Noi maggio

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Trimestrale dell’Unitre - Sede Arenzano Cogoleto - Reg. Tribunale di Genova n. 29/94 del 30/11/94 Redazione: Unitre - 16011 Arenzano, via Zunino, 2 - Tel. e Fax 010 9112640 e.mail: [email protected] - Internet: www.unitre.org Anno XXII n. 3 maggio 2015 Unitre Arenzano Cogoleto Università delle Tre Età NOI Nuo Nuo Nuo Nuo Nuo vi Orizzonti Insieme vi Orizzonti Insieme vi Orizzonti Insieme vi Orizzonti Insieme vi Orizzonti Insieme NOI Nuo Nuo Nuo Nuo Nuo vi Orizzonti Insieme vi Orizzonti Insieme vi Orizzonti Insieme vi Orizzonti Insieme vi Orizzonti Insieme

Transcript of Noi maggio

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Trimestrale dell’Unitre - Sede Arenzano Cogoleto - Reg. Tribunale di Genova n. 29/94 del 30/11/94

Redazione: Unitre - 16011 Arenzano, via Zunino, 2 - Tel. e Fax 010 9112640

e.mail: [email protected] - Internet: www.unitre.org

Anno XXII n. 3 maggio 2015

Unitre Arenzano Cogoleto

Università delle Tre Età

NOINuoNuoNuoNuoNuovi Orizzonti Insiemevi Orizzonti Insiemevi Orizzonti Insiemevi Orizzonti Insiemevi Orizzonti Insieme

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2 N.O.I. nuovi orizzonti insieme Anno XXII n. 3

Redazione di NOI

AuserPina AntignaniAngela CerraAugusto Giannerini

Per un mondo migliore .............................. 3Premio di Poesia ....................................... 3Ricordando Aldo Maglierini ........................ 4Festa della Donna 2015 ............................. 5Il coraggio della libertà .............................. 6Una domenica particolare .......................... 7Magia d’oriente: fiori, arte e musica ........... 8La camelia ............................................... 9Cosa è una scrittura autobiografica ............ 10Dal Laboratorio di Scrittura Autobiografica .. 11Filosofia per non addetti ............................ 13Creazione di fiori ...................................... 13Scrittura Creativa ..................................... 14Assistenti - Telecamere sui Corsi ................ 15Pensieri di fine Anno Accademico ................ 16Una fetta di sole ....................................... 16L’angolo dei libri ....................................... 17Comunicare: che cosa? ............................. 18L’elettricista - suonatore Jones .................... 19Per il verso giusto ..................................... 19Il califfato a casa nostra ............................ 20

SOMMARIO

Maria Rosa BaghinoMarilina BortolozziBeppe CameiranaRoberta CampoNuccia CavallinoIda FattoriGiuseppina MarchioriIdelma MauriLoredana OdazziMaura StellaRosi Volta

Fabia Binci, Direttore Responsabile

Distribuzione

Hanno collaborato

Eleonora BozzaniFanny Casali SannaMaria CascioAngela CavigliaMaria Elena DagninoLuciana DelucchiPatrizia DettiRosanna GamberalePaolo MauriGiacomo PonzèGianna RivaneraCinzia RevelliMario RoettoAlberto SaccoMaria Paola Veardo

Je suis Bardo ............................................ 21PoeticaMente ........................................... 22Dal corso “Io scrivo... io ascolto” (vari autori) 23Personaggi da ricordare ............................ 28Amici di Arenzano: B.C. Joubert .................. 30ANPI: Giornata Internazionale della Donna ... 32Töre di Saraceni: F.P. De’ Calboli ................ 34WWF: Che pesci pigliare? .......................... 35Il Sipario Strappato: Da dietro il sipario ....... 36Accademia Musicale Teresiana ................. 37Mesì Mesì Onlus: L’Eco Kit .......................... 38AUSER: Attività sociali di primavera ............ 40Consorzio Arenzano per voi ........................ 42Il telefono elegante ................................... 43Fanno bene certe notizie ............................ 43La moda di Roberta ................................... 44È di nuovo primavera ................................ 45L’albero della vita ...................................... 46Foto del corso di Ricamo ........................... 46Borghi liguri ............................................. 47Memorandum ........................................... 48

Rina RancatiPericle RobelloRita ScappaticciRosanna Trogi

Accademia Musicale TeresianaAmici di ArenzanoAmici CCM di ArenzanoA.N.P.I. ArenzanoAUSER ArenzanoConsorzio Arenzano per voiMesì Mesì OnlusSipario StrappatoTöre di SaraceniWWF

Gruppo Biblioteca

Associazioni

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N.O.I. nuovi orizzonti insieme 3Maggio 2015

Fabia Binci

Per un mondo migliore

https://sites.google.com/site/poesiarenzano/

Feliciano Paoli

concorre con

Non perdere per strada

Archinto 2014

Umberto Fiori

concorre con

Poesie (1986 - 2014)

Mondadori 2014

Valerio Magrelli

concorre con

Il sangue amaro

Einaudi 2014

Premio di Poesia “Città di Arenzano”dedicato a Lucia Morpurgo Rodocanachi

Arenzano - Grand Hotel, sabato 27 giugno 2015, ore 21

Un altro anno della nostrastoria volge al termine, comesempre ricco di iniziative e at-tività qualificanti.

É il momento di ringraziarci avicenda per quanto siamo riu-sciti a realizzare per noi e perla comunità cui apparteniamo.

Viviamo in tempi difficili, con gironi danteschi di ac-qua e di cielo, come il Mediterraneo dei barconi edella tratta di esseri umani, in situazioni esplosive incui il pianeta sembra vivere “una guerra mondiale apezzi”, per usare le parole di Papa Francesco, mentrenon si arresta il degrado ambientale, causato da sfre-nati egoismi.

Non possiamo non impegnarci per una società di-versa, inclusiva, in cui la politica torni ad essere unasperanza, un servizio, una passione, e l’etica possafunzionare come l’ago e il filo e collegarci gli uni aglialtri, per un futuro migliore e di pace.

La pace è un cammino, lungo, complesso e artico-lato. La costruiamo noi, tutti i giorni, con i nostri stilidi vita quando sappiamo rigettare qualsiasi tipo di vio-lenza, anche la più piccola, e promuovere la culturadel rispetto e della diversità.

L’Unitre, già da tempo in cammino in questa dire-zione, propone una cultura diversa, basata sulla coo-perazione piuttosto che sull’agonismo, sull’ascolto deglialtri piuttosto che sull’affermazione esasperata del pro-prio io.

Impegniamoci tutti per un processo di globalizza-zione della solidarietà e dell’amore, non smettiamomai di costruire ponti, soprattutto nella vita di tutti igiorni. La nostra esperienza dimostra che si possonoscavalcare le staccionate del pregiudizio e della diffi-denza e infrangere frontiere di spazio, tempo, cultu-ra, lingua, storia.

Nell’augurarvi buone vacanze, vi invito a partecipa-re ai momenti conviviali di fine anno e al nostro Pre-mio di Poesia.

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4 N.O.I. nuovi orizzonti insieme Anno XXII n. 3

Domenica 22 marzo nel Centro Culturale ”AlbertoSbragi” l’Unitre di Arenzano Cogoleto ha ricordato unodei soci che più attivamente ha contribuito alla nascitae allo sviluppo dell’Associazione, lavorando con spiritocollaborativo, sia che si trattasse di impegnarsi per losviluppo delle attività organizzative e culturali sia dioperazioni più umili, qualora le neces-sità del momento lo richiedessero.

Nonostante la giornata domenicalee la pioggia, la presenza di soci e ami-ci di Aldo Maglierini è stata tale chemolti non solo non hanno trovato po-sto a sedere ma addirittura hanno do-vuto restare sulla porta della sala. Han-no ricordato più che il socio l’amico levarie autorità che hanno preso la parola.

Nell’ordine la Presidente Unitre Fabia Binci, la Sinda-co di Cogoleto Anita Venturi, l’Assessore Filippo Lo Ni-gro che ha portato i saluti di Sindaco e Vicesindaco diArenzano, nonché il Presidente dell’Anpi di Arenzano,Orazio Lo Crasto.

Il ricordo di Aldo si è svolto attraverso una conferen-za che lui avrebbe apprezzato. Infatti desiderava chevenisse ricordata la tragedia degli Italiani in Istria eDalmazia anche a Cogoleto, come era stato fatto adArenzano, invitando il prof. Silvio Ferrari a parlare del-l’argomento. Proprio pochi giorni prima della sua mor-te aveva espresso al Presidente dell’Anpi l’intenzionedi riprendere l’argomento, possibilmente ogni anno,avvalendosi dei contributi storici che, via via, si stannoelaborando sull’argomento. Il Presidente Anpi ha co-municato che, a seguito dei colloqui intercorsi con laVicesindaco di Arenzano Daniela Tedeschi, nel prossi-mo ottobre si terrà un altro convegno dedicato all’ar-gomento, che sarà dedicato ad Aldo Maglierini.

Dopo le parole delle autorità si è svolto il momento piùtoccante e significativo della mattinata: è stata scoper-ta, per mano della moglie di Aldo, Ada Bongiovanni, vi-sibilmente emozionata, una targa in sua memoria.

Poi il prof. Silvio Ferrari ha tenuto la conferenza inprogramma ”Istria: Italiani, Slavi, guerra”. Si è trattatodi un discorso estremamente articolato, non solo perla complessità dell’argomento ma anche per la suaimpostazione. Silvio Ferrari ci ha parlato infatti nelladuplice veste di studioso e di testimone, e di testimoneparticolare, essendo figlio di una Croata vedova di unItaliano che, alla fine della guerra, scelse per sé e peril figlio la via dell’esodo, così come furono costretti afare tanti altri Italiani.

Ricordando Aldo MaglieriniAlternando dati storici a ricordi personali, Ferrari ha

ripercorso le motivazioni che portarono alla tragediadelle foibe, mai offrendo giustificazioni all’una o all’al-tra parte, ma cercando di fare capire l’insieme di con-traddizioni insite nello sviluppo storico, geografico esociale di quella terra.

Attingendo anche alla sua doloro-sa biografia di uomo ha denunciatocome per lunghi anni, pur conoscen-do tali avvenimenti, si sia volutamen-te taciuto e coperto con l’oblio fattiche erano “scomodi e inopportuni”persino per la memoria, da qualun-que parte li si guardasse.

Solo negli ultimi dieci anni finalmen-te numerosi studiosi hanno rivolto l’attenzione a que-sta pagina della nostra storia.

Il prof. Ferrari ha ripetuto, più e più volte, che è ne-cessario non giudicare ma cercare di comprenderequegli anni di modo che diventino, al di là degli schie-ramenti, un patrimonio comune.

Egli ha concluso auspicando che non sia più l’Italiaun paese in cui ognuno si limiti a commemorare i pro-pri morti. Partecipe di una storia che lo ha coinvoltopersonalmente per anni, avvertendola nel suo animoquasi come una zavorra, il prof. Ferrari, riconciliatofinalmente oggi con essa, da vero uomo di scuola siinterroga anche sul modo, didatticamente migliore, ditrasmettere questa memoria ai più giovani.

A questo proposito indica come un autore giovanequale Simone Cristicchi abbia intuito un modo effica-ce. Partendo dal dato concreto che a Trieste, nella zonadei vecchi silos, in un magazzino, il magazzino 18, sonorimasti, ormai abbandonati e polverosi, molti oggetti dipersone che li lasciarono lì, avviandosi all’esodo, sicu-ramente con l’obiettivo di ritornare a prenderli, Cristic-chi ha costruito una storia teatrale. Ogni singolo og-getto, nella solitudine di quell’abbandonato magazzi-no, evoca attraverso le parole dell’autore un momentodi quella storia.

Così attraverso tante tessere di vite disperse si vienericreando la storia di quegli avvenimenti. Gli oggetti,attraverso la creatività dell’artista, rivivono e sono lorostessi a tramandare alle nuove generazioni, in manie-ra seducente ed efficace, la memoria.

Il professore ha terminato l’incontro invitando a ve-dere lo spettacolo “Magazzino 18” di Simone Cristicchiin programma per l’8 aprile al Teatro della Corte.

Maura Stella

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N.O.I. nuovi orizzonti insieme 5Maggio 2015

Brilla la mimosa in Sala Consiliare il pomeriggio del7 marzo per la “Festa della donna fra cultura - impe-gno - comunicazione”.

Sindaco e Vicesindaco offrono un solare benvenutoe il gruppo “Voci dal blu” dedica alla donna canti emo-zionanti accompagnati dalle melodie dell’organo.

Marco Rinaldi e Lazzaro Calcagno presentano il li-bro “Mimose”, racconti di “eccellenze femminili frateatro e narrativa”, memorie di vita quotidiana delledonne, soprattutto quelle dimenticate, che hanno vo-luto costruire la storia, con coraggio e determinazione.

Il ricavato del libro verrà devoluto in beneficenza.Sentir dire da voci maschili che la donna ha una

marcia in più è emozionante.Seguono numerosi interventi, moderati dalla gior-

nalista Valentina Bocchi-no e intervallati dagli in-termezzi musicali delGruppo Voci del Blu, sultema “She”, e dalle let-ture di Sara Damonte delSipario Strappato.

Le parole di Fabia Bin-ci, Presidente UNITRE,mettono in risalto la fi-gura della donna, che fi-nalmente scopre se stes-sa, questa figura sottile

Festa della Donna 2015ma tenace, pronta a farsi valere, citando esempi fa-mosi di donne che sono riuscite ad affermarsi. Avver-te poi che la parità tra uomo e donna passa ancheattraverso la rimozione di tutti i residui di pregiudizioche si trovano ancora oggi nel linguaggio.

Arenzano ha scelto un modo intelligente per festeg-giare la donna, aggiunge Patrizia Grillo, docente im-pegnata, soffermandosi sui molteplici ruoli della don-na, oggi, e sul coraggio di chi sa denunciare chi latratta male e ne abusa.

Il piacevole pomeriggio prosegue con l’interventodel Presidente ANPI Orazio Lo Castro, che si soffermasul ruolo familiare e sociale della donna nella Costitu-zione. Restano nel ricordo le calde letture di SaraDamonte, la dolcezza di Carlotta, 15 anni, vincitricedi un concorso canoro, la grinta di Rita Tana, campio-nessa di arti marziali, nonché insegnante alla pale-stra California di Arenzano.

Un colorato pomeriggio, quindi, terminato con uncoro all’unisono, “Quello che le donne non dicono”,celebre brano portato al successo da Fiorella Manno-ia, e con la foto di tutte le signore presenti, scattatadagli immancabili fotografi sempre attenti ad immor-talare sguardi e sorrisi.

All’uscita un gradito dolcetto, gustato con l’augurioche la donna possa proseguire nel cammino dell’eman-cipazione.

Nuccia Cavallino

Arenzano, 7 marzo 2015. In alto Sara Damonte, qui sopra il pubblico in sala

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In tutta Italia il 21 marzo è la Giornata della Memo-ria e dell’Impegno per ricordare le vittime innocentidi tutte le mafie.

Per aderire a tale progetto anche il Comune di Aren-zano ha voluto celebrare l’iniziativa e lo ha fatto allagrande con due giornate dense ed emozionanti:

Venerdì 20 marzo con la proiezione del film “I Cen-to Passi” di Marco Giordana, alle 9.30 per gli alunnidelle classi terze della Scuola Media, e alle 21.00 per lacittadinanza. Proiezione seguita da interessanti dibattiti.

Sabato 21 marzo con l’inaugurazione di Villa Mina ela sua restituzione alla comunità, preceduta alle 10.30dalla Benedizione di Mons. Giorgio Noli, alla presenzadi Autorità sia regionali sia cittadine e delle Forzedell’Ordine. A tagliare il nastro la nostra Sindaco Ma-ria Luisa Biorci, il Sindaco di Cinisi Giangiacomo Pa-lazzolo, il Presidente della Regione Liguria Claudio Bur-lando e il Presidente di Radio 100 Passi Danilo Sulis.

Sono seguiti poi dibattito e rinfresco. Il tutto è statoallietato con intermezzi della Banda Musicale “A. Pa-rodi” di Arenzano.

Il pomeriggio alle 15.00 inaugurazione della magni-fica Sala Comunale intitolata a “Peppino Impastato”giornalista, attivista e poeta italiano, noto per le suedenunce contro le attività mafiose a seguito delle qualifu assassinato il 9 maggio 1978.

Si è poi tenuta una Tavola Rotonda sul coraggiodella libertà, che ha visto, come relatori, persone chesono in prima linea nella lotta alla mafia e, come mo-deratore, Massimo Lauria, ex Assessore di Arenzanoche per primo aveva espresso il desiderio di intitolarela Sala a Peppino.

Dopo i saluti della Sindaco di Arenzano, Danilo Sulisha dato il via agli interventi. Con un eloquio travol-gente ci ha parlato della realtà, passata e attuale, delsuo paese, Cinisi, paese anche di Peppino Impastato

di cui era amico, con cui aveva condiviso la ribellionealla realtà di quel territorio e di tutta la Sicilia.

Sulis è impegnato in prima fila per sradicare la mafiai cui beni sono confiscati e convertiti in beni di utilitàsociale. Condivide interventi e programmi con Gian-giacomo Palazzolo, il Sindaco di Cinisi giovane e grin-toso, che ci ha raccontato l’attuale realtà mafiosa moltomutata rispetto alla mafia della “tradizione”. La mafiadella lupara è stata soppiantata dalla mafia dei collettibianchi, la mafia della politica, la mafia delle banche.La mafia odierna è la parte deviata dello Stato.

Alla fine del suo intervento, il giovane Sindaco haconsegnato una targa commemorativa dell’incontroe ha invitato la nostra Sindaco per i giorni 7 e 8 mag-gio a Cinisi, per festeggiare e commemorare Peppi-no Impastato.

L’intervento di Matteo Lupi, rappresentante di LIBE-RA Liguria, ha illustrato quali sono le lotte di LIBERAe quanti sono gli interventi di confisca dei beni dellamafia anche qui in Liguria.

I giovani dell’AGESCI Arenzano, Erika Berta, Giovan-ni Firpo e Claudio Pisano, hanno dimostrato la loromaturità parlando del coraggio nel percorrere la stra-da della legalità. Per concludere hanno letto la “Cartadel Coraggio” e ne hanno dato copia agli ospiti.

Infine è intervenuto Matteo Cosulich che ha parlatodella Costituzione Italiana, evidenziandone i pregi ela sua impronta che è un inno alla libertà dell’uomo.

I vari interventi sono stati piacevolmente intercalatida brani musicali del Gruppo ABNorme.

È stata una giornata suggestiva, coinvolgente, checi ha fatto riflettere e sperare in un mondo più pulito.

Marilina Bortolozzi

Il Coraggio della Libertà

I Sindaci di Arenzano e Cinisi

Un momento della manifestazione

Villa Mina: luogo di memoria, cultura, impegno

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N.O.I. nuovi orizzonti insieme 7Maggio 2015

Una domenica particolare

Luciana Delucchi

Giornata della donna!Gran giornata per me! Sono al Carlo Felice per as-

sistere alla finale del Premio Paganini, una tra le piùimportanti competizioni violinistiche internazionali.Sarà uno scontro tra Titani.

Il teatro è stracolmo. Noto, con piacere, che nonsono presenti solo persone adulte ma anche tantissi-mi ragazzi e molti bambini. Un pubblico variegato chesi dimostrerà, nel corso del lungo po-meriggio, molto attento e silenzioso.Non sempre è così. Mi è capitato a voltedi dover riprendere gente poco rispet-tosa.

