Neri, anno I numero I

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Neri di Michele Lauro Il 29 Dicembre 1981, 29 anni fa, alle ore 17.55, affondava la nave Marina d’Aequa, il mer- cantile italiano iscritto al compartimento marittimo di Castellamare di Stabia e partito il 24 Dicembre dal porto di Anversa con a bordo un equipaggio di 30 membri. Il 29 Dicembre 2010 è stata celebrata una messa in suffragio delle vittime della Marina d’Aequa presso il santuario di San Giuseppe a San t’Agnello. segue a pagina 7 Un Bambino sulle rovine pagane di Fabrizio d’Esposito Più di vent’anni fa, il mio primo maestro di giornalismo, Lorenzo Piras, mi impartì una lezione che non ho mai dimenticato: «Ricor- dati che quando scriverai l’edito- riale per un nuovo giornale non devi fare proclami o promesse perché non riuscirai mai a mante- nerle. Le cose andranno sempre diversamente da come le avevi immaginate». Ovviamente anche questo mio ar- ticolo di saluto per l’esordio del no- stro bollettino “Neri” non sfugge a questa regola. Anche perché per far nascere un giornale, locale o nazionale che sia, piccolo o grande che sia, è necessaria tanta fatica ma per farlo morire ci vuole davvero poco. Quindi niente annunci pomposi o grandi promesse. Voliamo basso e spieghiamo due o tre cose. La nascita di “Neri” è una conse- guenza dell’entusiasmo provocato dall’elezione di Michele Gargiulo a priore dell’arciconfraternita. Cono- sco Michele dall’inizio degli anni novanta e con lui ho condiviso un percorso mai interrotto. Così quando ci siamo guardati negli occhi prima della riunione del nuovo governo è stato naturale dirci: «Proviamo a fare un giorna- lino per informare mese dopo mese i confratelli sulle nostre atti- vità». Questo proposito ha avuto la fortuna di incrociare un gruppo di confratelli e consorelle di ta- lento, consapevoli del valore del- l’informazione nella società di oggi. E il prodotto che sfoglierete tra qualche secondo è soprattutto merito loro. In particolare di Olga e Rita Stinga. Le cito perché sono donne impegnate in una confrater- nita, di solito un luogo considerato maschilista per tradizione. Per noi della Morte e Orazione ini- zia una nuova avventura. Buona lettura. Hic sum Amore di Olga Stinga C onsiderando che l’amore non ha prezzo, sono disposto a tutto per averne un po’, considerando che l’amore non ha prezzo lo pagherò offrendo tutto l’amore, tutto l’amore che ho”: così re- cita il biglietto di auguri che il neo-Priore dell’Arciconfraternita Morte e Orazione, Mi- chele Gargiulo, ha inviato a tutti i confratelli in occasione del Natale, prendendo in pre- stito una frase della canzone di Jovanotti “Le meraviglie in questa parte di universo”. L’amore gratuito, la meraviglia, il dono sono solo alcune delle sensazioni che si provano varcando la soglia della cappella di Santa Margherita dove è allestito il presepe dell’Arciconfraternita Morte e Orazione. Il presepe (o presepio) è una rappresenta- zione della nascita di Gesù che deriva da tradizioni medievali. Il termine deriva dal la- tino praesaepe, cioè greppia, mangiatoia ed è una parola composta da prae = innanzi e saepes = recinto, ovvero luogo che ha da- vanti un recinto. La tradizione, prevalentemente italiana, ri- sale all'epoca di San Francesco d'Assisi che nel 1223 realizzò a Greccio la prima rappre- sentazione vivente della Natività. I confratelli della Morte e Orazione cominciano a “par- lare di presepe” ad inizio novembre o, come dicono tra di loro, “subito dopo i morti”: in quei giorni gli addetti ai lavori si riuniscono per definire tutti i dettagli del presepe, a par- tire dallo scorcio, dei materiali da utilizzare e, soprattutto, della tipologia di presepe da creare. segue a pagina 3 La Marina d’Aequa affondava 29 anni fa Il nuovo Priore: «Sono qui per l’Amore» Pubblichiamo il discorso pronunciato dal nuovo Priore il giorno del giuramento di Michele Gargiulo S ono riconoscente, con tutto il cuore, a Don Pasquale, Padre spirituale del nostro So- dalizio e Parroco della Nostra Basilica, a Don Antonino, responsabile dell’Ufficio Con- fraternite dell’Arcidiocesi Sorrento-Castellamare, al Sindaco, alle Autorità Civili e Militari, ai Governi e ai Confratelli dei Sodalizi che hanno voluto condividere con me e con i miei confratelli questa domenica di grazia. Una domenica di grazia resa possibile prima di tutto dall’affetto e dalla stima che, a fine maggio scorso, le consorelle e i confratelli della mia Arciconfraternita hanno voluto dimostrare, oltre ogni mia aspettativa e misura, ad un gio- vane confratello oggi divenuto Priore. segue a pagina 6 La Natività del presepe 2010 Un’avventura per consorelle e confratelli

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seconda uscita

Transcript of Neri, anno I numero I

Page 1: Neri, anno I numero I

Neri

di Michele Lauro

Il 29 Dicembre 1981, 29 anni fa, alle ore 17.55, affondava la nave Marina d’Aequa, il mer-cantile italiano iscritto al compartimento marittimo di Castellamare di Stabia e partito il

24 Dicembre dal porto di Anversa con a bordo un equipaggio di 30 membri. Il 29 Dicembre2010 è stata celebrata una messa in suffragio delle vittime della Marina d’Aequa presso ilsantuario di San Giuseppe a Sant’Agnello.

segue a pagina 7

Un Bambino sulle rovine pagane

di Fabrizio d’Esposito

Più di vent’anni fa, il mio primomaestro di giornalismo, LorenzoPiras, mi impartì una lezione chenon ho mai dimenticato: «Ricor-dati che quando scriverai l’edito-riale per un nuovo giornale nondevi fare proclami o promesseperché non riuscirai mai a mante-nerle. Le cose andranno semprediversamente da come le aveviimmaginate». Ovviamente anche questo mio ar-ticolo di saluto per l’esordio del no-stro bollettino “Neri” non sfugge aquesta regola. Anche perché perfar nascere un giornale, locale onazionale che sia, piccolo ogrande che sia, è necessaria tantafatica ma per farlo morire ci vuoledavvero poco.Quindi niente annunci pomposi ograndi promesse. Voliamo bassoe spieghiamo due o tre cose. La nascita di “Neri” è una conse-guenza dell’entusiasmo provocatodall’elezione di Michele Gargiulo apriore dell’arciconfraternita. Cono-sco Michele dall’inizio degli anninovanta e con lui ho condiviso unpercorso mai interrotto. Cosìquando ci siamo guardati negliocchi prima della riunione delnuovo governo è stato naturaledirci: «Proviamo a fare un giorna-lino per informare mese dopomese i confratelli sulle nostre atti-vità». Questo proposito ha avutola fortuna di incrociare un gruppodi confratelli e consorelle di ta-lento, consapevoli del valore del-l’informazione nella società dioggi.E il prodotto che sfoglierete traqualche secondo è soprattuttomerito loro. In particolare di Olgae Rita Stinga. Le cito perché sonodonne impegnate in una confrater-nita, di solito un luogo consideratomaschilista per tradizione.Per noi della Morte e Orazione ini-zia una nuova avventura. Buonalettura.

Hic sum Amore

NeriBollettino interno dell’Arciconfra-ternita della Morte e Orazione diPiano di Sorrento

Anno I - Numero I del 9 gennaio 2011

Direttore: Fabrizio d’EspositoCoordinatrici della redazione:Olga e Rita Stinga

Hanno scritto su questo numero:Fabrizio d’Esposito; Olga, Rita eAniello Stinga; Michele Lauro;Pietrantonio Iaccarino; Giuseppe Stiffa; Antonio Lardaro

Progetto Grafico: AnielloStinga

Prossimo numero: 6 febbraio

www.arcmorteeorazione.org

di Olga Stinga

Considerando che l’amore non haprezzo, sono disposto a tutto peraverne un po’, considerando che

l’amore non ha prezzo lo pagherò offrendotutto l’amore, tutto l’amore che ho”: così re-cita il biglietto di auguri che il neo-Prioredell’Arciconfraternita Morte e Orazione, Mi-chele Gargiulo, ha inviato a tutti i confratelliin occasione del Natale, prendendo in pre-stito una frase della canzone di Jovanotti“Le meraviglie in questa parte di universo”.L’amore gratuito, la meraviglia, il dono sono solo alcune delle sensazioni che siprovano varcando la soglia della cappella diSanta Margherita dove è allestito il presepedell’Arciconfraternita Morte e Orazione.Il presepe (o presepio) è una rappresenta-zione della nascita di Gesù che deriva datradizioni medievali. Il termine deriva dal la-tino praesaepe, cioè greppia, mangiatoia edè una parola composta da prae = innanzi esaepes = recinto, ovvero luogo che ha da-vanti un recinto. La tradizione, prevalentemente italiana, ri-

sale all'epoca di San Francesco d'Assisi chenel 1223 realizzò a Greccio la prima rappre-sentazione vivente della Natività. I confratellidella Morte e Orazione cominciano a “par-lare di presepe” ad inizio novembre o, comedicono tra di loro, “subito dopo i morti”: inquei giorni gli addetti ai lavori si riunisconoper definire tutti i dettagli del presepe, a par-tire dallo scorcio, dei materiali da utilizzaree, soprattutto, della tipologia di presepe dacreare. segue a pagina 3

La Marina d’Aequa affondava 29 anni fa

Il nuovo Priore: «Sono qui per l’Amore»Pubblichiamo il discorso pronunciato dal nuovo Priore il giorno del giuramento

di Michele Gargiulo

Sono riconoscente, con tutto il cuore, a Don Pasquale, Padre spirituale del nostro So-dalizio e Parroco della Nostra Basilica, a Don Antonino, responsabile dell’Ufficio Con-

fraternite dell’Arcidiocesi Sorrento-Castellamare, al Sindaco, alle Autorità Civili e Militari,ai Governi e ai Confratelli dei Sodalizi che hanno voluto condividere con me e con i mieiconfratelli questa domenica di grazia. Una domenica di grazia resa possibile prima di tuttodall’affetto e dalla stima che, a fine maggio scorso, le consorelle e i confratelli della miaArciconfraternita hanno voluto dimostrare, oltre ogni mia aspettativa e misura, ad un gio-vane confratello oggi divenuto Priore.

segue a pagina 6

pag 8 Neri

Il 31 dicembre 2010, grazie all’inizia-tiva di alcuni ragazzi dell’Arciconfra-

ternita Morte e Orazione, è statoorganizzato il 1° Torneo di Capodannodi calcio a cinque presso i campetti delleRose. L’idea è nata perché da 6 mesi aquesta parte, per i confratelli MicheleLauro, Antonio Lardaro, Aniello Stinga,Tony Guarracino e Ludovico Mosca,quello della partita del venerdì sera è di-ventato un appuntamento fisso. Quindiperché non augurarsi “buon 2011” tuttiinsieme giocando a calcio, la passioneche li accomuna da sempre? Passioneovviamente che viene dopo quella perla processione nera del Venerdì Santo!Tre le squadre che hanno partecipato:la prima quella degli “Arrummuliatiteam”, formata da Aniello Stinga, Anto-nio Lardaro, Michele Lauro, AugustoCosenza, Pietro Venanzio e Mario Am-brosio; la seconda “I Copulatori” formatada Antonino Guarracino, LudovicoMosca, Francesco Aversa, FrancescoAmbrosio e Andrea Farraiuolo; la terza,

