New PROVINCIA DI LIVORNO cp 30... · 2013. 12. 19. · allora cari colleghi, amici ed ospiti, chi...

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1 PROVINCIA DI LIVORNO CONSIGLIO PROVINCIALE Verbale integrale della seduta del 30.11. 2012 Consiglio Provinciale Aperto in seduta congiunta con il Comune di Livorno:”Festa della Toscana 2012”. Inizio seduta ore 10.00

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    PROVINCIA DI LIVORNO

    CONSIGLIO PROVINCIALE

    Verbale integrale

    della seduta del 30.11. 2012 Consiglio Provinciale Aperto in seduta congiunta co n il Comune di Livorno:”Festa

    della Toscana 2012”.

    Inizio seduta ore 10.00

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    FESTA DELLA TOSCANA 2012 CONSIGLIO PROVINCIALE E COMUNALE CONGIUNTO “IL TERRITORIO LIVORNESE COME CROCEVIA DI TANTE STORIE” BIAGIO DI BONITO detto FABIO PRESIDENTE CONSIGLIO PROVINCIALE LIVORNO Diamo inizio ai lavori di questo Consiglio con l'Inno d'Italia. - Si dà atto che viene suonato l’Inno Nazionale. - Applausi

    BIAGIO DI BONITO detto FABIO PRESIDENTE CONSIGLIO PROVINCIALE LIVORNO Grazie a tutti. Per quanto riguarda alcune notizie tecniche prima di dare inizio formale ai lavori

    i consiglieri comunali sanno che la presenza si raccoglie con la firma lì a sinistra e i consiglieri provinciali sono stati marcati nel senso che Ombretta ha provveduto a raccogliere le presenze, l'organizzazione dei lavori è la seguente dopo gli interventi iniziali iniziano gli interventi dei gruppi consiliari, abbiamo concordato con le rispettive conferenze dei capigruppo che era possibile anche un intervento per gruppo congiunto ed omologo Comune/Provincia di 10 minuti e nei casi in cui il gruppo non sia presente o in Comune o in Provincia l’intervento del capogruppo è 5 minuti. Gli interventi si fanno da lì, abbiamo la scaletta degli interventi o io o il Presidente chiameremo all'intervento.

    In primo luogo prima di iniziare consentitemi di ringraziare i ragazzi, i ragazzi delle scuole superiori di Livorno che sono presenti in così ampio numero e voglio citare gli istituti della nostra città che hanno mandato una rappresentanza il Liceo scientifico Enriquez, l’Ipsia Orlando, l’istituto Tecnico Vespucci, il liceo scientifico Cecioni, il Niccolini ed ultimo lo dico per spirito di appartenenza l’Istituto tecnico per geometri Bernando Buontalenti ringrazio sua eccellenza il Prefetto della sua presenza, ringrazio i rappresentanti delle autorità militari e religiose, un ringraziamento particolare all'assessore del comune di Capraia che ha voluto essere

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    presente a questa iniziativa e merito alla sua presenza dopo un viaggio così disagevole.

    Ringrazio anche il Consiglio Comunale di Livorno per avere accolto il nostro invito, per avere aderito il Presidente Bianchi, gli assessori presenti, i consiglieri presenti, questa adesione è un segno di unione istituzionale importante, che in questo delicato momento della vita civile del Paese a mio modo di vedere marca un punto esclamativo, un punto esclamativo nel racconto della vita sociale politica ed istituzionale di una Nazione, di un Paese in crisi, una crisi non solo economica, ma anche una crisi di identità e di valori, all’interno di questa crisi si fa sempre più spazio purtroppo la parola “anti” rispetto alle parole “con” e per celebrare questa giornata dando questo senso di unità, credo che sia significativo, perché la Festa della Toscana è una Festa di una Regione che della solidarietà, della tolleranza civile, della innovazione sociale, della innovazione culturale ne ha sempre fatto un vessillo, che credo rappresenti il segnale adeguato e più serio e concreto di fronte a quella spasmodica ricerca da individualismo e di protagonismo sfrenato che ammanta il nostro vivere quotidiano, non solo quello dell’agone politico, ma anche quello dell’agone economico, sociale e culturale, il 30 novembre si celebra anche la giornata mondiale delle città per la vita e contro la pena di morte, e la si celebra proprio perché nel 2000 il Consiglio Regionale della Toscana ha voluto istituire la propria festa ricordando l'editto con il quale Leopoldo Granduca di Toscana nel 1786 abolì in tutto il Granducato la pena capitale, questo anno vogliamo ripercorrere attraverso un viaggio metaforico le tante diversità di un popolo, quello toscano appunto che si ritrova però sempre all'interno di una grande storia, la storia della civiltà, la storia della Pace, la storia della tolleranza, dell’ingegno, della democrazia, e della solidarietà, che fin dai tempi antichi ha caratterizzato questa nostra terra ed allora cari colleghi, amici ed ospiti, chi meglio della città di Livorno può rappresentare questa diversità dentro questa grande storia della Toscana, un popolo quello labronico, che della cultura democratica, della solidarietà e della tolleranza è stato maestro ed esempio per tutto il Paese per raccontare la nostra diversità di esperienze che ci ha sempre condotto, portato dentro la vita e la storia della Toscana con dei vissuti esemplari abbiamo chiamato a raccontarcela Mauro Zucchelli che tutti voi conoscete, giornalista, ma soprattutto un livornese doc che ama questa terra, che conosce la sua gente, che ne ha studiato tutte le diversità, le storie e le particolarità. Abbiamo pensato che il racconto di alcune di queste vicende possa dare un senso, un senso vero a quel percorso ed a quel processo di evoluzione sociale e culturale di cui Livorno e pregna, e consapevolmente protagonista da sempre, è un viaggio, un viaggio dentro un’unica storia di civiltà, di cui dobbiamo esserne fieri e non solo fieri, anche orgogliosi, al punto di rivendicarne i titoli ed i meriti di fronte chi ci vuol fare passare come cittadini di una periferia culturale, sociale economica, a Livorno non ha sede la grande università degli studi. ma siamo orgogliosamente tutti iscritti alla grande università della società, che da sempre ha fatto di questa città e di questa terra un luogo di tolleranza, di solidarietà, di democrazia da portare ad esempio di fronte alle tante povertà ideali morali e sociali che popolano il nostro Paese, le nostre genti, le nostre donne, i nostri uomini, hanno portato in giro per il

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    mondo questi valori con orgoglio e l’hanno fatto anche con grande tenacia, non dimenticando però mai di rivendicare la propria livornesità, l’appartenenza alla bella Toscana ed indossando sulle spalle quel tricolore fregiato dalla medaglia ai valori risorgimentali di cui dobbiamo andare altrettanto fieri.

    Questi sono i temi della Festa della Toscana di oggi, questi sono i temi di una storia diversa, dentro una grande storia, la storia di una Regione che ha dato fin dal 700 dei segnali di civiltà, di tolleranza e di democrazia, questo vogliamo fare e lo vogliamo fare oggi in questo preciso momento storico in cui vive la città, vive il Paese e quindi credo di essere onorato di poter presiedere insieme al collega Enrico Bianchi questa assemblea per testimoniare questi valori importanti, credo che l'amico Mauro possa darci una via, un viatico importante raccontandoci queste storie che hanno fatto grande Livorno, ma non negli uomini, quanto nella propria cultura, vi auguro un buon lavoro e spero che questa nostra festa ci rimanga e ce la possiamo portare dietro anche nei prossimi appuntamenti istituzionali di questo Paese. Grazie.

    - Applausi

    ENRICO BIANCHI PRESIDENTE CONSIGLIO COMUNALE DI LIVORNO Buongiorno a tutti, due parole anch’io, ha già spiegato benissimo il Presidente

    Di Bonito perché oggi celebriamo la Festa della Toscana per cui ve lo risparmio, però vorrei dire che il titolo di questo atto si attaglia perfettamente alla nostra città. la citta di Livorno che fino alle sue origini si è elevato a simbolo di ricchezza e di diversità, era una babilonia di lingue, di razze e di costumi e di culti. Livorno è sempre stata la patria di tutti, perseguitati politici o religiosi, avventurieri, diseredati profughi; individui senza scrupoli, ex criminali, per popolarla e svilupparne il porto che rimpiazzava quello di Pisa ormai eroso dal mare del 1590 Ferdinando dei Medici aveva infatti emesso le famose livornine, leggi che assicuravano ai residenti privilegi insoliti, esonero dalle tasse, alloggio gratuito, annullamento dei debiti, condono dalle condanne penali, e nel 1593 si aggiunsero il diritto di asilo, la libertà di culto il permesso di esportare senza pagare tasse e la protezione dei pirati dai pirati di chi viaggiava sulle rotte del Mediterraneo e soprattutto grazie a questo provvedimento qui si sono intrecciate rotte di navigazione e commerci, itinerari di uomini di cultura, razze e religioni diverse che hanno reso Livorno una specie di città aperta, emporio e crocevia di traffici, uomini e idee. Nel giro di pochi anni la città si riempie di fiorentini, genovesi, napoletani, pisani, veneziani, siciliani, ebrei fuggiti o espulsi dalla Spagna a cui si aggiunsero anche inglesi, francesi, olandesi, scandinavi, russi, persiani, greci, armeni. Tra l'altro io faccio il medico e tra i miei pazienti ho persone che hanno cognomi che non sono certamente italiani Zarrugan, Simiris, addirittura ho una paziente che si chiama Anterbegan ed io un giorno le chiesto qual era l’origine e mi ha detto che deriva da una famiglia, cioè lei viene di discendenza da una famiglia olandese che nel 1600 si trasferì a Livorno e si chiamavano Vander Bergenen e quindi da Vander Bergenen è diventato italianizzato, livornesizzato è

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    diventato Anterbegan e quindi vorrei dire appunto che qui ci fu sviluppo non solo delle attività portuali, ma anche e soprattutto di una mentalità di accoglienza, di scambio e di rispetto che ha sempre contraddistinto la nostra città, mentalità che si è soprattutto rafforzata poi in epoca illuministica quando l’effervescente ambiente culturale della città dette anche un contributo fondamentale alla impostazione democratica libera ed anche un po' anarchica dei livornesi.

