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Natura 2000 nella regione mediterranea

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Natura 2000 nella regione mediterranea

2 Natura 2000 nella regione mediterranea

IndiceLa regione mediterranea: la culla d’Europa ....................pag. 3

Le specie Natura 2000 nella regione mediterranea .....pag. 5

Mappa dei siti Natura 2000 nella regione mediterranea ..................................................pag. 6

Tipi di habitat Natura 2000 nella regione mediterranea ...................................................... pag. 8

Problematiche legate alla gestione del territorionella regione mediterranea ............................................... pag. 10

Commissione europea

Direzione generale dell’Ambiente

Autore: Kerstin Sundseth, Ecosystems Ltd, Bruxelles.

Direttore: Susanne Wegefelt, Commissione europea,

Unità B2, Natura e Biodiversità, B-1049 Bruxelles.

Ringraziamenti: desideriamo ringraziare il Centro

tematico europeo per la biodiversità e l’Università cattolica

di Lovanio, divisione SADL, per aver fornito i dati per le

tabelle e le mappe.

Grafi ca: NatureBureau International.

Crediti fotografi ci: copertina, FOTOGRAFIA PRINCIPALE:

Capri, Giorgio Amboldi; RIQUADRI, DALL’ALTO IN BASSO, Kerstin

Sundseth, Lubomir Hlasek, APCOR, Oikos Ltd; retro

copertina: Sardegna, Kerstin Sundseth.

Per ulteriori informazioni sulla rete Natura 2000

si rimanda al sito: http://ec.europa.eu/environment/nature

Europe Direct è un servizio a vostra disposizione

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sull’Unione europea

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Lussemburgo: Uffi cio delle pubblicazioni dell’Unione

europea, 2010

© Comunità europee, 2010

2010 — 12 pagg. — 21 x 29,7 cm

ISBN 978-92-79-14718-0

doi:10.2779/17178

La riproduzione è autorizzata con citazione della fonte.

Le fotografi e sono protette da copyright e non possono

essere utilizzate senza la previa autorizzazione scritta dei

fotografi .

Printed in Belgium

Stampato su carta riciclata, che ha ottenuto

il marchio europeo di qualità ecologica

Ecolabel per la carta grafi ca

http://ec.europa.eu/environment/ecolabel

3Natura 2000 nella regione mediterranea

Il bacino del Mediterraneo si estende per 3 800 km da est a ovest, a partire dal capo estremo del Portogallo fi no alle coste del Libano, e per circa 1 000 km da nord a sud, dall’Italia al Marocco e alla Libia. Nell’Unione europea, sette Stati membri sono compresi nella regione mediterranea, alcuni solo in parte (Francia, Portogallo, Italia, Spagna) altri interamente (Grecia, Malta, Cipro).

Il clima è caratterizzato da estati calde e secche e da inverni freddi e umidi ma può presentare anche un andamento variabile, con improvvisi rovesci torrenziali o periodiche manifestazioni di vento forte (come lo scirocco e il mistrale) che si verifi cano in vari periodi dell’anno. Queste condizioni atmosferiche infl uenzano profondamente la vegetazione e la vita selvatica della regione.

Anche i suoi lineamenti topografi ci si presentano variegati e contrastanti, off rendo un paesaggio dai molteplici aspetti, che comprende alte montagne, coste rocciose e macchia impenetrabile, steppe semiaride e zone umide costiere, spiagge sabbiose e una miriade di isole di diverse forme e dimensioni disseminate nel mare azzurro.

Contrariamente alle classiche immagini degli opuscoli turistici, che ritraggono per la maggior parte l’accostamento «sole, mare e sabbia», la regione del Mediterraneo presenta curiosamente un carattere collinoso, a tal punto che raramente è possibile perdere di vista il profi lo dei monti, nemmeno sulle isole.

Risparmiate dall’ultima era glaciale, tutte le aree della regione mediterranea ospitano animali e piante selvatici e habitat appartenenti al genere tipico di questi siti e presentano,

di conseguenza, oltre ad una ricchissima biodiversità, un gran numero di specie la cui esistenza non è rilevabile in nessun altro luogo del mondo. Il tasso di endemismi è eccezionalmente alto, sia sulla terra che in mare: oltre la metà delle 25 000 piante fl oreali identifi cate fi no ad oggi nella regione, equivalenti al 10 % circa di tutte le piante conosciute sulla Terra, è costituita da specie endemiche. Non sorprende pertanto sapere che il Mediterraneo è annoverato tra le aree del mondo con la più elevata biodiversità.

Un’altra caratteristica distintiva della regione è il suo legame di lunghissima durata con la presenza umana, che ha lasciato il segno su gran parte del paesaggio. La macchia mediterranea, per esempio, presente ovunque con la sua profusione di fi ori e piante aromatiche, è il risultato diretto di secoli di attività indotte dall’uomo, come gli incendi boschivi, il taglio degli alberi, l’allevamento di bestiame e la coltivazione.

