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Newsletter periodica d’informazione Newsletter ad uso esclusivamente interno e gratuito, riservata agli iscritti UIL Anno XV n. 12 del 15 maggio 2017 Consultate www.uil.it/immigrazione Aggiornamento quotidiano sui temi di interesse di cittadini e lavoratori stranieri Sbarchi, la futilità di leggi basate sulla deterrenza 1300 morti le vittime nel Mediterraneo quest’anno e gli sbarchi toccano quota 45 mila. Sono 45.101 le persone salvate in mare quest’anno, oltre il 44% in più dello stesso periodo nel 2016 (erano 31 mila il 12 maggio dell’anno scorso. Lo testimonia il Viminale che conteggia (dati del 10 maggio) anche altri 250 morti nelle ultime ore, il che porta il numero delle vittime a superare nel 2017 quota 1300. Nel conteggio anche 28 mila minori stranieri scomparsi nel 2016 (ma com’è possibile!) e la previsione ormai concreta di superare quest’anno il record dei 200 mila arrivi via mare. Le persone in accoglienza superano le 176 mila unità, con Lombardia e Lazio in testa, ad ospitare un profugo su 4. Provengono da vari Paesi africani ed asiatici (Nigeria, Bangladesh, Guinea, Costa d’Avorio e Gambia in testa), SOMMARIO Appuntamenti pag. 2 ROM L’orrore ed il nulla pag. 2 Sbarchi pag. 2 20 maggio a Milano pag. 3 Morti al largo della Libia pag. 4 Carlotta Sami (UNHCR) pag. 5 Sovrattassa, circolare UIL e Ital pag. 6 A cura del Servizio Politiche Territoriali della Uil Dipartimento Politiche Migratorie Tel. 064753292 - 4744753 - Fax: 064744751 EMail [email protected]

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Newsletter periodica d’informazione

Newsletter ad uso esclusivamente interno e gratuito, riservata agliiscritti UIL

Anno XV n. 12 del 15 maggio 2017

Consultate www.uil.it/immigrazioneAggiornamento quotidiano sui temi di interesse di cittadini e lavoratori stranieri

Sbarchi, la futilità di leggi basate sulla deterrenza

1300 morti le vittime nel Mediterraneo quest’anno e gli sbarchi toccano quota 45 mila.Sono 45.101 le persone salvate in mare quest’anno, oltre il 44% in più dello stesso periodo nel 2016 (erano 31 mila il 12 maggio dell’anno scorso. Lo testimonia il Viminale che conteggia (dati del 10 maggio) anche altri 250 morti nelle ultime ore, il che porta il numero delle vittime a superare nel 2017 quota 1300. Nel conteggio anche 28 mila minori stranieri scomparsi nel 2016 (ma com’è possibile!) e la previsione ormai concreta di superare quest’anno il record dei 200 mila arrivi via mare. Le persone in accoglienza superano le 176 mila unità, con Lombardia e Lazio in testa, ad ospitare un profugo su 4. Provengono da vari Paesi africani ed asiatici (Nigeria, Bangladesh, Guinea, Costa d’Avorio e Gambia in testa), prevalentemente per motivi economici e vanno ad ingrossare le fila di sans papier che superano abbondantemente da noi quota 500 mila. E’ anche per dare risposta a questa emergenza che la società civile promuove il prossimo 20 maggio a Milano una grande manifestazione per l’accoglienza e l’inclusione.

SOMMARIO

Appuntamenti pag. 2

ROM – L’orrore ed il nulla pag. 2

Sbarchi pag. 2

20 maggio a Milano pag. 3

Morti al largo della Libia pag. 4

Carlotta Sami (UNHCR) pag. 5

Sovrattassa, circolare UIL e Ital pag. 6

Dumping, indagine della Coldiretti pag. 7

Stranieri nelle scuole veneziane A cura del Servizio Politiche Territoriali della UilDipartimento Politiche Migratorie

Tel. 064753292 - 4744753 - Fax: 064744751EMail [email protected]

Dipartimento PoliticheMigratorie: appuntamenti

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Roma, 25 maggio 2017, Auditorium di Via Rieti 13IDOS - Osservatorio Romano sulle migrazioni(Giuseppe Casucci, Angela Scalzo) Roma, 18 maggio 2017, Cgil NazionaleRiunione unitaria su Conferenza ILO di Ginevra(Giuseppe Casucci)Roma, 23 maggio 2017, Camera dei Deputati, Sala della Regina, ore 10.30Donne Rom. Convegno “Marry when you’re ready”(Angela Scalzo) Roma, 01 giugno 2017, Cgil NazionaleASGI. Convegno sui provvedimenti Minniti-Orlando(Giuseppe Casucci)

La tragica morte di tre ragazze rom L’orrore e il nulla di Marco Brazzoduro* 11 maggio 2017

Orrore. È il sentimento che istintivamente prorompe alla notizia della tragica morte delle tre ragazze rom (Elizabeth, Francesca e

Angelica) di cui due bambine di otto e quattro anni. Morte tragica e insensata ma vero e proprio assassinio che nelle intenzioni del perpetratore sarebbe dovuto tradursi in strage dato che in quel minuscolo camper erano stipate tredici persone. Conosco quella famiglia che frequentavo da anni. Di origine bosniaca ma tutti nati in Italia e sempre vissuti in Italia, quindi italiani di fatto anche se le nostre assurde leggi continuano a considerarli stranieri. Qualche anno fa il capofamiglia mi diceva sconsolato: “Ho ricevuto non uno ma due decreti di espulsione. Ma io sono nato in Italia, mia moglie è nata in Italia i miei otto figli (allora erano otto oggi sono undici) sono nati in Italia. E dove dovrei andare? In un Paese dove non sono mai stato? In un Paese di cui non conosco la lingua?”. Allo stato delle indagini non si sa se il movente della tentata strage sia da ricercarsi in un regolamento di

conti o in un attacco razzista. Ma i media, orientati dalla questura, già suggeriscono la pista della faida ovvero di un atto orrendo confinato all’interno di un’etnia già oggetto del disprezzo e della stigmatizzazione quasi generale. Ma ci siamo dimenticati dei numerosi atti di vero e proprio razzismo anti zigano che ha costellato la recente storia italiana? Dal rogo di Opera nel milanese al pogrom di Ponticelli a Napoli? Ci vogliamo dimenticare dei pervicaci discorsi d’odio cui sono costante oggetto rom e sinti, dall’invocazione delle ruspe all’offerta del proprio forno da parte di quella consigliera comunale (non una qualunque)?

