niveronicabotticellialessandrocar ... · natura, violata dalle regole dell’oggi, al alo del...

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Collector’s Catalogue

Natale 2014

PRESENTAZIONE

Tra gli obiettivi di Collezione da Tiffany, il primo blog

italiano dedicato al collezionismo d’arte contemporanea, c’è

la promozione degli giovani artisti di talento. In questi due

anni e mezzo di attività, con la rubrica Segnali d’Arte, ve ne

abbiamo presentati circa una ventina. Alcuni sono nomi noti,

che ormai trovate sulle pagine delle riviste specializzate.

Altri, invece, viaggiano ancora ai margini del mercato, ma

non per questo meritano meno attenzione. Un buon

collezionista, d’altronde, deve saper anche scovare qualche

talento nascosto. Certe volte anche prima del gallerista.

Questo non vuol dire che in questo volume trovere tutta la

migliore arte italiana del XXI secolo. Ma una raccolta di

artisti che ci hanno colpito, dal 2012 ad oggi, nel nostro

girovagare tra una mostra e una galleria, passando per fiere

e studi d’artista. E altri ne verranno con gli anni. Intanto,

questo primo Collector’s Catalogue – o forse sarebbe meglio

parlare di un numero zero - è anche il nostro modo per

ringraziarvi e per augurarvi un Buon Natale e un Felice Anno

Nuovo.

Auguri!

Collezione da Tiffany

FRANCESCA AMADEO (n. 1970)

In una società che veicola il messaggio che “ciò che appare,

esiste” e ci fa sentire vivi in realtà virtuali che assecondano il

nostro ordine delle cose, la ricerca di Francesca Amadeo si

concentra sul calco come rivelatore di ciò che non appare,

che non si vede, ma esiste. Dai primi calchi di frutti della

natura, violata dalle regole dell’oggi, al calco del quadro

stesso che, senza più supporto e muovendosi sotto il suo

stesso peso, prende forma da quello che lo circonda

rivelando l’impronta di ciò che esiste, seppur per un attimo,

o di ciò che si formerà in futuro in quello che erroneamente

noi chiamiamo “vuoto”. Il calco rende visibile anche ciò che

non lo è come le idee, l’aria, i pensieri, le emozioni e …

l’Anima. Esso è l’indizio della realtà delle cose, il

depositario della loro memoria. Ruba l’anima alle cose e le

rende immortali.

21 Grammi (luce ambientale accesa), 2013 Garza, gesso, leds, telecomando RGB. 120x100x14

21 Grammi (luce ambientale spenta), 2013 Garza, gesso, leds, telecomando RGB. 120x100x14

In-naturale, Denaturato, 2012

Gesso, polisitolo- Scala 1:1

MARTINA ANTONIONI (n. 1986)

Attraverso la continua ricerca di indizi, Martina Antonioni

registra, archivia e trascrive gli elementi della vita che per lei

sono significativi. Trasforma immagini, ricordi o paesaggi in

frammenti di una costellazione inventata, per raccontare

incontri possibili che fissa in mappe del sentire. Gli elementi

parlano di molteplici possibilità e sono uniti da sottili fili

elettrici. Tra di loro si sviluppano forze di attrazione e

repulsione, in una danza sospesa di un cielo fantastico.

Attraverso la perdita di un centro, gli elementi sono liberi di

sviluppare le loro potenzialità in divenire.Lasciando aperta

questa rete di immagini, Martina suggerisce la lettura di un

racconto sempre nuovo, in cui il lettore possa immaginare

storie sempre diverse.

Come quando fuori piove, 2013

Tecnica mista su tela, cm 188,5x 157

Tutto cambia di continuo (dittico), 2013

Tecnica mista su carta da parati. 42×37,5 cm.

Decollo (le stelle risplendono fuori dalla finestra), 2013

Acrilico e matita su tela, cm 71,5x 85

VERONICA BOTTICELLI (n. 1979)

Nella ricerca di Veronica Botticelli l’effetto di leggerezza

pittorica e di spontaneità visiva nasce, oltre che dalla realtà,

anche da un lavoro sulla memoria e sull’immaginazione.