Sta entrando l’orchestra, seguita daldirettore, una giovane e promettentecinese, Yi-Chen Lin. Scatta un dovero-so ma caloroso applauso. Subito dopoviene introdotto il primo finalista in gara.È un ragazzo lettone. A lui l’onore el’onere. Esegue il Concerto in Re Mino-re Op. 47 di Sibelius, che sarà ripresoda altri due finalisti. Siamo solo agliesordi, l’atmosfera è sospesa. Il pub-blico sembra non respirare. L’emozio-ne è tangibile. Al termine della lungaed impegnativa esecuzione (circa 45minuti) si alza, dal pubblico in sala, unfragoroso applauso, accompagnato da molti “Bravo!”.

Il secondo interprete è un ragazzo tedesco. Alto,magro, i capelli biondi che gli accarezzano il collo. Ilviso, con un bel naso importante, è pallido, forse perla tensione. Rivedo in lui Paganini, non soltanto perchésta eseguendo, con grande partecipazione emotiva, unconcerto del grande violinista genovese, il Concerton°1 in Re Maggiore. Gli assomiglia, ha preso la suaanima. Ogni tanto sorride, lancia uno sguardo d’intesaal direttore d’orchestra, la ragazza cinese in smokingnero. Vediamo le sue spalle semivelate da una lucidis-sima e liscia chioma corvina.

Nella giornata a lei dedicata è significativo che il di-rettore di una orchestra quasi tutta al maschile, siauna donna. Orchestra che è non solo bella da ascolta-re ma anche da guardare: i musicisti, mentre suona-no, formano un’onda sinuosa, increspata dagli archettidei violini, delle viole, dei violoncelli, dei contrabbassi,senza dimenticare tutti gli altri meravigliosi strumentiche, con il loro magico suono, ti arano il cuore. Quan-do il violinista tedesco termina la sua prova, c’è unoscoppio, un boato. Il tifo è quello da stadio.

Genova, targa per Paganini

Il pubblico genovese, definito, da sempre, freddo emolto temuto dagli artisti, sta smentendo la sua fama.

La terza finalista è una graziosa ragazza giappone-se. Il vaporoso abito di voile verde smeraldo la fa sem-brare una campanula. Gli orchestrali la sbirciano am-mirati.

La quarta interprete è una prosperosa ragazza rus-sa. Mi ricorda le simpatiche matrioske.

La quinta è una statunitense diorigine coreana. È serissima. Leie il suo violino sono una cosa sola.Si abbracciano. Strepitosa!

I “Brava!” si sprecano.L’ultimo, il più giovane, viene

dalla Corea del Sud, ma studianegli USA. La sua insegnante havinto il Paganini qualche anno fa.Fin dalle prime note si intuisconouna classe e un’abilità fuori dalcomune. Il violinista esegue an-che lui il Concerto n°1 in Re Mag-giore di Paganini in un crescendodi emozioni.

Siamo rapiti dalla musica e dal-la straordinaria bravura di que-sto ragazzo. Al termine della suaesecuzione, il teatro esplode. Per

tre volte In Mo Yang, questo è il suo nome, viene chia-mato alla ribalta. Siamo tutti in piedi, osannanti.

La giuria degli esperti si ritira per decretare il vincito-re di questa edizione, che sarà proprio In Mo Yang.

Il Carlo Felice è in delirio. Le ragazzine si avvicinanoal palco per chiedergli autografi e selfie, come se fos-se una rockstar, proprio come una rockstar dei suoitempi era considerato Nicolò Paganini.

Il grande violinista è stato riscattato.Qualcuno, anni fa, ha fatto demolire la casa dove

era nato, dando prova di grande insensibilità. Al suoposto c’è una targa che ricorda questo evento, e che siconclude con una frase di Franz Liszt: “Non ci sarà maipiù un secondo Paganini”. Paganini è unico e rivive at-traverso le interpretazioni di grandi violinisti fra cuiquesti ragazzi.

Sono quasi le 21. È stato un pomeriggio intenso.Saluto la mia vicina di poltrona, la mia amica di qual-che ora, la simpatica signora Marisa, mi alzo e lascio,un po’ a malincuore, questo meraviglioso teatro.

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8 N.O.I. nuovi orizzonti insieme Anno XXII n. 3

È tornata nel nostro parco laMostra della Camelia, quale pre-ludio alla Mostra di Florarte, chesi svolgerà dal 24 al 26 aprile nelParco Comunale. È stata organiz-zata nella Serra Monumentale delParco Negrotto Cambiaso, neigiorni 28 e 29 marzo, a cura delComune di Arenzano e dalle “Ca-mellie del Verbano” di Tiziano Ge-noni, nel ricordo di Eleonora Ge-noni, con il patrocinio della SocietàItaliana della Camelia.

L’evento, articolato su due gior-nate, ha visto la partecipazionedi varie Associazioni, che hannocontribuito con visite guidate,percorsi poetici, conferenze, la-boratori, concerti ad interessarei visitatori. Tutti coloro che han-no operato per la riuscita dellainiziativa sono stati ringraziati ri-petutamente dalle autorità, sempre presenti in oc-casione dei vari eventi.

La prima giornata è stata dedicata in modo partico-lare alla conoscenza di questo fiore di origine orien-tale, sia per quanto riguarda le sue caratteristichebotaniche e storiche, sia la sua diffusione in Italia.

Non voglio soffermarmi su questi aspetti in quantoin questo giornale ne ho già parlato diffusamente(Anno XX, 3, pp 8-10), finirei per ripetermi.

Vorrei invece, in questa occasione, parlare di unevento che è stato definito “un incanto orientale in

Arenzano”. Nelcorso della se-conda giornata,infatti, i visitato-ri hanno avutomodo di ammi-rare “La Geishaalla finestra.Giorno”, operapolicroma delmaestro inciso-re imperieseGiovanni Berio,in arte Ligustro,di grande raffi-

natezza artistica che rappre-senta una geisha, ripresa dispalle mentre sembra aggiu-starsi i capelli e osservare ilpaesaggio al di là della fine-stra. È a questo punto che illettore dell’opera resta inter-detto perché il paesaggio noncorrisponde ad una vedutaorientale ma a un paesaggiodi case tipicamente liguri, af-facciate sul mare.

Grazie alla conferenza te-nuta dalla sua allieva, MariaNella Ponte, abbiamo potutocapire chi sia questo straor-dinario ed eccentrico artistae come sia giunto a realizza-re opere come quella che ab-biamo avuto la fortuna di po-ter osservare da vicino, cosìsuggestiva e ricca di simboli

della cultura e filosofia giapponesi.Maria Nella Ponte, in arte Hellory, (nome impostole

da Ligustro, secondo una tradizione degli artisti giap-ponesi, la quale prevede che siano i maestri a rinomi-nare i loro allievi) ci ha spiegato come Ligustro siagiunto a dedicarsi all’arte solo dopo lunghi anni tra-scorsi come chimico nell’industria olearia, quando unagrave malattia lo costrinse a ritirarsi dal lavoro.

A 63 anni cominciò ad interessarsi di arte e, appas-sionandosi allo studio delle opere degli impressionistifrancesi, scoprì come questi, a loro volta, fossero statiattratti e suggestionati dalle stampe giapponesi. Ilpasso successivo fu lo studio della xilografia policro-ma giapponese e delle tecniche Nishiki-e in uso nelperiodo Edo (1603-1868), così lontane da noi, cheesigono una autentica pazienza e meticolosità “orien-tale”.

Il maestro è riuscito a impadronirsi in maniera sor-prendente di antichi metodi artigianali. La carta cheimpiega viene prodotta a mano utilizzando un impa-sto vegetale di bambù, gli inchiostri sono di sua esclu-siva produzione e ottenuti miscelando con terre colo-rate polveri d’oro, argento, mica, ostrica e perla. Sononecessarie centinaia di matrici scolpite a mano su le-gno di pero e ciliegio, con rigorosa precisione, perstampare un’opera.

Ligustro, Geisha alla finestra

XVII Mostra della Camelia

Magia d’oriente: fiori, arte e musica

Giovanni Berio, “Ligustro”

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N.O.I. nuovi orizzonti insieme 9Maggio 2015

Accarezzati dai tiepidi raggi del sole,accanto ai narcisi, al gelsomino,fra le coriacee fogliefanno capolino grossi, carnosiboccioli di rosa senza spine.

Nel preparare i suoi colori sfolgoranti di luceLigustro si è avvantaggiato della formazioneda chimico che ha caratterizzato la prima par-te della sua esistenza, svoltasi in giro per ilmondo, partendo da Oneglia, la cittadina incui nacque nel 1924. È così svelato perché lageisha osservi una cittadina ligure, a ben os-servarla non è altro che Oneglia. È un simbo-lico scambio di sguardi tra due culture che siincontrano e vogliono conoscersi reciproca-mente.

Proprio per questo motivo l’autore ha stu-diato e approfondito non solo le tecniche maanche gli altri aspetti della filosofia e culturagiapponesi, raccogliendo un infinito numerodi volumi legati all’argomento.

Non è quindi un caso che in ogni stampa diLigustro compaia spesso, oltre al sigillo, una brevecomposizione poetica, un haiku, il componimentopoetico nato in Giappone nel XVII secolo, che nelgiro di tre versi (5-7-5 sillabe) sviluppa un tema le-gato alla natura.

A questo punto della manifestazione la parola èpassata agli attori della Compagnia teatrale “La Pan-china” che hanno dato dimostrazione di cosa sia un

Maura Stella

Foto di gruppo con Hellory al centro

haiku leggendone diversi, attinti dalla tradizione di gran-di autori giapponesi del passato, e poi altri prodottinel Laboratorio di Scrittura Creativa dell’Unitre.

Gli haiku, intervallati da un breve rintocco metallico,hanno creato una particolare atmosfera ricca di vi-branti suggestioni. Ai partecipanti sono stati offerti indono segnalibri con haiku: circa trecento, che sonostati molto graditi!

Hanno eseguito intermezzi musicali due allievi del-l’Accademia Teresiana, il giovane Nicolò Crecchi e Ma-riam Saleh, particolarmente apprezzati dai presenti.

Il pomeriggio è proseguito con un concerto tenutodal maestro Katsumi Nagaoka, con la partecipazionedel soprano Yukari Kobayashi, che ci hanno fatto ascol-tare diversi pezzi della tradizione giapponese e hannoconcluso con una notevole fantasia sul tema de “Latraviata”. Nagaoka, che è anche insegnante presso l’Ac-cademia Teresiana, ha suonato anche alcuni suoi pezzi.

Ancora tanti grazie a tutti, non solo dalle autoritàma anche dai cittadini di Arenzano e… arrivederci apresto.

La camelia di Maria Cascio

Hanno la punta vermigliapronta ad aprirsi in corolla

dai petali rosso rubino,di rosa punteggiati,

attorcigliati, come boccuccedi bimbi al primo mattino

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10 N.O.I. nuovi orizzonti insieme Anno XXII n. 3

Cosa è una scrittura autobiografica?Alcuni di noi ne hanno

già fatto esperienza neinostri laboratori dell’Unitree proprio di questa espe-

rienza ho voluto ridefinire con maggior precisione icontenuti e la cornice in cui la collochiamo.

La scrittura autobiografica non è scrittura di fanta-sia. Quel che viene scritto fa riferimento a fatti acca-duti nell’evolversi della nostra storia personale.

Il soggetto principe di questa scrittu-ra siamo noi con le nostre vicende divita, con le persone che ci sono statevicine, con i luoghi in cui abbiamo vis-suto.

In questi laboratori impariamo a rios-servarci, a dare o ridare uno sguardoattento a noi e al nostro tempo. Per riu-scire a far questo è necessario porreun attenzione privilegiata alla memoriae alla sua ricostruzione. Nella scritturaautobiografica, l’invenzione, la creativi-tà sono un supporto e un aiuto, a volte necessario peresprimere particolari stati d’animo, ma non sono glistrumenti principali.

Potremmo paragonare la nostra penna ad un obiet-tivo di una macchina fotografica. Noi facciamo foto-grafie ai nostri ricordi, alle nostre esperienze. L’obiet-tivo ci permette di avvicinare o allontanare un’imma-gine e può anche riuscire a cogliere particolari sfuggitial nostro sguardo, alla nostra attenzione.

Scrivere può diventare uno strumento di riordino delcomplesso mosaico che è la nostra storia.

Questo può essere fonte di chiarezza e riflessione.Scrivere può far bene purché a “dettare” non sia un“maestro” esterno a noi. Noi dobbiamo attingere danoi stessi, dal nostro patrimonio interiore che può es-sere (o è) molto poetico.

Dobbiamo avere la consapevolezza che ogni perso-na ha nella propria storia una grande ricchezza e solole proprie parole sono in grado di farla emergere.

I laboratori di scrittura autobiografica hanno la fina-lità di aiutare ad esprimerci in parole capaci di descri-vere la nostra persona. Fondamento di ciò è la ricercadi un linguaggio autentico.

La libertà di espressione fa da specchio alla nostralibertà interiore; per questo è necessario non dare

giudizi e valutazioni su ciò che si scrive. L’assenza digiudizio, l’ascolto, la riservatezza creano un clima diaccoglienza necessario alla spontaneità della scrittu-ra.

Ho imparato a comprendere la specificità di questascrittura presso la Libera Università dell’Autobiogra-fia di Anghiari. In essa il primo anno viene dedicatoalla scrittura della propria autobiografia.

Quale esempio di scrittura autobiografica, voglioqui riportare un breve brano che faparte del capitolo dei ricordi della miainfanzia:

“Questa rievocazione non è un sem-plice ricordare ma un rivivere l’acca-duto. I ricordi riemergono fragranticon tutte le sensazioni e i profumi diun tempo...

Gli arredi delle case, nel passato,erano molto più sobri. Nell’unica cre-denza, in cucina, si teneva tutto il ne-cessario per fare da mangiare per la

mia famiglia; eravamo in sei.Da bambina curiosavo spesso in un cassetto di que-

sta credenza. Era più o meno alla mia altezza e forseriuscivo ad arrivarci alzandomi sulle punte dei piedi.

Guardavo dentro con il desiderio di trovare, tra pezzidi spago, bottoni e cianfrusaglie, qualcosa di nuovo.La mia attenzione si concentrava spesso su un og-getto perché non capivo il motivo del suo abbando-no, anzi ne provavo un lieve sentimento di pena.

Si trattava di un vecchio crocifisso con un Cristoargentato: povero Gesù sempre in croce dimenticato.

Trovai il rimedio in modo repentino e senza dubbidi fallimento. Ci misi un po’ di tempo per concludereil lavoro, ma riuscii, con un oggetto appuntito, a farsaltare i chiodini che trattenevano il Cristo alla croce.Finalmente liberato.

La delusione fu grande quando mi resi conto che ilCristo rimaneva sempre nella medesima posizione,le braccia non scendevano, i piedi rimanevano acca-vallati. Forse pensavo che potesse perdere la suarigidità, come le mie bambole.

Credo comunque di essermi consolata presto ab-bandonando nuovamente Gesù al suo destino”.

Maria Paola Veardo

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N.O.I. nuovi orizzonti insieme 11Maggio 2015

Il corso di scrittura autobiograficache sto frequentando, l’aspettavo.

Da qualche anno, da quando eranomorti i miei nonni, mi rendevo conto che mi mancava-no degli appigli con il mio passato. Chi me li avrebbepotuti dare?

L’idea si è rafforzata dopo la morte di mio padre.Lui raccontava e raccontava, soprattutto le sue espe-rienze di giovanissimo marinaio sui MAS, nel Mar Egeo,durante l’ultima guerra. Ormai non lo ascoltavo più.

E, adesso, ho solo ricordi sbriciolati. Avrei dovutoscrivere. Lo faccio ora. Lo faccio per mia figlia. E perlei che ho scavato nella mia memoria, ho rubato ri-cordi ai miei parenti anziani ancora in vita, ho rimes-so insieme tesserine della storia familiare, fin dovemi è stato possibile.

Il corso è fondamentale, anche se, talvolta, farriaffiorare ricordi lontani è doloroso. Ma è come rivi-vere la propria vita una seconda volta, rivedendo cer-ti episodi sotto una luce diversa, con una maturitàdiversa, agevolati dal trascorrere del tempo, che sfu-ma ogni cosa.

Siamo un gruppo di persone, ormai amici, un grup-po compatto che condivide il piacere, la necessità dimettersi a nudo.

Durante la lettura dei nostri racconti c’è unapalpabile emozione, che arriva alla commozione e,spesso, alle lacrime vere e proprie. Una catarsi.

La penna, mai frenata daregole o insicurezze gram-maticali o lessicali, vola li-bera su luoghi, persone emomenti della nostra vitapassata e recente.

Il fine non è il bel testo,ma la verità scaturita dallasincerità con noi stessi e la

conseguente consapevolezza che quel che oggi siamo èil risultato di quell’alchimia di eventi ed azioni soprav-venuti dalla nascita ad ora…

I trascorsi privati di tutte le persone del gruppo (maiobbligati alla lettura degli scritti), è anche testimo-nianza inevitabile di epoche, usi, mode e valori socia-li; sono la vera storia, quella mai disgiunta dalle emo-zioni.

Questo patrimonio di sentimenti però, come unaperla sacra, rimarrà sempre racchiuso nel segreto diun’aula.

Dal Laboratorio di Scrittura Autobiografica

Luciana Delucchi

L’origine della mia vita

Un volo libero

Era il 14 Luglio 1941.Ricordo quel lontano giorno. In lontananza le bom-

be, i miei genitori all’altare.Ho vissuto quei giorni attraverso le loro parole, ho

vissuto il mio concepimento, la gestazione di miamadre, la mia nascita.

Povera mamma! Tre giorni di travaglio erano dav-vero troppi! Sarà perché io stavo bene al caldo, saràche i 40 anni di mia madre, e per giunta primipara,rendevano tutto più difficile.

Alla fine eccomi venire alla luce affranta e piagnu-colante. Ero un esserino nero di kg 3,200 annaffiatodalle lacrime di mio padre e avvolta dalle estenuatemembra di mia madre.

Di latte ce n’era tanto ed io in tre giorni cambiaifisionomia. Mi fecero una bella banana e mi battezza-rono nella Cappella dell’Ospedale di Sestri.

Marilina Bortolozzi

Patrizia Detti

Rivivere la propria vita

Prima non c’erano e improvvi-samente compaiono a frotte, ri-cordi smossi da una parola, da unafrase, arrivano a stormi, si impa-droniscono dei pensieri e rovescia-no il tempo, ritrovi voci, visi, luo-

ghi che si erano nascosti impauriti dal troppo “oggi” edall’incombente “domani”, così sul foglio bianco si di-segnano arcobaleni di emozioni che troveranno ripa-ro nell’ascolto premuroso degli altri.

Cinzia Revelli

Piccola dissertazione sul corso

Page 12: Noi maggio

12 N.O.I. nuovi orizzonti insieme Anno XXII n. 3

Dal Laboratorio di Scrittura Autobiografica

Si scrive, si rileggee si prova “stupore”per le cose che sonostate scritte forse per-ché il nostro vissutoaltro non è che uno

smisurato teatro nel quale l’interpretazione delle no-stre vicissitudini muta costantemente e l’attore, puressendo sempre lo stesso, non si accorge di cambia-re in continuazione.

Però se rileggiamo con attenzione quanto abbiamoscritto possiamo scoprire ragioni, fatti e comportamentinostri, oltre che l’influenza che hanno avuto su di noil’ambiente dal quale proveniamo e le persone a noi piùvicine, gli amici e altri che restano indelebili in noi.

È un riflettere su sé stessi aiutati dagli altri che“scrivono” con noi e ci fanno il grande dono del lorovissuto.

E nell’intrecciarsi dei vissuti raccontati si crea ladinamica bellissima della comprensione, dell’ascol-to che non chiede giudizio o consiglio; che avverteprepotente la necessità di rispettare quanto ci è sta-to donato…

È il progressivo crescere di un rapporto di condivi-sione che avvicina e rende amici.

