n°1 CocaCola, Ciquita e altre Anno XII Mapuche..questa ... · rinchiuso dal 5 gennaio 1982 nel...

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Coordinamento Nazionale di Sostegno ai Nativi americani http://www.associazioneilcerchio.it periodico Anno XII n°1 - 2007 prezzo di copertina 2,95 euro Spedizione in A.P. - art. 2 comma 20/c L. 662/96 - Firenze In caso di mancato recapito rinviare all’Ufficio Postale di Firenze CMP detentore del conto per la restituzione al mittente che si impegna a corrispondere la relativa tariffa In questo numero: Notizie dal mondo indigeno Sud America, ecodistruzioni e no alle miniere CocaCola, Ciquita e altre questioni multi-nazionali Mapuche..questa terra è nostra! Petizione per Fernando Eros Caro

Transcript of n°1 CocaCola, Ciquita e altre Anno XII Mapuche..questa ... · rinchiuso dal 5 gennaio 1982 nel...

Coordinamento Nazionale di Sostegno ai Nativi americanihttp://www.associazioneilcerchio.it

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In questonumero:

Notizie dal mondoindigeno

Sud America, ecodistruzionie no alle miniere

CocaCola, Ciquita e altrequestioni multi-nazionaliMapuche..questa

terra è nostra!

Petizione perFernando ErosCaro

Coordinamento Nazionale di Sostegnoai Nativi Americani

Anno XII n0 1 - 2007

(in stampa a luglio)

Proprietario / Editore:Ass. IL CERCHIORegistrazione Tribunale di Firenze n° 5112 del 18-10-01

Direttore Responsabile:Fabrizio Lucarini

Redazione:Associazione Il CerchioGrafica e impaginazione:Valentino ReceputiAbbonamenti e diffusione:Toni VentreSegreteria e revisione testi:Luisa CostalbanoRecapito redazionale:c/o Toni VentreVia San Cresci, 1950032 Borgo San Lorenzo (FI)E.mail: [email protected]; [email protected]

Impianti e Stampa:Fotoincisione TaniniVia Primo Maggio 72Loc. Rosano50065 Pontassieve (FI)

Quota associativa per un anno 26 Euroda versarsi sul conto corrente postalen° 26748509Intestato a:Associazione IL CERCHIOvia San Cresci, 1950032 Borgo San Lorenzo (FI)(Pregasi scrivere in stampatello)

Il Materiale inviato, anche se non pubblicato, non verrarestituito (a meno di accordo preventivo).Gli articoli firmati non rispecchianonecessariamente l’opinione della redazione.Rimaniamo a disposizione degli eventuali aventi dirittocon cui non sia stato possibile entrare in contatto;ricordando che la rivista non ha scopo di lucro.Chiunque voglia collaborare può scrivere o telefonare.Negozi, Enti, Associazioni e singoli diffusori usufruisconodi sconti speciali. In questo caso le copie verrannospedite in contrassegno.

SOMMARIO3 EditorialePetizioni4-5 Petizione per Fernando Eros Caro6 Convenzione ILO 1697 Diritti umani e ambientali in Birmania8 Programma del prossimo incontro

del CerchioNordamerica9 Commissione d’inchiesta sulle

condizioni degli Innu10 Toro Seduto, vita e morte da

pendolare11 Ai pellerossa Seminale gli Hard Rock

CafèSudamenrica12 Mapuche18 Pascua Lama22 Perché la Coca Cola si e la oca Sek

no24 Imprese multinazionali e diritti dei

popoli in Colombia26 Intervista a Makabayi HenryArticoli27 Piccoli indiani tonti, scienziati buoni e

scoiattolini rossi28 Centro di Documentazione sui Popoli

Minacciati29 XXV° Coordinamento de “IL

CERCHIO”30 In TV a Geo & Geo ….31 Bilancio dell’Associazione il CerchioRubriche e varie32 Notizie dal mondo indigeno37 Poesie38 Inchiostro rosso39 Le tribu del Cerchio

IL CERCHIO

Il Cerchio 2

in copertina, un disegno di Margherita Torri(che ringraziamo)

Intestato a:Associazione IL CERCHIO

Via San Cresci, 1950032 Borgo San Lorenzo (FI)

NUOVO RECAPITO

per la quota associativacambia l’intestazione ma non il

numero di conto corrente

Il Cerchio 3

La redazione

ATTENZIONE:

ABBIAMO RINNOVATO IL SITODELL’ASSOCIAZIONE

IL NUOVO INDIRIZZO E’

www.associazioneilcerchio.it

MAIL

[email protected]

Carissimi soci,l’editoriale di questo numero è dedicato ad un

invito…Infatti all’ultimo coordinamento de Il Cerchio è stato deciso di darela massima priorità ad un più ampio coinvolgimento dei soci all’attività dell’associa-zione. Già in passato era stato rivolto un appello a tutti i soci affinchè esprimesseroil loro pensiero sul significato del lavoro dell’associazione e molti di voi si eranoespressi dando un prezioso contributo alla comprensione del lavoro di tutti noi…Questavolta abbiamo pensato di dare maggior forza ad un invito che vi rivolgiamo semprein occasione dei periodici (due all’anno) raduni dell’associazione. Proprio per facili-tare la partecipazione del maggior numero di persone, fin da ora possiamo dirvi cheil prossimo incontro dell’associazione si terrà sabato 6 e domenica 7 ottobre estiamo lavorando all’organizzazione di un raduno che sia particolarmente ricco dicontenuti. In particolar modo la giornata del sabato sarà dedicata al racconto dellepiù importanti esperienze dell’associazione nei progetti portati avanti in supportodei Nativi americani; la sera del sabato sarà invece un evento speciale aperto atutti, soci e non , che vedrà la partecipazione di rappresentanti Nativi con i quali IlCerchio collabora da anni. Infine la domenica mattina ci dedicheremo al confrontocon altre associazioni che si occupano di tematiche simili alle nostre con lo scopo ditrovare obiettivi comuni e creare nuove sinergie in un periodo di individualismospinto che rende difficile fare anche solo un piccolo pezzo di strada insieme….Anche il luogo, un ostello gestito da una cooperativa sociale nei pressi di Assisi, èstato scelto, come sempre, prestando la massima attenzione all’aspetto etico maanche a quello economico…in modo che sia il meno possibile un fattore limitantedella partecipazione.All’interno del giornale troverete una bozza di programma ancora provvisoria; in ognicaso provvederemo ad inviarvi una lettera con il programma definitivo e le modalità

di partecipazione durante il mese diagosto, nel frattempo chiunque vo-lesse avere informazioni può inviareuna mail [email protected] telefonare al 3204309894 (Toni)o al 3357533193 (Vittorio)Ad ottobre quindi……speriamo intanti….

Il Cerchio 4

Fernando Eros Caro è un nativo americano detenuto nel braccio della morte di SanQuentin da 25 anni.La seguente petizione, assieme ad altro materiale (libri, corrispondenze, video,mostre dei suoi dipinti ed altro), avrà la funzione di sostenerlo in questa sua strenualotta per non essere ucciso. La petizione verrà utilizzata dagli avvocati di FernandoEros Caro (Nativo Americano di ascendenza Yacqui) nel processo che si terrà aFresno, in California, nella primavera del prossimo anno.Nella cittadina di Fresno risiede il quartier generale del Ku Klux Klan californiano edè lì che Fernando Caro è stato condannato alla pena capitale. Qualche anno addietrola Corte Suprema gli ha sospeso la pena di morte per irregolarità processuali. Inseguito, lo stato della California ha fatto ricorso ed ha perduto. Adesso, anche lacittadina di Fresno vuole aprire questo nuovo processo dove si cercherà di condan-nare di nuovo a morte Fernando.Durante il quarto di secolo trascorso nel braccio della morte di San Quentin, Fernandoha dimostrato ai suoi corrispondenti e a tutte le persone che hanno avuto modo diconoscerlo, un grande senso di umanità. Nel processo di Fresno cercheranno invecedi dimostrare che egli è “un mostro indegno di vivere” eche è giusto sentenziarlo di nuovo con una condanna amorte.

Potete fotocopiare la petizione, firmarla e farla firmare ai vo-stri conoscenti, poi inviarla per posta alla redazione, che siimpegna a farle pervenire a destinazione: Via San Cresci, 1950032 Borgo San Lorenzo (FI)Per ulteriori informazioni, scrivete a [email protected], o a [email protected]

Traduzione della petizione

Noi cittadini e cittadine italiane sosteniamo con convinzionequesta petizione in favore di Fernando Eros Caro.Il Signor Caro è stato condannato alla pena capitale ed èrinchiuso dal 5 gennaio 1982 nel carcere di San Quentin, inCalifornia. Il Signor Caro ha già subito tre date di esecuzioneed è ormai imprigionato da un tempo lunghissimo. Siamocoscienti che sopportare una sentenza di morte per oltre 25anni è una cosa dolorosa e degradante per qualsiasi essereumano.Vorremmo che si tenesse conto del giudizio già espresso dalla Corte Suprema, che ha sospe-so la pena capitale al Signor Caro; ma anche dell’ottavo Emendamento della Costituzionedegli Stati Uniti che esclude il ricorso a punizioni crudeli e inusuali.Non ci arroghiamo il diritto di entrare nel merito del caso giudiziario, ma vogliamo semplice-mente affermare che il Signor Caro, in tutti questi anni, attraverso i suoi scritti, i suoi dipintie le relazioni epistolari che intrattiene con tante persone del mondo esterno, ha dimostratodelle innegabili qualità umane ed una sensibilità fuori dal comune.Chiediamo pertanto che al Signor Caro non venga nuovamente inflitta una sentenza capitale.

PETIZIONE PER FERNANDOEROS CARO

disegno di Fernando Caro

Il Cerchio 5

We, Italian citizens, support with deep convincement this petition on Fernando ErosCaro’s behalf.

Mr. Caro was condemned to death and since January 1982 he has been on SanQuentin death row, in California.Mr. Caro Already got three execution dates, and he has been imprisoned for anextremely long time. We realize that to stand a death sentence for over 25 years ispainful and degrading for any human being.We wish you take into account not only the decision already expressed by theSupreme Court, that reversed Mr. Caro’s capital punishment, but also the EighthAmendment of the U.S. Constitution, that forbids the use of cruel and unusualpunishment.We don’t want to arrogate us the right of judging the judiciary case, but we simplywant to state that Mr. Caro, during all the years, has shown undeniable humanqualities and an unordinary sensitivity, through his writings, his paintings and thecorrespondence he exchanges with many persons in the free world.We therefore heartily beg you not to inflict Mr. Caro another death sentence.Best regards

Petition for Fernando Eros Caro

Il Cerchio 6

SURVIVAL CHIEDE ALL’ITALIA DIRATIFICARE

LA CONVENZIONE ILO 16916 Apr 2007Dopo il successo conseguito nel dicembre2006 in Spagna, dove il governo ha adottatola Convenzione ILO 169 sui popoli indigeni etribali, Survival rilancia la campagna per la suaratifica anche da parte dell’Italia.La 169 è la più importante legge internazio-nale sui popoli tribali e costituisce uno stru-mento di vitale importanza per la difesa deipopoli indigeni di tutto il mondo. L’associa-zione aveva giù promosso la sua adozioneda parte del governo italiano negli anni scor-si, ma nessuno dei progetti di legge assegna-ti alle Commissioni Esteri di Camera e Sena-to è mai stato portato a discussione.La 169 è una convenzione dell’OrganizzazioneInternazionale del lavoro, un’agenzia delleNazioni Unite, e i governi che la ratificano siassumono formalmente l’obbligo di rispettar-la.La Convenzione riconosce i diritti di proprietàdella terra dei popoli tribali e stabilisce cheessi debbano essere consultati ogniqualvoltavengono varati leggi o progetti di sviluppo chepossono avere un impatto sulle loro vite. Ri-conosce, inoltre, le pratiche culturali e socialidei popoli tribali, garantisce il rispetto delleloro tradizioni e chiede che le loro risorse na-turali vengano protette.“Contrariamente a quanto affermano alcunigoverni europei per giustificare la mancataadozione” sottolinea Francesca Casella, di-rettrice per l’Italia, “la Convenzione non siapplica solo ai paesi in cui vivono i popoli tribalitant’è vero che anche il Parlamento Europeoha più volte raccomandato a tutti i paesimembri di ratificarla con la massima urgen-za”.“In quanto parte dell’Unione Europea, l’Italiafinanzia numerosi progetti di sviluppo che in-terferiscono nelle vite di migliaia di indigeni. Almomento, l’UE giustifica gli interventi che cal-pestano i diritti dei popoli tribali affermandoche si tratta di iniziative conformi alle legginazionali locali, che sono, però, spesso de-boli o inefficaci. Ratificando la Convenzione169, invece, il governo italiano si assume-rebbe perlomeno l’obbligo di rispettare glistandard minimi di consultazione. La 169 co-stituirebbe, inoltre, un forte strumento di pres-

sione per costringere le numerose società ita-liane operanti nelle terre dei popoli indigeni adattenersi ai suoi princìpi.““Oltre a rappresentare un doveroso atto digiustizia e civiltà, la ratifica della 169 da partedell’Italia avrebbe quindi un impatto direttosulle vite di molti popoli tribali.”

SOSTIENI LA CAMPAGNAINVIANDO UNA LETTERA

Scrivere una lettera è uno dei modi più sem-plici e nello stesso tempo più efficaci di aiuta-re i popoli tribali. Puoi usare questo testocome traccia oppure scriverne uno tuo per-sonale.

Signor Ministro,

Le scrivo per sollecitare la ratifica dellaConvenzione ILO 169 sui popoli indigeni etribali da parte dell’Italia. In quanto paesemembro dell’ONU e dell’Unione Europea, ilnostro paese ha il dovere di promuovere eincoraggiare il rispetto dei diritti dei popolitribali. Inoltre, in virtù della sua partecipa-zione a numerosi progetti di sviluppo chehanno un impatto sulle comunità tribali, ilnostro paese ha una responsabilità direttanell’assicurare che i loro diritti siano tutelatie rispettati.La Convenzione ILO 169 costituisce di granlunga il modo più efficace per proteggere idiritti dei popoli tribali e il governo italianola deve ratificare con la massima urgenza,così come più volte raccomandato anchedal Parlamento Europeo attraverso le sueCommissioni per gli affari esteri e i dirittidell’uomo nel mondo.

Saluti e firma

Indirizza la tua lettera (affrancatura euro 0,60) a:- Massimo D’Alema, Ministro degli Affari Esteri, Piaz-zale della Farnesina 1, 00194 RomaPoiché esistono disegni di legge per la ratifica della169 già assegnati alle Commissioni Esteri di Camerae Senato, se puoi, invia una copia della lettera, perconoscenza, anche a:- Umberto Ranieri, Presidente Comm. Esteri della Ca-mera, Palazzo Montecitorio, 00186 Roma- Lamberto Dini, Pres. Comm. Esteri del Senato, Se-nato, Piazza Madama 11, 00186 Roma

Il Cerchio 7

Abbiamo ricevuto il seguente appello, che volentieri pubblichiamo, ri-cordando che in generale non si dovrebbe mai comprare legno tropi-cale:E’ incredibile che su continui a importare legno macchiato di sangue.Dobbiamo firmare tutti questo appello delle associazioni ambientaliste! Altrimenti saremoresponsabili!

