mi avete suggerito in merito a questo passo vorrei partire dal concetto di salvezza.

1) Dire che gli unitariani non abbiano un concetto di salvezza perché negano che l’uomo sia naturalmente fallace e che esista l’inferno quale esperienza da evitare, è certamente vero, ma un po’ troppo semplicistico.Il termine σωτηρία (soterìa) convenzionalmente tradotto con salvezza, si può benissimo tradurre anche con salute, benessere fisico e mentale. Tradotto in questo modo ci permette di riconsiderare la questione a un livello un pochino più alto e complesso, e di dire alcune cose:

La salvezza/salute unitariana non può essere un francobollo metafisico da appiccicare a piacimento e neanche un obiettivo da potersi dire raggiunto per sempre e una volta per tutte.

La salute unitariana non può essere un dogma metafisico a partir dal quale minacciare col dito puntato chiunque non ci piaccia a caso

La salute unitariana deve dunque essere una condizione dinamica di equilibrio ed espressione delle nostre piene potenzialità mondane e spirituale cui ciascuno di noi deve tendere in questa vita.

2) Uno degli aspetti più interessanti di questo nostro concetto di salvezza/salute è l’approccio ribaltato rispetto alla condizione umana. Noi non proponiamo un percorso di fuga dall’inferno, come

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se fosse il titolo di uno scontato action-movie anni ’80. Noi proponiamo una via di salute dell’individuo che possa essere espressione piena di tutto il suo potenziale. La salute per noi non è un qualcosa di esterno da trapiantare forzosamente nelle carni di un individuo, né un prototipo unico e immutabile conservato gelosamente in qualche tempo, cui noi dobbiamo sforzarci di somigliare così come a giugno si potrebbero fare le diete per somigliare alla modella in costume di turno. Per noi la salvezza/salute è piena realizzazione di sé-

3) Ma se questo è vero, è vero a maggior ragione che noi crediamo in un potenziale intrinseco nell’animo delle persone, da favorire attraverso una specifica attenzione spirituale e mondana. Del resto uno dei 5 propositi attraverso i quali sto cercando di organizzare le F.A.Q. è proprio quello di valorizzazione dell’esistente ( gli altri sono dedicazione, carità, moderazione e pertinenza). La salute/salvezza è dunque il risultato di un processo di valorizzazione personale (mondano e spirituale), sociale ed ambientale che tutti siamo impegnati a compiere. E qui c’è un punto fondamentale, pronti? Noi siamo tutti pezzi unici, per quanto scrupolosa possa essere la ricerca, non esistono due persone uguali nel mondo, non esiste un solo modo di esseri umani. Il Principale non ha creato un uomo e solo e poi fatto serigrafie e fotocopie, come un pigro artista contemporaneo, ma, come un artigiano vecchio stampo, cura e rende unico ogni pezzo, mettendo in esso parte del suo amore, parte della sua cura.

4) Però, se siamo tutti pezzi unici dotati di un potenziale unico, il più grande errore che potremmo fare è pensare che la salvezza/salute sia una sola. Fatti salvi alcuni principi generali di buon senso, ciò che rende realizzato me, la Bibbia, una superfidanzata, il pesto, la pizza, l’Inter… potrebbe non essere il meglio per qualcun altro. Nel momento in cui un certo percorso mi renda felice ed appagato, è mio dovere condividere il processo che mi ha portato a quella esperienza e la qualità percepita dell’esperienza stessa. Sarebbe invece un errore pensare che io possa imporre il prodotto a cui io sono giunto, le parziali conclusioni del mio percorso spirituale. L’invito a uniformarsi a uno standard, che tanto rassicura gli uomini dalla fede vacillante, è all’origine di sofferenze insensate e inutili. L’omosessuale che rinnega se stesso

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in nome di un qualche versetto biblico tradisce inutilmente una parte di sé che dovrebbe imparare ad accettare e valorizzare. Il tamarrino che lascia annegare i migranti in mare perché non sono cristiani, dovrebbe fare i conti col fatto che non è cristiano neanche respingere il profugo indigente, e che gli occhi che incontra su quei barconi sono una ricchezza da far fiorire e non da lasciare annegare. Promuovere la diversità di vedute, di forme culturali e spirituali, lungi dall’essere un segno di debolezza è un segno di forza, una forza che ci deriva dal riconoscimento dell’intima infinita ricchezza dell’esistente che è nostro dovere custodire armonizzare e valorizzare piuttosto che affossare.

5) Non ha alcun senso dunque svalutare il prossimo in quanto portatore di una opinione o di un comportamento diverso dal nostro. Ciascun essere umano che io possa incontrare su questa terra è portatore di qualcosa di diverso rispetto a me. Il fatto che io incidentalmente non lo veda, o che consideri le differenze di minor conto non significa che esse non ci siano. Il Proposito di Valorizzazione di cui abbiamo parlato mi impone di dispormi a cercare e a riconoscere un talento anche in persone molto lontane da me, così come un buon insegnante di disegno sa riconoscere il talento dell’allievo anche se questi usa tecniche diverse dalle sue. Come ci ha ricordato Cristina, questa apertura è il fondamento della misericordia ed è il primo mattone del Regno. Estremizzando il discorso di Alessandra, vorrei che imparassimo a vederci l’un l’altro non come giusti e sbagliati, come sommersi o dannati, ma ciascuno come un’opera d’arte in via di compimento. Non avrebbe senso copiare il disegno del vicino, il maestro ha dato a ciascuno un soggetto diverso, ma possiamo prestarci le matite, possiamo consigliarci sulle tecniche, possiamo godere reciprocamente della bellezza delle opere d’arte create. Questo capita nelle congregazioni UU.

6) Ilia ci mette di fronte a un altro interessante corollario di questo ragionamento. Ciascuno di noi deve avere in prima battuta il coraggio per accettare i propri difetti e la forza e l’audacia di cambiare verso il meglio, anche sostenuto dalla congregazione. Il nostro messaggio dice a ciascuno “Tu hai un potenziale, tu sei un’opera d’arte, non buttarti via" E su questa linea anche l’ottimo

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Carlo, che ci ricorda come questo processo di crescita passi anche per l’intima accettazione delle proprie ombre, purchè non siano considerate come un punto di arrivo, ma un necessario percorso che ci guida verso e che dà senso alla luce.

Allora auguriamoci di imparare ad infondere, in noi stessi, e in ogni uomo che incontriamo, il coraggio di valorizzare quell’immenso ed unico tesoro di cui ciascuno di noi è dotato.

Nasè Adam ה ם נעש� אד

AmenRob