N.2 Dicembre 2017 Collegamento VERS. 2 Collegamento · Dio unico viene a raccontarci l’amore del...

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1 Collegamento Parrocchia di Pandino Dicembre 2017 - Anno XLVI - n. 2 Augurio: “desiderio di bene o di felicità per altri sul piano della solidarietà, della fiducia e speranza comuni, spesso solo per cortesia nell'ambito di convenzioni so- ciali”. Colpisce questa definizione di augurio che possiamo trovare in un vo- cabolario di italiano, eppure possiede due contenuti importanti per tutti noi. Da una parte nascondono una verità, quella del desiderio di bene per gli altri che contraddistingue certi tempi della nostra vita; a volte non li sappiamo esprimere con tante parole, eppure provengono sinceramente dal nostro animo in cui si nasconde una insoppri- mibile tensione verso il bene. Dall’altra gli auguri rischiano la sem- plice cortesia, le buone maniere, la mancanza di sincerità nei nostri rap- porti. Per cui resta il dovere della ve- rità, per non fare anche del Natale una convenzione. Uno sforzo che deve veder impegnati tutti noi cristiani, che custodiamo la memoria storica dell’incarnazione, fonte di gioia, speranza e continuo rinnovamento. Siamo impotenti – che dolorosa sensazione! – di fronte allo snaturamento del Natale cristiano: la prepotenza del mercato e della commercializzazione della festa, l’intru- sione esagerata di babbi natale da tutte le parti, il legame ormai stretto tra festività e vacanza … Ma possiamo vivere il Natale interior- mente, riprendendo fiducia in noi e ne- gli altri anche dopo batoste impreviste; scoprendo la serenità e la fiducia che il Bambino porta con sé, perché diventato simile a noi e destinato ad aprirci la strada della vita; volgendoci cosciente- mente a tutto ciò che di grande, bello e positivo la vita stessa ci riserva. Potremmo dire che il Natale cristiano è tempo di indagine e di scoperta di noi stessi, alla luce di quella stella – il Dio con noi – che abbiamo posto sul nostro presepe: quella luce ci illumina tutti, ci rende più solidali, ci indica la strada da percorrere e le facce da incontrare: dobbiamo comunque camminare in- sieme verso quella meta che Qualcuno – e con lui tanti, veramente tanti! – ha già raggiunto. Auguri dunque, con consapevolezza e con sincerità! i vostri preti ORARIO DELLE CELEBRAZIONI LITURGICHE Parroco - Don Eugenio Piazza Vittorio Emanuele, 5 - Tel. 0373 90173 [email protected] Vicario - Don Andrea Piazza Borromeo, 17 (Oratorio) - Tel. 0373 90138 [email protected] Collaboratore parrocchiale - Don Fabio Via Tommasone, 1 (Santuario) www.parrocchiadipandino.it Giorni feriali - ore 8.30 S. Messa - ore 17.30 S. Messa - ore 20.30 S. Messa in Santuario martedì: - ore 9.00 S. Messa per tutti i defunti Confessioni - Sabato e vigilie: dalle 15.00 alle 17.30 in chiesa parrocchiale Giorni festivi - ore 8.30 S. Messa - ore 9.30 S. Messa alla Casa di Riposo - ore 10.00 S. Messa - ore 11.15 S. Messa - ore 16.00 Vespri e benedizione (Santuario) - ore 18.00 S. Messa sabato e vigilie: - ore 18.00 in Santuario Auguri natalizi Anche dalle pagine di questo numero giungano gli auguri più cordiali a tutte le famiglie della Parrocchia. Un augurio speciale ai collabora- tori parrocchiali, catechiste, consiglieri, anima- tori d’oratorio, volontari alla Casa di riposo, volontari della raccolta carta e delle pulizie, animatori della liturgia … Un augurio infine alle autorità civili e ai responsabili delle tante associazioni presenti in paese: che lo spirito natalizio favorisca la collaborazione e il rispetto di tutti! Natale 2017 • Confessioni: sabato 23/12, mattina e pomeriggio domenica 24/12, dalle ore 15 • Vigilia, messa “in Nativitate Domini”: domenica 24/12 alle ore 22 • Solennità natalizia: le Messe ad orario festivo

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CollegamentoParrocchia di Pandino Dicembre 2017 - Anno XLVI - n. 2

Augurio: “desiderio di bene o di felicità per altri sulpiano della solidarietà, della fiducia e speranza comuni,spesso solo per cortesia nell'ambito di convenzioni so-ciali”. Colpisce questa definizione diaugurio che possiamo trovare in un vo-cabolario di italiano, eppure possiededue contenuti importanti per tutti noi.Da una parte nascondono una verità,quella del desiderio di bene per gli altriche contraddistingue certi tempi dellanostra vita; a volte non li sappiamoesprimere con tante parole, eppureprovengono sinceramente dal nostroanimo in cui si nasconde una insoppri-mibile tensione verso il bene. Dall’altra gli auguri rischiano la sem-plice cortesia, le buone maniere, lamancanza di sincerità nei nostri rap-porti. Per cui resta il dovere della ve-rità, per non fare anche del Natale unaconvenzione.Uno sforzo che deve veder impegnati tutti noi cristiani,che custodiamo la memoria storica dell’incarnazione,fonte di gioia, speranza e continuo rinnovamento.Siamo impotenti – che dolorosa sensazione! – di fronte

allo snaturamento del Natale cristiano: la prepotenza delmercato e della commercializzazione della festa, l’intru-sione esagerata di babbi natale da tutte le parti, il legame

ormai stretto tra festività e vacanza …Ma possiamo vivere il Natale interior-mente, riprendendo fiducia in noi e ne-gli altri anche dopo batoste impreviste;scoprendo la serenità e la fiducia che ilBambino porta con sé, perché diventatosimile a noi e destinato ad aprirci lastrada della vita; volgendoci cosciente-mente a tutto ciò che di grande, bello epositivo la vita stessa ci riserva.Potremmo dire che il Natale cristiano ètempo di indagine e di scoperta di noistessi, alla luce di quella stella – il Diocon noi – che abbiamo posto sul nostropresepe: quella luce ci illumina tutti, cirende più solidali, ci indica la strada dapercorrere e le facce da incontrare:dobbiamo comunque camminare in-

sieme verso quella meta che Qualcuno – e con lui tanti,veramente tanti! – ha già raggiunto.Auguri dunque, con consapevolezza e con sincerità!

i vostri preti

ORARIO DELLE CELEBRAZIONI LITURGICHE Parroco - Don EugenioPiazza Vittorio Emanuele, 5 - Tel. 0373 [email protected]

Vicario - Don AndreaPiazza Borromeo, 17 (Oratorio) - Tel. 0373 [email protected]

Collaboratore parrocchiale - Don FabioVia Tommasone, 1 (Santuario)

www.parrocchiadipandino.it

Giorni feriali- ore 8.30 S. Messa- ore 17.30 S. Messa- ore 20.30 S. Messa in Santuario

martedì:- ore 9.00 S. Messa per tutti i defunti

Confessioni - Sabato e vigilie:dalle 15.00 alle 17.30 in chiesa parrocchiale

Giorni festivi- ore 8.30 S. Messa - ore 9.30 S. Messa alla Casa di Riposo- ore 10.00 S. Messa- ore 11.15 S. Messa- ore 16.00 Vespri e benedizione (Santuario)- ore 18.00 S. Messa

sabato e vigilie:- ore 18.00 in Santuario

Auguri natalizi

Anche dalle pagine di questo numero giunganogli auguri più cordiali a tutte le famiglie dellaParrocchia. Un augurio speciale ai collabora-tori parrocchiali, catechiste, consiglieri, anima-tori d’oratorio, volontari alla Casa di riposo,volontari della raccolta carta e delle pulizie,animatori della liturgia … Un augurio infinealle autorità civili e ai responsabili delle tanteassociazioni presenti in paese: che lo spiritonatalizio favorisca la collaborazione e il rispettodi tutti!