Emanuela

DIRITTI UMANI E DIRITTI AMBIENTALI IN BIRMANIA

In questo paese le foreste vengono distrutteper sovvenzionare una brutale dittatura e persostenere il suo sforzo di guerra contro leminoranze nazionali, che per le stesse ragio-ni, a loro volta sfruttano le foreste nelle areeda loro controllate. Per dare l’idea di quelloche succede, alcune aree le concessioniforestali vengono “protette” con mine anti-uomo. Spesso nelle concessioni si fa uso dilavoro schiavile e comunque vengono violatii diritti delle comunità.Le foreste della Birmania sono uno degli ulti-mi spot di foresta primaria tropicale nell’Asiacontinentale, ma il commercio internazionaledi Teak ne minaccia la sopravvivenza: infattiquesto legno è prelevato in quantità eccessi-ve per sovvenzionare un regime sanguina-rio, grazie alla costante domanda da partedell’industria del parquet e della cantieristicanavale.La Birmania è in stato di guerra dl giorno del-la sua indipendenza, nel 1948, una guerracombattuta prevalentemente per il controllodelle risorse naturali. Combattimenti costatidi migliaia di morti, mentre tuttora 300.000sono i rifugiati all’estero e un milione nel pae-se.Dal 1988 il regime militare (il Consiglio di Statoper la Pace e lo Sviluppo, o SPDC) è statoarbitro assoluto delle risorse forestali, cheassieme al petrolio, ha consentito al governodi raddoppiare le spese militari per sostenereal potere una brutale dittatura ed alimentarela guerra con le minoranze etniche. La giuntaal potere controlla le foreste ed il loro sfrut-tamento. Anche i gruppi armati delle mino-ranze etniche usano il legname nelle zone difrontiera per finanziare le proprie milizie. Pa-esi come la Cina e la Thailandia hanno soste-nuto in passato gruppi ribelli, ottenendo incambio l’accesso a risorse naturali, come illegno.

Le violazioni dei diritti umani sono ben docu-mentate, e nessuna delle parti in conflitto èpriva di responsabilità. Mentre i civili pagano ilprezzo del conflitto, governo, esercito e mili-zie usano le proprie posizioni di privilegio perarricchirsi, ai danni delle comunità che diconodi proteggere.Dopo il cessate il fuoco dei primi anni ’90,nuove aree di foresta ai confini con la Cina ela Thailandia sono state sfruttate intensiva-mente, minacciando ecosistemi unici e pre-ziosi.Le operazioni forestali in Birmania, anchequando non direttamente coinvolte nel con-flitto, sono in genere fortemente distruttive.Un’indagine a campione condotta dal Diparti-mento Foreste nel dipartimento di BagoYoma, a nord di Rangoon, ha evidenziato unadrastica carenza di alberi al di sotto dei 20anni di età. È stato registrato appena un ot-tavo del numero previsto di piante col troncodel diametro tra i 60 e i 90 centimetri, men-tre in generale la densità delle piante di teakera calata da 50 a sei piante per ettaro, os-sia riduzione del 90%. In ogni caso l’industriadel teak non rappresenta per la popolazionecivile un contributo allo sviluppo. Solo per fareun esempio, il 40% circa del prodotto nazio-nale lordo (e quasi la metà della spesa pub-blica) finisce in armamenti o nel sostegnodell’enorme apparato militare. D’altro cantoappena lo 0,3% viene investito nel sistemasanitario, col risultato che la mortalità infan-tile raggiunge il 109 per mille.Intanto propri in questi giorni sono stati rin-novati gli arresti domiciliari del premio nobelAung San Suu Kyi e leader dell’opposizione,la donna che aveva vinto le elezioni del 1990e da allora è sotto il controllo dei militari.

Firma la petizione! E’ possibile firmare all’in-dirizzo http://www.greenpeace.it/birmania

Greenpeace, WWF, Legambiente, Cislpresentano un appello per la democrazia e l’ambiente in Birmania

Il Cerchio 8

Attenzione: il programma è ancora suscettibile di variazioni. Per prenotazioni e informazionimandate una mail a [email protected]: sabato 6 e domenica 7 ottobreLuogo: La Tana Libera Tutti – Cannara (PG)Ritrovo alle 9.30 di sabato 6/10/2007 (è possibile e auspicabile arrivare la sera del venerdì!)

Sabato 6 ottobre

Ore 9,30–13,00 – Le esperienze più significative del Cerchio: raccontare il passato per capirei nostri sogni per il futuro:

- Federico e Luisa: il progetto del centro medico e dell’erboristeria in Chiapas;- Toni e Massimiliano: il progetto di insegnamento della lingua tradizionale Cheyenne e

Arapaho alla Darlington School dell’Oklahoma;- Auro e Mauro : il progetto “Words from the Edge I e II” e l’importanza della divulgazione

della cultura nativa americana di oggi;- Vittorio : gli Innu – la lotta contro i voli a bassa quota e l’esperienza del turismo respon-

sabile- Corrado : la lunga battaglia della Grande Montagna Seduta- il caso dell’osservatorio

astronomico di M.Graham (anche le sconfitte servono…a combattere di nuovo)- Giuliano e Tereza : il triste primato dei prigionieri nativi da Peltier in avanti e …indietro;

ore 15,00-19,00 – assemblea annuale dell’associazione Il Cerchio- le attività dell’associazione : i nuovi progetti da costruire;- la gestione del sito web;- la collaborazione con altre associazioni- approvazione del bilancio consuntivo 2006 e preventivo 2007- varie ed eventuali

ore 21,00-24,00 – incontro con le parole, la poesia e le emozioni dei rappresentanti Nativi- serata con Lance Henson (poeta Cheyenne), Tlakuilo Arreola (danzatore e artista Yaqui),

Armand Mc Kenzie (rappresentante del popolo Innù)

Domenica 7 ottobre

Ore 9,30-13,00 – incontro con altre associazioni italiane impegnate nella difesa dei diritti deipopoli indigeni. All’incontro saranno invitate le associazioni:

- Soconas Incomindios- Survival International- Centro di Documentazione sui Popoli Minacciati- Fondazione Lelio Basso- LIPDP

L’incontro potrà essere un momento di confronto delle esperienze della varie associazioni e,in considerazione delle poche forze di ognuna, si potranno trovare dei territori di lavorocomune. In questo senso Il Cerchio proporrà di portare avanti una campagna congiunta perla ratifica da parte dell’Italia della convenzione ILO 169 sul diritto all’autodeterminazione deipopoli indigeni e lanciare una campagna anti celebrazione del “columbus day” per il 2008.Ovviamente tutte le idee e i contributi che ciascun partecipante vorrà portare permetterannodi aggiungere ancora più entusiasmo.

XXVI° COORDINAMENTO DE IL CERCHIOPROGRAMMA

SIETE TUTTI INVITATI A PARTECIPARE

Il Cerchio 9

Una commissione d’inchiesta richiesta dall’avvo-cato e attivista Innù Armand MacKenzie, sarà per5 giorni a Schefferville per prendere informazionicirca alcune questioni riguardanti i diritti civili eterritoriali degli Innù. La commissione era compo-sta da:- il Dott. Colin Samson, sociologo, membro del Cen-tro per i Diritti Umani dell’Università dell’Essex inInghilterra e rappresentante di SurvivalInternational, ONG basata a Londra ma con sedi intutto il mondo, promotrice di campagne interna-zionali per i diritti umani dei popoli indigeni. Nel1999 Survival ha pubblicato il dossier “Innu: il Tibetdel Canada” che richiamava l’attenzione alle con-nessioni tra i problemi attuali degli Innù e la “con-fisca” delle loro terre da parte del governo cana-dese per lo sfruttamento delle materie prime;- Robert “Tim” Coulter, indiano della tribù deiPotawatomi, avvocato a capo dell’Indian LawResource Center, un’organizzazione no-profit sta-tunitense. Il centro ha sostenuto cause legali digrandi importanza sui diritti territoriali degli indianiamericani sia negli USA sia fuori, incluse quelle chehanno portato a storiche sentenze sui diritti terri-toriali come quelle in Brasile, Nicaragua e Belize,oltre che negli stessi USA;

- Ed Bianchi, coordinatore dell’Aboriginal RightsPrograms of KAIROS. KAIROS è la coalizione nazio-nale delle chiese e delle organizzazione religioseper i diritti umani e la giustizia sociale in Canada enel mondo, focalizza il suo lavoro in difesa dei di-ritti aborigeni su formazione pubblica e avvocatura,ed è inoltre organo di controllo all’ONU sulla con-formità del governo canadese nelle applicazioni deglistrumenti di tutela dei diritti umani internazionali.MacKenzie ha dichiarato: “Esattamente 30 annidopo gli accordi della baia di James (James Bay),sono fiero di aver riunito insieme questi esperti per

COMMISSIONE D’INCHIESTASULLE CONDIZIONI DEGLI INNU

ascoltare direttamente dal nostro popolo circa legravi violazioni dei diritti umani che stiamo speri-mentando sulla nostra pelle. Spero che la comuni-tà internazionale e il pubblico canadese ascoltinoil nostro appello e che facciano pressione sul Ca-nada per trattare questa materia seriamente, conimparzialità e giustizia. L’estinzione, in qualsiasi for-ma e figura, è inaccettabile, e in Canada si stafacendo la storia delle estinzioni razziali”.Il sig. Coulter, avvocato di diritto internazionaleindigeno ed uno degli autori della dichiarazione ori-ginale delle Nazioni Unite sui diritti dei popoli indi-geni, ha dichiarato: “La gente con cui abbiamoparlato qui è cresciuta come cacciatori vivendonella terra dove sono nati, e sta soffrendo perchéle loro terre e la loro cultura gli sono state strap-pate via dal governo. Chiaramente, gli anziani par-lano di un profondo senso di perdita e del desideriodi riguadagnare le terre che possedevano a bene-ficio delle generazioni future. C’è enorme preoccu-pazione per le ingiustizie perpetrate del Canada,che ha annullato i diritti Innù senza il loro assenso,senza nessuna compensazione, e senza nessunaprocesso legale adeguato o altro”.Il sig. Bianchi ha aggiunto: “Il Canada non ha solol’obbligo storico e legale di promuovere e proteg-gere i diritti delle popolazioni autoctone, ma anchequello morale. Quello che abbiamo ascoltato finorada tutta la gente con cui abbiamo parlato è che ilCanada ha fallito nel proteggere i diritti della gen-te di Matimekush-Lac John, e continua a rifiutarsidi farlo anche adesso”. Il Dott. Samson ha com-mentato: “Sono stato colpito dalla testimonianzadegli anziani Innu e di altri residenti del villaggio diMatimekush-Lac John - tutti parlano del loro rap-porto ancestrale con la terra e dell’annullamentodei loro diritti attraverso le varie forme di estinzio-ne nella politica indiana canadese. È abbondante-mente chiaro che le terre Innu sono state confi-scate senza loro consenso con gli accordi di JamesBay e del Northern Quebec, l’accordo di Nunavik,le inondazioni delle loro terre a Caniapiscau, e laperdita delle terre in cui vivevano una volta, terreora conosciute come Labrador. L’unico rimedio cheil Canada offre loro è la “Comprehensive LandsClaims Policy”, (una specie di normativa sulle mo-dalità di rivendicazione delle terre contese), unprocesso che è allo stesso tempo scorretto e in-giusto. E sembra che continueranno a soffrire, ameno che il governo abbandoni le politiche lunga-mente condannate a livello internazionale e cheviolano gli strumenti internazionali di diritti dell’uo-mo, compresa la dichiarazione ONU sui diritti dellepopolazioni indigene”

Schefferville (Quebec)4 aprile 2007

Il Cerchio 10

da Indian Country Today, 8 marzo 2007

TORO SEDUTO, VITA E MORTE DA PENDOLAREi discendenti traslocano i suoi resti.........di nuovo

di Jerry Reynolds - traduzione di Vittorio

BILLINGS, MONTANA. Quattro discendenti delleggendario leader dei Lakota Toro Sedutovogliono spostare i resti del loro famoso an-tenato dall’attuale sepoltura in SouthDakota al Little Bighorn Battlefield nel Monta-na.Ernie LaPointe of Lead, del SouthDakota, portavoce per i quattro membri del-la famiglia, ha dichiarato che per 50 anni latomba del capo Lakota nella riserva Sioux diStanding Rock, vicino a Mobridge, S.D., è sta-ta trascurata e disonorata. Ora, ha dettoLaPointe, ci sono nuovi proprietari cheintendono valorizzare meglio la memoriadel leggendario capo dei Lakota.LaPointe e le sue sorelle, Marlene LittleSpotted Horse Andersen, Ethel Little SpottedHorse Bates and Lydia Little Spotted HorseRed Paint, hanno inviato il 21 febbraio u.s.una lettera ai governi tribali del South e delNorth Dakota e del Montana per notificare lorol’intenzione di spostare i resti.’’Facciamo questo perché il North Dakota, ilSouth Dakota e la Standing Rock SiouxReservation non hanno mantenuto la loropromessa di aver cura eadeguata manutenzione del luogo di sepol-tura di nostro nonno’’, si legge nella lettera.Toro Seduto guidò un’alleanza tra Lakota,Cheyenne e altri contro l’ingiunzione del go-verno americano rivolto a tutte le tribù india-ne per ritirarsi nelle riserve loro assegnate, eche scontrandosi in battaglia con il SettimoCavalleggeri di Custer sul fiume LittleBighorn lo annientò il 25 giugno 1876.Toro Seduto, che in vita fu costretto a fare ilpendolare tra USA e Canada per evitare disottostare alle direttive dei colonizzatori USA,fu ucciso in uno scontro con la Polizia India-na Americana (poco indiana ma molto ame-ricana, N.d.T. ...) nel 1890, e originariamentefu sepolto vicino a Fort Yates, N.D., nella partesettentrionale della riserva di Standing Rock.I suoi discendenti hanno successivamentespostato i suoi resti verso il SouthDakota negli anni 50, anche se alcuni conte-stano il fatto che i resti traslocati fossero dav-vero quelli di Toro Seduto ma piuttosto di un

altra persona.Darrell Cook, soprintendente del Little BighornNational Monument, ha riferito di aver rag-giunto un accordo per aiutare LaPointe e lesue sorelle. ‘’Noi riconosciamo l’eredità di ToroSeduto, e vogliamo che questa eredità restiqui al Little Bighorn’’ ha detto. Inoltre, secon-do Cook i discendenti di Toro Seduto e ilForest National Park’s Service hanno rapportidi lavoro di lunga data, ed è per questoche hanno ritenuto conveniente rivolgersi aloro per pianificare la costruzione del nuovomonumento indiano in memoria diquella storica battaglia.A convincere definitivamente i LaPointe aprendere questa decisione pare sia stata laproposta dell’ente no-profit SittingBull Monument Foundation, che ha recente-mente acquistato il sito già precedentemen-te destinato al monumento dai precedentiproprietari. Secondo il sito web dellaFondazione, i programmi includono oltre allaconservazione e alla protezione delluogo, anche il suo sviluppo con glii m m a n c a b i l i c e n t r ocu l tu ra le , museo, an f i tea t ro , snackbar, ristorante e shop center. Ma al riguardovanno segnalate sia le dichiarazioni dello stes-so LaPointe, il quale sostiene che lui e le suesorelle non sono stati consultati circa i pro-grammi e che non desideranovedere ristoranti e negozi nell’areadel monumento, sia quelle di BryanDefender, membro della riserva di StandingRock e tra i fondatori della Fondazione, il qualeha commentato che la commercializzazionedel monumento non è mai stata nellesue intenzioni.’’Le nostre motivazioni a fare tutto questosono sempre state molto sincere’’ haaggiunto. ’’Lo sviluppo è una cosa molto po-sitiva. L’unica cosa che desidero è di renderevisibile la nostra cultura e la nostra storia inun senso autentico e positivo, e di renderel’omaggio dovuto ad un leader a cui non èstato ancora reso il giusto tributo’’.La fondazione già ha completato la puliziapreliminare del sito ed ha allacciato elettricità

Il Cerchio 11

ed illuminazione.LaDonna Bull Brave Allard, responsabiledel dipartimento del turismo di StandingRock, ha dichiarato di non sapere nulla lette-ra dei LaPoint, e dopo aver appreso del loroprogetto ha cosi’ commentato: ’’Non credo

che sia possibile. E inoltre, se anche i LaPointeavessero qualche diritto loro nonsono residenti nella riserva, e non so se que-sti diritti siano riconosciuti come validi anchesulle terre della riserva”.

