Nelregnovuotoeluminoso Fukudenkai-Cucirel'AbitodelBuddhanellapratica ... · 2016. 4. 14. · 6)...

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Di Padri e Figli Fukudenkai - Cucire l'Abito del Buddha nella pratica buddhista giapponese contemporanea ... Misurare la Via ... Buddhismo e agricoltura - dopo Masanobu Fukuoka Corpo in pratica notizie in breve attività dojo altre attività Nel regno vuoto e luminoso condizioni e pensieri consumati : è chiaro, vigile, sempre splendente! 1 3 6 9 11 12 12 12 newsletter aprile-maggio 2016 www.ilcerchiovuoto.it (*) teisho (insegnamento formale) e sesshin (ritiro intensivo) sono aperti a tutti previo contatto con la segreteria del centro. (**) per le iscrizioni, entro e non oltre il 31 marzo, contattare la segreteria Tutte le attività richiedono una prenotazione da inviare a "[email protected]" o contattando la segreteria. continua a pag. 2 Denkōroku 1 , la "Raccolta della Trasmissione della Lampada" attribuito a Keizan Jōkin 2 , è considerato, insieme allo Shōbōgenzō di Eihei Dōgen Zenji, uno dei due gioielli della letteratura Zen Sōtō, e, come il capolavoro del Primo Fondatore, fu studiato solo nella stretta cerchia dei monasteri zen 3 . Nel preambolo al testo si afferma che Keizan Zenji iniziò la sua serie di 53 lezioni sul Dharma ai monaci di Daijōji, l'undicesimo giorno del primo mese dell'anno 1300. Solo nel 1857, dopo 557 anni di oscurità, il Denkōroku fu rivisto e pubblicato in due volumi stampati con caratteri di legno da un monaco chiamato Sen'Ei ( 1794-1864). Denkō , è illuminazione trasmessa, l'insight spirituale, è sinonimo del termine Kōmyo , saggezza che illumina, argomento del XV capitolo dello Shōbōgenzō di Eihei Dōgen Zenji. Cinquantatré generazioni, 28 in India, 22 in Cina, e 2 in Giappone, dove la catena di successori termina con Kōun Ejō, il cinquantaduesimo Patriarca della famiglia, in un'unica linea che risale al fondatore, primo e ultimo legittimatore di tutti quelli che seguono, Buddha Shakyamuni. L'India, una sorta di 'terra santa', diventa terra del mito, e l'evento salvifico fondante, il Risveglio di Shakyamuni Buddha, garanzia di identità e autenticità di una linea di sangue spirituale che va da un solo padre ad un figlio, che diventa a sua volta il nuovo Patriarca della famiglia. Non è la fattualità storica ad essere significante, ma il mito come forma di verità che non ha basi storiche: nessuno storico crede oggi che, ad esempio, lo Zen cinese inizi con l'arrivo di Bodhidharma, considerata una figura mitico-leggendaria, o che Hui Neng, il VI Patriarca, sia mai esistito e che sia l'autore del Sutra della Piattaforma. 6/4 ore 19:30 8/4 13/4 ore 19:30 14/4 ore 20:00 20/4 ore 19:30 21/4 ore 20:00 22/4 27/4 ore 19:30 28/4 ore 20:00 29/4-1/5 4/5 ore 19:30 5/5 ore 20:00 9/5 11/5 ore 19:30 12/5 ore 20:00 18/5 ore 19:30 19/5 ore 20:00 25/5 ore 19:30 26/5 ore 20:00 27/5 29/5 Total Zen Beginners incontro Alessandria Total Zen Beginners teisho Total Zen Beginners teisho incontro Alessandria Total Zen Beginners teisho Jukai sesshin - ordinazione Zaike (**) Total Zen Beginners teisho incontro Alessandria Total Zen Beginners teisho Total Zen Beginners teisho Total Zen Beginners teisho incontro Alessandria sesshin Torino e celebrazione Vesak (*)

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  • Di Padri e FigliFukudenkai - Cucire l'Abito del Buddha nella praticabuddhista giapponese contemporanea... Misurare la Via ...Buddhismo e agricoltura - dopo Masanobu FukuokaCorpo in praticanotizie in breveattività dojoaltre attività

    Nel regno vuoto e luminosocondizioni e pensieri consumati :

    è chiaro, vigile, sempre splendente!

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    newsletter aprile-maggio 2016www.ilcerchiovuoto.it

    (*) teisho (insegnamento formale) e sesshin (ritirointensivo) sono aperti a tutti previo contatto con lasegreteria del centro.(**) per le iscrizioni, entro e non oltre il 31 marzo,contattare la segreteria

    Tutte le attività richiedono una prenotazione da inviare a"[email protected]" o contattando la segreteria.

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    Denkōroku 1, la "Raccolta della Trasmissione dellaLampada" attribuito a Keizan Jōkin2, è considerato, insieme alloShōbōgenzō di Eihei Dōgen Zenji, uno dei due gioielli dellaletteratura Zen Sōtō, e, come il capolavoro del Primo Fondatore,fu studiato solo nella stretta cerchia dei monasteri zen3. Nelpreambolo al testo si afferma che Keizan Zenji iniziò la sua seriedi 53 lezioni sul Dharma ai monaci di Daijōji, l'undicesimogiorno del primo mese dell'anno 1300. Solo nel 1857, dopo 557anni di oscurità, il Denkōroku fu rivisto e pubblicato in duevolumi stampati con caratteri di legno da un monaco chiamatoSen'Ei ( 1794-1864).Denkō , è illuminazione trasmessa, l'insight spirituale, èsinonimo del termine Kōmyo , saggezza che illumina,argomento del XV capitolo dello Shōbōgenzō di Eihei DōgenZenji.

