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n. 4 - APRILE 2011 La visita di Vittorio Emanuele II a Loreto, 150 anni fa L’istituzione dell’Eucaristia nell’arte lauretana d a l C e n t r o G i o v a n n i P a o l o l l i n s e r t o g i o v a n i POSTE ITALIANE SPA Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, CN/AN

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n. 4 - APRILE 2011 La visita diVittorioEmanuele IIa Loreto,150 anni fa

L’istituzionedell’Eucaristianell’artelauretana d

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POSTE ITALIANE SPASpedizione in abbonamento postale

D.L. 353/2003(conv. in L. 27/02/2004 n. 46)

art. 1, comma 1, CN/AN

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ORARI

Basilica della Santa Casaore 6.15-20 (aprile-settembre)ore 6.45-19 (ottobre-marzo)La Santa Casa rimane chiusa tutti igiorni dalle 12.30 alle 14.30.

Sante MesseSabato e giorni ferialiore 7, 8, 9, 10 ,11 (7.30 in S. Casa)ore 17 e 18.30 (aprile-settembre)ore 16.30 e 18 (ottobre-marzo)Rosario: ore 18 (17.30 ottobre-marzo)Domenica e giorni festiviore 7, 8, 9, 10, 11, 12ore 17, 18, 19 (aprile-settembre)ore 16, 17, 18 (ottobre-marzo)

ConfessioniGiorni ferialiore 7-12.10ore 16.00-19 (aprile-settembre)ore 15.30-18.30 (ottobre-marzo)Giorni festiviore 7-12.30ore 16-19.30 (aprile-settembre)ore 15.30-18.30 (ottobre-marzo)

Adorazione eucaristica quotidianaLunedì - Venerdì: 9.30-18; Sabato: 9.30-12

Sagrestia BasilicaDalle ore 7 alle 12; dalle ore 16 alle 19.Prenotazioni Sante Messe, stesso orario.

Celebrazione BattesimoPrima domenica di ogni mese:ore 17 (Basilica Santa Casa).

Celebrazione CresimaPrimo sabato di ogni mese:ore 18 (ore 18.30 aprile-settembre)Presentarsi un’ora prima per la regi-strazione dei documenti.

Celebrazione MatrimonioInformazioni presso il Parroco dellaSanta Casa: ore 10-12.

Congregazione Santa Casa-Negozio(a sinistra della facciata della basilica).Ufficio accoglienza pellegrini e informa-zioni, prenotazione guide turistiche, connegozio ricordi e stampe del santuario,abbonamento alla rivista e iscrizioni alleMesse Perpetue. Ore 8.30-12.30; 14.30-18.30 (15-19 giugno-settembre).

Ufficio Postale LoretoOrario: 8-13.30; sabato 8-12.30.

I N D I C A Z I O N I U T I L I

[email protected]@delegazioneloreto.it

TELEFONI

Sagrestia Basilicatel. e fax 071.9747.155

Parroco della Santa Casatel. 071.977130

Congregazione Santa Casatel. 071.970104 - fax 071.9747.176

Segreteria arcivescoviletel. 071.9747.173 - fax 071.9747.174

Curia Prelatura Santa Casatel. 071.9747.242

Rettore Basilicatel. e fax 071.9747.154

Archivio-BibliotecaSanta Casatel. 071.9747.160

Libreria Santa Casatel. 071.9747.178

Casa accoglienzamalati e pellegrinitel. 071.9747.200

Albergo Madonna di Loretotel. 071.970298 - fax 071.9747.218

Museo-Antico Tesorotel. 071.9747.198.Dal 4 novembre al 9 aprile chiuso dalunedì a venerdì, aperto sabato e do-menica con orario 10-13; 15-18.Dal 9 aprile al 4 novembre aperto tut-ti i giorni, tranne il lunedì, con orario:9-13; 16-19.

QUOTA ASSOCIATIVA A“IL MESSAGGIO della SANTA CASA”

Ordinario …………………… Euro 20,00Sostenitore ………………… Euro 35,00Benemerito ………………… Euro 40,00Estero …………………………… Euro 25,00

SITI INTERNETwww.santuarioloreto.itore 7.30: messa in diretta dalla Santa Casa

su www.santafamigliatv.it

* Servizio Autobus ANCONA PER LORETOFeriale: 5.45 - 6.45 - 7.45 - 8.45 - 9.45 - 10.15 - 11.15 - 12.1013.15 - 14.15 - 15.30 - 16.45 - 17.30 - 18.30 - 19.30 - 22.15Festivo: 8.00 - 10.20 - 12.40 - 15.00 - 17.45 - 20.15