In base al carattere dell’intervento umano che tende ad essere molto circoscritto, la macchia mediterranea si è sviluppata in un complesso, intricato e mutevole mosaico di habitat soggetto ad un ciclo regolare di degenerazione e rigenerazione. La complessità della struttura vegetativa è inoltre strettamente legata alla straordinaria ricchezza della vita selvatica che contraddistingue queste aree, in particolare per quanto riguarda le piante e gli insetti.

Per quanto binomio della regione, la macchia mediterranea è però ben lungi dall’essere in quest’area l’unico habitat ricco di specie. Molte zone sono ancora dominate da ampie estensioni di foreste naturali, praticamente incontaminate e rimaste parzialmente indisturbate dall’infl uenza dell’uomo. Diversamente dalla maggior parte delle foreste situate nell’Europa centrale e settentrionale, popolate da non più di una dozzina circa di specie arboree prevalenti, le foreste mediterranee sono molto più diversifi cate, presentando fi no a 100 diverse specie di alberi.

Altre zone della regione mediterranea sono semplicemente troppo aride per ospitare alberi o vegetazione fi tta e

La regione mediterranea, la culla d’Europa

Sierra de la Grazalema, Spagna. Fotografi a © Klein-Hubert/BIOS/4nature

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4 Natura 2000 nella regione mediterranea

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Fonte: Centro tematico europeo per la biodiversità (Agenzia europea dell’ambiente), ottobre 2008 http://biodiversity.eionet.europa.eu

Natura 2000 nella regione mediterranea

risultano, invece, ricoperte da vaste porzioni di terreni erbosi. A prima vista, queste aree steppiche semiaride possono apparire sterili e prive di vita ma, ad un’osservazione più approfondita, si rivelano ugualmente ricche di fl ora e fauna selvatiche. Costituiscono l’insediamento tipico della grande otarda (Otis tarda), dell’otarda minore (Tetrax tetrax) e di un’intera serie di uccelli che nidifi cano al suolo, come la grandula (Pterocles alchata).

Altrove l’acqua è più abbondante, ma pur sempre molto preziosa. Le zone umide, che vanno dalle minuscole lagune litoranee ai grandi delta, sono situate a intervalli regolari attorno all’estesa linea costiera. Sebbene molti di questi siti siano stati distrutti o prosciugati da tempo, nelle zone rimaste sono insediate centinaia di specie endemiche di pesci, anfi bi e insetti che, a loro volta, attraggono grandi stormi di trampolieri e di anatre, in particolare durante la stagione della migrazione.

Secondo le stime, gli uccelli che migrano ogni anno verso la regione mediterranea o che la attraversano raggiungono i due miliardi di individui. Alcuni sostano semplicemente per alcuni giorni o qualche settimana per rifocillarsi prima di aff rontare il lungo viaggio attraverso il Sahara, altri discendono nella regione per svernare lontano dai climi freddi delle aree più settentrionali.

Per quanto riguarda il mar Mediterraneo, l’azzurro delle sue acque è noto in tutto il mondo. Pur non essendo un mare particolarmente produttivo, ospita tuttavia organismi marini estremamente diversifi cati, molti dei quali endemici della regione. Si stima che il mar Mediterraneo contenga tra l’8 e il 9 % delle creature marine esistenti al mondo. Molti esemplari tra i meno conosciuti di spugne, ascidie, crostacei e di altre specie possono trovarsi in questo mare, nascosti tra le vaste praterie sottomarine di poseidonia, pianta marina che cresce in acque litoranee poco profonde.

Tuttavia, in quanto principale destinazione turistica al mondo, la regione mediterranea subisce la fortissima pressione generata dall’impatto umano. È suffi ciente menzionare che parte dei suoi litorali è stata sommersa dal cemento e che nella regione persistono la costante minaccia di incendi boschivi e una cronica penuria d’acqua. Nell’entroterra, molte delle tradizionali pratiche legate alla pastorizia sono in via di abbandono, essendo divenute ormai economicamente impraticabili.

