News SA 31 2014

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News 31/SA/2014 Lunedì,29 dicembre 2014 Sistema di Allerta Rapido europeo per Alimenti e Mangimi Gorgonzola biologico italiano con Listeria e Mercurio in diversi tipi di pesci dal Portogallo. Ritirati dal mercato europeo 41 prodotti Nella settimana n°52 del 2014 le segnalazioni diffuse dal Sistema rapido di allerta europeo per alimenti e mangimi (Rasff ) sono state 41 (10 quelle inviate dal Ministero della salute italiano). L’elenco dei prodotti distribuiti in Italia oggetto di allerta comprende tre casi: eccesso di mercurio in verdesca congelata (Prionace glauca) dal Portogallo; mercurio in pesce spada congelato dal Portogallo; mercurio in pesce palombo senza pelle congelato dal Portogallo. Nella lista delle informative sui prodotti diffusi in Italia che non implicano un intervento urgente troviamo: eccesso di Escherichia coli in vongole vive dalla Tunisia; cadmio in seppie intere pulite e congelate dalla Thailandia; migrazione di nichel da cucchiaini di origine non identificata; Listeria monocytogenes in salmone affumicato dalla Polonia. Tra i lotti respinti alle frontiere l’Italia segnala: residui di pesticida (carbendazim) in dragon fruit, Hylocereus undatus, dal Vietnam; eccesso di Escherichia coli in vongole vive (Ruditapes decussatus) dalla Tunisia; residui di pesticida (metomil) fragola dall’Egitto; questa settimana tra le esportazioni italiane in altri Paesi che sono state ritirate dal mercato, la Norvegia segnala Salmonella Napoli in rucola; l’Austria segnala Listeria monocytogenes in gorgonzola biologico (richiamato dai consumatori). Fonte: http://www.ilfattoalimentare.it/gorgonzola-biologico-listeria-rasff.html

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News 31/SA/2014

Lunedì,29 dicembre 2014

Sistema di Allerta Rapido europeo per Alimenti e Mangimi

Gorgonzola biologico italiano con Listeria e Mercurio in diversi tipi di pesci dal Portogallo. Ritirati dal mercato europeo 41 prodotti

Nella settimana n°52 del 2014 le segnalazioni diffuse dal Sistema rapido di allerta europeo per alimenti e mangimi (Rasff) sono state 41 (10 quelle inviate dal Ministero della salute italiano).

L’elenco dei prodotti distribuiti in Italia oggetto di allerta comprende tre casi: eccesso di mercurio in verdesca congelata (Prionace glauca) dal Portogallo; mercurio in pesce spada congelato dal Portogallo; mercurio in pesce palombo senza pelle congelato dal Portogallo.

Nella lista delle informative sui prodotti diffusi in Italia che non implicano un intervento urgente troviamo: eccesso di Escherichia coli in vongole vive dalla Tunisia; cadmio in seppie intere pulite e congelate dalla Thailandia; migrazione di nichel da cucchiaini di origine non identificata; Listeria monocytogenes in salmone affumicato dalla Polonia.

Tra i lotti respinti alle frontiere l’Italia segnala: residui di pesticida (carbendazim) in dragon fruit, Hylocereus undatus, dal Vietnam; eccesso di Escherichia coli in vongole vive (Ruditapes decussatus) dalla Tunisia; residui di pesticida (metomil) fragola dall’Egitto; questa settimana tra le esportazioni italiane in altri Paesi che sono state ritirate dal mercato, la Norvegia segnala Salmonella Napoli in rucola; l’Austria segnala Listeria monocytogenes in gorgonzola biologico (richiamato dai consumatori). Fonte: http://www.ilfattoalimentare.it/gorgonzola-biologico-listeria-rasff.html

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Indicazione stabilimento di origine in etichetta: Ministero Politiche Agricole chiede a Ministero Sviluppo Economico il ripristino dell’obbligo per i prodotti italiani

Il viceministro Claudio De Vincenzi in risposta ad un’interrogazione parlamentare del Movimento 5 Stelle, un mese fa dichiarava di non ritenere possibile portare avanti la richiesta. Adesso è intervenuto il Ministro Martina che, capito l’errore, ha rivolto un appello al suo collega di Governo per rimediare. Fonti giornalistiche e lo stesso Movimento 5 Stelle in un comunicato confermano l’esistenza di una richiesta formale

Al riguardo è stata avviata una petizione on line promossa qualche mese fa dal sito Io Leggo l’Etichetta, ed è stata presentata un’interpellanza urgente alla Camera dei Deputati dal Movimento 5 Stelle per mantenere in vigore l’indicazione. Il Fatto Alimentare ritiene importante insistere con questa richiesta per agevolare il lavoro dei sanitari quando si trovano ad affrontare una seria emergenza alimentare.Un esempio verosimile riguarda un’intossicazione da botulino. Dopo la visita al pronto soccorso dallo sventurato consumatore e la rassegna dei cibi assunti, occorre immediatamente identificare il prodotto e contattare lo stabilimento di produzione per allertare i cittadini. A questo punto ci sono due possibilità: risalire subito allo stabilimento di origine indicato sull’etichetta, oppure rintracciare lo stabilimento interpellando l’azienda che ha apposto il marchio sulla confezione e che magari ha la sede all’estero. Se il problema accade di sabato o domenica sarà necessario aspettare ore e forse giorni e il botulino potrebbe provocare altre vittime e forse dei morti.