È consigliata a tutti la scrittura autobiografica machiunque vi si accosti consideri che tale corso richie-de di ascoltare gli altri con il cuore oltre che sincerità,riservatezza e nessun giudizio perché la vita degli al-tri non è da giudicare ma da accogliere.

Scrivere significa immergere la penna nel propriosangue, senza giustificarsi, senza accusarsi, ma ac-cettandosi nel bene e nel male.

Il passato, al quale in genere ci si rivolge, è un pae-saggio nebbioso e di vertigine, un tempo che possia-mo esplorare con la fantasia e la memoria che pro-babilmente sono soltanto strumenti di illusione mase ci sforziamo di guardarlo con animo coraggiosoe sincero ci accorgiamo che possiamo comprende-re qualcosa in più di quell’altro noi stesso al qualetroppe volte volgiamo le spalle perché è sempre lìa guardarci con insistenza senza darci risposte.

Si scrive

Gianni Paglieri

Ambiente raccolto. Gruppo ristretto. Voce pacata diPaola, la nostra insegnante di scrittura autobiografi-ca, che ci traghetta nel passato, suggerendoci alcuniinput. Viaggio nel mio mondo interiore. Percorso nel-la società in cui vivo e in cui affondano le mie radici.Riscoperta di luoghi, di oggetti, di sapori, di odoriperduti nei magazzini della memoria.

Ho bisogno di silenzio e di concentrazione. I ricordilieti affiorano alla superficie del mio stagno e si apro-no come bianche corolle di ninfee al bacio del sole,quelli dolorosi devo scorticarli dal fondo mentre altrili ho completamente rimossi per autodifesa.

Il foglio bianco è lì che aspetta paziente. Inizio ascrivere. La mia memoria è un eccellente computer:episodi, dettagli, flash, mi sfilano davanti agli occhi...

Anche i fatti più minuti, se riesco a farli entrare invibrazione con la realtà esterna, caricandoli di un si-gnificato universale, diventano significativi.

Ora provo la sensazione di sfogliare un album foto-grafico e di fermarmi ad analizzare scrupolosamenteogni diapositiva. A volte l’emozione ha il sopravventoquando si affacciano al mio cuore i volti delle personecare scomparse.

Ascolto la lettura dei miei compagni. La vita pulsaintorno a noi con ondate di gioia, dolore, nostalgia,rabbia, malinconia, tristezza… Siamo tutti sulla stes-sa barca. Si crea una rete di solidarietà, di empatia,di speranza. I commenti sono parchi, misurati, sus-surrati.

Lo confesso, nelle mie parole traspare spesso ungrosso pizzico di narcisismo, ma, lo confesso, siamoumani…

Un viaggio nel mondo interiore

“Mettere insieme i pezzi della vita è il mezzo piùonesto di scrivere” - Francisco Gonzales Ledesma

Angela Caviglia

Ricordi sepolti, coperti dalla polvere del tempo, an-tri scordati o mai più illuminati dal rimembrare a que-sto mi riporta il corso di scrittura autobiografica.

Del perché del corso

Alberto Sacco

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N.O.I. nuovi orizzonti insieme 13Maggio 2015

Con un po’ di emozione mi rivolgo a te per ringra-ziarti, sì, per avermi regalato la possibilità di interes-sarmi a questa complicata ma affascinante materiache è la Filosofia.

Ti ringrazio perché con le tue spiegazioni mi apritante finestre, verso la letteratura, l’arte, la fisica, lascienza e tutto amalgamato con la Filosofia.

Devo ammettere che è ancora molto difficile perme apprendere certe nozioni, però è bello sentirmiinteressata, spronata a volermi documentare.

Durante questo anno hai voluto anche regalarmi lacompagnia di Shakespeare e del suo teatro, con lefavole in cui lui si rifugia, con le tragedie che nasco-no dagli scontri tra le idee e la realtà, con le lotte di

Cara Gianna,

Filosofia... per non addetti

potere, sulla sua conce-zione di come lo si con-quista e lo si mantiene.

E poi Leopardi, il suopessimismo intrigante,la sua voglia di cercareil “male nell’ordine”.

Ti ringrazio per quelmodo naturale che hai,dettato dalla tua gran-de cultura, e per queltuo volermi trasmettere incoraggiamento e voglia dicontinuare.

Auguro a te e alla tua famiglia un proseguimentocolmo di colori e di serenità. Arrivederci al prossimoanno accademico.

Giacomo Leopardi

Nuccia Cavallino

Fabia Binci

Creazione di fiori

Creare fiori è un’arte antica, in cui sembra si sianocimentati per primi gli Egiziani, più di 5.000 anni fa. Oforse sono stati i Cinesi, che nelle cerimonie religioselasciavano galleggiare fiori di carta in vasche e bacinid’acqua, come segno di buon auspicio.

I miei primi fiori di carta risalgonoall’adolescenza, erano di carta veli-na, semplici nella forma ma moltocolorati. Li preparavamo noi ragaz-ze della parrocchia, su suggerimen-to di don Ezio, per finanziare pro-getti di solidarietà. Era bello essereinsieme, ritagliare la carta, inven-tare accostamenti nuovi (ricordo ilsuccesso delle mie violacciocche bi-colori), chiacchierare, sentirci unite.

Ho ritrovato la stessa atmosfera leggera e piena dicalore nel corso “Creazione di fiori”. È bello essereinsieme, parlare, aiutarci a vicenda, seguire i consiglidi Agostina Borgiani, docente appassionata, piena ditalento e creatività, dall’animo gentile, cara amica…

Non serve molto per mettersi in arte: carta crespadi vari colori, colla stick o a caldo, forbici, filo di ferro,guttaperca… E poi tutto quello che la fantasia ci sug-gerisce, riciclando il materiale che abbiamo in casa

(nastri, perline, pietre dure, pizzi, organza…) per dareun tocco personale alle nostre creazioni.

Sono nate così stelle di Natale in composizione conrami secchi, spighe di grano, stecche di cannella, pi-gne dorate, uova di Pasqua decorate di fiorellini, mazzi

variopinti di gigli, crochi e pa-paveri, alberelli di rose….

Un successo le creazioni con ilPirkka, un filo finlandese a basedi cellulosa di abete, di tantissi-me sfumature che resiste all’ac-qua e alla luce con il pregio dinon raccogliere polvere.

Agostina ci ha anche guidatonella creazione di fiori con

scampoli di stoffa coloratissimi e sono nati bouquetstraordinari. Da ultimo ci siamo cimentate nella crea-zione di scatole e portaposta, da decorare a piacere.

È un passatempo ideale e rilassante, che richiedepazienza e passione, ma in cambio dona la gioia difare un regalo originale o di rendere straordinari unascatola, un portacandele, un segnaposto o il centrotavola delle feste.

Grazie Agostina!

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14 N.O.I. nuovi orizzonti insieme Anno XXII n. 3

Vaghe stelle dell’Orsa, è questo il titolo del corso diScrittura Creativa di quest’anno, curato da Fabia Bincie, incuriosita più che mai, l’ho seguito con attenzio-ne. La docente, in passato, ci aveva parlato di donnescrittrici (vedi Noi dicembre 2012), donne che soffri-rono molto, tanto che molte tra loro scelsero la viadel suicidio come risposta ad un disagio profondo.Quest’anno sono gli uomini protagonisti del corso:poeti, scrittori, giornalisti, drammaturghi.

Le “stelle dell’Orsa” sono disseminate in varie re-gioni italiane: abbiamo il grande Giacomo Leopardinelle Marche, Cesare Pavese nel Piemonte, EugenioMontale, nato in corso Dogali, a Genova (Premio No-bel per la letteratura nel 1975).

Poi abbiamo alcuni esempi di “stelle” che hanno co-stellato un’isola: la Sicilia.

Il primo siciliano di cui ci ha parlato Fabia è Giovan-ni Verga, che s’ispira alla corrente letteraria del Veri-smo e scrive novelle e romanzi che raccontano dram-mi sociali o individuali della sua epoca (1840-1922).

Luigi Pirandello nasce a Girgenti (1867-1936), vie-ne insignito del Premio Nobel per la letteratura dueanni prima della sua scomparsa. Ci ha lasciato pagi-ne stupende di letteratura e testi per il teatro. Nume-rosissime le sue opere, famose le sue novelle.

Incontriamo poi Salvatore Quasimodo che nasce aModica (Ragusa), al quale fu assegnato il Premio No-bel per la letteratura nel 1959. Famosissima la suapoesia “Ed è subito sera”.

Ma c’è una “stella” che ha costeggiato il Novecento,sempre in Sicilia, che Fabia mi ha fatto particolar-mente amare: Leonardo Sciascia.

Anche lui, come gli altri poeti e scrittori di cui ci haparlato, aveva una grande passione: la lettura. Ma inSciascia era talmente forte la fame di apprendere chela Biblioteca del suo paese, Racalmuto, in provincia diAgrigento, dove nasce nel 1921, doveva fargli arriva-re libri da fuori, perché all’età di sette-otto anni ave-va già letto tutto quello che era posto negli scaffali.Amava la storia in modo particolare, ma nonostantequeste doti, dato che la famiglia viveva in condizionimodeste, era indirizzato a diventare un sarto.

Il destino, il fato volle segnare per questa “stella” lastrada letteraria. Il padre viene trasferito a Caltanis-setta, e qui il giovane Leonardo incontra Vitaliano Bran-cati, il quale intuisce le sue grandi capacità. Lo indi-rizza a studiare i classici francesi, mentre un suo in-segnante, alle Magistrali, gli fa studiare gli illuministi

Vaghe stelle dell’Orsa

Scrittura Creativa

Arenzano, Auditorium Caproni23 gennaio 2010: Convegno sul poetada sx: Gavazzi, Binci, Devoto, Verdino

Giorgio Caproni, di origini toscane, visse nella suagiovinezza in Liguria. Insegnò anche ad Arenzano, nel1936-37 e nel ventennale della morte la nostra asso-ciazione gli ha dedicato varie manifestazioni. Il Co-mune di Arenzano ha dedicato al poeta la strada checosteggia il Muvita, un tempo scuola elementare, el’Auditorium.

Caproni descrisse nelle sue opere l’amore per Ge-nova, per la nostra terra. La sua stella brilla sempredi più nel panorama internazionale.

Leonardo Sciascia

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N.O.I. nuovi orizzonti insieme 15Maggio 2015

e leggere autori americani, in un periodo in cui certilibri erano messi al bando.

Leonardo Sciascia scrive libri, testi di denuncia del-la mafia, in un periodo in cui generalmente “si chiu-devano gli occhi”, ed anche a livello politico vi eranotante connivenze.

Da Opere 1956-1971: “Forse tutta l’Italia va diven-tando Sicilia... A me è venuta una fantasia, leggendosui giornali gli scandali di quel governo regionale. Gliscienziati dicono che la linea della palma, cioè il climache è propizio alla vegetazione della palma, viene su,verso nord, di cinquecento metri, mi pare, ogni anno...la linea della palma...

Io invece dico: la linea del caffè ristretto, del caffèconcentrato... E sale come l’ago di mercurio di untermometro, questa linea del caffè forte, degli scan-dali: su su per l’Italia ed è già oltre Roma”.

Questo è solo un esempio estrapolato da un testodi denuncia, ma le sue opere sono ricche di episodi,anche conosciuti, seppur camuffati, di vicende legatealla mafia.

I suoi libri sono diventati testi per il teatro, per ilcinema (Il giorno della civetta, A ciascuno il suo ecc.)la sua vita non è facile: è un personaggio scomodo.Viene eletto, nelle fila del PCI, alle elezioni comunalidi Palermo nel 1975. Nello stesso anno pubblica unlibro La scomparsa di Majorana. Lascia poi la sua ca-rica politica deluso dal suo stesso partito. In seguitoaccetta la proposta dei Radicali e si candida sia al

Assistenti - Telecamere sui Corsi

Un vento frizzante sof-fiava sul mattino, VillaMina accoglieva un grup-po di assistenti ai varicorsi Unitre.

Francesca e Fabia conla loro esperienza, gar-

bo e disponibilità, trasmettevano indicazioni e sugge-rimenti, evidenziavano l’importanza degli assistenti,la cui funzione è indispensabile per la socializzazionefra studenti e docenti, in modo da creare sintonia fraloro.

Raccomandavano di far tesoro del “libretto verde”che purtroppo non sempre viene consultato né rispet-tato, con la conseguenza di ritrovarci talvolta in diffi-coltà e in spiacevoli inconvenienti.

Giuseppina Marchiori

Parlamento Europeo che alla Camera. Viene eletto inentrambi i luoghi. Sceglie Montecitorio dove si occu-perà fino al 1983 della Commissione Parlamentared’inchiesta sulla strage di via Fani, con l’uccisione del-l’onorevole Moro, e sul terrorismo.

È considerato una figura di spicco nel panorama delNovecento, non solo in Italia, ma nell’intera Europa.Muore nella sua Sicilia il 20 novembre del 1989.

La docente ci ha parlato anche di Peppino Impa-stato, morto giovaneper mano della mafiache denunciava.

Questa “stella”, però,merita un articolo a par-te perché la Sala Comu-nale di Villa Mina, inau-gurata il 21 marzo, gior-no dedicato alla lottacontro tutte le mafie, èstata a lui intitolata.

Grazie a Fabia Binciabbiamo conosciuto,anche nelle pieghe dellaloro vita privata, meglio gli autori citati. Diversi stili,diversi modi di vivere, diversi ambienti sociali, ma intutti la grandezza della loro scrittura.

E chissà cosa ci farà scoprire il prossimo anno que-sto amato corso!

Sottolineavano, inoltre, la necessità di informaresulle tante iniziative che si svolgono nell’ambienteUnitre di Arenzano e Cogoleto, invitando a leggere gliavvisi in bacheca e ricordando gli eventi in program-ma durante l’intervallo delle lezioni.

Gli assistenti esponevano alcune problematiche enon mancavano di esprimere elogi per i docenti.

Naturalmente venivano ricordate le grosse perdite,quei cari amici che ora da lassù vorranno, ne siamocerti, coordinare l’associazione e guidarci.

Vi lascio questo pensiero di C. W. dedicato agli an-geli Unitre:“Non c’è bisogno di essere dei sensitivi pergodere della gioia che possono regalare gli angeli. Èsufficiente crederci, cercarli e parlare con loro”.

Nuccia Cavallino

Peppino Impastato

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16 N.O.I. nuovi orizzonti insieme Anno XXII n. 3

Pensieri di fine Anno AccademicoSiamo già ai saluti! Mi

sembra di aver comin-ciato ieri le lezioni e in-vece sono già finite!

Ricordo le aspettativedi inizio anno, ad otto-bre: che bello, finalmen-te si va all’Unitre! Ora ètempo di piccoli bilanci.E sono sempre tutti po-sitivi.

Ho fatto anche que-st’anno delle scelte di

genere umanistico: le materie scientifiche non sonomai state il mio forte. Anche se con la matematica hosempre dovuto convivere, mio malgrado.

Ho seguito come l’anno scorso le lezioni di italianodella docente Francesca Antoniotti: è stato un piacererinnovato. Mi sono già ripromessa di seguirle anchel’anno prossimo (se Lei avrà la disponibilità di ripro-porle) e quest’idea mi consola un po’ per il distacco!

Finalmente, dopo vari patteggiamenti con gli altrinonni per la sostituzione nell’accudienza dei miei ni-potini, sono riuscita a tornare alle lezioni del docenteGianni Paglieri. Questa è stata veramente una vittoriasul campo. Già anni fa avevo avuto il piacere di segui-re queste bellissime lezioni che parlavano del mare,delle conoscenze di viaggio, delle esplorazioni. Que-st’anno la magia si è ripetuta ed abbiamo passatodelle ore veramente imperdibili.

Il venerdì i patteggiamenti sono molto difficoltosi: aseguito di estenuanti trattative sono riuscita a seguiresaltuariamente le lezioni del docente Andrea Bressa-ni. Un grande piacere!

Sono continuati gli incontri col docente Lazzaro Cal-cagno. Naturalmente si parlava di teatro e sono statiarricchiti dalla partecipazione di attori e autori dei varitesti teatrali che ci hanno raccontato le loro esperien-ze e i retroscena delle rappresentazioni in program-ma al Muvita e non solo. Molto interessante e soprat-tutto coinvolgente.

E mi sono avvicinata in sordina alle lezioni di socio-logia e psicologia tenute dal docente Carlo Tufacchi.Sarò all’altezza? Gli argomenti sono stati dibattuti conuna chiarezza e semplicità che hanno consentito an-che a me di provare a riflettere ed elaborare delle

conclusioni personali su quanto appreso e quindi gra-zie davvero per avermi dato questa interessante op-portunità.

Quest’anno poi ho seguito con grande attenzioneanche gli incontri del sabato nella Sala Consiliare delComune di Arenzano, con la presenza dell’Assessorealla Cultura Daniela Tedeschi e della nostra Presiden-te Fabia Binci. Grazie al Comune e grazie di cuoreanche a Fabia per l’impegno col quale portano avantila cultura nel nostro piccolo angolo di mondo.

Bene, si avvicina l’estate. Ora so che attende ungrande lavoro dietro le quinte dell’organizzazioneUnitre e ringrazio tutti coloro che si dedicano a mi-gliorare la qualità del nostro tempo. È veramente unbellissimo dono!

Arrivederci all’anno prossimo. Ora cerchiamo dipassarci una piacevole estate!

Il mattino si sgranchiva le gambe,

l’aula di Villa Mina si schiariva la voce,

Francesca scampanellava e gli scolari richiamava.

Sul “Linguaggio” come sempre si spaziava

parole, vocaboli, significati e momenti spensierati.

Pagine da spogliare, libri da esplorare,

storie da ricordare.

L’allegra “frittata” disinvolta saltava,

la socialità davvero brulicava.

Pierluigi il sole ci mostrava,

un pezzetto quel mattino ne mancava,

solo l’eclissi lo oscurava

ma con gli amici la luce regnava.

Loredana Odazzi

Una fetta di sole

Nuccia Cavallino

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N.O.I. nuovi orizzonti insieme 17Maggio 2015

L’angolo dei libria cura del Gruppo Biblioteca

Daria Bignardi, L’amore che ti meriti, Mondadori

Alma e Maio, due fratelli adolescenti, vivono a Ferrara una incantata e recipro-ca dipendenza, chiusi in un mondo tutto loro.

Sono felici e non sanno di esserlo. È estate, la scuola è finita e Alma proponeal fratello un gioco molto rischioso: provare l’eroina. Solo una volta pensano...ma, mentre lei riesce a smettere, Maio ne resta prigioniero.

Trent’anni dopo, Antonia, l’unica figlia di Alma, si troverà a svolgere una im-provvisata indagine sulla giovinezza di sua madre, sulla sua vita e sui suoi errori.Conoscerà, così, la storia di un grande dolore e di un senso di colpa mai placato.

Il libro ci accompagna tra le strade di una Ferrara silenziosa, nebbiosa, deser-ta, ma al tempo stesso accogliente e magica.

È un racconto condotto su due piani di narrazione, quello di Alma che vivesoprattutto nel ricordo del passato e quello di Antonia ambientato nel presente alla ricerca di una veritànascosta per molto tempo.

È soprattutto un bellissimo confronto fra i sentimenti di due donne, che nascondono molti segreti e due città,Bologna dove vive Antonia e Ferrara, quest’ultima ripudiata per allontanare per sempre i rimorsi.