Come ha affermato la stessa artista “Lo spazio della mia

pittura è uno spazio mentale. È il dialogo che io instauro con

ricordi, tracce, musica, colori e passaggi che mi hanno

interessato nella vita. Il pubblico c’è o se n’è appena andato.

Io sono lì, nello sfondo, sempre. A luci un po’ spente. A dire in

ogni caso e malgrado tutto”. La poesia di Veronica Botticelli

è fatta tutta di colore e pensiero in una figurazione che

diviene astratta nella sua risoluzione apparentemente

concreta e tangibile, laddove fondamentale per l’artista è

l’urgenza di raccontare qualcosa più che riproporre

pedissequamente la realtà.

In attesa, 2013.

Tecnica mista su tela. 90×120 cm

Senza titolo, 2013,

tecnica mista su busta da lettera, 23x32cm

1950 – 2012

tecnica mista su tela. 80×100 cm

ALESSANDRO CARDINALE (n. 1977)

La ricerca di Alessandro Cardinale parte dalla scultura per

poi rivolgersi alla perdita dei suoi valori tradizionali come la

monumentalità e la pesantezza, attuando un progressivo

processo di abbandono della materia. Si tratta di un

costante tentativo di invertire la scala dei valori, conferendo

importanza agli aspetti che normalmente ne sono privi e

vengono considerati di secondo piano, spesso

concentrandosi verso l'assenza della materia e cercando di

lavorare attraverso di essa suggerendo idee e forme, oppure

cercando di dare consistenza a concetti che non hanno né

peso né corpo, come la memoria ed il tempo.

Whispering “Future”, 2012.

Banco + Faretto + Disegno d’Infanzia + Ombra. Particolare

Senza Titolo, 2013

Graffiatura su plexiglass.

Frammenti di Memoria,

Installazione luminosa (scatola di metallo + faretto + ritaglio di giornale + ombra).

LINDA CARRARA (n. 1984)

Per Linda Carrara osservare e vivere sono punti di partenza

assoluti. Il suo lavoro si basa essenzialmente su ciò che vive,

sulle immagini che vede, sulle sensazioni, sulle relazioni e i

collegamenti che si instaurano nel mondo che la circonda.

Qualsiasi immagine e qualsiasi oggetto potrebbero avere la

dignità per esser dipinti e la dignità per rappresentare il

mondo in cui vive. Recupera immagini, scatta foto,

ammucchia oggetti di varia natura che, col tempo, trovano

la loro collocazione in un senso più ampio. «Osservo la vita

come attraverso un microscopio, focalizzando particolari che

in se potrebbero racchiudere il senso del reale - dice Carrara

parlando del suo lavoro -. Nessun progetto predefinito,

nessuna idea fondante, nessuna preclusione. È così che mi

pongo nella vita e nell'arte. Impreparata ad accogliere ciò

che mi viene addosso ma pronta a farlo mio e renderlo parte

integrante della mia vita e del mio lavoro. Vivo a postumi,

dipingo a postumi, amo a postumi e solo nel momento

dell'analisi di ciò che è stato riesco a leggere e capir

l'importanza di ciò che è avvenuto. Poi c'è la pittura».

The space between, 2013.

Acrilico su tela di lino, 190x160 cm circa

no title (serie Alchimia del Buio), 2010

oil, acrylic and withe pencil on canvas, 30×40 cm

Anche tu eri le mie mani, 2013.

Olio e acrilico su tela, 40×50

FEDERICA COGO (n. 1985)

Federica Cogo indaga l’uomo e la sua natura. Attraverso diversi linguaggi e ricerche, lo analizza e lo interroga, costantemente. Il suo rapporto con l’indagine è distaccato, oggettivo; possiamo dire scientifico, ma veicolato da una scelta ironica del comunicare. L’artista cerca una verità, e quando la trova la veste di colori pastello, o la mette dentro giocattoli in plastica, la trasforma in animazioni. Lei inganna, nasconde e rivela, patina rivelazioni scomode per entrare; nell’occhio di chi guarda, nella mente di chi osserva. Lei è convinta che questo sia lo scopo dell’arte.

