Nepal - LICEO SCIENTIFICO · Nonostante la posizione strategica tra India e Cina, i due stati più...

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Nepal

Indice:

Dati generali del Nepal

Gurkha e la 2° guerra mondiale Gurkha e la guerra anglo-nepalese

Himalaya e movimenti tettonici

Tra Religione e Filosofia Arthur Schopenhauer

L’odore dell’India di Pier Paolo Pasolini

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Dati generali

Il Nepal confina a nord con la Cina, il tibet nello specifico, e a sud con l'India. Il territorio, compreso tra la pianura del Gange e la catena montuosa dell'Himalaya, è prevalentemente montuoso e presenta un dislivello notevole. Geograficamente è parte del subcontinente indiano.

La capitale Kathmandu è situata a circa 1.350 m d'altitudine, con una popolazione di 850.000 abitanti e circa 1.500.000 nell'intera area metropolitana comprendente diverse città e villaggi. L'area si estende nella cosiddetta Valle di Kathmandu, corrispondente all'alto bacino del fiume Bagmati.

Ha una popolazione di 29.519.114 abitanti, la cui composizione etnica è dovuta a una mescolanza di popolazioni nordiche, mongole e indiane. Due sono i gruppi principali: gli indo-nepalesi, stanziati soprattutto nel Terai, e i tibeto-nepalesi, discendenti di popolazioni provenienti dal nord, che abitano le regioni del Medio Himalaya.

Alle quote più elevate vivono gruppi di tibetani, tra cui gli sherpa. La mescolanza di popolazioni indoeuropee e mongole ha creato nel paese due distinte aree culturali: buddhista a nord e induista a sud.

La lingua ufficiale è il nepalese (o nepali); diffuso è anche il bihari oltre ad altre lingue del gruppo tibetano. Il tasso di alfabetizzazione della popolazione adulta raggiunge il 47,5% (2005).

Il 28 dicembre 2007 il parlamento nepalese ha approvato un emendamento costituzionale che ha sancito la transizione dalla monarchia alla repubblica, avvenuta il 28 maggio 2008 mediante la votazione quasi unanime dell'Assemblea Costituente.

Il presidente è Ram Baran Yadav che detiene poteri cerimoniali unitamente al comando delle forze armate e alla facoltà di proclamare lo Stato d'emergenza, aiutato dal vicepresidente con funzioni di coordinare e supportare l'attività del presidente. Il primo ministro è Baburam Bhattarai che detiene la carica con i maggiori poteri, essendo a capo del potere esecutivo.

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I Gurkha e la 2° guerra mondiale (Storia)

Nonostante la posizione strategica tra India e Cina, i due stati più popolosi del pianeta, il Nepal è un’isola culturale a sé stante. Con i suoi scarsi 30 milioni di abitanti, in Nepal si respira aria di una civiltà indomita, e mai conquistata dal colonialismo.

I primi europei che ebbero modo di conoscere le doti in battaglia con il popolo nepalese furono gli inglesi che nel 1767 subirono la prima sconfitta,

In quel periodo si svolgevano temerarie e avventurose missioni commerciali incoraggiate dai governi europei che prendevano possesso dei primi territori in Asia e nel resto del mondo.

La British East Indian Company si trovò costretta ad intervenire in soccorso del re di Kathmandu minacciato dal sovrano dei Gurkha, un piccolo principato nella zona centro-occidentale, Prithvi Narayan Shah, che voleva espandere il suo territorio così da sfruttare l’esclusiva e favorevole posizione geografica tra Cina e India allontanando di conseguenza i colonizzatori.

Gli inglesi vennero sconfitti e i Gurkha occuparano le 3 città principali e le zone pianeggianti del Terai.

Da quel momento i rapporti di Prithvi Narayan Shah con gli inglesi furono contraddistinti da un cauto rispetto.

I sovrani nepalesi che successero a Prithvi Narayan Shah sul trono nepalese tentarono di seguire il solco tracciato dal predecessore così, da un lato, si cimentarono nello sforzo di ampliare il controllo del regno su tutti i territori himalayani e, dall’altro, si dimostrarono convinti assertori delle teorie di Prithvi cioè la necessità di allontanare ogni possibile invasione esterna. Secondo la loro opinione lasciare il controllo dei territori in pianura a possibili futuri nemici avrebbe significato privare di protezione le zone collinari e avrebbe perciò portato alla sconfitta della dinastia Gorkha.