“Non leggete, come fanno i bambini, per divertirvi, o come fanno gli ambiziosi peristruirvi. No, leggete per vivere.” (Gustave Flaubert)

“Medicina per l’anima” (iscrizione sopra la porta della Biblioteca di Tebe)

Michela Murgia, Accabadora, Einaudi - Premio Campiello 2010

Nei primi anni cinquanta, a Soremi, piccolo paese della Sardegna, dove tutti sanno di tutti, facendo finta dinon sapere niente, la piccola Maria, ultima e indesiderata di quattro sorelle, viene adottata da Bonaria, vedovabenestante, diventando così “Fillus de anima”, bambini generati due volte, dalla povertà di una e dalla sterilitàdell’altra.

Maria e zia Bonaria vivono così come madre e figlia, consapevoli entrambe dinon esserlo.

C’è però qualcosa di misterioso nella vita della donna, nei suoi silenzi, nelle sueuscite notturne sempre vestita di nero. Quello che Maria non sa è che sua madreconosce i sortilegi, le fatture di una cultura arcaica e percepisce l’oscurità dellepersone: è lei la donna che i moribondi si ritrovano a fianco per aiutarli nell’ultimoistante della loro vita. Il suo è un gesto amorevole perché lei è l’Accabadora,l’ultima madre.

Le pagine della Murgia affrontano temi delicati e scottanti per quel periodo,come quello relativo all’adozione e all’eutanasia.

Sono pagine intense e incisive nel costruire atmosfere al limite tra realtà e unlimbo senza tempo, dove antiche leggende e usanze, rimaste invariate da secoli,convivono con la contemporaneità.

“Sapeva leggere. Fu la scoperta più importante di tutta la sua vita. Sapeva leggere.Possedeva l'antidoto contro il terribile veleno della vecchiaia.” (Luis Sepúlveda)

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18 N.O.I. nuovi orizzonti insieme Anno XXII n. 3

Passando davanti a una nota chiesa di Genova hovisto campeggiare sopra il portone d’ingresso la se-guente scritta:

“CHAT, TWET, MI PIACE: CONDIVIDI LA PAROLA DIDIO. PUOI RITROVARE TE STESSO.”

Stupore. Persino tenerezza. Ecco un sacerdote - misono detta - che cerca di parlare il linguaggio dei gio-vani o, meglio ancora, di entrare nel loro mondo. Inrealtà sembra che il sito del Papa sia visitato da mi-lioni di persone e che Egli se ne serva per arrivare atutti con un linguaggio semplice e breve.

Parlando di una mia attuale esperienza come do-cente in un progetto dedicato alle scuole, volto a pre-parare i giovani ai primi contatti col mondo del lavo-ro, mi trovo a parlare dell’importanzadel saper comunicare come di una com-petenza trasversale assolutamente ri-chiesta per riuscire a realizzare i propriobbiettivi personali e lavorativi.

Confesso che a volte, mentre ne par-lo, mi sento un po’ dissociata, perchédentro di me avverto una vocina criticache mi induce a chiedermi: ma è la stes-sa cosa manifestare le proprie capacitàcomunicative vendendo un buon prodotto o rifilandoal malcapitato di turno un prodotto scadente?

Ovviamente cerco di far capire ai ragazzi che la co-municazione ha ben altra valenza e che è alla basedel nostro vivere quotidiano e del nostro essere per-sone che riconoscono altre persone e da esse sonoriconosciute nella loro dignità. Tuttavia non mi sfug-gono gli aspetti problematici della cosa.

Perché è verissimo che puoi essere il migliore, ma,se non sai comunicarlo, non vai da nessuna parte.

È un discorso complesso. Oggi viviamo di comuni-cazione: una comunicazione veloce, immediata, chesi consuma nel giro di un attimo. Si può parlare contutti, senza parlare veramente con nessuno.

Ormai, in politica, saper comunicare è ritenuto unvalore assoluto. Si arriva al punto di mitizzare deipersonaggi, proponendoli continuamente, perché si ècapito che sono capaci di fare audience.

Qualcuno li ha chiamati prodotti mediatici, rimpro-verando i giornalisti di averli inventati. Si accetta comenormale di essere in campagna elettorale permanen-te e si dà anche per scontato ascoltare bugie e insulti

all’avversario. L’attenzione, insomma,sembra essere più sul come che sul checosa ci viene detto.

Sul piano dei rapporti personali micolpisce l’espressione ‘chiedere l’amici-zia’ usata nei social network.

Appartengo a una generazione per laquale l’amicizia era una costruzione len-ta e delicata. Mi rendo conto che forseera un lusso che oggi non ci si può più

permettere e che certi mezzi sono un antidoto allasolitudine che la società attuale, così frenetica e tal-volta disumana, rischia di creare. Ma non si possonotacere i rischi. Una recentissima ricerca americanaafferma che i social network stanno mettendo in crisii rapporti di coppia, che vengono trascurati a favoredi quelli mediatici. Viviamo in questo tempo e dobbia-mo starci nel modo migliore possibile.

Una parola sul linguaggio dei gesti, la cui importan-za sembra addirittura superiore a quella delle parole.Ancora una volta mi rifaccio all’esempio del nostrogrande Papa. Non ha fatto grandi discorsi, ma grandigesti. Sono talmente tanti che non credo di doverliricordare.

E purtroppo abbiamo davanti agli occhi altri terribiligesti che esprimono totale disumanità e che voglionoseminare terrore e totale insicurezza. Chi li compie èben consapevole del loro potere devastante.

Le mie sono solo considerazioni sparse su di un temadi grandissima importanza, che ci coinvolge tutti e cirichiama a una profonda riflessione e anche a unaresponsabilità personale nel momento in cui siamosoggetti passivi e attivi di comunicazione.

Gianna Rivanera

Comunicare: che cosa?

Venerdì 8 maggio 2015 - ore 21Cogoleto Auditorium Berellini

La Panchina presenta

Albergo sette pianiAdattamento teatrale

di un racconto di Dino Buzzati

a cura di Patrizia Detti

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N.O.I. nuovi orizzonti insieme 19Maggio 2015

Cronache dal Pianeta Povertà

Rosi Volta

L’elettricista – suonatore Jones

Lo chiamano “l’elettricista”. Io pensavo all’inizio chefosse un nomignolo affibbiatogli scherzosamente daqualcuno. Ho scoperto, poi, che elettricista lo è dav-vero, o, almeno, lo sarebbe, ma la voglia di lavorarenon è mai stata il suo forte!

Ora non è più giovane, forse sulla settantina; ma èdifficile dargli un’età. Grasso, cranio calvo, due oc-chietti piccoli e cordiali, una bocca completamentesdentata ma, nonostante ciò, ridente.

È un cliente abituale. Si trascina dietro dei sacchet-ti mostruosamente grandi e pieni, da non riuscire asollevarli! È talmente festoso con noi e gentile che haconquistato le simpatie di tutti.

Ciascuno dei nostri ospiti ha le sue domande abi-tuali, che conosciamo a memoria; quella, ad esem-pio, dei musulmani, assillante, è: «C’è maiale, lì den-tro?», anche se stanno guardando una macedonia difrutta! La sua, quotidiana, è: «Potrò masticare que-sto?». mentre ci affanniamo a cercare cibo adattoper… gengive, lui continua a fantasticare su una me-ravigliosa, futura protesi, che gli consentirà di man-giare tutto, anche l’arrosto!!! Ma non sappiamo searriverà mai, quella benedetta protesi… con quale de-naro? Né potremmo autotassarci, considerate le ta-riffe dei dentisti!

Cerca sempre di andarsene per ultimo, un po’ per-ché mangia lentamente, ma soprattutto perché sa cheracimolerà qualche bocconcino adatto per la sua boc-ca sguarnita… A questo punto mette TUTTI i cibi in-sieme, dolci e salati, in un bisunto contenitore di pla-stica, che fa accapponare la pelle! E se ne va, dopocalorosi abbracci a tutti noi, e meno male che almeno

in inverno i “pro-fumi” si attenua-no..., ma ci siabitua a tutto.

Io vedo in lui ilviolinista Jones,dell’Antologia diSpoon River; o ilsuonatore Jo-nes, indimenti-cabile personag-gio di Fabrizio deAndrè… Ricor-date, l’uomo chelasciò andare i

suoi campi alle or-tiche, perché suo-nò solamente pertutta la vita, comeamava fare?

Il nostro elettri-cista, invece, pareami dormire! Hasempre dedicatoad un sacrosanto e salutare riposo la maggior partedel suo tempo… a scapito del lavoro, naturalmente.Quando gli chiediamo di arrivare presto, così avràcibo morbido da masticare, ci risponde: «Non so semi sveglierò in tempo!».

Il suonatore Jones morì felice, dopo aver vissutotutta la vita come desiderava. Sono sicura che, quan-do sarà giunta la sua ora, anche l’elettricista se neandrà all’altro mondo col cuore contento, e soprattut-to non provato dalla fatica del lavoro!

Marc Chagall, Il violinista blu

Scade il 31 maggio il concorsodi poesia per i giovani (14-29 anni)

di Arenzano e CogoletoI critici della giuria del Premio di Poesia

"Città di Arenzano"terranno a Villa Mina seminari di poesia

gratuiti e aperti a tutti i partecipantie a tutti gli amanti della poesia

nei giorni 26 e 27 giugno.Gli orari saranno comunicati

attraverso il sito e le bacheche Unitre.

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20 N.O.I. nuovi orizzonti insieme Anno XXII n. 3

Giacomo Ponzè

Il califfato a casa nostraChe noi in Italia si dovesse fare qualcosa per com-

battere un nuovo “Califfato” islamico, sarebbe parsa,fino a qualche mese fa, poco più che una battuta scher-zosa. Ogni tanto capitava di vedere in televisione untipo vestito con un camicione nero e con una lungabarba che si proponeva questa ricostruzione, ma lacosa, di solito, veniva archiviata con un sorriso, al-meno a Cogoleto, dove esperienze di cure psichiatri-che non mancavano.

Poi è arrivata la notizia che il tipo aveva conquistatouna parte della Siria e dell’Irak alla guida di militantiben armati e che aveva imposto nelle zone sotto ilsuo dominio la legge islamicaeliminando fisicamente in que-sto suo Stato Islamico quelli chenon la rispettavano.

Per noi, tranquillamente a pas-seggio nei “budelli” di Arenzanoe Cogoleto o negli ipermercatia fare shopping questi fatti tra-gici ma lontani sembravano fareun po’ parte del colore locale.

Poi il tipo, in favore di telecamera, ha cominciatoad eliminare qualche occidentale sgozzandolo comeun agnello o bruciandolo vivo dentro delle gabbie dimetallo e qualcuno, allora, ha cominciato a pensareche forse non si trattava più di colore locale e chebisognava intervenire per evitare le barbarie di esse-ri umani uccisi a quel modo.

Non ne è però seguito nessun intervento né politi-camente né militarmente in grado di contrastarel’espansione di questa entità statale. Non riconosciu-ta da nessun altro stato della terra, ma riconosciutis-sima dalle popolazioni sottomesse che sanno cosarischiano se si oppongono e che, per le loro tradizionireligiose, non vedono in partenza come negativo qual-cosa che si richiami all’Islam che è la loro religione.

Poi, con una escalation impressionante, alcuni mili-tanti di questa ideologia politico-religiosa hanno co-minciato a colpire obiettivi nelle terre del nemico “cro-ciato” cercando di imporre con la forza ovunque ilrispetto delle loro idee e credenze.

I giornalisti di un settimanale francese che avevapubblicato delle vignette su Maometto (ma lo facevaanche col Papa, col Primo Ministro, e con qualsiasialtro potente che gli capitasse a tiro di matita) sonostati letteralmente massacrati al grido di Allah è gran-de. Se non erano fuori di testa, erano davvero con-vinti di operare nel nome ed al servizio di Allah.

Che ci siano persone che giustificano le loro atroci-tà, attribuendole ad una superiore volontà divina, nonè fenomeno né raro né recente, e noi qualche rimor-so per le atrocità commesse durante le nostre cro-ciate, è meglio che lo conserviamo, ma sono passatisecoli e il tempo quando ci riesce cura le ferite.

Sembra impossibile, che al tempo delle televisioni,dei cellulari, dei computer che permettono di infor-marsi a chiunque e in qualsiasi angolo del mondo, siaancora possibile convincere qualcuno a comportarsiin quel modo. Naturalmente, ovviamente, non di solaideologia religiosa si tratta.

Gran parte del miliardo e mez-zo di credenti mussulmani (e nonsolo loro), vive nella miseria piùnera, con redditi medi giornalie-ri che corrispondono al prezzodel nostro caffè mattutino. Le ri-sorse dei loro territori vengonoregolarmente rapinate dalle mul-tinazionali dei paesi benestantiche gli portano via i terreni, l’ac-

qua, le sementi, il petrolio, le risorse minerarie, la-sciando loro solo gli occhi per piangere e la speranzadi una vita migliore, ma solo nell’aldilà...

La loro religione, per di più, impone comportamentiche non fanno molto per rendere più gradevole laloro vita. Le donne sono completamente emarginate,rinchiuse in casa solo a fare figli, col divieto di studia-re. Per i giovani, ovviamente nessuna possibilità di“rapporti affettuosi”, di giochi, di musica, e di altripiaceri della vita.

Non c’è da stupirsi se, grazie alla miseria in cui vi-vono (anche per nostra responsabilità) e grazie alleprivazioni di ogni genere che derivano dal loro credo,vedano nella morte e nel martirio un miglioramentodella loro esistenza. Sperano di trovare nell’aldilà tuttoquello che è stato loro negato nell’aldiquà.

Ora i simpatizzanti di questo Stato Islamico, ce lisiamo trovati a fare stragi, vicino a casa nostra, pri-ma a 500 km (in Libia) e poi a 100 km (in Tunisia)procurando la morte di quattro tranquilli e innocentituristi italiani.

Fare, quindi, qualche riflessione sulle recenti politi-che estere dell’Occidente nei confronti dei popoli delTerzo Mondo ed in particolare dei paesi di tradizioneislamica può forse evidenziare gli errori più grandicommessi ed aiutarci ad evitarne altri in futuro.

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N.O.I. nuovi orizzonti insieme 21Maggio 2015

Je suis Bardo

Maura Stella

Un ennesimo brutale attentato! Questa volta a Tu-nisi, al museo del Bardo, uno dei più importanti mu-sei e sicuramente il più visitato di tutto il Maghreb.

Un museo che conserva mosaici romani, testimo-nianza di quando quella terra era parte integrantedell’impero romano e, grazie all’importante produ-zione agricola, in particolare di olio, era una regionecommercialmente e culturalmente assai produttiva.Al contempo però in quel museo sono conservati altrireperti fondamentali, non solo per la storia della Tu-nisia, di cui l’impero romano costituisce una fase si-gnificativa, ma per l’intera comunità islamica.

Tali reperti costituiscono infatti una importante do-cumentazione di tale cultura: fondamentale compo-nente dello sviluppo storico e culturale della Tunisia.

Tra questi reperti il piùfondamentale è costituitosicuramente dal più im-portante manoscritto ditutto il mondo islamico, ilcosiddetto “Corano blu”;ovvero il libro sacro del-l’Islam, chiamato così per-ché scritto, su una perga-mena di tinta blu, a carat-teri cufici dorati.

Ci troviamo di fronte adun testo quindi dal doppiovalore. Un valore religio-so, quale testo sacro, maal contempo, un’importante testimonianza delle ca-pacità artistiche raffinate della cultura dell’Islam.

Un museo quindi, quello del Bardo, che proprio perqueste sue caratteristiche si pone simbolicamentecome luogo di incontro di culture.

Eppure proprio qui hanno trovato la morte turisti,colpevoli solo di aspirare alla conoscenza, alla cultu-ra, al “bello”.

Tra di loro due comitive di Piemontesi, in viaggio,fuori stagione, organizzato, a prezzi speciali, dal Cral.Per la maggior parte si trattava di persone di mezzaetà, molti, forse, non erano mai usciti dall’Italia. Sem-pre presi dal lavoro, dalle responsabilità nei confrontidei figli, dalla cura verso anziani genitori, si eranoora concessi, alla vigilia del tramonto, un momentosolo per loro. Un viaggio, atteso con ansia, intrapresocon trepidazione, realizzato in una incipiente prima-vera, profumata di gelsomino. E qui hanno trovato lapaura, lo strazio, la morte.

Loro che cercavano bellezza e serenità.Il giorno dopo la società Costa ha annunciato che

Tunisi verrà esclusa dalle mete delle prossime cro-ciere. Una decisione commerciale, condivisibile, op-portuna, facilmente profetizzabile.

Così come facilmente profetizzabile sarà il calo delturismo in un paese che contava molto su di esso perla propria economia.

Così come facilmente profetizzabile sarà la perditadi molti posti di lavoro che proprio dal turismo trova-vano la loro ragion d’essere. E molti giovani Tunisini,all’alba della vita lavorativa, si ritroveranno senza la-voro, senza l’opportunità di formarsi una propria fa-miglia, senza futuro. E senza futuro si scatenano ladisperazione e la rabbia. Anche i loro cuori, soffocati

da essa, saranno da an-noverare tra le vittime del-l’attentato al museo delBardo.

Io ero a Parigi nei gior-ni in cui vennero commes-si gli attentati al giornaleCharlie Hebdo e al super-mercato kosher. Ero lìquando una folla immen-sa si riversò per la città algrido di “Je suis Charlie”,il giorno della manifesta-zione, a cui hanno rispo-sto i grandi della terra.

Tutti acquistavano giornali, tutti volevano informar-si, importanti storici ricostruivano la storia delle re-gioni occupate dall’Isis, gli intellettuali dibattevano.Taluni argomentavano che la satira di Charlie Hebdo,pur non giustificando gli attentati, costituiva una pro-vocazione nei confronti dell’Islam, che esiste anchela necessità di autocensurarsi.

E tutto questo nella Francia di Voltaire, in quellastessa Parigi in cui, il giorno prima della grande ma-nifestazione domenicale, si era già svolta una impo-nente manifestazione di Curdi, notoriamente di fedeislamica.

Oggi qui non può che calare il silenzio. Non si puòcommentare più nulla! Non si entra in un luogo sim-

bolo di cultura ad uccidere gridando «Dio lo vuole».

Nessun Dio lo può volere!

È per questo che io oggi dico «Je suis Bardo».

Tunisi, Museo del Bardo

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22 N.O.I. nuovi orizzonti insieme Anno XXII n. 3

Oh luna che irradi di lucelo spazio profondoda sempre attonito il mondosmarrisce il suo sguardo lassù.La vedi la bimba incantatanasino rivolto all’insù,ti affida speranze di vita...Non farle soltanto cucù.

PoeticaMente

tra l’erba del giardino,che tu curavie tagliavi sempre di fresco,lasciandoti dietroquel buon profumo di menta recisa.Ti cerco nella siepe di pitosforotra i fiori bianchi e profumati,tra le ortensie che non fioriscono mai blu.Ti cerco nella strada,in ogni automobileche passa sotto casa e rallenta,tra la gente che cammina frettolosa,ma non ha il tuo passo conosciuto.Dove sei?Ti cerco in ogni squillo del telefono,in ogni voce che chiama il mio nome,in ogni rumore della nottequando tutto è silenzio.Ti cerco nel volto di nostra figlia,nelle sue manicosì uguali alle tue,nei suoi atteggiamenti decisi e innati.Dove sei?Ti cerco nei momenti di felicitàe nei momenti di paura,nelle decisioni importantie in quelle più frivole.Ti cerco nel mare così amato,nel cielo che hai solcato tante volte,nel vento, che ci piacevaandare a “sentire” al Belvedere.Dove sei?Ti cerco negli oggettiscelti insieme per la nostra casa,nelle cose che mi hai regalato,nelle fotografie in posae in quelle che mi scattavi a sorpresa,nelle risate divertite,nei pianti disperatie nei sogni che al mattino non ricordo mai.