Regione Paesi interessati% del

territorio UE

Atlantica Belgio, Germania, Danimarca, Spagna, Francia, Irlanda, Paesi Bassi, Portogallo, Regno Unito

18,4

Boreale Estonia, Finlandia, Lettonia, Lituania, Svezia

18,8

Continentale Austria, Belgio, Bulgaria, Repubblica ceca, Germania, Danimarca, Francia, Italia, Lussemburgo, Polonia, Romania, Svezia, Slovenia

29,3

Alpina Austria, Bulgaria, Germania, Spagna, Finlandia, Francia, Italia, Polonia, Romania, Slovenia, Slovacchia, Svezia

8,6

Pannonica Repubblica ceca, Ungheria, Romania, Slovacchia

3,0

Steppica Romania 0,9

Mar Nero Bulgaria, Romania 0,3

Mediterranea Cipro, Spagna, Francia, Grecia, Italia, Malta, Portogallo

20,6

Macaronesica Spagna, Portogallo 0,2

5Natura 2000 nella regione mediterranea

La regione mediterranea ospita quasi la metà delle specie di piante e di animali elencate nella direttiva Habitat. Oltre all’ampia gamma di minacce presenti, questo dato così elevato rifl ette la molteplicità stessa di specie esistenti nella regione. Qui si concentrano più specie vegetali di quante non ve ne siano, nel complesso, in tutte le altre regioni biogeografi che europee.

La varietà del paesaggio ha contribuito all’evoluzione di un numero eccezionalmente elevato di endemismi, alcuni dei quali limitano la loro presenza solamente a poche località, come il fi ordaliso crassifoglio maltese (Cheirolophus crassifolius), che cresce solo sulle burrascose scogliere di Malta, o l’Helleborus cyclophyllus, graziosa specie degli ellebori, che si trova unicamente sui Monti Rodopi, al confi ne tra la Grecia e la Bulgaria.

Analogamente ad altre specie del bacino del Mediterraneo, le piante hanno sviluppato molte strategie di adattamento alla calura implacabile delle estati e ai lunghi periodi di siccità. In corsa contro il tempo, molte di esse fi oriscono con grande anticipo rispetto alla stagione, al fi ne di produrre i loro semi prima che il calore del sole diventi troppo forte. Altre producono foglie aromatiche e coriacee che contribuiscono a limitare la perdita d’acqua.

Vista l’esistenza di una quantità così elevata di piante, non sorprende che anche insetti ed altri invertebrati siano presenti nella regione in maniera molto diversifi cata. Molti hanno sviluppato forme di associazione a piante specifi che, dalle quali dipendono interamente, allo stato attuale, per la loro sopravvivenza. Per esempio, la farfalla a due code (Charaxes jasius) può trovarsi unicamente in presenza dell’arbusto del corbezzolo (Arbutus unedo), sulle cui foglie deposita le proprie uova. Associazioni analoghe sono avvenute per le api in colonia e le vespe e per altre importanti specie d’impollinatori.

La regione mediterranea è popolata dalla maggior parte dei rettili presenti in Europa. Tra questi si trovano il raro colubro leopardiano (Elaphe situla), la lucertola iberica (Lacerta monticala) e il tarantolino (Phyllodactylus europaeus) dall’aspetto curioso. Tutte le specie di rettili

Tartaruga di terra (Testudo hermanni)La tartaruga di terra è diff usa in un’area compresa tra la Spagna nord-orientale e i paesi della Romania e della Turchia, passando attraverso la Francia del sud e l’Italia occidentale e meridionale. Si ritrova anche su alcune isole del mar Mediterraneo, tra cui le isole Baleari, la Corsica, la Sardegna e la Sicilia. La caratteristica distintiva della tartaruga di terra risiede nel suo bel carapace maculato di colore giallo e nero, che può misurare tra 8 e 28 cm di lunghezza. Come tutte le altre tartarughe, anche questa specie gode di vita particolarmente lunga, raggiungendo talvolta età comprese tra 30 e 50 anni o più.

Si ritiene in generale che la tartaruga di terra preferisca i boschi sempreverdi di quercia mediterranea e la macchia fi tta, ma si ritrova talvolta anche su praterie secche, versanti collinosi aridi e terreni ad uso agricolo. In passato è stata minacciata dal prelievo globale, ma è la distruzione degli habitat a costituire, allo stato attuale, il pericolo principale per questa specie. Lo sviluppo urbano, la costruzione di strade e l’incremento del turismo nell’Europa meridionale sono state tutte importanti cause di impatto, che hanno portato alla riduzione e alla frammentazione della sua area di distribuzione. Un altro serio problema per queste specie a mobilità lenta è rappresentato dagli incendi selvaggi.

Le specie Natura 2000 nella regione mediterranea

della regione sono elencate nella direttiva Habitat per via del loro stato di conservazione precario.

La regione mediterranea riveste un ruolo molto importante specialmente per quanto riguarda la migrazione degli uccelli. L’inverno mite e la disponibilità di zone umide riparate e di altri habitat tranquilli contribuiscono a creare un rifugio ideale per i milioni di uccelli che migrano ogni anno nella regione o che la attraversano. La vita brulica abbondante anche nel mare. Delfi ni e tartarughe di mare occupano naturalmente una posizione di primo piano, ma tra le onde si nascondono anche moltissime bizzarre e meravigliose creature marine, tra le quali la specie ad alto rischio di estinzione della foca monaca mediterranea (Monachus monachus).