Prima pagina

Sbarchi, la futilità di leggi basate sulla deterrenzaMalgrado l’approvazione delle nuove norme in materia di Immigrazione e sicurezza, si moltiplicano i boat people in arrivo dal Mediterraneo. Per chi è alla disperazione, norme più severe non producono alcun effetto, tranne che indebolire i diritti costituzionali e la stessa qualità della democrazia in Italia(di Beppe Casucci)

Roma, 12 maggio 2017 - Possiamo pure prendercela con le ONG e minacciare di incriminare per favoreggiamento all’immigrazione clandestina chi si prodiga a salvare vite umane; possiamo indebolire il diritto costituzionale alla difesa (vedi ultima legge Minniti) ed offrire ai sindaci la carica di sceriffo (legge Orlando sulla sicurezza urbana), ma se pensiamo in questo modo di governare la prorompente spinta migratoria in arrivo dall’Africa allora vuol dire che siamo degli illusi. Ed i dati sono lì a testimoniarlo: 45 mila le persone arrivate alla data di oggi, il 44% in più rispetto lo stesso periodo del 2016. Inoltre, il 2017 sta per tramutarsi in un altro anno record, almeno su tre fronti: quello degli arrivi via mare (supereremo abbondantemente quota 200 mila a fine

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anno), quello dei morti in mare (siamo già sopra quota 1300); e quello dei minori stranieri scomparsi (nel 2016 sono quasi 30 mila di cui non sappiamo più nulla). Il bel tempo si fa beffe dei decreti legge anti straniero; e gli scafisti si fanno beffe delle nostre autorità, aiutati come sono dalla chiusura virtuale degli ingressi legali in Europa per lavoro e la complicità di almeno parte delle milizie libiche. E poi c’è un fattore ancora più potente che gioca nel campo dei trafficanti di esseri umani: la demografia. Come è stato ripetuto più volte dai demografi, l’Africa sta raddoppiando la popolazione questo secolo. La sola Nigeria supera già oggi i 200 milioni di abitanti, e nel Nord Africa la media dei giovani è almeno doppia di quella Europea. Così come è più che doppio il tasso di fertilità delle donne africane rispetto a quelle europee. Se vogliamo capire come accennare una risposta vera ad un fenomeno epocale, dovremmo andare alle cause che producono i sommovimenti delle persone: in primo luogo il sottosviluppo e la miseria di molte zone dell’Africa e del Medio Oriente (c’è gente che vive con meno di due dollari al giorno); in secondo luogo i cambiamenti ambientali di cui l’umanità è la prima responsabile, che causano gli spostamenti di intere popolazioni colpite dalla siccità e dalla carestia; last but not least, le guerre ed i conflitti locali che producono milioni di profughi. E’ una sfida enorme che certo l’Italia non può affrontare da sola. Il Belpaese fa già molto salvando migliaia di vite umane nel Mediterraneo e dando accoglienza a quasi 200 mila migranti e profughi, ma non sarà rendendo più rigide le norme che faremo deterrenza contro gli sbarchi. Questo è più che provato. Dobbiamo allora smettere di guardare alle prossime elezioni e far leva sulla pancia della gente. Questo provoca solo odio razziale e lacerazioni nel tessuto civile della nostra società. Dobbiamo guardare al medio periodo ed alla certezza che degli immigrati ormai non possiamo più far meno. Lottare contro l’ingovernabilità attuale dei flussi migratori e questo significa, tra l’altro: 1) aprire canali legali d’ingresso, dando ai

migranti la possibilità di accedere alla legalità e non agli scafisti;

2) stabilire corridoi umanitari per chi ha diritto alla protezione internazionale;

3) cambiare il Regolamento di Dublino per una gestione europea solidale del problema migratorio;

4) E soprattutto favorire lo sviluppo economico e sociale in Africa e nel Mediterraneo, per offrire agli abitanti di quel continente la possibilità di non emigrare.

In casa nostra l’urgenza maggiore è integrare migranti e profughi presenti e combattere le forme gravi di sfruttamento già presenti in settori quale quello agricolo, delle costruzioni e servizi alla persona.

E’ anche giunto il momento di riformare l’odiosa legge Bossi Fini

che ha solo creato in Italia discriminazioni, violazione dei diritti della persona e cittadini di serie B.

