Natta
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Alessandro Natta
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Alessandro Natta
Natta.jpg
Segretario generale
del
Partito Comunista
Italiano
Durata mandato 26
giugno 1984 –
10 giugno 1988
Predecessore Enrico
Berlinguer
Successore Achille
Occhetto
Presidente del
Partito Comunista
Italiano
Durata mandato 1989
–
1990
Predecessore Luigi
Longo
Successore Aldo
Tortorella
Dati generali
Partito politico Partito
Comunista Italiano
(fino al 1991)
on. Alessandro Natta
Bandiera italiana
Parlamento italiano
Camera dei deputati
Luogo nascita
Oneglia
Data nascita 7
gennaio 1918
Luogo morte Imperia
Data morte 23
maggio 2001
Titolo di studio Laurea
in lettere
Professione
Insegnante
Partito PCI
Legislatura I, II, III,
IV, V, VI, VII, VIII,
IX, X
Gruppo Partito
Comunista Italiano
Circoscrizione Liguria
Collegio Genova
« Qui crolla un
mondo, cambia la
storia... ha vinto
Hitler... Si realizza il
suo disegno, dopo
mezzo secolo. »
(Alessandro Natta il 9
novembre 1989 dopo
la caduta del muro di
Berlino[1])
Alessandro Natta
(Oneglia, 7 gennaio
1918 – Imperia, 23
maggio 2001) è stato
un politico italiano,
deputato e segretario
del Partito comunista.
Indice [nascondi]
1 Biografia
1.1 L'ingresso nel PCI
1.2 Segretario
generale del partito
comunista
1.3 Ateismo
2 Opere
3 Note
4 Bibliografia
5 Altri progetti
6 Collegamenti
esterni
Biografia[modifica |
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"Ultimo segretario del
PCI" per sua stessa
definizione, anche se
non storicamente (lo
scrisse nelle proprie
memorie), nacque
nell'allora città ligure
di Oneglia,
sestogenito di una
famiglia borghese e di
tradizioni cattoliche
(Un suo cugino fu
Mario Ismaele
Castellano
arcivescovo di Siena).
Si iscrisse dapprima a
Lettere per poi
frequentare la Scuola
Normale Superiore di
Pisa[2] insieme a
Carlo Azeglio Ciampi
che fu poi presidente
della Repubblica
Italiana. Proprio a
Pisa ebbe inizio la sua
militanza antifascista,
sotto l'influsso - più
che del comunismo -
della cultura
liberal-socialista di
Calogero e Capitini.
Fu membro dei
Gruppi Universitari
Fascisti (GUF) di Pisa
e scrisse alcuni
articoletti culturali
nella rivista di questo
movimento fino al
1943.
Durante la seconda
guerra mondiale
venne inviato in
Grecia, nel
Dodecaneso italiano,
e, nel caos dell'8
settembre 1943,
partecipò a Rodi alla
difesa dell'aeroporto
di Gadurrà attaccato
da forze tedesche[2].
Imprigionato, rifiutò
di collaborare con
tedeschi e
repubblichini e
successivamente subì
l'internamento[2] in
un campo di prigionia
nella stessa Rodi[3].
Fu uno dei pochissimi
italiani superstiti al
naufragio del
piroscafo Oria nel
febbraio del 1944.
L'ingresso nel
PCI[modifica |
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Natta rientra in Italia
solo nell'agosto del
1945 e
successivamente
racconterà queste
vicende, sue e degli
altri internati italiani
nei lager tedeschi, nel
volume autobiografico
L'altra Resistenza.
Iscrittosi nello stesso
anno al Partito
Comunista Italiano di
Imperia[2], vi si
dedica a tempo pieno.
Un impegno che lo
vedrà
successivamente
consigliere comunale,
segretario di
federazione ed infine
tra i protagonisti
principali della vita
del partito entrando a
far parte dei massimi
organismi assieme a
Luigi Longo.