Più volte gli inglesi cercarono di concludere un accordo per ottenere un corridoio commerciale verso il Tibet, ma ogni tentativo fallì fino ad arrivare a un vero e proprio scontro: la guerra anglo-nepalese (1814-1816)

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Guerra anglo-nepalese (1814-1816) (Inglese)

The East India Company decided to send between 30,000 and 40,000 men, including artillery to permanently occupy the territories that separated them from Tibet. The soldiers lined up to battle the estimated 14,000 Nepalese soldiers, who had only about 500 rifles.

The first British attack, in October 1814, were rejected in a manner so blatant that it seemed to have reversed the forces in the battlefield.

The most famous battle took place in a location, Nala Pani, where about 3,500 British soldiers and Indians, were rejected for two months by a garrison that did not exceed six hundred people, including women and children.

The only way for the British were to change their strategy, by cutting off the fort's external water supply. Having suffered three days of thirst, nepalese refused to surrender, survivors fought to open a way out of the fort, and fled to the hills nearby.

After the conquest by the British, was prepared a relationship where were excited the quality and the strength of spirit the Nepalese warriors had shown during the siege.

The conflict continued until 1816, even if in the previous year had been made the basis for ending the war. A first agreemnet was signed in which the Nepalese agreed to leave to British Company the territory that allowed him to communicate directly with Tibet, but with a last gesture of pride, the Nepalese did not follow the agreement.

So the British troops advanced almost to Kathmandu and there was the last British victory that marked the end of the war.

Nepal suffered a serious defeat that ended with the Treaty of "Sugauli" which provided to ceded around a third of Nepal's territory: Terai, to the British East India Company in exchange of the preservation of autonomy.

Nepal was the only country to maintain its national sovereignty despite the war and the British Imperialism, Nepal was never under the control of emperors or under any foreign rulers

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L’audacia dimostrata dai soldati nepalesi nel corso della guerra colpì a tal punto gli inglesi, che in tutte le dichiarazioni e nei commenti dei soldati e degli ufficiali, compare il termine “bravery”, coraggioso, usato per spiegare le ragioni dell’imprevista superiorità dei soldati gorkhali. Alcuni episodi hanno un tono quasi leggendario e hanno contribuito a costruire il mito dei feroci guerrieri himalayani.

Fu così che gli inglesi iniziarono a reclutare tra le fila del proprio esercito un folto gruppo di guerriglieri gorkha e venne chiesto ai dirigenti della Compagnia il permesso di formare battagliani composti solo da loro. Nel 1850 il battaglione “Nasiri” sostituì il 66° Reggimento di fanteria del Bengala e prese il titolo di Reggimento Gurkha, cambiando per sempre i rapporti tra inglesi e nepalesi.

L’esercito indiano fu completamento riorganizzato e i Gurkha divennero la spina dorsale su cui reggere le sorti dell’intero contingente militare.

In località non lontane dai confini del Nepal si moltiplicarono i centri di reclutamento e la Brigata Gurkha divenne sempre più numerosa fino ad arrivare, nel 1914, alla vigilia della prima Guerra Mondiale a disporre di 26.000 uomini.

Durante la Grande Guerra la Brigata Gurkha non costituiva un’unità a se stanete, ma i battagliani erano distribuiti nelle nove divisioni da cui era composto l’esercito indiano inglese, che secondo la strategia britannica, vennero impiegati in due fronti, su quello Occidentale in Francia e su quello Orientale in Mesopotamia.

I Gurkha si distinsero per il loro coraggio e nel 1923 fu siglato un trattato d’amicizia tra Gran Bretagna e Nepal, in cui era garantita la piena indipendenza del Nepal e la sua differente posizione nei confronti della Corona britannica rispetto ai regni indiani a essa sussidiari. Furono ottenute agevolazioni per importare materiale bellico e gli inglesi accordarono al Nepal un’elargizione annua di 100.000 rupie come premio per l’impegno di essere a fianco della Gran Bretagna.