    Cinquantatré generazioni, 28 in India, 22 in Cina, e 2 inGiappone, dove la catena di successori termina con Kōun Ejō, ilcinquantaduesimo Patriarca della famiglia, in un'unica linea cherisale al fondatore, primo e ultimo legittimatore di tutti quelli cheseguono, Buddha Shakyamuni.

    L'India, una sorta di 'terra santa', diventa terra del mito, el'evento salvifico fondante, il Risveglio di Shakyamuni Buddha,garanzia di identità e autenticità di una linea di sangue spiritualeche va da un solo padre ad un figlio, che diventa a sua volta ilnuovo Patriarca della famiglia.

    Non è la fattualità storica ad essere significante, ma il mito comeforma di verità che non ha basi storiche: nessuno storico credeoggi che, ad esempio, lo Zen cinese inizi con l'arrivo diBodhidharma, considerata una figura mitico-leggendaria, o cheHui Neng, il VI Patriarca, sia mai esistito e che sia l'autore delSutra della Piattaforma.

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    Capitolo dopo capitolo, la luce men-zionata nel titolo del testo si rivelaessere il vero e unico protagonista diogni storia: definita via via condifferenti espressioni – Quell'Uno,Quella Persona, l'Immortale Signoredell'Eremo – sarà paragonata a unaperla brillante e rilucente, che non habisogno di essere scolpita o lucidata, oal vento che scuote il mondo, ma nonpuò essere visto né toccato.Preziosa luce, va custodita e trasmessadi generazione in generazione, senzache vada perduta o che sia alterata:“(...) versare tutta l'acqua di unrecipiente, così come è, in un altro”4 –ecco il mandato di generazione ingenerazione.Così si delinea la genealogia nonordinaria del Denkōroku, una vera epropria “genealogia spirituale”, chelegittima chi percorre la Via delBuddha diventando autentico erededel suo Dharma:

    “In verità, la Via del Risveglio e ilDharma del Buddha si possono afferraresolo comprendendo che la nostra pelle, lanostra carne, le nostre ossa e il nostromidollo contengono il mondo intero”5.

    I 53 episodi del testo costituiscono infondo un unico racconto, diversoeppure sempre uguale, dell'incontrotra Maestro e discepolo: è l'anti-chissima apostolicità della Tradizionevedica del paramaparâ6, che in san-scrito significa “ordine, successione”,e che altro non è che l' i shin den shin,“dal mio spirito al tuo spirito”,espressione tanto cara allo Zen, in ul-tima analisi, Ken Butsu, l'incontro colBuddha, il vedere il Buddha: nel mo-mento in cui il discepolo realizza laBuddha Natura in se stesso, quandoavviene la Ri-velazione, si attualizza laTrasmissione.

    Il testo è ancora oggi più che maiattuale e fonte di ispirazione per chinon voglia fraintendere la pratica,riducendola a un'attitudine autore-ferenziale, malsana strategia di chi sipone solo quel tipo di domande chegli danno ragione.

    Quella e solo quella è la pratica deiBuddha e dei Patriarchi: “(...) Così inIndia, così in Cina, tutti coloro chehanno protetto e tramandato in modocorretto l'Insegnamento di ShakyamuniBuddha, hanno praticato questo zazen.Trasmettere correttamente da Maestro adiscepolo la realtà concreta di questapratica, è proteggere nel trascorrere delleepoche storiche il fondamento dell'In-segnamento di Shakyamuni Buddha”7.Kō, la luce, non è altro che il fiore diShakyamuni e il sorriso di Maha-kasyapa, sigillo di men jū jū men,trasmissione silenziosa, dare e ricevere,battito del cuore dell'Universo.

    1) Den , comunicare, insegnare,trasmettere; Kō , illuminazione;Roku , documento, narrazione.

    2) Keizan Jōkin Zenji (1268–1325),quarta generazione nel lignaggio ZenSōto. Mentre Eihei Dōgen vienedefinito Kōso , alto fondatore),Keizan Jōkin è spesso chiamato Taiso( , grande fondatore).

    3) “(...) Se riflettiamo storicamente,possiamo riconoscere che dalle sueorigini il vasto Ordine religioso, notocome scuola Sōtō giapponese, fuistituito in base ai poteri dei meriti diDōgen Zenji, fondatore della tradi-zione, e Keizan Zenji, che la consolidòa livello istituzionale”. in Dōgen asFounding Patriarch di Etō Sokuō.“(…) Come è chiaramente stabilitodallo statuto–costituzione della SōtōShu, Sotoshu Shuken, Dōgen Zenji, chefondò il Tempio di Eihei, è il Padrefondatore originario della Scuola,mentre Keizan Zenji, fondatore deltempio e monastero di Sōji, ne è ilPadre successore”. in Dōgen asFounding Patriarch di Etō Sokuō.

    4) In Bendōwa di Eihei Dōgen Zenji.

    5) In Kōmyo di Eihei Dōgen Zenji.

    6) Termine sanscrito che significa, let-teralmente, 'dall’uno all'altro', e quindi'successione di Maestri spirituali'.Nella Bhagavad Gita (4.2), Krishnaafferma: “Evam parampara-praptam /Imam rajarshayo viduh / Sa kalenehamahata / Yogo nashtah parantapa”,“Questa Scienza Suprema fu cosìtrasmessa in successione da maestro adiscepolo, e i re santi la ricevettero inquesto modo; nel corso del tempo,tuttavia, la catena di maestri si èinterrotta e questa scienza così com'èsembra ora perduta”.