Natale 2017• Confessioni:sabato 23/12, mattina e pomeriggiodomenica 24/12, dalle ore 15• Vigilia, messa “in Nativitate Domini”:domenica 24/12 alle ore 22• Solennità natalizia:le Messe ad orario festivo

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Abbiamo iniziato l’Anno pastorale con lo sguardoad “un mondo di Vangelo” e, nei giorni del Natale, pro-viamo a riconoscere nella realtà i tratti del presepe: sce-nario concreto e sacramentale dell’incarnazione delVerbo, che non si nasconde altrove, ma viene davveroin mezzo a noi. È la Sua missione, che dal seno delDio unico viene a raccontarci l’amore del Padre e a ri-generare tutto con il dono dello Spirito.

Non è solo la missione di Gesù, dolorosamentecompiuta sulla croce e misteriosamente esaltata nellagloria. È la missione del Natale, di ogni Natale, festae dinamica della vita, che la nostra società sembraincapace di custodire, gustare e trasmettere. La esploroin tre passaggi: missione di nascere, far nascere erinascere.

La missione di nascere l’ha ricevuta il Figlio diDio, alla maniera di ogni cucciolo d’uomo. Di ognicreatura vivente. È legge di natura, e Dio ne ha fattomistero di grazia. Che strano: nessuno ha chiesto di na-scere, ma l’evento sorgivo suscita responsabilità, colsuo carattere di dono assoluto e gratuito, di progetto epromessa di vita, quand’anche fosse segnato da vio-lenza e miseria. Facciamone grata memoria, guardandola greppia di Betlemme. Con un bacio ai nostri geni-tori, sulla terra o nel cielo. Con una preghiera di lode aDio, che li ha coinvolti nel suo stesso creare.

Ben presto, imparando a camminare e parlare, ogniuomo scopre anche la missione di far nascere. Fecon-dità della coppia e della famiglia, in cui anche il piùpiccolo ha tanto da donare, con cui sorprendere, allie-tare, chiedere e suscitare amore, generare più vera ematura umanità. Fecondità del lavoro e dell’ingegnoumano, che fa nascere prodotti, opere, arte e cultura:di quante “creazioni” è capace ciascuno di noi, nellasperanza che siano sempre frutti buoni, e non semi dimorte. La missione di far nascere è anche comunitaria,

sociale, ecclesiale. Nel cammino di un popolo si rivelala Provvidenza di Dio che mai si stanca: “Ecco facciouna cosa nuova, proprio ora germoglia, non ve ne ac-corgete?” (Isaia 43,19). Nei bambini e nei giovani, spe-cialmente, il futuro si rende presente ed esige ascolto ecura, per non mancare all’appuntamento con le stradeche il Signore ci apre. Preghiamo perché il Sinodo deigiovani faccia scorgere e scegliere questa novità.

Gesù è venuto a condividere tutto degli uomini, peraprirci l’accesso al tutto di Dio. E il Natale già profumadi Pasqua, dove la debolezza e la fine non hanno piùl’ultima parola, per l’immenso amore che tutto risu-scita. Il Natale ci consegna, perciò, anche la missionedi rinascere: dal gelo dell’indifferenza al calore dellacompassione, dalle ferite del peccato alla bellezza delperdono, dalla tristezza della solitudine alla gioia dellafraternità, dall’amaro del risentimento alla dolcezza diuna fiducia semplice … continuate voi, ognuno nellasua coscienza in preghiera, questo viaggio veramente“natalizio” per il quale Gesù ci prende per mano e cidice: “Non temere”.

Il Natale che auguro a me stesso e a tutta la nostracomunità diocesana è questo intimo stupore del na-scere, dell’essere vivi, del potersi guardare con occhinuovi e limpidi che generano speranza, dell’osare unpasso fuori dal tunnel di ciò che ci chiude in noi stessi,per venire alla luce, in Cristo Gesù.

Papa Francesco ci ha detto di pensarci così: “Iosono una missione su questa terra, e per questo mitrovo in questo mondo. Bisogna riconoscere sé stessicome marcati a fuoco da tale missione di illuminare,benedire, vivificare, sollevare, guarire, liberare”. Co-minciando da noi stessi, raggiunti dal dono di Coluiche viene per noi. Buon Natale, buona missione.

+ Antonio, vescovo

“La missione del Natale”Messaggio del Vescovo per il Natale 2017

Un Natale di LuceLa notte di Natale siamo invitati ad accendere ed esporre alla finestrail cero distribuito dai bambini e ragazzi A.C.R. per un Natale di Luce!

Benedizione della FamigliaUna volta veniva chiamata ‘benedizione della casa’, ma più giustamenteè da chiamare ‘benedizione della famiglia’: è diventato più difficile diun tempo trovare una famiglia unita nella propria casa! I sacerdotisono sempre disponibili ad entrare nelle vostre case per una benedizione,una volta concordato il giorno e l’ora: una occasione per conoscerci edaiutarci reciprocamente, in qualunque tempo dell’anno!

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Parrocchia di Pandino - Dicembre 2017

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Domenica 29 ottobre le attese Cresime per un gruppodi 50 ragazzi e ragazze che stanno frequentando la 2ª me-dia. Serenità e curiosità hanno caratterizzato il momentodell’arrivo del vescovo Antonio, che si è presentato sor-ridente ed accogliente in una chiesa strapiena di persone.

Grande è stato l’apprezzamento dei presenti, quando,ad inizio celebrazione, ha chiamato vigorosamente vicinoa sè i cresimandi, presentandoli al popolo come grandedono e opportunità di bene e richiamando un applauso dilode e di incoraggiamento.

Indubbiamente il vescovo Antonio ha dimostrato cari-

sma, positività di fronte allavita, capacità di comprensio-ne e di accoglienza nei con-fronti dei ragazzi e delle lorofamiglie.

Ora il cammino proseguecon gli incontri settimanali dicatechesi, con le serate dedi-cate alle Medie, con le proposte dei campi invernali: ragaz-zi, ragazze, ci aspettiamo molto da voi! Che lo SpiritoSanto e lo spirito della vostra giovane età vi aiutino!

Un Sacramento per crescere!

Il 75° di suor AlfredinaDomenica 24 settembre, ore 11:15, chiesa parrocchia-

le: con un po’ di emozione un gruppo di parenti stretti ac-compagna suor Alfredina Zambelli alla Messa, in occa-sione del 75° anniversario di professione religiosa. Unapianta fiorita viene consegnata, in segno di omaggio, allasuora da parte dei nipoti: poi inizia la Messa, durante laquale il parroco ha parole di felicitazione a nome di tuttii presenti.

