N.8 Marzo 2018 - EOM Italia · Vi invito a mettervi comodi e a “sfogliare” le pagine del Lab...
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In questo numero:
N.8 Marzo 2018
Di nuovo Lab Journal, di nuovo articoli interessanti
da leggere!
In questo numero vi presentiamo Margherita
Tassello, Responsabile ufficio promozione e
comunicazione della EOM Italia.
Sulla scia della Proclamazione di fine Master del
biennio 2015-2017 vi presentiamo altre tesi dei nostri
studenti, in particolare con i lavori di Ilario Bettineschi
(sede VR) e Riccardo Pistone (sede Roma). Questo
tipo di proposta ci seguirà in tutti i numeri della
newsletter.
Vi raccontiamo successivamente lo svolgimento
dell’ultimo seminario Gimbe/Eom sul Clinical
Research Core Curriculum, seminario nella
fattispecie dedicato agli Studi Osservazionali.
Poi, come novità, un interessante racconto
sull’esperienza vissuta a Dallas dall’ortopedico
Michele Conati e dal nostro Paolo Bellini in termine di
approfondimento/aggiornamento, chirurgico e
riabilitativo, sulla Deep Gluteal Syndrome.
Il dott. Conati presenta un lavoro di approfondimento
anatomico mentre Paolo parla della componente
riabilitativa e racconta l’impatto con il mondo
fisioterapico americano.
In ultimo EBO per tutti con gli articoli recensiti dai
nostri studenti e docenti.
Vi invito a mettervi comodi e a “sfogliare” le pagine
del Lab Journal e, perchè no, a dare consigli,
suggerimenti o preferenze su argomenti da
trattare/approfondire. Ogni vostro commento e/o
collaborazione è ben accetta.
A presto
a cura di Paolo Comotti
02 RubricaIl personale di EOM –
Marketing e Comunicazione
03 ReportTesi di fine Master :
Gli abstract dei nostri
studenti
08 ArticoloGIMBE- CRCC-
STUDI OSSERVAZIONALI
10 ArticoloANATOMIA/PATOLOGIA
Deep Gluteal Syndrome
13 ArticoloDeep Gluteal Syndrome:
La mia esperienza a Dallas
16 RubricaEvidence Based Osteopathy
(EBO)
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RubricaIl personale di EOM
Sono una grande sognatrice, una perfezionista, una
viaggiatrice, con il corpo e con la testa.
Sono Margherita, classe 1993, laurea triennale in
Scienze della Comunicazione e Laurea Magistrale in
Editoria e Giornalismo.
La mia grande passione? I libri, la letteratura e,
soprattutto, la scrittura.
Molto probabilmente, vi starete chiedendo che
c’azzecca una figura come la mia con l’Osteopatia.
Semplice: tutto e niente o, come direbbe Baricco,
“sono cose che nessuno sa”.
Ho iniziato il mio percorso scolastico con una sola
convinzione: io, nella mia vita, voglio scrivere.
Ma, come tutti gli scrittori, più scrivevo le pagine del
mio libro più mi rendevo consapevole del fatto che
avrei dovuto cambiarne il finale, adattandomi e
plasmandomi sul reale.
Ecco perché oggi sono qua.
Gli ultimi otto mesi della mia carriera universitaria li
ho dedicati a stravolgere le mie convinzioni, i miei
“Pilastri della Terra”, ad abbandonare una strada per
imboccarne una nuova e completamente
sconosciuta.
La mia tesi di magistrale è stato un azzardo, un volo
pindarico, per certi versi, ma, in cuor mio, sapevo
che: o avrei spiccato il volo o le mie ali di cera si
sarebbero ben presto sciolte al sole.
Ho messo in tasca tutti gli insegnamenti acquisiti in
cinque anni di università e mi sono decisa a partire
per questo nuovo viaggio verso un pianeta
sconosciuto chiamato Marketing. Anzi, più
precisamente Neuromarketing.
Dott.ssa Margherita Tassello
Responsabile Ufficio
Promozione e Comunicazione
Un pianeta ancora in gran parte inesplorato
ma che assecondava le mie passioni, il mio
percorso e le mie curiosità unendo in un
unico calderone comunicazione, mercato e
mente umana.
Ed è grazie a lei, alla mia tesi
“Neuromarketing, Marketing emozionale e
Digital Marketing”, che il Dott. Andrea Turrina
ha deciso di affidarsi a me, di credere in me e
nel mio zigzagare tra mondi diversi ma
confinanti.
Ora sono qui, penna in mano, o meglio,
tastiera alla mano, e ogni giorno, ogni ora
scrivo non solo il mio libro, ma anche quello
di EOM Italia.
Ho iniziato il mio percorso con una sola
convinzione: io, nella mia vita, voglio scrivere.
E lo sto facendo.
A cura di
Dott.ssa Margherita Tassello
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ReportTesi di fine Master :Gli abstract dei nostri studenti
Dott. Ilario [email protected]
EFFETTI DELLA TECNICA DI INIBIZIONE DEL
CENTRO FRENICO SUL DOLORE, FORZA
E ARTICOLARITA’ CERVICALE IN SOGGETTI
AFFETTI DA CERVICALGIA CRONICA
QUESITO DI RICERCA: terapeutico
GENERE: studio pilota
AUTORE: Ilario Bettineschi
ANNO E SEDE DEL MASTER: Mozzecane 2015-2017
ABSTRACT
Obiettivo: Dimostrare gli effetti della tecnica di inibizione del centro frenico del
diaframma su dolore, forza e articolarità in soggetti affetti da cervicalgia cronica
Disegno: L’esperimento coinvolge pazienti con cervicalgia, definiti i criteri di
inclusione (essere fisioterapisti e presenza di cervicalgia) e di esclusione (stati
infiammatori acuti, gravidanza, interventi chirurgici recenti e presenza di red flags), lo
scopo dello studio è stato quello di dimostrare che un intervento sul diaframma può
avere effetti sul rachide cervicale.
Pazienti : 23 pazienti divisi in due gruppi, un gruppo di intervento sottoposto a
manovra di inibizione del centro frenico (12 pazienti) e un gruppo controllo (11
pazienti) sottoposti a una manovra placebo.
Misure di outcome : valutati la motilità cervicale attiva con CROM, percezione del
proprio movimento con visual anologue scale (VAS), variazione del dolore con
algometro a pressione, trigger points (TP) di trapezio, elevatore della scapola e
paravertebrali (a C4), variazione della forza misurata con Test Muscolare Manuale
(TMM) infine la dolorabilità delle spinose con algometro a pressione. Parametri
misurati prima (T0), subito dopo (T1) e a 8 ore dall’intervento (T2).
Risultati : nel gruppo di intervento tutti i parametri hanno avuto una variazione
statisticamente significativa esclusi il TPs del trapezio sinistro e i TPs dei
paravertebrali. Nel gruppo sham ha avuto una variazione statisticamente significativa
solo l’articolarità della rotazione sinistra.
Infine, solo nel gruppo di intervento, hanno avuto una variazione statisticamente
significativa (nel medio termine) estensione cervicale, inclinazione sinistra e VAS.
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Conclusioni: la tecnica di inibizione del centro frenico determina un effetto
immediato su articolarità , percezione del proprio movimento e dolore a livello
cervicale. Nel campione esaminato c’è stato un miglioramento nel medio termine
solo su alcuni parametri. Infine nel gruppo sham è migliorata solo la rotazione
sinistra nel breve termine(T1).
Keywords: diaphragm, neck, osteopathy
NOTE
Il muscolo diaframma spesso viene unicamente considerato come muscolo
inspiratorio1 , ma diversi autori hanno investigato l’influenza che tale muscolo ha
sulla postura 3. La comunità scientifica osteopatica riconosce la presenza di 5
diaframmi4 (tentorio del cervelletto, pavimento buccale, stretto toracico, diaframma
e pavimento pelvico) e la loro importanza nel trattamento olistico del paziente. Lo
studio potrebbe sottolineare le diverse funzioni di questo muscolo ancora poco
considerato5 6 .Attualmente in letteratura non c’é evidenza di studi che vadano ad
investigare la correlazione tra tecnica diaframmatica e mobilità del rachide
cervicale7 .Lo studio ha dimostrato importanti cambiamenti nel gruppo di intervento
nel breve termine per la maggior parte dei parametri e questo cambiamento si è
mantenuto nel lungo termine solamente per alcuni parametri. Nel gruppo controllo
si è verificato un miglioramento unicamente per la rotazione cervicale sinistra,
mentre nessun parametro è risultato statisticamente significativo nel medio
termine.
