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Newsletter periodica d’informazione Newsletter ad uso esclusivamente interno e gratuito, riservata agli iscritti UIL Anno XV n. 27 del 24 novembre 2017 Consultate www.uil.it/immigrazione Aggiornamento quotidiano sui temi di interesse di cittadini e lavoratori stranieri Riforma della cittadinanza sempre più difficile Ius soli, Italia sono anch’io e Italiani senza cittadinanza hanno incontrato l’On. Boldrini SOMMARIO Appuntamenti pag. 2 Cittadinanza: riforma ora! pag. 2 Ius Soli in bilico pag. 3 Migranti in calo dopo 10 anni pag. 4 Ius culturae: lettera ai senatori pag. 5 Stati generali dell’immigrazione pag. 6 Summit delle diaspore pag. 7 Parlamento Europeo per riforma Dublino A cura del Servizio Politiche Territoriali della Uil Dipartimento Politiche Migratorie Tel. 064753292 - 4744753 - Fax: 064744751

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Newsletter periodica d’informazione

Newsletter ad uso esclusivamente interno e gratuito, riservata agliiscritti UIL

Anno XV n. 27 del 24 novembre 2017

Consultate www.uil.it/immigrazioneAggiornamento quotidiano sui temi di interesse di cittadini e lavoratori stranieri

Riforma della cittadinanza sempre più difficile

Ius soli, Italia sono anch’io e Italiani senza cittadinanza hanno incontrato l’On. Boldrini

SOMMARIO

Appuntamenti pag. 2

Cittadinanza: riforma ora! pag. 2

Ius Soli in bilico pag. 3

Migranti in calo dopo 10 anni pag. 4

Ius culturae: lettera ai senatori pag. 5

Stati generali dell’immigrazione pag. 6

Summit delle diaspore pag. 7

Parlamento Europeo per riforma Dublino pag. 8

Asilo, caos delle pratiche pag. 8A cura del Servizio Politiche Territoriali della Uil

Dipartimento Politiche MigratorieTel. 064753292 - 4744753 - Fax: 064744751Email:[email protected]

Dipartimento Politiche Migratorie: appuntamenti

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Prima pagina

“Approvare ora la riforma dello Ius Soli, Ius Culturae”

(di b.c.) Roma, 22 novembre 2017 – Lo scorso 20 novembre, giornata internazionale delle Nazioni Unite per i diritti dell’infanzia, si sono realizzate diverse manifestazioni in molte città italiane, a favore di una pronta approvazione della legge di riforma della cittadinanza. La mobilitazione è stata promossa da importanti reti impegnate sui diritti sociali: #Italiasonoanch’io; #italianisenzacittadinanza; #Insegnantiperlacittadinanza, Movimento di Cooperazione Educativa, Centro di Iniziativa Democratica degli Insegnanti, CEMEA, A Buon Diritto. L’obiettivo è quello di premere sul Senato perché approvi la riforma della legge 91/92 entro la fine della legislatura. La UIL, che insieme agli altri sindacati, fa parte della rete #Italiasonoanch’io era presente all’iniziativa di Roma, convocata, a partire dalle ore 15 a Piazza Montecitorio. Presente una delegazione della Uil-scuola e dirigenti della UIL Nazionale. Guglielmo Loy, Segretario Confederale UIL ha incontrato la Presidente

della Camera On. Laura Boldrini assieme a rappresentanti di altre associazioni e sindacati. La Presidente della Camera si è detta molto solidale con le iniziative e non perde occasione di esercitare la pressione della Presidenza della Camera sui mass - media, invitando il Senato a fare presto. Questo anche se Montecitorio ha approvato la legge ad ottobre di due anni fa, e la Camera attualmente non è coinvolta direttamente sul dibattito relativo al ddl n. 2092 ora al Senato (https://parlamento17.openpolis.it/atto/documento/id/146162 . Guglielmo Loy intervenendo durante l’incontro con l’On. Boldrini, ha ribadito che fare speculazione sulla pelle di 800 mila ragazzi e bambini che studiano assieme ai nostri figli – come fa chi si oppone alla legge anche con linguaggi brutali – è un’operazione cinica che non fa onore a nessuno. Il diritto di cittadinanza per questi giovani non ha nulla a che vedere con i flussi migratori: “mischiare le due cose serve solo instillare nella pubblica opinione il tarlo della paura e dell’odio xenofobo”. “E’ giusto e possibile approvare ora la riforma dello Ius Culturae – ha detto Loy – basta solo che i senatori decidano di fare il lavoro per cui sono stati votati”. Nella stessa giornata del 20 novembre è stato rilanciato lo sciopero della fame “a staffetta” promosso da #Insegnanti per la cittadinanza, già da diversi giorni scorsi e a cui hanno aderito associazioni, politici e intellettuali. La campagna continuerà anche con azioni di pressione promosse sui social. Sulla pagina fb di Italiani senza cittadinanza sono pubblicati i ricordi di scuola di ragazze e ragazzi. E’ stata anche promossa la “email bombing”, la possibilità cioè di mandare messaggi ai capigruppo dei partiti al Senato chiedendo loro di fare quello per cui sono stati eletti: esaminare e votare le leggi. Tutte le indicazioni qui: https://www.amnesty.it/riformacittadinanzasubito-basta-rinvii-cosa-puoi.