    Sebbene non ci fossero università e la cultura si concentrasse a Pisa e a Firenze in questo periodo a Livorno si assiste ad un notevole sviluppo delle arti in genere, della editoria in particolare che trovano terreno fertile nel diffuso clima di tolleranza della città, qui vengono pubblicati dei delitti e delle pene di Cesare Beccaria e nel ’70 il primo volume della copia italiana della L'Encyclopédie di Diderot e D'Alembert in una stamperia addirittura ricavata nel vecchio bagno dei forzati. Alla fine del 700 Livorno diventa dunque la seconda città della Toscana famosa nel resto del mondo quanto Firenze, non a caso costituiva una tappa obbligatoria del gran tour che i viaggiatori stranieri facevano in Italia, era anche uno dei porti più noti d’Europa e più frequentati del Mediterraneo, il secondo dopo Marsiglia ed il centro più cosmopolita nel quale si potesse abitare, testimoniato dalla presenze di moschee e sinagoghe di chiese cattoliche e protestanti copte e greco ortodosse simboli di una tolleranza e di convivenza altrove sconosciute, non esistevano ghetti a Livorno, nonostante i quartieri nei quali alcuni gruppi stranieri mantenevano le loro usanze, il quartiere dei greci, degli Ebrei e degli Armeni a Livorno non hanno mai attecchito pregiudizi razziali e discriminatori. Adesso lo scenario e i tempi sono cambiati, ma a Livorno continua a perdurare quel clima di apertura accoglienza, e rispetto delle diversità, diversità che hanno sempre contraddistinto le nostre origini e la nostra storia. Diversità che Livorno ha sempre considerato un arricchimento ed un valore perché legato alla nozione difficile ed impegnativa di tolleranza, ma questa non può esistere senza il rispetto reciproco senza il riconoscimento dell’altro. Ed anche se è importante che rimangano aperte le porte dal dialogo inter religioso, interculturale e razziale è altrettanto importante che si mantenga e si rafforzi il dialogo tra gli individui. Grazie.

    - Applausi

    BIAGIO DI BONITO detto FABIO PRESIDENTE CONSIGLIO PROVINCIALE LIVORNO Allora a questo punto la parola a Mauro Zucchelli che ci intratterrà con una

    racconto di questa città, come città piena di esperienze, prego Mauro. MAURO ZUCCHELLI Questa parte della barricata, chi mi conosce lo sa, non è la parte della barricata

    che mi è più congeniale, provo a partire però un flash, da una storia strana che forse

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    non ricorderebbero neanche i protagonisti di quei giorni è l’8 settembre del ‘43 lo Stato si è dissolto e si sono dissolte le certezze esistenziali di tante persone, forse di questi tra tutte le persone, immaginiamoci di essere sul nostro lungomare, da quelle parti c’erano due ragazzi, uno aveva 21 anni e uno ne aveva 23. uno era Pier Paolo Pasolini e l'altro era Carlo Azeglio Ciampi, Pier Paolo che sarà forse l’intellettuale più eterodosso e inquieto che abbiamo avuto per quei paradossi della Storia desiderava fin da bambino diventare un cadetto dell’Accademia, Ciampi era un’altra figura di militare era un sottotenente in Albania ed era in licenza, Ciampi è a Castiglioncello insieme a Furio Diaz, Furio Diaz è un altro ragazzo che sarà a meno di 30 anni sindaco della città e poi un grande intellettuale, gli succederà anche lui a meno di 30 anni Nicola Badaloni un altro grande intellettuale ed un altro grande sindaco. Ciampi si presenta quel giorno a un suo superiore, ad un capitano che gli dice “mettiti in salvo” e quello che farà è una storia che in qualche modo conosciamo, anche Pasolini si mette in salvo, scappa ed in qualche misura è come se scappasse dalla storia che ha fatto fin lì. Tra Livorno e Pisa perde i primi tre capitoli della tesi, di una tesi che stava scrivendo sotto la guida di Longhi, abbiamo perso un grande critico d’arte e abbiamo acquistato un grandissimo poeta perché quello smarrimento che forse è uno smarrimento anche simbolico diventa l’occasione per buttare alle ortiche quel che era in precedenza e mettersi a studiare poesia con il professor Calcaterra e fare una tesi su Pascoli, Pasolini non è in questa storia per un caso, nel 1959 diceva che Livorno dopo Roma e Ferrara è la citta d’Italia dove più mi piacerebbe vivere, diceva le città, le facce intorno sono modeste, allegre, birbanti ed oneste, e poi per i grandi lungomari disordinati e grandiosi c'è sempre un’aria di festa come nel meridione ma è una festa piena di rispetto per la festa degli altri.

    Lasciamo adesso da parte Pasolini per guardare invece Ciampi è una figura che, come dire, così livornese e così poco livornese, eppure è il premier che quando è venuto in visita ufficiale nel palazzo qui accanto si è messa a canticchiare “amaranto è la nostra bandiera” che è come dire, un aplomb un po’ particolare, come quello - come dire - che ha utilizzato Fiorello per fare la caratterizzazione della imitazione, possono essere coincidenze forse, però Ciampi è stata anche la persona - se fate caso – che ha infilato forse con maggior rivendicazione orgogliosa le proprie origini, nei discorsi, negli interventi, basti pensare ai luoghi che nel libro intervista con Arrigo Levi questo è Ciampi ma questo orgoglio potrebbe essere ascrivibile anche a larga parte di noi.

    Vorrei dire però che… per non fare la storiella edificante della storia patria bisognerebbe ricordare quanto sono stati difficili i rapporti fra Modì e Livorno che poi è finita come è finita, tra Livorno e Mascagni, non stato semplice, tra Livorno e Caproni che solo negli ultimi anni , come dire, del quale abbiamo ritrovato spazio e luoghi, è una lista che potrebbe continuare, io ora spendo due nomi che sono fuori che non hanno a che fare niente né con la letteratura, né con l’arte, parlo di Aurelio Lampredi e Giotto Bizzarrini che erano due intelligenze pratiche, hanno fatto la storia dell’auto in Italia in casa Ferrari, non erano uomini di immagine, per quello bastava Enzo Ferrari, erano grandi progettisti tanto è vero che quando la facoltà, quando l’università di Firenze per il nuovo dipartimento di designer industriale pensa ad un

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    simbolo, pensa a Giotto Bizzarrini, che in quella audience del genere umano che è Google fa tre milioni di pagine, cioè l’equivalente di un Ministro in carica.

    I fiorentini per l’inaugurazione hanno invitato Bizzarini ed hanno invitato un altro livornese che non ci incastra niente con il designer industriale, e con niente, che è Bobo Rondelli, che è come dire il Piero, un altro Ciampi, il Piero Ciampi di adesso, c'è un’altra cosa sulla quale vorrei mettere l’accento, nel segno della memoria, ma di una memoria legata all’oggi come farò poi, nella indagine del sole 24 ore 24 che abbiamo visto pubblicato nei giorni scorsi la cosa che emerge è che la caratteristica, il filone migliore, la dove emergiamo è l’indice di sportività,. Siamo sesti in Italia e come dire, ormai è un dato acquisito negli anni. È vero che ci può avere a che fare qualcosa con i successi della squadra di calcio, forse un po' meno con quelli del basket, perché basket city è un ricordo ed è un ricordo amare pensare che una dei palazzetti più belli d’Italia è lì ed è vuoto, ma se scorrete i nomi dei medagliati e Livorno è la prima città, anzi la prima Provincia in Italia per numero di medagliati olimpici di titoli iridati e di allori continentali ed è l’ottava città nel mondo in questo tipo di graduatorie vedrete che i nomi dei medagliati appartengono quasi tutti i sport minori, si potrebbe guardare alla grande saga delle scherma, con i due Nadi e Nedo che rifugge dal ruolo di eroe di regime che Mussolini gli voleva affibbiare, cioè la dinasty dei Montano che non uguali al mondo, c'è Baldini oggi potremo guardare all’epopea del canottaggio che radici tra portuali e garibaldine con gli Scarronzoni ed arriva ad Agamennoni oggi, c'è un episodio piccolissimo che vorrei raccontare questa storia della memoria è legata un po' ed è il motivo per cui probabilmente invece che scegliere uno studioso hanno scelto un raccontatore di storie sono i fascicoli che il mio giornale ha fatto questa estate e ha mandato in un periodo incongruo dal punto di vista editoriale ha mandato sotto l’ombrellone dei livornesi le memoria, invece che.. i giochi… insomma le classiche cose estive, di recente ho conosciuto Remo Golfarini. campione di pugilato in quei fascicoli c'erano foto, insomma si parlava bene di Golfarini questo signore che ormai ha una certa età quando mi ha conosciuto mi ha detto: “ti volevo dire una cosa, ci sono rimasto male” ed io gli ho fatto ma perché ti ho fatto pure insomma hai fatto un figurone, mi disse: “ci sono rimasto male perché tu non hai citato due ragazzi che come me” che erano il pugile Sitri ed il pugile Zino e gli dico beh mi è sfuggito, Lui mi dice “ci sono rimasto male perché se lo meritavano anche loro” È un modo molto livornese cioè potuto individualisticamente dire ah, che bello, insomma ho fatto la mia figura, pensava ai suoi amici anche con un certo, come dire, con quella generosità un po' sgarrupata che abbiamo noi.

    Questa carrellata è fatta un po' di rincorsa, si potrebbero smettere l’accento su Paolo Virzì che ha reinventato la commedia all’italiana mettendoci dentro un bel pezzo di Livorno Ovo Sodo, la Prima Cosa Bella e altre cose ancora, al punto che la città forse è un personaggio prima ancora dei personaggi. Volevo però evitare di fare una specie di album delle figurine Panini con tanti uomini illustri, (chissà com’è che sono gli uomini ad essere uomini illustri) nello sport per esempio chissà come dove la mettiamo la Quintavalle, la Tinghi, la Romano, la Tocchini, le ragazze della pallanuoto mi interessa guardare alla memoria anche non come tanti una somma di

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    talenti individuali, ma anche come storie collettive ed allora non interessa soltanto la sinistra diciamo così, il fatto che al Teatro Sammarco tanti anni fa sia nato il Partito Comunista è nato a 200 metri da dove qualche anno prima era nata la Fiom, è nato a meno di un chilometro da dove Enrico Bartelloni aveva guidato la difesa dagli aggressori austriaci anche se tutti sapevano in quella città in quell’anno, in quei giorni, in quella Livorno che era inutile ribellarsi a uno dei più forti eserciti europei del tempo.