La letteratura esistente non fornisce dati che si possono confrontare con i valori
ottenuti in questo studio.
I cambiamenti maggiori si evidenziano nel gruppo di intervento, mentre la modifica
di un parametro nel gruppo di controllo potrebbe essere spiegato, sia dall’effetto
placebo che dall’esigua numerabilità del gruppo campione che può interferire
sulla validità esterna dello studio.
Il parametro della forza è l’unico a non aver subito variazioni statisticamente
significative in entrambi i gruppi esaminati; presumibilmente a causa di un metodo
valutativo che potrebbe risultare troppo soggettivo e non eccessivamente
sensibile.
Una meta analisi dello studio sperimentale ne mostra alcuni limiti : esiguo numero
di soggetti, trial eseguito in singolo cieco e non doppio cieco, valutazione della
forza non sufficientemente sensibile e specifica.
L’interdipendenza regionale collega distretti anatomicamente distanti, nello
specifico tale lavoro è volto a mostrare la relazione tra diaframma e rachide
cervicale. I risultati dimostrano che nel gruppo di intervento ci sono dei
cambiamenti, alcuni dei quali duraturi nel tempo, questa modifica potrebbe essere
spiegata fisiologicamente dalla riduzione della facilitazione metamerica a livello
cervicale. La capacità di guardare al paziente in modo globale permette di avere
un visione d’insieme più completa, mediante il collegamento di zone
anatomicamente non contigue. La possibilità di intervenire sul rachide cervicale
indirettamente inoltre pone interessanti spunti per trattamenti in fase molto acute,
quali per esempio subito dopo colpo di frusta etc etc.
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BIBLIOGRAFIA:
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PubMed PMID: 27583913; PubMed Central
PMCID: PMC5008597.
11- I muscoli-funzioni e test con Postura e
dolore – Florence Peterson Kendall, Elizabeth
Kendall McCreary, Patricia Geise Provance,
Mary McIntyre Rodgers e William Anthony
Romani
ROM FL
ROM EST
ROM ROT DX
ROM ROT SX
ROM INCL DX
ROM INCL SX
VASTps TR
DXTps TR SX
Tps EL DX
Tps EL SX
Tps PARAV DX
Tps PARAV SX
D.Spinosa C3
D.spinosa C4
D.spinosaC5
0,0101
0,0002
0,0006 0,0062 0,0043 0,0020 0,0059 0,0022 0,1413 0,0085 0,0084 0,0604 0,8844 0,0181 0,0198 0,0032
T0_vs_T2
(TTEST) p-value
< .05
0,0567
0,0030
0,1105 0,3923 0,0874 0,0111 0,0456
T0_VS_T1
(TTEST) p-value
< .05
0,5853 0,0688 0,2136 0,1603 0,2826 0,3466 0,8128 0,57
Sham T0_VS_
T1 (TTEST
0,3235
0,0815
0,3408 0,0379 0,1921 0,6760 0,3408 0,1560 0,9718 0,8713 0,9442 0,2184 0,4456 0,7222 0,2160 0,5753
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Tesi di fine Master :Gli abstract dei nostri studenti
Dott. Riccardo Maria [email protected]
EFFETTI DELLE MANIPOLAZIONI VERTEBRALI
E DIRETTE SUL GINOCCHIO NELLA
PATELLOFEMORAL PAIN SYNDROME:
UNA REVISIONE NARRATIVA
Allo stato attuale non esiste in letteratura un netto consenso riguardo la
terminologia, eziologia e trattamento per il dolore nella parte anteriore del
ginocchio. Con il termine “anterior knee pain” si indicano tutte quelle gonalgie
che ad esclusione di malattie intra-articolari, tendiniti peripatellari, borsiti, plica
syndromes , malattia di Sinding Larsen, malattia di Osgood Schlatter, neuromi e
altre patologie rare, sono dovute alla cosidetta “patellofemoral pain syndrome
(PFPS)“. Secondo studi più recenti risulta affetta da PFPS più del 30% della
popolazione (4) ed è molto più frequente in soggetti giovani ed individui attivi,
rappresentando così il 25-40% dei problemi più frequenti riscontrati al ginocchio
nei centri di medicina sportiva. Nonostante la sua prevalenza, l’eziologia della
PFPS non è ancora nota. Le ipotesi proposte dai vari studiosi ed esperti
sull’eziologia di questa sindrome sono varie. Una delle ipotesi più accreditata dai
vari autori è quella che sostiene che alterazioni neuromuscolari e
biomeccaniche a livello del ginocchio determinerebbero un disallineamento della
rotula che a sua volta contribuirebbe ad incrementare la pressione intrarticolare
e a creare le condizioni per l’insorgenza di una PFPS. Nello specifico, il
problema principale sembrerebbe essere la differenza di tono e forza tra il
quadricipite, spesso ipotonico, e gli hamstrings che indurrebbe un forte stress
del ginocchio.
Lo scopo di tale revisione è dunque quello di valutare quali sono le strategie di
trattamento migliori per la riduzione della sintomatologia dolorifica e/o
incrementare la forza dei muscoli inibiti, confrontare l’efficacia delle
manipolazioni vertebrali rispetto a quelle dirette sul ginocchio e valutare la
durata dei possibili benefici dopo la manipolazione.
Discussione
Il dato più importante che emerge nella quasi totalità degli studi è la relazione tra
la PFPS e il ridotto tono muscolare del quadricipite.
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Riguardo al confronto fra le manipolazioni dirette e quelle a livello lombo
pelvico è emerso che quest’ultime sono più efficaci per la riduzione della
gonalgia, per la riduzione dell’inibizione del quadricipite e per il miglioramento
della forza dei muscoli estensori del ginocchio e della muscolatura dell’anca.
Tuttavia non esistono studi a sufficienza che dimostrino le relazioni tra i
problemi muscolari dell’anca e la PFPS. Anche per quanto riguarda i benefici
nel tempo delle manipolazioni lombo pelviche emergono dati discordanti: in
alcuni studi non si registra nessun beneficio in un arco di tempo inferiore ad
un’ora, mentre in altri si registra una riduzione del dolore al ginocchio anche
dopo una settimana. In sintesi, la letteratura è ancora insufficiente circa
l’efficacia delle manipolazioni nel trattamento della PFPS e inoltre, sarebbe
interessante introdurre la valutazione di ulteriori parametri come ad esempio
l’appoggio plantare e/o l’eterometria tra i due arti sia per lo screening dei
pazienti che come fattori predittivi per il raggiungimento del successo
terapeutico.
Keywords:
patellofemoral pain syndrome, anterior knee pain syndrome, spinal
manipulative therapy, lumbopelvic maniluplation, sacroiliac joint manipulation
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Articolo
GIMBE- CRCC- STUDI OSSERVAZIONALI:pianificazione, conduzione, analisi e reporting
Il 5-7 febbraio 2018 si è svolto a
Mozzecane l’ultimo seminario del
CRCC del Gimbe con oggetto gli
Studi Osservazionali e loro
pianificazione, conduzione, analisi e
reporting.
Il docente che ci ha guidato in questo
seminario è stato nuovamente
Francesco Serafini, già conosciuto in
occasione del seminario sui Clinical
Trial.
Abbiamo iniziato a parlare di Studi
Osservazionali attraverso la loro
classificazione, disegno e principali
bias degli studi di coorte, studi
caso-controllo, studi trasversali, gli
aspetti etici della ricerca
osservazionale e la ipotrofia/limitata
qualità metodologica della ricercadiagnostica, eziologica e prognostica.