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Ius soli in bilico, ecco i voti perdutiDi Goffredo De Marchis, www.repubblica.it

La “fine ordinata della legislatura”, che non è il titolo di un inedito di Garcia Marquez ma il mantra quirinalizio per le settimane che restano prima del voto, si traduce in maniera semplice: Paolo Gentiloni non deve essere né dimissionario, né sfiduciato. Per scongiurare il primo caso ci sono i precedenti: Sergio Mattarella può sciogliere le Camere senza l’addio formale del premier, “sentiti” i presidenti di Camera e Senato, che per altro sono già in campagna elettorale. Per il secondo caso il rischio invece è che si renda necessario il sacrificio dello Ius soli. I numeri del Senato per approvare la legge sulla cittadinanza con la fiducia hanno sempre ballato. Non a caso il governo rinviò il voto prima dell'estate ammettendo la fragilità di una maggioranza oltretutto spuria. La promessa era riprovarci appena riaperto il Parlamento a settembre, ma la situazione non era cambiata. Altro rinvio, dando la precedenza alla legge di bilancio. L'impegno ora, come ripetono i ministri del Pd e lo stesso

Gentiloni, è farcela entro dicembre. Ma il pallottoliere, nel frattempo, è addirittura peggiorato. Rispetto a una lista con nomi e cognomi (che è la richiesta tassativa di Palazzo Chigi e del Colle per tentare l'azzardo) preparata a ottobre si contano le defezioni e non le aggiunte. Allora erano 157 i senatori favorevoli, contrapposti a 157 colleghi del "no". Pareggio. In realtà, tra i contrari, su tutti i provvedimenti, si registrano molte assenze. Dunque, quota 157 era un'ottima base di partenza. Però si sono persi dei pezzi. E l'avvicinarsi delle elezioni rende tutto più ingestibile. Lo Ius soli s'intreccia al tema delle alleanze a sinistra, ai ritorni di molti nell'ovile del centrodestra, alle intese sui territori per la battaglia dei collegi. Il Pd, ad esempio, ha bisogno di un patto con gli altoatesini della Svp per cercare il pieno in Trentino Alto Adige.I senatori autonomisti sono fermamente contrari alla cittadinanza, infatti non erano contati tra gli 8 favorevoli del gruppo Autonomie. Ma per siglare un nuovo patto elettorale con Matteo Renzi potrebbero pretendere la rinuncia allo Ius soli. Oggi la certezza viene dai 98 del Pd (al netto delle intese con l'Svp), dai 16 di Mdp, dai 19 del gruppo Misto (compresi i senatori di Sinistra italiana disponibili a votare una fiducia tecnica al governo). Ala, la forza di Denis Verdini, è destinata a perdere due voti che erano dati per certi, quelli dei siciliani Compagnone e Scavone transitati nel centrodestra in occasione delle regionali. Gli incerti D'Anna e Falanga rimangono incerti. Alternativa popolare, il partito di Alfano, porta solo i voti di Pier Ferdinando Casini e di Mario Dalla Tor. In verità su un foglietto Casini ha scritto il suo nome e quello del collega aggiungendo "+ 2", come si fa per gli inviti in discoteca. Difficilmente Gentiloni e Mattarella decideranno il via libera sulla base di quella anonima promessa. Il punto è chiaro: il presidente della Repubblica vuole blindare il premier durante il periodo pre-elettorale, a Camere sciolte. Con un occhio anche al dopo voto, in previsione di uno stallo, ovvero di una maggioranza inesistente e di un ipotetico ritorno alle urne nel giro di qualche mese, magari a giugno. Va detto che nel momento in cui le nuove Camere si insediano le dimissioni del governo sono obbligate, ma sostanzialmente l'obiettivo è offrire sullo scenario internazionale l'immagine di un Paese che mantiene una certa stabilità. Lo fece Scalfaro con Carlo Azeglio Ciampi, rifiutando le sue dimissioni con una

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motivazione impegnativa: "L'esecutivo ha ben operato in un momento di grave crisi istituzionale ed economica". Lo scioglimento tecnico, in prossimità della scadenza naturale, potrebbe ripetersi e il Quirinale in questo modo darebbe la stessa patente "privilegiata" al governo Gentiloni. Se la strada non è quella delle dimissioni, figuriamoci come viene accolta al Colle l'ipotesi di un esecutivo che spara l'ultimo colpo e cade, sfiduciato dal Parlamento. Impossibile. Uno scenario da evitare a tutti i costi. La frenata sullo Ius soli, per' motivi che non hanno niente a che vedere con la legge, viene dunque dal Quirinale. Che si prepara a chiudere la legislatura nella prima quindicina di gennaio per avere elezioni alla fine di marzo. Con Gentiloni in sella. Eppure i sostenitori della cittadinanza vedono ancora uno spiraglio. Luigi Manconi ha preparato un appello firmato da tutti i ministri dell'Interno degli ultimi 20 anni (Napolitano, Pisanu, Iervolino, Scajola, Bianco, con l'eccezione di Alfano e Maroni) che incoraggiano il "sì" allo Ius soli proprio in nome di una maggiore sicurezza. La quota sicura si è abbassata, verosimilmente a 150, numero che ha consentito l'approvazione di altre fiducie. Ma non è sufficiente per Gentiloni e Mattarella. Può aiutare il buon clima instaurato sul nuova regolamento del Senato, provvedimento che sarà esaminato prima del rush finale sulla cittadinanza. La speranza è che qualche assenza strategica nel centrodestra faccia abbassare il quorum. Ancora non basta, per le esigenze del Quirinale. Il capogruppo del Pd Luigi Zanda continua a crederci. Quello che oggi è cambiato in peggio può virare al meglio nelle prossime tre settimane. "La vera lista dei "sì" verrà stilata due giorni prima del voto. Oggi è inutile fare previsioni". Tutti i tifosi della cittadinanza sanno che lo scoglio, ora, è diventato grande come il palazzo del Colle. Problema non da poco. E forse la lista dovrà essere aggiornata fino a dieci minuti prima dell'ora X. Due giorni sono anche troppi. Basta ricordare clamorosi scivoloni del passato: il tentato ribaltone ai danni di Berlusconi, salvato da Razzi e Scilipoti, e il pallottoliere di Arturo Parisi che non salvò il governo Prodi 1 nel 1998.

Migranti: dati in calo dopo 10 anni di crescitaAl primo gennaio del 2017 in Italia c'erano oltre tre milioni di cittadini non comunitari con documenti in regola. Calo del 5,5%, ma nel Bresciano presenza stabile.