    Vorrei ricordare anche il fatto che eravamo la seconda città garibaldina d’Italia per numero di partecipanti alla spedizione dei Mille, si potrebbero raccontare tante di queste storie, diciamo così “collettive”, “comunitarie” utilizzo però un paradosso questa è una città che ha una tra le pratiche religiose più basse d’Italia. siamo una città diciamo così che considera se stessa una città di mangia preti, io vorrei guardare alla Livorno religiosa, come il luogo di una cittadinanza plurale che ci fa orgogliosi di quello che siamo. perché se siamo qui a fare la Festa della Toscana, non è soltanto perché ad un certo punto un certo giorno, il Granduca a Firenze ha firmato quel decreto, ma anche per una storia che c'era prima, c'era la pubblicazione dei delitti e delle pene nel 1764 e sei anni più tari della Encyclopédie de Diderot et d'Alembert l’editore è un tipo un po' singolare che si chiama Marco Coltellini era un abate, poi si sposa, mette su una stamperia a Livorno, diventa simbolo della cultura, simbolo, forse non voleva neanche, ma insomma importa qui cultura illuminista molla la stamperia al nipote se ne va a fare il librettista ed il Peota di corte dagli Asburgo e poi a San Pietroburgo ed anche lì con un modo estremamente come di labronico, butta via la carriera almeno un paio di volte perché gli viene la battuta un po' troppo pungente nei riguardi di chi era, come dire, al potere in quel momento, le religioni al plurale, perché? Perché nei giorni scorsi c'è stata l’inaugurazione della moschea e c'è stato qualche cosa che nel suo piccolo è stato straordinario, la delegazione a più alto livello della citta era rappresentata dalla Comunità Ebraica proprio nei giorni in cui il Medioriente era in fiamme, non è stato un segno piccolo, non è stato un segno piccolo ma viene da lontano, viene dal fatto che altrove c’era il ghetto ebraico e qui no, che gli ebrei prima della Shoah erano arrivati a rappresentare come dire, una quota talmente importante della popolazione livornese da essere uno, sette, lo dice il fatto che il bagitto è praticamente una lingua e nei formulari di preghiera e nelle musiche di accompagnamento ai culti c’è una sorta di modo di Livorno e oggi c'è una band di ragazzi che suona canzoni in per bagitto è c’è uno chansonnier come Luca Faggella che suona musica Klezmer, ebrei, cristiani, musulmani sono fratelli di età differenti ma tutti figli di Abramo, gli ebrei sono il fratello maggiore e questo lo ha già detto Papa Wojtyla, noi musulmani siamo il fratello ancora più giovane, capiterà di litigare ma siamo questo Fratelli, qualcosa del genere l’aveva detto il rabbino il rabbino capo Disegni a Roma, a me l'ha detta Ishan Busin chi è Ishan? Ishan è un marocchino livornese che ha seguito passo, dopo passo monsignor Ablondi fino alla morte, la storia di alto prelato cattolico che si affida ad un musulmano poteva mettere radici solo quaggiù e non è una storia di singoli, ma è anche la storia del fatto che qui sono stati i primi passi che hanno portato per l'amicizia tra Toaff ed Ablondi alla storica visita di Giovanni Paolo secondo in sinagoga a Roma, ci sono almeno due

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    spazi tempo che hanno il fascicolo del simbolo da questo punto di vista, una è la chiesa della misericordia che è stata una delle prime chiese anglicane d’Italia è passata poi sotto giurisdizione cattolica, adesso vi pregano gli ortodossi rumeni perché il vescovo Giusti gliel’ha prestata.

    Un altro di questi luoghi fisici è via della Madonna in fila troviamo la chiesa dei Greci uniti con quell’apparato econografico orientale e la liturgia bizantina, la cui custodia è affidata a suore gongolesi tanto per completare il quadro, poi la chiesa della Madonna con gli altari di differenti comunità nazionali, poi la chiesa degli Armeni, si arriva in fondo a via della Madonna c'è Santa Caterina in Piazza dei Domenicani dov’era l’altare della comunità Siro Maronita, Siro Maronita cioè medio orientale era anche Raffaele De Ghantus Scoob, cioè il secondo vescovo della Diocesi di Livorno nato agli inizi del 800, e se il Presidente della Provincia Kutufà ricorda di avere lontane origini Greche c’è da dire che un sindaco extracomunitario Livorno l’ha già avuto era la metà del 600 e la figura era quella di Antonio Bogos, era un tipo un po' singolare, armeno, piuttosto disinvolto, faceva il capo doganiere ad Instanbul ed era anche piuttosto spericolato mercante quaggiù da noi, che la nostra città sia crocevia, la nostra città e il nostro territorio che non soltanto fatto dalla città ma un crocevia di storie e di esistenze, lo prova anche il fatto che hanno tracce livornesi in famiglia dirette sia Edgard Morin il grande intellettuale francese che in realtà di cognome fa Nahoum è ebreo sefardita ed ha il nonno livornese ed hanno nonni livornesi Edith Piaf, Luis Sepulveda ed il sindaco di Parigi Bertrand Delanoé vorrei però che non dobbiamo guardare a questa memoria come un qualcosa di impacchettato che sta lì da mettere nel museo come un cimelio da spolverare, bisogna guardare l’immaginario dentro alle coordinate dello spazio e del tempo, dello spazio guardando alla geografia e a chi siamo noi, possiamo dire che la memoria modifica anche con i propri confini le proprie frontiere, possiamo pensare, possiamo ricordare di avere come dire, miti fondativi e memoria che guardano alla nostra dimensione europea nazionale alla nostra dimensione di città e forse anche alla nostra dimensione di Regione perché il Granducato è stato grosso modo la Toscana per secoli, io dico che lo dico mentre come dire mi pare ieri c'è stata una riunione dal Ministro per la questione delle Province e dei capoluoghi, tutte queste balle, avremo da fare i conti con orizzonte diverso che ci verrà chiesto, ed è il rapporto con Pisa, con la memoria di Pisa, della quale non conosciamo nulla e che è un campo incolto, eppure di loro si interessa un gigante della storia come Burkart e noi si interessa un gigante della storia come Fernand Braudel quest’ultimo aprendo una collana di nuovi studi utilizza la storia di Livorno nel periodo dalla metà dal 500 ad inizio 600. E’ un testo che incredibilmente è rimasto introdotto, in questo testo si dice quanto siamo Mediterranei soltanto che non usa un paragone che ci piace, siamo come Barcellona, vorremmo essere come Barcellona, ma dice Livorno non lo si dirà mai abbastanza è un’altra Algeri, questo approccio geografico potrebbe consentirmi con un po' di invasione di campo del vostro campo di consiglieri, di ricordare che tra le due città non ci sono … come dire tra le estremità degli abitanti delle due città ci sono 9 chilometri e 800 metri a guardare su Google Earth eppure ciascuna città ha scelto di svilupparsi lontana dall’altra, noi verso sud, loro verso est ed in mezzo abbiamo una

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    base militare gigantesca, un petrolchimico enorme, vincoli di parco, un campo nomadi e forse il prossimo inceneritore, cioè praticamente ci mancano i caimani e poi le abbiamo viste tutte, eppure avremmo potuto alleare uno dei più grandi crocieristici del Mediterraneo con uno degli aeroporti low cost a più alto tasso di crescita, magari per riuscire a fare delle crociere di testa un bacino di provenienze che via aerea copre mezza europa, poteva essere… avremmo potuto essere anche un città del metrò veloce, una coppia di città del metrò veloce, non è stato così, eccoci rischiamo di essere qui a darci gli schiaffi noi cugini pisani su chi fa il capoluogo, rovescio la frittata e dico che forse con i pisani si dovremmo intrecciare di più a viso aperto, già lo facciamo perché nella concretezza della vita di tutti i giorni 5 mila di loro vanno a lavorare da loro, molti dei nostri ragazzi studiano lì e frequentano gli amici lì. Potrebbe essere il caso di rendere un po' più pisano il porto ed un po' più livornese l’università, dico un’ultima cosa guardando al tempo e cioè al fatto che non c'è soltanto la memoria dell’oggi, ma la memoria che si costruisce per il futuro e lo faccio guardando alle indagini del sole 24 ore degli ultimi 2 anni, quella dell’anno scorso diceva che avevamo parametri statistici oggettivi ottimi e nei testi soggettivi agli intervistati in carne ed ossa eravamo fra i più pessimisti d’Italia, non può essere che il segno di un grande disorientamento, quest’anno ci potevamo aspettare di una debolezza sull’economia, quello che ci dice l’indagine del sole è che il punto debole è il capitale umano e questo dovrebbe far preoccupare ancora di più, perché non è un dato congiunturale, il riferimento è al fatto per esempio guardando ad altri tipi di dati, che un ragazzo su 5 non studia né lavora, al fatto che un ragazzo su 3 è in ritardo di almeno un anno alle superiori e 3 ragazzi su 10 hanno bassissimi voti di diploma alla maturità. C'è il rischio di avere una forza lavoro che non avrà qualifica, ma c'è anche un’altra storia, se mettete insieme tutti i piccoli centri di ricerca allo Scoglio della Regina, Villa Letizia, alla Kayser salta fuori una somma di intelligenze che fanno una piccola fabbrica 100 – 200 persone che fanno ricerca. Ecco c'è la Livorno della riqualificazione, c’è la Livorno che scommetterà sulla economia della conoscenza. la partita è aperta, un ultimo rigo per dire una cosa che non c’entra niente con questa giornata, ma forse sì, è il fatto che due anni fa esatti, esatti una persona che conoscevate voi e che conoscevo anch’io e che è Luciano (si commuove parla di Luciano De Maio)

    - Applausi

    Ha iniziato la strada che lo ha portato la strada che dov’è we wish or air

    Luciano. - Applausi BIAGIO DI BONITO detto FABIO PRESIDENTE CONSIGLIO PROVINCIALE LIVORNO

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    Eccellenza le do la parola ho derogando prima al protocollo, perché gliel’avrei dovuta dare prima del racconto di Mauro, perché volevo consegnarle, io ne conoscevo un po’ i tratti del racconto le volevo consegnare questo, prego eccellenza.

    DOTT.SSA TIZIANA GIOVANNA COSTANTINO PREFETTO DI LIVORNO Buongiorno a tutti, nessun problema sul protocollo naturalmente, ho capito lo

    spirito con cui lo diceva adesso il Presidente del Consiglio e vi ringrazio moltissimo di questo invito, ringrazio il Presidente della Provincia Giorgio Kutufà ed i consiglieri provinciali, i consiglieri comunali di avermi dato l’opportunità di poter parlare in una assemblea congiunta del Consiglio Comunale, e del Consiglio Provinciale, ed in una occasione significativa per la Toscana di cui io non conoscevo nulla perché io non sono Toscana, sono qui per la prima volta a Livorno, io non sapevo assolutamente che il Consiglio Regionale avesse dedicato una giornata alla Toscana, a se stessa e mi sembra un atteggiamento veramente molto particolare, significativo, poi sono andata così a verificare il perché, da dove era nata questa voglia di celebrare una ricorrenza del genere ed ho visto che per la festa della Toscana è stato scelto il giorno dal 30 novembre si è riallacciata alla riforma penale promulgata come è stato detto precedentemente nel 1786 da Pietro Leopoldo di Lorena Granduca di Toscana ed ho letto che uno storico del ‘900 abbia detto che la Toscana divenne il primo stato al mondo ad abolire la pena di morte e stiamo parlando del 1786 e poi i dati storici ci dicono anche ed questo è stato ricordato precedentemente che l’ispirazione di questa riforma penale era nelle concezioni filosofiche dell’illuminismo, nell’opera dei diritti e delle pene di Cesare Beccaria che ha avuto la possibilità di pubblicare per la prima volta a Livorno la sua opera e quindi insomma stiamo parlando di momenti molto significativi, della storia moderna, della storia dell’uomo, della civiltà dell’uomo per cui ho scelto per queste brevissime considerazioni un argomento di carattere generale che è mi è stato suggerito diciamo proprio dalla celebrazione di questo momento storico e quindi dalla possibilità vorrei ricordare soltanto questo brevissime, come dire questi riferimenti all’uomo in quanto uomo, cioè alla possibilità che ha l’uomo moderno di darsi dei principi di attuarli di esercitare la propria libertà di pensiero, di essere, come dire, cosa pensante e quindi avere la possibilità con la sua volontà di accedere alla propria libertà, mi sembra questo un po' il tema ed è poi un tema significativo qui a Livorno perché mi sembra che la città vada un po’ fiera della sua capacità di essere libera e quindi diceva attraverso questo esercizio che ha l’uomo della propria mente gli è stato possibile rompere tutti i vincoli del passato di autodeterminarsi e di fare scelte di civiltà che hanno sicuramente segnato il cammino dell’uomo come è questo ricordo a cui è legata la Festa cioè l'abolizione della pena di morte.