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Lince iberica (Lynx pardinus)Con una popolazione odierna di soli 100-150 individui e insidiosamente prossima all’estinzione, la lince iberica rappresenta, nel mondo, la specie di mammiferi maggiormente a rischio. L’intensifi cazione delle colture agricole e lo sviluppo di infrastrutture, come per esempio nuove autostrade, hanno diviso e frammentato il suo habitat al punto di costringerla al confi namento in poche sacche isolate, come la Sierra de Anducar nel sud-ovest della Spagna, un’area di foreste e di arbusteti mediterranei tra le meglio conservate della penisola iberica.

La minuscola lince iberica è una cacciatrice esperta, diversamente dalla lince eurasiatica (Lynx lynx) le cui dimensioni sono pressappoco il doppio delle sue. Si nutre, infatti, quasi esclusivamente di conigli e ciò ha contribuito ulteriormente al processo di estinzione. Successive epidemie di mixomatosi e, più recentemente, la malattia virale emorragica del coniglio hanno difatti decimato le popolazioni di coniglio, riducendole drasticamente e privando in tal modo le linci della loro alimentazione di base.

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6 Natura 2000 nella regione mediterranea

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Fotografia © Charles Creed

Mappa dei siti Natura 2000 nella regione mediterraneaL’elenco dei siti Natura 2000 presenti nella regione mediterranea è stato adottato per la prima volta nel luglio del 2006 e successivamente aggiornato a marzo e a dicembre del 2008. Nel complesso, la regione mediterranea comprende 2 928 siti di importanza comunitaria (SIC) ai sensi della direttiva Habitat e altre 999 zone di protezione speciale (ZPS) ai sensi della direttiva Uccelli. Poiché spesso vi è una notevole sovrapposizione tra alcuni siti di importanza comunitaria e alcune zone di protezione speciale, le cifre riferite non sono cumulative. Ciò nonostante, si stima che queste aree, assieme, ricoprano circa il 20 % del territorio complessivo della regione mediterranea.M

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Fotografia © Peter Creed

Fotografia © Bob Gibbons/Natural Image

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Fotografia © Jordi Serapio

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Fotografia © Luis Jordāo

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Costa Sudoeste

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Fotografia © Michael Clark

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Fonte: Centro tematico europeo per la biodiversità (Agenzia europea dell’ambiente) http://biodiversity.eionet.europa.eu– Le cifre non sono cumulative poiché molti habitat e specie si ritrovano in due o più regioni

biogeografi che.– Gli uccelli di cui all’allegato I della direttiva sugli uccelli selvatici non sono calcolati poiché

non sono classifi cati in base alla regione biogeografi ca.

Numero di tipi di habitat dell’allegato I e specie

o sottospecie dell’allegato II della direttiva Habitat

Fotografia © LIFE Nature Project

Natura 2000 nella regione mediterranea

RegioneTipi di

habitat Animali Piante

Atlantica 117 80 52

Boreale 88 70 61

Continentale 159 184 102

Alpina 119 161 107

Pannonica 56 118 46

Steppica 25 25 14

Mar Nero 58 79 6

Mediterranea 146 158 270

Macaronesica 38 22 159

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8Le Cesine

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Fotografia © Silvane Moingeon

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Lago salato di Larnaka

Fotografia © Markellos Hadjimarkou

Fotografia © Bob Gibbons/Natural ImageFotografia © Bob GNatural Image8

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10Le Sporadi

Fotografia © Panos Dendrinos/MOm

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Fonte: Centro tematico europeo per la biodiversità (Agenzia europea dell’ambiente), ottobre 2008, http://biodiversity.eionet.europa.eu– Le cifre sulle ZPS e sui SIC non sono cumulative viste le notevoli sovrapposizioni.– Alcuni siti si trovano al confi ne tra due regioni e il database non consente di suddividerli tra le regioni interessate; per questo può accadere che alcuni siti risultino conteggiati due volte.– La percentuale delle zone marine non è disponibile.– Le ZPS non sono selezionate in base alla regione biogeografi ca.– La superfi cie delle ZPS nella regione steppica è calcolata sulla base dei dati del Sistema informativo territoriale (SIT) disponibili.