20 maggio a Milano - L'APPELLOMilano il 20 maggio sarà attraversata da una mobilitazione festosa e popolare. Una mobilitazione carica di speranza. La speranza di chi crede nel valore del rispetto delle differenze culturali ed etniche. La speranza di chi ritiene che la società plurale sia un'occasione di crescita per tutti e che la logica dei muri che fomentano la paura  debba essere sconfitta dalle scelte che pongono al centro la forza dell’integrazione e della convivenza.  Quelle scelte che, a cominciare dall'Europa, sconfiggano il vento dell'intolleranza e che mettano al centro il principio dell’incontro tra i popoli e di un futuro fondato sul valore della persona senza che la nazione d'origine, la fede professata, il colore della pelle possano diventare il pretesto per alimentare nuove discriminazioni. Quelle scelte che, a livello nazionale, ci portino a compiere, senza ambiguità, passi avanti reali, come l’effettivo superamento della Legge Bossi Fini, l’approvazione della Legge sulla Cittadinanza, la necessità di rafforzare un sistema di accoglienza dei migranti fondato sul coinvolgimento di tutte le comunità e le istituzioni, la  trasparenza, la qualità, il sostegno ai soggetti più fragili (i minori, le donne, i vulnerabili), la cultura dei diritti e della responsabilità. Milano è nata

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dall’incontro tra storie diverse e il suo sviluppo si è fondato, nei suoi momenti migliori, proprio sulla capacità di accogliere le diversità e di alimentare la coesione sociale.  E come Milano, in svariati luoghi del mondo, chi crede nella società aperta, e non si fa incantare dalle sirene dell’odio, scommette con più certezza sulla propria crescita e sulla capacità di generare  lavoro, benessere ed opportunità. Anche per questo  il 20 maggio, in un giornata di impegno, musica, creatività, cultura, saremo in tante e in tanti.  Perché, nel tempo in cui viviamo, sono in gioco i valori fondamentali per il futuro di tutti. L’appello è firmato da persone, associazioni ed enti locali. Vai su: https://www.20maggiosenzamuri.it/

Adesione alla manifestazione del 20 maggio, di Cgil, Cisl, Uil di MilanoCGIL CISL UIL di Milano sono concretamente impegnate da anni, con le proprie politiche ed azioni di tutela dei diritti di tutti i lavoratori e di tutti i cittadini, a prescindere dalla loro provenienza, dalla religione professata, dal genere, o dal colore della pelle, nel promuovere il rispetto delle differenze e per la costruzione di una società che ponga al centro l'integrazione e la convivenza delle persone, rifiutando qualsiasi intolleranza o discriminazione. Per questo motivo riteniamo di aderire alla manifestazione del prossimo 20 maggio, condividendo la necessità di superare la legge Bossi Fini, di approvare quanto prima la legge sulla cittadinanza e di rendere efficiente il sistema di accoglienza dei migranti, convinti che la nostra città rappresenti da sempre, con la propria storia, un esempio di società aperta e multietnica, nella logica dei diritti e doveri. Ciò nondimeno, nel garantire la nostra partecipazione, non possiamo prescindere dal

ribadire la completa contrarietà alle modifiche normative introdotte dal Decreto legge Minniti Orlando, che anziché intervenire sulle contraddizioni e i limiti dell’attuale legislazione, introducono nuove norme di discutibile efficacia, senza peraltro migliorare l’efficienza del sistema, e rappresentano un passo indietro sul piano dei diritti e della civiltà giuridica del nostro Paese." Segretario Generale CGIL Milano Segretario Generale CISL Milano Metropoli Segretario Generale UIL Milano Lombardia

CGIL CISL UILMassimo Bonini Danilo Galvagni Danilo Margheritella

Decreto Minniti-Orlando : un convegno a Roma analizza la Legge 46/2017

L’Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione, nell’ambito delle attività avviate all’interno del Coordinamento #nodecretominniti,  promuove un convegno per approfondire i contenuti del c.d. Decreto Minniti-Orlando il 1° giugno 2017 a Roma.Il programma - La partecipazione è gratuita, previa iscrizione obbligatoria da effettuarsi sul modulo di iscrizione fino all’esaurimento dei posti disponibili.Iniziativa in corso di accreditamento. Per informazioni e iscrizioni rivolgersi alla segreteria organizzativa 3894988460 – [email protected]

Nuovi sbarchi nel Mediterraneo, oltre 100 dispersi al largo della LibiaOltre 43 mila sbarcati da gennaio: previsioni per il 2017 oltre le duecentomila persone

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20 maggio (9 maggio 2017) Almeno 113 persone sono disperse in mare dopo il naufragio di un gommone avvenuto ieri al largo di Az Zawiyah, in Libia. Ne dà notizia Flavio Di Giacomo, portavoce dell’Oim. Le operazioni di soccorso, effettuate dalla Guardia costiera libica insieme ad alcuni pescatori, sono riuscite a salvare solo sette persone, sei uomini e una donna. Secondo le testimonianze dei sopravvissuti, raccolte da Oim Libia, sul gommone si trovavano 120 persone tra cui 30 donne e 9 bambini.  Intanto duecentoventi migranti sono sbarcati a Lampedusa dalla nave “Golfo azzurro” della Ong spagnola Proactiva Open Arms. Ad attenderli il medico Pietro Bartolo. Sulla nave erano in 514, ma una parte è stata trasbordata sul natante di un’altra Ong diretta verso un’altra città. A Lampedusa sono stati fatti approdati, con l’ausilio delle motovedette della Guardia costiera, i migranti più deboli e con maggiori difficoltà, ma spiega Bartolo che «tra i 220 migranti non sono stati segnalati casi particolari». Un approdo complesso: da ieri si è tentato lo sbarco, ma le cattive condizioni del mare hanno ritardato le operazioni. Tra quelli giunti sull’isola, molti bimbi, donne e famiglie e ci sarebbe anche un neonato senza mamma: la donna sarebbe morta in Libia prima della partenza della fatiscente imbarcazione. Sono oltre seimila le persone che, da venerdì scorso, hanno attraversato il Mediterraneo per raggiungere l’Italia, portando il totale dall’inizio dell’anno a oltre 43mila: lo ha verificato l’Unhcr. «Questi arrivi massicci e il fatto che più di 1.150 persone siano scomparse o abbiano perso la vita nel tentativo di raggiungere l’Europa dall’inizio dell’anno, dimostrano come il salvataggio in mare sia ora più cruciale che mai» commenta l’alto commissario per i rifugiati Filippo Grandi. «Il crescente numero di persone che vengono fatte salire su queste barche, una media di 100/150, principale

