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NEGRI NEWS 171 Soprattutto nelle grandi città, con il cielo sereno e in assenza di vento, aumentano in modo esponenziale i contaminanti e le nanoparticelle. Le misure vengono fatte regolarmente ma le azioni per contrastare questo degrado dell’aria che respiriamo per tutta la nostra vita sono molto scarse, sporadiche e per- ciò poco significative. Una cifra enorme Ogni tanto si decretano le targhe alterne, si stabiliscono le temperature massime nelle abitazioni, si limita la circolazione delle autovetture con vecchi motori die- sel, ma il risultato non cambia. La gravità della situazione è determinata dalla forte incidenza della contaminazio- ne dell’atmosfera sulla salute. I dati disponibili sono ormai numerosi. Un recente rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità stima che l’inquina- mento atmosferico determini nel mondo circa 3,7 milioni di morti premature, men- tre sarebbero 4,3 milioni le morti dovute all’inquinamento all’interno delle abitazio- ni, spesso maggiore rispetto all’esterno. Otto milioni di morti sono una cifra enor- me che non dovrebbe passare sotto silen- zio. Le patologie che sono maggiormente in relazione con l’inquinamento sono rap- presentate da infarto miocardico (2,6 milioni di morti), ictus cerebrale (quasi 3 milioni di morti), malattie ostruttive polmo- nari croniche (circa 1 milione) e tumori del polmone (circa 500.000 morti). La situazione a Milano Tutto ciò non avviene solo in Cina o in altre aree soggette a forte sviluppo, ma è stato verificato anche a Milano. Uno studio condotto dal Policlinico ha evi- denziato un’associazione fra l’innalza- mento dell’inquinamento e la mortalità per malattie cardiorespiratorie. Che vi sia non solo un’associazione ma un vero rapporto di causa-effetto è stato documentato da una ricerca condotta dall’IRCCS Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri. I ricercatori da molti anni analizzano le acque reflue fognarie di Milano in prossi- mità dei depuratori per misurare sostanze chimiche che in gran parte sono passate attraverso il nostro organismo e che quin- di rappresentano un indice dell’esposizio- ne della popolazione che elimina i pro- dotti biologici nella rete fognaria. Decisioni da prendere Si è osservato che nei periodi di maggior inquinamento atmosferico si riscontra un aumento dell’eliminazione di salbutamo- lo, un farmaco che si utilizza sotto forma di spray per antagonizzare gli attacchi asmatici. Si tratta di una riprova che la presenza di microparticelle, ozono e metano e altri prodotti nell’atmosfera aggrava la situa- zione dei pazienti asmatici. Si potrebbe continuare con altri dati. Quello che si deve fare è noto, ma alle tante parole e ai tanti appelli seguono pochi fatti. È ora di prendere decisioni che devono riguardare sostanzialmente la qualità delle emissioni dovute al riscaldamento o all’aria condizionata e alle emissioni delle autovetture. Perché non si può fare, considerando che è in gioco la salute pubblica? SILVIO GARATTINI Benessere, dicembre 2015 Anno XLVIII - N. 1 - Febbraio 2016 - Poste Italia Spa - sped. in abb. postale - 70% - CNSO/CBPA/AL/MILANO/074 du 14/03/08 Tassa Pagata/Taxe Perçue/Economy/Normalizzato MENSILE DELL’IRCCS ISTITUTO DI RICERCHE FARMACOLOGICHE MARIO NEGRI www.marionegri.it SALUTE Riduciamo i contaminanti L’inquinamento atmosferico da contaminanti e nanoparticelle determina nel mondo, secondo un rapporto OMS, 3,7 milioni di morti premature mentre sarebbero 4,3 milioni le morti per l’inquinamento all’interno delle abitazioni. Infarto, ictus, malattie polmonari croniche, tumori del polmone le patologie maggiormente in relazione con l’inquinamento. Monitoraggi della situazione e provvedimenti scarsi, sporadici e perciò poco efficaci. Cosa succede a Milano. Urgenti decisioni che riguardino la qualità delle emissioni dovute a riscaldamento, aria condizionata e uso dell’auto. Negri News 171, Febbraio 2016, pag. 1 IF UNDELIVERED PLEASE RETURN TO CMP VERONA L’omeopatia è uno dei settori della medicina alternativa su cui il dibattito è da anni il più vivace ed accanito. La sua efficacia è sostenuta da evidenze scientificamente sostenibili? La comunità scientifica non è unanimemente schierata anche se al suo interno i favorevoli rappresentano una minoranza. L’Istituto Mario Negri si è sempre espresso senza se e senza ma sull’irrilevanza scientifica della omeopatia e sulla sua inefficacia terapeutica. In questo libro dal significativo titolo “Acqua fresca?“ curato dal prof. Silvio Garattini ed edito da Sironi Editore, vengono sviluppati tutti i temi che sostengono questo non più opinabile giudizio. Hanno collaborato cinque ricercatori dell’Istituto sugli argomenti di loro più specifica competenza. Vittorio Bertelè ha tracciato la storia di questa dottrina, nata dall’intuizione di Samuel Hahnemann alla fine degli anni 1700, e non ulteriormente evolutasi fino ai giorni nostri malgrado l’enorme acquisizione di conoscenze avvenute nel campo biomedico. Giorgio Dobrilla dall’esame della letteratura scientifica sull’omeopatia riporta la valutazione globale che ne documenta l’inefficacia e la sua compatibilità con l’effetto placebo. Illustra inoltre quale sia l’atteggiamento assunto dalle autorità sanitarie dei diversi Paesi sulla base delle numerose recenti indagini negative. Emilio Benfenati spiega molto semplicemente come il “farmaco” omeopatico non può essere attivo perché dopo le innumerevoli diluizioni a cui è stato sottoposto non può più contenere neppure una molecola della sostanza originale, come stabilito dal numero di Avogadro (Amedeo Avogadro scienziato italiano coetaneo di Hahnemann che aveva scoperto quante molecole si trovano in una OMEOPATIA, L’INEFFICACIA GOCCIA A GOCCIA OMEOPATIA, L’INEFFICACIA GOCCIA A GOCCIA (continua a pagina 2)