Dalla britannica Rank Group per 727 milioni di euro...

AI PELLEROSSA SEMINOLE GLI HARD ROCK CAFÉLONDRA - Gli indiani d’America sbarcano in GranBretagna. Non è la storia scritta al contrario,ma l’accordo con il quale la tribù dei Seminoledella Florida ha acquistato dalla britannica RankGroup la catena Hard Rock Café per 965 mi-lioni di dollari (727 milioni di euro). Unaparte del ricavato - 689 milioni di dollari(519 milioni di euro) - sarà restituita dallaRank (la seconda catena di casinò in GranBretagna) agli azionisti sotto forma didividendo straordinario a 0,96 euro perazione. L’acquisizione sarà completata en-tro il prossimo mese di marzo.La catena Hard Rock Café comprende 124locali sparsi per il mondo, quattro hotel,due hotel casinò (quello di Londra resta aRank Group), due strutture per concertidal vivo e partecipazioni in altri tre hotel,e possiede la più grande collezione esi-stente di oggetti e strumenti musicali lega-ti al mondo e alle star del rock. “Questo èun momento di orgoglio per la tribù deiSeminole della Florida e per tutte le tribùindiane”, ha detto Mitchell Cypress, capodel concilio tribale dei Seminole, che giàgestiscono quattro casinò e due hotelcasinò in Florida.Da parte di Rank Group la cessione siinquadra in una vastariorganizzazione della società, che dal2003 non riporta profitti; attualmenteil gruppo conta fra l’altro su una tren-tina di casinò in Gran Bretagna, oltre

che sul sito di scommesse Blue Square e oltrecento sale bingo. Lo scopo della vendita è difocalizzarsi nel settore gioco.

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I Mapuche tornano ad occupare la terra che reclamano da anni e che fa parte del latifondo dei Benettonnella Patagonia argentina. Il 14 febbraio sono giunti prima dell’alba e hanno chiesto alle forze della naturadi poter interagire con loro, si sono poi costituiti in Comunità rifacendosi agli antenati che “vivevano liberi suquelle terre e che ora sono oggetti nei musei e trofei di una cultura che distrugge il diverso”. La storia diRosa Nahuelquir e Atilio Curiñanco e della dignità di un popolo millenario.

“SANTA ROSA È IL NOSTRO TERRITORIO,NON LO LASCEREMO”

Di Gianni Tarquini per Selvas.org

“Questa terra è nostra e non la lascere-mo”, dichiara il portavoce indigeno Mauro Millànche da mercoledì 14 febbraio, insieme a un grup-po del Pueblo Naciòn Mapuche, si trova nel lot-to agricolo di Santa Rosa, zona Leleque, dellaprovincia di Chubut, a sostegno della famigliadi Rosa Nahuelquir e Atilio Curiñanco che sonotornati ad occupare la terra da cui erano statisgomberati nel 2003 dopo che l’impresa italia-na Benetton li aveva denunciati per occupazio-ne.

Gli impresari trevigiani avevano acquista-to nel 1991, dalla Compañía de Tierras del SudArgentino S.A., 900.000 ettari di terreno a ca-vallo tra cinque province patagoniche (un’areasimile a un rettangolo di 300 chilometri di lun-ghezza e 30 di altezza, poco meno della regio-ne Marche) al prezzo, in apparenza considere-vole, di 50 milioni di dollari. L’acquisto li hatrasformati in grandi proprietari, il latifondo piùconsistente di tutta l’Argentina come scriveval’Espresso nel 2004, con circa 16.000 bovini dacarne, 260.000 ovini, una produzione annualedi 1 milione e 300 mila chili di lana da esporta-zione, 80 milioni di dollari investiti in attività didiverso tipo e attività che si orientano ancheverso il turismo e lo sfruttamento minerario.

Ma la terra acquistata ha, da secoli, unasua specificità essendo parte degli antichi pos-sedimenti degli indigeni Mapuche o Araucani,la cui tenace resistenza, prima all’impero Inca epoi alla colonizzazione spagnola, ne aveva fattol’unico popolo rimasto libero per secoli dopo laconquista dell’America e fino alla fine del XIXsecolo. A sud della frontiera naturale de fiumeBio-Bio, i Mapuche, popolo della terra (Che =

popolo, Mapu = terra), avevano organizzato laloro secolare difesa conservando un’economiabasata sull’agricoltura, un’organizzazione socia-le costruita su famiglie estese sotto la direzionedi un “lonko” e di un capo militare,“toqui”(portatore d’ascia), che riuniva le diversefamiglie durante i conflitti, e mantenendo unacompattezza attraverso la lingua e la religione,legata al culto degli spiriti, degli antenati e alrispetto delle forze della natura.

Attualmente i Mapuche sono circa un mi-lione, residenti nel Cile, e 400 mila nellaPatagonia argentina; nonostante il dissolvimentodella loro struttura sociale, la disgregazione e lemiserevoli condizioni in cui vivono, mantengo-no un spirito che rivendica la loro cultura el’autodeterminazione del loro popolo. Ad esem-pio, sul piano storico, si rifanno a due leggiemanate dal Governo del Cile indipendente che,nel 1823 con Ramòn Freire, riconosceva l’indi-pendenza dell’Araucania al di sotto il fiume Bio-Bio, mentre gli argentini rispettarono le popo-lazioni fino alla cosiddetta “Conquista del De-serto” di J. A. Roca iniziata nel 1878. Su talibasi considerano tutto ciò che è avvenuto inseguito comeun’usurpazionesenza nessunvalore legale.Ed è quello ilperiodo stori-co in cui rica-

POPOLO MAPUCHE CONTRO BENETTON

18 febbraio 2007

Manifestazione in difesa dei diritti Mapuche davanti alparlamento austriaco, a Vienna, maggio 2006.

ritenuto validi i diritti di proprietà tuttora vigen-ti.

Nel 2004, dopo un’iniziativa del premioNobel Adolfo Perez Esquivel e la mediazionedel sindaco di Roma Walter Veltroni, una dele-gazione di Mapuche si recò a Roma e ricevettela promessa, da parte dei Benetton, di “riceverein donazione una parte dei 900.000 ettari” insuo possesso. Però la realtà fu, per loro, bendiversa, visto che fino al 14 febbraio scorso SantaRosa è rimasta in mano alla Compañía de

Tierras. A luglio del 2006 c’era stata una dona-zione ma allo stato argentino, governo delChubut, e di una parte del latifondo di scarso

Il Cerchio 13

SELVAS.org è un OSSERVATORIO privilegiato sulla realtà della regioneandina.Privilegiato perché non è legato al mercato dell’informazione e perciò nondeve soddisfare un esigenza di vendita o di lettore, ma ha come obiettivola diffusione di notizie, avvenimenti e fatti che dai media tradizionali nonvengono trattati - o trattati in modo folcloristico e superficiale - e cheinvece hanno un grande valore sia per i diritti umani e sia per le strategiegeopolitiche della regione. Le Ande sono il centro di numerosi interessieconomici, politici e sociali che richiedono, a nostro avviso, un’attenzioneparticolare e un impegno informativo vigile e costante.SELVAS.org è SPONTANEO perché si avvale di lavoro volontario.Il volontariato è finalizzato alla comunicazione, alla diffusione e all’amplifi-cazione della notizia o dell’approfondimento trattato. Questo lavoro vieneofferto gratuitamente e richiede comunque il rispetto della nomina dell’au-tore, quando è firmato, e della citazione di questo sito come fonte.I collaboratori di SELVAS.org sono giornalisti, ricercatori, operatori di ONGo semplici osservatori delle dinamiche sociali, politiche e ambientali dellaregione andina. Spesso il sito si avvale di scritti, testimonianze, e altradocumentazione di altra origine, ma sempre accompagnata dalla citazio-ne della fonte.SELVAS.org è INDIPENDENTE da un qualsiasi legame politico, economicoe di tempo.Miserie e sfruttamenti di questa regione latinoamericana non hanno biso-gno di uno sponsor politico; e sicuramente l’informazione che sta dallaparte degli oppressi non giova a nessuna azienda a meno di un docu-mentato impegno equo e solidale. Per tutto questo il sito non ospiteràneanche un banner commerciale, e un particolare ringraziamento va alserver di cui siamo ospiti.Associazione Culturale SELVAS.orgvia Delle Leghe 5 - 20127 Milano - Italia.

SELVASOSSERVATORIO INFORMATIVO

E INDIPENDENTESULLA REGIONE ANDINA

de la prima delle contestazioni dell’avvocato dellafamiglia Curiñanco: alla fine dell’Ottocento, in-fatti, lo stato argentino donò a dieci latifondistiinglesi le stesse terre che ora sono in mano aiBenetton; ma come poteva il Presidente di allo-ra, José Félix Uriburu, donare delle terre di cuisi era appropriato indebitamente e conl’usurpazione? Iniziano allora, nell’illegalità, se-condo l’avvocato Gustavo Manuel Macayo, i cer-tificati di proprietà che arrivano fino ad oggi,viziati, tra l’altro, per non essere stati registratiall’ufficio notarile generaledel Governo, come previ-sto dalle leggi del tempo,e per non aver rispettato illimite massimo previsto perle donazioni di 625 ettari.

Il caso di RosaNahuelquir e Atil ioCuriñanco è, invece, mol-to più recente e riguardal’util izzo di un piccoloappezzamento (per lapampa patagonica), il pre-dio Santa Rosa, di 525 et-tari, che la famiglia occu-pò nel 2002, dopo la per-dita del lavoro di Rosa e aseguito di una richiesta fat-ta dalla famiglia all’Istitutoautarchico dicolonizzazione che, secon-do la testimonianza dellacoppia, non mise nulla periscritto ma definì il terrenodemaniale e diede l’assen-so per occuparlo. Rosa eAtilio iniziarono a lavorareil lotto arandolo, creandoun sistema d’irrigazione,piantando ortaggi e frutta,risistemando gli steccati,fino a quando, il 2 ottobre2003, furono cacciati e sividero sequestrati tutti i loroaveri. Era stata la denun-cia della Compañía deTierras, già della famigliaBenetton, per occupazione violenta e occulta, aprovocare lo sgombero. La causa assolse gli in-digeni dall’accusa di atti violenti e occulti ma ha

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Fontihttp://it.mapuches.org/http://www.mapuche-nation.orgFoto: http://argentina.indymedia.org - JavierAstrada e Sebastian hacher / sub.coopNEWS MAPUCHE - http://www.mapuexpress.net/

Gianni Tarquini della Ong Terre Madri. (http://www.terremadri.it), ha scritto numerose analisi enotizie da e sul continente latinoamericano perSelvas.org ha curato gran parte dello speciale VIIForum Sociale Mondiale - Nairobi - KENIA 2007(http://www.selvas.org/FSM07.html)

valore (“una manciata di terra arida ed eluden-do la questione principale: il riconoscimento delnostro diritto naturale” dichiaravano i rappre-sentanti Mapuche) e a dicembre scorso una nuo-va delegazione dei discendenti degli Araucani ètornata in Italia per chiedere nuovamente aBenetton di restituire loro la terra degli avi.

I Mapuche hanno così deciso di passareall’azione, rioccupando il terreno di Santa Rosae trasformandolo nel simbolo della lotta per ilrecupero del territorio ancestrale e dell’identitàche sentono violata dalla storia. Il 14 febbraiosono giunti prima dell’alba e hanno chiesto alleforze della natura di poter interagire con loro,si sono poi costituiti in Comunità rifacendosiagli antenati (Futakecheyem) che “vivevano li-beri su quelle terre e che ora sono oggetti neimusei e trofei di una cultura che distrugge ildiverso” (anche i Benetton hanno creato unmuseo nella zona, nonostante il parere negati-vo delle comunità residenti). Nel secondo co-municato, del 15 febbraio, hanno ribadito laloro volontà di rimanere a Santa Rosa e di ini-ziare a costruire lì le prime Ruka, case, perché“Santa Rosa è il nostro spazio territoriale” comeha affermato il portavoce del Pueblo NaciònMapuche, Mauro Millàn. Rosa Rùa Nahuelquirha detto che “il fatto è storico, si è conformatala Comunità di santa Rosa di Leleque”. Dome-nica 18 si è festeggiato con la presenza di per-sone e artisti provenienti da diverse comunitàdella provincia. “Con questo gesto vogliamoesprimere il diritto a disegnare il nostro futuro(…) in uno spazio aperto di partecipazione per

“Edmundo Alex Lemun Saavedra, martire della liberazio-ne Mapuche” -Il cartello ricorda la morte, negli scontricon la polizia del 12 novembre 2002 in Cile, del giovaneindio

ridare valore alla nostra cultura differente. Oggiparliamo, gli azzittiti di sempre, ai sordi,simulatori, che hanno governato questo pae-se”, si sono espressi gli occupanti.

Intanto il deputato nazionale Carlos Al-berto Tinnirello ha ribadito il suo appoggio el’impegno per una soluzione legislativa a favo-re della famiglia Nahuelquir-Curiñanco e daBariloche arriva il sostegno di vari gruppi diattivisti, Colectivo del Alto, Comunidad de Limay,Organizaciòn Ciudadana para la Defensa delPatrimonio Natural y Cultural, tutti favorevolialla riappropriazione delle terre ancestrali daparte dei Mapuche. L’Assemblea permanente peri Diritti Umani della stessa città richiama la Co-stituzione argentina, nell’articolo 75 comma 17,quando si compromette a “riconoscere lepreesistenza etnica e culturale dei popoli indi-geni” e “il possesso e la proprietà comunitariadella terra che occupano tradizionalmente”. An-che un gruppo di italiani, presenti nella zonacon una carovana a sostegno dei Mapucheargentini e cileni e dei movimenti sociali, orga-nizzata dall’associazione Ya Basta, solidarizza conla famiglie e la Comunità indigena e si sta oc-cupando di sostenere la prima radio comunita-ria autogestita dal popolo Mapuche.

Le autorità giudiziarie locali si sono affret-tate nel chiedere lo sgombero del terreno occu-pato ma i Mapuche hanno ribadito che non la-sceranno Santa Rosa, che non si piegheranno eche le conseguenze politiche saranno a caricodei responsabili del Governo della provincia diChubut.

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MAPUCHE: I TERRORISTI DEL CILEDi Stefania Presutto per Selvas.org

“Se il Cile siamo tutti, dobbiamo preoccuparci pre-valentemente delle nostre radici.. Vogliamo sviluppoper i nostri popoli originari, e che lo sviluppo cammi-ni di pari passo al riconoscimento dell’identità. Ci sen-tiamo orgogliosi del nostro passato, della nostragente, della nostra terra” recita il discorso presiden-ziale d’insediamento della neo eletta presidentessadel Cile Michelle Bachelet.Dall’inizio degli anni ’90 si sta assistendo ad un in-cremento delle rivendicazioni da parte del movimentoMapuche: una lotta contro lo Stato cileno per lariconquista della terra che gli venne sottratta e ilriconoscimento dei diritti non ancora avvenuto le-galmente. Il Cile, infatti, è uno dei pochi paesi delSudamerica a non aver ratificato il Convenzione 169dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro per ilriconoscimento dei popoli originari.Al contrario lo Stato cileno ha utilizzato tutta la for-za della legge per criminalizzare le rivendicazioni in-digene. E’ ricorso all’applicazione della LeggeAntiterrorista per reprimere i Mapuche e ha tentatoin ogni modo di disarticolarne le organizzazioni, no-

nostante molteistituzioni nazio-nali e internazio-nali abbianoespresso il lororammarico e de-nunciato taliabusi.I Mapuche JuanC a r l o sH u e n u l a o ,Florencio JaimeMarileo, JuanPatricio Marileo ela simpatizzantedella causaPatricia RoxanaTroncoso, dete-nuti dal 2002 nelcarcere di Angol,praticano losciopero dellafame dal 13marzo comeforma di prote-

sta contro la pena che devono scontare: 10 anni eun giorno di reclusione e la multa di 425 milioni dipesos cileni (821 mila dollari): pena imputata peressere stati riconosciuti responsabili dell’incendio di

100 ettari di bosco di proprietà dellaForestale Mininco, reato commessopresumibilmente nel 2001.Con il loro sciopero chiedono lariapertura del processo, la revisionedella Legge Antiterrorista, e la libertàimmediata per i nove prigionieri politiciMapuche ancora nelle carceri cilene,oltre all’applicazione di un giusto pro-cesso per più di 400 cileni di etniaMapuche che sono in attesa di giudi-zio. Inoltre chiedono che vengano ri-conosciuti i reati commessi contro diloro, come l’uccisione di Alex Lemùn,di 17 anni nel 2002, fino ad ora rima-sto impunito.

