Noale Città Murata

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Noale Città Murata Evidenze archeologiche nella Rocca del XIII secolo. di Valentina Pinto Possente ed inespugnabile macchina da guerra, la Rocca 1 di Noale, situata sul ramo principale del fiume Marzenego, fu il nucleo originario su cui si sviluppò il centro fortificato medievale. Con Rocca si designava il palazzo dei Tempesta 2 detto anche palazzon che fungeva da abitazione alla famiglia e nel quale si trovavano la Cancelleria, il presidio, le prigioni e la servitù. Analisi storico-archeologiche, ci hanno permesso di formulare alcune riflessioni sulle varie fasi di costruzione del complesso, in un ampio periodo che va dal XII al XIII secolo. La rocca venne edificata a sud del castello 3 e si presentava come un poligono irregolare con una maggiore estensione in direzione nord-sud. Il perimetro e l’estensione sono due parametri tuttora percepibili, in particolar modo, se si osserva il complesso da una prospettiva aerea. Mappa del 1780 di Roberto Zuccareda che evidenzia la conformazione della Rocca di Noale. 1 Sinonimo di rupe, il termine rocca compare in origine con il significato di edificio fortificato omogeneo a destinazione mista 2 Nobile famiglia che deriva dalla casata dei da Camposampiero, che insieme agli Estensi, i da Camino e i da Romano fiorì nella Marca trevigiana nel corso del XII e del XIII secolo. 3 Il castello, parte antica di Noale compresa tra le due torri, era circondata da alte mura non più esistenti. Presentava una forma molto vicina ad un quadrilatero. A partire dalla tarda antichità cominciano a comparire, nelle fonti latine e greche, sostantivi quali castrum/castellum, ad indicare centri fortificati diversi dalle città. Queste definizioni derivano direttamente dalla terminologia di carattere militare applicata alle strutture fortificate del limes e solo col tempo, e con le mutate condizioni politico-militari, andarono ad identificare anche strutture civili fortificate. Tuttavia questi termini, fin dall’origine, possono dar luogo ad incertezze interpretative in quanto, come afferma il Settia, “possono indicare tanto una fortificazione di valore esclusivamente militare, così come un centro - da intendere fortificato-sede di una popolazione civile, il quale si distingue da una città solo per le sue proporzioni minori”. Tale ambiguità si protrae anche nel pieno del medioevo. Insieme a tali vocaboli, la documentazione scritta, prima tardoantica, poi altomedievale, riporta altri termini, taluni ad indicare strutture diverse dai castelli, ma con funzioni ancora di carattere militare (ad esempio turris), altri a specificare partizioni dello stesso apparato difensivo, sia in legno che in muratura: su questi ultimi temi si rimanda ancora una volta all’esauriente disamina operata dal Settia. Vd. Gelichi S., Introduzione all’archeologia medievale. Storia e ricerca i Italia, pp. 130-131 par. 4.2.I.

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Possente ed inespugnabile macchina da guerra, la Rocca di Noale, situata sul ramo principale del fiume Marzenego, fu il nucleo originario su cui si sviluppò il centro fortificato medievale. Con Rocca si designava il palazzo dei Tempesta detto anche "palazzon" che fungeva da abitazione alla famiglia e nel quale si trovavano la Cancelleria, il presidio, le prigioni e la servitù. Analisi storico-archeologiche, ci hanno permesso di formulare alcune riflessioni sulle varie fasi di costruzione del complesso, in un ampio periodo che va dal XII al XIII secolo. La rocca venne edificata a sud del castello e si presentava come un poligono irregolare con una maggiore estensione in direzione nord-sud. Il perimetro e l’estensione sono due parametri tuttora percepibili, in particolar modo, se si osserva il complesso da una prospettiva aerea.

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Noale Città Murata Evidenze archeologiche nella Rocca del XIII secolo. di Valentina Pinto Possente ed inespugnabile macchina da guerra, la Rocca1 di Noale, situata sul ramo principale del fiume Marzenego, fu il nucleo originario su cui si sviluppò il centro fortificato medievale. Con Rocca si designava il palazzo dei Tempesta2 detto anche palazzon che fungeva da abitazione alla famiglia e nel quale si trovavano la Cancelleria, il presidio, le prigioni e la servitù. Analisi storico-archeologiche, ci hanno permesso di formulare alcune riflessioni sulle varie fasi di costruzione del complesso, in un ampio periodo che va dal XII al XIII secolo. La rocca venne edificata a sud del castello3 e si presentava come un poligono irregolare con una maggiore estensione in direzione nord-sud. Il perimetro e l’estensione sono due parametri tuttora percepibili, in particolar modo, se si osserva il complesso da una prospettiva aerea.