Servizio Autobus LORETO PER ANCONAFeriale: 5.40 - 6.35 - 7.05 - 7.45 - 8.30 - 9.30 - 10.45 - 12.0013.00 - 13.45 - 15.00 - 16.00 - 17.05 - 18.15 - 20.25Festivo: 6.55 - 9.20 - 11.40 - 14.00 - 16.40 - 19.15

Servizio Autobus Loreto stazione per LoretoFeriale: 6.45 - 7.00 - 7.55 - 8.25 - 8.45 - 10.40 - 11.35 - 14.1515.00 - 16.10 - 17.20 - 18.15.Festivo: 7.55 - 8.15 - 10.55 - 11.45 - 14.15 - 16.20 - 17.05 - 18.15

Servizio Autobus Loreto per Loreto stazioneFeriale: 6.30 - 6.50 - 7.15 - 8.10 - 8.30 - 10.30 - 11.10 - 13.5014.30 - 15.35 - 16.28 - 17.55.Festivo: 7.35 - 8.00 - 10.35 - 11.10 - 13.50 - 15.35 - 16.30 - 17.55

COME RAGGIUNGERCI…

AutostradeBologna-Ancona-Bari eRoma-Pescara-Ancona:uscita Loreto.

Linee ferroviarieMilano-Bologna-An-cona-Lecce con discesa

alle stazioni di Loreto eAncona, e Roma-Falco-nara-Ancona, con servi-zio di autocorriere da

Ancona *.Aeroporto “R. San-

zio” di Ancona-Falco-nara, 30 km da Loreto.

LoretoLoreto

Mensile del santuario di Loreto

Delegazione PontificiaCongregazione Universale della Santa CasaP.zza della Madonna, 1 - 60025 Loreto (AN)

Registrazione Tribunale di Anconan. 7 del 12/08/1948

Iscritto nel ROC con il numero 2120

Direttore responsabile ed editorialePadre Giuseppe Santarelli

RedattorePadre Ferdinando Montesi

Consiglio di redazionePadre Stefano Vita

Don Giacomo RuggeriSuor Barbara Anselmi

Dott. Vito Punzi

Imprimi potest+ Mons. Giovanni Tonucci,

Delegato PontificioLoreto, 15 marzo 2011

Questo periodico è associato all’USPI(Unione Stampa Periodica Italiana)

La collaborazione alla rivista è gratuita

StampaAniballi Grafiche s.r.l., Ancona

Tel. 071.2861583 - Fax [email protected] - www.aniballi.it

“Il Messaggio” esce anche in inglese:

IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA

THE SHRINE OF THE HOLY HOUSE

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In copertina:

Guido Reni (1575-1642), attribuzio-ne, Cristo Risorto,Loreto, Museo-Antico Tesoro.Probabile sezio-ne di un più am-pio dipinto raffi-gurante “Nolime tangere”.

EDITORIALE124 Parlando di Congresso Eucaristico Nazionale…

… ricordiamo che la sua X edizionesi tenne proprio a Loreto, nel 1930p. Giuseppe Santarelli

LA PAROLA DELL’ARCIVESCOVO125 Betsabea, la pecorella piccina

mons. Giovanni Tonucci

126 LETTERE AL “MESSAGGIO”

SPIRITUALITÀ

127 L’Eucaristia e la vita quotidiana:il cammino della santitàfr. Stefano Vita

129 Jeshua, dolcemente, la chiamava “Immah”Valentino Salvoldi

130 “Il coraggio”sor. Francesca Entisciò

132 N come Nomesr. Maria Elisabetta Patrizi

SIMBOLOGIA MARIANA136 La Porta del Cielo

Filippo Di Cuffa

OGNI SANTITÀ PASSA A LORETO137 Enrico Medi, servo di Dio (1911-1974)

p. Marcello Montanari

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IL “MESSAGGIO” INTERVISTA…143 Luigi Accattoli

Vito Punzi

STORIA ARTE E CULTURA LAURETANA

144 L’istituzione dell’Eucaristia nell’arte lauretana /3p. Giuseppe Santarelli

147 Mostra del Lotto al Quirinale,Loreto presente con due tele

SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE148 Pubblicazione sulla Sala del Pomarancio a Loreto

PERSONAGGI ILLUSTRI A LORETO149 Vittorio Emanuele II, primo re d’Italia, a Loreto

Giuseppe Santarelli

151 LORETO NEL MONDO

152 VITA DEL SANTUARIO

156 NOTIZIE FLASH

SOMMARIO

IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Aprile 2011

n. 4 - APRILE 2011

“Loreto, dopo Nazaret,è il luogo ideale per pregaremeditando il misterodell’Incarnazione del Figlio di Dio.”