Dove sei?Ti cerco nei “nostri” modi di dire,nelle frasi che erano il “nostro” lessicoe nelle parole storpiate apposta.Ti cerco con la rabbiadi chi sa quanto sia vana la fatica,ma va avantirifiutando quella rassegnazione necessariaper tornare alla normalitàe con l’innocenza e l’impotenzadi un bambinodavanti ad un’impresa più grande di lui.Io ti cerco, ti cerco,ma tudove sei?

Dove sei?

Mario Roetto

Fanny Casali Sanna

Dove sei?Ti cerco ovunquenell’ombra della casadove amavi riposarti,

Alla luna

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N.O.I. nuovi orizzonti insieme 23Maggio 2015

Sfidando il vento gelido riesco adarrivare all’ambulatorio, entro nel-l’aria surriscaldata tra una folla dipersone che sembrano emanare va-pore, c’è un vociare rimbombante,riesco a sedermi rassegnata ad unalunga attesa. Non faccio in tempo adappoggiare i miei glutei che una vocequerula mi stura le orecchie: «Ma ciao carissima, maquanti anni che non ci vediamo».

Mi giro cercando di riconoscere quel viso solcato dauna ragnatela di rughe, con i capelli biondi all’invero-simile e cotonati come un colbacco dei granatieri, labocca dipinta di rosso fluorescente, tipo insegna alneon, occhiali da vista con montatura a farfalla inca-stonata di cristalli.

La guardo sbigottita e dico: «Ma io…». Non faccio intempo a finire la frase «Ma daiii, noi eravamo le duesirene al liceo, non ti ricordi che ci chiamavano così».Un lampo e mi appare l’immagine di lei alta, magra,lunghissimi capelli biondi ed io più piccola con altret-tanto lunghi capelli neri. Le dico: «Già tempi lontani...».

Mi blocca subito: «Certo hai sempre avuto pocamemoria e invecchiando l’hai persa del tutto».

Sto per risponderle che è diventa-ta irriconoscibile, con almeno qua-ranta chili in più e un abbassamentonotevole di statura, ora sembra unparallelepipedo. Blocca i miei pen-sieri dicendo: «Sei invecchiata tan-to, eh capita, ci scommetto che nonfai palestra». Dentro di me penso «Sìe tu fai Sumo», ribatte: «Eh, avrai

sicuramente l’artrosi si vede dalla postura». Istintiva-mente mi raddrizzo sulla sedia «Veramente io...», nonmi considera. «Certo hai la pancia gonfia o è grasso,ti consiglio i massaggi, ma non è che hai qualcosa digrave? - faccio le corna di nascosto - hai le borsesotto gli occhi, forse sono i reni o il diabete». Stocominciando a sudare come una bestia, le dico: «Nonho...», non mi ascolta e imperterrita emette un’altrasentenza: «Non devi venire da questi dottoruncoli perun problema serio devi andare dagli specialisti, quic’è un professore bravissimo ma molto caro sepuoi...». Riesco ad infilare la mia voce con «Ma tu...».«Ah io ho avuto una vita meravigliosa, un marito ec-cezionale pieno di soldi, bello, intelligente, innamora-tissimo, abbiamo viaggiato in grandi alberghi, ho avutoabiti firmati, gioielli; tu hai avuto figli?».

Alzo la mano segnando due, tanto so che non riu-scirei a parlare. «Io non ne ho mai voluti, facendovita mondana sarebbero stati d’intralcio e poi sciupa-no il fisico, ho ancora il seno da ragazzina, tu chissàquante smagliature hai!».

Le mie orecchie cominciano a dare segni di acutainsofferenza, ma lei, non paga, imperversa ancora«Vedo che sei un po’ dimessa, tuo marito sarà sicura-mente un impiegatuccio, già allora non avevi ambi-zioni». Riesco a sillabare «Vorrei dirti... ». «Lo so chevorresti dirmi che sei invidiosa, ti comprendo non tifare crucci, capisco che ritrovare la tua vecchia ami-ca in gran forma ancora giovanile ti fa stare un po’male».

Arriva la salvezza nelle vesti dell’infermiera, si ri-volge a lei con dei fogli, le dà i documenti e le dice:«La sua pratica per l’esenzione del ticket in base alreddito è a posto», poi si gira verso di me e mi diceossequiosa: «Signora suo marito il professore ha ter-minato le visite, arriva subito».

Il canto della sirena bionda si è congelato nella boc-ca aperta e la sirena bruna se la ride.

Sirene

Rosanna Gamberale

Concerto di Primavera

Sabato 16 maggio 2015 - ore 16Cogoleto Auditorium Berellini

Il Coro Unitre Eco del marediretto da Ada Bongiovanni Maglierini

eil Coro Unitre Ingauna Albenga

diretto da Gaudia Geijsenpresentano il

Io scrivo... io ascolto”

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24 N.O.I. nuovi orizzonti insieme Anno XXII n. 3

Mia madre, cercando libri da leggere, prima chefinissero al macero, trovava spesso scatole difettosedella Pernigotti. Nella paglia finissima trovava ciocco-latini, praline, torroncini, boeri, perciò leggeva divo-rando quel voluttuoso ben di Dio. Ora capisco che ilDNA non è un’opinione.

Quando io andavo ad acquistare il gelato dallaBaliscia stavo attenta a pronunciare i gusti in questasuccessione: cioccolato e crema, così, mi ritrovavo ilcono con il “dulcis in fundo”.

Anche se so che la cioccolata fondente ha il poteretaumaturgico di abbassare lapressione e ha meno calorie,io continuo a preferire quellaal latte che è da orgasmo com-pleto.

Negli anni 70 ci fu il boomdella Nutella. Ogni tanto fende-va il silenzio il grido di mia fi-glia, dopo aver aperto il frigo:«Chi ha finito la Nutella?».

Quell’anno facemmo tutta lacollezione dei bicchieri conte-nenti questa crema.

Per fortuna non ebbi mai unbrufolo per questa mia smoda-ta passione. Anche mia sorellacontinuava a praticare il cultodella cioccolata.

Un giorno mi raccontò che lapubblicità della Ferrero Rocher

la intristiva perché vedeva sullo schermo gli altri sor-ridere e leccarsi i baffi e lei era sola e a bocca asciut-ta. Si comprò una scorta di cioccolatini che tirava fuo-ri e gustava insieme agli attori.

Un modo telematico per socializzare.E poi al diavolo le diete, se un cubetto di cioccolato

può dare la carica, perché rinunciarvi? Al diavolo glipsicofarmaci e poi il governo si dia da fare. Altro cheEternit!!!

Si riaprano i cancelli della Perugina. Si fondino in-dustrie a Casale Monferrato, a Lecce, a Bagnoli.

Vi assicuro che io e mia sorella, come sponsor sa-remo ultramegafantascientifiche.

Cioccolata che passione!

Angela Caviglia

lo e mia sorella, prima di salire in Paradiso graziealle ottime referenze presentate nelle alte sfere damia mamma, faremo solo una puntatina all’Infernonella cerchia dei golosi, perché, a causa di quel grandescopritore che ha nome Cristoforo Colombo, siamoaffette da quella peccaminosa e recidiva malattiadetta “Cioccolatopatia”.

Erano gli anni del dopoguerra quando assaggiam-mo, per la prima volta nel negozio dell’Angiolina (ViaCapitan Romeo), le cioccolatine della Ferrero conappiccicata sopra la figurina della raccolta “Cacciagrossa”.

I primi animali esotici che conobbiavevano il sapore della cioccolata allatte con un trito di noccioline tostateche era da delirio. Ci regalarono l’al-bum e, alla sera, la mamma prepara-va la colla con acqua e farina e le in-collavamo.

A Natale la mamma comprava i gin-gilli di cioccolata fondente, ricoperta dicarta stagnola colorata, da appendereai rami di ginepro che papà ricostruivacon i rami che tagliava nel bosco sulpromontorio di San Martino.

Attaccare i fili dorati era un proble-ma perché il ginepro è simile al cactusma, alla fine, oscillavano Babbi Natalefunghetti, palline, pigne, stelle avvoltiin una straordinaria magia.

Mia sorella ed io (allora non c’era l’or-gia di cioccolata che c’è oggi) iniziavamo a forare lacarta nella parte inferiore e ad estrarre minuscolipezzi di cioccolato di nascosto della mamma che, la-vorando in portineria, aveva altro a cui pensare. Suc-chiavamo quel cibo degli dei per farlo durare di più.La droga “Cioccolato” ci faceva aguzzare l’ingegno.Prima di Natale, sul nostro albero, pendevano moscele anime dei nostri cioccolatini, solo fantasmi, fanta-smi profumati. Mia madre sorrideva perché anche leiera stata plagiata dalla dolcezza di questo alimento.

Ci raccontava che, prima di sette fratelli, era stataadottata dalla nonna materna che aveva sposato ilproprietario di una cartiera di Cantarena. Un ambientestimolante a differenza di quello di campagna in cuiviveva la sua famiglia.

Jeanne Ètienne LiotardLa bella cioccolataia

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N.O.I. nuovi orizzonti insieme 25Maggio 2015

«L’hai lasciata sul cuscino?»«No, l’ha presa lo scoiattolo».«L’hai messa in frigorifero?»«Di certo non è nel libro».«Ma sei sicuro che non sia in giar-dino?»«Quando ho fatto la barba era alsuo posto».«Era questa mattina che ti sei fat-to la barba o era ieri?»«Sì, oggi! No, aspetta, forse era ierioppure l’altro ieri, non mi ricordo!»«Chissà dove hai messo la testa!»«Eh se lo sapessi...!»«Hai guardato nell’armadio?»«Nell’armadio?»«Sì, nel cappello».«No, non c’è».«E nel vaso di gerani?»«Quali?»«Come quali?»«Sì quali, quelli malva oppure gli altri?»«Perché, che differenza fa?»«C’è differenza, eccome, tra quelli malva e gli altri!»«Ma se sono tutti sul poggiolo!»«Ah, già, l’avevo scordato! Chissà dove ho messo latesta!»«In macchina?»«E secondo te parcheggio la macchina e lascio lì latesta?»«Ci lasci sempre l’ombrello…».«E la mia testa è come un ombrello?!»«Hai guardato nel bagagliaio?»«Se solo mi ricordassi dove ho messo la macchina...».«Ma che disastro! Dai, dammi le chiavi che vado avedere».«Le chiavi?»«Sì, le chiavi della macchina, dove le hai messe?»«Non mi ricordo!»«Ma cribbio...!»«Non ti arrabbiare... Se tu ti agiti io mi agito e se miagito non mi ricordo più niente e se non mi ricordopiù niente siamo tutti nei guai: mi scordo la passworddel conto in banca e anche quella del computer!»«Ma non le hai scritte da qualche parte?»«Sì».«Dove?»«Su un foglio».«E questo foglio dov’è?»

Dove hai messo la testa?!

«Non mi ricordo».«E che cavolo!»«Non ti agitare!»«Non mi agito».«Se tu ti agiti io mi agito e se poimi agito eccetera eccetera eccete-ra... Va bene?»«Va bene».«DRINNN».«Uhm, che sogno che ho fatto».«Che sogno?»«Sapessi, un sogno stranissimo...!»«E com’era?»«Non mi ricordo...!»

K. Rougeau, Testa tra le nuvole

Quasi silenzio. L’onda alla battigia rimanda all’orizzonte il rumore del mondo dall’Aurelia vicina. Del sole il ricordo; sulla spiaggia, soli, restano segni d’un’invasa presenza: è l’inizio d’estate. La tentazione di grigio è una carezza al mare, un abbraccio sfiorato intimo ritrovarsi della notte che avanza. Solo in quel tutto è un dormiveglia all’animo che dà sollievo.

Paolo Mauri

Alberto Sacco

Tramonto

Arenzano - Caterina Bruzzone

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26 N.O.I. nuovi orizzonti insieme Anno XXII n. 3

Gli anni cominciavano a farsi sen-tire, tante erano state le naviga-zioni affrontate e non tutte facili;mari in burrasca spesso, tempe-ste ogni tanto con acque intornonon sempre conosciute.

Aveva abbandonato ormai daanni le navi da crociera sulle qualisi era sentito diventare sempre più l’intrattenitore diquell’orda disordinata di passeggeri impegnati ad at-traversare la loro giornata tra le tante, le troppe di-strazioni offerte a bordo, traghettati negli scali previ-sti dal viaggio, visitando quei luoghi con il medesimosguardo fuggevole con cui si osservano le vetrine diun negozio, vivendo il mare intorno, durante il navi-gare, come un effetto collaterale da guardarsi conocchio distratto.

Aveva scelto quindi navi con la stiva carica di merci,i container, gli uomini solo equipaggio; meno comodi-tà, non più le divise bianche, ma un maglione ed ungiaccone blu, un lavoro costante di attenzione che tra-sudava l’odore del ferro e anche di ruggine che ben siuniva agli spruzzi delle onde quando queste si face-vano più forti; navigare era questo, gli occhi a scen-dere dal cielo all’acqua sotto per poi tornare in alto,scrutando in un giro veloce da prua a poppa, da ba-bordo a tribordo, raccogliendo tutto in un respiro ap-pagante a colmare la mente ed i sensi.

Aveva sceso la scaletta col rumore silenzioso delsuo passo barcollante scandito dal rollio, strisciandoe accarezzando con la mano la ringhiera di ruvidometallo umido di sale per fermarsi infine a prua; ilsuono delle turbine saliva dal basso della sala mac-chine per farsi sordo e attutito, tranquillizzante al suoorecchio: tutto procedeva per il meglio.

Poteva ora fumare la sigaretta che si era fatto –vecchia abitudine – rollando la cartina, premendo iltabacco, sfiorandolo delicatamente con i polpastrelliquasi fosse un corpo di donna; tolse uno a uno i pochifilamenti dalla punta della lingua assaporando per unmomento il sapore amaro al palato, aspirando poiprofondamente il fumo a riempire la gola e i polmoni;lo sguardo scivolava intorno, il mare percorso da ondelunghe che, non ancora alte, colpivano le fiancate.

I pensieri di sempre compagni, i soli come la siga-retta, alla solitudineche lo aveva accompa-gnato per tutta la vita,stranamente perché

vissuta insieme a molta gente sen-za peraltro sentirsi parte di loro;si sentiva libero in quel tutto di cuiera rimasto prigioniero. L’aria por-tava il sapore a lui noto: presto cisarebbe stata una burrasca mal’intensità greve degli odori facevapiuttosto temere una tempesta; laluna faticava a comparire e solo amomenti scorgeva sprazzi di unchiarore grigio latteo con sfuma-

ture bluastre, incombente ma non opprimente.Forse sarebbe stato l’ultimo viaggio, questo non

poteva o forse non voleva sapere, anche se la stranasensazione vagava ultimamente nella sua mente;potevano sembrare i pensieri di un vecchio che si ar-rende all’inevitabile scorrere del tempo e forse cosìera ma, in cuor suo, non riusciva a trovare una rispo-sta…

Sapeva per certo, per quanto gli fosse chiaro che leforze non erano più quelle di un tempo, che non avreb-be abbandonato comunque la nave prima di averlapilotata in un porto sicuro; questo aveva fatto per tut-ta la vita e così avrebbe continuato fin quando neces-sario e, se le passioni erano in parte mitigate ormaidall’esperienza, la voglia di lottare non si era ancoraspenta.

Si domandava se la sua non fosse stata una vitasprecata e se un qualche pur piccolo segno sarebberimasto dopo di lui, forse nelle persone che lo aveva-no conosciuto, che con lui avevano lavorato; donneavevano attraversato la sua vita, spesso fugaci av-venture, poche volte storie destinate a finire altret-tanto velocemente, l’amore non lo aveva mai trovatoe forse non lo aveva mai veramente voluto, nel suoprofondo sapeva che quello sarebbe stato un’ancoraa fermarlo in rada.

Ora quel pensiero del domani si affacciava allamente, cogliendolo di sorpresa, imprevisto e impre-vedibile nei momenti; domani si rispondeva, domanila vita gli avrebbe detto se altre navigazioni avrebbedovuto affrontare o ritirarsi infine, scendere dalla suanave e guardare il mare dalla spiaggia, gustare il sa-pore del salino nelle giornate di libeccio, quando leonde si impadroniscono della riva gettandosi aggres-sive, quasi montagne, a divorare la sabbia, macinan-do i sassi nella risacca con il rumore che alle sueorecchie diventava suono. Spense la sigaretta, gettòun ultimo sguardo intorno perdendolo nella notte,scivolandolo al mare; rientrò al ponte di comando ri-prendendo in mano il timone.

Il capitano

Paolo Mauri

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N.O.I. nuovi orizzonti insieme 27Maggio 2015

Che errore

Quel giorno sembrava tuttocome sempre, ma nelle pieghesegrete di ogni attimo erano na-scoste trame di piccoli inganni.

Nell’attesa dell’autobus, Mariolasciò che lo sguardo vagassecome al solito sulle punte dellesue scarpe scandagliandone imisteri, solo al consueto romboaffaticato alzò la testa, vide chia-ramente il numero 6 sul display e, dunque, salì, ap-pena fu accolto nella pancia satolla del mezzo pubbli-co i leds si trasformarono prima in una faccetta sog-ghignante, poi in un bel 9.

Mario non aveva l’abitudine di guardarsi intorno,quindi non notò i visi diversi dei viaggiatori ed il per-corso inusuale, contò solo le fermate e si lasciò cala-re come sempre all’undicesima, riprese il bandolo deisuoi passi e si avviò, svoltò angoli, attraversò strade,scese e salì gradini e infine si arrestò, davanti a lui unportone, strano era più piccolo rispetto al giorno pri-ma, ma magari si sbagliava, del resto non era maistato un grande osservatore, infilò la chiave o almenoci provò, perché bizzarramente quella non ne volevasapere di entrare e farlo accogliere dal classico CLICdi benvenuto, provò e riprovò, nulla.

«Vabbè, la chiave avrà perso un dente, succede»,pensò e si spostò a destra per suonare il citofono,però quell’insolente non c’era, o meglio, era presen-te, ma a sinistra.

«Pff, hanno cambiato collocazione senza comuni-carlo, forse la maggioranza dei condomini è manci-na!».

Suonò al 17 pensando che Lui-gi, il suo collega, potesse giàessere arrivato, all’altro caposentì una voce gracchiare:

«Sei in ritardo!».Mario guardò l’orologio e lo

scoprì fermo, picchiettò sul ve-tro che proteggeva il quadrante,ma lo scatto elettrico e, gli par-ve, un po’ nevrotico della serra-tura lo invitò in modo non tratta-bile ad entrare.

Non gli riuscì di chiamarel’ascensore, la pulsantiera accendeva a ritmosincopato tutte le lucine, poi si rabbuiava e via dicen-do, si risolse dunque a salire a piedi nove piani, men-tre sbuffava e sudava aveva la sensazione che gli sca-lini mutassero sotto le suole, superfici bollenti oppuregelide, inclinazioni balorde, alzate che cambiavanocontinuamente sicché non gli riusciva di prendere lagiusta misura e continuava ad inciampare; faticosa-mente raggiunse l’interno voluto, sfinito non si accor-se che la porta aperta era diversa, ma forse anche sefosse stato fresco come una cantina non lo avrebbecomunque notato, dunque entrò nel suo ufficio; l’odore,sì, quello lo rimarcò, puzza di bruciaticcio, di fuliggi-ne. «Toh, Luigi ha cominciato a fumare!».

Quando si trovò davanti quell’uomo vestito di rosso,con corna ricurve e coda appuntita si fermò di botto,inclinò il capo di lato e domandò:

«Siamo già a carnevale?»Il diavolo sospirò, poi bonariamente disse:«Non so più come fartelo capire, continui ad andar-

tene a spasso e sei morto da tre giorni! Adesso ba-sta!».