Mappa del 1780 di Roberto Zuccareda che evidenzia la conformazione della Rocca di Noale.

1 Sinonimo di rupe, il termine rocca compare in origine con il significato di edificio fortificato omogeneo a destinazione mista 2 Nobile famiglia che deriva dalla casata dei da Camposampiero, che insieme agli Estensi, i da Camino e i da Romano fiorì nella Marca trevigiana nel corso del XII e del XIII secolo. 3 Il castello, parte antica di Noale compresa tra le due torri, era circondata da alte mura non più esistenti. Presentava una forma molto vicina ad un quadrilatero. A partire dalla tarda antichità cominciano a comparire, nelle fonti latine e greche, sostantivi quali castrum/castellum, ad indicare centri fortificati diversi dalle città. Queste definizioni derivano direttamente dalla terminologia di carattere militare applicata alle strutture fortificate del limes e solo col tempo, e con le mutate condizioni politico-militari, andarono ad identificare anche strutture civili fortificate. Tuttavia questi termini, fin dall’origine, possono dar luogo ad incertezze interpretative in quanto, come afferma il Settia, “possono indicare tanto una fortificazione di valore esclusivamente militare, così come un centro - da intendere fortificato-sede di una popolazione civile, il quale si distingue da una città solo per le sue proporzioni minori”. Tale ambiguità si protrae anche nel pieno del medioevo. Insieme a tali vocaboli, la documentazione scritta, prima tardoantica, poi altomedievale, riporta altri termini, taluni ad indicare strutture diverse dai castelli, ma con funzioni ancora di carattere militare (ad esempio turris), altri a specificare partizioni dello stesso apparato difensivo, sia in legno che in muratura: su questi ultimi temi si rimanda ancora una volta all’esauriente disamina operata dal Settia. Vd. Gelichi S., Introduzione all’archeologia medievale. Storia e ricerca i Italia, pp. 130-131 par. 4.2.I.

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Le difese erano costituite da alte e poderose mura merlate4, terrapieni5 e fossati6. La facciata principale, con il suo ingresso, era situata a nord di fronte al castello con il quale comunicava per mezzo di un ponte levatoio che si apriva al di sotto di un archivolto7. In vicinanza dell’ingresso principale si ergeva un imponente torrione, il mastio8, per la difesa estrema. Nei lati più lunghi, rispettivamente ad est ed a ovest, il complesso era difeso da due torri avanzate che possedevano due terrazze sulle sommità. Entrambe contavano ben otto finestre, due per lato ed una copertura di coppi a quattro spioventi. Una terza torre avanzata, a sud, venne costruita a difesa di un secondo ingresso che collegava la Rocca alla campagna. Riassumendo, la cortina muraria9 era rafforzata da ben tre torri esterne erette in muratura di mattoni di laterizio, più un possente mastio inserito nella cortina. Il lato nord e l’ingresso principale Le strutture hanno subito nel tempo molteplici modifiche e rafforzamenti, molti dei quali recenti, che ne rendono difficile la lettura. Sopra la porta non deve trarre in inganno la presenza della forma di una croce: essa assolveva il compito di “insegna cimiteriale”, così come attesta la lastra lapidea che reca la dicitura “cimitero comunale”. La rocca, abbandonata definitivamente a partire dal Settecento, venne per l’appunto adibita a cimitero dal 1819 al 1996. L’uso cimiteriale, infatti, apportò notevoli danni e manomissioni alle strutture e alle decorazioni ad intonaco di cui si possono vedere i resti ancor oggi. La piramide ha una derivazione formale abbastanza chiara dalla tipologia di un monumento funebre progettato da Antonio Canova e poi ripresa da autori minori per tutto il XIX sec. Il proiettile in pietra culmina quindi questa “piramide” bidimensionale in intonaco decorato a bugna. La cortina muraria appartenente alla prima fase costruttiva, che ritroviamo intorno al portale d’ingresso, presenta una tessitura non omogenea, caratterizzata da filari disposti secondo un andamento apparentemente casuale, dettato dalla pezzatura dei mattoni. Sino alla fine del XIII sec. infatti, la misura degli elementi in laterizio per la costruzione di setti verticali (mattoni, tabelloni, altinelle) non rispetta ciò che oggi chiameremmo “standard produttivo”, pertanto elementi omologhi provenienti da fornaci diverse, o addirittura da luoghi diversi, possono avere misure e consistenza del tutto differenti fra loro. Da ciò nasce la necessità di livellare i filari attraverso l’interposizione di materiale, secondo ordini che consentano di mantenere una coesione costante in tutto il muro. Allo stesso scopo alcuni filari disposti di testa, onde legare gli strati superiore e inferiore, solitamente di faccia.