Lo leggo do (red. ) 20 novembre 2017 - I cittadini non comunitari presenti regolarmente in Italia con permesso di soggiorno al 1° gennaio 2017 sono 3.714.137 con una diminuzione del 5,5% rispetto al 2016. Il decremento è presente in 14 regioni con flessioni più rilevanti in Veneto (-9,0%), Lombardia e Trentino Alto Adige (-8.3%) ed Umbria (- 8,2%). Seguono Piemonte, Valle d’Aosta, Emilia Romagna e Marche con diminuzioni che oscillano tra il 7% e l’8%. Tendenza del tutto opposta presentano invece il Molise e la Basilicata, con incrementi molto significativi, rispettivamente +12,8% e +11,2%. Se osserviamo l’andamento nel decennio dal 2008 (anno di inizio della nuova serie calcolata dall’Istat) al 2017 notiamo come l’Italia abbia attraversato una fase particolarmente intensa e delicata dei flussi migratori, che hanno portato ad una crescita della presenza di cittadini non comunitari complessiva del 41,7%, con incrementi attorno a 100% in Basilicata e Molise (rispettivamente 101,4% e 98,8%). Calabria, Sicilia, Campania, Puglia, Lazio e Sardegna seguono con valori che si attestano nell’ordine tra l’86% e il 70%; mentre la Lombardia si colloca al 12° posto (+40,3%) dietro a Liguria, Abruzzo e Toscana con percentuali comprese tra il 50,5% e il 44,5%. Sia per l’Italia che in Lombardia il 2017 è il primo anno in flessione dal 2008, il picco è stato toccato proprio nel 2016 con 3.931.133

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permessi totali di cui 1.033.681 in Lombardia, pari al 26,3%.Lo spaccato provinciale, in Lombardia, presenta una diminuzione della presenza dei cittadini non comunitari regolari in tutte le province rispetto all’anno precedente, con variazioni che vanno da -1,3% di Sondrio a valori superiori al -10% per Mantova e Brescia. L’evoluzione storica è, invece, molto variegata con la provincia di Brescia che presenta una situazione stabile nel decennio: il numero dei permessi di soggiorno del 2017 (133.951) è poco superiore al dato del 2008 (132.696); mentre in altre quattro province l’incremento nel decennio considerato supera il 50%: Bergamo +50,1% raggiungendo quota 111.757; Sondrio +51,4% (8.971 permessi nel 2017); Pavia + 53,8% (36.698 cittadini con permesso regolare) e Milano +62,3% con 440.622 cittadini non comunitari regolari presenti sul territorio corrispondenti al 46,5% del totale regionale.Durante il 2016 sono stati rilasciati in Italia 226.934 nuovi permessi di soggiorno, il 5% in meno rispetto all’anno precedente. Il calo ha riguardato soprattutto le migrazioni per motivo di lavoro (12.873), diminuite del 41% sul 2015, che rappresentano ormai solo il 5,7% dei nuovi permessi rilasciati sul totale. Continua, invece la rapida crescita dei nuovi permessi rilasciati nell’anno per altri motivi, che comprende principalmente il motivo di asilo e protezione umanitaria, che raggiungono il massimo storico (111.710, pari al 49,2% del totale dei nuovi permessi rilasciati nel 2016). In Lombardia il numero dei nuovi ingressi ha subito un brusco calo rispetto al 2015 (-22,1%) assestandosi a quota 44.714 pari al 19,7% del totale nuovi ingressi nazionali. Sono stati rilasciati nuovi permessi per motivi di lavoro solo nel 5% dei casi (2.233), il motivo prevalente è familiare con 24.602 nuovi ingressi di cittadini non comunitari regolari (pari al 55,0%) e il restante 40,0% è stato rilasciato per altri motivi (17.879).I permessi di soggiorno rilasciati nel 2016 in Italia hanno durata dai 6 ai 12 mesi per il 38,3% dei casi, il 36,6% invece ha durata inferiore ai 6 mesi e solo il 25,1% oltre i 12 mesi. In Lombardia prevalgono i permessi con durata inferiore ai 6 mesi (41,8%), la quota restante si distribuisce quasi equamente tra le atre due tipologie di permessi: 29,8% tra i 6 e i 12 mesi, 28,4% oltre i 12 mesi.Il mosaico delle nazionalità è particolarmente variegato, le cittadinanze

più presenti all’1.1.2017 in Lombardia sono: Marocco (104.973), Albania (91.338), Egitto (90.776), Cina (71.330), Filippine (54.602), India (50.810), Ucraina (50.318), Perù (40.811) e Pakistan (40.340) che insieme rappresentano il 62,8% del totale.

Ius soli e ius culturae: lettera ai

senatoriQuesto il testo della lettera mail da indirizzare ai capigruppo al Senato. Invitiamo tutti a scrivere

Lo leggo do Egregia Senatrice, Egregio Senatore,Coloro che sono nati o giunti da piccoli in Italia e che hanno con il nostro paese un legame profondo, durevole e prevalente rispetto al paese di origine della famiglia, devono poter considerare l’Italia il “proprio paese” a tutti gli effetti, e devono poter godere in Italia di tutti i diritti umani – compresi il diritto di viverci e di partecipare alla vita pubblica.Questo risultato può essere ottenuto solo riconoscendo loro la cittadinanza sin dalla nascita, e non al compimento del diciottesimo anno di età, al termine di una procedura che lasci spazio alla discrezionalità della pubblica amministrazione.Con questa email voglio esprimere la mia preoccupazione perché il fatto che bambini e giovani nati o cresciuti in Italia non siano riconosciuti come cittadini può tradursi in una limitazione dei loro diritti umani e può lasciare spazio ad atti e comportamenti discriminatori nei loro confronti.Chiedo dunque a Lei, e agli altri rappresentanti del Senato e del governo, di porre fine a questa situazione, calendarizzando e approvando