Regione N. SICSuperfi cie

totale (km2)Superfi cie

terrestre (km2)

% della superfi cie terrestre

totale N. ZPS

Superfi cie totale (km2)

Superfi cie terrestre

(km2)

% della superfi cie terrestre

totale

Atlantica 2 747 109 684 68 794 8,7 882 76 572 50 572 6,4

Boreale 6 266 111 278 96 549 12,0 1 165 70 341 54 904 6,8

Continentale 7 475 150 014 135 120 10,8 1 478 147 559 128 432 12,4

Alpina 1 496 145 643 145 643 39,7 365 93 397 93 397 31,1

Pannonica 756 15 858 15 858 12,3 100 19 965 19 965 17,5

Steppica 34 7 210 7 210 19,4 40 8 628 8 628 24,4

Mar Nero 40 10 243 8 298 71,8 27 4 100 3 561 30,8

Mediterranea 2 928 188 580 174 930 19,8 999 147 358 142 350 16,0

Macaronesica 211 5 385 3 516 33,5 65 3 448 3 388 32,3

TOTALE 21 612 655 968 568 463 13,3 5 004 486 571 429 615 10,5

11Delta dell’Evros

Fotografia © Labros Logothetis

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ZPS

ZPS e SIC

Mappa basata sulle coordinate

dei siti fornite dalla Commissione

europea attraverso l’Università

di Lovanio, divisione SADL,

ottobre 2008.

Natura 2000 nella regione mediterranea

8 Natura 2000 nella regione mediterranea

Tipi di habitat Natura 2000 nella regione mediterraneaLa regione mediterranea ospita più della metà delle tipologie di habitat elencate nella direttiva Habitat, 37 delle quali si trovano unicamente in questa regione. L’elevato numero di tipi di habitat va riferito non solo al clima caldo della regione, alla sua geologia variabile e alla sua topografi a complessa caratterizzata da molte aree isolate, bensì anche al fatto che gran parte della regione è stata risparmiata dagli eff etti devastanti dell’ultima glaciazione, propagatasi in Europa all’incirca tra 10 000 e 15 000 anni orsono.

Oltre la metà del territorio è ricoperta da foreste e arbusteti. Per via delle condizioni calde e secche, le foreste dell’area mediterranea si presentano in prevalenza più rade, il che consente la crescita di un ricco sottobosco di arbusti e cespugli. Esse sono inoltre caratterizzate da una

diversifi cazione delle specie di gran lunga maggiore rispetto alle foreste settentrionali.

Mentre le zone di pianura sono generalmente dominate da vari tipi di quercia (Quercus spp), man mano che l’altitudine sale le specie prevalenti sono costituite dal castagno (Castanea sativa) e da conifere quali l’abete (Abies), il pino (Pinus), il ginepro (Juniperus) e il tasso (Taxus spp).

La macchia mediterranea è presente ovunque con una gran varietà di forme e dimensioni. A seconda dell’ubicazione, del suolo, del livello di degrado, dell’intervento umano e della composizione delle specie, spesso le sono attribuiti nomi insoliti, quali matorral, maquis, gariga o frigana. In realtà, questi tipi di habitat spesso confl uiscono uno nell’altro a formare un mosaico, intricato ma tuttavia dinamico, che attraversa tutto il paesaggio.

Per semplicità, l’altezza degli arbusti può usarsi talvolta quale elemento empirico di osservazione. La vegetazione denominata maquis, per esempio, è formata tendenzialmente da fi tte e impenetrabili boscaglie di piante la cui altezza è compresa tra 1 e 4 metri. Tra queste prevalgono alberi di piccola taglia come il corbezzolo (Arbutus unedo), il lentisco (Pistacia lentiscus), l’ulivo selvatico (Olea europaea) o il mirto (Myrtus communis), mentre sono meno diff usi il ginepro e l’alloro.

Praterie di poseidoniaLa Posidonia oceanica è una pianta acquatica, endemica del mar Mediterraneo, che forma fi tte praterie sui fondali marini, fi no ad una profondità di 40 metri. In modo assolutamente analogo a quel che avviene nelle formazioni erbose, queste distese sottomarine di poseidonia presentano una straordinaria ricchezza di vita selvatica, off rendo un rifugio sicuro a milioni di minuscoli organismi marini. Agiscono, in questo modo, quale vivaio di molte specie di pesci che hanno valore commerciale.

Le praterie di poseidonia svolgono una funzione molto importante per la protezione dei litorali marini, provvedendo a catturare i sedimenti e ad ossigenare l’acqua e prevenendo l’erosione delle coste. Inoltre, costituiscono un buon indicatore della qualità delle acque, dato che possono crescere solo in acque pulite e povere di nutrienti. Le foglie della poseidonia, lunghe un metro, sono però molto fragili e facilmente esposte al deterioramento, per via di fattori tra i quali la pesca, il passaggio di barche da diporto e gli interventi di dragaggio, o anche l’inquinamento e l’estrazione di sabbia. Si stima che quasi la metà delle praterie di poseidonia del Mediterraneo sia regredita o scomparsa durante gli ultimi trent’anni circa.