Pollution #5, 2013.

Ritaglio di carta su immagini,40 x 40 cm

L’incredulità di San Tommaso, 2011.

Acrilico e olio su tela, 90 x 75 cm

Untitled # 3, 2013

Animazione, 00:01:59

TIZIANO DORIA (n. 1979)

Al suo debutto, nel 2008, ha presentato al pubblico binario/bitonale, un lavoro in cui riduceva “Veduta dalla Finestra di Gras”, la prima fotografia della storia realizzata da Niepce, in codice binario per poi “suonare” la sequenza di zero e uno con la tastiera del cellulare. Un lavoro radicale che aveva al centro il ruolo del computer visto come “omogeneizzatore”: una scatola universale dove tutto acquisisce una stessa natura, portando ogni media al grado zero. Dal 2008 ad oggi l’interesse per gli aspetti tecnici della fotografia è rimasto centrale nella ricerca artistica di Tiziano Doria e quel primo lavoro assume, così, una natura programmatica in cui è possibile intravedere, in nuce, tutti gli elementi sviluppati negli anni e che lo stesso Doria sintetizza così: «Lavoro spesso con immagini che non ho prodotto io. Rifotografo immagini già esistenti. Spesso i miei lavori sono un'azione, quasi il documento di quell'azione. L'azione è minima, mai eclatante. Quasi sempre le mie fotografie parlano di fotografia. Quasi sempre le mie immagini non parlano di fotografia».

Visto si Stampi #3,

C-print, 24×30 cm

Controluce #4

Ilfochrome, contact print, 20×25 cm

Cancelled Wedding #1 e #2,

Inkjet print, 30×20 cm

CHRISTIAN FOGAROLLI (n. 1983)

Il percorso di Christian Fogarolli si caratterizza da un

marcato interesse verso la natura dell’identità, analizzata da

diverse prospettive tra cui la ricerca d’archivio. I lavori si

situano in un contesto di analisi relativa alle dinamiche della

percezione dell’immagine in rapporto alla soggettività,

sondano i legami con l’anormalità e la devianza, ponendo

interrogativi sul patrimonio di immagini di cui disponiamo e

sull’uso a cui lo destiniamo.

Vent-blanc, 2012

Installazione (particolare in movimento).

Cage 2587, 2013

Installazione (particolare)

Dreamers, 2014

Pigment print on cotton paper Hahnemühle, 82 x 101,5 cm, ed. 2/2 + pa

PIETRO MANZO (n. 1981)

L'opera di Pietro Manzo si concentra sul rapporto tra un

luogo e l'occasione dell'artista di rimodellare un percorso

attraverso le tracce di eventi passati, lo sviluppo di un

equilibrio tra percezione oggettiva e le idee che possiamo

dedurre da un dato spazio. Il suo processo creativo si

sviluppa, in primo luogo, attraverso l'accumulo di

informazioni raccolte durante dei sopralluoghi, dopo che le

memorie residue di un luogo diventano il materiale in cui si

può intervenire. Generando una ripetizione mentale degli

eventi, Manzo stabilisce un movimento psichico tra dentro e

fuori, dove la pittura e il disegno sono usati come una forma

di scrittura, per ricordare e rimodellare un'esperienza. Il

risultato è una sorta di archivio continuo, una somma di

suggerimenti, che sono echi di un'esperienza personale.

Full space, 2012

Olio su tela, cm 200×300.