    Non lo so, mi sono venute in mente queste argomentazioni che forse hanno, come dire, così prendono un po' il volo, nel senso che hanno meno aggancio con la realtà con quella che è la realtà di oggi, però secondo me per capire la realtà di oggi,

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    bisogna riportarsi un po’ al passato, e capire insomma come si è determinato appunto come dicevo prima, come si è determinato l'uomo alle proprie scelte. Infatti mi sembra che questa festa abbia proprio un riferimento poi non soltanto al momento storico in sé, ma voglia poi significare e rimandare alle radici di pace, di giustizia del popolo sociale che ha una sua propria tradizione di diritti, di civiltà e quindi naturalmente tutto questo non può che riportare allo uomo, alla sua evoluzione storico giuridica è un po’ il mio campo diciamo e quindi mi sembra una cosa molto bella in un momento come questo di grandi cambiamenti, di crisi di valore poter parlare anche di libertà, di civiltà di democrazia poi la legge, appunto la legge Toscana che costituisce questa ricorrenza si rifà ai principi della Costituzione, si rifà alla carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea per cui l’idea da libertà, cioè il fatto che l’uomo abbia potuto poi esercitare la propria autonomia rendersi libero e fare le proprie scelte trova poi un momento di comunanza e di ricongiunzione nella possibilità che ha poi l’uomo di diventare anche un uomo sociale, cioè di far sì che la sua espressione si abbia all’interno da una società, quindi di un vivere civile e di concepire di conseguenza norme che limitano sì, la propria libertà, ma che contemporaneamente la esaltano e quindi mi è sembrato importante dirigermi e soffermarmi su questi concetti, che possono sembrare filosofici non lo sono poi tanto insomma, ogni tanto queste categorie rifarsi un po’ a queste categorie secondo me fa neanche male e quindi dicevamo come l’uomo abbia potuto poi potuto utilizzare la sua libertà per generare norme, diritti, che riguardano tutta la società, diritti dell’uomo appunto non solo come un individuo, ma come un individuo sociale e creare i presupposti per poter far nascere poi una civiltà giuridica che ha portato poi nel corso dei tempi a norme positive di salvaguardia dei diritti dell’uomo che sono le norme che stanno a fondamento della costituzione, degli stati costituzioni moderni.

    Scusate questo digressioni ma per riportarsi al tema che leggevo che è quello di quest’anno della festa della Toscana che si celebra qui a Livorno che è il territorio livornese come crocevie di tante storie e questo in un certo senso richiama la votazione libertaria di Livorno, di inclusione di altri uomini, di laicità e contemporaneamente del rispetto dei principi religiosi comunque si possono ricondurre alla propria idea da Dio, di trascendenza, di spiritualità che mi sembra essere una caratteristica propria del popolo livornese così come ho cominciato a conoscerlo da quando in questi 7 mesi da quando sto qua, e mi sembra quindi che come dire lo spirito che ha animato e che anima questa Festa della Toscana non sia soltanto e non credo nemmeno che era questo proprio diciamo il motivo che ha portato ad una cosa del genere cioè un’autocelebrazione della propria identità.

    Della propria identità Toscana, ma piuttosto proprio come un rimando storico, come un rimando più che storico direi questi un rimando culturale alla natura dell’uomo che dalla sua naturalità in qualche modo riesce ad affrancarsi e riesce ad ingenerarsi dalle proprie brutture, dai mostri che lo accompagnano per potersi vedere in una prospettiva di impegno per il proprio futuro e di crescita di civiltà, questo mi sembra di avere potuto cogliere nel senso di questa celebrazione chiamiamola così, questi discorsi che mi potevano sembrare in un primo momento poco consoni, forse

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    in qualche modo sono anche appropriate dicevo queste riflessioni davanti ad una platea di ragazzi e di giovani, io non pensavo oggi di trovare ecco una rappresentanza così folta di ragazzi delle scuole superiori e quindi a maggior ragione mi sembra che riflessioni di questa natura che possono essere considerate avulse, astratte da un discorso concreto che ci impegna in questo momento, soprattutto i discorsi economici, i problemi della crisi che ci sta attanagliando i problemi occupazionali, però in un momento in cui la formazione dei ragazzi può avere un significato secondo che deve partire anche da questi concetti che forse sono alla base e alla premessa e costituiscono una premessa di tutto quello che poi viene dopo, anche dai rapporti economici se permettete.

    Una brevissima riflessione così a braccio su quello che ho sentito prima, l’excursus che fatto il giornalista del Tirreno, si è agganciato proprio alla Livorno che voi vedete tutti i giorni, che avete visto, a quello che vivete, alle buone prassi a quelle meno buone, ai personaggi che hanno caratterizzato la Livorno in questi anni partendo addirittura da Pasolini insomma che mi sembra una bella partenza, direi proprio una bella partenza, non sapevo che Pasolini avesse potuto avere nella sua vita un collegamento con la città di Livorno, quindi questo passaggio così legato a questi personaggi così radicati nella propria città, nella propria terra è stato secondo me molto bello, molto significativo, perché senza andare a raccogliere ecco magari questo l’ho potuto fare io che non sono livornese, chi è livornese forse ha avuto una maggiore presa ad agganciarsi a quella che è veramente il nocciolo duro della città, dei suoi abitanti, dei suoi cittadini, di come si sono rapportati con le vicende del mondo di questi ultimi tempi, partendo appunto dal ‘43 quindi veramente complimenti al giornalista bene tutto qua, vi ringrazio per la vostra attenzione.

    - Applausi ENRICO BIANCHI PRESIDENTE CONSIGLIO COMUNALE DI LIVORNO Grazie ora iniziano gli interventi il consigliere Giannini è il primo che interviene

    per il gruppo consiliare di Comune e Provincia con 10 minuti a disposizione. CONSIGLIERE – LAMBERTO GIANNINI Allora ringrazio il Presidente, ma ringrazio prima da tutto Mauro per la potenza

    delle parole perché è difficile in queste situazioni non essere formali e lui è riuscito con una profondità ed una potenza a metterci in una situazione culturale e di attenzione profondissima ha citato Pasolini ed il suo legame con Livorno, mi ha fregato perché io volevo partire di lì , è la frase che ai livornesi crea orgoglio perché un poeta, un intellettuale che probabilmente è stato allora più grande intellettuale del

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    ventesimo secolo in Italia e non solo in Italia, abbia avuto questo amore per Livorno è gratificante ed un poeta livornese Caprini lo ha celebrato con una frase “caro Pierpaolo il bene che ci volevamo lo sai era puro, e pure il mio dolore non voglio pubblicizzarlo” cioè qui c’è la forza della Poesia livornese, Caproni grande amico di Pasolini evita di sfruttare la morte di Pasolini come fanno molti, ma da livornese da un tocco magico e poetico a questo, perché Livorno è questo, Livorno è la forza della irriverenza, Livorno è irriverente per costituzione e in un mondo dove chi sta in basso deve togliersi il cappello rispetto a chi sta in alto, questa irriverenza diventa valore, riconosciuto da molti, da un altro personaggio toscano come Don Milani che ha riconosciuto a Livorno questa potenza, una irriverenza che però non è una irriverenza aspra, ma è una irriverenza dolce, è una irriverenza disincantata perché Livorno vive l’incanto ed il disincanto allo stesso tempo, è una terra d’acciaio, di poesia di lotta, di indolenza e tutto questo c'è, e c'è una tendenza pericolosa di normalizzare Livorno, di farla diventare come tante altre città, ma Livorno è specifica, è straordinaria, e chi ne è innamorato come me, la ama per questo.

    Livorno ha un rapporto stupendo con lo spazio, lo esalta, gli spazi a Livorno vengono vissuti bene, vengono sfruttati e sfruttati anche per sé, non abbiamo probabilmente dovremo costruircela una grande vocazione turistica, il mare è per noi, il gabbione è per noi, il posto barca è per noi, perché lo spazio è uno spazio di vita, abbiamo un pessimo rapporto con il tempo sempre “di già!” cioè il tempo corre più veloce di come i livornesi vorrebbero che potesse e quindi c'è una dimensione di una contraddizione che è una contraddizione straordinaria, Livorno è stata una città che ha vissuto una storia, la storia del Comunismo in maniera profonda però dopo la seconda guerra mondiale era anche la città più legata ai consumi americani, il mercatino americano quindi.. e tutto torno in un’ottica di profondità, Livorno ha la sua particolarità, il modo di muoversi, le infradito che si costringono ad andare piano e quindi non puoi rispettare i tempi sempre, però allo stesso tempo un grande coraggio, una grande forza nel lavoro e nella potenza.

    Livorno è una citta che mette in discussione anche la teoria di Le Bond sulla psicologia delle masse dove si tende ad uniformarsi perché a Livorno deve spiccare il singolo, quello che fa la battuta in più, quello che emerge per il modo di muoversi particolarissimo, Livorno si appropria delle cose con una dimensione straordinaria, e Livorno è una città che sa urlare, sa soffrire, ma sa anche ricostruirsi, è una citta lo ha detto Mauro che ha fatto storia, è stata l’Algeri Cristiana durante le battaglie del 500 è stato un porto napoleonico, ha pubblicato i testi delle enciclopedia durante l’illuminismo Livorno è anche una citta ed oggi la Festa della Toscana non può perdere di vista questo. Livorno è una citta che è anche una citta penitenziaria e non è un male, però noi dobbiamo arrivare ad avere un altro tipo di necessità rispetto al carcere, perché se dalla Toscana è partita l’abolizione della pena di morte, da Livorno grazie anche all’opera di padre Quilici è arrivata una riflessione e poi l’abolizione della tortura per i detenuti, da Livorno deve partire anche una riflessione su come vivere il carcere in modo diverso, fino forse, per ora è utopia a liberarsi della necessità di avere dei carceri all’interno delle comunità, questo è molto lontano, ovviamente e Livorno ha personaggi straordinari, poeti che hanno fatto la storia e se

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    si guarda al 900 ho citato Caproni, ma ieri in una trasmissione che mio figlio mi costringe a guardare che a me non piace Morgan ha tirato fuori, riesaminato un testo di Piero Ciampi, un Grandissimo Poeta, io penso che tu, sia la più bella canzone d’amore che sia mai stata scritta e la canzone Livorno di Piero Ciampi è una canzone che è malinconia e potenza allo stesso tempo, ma abbiamo anche Bobo Rondelli un autore straordinario contemporaneo che è conosciuto molto fuori da Livorno più che a Livorno e cosa deve essere la forza di Livorno, la Forza di Livorno deve essere questa capacità di vivere il tempo come ci pare a noi, ma poi dare allo stesso tempo un contributo, Livorno è l’unica città in Europa che ha fatto nell’800 il 48 nel 49 cioè quando è tornato meglio ai Livornesi, però con una ribellione che è diventata potenza, magia e narrazione straordinaria, io credo che chi vive una realtà come quella di Livorno capisce che non è retorica, capisce che Livorno non è soltanto bella, Livorno ha delle contraddizioni, delle anomalie, però Livorno è particolare e deve mantenere questa sua dimensione particolare, io mi ricordo un grande professore di storia e filosofia del Liceo, Arrigo Colombini che mi disse una frase come lascito visto che io insegnavo al posto suo, mi disse: “ricordati una cosa sola, il genere umano è particolare” e poi disse “e tra il genere umano i livornesi sono ancora più particolari, quindi tu insegni una realtà come quella di Livorno e devi stare attento a questo” ed un personaggio particolare che si è distinto negli ultimi giorni, un fatto di cronaca che mi ha colpito, è stato quello di Massimo Rizzoli, un lottatore, uno che a 46 anni ha deciso di rimettersi in gioco quando ha avuto la notizia che sarebbe diventato padre e prima di diventare padre ha voluto combattere per l’ultima volta in un combattimento che appare spietato ma profondo ed umano.