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immediatamente la riforma della legge di cittadinanza.La ringrazio per l’attenzione.Cordialmente,[Firma]Indirizzata a: Luigi ZANDA [email protected] ROMANI [email protected] ENDRIZZI [email protected] BIANCONI [email protected] ZELLER [email protected] FERRARA [email protected] Cecilia GUERRA

[email protected] BARANI [email protected] Marco CENTINAIO [email protected] QUAGLIARELLO: [email protected] DE PETRIS [email protected]

Politica e migranti

Parigi avvia esame richieste asilo già in AfricaSquadre Ofpra in Niger, 25 migranti 'salvati' da inferno libico

(ANSA) - ROMA, 21 Novembre 2017 - Effettuare i controlli sui richiedenti asilo direttamente dall'Africa. Dopo il dibattito di questa estate sull'attivazione di hotspot per il controllo dei migranti nei Paesi della sponda sud del Mediterraneo, la Francia assume da sola l'iniziativa avviando i primi controlli direttamente in Niger. Gli operatori dell'Ofpra - l'ufficio di Parigi per la protezione dei rifugiati - hanno cominciato ad analizzare le richieste d'asilo a Niamey, capitale del Niger, un modo - sottolineano gli esperti - che può contribuire a 'salvarli' dall'inferno libico e dalla traversata del Mediterraneo. I richiedenti asilo la cui domanda verrà accolta da ministero francese dell'Interno verranno poi trasferiti in Francia in modo sicuro. Un primo gruppo di 25 esiliati che l'Unchr è riuscito a trasferire in Niger dalla Libia verrà accolto in Francia "al più tardi a gennaio", il tempo che le autorità transalpine effettuino i doverosi controlli d'identità, ha riferito il direttore dell'Ofpra, Pascal Brice. Si tratta, in particolare, di eritrei, etiopi e

sudanesi - con 15 donne e quattro bambini. Una volta in Francia, otterranno "molto rapidamente" lo status di rifugiati, assicura l'esperto. Per lui si tratta "prima di tutto di un modo di salvare delle persone che escono da un vero inferno, con torture, stupri, rapimento di bambini". Con questa prima evacuazione "facciamo dei miracoli", dice Alessandra Morelli, responsabile di HCR a Niamey. Certo, i venticinque accolti da Parigi possono sembrare irrisori rispetto ai 44.000 rifugiati conteggiati dall'Unchr in Libia. Ma "siamo convinti che ci saranno altre operazioni", aggiunge. Su Twitter, il presidente francese Emmanuel Macron, invita anche gli altri "partner ad unirsi alla Francia in questa mobilitazione per evitare le orribili violenze subite sulle tratte migratorie". L'estate scorsa, il leader francese propose la creazione di centri di controllo simili agli attuali 'hotspot' sul territorio africano per esaminare le richieste d'asilo direttamente sul posto. A fine agosto si tenne all'Eliseo un prima vertice sulla questione in presenza dei principali Paesi coinvolti dalla crisi tra cui l'Italia. Il quotidiano Le Monde fa osservare che una simile operazione potrà funzionare solo se assume una portata europea. Il ministero degli Esteri francese condanna intanto "con la più grande fermezza i trattamenti inumani e le violenze di cui sono vittime i migranti in Libia. Queste pratiche spregevoli - deplora il Quai d'Orsay - suscitano l'indignazione della Francia e scioccano la coscienza mondiale". Mentre continua il respingimento dei migranti al confine di Ventimiglia.

Sala e Bonino agli Stati generali dell'immigrazione. Il sindaco: "Basta leoni da tastiera"Il ministro Minniti ringrazia Milano con un videomessaggio. Contestazioni e critiche al governo. Bonino: "Settemila sindaci rifiutano l'integrazione". Il sindaco: "Bisogna uscire dal provincialismo politico"

Emma Bonino e Giuseppe Sala 

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di ZITA DAZZI, www.repubblica.it

Non viene a Milano alla prima giornata degli Stati generali dell'immigrazione, il ministro dell'Interno, Marco Minniti, ma manda un video messaggio che viene proiettato all'Anteo Palazzo del Cinema, fra le contestazioni. "In questi anni se l'Italia ha sviluppato una politica di accoglienza equilibrata, che tenesse conto dei diritti di chi viene accolto e di chi accoglie, lo ha potuto fare grazie alla collaborazione straordinaria della città di Milano. Per questo dico di vero cuore grazie a Milano", dice il ministro dallo schermo all'apertura dell'evento organizzato dall'assessorato alle Politiche sociali del Comune.L'assessore alle Politiche sociali Pierfrancesco Majorino durante il suo intervento molto applaudito non lesina critiche al governo per la questione degli accordi con la Libia per fermare gli sbarchi e per il mancato rispetto dei diritti umani nei campi di prigionia in quel Paese africano. Bordate anche contro il parlamento dall'assessore: "Basta balbettii sullo Ius soli - dice fra gli applausi della platea dove siede anche Emma Bonino - è indecente che questo tema non sia stato ancora affrontato. Sono vent'anni che aspettiamo una legge, il parlamento si dia una mossa al di là delle convenienze elettorali e delle alleanze politiche". L'evento dal titolo "Milano Mondo - Migrazioni e coscienza dei territori" durerà quattro giorni, fino lunedì 20 novembre con incontri, dibattiti, iniziative di socialità e un grande workshop con 9 tavoli tematici in programma domani alla Statale e a cui si sono iscritte 960 persone. Minniti nel suo video ringrazia il sindaco Beppe Sala: "In quest'anno Milano ha svolto un ruolo importante, come aveva fatto negli anni passati - ha aggiunto il ministro - un ringraziamento di cuore va al sindaco Sala e all'assessore Majorino che con passione, intelligenza e cultura hanno affrontato questo tema. Unendo accoglienza e garanzie per la sicurezza dei singoli cittadini. In questa fase abbiamo affrontato una sfida importante in cui Milano ha dato il meglio di sé". Ma quando parla il prefetto Mario Morcone, da anni ai vertici dell'apparato del Viminale fra i maggiori responsabili delle politiche italiane sull'immigrazione, non mancano i mugugni che salgono dalla platea soprattutto quando dice: "Sono stupefatto da queste polemiche sul mancato rispetto dei diritti umani in Libia oggi, come se negli anni