Cinzia Revelli

Casa di riposo

Il tempo passa sulle giornate lente, sulle vicende,passa e non torna, la mente intrattiene qualche bre-ve ricordo.Quegli occhi vorrebbero dirmi tante cose, ma escesolo qualche lacrima. Conosco i nomi di ognuno, lisaluto, loro mi porgono la mano.Gli regalo la solita caramella, quella che si sbricio-la, per non farli soffocare.Qualche granello di zucchero rimane sulle loro lab-bra, sui vestiti, qualcuno scivola sul pavimento e

insieme lo guardiamo bril-lare, lo sentiamo scric-chiolare sotto le rotelle,ridiamo, poi mi dicono:«Ti voglio bene, tornivero?»Non sempre li ritrovo tut-ti. Ma son contenta di averli fatti felici, di farli felicianche solo con una caramella

Nuccia Cavallino

Salvador Dalì, Orologio

Page 28: Noi maggio

28 N.O.I. nuovi orizzonti insieme Anno XXII n. 3

Il titolo virgolettato con le note musicali mi ricordauna vecchia canzone popolare che cantavo da ra-gazzo con gli amici coetanei, canzone un pochinoosé che ha come protagonisti: Rosina e un “Muli-naio con gli occhi bianchi e neri”.

Soprattutto, però, mi ricorda il tempo in cui, quasiin ogni paese delle vallate liguri, esisteva un mulinoper macinare grano e mais (che veniva chiamatogranoturco). Mulini nati nei secoli scorsi tutti nei pres-si di corsi d’acqua, acqua usata come forza motri-ce, con le famose ruote a tazze che facevano azio-nare ruote dentate e pulegge collegate alle macinein pietra.

Al mio paese d’origine (Santuario di Savona), ilmulino era poco lontano da casa e da bambino ognitanto accompagnavo la mamma che con un sac-chetto di grano andava a macinare. Mi ricordo cheero curioso e affascinato nel vedere tutti i meccani-smi e la farina che cadeva sotto la macina in uncassettone in legno.

I mulini hanno avuto nei lunghi secoli scorsi, unagrande funzione economica e sociale, come luogo diincontro e di conoscenza, dove si scambiavano espe-rienze e informazioni legate ai frutti della terra.

Un luogo di vera e profonda sacralità contadina.Alla fine degli anni Cinquanta del secolo scorso,quando i contadini liguri si videro costretti per moti-vi economici ad abbandonare la misera terra, i mu-lini hanno dovuto chiudere i battenti, non avevanopiù clienti. Alcuni sono stati adattati ad abitazione,altri in posizioni più disagevoli sono stati abbando-nati al loro misero destino, diroccati, in ruderi comei vecchi castelli.

Personaggi da ricordare

a cura di Beppe CameiranaIncontro con Rinaldo Assandri - mugnaio di Sassello (SV)

Per fortuna a Sassello, in provincia di Savona, unmulino è rimasto in funzione, più unico che raro. Èquello ubicato sulla sponda del rio Sbruggia, affluen-te del fiume Erro, del sig. Rinaldo Assandri che hovoluto incontrare per sapere di più sulla storia delsuo mulino.

Signor Assandri, nel mese di novembre scor-

so, sono venuto al suo mulino con un sacchetto

di chicchi di mais coltivato nel mio piccolo orto,

per desiderio di mio nipote Dario di nove anni,

perché, a scuola, la maestra aveva parlato di

questa graminacea venuta dal Nuovo Mondo.

Ecco che subito mi sono ritrovato ragazzino

curioso, dopo più di cinquant’anni.

Come e quando nasce il suo mulino?

Il mulino ha origini molto antiche, sino alla fine del-l’Ottocento è stato di gestione pubblica a favore degliabitanti locali.

La mia famiglia ne prende possesso tramite un mioprozio nei primi anni del 1900, seguito da mio padree poi da me. Il mulino è dotato di grosse macine inpietra di provenienza francese risalenti ai primi annidel secolo scorso.

La mia famiglia ha provveduto a manutenzioni eristrutturazioni tenendo ben presente l’importanzastorica e culturale della struttura, evitando di alterarele caratteristiche originali con apparecchiaturetecnologicamente più avanzate, a discapito di unamaggiore produzione ma a favore di un prodotto as-solutamente artigianale. Così ancora oggi nella sug-gestiva atmosfera di un laboratorio che è un veromuseo, si producono farine dall’alto valore nutrizionaleche mantengono intatti i sapori.

fig. 1

fig. 2

“ Un giorno che al mulino sono andato ”

Page 29: Noi maggio

N.O.I. nuovi orizzonti insieme 29Maggio 2015

Tutti i vecchi mulini sono “morti” come mai il

suo è ancora vivo?

Posso dire che il merito è mio, perché fin da bambi-no mi sono innamorato di questo lavoro, già a quel-l’età ero sicuro che sarebbe stata la mia attività, cheho svolto con amore e passione, prima con mio padree poi proseguita fino ad oggi.

Lei ha già i capelli bianchi, quale sarà il futuro

del suo mulino?

Ho un figlio quarantenne che avrebbe capacità ecompetenza per continuare il mio lavoro, ma nulla èstato ancora deciso da parte sua, per cui al momentoil destino è incerto.

Quando sono venuto, ho trovato tante per-

sone in coda per aspettare il proprio turno per

macinare, io stesso ho aspettato più di due ore,

è sempre così?

Il periodo di fine estate e di autunno è quello deiraccolti e quindi anche quello del massimo lavoro peril mulino. Nelle altre stagioni naturalmente il lavoro èridotto.

Rispetto agli anni scorsi, ha rilevato un incre-

mento delle presenze? Qualcuno ha ripreso a

seminare cereali?

Sì, lentamente si nota una certa ripresa, finalmentei giovani hanno capito che ciò che mangiamo vienedalla terra. Si sta delineando forse una svolta culturale.

Adesso che stiamo attraversando un perio-

do di crisi economica e sociale, attraverso i me-

dia si torna a parlare dell’importanza e del va-

lore della terra. A suo parere, non crede che

sia troppo tardi per ricoltivare le nostre colline

abbandonate? Come ben sa il mestiere di con-

tadino non si impara da un giorno all’altro.

Certo il mestiere di contadino si è sempre traman-dato di padre in figlio, però credo che non sia troppotardi. Il merito, come ho già detto, è dei giovani eanche dei mezzi divulgativi che molto dibattono suquesto tema, tendono così a rinverdire l’aspetto cul-turale e mentale che era andato perduto. Tutti siamopiù consapevoli che le coltivazioni intensive in atto,che sfruttano la terra con esagerate concimazioni disintesi, sono mirate soprattutto ai profitti, più che allaqualità dei prodotti che mangiamo. È rinata la passio-ne per l’orto che ha aspetti importanti: una produzio-ne ridotta ma di qualità, l’amore e la bellezza di ve-der crescere giorno per giorno ciò che si è seminato,è una scuola di vita per i bambini che fanno ben spe-rare per il futuro.

Sig. Assandri, la ringrazio a nome dell’Unitre,

dei nostri lettori e mio personale per la sua di-

sponibilità a soddisfare le nostre curiosità e ci

auguriamo che il suo mulino continui ad esiste-

re in un mondo in cui molti valori del passato

sono andati rapidamente perduti.

fig. 1 Macina per frumento dotata di tramogge,e due macine in pietra, con cassetta in legno percaduta farina integrale.fig. 2 Ruota idraulica verticale a tazze in ghisamovimentata per caduta di acquafig. 3 e fig.4 Macine per mais o granoturco fig. 5 Buratto contenente setacci separatori fari-na e crusca.

fig. 3

fig. 4

fig. 5

Page 30: Noi maggio

30 N.O.I. nuovi orizzonti insieme Anno XXII n. 3Spazio Associazioni

ASSOCIAZIONE“AMICI DI ARENZANO”

Via Sauli Pallavicino, 3316011 ARENZANO GE

L’Associazione AMICI DI ARENZANO, costituita nel 1994, ha lo scopo di concorrere alla tutelaed alla valorizzazione dei beni culturali, delle risorse ambientali, naturali e paesaggistiche diArenzano; non è legata a partiti politici e non ha scopo di lucro.

e-mail: [email protected]

Figure illustri di Arenzano

Barthélemy Catherine Joubert (1769 – 1799)

L’inaugurazione, avvenuta il 21 marzo, di Villa Minadopo un importante restauro, ci dà l’occasione di par-lare della figura di questo generale francese, tantostimato da divenire comandante dell’intero corpo d’ar-mata francese in Italia a soli trent’anni.

Studente di legge, fu nel 1791 eletto caporale in unbattaglione di volontari mandato all’armata del Reno.Divenuto ufficiale, si segnalò in più combattimenti sulleAlpi contro i Piemontesi e in uno di que-sti, al Colle di Tenda, rimase prigionie-ro. Rilasciato qualche tempo dopo, allabattaglia di Loano (23 novembre 1795),meritò il grado di colonnello. Generalenel 1796, ebbe una parte importantenella campagna di Bonaparte in quel-l’anno e nel seguente.

In tutti i combattimenti, a Montenot-te, Mondovì, Lodi, Castiglione, Rivoli,mostrò grande abilità di capitano e va-lore di soldato. Promosso nel 1797 ge-nerale di divisione, fu nell’anno stessocomandante in capo dell’armata d’Olan-da e nel 1798 di quella d’Italia. In que-ste funzioni, sentendosi offeso dall’in-gerenza dei commissari del Direttorionei fatti amministrativi della Repubblica Cisalpina dellaquale era a capo, presentò le dimissioni.

Nel 1799, allo scatenarsi degli Austro-Russi control’Italia, venne di nuovo richiamato a quel comando, insostituzione del generale Moreau destinato a quellodel Reno.

Secondo alcune fonti rimandò di un mese l’offensi-va per tornare in Francia e sposare Zefirina di Mon-tholon, figlia adottiva del senatore Charles de Sémon-ville. Nel giugno di quell’anno MacDonald era statobattuto sulla Trebbia e necessitava un intervento, chevenne preparato proprio ad Arenzano, a Villa Mina

(allora villa Scasso). A quel punto gli avversari si era-no rafforzati, tanto da poter disporre di ben 40.000

uomini, il doppio degli uomini diJoubert.

Questi passò l’Appennino e pre-se posizione contro il generaleSuvarov sulle alture di Novi il 15agosto. Joubert fu ferito mortal-mente nella prima fase della bat-taglia, colpito da un proiettile ne-mico. Morì invocando il nome del-la giovane moglie (finita poi sposaproprio di MacDonald).

Fu sostituito al comando dalMoreau, ma la sconfitta fu inevita-bile. La battaglia, sebbene nondecisiva dal punto di vista strate-gico, si rese famosa per la crudez-za dei combattimenti, che la rese

una delle battaglie più sanguinose dell’epoca napoleo-nica. I Francesi persero 6.500 soldati tra morti e feritied ebbero 2.000 dispersi. Le perdite austro-russe, maidel tutto accertate per la presunta mancanza di veri-dicità dei rapporti, furono di oltre 5.000 per gli Au-striaci e circa 1.500 per i Russi, tra morti e feriti.

Il generale JoubertMostra dei Cantieri Navalipresso il Santuario delleOlivette ad Arenzano.

Page 31: Noi maggio

N.O.I. nuovi orizzonti insieme 31Maggio 2015 Spazio Associazioni

Paolo Delucchi, “Della vita dei santi

martiri Nazario e Celso, con appen-

dice di alcune notizie topografiche-

storico-ecclesiastiche”, 1877

http://www.treccani.it

http://it.wikipedia.org

http://fr.wikipedia.org

http://ww.arenzanotracieloemare.it/

Il generale Joubertin una stampa

Monumento al generale Joubert,a Bourg-en-Bresse,

in una immagine d’epoca

Fonti

Della presenza di Joubert ad Arenzano ne parla il parroco di Aren-

zano don Paolo Delucchi nel suo libro del 1877 “Della vita dei santimartiri Nazario e Celso, con appendice di alcune notizie topografiche-storico-ecclesiastiche”: “È pur degna di nota la venuta in Arenzano delgenerale francese Joubert. Quando nel 1799 il generale russo Suwa-row in tre giornate 17, 18, 19 giugno vinse alla Trebbia i Francesicomandati da Macdonald, e questi si riunì sugli Appennini a Moreau,fu allora che Joubert scese in Arenzano e proprio nel palazzo degli

Scasso, ora dei signoriGraffigna, circondato dalsuo stato maggiore ideò ilpiano della gran battagliadi Novi dove restò vinto eperì miseramente”.

La battaglia di Novi sisvolse il 15 agosto.

Ad Arenzano, nell’Iti-

nerario Marinaro “Spin-

ti al Largo” presso il

Santuario di N.S. delle

Olivette, è presente undipinto che ritrae il gene-rale. Un monumento a luiintitolato è sotto l’arco ditrionfo a Parigi, mentre unsecondo, in bronzo, aBourg-en-Bresse in Fran-cia, fu fuso durante il re-gime di Vichy nella secon-da guerra mondiale perrecuperarne il metallo.

La battaglia di Novi raffigurata in un quadro di Alexander Kotzebue (1815-1889)

Page 32: Noi maggio

32 N.O.I. nuovi orizzonti insieme Anno XXII n. 3Spazio Associazioni

A.N.P.I. Arenzano Sezione 16 Giugno 1944

Via Sauli Pallavicino, 21Presidente Orazio Lo Crasto

Relazione del Presidente alla manifestazione organizzata dal Comune di Arenzano

Il 2 giugno 1946, quattordici milioni di donne italia-ne votarono per la prima volta in una consultazionepolitica, per il referendum istituzionale fra Monarchiae Repubblica e per l’elezione dell’Assemblea Costi-tuente.

Con la fine del Fascismo e della Seconda GuerraMondiale si compiva finalmente il lungo viaggio chericonosceva alle donne, col diritto di voto, la totalitàdei diritti civili.

Un viaggio iniziato nel 1919, anno in cui in Italiavenne cancellato l’obbligo per le donne di ottenerel’autorizzazione del marito per esercitare tutte le pro-fessioni e buona parte degli impieghi pubblici.

Alla Costituente furono elette ventuno donne su cin-quecentocinquantasei componenti dell’Assemblea.

Per la prima volta una piccola compagine femminileentrava a far parte dell’istituzione rappresentativa delpopolo italiano.

Si trattava perlopiù di donne, con una forte sensibi-lità politica, impegnate in modo diverso nella lotta alfascismo e alcune anche nella Resistenza.

Con gli uomini al fronte o in montagna o prigionieri,le donne li dovettero sostituire nell’industria e nel-l’agricoltura. Le donne raccoglievano indumenti, ciboe medicinali, per aiutare i feriti e gli ammalati, dava-no assistenza ai familiari dei caduti, ai parenti degliarrestati.

Nelle campagne, mettevano a disposizione le lorocase, rischiando anche la vita, per dare rifugio allepersone in fuga.

Erano donne le staffette, che garantivano i collega-menti tra le varie brigate e i contatti fra i partigiani ele loro famiglie.

Le donne elette alla Costituente, nonostante le fortidifferenze politiche, hanno saputo agire in modo con-corde per far riconoscere i diritti delle cittadine italiane.Con il loro contributo determinante, è stata approva-

ta la nostra attuale Costituzione, che, a più di ses-sant’anni di distanza, per quanto riguarda la questio-ne femminile, è una delle più avanzate e complete.

Basterebbe richiamarsi al chiaro e solenne ricono-scimento del principio di eguaglianza dinnanzi alla leg-ge, previsto dall’articolo 3 per superare in positivotutte le norme della legislazione ordinaria discrimina-torie nei confronti delle donne.

Soprattutto dove specifica che è compito della Re-pubblica rimuovere gli ostacoli che limitano la libertàe l’uguaglianza, voluto insistentemente proprio da unadonna, quella Angiolina Merlin che diventerà famosaper ben altro motivo.

Una lettura degli atti parlamentari e le testimonian-ze delle stesse Costituenti fanno emergere, ad esem-pio, il loro forte impegno per l’approvazione dell’arti-

Giornata Internazionale della Donna

Page 33: Noi maggio

N.O.I. nuovi orizzonti insieme 33Maggio 2015 Spazio Associazioni

colo 11 con il quale si afferma che, «l’Italia ripudia laguerra come strumento di offesa alla libertà degli al-tri popoli e come mezzo di risoluzione delle contro-versie internazionali» e s’impegna «per un ordinamen-to che assicuri la pace e la giustizia fra le nazioni».

In particolare sostennero con forza la sostituzionedel verbo “rifiuta” con “ripudia” ben più forte ed inci-sivo sul piano morale.

Il principio paritario è ribadito più volte nella Costi-tuzione. Oltre al citato articolo 3, con l’articolo 4 laRepubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavo-ro, e con l’articolo 29 riconosce i diritti della famigliasull’eguaglianza morale e giuridica dei coniugi.

È l’articolo 30 a stabilire che è dovere e diritto diambedue i genitori mantenere, istruire ed educare ifigli, anche se nati fuori del matrimonio.

Con l’articolo 31 la Repubblica agevola con misureeconomiche e altre provvidenze la formazione dellafamiglia, protegge la maternità e l’infanzia e la gio-ventù, favorendo gli istituti necessari a tale scopo.

L’articolo 37 stabilisce che la donna lavoratrice hagli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribu-zioni che spettano al lavoratore.

L’articolo 48 stabilisce che sono elettori tutti i citta-dini, uomini e donne, che hanno raggiunto la maggio-re età.

E l’articolo 51 dichiara che tutti i cittadini dell’uno odell’altro sesso possono accedere agli uffici pubblici ealle cariche elettive in condizioni di eguaglianza.

I Costituenti hanno fatto la loro parte ma non è ba-stato. Negli anni 70 la lotta delle donne ha conquista-to molti diritti e libertà ma la “questione femminile”resta ancora attuale e ben lontana dall’essere del tut-to chiusa.

Nonostante la riconosciuta “parità formale” tra i sessila classe politica (non a caso quasi interamente ma-schile) non ha ancora saputo dare risposte concretelegate ai bisogni reali e quotidiani delle donne.

Oggi una donna che vuole diventare madre, spes-so, si vede precludere l’accesso al lavoro o, peggio,rischia di perderlo.

L’insufficienza di rappresentanza femminile in poli-tica, nonostante l’elettorato italiano sia in maggioranzafemminile, si traduce inevitabilmente in una “carenzadi democrazia”. Non basta appellarsi al “buon senso”dei partiti i quali riservano generalmente alle donnesolo ruoli secondari. La legge elettorale offre alle don-ne (oltre che ai giovani) pochissime possibilità peremergere in politica.

Qualcuno ha detto che le donne raggiungeranno laparità quando una donna brutta e incapace ‘fregherà’il posto da dirigente ad un uomo capace.

Voglio sperare che non sia così.La Costituzione contiene in sé tutte le norme che

consentono le pari opportunità per la rappresentanzapolitica e per superare ogni discriminazione.

È sufficiente applicarla integralmente.

Orazio Lo Crasto

Arenzano - Sala Consiliare, 7 marzo 2015: Foto di gruppo al femminile

Page 34: Noi maggio

34 N.O.I. nuovi orizzonti insieme Anno XXII n. 3Spazio Associazioni

Centro Storico Töre Di SaraceniPiazza XXIV Aprile - 16011 Arenzano

Attività dell’associazione: Tutela delle tradizioni arenzanesi. Pubblicazione di un giornalesociale ad argomento storico e culturale. Organizzazione di mostre, cene sociali.Corsi di genovese presso le scuole.

Dall’archivio di Pericle Robello

Fulcieri Paolucci De Calboli

La scuola elementare di Arenzano è intitolata a Ful-cieri Paolucci De Calboli, ma quanti sono coloro chesanno chi era questo personaggio?

