Nella storia NELLE COSCIENZE DEGLI UOMINI BIBLIOGRAFIA.

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NELLE NELLE COSCIENZECOSCIENZE

DEGLI UOMINIDEGLI UOMINIBIBLIOGRAFIA

Page 3: Nella storia NELLE COSCIENZE DEGLI UOMINI BIBLIOGRAFIA.

• I popoli antichi

• Il Medioevo cristiano

• L’età Moderna

• Il codice Leopoldino

• I giorni nostri

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Platone nelle sue Leggi:

"...se uno è riconosciuto colpevole di siffatto omicidio, avendo ucciso qualcuna delle suddette persone, i servi dei giudici e i magistrati lo uccideranno e lo getteranno nudo in un trivio

prestabilito, fuori della città; tutti i magistrati portino una pietra in nome di tutto lo Stato scagliandola sul capo del cadavere,

poi lo portino ai confini dello Stato e lo gettino al di là insepolto; questa è la legge".

  EGIZI

BABILONESI

GRECI

ROMANI

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Qual può essere il diritto che si attribuiscono gli uomini di trucidare i loro

simili? Non certamente quello da cui risulta la sovranità e le leggi. Esse non

sono che una somma di minime porzioni della privata libertà di ciascuno; esse

rappresentano la volontà generale, che è l’aggregato delle particolari. Chi mai

è colui che abbia voluto lasciare ad altri uomini l’arbitrio di ucciderlo? Come

mai nel minimo sacrificio della libertà di ciascuno vi può essere quello del

massimo tra tutti i beni, la vita? E se ciò fu fatto, come si accorda un tal principio

coll’altro, che l’uomo non è padrone di uccidersi, e doveva esserlo se ha potuto

dare altrui questo diritto o alla società intera? Non è dunque la pena di morte

un diritto.

da C. Beccaria, Dei delitti e delle pene :

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Pietro Leopoldo, per grazia di Dio, principe reale d'Ungheria e di Boemia, arciduca d'Austria, granduca di Toscana

Con la più grande soddisfazione dei Nostro paterno cuore Abbiamo

finalmente riconosciuto che la mitigazione delle pene congiunta con la

più esatta vigilanza per prevenire le reazioni, e mediante la celere

spedizione dei Processi, e la prontezza e sicurezza della pena dei veri

Delinquenti, invece di accrescere il numero del Delitti ha

considerabilmente diminuiti i più comuni, e resi quasi inauditi gli atroci, e

quindi Siamo venuti nella determinazione di non più lungamente differire

la riforma della Legislazione Criminale, con la quale abolita per massima

costante la pena di Morte, come non necessaria per il fine propostosi dalla

Società nella punizione dei Rei.

Abolizione della pena di morte".... era il 30 novembre 1786"

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Purtroppo in molti Stati (emblematico è il caso degli USA) rimane tutt’ora in vigore, e la popolazione, nella maggior parte dei casi,

non è per niente contraria all'applicazione di questa estrema pena. Il

fatto preoccupante è che in numerosi Paesi, soprattutto in quelli a

regime dittatoriale, la pena capitale è ancora applicata con una certa

arbitrarietà da parte dei potenti, sebbene ci siano leggi scritte già da

tantissimi secoli.

La pena di morte ha continuato ad essere utilizzata da alcuni governi dittatoriali nella prima metà del

Novecento per sbarazzarsi di chi li contrastava, per motivi di ideologia

o di colore della pelle, come in Sudafrica durante l'apartheid, in Russia ai tempi di Lenin e Stalin,

in Europa ai tempi del nazismo.

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Durante il regime nazista, in Germania e nei paesi occupati ci fu un picco

delle condanne a morte e delle esecuzioni, oltre alle morti ottenute

mediante il sistema concentrazionale. Dalla "notte dei cristalli" (9 novembre

1938) si erano incrementate nel Reich

hitleriano le persecuzioni antiebraiche; e il

tentativo di instaurare un "nuovo ordine europeo"

prima e durante la seconda guerra mondiale

estese le esecuzioni di pari passo con la

pianificazione dello sterminio e del genocidio.