passati fosse stato differente. Ce ne accorgiamo oggi?". Su Minniti interviene anche Emma Bonino, che ringrazia Milano per il lavoro fatto durante la raccolta firme per la legge di iniziativa popolare Ero Straniero, volta a superare la legge Bossi Fini: "Se non si cambia la legge Bossi-Fini è molto difficile integrare la gente. Il piano di accoglienza di Minniti riguarda 75mila persone già legali e non tocca l'esercito dei 500 mila irregolari, di cui nessuno si occupa. Infine un altro limite è che questo sistema dei piccoli gruppi, che funziona e funziona bene, è stato accettato più o meno da un migliaio di sindaci e gli altri 7 mila per vari motivi di sono rifiutate. È come in Europa in cui una serie di Paesi hanno semplicemente detto di no". Milano invece ha fatto molto: dal 18 ottobre 2013, data di inizio del "sistema Milano di accoglienza", la città ha accolto 127.994 persone nelle strutture aperte sul territorio di cui 25.976 bambini insieme ai genitori. Fino al 2016 i transitanti rappresentavano la quasi totalità degli ospiti (98%). Oggi la quota dei richiedenti asilo si attesta intorno al 99%. Il quadro della presenza a Milano: 2.651 persone in strutture (Cas) convenzionate direttamente dalla prefettura; 975 in strutture (Cas) convenzionate dal Comune di Milano e finanziate da prefettura (di cui 45 minori stranieri non accompagnati); 422 persone nell'ambito del sistema Sprar per adulti; 762 minori stranieri non accompagnati di cui 732 in comunità educative e 30 in affido familiare; 300 accolte in "gratuità" o con altri fondi da alcuni enti del privato sociale; 850 sono in strutture per senza dimora convenzionate con il Comune. Altri Comuni invece non hanno fatto la loro parte, come hanno sottolineato sia l'ex ministro degli Esteri Emma Bonino e lo stesso sindaco di Milano, Giuseppe Sala. "Sarebbe il caso che ci fossero dei meccanismi che incentivano o in qualche modo puniscono chi non fa la sua parte", ha aggiunto Sala, da tempo in polemica soprattutto con i sindaci leghisti che si oppongono all'accoglienza. "Il prefetto - ha detto il sindaco - mi ha detto che alcuni comuni che si erano opposti stanno cambiando idea, noi facciamo la nostra parte". Sul tema dell'immigrazione "bisogna uscire dal provincialismo politico e bisogna discutere con serietà. Non servono leoni da tastiera ma persone serie che si occupano di questo tema".

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Summit delle diaspore, migranti pronti al dialogo con la politica e la cooperazioneL'inizio di un percorso decisivo per arricchire l'Italia, da un punto di vista culturale ed economico, e per favorire uno sviluppo internazionale più equo: si è presentato così oggi a Roma il primo Summit delle diaspore, rete di associazioni pronte a un nuovo dialogo

Lo leggo do ROMA , 18 novembre 2017 - L'inizio di un percorso decisivo per arricchire l'Italia, da un punto di vista culturale ed economico, e per favorire uno sviluppo internazionale più equo: si è presentato così oggi a Roma il primo Summit delle diaspore, rete di associazioni pronte a un nuovo dialogo con la politica e la cooperazione italiana. A intervenire ai lavori, dopo nove incontri preparatori da Cagliari a Padova, da Milano a Torino, sono esponenti delle comunità straniere, delle ong e delle istituzioni nazionali. "Il Summit delle diaspore non è un progetto ma un processo di partecipazione politica" chiarisce subito Ada Ugo Abara, una delle organizzatrici, che si definisce "nigeriana, afro-italiana e sognatrice". Ha partecipato agli incontri regionali e oggi a Roma porta il senso di una partecipazione a 360°: "Nel corso degli ultimi cinque mesi sono state censite 7.000 associazioni migranti e oggi sono rappresentati 50 Paesi del mondo". A parlare per la politica è anzitutto Mario Giro, vice-ministro degli Esteri e della cooperazione internazionale. "Il ruolo delle diaspore deve essere incisivo, devono contare" la sua premessa. "Spero che siano riconosciute come soggetto con il quale bisogna dialogare a tutti i livelli". Secondo Giro, l'appuntamento romano, organizzato con lo slogan "Esserci, conoscerci, costruire", è l'inizio di un percorso. "Celebro oggi - sottolinea il vice-ministro - la nascita di un soggetto che si oppone agli

imprenditori della paura e che parli della propria esperienza in positivo". Centrale, poi, il rapporto con il mondo. "Useremo le diaspore come leva e volano per la cooperazione internazionale - dice Giro - con l'obiettivo di creare quella migrazione circolare che è uno scambio win-win, di reciproco vantaggio". Dopo l'auspicio che il Parlamento italiano possa al più presto combattere e vincere la partita per lo Ius soli, un nuovo appello. "Prendete la parola ovunque e dovunque come comunità della diaspora, in tv o sui social media" sottolinea Giro. "Questo è il momento di svolta; o si va verso l’alto o si cade verso il basso. Gli italiani di nascita potranno elaborare la nuova coscienza del loro Paese, più ricco". L'assunto, oggi, è che le diaspore sono ponte indispensabile tra l'Italia e il mondo. Emilio Ciarlo, dell'Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics), evidenzia una doppia prospettiva rispetto agli obiettivi del Summit: "Da una parte, favorire la convivenza e le opportunità nel nostro Paese; da un'altra, creare sviluppo a livello internazionale". La conferma sta in uno studio pubblicato dall'Aics insieme con l'Università Tor Vergata di Roma. "Le diaspore devono essere protagoniste in almeno tre delle sette aree di intervento prioritarie" sottolinea Ciarlo: "Dalle migrazioni circolari al ritorno, fino agli investimenti in loco e addirittura al turismo nei Paesi d'origine".La prospettiva, per l'Aics, è politica e non già solo tecnica. "La legge 125/2014 per la cooperazione italiana sancisce il ruolo delle diaspore e ci affida il compito di promuovere la pace e la multiculturalità " dice Ciarlo. "E questi sono impegni che animano la Costituzione italiana, oggi decisivi, con il rischio che il mondo vada in un'altra direzione". (DIRE)