Un’anomalia giuridica

La situazione dei Mapuche s’inseriscenel quadro dell’uso ingiusto, infondatoe aberrante che fa lo stato cileno dellaLegge Antiterrorista (1). Un delittocontro la proprietà, se commesso daun Mapuche, viene considerato dai tri-bunali cileni come se fosse un delittocontro la persona, di carattere terro-ristico, e la pena viene raddoppiata.Sistematicamente vengono violate legaranzie del giusto processo (2), eanche le obbligazioni giuridiche delloStato di garantire il rispetto al legitti-mo diritto di tutti e tutte . (3)Bengoa, filosofo e antropologo, stu-dioso della questione Mapuche, sostie-ne: “la maniera in cui si sono compor-tati i tribunali rivela la gran quantità distereotipi, prepotenza e discriminazio-ne esistenti. L’esecutivo dice che il pro-blema Mapuche è giuridico, ma quan-do smetterà d’esserlo? Quando suc-cederà qualche disgrazia? Tutto que-sto è il risultato della mancanza di ca-pacità di stabilire dialoghi sociali, politi-ci, di negare l’esistenza del fenome-no. In 15 anni non si sono riconosciutilegalmente i popoli indigeni, né si è ra-tificato il convenzione 169 dell’Orga-nizzazione Mondiale del Lavoro. Que-sto deve essere trattato come untema politico” (4)

Foto storiche di popolazioneAuracana - di Gustavo Milet

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Il relatore speciale delle Nazioni Unite RodolfoStravenhagen ha chiesto ultimamente che ilGoverno cileno consideri la possibilità di con-cedere un’amnistia generale per i difensori in-digeni dei diritti umani processati per aver re-alizzato attività sociali e/o politiche nel qua-dro della difesa dei territori indigeni.La richiesta sembrò essere stata presa in con-siderazione dal Governo cileno che cercò unaccordo con i Mapuche. Il 14 maggio final-mente viene raggiunto un accordo tra i sena-tori Alejandro Navarro e Jaime Naranjo, gra-zie alla mediazione del vescovo di Temuco,Manuel Camino Vial , e il lonko Josè Cariqueo,loro portavoce. (5)

I quattro accettano di sospendere lo sciope-ro della fame a patto che il Governo consideri

con urgenza il Progetto di Legge presentatoda Navarro sulla revisione della Legge 321riguardante la Libertà Condizionale.L’iniziativa avrebbe permesso ai Mapuche diusufruire della libertà condizionale, rimanen-do però sotto vigilanza durante tutto il perio-do della condanna.La Commissione di Diritti Umani del Senato il17 maggio ha approvato all’unanimità- tre voticontro zero- il progetto di legge che conce-derebbe benefici alle nove persone condan-nate per reati terroristi nel corso del conflittoMapuche e tuttora detenuti.Rispetto al Progetto di Legge originale ven-gono apportate però alcune modifiche:- per accedere al beneficio di libertà condi-

zionale si deve aver compiuto almeno unanno in stato di detenzione per reati com-messi tra il 1 gennaio 1997 e il 1 gennaio2006 e condannati in base alla LeggeAntiterrorista.

- deve essere sottoscritta una dichiarazio-ne in cui i condannati s’impegnano a nonfar più ricorso alla violenza.

- i benefici possono essere concessi sem-pre e comunque dalla Commissione Spe-ciale sulle Libertà Condizionali, che si riuni-sce però solo due volte all’anno, in Aprilee Ottobre. Dopo l’approvazione della leg-ge, in via straordinaria, la Commissionelavorerà per trenta giorni per considerarela situazione dei Mapuche in sciopero dellafame e dei dirigenti Víctor Ancalaf Llaupe,Pascual Pichún Paillalao, Aniceto NorinCatriman y Rafael Pichún Collonao. (6)

Non soddisfatti della risposta del Governo il20 maggio 2006 i quattro ricominciano losciopero della fame.Il Vicepresidente del Senato e garante del dia-logo tra il gruppo e il Governo, Jaime Naranjo(PS), dichiarò al el Pais del 22 maggio di es-sere deluso dal fatto che sia stato ripreso lo

Foto storiche di popolazioneAuracana - di Gustavo Milet

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NOTE:

1- (LEY 18314 del 17/05/84 e poi modificata LEY 19241del 28/08/93) è stata creata durante la dittatura diAugusto Pinochet

2- Nell’Informe sull’Indebito Processo di Human RightWatch in cui viene fatto presente che durante i pro-cessi vengono anche utilizzati “testimoni senza vol-to” ovvero testimonianze di persone di cui né l’impu-tato né la difesa conoscono l’identità.

3 - Informe \”Derechos humanos y cuestionesindígenas\” del Relator Especial de las Naciones Unidassobre la situación de los derechos humanos y laslibertades fundamentales de los indígenas, Sr. RodolfoStavenhagen, de 17 de noviembre de 2003

4 - La Naciòn, 11 maggio 2006

5 - La Nacion, 14 mayo 2006

6 - Pedro Cayuqueo, Azkintuwe, 6 giugno 2006

7 - Azkintuwe 6 giugno 2006-06-06

sciopero della fame, visto che, “non ha spie-gazioni né giustificazione alcuna, perché tan-to i garanti come il governo hanno mantenu-to gli accordi stabiliti”.Intanto le comunità Mapuche lanciano un ap-pello alla società civile affinché rimanga in statod’allerta e continui le manifestazioni di soste-gno e appoggio alla causa fino alraggiungimento degli obiettivi prefissati. (7)

Il conflitto rimane aperto

Contemporaneamente i quattro sono statitrasferiti al carcere di Temuco, che dispone diun’infermeria, e vengono alimentati con laforza contro la loro volontà.Amnesty Internacional riconosce che le lorocondizioni di salute sono molto gravi.Le manifestazioni in favore del popoloMapuche che hanno riempito le piazze di Ma-drid e Vienna, le denunce di AmnestyInternational, le dichiarazioni del Premio Nobelper la Letteratura Josè Saramago sono testi-monianza di come il mondo stia guardandocon interesse al Cile e alla situazione Mapuche.In Cile nel frattempo si eclissa il problema edalle testate giornalistiche scompaiono i voltidei quattro detenuti nel carcere di Angol. Maqualcuno pare che inizi a comprendere la si-tuazione e dice: “Anche se i quattro Mapuchein sciopero della fame smettessero con la pro-testa, il conflitto Mapuche rimarrebbe comun-

que aperto, perché le ragioni di fondo, ovve-ro la discriminazione, l’usurpazione delle ter-re e l’estrema povertà delle comunità riman-gono. Finché non verranno risolti questi pro-blemi in modo definitivo, ci sarà sempre con-flitto. Comprendo che protestino, perché perdecenni sono stati discriminati”, parole diEduardo Diaz, Deputato cileno.

Il Cerchio 18

ECODISTRUZIONI AMBIENTALIDEMOCRATICAMENTE

ESPORTATE

FONTE: www.ilballodisanvito.com

17 agosto 2006Cordigliera delle Ande, sud America, siamo sul con-fine Cileno-Argentino, 150km sud-est di Vallenar,Comuna de Alto del Carmen, Provincia de Huasco,III Regione, Cile. Terra di ghiacciai perenni essen-ziali alla sopravvivenza di questo territorio confi-nante con uno dei deserti più aridi del mondo nelnord del paese. I ghiacciai dalle ore contate. Pro-prio qui nel 2000 la Barrick Gold Corporation, im-presa canadese, scoprì l’esistenza di un preziosis-simo giacimento di oro, rame e argento dai rendi-menti economici elevatissimi.Pochi mesi dopo, la stessa sviluppò un progetto discavi, dapprima con un sommario e superficialestudio di fattibilità ambientale (ancora in attesa diessere confermato) e poi con il piano tecnico delleoperazioni di scavo, pianificazione del lavoro, ri-sorse necessarie e utili previsti. Il progetto PascuaLama, che ha preso il nome dell’ubicazione geo-grafica, è un piano decennale d’estrazione di me-talli e preziosi la cui realizzazione è prevista entrola fine di quest’anno. L’impresa pretende di far esplo-dere e rimuovere le zone glaciali di questa regione,nella valle del fiume Huasco.Il giacimento conterrebbe intorno alle 465 tonnel-late d’oro, la corporation investirà circa 1.500 mi-lioni di dollari per ottenere un utile di più di 10.000milioni di dollari (dichiarati dalla Barrick Gold).Sin dal primo studio di fattibilità (2001) fatto dallastessa impresa emersero diverse contraddizioni ri-guardanti l’impatto ambientale. Successivamente,in seguito alle numerose manifestazioni delle as-sociazioni ambientaliste e delle popolazioni, la stessaBarrick pubblicò documenti ufficiali in merito alleproprie competenze in materia di scavi in zone gla-ciali, nei quali si leggeva di precedenti progetti ana-loghi realizzati in diverse parti del mondo.Qualche mese dopo, nel febbraio 2002, da un’at-tenta indagine emerse che, di tutti i progetti che laBarrick sosteneva aver già realizzato, solo uno erareale, quello di Kumtor in Kirguistan (ex Unione So-vietica), peraltro con disastrose conseguenze am-bientali per la zona.Un terzo studio d’impatto ambientale è stato ef-fettuato lo scorso novembre e firmato dalladott.ssa Carolina Villagran, docente dell’ Universitàdel Chile, in un documento nel quale si sottolineal’estrema pericolosità del progetto per gli irreversibilidanni ambientali che provocherebbe.Dal documento stesso si legge che: “L’estrazione

dell’oro include proces-si esplosivi, diacidificazione, ossidazione e rimozio-ne dell’oro e di raffinazione che dete-riorano il sistema ambientale per i re-sidui di arsenico liberato nell’aria, tos-sico per inalazione, e per l’acidosolforoso dannoso per le faldeacquifere, e non ultimi i pericolosissimicianuro e mercurio dispersi in quantitàrilevanti. La Barrick pretende di attua-re in Cile un pericoloso “esperimento”che farebbe scomparire importantighiacciai spostandoli fuori dall’areadove naturalmente si formano, alte-rando tutto il ciclo idrogeologico asso-ciato a quei bacini; il monopolionordamericano contaminerà i ghiaccicon sabbia, affinché possano passarei camion e i macchinari, i quali produr-ranno sicuramente spargimento di olioe combustibili. Senza dimenticare cheverranno toccate le zone agricole del-le comunità indigene (alle quali è stataproposta una ridicola inversione in4.000 posti di lavoro ma nella zona siconterebbero più di 8.500 famiglie chevivono di agricoltura) e che la regioneè stata dichiarata “riserva dellabiosfera” dall’UNESCO”.La stessa Barrick Gold ha finanziatonelle scorse settimane una ricca cam-pagna pubblicitaria, triste tentativo didemagogia nei confronti delle popola-zioni del territorio, con la promessad’istituire un fondo per lo sviluppo del-la valle del Huasco.

IL PROGETTOE LE COMUNITA’

INDIGENE

(…) Il progetto (Pascua Lama) è pensatoin una zona che corrisponde al territorio

ancestrale delle comunità indigene Diaguita,che, come la maggior parte dei 70.000 abitanti

della regione, vivono per lo più di agricoltura. Deru-bati della loro terra e con le falde acquifere contamina-

te, la cultura diaguita è condannata a scomparire insie-me al luogo che ospita una ricchezza storica e archeologicaunica. Secondo la rappresentante del Movimento Cittadinoanti Pascua Lama, Carolina Sandoval, il progetto ha finoragià danneggiato i ghiacciai Toro I, Toro II e Esperanza perun 50-70% . “Stiamo parlando di ghiacciai che fornisconoacqua a una zona in cui piove una volta ogni dieci anni”,ha precisato Sandoval, “e questo progetto metterà a

secco l’intera vallata del Huasco, che vive fondamental-mente di agricoltura, com’è già successo a Copiapò”. L’attua-

zione del progetto comporterebbe danni ambientali incalcolabili,metterebbe seriamente in pericolo la vita e la salute dei 70.000 abitanti della valledel Huasco, tra cui anche la comunità indigena Diaguita che vive in quella terra dasecoli e che ora teme la completa distruzione delle proprie terre ancestrali.Infine, il Tribunale del Popolo istituto nel 2006 al II Foro Sociale cileno a Santiago delCile riconosce la multinazionale Barrick Gold Corporation responsabile di gravi atten-tati ambientali, sociali, culturali e economici, causati dalla sua politica, programmie azioni nei territori e contro i popoli di Argentina, Cile e Perù. Le accuse contro laBarrick Gold si ripetono però in diverse parti del mondo: secondo l’articolo “Behindthe Numbers” dei giornalisti Keith Harmon Snow e David Barouski, la Barrick Gold èimplicata nel conflitto in corso in Congo e l’associazione canadese Mining Watchriferisce nel suo sito web di gravi accuse contro la Barrick Gold in Papua NuovaGuinea e, più recentemente, della lotta degli aborigeni australiani Wiradjuri, minac-ciati anch’essi dall’attività mineraria della Barrick Gold.(dal sito www.acea.it)

Il Cerchio 19

“CILE, L’ACQUA (E GLI INDIOS) O L’ORO?”Gli Aymara del deserto di Atacama, nel grande nord cileno,

contro i canadesi della Barrick Gold. Una scelta difficile per Bachelet

Migliaia di indigeni cileni Aymara e Daguitarischiano di dover lasciare la propria terra,quella dell’altipiano di Atacama a ridosso dellacordigliera che divide il Cile dall’Argentina. Lospettro è l’intenzione avanzata dalla multina-zionale canadese Barrick Gold, che ha acqui-stato in modo poco trasparente terre recla-mate dagli indigeni Diaguita e che, come par-te del progetto Pascua Lama, prevede lo “spo-stamento” (cioè la distruzione) di due ghiac-ciai per rendere possibile lo sfruttamento mi-nerario della zona. Martedì 13 giugno la Com-missione nazionale cilena dell’ambiente(Conama) ha dato il via libera respin-gendo in pratica 44 dei 46 ricorsi pre-sentati contro il progetto. Manca an-cora il parere delle autorità argentine.

L’estrazione e lo sfruttamento deibacini acquiferi a scopi industriali è il pro-blema che oscura dai primi anni ’90 ilfuturo delle comunità che vivono sul-l’altipiano di Atacama, ed è stato piùvolte denunciato dall’associazione deiMunicipi rurali di Tarapacà, formatasiproprio per contrastare l’espansionedelle multinazionali minerarie e la con-seguente distruzione degli equilibri idricidella regione. “Quando c’è contrasto fraun diritto consuetudine e la legislazionevigente, a uscirne perdenti sono sem-pre i popoli indigeni”, spiega Antonio Mamani dell’associazione.