Notturno, 2011

Oil on canvas, cm 100×160

Souvenir, 2011

installation views

GIANNI MORETTI (n. 1978)

La ricerca artistica di Gianni Moretti indaga organismi al limite del collasso, opera sull’ipotesi del fallimento inteso come un insieme di prove e condizioni propositive, sulla reiterazione che implora un’uguaglianza che è solo simile, ma mai identica, sullo spazio d’esistenza che evidenzia continuamente un’imperfezione narratrice di verità o di verosimile. La sua forma artistica contiene la specificità di perseguire lo srotolarsi dell’errore e l’inconscia volontà di lavorare sul falso identico ovvero sulla sedimentazione delle forme. Un falso identico che contempla lavori differenti, anche se solo linguisticamente, un’ipotesi di arte relazionale che si moltiplica tra analisi più intimiste o maggiormente rivolte al sociale. Una ricerca pronta a denunciare, ma in stato di apparente silenzio, che si svela attraverso la lateralità di frammento, carta, indugio, ossessione, mutazione.

Lacrimalia, 2006

Deposito di pigmento su carta di gelso,cm 200x260

Quindici esercizi di salvataggio, 2009-2011,

carta velina, 160x280 cm

Esercizi d’alleanza, 2013,

Velluto graffiato su plastica, dimensioni varie

VITTORIO MORTAROTTI (n. 1982)

Autore di una fotografia a tratti essenziale, i progetti di Vittorio Mortarotti nascono sempre da situazioni reali, vissute cioè con consapevole presenza. Il suo, infatti, non è un approccio da fotoreporter, obiettivo e distante, ma quello di un artista che con il mezzo fotografico documenta e al tempo stesso narra quella partecipazione tipica “dell’esserci stato”. Le serie di immagini nascono dunque da numerosi viaggi in differenti paesi, attraversamenti che, nel tempo, vedono la somma di frequenti andate e ritorni. Un continuo avanti e indietro(…)Nei ritratti, negli ambienti ma anche nelle “nature morte”, vale a dire negli scatti di vasi di fiori, specchi o letti vuoti, l’attenzione dello spettatore non cade sulla ricerca formale dell’artista, ma è attirata dai sottili lampi di colore. Si tratta di piccoli fasci che, immersi nella rarefazione dello sfondo, attraggono l’attenzione e innestano una sorta di meraviglia sui fenomeni invisibili della quotidianità.

Senza titolo,

dal progetto The Truce

Senza titolo, dal progetto Eden

Senza titolo, dal progetto The first day of good weather

SERGIO PADOVANI (n. 1972)

Sergio Padovani,vive e lavora a Modena. Musicista fino al 2006, poi il suono si trasforma in immagine. La ricerca pone i suoi fondamenti sulla narrazione dell’inesplicabile, sulla corporeità, delle sue miserie e della sua bellezza, sempre e comunque. La rivendicazione dell’imperfezione e della sua autocompiaciuta purezza, l’inizio di una strana, inadeguata, innaturale eterna felicità.

Grande rapimento in trionfo, 2013.

Olio,bitume,resina su tela 120×80

Lo scorticamento degli eletti, 2013.

Olio,bitume,resina su tela

Tremula ribellione ultima alla psicostasia, 2013.

Olio, bitume, resina su tela 100×70

MARCO PEZZOTTA (n. 1985)

La ricerca di Marco Pezzotta esamina sistemi e gruppi, e l'identità di unità relative ai loro sistemi di appartenenza che contribuiscono a plasmare. Considendo il tutto come più grande della somma delle sue parti è un punto di partenza, Pezzotta mette in atto una strategia produttiva che è quella di forzare insieme le cose e di guardarle riorganizzarsi nel loro nuovo contesto. Usa di oggetti come strumenti di un processo narrativo e come leganti per la creazione di un nuovo ambiente. «Io sicuramente cerco di impostare le condizioni, piuttosto che portare qualcuno a un'esperienza. Mi interessa l'unione di un soggetto con le circostanze che ho preparato: in questo modo la maggior influenza sul sistema e ne otterrà sempre una propria versione. Introduco alcuni elementi, abbastanza per ottenere una struttura leggera, ma, naturalemente, le cose sono sempre carenti di alcuni dettagli e hanno bisogno di essere riempite di senso. Questo è quello che cerco di ottenere: qualcosa dal nulla».