“Classe 84”, formata da 5 rappresen-tanti del Centro Parrocchiale “Mons A.Zama”: Francesco Maresca, Fabio Ma-resca, Ciro Somma, Rodolfo Santovitoed Enzo Parlato. La prima partita havisto Copulatori contro Classe 84 e si èconclusa con la vittoria della Classe 84.Il secondo match ha visto Copulatoricontro Arrummuliati team ma nono-stante la giovane età del tem degli Ar-rummuliati, i Copulatori hanno avuto lameglio vincendo per 5 reti a 4. La terzapartita si è svolta tra Arrummuliati teame Classe 84 ed anche questa volta gliArrummuliati hanno perso 3 a 1. Il tor-neo è stato vinto dalla Classe 84 che hatotalizzato 6 punti, secondi i Copulatoricon 3 punti e terzi gli Arrummuliati teamcon 0 punti. Tra gli spettatori presenti intribuna: il Priore dei “Neri”, Michele Gar-giulo, Giosuè Perrella (Presidente ono-rario della squadradell’Arciconfraternita), Fabrizio d’Espo-sito, Antonino Aversa, Giancarlo d’Espo-sito che ha consegnato il primo trofeo di

Capodanno al Capitano della Classe84, Francesco Maresca, e la medagliadi partecipazione a tutti i giocatori. Il Tor-neo si è concluso con un brindisi per au-gurare buon anno a tutti e con l’auspicioche, dopo il successo di questa primaedizione,per le prossime sarà possibileanche la partecipazione dei membri Go-verno dell’Arciconfraternita Morte e Ora-zione. Al termine della manifestazioneuna domanda continuava ad incuriosiregli spettatori “non addetti ai lavori” e pre-senti a bordo campo: cosa significa Ar-rummuliati team? Il mistero del perché i5 ragazzi “Neri” abbiano scelto questoappellativo non è stato ancora svelato eforse nessuno lo saprà mai! C’è anchechi ha provato a scoprire il significatoetimologico del termine arrummuliati mapurtroppo senza grande successo, ne-anche Wikipedia è stata di grande aiuto:l’impresa è veramente ardua! Arrive-derci al prossimo Capodanno!

Rita Stinga

ARRUMMULIATI TEAMAniello Stinga: notevole l’impegno incampo, cerca di tappare le falle della difesa Voto 6Antonio Lardaro: corre come un forsen-nato lungo la fascia destra, da lui partono lepochissime azioni da gol. Voto 6+Michele Lauro: in un ruolo non suo, dimo-stra buona tecnica. Para due rigori, conbalzi felini evita più volte la disfatta della suasquadra. Voto 7Augusto Cosenza: Pronto per il capo-danno,condizione atletica poco perfor-mante. Voto 5+Pietro Venanzio: Si impegna in difesa, re-cupera pochi palloni. Voto 5.5Mario Ambrosio: Regista della squadra,farifiatare la difesa con il possesso palla.Voto 6,5

I COPULATORI

Antonino Guarracino: Gioca con buonatecnica, da lui partono molte azioni da gol.Voto 6.5Ludovico Mosca: Si impegna moltissimoin difesa, dalla tribuna lo paragonano aHassan Yebda. Voto 6

Francesco Aversa: Gioca duro alla Gat-tuso,realizza diverse conclusioni in porta.Voto 6.5Andrea Ferraiuolo: Abile tra i pali, paramolti tiri. Voto 6,5Francesco Ambruoso: Miglior giocatoredella squadra. Realizza un capolavoro supunizione. Voto 8

CLASSE 84

Francesco Maresca: Costituisce una for-tezza in difesa, difficile smarcarsi con lui.Voto 7.5Fabio Maresca: Aiuta la sua squadra nelleripartenze.Voto 6.5

Ciro Somma: Si diverte in porta con i pochitiri che lascia passare la difesa.Voto 6.5Rodolfo Santovito: Corre in lungo e inlargo per il campo, difficile da fermare. Voto 8Enzo Parlato: Dotato di un ottimo tiro dallalunga distanza, molti gol sono i suoi.Voto 8.

Antonio Lardaro

Le pagelle dei sedici giocatori

La Morte e Orazione scende in campo a San Silvestro

La Natività del presepe 2010

Un’avventuraper consorelle

e confratelli

Arrummuliati Team I Copulatori Classe 84

Page 2: Neri, anno I numero I

Col Bambinello tra zampogne e botti

“Verbum caro factum est” - “Il Verbosi fece carne” (Gv 1,14), Dio si è

fatto uomo, è venuto ad abitare in mezzoa noi. Questo lo spirito con cui anchequest’anno l’Arciconfraternita Morte eOrazione ha organizzato la processioneche ha portato il Bambinello Gesù dallaBasilica di San Michele Arcangelo allacappella di Santa Margherita. E’ stato unmomento di vera gioia, oltre che di pre-ghiera, perché il Natale deve essere ca-ratterizzato dalla gioia: nel Natale èpossibile riscoprire il disegno eterno diDio che illumina la vita di ogni uomo.Così fu nella notte di Betlemme, e cosìè anche oggi: l’incarnazione del Figlio diDio è un avvenimento che è accadutonella storia, ma nello stesso tempo la ol-trepassa. Nella notte del mondo si ac-cende una luce nuova, che si lasciavedere dagli occhi semplici della fede,dal cuore mite e umile di chi attende ilSalvatore. Se la verità fosse solo unaformula matematica, in un certo senso siimporrebbe da sé. Se invece la Verità èAmore, domanda la fede, il “sì” del no-stro cuore. E che cosa cerca, in effetti, ilnostro cuore, se non una Verità che siaAmore? La cerca il bambino, con le suedomande, così disarmanti e stimolanti;la cerca il giovane, bisognoso di trovareil senso profondo della propria vita; lacercano l’uomo e la donna nella loro ma-turità, per guidare e sostenere l’impegnonella famiglia e nel lavoro; la cerca lapersona anziana, per dare compimento

all’esistenza terrena. È questo il sensodella processione, che da ormai 14 anni,vede sempre presenti il governo ed iconfratelli dell’Arciconfraternita Morte eOrazione: era il 1996 quando il Priore edun gruppo di confratelli assaccati parti-vano dalla Basilica di San Michele Ar-cangelo, al termine delle celebrazioneliturgica della notte di Natale, e si dirige-vano in processione verso la Cappella diSan Giovanni (presso il rione di San Gio-vanni) per intronizzare il Bambinello nelpresepe allestito presso la cappellastessa. Quella della processione delbambinello ha origini antichissime, infattila comunità di Piano di Sorrento ha sem-pre organizzato tale processione accom-pagnandola con il suono dellezampogne e con i fuochi d’artificio. I con-fratelli anziani raccontano che a provve-dere ai fuochi per la processione delbambinello erano i cocchieri del mercatoortofrutticolo che all’epoca era ubicato inpiazza Cota, proprio al centro del paese,e che per tutto il periodo dell’avventomentre la statua del bambinello facevavisita alle varie case e famiglie di Piano,loro custodivano i botti all’interno dei“murali” cioè i sacchi dove venivano rac-colte le carrube ed il cibo dei cavalli. Pur-troppo, con il passare degli anni, si èpersa la memoria e l’usanza di questaprocessione ma, nel 1996, l’Arciconfra-ternita Morte e Orazione, in accordo conil Parroco della Basilica di San Michelearcangelo, ha deciso di ripristinare que-

st’antichissimo rito collegandolo all’aper-tura del presepe che ogni anno, da quel1996, l’arciconfraternita stessa allesti-sce. Per circa 5 anni la processione si èsvolta la notte del 24 Dicembre e, comevoleva la tradizione, la statua del Bam-binello Gesù, è stata accompagnata dalsuono delle zampogne e dai botti. Suc-cessivamente, da quando l’Arciconfra-ternita allestisce il presepe presso lacappella di Santa Margherita, la proces-sione si svolge il 25 Dicembre al terminedella Messa vespertina. Il 25 Dicembre2010, il Priore, il Governo, i confratellidell’Arciconfraternita e tutti i fedeli dellacomunità, al canto di “Tu scendi dallestelle”, hanno accompagnato la statuadel Bambino Gesù dalla Basilica di SanMichele, lungo via San Michele, corsoItalia e piazza Cota, fino a raggiungerela cappella di Santa Margherita perl’”apertura” del presepe. Che sensoavrebbe “aprire” un presepe senza unaprocessione del bambinello? Si tratta diun momento spirituale importante che, ilPriore ed il Governo dell’Arciconfrater-nita, hanno intenzione di solennizzare ul-teriormente progettando l’acquisto di unbambinello dell’800 da porre in una cullad’argento e da portare ogni anno in pro-cessione per contemplare insieme que-sto grande mistero di amore e lasciarciilluminare il cuore dalla stessa luce chebrilla nella grotta di Betlemme!

O. S.

pag 7 Neri pag 2 Neri

Marina d’Aequa: «Per non dimenticare»segue dalla prima pagina

Alla cerimonia promossa dalla confraternita del SacroCuore di Maria e San Giuseppe sono intervenute, oltre

alle famiglie delle vittime, i sindaci dei comuni della costierasorrentina, le delegazioni della Capitaneria di Porto di Ca-stellamare di Stabia e dell’associazione Capitani Marittimidella Penisola Sorrentina. Al termine della cerimonia reli-giosa, officiata dal parroco di Sant’Agnello, Rev. Don Na-tale Pane, è stata deposta una corona di alloro sulmonumento adiacente il Santuario di San Giuseppe e co-struito nel 1996 in ricordo delle vittime del tragico naufra-gio, su proposta di Don Angelo Castellano, attuale parrocodella comunità di Marina Grande a Sorrento. La nave Ma-rina d’Aequa di proprietà dell’allora Italmare, si inabissò alargo del Golfo di Guascogna con il carico e l’intero equi-paggio formato da 30 marinai, quasi tutti della PenisolaSorrentina. Anche mio zio fu uno dei dispersi. SalvatoreLauro aveva 25 anni quando si imbarcò sulla Marina d’Ae-qua per non fare più ritorno a Piano di Sorrento. Non homai conosciuto zio Salvatore ma grazie all’opera di uominicome mio zio Antonino Imperato (marito di una sorella dimio padre e del defunto Salvatore Lauro) questa cerimoniaannuale del 29 dicembre permette a tutti noi familiari delle30 vittime del Marina d’Aequa di mantenerne vivo il ricordo.