Secondo le associazioni Aymara, losfruttamento minerario ha già seccatobuona parte del territorio e abbassatoil livello del lago Cocotani, complice lelacune della legislazione vigente e tal-volta in malafede: fra il ’92 e il 2000, ilgoverno autorizzò la costruzione di 7pozzi, ufficialmente per rivitalizzare l’at-tività agricola nella valle di Azapa, mache di fatto sarebbero servite a fornirealle miniere l’acqua necessaria al pro-cesso di estrazione e di lavorazione pri-maria. Una mobilitazione congiunta ditutte le comunità indigene e di organiz-zazioni ambientaliste smascherò la na-tura del progetto e riuscì a farlo so-spendere; ma, di nuovo nel 2003, l’im-presa statale Codelco annunciò che

avrebbe cominciato a estrarre acqua dalla fal-da sotterranea nei pressi di Moncha, unpaesino dell’altipiano.

Sarà da vedere come l’amministrazionecilena , già sotto accusa per la questioneMapuche in Patagonia, gestirà il contrasto fragli aymara e i soldoni promessi dalla BarrickGold (1.5 miliardi di dollari) che vuole comin-ciare a estrarre l’oro della Pascua Lama dal2009.

Articolo di Serena Corsiapparso su “Il Manifesto” del 27/6/06

Ambientalisti cileni chiedono a Kirchnerdi bloccare il progetto Pascua Lama

Organizzazioni ambientaliste cilene hanno esortato ilpresidente argentino, Nestor Kirchner, a “non appro-vare” il progetto aurifero Pascua Lama.Secondo un comunicato del Consiglio di Difesa delValle del Huasco, all’interno di diverse comunità c’è“grande preoccupazione” per la recente approvazio-ne in Cile del progetto minerario, che “comprometteil presente ed il futuro” di entrambi i Paesi.Le organizzazioni chiedono Kirchner di avvertire leautorità argentine, che devono ancora decidere seapprovare o meno il progetto, e di convocare i parla-mentari per analizzare in modo critico le possibili con-seguenze.Secondo gli ambientalisti, l’attività mineraria avrà unimpatto “diretto o indiretto” sui ghiacciai, che loroconsiderano “riserve idriche strategiche in pieno de-serto”. Aggiungono inoltre che l’estrazione dell’oro pro-vocherà “fratture” nei ghiacciai, che latermocombustione contribuirà al loro scioglimento eche il fiume El Estrecho verrà contaminato.I membri delle comunità che ne sarebbero colpite di-cono che questo fiume è un “elemento vitale per losviluppo umano, animale ed agricolo del Valle delHuasco”. Si lamentano inoltre del fatto che nonostantele considerazioni tecniche ed il rifiuto da parte dellapopolazione al progetto Pascua Lama, si è spinta la“volontà politica” dei governanti cileni e delle autoritàambientali verso l’approvazione del progetto. In con-clusione, gli ambientalisti chiedono al presidenteargentino di “tener conto più del buon senso e delbenessere della popolazione del suo Paese che nondelle considerazioni economiche a breve termine”.(Fonte: www.olca.cl)

Il Cerchio 20

III VERTICE CONTINENTALEDEI POPOLI INDIGENI DI ABYA YALA:

coordinare le varie lotte

Dal 20 al 26 marzo si è svolto ad Iximché, inGuatemala, il Terzo Vertice dei Popoli Indigeni diAbya Yala. Puntuale per l’occasione è arrivata larelazione annuale di Rodolfo Stavenhagen, relatoreOnu sui diritti dei popoli indigeni. Diffondiamo il co-municato dell’Associazione per i popoli minacciati cheesamina il rapporto Onu e la Dichiarazione diIximché, stilata al termine del vertice.

Lontano dagli occhi dell’opinione pubblica mon-diale e pressoché ignorato dalla stampa dei paesieuropei, dal 26 al 30 marzo si è svolto a Iximché/Guatemala il terzo vertice dei popoli indigeni di AbyaYala (continente americano). Alla vigilia del vertice,che ha esaminato la situazione dei diritti dei popoliindigeni, è arrivato anche il rapporto annuale diRodolfo Stavenhagen, relatore Onu sui Diritti deipopoli indigeni. Il rapporto denuncia “il genocidio supiccola scala” in atto contro i popoli indigeni, “ese-cuzioni extragiudiziali, scomparse violente, torture,detenzioni arbitrarie, minacce (...) molte delle qualiavvengono nel quadro della difesa che le comunitàe le organizzazioni indigene fanno dei propri territo-ri, delle risorse naturali e dei territori ancestrali”,indicando proprio il Guatemala come il paese con ilpiù alto indice di uccisioni e la rincorsa alle risorsenaturali da parte delle multinazionali del petrolio, deiminerali, del legname e delle risorse idriche come lacausa prima.

La denuncia di Stavenhagen, pur essendopuntuale, è anch’essa incompleta poiché tralasciadi menzionare che la prima violazione per queste

popolazioni è l’imposizione dell’odierna “cultura uni-ca” che si esprime in un modello economico e divalori di riferimento estranei al mondo indigeno. (…)

Il vertice affronta anche “la poca volontà delleNazioni Unite ad adottare la Dichiarazione dei Dirittidei Popoli Indigeni”, la cui approvazione è stataancora una volta rinviata nonostante sia discussada ormai 20 anni.

Ma le denunce dei popoli indigeni riuniti aIximché vanno oltre e condannano le politiche diconcessione minerarie, petrolifere, forestali e di sfrut-tamento dell’acqua nei territori indigeni perpetuatedalle istituzioni finanziarie internazionali e dai gover-ni nazionali. Denunciano l’attitudine dei governineoliberali che si oppongono alla ratifica della Con-venzione ILO 169 e si oppongono al riconoscimen-to dei diritti dei popoli indigeni con “la militarizzazionedei territori indigeni e la criminalizzazione delle lorolotte”, e in particolare condannano il governo USAdi George W. Bush che da un lato attua una politi-ca di esclusione con la costruzione del muro di fron-tiera con il Messico e dall’altro lato persegue unastrategia di appropriazione dei beni della natura ditutti i popoli indigeni (…).

Per opporsi a queste massicce violazioni deipropri diritti, i popoli indigeni si sono proposti di raf-forzare il processo organizzativo e di lotta anchegrazie alla formazione di un comitato continentaledelle nazionalità e dei popoli indigeni di Abya Yala,che funga da spazio di scambio di informazioni e dicoordinamento delle lotte (…).

Manifestazione control’attività minerariaFoto: http://www.esquelonline.com

Il Cerchio 21

PERCHÉ LA COCA COLA SÌE LA COCA SEK NO

Di Alberto Rueda

La recente misura di sequestrare ad alcuni indiosdel Cauca colombiano tre prodotti che utilizzavanola foglia di coca come materia prima per la elabora-zione di bevande gassate, biscotti e tè costituiscefrancamente una genialità che contrasta coi principigenerali del diritto, dell’opportunità e dell’assurdo.Spiego perché.

Contrasta coi principi generali del diritto e fini-sce con l’essere piuttosto una misura di quelle cheoffendono e discriminano una nazione india.

L’art. 27 della Convenzione unica degli stupe-facenti del 1961 stabilisce espressamente che gliStati possano autorizzare l’uso delle foglie di cocaper la preparazione di un agente soporifero chenon contenga alcaloidi. Questa è esattamente lanorma che consente alla Coca Cola di utilizzare lafoglia di coca a livello mondiale, dato che fa partedella materia prima della sua famosa formula se-greta. Se la Coca Cola può utilizzare la foglia dicoca, allora perché succede invece che venga proi-bita in modo assoluto la Coca Sek, una bibita realiz-zata da un piccolo gruppo di indios del Cauca? Pos-sibile che l’assurdo proposito della Convenzione del-l’ONU sia quello di proteggere gli interessi economicidi una multinazionale e scoraggiare la sopravviven-za culturale ed etnica dei popoli indios?

I tre enti statali protagonisti di questa proibi-zione: il Ministero della protezione sociale, la Dire-zione Nazionale degli stupefacenti e l’Istituto Nazio-nale di vigilanza delle medicine e degli alimenti(INVIMA), si sono comportati come un tecnico dilaboratorio che segue pedissequamente il manualedi istruzioni, senza rendersi conto che si tratta diuna faccenda complessa che tocca la protezione ela conciliazione di diritti fondamentali.

Il Ministero della protezione sociale, per esem-pio, col concetto decontestualizzato e grossolanoche i derivati della coca sono monopolio di Stato,finisce non solo col negare la ragione stessa della

sua esistenza, trasformandosi in attore passivo dinon protezione, e addirittura in agente attivo di unsopruso nei confronti di questo gruppo collettivo eumano del Cauca. La Direzione Nazionale degli stu-pefacenti accoglie un concetto soprattutto polizie-sco di tolleranza zero, senza interpretare la leggenel suo significato completo che include chiari limiti,come il rispetto dei diritti umani e il rispetto dei valoriculturali del consumo tradizionale. E l’INVIMA chefinisce col cedere, forse come dicono gli indigeniper le stesse pressioni della Coca Cola, e si precipi-ta ad adottare delle mi-sure, pur non avendo,come si dice familiar-mente, nessun paneche sta bruciandosi nelforno.

Non sono stati for-niti argomenti, improvvi-samente vi è stata unaapplicazione selettiva dinorme senza criterio giu-ridico, un semplicismo delquale hanno finito conl’essere vittime soprat-tutto gli indigeni e le po-polazioni più vulnerabilidel paese. Dobbiamoforse ricordare a questienti che la coca non ècocaina e che, se puòfarlo la Coca Cola, nonsarebbe forse nostrodovere nazionale e uma-no aiutare questi indiosdel Cauca a fare sì chepossano anche loro?

Osservatorio Internazionale per i Dirittiwww.ossin.org

www.tmcrew.orgIl Cerchio 22

Il Cerchio 23

LA COCA-COLA TENTA DI BREVETTAREUNA PIANTA SUDAMERICANA

L’ultima sulle multinazionali dell’alimentazione

05/06/2007Tra breve, ogni volta che qualcuno stapperà unabottiglia o una lattina di Coca-cola, sarà un silenzio-so testimone delle nuove forme di saccheggio in-ventate dalle imprese multinazionali per appropriar-si del ricco patrimonio di biodiversità dell’AmericaLatina.Questa volta è il turno dell’estevia, un’erbasudamericana originaria del Paraguay, dalla quale siottengono dolcificanti naturali di alta qualità già ab-bondantemente utilizzati in Cina e Giappone, siaper dolcificare bevande e infusi sia come aromi perle pasticcerie. Il consumo asiatico è così elevatoche Cina e Giappone sono i maggiori produttori almondo di estevia.Per impadronirsi dei preziosi derivati di questa pian-ta guaranì e gestirli poi in regime oligopolico, Coca-cola si è associata con un altra delle grandi imprese

del settore: la Cargill, secondo quanto rivelato que-sta settimana dal quotidiano statunitense Wall StreetJournal.La scorsa settimana, secondo la stessa fonte:“Coca-cola ha registrato senza clamori 24 brevettiin relazione al nuovo prodotto. La compagnia so-stiene di volere i diritti esclusivi per sviluppare il com-mercio dell’uso del rebiana (il dolcificante ottenutodall’estevia) nelle bibite. Cargill nel frattempo utiliz-zerà il rebiana in prodotti alimentari come yogurt,cereali, gelati e dolci e sta studiando percommercializzarlo come dolcificante da tavola.Di certo per riuscire a brevettare e ad assicurarsil’esclusiva dell’erba estevia Coca-cola e Cargill han-no agito con manovre segrete, con la complicitàdel governo degli Stati Uniti. Coca-cola, oltre che diottenere i brevetti, si è dovuta preoccupare anchedi come impiegare il nuovo dolcificante senza alte-rare l’aroma delle sue bibite al quale ha abituato iconsumatori. Per tutte queste ricerche era perònecessario molto tempo e, per mantenere l’esclu-siva, Coca-cola ha ottenuto, corrompendo funzio-nari del governo, che nel 1985 l’estevia fosse di-chiarata dalle autorità sanitarie statunitensi respon-sabile di disturbi intestinali e perciò tolta dal merca-to. Questo permise alla Coca-cola di proseguire leproprie ricerche in silenzio, senza che altri potesse-ro commercializzare il prodotto per primi sul merca-to americano.Cospirazioni e varie forme d’illegalità hanno fatto dasempre parte della storia della Coca-cola, e sonomolte le sentenze di condanna per concorrenzasleale e commercio illecito emesse negli Stati Uniti.Anche il suo legame con il potere e la sua influenzasul governo sono noti da tempo, tanto che la com-pagnia si vantava nel 1950 che non poche personeall’estero associavano immediatamente gli Stati Unitia Coca-cola. Tutti questi retroscena sono stati rac-colti da Mark Pendergrast nel libro “Dio, Patria eCoca-cola” del 2001.Nell’85, in occasione di un rilancio commerciale diCoca-cola, il giornalista Jesse Meyers ha scritto:“Perché leggere romanzi? Perché andare al cine-ma? L’industria delle bibite analcoliche offre suffi-ciente materiale agli scrittori per migliaia di storie edi intrighi”.

Il Cerchio 24

IMPRESE MULTINAZIONALI E DIRITTI DEI POPOLIIN COLOMBIA

UDIENZA SULLA DISTRUZIONE DELLA BIODIVERSITA

Il Tribunale Permanente dei Popoli (TPP)è l’organo della Fondazione Lelio Basso-Se-zione internazionale.

Nel mese di giugno 2005, il TPP ha ac-cettato la richiesta da parte di un ampio co-ordinamento di organismi, sindacati e asso-ciazioni colombiane di realizzare un ciclo diudienze sui differenti aspetti e attori del con-flitto colombiano, con l’obiettivo di analizza-re il tipo di intervento delle imprese multina-zionali nei diversi campi dell’estrazione dellerisorse naturali e la violazione dei diritti uma-ni di cui queste sono responsabili. Nel corsodi questo lungo cammino che si concluderànel 2008, il Tribunale giudicherà le dinamichedelle pratiche economiche neoliberali, le loroimplicazioni con la politica di sicurezzarepressiva e il processo di militarizzazionedello Stato colombiano, con il fine ultimo didimostrare il complesso meccanismo diinterazione tra questi diversi aspetti e di va-lutare le conseguenze sui diritti economici epolitici del popolo colombiano.

La prima tappa di questo percorso èstata realizzata a Berna nel mese di ottobre2005, in occasione dell’udienza preliminaresulla responsabilità diretta della multinazio-nale Nestlé nella persistente violazione deidiritti lavorativi e sindacali. L’udienza ha avu-to valore di hearing per quella successiva te-nutasi a Bogotà l’1 e 2 aprile 2006. Que-st’ultima ha giudicato le violazioni dei dirittilavorativi e della libertà sindacale da partedelle multinazionali agroalimentari Nestlé,Coca Cola e Chiquita Brands. La secondaudienza tenutasi a Medellín l’11 e 12 novem-bre 2006 ha giudicato le responsabilità dellemultinazionali del settore minerario nel con-testo dello sfruttamento dell’oro e del car-bone in Colombia, i rapporti con ilparamilitarismo e l’influenza che queste eser-citano sulle recenti riforme del Codigo deMinas.

La terza udienza della sessione “Impresemultinazionali e diritto dei popoli in Colom-bia, 2005-2008” del Tribunale Permanente

dei Popoli sulla distruzione della biodiversità,si è tenuta il 25 e 26 febbraio 2007 nellazona remota del bacino del fiume Cacarica,nel Bajo Atrato chocoano. Luogo e data del-l’udienza appena conclusasi sono stati sim-bolo delle violazioni subite dalle comunità delChocò per dieci lunghi anni.