    Io credo che ci ha fatto piangere e commuovere tutti Mauro ed ha fatto bene ricordandoci un grande personaggio attuale di Livorno, come Luciano, perché Luciano è attuale e Livorno è una citta di sport che ha perso quest’anno purtroppo un altro personaggio straordinario come Gino Calderini un altro narratore di Livorno, oltre che dirigente sportivo ed io credo che la vera forza della Livorno antifascista, della Livorno che lotta, della Livorno contraddittoria è quella di non perdere la sua anomalia, veramente chi amministra Livorno da ogni punto di vista opposizioni, maggioranza, Provincia, Comune deve mantenere partendo dalla sua visione contraddittoria o meno questa anomalia livornese perché Livorno non deve essere normalizzata, perché Livorno come dice Bobo Rondelli è un viaggio di andata senza ritorno. Grazie.

    - Applausi

    ENRICO BIANCHI PRESIDENTE CONSIGLIO COMUNALE DI LIVORNO Grazie consigliere Giannini, consigliere Lamberti CONSIGLIERE – GIANFRANCO LAMBERTI

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    Grazie Presidente, da sindaco di Livorno ho avuto modo di visitare

    Gerusalemme ed ho vistato Gerusalemme di sindaco e Bat Yam il segno di una Livorno proiettata nel Mediterraneo alla insegna della Pace del superamento della violenza sull’uomo, quella che è questa giornata, della dimensione di politica istituzionale che guarda al senso della storia guardando avanti. La storia ha un senso se questa cosa, questo nostro vissuto ci insegna una rotta per il futuro e quando Carlo Azeglio Ciampi cantava “amaranto è la nostra bandiera” che cantava con me guardando la partita quando Mauro ha detto “sindaco extracomunitario” mi sono venuti i brividi perché io vengo da Salerno e pensavo che ci fosse una citazione un po’ più vicina, ma conoscendo il senso dell’ironia di Mauro Zucchelli, però la citazione di Ciampi a me sembra centrale in 5 minuti non posso farla lunga, Ciampi è stato ed è tuttora un punto di riferimento per il nostro Paese, per quello che dovrà succedere nella politica nazionale ed internazionale, guardate in queste ore all’ONU si è votato sulla accettazione dello Stato Palestinese in una dimensione di consulenza, ebbene da punto di vista quello che può fare Livorno è molto importante, quando io andai a Gerusalemme, a Tel Aviv ed a Bat Yam Livorno la conosceva tutti ed il senso, come dire dell’unione che si riusciva a fare, cito solamente Piero Cassuto per ricordare la sua figura ed in quella occasione conobbi il suo parente che era stato sindaco di Gerusalemme santo Dio, una situazione nella quale il ruolo di Livorno, come ruolo che riesce mettere insieme storie diverse non è una ricostruzione di una storia e basta, ma è una ricostruzione di una storia che da un tracciato politico e culturale ai nostri ragazzi e ai nostri amministratori.

    A Livorno con Ciampi abbiamo inaugurato una sede di una fondazione Livorno Euro Mediterranea e in quella occasione venne Giorgio Napolitano che allora era Presidente della commissione dell’Euro parlamento per gli affari istituzionali e sotto la egida di Carlo Azeglio Ciampi e di Giorgio Napolitano questa caratterizzazione di Livorno come capitale della Toscana, altro che Provincia, come capitale della Toscana sul mare e quindi una dimensione che fosse il segno di un messaggio politico culturale ed umano verso un Mediterraneo pacificato in cui l’Italia ha un suo protagonismo a me sembra il senso della scelta del Governo Monti che dice sì ad una presenza palestinese più marcata all’ONU, l’ho fatta breve ma volevo raccogliere il messaggio di Mauro Zucchelli che parte da Carlo Azeglio Ciampi, a parte il sindaco extracomunitario che mi ha un po’ spaventato, da Ciampi fino a Luciano De Maio, mi sembra una cosa bellissima Mauro, ti ringrazio di questo, l’ha già fatto Lamberto Giannini e gli sono grado, io leggo in chiave più politica questo messaggio contro la violenza, contro la pena di morte per un Mediterraneo pacificato e protagonista in cui la presenza del mondo cattolico, del mondo ebraico, del mondo arabo, nella nostra città ha trovato una sintesi il modello che siamo riusciti non dico ad esportare, ma a rappresentare a Gerusalemme parlando sia con i palestinesi e sia con gli israeliani in maniera molto dignitosa sotto l’egida di Carlo Azeglio Ciampi.

    Un augurio per tutti e vi ringrazio dell’occasione che mi avete dato, un saluto alle autorità.

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    - Applausi BIAGIO DI BONITO detto FABIO PRESIDENTE CONSIGLIO PROVINCIALE LIVORNO Grazie Lamberti, la presenza di questa manifestazione silenziosa dei dipendenti

    della Provincia o ovviamente non accettata, ma c'è, ci deve essere, questa iniziativa qui in Provincia per rimarcare il ruolo di Livorno dentro questa Provincia e dentro il futuro assetto è fatto anche per una difesa del ruolo delle Province e conseguentemente del ruolo e delle funzioni che i dipendenti di questa Provincia hanno svolto e mi auguro continueranno a svolgere, ecco perché questa festa della Toscana oggi è qui in questa sala, in questa aula insieme al Consiglio Comunale del capoluogo, questo è il senso di questo iniziativa ed io sono lieto che la vostra presenza significativa importante e corretta come di consueto ci sia e mi auguro che sia rimarcata non solo dai presenti, ma anche sugli organi di informazione.

    - Applausi BIAGIO DI BONITO detto FABIO PRESIDENTE CONSIGLIO PROVINCIALE LIVORNO Do la parola Marco Cannito in rappresentanza del gruppo Città Diversa quindi

    unico gruppo 5 minuti. Prego. CONSIGLIERE – MARCO CANNITO Saluti tutti gli intervenuti, mi permetterete di rivolgermi soprattutto alle ragazze

    ed ai ragazzi che sono presenti stamani non me vogliano le autorità perché credo che le loro presenza sia significativa come quei palloncini che fanno da coreografia per un problema serio, bene allora la prima cosa che vorrei dire ai ragazzi e alle ragazze è che tante volte parliamo di memoria, parliamo di generazioni future, ma loro ci sono già ed allora le generazioni sono intanto quelle attuali oltre che a quelle che verranno e la generazione dei giovani è una generazione che probabilmente sta vivendo dei gravi problemi, forse problemi in parte inediti rispetto a tanti altri, il problema della sicurezza del futuro, il problema del lavoro, il problema di cosa sarà un mondo che sembra così in difficoltà, un crollo dei consumi così marcato e così grave il più grave forse dal crollo del dopoguerra, ed allora vorrei dire a questi giovani e queste ragazze di stimolarci, di stimolare le istituzioni perché loro sono l'oggi e non il domani, ci sono, e mi pare che le storie che raccontava Mauro Zucchelli ci ricordassero questo, quegli uomini e quelle donne, quei giovani e quelle giovani che segnato anche la storia del nostro territorio, hanno posto dei problemi di loro e per altri, loro hanno parlato di se è di altri, ed allora il primo invito è

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    stimolate coloro che devono fare e hanno il potere ed il compito di fare. Il secondo messaggio è questo, quegli uomini e quelle donne che ha ricordato Mauro Zucchelli avevano due modi di viaggiare, uno viaggiavano nella propria mente, non si sono mai spostati magari dal loro territorio, però hanno aperto la loro mente e aperto il mondo dando idee nuove. Prospettive diverse, il secondo modo era quello, con tutte le difficoltà del tempo che fu, di muoversi fisicamente, bene oggi voi soprattutto voi e tutti noi, abbiamo un terzo modo per muoverci, muoverci nella rete, nelle reti informatiche, è la prima volta che il nostro mondo ha questa possibilità. Bene allora la rete può aiutare a migliorare il vostro futuro, però va usata bene e questo è un secondo messaggio, aiutateci a capire come usare bene quel modo nuovo di viaggiare che è il terzo modo che questa nostra società ha per la prima volta nella storia.

    Il terzo messaggio, abbiamo parlato spesso di unità nella diversità, delle diversità, bene la diversità, la diversità di genere, la diversità delle persone, la diversità delle storie con tutte le luci e le ombre, non devono però essere una diversità tale da metterci contro gli altri e soprattutto non deve essere una diversità che ci fa orgogliosi di essere quasi chiusi nella nostra diversità e nel nostro territorio invece c’è necessità che la nostra diversità sia un contributo con tante altre diversità, a partire da quelle di genere a partire anche da quella che viene chiamata forse impropriamente la livornesità e la toscanità.

    Il quarto messaggio che vorrei lanciare è che il nostro territorio è cambiato, Livorno è cambiata, siamo sicuri di conoscerla così bene Livorno? Siamo sicuri di conoscere tutta Livorno come si è trasformata con le sue difficoltà, con i suoi drammi con le bellezze, forse no, ecco allora io credo che le istituzioni in particolare il Comune e la Provincia o comunque quello che sarà debbano organizzare una conoscenza di un territorio che si è modificato, che è diventato diverso e poi due sogni: il primo sogno non solo conoscere meglio questa città ma mettere in rete le potenzialità che ha questa città, abbiamo forse tutto per dare lavoro, per dare una vivibilità migliore e maggiore nel nostro territorio dobbiamo utilizzarla, c'è bisogno però di voi, solo voi potete dare il carburante per fare meglio.