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    Light coming on the plainsby Georgia O'Keeffe

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    La successione discepolare è carat-teristica del metodo top-down, perchéarriva direttamente dal Signore, ilprimo anello della catena paramparâ, evia via si trasmette poi da Maestro adiscepolo” in Scienza e Vedanta diAndrea Boni.“(...) La conoscenza doveva quindiessere trasmessa da bocca a orecchio,solo un Maestro poteva trasmetterla,avendola ricevuta nel modo correttoda una fonte autorevole, in unasuccessione (paramparâ) che si faceva

    risalire generalmente alla divinitàfondatrice della tradizione. Per quantoriguarda lo yoga, il mito precisachiaramente la trasmissione dottrina-le, la guru-shishya-paramparâ: Shiva-Matsyendranâtha-Gorakshanâtha. Ilmito è molto noto: “Shiva insegnavaun giorno in riva al mare la dottrinadello yoga a Pârvatî, la sua sposa.Lokeshvara (un essere semidivino)che si era nascosto in acquaassumendo l’aspetto di un pesce,intese tutto e lo trasmise ai suoi due

    figli e a Gorakshanâtha”, in Da bocca aorecchio. Il rapporto maestro-discepolonella tradizione indiana, a cura di SilviaCordeschi.7) In Bendōwa di Eihei Dōgen Zenji

    Il Buddha ha dato i precetti come indicazione chiara,indubitabile,

    del percorso di un praticante buddhista responsabile.

    Zazen e i precetti.

    M. Daido Strumia Il Cammino del cercatore

    Ō JUKAI

    dall'8 al 12 giugno al Tempio La Gendronnière, fondato da Mokudo Taisen Deshimaru,Primo Patriarca del Sōto Zen d'Europa

    Ō Jukai (Jukai, ricevere i Precetti) avrà luogo per la prima volta in Europa nella forma tradizionale, ed èrivolto a tutti coloro che – monaci, monache, laici e laiche – siano interessati alla messa in opera dei valoribuddhisti, nel corso di cinque giorni durante i quali zazen, gli Insegnamenti, le Cerimonie si alternerannonella pratica continua.

    Una delegazione di trenta monaci provenienti dal Giappone accompagnerà Dônin Minamizawa Rôshi,attuale vice-Zenji di Eiheiji, che officerà le Cerimonie dei Precetti. Nara Rôshi, presidente dell'Università diKomazawa, terrà dei teishô; insegnanti europei si alterneranno negli Insegnamenti.

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    di Diane E. Riggs; traduzione eadattamento a cura di Chiara DaishinGrassi

    PremessaQuesto articolo1 tratta dello studiodell'Abito buddhista nel XX secolo edei gruppi di cucitura dettifukudenkai, costituiti dopo la secondaguerra mondiale dal prete Zen Sōtō,nonché accademico, Kōdō Sawaki(1880-1965) e dai suoi discepoli.Il termine fukudenkai2 alludemetaforicamente all'efficaciaspirituale - campo di meriti - chel'Abito incarna, e molti partecipanticredono che cucire l'Abito in uncontesto di meditazione e di praticaformale Zen produca meriti.L'equiparazione fatta da Sawaki tra lafede nell'Abito del Buddha e la fedenell'Insegnamento del Buddha sibasa su due scritti di Dōgen Zenji3(1200-1253), riverito comefondatore del lignaggio giapponesedello Zen Sōtō. In aggiunta aicommentari di ambito Sōtō sui testidi Dōgen Zenji, Sawaki Rōshi si èavvalso anche di testi e di tecnicheconcrete di cucitura sviluppate daJiun Ōnkō, pionieristico studioso discuola Shingon (1718-1804).La forma e i materiali degli abitifukudenkai sono alquanto differentidalle forme più moderne stabilitedall'ufficio amministrativo dellascuola Sōtō, le cui disposizioniguidano la produzione commerciale.I gruppi fukudenkai rappresentanopertanto, nel Giapponecontemporaneo, un'alternativa allacultura commerciale controllatacentralisticamente.

    Introduzione

    Questo testo tratta in primo luogodella mia ricerca sul campo condottatra il 2003 e il 2004 presso i gruppi dicucitura dell'Abito buddhistadenominati fukudenkai della scuolabuddhista giapponese Zen Sōtō, maprende anche in esame la questionedel contesto storico in cui questigruppi si sono formati.Il termine fukudenkai - gruppo delcampo di meriti - riprende uno deinomi dell'Abito buddhista, che siriferisce alla forma originale ispirata,a quanto si diceva, al disegno dellerisaie.In questo articolo col terminefukudenkai intenderò quei gruppi dicucitura dell'Abito che seguonoinsegnanti Zen Sōtō depositari degliinsegnamenti di Kōdō Sawaki e EkōHashimoto (1890-1965). Essirappresentano un piccolo macrescente movimento tra laici e preti

    che intendono riallacciarsi a pratichebuddhiste tradizionali, quali il cucirsida sé il proprio Abito e praticarezazen.La serie dei tre Abiti descritti nei testivinaya4 è costituita da indumentirettangolari, realizzati con pezzi distoffa assemblati insieme e destinatiad avvolgere il corpo esattamentenello stesso modo in cui il sari vieneindossato ancora oggi in India, echiamati Kesa in giapponese.Quando il Buddhismo si diffuse inpaesi dal clima più freddo, comeCina e Giappone, all'abito monasticoindiano furono apportati adattamentidovuti alle differenze culturali eclimatiche.I monaci cinesi indossavano sottol'Abito rettangolare in stile indianoabiti di foggia cinese che furonosuccessivamente introdotti inGiappone come abiti dei religiosibuddhisti.