Michele Lauro

Alle 17.55 la nave si inabissò e passò all’altra riva

«La nave Marina d’Aequa proveniva da Anversa, era ca-rica di laminato in ferro, ed era diretta verso il Golfo del

Messico. I primi due giorni di navigazione furono con marecalmo senza problemi ma il terzo giorno una forte depres-sione generò onde di circa 9-10 metri che con la loro forzaaprirono il boccaporto di prua dando il via all’allagamentodella prima stiva. Verso le due le tre del pomeriggio del 29dicembre 1981 il comandante della nave lanciò l’SOS e dopocirca 40 minuti una nave dell’ex Germania dell’Est raggiunseil Marina d’Aequa che, precedentemente, aveva invertito larotta dirigendosi verso il porto di Brest in Francia perché ri-sultava il porto più vicino. Verso le quattro il comandante riu-scì a contattare la compagnia armatrice. Intanto, inconcomitanza con l’SOS, si recarono sul posto alcuni aereidella marina militare francese in ricognizione: a loro si de-vono le numerose fotografie della Marina d’Aequa in diffi-coltà. Verso le 17.30 il comandante chiese l’evacuazionedella nave con l’aiuto degli elicotteri ma, a causa della note-vole distanza dalla terra ferma e delle avverse condizionimeteo, fu impossibile procedere. Alle 17.55 la Marina d’Ae-qua si inabissò». Mio zio Antonino Imperato ricorda ogni sin-golo minuto di quel 29 dicembre 1981.La nave Marina d’Equa affondò nel golfo di Guascognail 29 dicembre 1981 alle 17:55, voi quando avete ricevutola notizia? Siamo stati informati immediatamente. All’epoca dei fatti lanave era relativamente giovane, erano sei o sette anni cheera stata varata. Mio cognato si chiamava Salvatore Lauro eallora aveva 24-25 anni. Era un allievo ufficiale di coperta.All’epoca del naufragio io ero solo una persona informata deifatti, fu solo successivamente che il destino ha voluto chesposassi proprio una sorella di Salvatore Lauro. Dall’inchie-sta ministeriale che fu fatta all’epoca ricordo che la nave Ma-rina d’Aequa ebbe dei problemi ai motori durante lanavigazione. Non furono riscontrati danni allo scafo, furonoriparati i motori e la nave proseguì la navigazione verso ilporto di Anversa. Il comandante della Thoeodore Fontaine,la nave che provò a soccorrere la Marina d’Aequa, al largodel Golfo di Guascogna, affermò che ad un tratto perse divista la nave e fu allora che si accorse si era inabissata in-

sieme al suo carico di vite. Dal momento che le condizionimeteo erano molto avverse le ricerche partirono diverse oredopo l’affondamento e fruttarono ben poco: una lancia vuotadel Marina d’Aequa, qualche giubbotto salvataggio, ma nes-sun superstite.Ogni anno si celebra una messa in suffragio delle vit-time: come è nata l’idea?Nel 1995 dopo circa 14 anni dalla tragedia della Marina d’Ae-qua, cominciai a frequentare il gruppo dei giovani della con-fraternita di San Giuseppe a Sant’Agnello e fu lì cheparlando con il Reverendo don Angelo Castellano, che se-guiva la nostra formazione spirituale, nacque l’idea di realiz-zare un monumento in ricordo delle vittime di quellatragedia.Tra mille difficoltà iniziai ad interessarmi alla realiz-zazione del monumento.Dove si trova il monumento? Chi lo ha fatto erigere? Chilo ha costruito?Mi recai presso una ditta di Vico Equense specializzata nellalavorazione del marmo per avere un’idea di come realizzareil monumento. Don Angelo Castellano e l’allora parroco diSeiano, pensarono all’iscrizione da riportare sulla lapide:«Verso sera Gesù disse loro: passiamo all’altra riva». (Marco,capitolo 4, verso 35). Successivamente chiesi ai vari sindacidei comuni della Penisola un contributo per poter erigere ilmonumento e trovai la collaborazione di tutti. Abbiamo rea-lizzato il monumento e decidemmo di posizionarlo a San-t’Agnello, all’esterno della chiesa di San Giuseppe. Il 1°maggio del 1996 fu inaugurato il monumento alla presenzadel vescovo di Sorrento-Castellamare di Stabia, Mons. FeliceCece, e di tutte le autorità civili e militari della penisola.Il titolo della cerimonia è «Per non dimenticare», ma

come si può dimenticare?Il 29 Dicembre rimarrà per sempre impresso nella nostra

memoria, nella mia ma soprattutto in quella dei miei familiari.È proprio per non dimenticare che ogni anno il 29 dicembre,verso le 19.00 si svolge una cerimonia in cui vengono ricor-date le 30 vittime della Marina d’Aequa.

M.L.

Il Bambinello dell’Arciconfraternita portato in processione il 25 dicembre 2010

Monumento commemorativo a Sant’Agnello

Page 3: Neri, anno I numero I

segue dalla prima pagina

Infatti, per il secondo anno consecutivo, anchenel 2010, si è scelto di realizzare un presepe “ a

tutto tondo”, proprio come vuole la tradizione na-poletana. Fino al 2008, grazie alla collaborazionedel maestro Bruno Balsamo, grandissimo espertod’arte e di arte presepiale, l’Arciconfraternita harealizzato presepi con uno sfondo, dipinto dallostesso maestro Balsamo, e che raffiguravanoscorci paesaggistici della penisola sorrentina. Nel2009 e 2010 l’Arciconfraternita ha cambiato regi-stro, realizzando un presepe su base rotonda chevalorizza la creatività di chi lo realizza e che si av-vicina a quello dell ‘800 napoletano. Tema del pre-sepe - edizione 2010 - è la nascita del Redentoresulle rovine del paganesimo, rappresentate dairesti di un tempio pagano. I lavori di allestimentodel presepe durano circa 40 giorni infatti ogni seradel mese di novembre e dicembre, il gruppo deicollaboratori, formato da circa 15 confratelli tra gio-vani, anziani e new-entries (3 giovani confratelliche si sono appassionati all’arte presepiale), si in-contrano presso la cappella di Santa Margheritadalle 18 alle 22 e, tra una foto per immortalare ivari work in progress, una battuta, una fetta di pa-nettone o una caldarrosta, una tazza di caffè o ditè, si realizza l’opera che vede il proprio battesimoil 25 dicembre, in occasione della processione delBambinello.Il materiale utilizzato è il poliuretano espanso,

pannelli di materiale termoisolante, la cui caratte-ristica principale è la grande facilità di lavorazionee scultura. È in poliuretano espanso che sono statirealizzati la taverna, la casa, lo scoglio su cui èposta la Sacra Famiglia, il tempio, l’osteria, il mer-cato, le strade ed i ponti. Dopo aver creato tutte lescene del presepe, si passa alla pitturazione e poiall’inserimento della vegetazione che richiedemolta perizia, cura ed esperienza. La fase succes-siva vede tutto il gruppo impegnato nel posiziona-mento dei pastori e degli elementi ornamentali delpresepe. I pastori sono di diversa fattura e dimen-sione, si passa da figure di 30 cm a quelle di 40cm, alcuni donati dall’ex parroco e padre spiritualedell’Arciconfraternita, Mons. Arturo Aiello, ed altriacquistati dall’Arciconfraternita nel corso deglianni. Di ottima fattura sono gli elementi raffigurantila natività, infatti si tratta di pastori di 40 cm inpieno stile ‘800 napoletano: vere opere d’arte di cuil’arciconfraternita mira a dotarsi per arricchire gliarredi di cui è già in possesso. Il gruppo collabora-tori ha completato l’opera il 20 dicembre e propriotutti erano presenti sabato 25 dicembre per “l’aper-tura” e per celebrare insieme il Santo Natale, pro-prio come vuole la tradizione dell’Arciconfraternita.

Olga Stinga

Quando quattordici anni fa decidemmo di allestire un presepe nell’an-tica chiesa di San Giovanni, nessuno avrebbe immaginato che questo

esperimento si sarebbe trasformato in passione, il primo allestimento pre-sepiale senza troppe pretese nelle maestose scene paesistiche degli annisuccessivi: anche questo è un segno della Grazia.Redigere il regesto di una passione, farne una minuziosa cronaca non èsemplice, tuttavia affidare alla memoria una traccia, perché il filo non sismarrisca negli anni a venire è perfino doveroso.Nel presepe dell’Arciconfraternita Morte e Orazione protagonista è stato,a voler isolare un motivo, il paesaggio di Piano: i suoi monti, la marina diCassano, piazza Cota, il mercato, il Ponte Orazio.Non si tratta, naturalmente, soltanto di ricostruire in modo più o menoesatto questo o quell’angolo del paese; attraverso l’arte si riannodano i le-gami plurisecolari di questa arciconfraternita con Piano di Sorrento, legamidi passione e amore.

Chiesa di S.Giovanni1996: Scoglio alla maniera del Settecento: episodio della taverna e pae-saggio montuoso.1997: Scoglio alla maniera del Settecento: episodio della taverna e pae-saggio montuoso.1998: Monte Pertuso, sfondo dipinto dal maestro Gaetano Rancatore.1999: Scoglio alla maniera del Settecento: episodio della taverna e pae-saggio montuoso.2000: Vallone di S.Giuseppe con sbocco alla marina di Cassano.2001: Piazza Cota e capannone del mercato.2002: Ponte Orazio con edicola votiva vista dal ponte.2003: Le Cavottole e la Gran Piazza.

Cappella di Santa Margherita2004: Camaldoli e villa di Astapiana, sfondo dipinto dal maestro BrunoBalsamo.2005: Picco S.Angelo e dintorni, sfondo dipinto dal maestro Bruno Balsamo.2006: Colli di San Pietro con vista sui Galli, sfondo dipinto dal maestroBruno Balsamo.2007: Marina di Cassano con cantiere navale, sfondo dipinto dal mae-stro Bruno Balsamo.2008: Ponte Orazio visto dal Corso Italia, sfondo dipinto dal maestroBruno Balsamo.2009: Ovale alla maniera del Settecento.

Giuseppe Stiffa

Santa Margherita culla del presepe

Cronistoria di una passione

segue dalla prima pagina

Felice ed allo stesso momento preoccupato, oggi sentol’onore e l’onere di tanto affetto; vi sarò riconoscente per

la vita per aver reso possibile la realizzazione di un sogno.Hic sum AmoreSono qui per l’amore!Con queste parole, prese in prestito da una canzone di Lu-

ciano Ligabue, inizio oggi con voi il mio mandato da Priore; pa-role che riempiono il mio cuore di speranza e che mi auguropossano diventare il motivo dominante di ogni mia scelta.Sono qui per l’amore più grande che è quello di Cristo Risorto

e della sua Vergine Madre; un amore che tutto prende nellamia vita e a cui tutto deve tendere. Un amore che deve vedercicome confratelli impegnati nella carità e nell’accoglienza versoil prossimo. Un amore che ci interroga e ci impegna a cercarenella solidarietà il senso stesso dell’esistenza delle nostre con-fraternite. Le sante motivazioni che spinsero i nostri padri fon-datori ad unirsi per far nascere i nostri sodalizi, oggi cispingono a nuovi impegni. La solidarietà oggi ha il volto deigiovani in cerca di un lavoro, della solitudine degli anziani, diocchi smarriti di chi chiede solo una carezza o un pò del nostrotempo. Questa sera mi piacerebbe sognare con voi, confratellie consorelle delle confraternite della nostra amata terra, unaenorme catena umana di mutuo soccorso che possa, a piccolipassi, “Donare il Tempo” agli altri. Sono qui per l’amore dei sacerdoti che in questi anni hanno

curato il mio spirito. Padre Pio Falcolini che mi spronava a cre-dere sempre in grandi sogni; ora che è nella Gloria del Signore,sento in me la sua forza e la sua presenza. Don Arturo Aielloche ora mi sforzo a chiamare sua Eccellenza ma che nel miocuore continuo a chiamare Arturo. A lui devo tutto, ma in parti-colare la convinzione che il Signore ci salverà anche solo perl’amore con cui avremo acceso una candela di un lampioneuna notte del Venerdì Santo.Sono qui per l’amore di Don Pasquale Irolla, che sono sicuro

darà parola anche ai silenzi di questo giovane Priore esaltan-done gli slanci del cuore. Insieme, Pasquale, riusciremo a farsalpare la nave della nostra arciconfraternita; insieme dispie-gheremo le vele per cogliere il vento dello Spirito che con te,e tramite te, ci darà forza per intraprendere questo nuovo edimpegnativo viaggio.Sono qui per l’amore dei priori che mi hanno preceduto e con

cui ho avuto l’onore di collaborare in questi anni. A Giosuè, concui ho condiviso e condivido ogni fase organizzativa della vitadell’Arciconfraternita e di cui ammiro l’amore incondizionato esenza risparmio per il nostro sodalizio. A Gianfranco il cui ri-gore morale è per me una continua fonte di ispirazione. A teGianfranco sono grato per come con animo nobile, hai traghet-tato la confraternita in questa nuova fase. Spesso il lavoro piùimportante è quello silenzioso e operoso svolto dietro le quinte;lavoro che non ha gli onori degli altari ma che segna in manieraindelebile la storia degli uomini. Oggi mi faccio portavoce ditutti i miei confratelli e ti ringrazio per l’instancabile lavoro svoltoper oltre cinquanta anni ai vertici del nostro sodalizio. Sonoonorato di ricevere dalle tue mani il bastone di Priore che èsegno della nostra dignità e di cui ora già avverto il peso perl’enorme eredità della nostra secolare storia.Sono qui per l’amore di personaggi straordinari incontrati in

questi anni e che hanno dato un senso al mio essere confra-tello. Al Comandante Pietrantonio Iaccarino che ci ha fattoamare la storia del nostro paese e ci ha indicato come la nostraconfraternita ne faccia parte a pieno titolo. In questi anni haalimentato in noi il senso di rispetto che impone la vita e la tra-

dizione del nostro sodalizio. Al Maestro Bruno Balsamo che hamesso su tela le intime emozioni che noi viviamo durante laSettimana Santa. La pazienza, la disponibilità e l’affetto chemi ha sempre dimostrato hanno stampato nel mio cuore unadevozione filiale diventando per me un irrinunciabile punto diriferimento. A Massimo Fiorentino per le interminabili serate incui ci siamo ritrovati a parlare di cappucci e di lampioni, sei perme il modello di quello che dovrebbe essere un priore illumi-nato. Ammiro da sempre la tua nobiltà d’animo, il tuo essermiamico,i voli dei tuoi sogni, di come mi fai sentire un costruttoredi “ un Tempo senza Tempo”. Sono qui per l’amore dei giovani della mia Arciconfraternita, i