Element of Before, 2013.

Mixed media.

Now, assuming that all of this is real…, 2012

False Coincidenze, 2009

Matite a cera su carta.

LUIGI PRESICCE (n. 1976)

Con una intenzione quasi liturgica, Luigi Presicce basa il suo lacoro sulla realizzazione di performance che uniscono teatralità e ritualità in un costante riferimento alla cultura e all'iconografia popolare. La sua pratica artistica ricerca una dimensione metafisica e irreale con performance dotate di una forte valenza visiva che mirano ad andare oltre a una dimensione teatrale. I suoi tableau vivant, fatti di pitture o sculture letteralmente "viventi", vivono di immaginari resi manifesti in dialogo e connessione con simbologie più oscure e legate all'esoterismo e alla massoneria.

Allegoria astratta dell’atelier del pittore all’inferno tra le punte gemelle, 2014.

Performance per un solo spettatore alla volta accompagnato. Stampa fotografica su di-bond cm 150×200.

L’invenzione del Busto, 2013

Performance per un solo spettatore alla volta, accompagnato, Galleria Bianconi, Milano.

Le tre cupole e la torre delle lingue, 2013

Performance per un solo spettatore alla volta, accompagnato, Palazzo Daniele, Gagliano del Capo (LE).

ALESSANDRO PROCACCIOLI (n. 1978)

Il lavoro di Alessandro Procaccioli si sviluppa intorno al

concetto del gioco, offrendone angolazioni e punti di vista

diversi, abbracciando i concetti di brio e noia che spesso si

legano ad esso, le varie angolazioni di osservazione proposte

allo spettatore richiamano gli aspetti sociologici, psicologici

e filosofici del gioco stesso. Per Huizinga e per la psicanalisi il

gioco è il fondamento di ogni cultura, di tutte le forme di

organizzazione sociale e della personalità dell’individuo. Non

esiste homo sapiens senza homo ludens, come non esiste

l’adulto senza il bambino che lo precede, e che per questo

Ferenczi definiva «il padre dell’adulto»”. Nell'arte di

Alessandro Procaccioli il gioco ha anche una funzione

liberatoria. I lavori di Procaccioli sono realizzati con i media

più vari, vanno dall'installazione alla tempera su intonaco,

dalle carte ai timbri murali.

Senza titolo, 2011

timbro e tempera acrilica su intonaco, cm 45 x 35

Frag, 2010 (particolare)

Timbro, grafite e tempera acrilica su intonaco

Eravamo ricordo e nessuno sapeva, 2010

Patina, bitume, ruggine e polimero su carta, cm 155 x 115 - Stampa a getto di inchiostro e timbro su carta, cm 44,5 x 36

FABIO ROTA (n. 1976)

Inizia dalla pittura per poi approdare alla pittura "contaminata" dalla fotografia. La ricerca artistica di Fabio Rota è incentrata sul cercare di far coesistere due linguaggi differenti sullo stesso piano. Di enfatizzare l'aspetto oggettivo (fotografia) allo stesso modo di quello soggettivo (pittura). I primi soggetti di questa ricerca sono quelli di paesaggio. Sopratutto luoghi e momenti in cui la presenza umana è nulla, ma è testimoniata dalle caratteristiche dei luoghi, dalla presenza di elementi che ricordano una presenza umana passata. Affiora la memoria della presenza dell'uomo, che ha modificato o alterato il paesaggio rendendolo custode di elementi o presenze che raccontano e testimoniano storie e situazioni vissute. Nel suo lavoro utilizza materiali che appartengono al territorio (tele di lino usate nei caseifici, ad esempio) e materiali di scarto legati al tema dell'ecologia e della salvaguardia dell'ambiente (carta riciclata e stracci e stoffe di scarto). Tutto ciò per caratterizzare ancora di più l'appartenenza alla terra e a Madre Natura. Unica direzione, questa, dove crede che l'umanità possa andare in futuro per raggiungere una salvezza.