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    Il sincretismo derivante dallastratificazione di tali abiti religiosi –indiani, cinesi e giapponesi – avvalorail punto di vista di molti nelGiappone contemporaneo secondocui l'Abito buddhista sarebbe unresiduo simbolico dell'antica Indiadei tempi del Buddha Shakyamuni,una specie di abito decorativobuddhista.Nel mio testo darò all'abito ret-tangolare il nome di Abito del Buddhao semplicemente Abito, per tradurreil giapponese Kesa, cercando così disviluppare una terminologia ingleseper tali indumenti. Sebbene la suaconfezione sia una pratica anticadescritta negli antichi testi canonicivinaya e sutta, questi gruppi di cuci-tura stanno creando nuove tradizioniattente alle questioni religiose e so-ciali del Giappone contemporaneo.Il fukudenkai permette a gruppi mistidi praticanti laici e ordinati, sia uominiche donne, di cucire lavorandoinsieme, una pratica quasi certamentesenza precedenti nei tempi premo-derni, cambiando anche il rapporto didipendenza tra produzione commer-ciale dell'Abito e istituzioni buddhistecontemporanee.Il clero Sōtō Zen giapponesecontemporaneo li ordina abitual-mente dai cataloghi dei produttori aprezzi variabili all'incirca tra gli 850 ei 3.200 dollari per un Kesa a settebande, mentre per un Kesa a novebande utilizzato nelle cerimonie, serealizzato con ricami, il prezzo puòsalire fino a 22.000 dollari. L'ordine

    vien fatto per telefono, con uncontatto diretto con chi loconfezionerà minimo o addiritturasenza neppure quello, e senza potermodificare il design dell'abito orichiedere tessuti diversi da quellidelle linee guida rigorosamentestabilite dal Sōtō Shumucho5. Il fu-kudenkai rappresenta un'alternativaal rapporto commerciale che l'isti-tuzione del Sōtō raccomanda.La prima parte del testo delinea lastoria, le figure chiave e i testi checostituiscono i fondamenti per lostudio di due maestri del XX secolo:Kōdō Sawaki ed Eko Hashimoto; laloro interpretazione della visione diDōgen Zenji sull'Abito e la suc-cessiva ricerca sull'argomento con-dotta in ambito Sōtō nel periodoTokugawa6 è stata applicata e am-pliata dai loro discepoli sfociando poinella fondazione della pratica dellacucitura a mano dell'Abito comeparte integrante della praticabuddhista.La seconda parte del testo presenta lametodologia e i dati del lavoro sulcampo condotto presso questi gruppifukudenkai durante l'anno scorso.I dati includono il mio lavoro sulcampo in qualità di partecipante-osservatore nel fukudenkai, e ancheinterviste a maestri di scuola Sōtō eShingon7, nonché una visita aun'azienda di produzione di abiticommerciali a Kyoto. (C.G.)

    1) In Japanese Journal of ReligiousStudies, vol. 31, n° 2, Traditional

    Buddhism in Contemporary Japan(2004), pp 311-356, pubblicato daNanzan Institute for Religion andCulture.2) Il termine fukudenkai riprendel'espressione fukuden-e presente nelTakkesage, "Strofe del Kesa", doveviene tradotta 'campo illimitato difelicità'.3) Si tratta del Kesa Kudoku – IMeriti del Kesa – e Den E – LaTrasmissione dell'Abito – entrambicapitoli dello Shōbōgenzō.4) Vinaya, le regole monastiche, èuno dei tre canestri del Tripitaka, ilCanone Buddhista, insieme ai Sutra eall'Abhidharma.5) Quartier generale del Sōtō Zen inGiappone.6) Era Tokugawa, periodo dellastoria giapponese che va dal 1603 al1868.7) Shingon ( in cinese "veraparola", traduzione del sanscritomantra) si riferisce alle branchegiapponesi del buddhismo tantrico.In Giappone indica esclusivamente ilignaggi che risalgono a Kūkai,fondatore che della scuola nell'anno804, denominati Shingon-shū.

    Diane Riggs ha presentato la sua tesi di dottorato a Kyoto presso l'Università Ryūkoku e il Centro internazionale diRicerca di Studi Giapponesi. Ha anche studiato presso il Centro inter-universitario per la Formazione in LinguaGiapponese di Yokoyama. La tesi della dottoressa Riggs, “Il significato culturale e religioso degli Abiti buddhisti inGiappone”, è il primo studio di ampio respiro sull'argomento che integri fonti testuali con fonti di cultura materialestorica e contemporanea. L'ambito della sua ricerca include l'integrazione della pratica religiosa con la culturamateriale e la funzione della donna nel supportare tale cultura. La dottoressa Riggs ha anche tenuto corsi sulletradizioni religiose indiane, cinesi e giapponesi, sulle tradizioni di meditazione buddhista e sul buddhismo Zen.

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    Misurare la via e non discostarsene èl'arduo compito di tutti i praticantiZen. Quando sediamo in silenziocerchiamo di mantenere una posturache ha delle prescrizioni ben definite,e poco a poco, impariamo a realizzarecome ogni scostamento da essa siauno specchio del girovagare dellanostra mente che nel suo incessantesaltare da un pensiero all'altro cimanda continuamente “fuori rotta”.Ma cosa ha significato nella storiadell'uomo trovarsi fuori rotta e nonessere capaci di misurare la via?Fin dai tempi più antichi l'uomo hapreso come riferimento il sole e lestelle per orientarsi e definire la suaposizione sul nostro pianeta.Il greco Eratostene, curatore delmeraviglioso sapere contenuto nellabiblioteca di Alessandria, riuscì nel240 a.C. a misurare in modo “indi-retto” la lunghezza del meridianoterrestre con un metodo semplice egeniale che stupisce per la precisionerispetto al valore misurato oggi construmenti sofisticati e satelliti.Eratostene aveva osservato come nelsolstizio d'estate fosse possibile vede-re il riflesso dei raggi solari sul fondodei pozzi di Siene (l'antico nome diAssuan). Ne dedusse che in quelladata il sole era allo Zenit nelpassaggio sul meridiano che attra-versa Siene (che si trova proprio sulTropico del Cancro), pertanto inquel luogo i raggi del sole sonoperfettamente perpendicolari allasuperfice terrestre e pertanto il loroprolungamento passa per il centrodella terra. Conoscendo la distanza(5000 stadi) tra Siene ed Alessandria(situata sullo stesso meridiano diSiene) e misurando la lunghezza