    L’altro sogno e concludo è quello che la nostra città ridiventi un crocevia per tutti, il sogno che ho è che i sindaci i movimenti nazionali e quanti altri ci sono internazionali possano ritrovarsi qui e fare un grande convegno, un grande incontro di citta e di diversità per rilanciare l’immagine e la sostanza ed anche condividere le debolezze e le fragilità dal nostro territorio e della nostra città.

    Grazie a tutti e buon lavoro a tutti. - Applausi ENRICO BIANCHI PRESIDENTE CONSIGLIO COMUNALE DI LIVORNO Grazie consigliere Cannito, consigliere Lorenzo Cosimi

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    CONSIGLIERE - LORENZO COSIMI Buongiorno a tutti, ai ragazzi, alle istituzioni, innanzitutto un messaggio di

    solidarietà ai lavoratori, ai dipendenti della Provincia per questo problema spinoso che urge senza dubbio di una certezza per il futuro e grazie anche a Mauro Zucchelli che ci ha dato una prova toccante, perché penso che quando Mauro narrava avesse Luciano nel cuore e diciamo così gli desse anche una traccia del suo intervento, un intervento che sicuramente non è stato.. di cui non ce né bisogno oggi, di un intervento geografico, ma di un intervento che ci pone una riflessione Livorno di ieri, Livorno di oggi, Livorno integrata in una Regione come la Toscana, in un’azione come l'Italia in un mare come il mare Mediterraneo. Da qui nascono le contraddizioni di cui abbiamo parlato dalle problematicità legate alla specificità della nostra città, dalle leggi livornine ad altro e una particolarità del linguaggio è una particolarità della personalità di ogni singolo soggetto è da qui che nascono anche credo la volontà di dare vita a due istituzioni, organizzazioni sia politiche, sindacali come hanno precedentemente ricordato e lo ringrazio ancora nel 1921 che hanno dato così un forte contributo alla nascita della Repubblica ed alla stesura anche della Carta Costituzionale, ma è un tessuto culturale che è valido anche oggi, perché se c’è e se c'è stato un tentativo diciamo così di “normalizzazione” della nostra città ancora oggi rappresenta una particolarità nello scenario sia culturale, ma anche sociale a livello anche internazionale la nostra città, come non ricordare alcune personalità che credo facciano parte del patrimonio di tutti, da una parte e dell’altra come Ilio Barontini o altre personalità di primo piano che hanno dato vita alla Repubblica e alla Costituzione, ma qui si fonda anche dopo la fine del secondo conflitto mondiale una osmosi, una sinergia tra le varie culture che già venivano dagli anni passati, tra la cultura, l’arte, lo sport, l’eccellenza culinaria che credo anche Livorno di questo possa andare, la musica, e queste sono risorse che credo fino in fondo tutte oggi noi non le conosciamo e credo che vada approfondito, questo vuol dire anche ai ragazzi che questo non sarebbe stato possibile, questa eccellenza di Livorno in questo campi senza una capacità io con credo che ci sia nessun’altra città simile in Italia e anche in Europa con una capacità di resistenza ma anche di integrazione di una reciproca volontà di contaminazione con le altre culture che ancora oggi ne fa un esempio eccellente, questo ha permesso appunto la ricostruzione del dopoguerra, un nome ed un epiteto che viene dato a questa città, la città come si ricordava prima di mangiapreti però possiamo evidenziare e fare emergere alcuni rapporti eccezionali tra la senatrice Fagni ed Ablondi, tra il Console Piccini e Ablondi questo ha rappresentato una forza una unità, uno spirito della livornesità che ancora oggi deve essere riprosto, così come l’enorme slancio che ancora oggi si vede di solidarietà e di fratellanza verso quelle zone colpite dal terremoto negli anni ’80 dagli alluvionati ed anche l’esempio che danno oggi molti giovani andando nelle zone terremotate dell’Emilia e della Marche a portare volontariato e solidarietà disinteressata, questo credo che sia un punto di partenza per fare senso e per dire anche ancora oggi che senza la memoria che ha e porta ancora dentro di sé Livorno, non c'è futuro, oggi ne abbiamo ancora bisogno e soprattutto anche per il domani, non è una situazione del

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    tutto felice quella che stiamo attraversando a Livorno e la protesta di stamani credo che ne sia un segno tangibile, ma quello che possiamo vedere tutti i giorni è oggi sulla nostra zona, occorre la forza di tutti e soprattutto anche delle giovani generazioni perché ci possa essere un cambiamento e delle soluzioni definitive per il nostro territorio. Grazie a tutti.

    - Applausi

    ENRICO BIANCHI PRESIDENTE CONSIGLIO COMUNALE DI LIVORNO Grazie consigliere Cosimi, consigliere Andrea Romano, prego. CONSIGLIERE – ANDREA ROMANO Grazie Presidente, buongiorno a tutti io mi stavo chiedendo prima a cosa serva

    la Festa della Toscana è una domanda che secondo me dobbiamo farci un po’ tutti gli anni in cui ci ritroviamo a celebrare questa ricorrenza, sicuramente l'intervento che ha aperto questa discussione di Zucchelli ci da modo di pensare che prima di tutto la Festa della Toscana serva a riscoprire un certo orgoglio che deve avere il nostro territorio, la nostra Comunità per il nostro passato ed in buona parte anche per il nostro presente, accanto a questo secondo me è necessario accostare anche l’occasione di preoccuparci del nostro presente, perché il nostro presente è fonte di preoccupazione e non potrebbe essere altrimenti non sarebbe giusto che va tutto male ma non è neanche giusto non preoccuparsi oppure dire che va tutto bene, io già che qui approfitto dell’occasione per dare la mia solidarietà che spero sia anche la vostra a quei lavoratori che in questi giorni sono stati licenziati da una cooperativa che svolgeva servizio pubblico per conto di un’azienda comunale e sono stati licenziati tutti quanti in tronco e fino ad oggi nessuno se né ancora occupato e quindi quella vicenda per me è paradigmatica nel nostro presente perché mentre alcuni lavoratori vengono licenziati, coloro che hanno causato uno stato di crisi, coloro che amministrano anche il presente e il futuro incerto di questi lavoratori non patiscono il minimo disagio nel continuare a percepire retribuzioni da mille e una notte e nel continuare a mantenere le loro posizioni, questo è paradigmatico della situazione che si trova ad affrontare il nostro territorio, il nostro Paese, questo è il nostro presente, è un esempio del nostro presente, la nostra città in questo momento non vive un momento felice, perché basta vedere che cosa sta succedendo in questi giorni, i nostri vicini dimostrano di non gradire la nostra compagnia, anzi vogliono allontanarsi da noi, tre quattro giorni fa il sindaco di Piombino ha firmato una petizione per andare con la Provincia di Grosseto ed abbandonare Livorno, il sindaco di Pisa organizza manifestazioni per contrastare l’ipotesi di stare insieme a Livorno nella stessa Provincia con Livorno capoluogo, queste cose devono stimolarci ad uno sforzo che forse fino ad oggi non è stato sufficiente e parlo di tutti noi, quindi me

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    compreso per risolvere i problemi che dobbiamo affrontare e dobbiamo amministrare, mi veniva in mente un canto di Dante, del purgatorio, diceva “ahi serva Italia di dolore ostello nave senza nocchiere in gran tempesta, non donna di Province ma bordello” questo potremmo parafrasarlo per la nostra città in questi tempi di grave crisi. Ed allora accanto all’orgoglio per il nostro passato, il nostro presente, accanto alla giusta preoccupazione la Festa della Toscana, deve essere anche l’occasione per la speranza, per dare speranza per il futuro, questo secondo me possiamo farlo solo se ci rendiamo conto che è necessario un profondo rinnovamento nelle idee e nei metodi con i quali dobbiamo amministrare questa comunità, se riusciamo a capirlo tutti noi possiamo dare speranza per il futuro alla nostra comunità. Grazie.

    - Applausi

    ENRICO BIANCHI PRESIDENTE CONSIGLIO COMUNALE DI LIVORNO Grazie consigliere Romano, prego consigliere Romiti CONSIGLIERE – ANDREA ROMITI Io a differenza del mio predecessore invece credo proprio che la Regione

    Toscana abbia instituito una Festa molto importante che ci faccia riflettere su alcuni punti molto importanti, infatti la Festa della Regione Toscana vuole essere un omaggio a tutti coloro i quali si riconosco nei valori della Giustizia e della libertà è stata istituita nella sua ricorrenza il 30 novembre, giorno nel quale ricorre anche l’anniversario della riforma penale promulgata nel 1786 da Pietro Leopoldo di Lorena, l’Europa in quel periodo era fermento dell’illuminismo giuridico Montesquieu, Voltaire, Rousseau in Francia, Wolf in Germani, ed Italia Cesare Beccaria a Milano e Gaetano Filangeri a Napoli, sono stati tra le personalità che hanno illuminato il campo della riflessione giuridica, l’illuminismo giuridico è caratterizzato dal considerare il diritto quale forma razionale della vita degli uomini e in particolare quale strumento utilizzabile per una loro rigenerazione, Immanuel Kant alla domanda Was ist Aufklärung che vuol dire che cos’è l’illuminismo Kant rispondeva Sapere Aude cioè saper ascoltare, che interpretato vuole dire avere il coraggio di servirsi della propria intelligenza per uscire da una minorità che non è mancanza di ragione, ma mancanza di coraggio di servirsene, Pietro Leopoldo compì una codificazione del diritto penale e del diritto processuale penale che la sua figura diventò un astro dell’Illuminismo europeo felicissima fu la scelta di separazione del diritto penale dal resto delle norme, e proprio qua in Toscana, grazie alla grandezza di Pietro Leopoldo si riuscì a dare vita alla trasformazione in legge delle idee di Beccaria e Montequisquieu, se la soppressione della tortura rappresenta il picco del riformismo leopoldino nel campo della procedura penale, l’abolizione della pena di

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    morte lo costituisce in quello del diritto penale sostanziale, Leopoldo trasforma la più celebre pagina di Beccaria riuscendo a riaccendere l’attenzione della criminalistica europea sul problema della legittimità della pena capitale, viene sostituita per sempre alla capitale la pena ai lavori pubblici, oggi occorre proprio quel coraggio di servirsi della propria ragione che ha caratterizzato il 18esimo secolo, di fronte a noi abbiamo una grande sfida se vogliamo uscire da questa crisi economica, dobbiamo superare definitivamente ogni tipo di ideologia e di pregiudizio ideologico, seppellire tutto con la fine del 900 dobbiamo porre al centro di ogni schieramento contenuti e programmi per lo sviluppo della nostra nazione che deve essere attrice principale in Europa in una Europa sempre più forte, bisogna riscoprire quel fermento di idee, quella sete di sapere e quella voglia di partecipare perché l’Italia ha bisogno di tutti noi e la ricorrenza della Festa della Regione Toscana che omaggia la riforma penale del 1786 è il simbolo che siamo stati noi come italiani e Toscani ad essere al centro della storia mondiale, modificandola ed indirizzandola verso quella umanità che oggi sembra persa da questa globalizzazione, e quindi tocca nuovamente a noi, ritrovando il coraggio di servirsi della propria ragione, della propria intelligenza e della nostra cultura cattolica indirizzare nuovamente la storia verso l’uomo. Grazie.