Non si tratta di un evento così improbabile e la Direzione generale per la sicurezza degli alimenti e della nutrizione del Ministero della salute sa di cosa stiamo parlando e sa che il rischio c’è ed è serio. In Italia l’allerta botulino è scattata tre volte negli ultimi 16 mesi! In quasi tutti i casi il Ministero della salute ha brillato per il ritardo nell’allertare i cittadini e, a dispetto delle indicazioni presenti sull’etichetta ha impiegato giorni prima di comunicare il lotto e le aziende produttrici. Possiamo solo pensare cosa succederà in futuro quando sull’etichetta non sarà più indicato lo stabilimento di origine.

Il secondo motivo per cui lo stabilimento di origine deve essere riportato sull’etichetta è quello di dare la possibilità ai consumatori di scegliere. Ciascuno ha il diritto di privilegiare i prodotti confezionati in Italia per favorire il mantenimento di posti di lavoro a livello locale e contribuire alla lotta contro le delocalizzazioni. Se anche in Italia prevarrà la “logica” delle multinazionali, potremo trovare sugli scaffali alimenti con una forte caratterizzazione italiana ma prodotti altrove.

Fonte: ilfatto alimentare.it

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Leggi senza sanzioni: il Regolamento UE 1169/2011, sulle etichette alimentari, si può quasi ignorare senza essere multati

Il regolamento europeo “Food Information to Consumers”, FIC, rubricato al numero 1169/2011, è in applicazione dal 14 dicembre scorso nell’intero Mercato interno. Un identico testo in 28 Paesi, tradotto nelle 24 lingue ufficiali, dovrebbe garantire l’uniformità delle regole a presidio dell’informazione del consumatore in relazione agli alimenti. Ma ciò non basta a risolvere gli enigmi interpretativi che fioriscono in ogni dove, a partire dall’Italia. Anzitutto, su tempi e modi di effettiva applicazione. Proviamo a capire perché.

Le nuove regole europee, vale la pena ricordare, non sono piovute dall’alto all’improvviso. Le rappresentanze politiche dei cittadini (Parlamento europeo) e dei governi nazionali (Consiglio) hanno avuto tempo di lavorarci sopra già al principio del 2008. Hanno discusso, elaborato tesi, realizzato compromessi. E il testo finale, appunto, è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale poco più di tre anni or sono. Senza tuttavia riuscire a dipanare un’ampia serie di dubbi interpretativi che tuttora attanagliano gli operatori e le autorità di controllo.

In Italia frattanto, la disciplina dell’informazione commerciale sui prodotti alimentari è stata oggetto di ripetute riforme, attorno al cosiddetto “decreto etichettatura” (d.lgs. 109/92). Nel corso degli anni il Parlamento italiano ha conferito più deleghe, ai governi che si sono succeduti, per la riforma organica della materia. In vista dell’elaborazione di un testo unico, un codice alimentare, per il riordino complessivo delle norme accumulatesi nei decenni. Ma nulla è stato fatto, fino a oggi, soprattutto a causa dell’incolmabile dissidio tra i diversi dicasteri interessati (agricoltura, salute, sviluppo economico).

Ci si chiede perciò oggi, quali sanzioni sono applicabili in Italia per il mancato rispetto delle prescrizioni in tema di informazione al consumatore relativa agli alimenti? Le nuove regole europee, si è detto, sono già in auge. Eppure, in virtù del principio di stretta legalità cristallizzato nella Costituzione della Repubblica italiana – ripreso sia dal codice penale, sia dalla legge 689/1981 recante disciplina delle sanzioni amministrative – nessuno può venire punito se non in forza di una legge preesistente che espressamente preveda una sanzione in relazione alla violazione di un precetto, o di un divieto, ivi stabilito. E allora?

La gran parte delle previsioni di cui al decreto legislativo 109/92 è stata superata dal regolamento UE 1169 /11, il quale prevale sia nella gerarchia delle fonti di diritto (poiché i regolamenti europei, secondo la Consulta italiana, hanno un rango superiore addirittura alle leggi costituzionali), sia in ragione della successione temporale (in quanto normativa più recente).

Ne consegue che a tutt’oggi – in attesa dell’entrata in vigore del fatidico “decreto sanzioni” da lungo tempo atteso – le autorità di controllo sono sprovviste di strumenti

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sanzionatori. Al di fuori delle sole penalità applicabili alla violazione dei doveri di cui agli articoli 13 (indicazione del codice di lotto) e 16 (informazioni sui prodotti sfusi e preincartati) del d.lgs. 109/92, ai sensi del suo successivo articolo 18. Sono queste, infatti, le uniche norme che formalmente sopravvivono alla riforma europea.