Discendeva da una nobile famiglia forlivese, del se-colo XIV, che ebbe la signoria sul castello di Calboli,frazione di Rocca San Casciano (Forlì) sull’Appenninotosco emiliano. Il cognome si trova anche nellaforma Paulucci de Calboli.

Un Raniero (zio) e un Fulcieri (nipote) sono ricorda-ti da Dante Alighieri (Purgatorio XIV versi 58-89). Ful-cieri “pregio e onore” del casato fu nel 1303 Podestàdi Firenze.

Nel secolo XV la famiglia si divisein 4 rami: Venezia, Ravenna, Ferra-ra e Forlì.

Il ramo di Forlì si estinse con Ful-cieri nel 1919, ma fu rinnovato comecasato nel 1920, quando la sorelladi Fulcieri, Camilla, sposò l’amba-sciatore Giacomo Barone Russo chefu autorizzato ad assumere il cogno-me Paolucci de Calboli, premetten-dolo al proprio.

Il nostro Fulcieri nacque a Forlì nel1893, da giovane seguì nei suoi fre-quenti spostamenti il padre Ranie-ro, importante diplomatico.

In Svizzera si fermò a lungo, feceamicizia con la poetessa Ada Negri e si impegnò atti-vamente in favore degli immigrati italiani ivi residen-ti, fondando, tra l’altro, la Scuola italiana di Berna,insieme a Carlo Spinazzola e alla giornalista ticineseRosetta Colombi.

Nel 1910 Fulcieri si iscrisse alla Facoltà di Giurispru-denza presso l’Università di Genova, dove nel 1914 silaureò, con una tesi sul celibato.

Nell’agosto del 1914, Paolucci conobbe a un ricevi-mento la figlia del generale Carlo Porro, futuro brac-cio destro di Luigi Cadorna in qualità di sottocapo distato maggiore dell’Esercito.

Alessandra Porro divenne la sua fidanzata, ma Ful-cieri non ottenne dai genitori il permesso di sposarla.

Interruppe gli studi da diplomatico per arruolarsivolontario nella Grande Guerra. Come ufficiale di ca-valleria si comportò eroicamente, ma ritenendo chela cavalleria non fosse arma pienamente operativafece domanda per essere trasferito in fanteria.

Al fronte svolse un importante ruolo di incitatoredei soldati alla battaglia e diede loroesempio offrendosi volontario per lemissioni più pericolose.

Ferito nel 1915, poi reso invalido nel1916 (loc. Altipiani) e nel 1917 (loc.Dossa Forlì) per una terza ferita (mi-dollo spinale e paralisi alle gambe),quando era passato comandante di ar-tiglieria, trascorse gli ultimi 18 mesidella sua vita in ospedale, paralizza-to, ma dedicandosi ugualmente a in-tensa opera di propaganda patriottoti-ca.

Fu decorato di medaglia d’oro alValor Militare.

Cessò di vivere, a soli 26 anni, nel1919 nel sanatorio di Jaanen (Svizzera).

Le sue spoglie furono trasferite nel cimitero monu-mentale di Forlì, dove riposano in una tomba del Pan-theon, sormontata da un busto realizzato dallo scul-tore Carlo Fontana.

Tra le sue opere si ricordano “La lotta contro il celi-bato nel passato e nel presente” e le “Lettere ad Ales-sandra”.

Fulcieri Paolucci De Calboli

Page 35: Noi maggio

N.O.I. nuovi orizzonti insieme 35Maggio 2015

Sezione Regionale LiguriaVico Casana 9/3 int. 916123 Genova010-267312

Sezione di Arenzano Cod. L.I.11Via Sauli Pallavicino, 3316011 Arenzano (Ge)Tel. 335/8180625 e-mail: [email protected]

Fondo Mondiale per la Natura

Che pesci pigliare?

a cura di Giancarlo Marabotti

Ne abbiamo già parlato, ma l’argomento merita diessere ripreso. Con l’arrivo dell’estate, soprattutto pernoi che viviamo in una cittadina di mare, si moltipli-cano le occasioni di mangiare, spesso insieme agliamici, pesce, molluschi, crostacei.

Tutti conosciamo la bontà e il valore nutritivo delpesce non solo per l’apporto di proteine. Contieneacidi grassi a catena lunga, comel’Epa e il Dha (gruppo Omega 3),che servono per lo sviluppo neu-rologico e hanno anche una fun-zione di prevenzione contro lemalattie cardiovascolari.

Per queste sue proprietà il pe-sce è molto consigliato alle don-ne in gravidanza, a quelle in al-lattamento e nella prima infanzia.

Vi sono rischi nel consumo di pesce? Il problemadei contaminanti riguarda il pesce di grossa taglia,(come il pesce spada), che vive per un lungo periodoe si nutre di altri pesci, per cui le donne in gravidanzao in allattamento e i bambini non devono consumar-ne più di 100 grammi a settimana e limitarsi a dueporzioni di tonno a settimana.

Pensiamo anche alla sostenibilità ambientale: mol-ti pesci sono in fase di estinzione e i mari ne sonomolto poveri, per cui si deve limitare il consumo diqueste specie e anche l’uso eccessivo di pesce di al-levamento, in quanto anche gli allevamenti sono cau-sa di inquinamento del mare. Il nostro consiglio: evi-tare le specie in estinzione e di allevamento e preferirei piccoli pesci azzurri come le sardine e le alici che,tra l’altro, sono ricchi di Epa e Dha.

On line sul sito del WWF è disponibile una guidatascabile, con le indicazioni utili per sapere “che pe-sci pigliare”, quando ci si trova in pescheria.

La lettura è molto intuitiva: semaforo rosso per queiprodotti che è meglio evitare perché troppo costosi oil cui consumo incide sullo stato degli stock, semaforogiallo per le specie che, se consumate con elevatafrequenza, potrebbero andare incontro ad impatti ec-cessivi, e semaforo verde per i pesci che soddisfanogran parte dei criteri compatibili con la salvaguardia

degli stock e con un prelievo inmare sostenibile.

Un’ultima informazione: dal14 al 17 maggio si svolgerà alPorto Antico di Genova lo SLOWFISH, la cui mission è il consu-mo consapevole del pesce.

Buona estate e ricordiamoci dirispettare il nostro mare!

Semaforo verde per acciughe, ostriche, cefali,cozze, gamberetti, merluzzetto, merluzzo del Pa-cifico, palamita, pannocchia e pollack dell’Alaska,rombo chiodato, sgombro, sugarello e totano.Semaforo giallo per gamberetti boreali, mazzan-colle, melù o potassoli, merlani o moli, ombrineboccadoro, orate, pangasio, persico a filetti, sal-moni, sardine, seppie, sogliole, spigole, triglie,vongole filippine.Semaforo rosso per anguille, bianchetti, capa-santa, cernie, halibut della Groenlandia, merluzzibianchi, naselli, occhialone, platesse, pesci spec-chio, pesce spada, rana pescatrice o coda di ro-spo, razze, squali, tonno alalunga, tonno rosso.

Spazio Associazioni

Page 36: Noi maggio

36 N.O.I. nuovi orizzonti insieme Anno XXII n. 3Spazio Associazioni

Da dietro il sipario“La nostra vita comincia a finire il giorno che diventiamo silenziosisulle cose che contano”.

Teatro Piccolo di Arenzano

Via G. Marconi 165

16011 Arenzano (Genova)

http://www.ilsipariostrappato.it

Il Sipario Strappato

Lazzaro Calcagno(attore, autore, regista)

È primavera, forse la stagione più bella.Primavera, dove le sere annusano già l’estate. Pri-

mavera di piccole lucciole tremolanti…È in una tranquilla sera di primavera, che ti rag-

giunge, mentre stai facendo “zapping” tra un canalee l’altro, un servizio in tv… uno dei tanti che parla diviolenza.

L’ennesima violenza nei confrontidelle donne. Quanta brutalità può es-serci a volte negli esseri umani. Vio-lenza nei confronti delle donne ma an-che nei confronti dei bambini. Un im-barbarimento senza confini.

E mi ritorna alla memoria un mono-logo che scrissi per un mio spettacolocirca una quindicina di anni fa e che haavuto la fortuna di essere tradotto in tedesco e inter-pretato da una compagnia teatrale in Germania:“Il mondo è un luna park o meglio è il parco dellaluna, dove le ombre invece di seguirti, si staccano e tifanno fare sonni tranquilli.Io sono la donna, la schiava, la serva… la prostituta,la nigeriana, l’albanese… la zingara.Sono la donna comprata… e venduta da te.Che con pochi soldi credi di poterne fare ciò che vuoi:di notte servirti, di giorno cacciarla.Sono la donna che sta su due rive. Senza un ponteche le colleghi.La donna cui fai mettere lo chador.La donna che sevizi. Che usi.Che rinchiudi in casa.

Sono la donna che deve sempre essere presente, chelavora in casa… che lavora fuori casa.Che sopporta con pazienza, che alleva i tuoi figli.Buona madre, ottima moglie. Amante.Sono la donna che hai violentato.Che hai fatto abortire.

Sono la donna che piange per un fi-glio che ha fame, che lotta per quelfiglio che ha fame, che si è umiliataper quel figlio che ha fame.Che hai umiliata, solo perché DONNA.… E chi la umiliava eri sempre tuuomo!…Che dimentichi troppo spesso che unadonna è anche tua madre.E che senza una Donna non saresti

mai esistito.Io sono soltanto una donna che sta pagando ancoraquella maledetta mela…Ma sono soprattutto una donna che ha la dignità di unadonna e che vorrebbe soltanto un mondo più giusto.… Ma tutto questo è un parco della luna o meglio èsolo il mondo, dove la coscienza invece di seguirti, sistacca e ti fa fare sonni tranquilli”.

Io sono solo un artista, quello che faccio magari època cosa e forse lo è sicuramente, ma l’indifferenzami spaventa, ecco perché sento l’esigenza di manife-stare la mia indignazione anche così. L’indifferenzadel mondo di fronte a certe cose credo sia uno dei piùgravi peccati mortali e io non vorrei diventare mai“un analfabeta dei sentimenti”, voglio risparmiarmiquesto triste primato. È amaro constatare che in que-sto mondo sempre più globalizzato, di viaggi senzaconfini, dove tutto diventa possibile… la coscienzaspesso ci abbandoni facendoci ritornare barbari.

Martin Luther King

“Il peggior peccato contro i nostri simili non è l’odioma l’indifferenza: questa è l’essenza della mancanzadi umanità”.

George Bernard Shaw

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N.O.I. nuovi orizzonti insieme 37Maggio 2015 Spazio Associazioni

Accademia Musicale TeresianaLa segreteria è aperta tutti i giorni dalle 15.00 alle 18.00. www.accademia-teresiana.orgTel/Fax: 010.912.42.33. Indirizzo mail: [email protected]

I nostri allievi stanno per raccogliere i frutti di questo intenso anno di studio: da maggio siesibiranno in una serie di manifestazioni che andranno avanti per buona parte dell’estate.Saremmo felici se anche voi partecipaste ai loro saggi e li sosteneste con i vostri applausi.Fra i tanti appuntamenti segnaliamo il musical “La storia delle note” di Remo Vinciguerra.Come già anticipato si tratta di un progetto impegnativo perché i ragazzi saranno gli uniciesecutori di tutto ciò che vedrete e ascolterete.Vi aspettiamo quindi l’11 giugno alle ore 21:00 presso il teatro Verdi di Sestri Ponente e sulnostro sito per avere aggiornamenti su tutto ciò che stiamo organizzando.

Concerto del maestro Katsumi Nagaoka con la partecipazione del soprano Yukari Kobayashi.Il concerto si è svolto nell’ambito delle manifestazioni organizzate in occasione

della XVII Mostra Ligure della Camelia.

Invito alle manifestazioni estive

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38 N.O.I. nuovi orizzonti insieme Anno XXII n. 3Spazio Associazioni

Mesì Mesì OnlusVia Marconi 166/5 16011 Arenzano

http://www.mesimesi.it [email protected] - tel. 3473080249

Ricordate Mesì Mesì ONLUS?Si tratta di una piccola realtà associativa genovese

composta per lo più da giovani volontari che sostieneattraverso contatti diretti progetti di solidarietà e svi-luppo in Paesi del Sud del Mondo.

In occasione di questa Primavera e in particolaredella festa della mamma la proposta di Mesì è un’ini-ziativa a favore proprio delle mamme, in piccoli vil-laggi dell’Eritrea: l’ECO Kit di prodotti cosmetici.

Un’idea regalo in più per una causa importante.Acquistando questo kit, composto da tre prodotti dicosmesi etica e provenienti da filiera corta certifica-ta, si potrà sostenere il progetto per la “Costruzionedi mogogò ecologici nei villaggi di Siyah in Eritrea”promosso da Mesì Mesì ONLUS nelle missioni.

Il mogogò è il forno tradizionale eritreo, in cui sicucina l’engera, la focaccia a base di cereali misti cherappresenta l’alimento base di gran parte della popo-lazione. Questo tipo di forno ha un rendimentoenergetico molto basso e non prevede un sistema dicaptazione dei fumi.

Donne e bambini percorrono lunghe distanze perraccogliere la legna e sono soggetti a malattie respi-ratorie e degli occhi per via della grande quantità difumo presente in cucina e in generale in casa.

L’Associazione Mesì Mesì ONLUSpromuove la costruzione di unmogogò ecologico alternativo al tra-dizionale forno, che permette di ri-durre il consumo di legna (-50%), haemissioni ridotte ed elimina l’inqui-namento domestico perché i fumisono convogliati all’esterno.

La realizzazione del mogogò vie-ne poi affidata a un gruppo di donnedel villaggio, formate per questo dallesuore missionarie Figlie di S. Anna,referenti del progetto per noi.

Le donne si procurano l’argilla, lepietre, l’acqua e la sabbia, TUTTI MA-TERIALI REPERIBILI IN LOCO; resta-no da acquistare gli accessori in fer-

CosmETICA per le missioni

L’ECO Kit di Mesì Mesì ONLUSper costruire Mogogò Ecologici in Eritrea

Il tradizionale fornò mogogò eritreosenza sistema di captazione dei fumi.

L’ECO Kit di CosmEtica per le missioni

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N.O.I. nuovi orizzonti insieme 39Maggio 2015 Spazio Associazioni

Lara Cavezarsi

ro, quelli in materiale refrattario e itubi per il camino che vengono per-ciò comprati grazie al ricavato diquesto progetto.

Per realizzare questo progettoMesì Mesì Onlus ha scelto dicevamouna cosmesi etica: NATURALE, sen-za derivati petrolchimici, siliconi,parabeni. - A KM 0, cioè con Ingre-dienti locali e biologici. - EQUA, coningredienti equosolidali, a sostegnodi microrealtà lontane. - ECO, cheutilizza principi ecologici nelle for-mule e nel packaging facilmentericiclabile.

Se siete interessati potrete già tro-vare esposti gli eco kit al bar gelate-ria Serafino e alla palestra Califor-nia Club di Arenzano.

L’offerta consigliata per il kit è di10 euro.

Per avere maggiori informazioni sulprogetto e per conoscerci meglio citrovate su facebook alla pagina diMesì Mesì ONLUS, o potete contat-tarci su cell e mail (3473080249 [email protected] ).

Confidiamo nel passaparola, èun’idea regalo versatile ed etica.

Grazie mille!!!

"Il Signore ricom-pensi tutte le perso-

ne di buon cuoreche, pur non cono-

scendoci, hannopermesso la costru-zione dei mogogò

ecologici nelle nostrecase"

Nighisti Tewelde,una delle mamme

beneficiate

Ecco il mogogò ecologico costruitoper una famiglia di Siyah

I bambini sorridenti e bellissimi delle famiglie beneficiatedalla costruzione dei mogogò ecologici

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40 N.O.I. nuovi orizzonti insieme Anno XXII n. 3Spazio Associazioni

Piazza Golgi 28A 16011 ArenzanoTel/Fax [email protected]/AUSER.Arenzano

AUTOGESTIONESERVIZI

Tombola di AUSER Arenzanoa favore del Progetto “CUSCINO CUORE”

AIWC Progetto Specialehttp://www.aiwcgenoa.org

Club Internazionale delle Donne americanedi Genova (AIWC)

Questi cuscini sono realizzati anche inAUSER Arenzano e donati dopo l’interven-to di mastectomia.

Il Cuscino Cuore riduce il dolore da:Incisione chirurgica, trazione e stretchingPressione ascellare e gonfioreTensione spallaUrti accidentali (possono essere postisotto la cintura di sicurezza)Il Cuscino Cuore supporta anche il tora-

ce durante la tosse.

17 Aprile 2015 - Progetto “CUSCINO CUORE”

Passeggiare

Con l’arrivo della primavera la Signora Flora, capofiladi un gruppo di cammino spontaneo, dà appuntamentopresso il tabellone del cinema per poi intraprendere unacamminata lungo la passeggiata De Andrè.

Per informazioni telefonare allo 010 9111114 il martedìe venerdì dalle ore 15 alle 18.

Camminare migliora la condizione fisica complessiva e il benessere mentale:aumenta la capacità di compiere lavoro fisico, accresce l’aspettativa di vita.

L’attività fisica regolare contribuisce a farci sentire meglio attraverso:La riduzione dello stress e dell’ansietàLa riduzione della tendenza alla depressione: si aumentano le relazioni interpersonaliL’aumento dell’ autostima e della capacità di attenzioneL’aumento dell’autonomia personale e della cura di sé (capacità di badare a se stessi)

Attività sociali di primavera

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N.O.I. nuovi orizzonti insieme 41Maggio 2015

Il nostro diario

Bibliotecad’Argento

Il 16 gennaio la biblioteca siarricchisce di nuovi volumi,consegnateci da Lions ClubArenzano Cogoleto, la scatolaè stata immediatamente svuo-tata e i libri presi in prestitodagli iscritti dell’AUSER.

7-8 marzo 2015In occasione della Giornata In-

ternazionale della Donna pressola sede si sono organizzate duesimpatiche giornate conviviali: ilpomeriggio del 7 marzo una garadi burraco, l’8 a mezzogiorno ilpranzo sociale e a seguire “Tom-bola Festa della Donna”.

AUSER Arenzano e AISMLa Gardenia dell’AISM ha permesso - con un contributo di 15 euro, il 7-8 marzo

2015 - di sostenere il progetto Donne oltre la Sclerosi Multipla. L’appunta-mento si rinnova ogni anno. Per questo un gruppo di volontari AUSER Arenzanohanno dato voce ad AISM, allestendo un punto raccolta fondi per AISM con l’of-ferta della Gardenia dell’AISM.

Da non dimenticare Numero Verde InformAnziani: 800 995 988

Cesira Bertoni, responsabile temporanea AUSER

Gli operatori del call center attiveranno i volontari di Arenzano per le richieste di “Pronto intervento sociale”e “Accompagnamento protetto” con auto, mentre per le richieste di “Compagnia telefonica” e “Domiciliaritàleggera” il call center prenderà contatti con il coordinatore dei volontari, il quale si metterà in contatto con lapersona o la famiglia per un’analisi dei bisogni e terrà i contatti con l’assistente sociale del Distretto Sociale diArenzano per dare risposte integrate, attraverso i progetti istituzionali organizzati sul territorio.

Spazio Associazioni

Seguiteci su www.facebook.com/AUSER.Arenzano. Presto importanti iniziative!

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42 N.O.I. nuovi orizzonti insieme Anno XXII n. 3Spazio Associazioni

Regala un sorriso

AmiciComitatoCollaborazioneMedicaArenzano

Referente: Fabia Binci (336916125)

http://www.ccm-italia.org/ita/

Consorzio Arenzano Per Voi - Onlus

a cura della Portavoce RosaAnna Princi

Festa del Volontariato

Consorzio di Associazioni di ArenzanoSegreteria Organizzativa: Tel 3275825346

Carissimi lettori di NOI,nel numero precedente avete letto - spero con inte-

resse - quanto è stato fatto, in questi anni di attività,per la cittadinanza di Arenzano dalla Associazione chepresiedo.