    dell'ombra proiettata da un'astapiantata per terra (gnomone) nellastessa data ad Alessandria, Erato-stene risalì con elementari ragio-namenti di trigonometria all'angolodi inclinazione dei raggi solari (7o).Con una semplice proporzione cal-colò quindi la lunghezza dellacirconferenza intera:7° : 360° = 5.000 stadi : x → x =257.142 stadiTenendo conto che uno stadiomisura, secondo la definizione datatadai greci, la distanza che un uomorobusto può correre al massimo dellavelocità senza stancarsi troppo (circa160m) si arriva ad una lunghezza di40.500Km che approssima in modosbalorditivo quella ritenuta “vera”oggi (40.009Km).Ai tempi di Ulisse e dei Fenici,quando le navi si muovevano len-tamente a remi o con piccola velaturasu brevi distanze, l'osservazione aocchio nudo del cielo e degli astrierano sufficienti a mantenere la rotta,almeno fino che non arrivavano letempeste volute da dei o dee vendi-cativi, vedi le perpezie del poveroOdisseo che si risvegliava solitamen-

    te su un'isola sconosciuta(e circondato da belle fanciulle)senza sapere come ci era arrivato!Ma quando, a partire dalla fine delXV secolo, fu il momento di spostarsicon i grandi velieri sugli sconfinatioceani, fu necessario avvalersi distrumenti idonei a misurare conprecisione la latitudine e la longi-tudine durante la navigazione pernon discostarsi dalla via tracciatasulle rudimentali cartografie rese dis-ponibili dalla genialità del fiammingoMercatore (1512-1594).Nel periodo delle grandi scopertegeografiche, ai tempi di Colombo edi Vasco de Gama, calcolare a bordola latitudine osservando l'altezzamassima del sole allo zenit o di unastella rispetto all'orizzonte della naveera abbastanza semplice almeno inlinea di principio. Infatti sbagliare diun grado la misura dell'altezza sul-l'orizzonte locale della stella polarecomporta un errore di circa 120Kmnella localizzazione della posizionesul meridiano. Per questo motivofurono inventati strumenti con tec-nologie sempre più sofisticate

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    come la balestriglia, l'astrolabio,l'ottante o molto più tardi (verso lametà del XVIII secolo) il sestante.Questo strumento, che sfrutta il prin-cipio della doppia riflessione ottica,raggiungeva una precisione altissima(dell'ordine del decimo di grado)perché, oltre a sfruttare il progressonella costruzione delle lenti fin daitempi del cannocchiale di Galileo,sottrae il “modo comune” delmovimento della nave, collimando insuccessione l'astro sotto osservazionee l'orizzonte dell'osservatore.Ma il calcolo della longitudine era unaltro paio di maniche! Basti pensareche la circonferenza della terraall'equatore è di circa 40.000Km,pertanto l'errore di un solo gradonella determinazione della longi-tudine equivale a un fuori rotta di40000/360 cioè circa 111Km.Questo spiega perché le navi anda-vano ad arenarsi su isole che non siaspettavano di trovare, o si infran-gevano su scogli che non dovevanoessere lì. Colombo stesso sarebbefinito chissà dove, se non avesse tro-vato S. Salvador sulla sua rotta!!!Il fatto è che il calcolo della longi-tudine non è per nulla facile se, comesuccedeva allora, non si dispone di unriferimento temporale assoluto. Se in-fatti si ha un orologio sincronizzatocon il tempo di un meridiano diriferimento basta ogni giorno misurarelocalmente l'altezza massima del solee vedere di quanto siamo in ritardo oin anticipo, a seconda se ci troviamo aEst o a Ovest del meridiano diriferimento, rispetto all'ora scanditadal cronometro.Ma se non si ha un orologio bisognaricorrere all'osservazione del cielo, equesta è un'operazione molto com-plessa e assai poco precisa.Galileo propose di usare le eclissi diGiove e ne calcolò le ore di appa-

    rizione e di scomparsa per vari mesidell'anno, costruendo così delle ta-belle di effemeridi che invano tentòdi proporre a vari sovrani. Il fatto èche provare a osservare gli astri conun telescopio mentre una nave bec-cheggia magari in mezzo ai cavallonidi una tempesta, non è un compitomolto agevole. Così le navi conti-nuarono a naufragare tanto che nel1714, il Parlamento inglese giunse adapprovare il Longitude Act, che stan-ziava un premio di 20.000 sterlinedestinato a chi avesse inventato unmetodo attuabile per determinare lalongitudine in mare con una preci-sione di mezzo grado.Astronomi da un lato e meccaniciorologiai dall'altro si affaccendaronoper contendersi la ricompensa: i primiinventando metodi matematico-osser-vativi sempre più sofisticati e i secondicercando di migliorare le tecnologie difabbricazione degli ingranaggi e deiperni in modo che il loro funzio-namento fosse sempre meno influen-zato dalle vibrazioni della nave. Laregolarità dell'orologio è infatti fonda-mentale. Un semplice calcolo lodimostra. Se consideriamo la sferaterrestre affettata da 24 meridiani (le24 ore del giorno solare), ci rendiamoconto che, all'equatore, la distanza tra imeridiani è di 15o (360o /24), checorrisponde a una differenza in tempolocale di 60 minuti. Perciò un errore dimezzo grado corrisponde ad accu-mulare un massimo di circa 2 minutidi differenza temporale in parecchimesi di navigazione!Fu solo nel 1760 che l'artigiano delloYorkshire John Harrison risolse ilproblema di costruire un orologiosufficientemente preciso da risultarecapace di compensare tutti ibeccheggi e i rollii che una nave devesopportare durante una lunganavigazione su mari tempestosi.