Nel biglietto da lei scritto e alla fine rivolto all’assem-blea, si legge: “Cari pandinesi, ringrazio tutti voi che ave-te partecipato a questa liturgia per dire grazie al Signoreper il grande dono che mi ha fatto di essere suora Adora-trice per sempre! Il dono fatto a me non è qualcosa di pri-vato, ma di comunitario, perché non è stato solo mio, madi tutta la Parrocchia, dal 1942 ad oggi! Preghiamo per-ché altre ragazze, oggi, possano dire il loro “Sì!”, come ioho fatto tanti anni fa: ne vale la pena! Vi assicuro il mioricordo: non posso dimenticare tante persone amiche chemi hanno voluto bene!”.

Ci uniamo tutti allagioia di questo insolitoanniversario, certi chesi uniranno a noi le tan-te persone che nel suoservizio religioso han-no potuto sperimentarela sincerità, l’impegnoe la generosità di suorAlfredina. “La gioia piùbella che mi avete datooggi – ha confidato alla fine – è la notizia di un nuovo in-gresso in Seminario: sono veramente contenta e grata alSignore. Non finirò mai di ringraziare il Signore per que-sto grande dono!”.

Suor Alfredina si trova presso la Casa Madre dellesuore Adoratrici in Rivolta d’Adda, ospite della strutturache segue le suore anziane. Grazie, sorella, per la suagioia ed il suo esempio di fede!

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I “propedeutici”!

La fede è ancora interessante per noi giovani di oggi?Spesso pare di no. Se la fede consiste solamente in uninsieme di riti e tradizioni essa è sicuramente poco inte-ressante per la vita di noi giovani, ma anche per quelladegli adulti. Riteniamo anzi che, se essa si riducesse aquesto, sarebbe addirittura un’inutile e triste perdita ditempo per tutti.

Dobbiamo dire molto sinceramente che nella nostraesperienza la fede è qualcosa di ben diverso: è un rap-porto con una persona di nome Gesù Cristo che, pur es-sendo Dio, ha deciso di diventare uomo, come noi, pervenire nel mondo a condividere la nostra esistenza ter-rena. Egli ha voluto condividere con gli uomini la vitaquotidiana, il lavoro, l’amicizia, la gioia, il dolore, la fa-tica, il tradimento e addirittura la morte. Vivendo tra noiuomini Egli ci ha mostrato un modo di vivere più bello,più intenso e più lieto; ci ha dato prova soprattutto di cosasignifichi amare per davvero; mostrandoci un amore au-tentico e gratuito, vissuto nel rapporto con Dio e con tuttigli uomini che ha incontrato.

Questa è la ragione per cui, seguendo il suo esempioe vivendo in relazione con Lui, noi possiamo cercare lafelicità nella vita. Ogni uomo cerca la felicità, ma è re-almente possibile trovarla? facciamo esperienza quoti-diana di tante strade che ci vengono presentate come vieper essere felici e sappiamo bene come non sia facile di-stricarsi nella scelta per discernere quelle vere da quellefalse, quelle costruttive da quelle distruttive; il potere, ilsuccesso e la fama sono solo alcune delle ricette che ilmondo di oggi ci indica come vie per la felicità.

Ci vuole tanto coraggio e tanta libertà per decidere diseguire la strada del Vangelo di Gesù Cristo perché spessole altre strade appaiono meno impegnative e più allettantie soprattutto perché esse riescono ad imporsi con mag-giore forza nel panorama mediatico dei nostri tempi. Lavoce di Gesù Cristo non si impone a nessuno ma sempli-

cemente si propone alla libertà di ogni uomo che decidese ascoltarla, trascurarla o rifiutarla.

Occorre essere disponibili a cogliere i modi e gli in-dizi attraverso cui Egli si rivela a ciascuno di noi; Eglinon si manifesta a tutti nello stesso modo, come, del resto,Egli non propone a tutti di seguirlo nelle stesse modalità;Egli ci parla attraverso le circostanze della vita, gli incon-tri, le amicizie e talvolta anche attraverso le fatiche e idubbi che sperimentiamo. Egli propone a qualcuno di se-guirlo e testimoniarlo diventando marito, moglie, padree madre mentre ad altri chiede di dedicare tutta la vita aLui nel servizio alla Chiesa e a tutti gli uomini.

Si tratta di forme di vita molto diverse ma che hanno incomune il medesimo cammino verso di Lui, con Lui e perLui, che si propone ad ogni uomo come via, verità e vita.

Per quanto ci riguarda, abbiamo iniziato da due mesiun cammino per conoscere meglio Gesù e capire piùchiaramente quale è la strada a cui Egli ci sta chiamando;stiamo infatti vivendo l’anno cosiddetto di ‘propedeutica’presso il seminario di Cremona.

È un anno particolare, perché non siamo ancora consi-derati seminaristi a tutti gli effetti ma già abitiamo inseminario e ci stiamo gradualmente introducendo al cam-mino che esso propone, per chiarire e definire meglio seè questa la strada che il Signore ci sta indicando.

Il passo compiuto da ciascuno di noi per iniziare que-sto percorso non è stato facile; non abbiamo fatto unascelta né definitiva né vincolante, ma abbiamo dovutocertamente mettere da parte le tante paure, i tanti dubbi ele tante insicurezze che spesso ci frenano, fidandoci delSignore fino in fondo. Abbiamo dovuto innanzitutto tro-vare il coraggio di guardare senza paura quella domandache ad un certo punto della nostra vita abbiamo scortoemergere nel nostro cuore con insistenza; l’ipotesi che ilSignore ci stesse chiamando a seguirlo, dedicando a Luitutta la vita ci spaventava e la prima reazione è stata il

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tentativo di soffocare questa domanda così determinante.Ad un certo punto tuttavia ci siamo resi conto che questo

atteggiamento non era utile e che valeva invece la pena af-frontare la domanda sulla nostra vocazione per provare arispondervi con l’aiuto di qualcuno che potesse accompa-gnarci in questo cammino di chiarificazione e discernimento.

Anche ora, in seminario, questo percorso continua,grazie alla guida dei nostri educatori, dei nostri insegnantie grazie all’aiuto reciproco che caratterizza la comunità incui viviamo. È veramente stimolante e provocatorio vi-

vere con altri ragazzi che, già da qualche anno, hanno in-trapreso la strada che noi abbiamo appena imboccato;condividere nella stessa casa la preghiera, lo studio, ipasti, i momenti di formazione, il gioco, lo svago e iltempo libero è qualcosa di fantastico, perché mostra inmaniera palese che, nonostante le differenze di carattere,età, sensibilità e formazione, c’è Qualcuno che ci uniscein una sola grande famiglia chiamata Chiesa.

Gabriele, Valerio, Riccardo, Giuseppe e Alberto

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Parrocchia di Pandino - Dicembre 2017

Sinodo diocesano dei giovaniFacciamo il punto sul Sinodo diocesano

dei giovani ascoltando don Paolo Arienti, in-caricato diocesano per la Pastorale giova-nile. Anche il nostro oratorio “S. Luigi” èimpegnato in questo senso.Perché un “sinodo dei giovani”?

«Francamente, quando il vescovo Antonioha lanciato l’idea, c’è stata molta freddezza,anche da parte nostra. Un po’ per altre urgen-ze che sembravano “più impellenti”, un po’per reazione ad una idea di per sé bella, madai contorni non definiti. Ma si è proceduto lostesso e si è cercato di dare forma alla propo-sta e … ne è scaturito il cammino sinodale …Ovvero?