L’avvento della minaccia nazi-fascista determinò nuovamente l’impiego della Brigata Gurkha a fianco dei soldati inglesi. Quando nel 1939 la Seconda Guerra Mondiale fu ufficialmente dichiarata, gli emissari britannici iniziarono immediatamente le trattative con il nuovo Primo Ministro nepalese Judha Shumshere, per sostenere l’arruolamento di un numero maggiore di soldati rispetto agli accordi, garantiendo così una consistente forza numerica dei reggimenti gurhka. Nel 1940 entrarono a far parte della Brigata circa 15.000 nuove leve che sarebbero diventate 65.000 nel 1943.

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L’esercito indo-inglese impiegò la Brigata Gurkha su tutti i fronti in cui fu combattuta la guerra: nel Nord Africa, in Siria, in Libano, in Palestina, in Birmania, in Iraq ed anche in Italia, i nepalesi affrontarono tedeschi, italiani e giapponesi e volta per volta li sconfissero.

La 43° Brigata Motorizzata Gurkha sbarcò in Italia nel mese di agosto del 1944, gli alleati avevano liberato le regioni dell’Italia meridionale e centrale ma il paese doveva essere sciolto dal giogo che gli era stato imposto dall’esercito del Terzo Reich, restava da superare la barriera della Linea Gotica, ovvero la linea difensiva tedesca sull’Appennino tosco-emiliano.

I combattimenti sul fronte della Linea Gotica si dimostrarono subito aspri e sanguinosi. Fin dai primi giorni l’offensiva alleata era stata contrastata dai difensori tedeschi, che intensificarono sempre di più la loro attività mentre gli alleati avanzavano verso Rimini.

La 43° Brigata aveva un compito assai arduo qello di sostegno della 2° Brigata Carozzata. Passo dopo passo riuscirono ad avanzare, celebrando le vittorie di Tavoleto e di Passano, dove adottarono strategie che vennero definite da Winston Churchill: “una brillante prodezza militare”.

Tra i combattimenti si ricorda l’attacco nell’area di San Marino, di Santarcangelo e di Rimini dove alcuni soldati gurkha si distinsero per il loro coraggio, i loro atti eroici, si racconta che durante una ritirata uno solo di loro, armato di un fucile-mitragliatore, si lanciò allo scoperto per proteggere i compagni, o di Ranbir Gurung che da solo entrò in una cascina occupata dai tedeschi per uscirne dopo pochi minuti con ventitre prigionieri.

I combattimenti proseguirono con la liberazione di Cesena, di Forlì, di Faenza fino ad arrivare all’offensiva di Primavera con la liberazione di Bologna. Gli scontri furono tra i più intensi della campagna sulla Linea Gotica, poiché i tedeschi non si rassegnavano a concedere nemmeno un centimetro di terreno.

Il 20 aprile gli alleati entrarono a Bologna e i Gurkha avevano compiuto la loro ultima missione in Italia.

A testimonianza del supporto dato per la liberazione dell’Italia durante la Seconda Guerra Mondiale, sulla strada che da Rimini conduce a San Marino si trova il “Rimini Gurkha War Cemetery” in memoria di ragazzi provenienti da molto lontano ed arruolati nelle truppe del Commonwealth, che hanno perso la vita nel nostro paese.

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Il 4 gennaio 2012 è stata l'ultima occasione per assistere, nella città himalayana di Pokhara, alla cerimonia che attesta il reclutamento di nuovi Gurkha nell'esercito del Regno unito.

Una tradizione che dopo due secoli è arrivata all'ultimo capitolo. Quella per cui i Gurkha, i combattenti nepalesi noti per il loro coraggio e il rigido addestramento, rischia di essere solo uno dei tanti dettagli di una storia secolare ormai conclusa. Questo non solo per questioni di budget nei bilanci di Londra, ma anche per il governo Nepalese, dove i maoisti, presenti in forza nell'Assemblea costituente eletta nel 2008, lo considerano un retaggio del passato da cancellare nel nuovo Nepal post monarchico.