Stretto assertore
della "via italiana al
socialismo", sarà
vicino ad Enrico
Berlinguer fino ad
entrare nell'ufficio di
segreteria. Nel 1966,
insieme a Donato
Scutari, partecipa a
Sofia, in Bulgaria, alla
Conferenza di tutti i
dirigenti e Segretari
dei Partiti comunisti
del mondo, dove
riesce a far passare la
linea di non
scomunicare il Partito
Comunista Cinese.
Nel 1969 sarà lui a
tenere la relazione
per l'espulsione del
gruppo de il
manifesto.
Segretario generale
del partito
comunista[modifica |
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Il 26 giugno 1984,
scomparso
prematuramente
Berlinguer, Natta
diventa nuovo
Segretario generale
del PCI[2][4] e, pur
nella continuità con il
predecessore,
cercherà di
stemperare i toni
della polemica
apertasi con il PCUS
moscovita. Sarà
addirittura
protagonista di un
viaggio nella capitale
dell'allora Unione
Sovietica organizzato
da Armando Cossutta,
che genererà furiose
polemiche all'interno
del partito.
Al congresso di
Firenze del 1986
viene confermato
segretario. Guida il
partito alle elezioni
politiche del 1987 con
un programma
denominato
"Alternativa
democratica", ma il
risultato delle urne
non è favorevole al
PCI. Il 30 aprile 1988
è colpito da un infarto
mentre partecipa ad
un evento politico;
lascia quindi il 10
giugno la sua carica
ad Achille
Occhetto[5],
esponente della
generazione dei
"quarantenni" con i
quali il Partito
Comunista Italiano
concluderà la propria
vicenda storica.
Riguardo al modo in
cui Occhetto venne
decretato segretario,
Natta espresse alcune
critiche contenute in
una lettera che egli
stesso inviò ai
membri del Partito,
nella quale
denunciava un
comportamento non
leale nei suoi
confronti[6].
Natta è con il "Fronte
del no", insieme a
Cossutta, quando
Occhetto propone -
nella storica svolta
della Bolognina - il
cambio del nome: egli
è firmatario, con Aldo
Tortorella e Pietro
Ingrao, della mozione
2, che si propone di
rinnovare la cultura
politica del partito
senza abbandonare il
marxismo.
Quando sulle ceneri
del PCI nasce il
Partito Democratico
della Sinistra, Natta
non vi rimane, ma
non aderisce
nemmeno al Partito
della Rifondazione
Comunista[2], non
ravvisando grosse
prospettive nella
nuova formazione
politica creata da
Cossutta, Sergio
Garavini, Lucio
Libertini ed altri. Nel
1991 abbandona
formalmente la
politica attiva con una
lettera[7][8] nella
quale, oltre ad
esprimere sfiducia
verso tutta la classe
politica del paese,
respinge il progetto di
repubblica
presidenziale
perseguito in quegli
anni da Bettino Craxi.
Nel 1996 esprime la
sua soddisfazione per
l'ingresso (con il
primo Governo Prodi)
di PDS e Rifondazione
Comunista nell'area di
governo, mentre
criticherà la scelta di
Fausto Bertinotti,
segretario del PRC, di
togliergli la fiducia nel
1998.
Il 23 maggio 2001,
l'"illuminista,
giacobino e
comunista" - come lui
stesso amava definirsi
- muore ad Imperia,
sua città natale.
Il 18 gennaio 2009, in
occasione del
novantesimo
anniversario dalla sua
nascita, la città di
Imperia gli ha
dedicato alla memoria
il molo lungo di
Oneglia, dove Natta
amava passeggiare
dopo essersi ritirato a
vita privata.
Inaugurato sempre
alla sua memoria, un
altorilievo bronzeo
opera dello scultore
piemontese Riccardo
Cordero[9].
Ateismo[modifica |
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L'ateismo di
Alessandro Natta è
documentalmente
provato da più fonti.
Tra queste si
ricordano il libro "I tre
tempi del Presente",
Edizioni Paoline, 13
marzo 1989, scritto a
quattro mani col
vaticanista del
quotidiano l'Unità'
Alceste Santini; il
libro "Alessandro
Natta il semplice
frate" di Daniele La
Corte, Privitera
editore, pg.201.