    Questo asso della meccanica diprecisione impiegò più di trent'anniper realizzare il suo capolavoro.Interessante la tecnologia utilizzata:costruì gli ingranaggi in legno perchénon fossero soggetti alla dilatazione econtrazione che subiscono i metalli alvariare della temperatura; per evitarei cambiamenti di viscosità dei lubri-ficanti utilizzò un tipo di legno chetrasuda naturalmente una sostanzagrassa; eliminò il sistema a pendoloper scandire il tempo perché nonadatto alla navigazione, e lo sostituìcon congegni a molle, associandometalli diversi per bilanciarne ladeformazione.

    Durante questi anni anche il metododelle distanze lunari fece grossiprogressi, da una parte con la stesuradi mappe che prevedevano conmaggiore dettaglio la posizione dellaLuna, dall’altro con l’invenzione distrumenti, quali il sestante, che per-mettevano di misurare più facilmentela posizione degli astri dal ponte diuna nave.

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    Nel 1761, infine, il figlio di Harrisonpoté sottoporre l’H-4, il quarto pro-totipo realizzato insieme al padre, alviaggio di prova fino in Giamaica.Nonostante al termine degli 81 gior-ni di viaggio l’orologio avesse perdu-to appena quattro secondi, l’esamenon fu ritenuto sufficiente dai mem-bri della Commissione, che tergiver-sarono chiedendo all’orologiaio con-tinue verifiche e spiegazioni.Ormai ottantenne, Harrison dovetterivolgersi al re Giorgio III per ot-tenere almeno un parte del premio.Un’altra parte della somma andò allavedova di John Tobias Meyer, cheper primo aveva completato delle

    tavole lunari sufficientemente affi-dabili da essere usate nel calcolo dellalongitudine.I due metodi si fecero concorrenza perdiversi anni ancora, ma gli orologidimostravano sempre maggiore affida-bilità, a partire da quello costruito sumodello di Harrison, che accompagnòJames Cook nel suo secondo viaggiodal 1772 al 1775. Il metodo delledistanze lunari finirà per essere usatosolo come verifica della precisione deicronometri, ma il meridiano diriferimento in base al quale eranocalcolate le tabelle, il meridianopassante per l’Osservatorio Reale diGreenwich, diventerà quello rispetto

    al quale ancora oggi calcoliamo lalongitudine e l’ora in tutto il mondo.

    La storia della misura dellalongitudine, e in particolare quella diHarrison, ci parla di uomini chehanno speso la loro vita nel tentativodi “misurare la via”, senza deflettere odisperarsi davanti all'insuccesso o allamancanza di riconoscimento daparte del potere o della scienzaufficiale, dimostrando, se ce ne fosseancora bisogno, che gli “uomini dipassione” sono certamente praticantiZen, anche se non lo sanno! (M.S.)

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    Questa è la seconda parte dellasintesi di tre articoli scritti da TrentBrown sul suo blog "In Between".Per chi fosse interessato, riportiamoi riferimenti ai testi integrali.

    Nell'articolo precedente (gennaio2016) abbiamo riportato una sintesidelle idee di Masanobu Fukuoka, unagronomo giapponese, morto nel2008, che propose un approcciorivoluzionario alle tecniche di col-tivazione, basato sull'osservazione diprocessi naturali e a una filosofiaispirata ai principi Buddhisti.

    In questa seconda parte racconte-remo cosa accadde nei casi in cuiqueste idee vennero applicate, sul loroimpatto e quali, prime, considerazionipossono essere fatte.Fukuoka mise a punto e sperimentò lesue idee, descritte in un testo moltofamoso che ebbe diffusione in tutto ilmondo (La rivoluzione del filo dipaglia, edito in Italia dalla LibreriaEditrice Fiorentina) in una fattorianella prefettura di Ehime, a Iyo.Negli ultimi anni della sua vita edopo la sua morte, la fattoriacontinuò ad essere gestita dalla suafamiglia. Il figlio e soprattutto ilnipote Hiroki hanno dovuto in parteadattare le tecniche iniziali, soprat-tutto per ridurre alcuni contrasti coni vicini e meglio rispondere alleesigenze di vendita dei prodotti.Il primo aspetto, quello dei vicini, èsignificativo e caratteristico di unasocietà in cui la reputazione e irapporti di buon vicinato sono forseancora più importanti di quanto nonsiano in Occidente.Il fatto che le tecniche di Fukuokaescludessero completamente l'araturae prevedessero la copertura del ter-reno con ogni tipo di pianta, com-

    prese quelle considerate erbacce,generava infatti molte critiche daparte dei vicini, che consideravanocome la fattoria dei Fukuoka fossefatta di campi incolti e abbandonati.Inoltre, in alcuni casi, il metodo diirrigazione prevedeva un calendariodiverso da quello usuale e, soprat-tutto, in periodi in cui le riserved'acqua collettive erano ridotte.Per buon vicinato, e per privilegiareun approccio basato sulla coope-razione, il figlio e il nipote di Fu-kuoka cambiarono in parte questometodo, soprattutto per quantoriguarda l'irrigazione.La vendita dei prodotti, infatti,necessaria per chi deve ricavare unreddito economico e non solo disussistenza, richiedeva di creare unarete di collaborazione con gli altricoltivatori della zona per proporre unapproccio verso il mercato diversodalla solita vendita ai grossisti, basataoggi, in Giappone come nel resto delmondo, sul ribasso dei prezzi esull'attenzione agli aspetti estetici, diqualità percepita, piuttosto che aquelli della salute e della qualitàsostanziale.Hiroki Fukuoka pensa infatti chel'unico modo per sopravvivere siaquello di creare una rete di venditadiretta in cui poter mostrare ai con-sumatori finali i pregi e le qualità deisuoi prodotti, e che questo possagiustificare un eventuale prezzo piùalto, permettendo realmente a unafamiglia di vivere decorosamente diagricoltura, attività che lui, come ilnonno, considera fondamentale perogni società.Se per fare questo è necessariodeviare verso un approccio menorigoroso, egli lo considera un malenecessario, anche se complessiva-mente ne ricava un senso di disil-