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Himalaya e movimenti tettonici (Scienze della Terra)

Per larghezza e lunghezza il Nepal è semplicemente un paese come un altro, ma in altezza non lo batte nessuno. Non solo ci sono le montagne più alte del mondo, come l'Everest e l'Annapurna, ma qui se ne trovano anche di giovani, in continua crescita.

L’ Himalaya detto anche Tetto del Mondo, è una catena montuosa dell'Asia, che separa India, Pakistan, Nepal e Bhutan dalla Cina. È lunga circa 2.400 km per una larghezza di circa 100–200 km; è connessa verso occidente con la catena dell'Hindu Kush afgano.

Il Nepal ospita la più alta delle vette della catena montuosa, nonché la più alta del mondo ossia l’ Everest.

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Il nome Everest lo si deve all’ inglese Andrew Waugh, governatore generale dell'India, in onore di Sir George Everest, che al servizio della corona britannica lavorò per molti anni come responsabile dei geografi britannici in India.

La montagna possiede svariati nomi anche per via del fatto che la montagna non si colloca unicamente nel nepal, poiché si trova al confine con la Cina e ogni nome ne esalta la sua imponenza.

ll monte è chiamato Chomolangma (madre dell'universo) in tibetano e Qomolangma in cinese. Il nome nepalese è Sagaramāthā letteralmente "dio del cielo" ideato dallo storico nepalese Baburam Acharya e adottato ufficialmente dal governo del Nepal all'inizio degli anni sessanta. Nel 1852 venne chiamato "Cima XV".

Ma come si è formata una catena di tale grandezza?

Per rispondere a questa domanda e molte altre che interessavano il funzionamento della terra si dovette aspettare la fine degli anni 60, in quel periodo si è affermata la teoria della tettonica a placche che attingeva a piene mani dalla teoria della deriva dei continenti di Alfred Wegener.

La teoria della tettonica a placche è stata definita globale in quanto spiega in modo soddisfacente i fenomeni come i terremoti, le eruzioni vulcaniche, l’ origine delle montagne, gli spostamenti delle masse continentali e la formazione dei bacini oceanici.

Per comprndere la teoria delle placche bisogna considerare che:

La litosfera, ossia la parte superficiale e rigida della Terra è suddivisa in una serie di placche (o zolle), incastrate come i pezzi di un puzzle.

Le placche litosferiche si muovomo sull’ astenosfera, che si comporta come uno strato plastico, trascinate dalle correnti convettive del mantello con una velocità media di 5 cm all’ anno.

Le placche si accrescono in corrispondenza delle dorsali oceaniche e vengono distrutte, in parte, in corrispondenza delle fosse oceaniche.

I movimenti delle placche generano instabilità, quindi lungo i loro margini si originano fenomeni sismici e vulcanici. Le zone centrali solitamente sono stabili.

Le placche sono sempre in movimento e sono praticamente sempre in contatto reciproco lungo i margini.

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I contatti si realizzano secondo differenti modalità, ma generalmente se ne riconoscono tre tipologie quindi tre tipi di margini:divergenti o costruttivi; convergenti o distruttivi e conservativi o trasformi.

1. Sono divergenti, o costruttivi, i margini che corrispondono alle dorsali oceaniche: in essi le placche si accrescono in quanto formano nuova litosfera oceanica e bacini oceanici che con l’ avanzare degli anni possono formare prima mari e poi oceani.

2. Sono convergenti, o distruttivi, i margini di due placche in collisione. Quando le due placche si scontrano, una tende a scivolare sotto l’ altra distruggendo, nel processo denominato subduzione, parte della litosfera. Ciò avviene in corrispondenza delle fosse oceaniche o delle catene montuose recenti.

3. Sono conservativi, o trasformi, i margini di due placche che scorrono l’ una accanto all’ altra in direzioni opposte senza che si verifichi distruzione o costruzione di litosfera. Lungo questi marginisi verificano spesso fenomeni sismici.

Quando le placche divergono si possono avere sia l’ allontanamento di margini di litosfera oceanica sia l’ allontanamento di margini di litosfera continentale.