Adolf Hitler, il Führer, aveva l'idea di creare

una razza pura, la razza ariana, priva di ogni

"contaminazione esterna"; per questo motivo

ordinò l'internamento nei campi di concentramento di ebrei, neri, zingari,

omosessuali, che venivano uccisi sistematicamente dalle SS, le guardie

scelte naziste, per mezzo dei metodi più

crudeli e spietati.

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Anno Condanne

Esecuzioni

1933 78 84

1934 104 74

1935 98 94

1936 76 68

1937 86 106

1938 89 117

I campi di concentramento erano

veri e propri campi di tortura: i

detenuti vivevano in condizioni

igieniche incredibili, ammassati in

camere senza servizi igienici; erano

costretti ad alzarsi prestissimo la

mattina, con una fettina di pane

con un sottilissimo strato di margarina e poco altro come

colazione, ed a lavorare praticamente senza soluzione

di continuità fino alla sera. Non

c'era modo di fuggire o ribellarsi: il campo era cinto da muri con

reti elettrizzate, chi disobbediva

veniva immediatamente fucilato;

spesso si veniva fucilati solo perché

una SS aveva voglia di farlo.

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• PLATONE

• BECCARIA

• ROBESPIERRE

• OPINIONI…

• EZZAT A.FATTAH,

Università Canada

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Ma è naturale, Critone, che questi tali di cui parli,

facciano così, perchè credono di guadagnarci qualcosa.

Ma è anche naturale che io mi comporti diversamente

perché so che non ci guadagno nulla a bere un po' più

tardi se non di rendermi ridicolo a me stesso

mostrandomi cosi attaccato alla vita, cercando di

risparmiarla, proprio quando non resta più nulla.

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<<La morte di un cittadino non può credersi necessaria che per due motivi, il

primo, quando anche privo di libertà egli abbia ancora tali relazioni e tal potenza

che interessi la sicurezza della nazione; quando la sua esistenza possa produrre

una rivoluzione pericolosa nella forma di governo stabilita. La morte di qualche

cittadino divien necessaria quando la nazione ricupera o perde la sua libertà, o nel tempo dell’anarchia, quando i disordini stessi

tengon luogo di leggi; ma durante il tranquillo regno delle leggi, in una forma di governo ben

munita al di fuori e al di dentro dalla forza e dalla opinione, forse più efficace

della forza medesima, dove il comando non è che presso il vero sovrano, dove le

ricchezze comprano piaceri e non autorità, io non veggo necessità alcuna di

distruggere un cittadino. [...] Non è l’intensione della pena che fa il maggior effetto

sull’animo umano, ma l’estensione di essa; perché la nostra sensibilità è più

facilmente e stabilmente mossa da minime ma replicate impressioni che da un

forte ma passeggero movimento>>.

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DISCORSO CONTRO LA PENA DI MORTE

Ascoltate la voce della giustizia e della ragione; essa grida che mai il giudizio dell’uomo è

tanto certo da far sì che la società possa dare la morte a un uomo condannato da altri

uomini soggetti a sbagliare. Provate a immaginarvi il più perfetto ordinamento giudiziario;

provate a trovare i giudici più onesti e più illuminati, resterà sempre un margine di errore o

di prevenzione. Perché togliervi la possibilità di ripararli? Perché condannarvi

all’impossibilità di soccorrere l’innocenza oppressa? Che importanza hanno questi rimpianti

sterili, questi rimedi illusori che concedete a un’ombra vana, a cenere insensibile: non sono

altro che la triste testimonianza della temerarietà incivile delle vostre leggi penali. Togliete

all’uomo la possibilità di espiare il suo peccato col pentimento o col compiere azioni virtuose,

precludergli senza pietà il ritorno alla virtù, alla stima di se stesso, affrettarsi a farlo, per

così dire, scendere nella tomba ancora marchiato del suo crimine, rappresenta ai miei occhi

la più orrenda raffinatezza della crudeltà.