L’antico motto “fatta la legge, scovato l’inganno” si declina perciò in una nuova versione, “fatta la legge senza pena, ignorata la legge”.

Fonte: ilfattoalimentare.it

Allergeni negli alimenti : Efsa aggiorna parere scientifico

A fine novembre l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) ha aggiornato, dopo dieci anni, il proprio parere scientifico sugli allergeni alimentari, esaminando in modo approfondito tutti i prodotti allergenici e le sostanze che, se presenti negli alimenti, devono essere riportate in etichetta, così come previsto dalle normative UE.Tra i prodotti e le sostanze analizzate sono stati inclusi: cereali contenenti glutine, latte, uova, noci, arachidi, soia, pesce, crostacei, molluschi, sedano, lupino, sesamo, senape e solfiti.

Il parere espresso, partendo dall’analisi dei dati pubblicati sulla prevalenza delle allergie alimentari in Europa, fornisce per ciascun prodotto o sostanza presenti nell’elenco degli allergeni, diverse informazioni tra le quali si citano:

prevalenza delle allergie in popolazioni non specifiche;proteine note per essere allergeni alimentari;reattività crociata;effetti della trasformazione degli alimenti sull’allergenicità di un alimento o di un ingrediente;metodi per rilevare allergeni e alimenti allergizzanti, quali spettrometria di massa e tecniche di analisi del DNA, nonché il più comune approccio immunologico;dosi alle quali si è osservato lo scatenamento di reazioni avverse in soggetti sensibili.

In tutta Europa, la prevalenza stimata di allergie alimentari è di circa l’1% sia in adulti sia in bambini. Per i bambini, il 75% delle reazioni allergiche sono causate da uova, arachidi, latte vaccino, pesce e noci. Tra gli adulti, il 50% delle reazioni allergiche avvengono a seguito del contatto con: frutti che scatenano reazioni crociate al lattice, la famiglia delle Rosacee (mele, pere, ciliegie, lamponi, fragole e mandorle), le verdure della famiglia delle Apiaceae (sedano, carote e erbe aromatiche), varie noci e arachidi.Il gruppo di esperti scientifici sui prodotti dietetici, l’alimentazione e le allergie (NDA) ha evidenziato che, per determinare la prevalenza delle allergie alimentari, sono state riscontrate notevoli difficoltà dovute sia alla carenza di studi significativi in

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alcune aree geografiche sia all’utilizzo di diversi metodi di raccolta dei dati tra loro non omogenei. Inoltre, ha segnalato che la determinazione delle “soglie” per alcuni alimenti allergizzanti ha attratto l’attenzione degli organismi di regolamentazione, dell’industria e delle associazioni dei consumatori.

In ogni caso, raccomanda che le ricerche vengano finalizzate a raccogliere dati sui soggetti allergici e sui loro modelli di consumo alimentare, nonché a esaminare come tali dati possano essere messi in relazione con la popolazione generale che non presenta allergie. Infine, si precisa che il parere espresso dall’Efsa è riferito ad allergie alimentari immuno-mediate, alla celiachia, a reazioni avverse ai solfiti negli alimenti e non alle intolleranze alimentari.

Per maggiore chiarezza si ricorda che il ruolo dell’Efsa consta nel valutare e comunicare tutti i rischi associati alla catena alimentare, mentre la gestione del rischio (modalità di etichettature, dosi accettabili da indicare in etichetta, ecc.) è di competenza delle autorità nazionali e comunitarie, cioè Stati membri dell’UE e Commissione europea.

Fonte:http://www.sicurezzalimentare.it

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alcune aree geografiche sia all’utilizzo di diversi metodi di raccolta dei dati tra loro non omogenei. Inoltre, ha segnalato che la determinazione delle “soglie” per alcuni alimenti allergizzanti ha attratto l’attenzione degli organismi di regolamentazione, dell’industria e delle associazioni dei consumatori.

In ogni caso, raccomanda che le ricerche vengano finalizzate a raccogliere dati sui soggetti allergici e sui loro modelli di consumo alimentare, nonché a esaminare come tali dati possano essere messi in relazione con la popolazione generale che non presenta allergie. Infine, si precisa che il parere espresso dall’Efsa è riferito ad allergie alimentari immuno-mediate, alla celiachia, a reazioni avverse ai solfiti negli alimenti e non alle intolleranze alimentari.

Per maggiore chiarezza si ricorda che il ruolo dell’Efsa consta nel valutare e comunicare tutti i rischi associati alla catena alimentare, mentre la gestione del rischio (modalità di etichettature, dosi accettabili da indicare in etichetta, ecc.) è di competenza delle autorità nazionali e comunitarie, cioè Stati membri dell’UE e Commissione europea.

Fonte:http://www.sicurezzalimentare.it