«La catechesi giovani l’abbiamo sempre fatta, anchese in questi ultimi anni molti fattori l’hanno incrinata: calodemografico, mobilità universitaria, ma, soprattutto, l’al-tissimo tasso di abbandono dei cammini di fede dalla pre-adolescenza. Gli Oratori ci sono e sono presenti con unarete molto capillare, ma in molti luoghi la frequenza è le-gata al catechismo dei bambini, a qualche percorso peradolescenti e scuole Medie, all’oratorio estivo, allo sport.Mentre per i giovani propriamente detti la proposta èrarefatta ed ancor di più una eventuale richiesta. Que-sta situazione interroga molto. E aggiungo anche il proble-ma dei linguaggi e delle aspettative: a giovani universi-tari, figli della generazione Erasmus, quali contenuti e inquale forma è bene proporre? Siamo così sicuri di inve-stire nella direzione giusta? Un Sinodo dei giovani certonon risolve tutti i problemi e può avere anche un vaga ve-natura giovanilista, ma è uno strumento molto utile per

testarsi, capirsi meglio. In una espressione:ascoltarsi».Sembra che sia proprio l’ascolto a tema ditutto …

«Certo. Però non un ascolto di pancia néuno statistico. Per il primo e il secondo giàsappiamo: dalla pancia escono inquietudinipoco riflesse e urgenze con poca forma; dallestatistiche numeri importanti, ma sempre nu-meri. Ecco allora che l’ascolto che propo-niamo è frutto di un atto di fiducia: ancoraqualche giovane desidera esserci e assumersiqualche responsabilità. Ancora non resta soloPeter Pan. Ancora gli adulti e gli anziani pos-

sono accorgersi che anche i giovani sanno pensare e in-tuire. Certo è una sfida, in gran parte senza rete...Ed ora il cammino a che punto è?

«Siamo ormai alla fase celebrativa. Abbiamo dedicatoun anno agli ascolti e alla sintesi di voci, interventi e ri-flessioni. A macchia di leopardo, raccogliendo diversi en-tusiasmi, ma anche freddezze e lentezze, proprio come èla vita vera delle nostre comunità. Questo non ci ha sor-presi, ma al contrario ci è stato di grande stimolo! EntroNatale le zone pastorali e le associazioni indicheranno igiovani che faranno parte dell’assemblea sinodale e il 20gennaio si partirà con la prima seduta».Sinora che cosa è emerso?

«Nonostante le paure e la non omogeneità degliascolti, i materiali pervenuti sono molto interessanti ehanno consentito alla Segreteria di formulare gruppi didomande molto forti che ci auguriamo innescheranno illavoro del Sinodo. In particolare sulla condizione deigiovani nella chiesa o sul capitolo degli affetti e deglistili di vita molto va ponderato e preso sul serio. Da que-sto punto di vista lo strumento di lavoro non è per nullabanale!».E dopo il sinodo?

«Come sapete, nel prossimo ottobre papa Francescoha convocato un sinodo dei vescovi dedicato proprio almondo giovanile. Noi ci prepareremo a quello con il no-stro Sinodo e sarà sicuramente una tappa bella. Suldopo? Vediamo che cosa emerge, ma soprattutto stiamopronti a non dare nulla per scontato: né la trasmissionedella fede né i codici della pastorale giovanile. Dal dopo-sinodo aspettiamoci di avere imparato un po’ di più unmetodo e – perché no? – provare ad onorarlo di più».

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Quando si parla di giovani e fede è opportuno tenere amente due fatti. Il primo: i giovani si trovano a vivere in unasocietà “senza adulti ” . Il secondo è il cambio di segno cheoggi l'esperienza del credere cristiano patisce. L'esperienzadella fede oggi sperimenta che « da una società in cui eravirtualmente impossibile non credere in Dio, si è passati auna situazione in cui la fede, anche per il credente più de-voto, è solo una possibilità umana tra le altre. Posso magariritenere inconcepibile l'idea di abbandonare la mia fede,ma esistono altre persone (ivi comprese alcune che mi sonoparticolarmente care, il cui stile di vita non posso in tuttaonestà respingere come semplicemente depravato, cieco oindegno), che non hanno fede (o quantomeno non hannofede in Dio o nel trascendente)».

Purtroppo, però, la novità di quest'ora della storia non siannuncia solo in questa trasformazione della scelta del cre-dere in una delle tante possibilità dell'esistenza umana;quella del credere diventa, in verità, giorno dopo giornouna scelta minoritaria; di più, diventa un'opzione di cui nonessere più orgogliosi e fieri. Se ci fu un tempo in cui era laprofessione di ateismo a essere guardata con sospetto, oggiè quella di fede che attira su di sé una valutazione sinistra.Dichiararsi credenti non solo non è più l'opzione di base delcittadino postmoderno, ma è sempre più un'opzione di cuici si deve quasi "giustificare".

Al riguardo la sensibilità giovanile è particolarmentesfidata, come ha raccontato assai efficacemente FrancoGarelli nel suo ‘Piccoli atei crescono’ : «Occorre un outingdella fede?».

Se credere dunque non è più di moda, gli operatoripastorali – interessati a che i giovani e le giovani possanosul serio accedere almeno a uno stadio iniziale della fedeadulta – dovranno sempre di più tenere conto che oggila fede costa, fa differenza, crea impegni, impone sceltecontrocorrente. Bisogna dire le cose come sono. La fede non è un gioco daragazzi, è un affare da adulti, anzi rappresenta il modo mi-gliore per corrispondere a quella che è la vera vocazione diogni adulto: dimenticarsi di sé in vista della cura d'altri,la vocazione alla generatività.

Non stupisce affatto, a questo punto, cogliere il dato peril quale una società senza adulti è anche una società in cuila fede non è più di moda. Non dovremo perdere la consa-pevolezza che la vocazione dei giovani è di diventare adultimentre quella degli adulti è di diventare generativi. E che,pertanto, l'autentica posta in gioco dell'esperienza del cre-dere consiste, alla fine dei conti, proprio nel permettereun'assunzione convinta e liberante dell'identità adulta nellasua verità!

Armando Matteo

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SE CREDERE NON È PIÙ DI MODA

Da alcuni anni l’Azione Cattolica pa-rrocchiale propone occasioni di cono-scenza per quanti sono interessati a ri-flettere sul profondo e complesso rap-porto tra fede e arte.

Lo ha fatto scegliendo come metadelle gite città di grande valore artistico,come Cremona con la sua cattedrale, Pa-dova con la grande basilica di S.Antonio,il Battistero e la Cappella degli Scrove-gni; nel settembre scorso, poi, Ravenna.

La visita alla città è stata quest’annoseguita a breve distanza, in Oratorio, daun incontro di approfondimento, durante il quale la pro-fessoressa Danila Merico ha con grande competenza illu-strato gli splendidi mosaici.

Ogni anno poi, nel mese di dicembre, l’iniziativa “UnNatale d’arte”: incontri che offrono ai partecipanti lapossibilità di contemplare il Mistero dell’Incarnazionenell’arte. Ricordiamo le appassionate presentazioni diDon Andrea Foglia, del prof. Valerio Guazzoni, dellaprof. Zaira Zuffetti.Domenica 17 dicembre, in Santa Marta, alle ore

15.30, la relatrice sarà Ester Bertozzi.Il tema? Squisitamente natalizio:

“Gesù Bambino nell’arte”.Ma perché l’Azione Cattolica fa

questo? Si potrebbe pensare che dicultura si occupi già la Biblioteca, chevari gruppi sul territorio organizzinogite turistiche... C’è chi ritiene chedebba essere ‘altro’ il campo del-l’agire dell’Associazione.

