N.5) shoah salvatori e salvati iii e

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Il senso e la necessità di salvare qualcuno: cos’era Auschwitz nella mente di chi voleva salvare e di chi veniva salvato? Classe 3° E Anno scolastico 2014-2015

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Il senso e la necessità di salvare qualcuno: cos’era Auschwitz nella mente di chi voleva salvare e di chi veniva salvato?

Classe 3° E

Anno scolastico 2014-2015

Nel buio dell’occupazione nazista alcune luci guizzavano:

«i Giusti tra le Nazioni»

Nel buio dell'occupazione nazista alcune luci guizzavano: '' i Giusti tra le nazioni''. Quelle piccole luci avevano la necessità di salvare qualcuno, ma cosa significa necessità? Necessità in qualsiasi dizionario significa condizione di impossibilità di fare diversamente, esigenza assoluta. Perché un tedesco, senza alcun rischio di morire, aveva un'esigenza assoluta di salvare qualcuno? Tutto è guidato dalla nostra coscienza; più si conosce qualcosa, più la si può giudicare, più la si può interpretare e infine la si può affrontare.

I Giusti, grazie alla loro coscienza, hanno visto il fratello vicino a se stessi e non una razza. L'unica cosa che si possiede è la vita. I Giusti aiutarono gli ebrei a non smarrirla.

Ma chi erano i Giusti? Erano solo uomini che non esitarono a mettere a rischio la propria vita e quella della propria famiglia pur di salvare altri uomini dalla deportazione e dalla morte, senza trarne alcun beneficio. Essi si prodigarono per degli sconosciuti, etichettati come anti-umani dalla propaganda nazista.

Erano spinti a farlo da valori che non dipendevano dall'approvazione altrui ma dalla personale convinzione di essere nel giusto, di non poter agire diversamente. Cosa li distingueva dagli altri? La fede? Gli orientamenti politici? Il tasso di scolarità? Il ceto? Nessuna di queste variabili accomuna i Giusti. Ecco alcune delle loro risposte:

" Non è una questione di come mai lo abbiamo fatto... Non si poteva fare diversamente. Punto e basta."

"Si vedevano gli ebrei non come ebrei ma come esseri umani perseguitati, che lottavano disperatamente per la loro vita e avevano bisogno di aiuto".

"Una voce dentro di me mi disse che dovevo farlo, altrimenti non sarei più stato me stesso". "Non so esattamente perché ho aiutato. E' semplicemente che sono fatto così.

Ci hanno insegnato ad amare l'umanità. "Tutti gli esseri umani sono una grande famiglia".

"L'unica cosa che non potevo sopportare da piccola era l'ingiustizia". " Se non si poteva vivere per gli altri... non aveva senso vivere. Essere umani significa avere bisogno degli altri". Ebrei o tedeschi, non faceva nessuna differenza per me finché li riuscivo a vedere come esseri umani".

L'esempio dei Giusti ricorda che la vita è un valore in sé. Loro sono il faro contro la "zona grigia", coloro che accendono la scintilla del bene; mostrando come nei momenti bui della storia, altri uomini cerchino dei percorsi alternativi, non si facciano condizionare dal conformismo generale, mantengano accesa nel deserto la fiaccola della dignità umana.

Cosa significava Auschwitz per queste persone? Per loro Auschwitz era semplicemente disgusto da parte della loro stessa patria, lo vedevano come un luogo di odio puro, un luogo dove veniva tolta la dignità degli uomini, un luogo privo di umanità e giustizia, un luogo in cui regna l’assenza di pensiero.

In questo luogo è stata distrutta l’individualità dell’uomo rendendolo un essere amorfo, denudandolo, facendolo vivere come un animale alla ricerca continua di cibo.

Pensando alla parola Auschwitz viene in mente un unico pensiero: morte, genocidio, sterminio, sciagura, disastro. Auschwitz: un luogo attrezzato per uccidere, per stroncare delle vite innocenti, accusate solo di appartenere ad una

razza diversa.

Vennero uccisi uomini, donne e bambini che adesso «vagano nel vento».

Tutto il dolore del Padre che han perso il figlio. Il Padre conosceva il rischio della libertà; sapeva che il figlio avrebbe potuto perdersi ma forse nemmeno il Padre poteva immaginare una tale caduta, un tale abisso! Quel grido: “dove sei?” qui, di fronte alla tragedia inconsumabile dell’Olocausto risuona come una voce che si perde in un abisso senza fondo…

Uomo, chi sei? Non ti riconosco più. Chi sei, uomo? Chi sei diventato? Di quale orrore sei stato capace? Che cosa ti ha fatto cadere così in basso? Non è la polvere del suolo, da cui sei tratto. La polvere del suolo è cosa buona, opera delle mie mani.

Non è l’alito di vita che ho soffiato nelle tue narici. Quel soffio viene da me, è cosa molto buona. No, questo abisso non può essere solo opera tua, delle tue mani, del tuo cuore... Chi ti ha corrotto? Chi ti ha sfigurato? Chi ti ha contagiato la presunzione di impadronirti del bene e del male? Chi ti ha convinto che eri dio? Non solo hai torturato e ucciso i tuoi fratelli, ma li hai offerti in sacrificio a te stesso, perché ti sei eretto a Dio.

Oggi torniamo ad ascoltare qui la voce di Dio: 'Adamo, dove sei?'. Dal suolo si leva un gemito sommesso: Pietà di noi, Signore! A te, Signore nostro Dio, la giustizia, a noi il disonore sul volto, la vergogna. Ci è venuto addosso un male quale mai era avvenuto sotto la volta del cielo.

Ora, Signore, ascolta la nostra preghiera, ascolta la nostra supplica, salvaci per la tua misericordia. Salvaci da questa mostruosità. Signore onnipotente, un’anima nell’angoscia grida verso di te.

Ascolta, Signore, abbi pietà! Abbiamo peccato contro di te. Tu regni per sempre. Ricordati di noi nella tua misericordia. Dacci la grazia di vergognarci di ciò che, come uomini, siamo stati capaci di fare, di vergognarci di questa massima idolatria, di aver disprezzato e distrutto la nostra carne, quella che tu impastasti dal fango, quella che tu vivificasti col tuo alito di vita. Mai più, Signore, mai più! 'Adamo, dove sei?'.

Eccoci, Signore, con la vergogna di ciò che l’uomo, creato a tua immagine e somiglianza, è stato capace di fare”, ha concluso Jorge Mario Bergoglio. “Ricordati di noi nella tua misericordia".