Successivamente, nell’ambito della
Ricerca Diagnostica, abbiamo
evidenziato l’obiettivo, ossia valutare
l’accuratezza di un test diagnostico,
l’architettura della ricerca diagnostica
(fase I, II, III, IV) e l’uso dei trial
controllati e randomizzati per valutare
l’efficacia dei test diagnostici sugli esiti
assistenziali.
Per quanto riguarda lo studio cross-
sectional, ne abbiamo analizzato il
disegno e principali bias, le metodologie
di pianificazione e conduzione, l’analisi
dei dati, il calcolo delle misure di
accuratezza: sensibilità e specificità,
valori predittivi, likelihood ratio, la curva
ROC, gli strumenti per valutare la
qualità degli studi di accuratezza
diagnostica: il QUADAS (Quality
Assessment of Diagnostic Accuracy
Studies) ed il reporting degli studi di
accuratezza diagnostica: lo STARD
Statement.
Nel pomeriggio, come per tutte le
edizioni precedenti, ci siamo cimentati
nei lavori di gruppo incentrati a ben
focalizzare e fissare i concetti passati in
rassegna nella mattinata.
In ambito di Ricerca Eziologica l’
obiettivo è stato quello di identificare la
responsabilità eziologica di un fattore di
rischio di malattia.
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In seguito, con l’architettura della ricerca
eziologica, abbiamo visto nello specifico
gli studi descrittivi: case report, case
series, gli studi analitici: studi di coorte
con coorte parallela, studi caso-controllo
tradizionali e nested gli studi di coorte e
studi caso controllo: disegno e principali
bias, vantaggi e svantaggi, metodologie di
pianificazione e di conduzione, analisi dei
dati e calcolo delle misure di associazione
(rischio relativo, odds-ratio). Criteri di
qualità degli studi eziologici e reporting: lo
STROBE Statement.
Abbiamo poi analizzato la Ricerca
Prognostica con l’obiettivo di valutare la
storia naturale della malattia e la potenza
dei fattori prognostici e successivamente
l’architettura della ricerca prognostica:
studi di coorte prospettici e retrospettivi,
le
fasi della ricerca prognostica: sviluppo del
modello prognostico, studi di validazione,
studi di impatto e gli studi di coorte:
disegno e principali bias, metodologie di
pianificazione e di conduzione, analisi dei
dati.
Per terminare i criteri di qualità degli studi
prognostici ed il reporting degli studiosservazionali: lo STROBE Statement.
In CONCLUSIONE, con questo
seminario si è chiuso il percorso del
Clinical Research Core Curriculum,
che è stato molto impegnativo per il
tempo e lo studio che ha richiesto, e
soprattutto perchè ci siamo ritrovati a
prendere in considerazione argomenti
che tutti noi conoscevamo parzialmente.
Questo percorso ci è però servito in
termini di evoluzione delle competenze
del Fisioterapista/Osteopata, facendoci
comprendere che devono
assolutamente essere ancor più
orientate sull’asse delle conoscenze
scientifiche e della ricerca. All’interno di
questo ambito di interesse specifico,
confrontandosi con le realtà
internazionali, non è più sufficiente
oggigiorno basarsi su un “entry level”
acquisito con il percorso formativo di
base, ma è necessario, per l’evoluzione
della professione, ricercare competenze
perfezionate ed avanzate nel contesto
dell’ EBM.
a cura di Paolo Comotti
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Dott. Gianluca Rossetto
ARTICOLO:
ANATOMIA/PATOLOGIA
Deep Gluteal
Syndrome
Dott. Michele Conati-ORTOPEDICO-(VR)[email protected]
La deep gluteal syndrome (DSG) è
caratterizzata dalla compressione del
nervo sciatico, per cause indipendenti dal
disco intervertebrale, in sede extra-
pelvica, che determina una sintomatologia
dolorosa e parestesie nella regione
glutea, all’anca o nella regione posteriore
della coscia, associata o meno a dolore di
tipo radicolare(1;2;3).
In passato, per definire questa sindrome
dolorosa, è stata universalmente utilizzata
l’espressione “sindrome del piriforme”
poiché il muscolo piriforme veniva
considerata la sola struttura responsabile
della compressione del nervo sciatico.
Tuttavia, il miglioramento delle tecniche
diagnostiche, cliniche e radiografiche, e
chirurgiche ha consentito di dimostrare
come la compressione del nervo sciatico
possa essere provocata da numerose
altre strutture: tessuto fibroso cicatriziale,
muscoli glutei, muscoli flessori dell’anca
(hamstrings), complesso muscolare
gemelli-otturatore interno, strutture ossee,
anomalie vascolari e formazioni
tumorali(1;2;3). Per tale motivo,
oggigiorno, si preferisce utilizzare il
termine DGS piuttosto che sindrome del
piriforme(12).
Ovviamente, il nervo sciatico può essere
compresso anche a livello lombo-sacrale
ed intrapelvico.
Lo spazio gluteo profondo (DGS) è
limitato posteriormente dal muscolo
grande gluteo, anteriormente dalla
colonna posteriore dell’acetabolo,
dalla capsula articolare e dalla parte
prossimale del femore, lateralmente
dalla linea aspra del femore,
medialmente dal legamento sacro-
tuberoso, superiormente dal margine
inferiore del grande forame ischiatico
ed inferiormente dal bordo distale
della tuberosità ischiatica.
Il muscolo piriforme occupa la parte
centrale della natica e rappresenta la
più frequente causa di compressione
del nervo sciatico. Nella maggior
parte dei soggetti il nervo sciatico
emerge nello spazio gluteo profondo
passando sotto il ventre muscolare
del piriforme. Il rischio di avere
sintomi correlati alla compressione
del nervo è legato all’esistenza di
anomalie anatomiche osservate nel
16.9% di studio effettuati su
cadavere(4).
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In tali casi il nervo sciatico può essere
suddiviso in due fasci di cui, uno passa
attraverso (7.2%) o sopra (2.1%) il ventre
muscolare del piriforme. In casi più rari
l’intero nervo sciatico può passare
attraverso il corpo del piriforme.
L’aumento di spessore del tendine
nascosto all’interno del ventre muscolare
del piriforme, oppure l’ipertrofia del
muscolo piriforme possono essere
associati alla compressione del nervo
sciatico.
È importante sottolineare che tali
anomalie morfologiche possono non
essere associate a DGS.
Tralci fibro-vascolari cicatriziali (esiti di
caduta/e sulla natica) oppure l’ipertrofia
della borsa peritrocanterica possono
essere responsabili dell’intrappolamento
del nervo sciatico(8;9). Tali tralci si
possono estendere dal bordo posteriore
del gran trocantere, al grande gluteo
coinvolgendo il nervo sciatico fino,
prossimalmente, al grande forame
ischiatico.
Il nervo sciatico passa sotto il ventre
muscolare del piriforme e sopra il
complesso gemelli-otturatore esterno: a
questo livello il nervo può essere
compresso mediante un “effetto a forbice”
da parte dei ventri muscolari
suddescritti(6;7)
Il nervo sciatico decorre in stretta
vicinanza all’origine degli hamstrings sulla
parte più laterale della tuberosità
ischiatica: l’avulsione, parziale o
completa, dei tendini flessori può creare
la formazione di tralci fibrosi cicatriziali
che inglobano il nervo sciatico creando in
tal modo un effetto di compressione sul
nervo stesso(8).
Anche patologie intra-articolari dell’anca
possono essere indirettamente correlate
a
sintomatologia da compressione del
nervo sciatico. Pazienti sottoposti a
trattamento chirurgico, open od
artroscopico, per conflitto femoro-
acetabolare, spesso hanno un buonrecupero del ROM in assenza di dolore.
Questo aumento della mobilità può
creare uno “stress” sul nervo sciatico
soprattutto in quei pazienti con
anomalie morfologiche del muscolo
piriforme. Ciò può, inoltre, essere
aggravato in pazienti con lassità
capsulare o con anomalie ossee come
l’aumento dell’antiversione o
retroversione del collo femorale.
I pazienti con Deep Gluteal Sindrome
spesso riferiscono una o più cadute
sulla natica e lamentano dolore
(incapacità a stare seduti per più di 30
minuti) che si irradia lungo la parte
posteriore della coscia, associato
talvolta a parestesie. Il dolore può
inoltre manifestarsi con la sensazione
di bruciore o di crampo a livello del
gluteo o della parte posteriore della
coscia(12).