4 Il merlo, elemento architettonico pieno, in muratura, veniva eretto sulla sommità delle cortine murarie a scopo difensivo o ornamentale ed intervallato ritmicamente con interruzioni aperte. I merli posti sulle mura della Rocca di Noale erano guelfi, a testa piana, usati nel XII e XIII secolo dai signori schierati con il Papa. Le torri ne erano prive.

5 Il terrapieno era un cumulo di terra ammassata alla base o ai lati di strutture preesistenti, come sostegno, rinforzo o sbarramento.

6 Con il termine fossato si intendeva l’opera difensiva consistente in un profondo ed ampio scavo facilmente allagabile introdotto, lungo il perimetro esterno di una costruzione fortificata, per ottenere un isolamento controllato dalla pianura circostante e sopperire all'assenza o alla elementarità di altre difese.

7 Elemento architettonico costituito da una fascia a profilo trasversale che segna la curva di un arco.

8 Mastio o torre maestra: torre principale di un complesso fortificato, in caso di pericolo rappresenta, con la sua mole e le sue difese, l’ultimo e solido rifugio per la famiglia signorile in attesa di un aiuto esterno che scongiurasse l’altrimenti certa capitolazione.

9 Nel contesto dell’architettura difensiva,la cortina muraria, indicava la costruzione perimetrale in muratura che delimitava e proteggeva una città, una fortezza, un castello o anche solo un edificio di dimensioni rilevanti.

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Da una prima lettura del tessuto murario si evince una successione di interventi volti al consolidamento degli strati più esterni, eseguito attraverso il rifacimento degli allettamenti di alcuni corsi. Tale risarcitura (così come l’aggiunta di materiale laterizio laddove mancante) è stata fatta in modo piuttosto approssimativo e strettamente utilitaristico, come si può notare dalle fotografie sotto riportate, attraverso l’uso di malta cementizia.

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Il tipo di legante utilizzato si discosta dall’originale (malta di calce) e costituisce un elemento chiaramente asportabile in fase di restauro, in sostituzione del quale si potrà procedere in sede opportuna attraverso interventi più mirati e filologicamente corretti. Lo stipite sinistro della porta presenta un pronunciato ispessimento della cortina muraria, secondo quanto riportato anche dalla planimetria del 1780 di Roberto Zuccareda sopra riportata. La parte superiore corrispondente alla quota di merlatura presenta filari a quattro teste ad orditura gotica regolare, probabilmente riferita ad un intervento recente. Non è sicura la ragione di un tale rinforzo di questa parte della struttura, probabilmente sopperiva alle carenze strutturali derivanti dall’addossamento di due cortine murarie male ammorsate o non controventate. Dall’analisi delle strutture accessorie si evidenzia infatti la presenza di due conci lapidei aggettanti all’intradosso dell’arco, sostenenti un portale (?) probabilmente ligneo o metallico (griglia), il momento ribaltante del quale avrebbe probabilmente causato uno scompenso al pilastro di sinistra. Da notare infine, sempre dalla mappa settecentesca, la vicinanza di tale stipite con locali chiusi, i quali a loro volta avrebbero equilibrato le spinte sia delle parti mobili (porte, griglie e quant’altro, in movimento), sia le sollecitazioni provenienti dai camminamenti di ronda.

Ingresso visto dalla cortina nord-est con evidente fessura.

Particolare dell’ingresso visto dalla cortina nord-est.