Tipica macchia mediterranea della Grecia, in piena fi oritura. Fotografi a © Bob Gibbons/Natural Image-

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9Natura 2000 nella regione mediterranea

Formazione erbosa steppica semiarida, La Serena, Spagna. Fotografi e: fotografi a principale © Aixa Sopena, riquadro: allodola-calandra © Vince Smith

La gariga è invece più rada e si contraddistingue per una vegetazione che arriva raramente all’altezza del ginocchio. Qui dominano piante a foglia coriacea come cisti (Cistus spp.) e arbusti aromatici come lavanda, timo e rosmarino, che riempiono l’aria del loro intenso profumo. Le formazioni del tipo frigana, presenti generalmente lungo i litorali della parte orientale della regione mediterranea, rappresentano la forma più bassa di macchia e sono costituite da cespugli spinosi emisferici e da arbusti aderenti al suolo, che variano a seconda delle zone.

La complessità della fl ora rende la macchia mediterranea straordinariamente ricca di vita selvatica. Essa ospita una serie multicolore di fi ori, tra i quali tulipani, narcisi, crochi e fi ori dell’aglio, oltre a molte specie di orchidee come l’ofride specchio oppure l’ofride apifero, che off rono nell’insieme una breve ma spettacolare fi oritura primaverile.

I terreni agricoli e i prati occupano la regione per il 40 % e si diff erenziano tra vaste aree ad uso intensivo, destinate a colture o alla crescita di uliveti e agrumeti, e zone contraddistinte da pratiche agricole miste più moderate. Queste ultime si legano ad una migliore conservazione dell’ambiente naturale e contribuiscono a creare, nel paesaggio, un’alternanza di habitat diversifi cati e generalmente popolati da una ricca varietà di animali e piante selvatici.

Foreste mediterranee di pini neri endemiciQueste fi tte foreste si trovano nel bacino del Mediterraneo ad altitudini montane e vi predominano frequentemente diverse sottospecie del pino nero (Pinus nigra). Si sviluppano su vari sottostrati di suolo a carattere, tra gli altri, calcareo, dolomitico o vulcanico, ma presentano una distribuzione assai frammentata. Le foreste adulte di pino nero formano una volta compatta di alberi che raggiungono oltre i 30 metri di altezza, contribuendo così a proteggere dall’erosione e dalle piogge torrenziali un ambiente altrimenti precario. Inoltre, le ampie chiome appiattite dei pini neri adulti creano condizioni ideali per la nidifi cazione di rare specie europee di rapace come l’avvoltoio monaco (Aegypius Monachus). In Corsica, rappresentano l’unico habitat dell’endemico picchio muratore (Sitta whiteheadi). Tra i rischi principali che minacciano questa specie di alberi è suffi ciente menzionare l’utilizzo non sostenibile delle foreste, la diff usione di specie esotiche e la defoliazione dovuta a specie infestanti, nonché le pratiche eccessive di pascolo e gli incendi.

Alcune aree ricoperte da formazioni erbose si presentano eccezionalmente secche. Ma persino in queste steppe semiaride, dall’aspetto spoglio, gli agricoltori sono riusciti a coltivare avena, orzo e ceci, grazie al metodo di rotazione delle colture sul lungo periodo che permette la rigenerazione del suolo povero. Questo ha contribuito, a sua volta, alla creazione di micro habitat divenuti il rifugio ideale di uccelli di steppa quali la calandra (Melanocorypha calandra) e l’otarda minore (Tetrax tetrax).

Ad eccezione di alcuni fi umi importanti, la maggior parte delle zone umide è situata lungo le coste, dove sono presenti alcuni delta e varie lagune di dimensioni cospicue, come il Coto Doñana o il delta dell’Ebro in Spagna, o quali la Camargue in Francia o i delta del fi ume Nestos e della regione di Amvrakikos in Grecia. Ciascuno di questi siti ospita un numero elevatissimo di uccelli, oltre a numerosi e rari endemismi di pesci, anfi bi e insetti quali, per esempio, le libellule.

Le linea costiera mediterranea è eccezionalmente complessa e diversifi cata. Può presentare, a breve distanza, un’insenatura rocciosa e una spiaggia di sabbia bianca circondata da ampie distese di dune, o un fronte di alte falesie e una grande grotta di mare sotterranea. I litorali ospitano molti degli uccelli europei che nidifi cano nelle aree marine costiere, come il falco della regina (Falco eleonorae) o il marangone dal ciuff o (Phalacrocorax aristotelis spp desmarestii).

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10 Natura 2000 nella regione mediterranea

La regione mediterranea è spesso defi nita come la culla della civiltà europea. Si ritiene che qui abbiano avuto origine, migliaia di anni orsono, tutte le attività riguardanti l’allevamento del bestiame, la produzione di cereali e la coltivazione di frutta e ortaggi. Ancora ai giorni nostri, la provenienza di gran parte dei prodotti agricoli in tutto il mondo è da attribuirsi originariamente alla regione del Mediterraneo.