Quando due placche si allontanano si formano bacini oceanici: si accresce un bacino esistente oppure se ne forma uno nuovo.

I margini divergenti si originano per la risalita di magma astenosferico che non trovando sbocchi si concentra a pressioni altissime sotto la litosfera prima inarcandola e poi lacerandola fino a frantumarla.

Dalla frattura fuoriesce il magma che origina le dorsali oceaniche tramite il suo raffreddamento.

Quando le placche convergono possono dare luogo a tre situazioni:

1. Convergenza di margini di litosfera oceanica; 2. Convergenza di un margine di litosfera oceanica con uno di litosfera

continentale; 3. Convergenza di margini di litosfera continentale.

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La convergenza di margini oceanici determina la subduzione di una di essi, la placca che sprofonda è quella più vecchia in quanto più fredda e pesante.

La subduzione porta alla formazione di una fossa e la placca che è sprofondata arrivando ad una certa profondità si fonde e produce nuovo magma.

Questo magma essendo meno denso risale attraverso l’ altra litosfera e trovando spaccature riesce a fuoriuscire in superfice formando cinture vulcaniche.

La convergenza di una margine oceanico con uno continetale è simile alla convergenza tra margini oceanici, ma portano a conseguenze differenti.

Per prima cosa avviene la subduzione della placca oceanica perchè più pesante, e la conseguente formazione di una fossa oceanica.

La subduzione porta alla formazione dell’ magma, che risale attraverso le fratture del margine continetale, per la bassa densità qua il magma può seguire due vie:

In parte riesce a raggiungere la superfice e genera catene di vulcani attivi; Si accumula all’ interno della crosta continentale ed esercita una forte

pressione ne confronti della placca che in vicinanza della costa ne determina il sollevamento, si origina una catena montuosa di origine vuolcanica chiamata cordigliera vulcanica.

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La collisione tra margini continentali si verifica quando una placca oceanica, in collisione con una continentale, trascina con sé anche un continente : col passare del tempo la litosfera oceanica si esaurisce a causa della subduzione e i due margini continentali entrano in contatto.

Questi si saldano e , per effetto della compressione si deformano e si accavallano sviluppando grandi catene montuose e altopiani.

Così sono nate le Alpi, sollevatasi con il progressivo accostamento dell’ Africa all’ Europa, e l’ Himalaya, formatasi in seguito allo scontro tra la placca indo-australiana e quella euroasiatica.

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Tra Religione e Filosofia

Sulla catena dell’ Himalaya sono sparsi più di 2000 stupa, piccoli templi induisti su cui poggiano cupole buddiste, a testimonianza che varie religioni possono convivere relativamente pacificamente, grazie alla tolleranza religiosa innata nei nepalesi.

La distribuzione geografica dei gruppi religiosi nei primi anni novanta ha rivelato una maggioranza di credenti e praticanti induisti, che rappresentavano almeno l'87% della popolazione in ogni regione del paese. La maggior concentrazione di buddhisti è concentrata sulle colline orientali del Nepal, nella Valle di Kathmandù, oltre che nella zona centrale di Tarai a sud delle pendici esterne dell'Himalaya.

Uno dei motivi percui Il Buddhismo non risulta la religione principale è perché Il Nepal è stato l'ultimo paese al mondo in cui l'induismo veniva costituzionalmente dichiarato religione di stato; fino a quando il movimento filo-maoista ed anti-monarchico inizio le manifestazioni di protesta e guerriglia arrivando alla conseguente deposizione del re del Nepal nel 2008, quando il parlamento nazionale ha modificato la costituzione rendendo il paese una repubblica laica.

L’induismo è la terza religione al mondo nata in India e Nepal.

è una delle religioni più antiche, difatti i suoi testi sacri risalgono al 1400, 1500 a.c.

E’ una religione molto complessa, poiché le divinità principali sono 330 di divinità con un numero ancora maggiore di divinità secondarie.

Il culto consiste in preghiere, riti domestici e pubblici, adorazione delle immagini divine, osservanza del dharma, pellegrinaggi ai luoghi sacri.

L’Induismo non tende ad imporre dogmi, ma piuttosto a dare un significato religioso all’esistenza.