    lusione ed è diviso fra gli sforzinecessari per mantenere viva l'atti-vità e l'impegno di continuare adiffondere la filosofia del nonno.

    Un altro esempio delle applicazionipratiche del metodo di Fukuoka puòessere studiato nei suoi esperimentinei terreni depauperati e desertificatidell'Africa orientale e dell'India.In queste regioni, infatti, Fukuokapoté osservare come le tecniche disfruttamento intensivo e le mono-colture spesso imposte da multi-nazionali nei paesi in via di sviluppo,invece di portare ricchezza e benes-sere, avevano peggiorato notevol-mente le condizioni di vita dellepopolazioni agricole.Questo lo portò a mettere a puntoun approccio descritto in modoesaustivo, insieme a una pesantecritica delle cause scatenanti, nel suoultimo libro Sowing seeds in thedesert, pubblicato in Giappone nel1998 e in lingua inglese nel 2012,dopo la sua morte.

    continua a pag. 10

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    In questo testo, Fukuoka descrive unmetodo sperimentato diverse voltesul campo, con alterni successi, inAfrica, India, Tailandia, basato sulladispersione di palline di argilla impas-tate con una miscela di semi di variotipo. L'idea di base è che in contestidegradati il terreno ha perso l'equi-librio e la fertilità necessari allo svi-luppo delle piante; l'argilla fornisceinvece ai germogli un piccoloambiente dove attendere le condi-zioni propizie per germinare, e poiun primo spazio in cui sviluppare leradici. Molti semi non germinerannoaffatto, e molte piantine morirannopresto, ma contribuiranno a ricos-truire gradualmente uno strato diterreno fertile per quelle chesopravviveranno.Questo approccio, basato su unavalutazione non solo ecologica maanche in certo qual modo filosofica,aveva un fascino e un'apparentesemplicità che, insieme alla reputa-zione di Fukuoka, gli permisero diottenere autorizzazioni e finanzia-menti per alcuni esperimenti su largascala in Africa orientale e in India.Il metodo si è dimostrato valido, masolo su spazi ridotti e dopo ripetutitentativi; purtroppo, invece, l'ap-proccio dei governi e la lorodisponibilità a finanziare i progettirichiedeva risultati visibili e rapidi, intempi brevi. Gli esperimenti pubblicivennero quindi presto abbandonati.Analogamente, il tentativo di con-vincere i piccoli agricoltori ad adot-tare questo metodo, spinto for-temente da Fukuoka anche in unaserie di seminari, ebbe poco successoa causa dell'imprevedibilità dei risul-tati: nessun agricoltore del TerzoMondo può permettersi di dedicaretempo, energia e denaro a fronte dirisultati incerti, soprattutto se daquesto dipendono il suo sosten-tamento e quello della sua famiglia.Come conseguenza, anche in Indiadove Fukuoka trovò molti agricoltori

    convinti del suo approccio e soprat-tutto della sua filosofia e dei suoivalori, che avevano diversi punti dicontatto con quelli del MahatmaGandhi, solo un gruppo di "fedelis-simi" continuò a praticare l'agricolturanaturale, anche se, come il nipoteHiroki in Giappone, adattandola emitigandola.

    Dopo aver riassunto questi trearticoli, vorrei ora aggiungere alcuneconsiderazioni personali e una primavalutazione del significato e dell'im-patto di Masanobu Fukuoka sulla ri-voluzione culturale e metodologicache l'agricoltura sta vivendo daqualche decennio.Ormai da tempo, i limiti e i dannidelle colture intensive, basate sul-l'uso di sostanze chimiche, la mecca-nizzazione, la standardizzazione deiprodotti e lo sfruttamento del ter-reno sono sempre più evidenti; leconseguenze di questo approcciosono desertificazione del suolo, in-quinamento, impoverimento dellaqualità dei prodotti e povertà cre-scente delle popolazioni agricole.Quello di Fukuoka è un approccio,soprattutto filosofico, che pur ba-sandosi su una corretta valutazionedella situazione e delle sue cause,propone soluzioni a volte estreme edifficilmente compatibili con un'ap-plicazione pratica nella società attuale.Si può dire che richiedono una tras-formazione rivoluzionaria dell'interasocietà, del suo sistema di valori edella sua economia. Ovviamentequesto rischia di perdersi inesperimenti velleitari che, anche seavessero successo singolarmente, nonpotrebbero generare la massa criticanecessaria a un effettivo cambiamentodella società.Pur mettendo in discussione l'at-tuale sistema distorto di valori, ba-sato sull'accumulo di beni spessoinutili e sull'apparenza, affinché uncambiamento possa avvenire è ne-