Migranti: Pe, via libera negoziati su riforma DublinoIl Parlamento europeo da’ via libera ai negoziati con il Consiglio e la Commissione sulla riforma del regolamento di Dublino. La luce verde arriva con 390 si’, 175 no e 44 astenuti. Con la proposta del Parlamento, il Paese in cui un richiedente asilo arriva per primo non sarebbe piu’ automaticamente e

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unicamente responsabile di valutarne la richiesta. I richiedenti dovrebbero invece essere distribuiti in tutti i paesi dell’Ue. Il

Consiglio non ha ancora assunto una posizione negoziale.

Lo leggo do (redazionale) 16 novembre 2017 - STRASBURGO - La plenaria del Parlamento europeo da il suo via libera ai negoziati con il Consiglio e la Commissione sulla riforma del regolamento di Dublino. Il semaforo verde è arrivato con 390 voti favorevoli, 175 contrari e 44 astenuti. Con la proposta del Parlamento, il Paese in cui un richiedente asilo arriva per primo non sarebbe più automaticamente e unicamente responsabile di valutarne la richiesta. I richiedenti dovrebbero invece essere distribuiti in tutti i paesi dell'Ue. Il Consiglio non ha ancora assunto una posizione negoziale. In base al testo della relatrice, la liberale svedese Cecilia Wikstrom, gli Stati membri che non accetteranno la loro quota di richiedenti asilo correrebbero il rischio di veder ridotto l'accesso ai fondi Ue. Il testo del Parlamento prevede tra i vari punti anche un periodo transitorio di tre anni e un meccanismo 'filtro' per scremare, tra i richiedenti asilo, quelli con poche chance di vedere accolta la loro domanda. Per questi ultimi la domanda resterebbe a carico del Paese di ingresso, che dovrebbe occuparsi del rimpatrio, con un sostegno aggiuntivo da parte dell'Ue. Tutte queste proposte potrebbero tuttavia uscire stravolte dal negoziato. I governi dell'Unione, rappresentati nel Consiglio, non hanno ancora raggiunto una posizione comune per farlo partire. “Con il voto di oggi, il Parlamento europeo ha compiuto un importante passo avanti verso la riforma del regolamento di Dublino”, ha dichiarato il presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, a seguito del voto in plenaria, a Strasburgo, che ha approvato il mandato negoziale per la riforma del sistema d’asilo Ue, redatto dalla commissione per le libertà civili e approvato oggi con 390 voti a favore, 175 contrari e 44 astensioni. I deputati

potranno ora avviare i colloqui con il Consiglio, non appena gli Stati membri avranno concordato la propria posizione negoziale. “Il nostro obiettivo è garantire una ripartizione equa dei richiedenti asilo tra tutti i Paesi membri. Come parte essenziale della politica di asilo dell’Unione europea, il regolamento di Dublino, allo stato attuale, è un sistema inefficace e ingiusto, di conseguenza deve essere immediatamente riformato. Ora agisca il Consiglio, possibilmente in tempi rapidi”, ha concluso il presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani.

SocietàMigranti, è caos pratiche: 100mila ferme nelle coopProteste contro la gestione delle richieste di asilo. Che non arrivano alle commissioni territorialiLodovica Bulian, http://www.ilgiornale.it/

Lo leggo do Doveva servire a snellire le procedure per le richieste di asilo. A velocizzare l'iter che va dalla domanda al responso che permette ai migranti di restare in Italia o li obbliga ad andarsene. Ma il decreto con cui sei mesi fa il ministro dell'Interno Marco Minniti sperava di correggere le storture nella gestione dell'immigrazione nel nostro Paese non aveva fatto i conti con cooperative, onlus e signori dell'accoglienza. Molti dei quali di fronte al provvedimento che trasferiva a loro, dalla Questura, il compito di comunicare ai migranti le decisioni delle commissioni che esaminano le istanze di asilo, avevano incrociato le braccia. Chi per questioni di principio, chi al grido di «non siamo ufficiali giudiziari», chi per difficoltà organizzative e chi per l'imbarazzo di doversi magari ritrovare a invitare gli ospiti a lasciare il territorio. Di fatto però l'ammutinamento degli operatori oltre a costringere il Viminale a sospendere le disposizioni, ha prodotto un imbuto