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Il primo dovere di un Legislatore è di forgiare e conservare i costumi pubblici, fonte di

ogni libertà, di ogni benessere sociale; egli commette l’errore più grossolano e funesto,

per arrivare a uno scopo particolare, si allontana da quello generale ed essenziale.

Bisogna dunque che la legge rappresenti sempre per i popoli il modello più puro della

giustizia e della ragione. Se le leggi, invece di caratterizzarsi per un’efficace, calma,

moderata severità, offrono il destro alla collera e alla vendetta, se fanno scorrere

sangue che dovrebbero invece risparmiare e che comunque non hanno il diritto di

spargere, se offrono allo sguardo del popolo scene crudeli e cadaveri straziati dalle

torture, allora esse confondono nella mente dei cittadini il concetto del giusto e

dell’ingiusto e fanno nascere in seno alla società feroci pregiudizi che a loro volta ne

producono altri. L’uomo non è più per l’uomo una cosa così sacra; si ha un concetto meno

alto della dignità umana quando la pubblica autorità si fa gioco della vita. L’idea

dell’assassinio ispira molto meno orrore quando è la stessa legge a darne spettacolo ed

esempio; l’orrore del crimine diminuisce poiché essa lo punisce con un altro crimine.

State molto attenti a non confondere l’efficacia delle pene con l’eccesso di severità: l’una

è assolutamente l’opposto dell’altra. Tutto è fecondo nelle leggi equilibrate, tutto cospira

contro leggi crudeli.

30 maggio 1791

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docente di criminologia all'Università Simon Fraser in Canada, ha osservato:

<<Coloro che realmente pensano che la reintroduzione della pena di

morte porrà fine, oppure produrrà una diminuzione del numero degli atti

terroristici, sono ingenui o illusi. Le punizioni consuete, compresa la pena

di morte, non provocano alcun timore nei terroristi o negli autori di crimini

politici, i quali sono motivati ideologicamente e votati al sacrificio per

amore della loro causa [...]. Inoltre, le attività terroristiche sono pericolose

e il terrorista affronta quotidianamente rischi letali e tende a non essere

intimorito dalla prospettiva della morte immediata. Com'è pensabile allora

che egli possa essere scoraggiato dal rischio di essere condannato alla

pena capitale?>>

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I sostenitori della pena di morte

trovano ragioni diverse a sostegno della loro tesi,

ragioni di ordine etico, sociale, anche

economico.Essi partono dal presupposto

che compito fondamentale dello

Stato sia difendere ad ogni costo i

singoli individui e la comunità,

che chi rispetta la legge ha diritto

ad una tutela maggiore rispetto a

chi la disattende, che chi commette reati deve pagare,

che esistono colpe per cui

nessuna pena, tranne la morte,

costituisca la giusta punizione.

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L'uccisione inflitta come pena è

violazione del diritto alla vita, ha

carattere irreversibile ed è in contraddizione con il principio

di ricuperabilità del reo.

Lo Stato che ricorre alla pena capitale

utilizza lo stesso sistema di valori, basato

su violenza e morte, che intende

combattere mentre il diritto alla vita deve essere assoluto

da far valere sempre senza eccezioni.

L'abolizione di tale pena dalle leggi e

dalle coscienze è obiettivo primario per

chi vuole una giustizia non fondata sulla vendetta.

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http://digilander.libero.it/spookyh/Doc/Morte/pena-morte.htm

http://www.liberliber.it/biblioteca/b/beccaria/dei_delitti_e_delle_pene/html/index.html

http://images.google.it/images?q=pena%20di%20morte&hl=it&lr=&ie=UTF-8&sa=N&tab=wi

www.oneworld.net/article/ view/64700/1

www.itclenoci.it/.../piazzalenoci/ testata1.htm

www.cristianievangelici.com/ attualita11.htm

http://library.thinkquest.org/23685/data/indice.html http://digilander.libero.it/maggie712/

http://www.arpnet.it/amnesty/immagini/pena.jpg

http://www.filosofico.net/critone.html

http://www.historyguide.org/intellect/robespierre.html