Avete anche letto che ci sosteniamo e riusciamo aportare avanti questi progetti solo con le nostre forzeeconomiche, provenienti da donazioni di privati e / odalla Festa del volontariato annuale, che vede im-pegnate una trentina di Associazioni del territorio.

Quest’anno la Festa del Volontariato si svolgerà neigiorni di venerdì 19 e sabato 20 giugno dalle ore16 alle ore 23 - sul Lungomare.

Tantissimi sono gli stand che vi aspettano.Vi aspettiamo numerosi!Ricordate che, oltre a farvi spiegare dalle varie As-

sociazioni presenti le loro singole attività, vi divertire-te e donerete col cuore sapendo che tutto quanto verràdato sarà utilizzato per Arenzano, per le problematicheche emergono durante l’anno e che ci vengono se-gnalate.

Anzi, con l’occasione, vi chiedo - se avete qualcheproblema da segnalare - fatelo: esamineremo il pro-blema, la spesa prevista per risolverla e, se possibi-le, cercheremo di intervenire.

Grazie.

− Spazi per degustazioni con: bruschette, focaccette,

frittelle, dolci

− Spazi per gioco con: Scacchi, Pesca di Beneficen-

za, Burraco, Tombola e la Lotteria

− Spazio per Progetto Noinrete – prodotto del nostro

Consorzio!!!

− Spazio Salute con Avis e Croce Rossa

− Spazio Arte con quadri ecc.

− Spazio Vintage con vestiti, libri, oggettini antichi,

gioiellini ecc.

− Spazio Piantine aromatiche e fiorite

− Spazio Trucca-bimbi

− Spazio Musica con Luigi Asfalto – presente ve-

nerdì 19 alle ore 20!

Stand Festa

Gli scacchi giganti vi aspettano!

Donare è semplice

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N.O.I. nuovi orizzonti insieme 43Maggio 2015

Il telefono eleganteÈ lui, lo smartphone. In lingua italiana non lo cono-

sce nessuno!Eccovi la mia esperienza: so che per molti di voi

queste parole sono scontate. Vedo girare tanti smar-tphones e tanti tablets. Quindi l’argomento potrebbesembrare superato. Ma c’è anche chi, come me, lodeve affrontare per la prima volta. A meè capitato a Natale: un pacchettino deli-zioso che nascondeva questo oggetto mi-sterioso e inaspettato. E da subito guar-dato con sospetto e direi avversione.

Avevo visto qualche amica usarlo neinostri vari incontri: notavo che lo maneg-giava con interesse e direi con venerazio-ne, a volte sembrava con ostentazione. Nonne capivo il perché. Mi sembrava quasi una esibizione,alla stregua di un anello o un bracciale nuovo. Mi sfug-giva veramente l’esatto significato di possedere unoggetto che pensavo inutilmente complicato.

Torniamo al pacchettino: devo aver avuto un’espres-sione sbigottita e forse anche un po’ contrariata quandol’ho visto. Mi spiace veramente tanto perché le aspet-tative dei miei ragazzi erano diverse. Ma forse lo sa-pevano che avrei reagito così e si sono pure divertitialle mie spalle!

Qualche brevissima spiegazione soprattutto da partedella mia nipotina Anna (8 anni!!): «Nonna ti facciovedere io come si fa!», «Mandami un messaggio vo-cale se ci riesci!».

A casa me lo sono rigirato: ma cosa me ne faccio?Perché regalarmi questo problema? Era così bello efunzionante il mio ‘vecchio’ cellulare! Lo guardavo contanta nostalgia e desiderio. Però devo dire che nonho ceduto. Mi sono veramente impegnata e mi sem-bra proprio di aver superato me stessa.

Whats app: ma cos’è, cosa vuol dire? I miei contat-ti: ma cosa sono? Ma quanto mi costerà usare questomarchingegno?

Due giorni di pura follia: prendi, seleziona, digita,corri a cambiare l’abbonamento telefonico. Anche for-se una lacrima: di rabbia. E immancabile alla fine unafrase: ma perché, per quale motivo mi avete creatoun problema del genere? Non li ho odiati perché sonoi miei cari. E una cara amica che mi tranquillizzava:«Vedrai che passa, tra una settimana non ti ricorde-rai più del cellulare, chissà come ti piacerà!».

Tocca di qui, digita di là. Uffa!E la settimana finalmente è passata: che meravi-

glia lo smartphone! E whats app che invenzione stu-penda! Ma come, spendo molto meno di prima! E miporto internet in borsa, la mia adorata posta elettro-nica a mia disposizione in ogni momento e in ogni

luogo!Ok: mi sono arresa. Ho ammesso

pubblicamente le mie colpe e finalmenteho ringraziato i miei cari come si con-veniva. Immancabile: «Lo sapevamo!».E qualche sorriso di compiacimento. Misono resa conto con grande gioia cheavevano ragione. E via con lo scambiodi mail, coi messaggi vocali ai nipotini,

col piacere dei video dalla montagna sulle piste da sci.Che bello il futuro!

Loredana Odazzi

Ho letto con gioia, sul sitoUnitre, le notizie riguardanti inostri ragazzi adottati a distan-za, attraverso la Comunità diSant’Egidio: Domingas in Mon-zambico e Valerij in Ucraina.

Sì, fanno bene al cuore lenotizie buone.

Domingas e Valerij studiano,possono nutrirsi, godono dibuona salute.

Basta poco per fare tanto.In Paesi in cui regnano la mi-

seria e l’indigenza, piccole ca-tene di solidarietà formano deipuzzle che possono dare il sor-riso.

Un grazie a tutti gli operatoriche si impegnano nell’oceano del sociale.

Grazie ai volontari, grazie di cuore a tutti.Ai nostri ragazzi e alle loro famiglie un grosso bacio

e un caro saluto.

Fanno bene certe notizie

Giuseppina Marchiori

Domingas

Valerij

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44 N.O.I. nuovi orizzonti insieme Anno XXII n. 3

La moda di Roberta a cura di Roberta Campo

Ritorno a voi dopo un’assenza for-zata! Ma torno con voi nel periodomigliore che ci permette di dare sfo-go ad un poco di fantasia, l’estate!

Quest’anno il cappello è uno deiprotagonisti della stagione: con lafalda, con la visiera, di paglia o dicotone.

Trova il modello che ti dona e por-talo con disinvoltura anche in città!

E passiamo alle passerelle: propriosu queste vengono individuate moltedelle tendenze che rispecchiano lanostra società.

Io qui ho disegnato un abitino“vintage”, stile che ormai è ritornatoprepotentemente nelle nostre “vetri-ne”. In alternativa: camicia di setafantasia, pantaloni di cotone (stessafantasia) tinta unita, colore da abbi-nare alla camicia.

Ha stupito lo stilista siciliano Da-niele Carlotta che ha schierato le suemodelle ad un tavolo con piatti dipastasciutta e vino rosso: per direbasta alle modelle ultra-magre e perinvitare le donne a gustarsi i piaceridella vita!

Gucci invece ha detto no alle differenze di genere efa sfilare modelli con bluse di pizzo e camicette confiocco oppure donne con seri tailleur maschili!

I grandi magazzini londinesi si attrezzano per faretre piani di abbigliamento unisex con manichini“asessuati”.

Ci arriveremo anche noi? Io personalmente pensoche la parità dei sessi non dipenda proprio dall’uni-formità dell’abbigliamento!

Non lo pensate anche voi?E per contrasto oggi gli stilisti ci ripropongono abiti

e accessori volutamente luccicanti! Dalle collane d’oroalle borchie gioiello, questo per parlare ai mercati inascesa!!!

Se vogliamo seguire questa tendenza, oggi sul mer-cato troviamo tanti bijoux così belli e fantasiosi condei prezzi più che abbordabili.

Volevo chiudere (per noi tutte over 60 e oltre) conuna domanda e risposta che ho letto su un giornale:a 60 anni siamo davvero da rottamare?

“Gli scaduti lasciano il posto di lavoro ai figli. Un’uto-pia: il nostro paese è dominato dagli over 60 che nonvogliono cedere il passo!” (Lidia Ravera).

“Queste persone non sono da rottamare ma dariposizionare, altrimenti sul mercato del lavoro si creaun tappo!” (Giuseppe Besta).

“Oggi i ‘60’ sono i nuovi ‘40’! Vecchi e giovani? Divi-derei le persone in intelligenti e non: la questioneanagrafica, credetemi, non conta!” (Elio Fiorucci, sti-lista 79enne).

E con ciò vorrei darvi incitamento e speranza!Con affetto,

Roberta

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N.O.I. nuovi orizzonti insieme 45Maggio 2015

È pomeriggio; il mare è illuminato da tanti flash dilucciole impazzite sotto i raggi del sole. Siamo da po-chi giorni entrati nel mese di marzo, e nell’aria si re-spira l’atmosfera della primavera incipiente.

Quale miracolo è la natura nel suo rinnovarsi an-nualmente, quale miracolo lo scoprire giorno dopo gior-no gemme che sbocciano, fiori che colorano le aiuole,i nostri terrazzi, oppure angoli di giardini.

Come siamo fortunati quando abbiamo la possibilitàdi vedere, di gioire con i doni che ci offre la natura. Allevolte siamo talmente assorbiti dai nostri problemi quo-tidiani che non ci fermiamo ad ammirare la bellezzadel Creato che ci circonda. Ma se ci arrestiamo, seosserviamo, se sappiamo cogliere i colori, respirare iprofumi che emanano certi fiori, certe piante, qualegioia possiamo provare, al-lora ci rendiamo conto dipoter dimenticare tutti i no-stri pensieri e lasciarci an-dare, farci assorbire, culla-re dallo spettacolo dell’am-biente che si risveglia.

Nel periodo pittorico del-l’Impressionismo alcuni arti-sti seppero dipingere la na-tura talmente bene, cosìrealisticamente da regalarciquadri che sembrano ema-nare profumi, che dannol’impressione di catturarci incampi di grano, o di papa-veri, in prati ricchi di alberiin fiore ecc.

Come non cogliere lagrande bellezza delle operedi Monet, Renoir, Sisley e, seppur con qualche origina-lità, Degas e Manet? Il pensiero corre al grande VanGogh, il quale all’inizio della sua carriera abbracciò lacorrente impressionista, per dar vita poi a un suo stileparticolare. Le sue espressioni interne dettero vita aquadri favolosi: i girasoli, i suoi campi di grano, gli iris,le sue piante in fiore.

Nel campo italiano, nato alla fine dell’Ottocento emorto a Milano nel 1989, Michele Cascella paesaggi-sta crepuscolare, seppe regalarci quadri ricchi di colo-re. Quadri che descrivono anche la nostra Liguria

(famose sono le sue Portofino). Pitture che parlano diginestre, campi di papaveri, ortensie, primavere inon-date dal sole.

L’uomo da sempre ha colto la bellezza della naturache ci circonda in qualsiasi forma d’arte.

Come non pensare alla stupenda poesia di GiacomoLeopardi “L’infinito”?

Giorgio Caproni descrive marzo così:“Dopo la pioggia la terraè un frutto appena sbocciato.Il fiato del fieno bagnatoè più acre ma ride il solebianco sui prati di marzoa una fanciulla che apre la finestra”.Ed ancora Gertrude Stein: “Una rosa è una rosa è

una rosa è una rosa...”.Questi sono solo alcuni

esempi, ma la letteratura èricca di poesie dedicate allanatura in genere. E poi ab-biamo i giardini creati nelcorso dei vari secoli: giardi-ni all’italiana, all’inglese,giardini informali ecc.

Ed anche nella nostrasede di Villa Mina c’è un bel-lissimo giardino che in que-sto periodo è di un verdesmeraldo. La sua manuten-zione è curata da un grup-petto di volontari, con la col-laborazione di Pino Toso, iquali ogni giovedì se neprendono cura. Grazie, cariamici, per il vostro impegno.

Sì, è di nuovo primavera, e quando uscirà questogiornale ci avvieremo alla fine dei corsi. Sarà tempo dibilanci, saluti, speranza di trascorre una serena esta-te, di ritrovarci sui “banchi di scuola”.

Speranza che il bel mondo ricco di colori e profumiin cui viviamo venga salvaguardato, rispettato ed ama-to. Ma nel frattempo godiamoci le bellezze dei fiori,delle piante, del verde che ci circonda.

Un abbraccio a tutti e... Buone vacanze!

È di nuovo primavera

Giuseppina Marchiori

V. Van Gogh, I girasoli

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46 N.O.I. nuovi orizzonti insieme Anno XXII n. 3

L’albero della VitaAccoglie i visitatori dell’Expo l’Al-

bero della Vita, il simbolo ideato daMarco Balich: 35 metri di larice si-beriano e acciaio, con una chiomadi 45 metri di diametro.

È situato al centro della Lake Are-na, un bacino d’acqua circondato dagradinate, una piazza immensa ecento alberi su tre file concentriche.L’installazione sarà animata nei seimesi dell’evento (dal primo maggioal 31 ottobre) da più di 1.200 spet-tacoli tra giochi di luce, colore eacqua.

A questa esposizione universale, che si svolge nelpolo fieristico di Rho-Pero, a nord-ovest di Milano,su un’area di un milione di metri quadri, partecipano145 Paesi, più tre organizzazioni mondiali (Onu, Cern,Unione Europea). Venti milioni i visitatori attesi. Tra itanti anche noi dell’Unitre, il 9 maggio.

Corso di ricamo23 aprile: consegna a Pino Toso, Presidente del CAI, della tovaglia per altare

ricamata dalle iscritte al corso, con la supervisione della docente Cecilia Piccardo.

“Nutrire il Pianeta, Energia per laVita” è il tema della manifestazio-ne, declinato in tanti modi e affida-to ad un comitato scientifico di 20personalità di rilievo.

Sarà un’occasione per confron-tarsi sui temi dello sviluppo soste-nibile e riflettere sulle contraddizionidel nostro mondo: da una parte c’èchi soffre la fame, dall’altra chimuore per disturbi legati ad unaalimentazione eccessiva, mentre sicontinua a sprecare cibo a tonnel-late.

Le parole chiave sono innovazione, risparmio ener-getico, rispetto dell’ambiente e delle risorse naturali,collaborazione tra tutti i Paesi per assicurare a tuttal’umanità un’alimentazione buona, sana, sufficiente esostenibile.

La sfida è gigantesca, ma ineludibile.

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N.O.I. nuovi orizzonti insieme 47Maggio 2015

Borghi Liguria cura di Marilina Bortolozzi

Varese Ligure

Fu feudo dei Fieschi che lo fortificarono e costruiro-no il castello con funzione residenziale e favorirono lacostruzione del Borgo Rotondo con funzione difensi-va.

Il Borgo Rotondo, molto suggestivo e molto inusuale,ha un impianto quasi perfettamente circolare, attra-versato da una stretta via porticata con archetti tracasa e casa e archi ogivali.

Il perimetro è chiuso dal castello costituito da duetorrioni: la Torre del Piccinino(1436) e il torrione di Manfredo Landi(1478).

In piazza Marconi, di fronte al ca-stello, la chiesa di S. Filippo Neri(sec. XVII) con all’interno preziosetele di Gregorio De Ferrari.

A sinistra della chiesa si apre ilprolungamento della Via Umberto Iche costituisce l’asse del Borgo Nuo-vo con alcuni palazzi del secolo XVI.

Usciti dal Borgo si arriva al PonteGrecino, sul torrente Crovana, di bel-la fattura medievale.

Risalendo il colle ci si può immer-gere nel verde e si può godere diun gradevolissimo panorama.

Varese Ligure: Ponte Grecino

La Liguria è una terra meraviglio-sa, ricca di città antiche e affascinanti,di paesaggi naturali suggestivi, dipaesi ricchi di storia e di luoghi sedu-centi che io adoro scoprire. Mi sentocome un’ape che svolazza di fiore infiore, e qui i fiori sono innumerevoli.Io tento semplicemente di descriverequelli meno noti ma non per questomeno belli.

Questa volta andiamo a VareseLigure, centro agricolo dell’alta Val diVara. Varese Ligure è un luogo stra-tegico, dall’antichità fino a tempi re-lativamente recenti, importante perla viabilità verso i mercati parmensie padani in genere.

Interessante percorrere la stataleper Parma fino al Passo di Cento Crocidove un cippo del 1786 ricorda il confine tra Genova eil Ducato di Parma.

Solo nel XIX secolo, con la costruzione di nuovestrade, il traffico su questa direttrice è diventato mar-ginale ed il paese ha cominciato ad assumere unafisionomia spiccatamente rurale.

Di antica origine, già nel 1031 era documentata l’esi-stenza di una “Plebs de Varia” che aveva giurisdizionesulle località circostanti.

Varese Ligure: Borgo Rotondo

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5 maggio 2015: Il Segretariato Viaggi apre le prenotazioni al viaggio “PERIGORD e LANGUEDOC”(paesaggi inediti; grandiosi scenari naturali; gioielli artistici inaspettati) che effettueremo dal 31ago-sto al 5 settembre 2015 (dettagli su Noi Informa).

8 maggio 2015, ore 21: Auditorium Berellini a Cogoleto, La Compagnia “La Panchina” presenta“ALBERGO SETTE PIANI”, adattamento teatrale di un racconto di Dino Buzzati, a cura di Patrizia Detti.

9 maggio 2015: Viaggio a Milano per la visita all’Esposizione Universale “EXPO Milano 2015”.Gli itinerari tematici sono: Storia dell’uomo, storia di cibo – Abbondanza e privazione – Il futuro delcibo – Cibo sostenibile (mondo equo) – Il gusto è conoscenza.

15 maggio 2015: Visita guidata delle “5 TERRE” (Patrimonio Unesco). Da Rio Maggiore a Vernazzavia mare o terra, poi passeggiata da Vernazza a Monterosso, completando un bellissimo quadropaesaggistico naturale.

16 maggio 2015, ore 16: Pomeriggio musicale all’Auditorium Berellini a Cogoleto. Il Coro Unitre“Eco del Mare” presenta il CONCERTO DI PRIMAVERA 2015. Ospite la Corale Unitre Ingauna Albenga.

16 maggio 2015: TERMINE DELLE LEZIONI nei corsi e laboratori.

22 maggio 2015 – Arenzano, Villa Mina: MOSTRA DEI LAVORI , ore 15 - 17.

23 maggio 2015 – Arenzano, Villa Mina: MOSTRA DEI LAVORI , ore 10 - 12 e ore 15 - 17.

23 maggio 2015 – Arenzano, Villa Mina: FESTA DI CHIUSURA ANNO ACCADEMICO dalle ore 17.

25 maggio 2015: FESTEGGIAMO I DOCENTI Unitre al Ristorante del Beuca a Cogoleto dalle ore 16.

Dal 26 al 30 maggio 2015 – Arenzano, Villa Mina, dalle ore 9 alle 12, sono aperte le PREISCRIZIONIper l’anno 2015/2016, per chi è già in possesso della tessera Unitre.

19 - 20 giugno 2015: FESTA DEL VOLONTARIATO sul lungomare di Arenzano.

27 giugno 2015 – Arenzano, Grand Hotel, ore 21: PREMIO DI POESIA “Città di Arenzano”.

7 luglio 2015 – Milano Palazzo Reale, ore 11: Visita a Milano della Mostra “LEONARDO A MILANO”.Il viaggio sarà in treno A/R. Gli interessati sono invitati a iscriversi entro il 5 maggio.

A partire dal 15 settembre 2015 le ISCRIZIONI all’Anno Accademico 2015/2016, saranno apertea tutti presso le segreterie di Arenzano e Cogoleto.

Stampato dalla Nuova Grafica L. P. Genova - maggio 2015

Memorandum