Infatti predica l’amore verso tutto ciò che è vivente, ma con l’unica venerazione del divino. Il mondo dei sensi non è altro che maya, cioè illusione, e l’individuo deve lasciarlo per ricongiungersi col divino: per fare ciò è necessario spezzare la catena di nascite e morti che lo unisce al maya.

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Il buddismo è una delle religioni principali nel mondo in termini di aderenza, distribuzione geografica e influenza socio culturale.

Nata come religione orientale, sta prendendo piede in maniera influente e popolare anche in occidente. E’ unica nel suo genere, sebbene abbia alcuni elementi simili all’induismo, come il karma, , maya, ( la natura illusoria del mondo) e samsara. I buddisti credono che lo scopo della vita sia raggiungere l’illuminazione.

Il fondatore del buddismo fu Siddhartha Guatama secondo il quale l’illuminazione è una via di mezzo, non si trova nel lusso estremo. Scoprì anche quattro nobili verità:

1. Vivere è soffrire 2. Soffrire è causato dal desiderio 3. La sofferenza può finire quando si eliminano le passioni a cui si è attaccati, 4. La fine della sofferenza può essere raggiunto percorrendo un nobile sentiero.

Il Budda non si considerava una divinità. Piuttosto una persona necessaria per mostrare questa via agli altri.

Dopo la sua morte alcuni lo elevarono a divinità, nonostante non tutti i suoi seguaci lo consideravano tale.

Queste due religioni sono per antonomasia il pensiero orientale, pensiero ispiratore anche per il mondo occidentale.

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Uno delle prime figure di rilievo che si è introdotto a questa cultura è il filosofo Arthur Schopenhauer.

Il filosofo incontrò l’Oriente negli anni giovanili, restandone completamente affascinato, si dedicò con passione allo studio del pensiero del sol levante, intrecciando indissolubilmente ad esso il proprio pensiero, e giungendo così a essere probabilmente il primo filosofo europeo a considerare seriamente, senza alcun pregiudizio, ma anzi, con un entusiasmo e con un’ammirazione senza pari, la filosofia e la religione orientale, con cui instaurò un confronto costante e serrato, destinato a durare più di quarant’anni.

Fin dal primo incontro, risalente al periodo tra il 1813 e il 1814, tra Schopenhauer e il pensiero indiano fu amore a prima vista Inoltre Schopenhauer, nella prefazione alla prima edizione del Mondo come volontà e rappresentazione, indica come chiavi di lettura del proprio pensiero non solo Platone e Kant, ma anche e soprattutto e le

Upanisad, un insieme di testi religiosi e filosofici indiani composti in lingua sanscrita a partire dal 9° secolo a.C. fino al 4° secolo a.C.

Egli, non smise mai di proclamare e di sottolineare durante l’intero corso della propria vita la concordanza tra la sua filosofia e il pensiero orientale, buddismo e induismo,

un’affinità della quale Schopenhauer non poteva che rallegrarsi, in quanto fermamente convinto che essa conferisse alla propria dottrina un’aura di antica saggezza e di verità.

Il punto di partenza della sua filosofia di Schopenhauer è la distinzione kantiana fra fenomeno e noumeno, realtà in sé.

A differenza del filosofo tedesco considera il fenomeno come sogno, illusione, mentre concepisce il noumeno come una realtà nascosta dietro di essa.

La rappresentazione è ciò che noi vediamo, non ha alcun fondamento oggettivo quindi quello che noi riteniamo che sia la realtà è un semplice inganno, un’illusione.

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La rappresentazione è come il velo di Maia:

Maia era una divinità buddista che utilizzava il velo come strumento per far credere reali delle illusioni.

Schopenhauer vuole fuoriuscire dalla dimensione illusoria strappando il velo di Maia per giungere alla realtà.

La via che ci consente di andare al di là delle illusioni è il nostro corpo, l’unica realtà che non ci è data solo come immagine perchè noi viviamo il nostro corpo anche dall’interno.

Percorrendo questa strada si individua una realtà sostanziale: la volontà di vivere, che ha un valore universale.

La volontà di vivere è una forza portatrice di dolore, la brama, il desiderio di esistere, è la vera essenza delle cose.