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NEGRI NEWS 171

Soprattutto nelle grandi città, con il cielosereno e in assenza di vento, aumentanoin modo esponenziale i contaminanti e lenanoparticelle. Le misure vengono fatte regolarmente male azioni per contrastare questo degradodell’aria che respiriamo per tutta la nostravita sono molto scarse, sporadiche e per-ciò poco significative.

Una cifra enorme

Ogni tanto si decretano le targhe alterne,si stabiliscono le temperature massimenelle abitazioni, si limita la circolazionedelle autovetture con vecchi motori die-sel, ma il risultato non cambia.La gravità della situazione è determinatadalla forte incidenza della contaminazio-ne dell’atmosfera sulla salute. I dati disponibili sono ormai numerosi. Un recente rapporto dell’OrganizzazioneMondiale della Sanità stima che l’inquina-mento atmosferico determini nel mondo

circa 3,7 milioni di morti premature, men-tre sarebbero 4,3 milioni le morti dovuteall’inquinamento all’interno delle abitazio-ni, spesso maggiore rispetto all’esterno.Otto milioni di morti sono una cifra enor-me che non dovrebbe passare sotto silen-zio. Le patologie che sono maggiormente inrelazione con l’inquinamento sono rap-presentate da infarto miocardico (2,6milioni di morti), ictus cerebrale (quasi 3milioni di morti), malattie ostruttive polmo-nari croniche (circa 1 milione) e tumori delpolmone (circa 500.000 morti).

La situazione a Milano

Tutto ciò non avviene solo in Cina o inaltre aree soggette a forte sviluppo, ma èstato verificato anche a Milano. Uno studio condotto dal Policlinico ha evi-denziato un’associazione fra l’innalza-mento dell’inquinamento e la mortalità permalattie cardiorespiratorie.

Che vi sia non solo un’associazione maun vero rapporto di causa-effetto è statodocumentato da una ricerca condottadall’IRCCS Istituto di RicercheFarmacologiche Mario Negri. I ricercatori da molti anni analizzano leacque reflue fognarie di Milano in prossi-mità dei depuratori per misurare sostanzechimiche che in gran parte sono passateattraverso il nostro organismo e che quin-di rappresentano un indice dell’esposizio-ne della popolazione che elimina i pro-dotti biologici nella rete fognaria.