“Ragazzi del ‘99”, che sono ora la vera ricchezza del mio so-dalizio, un bene prezioso ed irrinunciabile per una confraternitache guarda con speranza al futuro. Voi giovani, noi giovani, in-sieme all’esperienza e alla maturità dei confratelli anziani pos-siamo creare una nuova e straordinaria stagione di grazia perla nostra Arciconfraternita. Il Signore ci ha donato una perlapreziosa, un talento da non sotterrare: il vostro entusiasmo. Viauguro di poter contagiare con il vostro entusiasmo tutta la vitadell’arciconfraternita. Per il nostro sodalizio voi rappresentatela vita, il nostro “terremoto d’amore”..Sono qui per l’amore per le processioni nere del Venerdì

Santo, momento di grazia straordinario della mia vita. Sono ri-conoscente al Signore per ogni singolo passo che, nei secoli,hanno percorso gli incappucciati neri; per le lacrime che hannoraccolto nel loro lento e interminabile camminare, per le storieche si sono celate dietro ogni cappuccio. Sono riconoscenteper i volti che abbiamo incontrato lungo le strade e per quelliche non incontreremo più.Sono qui per l’amore della Signora Rosellina e della Signora

Raffaella, mamme di Fabrizio e di Tony, rispettivamente VicePriore e Segretario del nostro sodalizio che oggi, nella Gloriadel Signore, saranno orgogliose dei loro figli. Oggi con loromantengo una promessa fatta tanti anni fa; una promessa cheonora l’amore che hanno avuto per la nostra arciconfraternita.Caro Fabrizio, caro Tony non dimenticate mai che voi siete larappresentazione di quell’amore.Sono qui per l’amore dei miei genitori che hanno sempre in-

coraggiato e alimentato la mia passione per croci, martiri e la-bari. A loro devo l’esempio dell’amore come valore fondantedell’intera vita, come difesa per le difficoltà, come fuoco chearde e che mai si spegne. Ma se oggi, giovanissimo, mi ritrovoa ricoprire il ruolo di Priore lo devo a mio nonno. Ricordo an-cora come mi strinsi forte alle sue gambe terrorizzato nel ve-dere quella interminabile processione di incappucciati neri.Avevo quattro anni. Da allora con amore iniziarono raccontistraordinari di processioni protratte fino al mattino o sotto lapioggia battente, del perché dei simboli della passione, dellelance, dei lampioni. I Racconti di un nonno ad un nipote hannosempre qualcosa di santo, un sapore di redenzione. Oggi sonopriore forse anche grazie a quei racconti ascoltati migliaia divolte, ma che ogni volta facevano crescere in me sempre dipiù il senso di onore per l’appartenenza alla confraternita el’amore per questa veste nera. Sono grato a quei racconti. Al-l’ultimo racconto, a quell’ultimo saluto che ci scambiammo perla processione della notte del Venerdì Santo del 2003. Sonocerto che quella notte lui aveva già intuito che noi due era-vamo lì per l’amore.

Michele Gargiulo

pag 6 Neri pag 3 Neri

Particolare del presepe 2010

Page 4: Neri, anno I numero I

Il presepe napoletano dalla A alla Z

La capitale indiscussa del presepe èNapoli. La storia del presepe a Na-

poli è legata ad un collezionismo, primareligioso e poi di “corte”. E quando siparla di presepi in città il posto d’onorespetta al Museo di San Martino, verocustode dell’intera stagione d’oro diquest’arte così popolare. Un museounico al mondo che possiede la piùgrande raccolta presepiale italiana. Il 18Dicembre 2010 ho partecipato, proprioal Museo di San Martino, alla presenta-zione dei lavori di restauro dei pastoridella sezione presepiale dell’omonimomuseo. Al termine della conferenza, laProf.ssa Daria Catello, che ha curato ilrestauro dei pastori, ha organizzato unavisita guidata ai presepi esposti nelmuseo. Dal più piccolo esemplare rac-chiuso in un guscio d’uovo al piùgrande, alle migliaia di pastori in legnoe terracotta, dal Quattrocento all’Otto-cento, sono distribuiti in otto sale deglispazi delle antiche cucine della Certosa.Però la vera star della collezione, quelloche attira più visitatori, è il presepe Cu-

ciniello. Arrivato al museo nel 1879 pergenerosa donazione dell’architetto ecommediografo Michele Cuciniello, lagrandiosa macchina barocca presentapiù di 800 pezzi, tra pastori, animali eaccessori, divisi in tre scene principalisecondo la tradizione: la “Taverna”, la“Natività” e “l’Annuncio”. L’insieme, al-lestito sotto la regia dello stesso Cuci-niello, è ambientato su di un grande“scoglio”, che prevedeva anche un si-stema di illuminazione naturale prove-niente dall’alto. L’altra acquisizioneimportante del museo è quella del 1971dell’avvocato Pasquale Perrone. Alcunipastori di grande pregio a opera delSammartino, quello del “Cristo Velato”,animali di Francesco Gallo e ancoratanti accessori e suppellettili in argentoe oro e una serie di quattro scarabattole(sta per vetrine) con scene assemblatecon pastori di varia provenienza. Laricca selezione di figure presepiali diSan Martino permette di farsi un’ideadel presepe napoletano, come feno-meno artistico, dalla A alla Z. Le origini

del presepe si ritrovano in alcuni rariesemplari, come nella preziosa “Nati-vità” quattrocentesca, con statue ligneepolicrome laminate d’oro di grande for-mato, provenienti dalla chiesa di SanGiovanni a Carbonara, a firma di Pietroe Giovanni Alemanno. La scena eracomposta di 43 figure, oggi ne presentasolo 12, senza quella del Bambino. Iprimi presepi lignei mobili di chiesa ven-gono man mano sostituiti con pastori informato ridotto. La vera invenzione delSettecento è di aver dato vita al pastorecome manichino snodabile in filo di ferroricoperto di stoppa di misura “terzina”(un terzo del reale e cioè 35-40 centi-metri). Nasce così la teatralità tipica delpresepe napoletano di tradizione, quasila carta d’identità per gli amatori di que-sto genere che ogni anno riproponeun’animosità immobile di tutto il popolopresepiale collegato alla scena più in-tima della nascita.

Aniello Stinga

segue dalla pagina precedente

Spesso capitava che le testine fossero firmate dal pro-prietario del forno dove gli artisti si recavano per in-

fornare le proprie opere d’arte, per distinguere le une dallealtre. Si dice che Maria Amalia di Borbone cucisse lei

stessa i vestiti per il presepeÈ proprio così: gli abiti dei pastori erano realizzati con gli

stessi tessuti delle vesti degli aristocratici. Infatti ci sonoesemplari di pastori con abiti realizzati con tessuti prove-nienti dalla Persia o con le sete di San Leucio. La Ma-donna, ad esempio, porta una camiciola in lino con ilcolletto e le maniche ricamate, realizzati appositamentedai franciali, che producevano proprio i ricami, mentre ilvestito ed il mantello sono in ornesino rispettivamente rosae celeste. San Giuseppe veste con abito e pantalone di or-nesino viola e mantello giallo. Sempre in ornesino sonorealizzati i vestiti degli angeli che indossano anche un gileted un velo. Nelle pieghe delle maniche e della parte bassadell’abito si trova del fil di ferro per dare l’idea che l’angelosia in volo. Per un nobile il vestito comprendeva pantaloni,e giacca con bottoni. Un vestito di un rustico camicia epantalone di cotone doppio ed un gilet di pelle di capra. Gliabiti degli orientali sono ricchissimi di galloni e paillettes.Nel 700 il fascino per l’esotico era forte e compaiono etnieun po’ di tutto il mondo come ad esempio per gli animalied anche le armature. Le acconciature ed i gioielli sonoquelli del ‘700 ed importanti argentieri realizzano in piccoloper il presepe quello che veniva prodotto per gli aristocra-tici. Il Natale era un momento per gli aristocratici per osten-tare la propria ricchezza, infatti questi presepi erano visitatida tutti coloro che prendevano parte al Grand Tour. Dopoquesta grande esperienza del ‘700 anche il popolo si av-vicina al presepe ed ha inizio la cosiddetta produzione diForcella dove non ci sono più i grandi artisti che lavora-vano per le case aristocratiche e i pastori non hanno piùgli arti in terracotta e gli occhi non sono più in vetro masono dipinti.

A. S.

Autopsia di un pastoredi Aniello Stinga

La Professoressa Daria Catello, famosa restauratrice napoletana,ha ereditato la passione per l’arte presepiale dalla sua famiglia fa-

cendone la propria professione. Al termine della visita guidata all’internodelle 8 sale della sezione presepiale del Museo di San Martino, ha rea-lizzato per noi una vera e propria “autopsia” di un pastore. Come si realizza un pastore secondo i canoni del ‘700 napole-

tano?Tutto parte dal manichino che è dotato di fili di ferro che fuoriescono

dal “corpo” in modo da permettere l’applicazione delle mani e dei piedi.Le mani generalmente sono in legno intagliato e dipinte ma esistonovarie tipologie di mani a seconda del sesso, del personaggio e del ruoloche tale personaggio svolge all’interno del presepe. La scelta è ancorapiù vasta se invece si fa riferimento ai piedi: ancora una volta determi-nante è il ruolo svolto dal pastore. Ad esempio, per la Madonna e SanGiuseppe i piedi presentano calzari legati con nastri gialli; per i nobilisi utilizzano mocassini con fibie in argento; gli orientali hanno gli stiva-letti mentre i pastori hanno le cosiddette “ciocie”, cioè gambaletti di co-tone. Passiamo ora a quella che è la fase più importante della realizza-

zione di un pastore: la testa, come si realizza?La testina era realizzata in terracotta e comprendeva una parte ante-

riore, chiamata pettiglia, e recante un foro. Un altro foro si trovava nellaparte posteriore della testina: in tal modo, grazie all’utilizzo di un filo dispago poteva essere fissata sul manichino. La fase di realizzazionedella testina prevedeva anche l’inserimento degli occhi, che di solitoerano in cristallo. La cosa interessante è la presenza delle firme degliautori sulla parte posteriore della pettiglia. Tale firma poteva essere ap-posta con penna oppure intagliata. segue a pagina 5