E invece no. L’Azione Cattolica sioccupa anche di questo perché l’arte,nella varietà dei suoi linguaggi, di-venta via d’accesso alla realtà più pro-fonda dell’uomo.

Scriveva Giovanni Paolo II nellaLettera agli Artisti dell’aprile 1999:“A contatto con le opere d’arte l’uma-

nità di tutti i tempi – anche quella di oggi – aspetta di es-sere illuminata sul proprio cammino e sul propriodestino”.

Già il Concilio Vaticano II, alla sua conclusione, ri-volgeva agli artisti un saluto e un appello: “Questo mondonel quale noi viviamo ha bisogno di bellezza per non ca-dere nella disperazione. La bellezza, come la verità, mettela gioia nel cuore degli uomini ed è un frutto preziozo cheresiste al logorio del tempo, che unisce le generazioni ele fa comunicare nell’ammirazione.”

Fede e arteGesù Bambino nell’arte

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Parrocchia di Pandino - Dicembre 2017

Una camminata per la Pace“Pace a tutte le persone e a tutte le Nazioni della

terra!”, questo l’augurio con cui si apre il messaggiodi Papa Francesco per la Giornata Mondiale della Pacedel 2018.

Come ogni anno, l’Azione Cattolica di Pandino, incollaborazione con l'Oratorio S. Luigi, sceglie di vivere ilmese di gennaio invitando tutta l’Associazione a riflet-tere e a confrontarsi su un tema attuale e importante comequello della Pace, perché crede fortemente che la pace siasempre possibile.

In un mondo frantumato e disgregato, la pace è infattiun dono da invocare, ma anche «un’opera da costruire»insieme, ed è proprio per questo che l’AC ha richiesto eottenuto la collaborazione di alcune associazioni del ter-ritorio per l’organizzazione della tradizionale Marciadella Pace che si terrà il 14 gennaio.

La marcia, una camminata per le vie del paese, è ri-volta a bambini e ad adulti e prevede un percorso a tappe,con dei momenti di riflessione e altri di gioco gestiti dallevarie associazioni che hanno dato la loro disponibilità.

Si partirà dal campo sportivo di via Bovis alle ore15.30 per concludere il percorso presso l’Oratorio.L’Azione Cattolica è convinta anche che l’incontrarsi per

organizzare questo momento sia già di per sé un modoper condividere e collaborare, due atteggiamenti alla basedella pace. Quest’anno la manifestazione non si conclu-derà al termine del percorso, come gli altri anni, in quantoper tutti i partecipanti e non, è previsto un’ulteriore occa-sione di approfondimento con un incontro in Oratorio il19 gennaio.

L’AC di Pandino

Marcia per la PaceQuest’anno la Marcia per la pace, giunta alla sua

cinquantesima edizione, avrà luogo il 31 dicembre2017 a Sotto il Monte (Bg), città natale di Papa Gio-vanni XXIII. Pax Christi, ACLI e altre associazionidella nostra Diocesi vi parteciperanno.

Come di consueto la marcia sarà preceduta dal Con-vegno di Pax Christi organizzato anch’esso a Sotto ilMonte e che quest’anno avrà come titolo “Alienum esta ratione”. Ovvero “È pura follia pensare che nell’eraatomica la guerra possa essere utilizzata come stru-mento di giustizia” (Papa Giovanni XXIII, Pacem interris, n. 67).

Il riferimento è molto importante: Papa Francescoha insistito sulla assurdità del riarmo nucleare comestrumento per costruire una vera convivenza pacificatra i popoli. Nel messaggio ad un recente simposio vo-luto dalla Santa Sede su questo argomento, il 10 no-vembre scorso, dal titolo “Prospettive per un mondolibero dalle armi nucleari e per un disarmo integrale”ha detto:

Non possiamo poi non provare un vivo senso di in-quietudine se consideriamo le catastrofiche conseguen-ze umanitarie e ambientali che derivano da qualsiasiutilizzo degli ordigni nucleari. Pertanto, anche consi-derando il rischio di una detonazione accidentale ditali armi per un errore di qualsiasi genere, è da con-dannare con fermezza la minaccia del loro uso, nonchéil loro stesso possesso, proprio perché la loro esistenzaè funzionale a una logica di paura che non riguarda

solo le parti in conflitto, ma l’intero genere umano.Poi, Papa Francesco, in questo suo intervento, cita

proprio Givanni XXXIII, come profeta di pace: Ecco dunque come un progresso effettivo ed inclu-

sivo può rendere attuabile l’utopia di un mondo privodi micidiali strumenti di offesa, nonostante la criticadi coloro che ritengono idealistici i processi di sman-tellamento degli arsenali. Resta sempre valido il magi-stero di Giovanni XXIII, che ha indicato con chiarezzal’obiettivo di un disarmo integrale affermando: «L’ar-resto agli armamenti a scopi bellici, la loro effettiva ri-duzione, e, a maggior ragione, la loro eliminazionesono impossibili o quasi, se nello stesso tempo non siprocedesse ad un disarmo integrale; se cioè non sismontano anche gli spiriti, adoprandosi sinceramentea dissolvere, in essi, la psicosi bellica» (Lett. enc.Pacem in terris, 11 aprile 1963, 61).

La marcia, con il convegno che appunto la precede,sarà anche occasione per riflettere sul messaggio cheFrancesco ha inviato per la prossima 51^ Giornatamondiale della pace, il cui titolo è “Migranti e rifu-giati: uomini e donne in cerca di pace”. Di nuovoPapa Bergoglio insiste sulla necessità di vedere in que-ste persone non dei nemici, ma fratelli e sorelle con iquali costruire una società diversa, accogliente e soli-dale: non dimenticando che essi fuggono da fame,guerre, ingiustizie e sfruttamento.

don Antonio Agnelli, Pax Christi

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A Pandino ci abbiamo voluto credere … e ci abbiamoprovato! A partire da domenica 27 novembre per una set-timana ventuno adolescenti, dalla I alla V superiore, in-sieme a don Andrea e ad alcuni giovani catechisti ededucatori hanno fatto esperienza di vita comune in orato-rio. La cucina appena ampliata e rinnovata, alcune aulesolitamente adibite alla catechesi attrezzate con letti a ca-stello o tavoli per lo studio, gli spogliatoi solitamente aservizio degli utilizzatori dei campi da calcio riservati perl’utilizzo delle docce, sono stati gli ambienti di questanuova «casa», in cui svolgere l’esperienza.

I ritmi sono stati quelli della vita ordinaria dei ragazziche hanno aderito alla proposta. Alla mattina sveglia alle6.00 (perché il primo che si alzava per andare a scuola,dettava la sveglia per tutta la «famiglia»!), una breve pre-ghiera e dopo colazione tutti pronti per prendere l’autobusalla fermata davanti all’oratorio. Dopo una mattinata discuola il rientro per pranzo, che avveniva in due turni,alle 14.00 (il gruppo più numeroso) ed alle 15.00. Dalle15.30 alle 18.30 ai ragazzi era concesso un tempo di «au-togestione»: c’era chi rientrava a casa propria per lo stu-

dio ed i compiti e che si recava a svolgere attività sportiveo ricreative (musica, palestra, danza, etc.) secondo gli im-pegni di ciascuno.