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La cortina muraria nord-orientale Il muro che collega la porta alla torre est presenta all’estremità inferiore della cortina muraria un avanzamento dei conci che ne individuano la forma originale, più massiccia, una muratura che in origine doveva presentarsi a scarpa. La cortina, infatti, doveva tendere ad allargarsi verso l’esterno per dare equilibrio e rendere la struttura più solida. Il filare di confine fra tale rinforzo e la muratura soprastante accenna ad una forma toroidale che potrebbe essere stata mutuata da strutture coeve, e che attualmente ritroviamo in moltissime rocche coeve (Cittadella, Ferrara). Percorrendo il perimetro esterno della rocca, oltre a resti di contrafforti e lesene, si possono ritrovare queste sporgenze. Sulla cortina, nella parte superiore, si trova una finestra di grandi dimensioni con arco a tutto sesto più tarda rispetto alla costruzione del muro che doveva presentarsi compatto e difensivo. Da notare in vicinanza della porta, la presenza di un massiccio nasello.

Avanzamento, cortina muraria nord-est.

Nasello in vicinanza della porta.

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La torre orientale:

E’ la torre più sottile e possiede una base quadrangolare. Dalla lettura del paramento murario appare come l’originaria cinta difensiva sia stata aperta per lasciare posto ai perimetrali della torre, e sia stata in seguito all’edificazione della torre stessa, risarcita con materiale probabilmente proveniente dallo scasso (non ci sono infatti grosse differenze nel materiale utilizzato). Infatti, osservando i buchi da ponte10 presenti sulla cortina muraria sud-est, in immediata vicinanza alla torre, questi risultano parzialmente coperti.

Torre est appoggiata alla cortina muraria est

10 Le buche pontaie erano piccole aperture di forma quadrangolare presenti nel paramento murario nelle quali si inserivano le travi di sostegno per i ponteggi lignei in fase di costruzione. Le travi venivano rimosse e rimontate più in alto man mano che la costruzione procedeva in altezza. I fori pontai potevano fungere da sedi di sostegno relative a strutture permanenti quali per esempio, scale, solai e ballatoi, bertesche, logge, tettoie,ecc.. Tali strutture, quasi sempre oggi scomparse, possono talvolta essere individuate e ricostruite proprio sulla base della presenza e distribuzione dei fori pontai.

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Ad occhio nudo è tuttora possibile osservarne il “distacco”; le torri stanno seguendo, come è comprensibile, un processo deformativo differente rispetto alla cinta, pertanto i movimenti di assestamento delle strutture scatolari portano in alcuni casi a veri e propri lesionamenti, come nel caso della torre occidentale, che analizzeremo più avanti. L’esterno, intaccato da una fitta vegetazione, ha subito pesanti modifiche e quasi tutti i fori pontai sono stati murati. La torre in origine presentava ben quattro piani ed una terrazza sommitale, con due finestre per lato, che poggiava su una volta a botte in mattoni, coperta da un tetto. Delle otto finestre della terrazza ne sono rimaste solo due, visibili all’estremità superiore del muro nord e del muro est. Sul muro nord è visibile una feritoia11, una finestra ed una delle due finestre per lato della terrazza. Sul muro est sono tuttora visibili due scarichi fognari che provengono dal primo livello della torre. Vi è poi una finestra ed una delle due finestre per lato della terrazza. Il muro sud vede la presenza di una finestra e di una feritoia. Cortina muraria sud-orientale In prossimità della torre Est sono evidenti tracce di un caminetto. E’ infatti visibile una struttura che possiede due mensoloni, uno ben conservato ed uno in parte perduto, disposti parallelamente. Si potrebbe trattare di mensole di supporto di una canna fumaria.

Struttura in prossimità della torre est: mensole di supporto di una canna fumaria.

Percorrendo la cortina si riscontrano molteplici resti di contrafforti.

11 Una sorta di nicchia ricavata nello spessore murario delle torri e degli edifici muniti, coperta da una voltina ribassata o da un architrave in pietra e destinata, a partire dall’XI secolo, ad ospitare almeno un difensore. La porzione di muro ad essa corrispondente, che in tal modo si assottiglia e perde parte della propria resistenza, viene inoltre attraversata da una fessura verticale, contenuta spesso in una lastra lapidea di forma più o meno regolare, con la quale si realizza un settore di tiro orizzontale e si completa la funzione difensiva di questo espediente.