causa dei naufragi, è molto allarmante - continua Grandi - a ciò si aggiunge la scarsissima qualità dei barconi usati dai trafficanti e l’utilizzo sempre maggiore di imbarcazioni di gomma piuttosto che di legno. E, sempre più spesso, verifichiamo che la ridotta disponibilità di telefoni satellitari sulle barche (circa la metà tra il 2015 e il 2016) rende più difficili gli sforzi di salvataggio, impossibilitando migranti e richiedenti asilo a inviare le loro richieste d’aiuto e rendendone difficile l’individuazione ai soccorritori. Così non può continuare». Secondo l’Alto Commissario per i Rifugiati «è’ necessario affrontare le motivazioni alla base delle migrazioni, e allo stesso modo offrire alternative sicure a queste pericolose traversate e alle persone che hanno bisogno di protezione internazionale, inclusi modi accessibili e sicuri per raggiungere l’Europa, come riunificazioni familiari, ricollocamenti e reinsediamenti». È inoltre necessario «intervenire prima che le persone vengano catturate ed esposte a terribili abusi da parte dei trafficanti in Libia e in altri paesi di transito e prima che essi si imbarchino per attraversare il Mediterraneo. Ciò significa anche moltiplicare gli sforzi per risolvere i conflitti, soprattutto in Africa; utilizzare le risorse per lo sviluppo in modo molto più strategico - per ridurre la povertà, per mitigare gli effetti del cambiamento climatico e per sostenere i paesi che ospitano un grande numero di rifugiati e i paesi di transito. Ciò richiede politiche e azioni coordinate da parte dei paesi europei e degli altri donator» conclude Grandi. 

MIGRANTI: SAMI (UNHCR), STRATEGIA TRAFFICANTI E' ORGANIZZARE PARTENZE IN MASSA 'E' un momento di grande allarme e le ultime 200 vittime lo dimostrano'

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Lo leggo do Palermo, 8 maggio 2017 (AdnKronos) - "Notiamo che c'è una strategia deliberata dei trafficanti di esseri umani di fare partire i migranti sempre più in massa e in condizioni sempre più precarie. Fanno riempire i gommoni sempre di più. E lo dimostrano gli ultimi due naufragi". E' quanto dice all'Adnkronos Carlotta Sami, portavoce Unhcr, commentando i naufragi del mare che avrebbero provocato la morte di almeno duecento migranti, tra cui numerosi bambini e tante donne. "Il gommone naufragato ieri, provocando 82 morti - spiega Carlotta Sami - è affondato neppure 7 o 8 ore dalla partenza dalla Libia. A bordo c'erano 182 persone, come mi dicono i colleghi in Libia, cinquanta persone sono sopravvissute". "Per noi è un momento di grande allarme, perché le vittime del mare durante le traversate sono sempre di più. Ricordo solo che dall'inizio dell'anno le vittime sono oltre 1.300, tra cui tante donne e molti bimbi piccoli - dice ancora Carlotta Sami - Proprio ieri ha voluto commentare la situazione anche il nostro Alto Commissario per i rifugiati da Ginevra, Filippo Grandi, che anche ieri ha ribadito che il salvataggio è un principio fondamentale che richiama all'umanità di tutti noi e che non può subire nessun compromesso". Per Carlotta Sami, il "fatto che la situazione non sia risolta lo dimostrano questi 1.300 morti solo quest'anno, quindi molti più dell'anno scorso". "E dire che siano i salvataggi a provocare queste partenze non è corretto - aggiunge ancora Carlotta Sami - e a confermarlo ci sono le ricerche approfondite e neutrali che dimostrano come i salvataggi in mare non siano un fattore di attrazione. La gente parte per la disperazione". Ma come si fa a evitare tutti questi morti in mare? "A noi risulta evidente il grido di aiuto che la Guardia costiera italiana fa continuamente di fronte a questa ondata di partenze massiccia". "Bisogna intervenire alla radice della questione, prima che le persone vengano

catturate nel deserto - dice ancora Carlotta Sami - Una settimana fa l'Unhcr ha aperto un sito vicino al deserto. C'è bisogno di un lavoro congiunto dei paesi europei e quelli africani. E poi gli sforzi per risolvere i conflitti dovrebbero essere moltiplicati". Sulle ong e le polemiche giudiziarie Carlotta Sami non si è voluta esprimere: "Noi non commentiamo - dice - crediamo che ci siano stati già troppi commenti in assenza di fatti concreti. Siamo in attesa del report della Commissione del Senato che ci auguriamo porti chiarezza. Ci auguriamo che tutti i responsabili siano in grado di stabilire l'assoluta necessità di salvare vite umane".(Ter/AdnKronos)

Dove sono finiti i 28mila minori stranieri non accompagnati scomparsi nel 2016?Nel 2016 in Italia sono scomparsi 27.995 minori stranieri non accompagnati, il 45% in più dell'anno prima. Da soli rappresentano l'80% dei casi di scomparsa verificatisi in Italiadi Redazione http://www.vita.it/it/

Lo leggo do (10 maggio 2017) Nel 2016 in Italia sono scomparsi 27.995 minori stranieri non accompagnati. L’anno prima erano 21.881 i minori stranieri arrivati soli in Italia e poi irreperibili: l’aumento sfiora il 45%. I dati sono stati diffusi ieri mattina dal Commissario straordinario del Governo per le persone