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burocratico di 102mila notifiche tutt'ora ferme. Si tratta di convocazioni per i richiedenti asilo che dovrebbero presentarsi davanti agli organismi territoriali ma che non lo hanno ancora fatto perché nessuno glielo ha comunicato; o che attendono risposte alle domande di protezione internazionale forse già esaminate. Il numero emerge da una relazione della presidente della Commissione nazionale per l'Asilo del Viminale, Sandra Sarti, lo scorso 24 ottobre alla Camera. Per la precisione «sono in attesa di convocazione davanti alle commissioni 101.486 richiedenti. Un dato - ha spiegato - che va collegato anche al recente decreto Minniti, che ha introdotto un sistema diverso sulle modalità di notifica poiché coinvolge direttamente i centri che sono anche i luoghi di residenza dei richiedenti asilo. Ma richiede delle modalità attuative che non sono consolidate e che stiamo cercando di snellire, di delineare e di definire. Su questo tema - ha aggiunto - è in corso un tavolo sul quale stiamo lavorando molto alacremente anche con il Gabinetto del ministro». Già, perché la protesta, in primis firmata dalla Caritas ambrosiana, aveva costretto il ministero a sospendere la normativa in attesa di chiarimenti. Tutt'ora però quelle disposizioni sono lettera morta. Così la funzione della notifica è rimasta in capo alla Questura, insieme alle ordinarie difficoltà delle autorità nel rintracciare gli stranieri per comunicare loro i responsi, soprattutto quando negativi. Nelle intenzioni di Minniti trasferire il compito ai gestori dei centri di accoglienza avrebbe accorciato la filiera burocratica e di conseguenza anche i tempi di permanenza nel nostro Paese dei soggetti che non ne hanno diritto. E pensare che c'è stato anche chi, come Fondazione Arca, aveva già predisposto nei propri centri la casella Pec per adeguarsi alla nuova legge: «Da allora tutto è rimasto in sospeso», fanno sapere. Come queste 102mila lettere che gonfiano la mole delle 146.700 mila procedure pendenti davanti alle commissioni territoriali da nord a sud. «Al ministero è in corso un tavolo tecnico per accelerare» e per sbloccare l'empasse, ha assicurato la presidente Sarti in audizione a Montecitorio. Ma intanto «anziché semplificare, la situazione si è complicata, portando a un ingolfamento del sistema - denuncia il deputato Gregorio Fontana, Forza Italia - anche a causa di chi si è opposto. Tutto questo non fa che danneggiare gli stessi migranti». Basti ricordare che la trattazione dei fascicoli per l'asilo ha richiesto nel 2016 in

media 258 giorni, un record positivo. Ma la contabilità del 2017 rischia di allungarsi nuovamente a causa del cortocircuito delle notifiche.

Migranti: hub Cona, situazione complessaRientrati in 24 nel Cpt, ma intanto nuovo gruppo arrivato a Padova

Lo leggo do (ANSA) - VENEZIA, 21 NOV - Prosegue, non senza difficoltà, il lavoro della Prefettura di Venezia per alleggerire le presenze di migranti nell'hub di Cona, mentre continuano le 'fughe' di piccoli gruppi di richiedenti asilo, e altri, rifiutate le nuove strutture di accoglienza, tornano nel Cpt veneziano. Oggi sono rientrati in 24 a Cona, mentre 14 trasferiti a Jesolo hanno rifiutato il centro della Croce Rossa, ma non sono ancora tornati al Cpt, che conta ora 830 presenze. Altri 13 sono stati ricollocati in piccole strutture del veneziano. Un gruppo più numeroso, 55 persone, che si era messo in marcia con borse e bagagli e aveva dormito la notte scorsa in una sala parrocchiale, è adesso a Padova, in attesa del da farsi. Tra loro vi sono migranti "sindacalizzati", nel senso che sono seguiti dall'Unione sindacale di Base (Usb) a cui sono iscritti, e che dice di volerne difendere la dignità. Proprio il supporto dell'Usb ha fatto parlare la stessa Diocesi di Padova di un pericolo di 'strumentalizzazione' della protesta. Retroscena - In marcia da giorni per protesta, avvolti in coperte per ripararsi dal freddo e dall'umidità che sale dal Brenta, con borse o trolley sulle spalle, tirando valigie o in sella a bici che hanno visto tempi migliori.

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Hanno portato con sé ogni loro avere i migranti che da lunedì hanno lasciato il centro di accoglienza (Cpa) di Conetta, frazione di Cona, nel profondo della campagna veneziana - una realtà dove il rapporto tra residenti e migranti accolti è di 1/5, centonovanta rispetto a oltre 1.000 -, per raggiungere a piedi la città lagunare. Il loro andare, le loro frasi, ora in inglese ora in francese, dicono che là non vogliono più tornare. Non vogliono continuare a vivere tra le mura di un ex caserma che qualcuno accomuna a una "prigione", dove la dignità umana sembra ai margini, "dove d'inverno fa freddo e d'estate si muore di caldo", dove si mangia male e c'è sporcizia. "No Cona" uno degli slogan che hanno ripetuto, assieme a "diritti e documenti", i richiedenti asilo mentre macinavano decine di chilometri al giorno, sotto l'occhio vigile delle forze dell'ordine. "Cosa vogliono? Dignità - ha detto il sindaco di Cona, Alberto Panfilio, chiamando in causa la politica che deve risolvere il problema -. Non chiedono di stare in un albergo, domandano di sapere quale sarà il loro destino. Stanno mesi in attesa di sapere se la loro domanda verrà accolta o meno. Intanto stanno lì". Ieri sera il gruppo, composto da soli uomini accompagnati da alcuni rappresentanti dei sindacati di base, ha fatto "tappa" in alcuni paesi del miranese. Dopo ore di cammino lungo gli argini del Brenta, secondo un itinerario stabilito dalle autorità per evitare disagi alla circolazione stradale, nel primo pomeriggio i richiedenti asilo protagonisti dell'iniziativa sono stati bloccati a Bojon (Venezia). Per ore è andata avanti una lunga trattativa per avere un incontro con il prefetto di Venezia, Carlo Boffi, che fin dal primo momento, assieme al questore Vito Gagliardi, sta seguendo la protesta. Registrati anche attimi di tensione, ma poi la situazione si è sbloccata quando era già buio. "Il patriarca di Venezia - ha scandito il prefetto ai manifestanti - ha dato disponibilità di alcune parrocchie della zona per accogliervi in modo di passare la nottata in un posto caldo". Un messaggio salutato con grande favore dai migranti. "Viva l'Italia", ha urlato qualcuno. "Valutata la situazione - ha spiegato don Luca Facco, direttore della Caritas diocesana di Padova - sapendo che i ragazzi erano di passaggio e interagendo direttamente ed esclusivamente con loro, abbiamo aperto la chiesa per dare un ricovero caldo e sicuro per la notte". In cambio, stamani, prima di ripartire, i migranti hanno risistemato e

ripulito "con estrema cura" il luogo di culto. Le condizioni in cui vivono i migranti nel Cpa di Conetta sono ben note alla cronaca: lo scorso gennaio una giovane ivoriana morì a causa di una trombosi polmonare. L'episodio scatenò la rabbia di un centinaio di ospiti che aveva 'sequestrato' per alcune ore gli operatori della cooperativa che opera nella struttura. Allora, era stato disposto il trasferimento in altri luoghi di oltre cento migranti. Oggi, il prefetto ha deciso la stessa soluzione per una quindicina di richiedenti asilo ospiti a Conetta.