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Cortina muraria sud-est: particolare di un contrafforte. In vicinanza della torre sud spicca la presenza di un’ampia finestra ricavata dopo che cessò l’uso militare della rocca: la finestra è parzialmente murata. Se ci si sposta al di sotto della finestra, in direzione della torre sud, si trova una feritoia. La torre sud: Venne eretta tagliando il muro di cinta che un tempo chiudeva la rocca sul lato meridionale. La torre é a base quadrangolare e a sud e ad ovest possiede un contrafforte, chiaramente visibile se si osserva la torre di lato. Esso le donava una forma massiccia. La funzione principale dell’edificio era quella di difendere il secondo ingresso della rocca, che la collegava alla campagna. Per quanto riguarda la muratura si presenta a conci disposti a corsi uguali. La tessitura appare più regolare che nel resto della rocca; una generale cura nell’edificazione fa pensare all’intervento di maestranze con un buon grado di specializzazione.

Particolare tessitura muraria torre sud.

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La torre è probabilmente stata oggetto di escavazione per trarne materiale da costruzione. Non appare infatti credibile un collasso provocato da cause intrinseche, proprio in considerazione del suo equilibrio strutturale. La cortina muraria sud in prossimità della torre è andata in gran parte perduta, ma è ancora visibile una feritoia, seppur danneggiata.

Spaccatura vista dal contrafforte in prossimità della cortina muraria sud-est.

Torre sud vista dall’esterno.

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Cortina muraria sud-ovest: E’ andata completamente perduta. Quello che vediamo oggi è un muro novecentesco che presenta tracce di restauri approssimativi, ed una mescolanza di materiali come legname o malte per tamponare i crolli e colmare i vuoti. La cortina muraria vede un’alternanza di lesene12 e contrafforti a scarpa, contrafforti che si allargano alla base. Strutture cimiteriali, come ad esempio una cappella funeraria, sono ancora addossate alla cortina. La cortina si presenta sporgente verso l’esterno. Forse proprio per la sua precarietà l’uso di contrafforti a scarpa è più frequente. Le ultime tracce della cortina muraria sud risalgono al 1862. Torre occidentale:

La torre occidentale

Innalzata con la funzione di proteggere le mura ad ovest della Rocca, la torre venne costruita a ridosso ed all’esterno della cortina muraria preesistente ma non con questa ammorsata.

Non ammorsatura della torre occidentale: particolare.

12 Semipilastri o semicolonne poco sporgenti dalla parete con funzione decorativa. Venivano chiamati parasta se assolvevano funzioni strutturali.

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La torre, che possedeva una pianta quadrangolare, si componeva di cinque piani e vedeva al pianterreno una prigione cinquecentesca detta “la Chiara” perché illuminata da due finestrelle quadrangolari con grosse sbarre.

Finestrella quadrangolare con grosse sbarre.

Il muro sud vede una finestrella con grosse sbarre, un finestra ed uno scolo posto sulla parte sommatale del muro. Il muro ovest, situato sul lato che guarda il canale, non presenta una forometria difensiva. La presenza dei buchi da ponte è ridotta a causa dei restauri subiti. La situazione in cui si trova la muratura ci permette di vedere com’erano disposti i mattoni della struttura. Il particolare tipo di lacuna è da ricondurre all’opera di smontaggio manuale. Infatti i mattoni disposti di testa, che coinvolgono gli strati più interni del muro non sono stati asportati, mentre tutti gli elementi di faccia, facilmente liberati dalla malta di giunzione e di allettamento. La struttura è attualmente interessata da fenomeni di assestamento ormai esauriti, come dimostra il corretto allineamento delle finestreaperte in età moderna. La presenza di voltature all’interno, che esercitano una spinta divergente sulle murature, unita al degrado in cui versa la torre (estremamente geliva e decoesa) ha provocato un lesionamento che partendo dal coronamento interessa tutta la parete visibile dal portale d’ingresso.

Particolare del muro ovest. Il muro nord, con chiari segni di degrado nella parte superiore, presenta due finestrelle con grosse sbarre e una feritoia nella parte sommitale del muro.

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Muro Nord: particolare. Cortina muraria occidentale La cortina muraria è chiaramente composta da muri di almeno due momenti diversi. Di quello più vecchio ci rimangono pochi resti. Il muro posteriore è probabilmente databile fra XIX e XX sec.

Particolare: resti della cortina muraria più antica.

Tessitura muraria muro più antico, caratterizzato da patine organiche ed efflorescenze di vario tipo.