Essa presenta quattro caratteristiche:

1) è inconscia: non riguarda solo le creature dotate di coscienza ma riguarda tutto il mondo animato e inanimato;

2) è unica perché si colloca al di là della categoria dello spazio, cioè la prima categoria della razionalità;

3) è eterna perché è oltre il tempo, cioè la seconda categoria razionale, c’è sempre stata e sempre sarà;

4) è incausata e senza scopo: non ha né una causa né un fine, è oltre la causalità, cioè la terza categoria della razionalità.

La volontà è un concetto molto importante per la filosofia di scopenhauer perché secondo lui la volontà porta sofferenza.

VITA = VOLERE = SOFFERENZA

Ogni volere ha alla sua base un bisogno, un desiderio o una mancanza.

Il dolore è congenito alla volontà perché legata alla mancanza e i desideri appagati sono pochi e il piacere che portano è passeggero.

Inoltre se non esiste piacere senza dolore, esistono numerosi dolori senza legarsi direttamente a dei piaceri infatti Schopenhauer affermava:”non esistono rose senza spine, ma esistono molte spine senza rose”.

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Inoltre nessun appagamento spegne il desiderio, esso rinascerà sempre

Quindi nei momenti in cui la volontà non si concentra su un oggetto da desiderare subentra la noia.

Schopenhauer disse:”La vita è come un pendolo che oscilla, di quà e di là, tra il dolore e la noia, passando per un intervallo fugace e illusorio del piacere ”

Il dolore è individuale però si moltiplica nei rapporti conflittuali con gli altri, ciascuno vive la volontà individualmente contrapponendosi agli altri.

Il pessimismo di Schopenhauer è cosmico, poiché coinvolge tutto, e metafisico perché egli ritene che l’ essenza stessa del mondo fosse negativa.

Siccome la volontà nel mondo fenomenico é sofferenza e dolore, per sfuggire alla schiavitù della volontà è necessario superare e negare il mondo fenomenico in cui la nostra individualità è legata al ciclo continuo di privazione e noia.

Schopenhauer individua tre forme di conoscenza non fenomenica alle quali corrispondono altrettanti gradi di liberazione dai mali della volontà:

1. Esperienza estetica: il soggetto contempla un oggetto a prescindere dalle forme della rappresentazione (spazio, tempo e causalità) e a prescindere dalla volontà di possederlo. L’arte resta però comunque una liberazione temporanea per il soggetto che contempla e anche ancora legata alla volontà.

2. Etica: rappresenta invece una più duratura liberazione dai mali provocati dalla volontà. Perseguendo la virtù, l’uomo non considererà più se stesso contrapposto ad altri individui, ma ridurrà a un’unica realtà il suo io e quello degli altri, superando ogni forma di conflitto. Per conseguire questo obiettivo il soggetto:

o In un primo momento si limiterà a non compiere azioni che possano recare danni ad altri individuo (Giustizia).

o In un secondo momento si impegnerà ad assumere un atteggiamento ancora più positivo, sottoforma di compassione e aiuto al prossimo. La compassione rappresenta quindi un ulteriore passo verso la frantumazione della volontà e la sua negazione(Carità).

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Il limite dell’ Etica è che rimane interna alla vita e quindi al dolore: allieva la sofferenza nostra e quella degli altri, ma non può annullarla.

3. L’ASCESI: rappresenta invece la via d’eccellenza per l’annullamento della volontà : attraverso la sistematica negazione dei bisogni della vita sensibile, praticando: - castità - digiuno - povertà... L’ ascesi è la rinuncia al volere che porta ad una estinzione progressiva del dolore cioè al NIRVANA al nulla dove non c’ è più nè nascita, né vecchiaia, né morte, nè sofferenza non c’ è più la volontà

Spenta ogni volontà si spegne così ogni dolore.

Il concetto di Nirvana è un forte collegamento con il Buddismo e Induismo infatti anche queste religioni cercano la liberazione dal Maya cioè dall’ illusione del mondo e dalla sofferenza.