Decisioni da prendere

Si è osservato che nei periodi di maggiorinquinamento atmosferico si riscontra unaumento dell’eliminazione di salbutamo-lo, un farmaco che si utilizza sotto formadi spray per antagonizzare gli attacchiasmatici. Si tratta di una riprova che la presenza dimicroparticelle, ozono e metano e altriprodotti nell’atmosfera aggrava la situa-zione dei pazienti asmatici. Si potrebbe continuare con altri dati.Quello che si deve fare è noto, ma alletante parole e ai tanti appelli seguonopochi fatti. È ora di prendere decisioni che devonoriguardare sostanzialmente la qualitàdelle emissioni dovute al riscaldamento oall’aria condizionata e alle emissioni delleautovetture. Perché non si può fare, considerando cheè in gioco la salute pubblica?

SILVIO GARATTINI

Benessere, dicembre 2015

Anno XLVIII - N. 1 - Febbraio 2016 - Poste Italia Spa - sped. in abb. postale - 70% - CNSO/CBPA/AL/MILANO/074 du 14/03/08 Tassa Pagata/Taxe Perçue/Economy/Normalizzato

MENSILE DELL’IRCCS ISTITUTO DI RICERCHE FARMACOLOGICHE MARIO NEGRIwww.marionegri.it

SALUTE

Riduciamoi contaminantiL’inquinamento atmosferico da contaminanti e nanoparticelle determina nel mondo,secondo un rapporto OMS, 3,7 milioni di morti premature mentre sarebbero 4,3milioni le morti per l’inquinamento all’interno delle abitazioni. Infarto, ictus, malattiepolmonari croniche, tumori del polmone le patologie maggiormente in relazione conl’inquinamento. Monitoraggi della situazione e provvedimenti scarsi, sporadici e perciò poco efficaci. Cosa succede a Milano. Urgenti decisioni che riguardino la qualità delle emissioni dovute a riscaldamento, aria condizionata e uso dell’auto.

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L’omeopatia è uno dei settori della medicina alternativa su cui il dibattito è da anni il più vivace edaccanito. La sua efficacia è sostenuta da evidenze scientificamente sostenibili? La comunità scientificanon è unanimemente schierata anche se al suo interno i favorevoli rappresentano una minoranza.L’Istituto Mario Negri si è sempre espresso senza se e senza ma sull’irrilevanza scientifica dellaomeopatia e sulla sua inefficacia terapeutica. In questo libro dal significativo titolo “Acqua fresca?“curato dal prof. Silvio Garattini ed edito da Sironi Editore, vengono sviluppati tutti i temi che sostengono questo non più opinabile giudizio. Hanno collaborato cinque ricercatori dell’Istituto sugli argomenti di loro più specifica competenza.Vittorio Bertelè ha tracciato la storia di questa dottrina, nata dall’intuizione di Samuel Hahnemannalla fine degli anni 1700, e non ulteriormente evolutasi fino ai giorni nostri malgrado l’enorme acquisizione di conoscenze avvenute nel campo biomedico.Giorgio Dobrilla dall’esame della letteratura scientifica sull’omeopatia riporta la valutazione globaleche ne documenta l’inefficacia e la sua compatibilità con l’effetto placebo. Illustra inoltre quale sial’atteggiamento assunto dalle autorità sanitarie dei diversi Paesi sulla base delle numerose recentiindagini negative.Emilio Benfenati spiega molto semplicemente come il “farmaco” omeopatico non può essere attivoperché dopo le innumerevoli diluizioni a cui è stato sottoposto non può più contenere neppure unamolecola della sostanza originale, come stabilito dal numero di Avogadro (Amedeo Avogadro scienziato italiano coetaneo di Hahnemann che aveva scoperto quante molecole si trovano in una

OMEOPATIA, L’INEFFICACIA GOCCIA A GOCCIAOMEOPATIA, L’INEFFICACIA GOCCIA A GOCCIA

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Ad un mese dalla chiusura dell’EXPOl’Associazione degli “Alumni” del MarioNegri (MNIAA) ha organizzato una TavolaRotonda dal titolo “Dopo expo 2015:cibo,salute, pianeta“.L’EXPO è stato un grande successo dipubblico, un’importante ricaduta di imma-gine per Milano e per l’Italia, un probabilegrande successo economico per le indu-strie del settore, ma anche molte criticheda parte di chi ritiene che l’evento nonabbia avuto un ruolo guida nella realizza-zione di quanto proponeva: “nutrire il pia-neta, energia per la vita”.