Non pochi, però, hanno aderito alla proposta di «stu-dio assistito» offerta in «casa» … Uno o più giovani edu-catori presidiavano l’aula studio, accedendo alla quale iragazzi dovevano lasciare il cellulare su di un tavolo al-l’ingresso, in modalità silenziosa. Ciascuno autonoma-mente poteva svolgere compiti e studiare in un climaadatto a queste attività, con il valore aggiunto di chiedereaiuto a «fratelli e sorelle maggiori» in caso di difficoltà.Tutti i ragazzi che hanno partecipato a questa attività, lacui adesione era libera, hanno riscontrato nella condivi-sione alla fine della settimana che il clima creatosi ha fa-cilitato di molto lo studio. «Non avevamo distrazioni»,«Vedere tutti che studiavano mi faceva venire voglia dinon essere da meno» alcuni dei commenti degli stessiragazzi.

Alle 18.30 era fissato il rientro in oratorio, per poterfare le docce, dare una mano in cucina, preparare la tavolamentre in un clima di serena allegria ci si raccontavano le

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Nel luglio del 2016, dopo aver trascorso poco meno di sei mesi in diocesi, il vescovo Antonio indirizzò il suoprimo messaggio agli Oratori della Chiesa cremonese per l’anno pastorale 2016-2017. In uno dei passaggi conclusividi quel testo, il vescovo scriveva così:

“Settimana comunitaria adolescenti”Un antidoto allo zapping esistenziale del mondo giovanile

«Visitando molti oratori della diocesi, ho visto strutture sportive e da gioco validissime, aule per la catechesi,qualche volta anche la cappellina, e ovviamente la cucina attrezzata per feste e grigliate serali ... raramente hovisto delle camere con i letti per accogliere, non solo eventuali poveri di passaggio, ma i nostri stessi giovani.Essi vivono oggi un ritmo stressante di impegni quotidiani, fino a una sorta di “zapping” esistenziale. La costru-zione della propria identità richiede invece stabilità di rapporti, il gusto per una regola di vita, tempi anche piùdistesi per la comunicazione e la fraternità. Per questo, in tante comunità in Italia si propongono settimane dicondivisione, in cui i ragazzi vanno a scuola o all’università, ma risiedendo insieme in parrocchia o in struttureappositamente predisposte dalla diocesi (ne abbiamo alcune già pronte). Provare per credere ... »

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Con queste domande il nostro parroco ha provocato lepersone intervenute all'incontro proposto dal CIF , tenu-tosi il 29.11.2017 in Oratorio sul tema affrontato nel cap.VIII dell'Amoris Laetitia di Papa Francesco.La riflessione è stata chiara e interessante tanto che hasollecitato vari interventi.Provo a sintetizzare alcuni punti che mi hanno colpito:1) La famiglia è l'ambito in cui una persona investe di più,

è l'ambito dei progetti di vita, è il luogo in cui si intrec-ciano tante relazioni: quelle della coppia, quelle dellefamiglie parentali e amicali. Eppure le decisioni dirottura si prendono in modo individualistico, innome della libertà di ognuno e della propria autodeter-minazione. Le conseguenze sono poi una grande sof-ferenza interiore, perché tale rottura significa ilfallimento di un proprio progetto.

2) L'Amoris laetitia, che è un inno alla famiglia reale, par-tendo dal presupposto che Dio non può che volere ilbene dei suoi figli, ci assicura che Dio ha verso le fra-gilità uno sguardo di compassione. Non solo! Addi-rittura definisce la coppia che si ama come una'scultura vivente di Dio', l’unico modo per capire comeè fatto il Dio dei cristiani, che è amore e ha trasfuso lasua immagine nella coppia umana.

3) Prima dell'Amoris laetitia la Chiesa era accanto alla fa-miglia come pungolo per orientarla verso l'osservanzadelle norme stabilite. Ora ci sta con la prospettiva delVangelo: vuole essere vicina a chi vive la triste espe-rienza del fallimento del proprio matrimonio per cu-rare le ferite prima e accompagnare poi in un percorso

di presa di coscienza di sé e delle proprie responsabi-lità per giungere, se possibile, a un nuovo equilibrio.

4) La linea proposta da Papa Francesco si focalizza in treparole-chiave:a) ACCOMPAGNARE, cioè accogliere la persona

quando si presenta con la sua sofferenza, ascoltarlaastenendosi dal giudizio, assicurarla che non è solae, conquistando la sua fiducia, condurla a un cam-mino di verità e di rinascita.

b) DISCERNERE, cioè scoprire ciò che Dio vuoleda ognuno di noi nella situazione in cui si trova. Inquesta fase e in determinati casi, dopo un percorsodi accompagnamento, si rende possibile, per chivive una fragilità, la riammissione ai Sacramenticome aiuto al cammino intrapreso.

c) INTEGRARE, cioè far sentire la persona in situa-zione di crisi non lontana e tanto meno esclusa, mafacente parte della comunità cristiana.

5) La proposta della Chiesa deve trovare nella personadesiderio di mettersi in gioco, di guardarsi dentro, diaccettare d'essere accompagnata a discernere.

È stato confortante sentire che nel nostro camminarecome famiglia non siamo mai soli, sapere che il 'Pastore'ci sta accanto e condivide le fatiche della relazione, spe-cialmente se subita, sofferente e dolorosa. Chi ha coltoquesta opportunità si è indubbiamente arricchito e ha ali-mentato la propria speranza.

Antonia Menclossi per il gruppo CIF

rispettive giornate, piene di tanti impegni ma anche, pare,di qualcosa in più … Intorno alle 20.00 circa la cena edopo essersi aiutati a sistemare casa, lavando le stovigliee sparecchiando, c’era la possibilità di stare un po’ in-sieme, guardare un film o salire a studiare per chi, ilgiorno seguente, aveva qualche verifica o interrogazionein vista. Tra le 22.00 e le 23.00 circa (a seconda delle gior-nate), una breve condivisione e preghiera prima di scam-biarsi la buona notte!

Dire al termine di questi giorni se l’esperienza sia riu-scita o meno è forse una valutazione azzardata. Con moltoequilibrio è possibile però affermare come ci siano statiaspetti positivi e molto positivi da non disperdere: il valoredella condivisione, un «nuovo» modo di studiare, uno stileo «regola» di vita che hanno dato forma alla vita ordina-ria non solo dei ragazzi ma anche dei loro educatori …

Certamente non sono mancati momenti difficili ed ele-menti critici in questo progetto, dalla logistica (attrezzareuna casa con più di trenta letti, cucinare per un numerocospicuo di persone, mantenere in ordine e puliti gli am-bienti … ) all’impostazione educativa (il rispetto degli

orari e dei tempi della giornata, la corresponsabilità nellagestione della casa, la serietà del tempo dello studio, unaprofonda condivisione con tutti, oltre il piccolo cerchiodi amicizie … ).