Clinicamente si utilizzano due tests per
valutare la deep gluteal syndrome:
Seated piriformis stretch test: il
paziente giace seduto sul lettino con le
gambe penzoloni. L’esaminatore
estende il ginocchio e passivamente
adduce ed intraruota l’arto inferiore
mentre con l’indice dell’altra mano
tocca la zona glutea profonda in
corrispondenza del ventre muscolare
del piriforme. Il test è positivo se
riproduce il dolore lamentato dal
paziente(12).
Active piriformis test: il paziente giace
in decubito laterale sul lato sano. Il
paziente flette il ginocchio a 90°
mantenendo il calcagno aderente al
lettino. Si chiede al paziente di
compiere un movimento di abduzione
ed extrarotazione dell’arto inferiore,
contrastato dalla mano
dell’esaminatore, per circa 20 secondi,
mentre l’esaminatore tocca con il
pollice dell’altra mano il muscolo
piriforme. Il test è positivo se riproduce i
sintomi lamentati dal paziente(12).
12
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Il trattamento conservativo deve includere
lo stretching dei muscoli rotatori esterni
dell’anca. Il piriformis stretch si esegue con
l’anca in posizione di flessione, adduzione
ed intrarotazione. Su un piano rigido, il
paziente, in posizione seduta, flette l’anca
con il calcagno appoggiato al di là del
ginocchio contro laterale esteso. Il paziente
afferra, quindi il ginocchio, flesso, con le
proprie mani e lo traziona dolcemente
verso la spalla controlaterale(12).
Movimenti passivi di circunduzione
dell’anca, a vari gradi di flessione, sono utili
per migliorare l’escursione del nervo
sciatico all’interno dello spazio gluteo
profondo.
Con lo stesso scopo si fa eseguire al
paziente, seduto sul lettino con le gambe
estese e leggermente abdotte, un
movimento attivo di flessione plantare della
caviglia accompagnato dalla flessione del
rachide cervicale seguito dalla
dorsiflessione della caviglia accompagnato
dall’estensione del rachide cervicale.
Qualora il trattamento conservativo non
contribuisca a migliorare la sintomatologia
lamentata dal paziente possono essere
presi in considerazione trattamenti
infiltrativi eco o tac guidati ed infine il
trattamento chirurgico a cielo aperto o in
endoscopia con lo scopo di identificare ed
eliminare le cause meccaniche di
compressione del nervo sciatico(10;11;13).
BIBLIOGRAFIA:
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Immagine tratta dal sito:
https://arizonapain.com/pain-center/pain-
conditions/piriformis-syndrome/
13
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N.8 Marzo 2018
ARTICOLO
Deep gluteal Syndrome:La mia esperienza a Dallas
di Paolo Bellini
Ad inizio 2017, il Dott. Michele Conati mi
chiese: “Paolo, vuoi venire con me a
Dallas ad imparare il trattamento
riabilitativo di alcune innovative tecniche
chirurgiche dell’anca?”, allora
istantaneamente si attivò un riflesso
involontario che mi fece esclamare:
“CERTO, OVVIO, QUANDO SI PARTE!?!”
Un’esperienza del genere non potevo
farmela sfuggire e i redattori di PostEom
hanno pensato che sarebbe stato
interessante riportare un resoconto. Più
che sui protocolli che ho potuto imparare
(interessanti, ma si dovrebbe dedicare
molto più spazio per presentarli),
presenterò la mia esperienza come ospite
dei nostri colleghi americani,
soffermandomi sulla figura del
fisioterapista in America e l’organizzazione
del suo lavoro. Spero che sia di vostro
gradimento.
Per due settimane, dal 2 al 17 dicembre
2017 sono stato ospite all’“Hip
Preservation Center” della Baylor
University di Dallas in veste di tirocinante
osservatore. Questo centro è diretto dal
Dott. Hal Martin, D.O. e chirurgo
ortopedico specializzato in medicina dello
sport. Da parecchi anni si sta interessando
di disordini dell’anca e sta proponendo
nuove tecniche chirurgiche per la loro
risoluzione. Il suo contratto di lavoro
milionario prevede, inoltre,che lui e il suo
team pubblichino un articolo al mese. Per
cui, nella sua equipe lavorano anche due
fisioterapisti che si occupano solo ed
esclusivamente di ricerca. Questo per dirvi
quanto la ricerca sia importante in USA.
Mio compagno di viaggio è stato il Dott.
Michele Conati, chirurgo ortopedico
veronese, che era alla sua terza volta
alla corte del Dott. Martin a Dallas per
imparare queste tecniche chirurgiche:
artroscopia d’anca (Impingement
Femoro Acetabolare, Release
legamenti Ileo-femorali, Release dello
Psoas) e endoscopia d’anca per
Gluteus Medius Repair e per
Decompressione di Nervo Sciatico. In
particolare, il Dott. Conati, questa volta,
era a Dallas per approfondire
quest’ultimo intervento del quale lui
stesso ci ha palato precedentemente in
questo numero di PostEom.
Mio tutor di tirocinio è stato il
Fisioterapista Bhagwanji Dhimmar,
detto Bobby. Lui collabora con il dott.
Martin da 10 anni e quando il Dott.
Martin quattro anni fa si trasferì a Dallas
da Oklahoma City, Bobby abbandonò il
suo precedente impiego per seguirlo
alla Baylor. Questo per riprendere il
luogo comune americano della grande
facilità con cui la popolazione si sposta
da uno stato all’altro per motivi di
lavoro.
Con Bobby ho potuto seguire tutti i
pazienti operati dal Dott. Martin. Questi
avevano subìto interventi di Femoral
Acetabular Impingement, Gluteus
Medius Repair e di Decompressione
Endoscopica del Nervo Sciatico.
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N.8 Marzo 2018
Articolo 1
Ogni protocollo per questi interventi
prevede che il paziente sia seguito dal
fisioterapista per dodici settimane, per
due sedute settimanali di un’ora. Ogni
seduta avveniva in una palestra
ortopedica molto grande e ben
attrezzata. La seduta prevedeva
essenzialmente esercizio terapeutico.
Bobby e tutti gli altri fisioterapisti della
palestra raramente entravano in contato
manuale con i pazienti; in compenso
entravano in contatto continuamente con
il computer. La Baylor University dotava
ogni Fisioterapista del reparto (e pure gli
studenti in tirocinio) di un ultrabook
personale sul quale era installato il
software “Therapy Source”. Con questo
programma il terapista visita per la prima
volta il paziente e inserisce all’interno tutti
i dati che gli interessano. Poi, di seduta in
seduta, il programma propone gli obiettivi
e gli esercizi da eseguire secondo il
protocollo. Al fisioterapista non resta altro
che dare le consegne e riportare ogni
risultato ed evento degno di nota che
accade durante la seduta. Questa può
sembrare una cosa molto strana per
come siamo abituati in Italia, infatti io ero
scandalizzato. Bobby spiegò che ci sono
varie ragioni sul perché sono arrivati a
tutto ciò. Innanzitutto i fisioterapisti
devono registrare ogni informazione per
dare una risposta alle assicurazioni in
caso di problemi durante il programma
riabilitativo del paziente, perché, come
sappiamo, il sistema sanitario americano
si basa sulle assicurazioni che il paziente
dovrebbe pagare per tutta la sua vita. In
caso di problemi di salute dell’assicurato,
le assicurazioni lo consigliano e lo
indirizzano al miglior professionista
sanitario in base al suo premio
assicurativo. Il secondo motivo di questo
modo di lavoro informatizzato è che tutti
questi dati che si inseriscono all’interno
del programma vengono salvati e
possibilmente utilizzati per eventuali studi
scientifici. Chapeau ai nostri colleghi
americani!
Un altro software interessante che
usavano i fisioterapisti per stilare dei
programmi di esercizio terapeutico per
casa era il “VHI PC KIT”.