Quattro aspetti

Per questo nella Tavola Rotonda si èvoluto affrontare e discutere solo alcuniaspetti, emersi anche dai numerosi con-vegni che si sono svolti in ed extra EXPO,che legano l’alimentazione a quello che èil fine ultimo della ricerca biomedica: lasalute. Si sono voluti focalizzare quattro aspetti:� Il ruolo esercitato da un’alimentazionecorretta nel prevenire le malattie e nelmigliorare la salute;� La cultura dell’alimentazione che siattua anche attraverso la conoscenza di

ciò che si acquista e si mangia;� Il rischio che una diffusa contaminazio-ne dell’ambiente può esercitare sullasalute;� La consapevolezza delle urgentinecessità alimentari del pianeta.

La dieta mediterranea

La dottoressa Alessandra Tavani delDipartimento di Epidemiologia dell’IstitutoMario Negri con un intervento su “Dietamediterranea e salute” ha fornito le evi-denze per dimostrare, riportando studiepidemiologici condotti anche nel suolaboratorio, come l’aderenza ad una dietamediterranea (verdura, frutta, legumi,cereali, patate, pesce, grassi insaturi) siacapace di ridurre il rischio dell’insorgenzadi molte malattie: i tumori (di orofaringe,esofago, stomaco, colon-retto, fegato,pancreas, laringe, endometrio) e le malat-tie cardiache. Riportando a titolo di esempio il caso stu-dio sull’ infarto del miocardio, ha eviden-ziato come la protezione dal rischio nonsia attribuibile ai singoli componenti ma,per un probabile effetto di interazione,all’insieme dei diversi costituenti delladieta.

I risultati epidemiologici hanno dimostratocome la protezione per diverse delle pato-logie esaminate aumenti significativa-mente con l’aumentare dell’adesione alregime dietetico.Tutti questi lavori danno una testimonian-za concreta al riconoscimento della dietamediterranea come patrimonio immate-riale dell’Unesco.La dr.ssa Paola Palestini dell’UniversitàBicocca di Milano ha affrontato il proble-ma di come sia importante e necessarioche ciascuno si interessi di quello che iprodotti alimentari contengono e cerchi diverificare se quello che le etichette ripor-tano sia conforme a quanto ritiene siaadatto alla sua situazione sanitaria. Nel dicembre 2014 è stata recepita lalegge europea 1169/2011 che stabiliscequali sono le caratteristiche che devononecessariamente essere presenti sullaetichetta a cui viene richiesto di esserechiara, semplice, leggibile. Fondamentaleil controllo per chi soffre di allergie, per iceliaci e i sofferenti di patologie metaboli-che. Ma per tutti è naturalmente impor-tante conoscere altri elementi obbligatoricome il valore nutrizionale del prodotto eil dettaglio degli olii vegetali presenti chedevono essere tutti specificati. Se infatti èormai noto che gli olii vegetali vanno pri-vilegiati al burro e al lardo per la loro altaconcentrazione di acidi grassi insaturi e labassa concentrazione degli acidi grassisaturi, non è altrettanto noto che grandidifferenze ci sono tra gli olii a seconda deivegetali da cui provengono. Se l’olio d’oliva ha, in grammi per cuc-chiaio, 10gr. di acidi grassi monoinsaturi e1.1 di polinsaturi, l’olio di girasole harispettivamente 2.7 e 8.9, l’olio di mais 3.3e 7.9, l’olio di arachidi 6.2 e 4.3, l’olio dipalma 1.6. Viceversa i grassi saturi (i piùnocivi) sono 1.8 gr. nell’olio d’oliva e 11.1nell’olio di palma.La dr.ssa Palestini continua indicandoquali e quanti possono essere i “bias”celati in etichette non regolari.

Sostanze tossiche

Se attenzione va posta nella lettura delleetichette per conoscere la composizionedei prodotti alimentari, ben maggioreattenzione va posta ai comportamenti daadottare per ridurre l’esposizione allesostanze tossiche presenti negli alimenti. Il dottor Ettore Zuccato del DipartimentoAmbiente e Salute dell’Istituto MarioNegri ne presenta una breve rassegnaindicando sia quelle naturali che quelleartificiali, e quest’ultime quelle introdottevolontariamente come coadiuvanti eaddittivi, o involontariamente presenticome residui di attività industriali. Tra le più tossiche presenti nella nostraalimentazione vi sono le diossine prodot-to secondario di processi chimici indu-striali, di incenerimento e combustione.Contaminano l’aria e per ricaduta il terre-no e la vegetazione, sono liposolubili e siaccumulano nel grasso degli animali eattraverso i loro prodotti raggiungono l’uo-mo. Per ridurre l’esposizione alle diossinedagli alimenti sono state stabilite lineeguida che raccomandano di ridurre il con-sumo di carne, di scegliere tagli magri, dieliminare il grasso visibile, di preferireN