Positività e negatività, risorse e rischi che come sem-pre si intrecciano nel complesso ed affascinante mondodell’educazione dei giovani richiamano l’importanza, daadulti, di abitare questa «terra di mezzo». Un territoriomolto vario ed articolato, non sempre facile, a volte appa-rentemente duro ed inospitale, incapace di accogliere unaproposta che ha la forza di un piccolo seme, quello dellaparabola raccontata da Gesù (Mc 4,3-9). Non lasciamola,questa terra, ai mercanti di sogni che speculano sulla vitadei ragazzi, proponendo loro vite da reality e tantomenolasciamo che essa diventi «terra di nessuno».

Continuiamo a seminare con la semplicità e la co-stanza di chi sa, come ricorda san Paolo scrivendo aicristiani di Corinto che: «né chi pianta né chi irrigavale qualcosa, ma solo Dio, che fa crescere» (1Cor 3,7).

don Andrea

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Parrocchia di Pandino - Dicembre 2017

Amoris Laetitia - CAMMINARE ACCOMPAGNATI“È vero che la Chiesa sta accanto alla famiglia? E, se è vero, a quale famiglia sta accanto? Quella idealeo quella reale?”

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RACCOLTA CARTA … E DINTORNIDopo decenni di impegno a favore della Parrocchia terminacon quest’anno la raccolta mensile della carta, effettuata so-litamente la prima domenica del mese. In seguito ad un nuo-vo accordo di un gruppo di Comuni, di cui fa parte Pandino,con una azienda specializzata in smaltimenti, bisogna inter-rompere quella che era ormai diventata una tradizione! I pri-mi ricordi della raccolta risalgono al 1985; poi ci si è attrezzatisempre di più fino ad arrivare all’attuale organizzazione.Anche da queste pagine vada il ringraziamento a tutti gli ope-ratori, che nel tempo hanno formato un gruppo legato da co-

noscenza ed amicizia e che ha garantito la propria disponibi-lità per altre operazioni a favore della Parrocchia di Pandino. Verrà comunque mantenuto il cassone di raccolta carta – solocarta! – presso l’ oratorio, con accesso libero a tutti.È doveroso ricordare ancora una volta con gratitudine tantealtre persone che costantemente offrono tempo ed energieper il buon funzionamento della vita parrocchiale: dalle vo-lontarie per la pulizia delle nostre chiese al gruppo dei bari-sti e delle bariste dell’ oratorio, ai genitori che provvedonoalle necessità concrete degli ambienti d’ oratorio …Verrebbe da dire che c’è posto per tutti: a volte basta solo unpo’ di buona volontà e di amore per la propria comunità! Grazie, e auguri sinceri!

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"Non pensiamo ai poveri come destinatari di una buo-na pratica di volontariato da fare una volta alla settima-na [...]. Queste esperienze, pur valide e utili [...] dovreb-bero introdurre ad un vero incontro con i poveri e dareluogo ad una condivisione che diventi stile di vita. [...]La loro mano tesa verso di noi è anche un invito [...] a ri-conoscere il valore che la povertà in se stessa costituisce.La povertà è un atteggiamento del cuore [...] e permette divivere in modo non egoistico e possessivo i legami e gli af-fetti” (Dal Messaggio di Papa Francesco per la giornatamondiale dei poveri 2017)

Provocati da queste parole del Papa, che sono state iltema portante della Giornata Nazionale della Colletta Ali-mentare, in tanti abbiamo provato a rispondere ad un bi-sogno essenziale: quello di soddisfare la fame e di darenutrimento a chi è nell'indigenza. Proprio, però, riflet-tendo su queste parole e anche incontrando la gente, i tantiche hanno donato del cibo, coloro che non lo hanno fatto,chi in questo gesto vedeva la possibilità di un aiuto per sée i propri cari, chi ha condiviso la fatica e la gioia di do-nare del tempo in questa iniziativa, risulta evidente che ilbisogno dell'uomo non si esaurisce con il soddisfare leesigenze primarie, quelle che riguardano la sopravvi-venza, ma va ben oltre: ciascun uomo ha bisogno di es-sere ascoltato, di essere compreso nei propri drammi, diessere voluto bene, di avere una speranza. In poche pa-role emerge prepotentemente il desiderio di pienezza, dicompiutezza, di felicità. Anche nelle nostre famiglie spe-rimentiamo quotidianamente un bisogno di essere accoltie perdonati che, fortunatamente, ci fa sentire tutti dei po-veri, ci fa capire che nessuno basta a se stesso.

Incontrare l'altro, chi è diverso da noi, chi non cono-sciamo, mette in luce anche le nostre paure, a volte i no-stri pregiudizi. Guardare al bisogno che c'è intorno a noi,anche solo a quello di cui riusciamo a renderci conto per-sonalmente, ci fa capire che noi siamo una goccia nelmare di necessità che ci circonda. A volte sorge la do-manda sul perché preoccuparsi tanto, quando la povertà èe rimane enorme, sia prima che dopo la colletta. Poi, fa-cendo un rapido riesame di questi anni, ci vengono in

mente i volti di qualcuno che ha beneficiato degli alimentiraccolti nella colletta, le facce di tanti volontari che nonconoscevamo oppure conoscevamo solo superficialmentee che negli anni abbiamo imparato a conoscere meglio,grazie a una disponibilità inaspettata che li fa essere sem-pre pronti ogni volta. Anche chi lavora nei punti venditaspesso ha collaborato, dando un contributo anche in primapersona e favorendo in ogni modo la buona riuscita del-l'evento, creando così dei nuovi rapporti di amicizia.

Soprattutto una cosa è certa: questa iniziativa non ri-solve il problema, ma sicuramente spalanca di più alladomanda, alla tensione a dare compiutezza, a dare unsenso alle cose, e quindi alla vita. … E poi è molto bellovedere tanta gente che si trova insieme per lo stesso scopo(a Pandino siamo stati una quarantina, più alcuni amicidi Vailate, Monte Cr. e altri paesi dei dintorni, oltre alcuniseminaristi che si sono uniti a noi per l'occasione e chevengono da varie parti della Diocesi. In Italia i volontaridella Giornata della Colletta sono 145.000).

Un'iniziativa come questa, per l'organizzazione e la di-sponibilità che richiede, può essere fatta una sola voltaall'anno, ma non va dimenticato che l'attività del BancoAlimentare, che ritira e distribuisce le eccedenze delle in-dustrie e della grande distribuzione, si svolge ogni giornodell'anno. Allora perché organizzare anche una giornata“particolare”? La risposta crediamo sia duplice: da unlato, anche se concentrata nel tempo, questa attività costi-tuisce una bella spinta (il 25 novembre si sono raccoltein tutta Italia 8.200 tonnellate di generi alimentari), dal-l'altro è fondamentale mantenere desta in tutti la co-scienza della povertà e del bisogno di cui abbiamoparlato. Un gesto così è educativo per tutti.