Nonostante il lavoro del fisioterapista
americano appaia per certi versi come
un impiego d’ufficio, ho sentito Bobby
ugualmente lamentarsi dello stress che
il lavoro gli procurava e rimpiangeva i
bei tempi in cui lavorava ad Oklahoma
City, dove, nella clinica di allora, aveva
a disposizione il suo personale
assistente alla Fisioterapia. Infatti, in
America esiste questa figura
professionale che ha il compito di
aiutare il fisioterapista nel gestire il
paziente e di riordinare la palestra alla
fine di ogni seduta.
Con il passare dei giorni e con il
consolidarsi del nostro rapporto, sono
riuscito a farmi raccontare da Bobby un
tema molto caldo, ma interessante:
“MONEY, get away!” I nostri cari (in tutti
i sensi) colleghi dipendenti Texani
appena usciti dall’università possono
ricevere uno stipendio medio di
60.000$ all’anno e passati 5 anni di
esperienza posso raggiungere uno
stipendio medio di 90.000$ annui. In
alcune strutture si può arrivare fino a
140.000$. Il prezzo di una seduta
fisioterapica in una clinica americana
solitamente varia dai 100$ ai 150$. Il
fisioterapista dipendente può ricevere
all’ora dai 40$ ai 70$.
In compenso il datore di lavoro non è
tenuto a pagare i giorni di malattia.
Oltre a me, Bobby seguiva lo studente
Scott Vines del secondo anno primo
semestre di Fisioterapia alla Texas
Woman’s University. Scott è un ex-
marines, scartato dall’esercito dopo
infortunio. Ora l’esercito gli garantisce
una piccola pensione d’invalidità
mensile e, come ex-soldato, per tutta la
vita non dovrà pagare tasse e
attualmente gli azzerano pure le tasse
universitarie (sugli 8.000$ all’anno).
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N.8 Marzo 2018
Questi vantaggi sono uno dei tanti modi
per lo stato di incentivare la popolazione
ad arruolarsi nell’esercito.
Con lo studente Scott ho potuto
approfondire la questione della
formazione in Fisioterapia. In America per
diventare Doctor of Phisioteraphy si
devono frequentare i 3 anni della “School
of Physical Therapy”. Il programma di
studi di questi tre anni l’ho trovato molto
interessante e le materie studiate sono
davvero pertinenti alla disciplina. Vi
consiglio di andarlo a visionare per
rendervi conto della distanza abissale che
c’è tra i nostri percorsi di studio italiani e i
loro
(https://www.twu.edu/media/documents/ph
ysical-
therapy/CE_Handbook_edited_on_8-12-
11_with_hyperlinks-Edited_(6).pdf ).
Sono riuscito a capire che questi tre anni
preparano lo studente, più che altro, dal
punto di vista ortopedico. Infatti anche i
tirocini vertono su questo settore della
riabilitazione (primo anno: 8 settimane di
tirocinio ortopedico e 4 settimane di
tirocinio neurologico; secondo anno: 14
settimane di tirocinio ortopedico; terzo
anno 16 settimane di tirocinio per la tesi).
Alla conclusione dei tre anni gli studenti
devono pubblicare uno studio scientifico.
Grandissima importanza è data alla
ricerca, tanto da meritare due esami molto
rilevanti nel corso dei tre anni.
Interessante è il secondo anno della
scuola: il primo semestre si impara a
valutare e trattare il quadrante inferiore,
da L1 in giù, nel secondo semestre invece
si valuta e si trattano i quadranti superiori,
da L1 in su. Per cui uno studentello come
Scott ad inizio secondo anno è già in
grado di eseguire tecniche HLVA e
tecniche di Dry-Neddling. Finita la School
of Physical Therapy, si può decidere di
andare a lavorare o specializzarsi per altri
2 anni nel settore che si preferisce:
materno-infantile, geriatrico, ortopedico,
neurologico, etc.
Interessante è anche la particolare scuola
di specialità in “Wound Care”, cioè nella
cura per esempio delle ferite da decubito o
da diabete, settore che in America compete
al Fisioterapista.
Sentendo anche altri Fisioterapisti nella
palestra, sono tutti molto soddisfatti dei loro
percorsi di studio e non hanno bisogno, al
termine degli studi, di investire altro tempo
e denaro in altri corsi.
In queste due settimane ho appreso che la
figura del Fisioterapista in America è molto
diversa da quella in Italia. I nostri colleghi
americani si avvicinano molto a figure come
quelle dei medici fisiatri, in quanto in molti
stati degli USA è permesso loro fare
diagnosi, prescrivere farmaci e fare
infiltrazioni. Ma oltre a ciò che possono fare
nella loro pratica clinica, anche la
popolazione di pazienti americana
sembrerebbe mediamente più cosciente
degli obiettivi professionali di questa figura
sanitaria. Quindi la considerazione classica
dell’italiano medio: Fisioterapista = “quello
che fa i massaggi”, non è percepita nella
popolazione americana!
Siccome sono stato solamente in un unico
luogo di lavoro, non vorrei generalizzare
troppo. Comunque la mia percezione mi ha
portato a considerare il nostro lavoro in
USA come una professione di maggiore
qualità, maggiore umanità, maggiore
formalità e rispetto delle regole del luogo di
lavoro, rispetto del Fisioterapista e
soprattutto rispetto del paziente.
Ps:
Io sono
quello al
centro!
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N.8 Marzo 2018
Articolo 1
Titolo:
Upper airway stabilization by osteopathic
manipulation of the sphenopalatine
ganglion versus sham manipulation in
OSAS patients: a proof-of-concept,
randomized, crossover, double blind,
controlled study.
Autori:
Olivier Jacq
Isabelle Arnulf
Thomas Similowski
Valérie Attali
Rivista: BMC- Complementary and
Alternative Medicine
DOI:10.1186/s12906-017-2053-0
Received: 17 May 2017
Accepted: 7 December 2017
Published: 20 December 2017
Keywords: Critical closing pressure;
Intraoral manipulation; Obstructive sleep
apnoea; Osteopathic manipulative
treatment; Sphenopalatine ganglion
Quesito di Ricerca: Terapeutico, valuta
l’efficacia di un trattamento manipolativo
osteopatico(OTM) del ganglio
sfenopalatino(SPG).
Back ground: La sindrome da apnea
ostruttiva del sonno (OSAS) è caratterizzata
da ripetute ostruzioni delle vie aeree superiori
durante il sonno, che inducono l'interruzione
di ventilazione, desaturazione intermittente e
un transitorio aumento del tono simpatico. L’
OSAS è responsabile di incidenti correlati ad
eccessiva sonnolenza diurna e predispone a
problemi cardiovascolari, degenerazioni
cognitive e metaboliche.
I trattamenti di riferimento sono: la CPAP
(ventilazione continua positiva notturna
delle vie aeree), i dispositivi di
avanzamento mandibolarie e la
prevenzione degli eventi ostruttivi ottenuta
modificando l'anatomia delle vie aeree
superiori al fine di ingrandire e mantenere
le vie aeree aperte. Tuttavia, anche se le
apnee ostruttive spesso hanno un origine
anatomica (vie aeree superiori
eccessivamente strette, macroglossia), più
del 50% dei pazienti sperimenta apnee
ostruttive senza alcuna anormalità
anatomica. Ciò suggerisce che anche delle
anomalie funzionali delle vie aeree superiori
possono contribuire alla fisiopatologia
dell'OSAS. Il mantenimento della pervietà
delle vie aeree superiori durante tutto il
ciclo respiratorio dipende dai muscoli
dilatatori delle vie aeree superiori, che sono
principalmente innervati dal nervo
ipoglosso. Nei pazienti OSAS, questi
muscoli hanno una minore proporzione
delle fibre muscolari di tipo I e presentano
ridotta attività metabolica. Questo
probabilmente spiega perché il trattamento
riabilitativo dei muscoli faringei che
combinato al potenziamento del
Genioglosso, il principale muscolo
dilatatore delle vie aeree superiori, risulta
essere efficace nel ridurre l'indice di apnea-
ipopnea (AHI). Il ganglio sfenopalatino
(SPG) è un ganglio del sistema nervoso
autonomo in correlazione con nervi cranici
misti innervanti le vie respiratorie superiori.