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SALUTE

Nutrire il pianeta,energia per la vitaConcluso l’EXPO 2015 l’Associazione “Alumni” del Mario Negri ha organizzato una tavola rotonda per analizzare gli aspetti che legano l’alimentazione (il temadell’Expo milanese) alla salute, fine ultimo della ricerca biomedica. Quattro i temiaffrontati dai relatori: il ruolo di un’alimentazione corretta nel prevenire le malattie enel migliorare la salute; la cultura dell’alimentazione anche attraverso la conoscenzadi ciò che si acquista e si mangia; i rischi della diffusa contaminazione dell’ambientesulla salute; la consapevolezza delle urgenti necessità alimentari del pianeta.

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data quantità di materia), né possono servire i processi di energizzazione (succussioni) cuivengono sottoposte le numerose diluizioni della sostanza perché non esiste la “memoriadell’acqua“!Luigi Cervo discute su come neppure l’effetto placebo possa essere attribuito all’omeopa-tia in quanto non esistono in letteratura studi che lo testifichino, mentre per il placebo esi-ste una documentata rilevanza clinica e studi che dimostrano l’esistenza di meccanismineuronali che possono giustificare quest’effetto. Lorenzo Moja fornisce alcuni dati relativamente al numero di medici omeopati e all’utiliz-zo dei prodotti omeopatici in Italia. I medici ufficialmente iscritti alle associazioni profes-sionali che raggruppano i medici omeopati sono circa 700 ben pochi se confrontati con i250.000 medici che svolgono la professione, benché molti siano però i medici inclini a pre-scrivere o a consigliare prodotti omeopatici. Per quanto riguarda il consumo nel 2014 si era attestato su una spesa compresa tra i 250 ei 400 milioni di euro contro la spesa farmaceutica complessiva valutata più di 26 miliardi.Tenendo conto dell’elevato costo dei singoli prodotti omeopatici, questo dato indichereb-be che in Italia il mercato dell’omeopatia non è molto alto anche se calcoli approssimativilo indicherebbero pari ad un 5% della spesa globale dei farmaci a carico dei cittadini.Silvio Garattini che ha personalmente esposto l’evoluzione della legislazione italiana edeuropea che regolamenta la vendita evidenziando alcune delle incongruenze tra cui il fattoche i prodotti omeopatici possono essere venduti solo in farmacia, senza ricetta ma con l’in-dicazione di un’assenza di evidenze scientifiche di efficacia sulle patologie indicate, con-clude che, pur nel rispetto della libertà di cura, lo Stato non deve promuovere l’adozionedi trattamenti che contrastano con l’evidenza scientifica e, attraverso il Servizio di SanitàNazionale, dovrebbe svolgere una campagna per una corretta informazione sulla ineffica-cia dei prodotti omeopatici.

OMEOPATIA, L’INEFFICACIA GOCCIA A GOCCIAOMEOPATIA, L’INEFFICACIA GOCCIA A GOCCIA

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latte e prodotti caseari a basso contenutodi grassi. Anche se, fa notare il dr.Zuccato le diossine, ritenute tra i contami-nanti alimentari più tossici, sono millevolte meno tossiche della tossina botulini-ca elemento naturale che si può produrreoccasionalmente in alimenti mal conser-vati. Tra i metalli che possono essere pre-senti negli alimenti e in particolare neipesci dove si accumulano, una particola-re attenzione è riservata al mercurio.L’EFSA (European Food Safety Authority)ha fissato il TWI ( tolerable weekly intake)in 4 microgrammi per Kg corporeo per ilmercurio e 1,3 microgrammi per il metil-mercurio. I forti consumatori di pesce digrossa taglia possono superare questivalori anche di parecchie volte. È statocalcolato che il mangiare un chilo di tonnorosso in una settimana fa superare di dueo tre volte il limite consentito.Tavani, Pollini e Zuccato hanno illustratoalcuni degli aspetti nei quali il cibo giocaun ruolo fondamentale per la salute.