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scomparse, Vittorio Piscitelli, che ha presentato al Viminale la sua relazione semestrale sul fenomeno, relativa al secondo semestre del 2016: il numero delle persone straniere scomparse e da rintracciare nel nostro Paese erano al 31 dicembre 2016 34.891 (+22,81% rispetto al primo semestre). «Si tratta di un dato che va letto con riferimento all’aumento dei flussi migratori nel 2016 - ha sottolineato il sottosegretario all’Interno Domenico Manzione, intervenuto alla presentazione - e che riguarda, per l’80% dei casi, minori non accompagnati». Manzione ha citato la recente approvazione della legge quadro sui MSNA e ribadito come «su questo fenomeno l’attenzione dovrebbe essere massima, perché partenze così massicce di minori destano forte preoccupazione».È la Sicilia la regione in cui si verificano il maggior numero delle scomparse e sulle cui strutture grava il maggior lavoro per il recupero e riconoscimento dei migranti naufragati in mare (1.607 al 31.12.2016 su un totale di 1.802). «La sottoscrizione di protocolli consentirà di dare un nome alle persone ritrovate, restituendo dignità a loro a e ai loro parenti», ha concluso il commissario Piscitelli.Il monitoraggio quadrimestrale sui MSNA del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali contava al 31 dicembre 2016 il numero di 17.373 presenti in Italia il 45,7% in più rispetto alle presenze registrate al 31 dicembre 2015 e il 25,3% in più rispetto alle presenze relative al 31 agosto 2016. Al 31 dicembre, erano 6.561 i minori non accompagnati che risultavano irreperibili, la grande maggioranza dei quali di cittadinanza egiziana (22,4%), eritrea (21%) e somala (19,1%). Più volte le associazioni hanno denunciato con preoccupazione la scomparsa di tanti minori dai centri di prima accoglienza: alcuni proseguono certamente il loro viaggio, ma per altri c’è il rischio sempre più forte che vengano immessi nella tratta di esseri umani, a cominciare dalla prostituzione.

Sindacato

Rimborso contributo aggiuntivo per i cittadini stranieriCircolare di Guglielmo Loy (UIL) e Giovanni Torluccio (Ital UIL)

Come è noto la Sentenza del Consiglio di stato del 26 ottobre 2016, ha confermato la Sentenza del 23 maggio 2016, che ha sancito l’annullamento del Decreto Interministeriale che aveva disposto un contributo (da 80 a 200 euro) per il rilascio dei titoli di soggiorno in favore dei cittadini stranieri.Nella Sentenza, il Consiglio di Stato ha precisato che le Amministrazioni competenti (Ministero dell’Economia e Ministero dell’Interno) dovranno rideterminare con apposito Decreto i nuovi importi secondo i parametri disposti nel giudicato ed altresì di stabilire an, quando e quomodo l’eventuale rimborso agli interessati per le somme versate negli anni precedenti in eccedenza rispetto al dovuto.Fermo restando che il Ministero dell’Interno, Dipartimento della Pubblica Sicurezza, con propria Circolare del 28 ottobre 2016, ribadendo i punti sopra elencati ha demandato l’avviamento di qualsiasi procedura di rimborso al nuovo Decreto da emanare; tenuto conto che nonostante siano trascorsi oltre cinque mesi dalla Sentenza del Consiglio il Decreto tuttora non è stato emanato, la UIL e l’ITAL UIL, hanno deciso, al fine di tutelare i diritti dei propri assistiti ed iscritti, di offrire la propria consulenza ed assistenza sia in sede amministrativa sia per un eventuale contenzioso giudiziario.I cittadini stranieri, titolati al rimborso delle somme eccedenti versate dal 2012 al 2016, potranno aderire a questa iniziativa sottoscrivendo il modello che alleghiamo alla presente circolare. Abbiamo inoltre predisposto un facsimile di una lettera con la richiesta di immediato rimborso che eventualmente i cittadini stranieri possono inviare quale sollecito alle amministrazioni competenti.

Dumping lavorativo

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Indagine Coldiretti: un terzo del cibo proviene da sfruttamento stranieri

Lo leggo do (http://ildenaro.it/) Sabato, 6 maggio 2017 - Sulle tavole degli italiani un piatto su cinque che viene dall’estero è ottenuto dal lavoro minorile e dallo sfruttamento degli operai, dei contadini e dell’ambiente, all’insaputa dei consumatori e nell’indifferenza delle istituzioni nazionali ed europee. A denunciarlo è la Coldiretti in occasione della campagna “Abbiamo riso per una cosa seria" che in 1000 piazze, parrocchie e mercati di Campagna Amica vede oltre 4000 volontari offrire pacchi di riso 100% italiano della FdAI - Filiera degli Agricoltori Italiani, per una donazione minima di 5 euro con l’obiettivo di difendere chi lavora la terra.Se il cibo italiano è garantito da leggi all’avanguardia nella tutela dei lavoratori, dalle rose kenyane alle banane centroamericane, dal riso asiatico al pomodoro cinese, dalla frutta e verdura sudamericane all'olio di palma del sud est asiatico, fino a cacao, caffè e gelsomini, un prodotto su cinque tra quelli importati in vendita nei supermercati italiani non rispetta le normative in materia di occupazione vigenti nel nostro Paese. Un fenomeno diffuso nel tempo della globalizzazione dei mercati che - continua la Coldiretti - si fa paradossalmente finta di non vedere solo perché avviene in Paesi lontani e che viene spesso addirittura incentivato da accordi europei agevolati per l’importazione di prodotti alimentari, dal riso del Myanmar all’olio dalla Tunisia fino alle trattative in corso, anche per i prodotti frutticoli, con i Paesi del Mercosur (Argentina, Brasile, Paraguay, Uruguay) dove non ci sono le stesse norme di tutela dei lavoro vigenti in Italia. Accade così che i prodotti che - accusa Coldiretti (www.coldiretti.it) - portiamo ogni giorno in tavola siano coltivati attraverso il lavoro minorile, che riguarda in agricoltura