    - Applausi

    ENRICO BIANCHI PRESIDENTE CONSIGLIO COMUNALE DI LIVORNO Grazie consigliere Romiti, consigliere Palmerini. CONSIGLIERE – ATTILIO PALMERINI Buongiorno, grazie a tutti saluti a tuttim, in particolare salutiamo un saluto alla

    Livorno dell’oggi, al Livorno del domani, però proprio la Livorno dell’oggi e la Livorno del domani deve avere il significato di una identità, di una identità del passato che è tuttora presente davanti ai nostri occhi. Livorno è prima di tutto una identità di natura architettonica, ed una identità di natura giuridica, giuridica amministrativa l’identità architettonica è data dal Pentagono del Buontalenti, il Pentagono del Buontalenti rappresenta una struttura di canali e di strade ortogonali unica in Europa che è stata appunto anche copiata da molti architetti europei, il significato della città che sorge dall’acqua e si espande all’entroterra, ma la caratteristica peculiare di Livorno è stata data, quello che ha segnato l’identità livornese contemporaneamente alla sua costituzione a città nel 1606 fu l’emanazione delle leggi livornine, le leggi livornine costituiscono una serie di bandi, di lettere patenti emesse dal Granduca Ferdinando a più riprese in circa tre anni che richiamano attraverso i privilegi fiscali e libertà di residenza e culto individui e comunità perseguitate, sono varie lettere e patenti emesse a più riprese che sancivano il porto franco, la garanzia ai nuovi residenti di non potere essere perseguitati per debiti

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    esclusi i reati di eresia, lesa maestà assassinio, o contraffazione di moneta, ma il bando forse più importante per l’epoca metteva i nuovi residenti al riparo dalle accuse di maleficio tipiche nei confronti di ebrei e musulmani uniti alla libertà di religione e di organizzazione dei culti e persino la giurisdizione interna alle loro comunità, deve essere comunque smentita una vulgata negativa che si trattasse di franchigie solo di franchigie e privilegi, ma bensì consisteva anche in un riconoscimento di diritti civili e di libertà personali ed economiche, le livornine definivano condizioni di tolleranza e di occasione di vita non riscontrabili nel Mediterraneo e in molte parti d’Europa, nasceva così una città cosmopolita libera per commerci, religioni e culture, tratti originali di cui restano negli edifici di culto, cimiteri storici, archivi, modi di dire e cibi, ebrei sefarditi e mori di spagna, marinai e calafati greci scampati ai turchi cattolici inglesi, olandesi alemanni, armeni trovarono a Livorno la loro patria e prosperità economica, ma particolare importanza assunse la comunità ebraica raccolta intorno alla sinagoga ma mai chiusa nel ghetto, un livornese su 8 alla dell’800 era un cittadino di nazionalità ebraica. Essi costituivano una comunità ricca e colta che per tre secoli fu un riferimento per la diaspora ebraica nel Mediterraneo, la loro ricchezza proveniva dai traffici del porto, ma anche da una manifattura dei coralli, del sapone, la filatura della seta, le privative dell’acquavite e del tabacco e culturalmente erano presenti con un prestigioso collegio rabbinico e 16 stamperie che mandavano i libri in ebraico ed in armeno in tutto il mondo. A seguito della espansione della città a sud con il granduca Pietro Leopoldo nel 1780 si aprirono anche sul lungomare i primi stabilimenti balneari, sul modello inglese e non solo, ma verso est e nord est la città progettata dal Bettarini, si espande unita ed impreziosita dalle costruzioni neo classiche del Poccianti, fu il secolo d'oro il 700, fu il secolo d'oro di Livorno che vide il suo culmine culturale con il secolo dei Lumi, Livorno si caratterizzava come città illuminata ed illuminista ove si stampava la terza edizione della Encyclopédie, dei delitti e delle pene di Beccaria, opere di Voltaire Russott Verri, opere ebraiche come ho detto prima ed armene divulgate in tutto il mondo, eppure la riforma dei codici penali, di procedura penale di stampo illuminista e gian sinistra di Pietro Leopoldo detto vita ad uno di quegli episodi che caratterizzano Livorno che fanno di Livorno una citta peculiare, mi riferisco alla rivolta di Santa Giulia è una rivolta tipica, protesta della religiosità spontanea, protesta della religiosità popolare avverso al divieto di natura gian sinistra di esposizione delle immagini sacre ed anche questo, comunque la si voglia valutare è una specificità di Livorno, che si inserisce in una identità della classe dirigente dedica alla finanza ed al commercio atipica rispetto alle oligarchie della proprietà fondiaria diffusa nel territorio livornese, Livorno come città commerciale e manutentiera specifica in uno stato che faceva dell’agricoltura un sistema di vita a di ordine, il sistema di vita tramandato ai posteri come quello della Toscana felix Livorno così si contrapponeva all’altra Toscana, ma era al tempo stesso il suo trade union con l’Europa modernizzata, una città che faceva del pluralismo, delle lingue, della esperienza religiosa, delle nazionalità delle culture il presupposto della sua idea di tolleranza che proponeva un dialogo originale tra il mondo cattolico ed il Mondo laico rappresentato da una massoneria particolarmente diffusa e vivace e con una idea di tolleranza tra il mondo cattolico e con le altre confezioni religiose

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    che potevano erigere i loro templi nel reciproco rispetto e legittimazione grazie. - Applausi PAOLA VOLPI VICE PRESIDENTE CONSIGLIO COMUNALE LIVORNO Grazie consigliere Palmerini la parola al Consigliere Russo che parlerà sia per il

    Gruppo del Comune che della Provincia. CONSIGLIERE – ROBERTO RUSSO Egregi presidenti, colleghi consiglieri, autorità convenute e cittadini e cittadine

    tutti, dottor Mauro Zucchelli, la festa è il momento migliore per stare insieme, condividere, ci si ritrova per trascorrere il tempo, per ricordare, talora per fare progetti, la festa è un vissuto collettivo non solo si fa qualcosa insieme, ma innanzitutto sente insieme, proprio perché non è rito con formule rigide e formalizzate la festa è partecipazione ed improvvisazione, l'ultimo non sente la Festa come un limite, ma come la liberazione delle forze di pensieri migliori, come pure delle istanze incontrollabili, nella storia l’azione dei poteri costituiti si è spesso confrontata e scontrata con le ricorrenze festive, viste pure come un pericolo o un tentativo di corruzione dei costumi, come spreco di risorse o addirittura come insidioso mezzo destabilizzante, il grande studioso di religioni antiche Kàrol Kerényi ha affermato assai efficacemente che tra il serio ed il giocoso, tra l’essere severamente vincolato ed arbitrariamente libero oscilla l’atmosfera festiva, i pensatori settecenteschi invece riconoscevano nelle Feste un fondamentale momento unitario del sentimento collettivo come sintetizzò splendidamente Russot nella lettera D’Alembertda con la libertà ovunque c'è affluenza di pubblico regna pure il benessere, piantate un palo adorno di fiori in mezzo ad una piazza, riunitevi intorno il popolo ed avrete una festa, ancora meglio, offrite gli spettatori come spettacolo fateli attori essi stessi, fate che ciascuno si veda e si ama negli altri, affinché tutti siano più uniti. L’occasione della Festa rende quindi un beneficio al rinnovo della coerenza sociale, di quel patto grazie al quale i singoli ed i gruppi si possono incontrare, confrontare e scambiare le migliori prospettive per la comunità, se si guardiamo intorno i sistemi più innovativi di fare Festa hanno spesso una connotazione che unisce il divertimento alla denuncia sociale o alla spasmodica ricerca di identità, è il caso ad esempio del flash mob che ogni tanto invadono pacificamente qualche angolo delle nostre città. La gesta a cui oggi partecipiamo non è soltanto ricorrenza di una data, altrimenti sarebbe stato meglio chiamarla celebrazione, ma è un momento extra ordinario si tratta in primo luogo di riaffermare i principi e i diritti essenziali della persona e della dignità umana a distanza di 226 anni da quel 30 novembre del 1786 , poi di seguirne la novità per poterla applicare alla politica per meglio dire al nostro modo di misurarci e confrontarci facendo gli interessi della Comunità, quella decisione presa dal granduca Pietro Leopoldo di abolire tra l’altro tortura, la pena di

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    morte, nonché il reato di lesa maestà mediante l’introduzione del nuovo codice penale denota un atteggiamento innovativo ed attento alle mutazioni della storia, della comunità governata e soprattutto ai diritti dell’individuo, nel comportamento del Granduca si coglie capacità di ascolto, di intelligenza, di precorrimento dei tempi, in pratica un innovatore che percepì le prime avvisaglie del cambiamento così come del disagio popolare e le seppe tramutare in alcuni provvedimenti concreti con l’essenziale supporto delle migliori eminenze grigie del tempo, in una parola fu illuminato, cioè ripeto, attento, accurato, zelante, curioso, innovatore quasi visionario, uno che della nostra contemporaneità avrebbe condiviso senz’altro la famosa frase di Steve Jobs Stay foolish, stay hungry , siate curiosi, siamo visionari, oggi come e forse più di allora, l’azione politica è condizionata dalla incombenza e dalla ricorrenza dei cambiamenti socio economici e dal senso di responsabilità che si richiede ai governanti amministratori che non sempre soddisfano le attese sempre più complesse dei cittadini, a ciò si aggiunga il senso di incertezza e di sbandamento che l’attuale crisi di sistema ingenera nelle coscienze di tutti, con effetti preoccupanti, sulla popolazione più giovane che non si sente sufficientemente tutelata, dopo la pubblicazione dei dati statistici che tratteggiano le condizioni socio/economiche della città di Livorno, un attento giornalista ha titolato il proprio articolo nel modo seguente, ecco le cifre di una città che non crede in sé stessa, i milioni di ore di cassa integrazione, l’altissima percentuale di giovani che non studiano, né lavorano, la difficoltà delle imprese di avere affidamenti bancari, la povertà conclamata di significative fasce della popolazione, la bassissima percentuale di scolarizzazione ad alto profilo, la quasi inesistenza del concetto di trasferimento tecnologico ed altri parametri ancora, confermano un quadro desolante e meno reattivo di molte altre realtà italiane che comunque si sono ritrovate meglio attrezzate di fronte alla crisi, colpa di chi o di cosa? In altre occasioni potremmo fare ipotesi e puntare il dito contro opposizione contro maggioranza e viceversa, per altro nei luoghi deputati al Governo della città, e della Provincia di Livorno, questo continuerà ad essere compito in primis dell’opposizione di centro destra che mi pregio di rappresentare in questo appuntamento così importante, potremo rinfacciare l’uno all’altro comunque in maniera corretta e documentata errori di valutazione, di realizzazione e di visione ma non smetteremo di essere visionari e curiosi, è necessario rifondare le basi della buona politica e rispondere così a chi vuole fare dell’antipolitica una facile professione, il compito della buona politica sarà quello di creare prospettive di sviluppo in maniera continua ed infaticabile di ingenerare speranze e prospettiva, perché per fare la politica seria bisogna mettere molto impegno e fatica. Noi che desideriamo la buona politica, saremmo impegnati a mettere a frutto non tanto i nostri sogni, ma quelli che riusciremo a condividere e a costruire con la comunità e le comunità da cui proveniamo noi stessi, frutti di tante storie che si sono incontrate o si incontrano a Livorno, la nostra città ha parlato al plurale fin dalla nascita come centro dalle tante culture e religioni, ha fatto fortuna sulla pluralità dei contatti mxi, delle triangolazioni produttive e commerciali, ricordo ad esempi il boom del commercio dell’alabastro che proprio dal 700 vide l’attivazione di scambi tra il Porto di Livorno, la Provincia di Pisa, il nord Europa ed il Mediterraneo orientale. La nostra