L'SPG è situato nella fossa pterigopalatina,
posteriormente al muro del seno mascellare
e inferiormente alla giunzione del corpo
dello sfenoide, lateralmente alla faccia
perpendicolare dell'osso palatino e
medialmente alla fessura
pterigomascellare. Riceve il parasimpatico
e afferenze sensoriali tramite fibre derivate
dal ramo accessorio del nervo faciale (VIIb)
e il ramo mascellare del nervo trigemino
(V2).
Rubrica
Evidence Based Osteopathy
(EBO)
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N.8 Marzo 2018
Esso distribuisce queste fibre alla mucosa
nasale, alle ghiandole lacrimali, al rinofaringe
ed al palato molle, compresi alcuni dei
muscoli dilatatori delle vie aeree superiori.
Esso potrebbe quindi svolgere un ruolo
importante nel controllo della stabilità delle
vie aeree superiori, determinando la
congestione nasale e / o il tono dei muscoli
delle vie aeree superiori durante tutto il ciclo
respiratorio. L'SPG è mirato nel trattamento di
cefalea a grappolo, basata sul fatto che
l'iperattività parasimpatica gioca un ruolo
importante nella sua fisiopatologia. La terapia
miofasciale intraorale dell'SPG è ampiamente
utilizzata in osteopatia per la gestione
dell'ostruzione nasale, della rinite cronica e
del russamento. Questa terapia può essere
efficace per il rilassamento miofasciale e
alleviare il dolore nei pazienti con
temporomandibolare in disfunzione.
Esperienza clinica e osservazioni pubblicate
suggeriscono anche che il
trattamento(OTM)dell’ SPG sia valido per la
riduzione del russamento (sintomo di
instabilità delle vie aeree superiori durante il
sonno).
Metodi: Studio clinico randomizzato,
controllato, crossover, in doppio cieco
confronta una manipolazione osteopatica
attiva(MA) e una manipolazione placebo(MP)
per il ganglio sfenopalatino(SPG). I pazienti
sono stati randomizzati a ricevere prima una
MA, seguita da una MP dopo 21 giorni o
viceversa. Il protocollo comprendeva 4 visite.
Le manipolazioni venivano effettuate durante
la visita 1 e 3 con successiva valutazione 30
minuti dopo. Nelle visite 2 e 4, effettuate 48
ore dopo le visite 1 e 3, venivano rivalutati i
parametri degli effetti del trattamento. Lo
studio è stato effettuato mediante una
sequenza casuale generata utilizzando un
apposito software. Lo studio è stato effettuato
su 10 pazienti. L’occultamento dei dati venne
assicurato nel modo seguente: un infermiere
che non partecipava attivamente allo studio,
era responsabile della generazione delle
sequenze casuali per l’assegnazione del
trattamento. Un medico(investigatore)
raccoglieva i dati anamnestici, l’osteopata
effettuava le manovre non conoscendo i dati
del paziente, il paziente non era informato se
la manovra subita fosse quella placebo o
quella attiva.
Alla fine dell’indagine fu chiesto ai pazienti
quale tra le due manipolazioni ritenesse
essere quella reale.
Pazienti: Lo studio è stato effettuato su un
campione di 10 pazienti con età maggiore di
18 anni e con Sindrome da Apnea ostruttiva
del sonno(OSAS) reclutati in un centro
specializzato(Department of Sleep Medicine
–Department R3S, Pitié-Salpêtrière-Charles
Foix Hospital Group, Paris).I criteri di
esclusione furono i seguenti: pazienti trattati
con pressione continua notturna delle vie
aeree o con dispositivi di avanzamento
mandibolare e pazienti trattati con inibitori
della ricaptazione della serotonina o con un
IMC>40kg/m2. I pazienti del gruppo preso in
considerazione che utilizzavano dispositivi di
avanzamento mandibolare dovettero
interrompere il trattamento con il dispositivo
almeno una settimana prima della prima
visita. Inizialmente furono presi in
considerazione 10 pazienti ma solo 9 di essi
riuscirono a completare tutte le visite. Un
paziente venne perso al primo controllo
perciò ai fini statistici non è stato
considerato.
Intervento: Entrambe le manipolazioni MA e
MP consistevano in una pressione
puramente manuale, effettuata da un singolo
osteopata qualificato per tutti i pazienti. Le
manipolazioni venivano effettuate
bilateralmente con il paziente posto in
posizione supina. Il metodo usato è
conforme alla descrizione di Kalamir et al.
Nella MA veniva stimolata l’apofisi
pterigoidea al fine di agire sull’ SPG, nella
MP invece veniva contattata la mucosa orale
adiacente.
Risultati: L’obbiettivo primario era la
percentuale di pazienti che rispondevano
manifestando una maggiore stabilità faringea
definita da una chiusura critica di
pressione(Pcrit) di almeno -4 cm h2o delle
vie aeree superiori a 30 minuti. I pazienti che
risposero positivamente alla Ma furono
sensibilmente piu alti rispetto alla MP 5/7
rispetto ai 0/7. Per questo dato statistico
vennero presi in considerazione soltanto 7
soggetti a causa della scarsa collaborazione
di 2 pazienti.
N.8 Marzo 2018 18
Gli obiettivi secondari sono stati riscontrati
su tutti e 9 i partecipanti e analizzando lo
stato di sonnolenza e il livello di russamento
secondo il punteggio di Epworth 48 ore dalla
visita. Prima della MA 6 pazienti avevano
dichiarato di problemi di sonnolenza e
russamento. 3/6 di loro hanno riferito
miglioramento della sintomatologia. Prima
della MP 5 pazienti avevano gli stessi
problemi del gruppo precedente e nessuno
dei 5 ha riscontrato cambiamenti.
Altri obbiettivi analizzavano il livello di
lacrimazione tramite il test di Schrimer ed il
dolore indotto dalla manipolazione. Nella MA
tutti i pazienti hanno riferito un aumento
transitorio del dolore durante l’esecuzione
mentre nella MP non è stata riscontrata
nessuna differenza. Nella MA 5 pazienti
hanno presentato un aumento di
lacrimazione, 3 una lacrimazione ridotta ed 1
nessun cambiamento. Nella MP 6 pazienti
hanno presentato lacrimazione aumentata e
3 ridotta. Al fine del trattamento i pazienti
riferirono sensazioni piu significative nella
MA rispetto che nella MP ma quando venne
loro chiesto quale delle due manipolazioni
fosse quella reale, 6 su 9 si sbagliarono.
Conclusioni: Questi risultati rafforzano
l'ipotesi di una correlazione tra l'OMT dell’
SPG per e una maggiore stabilità alle vie
aeree superiori in pazienti con OSAS. Alcuni
elementi(sollievo dell’ostruzione nasale,
lacrimazione,sensazioni somatosensoriali)
suggeriscono una neuro modulazione nel
meccanismo di azione della manipolazione
osteopatica del SPG sulla regione faringea.
Per essere confermati, tali risultati
andrebbero valutati su un campione più
ampio di pazienti.
Note: Questo studio suggerisce che la
manipolazione osteopatica dell’ SPG induce
un effetto di neuro modulazione e migliora la
stabilità delle vie aeree superiori e della
faringe. Pur se basato su un esiguo
campione, lo studio evidenzia che la
manipolazione osteopatica dell’
SPG,unitamente alle terapie convenzionali,
può essere un valido aiuto per i pazienti
affetti da OSAS. La scelta di studiare l’
effetto di una singola manipolazione
confrontata con una placebo ha permesso di
ridurre al minimo i pregiudizi sull’effetto del
trattamento. La scelta dei metodi nella
ricerca in doppio ceco randomizzata e cross
over permette di ridurre al minimo risultati
falsati. Effettuando le tecniche mediante uno
stesso operatore lo studio risulta inoltre
molto specifico non lasciando spazio a
variabili legate alle diverse caratteristiche
manuali dell’operatore. Sarebbe interessante
riprendere il suddetto studio con un
campione più grande, con la possibilità di
monitorare i risultati con un periodo di tempo
più ampio magari ripetendo la MA più volte o
inserendola in un trattamento globale del
paziente affetto da OSAS. Lo studio
potrebbe in futuro fornire linee guida per
abbinare il trattamento osteopatico alla
terapia convenzionale in pazienti con OSAS.