circa 100 milioni di bambini secondo l’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO), di operai sottopagati e sottoposti a rischi per la salute, di detenuti o addirittura di veri e propri moderni “schiavi”. “Occorre dunque garantire che dietro tutti gli alimenti, italiani e stranieri, in vendita sugli scaffali ci sia un percorso di qualità che riguarda l’ambiente, la salute e il lavoro, con una equa distribuzione del valore” ha dichiarato il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo nel ricordare che “si stima siano coltivati o allevati all’estero circa 1/3 dei prodotti agroalimentari consumati in Italia, con un deciso aumento negli ultimi decenni delle importazioni proprio da paesi extracomunitari dove non valgono gli stessi diritti sociali dell’Unione Europea”.Un esempio è rappresentato dalle importazioni di conserve di pomodoro dalla Cina, aumentate del 43% nel 2016, al centro delle critiche internazionali per il fenomeno dei laogai, i campi agricoli lager che secondo alcuni sarebbero ancora attivi, nonostante l’annuncio della loro chiusura. Un problema che - continua la Coldiretti - riguarda anche il riso straniero i cui arrivi in Italia hanno raggiunto il record nel 2016, con una vera invasione da Oriente da cui proviene quasi la metà delle importazioni. L’aumento varia dal +489% per gli arrivi dal Vietnam al +46% dalla Thailandia per effetto dell’introduzione da parte dell’Ue del sistema tariffario agevolato per i Paesi che operano in regime EBA (Tutto tranne le armi) a dazio zero. Un regalo alle multinazionali del commercio - denuncia la Coldiretti - che sfruttano gli agricoltori locali, i quali subiscono peraltro lo sfruttamento del lavoro anche minorile e danni sulla salute e sull’ambiente provocati dall’impiego intensivo di prodotti chimici vietati in Europa. Rilevanti sono anche le importazioni di nocciole dalla Turchia sulla quale pende l’accusa per lo sfruttamento del lavoro delle minoranze curde, ma il problema riguarda anche le rose dal Kenya, i fiori dalla Colombia, la carne dal Brasile, lo zucchero di canna della Bolivia, le fragole dall’Egitto.  Ma ci sono trattative - annota la Coldiretti - in corso anche per i prodotti frutticoli con i Paesi del Mercosur (Argentina, Brasile, Paraguay, Uruguay) dove non ci sono le stesse norme di tutela di lavoro vigenti in Italia. Un caso a parte è quello delle importazioni di olio di palma ad uso alimentare che in Italia sono più che raddoppiate negli ultimi 20 anni raggiungendo nel 2016 circa 500 milioni di

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chili. Uno sviluppo enorme - conclude la Coldiretti - che sta portando al disboscamento di vaste foreste senza dimenticare l’inquinamento provocato dal trasporto a migliaia di chilometri di distanza dal luogo di produzione e naturalmente le condizioni di sfruttamento del lavoro delle popolazioni locali private di qualsiasi diritto.

Scuola

Scuole veneziane: in aumento gli studenti stranieri figli di immigratiStudio della Fondazione Moressa: uno ogni 10 iscritti, nel Comune sono 5.349 e nell’intera provincia 13.574. I più numerosi sono i romeni di Gianni Favarato http://nuovavenezia.gelocal.it/venezia

Lo leggo do MESTRE. Poco più di un alunno ogni dieci iscritti nelle scuole per l’infanzia e dell’obbligo veneziane è straniero. In stragrande maggioranza si tratta di bambini nati in Italia, ma con diritto alla cittadinanza solo al compimento dei 18 anni. Sono loro che di fatto tamponano l’emorragia demografica con una costante riduzione di nuovi nati tra i cittadini italiani e l’aumento della popolazione anziana che caratterizza i residenti in Veneto e nella provincia di Venezia.Quanti sono a Venezia. Gli alunni stranieri che si sono iscritti e hanno frequentato le scuole della provincia di Venezia tra il 2015 e il 2016 sono stati 13.574, dei quali 5.349 nel Comune di Venezia e altri 1.049 in quello di San Donà (12,1%); tutti in gran parte figli di immigrati di seconda generazione nati

in Italia. Secondo la ricerca della Fondazione Leone Moressa, la percentuale degli alunni stranieri a Venezia e negli altri 43 comuni dell’area della Città Metropolitana (ex provincia) su tutti gli alunni iscritti e frequentanti è stata pari al 11,8%, inferiore quindi alla media regionale del Veneto (12,9%), mentre se si considera soltanto il Comune di Venezia si sale al 14,1% . I dati del Veneto. Con oltre 90 mila studenti, il Veneto è la terza regione italiana per presenza di alunni stranieri (91.853), dopo Lombardia ed Emilia Romagna. In Friuli Venezia Giulia gli alunni stranieri sono 18.960 e in Trentino Alto Adige 18.433. L’incidenza sul totale alunni è del 12,5% nel Nord Est, superiore rispetto alla media nazionale (9,2%). I valori più alti si registrano a Pordenone (14,9%), Verona (14,1%) e Treviso (13,6%), quelli più bassi a