Obesità e denutrizione

L’intervento del professor Roberto Defezdel CNR di Napoli è dedicato al problemadell’alimentazione per il futuro del piane-ta, che era il progetto proposto da EXPOma che secondo l’opinione di Defez non èstato sufficientemente sviluppato e soste-nuto. Se il problema dei Paesi industria-lizzati è l’obesità, esistono sul pianetacentinaia e centinaia di milioni di denutritia cui il mondo civile deve pensare.Secondo Norman Bourlaug, agronomoamericano e Premio Nobel per la pace, ilcibo deve essere coltivato e consumatolocalmente e come diceva “se vuoi lapace coltiva la giustizia ma coltiva ancheil campo per produrre grano, se non c’èpane non ci sarà mai pace.” Incrociandodiverse qualità di grano, Bourlaug riuscìad ottenere qualità resistenti ai parassitidecuplicandone la produzione. In questomodo salvò da sicura morte intere popo-lazioni del Messico e dell’India vittime dicontinue carestie. Con l’avvento della genetica negli anni’90 la tecnologia ha ormai a disposizionemetodi per produrre grano geneticamentemodificato (OGM) che può permettere diaumentare la resa del terreno agricolo eprodotti resistenti agli attacchi di funghi,batteri e variazioni climatiche. Senzainterventi burocratici o comunque frutto diincompetenza e di irresponsabilità, ilmondo ha attualmente la possibilità dinutrire con gli OGM una popolazione di10 miliardi di persone. Le nazioni ricche,conclude Defez, possono pagare più peril cibo prodotto con metodi “biologici“, maun miliardo di persone cronicamente sot-tonutrite dei paesi poveri non può farlo.Su questo argomento chiude il prof.Garattini che ha moderato e condotto ladiscussione con molta attenzione, espri-mendo un giudizio molto guardingo sullacoltivazione “biologica” che, se garantisceil prodotto da contaminazioni da agrofar-maci, che peraltro sono ben noti, non pro-tegge da altri prodotti che la pianta stessapuò sintetizzare a difesa da attacchimicrobici, fungini, ambientali e di cui nonsiamo invece a conoscenza.

ARMANDA JORI

Anche quest’anno l’Istituto Mario Negrisarà presente con i suoi runners allaMilano MARATHON 2016!L’Istituto ha aderito al Charity Programche si propone di affiancare un eventosportivo di dimensione nazionale ad unaraccolta fondi per le 65 ONP(Organizzazioni No Profit) che sono stateammesse e hanno presentato il loro pro-getto sostenibile. Il nostro ha l’obiettivo di offrire una borsadi studio ad un giovane ricercatoredell’Istituto impegnato nelle ricerche sul-l’arresto cardiaco. Per questa patologia che colpisce in Italiacirca 60.000 persone ogni anno non visono terapie efficaci né di prevenzione nédi remissione dei danni persistenti in colo-ro che soprvvivono.Nelle edizioni passate (siamo ormai allaquinta partecipazione) centinaia di giova-ni hanno corso a sostegno dei progetti delMario Negri. Si sono costituiti in staffette (4 parteci-panti per un percorso di 10 Km ciascuno),si sono allenati, hanno corso, hannotagliato il traguardo con la nostra magliet-ta! Ma per molti di loro il traguardo non èstato solo quello a piazza Castello, mal’impegno a sostenere il progetto delMario Negri attivandosi nella raccoltafondi.Vogliamo più staffette e più coinvolgimen-to dei loro fans per raggiungere l’obiettivodella borsa di studi.A tutti i runners diciamo: correre fa benema correre per una buona causa fa anco-ra meglio!

Cercate per noi nuovi corridori e scrivete-ci a: [email protected] nostri lettori diciamo: il 3 aprile siatenelle strade di Milano, incoraggiate inostri runners, applaudite il loro passag-gio: “corrono con il cuore per il cuore”,siate virtualmente con loro sostenendocon un contributo il loro impegno per lanostra “buona causa”. Donate qui:http://www.retedeldono.it/it/progetti/irccs-ist.-di-ricerche-farmacologiche-mario-negri/fai-correre-la-ricerca-0

RICERCA

Milano Maratona 2016: corri con i nostri runnersL’Istituto Mario Negri partecipa alla Milano Marathon 2016 del 3 aprile aderendo alCharity Program che affianca alla sfida sportiva quella solidale raccogliendo fondi peruna buona causa: per i runners del Mario Negri (quest’anno alla quinta maratonamilanese) è una borsa di studio per un giovane ricercatore dell’Istituto impegnatonelle ricerche sull’arresto cardiaco. Un obiettivo ambizioso ma a portata di mano eanche i lettori di Negrinews possono contribuire: cercando per noi nuovi corridori eaiutando concretamente la “nostra buona causa”. Come effettuare le donazioni.