Dal 24 al 27 febbraio 1997 gli abitantidi questa regione del paese subirono l’attac-co della Brigata XVII e dei soldati dell’eserci-to nazionale, scatenatisi contro le popola-zioni del luogo a causa della presunta pre-senza di gruppi armati fuori legge nella zona.Più di 4 mila afrocolombiani desplazados, 85vittime di torture, sparizione forzata tra lemolteplici violazioni dei diritti umani compiu-te: questo è il risultato calcolato dell’azionedello stato, azione di morte, distruzione esradicamento. L’operazione militare eparamilitare, guidata dal generale Rito Alejodel Río, è conosciuta come OperaciónGénesis; non è stato necessario aspettaremolto tempo per capire che l’operazione nonera rivolta alla guerriglia. La “rinascita” ha pre-supposto la graduale scomparsa della selvaprimaria, anch’essa desaparecida. In pocotempo le imprese del legno hanno fatto laloro apparizione, poi seguite da progettiagroindustriali della pianta di banana e dellapalma africana, della strada panamericana,della fibra ottica, del polidotto. Il lungo pelle-grinaggio di comunità indigene,afrocolombiane, contadini e delegati di orga-nizzazioni internazionali verso la zona uma-nitaria è stato un progressivo riconoscimen-to e presa di coscienza degli effetti distruttiviscatenatisi su uno dei territori più ricchi di

da Fondazione Lelio BassoTribunale Permanente

dei Popoliwww.internazionaleleliobasso.it

[email protected]. e fax: 06/6877774

Il Cerchio 25

biodiversità al mondo.L’udienza ha riguardato diversi piani con-

cettuali: biodiversità e biopirateria, palma ebiocombustibile, politica ambientale e agra-ria in Colombia, transgenici, fumigazioni emilitarizzazione. In questo contesto sonostate presentate accuse molto dettagliate neiconfronti di imprese multinazionali, alcunedelle quali hanno filiali in Colombia: SMURFITKAPPA CARTON DE COLOMBIA, MULTIFRUITSS. A., fil iale della transnazionalenordamericana DEL MONTE, PIZANO S.A. ela sua filiale MADERAS DEL DARIEN, URAPALMAS.A., MONSANTO, DYNCORP.

La giuria era composta dal PresidenteMarcelo Ferreira, professore ordinario dellaCattedra di Diritti Umani della Facoltà di Filo-sofia (UBA) e professore associato della Cat-tedra di Diritti Umani della Facoltà di Diritto diBuenos Aires, dai giudici Ricardo Carrere, co-ordinatore internazionale del World RainforestMovement, Joao Ricardo dos Santos Costa,membro dell’Asociación de Jueces para laDemocracia in Brasile e la FJD (Federaciónde Asociación de Jueces para la Democráciade América Latina e il Caribe), MadaleineAlingue, Professoressa dell’UniversitàExternado de Colombia, Alfredo Molano,

sociologo e ricercatore colombiano, Loren-zo Loncon Belmar, leader indigeno mapuchedel Chile, Francine Damasceno Pinhei, avvo-cato brasiliano, rappresentante del movimen-to Sin Tierra del Brasile.

La sentenza, non ancora definitiva, hariconosciuto la responsabilità di tali impresesulla distruzione della biodiversità e sui danniambientali generati sull’ecosistema, sul feno-meno del desplazamiento forzato, sulle nu-merose torture, sparizioni e uccisioni, sui cri-mini di lesa umanità, sul “genocidioreorganizador” e sulle pratiche di terrorismosubito dalle comunità del luogo, sulla distru-zione dell’identità delle popolazioni indigenee della loro sicurezza alimentare. La senten-za ha inoltre ricondotto tali crimini all’imposi-zione di un nuovo modello di sicurezza e dipolitica di sviluppo regionale “forzata” pro-mosso dallo stato colombiano, in cui la vio-lenza si configura come strumento diriorganizzazione della società colombiana.

La prossima udienza del TPP sulle mul-tinazionali petrolifere si terrà a Bogotà nelmese di Agosto 2007. Saranno chiamate agiudizio la BRITISH PETROLEUM, PETROBRAS,REPSOL, CHEVRON E HOCOL.

FONDAZIONE LELIO BASSO- SEZIONE INTERNAZIONALE:VIOLAZIONE DEI DIRITTI UMANI NELLE FILIPPINE

La seconda sessione del Tribunale Permanente dei Popoli (Tpp) incentrata sulla violazio-ne dei diritti umani nelle Filippine si è svolta a L’Aja dal 21 al 25 marzo 2007. Le organiz-zazioni Hustisya!, Desaparecidos, Selda, Bayan, Karapatan, Bagong AlyansangMakabayan, Public Interest Law Center, Peace for Life, Philippines Peace Center & IbonFoundation the International Coordinating Secretariat, Ecumenical Bishops Forum, UnitedChurch of Christ of Philippines in rappresentanza del popolo filippino e delle minoranzeindigene hanno chiamato in giudizio il governo del presidente Gloria Macapagal-Arroyo ei suoi rappresentanti, il governo del presidente George Bush degli Stati Uniti d’America,oltre che il Fondo monetario internazionale, la Banca mondiale, l’Organizzazione mon-diale del commercio, multinazionali e banche straniere, per violazioni gravi e sistemati-che dei diritti civili e politici (778 casi di esecuzioni sommarie, 186 casi di scomparseforzate, 203 massacri e 502 casi di tortura); violazioni gravi e sistematiche dei dirittieconomici, sociali e culturali (deregolamentazione dei prezzi dei prodotti derivati dalgreggio, privatizzazione delle industrie e delle risorse minerarie, importazioni - esporta-zioni dei prodotti agricoli, violazione della sovranità politica ed economica nazionale,distruzione dell’ambiente ancestrale); violazioni gravi e sistematiche del diritto diautodeterminazione del popolo filippino e delle minoranze indigene, repressi dalla praticadella “war on terror” e dell’ “Operation Plan Freedom Watch” da parte degli Stati Uniti.

Il Cerchio 26

L’Africa appoggia la candidatura di Evo Morales al Nobel per la Pace come partedella cooperazione Sud-Sud. A seguire l’intervista a Makabayi Henry, Presidentedel Movimento dei Comitati Rivoluzionari in Uganda.

INTERVISTA A MAKABAYI HENRYdi Micaela Ovelar

La Repubblica dell’Uganda, un paese nel cuore del-l’Africa, è situata nel centro orientale del continentee confina con il Kenya, il Sudan, il Ruanda, la Tan-zania e la Repubblica Democratica del Congo. Iprimi abitanti dell’Uganda sono giunti su questo ter-ritorio più di duemila anni fa. Eppure la sua popola-zione ha ottenuto l’”indipendenza” dall’Inghilterra soloa metà del secolo scorso, il 9 ottobre 1962. Daallora, l’instabilità politica e una serie di colpi di Sta-to, contrariamente a quanto sperato, ha rafforza-to le lotte sociali e la coscienza del popolo, il cuiPresidente, Yoweri Museveni, è considerato unodei più importanti rappresentanti della “Nuova Ge-nerazione di Leaders Africani” sui quali è depositatala fiducia e la speranza di cambiare la realtà delcontinente africano, quello che ha sofferto più in-giustizie nella storia dell’umanità. E’ quanto ci rac-conta un ugandese, Makabayi Henry, difensore deidiritti umani e lottatore instancabile per la ricercadella stabilità politica del suo paese e del resto deipaesi del mondo che hanno la stessa ansia di giu-stizia sociale. Makabayi risiede a Kampala, la capi-tale del paese e presiede il Movimento dei ComitatiRivoluzionari dell’Uganda- MCR. Makabayi lavoraanche nella Commissione Elettorale dell’Uganda, dadove la ricerca della democrazia è vissuta moltoattivamente. Il MCR è un’organizzazione che lavo-ra per far prendere coscienza alle masse popolaridel loro valore e della loro importanza, della forzache esse costituiscono e della forza che questemasse popolari sono chiamate a rappresentare.Una parte di questo “potere popolare” è rappre-sentato dal MCR, un movimento che, fra tutti i suoiimpegni con le lotte sociali e le rivendicazioni deidiritti umani, ha deciso di appoggiare la candidaturadi Evo Morales, Presidente della Repubblica di Boli-via.Riguardo al Premio Nobel della Pace 2007, Makabayidichiara di sentire che “non c’è nessuno che lo me-riti tanto quanto Evo Morales che è una personache ha lottato per le masse da molto prima di di-ventare il Presidente di quella fraterna nazionesudamericana”, e prosegue: “fino ad ora Moralesha dimostrato di appoggiare il popolo, le massedimenticate della Bolivia e non solo, ma anche tuttii popoli dimenticati del mondo. Noi del MCR nonvediamo ragioni per cui Evo Morales non potrebbe

essere premiato e abbiamo speranze che lo sarà”.Makabayi ci spiega che il MCR s’impegna “a racco-gliere firme di appoggio al Presidente Evo Morales.Stiamo organizzando anche delle giornate disensibilizzazione verso la Bolivia con seminari, perfar conoscere al mio popolo l’attuale realtà dellaBolivia e di tutto il Sudamerica. Noi siamo convintiche i problemi del Sudamerica siano gli stessi dellanostra Africa e perciò dobbiamo essere solidali gliuni con gli altri e creare una forza comune perlottare contro l’imperialismo devastante nei nostripaesi dominati dai leaders del Nord.”. E’ questo unmodo per rendere reale la Cooperazione Sud-Sud.Quanto alla ripercussione di questa nomination alivello internazionale Makabayi pensa che l’appoggiodei paesi del Sud deve essere senza condizioni. “IlSud deve svilupparsi dal Sud visto che lo sviluppodelle potenze imperialistesi è realizzato a costo del nostro Sud e che siamostati proprio noi a rendere potenti quelli del Nord acausa delle nostre stesse debolezze”.In un ultimo messaggio ai nostri popoli d’Africa ed’America Latina e del Caribe, Makabayi esprime ilsuo desiderio di fratellanza, di unione per una lottacomune. “Per questo la cooperazione del Sud adessodeve andare in questa direzione, perché se lascia-mo il nostro futuro nelle mani dei leadersdell’imperialismo, saremo condannati in eterno. Ilnostro più forte convincimento è che non si tratti diun problema di opportunità ma di scelta; non diqualcosa che dobbiamo aspettare a bracciaconserte ma di un’idea che dobbiamo rendere real-tà.I paesi del Sud che hanno un gran livello di organiz-zazione, di industrializzazione, ecc., devono aiutarea crescere quei paesi che non hanno un’esperienzasimile e solamente quando saremo cresciuti insie-me come Sud, il Nord capirà che deve trattare connoi in un modo più giusto, rispettando gli esseriumani, senza sfruttare né dominare, senza intimi-dazioni. Per questa lotta e per altre mille va il no-stro totale appoggio al Presidente della Repubblicadi Bolivia, il nostro fratello Evo Morales”.Primi Comitati d’appoggio EVO NOBEL 2007 in tuttal’Africa: Senegal, Marocco, Nigeria, Mali, Gabon,Uganda, Kenya, Túnez, Sudafrica, Libia, Costad’Avorio e Angola. Info: [email protected]

Il Cerchio 27

Molti di voi si ricorderanno la lunga bat-taglia portata avanti dagli Apache (e dal Cer-chio) contro gli osservatori astronomici sulMount Graham in Arizona.

Tale montagna, che riveste anche un’im-portante valore ecologico, è considerata sacra

Luisa Costalbano

PICCOLI INDIANI TONTI, SCIENZIATI BUONIE SCOIATTOLINI ROSSI

dagli Apaches, i quali ritenevano pertanto chela costruzione di osservatori violasse i loro di-ritti spirituali. Il più grande degli osservatori èstato costruito dall’Università dell’Arizona incollaborazione con l’Istituto Astrofisico diArcetri, dell’Università di Firenze.

Negli anni in cuiabbiamo condotto lacampagna di lotta sonostate fatte manifestazio-ni, interviste,raccolta difirme,cene sociali, ecc.,per informare la gente, equindi l’immagine pub-blica dell’Istituto diArcetri ne ha evidente-mente risentito… al pun-to da pubblicare questofumettino, che non esitoa definire ignobile, percomunicare ai ragazziquanto fosse bello e utilel’osservatorio!

I protagonisti sonoun astronomo (buono),un ragazzo indiano (in-genuo) e uno scoiattolino(simpatico). Peccato chel’osservatorio metta inpericolo la sopravvivenzafisica degli scoiattoli rossie quella spirituale dellenuove generazioniapaches… ma di questo,ovviamente nel fumettonon si parla.

Il Cerchio 28

Centro di Documentazione sui Popoli MinacciatiCentre de Documentation sur les Peuples Menacés

Centro de Documentación sobre los Pueblos AmenazadosDocumentation Centre on Threatened PeoplesDokumentationszentrum über Bedrohte Völker

CHI SIAMO

Nel 1992 è nata a Firenze l’Associazione per i PopoliMinacciati, sezione italiana dell’omonima organizza-zione tedesca. Alla fine del 1999, in seguito a diver-genze sulla guerra del Kossovo, abbiamo lasciatol’associazione tedesca e abbiamo assunto la deno-minazione attuale. Il nostro obiettivo è rimasto lostessi: sensibilizzare l’opinione pubblica affinché co-nosca i problemi delle minoranze e dei popoli indige-ni. Dal Sudan al Paci-fico, dall’Amazzonia all’Europa,questi rappresentano una parte rilevante dei con-flitti contemporanei. O-vunque ci sono popoli chelottano contro la pirateria genetica, l’inquinamentoambientale, la repressione dei diritti linguistici e reli-giosi, il colonialismo nucleare, l’industrializzazione sel-vaggia. Anche l’ONU, un tempo sorda a questi temi,dedica loro una crescente attenzione.Il centro di documentazione al quale fa riferimentoil nostro nome è quello che sta sorgendo a OsteriaNuo-va, nei pressi di Firenze. E’ il primo archivioitaliano interamente dedicato ai problemi delle mi-noranze, dei popoli indigeni e delle nazioni senzastato. Raccoglie migliaia di pubblicazioni - riviste, li-bri, tesi universita-rie – in varie lingue: italiano, in-glese, spagnolo, francese, tedesco, svedese, etc.

INIZIATIVE

In 13 anni di attività abbiamo organizzato oltre 40conferenze sui temi più svariati: dagli Indiani delNorda-merica agli indigeni della Siberia, dai Kurdi alleminoranze europee. Abbiamo collaborato con le isti-tuzioni locali di Firenze, Greve in Chianti,Monsummano Terme, etc. Al tempo stesso abbia-mo collaborato con altre associazioni, fra le qualiAmnesty International, Kiwani, Testimonianze,Transafrica e Xena. Abbiamo par-tecipato a confe-renze organizzate da altri, come il Primo CongressoMondiale Berbero (1997). Ogni anno la nostra as-sociazione è presente all’ONU di Ginevra, dove siriunisce il Gruppo di Lavoro sui Popoli Indigeni.

PUBBLICAZIONI

La causa dei popoliL’unica rivista italiana dedicata ai problemi delle mi-noranze, dei popoli indigeni e delle nazioni senzastato. Gli articoli sono firmati da autorevoli espertiitaliani e stranieri, ma anche dagli esponenti dei po-poli in que-stione. Dalla Corsica al Nepal, dagli In-diani del Nordamerica ai popoli indigeni del Pacifico,la rivista offre un panorama aggiornato delle lotteindigene odierne.

Mailing list PopoliLa nostra mailing list contiene aggiornamenti su li-bri, riviste e altre iniziative organizzate in Italia eall’este-ro. Inoltre, un calendario mensile su mo-stre, conferenze e festival.

LibriAmerica indigena (1992)I custodi della terra (1993)Popoli indigeni popoli minacciati (1998)Il sangue della terra. La lotta degli U’wa contro laOccidental Petroleum (2003)

BibliografiePer poter aiutare i laureandi, i giornalisti e gli studiosicuriamo una bibliografia italiana (1966-oggi) che vie-ne costantemente aggiornata. Oltre a questa, stia-mo raccogliendo il materiale per altre duebibliografiche tematichein italiano: una sulle mino-ranze religiose e una sui film dedicati ai problemidelle minoranze.