Belluno (7,5%).Le

nazionalità e l’indirizzo. Al primo posto delle nazionalità degli studenti stranieri c’è la Romania, seguita al secondo posto da Albania, Marocco, Cina, Filippine, India, Moldavia, Ucraina Pakistan e Tunisia. Al primo posto tra le scuole scelte dagli alunni/studenti stranieri ci sono gli istituti tecnici, seguiti da quelli professionali e, infine, dai licei. I dati relativi all’ultimo anno scolastico mettono in luce ancora una volta - come sottolineato dai ricercatori dell’Istituto Moressa anche in precedenza - che «gli studenti con background migratorio, di prima o seconda generazione, sono generalmente soggetti ad un maggiore rischio di insuccesso formativo e, in conseguenza, di uscita dal sistema educativo prima del completamento del ciclo di studi rispetto ai loro coetanei italiani, specie durante la scuola secondaria, ma tale gap si sta via via riducendo per gli alunni di seconda generazione».L’altro aspetto di rilievo, secondo i ricercatori, riguarda «l’ambito scolastico e i ragazzi di

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seconda generazione, ovvero le scelte della scuola secondaria di secondo grado, fortemente connesse alle speranze e alle aspettative di lavoro».Anche i dati dell’anno scolastico 2015/16, non a caso, descrivono «un quadro sostanzialmente immutato dagli inizi degli anni duemila ad oggi: si conferma l’orientamento dei ragazzi con background migratorio verso la formazione tecnica e professionale». Per questo, la Fondazione Leone Moressa ha sempre consigliato di

«rafforzare il coinvolgimento delle famiglie degli studenti stranieri, in quanto è di primaria importanza perché i percorsi educativi dei figli siano positivi. Talvolta, invece, i genitori restano estranei al vissuto scolastico dei figli, soprattutto a causa della scarsa conoscenza del sistema educativo e della lingua». Di questi temi si parlerà venerdì 5 maggio a San Donà di Piave (ore 14.30 al Crunchlab di via Vittorio Veneto 118) al convegno “Liberiamo i talenti”, organizzato da Fondazione Leone Moressa e Forcoop Cora.

Commissione Europea

Comitato per la libera circolazione dei lavoratori 28 aprile 2016(a cura di Salvatore Marra, Cgil Nazionale)

Lo leggo do Riunione preparatoria sindacale (27/04)1. Introduzione di L. Carr (segretaria confederale CES): campagna Pay rise e

pubblicazione pilastro europeo dei diritti sociali.2. Nessuna osservazione su rapporto della precedente riunione. 3. La commissione non ha mandato documenti in anticipo su questo punto. FGTB chiede che la Commissione dica la sua sulle espulsioni di cittadini comunitari e sulla revisione del regolamento 883 4. Sulla trasposizione della direttiva 54/2014 la CE farà una presentazione sullo stato dell’arte della trasposizione a livello nazionale. La CES chiederà chiarimenti sugli uffici annunciati dalla commissione, in che relazione e se essi saranno messi in relazione con EURES e se le parti sociali saranno coinvolte5. Fitness check sulle migrazioni legali: le slide della commissione si concludono con 4 domande sui lavoratori cittadini extra UE (devono avere gli stessi diritti dei cittadini UE? Le economie degli stati europeo beneficerebbero se la mobilità dei cittadini extra UE fosse più facile? La UE dovrebbe avere più competenze in questo ambito?)Alla conferenza di metà mandato si terrà un dibattito di alto livello sui temi della migrazione e si dovrebbe far riferimento anche per la consultazione alla risoluzione recentemente approvata dal Comitato Esecutivo.Riunione del Comitato Consultivo per la Libera Circolazione dei Lavoratori (28/04)Note sui diversi unti all’ordine del giorno (vd allegato per i titoli)6. La Commissione ha aperto la riunione ricordando l’adozione del Pilastro europeo dei diritti sociali. Oltre ai 20 principi, la CE ha anche annunciato iniziative su consultazione su bilancio vita lavoro;Revisione della direttiva sul contratto scritto; iniziativa legislativa su accesso a protezione sociale.Il pilastro è stato presentato in due format legali: una Raccomandazione già in vigore e una Proclamazione del Consiglio, del parlamento e della Commissione che dovrà essere 7. Il pilastro non ha grandi ricadute sul tema della libera circolazione. È stato inoltre approvato un documento sulla dimensione sociale dell’Europa, come primo dei cinque documenti ufficiali del dibattito sul Futuro dell’Europa.Progressi sono stati fatti sul regolamento del coordinamento sulla sicurezza sociale (regolamento 883). Ora la proposta è

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all’esame del Parlamento e del Consiglio; il comitato consultivo sul coordinamento sociale lo esaminerà con attenzione.Sulla piattaforma europea contro il lavoro nero (fondata in maggio 2016) ogni stato membro ha un membro senior e le parti sociali ne fanno parte. 8. La trasposizione della direttiva 2014/50 su requisiti minimi per la mobilità fra paesi per migliorare l’acquisizione di diritti pensionistici supplementari deve avvenire entro il 12 maggio 2018. La commissione sta preparando un questionario che verrà sottoposto agli stati membri. Il non paper allegato ai documenti inviati in preparazione della riunione contiene già le domande. Anche noi parti sociali siamo chiamate a mandare commenti su questo documento entro il 30 di giugno. In base ai commenti il documento nella sua versione definitiva sarà inviata entro il 30 settembre, mentre le risposte al questionario saranno attese entro fino novembre. Al momento la direttiva non è stata implementata in nessuno stato membro.9. È stato presentato da una delle autrici il Rapporto 2016 sulla mobilità lavorativa: particolarmente interessanti le statistiche sui pensionati residenti all’estero presenti nel rapporto.10. 20 milioni di cittadini extra UE presenti; circa 4% della popolazione. Il fitness check fa parte della strategia “Better regulation”, per valutare la coerenza dell’acquis legislativo esistente. Nello specifico caso si vogliono valutare le inconsistenze eventuali nelle direttive che riguardano i cittadini extra UE: 9 direttive, nella slide n° 3 c’è la lista. Ci sono tre paesi a cui ciò non si applica perché non hanno adottato in toto o parzialmente le direttive (Regno Unito, Danimarca e Irlanda). I criteri di valutazione che saranno usati sono: rilevanza, coerenza, efficacia, efficienza e valore aggiunto a livello europeo. La consultazione sarà aperta alla fine di maggio e sarà molto dettagliata per alcune categorie di partecipanti alla consultazione.Alcuni partecipanti sindacali hanno chiesto alla Commissione di prendere in considerazione anche la possibilità di un’armonizzazione delle norme per i lavoratori poco qualificati per i quali non esistono normative europee.11. Direttiva 2014/54 relativa alle misure intese ad agevolare l'esercizio dei diritti conferiti ai lavoratori nel quadro della libera circolazione dei lavoratori. Anche se non è possibile fare un’analisi completa la Commissione ha espresso già alcune