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Il Mastio: Il Mastio era formato da quattro piani: il pian terreno, usato anche come prigione, il primo ed il secondo piano, usati come armeria e stanza del presidio. Infine il terzo piano, di vedetta, con nicchie a volta sporgenti verso l’interno: qui era collocato il cammino di ronda. Del Mastio ci rimangono i resti di tre muri. Noi ci interesseremo dell’esterno. Venne edificato dopo le cortine murarie ovest ed est e con queste non presenta ammorsature. Come vedremo nello specifico. Il muro ovest presenta al piano terra una feritoia disposta centralmente rispetto alle due feritoie del primo piano. Il secondo piano non vede finestre bensì una porta finestra. Al di sotto di questa, disposti parallelamente, si trovano quattro mensoloni in pietra di sostegno della trave di rinforzo: i due esterni conservati, i due interni in degrado. Rispettivamente al di sotto dei quattro mensoloni si trovano quattro fori delle travature. Al di sopra della porta finestra altri tre fori delle travature.

Mastio: particolare della porta finestra del muro occidentale.

Mastio: particolare muro occidentale.

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Muro ovest del Mastio: particolare tessitura muraria superiore.

Muro ovest del Mastio: particolare tessitura muraria inferiore.

Da notare come il muro della cortina occidentale è stato tagliato per edificare il Mastio.

Mastio: particolare dell’addossamento del muro della cortina occidentale.

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Il muro nord presenta al piano terra tre feritoie, al primo piano due feritoie ed al secondo due finestre archivoltate, cioè con una superficie o fascia che seguiva la curva dell’arco fino alle imposte. La prima finestra, quella più vicina all’ingresso principale, vede la presenza di due mensoloni in pietra di sostegno della trave. Essi sono disposti parallelamente al di sopra della finestra. La seconda finestra, vede la presenza di due fori, sempre disposti parallelamente al di sopra della finestra, lasciati dai mensoloni di sostegno oggi scomparsi. Non è sicura la datazione delle aperture, in linea generale possiamo collocarle intorno alla metà del XIV sec., la loro conclusione a sesto acuto le colloca infatti sotto l’influsso gotico che interessa sin dagli inizi del secolo l’edilizia pubblica (ormai comunale) e residenziale di tutto il Nord Italia.

Tessitura muraria muro nord del Mastio. Da notare l’esiguità dei giunti verticali.

Si nota all’estremità inferiore del piano terra una fascia composta da circa sessanta mattonelle disposte di taglio per raddrizzare il muro. Questa disposizione è avvenuta a causa di un errore di costruzione. Si era infatti verificato un problema di spazio. L’aggiunta di nuovi mattoni con lo stesso taglio ed andamento non avrebbe compensato lo spazio rimasto, pertanto si è ricorso all’uso di “altinelle”, elementi laterizi aventi dimensioni inferiori rispetto al mattone pieno (di solito comprese fra i 12 e i 18 cm di lunghezza per 9-12 di larghezza), tecnica di “soluzione” costruttiva che si ritrova in moltissimi fabbricati sino a tutto il XVI sec.

Particolare parte bassa del muro nord del Mastio.

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La parte esterna del muro della cortina muraria che collega la porta al Mastio è stata costruita dopo di questo. La costruzione in tempi diversi è tutt’oggi visibile insieme alla presenza di buche pontaie.

Si nota un residuo di intonaco, sicuramente non originale (forse rifatto in tempi successivi, probabilmente a base cementizia, interessato da forti fenomeni di patina biologica).