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L’odore dell’India di Pier Paolo Pasolini (Italiano)

Dopo Schopenhauer altre figure di rilievo si sono avventurate sempre di più nel mondo orientale, tra questi ricordiamo Pier Paolo Pasolini poeta, scrittore, regista, sceneggiatore, drammaturgo e giornalista italiano.

Pier Paolo Pasolini nasce a Bologna il 5 marzo 1922, è considerato come uno degli artisti e intellettuali italiani più importanti del 20° secolo anche per la sua versatilità culturale che spaziava in vari ambiti.

Sin da giovane iniza a scrivere poesie e nel 1942 esce il suo primo libro “Poesie a Casarsa”.

A causa del lavoro del padre, è costretto a trasferisi numerose volte finchè nel 1952 arriva a Roma dove si inserisce nel gruppo di intellettuali più importanti della città e ciò lo porta a continuare a scrivere.

Parallelamente entra nel mondo cinematografico come collaboratore di Fellini finchè nel 1960-61 ha diretto il lungometraggio “Accattone”, tale opera può essere considerato la trasposizione cinematografica dei suoi precedenti lavori letterari.

Conclusa la regia di Accattone, in compagnia di Alberto Moravia ed Elsa Morante , Pasolini si reca per la prima volta in India, per la commemorazione, che si tiene a Mumbay, del poeta Tagore che è considerato il più grande poeta indiano moderno.

Nell’arco di sei settimane, Pasolini si aggira attento nella realtà caotica del subcontinente indiano, una realtà analoga a quella nepalese di quel periodo, provando emozioni e sensazioni così intense da essere spinto a scrivere: ”L’ odore dell’ India”.

NEPAL di Pellicioli Prabin classe 5C LST Anno 2013/2014

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“L’odore dell’India” è scritto quasi come un diario, un resoconto del viaggio dove Pasolini, con spirito attento, osserva i gesti e le movenze della gente, gli aspetti della quotidianità, i colori dei paesaggi e soprattutto l’odore della vita, lasciandosi trascinare da una terra affascinante e, nello stesso tempo, dall’orrore della povertà dei suoi abitanti.

Scrive a proposito delle condizioni di vita degli indiani : “La vita in India, ha i caratteri dell’insopportabilità: non si sa come si faccia a resistere mangiando un pugno di riso sporco, bevendo acqua immonda, sotto la minaccia continua del colera, del tifo, del vaiolo, addirittura della peste, dormendo per terra, o in abitazioni atroci”.

Nell’ opera descrive Le sue frequenti camminate notturne, dalle quali trae spunti per riflettere sui suoi argomenti preferiti: la cultura, la borghesia, la religione e la morte. Prova subito compassione per l’immensa povertà.

Pasolini non osserva passivamente come il souo amico Moravia, ma si lascia coinvolgere da ciò che lo circonda, aiutato da Elsa Morante dà infatti soccorso a un ragazzo di nome Revi, un bambino povero che si trova sempre nei pressi dell’ albergo, l’ interazione con Revi potrebbe rappresentare il contatto tra India e l’ autore.

Quello che colpisce di più l’autore è l’assoluta disponibilità delle persone, che associa all’influsso della religione Indù, riflette sulla borghesia indiana, chiusa nel rigido sistema delle caste e in quello familiare, eppure contraddistinta dalla tolleranza.

Questo libro ci presenta una fotografia dell’ India e fa riflettere sulla situazione indiana, simile sotto tanti aspetti a quella nepalese, sono due nazioni legate da molte similitudini unica differenza è lo sviluppo repentino che sta avendo l’ India negli ultimi anni il che rende il Nepal uno stato di fatto più arretrato.

NEPAL di Pellicioli Prabin classe 5C LST Anno 2013/2014

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Fonti:

Bibliografia: “Arrivano i Gurkha dall’ Himalaya all’ Emilia Romagna” di Luca Villa “L’odore dell’India” di Pier Paolo Pasolini “Temi di Geografia generale” Edizione mista di Angela Mossudu

Sitografia: http://www.lonelyplanetitalia.it/destinazioni/asia/nepal http://www.dalvolturnoacassino.it http://www.filosofiaedintorni.eu http://www.treccani.it/enciclopedia