Natale a Santa Margherita

È dicembre, l’aria si fa umida e pungente, a tratti piovig-gina. Nel vicolo il passante è frettoloso, uno spiffero di

vento gli tormenta il volto in parte nascosto sotto il bavero.È tempo di Natale. Eppure, appena abbuia, una lama di luce

traspare dalla porta socchiusa della cappella di Santa Mar-gherita, e si intravede un insolito movimento nell’antica unicanavata: è il mondo dei presepisti che si è risvegliato.Si prepara, come ogni anno, il grande scoglio alla maniera

del settecento napoletano.Sono i confrati della congrega dei neri che allestiscono la

scena, si riuniscono e progettano, segano, battono, incollanoe grattano. E poi limano stuccano e pitturano, finchè, dalmondo dei sogni affiora la vecchia Betlemme, sempre di-versa ogni anno, ma sempre pregna di autentica poesia, difede spontanea, di grande stupore.Le statuine che ogni anno con lo stesso volto, vanno su per

i sentieri e affollano l’osteria, con le mani alzate, indicanol’angelo dell’annunzio. Le lanterne si agitano nel buio e sal-gono verso la grotta, cercano il gran Lume.C’è Paoluccio ‘ o scarparo, Rusinella ‘a verdummara, Maria

‘ a furnara, Vicienzo ‘o stallone, Cuncetta ‘a zampera (rozza),Maculata ‘a faticona, Michele e rint’ a quinta, Vatassarro eMiterdella, don Peppe ‘o tapparo e ‘o pesatore.Ed eccoli arrivati al cospetto del divino Infante. È fra i suoi

genitori in una povera mangiatoia. Ha freddo e lo riscaldanoun bue e un asinello. Ma che luce sprigiona dal suo volto!Com’è tenera Maria mentre mostra il suo bambino a quelleanime semplici.Quest’anno la scena si ripete, sempre uguale, ma nella cor-

nice dello scoglio classico. Gesù nasce fra le colonne di untempio pagano diruto, e simboleggia la nuova fede cristianache nasce sulle macerie degli dei falsi e bugiardi.Ci aspettiamo la grotta di tufo, i valloni, i rami secchi degli

alberelli e invece troviamo tre esili colonne rimaste in piedidopo il crollo; superbe sì, ma fredde e lontane. Acre è il pro-fumo del muschio. L’odore dell’incenso è diffuso tutt’intornoe la musica delle nenie ci pervade. È Natale, il magico Nataleper tutti.

Pietrantonio Iaccarino

pag 4 Neri pag 5 Neri

La prof.ssa Daria Catello durante “l’autopsia”

Particolare degli oggetti restaurati

Esemplare dei pastori esposti presso il Museo di S. Martino

Presepe del Cuciniello

Page 5: Neri, anno I numero I

Il presepe napoletano dalla A alla Z

La capitale indiscussa del presepe èNapoli. La storia del presepe a Na-

poli è legata ad un collezionismo, primareligioso e poi di “corte”. E quando siparla di presepi in città il posto d’onorespetta al Museo di San Martino, verocustode dell’intera stagione d’oro diquest’arte così popolare. Un museounico al mondo che possiede la piùgrande raccolta presepiale italiana. Il 18Dicembre 2010 ho partecipato, proprioal Museo di San Martino, alla presenta-zione dei lavori di restauro dei pastoridella sezione presepiale dell’omonimomuseo. Al termine della conferenza, laProf.ssa Daria Catello, che ha curato ilrestauro dei pastori, ha organizzato unavisita guidata ai presepi esposti nelmuseo. Dal più piccolo esemplare rac-chiuso in un guscio d’uovo al piùgrande, alle migliaia di pastori in legnoe terracotta, dal Quattrocento all’Otto-cento, sono distribuiti in otto sale deglispazi delle antiche cucine della Certosa.Però la vera star della collezione, quelloche attira più visitatori, è il presepe Cu-

ciniello. Arrivato al museo nel 1879 pergenerosa donazione dell’architetto ecommediografo Michele Cuciniello, lagrandiosa macchina barocca presentapiù di 800 pezzi, tra pastori, animali eaccessori, divisi in tre scene principalisecondo la tradizione: la “Taverna”, la“Natività” e “l’Annuncio”. L’insieme, al-lestito sotto la regia dello stesso Cuci-niello, è ambientato su di un grande“scoglio”, che prevedeva anche un si-stema di illuminazione naturale prove-niente dall’alto. L’altra acquisizioneimportante del museo è quella del 1971dell’avvocato Pasquale Perrone. Alcunipastori di grande pregio a opera delSammartino, quello del “Cristo Velato”,animali di Francesco Gallo e ancoratanti accessori e suppellettili in argentoe oro e una serie di quattro scarabattole(sta per vetrine) con scene assemblatecon pastori di varia provenienza. Laricca selezione di figure presepiali diSan Martino permette di farsi un’ideadel presepe napoletano, come feno-meno artistico, dalla A alla Z. Le origini

del presepe si ritrovano in alcuni rariesemplari, come nella preziosa “Nati-vità” quattrocentesca, con statue ligneepolicrome laminate d’oro di grande for-mato, provenienti dalla chiesa di SanGiovanni a Carbonara, a firma di Pietroe Giovanni Alemanno. La scena eracomposta di 43 figure, oggi ne presentasolo 12, senza quella del Bambino. Iprimi presepi lignei mobili di chiesa ven-gono man mano sostituiti con pastori informato ridotto. La vera invenzione delSettecento è di aver dato vita al pastorecome manichino snodabile in filo di ferroricoperto di stoppa di misura “terzina”(un terzo del reale e cioè 35-40 centi-metri). Nasce così la teatralità tipica delpresepe napoletano di tradizione, quasila carta d’identità per gli amatori di que-sto genere che ogni anno riproponeun’animosità immobile di tutto il popolopresepiale collegato alla scena più in-tima della nascita.

Aniello Stinga

segue dalla pagina precedente

Spesso capitava che le testine fossero firmate dal pro-prietario del forno dove gli artisti si recavano per in-

fornare le proprie opere d’arte, per distinguere le une dallealtre. Si dice che Maria Amalia di Borbone cucisse lei

stessa i vestiti per il presepeÈ proprio così: gli abiti dei pastori erano realizzati con gli

stessi tessuti delle vesti degli aristocratici. Infatti ci sonoesemplari di pastori con abiti realizzati con tessuti prove-nienti dalla Persia o con le sete di San Leucio. La Ma-donna, ad esempio, porta una camiciola in lino con ilcolletto e le maniche ricamate, realizzati appositamentedai franciali, che producevano proprio i ricami, mentre ilvestito ed il mantello sono in ornesino rispettivamente rosae celeste. San Giuseppe veste con abito e pantalone di or-nesino viola e mantello giallo. Sempre in ornesino sonorealizzati i vestiti degli angeli che indossano anche un gileted un velo. Nelle pieghe delle maniche e della parte bassadell’abito si trova del fil di ferro per dare l’idea che l’angelosia in volo. Per un nobile il vestito comprendeva pantaloni,e giacca con bottoni. Un vestito di un rustico camicia epantalone di cotone doppio ed un gilet di pelle di capra. Gliabiti degli orientali sono ricchissimi di galloni e paillettes.Nel 700 il fascino per l’esotico era forte e compaiono etnieun po’ di tutto il mondo come ad esempio per gli animalied anche le armature. Le acconciature ed i gioielli sonoquelli del ‘700 ed importanti argentieri realizzano in piccoloper il presepe quello che veniva prodotto per gli aristocra-tici. Il Natale era un momento per gli aristocratici per osten-tare la propria ricchezza, infatti questi presepi erano visitatida tutti coloro che prendevano parte al Grand Tour. Dopoquesta grande esperienza del ‘700 anche il popolo si av-vicina al presepe ed ha inizio la cosiddetta produzione diForcella dove non ci sono più i grandi artisti che lavora-vano per le case aristocratiche e i pastori non hanno piùgli arti in terracotta e gli occhi non sono più in vetro masono dipinti.

A. S.

Autopsia di un pastoredi Aniello Stinga

La Professoressa Daria Catello, famosa restauratrice napoletana,ha ereditato la passione per l’arte presepiale dalla sua famiglia fa-

cendone la propria professione. Al termine della visita guidata all’internodelle 8 sale della sezione presepiale del Museo di San Martino, ha rea-lizzato per noi una vera e propria “autopsia” di un pastore. Come si realizza un pastore secondo i canoni del ‘700 napole-

tano?Tutto parte dal manichino che è dotato di fili di ferro che fuoriescono

dal “corpo” in modo da permettere l’applicazione delle mani e dei piedi.Le mani generalmente sono in legno intagliato e dipinte ma esistonovarie tipologie di mani a seconda del sesso, del personaggio e del ruoloche tale personaggio svolge all’interno del presepe. La scelta è ancorapiù vasta se invece si fa riferimento ai piedi: ancora una volta determi-nante è il ruolo svolto dal pastore. Ad esempio, per la Madonna e SanGiuseppe i piedi presentano calzari legati con nastri gialli; per i nobilisi utilizzano mocassini con fibie in argento; gli orientali hanno gli stiva-letti mentre i pastori hanno le cosiddette “ciocie”, cioè gambaletti di co-tone. Passiamo ora a quella che è la fase più importante della realizza-

zione di un pastore: la testa, come si realizza?La testina era realizzata in terracotta e comprendeva una parte ante-

riore, chiamata pettiglia, e recante un foro. Un altro foro si trovava nellaparte posteriore della testina: in tal modo, grazie all’utilizzo di un filo dispago poteva essere fissata sul manichino. La fase di realizzazionedella testina prevedeva anche l’inserimento degli occhi, che di solitoerano in cristallo. La cosa interessante è la presenza delle firme degliautori sulla parte posteriore della pettiglia. Tale firma poteva essere ap-posta con penna oppure intagliata. segue a pagina 5

Natale a Santa Margherita

È dicembre, l’aria si fa umida e pungente, a tratti piovig-gina. Nel vicolo il passante è frettoloso, uno spiffero di

vento gli tormenta il volto in parte nascosto sotto il bavero.È tempo di Natale. Eppure, appena abbuia, una lama di luce

traspare dalla porta socchiusa della cappella di Santa Mar-gherita, e si intravede un insolito movimento nell’antica unicanavata: è il mondo dei presepisti che si è risvegliato.Si prepara, come ogni anno, il grande scoglio alla maniera

del settecento napoletano.Sono i confrati della congrega dei neri che allestiscono la

scena, si riuniscono e progettano, segano, battono, incollanoe grattano. E poi limano stuccano e pitturano, finchè, dalmondo dei sogni affiora la vecchia Betlemme, sempre di-versa ogni anno, ma sempre pregna di autentica poesia, difede spontanea, di grande stupore.Le statuine che ogni anno con lo stesso volto, vanno su per

i sentieri e affollano l’osteria, con le mani alzate, indicanol’angelo dell’annunzio. Le lanterne si agitano nel buio e sal-gono verso la grotta, cercano il gran Lume.C’è Paoluccio ‘ o scarparo, Rusinella ‘a verdummara, Maria

‘ a furnara, Vicienzo ‘o stallone, Cuncetta ‘a zampera (rozza),Maculata ‘a faticona, Michele e rint’ a quinta, Vatassarro eMiterdella, don Peppe ‘o tapparo e ‘o pesatore.Ed eccoli arrivati al cospetto del divino Infante. È fra i suoi

genitori in una povera mangiatoia. Ha freddo e lo riscaldanoun bue e un asinello. Ma che luce sprigiona dal suo volto!Com’è tenera Maria mentre mostra il suo bambino a quelleanime semplici.Quest’anno la scena si ripete, sempre uguale, ma nella cor-

nice dello scoglio classico. Gesù nasce fra le colonne di untempio pagano diruto, e simboleggia la nuova fede cristianache nasce sulle macerie degli dei falsi e bugiardi.Ci aspettiamo la grotta di tufo, i valloni, i rami secchi degli

alberelli e invece troviamo tre esili colonne rimaste in piedidopo il crollo; superbe sì, ma fredde e lontane. Acre è il pro-fumo del muschio. L’odore dell’incenso è diffuso tutt’intornoe la musica delle nenie ci pervade. È Natale, il magico Nataleper tutti.