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NILVAPIDINA EMALATTIA DI ALZHEIMERNel 2013 ha avuto inizio uno studio clini-co multicentrico di fase III per verificarel'efficacia e la sicurezza della nilvadipinacome farmaco utile nella malattia diAlzheimer. Lo studio NILVAD è una speri-mentazione indipendente finanziatadall’Unione Europea a cui partecipano 9Paesi: Francia, Germania, Grecia,Inghilterra, Irlanda, Italia (4 centri aCastellanza, Brescia, Milano, Genova),Olanda, Svezia, Ungheria. Il responsabiledella partecipazione italiana è il dr. UgoLucca del Dipartimento di Neuroscienzedell'IRCCS Istituto Mario Negri.La malattia di Alzheimer è una delle piùcomuni malattie degenerative delSistema Nervoso Centrale che colpisce inparticolare la popolazione anziana. Si calcola che nel mondo ne siano affetti15 milioni di persone, nella sola Europacirca 5 milioni. Con l'invecchiamento dellapopolazione questi numeri sono destinatiad aumentare fortemente. Infatti in un lavoro epidemiologico condot-to sui grandi vecchi, recentemente pubbli-cato dal dr Lucca e coll. (1) si è dimostra-to che un quarto della popolazione conpiù di 80 anni è affetto da demenza conuna prevalenza del 15,7% tra gli 80 e gli84 anni ed un 70% dai 100 anni.Purtroppo non esistono ad oggi farmacicapaci di guarire questa malattia: si di-spone di qualche farmaco sintomaticocome gli inibitori della colinesterasi o gliantagonisti del glutamato che però nonbloccano il procedere dalla malattia e nonprevengono la degenerazione neuronale.Già nei primi anni del 2000 erano peròapparsi dei lavori clinici che avevanoriscontrato nei pazienti ipertesi trattati conla nilvadipina, farmaco antipertensivodella famiglia dei bloccanti del calcio, unmiglioramento della cognitività in soggettiaffetti da Alzheimer.Bisogna però giungere al 2011 quandoviene pubblicato un lavoro (2) nel qualeviene dimostrato che in un modello muri-no di malattia di Alzheimer un trattamentocon nilvadipina aveva migliorato il com-portamento cognitivo compromesso inquesti animali e che questo effetto potevaessere spiegato dall'azione svolta dal far-maco sulle placche di β-amiloide a livellocerebrale che si ipotizza siano responsa-bili della degenerazione neuronale.Veniva inoltre dimostrato che il farmacoproduce questo effetto attraverso un bloc-co della sintesi della β-amiloide e una suaaumentata eliminazione attraverso lamembrana emato-encefalica. Allo studioNILVAD (3) partecipano 510 pazienti affet-ti da malattia di Alzheimer di grado lieve omodesto. Il trattamento prevede unaassunzione giornaliera di 1 compressa per78 settimane dal reclutamento (che si èconcluso nel marzo 2015). I pazienti sonoseguiti e sottoposti a diversi controlli pro-grammati. I risultati saranno confrontaticon quelli ottenuti da un gruppo di pazien-ti analoghi ma trattati con il placebo.

Se i risultati dello studio confermerannoquanto è stato sperimentalmente dimo-strato, la nilvadipina potrebbe rappresen-tare un significativo avanzamento nel trat-tamento di questa malattia e soprattuttouna grande speranza per gli ammalati.1) Alzheimers Dement 2015-11-259