Via Trieste 11, 50139 Firenze,tel. 055-485927

[email protected]://popoli.open-lab.com

(indirizzo provvisorio)

Il Cerchio 29

XXV° COORDINAMENTODE IL CERCHIO

- La riunione inizia commentando la recente apparizionenella trasmissione Geo & Geo di Rai Tre dell’associazione IlCerchio. La scelta di accettare questa opportunità, nonostanteil breve tempo a disposizione non consentisse di trasmetterel’autentico approccio del Cerchio alle tematiche in questione, èstata fatta in funzione di poter comunque far conoscere le

attività dell’associazione a un pubblico più vasto. In ogni caso si decide di pubblicare sulprossimo numero del giornale la versione integrale dell’intervista.

- Antonio Carta ha invitato tutte le associazioni del Cerchio a sostenere la campagnaper la raccolta di firme contro la revoca della sospensione della pena di morte perFernando Caro, prigioniero Nativo nelle carceri USA. Naturalmente viene preso l’impe-gno di diffondere le petizioni e attivarsi nella raccolta delle firme inoltre verrà pubblicatosul sito dell’associazione come azione urgente.

- A tal proposito viene comunicato che il sito è stato rinnovato con un nuovo indirizzowww.associazioneilcerchio.it e si farà il possibile per tenerlo costantemente aggiorna-to.

- Al fine di trovare un maggiore coinvolgimento da parte dei soci dell’associazione erilanciare la collaborazione con altre associazioni che si impegnano in tematiche affiniviene proposto di organizzare, per l’appuntamento del coordinamento autunnale, duegiornate che prevedano:

o la presentazione delle varie esperienze dell’associazione degli ultimi anni (Chiapas,Innu, M.Graham, Darlington, ecc.);

o una iniziativa a carattere culturale per la serata con la partecipazione di alcunirappresentanti Nativi;

o la proposta ad altre associazioni affini alla nostra e con le quali abbiamo giàcollaborato in passato ( Soconas I. Survival, e altre) di portare avanti una cam-pagna congiunta per la ratifica da parte dell’Italia della convenzione ILO 169 suldiritto all’autodeterminazione dei popoli indigeni e lanciare una campagna anticelebrazione del “columbus day” per il 2008.

Infine, qualcosa vogliamo dire anche sul luogo dove ci siamo ritrovati…Ca’Malanca. Questorifugio e museo, attualmente gestito dall’ANPI (associazione Nazionale Partigiani hanno italia-ni) ha visto morire, tra il 10 e il 12 ottobre del 1944 decine di partigiani che si trovarono sottoil fuoco dell’esercito tedesco in ritirata dalla linea Gotica da sud e le brigate nazifasciste danord. Molti dei partigiani che trovarono la morte in quei giorni passarono le loro ultime oreproprio a Ca’ Malanca…ognuno di noi, nei due giorni trascorsi al rifugio, ha riallacciato almenoper un istante un legame emotivo di rispetto e commozione con quelle donne e quegliuomini morti per la libertà…di cui noi siamo eredi.

Brisighella, 5 maggio 2007Rifugio Ca’Malanca

Per l’Associazione Il Cerchio

Toni

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In TV a Geo & Geo ….

Lo scorso 4 maggio è andata in onda, su RAI3 nel corso della trasmis-sione Geo & Geo, un’intervista ad un rappresentante del Cerchio.L’intervista ha avuto una durata inferiore a quella prevista pertantonon abbiamo potuto sviluppare come volevamo alcuni concetti a noicari…Per questo motivo riportiamo di seguito il testo integrale dell’intervistacome avremmo voluto che fosse… La redazione

D: cos’è e quando nasce il Cerchio?

Il Cerchio nasce nel 1992 come coordina-mento di associazioni, gruppi e singole per-sone che si interessano dei popoli indigeniamericani. Era l’anno delle celebrazioni per il500entenario della cosiddetta “scoperta” delcontinente americano ma per i popoli nativiamericani rappresentò l’occasione per ricor-dare al mondo che in realtà 500 anni primaera iniziato un tentativo di genocidio e che ,soprattutto quel tentativo non era riuscito eloro erano ancora presenti a rivendicare i lorodiritti. In tutto questo Il Cerchio, come altreassociazioni in Italia, in Europa e nel mondolavorammo nel sostenere i Nativi americaninelle loro lotte.

D: Come funziona il vostro coordi-namento?

Come dicevo Il Cerchio nasce come coordi-namento e diventa associazione nel 1995. Ilsenso del coordinamento è contenuto nel suonome: il Cerchio appunto. Il Cerchio per i po-poli nativi rappresentava e rappresenta atuttoggi il simbolo dell’equilibrio universale, ilciclo della vita, la rappresentazione del tem-po ma anche un uguaglianza tra gli esserianimati ed inanimati dell’universo, un univer-so dove l’essere umano è una delle compo-nenti che in virtù della sua intelligenza contri-buisce a questo equilibrio e non alla sua di-struzione…così nel cerchio i rapporti sono vissuti comeapporto di tutti nella propria diversità. Per-tanto gli aspetti giuridici dell’associazionesono limitati per ciò che è strettamente ne-cessario.

D: Qual è il vostro approccio al mon-do dei nativi americani?

Sicuramente è per noi chiaro che appartenia-mo a culture diverse, ne’ io e ne’ Vittorio sa-remo mai Lakota o Apache e viceversa… maè proprio questa diversità che ci attrae…maaldilà di questo pensiamo che sia fondamen-tale rivedere il rapporto delle culture domi-nanti con quella dei popoli indigeni ..Anche ri-guardo a questo la risposta è nel sottotitolodel coordinamento e cioè “coordinamento disostegno ai/dai Nativi americani” …questaspecifica ai/dai ha un significato ben precisorelativo al rapporto di scambio tra la loro e lanostra cultura perché se è vero che noi pos-siamo sostenerli nelle loro lotte perl’autodeterminazione è altrettanto vero cheloro possono aiutarci a recuperare un rap-porto con il nostro pianeta meno conflittualedi quanto non sia ora…

D: Quali sono state le vostre espe-rienze più significative?

In questi 15 anni Il Cerchio ha rivolto la suaattività in molte direzioni :

- solidarietà verso intere nazioni nati-ve attraverso campagne di sensibilizzazionee pressione come quella per il popolo Apachecontro l’osservatorio astronomico sulM.Graham (20.000 firme e 3 mozioni al par-lamento), scorie nucleari western shoshone,voli a bassa quota Innu…oppure verso singoliNativi in questo caso prigionieri politici e nonalcuni molto noti come Leonard Peltier oFernando Caro . E’ importante ricordare chenegli USA i Nativi vantano il triste primato diessere la popolazione carceraria proporzio-nalmente più numerosa ed è difficile credereche sia dovuto al fatto che siano più cattivi….

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- Per tre anni il cerchioha contribuito a finanziare unprogetto di insegnamento del-la lingua tradizionale Cheyennee Arapaho ai ragazzi di unascuola dell’Oklahoma : ladarlington School pressoCalumet oppure abbiamo con-tribuito alla costruzione di uncentro medico a Oventic inChiapas..

- Contribuire alla cono-scenza delle culture nativeamericane attraverso l’orga-nizzazione in Italia di eventiculturali quali tour e conferen-ze con rappresntanti Nativicome Lance Henson, FrankDreaver, Sharon Venne, Mikee Ola Cassadore e tanti altri …L’importanza di tutta l’attivitàdi divulgazione della culturanativa americana è racchiusain una frase di un attivistadell’AIM di molti anni fa che di-ceva che “la cosa più difficileper un indiano americano oggiè dimostrare di esistere”

In queste parole, ripresentatein tante versioni negli anni suc-cessivi anche dai nativi invitatiin Italia, si trova tutta la dispe-rata ricerca della dignità di unpopolo…volendo fare un paral-lelo in termini di ricerca delladignità di popolo, da pochi gior-ni è passato il 25 aprile che pernoi italiani è la festa della libe-razione, la liberazione dall’op-pressione nazifascista; i Nati-vi non hanno una festa dellaliberazione ma sono costrettiogni giorno a lottare per riu-scire a sopravvivere, fisica-mente e culturalmente inmodo da mantenere la spe-ranza di poterla avere un gior-no una festa per la liberazio-ne….

BILANCIODELL’ASSOCIAZIONE IL CERCHIO

Come ogni anno pubblichiamo il bilancio dell’Associazione

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La fonte e la data delle notiziesono riportate tra parentesi.Per qualsiasi segnalazione o richiesta di ulteriori informazioni si prega di contattare Il Cer-chio oppure direttamente gli indirizzi indicati.

BANGLADESHIn Bangladesh, l’esercito hasfrattato 750 famiglie mrudalle loro terre ancestrali. I Mrusono una delle tribù “Jumma”che vivono nelle ChittagongHill Tracts, nei remoti villaggidel distretto di Bandarban Hill.(Fonte: Survival International,05.02.2007)

BOLIVIALe forze dell’ordine bolivianehanno annunciato cheSanchez de Losada, ex presi-dente della Bolivia (che scap-pò nel 2003 dal suo paese conun aereo diretto a Washingtonmentre centinaia di migliaia diboliviani raggiungevano la ca-pitale per manifestare controdi lui e il suo governo) e gli exministri della Difesa CarlosSanchez Berzain e degliIdrocarburi Jorge Berindoasono stati dichiarati fuggitividella Giustizia, pertanto, èstato emesso un mandato dicattura inviatoall’Interpol. Losada èaccusato anche digenocidio per i ses-santa assassinati,nell’ottobre del2003, durante la fa-mosa ondata di pro-testa popolare cheprodusse la sua cac-ciata e quella del suogoverno. (Fonte:A D I T A L ,05.02.2007)

BOTSWANAA metà gennaio,quaranta Boscimanisono riusciti a torna-

re a casa, nella riserva delKalahari centrale (CKGR), no-nostante una massiccia pre-senza di polizia e i suoi tenta-tivi di convincerli a rimanerenei campi di reinsediamento.Molti altri stanno organizzan-do il loro rientro. (Fonte:Survival International,05.02.2007)

BRASILEGli Enawene Nawe (foto), ungruppo di Indiani relativamen-te isolati, hanno denunciato ilprogetto di costruzione di unaserie di dighe che potrebbec o m p r o m e t t e r eirrimediabilmente la loro capa-cità di autosostentamento.(Fonte: Survival International,05.02.2007)

BRASILEDopo il blocco di unasuperstrada effettuato dagliEnawene Nawe, il GovernoBrasiliano ha accolto moltedelle importanti richiesteavanzate dagli Indiani. LaFUNAI esaminerà lerivendicazioni degli EnaweneNawe e delle altre tribù conl’obiettivo di riconoscere uffi-cialmente l’area come terraindigena. (Fonte: SurvivalInternational, 3 luglio 2007)

COLOMBIAL’impresa Chiquita è statacondannata per aver sovven-zionato gruppi di paramilitari,con l’assenso del direttivo del-l’impresa di Cincicnnati, nellostato nordamericanodell’Ohio. La multinazionale ha

anziano enawene - www.survival.es

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piantagioni nella zonadi Uraba, vicino la fron-tiera con Panama. Ne-gli anni ’90 questa re-gione è stata una dellepiù colpite dai massa-cri di contadini, fatte daquesti gruppiparamilitari di destra.La maggioranza deicasi di torture e mas-sacri sono stati realiz-zati perché i contadinivenivano consideratialleati o simpatizzantidi gruppi guerriglieri.L’antica multinaziona-le e dieci dirigenti nonidentificati e impiegatihanno sovvenzionatocon 2 mila dollari in as-segni e denaro dal1997 al 2004 una“violenta organizza-zione di estrema de-stra” chiamataAutodefensa Unidas deColombia (AUD) o leFuerzas deAutodefensa de Co-lombia, secondo il Di-partimento di Giustiziadi investigazione crimi-nale della Corte Fede-rale. Per questo gravecrimine di collaborazione conun’organizzazione terrorista,divulgato per la prima voltasolo dai mezzi alternativi di in-formazione, la compagniaChiquita è arrivata ad un ac-cordo con il Dipartimento diGiustizia in virtù del quale do-vrà pagare nel corso dei pros-simi cinque anni una multa di25 milioni di dollari, più inte-ressi. (Fonte: agenzia Adital,marzo 2007)

COLOMBIANon sono stati ancora ritro-

vati i 28 indigeni Embera spa-riti dopo aver partecipato allaprotesta lungo la via Pereira-Quibdò. Il fatto è stato denun-ciato dopo che quasi 900 in-digeni, che avevano occupa-to un tratto di strada, sonostati sgomberati e spostati aforza dalla polizia. Lo scorsovenerdì i manifestanti giuntidalla regione del Chocò si era-no seduti sul ponte La Unionsul fiume San Juan, nella zonarurale di Pueblo Rico(Risaralda) per bloccare lastrada in segno di protesta.

L’azione aveva comportatoanche la chiusura del chilome-tro 18 della strada che daQuidbò porta a Medellin la-sciando isolati i 110.000 abi-tanti della capitale del Chocò.Il giorno dopo, da Pereira, èstato inviato l’ESMAD, losquadrone antisommossadella polizia, per sgomberaregli indigeni e trasportarli aGuarato, sempre nel Chocò.Luis Evelis Andrade Casamadell’organizzazione nazionaleindigena ONIC testimonia chein seguito allo sgombero sonoscomparse 28 persone, allequali si aggiungono tre minoriche - secondo le testimonian-ze raccolte - sarebbero statispinti dalle forze armate nelfiume San Juan. Oltre a ciò,tredici indigeni sono stati feri-ti, alcuni in modo grave. La se-gretaria del Governo diRisaralda, María Victoria VélezAcevedo, afferma invece cheda venerdì erano attese le au-torità del Chocò per trattareuna soluzione, ma dopo 18ore di blocco della strada chenon permetteva la mobilità nédi merci né di persone l’ESMADè dovuto intervenire con losgombero. “In quel momen-to passavano per il ponte trebambini con i loro genitori.Non si può parlare di personescomparse ma smarrite nellaconfusione”, ha aggiunto.(Fonte: El Tiempo, 28 mag-gio 2007)

EQUADORLa temperatura della terra au-menta a ritmi inarrestabili; glieffetti sono noti, dal disgelodei ghiacciai, all’aumento del-la desertificazione,all’intensificazione delle tor-mente tropicali. Altrettanto

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note sono le cause, prime traquali le emissioni di gas,l’estrazione petrolifera e unmodello economico e di con-sumo del tutto insostenibili. Ri-sale a poche settimane fa laproposta, lanciata dal gover-no ecuadoriano, di non sfrut-tare campi petroliferi presentiin aree ad alta biodiversitàcome il caso del parco delloYasunì, sulla base di un tripliceobiettivo: rispettare i diritti deipopoli nativi, conservare labiodiversità e controllare icambiamenti climatici. Su que-sta base, il governoecuadoriano domanda ai pa-esi arricchiti del nord del mon-do una compensazione del50% di quello che lo statoguadagnerebbe, basandolaproprio sulle responsabilità“diverse” in relazione ai cam-bi climatici. È legittimo che unpaese del sud che assumecome centrale nella sua poli-tica la responsabilità versol’ambiente e verso tutti gli al-tri popoli della terra, sia quan-to meno compensato per isuoi sforzi e per il mancatoguadagno monetario che que-sto comporta. A livello inter-nazionale questa propostatrasformerebbe la logica at-tuale su come affrontare icambiamenti climatici. (Fonte:A Sud, giugno 2007)