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    città ha continuato ad essere crogiuolo accogliente non solo di culture straniere, ma nell’ambito dell’Italia stessa, di migliaia di dipendenti pubblici e privati nativi di altre regioni, questa predisposizione al contatto e agli scambi la rende quindi sede ideale per giocare un ruolo strategico vuoi da sola, vuoi come capoluogo sancito dalla legge della Provincia di prossima Costituzione, a Livorno le storie si incrociano da tempo e siamo certi che nel tempo saranno in grado se correttamente coadiuvate di crescere di valore e di restituire partecipazione benessere e stimolante clima sociale favorendo altre prospettive ed altri esiti di festeggiare, come in questo solenne frangente.

    Vi ringrazio. Ricordo a nome di tutti i nostri gruppi liberiamo i nostri marò! - Applausi BIAGIO DI BONITO detto FABIO PRESIDENTE CONSIGLIO PROVINCIALE LIVORNO Do la parola al consigliere provinciale Marco Landi, prego. CONSIGLIERE – MARCO LANDI Grazie Presidente, signor Presidente, Autorità presenti, il mio è un intervento

    che vuole un po’ allagare e vuol dire forse qualcosa di diverso rispetto a quello che è stato detto, perché quando avevo pensato ad un intervento in questa sala per questa celebrazione sicuramente non è quello che andrò a dire, perché Mauro Zucchelli ha toccato dei punti completi, ha parlato di persone, di luoghi, di storia, lo hanno fatto gli interventi che poi si sono succeduti, crocevia significa punto di passaggio, quale miglior punto di passaggio che il territorio livornese un territorio che se estende per la sua Provincia lungo una zona costiera, quale miglior crocevia di un’isola, io sono un elbano e vorrei parlare anche di quello che rappresenta un punto e un territorio come quello di un’isola, un’isola dove si sono succeduti saraceni, etruschi, spagnoli, spagnoli, pisani, francesi e in una epoca e in diverse epoche che forse oggi tutte si rassomigliano, oggi secondo me è necessario anche celebrare quelli che Vittorino Andreoli chiama i nessuno, coloro che lavorano, coloro me sono il tessuto sociale di una economia e di una società viva, della società che oggi paga le tasse, della società che oggi paga errori commessi da altri, epoche dominate dal potere degli uomini tra i qualcuno ed i nessuno, tra chi vive per farsi vedere e viveva per farsi vedere e chi quasi è o era trasparente, tra chi esiste ed esisteva ed è come se non ci fosse, o non ci fosse stato, sono ne ha citati alcuni Zucchelli e si è capito che sono coloro che hanno reso grande i grandi, coloro che stanno dietro le quinte talvolta, coloro che non sono uomini di immagine, sono gli artigiani, sono i ricercatori, gli insegnanti, oggi i dipendenti pubblici, i bottegai, Zucchelli ha citato un editore, degli sportivi, sono coloro che spesso sono i generosi, sono coloro che spesso pensano agli altri, che si dedicano agli altri, che agiscono e sono contro la violenza ed oggi questo è connubio

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    molto importante. Chi sono i nessuno? Sono coloro che oggi ci fanno capire ciò che non è stato capito 70 anni fa o 110 anni fa, guardate che oggi per la crisi che viviamo e per le situazioni economiche che viviamo 70 anni fa, 100 anni fa si facevano le guerre, oggi no, i nessuno e concludo, sono coloro che tra qualche mese probabilmente non andranno a votare, sono coloro che oggi manifestano silenziosamente ed in maniera presente contro una oligarchia dei leader politici, sono coloro che rappresentano la nostra società, sono coloro ai quali la politica più si deve avvicinare e rivolgere. Oggi è anche ricorrenza di questo. Grazie.

    BIAGIO DI BONITO detto FABIO PRESIDENTE CONSIGLIO PROVINCIALE LIVORNO Grazie do la parola a Massimo Gulì in rappresentanza del gruppo PD del

    Comune e della Provincia di Livorno, è l’ultimo intervento, poi ci saranno le conclusioni del Presidente Kutufà.

    CONSIGLIERE – MASSIMO GULÌ Noi abbiamo accolto con grande soddisfazione la convocazione di un consiglio

    congiunto fra i consiglieri provinciali e comunali, questo per dare valore alla gesta della Toscana, qualcuno si domandava perché la festa della Toscana? Ha un senso chiaro che non è quello di una celebrazione, la Regione Toscana nel momento in cui ha istituito con una propria legge la Festa della Toscana non l’ha legata ad una celebrazione sui territori o su un unico territorio regionale, l’ha legata alla volontà di far meditare una volta l’anno sui temi della pace e della giustizia, sui temi della qualità della cultura che si è sviluppata nella nostra Regione ed ha legato questi temi ad un simbolo, un simbolo chiaro, un simbolo che poteva rappresentare veramente la qualità della vita, la qualità della cultura e della giustizia su questi territori che era il momento in cui primo stato nel mondo la Toscana aboliva nel 1786 la pena di morte, allora se noi oggi parliamo di tanto, di tante cose, ma non cerchiamo di meditare su questi temi, rischiamo di perdere una occasione importante e soprattutto di non lanciare ai ragazzi che oggi sono qui, un monito, rischiamo di non farli discutere magari non qui dentro, ma quando usciranno da questa aula, sul perché sono venuti qui e che senso ha avuto essere presenti oggi, allora io dico, noi oggi non abbiamo il tema Livorno, perché dai tanti interventi loro possono pensare che oggi eravamo qui a pensare che cosa è stata Livorno, chi l’ha rappresentata e perché l’ha rappresentata in una maniera invece che in un’altra, oggi il tema che tutti gli anni cambi era le tante diversità che erano legate più ad un aspetto territoriale, e culturale che sulle diversità personali, perché l’altro anno la Festa della Toscana aveva questo tema, le diversità personali ed allora noi dobbiamo considerare le diversità che abbiamo in questa Regione, le ricchezze paesaggistiche, culturali, di diritti, che abbiamo in questa

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    Regione, che abbiamo sviluppato e che dobbiamo continuare a valorizzare per far sì che si vada sempre avanti senza guardarsi solo indietro, questo è il modo con il quale noi oggi possiamo valorizzare questo tema, creare una unità di intenti, valorizzare il fatto che la Regione solo ed esclusivamente superando i campanili è riuscita a raggiungere scelte fondamentali ancor prima di realtà che ora noi consideriamo più civili della nostra, e possiamo pensare non solo alla abolizione della pena di morte, ma anche la votazione democratica che vi fu in uno stato che ovviamente non era una repubblica, per l’adesione all’unità d’Italia, ma possiamo pensare alla libertà di stampa che qui era presente e che in altre zone non era ancora valorizzato, allora noi dobbiamo dire che solo attraverso l’unità e l’unitarietà nella diversità, noi possiamo valorizzare quella che è la nostra Regione, quelle che sono le ricchezze della nostra Regione e questo soprattutto in un momento di crisi, un momento di crisi che possiamo superare solo ed esclusivamente se tutti insieme riusciamo a fare squadra, tutti insieme pensiamo che riducendo e rinunciando ad un pezzettino del nostro interesse personale noi possiamo andare incontro a quello che è l’interesse personale, noi possiamo andare incontro a quello che è l’interesse collettivo, solo così riusciamo a superare questo momento. Non sicuramente pensando ad altro e recriminando su altro. La valorizzazione delle peculiarità territoriali delle genti come si dice, delle storie sono state le spina dorsale di questa comunità regionale, coesa che ha raggiunto livelli di qualità della vita, di servizi ed anche di diritti che forse non hanno eguali in altre parti del mondo.

    Solo attraverso la valorizzazione della Toscanità dove ovviamente ci sono poi tutte le peculiarità dei territori, la livornesità, qualcuno ovviamente dirà la peculiarità di altre città, Pisa, Lucca, Siena solo attraverso questo noi riusciamo a riportare questa Regione ad avere un ruolo fondamentale, non solo in Italia, ma anche nel mondo, quindi questa unitarietà è fondamentale per uscire da questa situazione, lo è stato in passato, la dobbiamo riscoprire nel presente ed allora a tal proposito sinceramente non ho e penso che tutti non abbiamo apprezzato il momento che abbiamo vissuto di riorganizzazione delle funzioni dello Stato sui territori regionali, la divisione che la Regione e i propri territori hanno mostrato, la poca concretezza e in alcune situazioni, la poca correttezza che ha connotato questa situazione che ci ha portato ad una situazione imbarazzante, una situazione imbarazzante dove non abbiamo posto con chiarezza la scelta della riorganizzazione sul territorio a livello territoriale, la poca scelta in cui abbiamo lasciato ad altri queste possibilità ed anzi abbiamo cercato sotterfugi per superare l’unica norma che poteva veramente essere soggettiva che era quella della densità di popolazione nel capoluogo di Provincia. Aver approvato una decreto con una legge dove non ci sono state divisioni e poi nel decreto attuativo rimodificare questi connotati è stata una scorrettezza ed allora io dico non c'è la coesione regionale del proprio territorio, non c'è nemmeno la giustizia che reclamiamo oggi e per questo diciamo anche in questa occasione noi vogliamo valorizzare la giustizia, non è solo l’abolizione della pena di morte, è qualunque ambito del nostro vivere quotidiano che deve veder valorizzata la giustizia ed in questo caso secondo noi non è stato così, non è giusto e accanto a questo ovviamente leghiamo un discorso importante, una scelta che sembra tecnica,

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    non ha assolutamente nessun criterio tecnico applicato, perché quando il ministro che applica questa.. cerca di applicare questa norma fa capire che oramai la porta in fondo, senza una serie di certezze, ma solo perché ormai l’opinione pubblica ha dato in pasto questa notizia, quando non ha certezze sul vero risp