preoccupazioni rispetto al’implementazione in particolare rispetto ad alcuni aspetti coperti dalla direttiva. 7 stati membri non hanno ancora trasposto la direttiva. Mentre sulla trasposizione c’è un progresso significativo, ci sono ancora molti aspetti problematici in termini di implementazione vera e propria. Il 25 aprile si è tenuta una prima riunione degli Organismi preposti alla promozione della parità di trattamento e al sostegno dei lavoratori dell'Unione e dei loro familiari, la cui istituzione è prevista dall’articolo 4 della direttiva. Non esiste un network informale di questi organismi (come EQUINET) ma la Commissione ritiene molto importante garantire un coordinamento europeo, anche se solo informale.In molti casi i rappresentanti degli organismi hanno lamentato una scarsa chiarezza delle finalità istituzionali di questi organismi. Alla prossima riunione del Comitato si potrebbero invitare un paio di questi organismi per presentare il loro lavoro e lo stato dell’arte.È stato segnalato che in alcuni paesi le parti sociali non sono state coinvolte nel meccanismo. 12. Ci sono stati solo 3 casi trattati dalla Corte di giustizia europea rilevanti per il comitato dall’ultima riunione a oggi. Tutti e tre i casi sono su lavoratori frontalieri. Due riguardanti il Lussemburgo e un altro su tassazione in Germania.Scarica: Draft agenda AdvCte FM 28-04-2017 - EN.pdf (151 kB)Point 6 mobility report 2016.ppt (1368 kB)Point 7 fitness check.ppt (401 kB)Point 8 2014-50-guidance-questionnaire.pdf (364 kB)Point 8 Directive 2014-50-EU supplementary pension rights Technical and Advisory Committee_.pptx (174 kB)Point 9 Recent case law.pptx (148 kB

Genitore cittadino di paese terzo con figlio UE ha diritto di restareSentenza della Corte di Giustizia UE

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Lo leggo do Bruxelles, 10 maggio 2017 (AdnKronos) - Un cittadino di

un Paese non Ue che abbia un figlio minorenne con la cittadinanza europea può far valere un diritto di soggiorno nell'Unione Europea. Lo ha stabilito la Corte di Giustizia dell'Ue, nella sentenza relativa ad una causa che vede contrapposti una cittadina venezuelana, e altre madri in condizioni simili, allo Stato olandese, in particolare il Centrale Raad van Beroep (Corte d'Appello per le questioni di sicurezza sociale). La donna, C.V. le iniziali, ha avuto un figlio nel 2009 da una relazione con un cittadino olandese: la coppia ha vissuto in Germania fino al giugno del 2011, quando madre e figlio sono stati costretti a lasciare la casa familiare. Da allora C.V. ha la custodia del bimbo, che è cittadino olandese, e il padre non contribuisce né al mantenimento né all'educazione del minore. Non avendo la donna un permesso di soggiorno, la sua richiesta di ricevere un aiuto sociale e di assegni familiari è stata respinta dalle autorità olandesi. Altre sette madri sono nelle stesse condizioni della donna: i bambini sono stati riconosciuti dai padri, ma vivono principalmente o esclusivamente con la madre e lo Stato olandese ha rifiutato di concedere loro assegni familiari e aiuti sociali. I figli delle altre sette donne, tuttavia, risiedono dalla nascita, a differenza del figlio della cittadina venezuelana che ha vissuto in Germania, nei Paesi Bassi, Stato di cui sono cittadini. Il Raad, cui le madri hanno fatto ricorso, si è rivolto alla Corte per chiedere se le madri possano, avendo figli minori che sono cittadini Ue, beneficiare del diritto di soggiorno in forza del Trattato sul Funzionamento dell'Ue. Secondo la Corte, nel caso in esame, l'eventuale obbligo per le madri di lasciare il territorio dell'Ue potrebbe privare i loro figli del godimento effettivo del contenuto essenziale dei diritti che hanno in qualità di cittadini Ue, obbligandoli a lasciare il territorio dell'Unione (la verifica di questa circostanza spetta al giudice olandese). Per valutare il rischio, bisogna stabilire quale genitore abbia la custodia effettiva del minore e se esista una relazione di dipendenza effettiva dal genitore. In questo contesto, per la Corte, le autorità devono tenere conto del diritto al rispetto

della vita familiare e dell'interesse superiore del minore. Il fatto che l'altro genitore, cittadino dell'Unione, potrebbe assumersi da solo l'onere quotidiano ed effettivo del minore è un elemento pertinente, ma non è di per sé sufficiente per rifiutare un permesso di soggiorno. Occorre poter constatare che non esiste, tra il minore e il genitore cittadino di un Paese non Ue, una relazione di dipendenza tale per cui il rifiuto del diritto di soggiorno a quest'ultimo obbligherebbe il minore a lasciare il territorio dell'Unione.

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