EQUADORIl leader indigeno ecuadorianoLuis Macas ha affermato inuna conferenza stampa aMadrid, la necessità di nazio-nalizzare le risorse naturali edare avvio ad una riformaagraria nel paese, senzaaspettare il processo della Co-stituente. Macas, ex candida-to alle presidenziali 2006, haassicurato che, nonostantel’agenda dei movimenti indige-ni ecuadoriani sia diversa daquella del governo, il proces-so costituente promosso dal

presidente ecuadoriano,Rafael Correa, è un’op-portunità per un “cam-bio trascendentale cheriunisca la voce di tutti”. Hainoltre affermato che “le ri-sorse naturali devono passa-re in mano agli ecuadoriani edessere nazionalizzate”, perchési ridistribuisca equamente laricchezza e per evitare che legrandi imprese multinazionalicontinuino a prendersi l’80%dei benefici. Questa naziona-lizzazione degli idrocarburideve essere fatta senzaaspettare l’assemblea costi-tuente, così come è stato fat-to da Evo Morales in Bolivia.Inoltre, ha aggiunto Macas, ilprofitto che si otterrebbe dal-la nazionalizzazione deve ser-vire per riattivare la produzio-ne interna e l’agricoltura ed èper questo necessaria ancheuna riforma agraria “per rag-giungere l’obiettivo della sicu-rezza e della sovranità ali-mentare”. (Fonte: A Sud -07/06/2007)

GUANTANAMOUn nuovo rapporto sulla situa-zione vissuta dai detenuti nellabase di Guantanamo è statooggi diffuso da AmnestyInternational. Il rapporto con-tiene anche informazioni sullanuova struttura, nominata“Campo 6”, aperta nel mesedi dicembre ’06. La versioneintegrale del rapporto USA:Cruel and inhuman –Conditions of isolation fordetainees in GuantánamoBay, sarà disponibile in linguainglese dal 5 aprile all’indirizzohttp://web.amnesty.org/library/Index/ENGAMR510512007 (Fonte:Amnesty International, mar-zo 2007)

GUATEMALANella ricerca di dare maggiorepresenza politica e pubblica al

suo popolo, lasostenitrice dei diritti indigenie Premio Nobel nel 1992,Rigoberta Menchú, ha presoin esame la possibilità dicandidarsi per la presidenzadel suo paese natale nelleprossime elezioni del 2008.(Fonte: ADITAL, 31.01.2007)

INDIAIn un allarmante rapporto, leNazioni Unite esortano l’Indiaa proteggere gli Jarawa delleisole Andamane chiudendo lastrada che attraversa il loroterritorio. Sono ormai quattroanni che il governo indianocontinua a ignorare la senten-za della Corte Suprema chenel 2002 ne ordinò la chiusu-ra. L’iniziativa delle NazioniUnite giunge come risposta adun altro rapporto compilato daSurvival. (Fonte: SurvivalInternational, 16 aprile 2007)

ITALIASurvival rilancia la campagnaper l’adozione della Conven-zione ILO 169 da parte del-l’Italia. Dopo il successo con-seguito nel dicembre 2006 inSpagna, dove il governo haadottato la Convenzione ILO169 sui popoli indigeni e tribali,Survival rilancia la campagnaper la sua ratifica anche daparte dell’Italia. La 169 è la piùimportante legge internazio-nale sui popoli tribali e costi-tuisce uno strumento di vitaleimportanza per la difesa deipopoli indigeni di tutto il mon-do. (Fonte: SurvivalInternational, 16 aprile 2007)

MESSICO67 giornalisti assassinati. Conl’ultimo assassinio del giorna-lista Amado Ramírez Dillanescorrispondente di Televisa daAcapulco e conduttore delnotiziario locale Al Tantod e l l ’ e m i t t e n t eRadiorama a tut-t’oggi si contano67 giornalisti assas-sinati dal 1983.Amado RamírezDillanes è morto a50 anni. Per tuttaquesta situazione divergognosa impuni-tà su tutti gli assas-sini dei giornalisti el’assenza di azioni pre-ventive, situazioni che ab-biamo sempre denunciatocome metodi sicuri per in-debolire le libertà di stam-pa e di espressione, tuttinoi siamo uniti alla de-nuncia unificata diFAPERMEX e dellaFELAP. (Fonte: ALAI,febbraio 2007)

MONDOA sei mesi dal suo lancio, il li-bro satirico di Survival “Arri-vano i nostri!” continua a rac-cogliere grande consenso.Recentemente si sono espres-si a suo favore numerose au-torità britanniche, tra cui il Pri-mo Ministro Tony Blair e gli Ar-civescovi di Canterbury eWestminster, riconoscendoche “lo sviluppo forzato ucci-de i popoli tribali”. “Arrivano inostri!” ha segnato l’inizio diun’importante campagna diSurvival che offre una nuovae radicale visione dello ‘svilup-

po’ e del suo devastante im-patto sui popoli indigeni. (Fon-te: Survival International, 16aprile 2007)

NIGERIAContinua la campagna di de-nuncia sullo scandalo checoinvolge la multinazionaleENI in Nigeria e che chiede ilrispetto per i diritti umani, eco-nomici e politici dei milioni dinigeriani che vivono sul Deltadel Niger con meno di duedollari al giorno. Il ministro del-l’ambiente si è impegnato aprendere misure contro la pra-

tica del gas flaring e a chiede-re al Ministro Padoa Schioppaun intervento sull’Eni affinchél’azienda italiana, ancora diproprietà dello Stato per il30%, assuma un comporta-mento ecologicamente re-sponsabile. L’On. PaoloCacciari ha presentato un’in-terrogazione parlamentaresulle attività dell’ENI. (Fonte:A Sud Onlus, 12.02.2007)

disegno di Margherita Torri

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OSLOLuisa Morgantini, Vice Presi-dente del Parlamento Euro-peo, ha partecipato ad Osloinsieme a Jody Williams, pre-mio Nobel per la pace per laCampagna contro le mine, alForum della Società Civile sulleMunizioni a Grappolo (Cluster)organizzata da Norwegian Aide la Coalizione contro leCluster Bomb e ad un incon-tro al Parlamento Norvegesedi un network di parlamentariper la messa al bando dellebombe cluster. Il Forum si tie-ne prima della Conferenza or-ganizzata dal governo Norve-gese con la presenza di 48paesi per la messa al bandodella armi che colpiscono i ci-vili durante e dopo il conflitto.(Fonte: Latinoamerica forum,28.02.2007)

PARAGUAYUn proprietario terriero cheoccupa illegalmente una par-te della terra ancestrale degliAyoreo-Totobiegosode ha di-strutto i territori di caccia de-gli Indiani. Su tutta l’area ri-vendicata dagli Indiani gravauna pesante minaccia dideforestazione. (Fonte:Survival International, 3 luglio2007)

PERÙTribù incontattate rischianol’estinzione due delle ultimetribù incontattate del mondorischiano l’estinzione nono-stante dieci anni fa, il 1 aprile1997, siano state create dueriserve per proteggerle. (Fon-te: Survival International, 16aprile 2007)

TANZANIASui cacciatori-raccoglitorihadzabe incombe la minacciadi uno sfratto forzato dalle loroterre ancestrali a beneficio diuna società straniera che or-ganizza safari di caccia. Come

i Boscimani, anche gli Hadzabevengono spesso dipinti dallastampa come ‘primitivi’ ali-mentando pregiudizi che ven-gono utilizzati per legittimarela violazione dei loro diritti.(Fonte: Survival International,3 luglio 2007)

VENEZUELAVittoria degli Indianicontro l’estrazio-ne mineraria. Ilministro del-l’ambientevenezuelanoha an-

nunciato un decreto presiden-ziale che vieta l’apertura dinuove miniere di carbone nel-la Sierra de Perijá, nello statodi Zulia. È stato proibito an-che l’ampliamento delle minie-re già esistenti. (Fonte:Survival International, 16 apri-le 2007).

disegno di Margherita Torri

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Venus in transit

a partial eclipsewhen venus movesbetween the earth and sun

perhaps this is the way of it

we movea shadow of venus movesacross the open expanse of our livesan interplay of darkness and lightbarely visiblerareyet too easily overlooked

universal forcesa realignment of planetsenergies shiftingnew perceptions of this worldand the nextimmense transformationsoccurring as we put the kettle onargue with our neighbours

watch another night of reality tv

while venus in transit remainsunseen in our day to day

Venere in transito

un’eclissi parzialequando venere si muovetra la terra e il sole

forse così dev’essere

ci muoviamoun’ombra di venere si muoveattraverso l’aperta distesa delle nostre viteun gioco tra oscurità e lucevisibile a stentoraroeppure troppo facilmente ignorato

forze universaliun riallineamento di pianetiscambio di energienuove percezioni di questo mondoe del prossimoimmense trasformazioniavvengono mentre mettiamo su il tediscutiamo con i vicini

guardiamo un’altra notte di reality in tv

mentre venere in transito rimanenon vista nel nostro vivere quotidiano

Kateri Akiwenzie-Damm

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Domenico Buffarini“IL SENTIERO DELLE LACRIME”

Edizioni Biblioteca dell’Immagine 2006

Auro&Mauro di Huka Hey Pordenone, ci segnalano que-sto volume sulla storia degli Indiani d’America.L’autore è una nostra vecchia conoscenza, e insieme alui in passato Huka Hey ha già pubblicato “Wakan”;Domenico Buffarini. Un’opera che raccoglie in manieradettagliata la storia dei Nativi Americani, dalla conquistaspagnola del nuovo continente ai giorni nostri. Un viag-gio alla scoperta delle origini, delle abitudini, del grandeorgoglio, della forza, della naturale saggezza e della bel-lezza di questo popolo. Quest’opera si divide in sei volu-mi, al momento sono disponibili i primi due.

LATINOAMERICA N. 97

Il numero 97 di Latinoamerica ha la consistenza di un numero doppio, pur essendo un numero singolo.Nelle 208 pagine che lo compongono, illustrate dalle immagini scattate in Nicaragua da Pierpaolo Verdecchi,c’è molta attualità. La denuncia per esempio del premio Nobel Pérez Esquivel dell’inaccettabilità diconcedere agli Usa, padrini del crudele Plan Condor, ulteriore spazio per basi militari in Italia, ma ancheuna certosina analisi degli accadimenti degli ultimi mesi del 2006.A cominciare dalle elezioni in Venezuela, Brasile, Nicaragua, ed Ecuador commentate, rispettivamente,da Michel Bonnefoy, Ulises Urriola e Gennaro Carotenuto, da Emir Sader, Emilio Marin e Pedro Casaldaligae da Giuseppe De Marzo.Ci sono anche riflessioni sui contraccolpi suscitati in Messico dalle elezioni con conteggio sospetto chehanno portato alla presidenza di Felipe Calderon. Gennaro Carotenuto, Gilberto Lopez Rivas e CarlosBeas Torres raccontano le libertà violate ad Oaxaca, mentre nel settore Analisi, il professor Saxe-Fernandez e Matteo Dean approfondiscono il problema della difficile sopravvivenza della democrazia nelMessico attuale.C’è pure un bilancio di Raul Zibechi su un anno di governo di Evo Morales, e una cronaca coraggiosa diFrançoise Houtart su un tribunale pubblico e simbolico che in Colombia ha giudicato l’impunità deiparamilitariFrançoise Houtart, che ne è stato uno dei fondatori, con Alex Zanotelli è il nostro testimone anche alForum Sociale Mondiale svoltosi quest’anno a Nairobi, mentre Luis Sepulveda e il vecchio grande poetaMario Benedetti ricordano agli smemorati che era il feroce dittatore Pinochet. Sulla ferocia del mondo,anche quello che si ritiene democratico, è basato il reportage dal Libano di Gianluca Urini. Un ampiospazio è dedicato agli ottant’anni di Fidel Castro e ai cinquanta anni dello sbarco del Granma che detteinizio alla rivoluzione cubana, celebrati con un seminario a l’Avana.C’è, in Documenti e testi anche una cronaca grata di Felipe Perez Roque, giovane Ministro degli esteri,che racconta il Fidel che lui conosce. Un inedito.Infine siamo felici di segnalare un saggio di Silvia Baraldini a 40 anni dalla nascita delle Pantere Nere,che segnò un momento cruciale nella lotta per l’affermazione dei diritti civili fra le minoranzeemarginate degli Stati Uniti.Info: www.giannimina-latinoamerica.it

Questi sono i gruppi che attualmente costituiscono il Coordinamen-to Nazionale di Sostegno ai Nativi Americani

*Associazione Kiwani - Il Risveglio via Palagio 29 - 50065 Pontassieve (FI).Tel/fax : 055 8450201 e-mail: [email protected] - [email protected]

*Waga Chun c/o Piero Fantoni, Via Valinosio, 3 - Cortandone (AT), Tel 0161 849179*Associazione Wambli Glesca c/o Massimiliano Galanti, Via Val Pusteria 27, 48100 Ravenna.

Tel. 0544 0407058 e-mail: [email protected]*Coordinamento per il Monte Graham c/o Corrado Baccolini P.zza Sassatelli 34, 41057

Spilamberto (MO) Tel. 059 935140*Associazione Alter-Nativi c/o Vittorio Delle Fratte, via H.A. Taine 51 00100 Roma

Tel. 06 72673072 oppure 335 7533193 e-mail: [email protected]*Associazione Huka Hey c/o Auro Basilicò, Via Pitter 1, 33170 Pordenone. Tel. 0434 370558

e-mail: [email protected] - [email protected]*Associazione Mitakuye Oyasin c/o Claudia Sodo, Via C.F. Bellingeri 4, 00168 Roma

Tel. 06 33 88 066 - 339 37 40 640 e-mail: [email protected]*Comitato Pro Indios di Roraima (Brasile) Silvia Zaccaria c/o ASAL Ass. Studi America Latina

via Tacito 10, 00193 ROMA tel. 0039.06 32 35 389 – fax 0039.06 32 35 388e-mail: [email protected] – www.indiosdiroraima.org

*Gruppo Heyata c/o Claudio Rigodanzo - Via Costo, 9 - 37030 Roncà (VR) Tel.045 6545052 E-mail: [email protected]; [email protected]

*Referente per la libreria de “Il Cerchio”: Giuliano Pozzi Tel. 339 63 59 170e-mail: [email protected]

*Coordinatore de “Il Cerchio”: Vittorio Delle Fratte tel. 335 7533193

e-mail: [email protected](per far parte del coordinamento e collaborare basta contattare uno dei gruppi o partecipare agli incontrile cui date cercheremo sempre di divulgare attraverso questo giornale, il sito internet e le comunicazioniai soci)

Le Tribù del Cerchio

ATTENZIONE:

vogliamo ricordare a tutti i soci che, se non aveteversato la quota associativa de “IL CERCHIO”nell’ultimo anno, la vostra iscrizione è scaduta.Per continuare a sostenere il coordinamento ericevere il giornale vi invitiamo a rinnovare l’adesioneall’associazione, effettuate al più presto ilversamento, come indicato in fondo al giornale.

IL CERCHIO èl’Associazione senza fini di lucro

che coordina i numerosi gruppi ed indivi-dualità italiani che svolgono attività di sostegno

ai Nativi Americani e di salvaguardia della Madre Ter-ra: prigionieri politici, lotte per difendere le terre ancestrali

e tribali, iniziative volte alla salvaguardia delle culture native,programmi di sostegno economico e di raccolta fondi per pa-

gare spese legali e petizioni, tenendo contatti con le associazionid’oltreoceano.Questo periodico ti fa avere notizie dal continente americano, èuno spazio indipendente aperto a tutti, un posto dove confrontarsi ecrescere insieme, uno strumento di conoscenza e di lotta nato dal-l’esigenza di persone diverse, che pur vivendo lontane con esperienzee percorsi differenti sentono “qualcosa che le accomuna”.IL CERCHIO rappresenta uno dei pochi collegamenti con la realtà deiNativi in quanto le notizie, il più delle volte ignorate dal mondo della“grande informazione”, provengono da contatti diretti con essi. Questo giornale parla anche della spiritualità, dell’arte e dellaletteratura dei Nativi Americani e sostiene le loro lotte come

sostiene quelle di ogni popolazione nativa che abbia lemedesime difficoltà a mantenere viva la propria iden-

tità culturale.ASSOCIATI A

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