Damiano ed Emanuela

Che bisogno c’è?Condividere i bisogni per condividere il senso della vita

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Pagliari Irene di Alessandro e Picinelli Chiara 08.01.2017Catino Mia di Cristina Catino 19,03.2017Nola Riccardo di Ivano e Sigalini Debora 15.04.2017Muscolo Antonino Pio di Filippo e Scognamiglio Antonietta 15.04.2017Rigolini Davide di Riccardo e Cueva Alexandra 17.04.2017Bergomi Fabio di Daniele e Fieroch Anna 17.04.2017Sisti Tommaso di Alberto e Sammartino Mariarosa 17.04.2017Husanu Rafael di Catalin e Ana Husanu 14.05.2017Carletto Raoul di Francesco e Jodice M.Maddalena 14.05.2017Ferri Elia di Giuseppe e Pizzamiglio Anna 14.05.2017Ghisalberti Brando di Antonio e Franzosi Roberta 04.06.2017Ghisalberti Rebecca di Antonio e Franzosi Roberta 04.06.2017Vasile Riccardo di Mauro e Ciafardini Claudia 04.06.2017De Biasi Francesco di Vincenzo e Marrone M.Teresa 16.07.2017Dessì Riccardo di Giuseppe e Bianchi Elisa 16.07.2017Bausilio Alessio di Antonio e Variselli Rosa 17.09.2017

Stornaiuolo Martina di Fabio e Aiolfi Nicoletta 17.09.2017Miccoli Beatrice di Alberto e Sangiovanni Erika 17.09.2017Palin Maia di Mauro e Colli Barbara 17.09.2017Villa Ester di Walter e Villa Francesca 17.09.2017Manfredini Marco di Alessio e Massari Eleonora 08.10.2017Moretti Diego di Vanessa Moretti 08.10.2017Della Giovanna Lavinia di Paolo e Menclossi Chiara 08.10.2017Pioggia Emily di Alessio e Nosotti Sara 08.10.2017Grumo Sofia di Michele e Guarino Mariangela 08.10.2017Archinà Gemma di Giuseppe e Carrer Magda 29.10 2017Ejelli Isabel di Xhulian e Brixilda Jaku 29.10.2017Paternoster Luca di Fabio e Daniela Bignamini 12.11.2017Rrotaj Gabriel di Eduard e Decè Nadia 12.11.2017Fusar Imperatore Luca di Cristiano e Di Blasi Beatrice 17.12.2017Marazzina Giorgia di Christian e Daniela Colonna 17.12.2017

Irene

BATTESIMO: GIOIA E IMPEGNO!

Mia Davide Fabio

Raoul Elia Brando

Francesco Alessio

Maia Ester Marco

Emily Sofia

Gemma Gabriel Luca F. I.

Tommaso

Rebecca Riccardo V.

Martina Beatrice

Diego Lavinia

Isabel Luca P. Giorgia

Rafael

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Obbedire in piedi: una strada per labeatificazione

La visita di Papa Francesco sulla tomba di don Mazzo-lari dello scorso 20 giugno ha suggellato l’inizio del per-corso di beatificazione del parroco bozzolose, apertosiufficialmente il 18 settembre. Un momento che, se da unaparte segna il via di una nuova fase nella considerazionedella figura di Mazzolari, dall’altra suona come il ricono-scimento dello spessore di questo sacerdote profeta.

Il materiale che don Primo Mazzolari ha lasciato è va-stissimo: lettere, diari, articoli, omelie scritte e registrate,testi. A guardare la quantità di pensieri e riflessioni che èriuscito a lasciare su carta viene da chiedersi quando tro-vasse il tempo. Ma è proprio grazie a questa importantemole di scritti che la sua testimonianza è rimasta, chequella tromba dello Spirito Santo ha continuato a parlarefino ad arrivare alle orecchie di un Papa che ha saputoascoltarla e vederne la forza dirompente e rivoluzionaria,a quasi sessant’anni dalla morte.

Un’obbedienza in piedi, curato insieme a don BrunoBignami e uscito il mese scorso per EDB, è una raccoltacompleta del carteggio tra don Primo Mazzolari e i ve-scovi cremonesi, dal 1912 al 1959, ed è nata dalla volontàdi realizzare un’edizione critica che presentasse al lettorela corrispondenza in successione cronologica, mante-nendo ridotto all’indispensabile l’intervento dei curatori.Questo per rispettare al massimo la verità filologica deitesti, lasciandoli parlare da soli. È una pubblicazione che,come La parola che non passa, curata da don Luigi Fer-rari, esprime quella necessità di raccontare don Primo e ilsuo coraggio, il suo pensiero forte, fedele a sè stesso e alVangelo.

C’è in queste lettere tutto il dolore di un uomo e i suoitormenti, la difficoltà di rimanere all’interno di unaChiesa con la quale non sempre condivideva i passi, per-ché sapeva vedere già oltre. Sono pubblicazioni che por-tano in scena la parte intima di don Primo, quella che

rimaneva in parte nascosta nelle opere e nelle prediche. Inqueste lettere tra il parroco di Bozzolo e i vescovi che sisono succeduti nella diocesi di Cremona c’è condensatatutta la vicenda umana del parroco a cui il Papa ha resoomaggio il giugno scorso. Quella parte umana e profeticainsieme che lo hanno reso figura d’ispirazione contem-poranea, capace di indicare una via sulla quale ancoraoggi dobbiamo stare …

L’attenzione che oggi la Chiesa – e non solo – ha pun-tato su questa figura è la comprensione delle visioni, dellesofferenze e dei valori in cui Mazzolari credeva che si faconcreta; le pubblicazioni, gli incontri, i dibattiti nati at-torno al parroco degli ultimi raccontano proprio di questanuova sensibilità. Ci sono voluti sessant’anni perché que-st’uomo e le sue profezie venissero ascoltate: è una digache finalmente si è rotta, e da cui per fortuna non si puòtornare indietro.

Diletta PasettiCuratrice del libro “Un’obbedienza in piedi”

Una immagine di don Primo – nel riquadro don BrunoBignami

PER CUSTODIRE LA MEMORIA: UN RICORDO E UNA PREGHIERA Spoldi Gemma, 82 08.04.2017Costa Orsolina, 82 13.04.2017Dedè Gesuina, 93 20.04.2017Aschieri Pierino, 76 21.04.2017Gualtieri Giovanna, 85 26.04.2017Cambiè Pierino, 85 27.04.2017Nevicati Francesco, 83 10.05.2017Pellini Anna Egle, 104 13.05.2017Marazzi Caterina, 93 16.05.2017Malatesta Anna, 86 17.05.2017Gazzola Margherita, 91 21.05.2017Cornelli Luigia, 93 22.05.2017Alchieri Giuseppe, 87 24.05.2017Federici Renato, 52 25.05.2017Bernocchi Agea, 78 29.05.2017

Dolini Riccardo, 61 03.06.2017Grossi Rosa Maria, 77 05.06.2017Moro Zita, 77 12.06.2017Vanni Gianemilia, 63 21.06.2017Rancati Giuseppina, 77 18.07.2017Cipolla Emilia, 79 17.07.2017Ghezzi Angela, 89 24.07.2017Generani Lucia, 92 27.07.2017Mussi Anita, 96 02.08.2017Rovida Roberto, 82 05.08.2017Raimondi Margherita, 89 09.09.2017Tedoldi Caterina, 89 15.09.2017Priori Renato, 95 16.09.2017Bertolotti Roberto, 62 17.09.2017Mauri Desolina, 85 25.09.2017

Sesta Annunciata, 82 26.09.2017Moroni Andrea, 85 07.10.2017Carpani Emilio, 61 12.10.2017Manzoni Caterina, 78 15.10.2017Danova Maria, 79 17.10.2017Bianchi Elio, 72 21.10.2017Contestabile Angela, 62 26.10.2017Crotti Luciano, 43 04.11.2017Beretta Giovanna, 80 12.11.2017Gargano Lucia, 92 14.11.2017Labò Rosolino, 83 28.11.2017Foglio Annamaria, 81 28.11.2017Comminesi Carla, 75 02.12.2107