Pietrantonio Iaccarino

pag 4 Neri pag 5 Neri

La prof.ssa Daria Catello durante “l’autopsia”

Particolare degli oggetti restaurati

Esemplare dei pastori esposti presso il Museo di S. Martino

Presepe del Cuciniello

Page 6: Neri, anno I numero I

segue dalla prima pagina

Infatti, per il secondo anno consecutivo, anchenel 2010, si è scelto di realizzare un presepe “ a

tutto tondo”, proprio come vuole la tradizione na-poletana. Fino al 2008, grazie alla collaborazionedel maestro Bruno Balsamo, grandissimo espertod’arte e di arte presepiale, l’Arciconfraternita harealizzato presepi con uno sfondo, dipinto dallostesso maestro Balsamo, e che raffiguravanoscorci paesaggistici della penisola sorrentina. Nel2009 e 2010 l’Arciconfraternita ha cambiato regi-stro, realizzando un presepe su base rotonda chevalorizza la creatività di chi lo realizza e che si av-vicina a quello dell ‘800 napoletano. Tema del pre-sepe - edizione 2010 - è la nascita del Redentoresulle rovine del paganesimo, rappresentate dairesti di un tempio pagano. I lavori di allestimentodel presepe durano circa 40 giorni infatti ogni seradel mese di novembre e dicembre, il gruppo deicollaboratori, formato da circa 15 confratelli tra gio-vani, anziani e new-entries (3 giovani confratelliche si sono appassionati all’arte presepiale), si in-contrano presso la cappella di Santa Margheritadalle 18 alle 22 e, tra una foto per immortalare ivari work in progress, una battuta, una fetta di pa-nettone o una caldarrosta, una tazza di caffè o ditè, si realizza l’opera che vede il proprio battesimoil 25 dicembre, in occasione della processione delBambinello.Il materiale utilizzato è il poliuretano espanso,

pannelli di materiale termoisolante, la cui caratte-ristica principale è la grande facilità di lavorazionee scultura. È in poliuretano espanso che sono statirealizzati la taverna, la casa, lo scoglio su cui èposta la Sacra Famiglia, il tempio, l’osteria, il mer-cato, le strade ed i ponti. Dopo aver creato tutte lescene del presepe, si passa alla pitturazione e poiall’inserimento della vegetazione che richiedemolta perizia, cura ed esperienza. La fase succes-siva vede tutto il gruppo impegnato nel posiziona-mento dei pastori e degli elementi ornamentali delpresepe. I pastori sono di diversa fattura e dimen-sione, si passa da figure di 30 cm a quelle di 40cm, alcuni donati dall’ex parroco e padre spiritualedell’Arciconfraternita, Mons. Arturo Aiello, ed altriacquistati dall’Arciconfraternita nel corso deglianni. Di ottima fattura sono gli elementi raffigurantila natività, infatti si tratta di pastori di 40 cm inpieno stile ‘800 napoletano: vere opere d’arte di cuil’arciconfraternita mira a dotarsi per arricchire gliarredi di cui è già in possesso. Il gruppo collabora-tori ha completato l’opera il 20 dicembre e propriotutti erano presenti sabato 25 dicembre per “l’aper-tura” e per celebrare insieme il Santo Natale, pro-prio come vuole la tradizione dell’Arciconfraternita.

Olga Stinga

Quando quattordici anni fa decidemmo di allestire un presepe nell’an-tica chiesa di San Giovanni, nessuno avrebbe immaginato che questo

esperimento si sarebbe trasformato in passione, il primo allestimento pre-sepiale senza troppe pretese nelle maestose scene paesistiche degli annisuccessivi: anche questo è un segno della Grazia.Redigere il regesto di una passione, farne una minuziosa cronaca non èsemplice, tuttavia affidare alla memoria una traccia, perché il filo non sismarrisca negli anni a venire è perfino doveroso.Nel presepe dell’Arciconfraternita Morte e Orazione protagonista è stato,a voler isolare un motivo, il paesaggio di Piano: i suoi monti, la marina diCassano, piazza Cota, il mercato, il Ponte Orazio.Non si tratta, naturalmente, soltanto di ricostruire in modo più o menoesatto questo o quell’angolo del paese; attraverso l’arte si riannodano i le-gami plurisecolari di questa arciconfraternita con Piano di Sorrento, legamidi passione e amore.

Chiesa di S.Giovanni1996: Scoglio alla maniera del Settecento: episodio della taverna e pae-saggio montuoso.1997: Scoglio alla maniera del Settecento: episodio della taverna e pae-saggio montuoso.1998: Monte Pertuso, sfondo dipinto dal maestro Gaetano Rancatore.1999: Scoglio alla maniera del Settecento: episodio della taverna e pae-saggio montuoso.2000: Vallone di S.Giuseppe con sbocco alla marina di Cassano.2001: Piazza Cota e capannone del mercato.2002: Ponte Orazio con edicola votiva vista dal ponte.2003: Le Cavottole e la Gran Piazza.

Cappella di Santa Margherita2004: Camaldoli e villa di Astapiana, sfondo dipinto dal maestro BrunoBalsamo.2005: Picco S.Angelo e dintorni, sfondo dipinto dal maestro Bruno Balsamo.2006: Colli di San Pietro con vista sui Galli, sfondo dipinto dal maestroBruno Balsamo.2007: Marina di Cassano con cantiere navale, sfondo dipinto dal mae-stro Bruno Balsamo.2008: Ponte Orazio visto dal Corso Italia, sfondo dipinto dal maestroBruno Balsamo.2009: Ovale alla maniera del Settecento.

Giuseppe Stiffa

Santa Margherita culla del presepe

Cronistoria di una passione

segue dalla prima pagina

Felice ed allo stesso momento preoccupato, oggi sentol’onore e l’onere di tanto affetto; vi sarò riconoscente per

la vita per aver reso possibile la realizzazione di un sogno.Hic sum AmoreSono qui per l’amore!Con queste parole, prese in prestito da una canzone di Lu-

ciano Ligabue, inizio oggi con voi il mio mandato da Priore; pa-role che riempiono il mio cuore di speranza e che mi auguropossano diventare il motivo dominante di ogni mia scelta.Sono qui per l’amore più grande che è quello di Cristo Risorto

e della sua Vergine Madre; un amore che tutto prende nellamia vita e a cui tutto deve tendere. Un amore che deve vedercicome confratelli impegnati nella carità e nell’accoglienza versoil prossimo. Un amore che ci interroga e ci impegna a cercarenella solidarietà il senso stesso dell’esistenza delle nostre con-fraternite. Le sante motivazioni che spinsero i nostri padri fon-datori ad unirsi per far nascere i nostri sodalizi, oggi cispingono a nuovi impegni. La solidarietà oggi ha il volto deigiovani in cerca di un lavoro, della solitudine degli anziani, diocchi smarriti di chi chiede solo una carezza o un pò del nostrotempo. Questa sera mi piacerebbe sognare con voi, confratellie consorelle delle confraternite della nostra amata terra, unaenorme catena umana di mutuo soccorso che possa, a piccolipassi, “Donare il Tempo” agli altri. Sono qui per l’amore dei sacerdoti che in questi anni hanno

curato il mio spirito. Padre Pio Falcolini che mi spronava a cre-dere sempre in grandi sogni; ora che è nella Gloria del Signore,sento in me la sua forza e la sua presenza. Don Arturo Aielloche ora mi sforzo a chiamare sua Eccellenza ma che nel miocuore continuo a chiamare Arturo. A lui devo tutto, ma in parti-colare la convinzione che il Signore ci salverà anche solo perl’amore con cui avremo acceso una candela di un lampioneuna notte del Venerdì Santo.Sono qui per l’amore di Don Pasquale Irolla, che sono sicuro

darà parola anche ai silenzi di questo giovane Priore esaltan-done gli slanci del cuore. Insieme, Pasquale, riusciremo a farsalpare la nave della nostra arciconfraternita; insieme dispie-gheremo le vele per cogliere il vento dello Spirito che con te,e tramite te, ci darà forza per intraprendere questo nuovo edimpegnativo viaggio.Sono qui per l’amore dei priori che mi hanno preceduto e con

cui ho avuto l’onore di collaborare in questi anni. A Giosuè, concui ho condiviso e condivido ogni fase organizzativa della vitadell’Arciconfraternita e di cui ammiro l’amore incondizionato esenza risparmio per il nostro sodalizio. A Gianfranco il cui ri-gore morale è per me una continua fonte di ispirazione. A teGianfranco sono grato per come con animo nobile, hai traghet-tato la confraternita in questa nuova fase. Spesso il lavoro piùimportante è quello silenzioso e operoso svolto dietro le quinte;lavoro che non ha gli onori degli altari ma che segna in manieraindelebile la storia degli uomini. Oggi mi faccio portavoce ditutti i miei confratelli e ti ringrazio per l’instancabile lavoro svoltoper oltre cinquanta anni ai vertici del nostro sodalizio. Sonoonorato di ricevere dalle tue mani il bastone di Priore che èsegno della nostra dignità e di cui ora già avverto il peso perl’enorme eredità della nostra secolare storia.Sono qui per l’amore di personaggi straordinari incontrati in

questi anni e che hanno dato un senso al mio essere confra-tello. Al Comandante Pietrantonio Iaccarino che ci ha fattoamare la storia del nostro paese e ci ha indicato come la nostraconfraternita ne faccia parte a pieno titolo. In questi anni haalimentato in noi il senso di rispetto che impone la vita e la tra-

dizione del nostro sodalizio. Al Maestro Bruno Balsamo che hamesso su tela le intime emozioni che noi viviamo durante laSettimana Santa. La pazienza, la disponibilità e l’affetto chemi ha sempre dimostrato hanno stampato nel mio cuore unadevozione filiale diventando per me un irrinunciabile punto diriferimento. A Massimo Fiorentino per le interminabili serate incui ci siamo ritrovati a parlare di cappucci e di lampioni, sei perme il modello di quello che dovrebbe essere un priore illumi-nato. Ammiro da sempre la tua nobiltà d’animo, il tuo essermiamico,i voli dei tuoi sogni, di come mi fai sentire un costruttoredi “ un Tempo senza Tempo”. Sono qui per l’amore dei giovani della mia Arciconfraternita, i

“Ragazzi del ‘99”, che sono ora la vera ricchezza del mio so-dalizio, un bene prezioso ed irrinunciabile per una confraternitache guarda con speranza al futuro. Voi giovani, noi giovani, in-sieme all’esperienza e alla maturità dei confratelli anziani pos-siamo creare una nuova e straordinaria stagione di grazia perla nostra Arciconfraternita. Il Signore ci ha donato una perlapreziosa, un talento da non sotterrare: il vostro entusiasmo. Viauguro di poter contagiare con il vostro entusiasmo tutta la vitadell’arciconfraternita. Per il nostro sodalizio voi rappresentatela vita, il nostro “terremoto d’amore”..Sono qui per l’amore per le processioni nere del Venerdì

Santo, momento di grazia straordinario della mia vita. Sono ri-conoscente al Signore per ogni singolo passo che, nei secoli,hanno percorso gli incappucciati neri; per le lacrime che hannoraccolto nel loro lento e interminabile camminare, per le storieche si sono celate dietro ogni cappuccio. Sono riconoscenteper i volti che abbiamo incontrato lungo le strade e per quelliche non incontreremo più.Sono qui per l’amore della Signora Rosellina e della Signora

Raffaella, mamme di Fabrizio e di Tony, rispettivamente VicePriore e Segretario del nostro sodalizio che oggi, nella Gloriadel Signore, saranno orgogliose dei loro figli. Oggi con loromantengo una promessa fatta tanti anni fa; una promessa cheonora l’amore che hanno avuto per la nostra arciconfraternita.Caro Fabrizio, caro Tony non dimenticate mai che voi siete larappresentazione di quell’amore.Sono qui per l’amore dei miei genitori che hanno sempre in-

coraggiato e alimentato la mia passione per croci, martiri e la-bari. A loro devo l’esempio dell’amore come valore fondantedell’intera vita, come difesa per le difficoltà, come fuoco chearde e che mai si spegne. Ma se oggi, giovanissimo, mi ritrovoa ricoprire il ruolo di Priore lo devo a mio nonno. Ricordo an-cora come mi strinsi forte alle sue gambe terrorizzato nel ve-dere quella interminabile processione di incappucciati neri.Avevo quattro anni. Da allora con amore iniziarono raccontistraordinari di processioni protratte fino al mattino o sotto lapioggia battente, del perché dei simboli della passione, dellelance, dei lampioni. I Racconti di un nonno ad un nipote hannosempre qualcosa di santo, un sapore di redenzione. Oggi sonopriore forse anche grazie a quei racconti ascoltati migliaia divolte, ma che ogni volta facevano crescere in me sempre dipiù il senso di onore per l’appartenenza alla confraternita el’amore per questa veste nera. Sono grato a quei racconti. Al-l’ultimo racconto, a quell’ultimo saluto che ci scambiammo perla processione della notte del Venerdì Santo del 2003. Sonocerto che quella notte lui aveva già intuito che noi due era-vamo lì per l’amore.