Conclusioni La lettura degli alzati ha consentito di riconoscere una chiara evoluzione nella struttura del manufatto. Nella prima fase, ascrivibile alla prima metà del XIII secolo, si presentava come un recinto murario semplice, dalla forma di poligono irregolare. Le torri tuttora visibili ed il Mastio sono inserimenti successivi, a testimonianza di un’ulteriore esigenza di difesa. Infatti, mancano gli ammorsamenti con le cortine murarie e non sono presenti giunti di collegamento tra torre e cortina muraria. Rocca di pianura, il complesso noalese vede nel Pedemonte criteri di costruzione simili ma un diverso uso di materiali, come il pietrame. Sono perlopiù costruzioni rialzate, sulla cima di un rilievo, con una forma di poligono irregolare e la presenza di torri. Il complesso fortificato noalese, d’altro canto, vede una forma assai più elaborata, con le sue molteplici torri, i due ingressi presidiati e il suo possente mastio. Una fortificazione con caratteristiche simili a quelle noalesi è la Rocca di Asolo, costituita da una cortina muraria merlata, conservata in elevato, con un andamento a poligono irregolare. Vi era inoltre la presenza di una torre quadrata in corrispondenza dell’angolo sud-orientale. In questo caso, comunque, la torre è interna alla costruzione, mentre mancano le strutture esterne come nel caso noalese. L’unica porta di accesso si trovava lungo il lato meridionale. Nel padovano, le campagne di scavo nei pressi della Rocca di Monselice, hanno messo in evidenza i resti della prima cerchia di mura difensive del colle ed il Mastio. Anche questo complesso presentava una struttura a poligono irregolare. Dal punto di vista dei materiali la rocca di Noale vede un intensivo uso del mattone. Non si riscontra il ricorso a strutture sacco, secondo un modello tipico dei castelli fortificati interamente in laterizi che di solito, proprio a ragione della durabilità del materiale, si sono mantenuti in discrete condizioni. La rocca del tempo ha subito notevoli modifiche, dovute non solo all’intervento dell’uomo ma in gran parte all’azione di agenti atmosferici. Percorrendo la cortina muraria sono visibili molteplici fenomeni di degrado ed alterazione. Tra i fattori che più stanno incidendo sulla superficie

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muraria va citato il deposito superficiale13, l’efflorescenza14, la presenza di patina biologica15 e di vegetazione16. Il clima umido e la persistenza di alcuni punti meno esposti alla luce solare favoriscono questi fenomeni. Nonostante i danni subiti nel corso dei secoli la rocca, con le sue torri ed il suo possente Mastio, costituisce ancor oggi una preziosa e tangibile testimonianza di centro fortificato di pianura. Bibliografia: BORTOLAMI S. e CECCHETTO G., Castelfranco Veneto nel quadro delle nuove fondazioni medievali. Atti del Convegno (Castelfranco Veneto 11 dicembre 1998). Castelfranco Veneto (TV) 2001 G. DAL MAISTRO, Noale tra storia e memoria. Comune di Noale 1994. Multigraf - Spinea (VE). p. 151-161 M. FERRANTE, Saluti da Noale 1854-1900. Comune di Noale 1997. Centro Grafico di E. Bortolato - Noale (VE). p. 24-37 F. FIORINO, Siti fortificati medievali nel Pedemonte tra Brenta e Piave. Cicero 2003 S. GELICHI, Introduzione all’archeologia Medievale. Storia e ricerca in Italia, Carocci, Roma 2001 (terza ristampa). Le guide di Medioevo, Itinerari tra borghi, castelli e abbazie: Nord e Centro-Nord, De Agostini Rizzoli Periodici Anno 1 n. 1, 2002. G. PICCINNI, I mille anni del Medioevo, Edizioni Bruno Mondatori Milano, 1999. Regione Siciliana: Centro Regionale per l’inventario, la Catalogazione e la Documentazione dei Beni Culturali e Ambientali, Castelli medievali di Sicilia. Guida agli itinerari castellani dell’isola, 2001. A. SETTIA, “Dongione” e “motta” nei castelli dei secoli XII-XII, Archeologia Medievale XXVII, 2000, pp. 299-302 e XXIV, 1997, 439-444. Sovraintendenza per i beni artistici e storici del Veneto, Raccomandazioni Normal. CD rom a cura di A. FATTORI, Novalis Antiqua: architettura, storia e arte di una cittadina veneta di età medievale. Noale nel medioevo.

Testo tratto da: Evidenze archeologiche nella Rocca del XIII secolo, di Valentina Pinto, in Noale Città Murata, (a cura di) Federico Pigozzo, Cierre Editions 2006 (ISBN 88 - 8314 - 362 - 0)

Fotografie inedite a cura di Valentina Pinto

13 Accumulo di materiali estranei di varia natura, quali, ad esempio, polvere, terriccio, guano, ecc. ha spessore variabilee generalmente, scarsa coerenza e aderenza al materiale sottostante. 14 Formazione di sostanza, generalmente di colore biancastro e di aspetto cristallino, sulla superficie del manufatto. 15 Strato sottile, morbido e omogeneo, aderente alla superficie e di evidente natura biologica, di colore variabile, per lo più verde. La patina biologica è costituita prevalentemente da microrganismi cui possono aderire polvere, terriccio, ecc. 16 Locuzione impiegata quando vi sono licheni, muschi e piante.