Orzo, frumento, avena, olive, uva, mandorle, fi chi, datteri, piselli e numerosissimi altri frutti e ortaggi, oltre ad erbe medicinali o aromatiche, provengono da piante selvatiche presenti in questa regione. Secondo la FAO, l’area del Mediterraneo è uno dei centri d’origine di piante coltivate tra i più importanti al mondo.

Problematiche legate alla gestione del territorio nella regione mediterranea

Pascolo di ovini nelle «dehesas», Extremadura, Spagna. Fotografi a © Fundación Global Nature

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Migliaia di anni di pratiche agricole destinate alla sussistenza, contraddistinte da moderazione e interventi localizzati, hanno lasciato un segno profondo nel paesaggio e dato origine ad un complesso mosaico, in cui si alternano habitat seminaturali ricchi di fl ora e fauna selvatiche. Data la presenza prevalente di colline sul territorio, molti versanti sono stati trasformati in terrazze coltivate, le quali costituiscono un ambiente ideale per la crescita di frutta e ortaggi, sia prevenendo l’erosione sia contribuendo a trattenere l’acqua. Il suolo e l’acqua sono risorse preziose e ambite per via del clima caldo e secco della regione.

Vigneti e vetusti uliveti sono un’altra caratteristica tipica del paesaggio mediterraneo. Sia la vite che l’ulivo sono piante che si adattano molto bene a crescere in condizioni rigide, caratterizzate dalla scarsezza di acqua e dalla povertà del suolo. Si dice che alcuni ulivi siano ultramillenari e che producano tuttora olive in modo simile a quanto avveniva nell’antica Grecia o al tempo dei Romani.

Su terreni più pianeggianti e in zone di pianura si sono sviluppate varie forme sostenibili di pratiche dell’agricoltura, della silvicoltura e della pastorizia, che utilizzano al meglio le risorse naturali. Le aree della penisola iberica note con il nome di «dehesas» e «montados» sono un ottimo esempio di sistema agricolo multifunzionale e sostenibile, in grado di produrre una gamma completa di beni e di servizi diversi.

«Dehesas» e «montados» nella penisola IbericaNelle aree note con il nome di «dehesas» e di «montados», situate in Spagna e in Portogallo, antiche attività agricole e pastorali consentono il raggiungimento di un delicato equilibrio tra produttività e conservazione di animali e piante selvatiche. Questi pascoli a carattere boschivo interessano ancora vaste aree del territorio della penisola Iberica (50-60 000 km2). Sono regolati da sistemi multifunzionali di produzione agricola in grado di fornire un’ampia gamma di beni e di servizi, che vanno dai benefi ci dell’ombra e del nutrimento off erti dai pascoli per il bestiame alla fornitura di cereali e di derivati del legname, quali carbone e sughero. I cereali sono coltivati seguendo cicli di rotazione delle colture, che favoriscono la rigenerazione di suoli poveri dopo la prima raccolta, mentre il bestiame è trasferito verso i lussureggianti pascoli montani, per centinaia di chilometri lungo le antiche vie dei mandriani, onde evitare la calura estenuante dei mesi estivi.

Queste pratiche hanno permesso lo sviluppo di una fl ora particolarmente complessa che, insieme alla gestione dinamica delle stesse pratiche, garantisce un’abbondanza di habitat e di micro habitat adatti alla vita selvatica. Specie di uccelli quali il rigogolo (Oriolus oriolus), la ghiandaia marina (Coracius garrulus) e l’upupa (Upupa epops) popolano abitualmente questi siti durante tutto l’anno. Ad essi si uniscono, in autunno, migliaia di cicogne bianche (Ciconia ciconia), di gru cenerine (Grus grus) e di altri uccelli migratori. Le antiche attività agricole e pastorali improntate alla sostenibilità sono state tuttavia compromesse dai passi compiuti dalla moderna agricoltura. Molte stanno oggi scomparendo sotto l’eff etto di pressioni di segno opposto, esercitate sia dall’abbandono delle terre sia dall’agricoltura intensiva.

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Isole della Maddalena, Sardegna. Fotografi a © Kerstin Sundseth

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Se da un lato, comunque, la piccola agricoltura è ancora praticata in molte zone della regione, dall’altro, in vaste aree del Mediterraneo si è assistito negli ultimi cinquant’anni ad un massiccio mutamento delle pratiche agricole. Vigneti, frutteti e uliveti presenti da lunga data sono stati estirpati per lasciar posto a piantagioni destinate alla produzione su scala industriale di frutta o di olive, mentre l’agricoltura mista, fondata su pratiche di rotazione, è stata soppiantata da sistemi intensivi di monocoltura.

Oltre a segnare la scomparsa di habitat ricchi di vita selvatica, questo ha comportato un grave impatto socio-economico in ampie aree della regione, relativo al fatto che molti piccoli agricoltori sono stati costretti ad abbandonare le proprie terre e a cercare occupazione altrove. A ciò si aggiungono i devastanti eff etti degli incendi, che a fi ne estate colpiscono l’intera regione, causando danni incalcolabili alle cose e alla fl ora e fauna selvatiche.