A cura di
Marzio Andreoni
IV anno EOM Roma
www.eomitalia.it
19
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N.8 Marzo 2018
Rubrica
Evidence Based Osteopathy
(EBO)
Titolo
Short-term changes in algometry,
inclinometry, stabilometry, and urinary pH
analysis after a thoracolumbar junction
manipulation in patients with kidney
stones.
AutoriAngel Oliva Pascual-Vaca, PT, DO, PhD
Ramon Punzano-Rodrıguez, PT, DO
Pablo Escriba-Astaburuaga, PT, DO
Juan Carlos Fernandez-Domınguez, PT,
PhD
François Ricard, DO, PhD
Maria Angeles Franco-Sierra, PT, DO, PhD
Cleofas Rodrıguez-Blanco, PT, DO, PhD.
Nome e dati della rivistaThe Journal of Alternative and
Complementary Medicine.
Volume 00, Number 00, 2017, pp. 1–9.
Quesito di ricercaTerapeutico, valutare l’effetto a breve
termine di una manipolazione HVLA toraco-
lombare in pazienti con nefrolitiasi in termini
di dolore, ROM, controllo posturale e pH
urinario.
MetodiTrial clinico randomizzato controllato a
doppio cieco.
Studio svolto nei reparti di Nefrologia di due
ospedali ed uno studio privato di fisioterapia
a Valencia (Spagna). I pazienti inclusi nello
studio sono stati 46, 23 nel gruppo
sperimentale ed altrettanti nel gruppo di
controllo; tutti presentavano un’età tra i 25 ed
i 55 anni ed una diagnosi di nefrolitiasi
subclinica.
I criteri di esclusione sono stati rappresentati
dalla presenza di: tumori ossei o del sistema
nervoso, patologie reumatiche, infezioni,
nefropatie non litiasiche, gravidanza,
patologie del SNC/SNP, patologie
compromettenti l’equilibrio (anche in
anamnesi), disturbi respiratori,
controindicazioni alla manipolazione,
assunzione di farmaci o cure mediche nelle
72 ore antecedenti allo studio.
L’intervento è consistito nella valutazione
di:
• soglia del dolore sulle spinose del tratto
T10-L1 e sui TPs del Quadrato dei lombi
(con dinamometro a pressione),
• ROM del rachide in flessione (con
inclinometro digitale),
• pH urinario (con pH-metro)
• variabili di controllo posturale ed
equilibrio (con pedana stabilometrica e
baropodometrica);
successivamente è stata effettuata una
manipolazione bilaterale HVLA del tratto
toracolombare nel gruppo sperimentale (al
gruppo di controllo è stata applicata una
finta manovra a contatto leggero). Dopo 10
minuti dalla manovra ha avuto luogo una
seconda valutazione; tutti i pazienti sono
stati rivalutati al follow up.
Risultati
Nel gruppo sperimentale, rispetto al gruppo
di controllo, è stato riscontrato un
incremento statisticamente significativo in
termini di aumento della soglia del dolore,
aumento nella flessione del tronco e
miglioramento in termini di variazione
laterale media in stabilometria. Non sono
state rilevate differenze statisticamente
significative negli altri parametri
stabilometrici e nel pH urinario.
Articolo 2
20
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N.8 Marzo 2018
ConclusioniLa manipolazione bilaterale del tratto toraco-
lombare in pazienti con nefrolitiasi è efficace
per migliorare nel breve termine la
situazione algica in zona, il ROM in flessione
del rachide ed in parte il controllo posturale;
non sono rilevabili cambiamenti del pH
urinario.
NoteQuesto studio è innanzitutto un’ulteriore
conferma dell’efficacia della pratica
manipolativa nel trattamento di algie,
limitazioni di mobilità e funzionalità del
rachide; la sua peculiarità però risiede nella
presa in considerazione di una patologia
viscerale come la nefrolitiasi.
Non esistono molti studi in letteratura che
analizzino gli effetti di una manipolazione
rachidea su un sintomo causato o
esacerbato da una patologia renale, né
tantomeno che ne osservino gli effetti sul pH
urinario.
Nonostante nessun risultato legato ad una
variazione del pH sia stato rilevato, bisogna
considerare almeno due aspetti: il follow up
è stato effettuato dopo soli 10 minuti dalla
manovra ed i pazienti del gruppo
sperimentale sono stati esclusivamente
sottoposti ad una singola tecnica.
Di fatto ciò che è stato compiuto in questo
studio è solamente un esempio molto
semplice e lineare del ragionamento
osteopatico riguardante ciò che una
facilitazione metamerica, ed un’azione legata
ad interromperla, possono creare a livello
viscero-somatico o somato-viscerale.
Sarebbe molto interessante valutare in
successivi studi ciò che un protocollo più
completo di trattamento e dei follow up nel
medio-lungo termine possano indicarci;
questo perché la risposta viscerale al
trattamento a volte può essere più lenta e
graduale rispetto a quella somatica muscolo-
scheletrica.
Considerato ciò, questo articolo è
sicuramente un ottimo punto di partenza,
anche per la sua linearità ed affidabilità
(essendo un RCT a doppio cieco), per una
serie di altri studi legati a misurare e
comprendere meglio le potenzialità che
l’osteopatia può offrirci nel trattamento dei
pazienti con patologie viscerali.
A cura di Alex Paonessa
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N.8 Marzo 2018
Rubrica
Evidence Based
Osteopathy (EBO)
Articolo 3
Titolo
Best uses of osteopathic manipulation
Autori
Andrew H. Slattengren, DO;
Tanner Nissly, DO;
Jodi Blustin, MD;
Andrew Bader, DO;
Erin Westfall, DO
Dati della rivista
The Journal of family practice, vol.66 n° 12,
dicembre 2017, pag. 743-747
Quesito di ricarca
Terapia
Disegno dello studio
review narrativa
Risultati
la review analizzata presenta i dati di diversi
studi condotti tra il 2005 ed il 2015, che si
sono focalizzati sugli effetti dei OMT
(trattamenti manipolativi osteopatici)
applicati a diverse patologie, come
lombalgia, cervicalgia, polmoniti ed intestino
irritabile. I risultati sono stati riassunti
brevemente nelle tabelle sottostanti.