Michele Gargiulo

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Particolare del presepe 2010

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Col Bambinello tra zampogne e botti

“Verbum caro factum est” - “Il Verbosi fece carne” (Gv 1,14), Dio si è

fatto uomo, è venuto ad abitare in mezzoa noi. Questo lo spirito con cui anchequest’anno l’Arciconfraternita Morte eOrazione ha organizzato la processioneche ha portato il Bambinello Gesù dallaBasilica di San Michele Arcangelo allacappella di Santa Margherita. E’ stato unmomento di vera gioia, oltre che di pre-ghiera, perché il Natale deve essere ca-ratterizzato dalla gioia: nel Natale èpossibile riscoprire il disegno eterno diDio che illumina la vita di ogni uomo.Così fu nella notte di Betlemme, e cosìè anche oggi: l’incarnazione del Figlio diDio è un avvenimento che è accadutonella storia, ma nello stesso tempo la ol-trepassa. Nella notte del mondo si ac-cende una luce nuova, che si lasciavedere dagli occhi semplici della fede,dal cuore mite e umile di chi attende ilSalvatore. Se la verità fosse solo unaformula matematica, in un certo senso siimporrebbe da sé. Se invece la Verità èAmore, domanda la fede, il “sì” del no-stro cuore. E che cosa cerca, in effetti, ilnostro cuore, se non una Verità che siaAmore? La cerca il bambino, con le suedomande, così disarmanti e stimolanti;la cerca il giovane, bisognoso di trovareil senso profondo della propria vita; lacercano l’uomo e la donna nella loro ma-turità, per guidare e sostenere l’impegnonella famiglia e nel lavoro; la cerca lapersona anziana, per dare compimento

all’esistenza terrena. È questo il sensodella processione, che da ormai 14 anni,vede sempre presenti il governo ed iconfratelli dell’Arciconfraternita Morte eOrazione: era il 1996 quando il Priore edun gruppo di confratelli assaccati parti-vano dalla Basilica di San Michele Ar-cangelo, al termine delle celebrazioneliturgica della notte di Natale, e si dirige-vano in processione verso la Cappella diSan Giovanni (presso il rione di San Gio-vanni) per intronizzare il Bambinello nelpresepe allestito presso la cappellastessa. Quella della processione delbambinello ha origini antichissime, infattila comunità di Piano di Sorrento ha sem-pre organizzato tale processione accom-pagnandola con il suono dellezampogne e con i fuochi d’artificio. I con-fratelli anziani raccontano che a provve-dere ai fuochi per la processione delbambinello erano i cocchieri del mercatoortofrutticolo che all’epoca era ubicato inpiazza Cota, proprio al centro del paese,e che per tutto il periodo dell’avventomentre la statua del bambinello facevavisita alle varie case e famiglie di Piano,loro custodivano i botti all’interno dei“murali” cioè i sacchi dove venivano rac-colte le carrube ed il cibo dei cavalli. Pur-troppo, con il passare degli anni, si èpersa la memoria e l’usanza di questaprocessione ma, nel 1996, l’Arciconfra-ternita Morte e Orazione, in accordo conil Parroco della Basilica di San Michelearcangelo, ha deciso di ripristinare que-

st’antichissimo rito collegandolo all’aper-tura del presepe che ogni anno, da quel1996, l’arciconfraternita stessa allesti-sce. Per circa 5 anni la processione si èsvolta la notte del 24 Dicembre e, comevoleva la tradizione, la statua del Bam-binello Gesù, è stata accompagnata dalsuono delle zampogne e dai botti. Suc-cessivamente, da quando l’Arciconfra-ternita allestisce il presepe presso lacappella di Santa Margherita, la proces-sione si svolge il 25 Dicembre al terminedella Messa vespertina. Il 25 Dicembre2010, il Priore, il Governo, i confratellidell’Arciconfraternita e tutti i fedeli dellacomunità, al canto di “Tu scendi dallestelle”, hanno accompagnato la statuadel Bambino Gesù dalla Basilica di SanMichele, lungo via San Michele, corsoItalia e piazza Cota, fino a raggiungerela cappella di Santa Margherita perl’”apertura” del presepe. Che sensoavrebbe “aprire” un presepe senza unaprocessione del bambinello? Si tratta diun momento spirituale importante che, ilPriore ed il Governo dell’Arciconfrater-nita, hanno intenzione di solennizzare ul-teriormente progettando l’acquisto di unbambinello dell’800 da porre in una cullad’argento e da portare ogni anno in pro-cessione per contemplare insieme que-sto grande mistero di amore e lasciarciilluminare il cuore dalla stessa luce chebrilla nella grotta di Betlemme!

O. S.

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Marina d’Aequa: «Per non dimenticare»segue dalla prima pagina

Alla cerimonia promossa dalla confraternita del SacroCuore di Maria e San Giuseppe sono intervenute, oltre

alle famiglie delle vittime, i sindaci dei comuni della costierasorrentina, le delegazioni della Capitaneria di Porto di Ca-stellamare di Stabia e dell’associazione Capitani Marittimidella Penisola Sorrentina. Al termine della cerimonia reli-giosa, officiata dal parroco di Sant’Agnello, Rev. Don Na-tale Pane, è stata deposta una corona di alloro sulmonumento adiacente il Santuario di San Giuseppe e co-struito nel 1996 in ricordo delle vittime del tragico naufra-gio, su proposta di Don Angelo Castellano, attuale parrocodella comunità di Marina Grande a Sorrento. La nave Ma-rina d’Aequa di proprietà dell’allora Italmare, si inabissò alargo del Golfo di Guascogna con il carico e l’intero equi-paggio formato da 30 marinai, quasi tutti della PenisolaSorrentina. Anche mio zio fu uno dei dispersi. SalvatoreLauro aveva 25 anni quando si imbarcò sulla Marina d’Ae-qua per non fare più ritorno a Piano di Sorrento. Non homai conosciuto zio Salvatore ma grazie all’opera di uominicome mio zio Antonino Imperato (marito di una sorella dimio padre e del defunto Salvatore Lauro) questa cerimoniaannuale del 29 dicembre permette a tutti noi familiari delle30 vittime del Marina d’Aequa di mantenerne vivo il ricordo.

Michele Lauro

Alle 17.55 la nave si inabissò e passò all’altra riva

«La nave Marina d’Aequa proveniva da Anversa, era ca-rica di laminato in ferro, ed era diretta verso il Golfo del

Messico. I primi due giorni di navigazione furono con marecalmo senza problemi ma il terzo giorno una forte depres-sione generò onde di circa 9-10 metri che con la loro forzaaprirono il boccaporto di prua dando il via all’allagamentodella prima stiva. Verso le due le tre del pomeriggio del 29dicembre 1981 il comandante della nave lanciò l’SOS e dopocirca 40 minuti una nave dell’ex Germania dell’Est raggiunseil Marina d’Aequa che, precedentemente, aveva invertito larotta dirigendosi verso il porto di Brest in Francia perché ri-sultava il porto più vicino. Verso le quattro il comandante riu-scì a contattare la compagnia armatrice. Intanto, inconcomitanza con l’SOS, si recarono sul posto alcuni aereidella marina militare francese in ricognizione: a loro si de-vono le numerose fotografie della Marina d’Aequa in diffi-coltà. Verso le 17.30 il comandante chiese l’evacuazionedella nave con l’aiuto degli elicotteri ma, a causa della note-vole distanza dalla terra ferma e delle avverse condizionimeteo, fu impossibile procedere. Alle 17.55 la Marina d’Ae-qua si inabissò». Mio zio Antonino Imperato ricorda ogni sin-golo minuto di quel 29 dicembre 1981.La nave Marina d’Equa affondò nel golfo di Guascognail 29 dicembre 1981 alle 17:55, voi quando avete ricevutola notizia? Siamo stati informati immediatamente. All’epoca dei fatti lanave era relativamente giovane, erano sei o sette anni cheera stata varata. Mio cognato si chiamava Salvatore Lauro eallora aveva 24-25 anni. Era un allievo ufficiale di coperta.All’epoca del naufragio io ero solo una persona informata deifatti, fu solo successivamente che il destino ha voluto chesposassi proprio una sorella di Salvatore Lauro. Dall’inchie-sta ministeriale che fu fatta all’epoca ricordo che la nave Ma-rina d’Aequa ebbe dei problemi ai motori durante lanavigazione. Non furono riscontrati danni allo scafo, furonoriparati i motori e la nave proseguì la navigazione verso ilporto di Anversa. Il comandante della Thoeodore Fontaine,la nave che provò a soccorrere la Marina d’Aequa, al largodel Golfo di Guascogna, affermò che ad un tratto perse divista la nave e fu allora che si accorse si era inabissata in-

sieme al suo carico di vite. Dal momento che le condizionimeteo erano molto avverse le ricerche partirono diverse oredopo l’affondamento e fruttarono ben poco: una lancia vuotadel Marina d’Aequa, qualche giubbotto salvataggio, ma nes-sun superstite.Ogni anno si celebra una messa in suffragio delle vit-time: come è nata l’idea?Nel 1995 dopo circa 14 anni dalla tragedia della Marina d’Ae-qua, cominciai a frequentare il gruppo dei giovani della con-fraternita di San Giuseppe a Sant’Agnello e fu lì cheparlando con il Reverendo don Angelo Castellano, che se-guiva la nostra formazione spirituale, nacque l’idea di realiz-zare un monumento in ricordo delle vittime di quellatragedia.Tra mille difficoltà iniziai ad interessarmi alla realiz-zazione del monumento.Dove si trova il monumento? Chi lo ha fatto erigere? Chilo ha costruito?Mi recai presso una ditta di Vico Equense specializzata nellalavorazione del marmo per avere un’idea di come realizzareil monumento. Don Angelo Castellano e l’allora parroco diSeiano, pensarono all’iscrizione da riportare sulla lapide:«Verso sera Gesù disse loro: passiamo all’altra riva». (Marco,capitolo 4, verso 35). Successivamente chiesi ai vari sindacidei comuni della Penisola un contributo per poter erigere ilmonumento e trovai la collaborazione di tutti. Abbiamo rea-lizzato il monumento e decidemmo di posizionarlo a San-t’Agnello, all’esterno della chiesa di San Giuseppe. Il 1°maggio del 1996 fu inaugurato il monumento alla presenzadel vescovo di Sorrento-Castellamare di Stabia, Mons. FeliceCece, e di tutte le autorità civili e militari della penisola.Il titolo della cerimonia è «Per non dimenticare», ma

come si può dimenticare?Il 29 Dicembre rimarrà per sempre impresso nella nostra

memoria, nella mia ma soprattutto in quella dei miei familiari.È proprio per non dimenticare che ogni anno il 29 dicembre,verso le 19.00 si svolge una cerimonia in cui vengono ricor-date le 30 vittime della Marina d’Aequa.