Le odierne pratiche agricole esercitano inoltre un’eccessiva pressione sull’ambiente circostante per via dell’elevato fabbisogno di pesticidi, di fertilizzanti e d’irrigazione idrica. Oltre 26 milioni di ettari di terreno agricolo sono attualmente irrigati nel bacino del Mediterraneo e l’acqua disponibile in alcune aree è utilizzata per l’irrigazione anche in misura dell’80 %, il che sta portando ad un grave sfruttamento eccessivo delle risorse idriche sotterranee e superfi ciali.

Inoltre, al fi ne di fornire risorse idriche e terreni all’agricoltura, è stato eff ettuato il drenaggio sistematico di zone umide naturali, di delta e di altri corpi d’acqua. Raramente, ancora oggi, gli agricoltori sono tenuti a pagare il costo eff ettivo dell’acqua. Parte della responsabilità è da attribuirsi alle politiche agricole comunitarie, che in passato hanno sovvenzionato la produzione di colture ad elevato utilizzo di risorse idriche.

L’urbanizzazione crescente e lo sviluppo del turismo hanno dato un ulteriore contributo alla cronica penuria d’acqua. Per quanto riguarda il turismo, il consumo idrico non riguarda solo l’alimentazione e l’igiene personale bensì anche l’impiego estremamente elevato di acqua nell’ambito di strutture ricreative come piscine, parchi acquatici e campi da golf. Allo stato attuale, il bilancio tra la richiesta e la disponibilità idrica ha raggiunto un livello critico in molti paesi del Mediterraneo. Senza un cambiamento di rotta, si prevede che la metà dei paesi della regione, entro il 2025, utilizzerà più acqua di quanta se ne possa rigenerare naturalmente.

L’incremento del turismo ha inoltre inciso fortemente sui lineamenti fi sici dei litorali, determinando la distruzione di molti e preziosi habitat naturali e siti naturalistici. Le presenze connesse al turismo internazionale nella regione mediterranea sono passate da 58 milioni nel 1970 a più di 228 milioni nel 2002. I dati relativi a Francia, Spagna e Italia rappresentano assieme il 75 % circa dell’affl usso turistico attuale (programma delle Nazioni Unite sull’ambiente, UNEP, 2005).

A sua volta, questo fenomeno ha dato avvio ad un intenso periodo di attività edilizia caratterizzato, più o meno ovunque lungo la costa, dallo sviluppo incontrollato di complessi alberghieri, case di villeggiatura e agglomerati urbani in espansione, che ha portato alla cementifi cazione di vaste porzioni dei litorali. Secondo il piano blu, oltre la metà delle coste mediterranee potrebbe fi nire sommersa dal cemento entro il 2025, in base allo stesso dato relativo al 2000, già equivalente al 40 %.

L’incremento estremamente rapido del turismo e dello sviluppo urbano nelle aree costiere e l’abbandono delle tradizionali pratiche agricole hanno esercitato una pressione fortissima sulla ricchezza della regione in termini di biodiversità. Tale pressione è destinata a continuare a meno che le politiche dei prossimi decenni non prevedano l’attuazione di importanti mutamenti.

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In questa serie:

L’Unione europea è suddivisa in nove regioni biogeografi che, ciascuna caratterizzata da una particolare

combinazione di vegetazione, clima e lineamenti geologici. I siti di importanza comunitaria sono selezionati per

ciascuna regione sulla base di elenchi nazionali presentati da ciascuno Stato membro incluso in quella regione.

Questo tipo di collaborazione permette di conservare specie e tipologie di habitat che presentano condizioni

naturali analoghe attraverso più paesi, senza tenere conto dei confi ni politici e amministrativi. Assieme alle zone

di protezione speciale designate ai sensi della direttiva Uccelli, i siti di importanza comunitaria scelti per ciascuna

regione biogeografi ca costituiscono la rete Natura 2000, una rete ecologica che interessa tutti i 27 Stati membri

dell’Unione europea.

Natura 2000 in the Alpine Region

Natura 2000 nella regione alpina

Natura 2000 in the

Atlantic Region

Natura 2000 nella regione atlantica

European Commission

Natura 2000 in the Black Sea Region

Natura 2000 nella regione del Mar Nero

Natura 2000 in the Boreal Region

Natura 2000 nella regione boreale

Natura 2000 in the

Continental Region

Natura 2000 nella regione continentale

Natura 2000 in the Macaronesian Region

Natura 2000 nella regione macaronesica

Natura 2000 nella regione mediterranea

Natura 2000 nella regione pannonica

Natura 2000 nella regione steppica

ISBN 978-92-79-14718-0