"Difendere i diritti dei giovani rifugiati e migranti nel mercato del lavoro e nella transizione al mercato del lavoro"

Lo leggo d o Il Consiglio d’Europa e il Comitato Giovani della CES, con la collaborazione dell’ETUI, hanno organizzato presso il Centro di Formazione del Consiglio d’Europa, a Budapest, una sessione di studio sul tema dell'integrazione dei giovani rifugiati e migranti nel mercato del lavoro e nel movimento sindacale. Il corso, tenutosi dal 15 al 21 ottobre 2017, ha visto in qualità di docenti alcuni membri del comitato pedagogico dell’ETUI, quali: Ignacio Doreste, Viktória Nagy, Ilaria Costantini, Xavier Baró e Rune Bugten. Come ospiti sono intervenuti Mercedes Miletti – Ufficio progetti CES –, Valentina Orazzini – Fiom-Cgil – e l’UNHCR Ungheria che in qualità di nazione “ospitante” ha tenuto un incontro di presentazione sulla situazione in Ungheria. Il corso, a cui hanno partecipato da Belgio, Bulgaria, Danimarca, Italia, Polonia, Romania, Serbia, Slovacchia, Svezia e Ungheria, si proponeva di fornire

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strumenti efficaci per l’applicazione alla risoluzione "Welcome refugees" del Comitato Giovani CES. Scopo del corso quello di saper difendere al meglio i diritti dei giovani lavoratori, con particolare riguardo ai migranti e alle differenti origini etniche nel mercato del lavoro. Il corso ha dato la possibilità ai diversi Paesi di avere una panoramica dell’effettiva situazione relativa ai migranti e ai rifugiati, offrendo la possibilità di costruire sinergie più valide e coerenti nel mondo sindacale affinché si possa realizzare un’Europa del futuro migliore. https://www.etuc.org/sites/www.etuc.org/files/circular/files/20151215_final_refugees_welcome.pdf

Neodemos

Crescita e migrazioni: dal Pil al Pil pro capiteGianpiero Dalla Zuanna

l e  L’Istat ha appena pubblicato le stime preliminari del reddito per il terzo trimestre del 2017. Le notizie sono buone, perché il PIL dell’Italia è cresciuto dell’1,8% rispetto al terzo trimestre del 2016,

raggiungendo dopo tanti anni i 400 miliardi prodotti in un solo trimestre. La crescita è ancora maggiore se invece del PIL assoluto si considera il PIL pro capite (figura 1). In ogni trimestre del 2016 e del 2017, la crescita annua del PIL pro capite non è mai stata inferiore all’1,5%, superando il 2% nel terzo trimestre del 2017.La crescita del PIL pro capite: l’Italia

non è il fanalino di codaAnche il confronto della crescita nei diversi paesi europei si modifica notevolmente se, in luogo del reddito, si considera il reddito pro capite, come già messo in evidenza da Neodemos per il 2016¹ e ultimamente

da Marco Fortis della Fondazione Edison. Confrontiamo tre grandi paesi europei nel corso dell’ultimo triennio (tabella 1). Se si guarda al solo PIL, fra il 2014 e il 2016 la Germania è cresciuta del 7,2%, la Francia del 3,8%, l’Italia solo del 3%. Se si considera invece il PIL pro capite, la crescita della Germania si ridimensiona al 5,2%, quella della Francia al 2,8%, mentre quella dell’Italia balza al 3,7%. Ciò accade perché la popolazione dell’Italia diminuisce in tre anni di 500 mila unità, quella della Germania aumenta di più di due milioni, quella della Francia aumenta di più di un milione. Anzi, è possibile che l’Eurostat sottostimi la crescita del reddito pro capite in Italia, sovrastimando la popolazione effettivamente residente in Italia (vedi i commenti in calce a figura 1).

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Mettendo in evidenza questi risultati, non voglio sostenere che la ripresa in grande stile delle emigrazioni dall’Italia sia una cosa buona. In un mondo ideale, tutti dovrebbero poter trovare un impiego per loro soddisfacente vicino a casa, e gli spostamenti per lavoro dovrebbero essere una scelta piuttosto che una necessità. Il mondo (economico) ideale dovrebbe assomigliare alla Germania di oggi, dove il redito pro capite cresce in modo vivace, e cresce pure la popolazione, contrastando l’invecchiamento con sostenute immigrazioni e con nascite finalmente in ripresa.Tuttavia, va anche ricordato che – in una prospettiva maltusiana – le emigrazioni possono far da volano alla crescita di un paese, diminuendo le “bocche da sfamare” a parità di ricchezza prodotta. Infatti, un disoccupato italiano che emigra innalza il reddito pro capite dell’Italia, perché sparisce dal denominatore senza intaccare il numeratore del rapporto fra PIL e popolazione residente.Se la crescita continuerà e si farà ancora più accentuata, mantenendo e migliorando le tendenze più recenti, anche le emigrazioni si ridurranno, e gli immigrati dai paesi poveri torneranno a considerare il nostro paese non più come un luogo di passaggio, ma come la meta finale per costruire un’esistenza migliore. E l’Italia (economica) assomiglierà un po’ di più alla Germania.

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