2) Mol.Med. 2011-17-149

3) BYU2014-4e006364

EPILESSIA E REMISSIONEL’epilessia è una malattia neurologica fre-quente (poco meno dell’1% della popola-zione) caratterizzata dal ripetersi di crisiconvulsive e non. Nonostante la cronicità,l’epilessia ha un elevato potenziale diremissione. Studi su pazienti di nuova dia-gnosi hanno evidenziato periodi di remis-sione delle crisi di almeno un anno nel95% dei casi. Per la terapia dell’epilessiasono disponibili farmaci efficaci con i qualii pazienti possono controllare l’insorgenzadelle crisi; purtroppo, però, un paziente sucinque è resistente al trattamento.Vengono considerati farmacoresistenticoloro che non siano riusciti a controllarele proprie crisi con almeno due farmaciantiepilettici. Non vi sono però informazio-ni sull’andamento a lungo termine dellamalattia nei pazienti farmacoresistenti.Uno studio condotto recentemente all’Isti-tuto Mario Negri dall’équipe del Dr. EttoreBeghi, capo del Laboratorio di MalattieNeurologiche, con l’adesione di 123 medi-ci di base della provincia di Lecco, havalutato la prognosi a lungo termine del-l’epilessia e dell’epilessia farmacoresi-stente nel periodo 2000-2008. La progno-si è stata analizzata usando quattro distin-ti modelli: 1. Remissione per almeno dueanni nei primi due anni di trattamento(remissione precoce); 2. Remissione dopopiù di due anni (remissione tardiva); 3.Periodi di remissione seguiti da recidive dicrisi; 4. Mai remissione. In tutto sono stati osservati 747 soggetti ditutte le età. La probabilità di entrare inremissione per almeno due anni era del18% già all’inizio del trattamento e salivaal 67% dopo 20 anni. Tra i soggetti osser-vati per almeno 5 anni, 101 (19%) sonoentrati in remissione precoce, 175 (33%)in remissione tardiva, 85 (16%) in remis-sione seguita da recidive, 166 (32%) nonsono entrati in remissione. Tra i pazientifarmacoresistenti sono state osservateremissioni nel 30% dei casi, dei quali il13% senza più recidive.Lo studio ha confermato che la prognosi alungo termine dell’epilessia è favorevolenella maggior parte dei casi. Tuttavia, unavolta acquisita, la remissione non è sem-pre duratura. Incoraggiante invece è statoil riscontro di una non trascurabile proba-bilità di remissione nei pazienti giudicatifarmacoresistenti nel corso della malattia.Queste informazioni dimostrano che lafarmacoresistenza così intesa è un feno-meno dinamico e, come tale, potenzial-mente reversibile.

SALUTE, AMBIENTE, CONTAMINAZIONI, BONIFICHEQuando alla sera seduti davanti alla tele-visione vediamo reportage su terreni delnostro Paese inquinati da rifiuti probabil-mente tossici di varia origine e sentiamodi casi di gravi malattie contratte in quellezone e attribuite alla contaminazione

ambientale, ci sentiamo giustamente offe-si e attribuiamo responsabilità sui manca-ti interventi. In molti casi questa reazionepuò essere giustificata ma la maggiorparte di noi non è consapevole di quantocomplicato, difficile e oneroso sia l’inter-vento sui siti contaminati. Un Comitato Tecnico Terreni Contaminati(CTTC) recentemente costituitosi ha ilcompito di stabilire anche da un punto divista normativo i termini per la valutazio-ne del rischio espositivo. Per tracciarerealistici scenari di esposizione occorreintegrare e relazionare i flussi informativiambientali con i dati sanitari epidemiologi-ci della relativa popolazione. Le esposizioni vanno valutate per i singo-li contaminanti e per i possibili effetti diinterazione ed è importante tener contodel tempo di induzione-latenza per quellepatologie la cui manifestazione clinica simanifesta a distanza di tempo.Per la valutazione del rischio non è suffi-ciente la dimostrazione di forte associa-zione tra esposizione e danno sanitarioperché questo non corrisponde necessa-riamente ad un nesso di casualità tra idue fenomeni. È necessario per esempioconoscere per quella popolazione i datisanitari relativamente alla patologia inte-ressata. Gli screening di massa possonofacilitare queste indagini.Solo da queste poche osservazioni si puòcapire come per determinare la priorità diintervento di bonifica sui siti contaminatisia necessario addivenire ad una valuta-zione del rischio basato su imprescindibiliargomenti che il dr. Enrico Davoli del-l’Istituto Mario Negri e membro del gruppoSalute del CTTC schematizza in questipassaggi di indagine epidemiologica:� Misura dell’esposizione ai fattori dirischio� Misura del danno sanitario� Misura della forza dell’associazione� Casualità dei due fenomeni.

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Ricerche in pillole

a cura di Armanda Jori

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