M.L.

Il Bambinello dell’Arciconfraternita portato in processione il 25 dicembre 2010

Monumento commemorativo a Sant’Agnello

Page 8: Neri, anno I numero I

Neri

di Michele Lauro

Il 29 Dicembre 1981, 29 anni fa, alle ore 17.55, affondava la nave Marina d’Aequa, il mer-cantile italiano iscritto al compartimento marittimo di Castellamare di Stabia e partito il

24 Dicembre dal porto di Anversa con a bordo un equipaggio di 30 membri. Il 29 Dicembre2010 è stata celebrata una messa in suffragio delle vittime della Marina d’Aequa presso ilsantuario di San Giuseppe a Sant’Agnello.

segue a pagina 7

Un Bambino sulle rovine pagane

di Fabrizio d’Esposito

Più di vent’anni fa, il mio primomaestro di giornalismo, LorenzoPiras, mi impartì una lezione chenon ho mai dimenticato: «Ricor-dati che quando scriverai l’edito-riale per un nuovo giornale nondevi fare proclami o promesseperché non riuscirai mai a mante-nerle. Le cose andranno semprediversamente da come le aveviimmaginate». Ovviamente anche questo mio ar-ticolo di saluto per l’esordio del no-stro bollettino “Neri” non sfugge aquesta regola. Anche perché perfar nascere un giornale, locale onazionale che sia, piccolo ogrande che sia, è necessaria tantafatica ma per farlo morire ci vuoledavvero poco.Quindi niente annunci pomposi ograndi promesse. Voliamo bassoe spieghiamo due o tre cose. La nascita di “Neri” è una conse-guenza dell’entusiasmo provocatodall’elezione di Michele Gargiulo apriore dell’arciconfraternita. Cono-sco Michele dall’inizio degli anninovanta e con lui ho condiviso unpercorso mai interrotto. Cosìquando ci siamo guardati negliocchi prima della riunione delnuovo governo è stato naturaledirci: «Proviamo a fare un giorna-lino per informare mese dopomese i confratelli sulle nostre atti-vità». Questo proposito ha avutola fortuna di incrociare un gruppodi confratelli e consorelle di ta-lento, consapevoli del valore del-l’informazione nella società dioggi.E il prodotto che sfoglierete traqualche secondo è soprattuttomerito loro. In particolare di Olgae Rita Stinga. Le cito perché sonodonne impegnate in una confrater-nita, di solito un luogo consideratomaschilista per tradizione.Per noi della Morte e Orazione ini-zia una nuova avventura. Buonalettura.

Hic sum Amore

NeriBollettino interno dell’Arciconfra-ternita della Morte e Orazione diPiano di Sorrento

Anno I - Numero I del 9 gennaio 2011

Direttore: Fabrizio d’EspositoCoordinatrici della redazione:Olga e Rita Stinga

Hanno scritto su questo numero:Fabrizio d’Esposito; Olga, Rita eAniello Stinga; Michele Lauro;Pietrantonio Iaccarino; Giuseppe Stiffa; Antonio Lardaro

Progetto Grafico: AnielloStinga

Prossimo numero: 6 febbraio

www.arcmorteeorazione.org

di Olga Stinga

Considerando che l’amore non haprezzo, sono disposto a tutto peraverne un po’, considerando che

l’amore non ha prezzo lo pagherò offrendotutto l’amore, tutto l’amore che ho”: così re-cita il biglietto di auguri che il neo-Prioredell’Arciconfraternita Morte e Orazione, Mi-chele Gargiulo, ha inviato a tutti i confratelliin occasione del Natale, prendendo in pre-stito una frase della canzone di Jovanotti“Le meraviglie in questa parte di universo”.L’amore gratuito, la meraviglia, il dono sono solo alcune delle sensazioni che siprovano varcando la soglia della cappella diSanta Margherita dove è allestito il presepedell’Arciconfraternita Morte e Orazione.Il presepe (o presepio) è una rappresenta-zione della nascita di Gesù che deriva datradizioni medievali. Il termine deriva dal la-tino praesaepe, cioè greppia, mangiatoia edè una parola composta da prae = innanzi esaepes = recinto, ovvero luogo che ha da-vanti un recinto. La tradizione, prevalentemente italiana, ri-

sale all'epoca di San Francesco d'Assisi chenel 1223 realizzò a Greccio la prima rappre-sentazione vivente della Natività. I confratellidella Morte e Orazione cominciano a “par-lare di presepe” ad inizio novembre o, comedicono tra di loro, “subito dopo i morti”: inquei giorni gli addetti ai lavori si riunisconoper definire tutti i dettagli del presepe, a par-tire dallo scorcio, dei materiali da utilizzaree, soprattutto, della tipologia di presepe dacreare. segue a pagina 3

La Marina d’Aequa affondava 29 anni fa

Il nuovo Priore: «Sono qui per l’Amore»Pubblichiamo il discorso pronunciato dal nuovo Priore il giorno del giuramento

di Michele Gargiulo

Sono riconoscente, con tutto il cuore, a Don Pasquale, Padre spirituale del nostro So-dalizio e Parroco della Nostra Basilica, a Don Antonino, responsabile dell’Ufficio Con-

fraternite dell’Arcidiocesi Sorrento-Castellamare, al Sindaco, alle Autorità Civili e Militari,ai Governi e ai Confratelli dei Sodalizi che hanno voluto condividere con me e con i mieiconfratelli questa domenica di grazia. Una domenica di grazia resa possibile prima di tuttodall’affetto e dalla stima che, a fine maggio scorso, le consorelle e i confratelli della miaArciconfraternita hanno voluto dimostrare, oltre ogni mia aspettativa e misura, ad un gio-vane confratello oggi divenuto Priore.

segue a pagina 6

pag 8 Neri

Il 31 dicembre 2010, grazie all’inizia-tiva di alcuni ragazzi dell’Arciconfra-

ternita Morte e Orazione, è statoorganizzato il 1° Torneo di Capodannodi calcio a cinque presso i campetti delleRose. L’idea è nata perché da 6 mesi aquesta parte, per i confratelli MicheleLauro, Antonio Lardaro, Aniello Stinga,Tony Guarracino e Ludovico Mosca,quello della partita del venerdì sera è di-ventato un appuntamento fisso. Quindiperché non augurarsi “buon 2011” tuttiinsieme giocando a calcio, la passioneche li accomuna da sempre? Passioneovviamente che viene dopo quella perla processione nera del Venerdì Santo!Tre le squadre che hanno partecipato:la prima quella degli “Arrummuliatiteam”, formata da Aniello Stinga, Anto-nio Lardaro, Michele Lauro, AugustoCosenza, Pietro Venanzio e Mario Am-brosio; la seconda “I Copulatori” formatada Antonino Guarracino, LudovicoMosca, Francesco Aversa, FrancescoAmbrosio e Andrea Farraiuolo; la terza,

“Classe 84”, formata da 5 rappresen-tanti del Centro Parrocchiale “Mons A.Zama”: Francesco Maresca, Fabio Ma-resca, Ciro Somma, Rodolfo Santovitoed Enzo Parlato. La prima partita havisto Copulatori contro Classe 84 e si èconclusa con la vittoria della Classe 84.Il secondo match ha visto Copulatoricontro Arrummuliati team ma nono-stante la giovane età del tem degli Ar-rummuliati, i Copulatori hanno avuto lameglio vincendo per 5 reti a 4. La terzapartita si è svolta tra Arrummuliati teame Classe 84 ed anche questa volta gliArrummuliati hanno perso 3 a 1. Il tor-neo è stato vinto dalla Classe 84 che hatotalizzato 6 punti, secondi i Copulatoricon 3 punti e terzi gli Arrummuliati teamcon 0 punti. Tra gli spettatori presenti intribuna: il Priore dei “Neri”, Michele Gar-giulo, Giosuè Perrella (Presidente ono-rario della squadradell’Arciconfraternita), Fabrizio d’Espo-sito, Antonino Aversa, Giancarlo d’Espo-sito che ha consegnato il primo trofeo di

Capodanno al Capitano della Classe84, Francesco Maresca, e la medagliadi partecipazione a tutti i giocatori. Il Tor-neo si è concluso con un brindisi per au-gurare buon anno a tutti e con l’auspicioche, dopo il successo di questa primaedizione,per le prossime sarà possibileanche la partecipazione dei membri Go-verno dell’Arciconfraternita Morte e Ora-zione. Al termine della manifestazioneuna domanda continuava ad incuriosiregli spettatori “non addetti ai lavori” e pre-senti a bordo campo: cosa significa Ar-rummuliati team? Il mistero del perché i5 ragazzi “Neri” abbiano scelto questoappellativo non è stato ancora svelato eforse nessuno lo saprà mai! C’è anchechi ha provato a scoprire il significatoetimologico del termine arrummuliati mapurtroppo senza grande successo, ne-anche Wikipedia è stata di grande aiuto:l’impresa è veramente ardua! Arrive-derci al prossimo Capodanno!

Rita Stinga

ARRUMMULIATI TEAMAniello Stinga: notevole l’impegno incampo, cerca di tappare le falle della difesa Voto 6Antonio Lardaro: corre come un forsen-nato lungo la fascia destra, da lui partono lepochissime azioni da gol. Voto 6+Michele Lauro: in un ruolo non suo, dimo-stra buona tecnica. Para due rigori, conbalzi felini evita più volte la disfatta della suasquadra. Voto 7Augusto Cosenza: Pronto per il capo-danno,condizione atletica poco perfor-mante. Voto 5+Pietro Venanzio: Si impegna in difesa, re-cupera pochi palloni. Voto 5.5Mario Ambrosio: Regista della squadra,farifiatare la difesa con il possesso palla.Voto 6,5

I COPULATORI

Antonino Guarracino: Gioca con buonatecnica, da lui partono molte azioni da gol.Voto 6.5Ludovico Mosca: Si impegna moltissimoin difesa, dalla tribuna lo paragonano aHassan Yebda. Voto 6

Francesco Aversa: Gioca duro alla Gat-tuso,realizza diverse conclusioni in porta.Voto 6.5Andrea Ferraiuolo: Abile tra i pali, paramolti tiri. Voto 6,5Francesco Ambruoso: Miglior giocatoredella squadra. Realizza un capolavoro supunizione. Voto 8

CLASSE 84

Francesco Maresca: Costituisce una for-tezza in difesa, difficile smarcarsi con lui.Voto 7.5Fabio Maresca: Aiuta la sua squadra nelleripartenze.Voto 6.5Ciro Somma: Si diverte in porta con i pochitiri che lascia passare la difesa.Voto 6.5Rodolfo Santovito: Corre in lungo e inlargo per il campo, difficile da fermare. Voto 8Enzo Parlato: Dotato di un ottimo tiro dallalunga distanza, molti gol sono i suoi.Voto 8.

Antonio Lardaro

Le pagelle dei sedici giocatori

La Morte e Orazione scende in campo a San Silvestro

La Natività del presepe 2010

Un’avventuraper consorelle

e confratelli

Arrummuliati Team I Copulatori Classe 84