    cessario che proponga alternativefattibili, applicabili in modo gradualee che soprattutto permettano a chi leadotta di condurre una vita dignito-sa. Purtroppo l'attuale situazione dicrisi e di sfiducia rende molto dif-ficile individuare e realizzare proget-ti di trasformazione veri e incisivi inquesto campo.E' come se, dopo l'illusione inizialeassociata alla speranza, velleitaria, diavere trovato la soluzione magica,adesso si fosse caduti nella rapidadisillusione, senza rendersi conto chequesta può portare solo alla dispe-razione di molti agricoltori, soprat-tutto nel Terzo Mondo (come il nu-mero crescente di suicidi in India e lariduzione praticamente in schiavitùdei contadini in Africa e nel restodell'Asia dimostrano) e all'indifferen-za, quasi la "rimozione" da parte dellesocietà più ricche, che si cullanonell'altra illusione di cibo sempre dis-ponibile e a basso prezzo, senzaconsiderare che questo è basato solosulla disperazione di altri popoli.E' notevole però come le cause, e ladifficoltà nel trovare soluzioni, ancheparziali e locali, siano riconducibili aiTre Veleni (Desiderio, Ira, Igno-ranza) i cui effetti si ripercuotononon solo nella vita dei singoli ma diintere società.Forse, quindi, il metodo propostonella tradizione Buddhista, di studioapprofondito e senza alibi di sestessi, di ricerca della Realtà dellecose oltre l'apparenza, può essere unbuon punto di partenza anche inquesto campo. (D.P.)

    Questa sintesi è tratta dagli articolidi Trent Brown:Buddhism and Agriculture II: Hopeand Despair on Fukuoka Farm, Iyo eBuddhism and Agriculture III:Fukuoka, Natural Farming and theDeveloping WorldIl libro Sowing Seeds in the Desert èedito da Chelsea Green Publishing.

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    Grazie al blog “Innernet.it” ho lettorecentemente un articolo dello psi-coterapeuta statunitense Mark Ep-stein, studioso di psicologia e pra-ticante buddhista di Vipassana, cheriassume l'esperienza personale vis-suta durante il difficile e affascinanteincontro tra la psicoterapia occiden-tale con gli insegnamenti e le prati-che di religione buddhista.Egli racconta un episodio capitato agliinizi degli anni '80 negli Usa, quando iprimi insegnanti buddhisti entravanoin contatto con gli specialisti dellapsicologia contemporanea.I buddhisti volevano parlare di Bud-dhismo, ci racconta Epstein, mentregli psicoterapeuti volevano trattare leemozioni.Fu quindi nel bel mezzo dell'espo-sizione di un Lama tibetano che unadonna seduta tra gli spalti si alzòdalla sedia ed esclamò, gridando ilproprio disappunto: "Ora basta!Non mi interessa quanti maestri zenpossano stare su una capocchia dispillo! Vogliamo sentire parlare dipisciare, cagare e fare sesso.”Pur strappando gli applausi, in sala cifu un momento di palpabile ten-sione; non era certo quello il mododi rivolgersi a un Lama, e quando iltraduttore con visibile imbarazzotradusse la richiesta al perplessoinsegnante buddhista, la sua rispostasi concretizzò in un laconico: ”Mafino adesso, come avete fatto?”Già, come abbiamo fatto? Eppure,oggi comprendo il punto di vistaespresso da quella psicoterapeuta.Il giorno in cui mio fratello mi regalòil primo libro sullo zen che io avessimai letto - Lo Zen di Alan Watts - inoverdose emozionale e sovraccaricodi preconcetti lo trovai complesso,

    avulso dal contesto della mia vita eculturalmente molto distante da noi.Nel corso degli anni, in realtà, ripresiil libro più volte, e oggi il grido diamarezza e profondo sconforto chela psicoterapeuta trasmise con impe-to istintivo e rabbioso, mi sorprende,perché chiedeva soprattutto di ris-pondere alle più umili ed essenzialinecessità corporali.In fondo, è proprio con il corpo chesi pratica manifestando la nostra na-

    tura più autentica. Quindi, praticaresignifica essere completamente cor-po anche quando si urina, si defeca osi fa sesso.E poi, di riflesso, potendolo capireancora quando si è giovani, potrebbeaiutare a pensare meno al sessoquando si è in bagno, evitando cosìin altre occasioni di farsi mandare acagare. (D.Z.)

  • Cucitura dell'Abitotutti i martedì e i giovedì dalle 15:30 alle19:0017 aprile dalle 9:30 alle 18:0015 maggio dalle 9:30 alle 18:00

    Shodo9 aprile ore 1019 aprile ore 177 e 28 maggio ore 10

    Ricordiamo che, contattando la segreteria, oppure il numero indicato sulsito nella pagina relativa allo Shodo, è possibile prenotare una lezionegratuita di prova.

    En Ku dojoAssociazione Il Cerchio Vuoto

    associazione religiosa per la pratica e lostudio del Buddhismo di scuola Zen Sotomembro dell'Unione Buddhista Italiana(ente religioso d.p.r. 3-1-91)

    Via Massena 17 - 10128 TorinoTel: 011-19858750

    333-5218111

    [email protected]

    7:00-8:00

    19:00-21:00

    Orari di pratica

    martedì,mercoledì,giovedì,venerdìzazen e recitazione dei sutra

    martedì,giovedìzazen, kin hin e recitazione deisutra

    Nell'ambito del programma di corsi biblici e culturali organizzato dall'Arcidiocesidi Milano, giovedì 7 aprile alle ore 21 al Centro Culturale San Benedetto diSeregno (MI), in Via Lazzaretto 3, il rev. Elena Seishin Viviani parlerà di"Introduzione al monachesimo Buddhista".

    Martedì 26 aprile ore 20:30 presso la Libreria Psiche, presentazione del libro delmaestro M. Daido Strumia, Propedeutica allo Zen Sōtō, a cura del rev. ElenaSeishin Viviani.

    Assemblea annuale soci

    Domenica 24 aprile ore 15:00