Questo volume è
stato presentato
lunedì 3 dicembre
2001 presso la sede
dell’Ordine dei
Giornalisti, a Genova.
Il quotidiano
PISANotizie, il 26
maggio 2012, a cura
di Mauro
Stampacchia, dedica
ampio spazio
all'evento culturale
"Alessandro Natta, un
normalista", tenutosi
nella sala Azzurra
della Scuola Normale
Superiore di Pisa
dove, per l'occasione,
è stata presentata
anche l'edizione dei
discorsi parlamentari
del segretario del Pci
dopo la morte di
Berlinguer In tale
contesto, l'ateismo di
Natta è stato
rimarcato, tra gli altri
intellettuali del P.C.I.,
dal dirigente Aldo
Tortorella.
Opere[modifica |
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Le ore di Yalta, Roma,
Editori Riuniti, 1970.
Le radici della nostra
libertà. Il patrimonio
della Resistenza e lo
sviluppo della
democrazia. Discorso
pronunciato per il 40º
della liberazione,
Milano, 13 aprile
1985, Roma,
Dipartimento stampa,
propaganda e
informazione del PCI,
1985.
Togliatti in
Parlamento, Roma,
Editori Riuniti, 1988.
ISBN 88-359-3200-9.
I tre tempi del
presente. Intervista di
Alceste Santini,
Cinisello Balsamo,
Edizioni Paoline,
1989. ISBN
88-215-1709-8.
L'altra Resistenza. I
militari italiani
internati in Germania,
Torino, Einaudi, 1997.
ISBN 88-06-14314-X.
Anch'io in Arcadia,
Imperia, Centro
Editoriale Imperiese,
1998.
Serrati. Vita e lettere
di un rivoluzionario,
Roma, Editori Riuniti,
2001. ISBN
88-359-5095-3.
Discorsi parlamentari
(1948-1988), 2 voll.,
Roma, Camera dei
Deputati, 2011.
Note[modifica |
modifica wikitesto]
^ Quando il Muro
crollò addosso al
Bottegone, Fabio
Martini, 8 novembre
2009, sito
LASTAMPA.it.
^ a b c d e f Fonte:
Treccani.it
L'Enciclopedia
Italiana, riferimenti in
Collegamenti esterni.
^ Nella scheda
dell'Enciclopedia
Italiana (vedi
Collegamenti esterni,
viene internato in
Germania: "Ferito, fu
deportato in
Germania".
^ Natta segretario
con 227 voti e undici
astenuti articolo di
Alberto Stabile, la
Repubblica, 27 giugno
1984.
^ Fonte: Enciclopedia
Sapere.it, riferimenti
in Collegamenti
esterni.
^ Quando D’Alema
rottamò Natta e
Occhetto, da
‘Pubblico’
^ L'addio di Natta in
una lettera alla Iotti,
quotidiano la
Repubblica 23 aprile
1991.
^ Natta lancia un
monito "Difendete il
Parlamento",
quotidiano la
Repubblica, 16
maggio 1991.
^ Vedi: Francesco Li
Noce, Con un
altorilievo e
l'intitolazione della
passeggiata, Imperia
ricorda Alessandro
Natta, 18 gennaio
2009, dal sito
Riviera24.it.
Bibliografia[modifica |
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Frane Barbieri, Caro
Gorbaciov, caro
Natta, La Stampa,
1987.
Luciano Cavalli (a
cura di), Per una
biografia politica di
Alessandro Natta, in
Leadership e
democrazia, Cedam,
1987.
Paolo Turi, Natta e il
Pci. Una biografia
sociologica, Centro
interuniversitario di
sociologia politica,
1990.
Paolo Turi, L'ultimo
segretario. Vita e
carriera di Alessandro
Natta, Cedam, 1996.
Giorgio Devoto (a
cura di), Alessandro
Natta. Atti della
Giornata di studio, 18