TITOLO DELL’ARTICOLOTRATTAMENTI
EFFETTUATIN° PAZIENTI COINVOLTI RISULTATI
Osteopathic manipulative treatmentfor nonspecific low back pain: a systematic review andmeta-analysis. (Franke H, Franke JD, Fryer G., 2014)
OMTgruppo controllo
769Differenza significativa nel dolore tra pazienti trattati con OMT e gruppo di controllo
OMTgruppo controllo
1141Sollievo dal dolore maggiore nel gruppo trattato con OMT
Osteopathic manipulativetreatment for low back pain: a systematic review and meta-analysisof randomized controlled trials. (Licciardone JC, Brimhall AK, King LN. ; 2005)
OMTgruppo controllo
549Pazienti trattati con OMT hanno riduzione del dolore statisticamente significativa
Osteopathic manualtreatment and ultrasound therapy for chronic low back pain: arandomized controlled trial. (Licciardone JC, Minotti DE, Gatchel RJ, et al.; 2013)
OMTfinta OMT
455
Pazienti trattati con OMT hanno miglioramenti maggiori, usano meno medicinali e sono più soddisfatti
Prevention of progressive back-specificdysfunction during pregnancy: an assessment of osteopathicmanual treatment based on Cochrane Back Review Group criteria.(Licciardone JC, Aryal S.; 2013)
OMTultrasuonicure ostetriche
classiche
144Riduzione del rischio di disfunzioni al rachide nel gruppo trattato con OMT
Pregnancy Researchon Osteopathic Manipulation Optimizing Treatment Effects: thePROMOTE study. (Hensel KL, Buchanan S, Brown SK, et al.; 2015)
1) OMT2) cure ostetriche classiche
400Protocollo OMT diminuisce dolore e perdita delle funzioni
TABELLA 1: Le OMT nel trattamento delle lombalgie
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N.8 Marzo 2018
ARGOMENTO TRATTAMENTI EFFETTUATIN° PAZIENTI COINVOLTI
RISULTATI
Intramuscular ketorolac versusosteopathic manipulative treatment in the management of acuteneck pain in the emergency department: a randomized clinicaltrial. (McReynolds TM, Sheridan BJ.; 2005)
OMTKetorolac (FANS)
58Pazienti trattati con OMT hanno maggior diminuzione del dolore statisticamente significativa
Clinical effectiveness of osteopathictreatment in chronic migraine: 3-armed randomizedcontrolled trial. (Cerritelli F, Ginevri L, Messi G, et al.; 2015)
Finta OMT + farmaciOMT+farmaci3) farmaci
105I pazienti trattati con OMT hanno meno giorni di emicrania, ma campione troppo piccolo per essere significativo
Effect of osteopathic manipulativetreatment on incidence of postoperative ileus and hospitallength of stay in general surgical patients. (Baltazar GA, Betler MP, Akella K, et al.; 2013)
OMTCure normali
55I pazienti trattati con OMT hanno degenza di durata minore
Efficacy of osteopathicmanipulation as an adjunctive treatment for hospitalized patientswith pneumonia: a randomized controlled trial. (Noll DR, Degenhardt BF, Morley TF, et al.; 2010)
AntibioticiOMT+antibioticiAntibiotici+
trattamento falso
406
Non ci sono differenze statisticamente significative, ma chi è trattato con OMT ha meno giorni di degenza ed utilizza meno farmaci
Chest physiotherapy for pneumonia inadults. (Yang M, Yan Y, Yin X, et al.; 2013)
OMT+PEPNessun intervento
79Riduzione permanenza ospedaliera e farmaci in pazienti trattati con OMT
Treatment of refractoryirritable bowel syndrome with visceral osteopathy: shorttermand long-term results of a randomized trial. (Attali TV, Bouchoucha M, Benamouzig R.; 2013)
Manipolazione viscerale+sacrale
Falso trattamento31
Miglioramento nella funzionalità intestinale se trattati con OMT
Osteopathy improves theseverity of irritable bowel syndrome: a pilot randomized shamcontrolledstudy. (Florance BM, Frin G, Dainese R, et al.; 2012)
OMTFalso trattamento
30Riduzione dei sintomi significativa con l’uso di OMT
TABELLA 2: Le OMT nel trattamento di altre patologie
N.8 Marzo 2018 23
Conclusioni
In presenza di lombalgia sia acuta che cronica, è stato dimostrato che l'utilizzo di OMT risulta
efficace, in quanto porta a riduzione del dolore, ad aumento della funzionalità delle strutture e
ad un minor uso di terapie farmacologiche. Si è inoltre riscontrato che le OMT risultano utili per
trattare disfunzioni che compaiono durante il terzo trimestre di gravidanza.
Oltre a ciò, le OMT possono essere utilizzate anche per migliorare i sintomi di altri tipi di
patologie, non solo muscolo-scheletriche ma anche viscerali, anche se non sempre negli studi
si sono ottenuti valori statisticamente significativi.
Note
L'articolo esaminato presenta alcuni spunti di riflessione. Innanzitutto, fornisce esempi concreti
di validità delle OMT come metodo per migliorare le condizioni del paziente. Pur
focalizzandosi molto sulle lombalgie (forse perchè uno dei problemi più trattati dagli
Osteopati), riesce a mettere in luce l'importanza di questo tipo di trattamento anche per altre
patologie, come problematiche intestinali e polmonari. I limiti segnalati nella review sono di
tipo statistico/metodologico: non sempre è stato possibile ottenere dei risultati statisticamente
significativi a causa principalmente del ridotto numero di casi analizzati. Questo vale
soprattutto per il trattamento delle patologie viscerali, ma può essere uno spunto per studi
futuri.
A cura di Valentina Zonta
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RubricaEvidence Based Osteopathy
(EBO)
N.8 Marzo 2018 24
Articolo 4
Titolo
Immediate improvements in activation
amplitude levels of the deep abdominal
muscle following a sacroiliac joint
manipulation during rapid upper limb
movement
Autori e nome/dati della rivista
A.W.C. Barbosa, A.M. Silva, A.F. Silva ,
F.L.M. Martins , M.C. Sales, A. Barbosa
Journal of Bodywork & Movement Therapies,
2014
Quesito di ricerca
Terapeutico
Matodi
• Disegno dello studio:
Studio osservazionale
• Setting/Ambientazione dove viene svolto
lo studio:
Federal University of Jequitinhonha
and Mucuri Valleys, Brasile
• Cecità: Valutatore cieco, ma senza
gruppo di controllo
• Controllo a seguito dell’intervento o
periodo di studio
• Pazienti:
Su 42 soggetti reclutati, 22 non
rispettavano i criteri di inclusione.
I partecipanti sono stati selezionati tra
un gruppo di studenti universitari in
seguito a valutazione fisioterapica che
escludeva asimmetrie nel range di
rotazione dell’anca, eterometria degli
arti inferiori, gravidanza, diagnosi
di pelvispondilite anchilosante, impingement
subacromiale o segni neurologici come
assenza di riflessi tendinei o anestesia. I
criteri di inclusione premettevano che i
soggetti fossero in buona salute, ma che
presentassero una positività allo “standing
flexion test” (prima parte del test di Gillet,
senza discriminare tra un tilt sul braccio
minore o braccio maggiore).
Intervento:
HVLAT diretta a livello della sacroiliaca col
paziente posizionato prono e anca e
ginocchio flessi a 90°. Il contatto è stato preso
dal terapista con le mani a piriformi incrociati
sulla sacrolilica (una sul sacro e una sull’iliaco
omolaterale all’arto flesso). Dopo riduzione
dello slack il thrust è stato effettuato una volta
sola alla fine dell’espirazione.
Principali misure del risultato
A tutti i partecipanti è stato somministrato lo
“standing flexion test” e sono state rilevate
misure elettromiografiche di attivazione del m.
trasverso dell’addome e del m. obliquo interno
sia omolaterale che controlaterale.
L’attivazione è stata valutata col soggetto in
piedi in posizione rilassata e richiedendo in
ordine casuale flessione od estensione della
spalla a gomito flesso. Tra una ripetizione e
l’altra viene atteso un periodo di 5”. Sono
state poi selezionate le 3 migliori prestazioni.
Pazienti al termine del periodo di studio
100% dei pazienti dato che la valutazione è
stata ripetuta subito dopo l’esecuzione.
Principali risultati
Tutti i soggetti hanno presentato un
miglioramento nel “standing flexion test”
(“negative standing flexion test”). Sono state
dunque rilevate differenze significative
nell’attivazione muscolare sia del traverso
dell’addome che dell’obliquo interno, sia
ipsilaterale che controlaterale.
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N.8 Marzo 2018 25
Conclusioni
I risultati mostrano significative differenze nell’attivazione elettrica nei muscoli TrA e Ol
all’elevazione dell’arto superiore omolaterale immediatamente successive a HVLAT su
restrizione di mobilità sacroiliaca. Lo studio suggerisce l’applicazione delle manipolazioni
pelviche come strumento per condizionare l’equilibrio lombare e pelvico, soprattutto
all’inizio di programmi che verteranno al ricondizionamento della parete addominale.
Note dell’autore della recensione
Lo studio verte a dimostrare ancora una volta l’effetto neurofisiologico, se non
biomeccanico, delle manipolazioni con HVLA. Molto interessante la richiesta di attivare i
muscoli della parete addominale tramite perturbazione posturale a seguito del comando
diretto all’arto superiore. Nonostante sia solo uno studio osservazione, senza gruppo di
controllo con tecnica sham, invita senz’altro ad approfondire con studi più completi e
costruiti; secondariamente tende a mettere in relazione di interdipendenza due segmenti
corporei distanti come la pelvi e la zona della fascia toraco-lombare con l’articolazione
scapolo-omerale.
Andrea Giannini Ft. D.O.
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N.8 Marzo 2018 26
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