Il silenzio dei 5

olio e foto su tavola, 53x43cm.

Dignità incomprese #2

Carboncino su carta,20x30cm

Silenzio #1

60×70 cm, olio e foto su tavola

CRISTIANO TASSINARI (n. 1980)

Cristiano Tassinari tesse un rapporto organico tra la sua visione politica , le esperienze di vita e il concetto di teoria artistica. Muovendosi attraverso la scultura , la video arte e l'installazione , Tassinari si unisce alla pittura "tradizionale" con una produzione dal segno anonimo e generico: conduce un processo di decostruzione e di riduzione della creazione artistica , giocando con le convenzioni e gli errori . "Fin dall'inizio del mio lavoro , sono passato attraverso tali sistemi, spinto dall'obiettivo di negoziare le relazioni reciproche. Passando da foto- dipinti ad alcuni pezzi più concettuali , scritti semplici o ready-made monocromatici , provo a chiamare in causa la prassi della creazione artistica." Il suo lavoro rivela le relazioni ambigue e le risposte, mostra la documentazione della sua auto-generazione, porta all'attenzione semplici merci quotidiane, come una superficie riflettente , una luce al neon o delle sculture . (Apparentemente) percorsi diversi portano allo stesso fine: l'intenzione di trasferire emozioni private in un'area pubblica , di diffondere la consapevolezza del valore universale di alcuni argomenti, come la morte o la fragilità umana.

object oriented objects, 2014

Painted iron, painted pvc, photographs

american player, 2013

oil and collage on aluminium tape glued on plexiglass, 110 x 69 cm

Nachtvogel, 2013,

reunion lavic stone, pluriball, oil on canvas, marble, mirror, Rivara Castle

ENRICO VERSARI (n. 1975)

L'avanguardia di Enrico Versari è il ritorno al disegno, dopotutto - come dice lui stesso - «il segno è alla base della percezione ed è un ottimo strumento di indagine filosofica su ciò che appare. Eliminando il “velo di Maya” che ottenebra la vista il disegno potrebbe svelare la cosa in sé e per sé!» I suoi lavori si contrappongono al frastuono virtuale e veloce della contemporaneità; attraverso loro torna ad un fare pratico, empirico, espresso attraverso un mezzo semplice; sottovoce. Rappresenta al tempo delle clessidre, parla dell’atteggiamento contemplativo, quieto e assorto, che scorre nella meditazione. Versari racconta il tempo attraverso il segno che, come un filo, nel suo dipanarsi si accumula, che scompare lasciando una traccia. Quello che rimane è il segno dell’azione, residuo finale visibile e atto ultimo del processo creativo che, lasciandosi guardare in un istante, racconta la sua storia nell’immediatezza del presente. Gli oggetti rappresentati «sono semplici pretesti per rappresentare, stanno a “cavallo” tra oriente e occidente, assorti e silenziosi stabiliscono una relazione col soggetto: “ … gli occhi si aprirono: dagli occhi sorse uno sguardo; da quello sguardo nacque il sole”».

Il mondo di Lucia, 2010.

Tempera, inchiostro e collage su tavola, cm. 81 x 61

Foglie e origami, 2014.

Metallo e pigmento su tavola, cm 30.3×30.3.

Composizione magica, 2009

Pastello, inchiostro e collage su tavola, cm. 52×50.

Collezione da Tiffany - Collector’s Catalogue 2014

Finito di impaginare: dicembre 2014

© 2014 Collezione da Tiffany Via Atto Vannucci, 14

50134 – Firenze www.collezionedatiffany.com [email protected]

Francesca Amadeo

Martina Anonioni

Veronica Botticelli

Alessandro Cardinale

Linda Carrara

Federica Cogo

Tiziano Doria

Christian Fogarolli

Pietro Manzo

Gianni Moretti

Vittorio Mortarotti

Sergio Padovani

Marco Pezzotta

Luigi Presicce

Alessandro Procaccioli

Fabio Rota

Cristiano Tassinari

Enrico Versari