Benedetto XVI

125 143

144 149

inserto giovani dal CentroGiovanni Paolo ll

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Parlando di CongressoEucaristico Nazionale...

EDITORIALE

I l XXV Congresso Eucaristico Nazionale, che si celebrerà ad Ancona nei giorni 3-11del prossimo settembre, non è il primo a svolgersi nelle Marche, perché nei giorni

10-14 settembre 1930 ne fu tenuto un altro a Loreto con grande solennità e con un ar-ticolato programma.

Il vescovo Angelo Bartolomasi, presidente del Comitato Permanente dei CongressiEucaristici in Italia, e mons. Aluigi Cossio, vescovo di Recanati-Loreto e presidente diquel Congresso, in un messaggio congiunto rivolto il 10 dicembre 1929 a tutti i vesco-vi delle diocesi d’Italia, mettevano in evidenza come nella Santa Casa, «Maria, Vergi-ne Madre, divenne primo tabernacolo di quel Gesù, che per mezzo di lei si comunicòalla umanità, ed eucaristicamente, mediante la santa Comunione, fa degli umani petti

i suoi tabernacoli». Collegavano così quella celebrazione eucaristica alla Casa dell’Incarnazione.In considerazione del fatto che la Santa Famiglia abitò nella dimora di Nazaret, gli organiz-

zatori scelsero per il Congresso questo tema di riflessione: «L’Eucaristia, la famiglia e l’educa-zione cristiana». Una serie di relazioni e di scritti illustrarono il tema, nella specifica temperieecclesiale e sociale di quegli anni, con illuminanti prospettive e sapienti orientamenti pastorali.

Mons. Bartolomasi, in un altro scritto, metteva in evidenza che il Congresso Eucaristico Na-zionale di Loreto era il primo celebrato dopo la Conciliazione tra Chiesa e Stato in Italia, in for-za del Concordato dell’11 febbraio 1929. E, in qualche modo, collegava l’evento religioso con idestini della Patria. Il Congresso di Ancona si celebra nel 150° anniversario dell’Unità d’Italia epotrebbe essere propiziatore di un rinnovamento morale e religioso della nazione.

Mons. Bartolomasi faceva un cenno significativo anche alla Madonna di Loreto, che da dieci an-ni era venerata Patrona universale dei viaggiatori in aereo. Ad ogni modo, la vera ragione per cuifu scelta Loreto quale sede del X Congresso Eucaristico fu il carattere mariano del suo santuario,

quasi una esemplificazione del motto Ad Jesum per Mariam (A Gesù per mezzodi Maria) che era stato sottolineato nel Congresso del 1920 svoltosi a Bergamo.

A celebrazioni compiute, furono pubblicati gli Atti del X Congresso Eucari-stico Nazionale di Loreto, un ponderoso volume che raccoglie tutte le notiziedella preparazione e dello svolgimento degli eventi e numerose relazioni. Sitratta di una doviziosa documentazione che dà la misura di quanto fu opera-to in quella circostanza.

Un ignoto pittore, sensibile allo stile liberty floreale, elaborò il manifestodel X Congresso, immaginando due angeli che portano nelle mani la SantaCasa, come un tabernacolo, sulla quale si eleva un ampio ostensorio radiantecon l’Ostia santa nel mezzo, segnata dal trigramma JHS, sormontato da unacroce. Un aereo sorvola nello spazio contiguo, a richiamo del patronato dellaVergine Lauretana sugli aviatori. Sotto gli angeli, ai lati si vedono grappolid’uva e spighe di grano in un ricamo di rose. Sono i simboli eucaristici delpane e del vino. Una bella ideazione che coniuga efficacemente il tema del-l’Eucaristia con la Santa Casa. Una scritta all’interno del fregio recita: X Con-gresso / Eucaristico Nazionale / Loreto 10-14 settembre 1930 (vedi foto accanto).

P. GIUSEPPE SANTARELLI - DIRETTORE

… ricordiamoche la sua

X edizione sitenne proprio

a Loreto,nel 1930.

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Lucas Cranach (1472-1553),Betsabea dopo il bagno men-tre un’ancella le asciuga i pie-di, Berlino, Museo.

I l profeta Natan definì così Betsabea, quando parlò dilei a Davide. In quel momento, il re pensava di aver

ormai nascosto i suoi misfatti. Il capitolo 11 del secondolibro dei Re descrive il cinismo di Davide, che, per copri-re la sua prima colpa, ne commette tante altre e tradiscela sua dignità di uomo e di sovrano, la fedeltà alla suamissione e al suo popolo. Alla fine, un matrimonio ripa-ratore ha chiuso lo squallido affare. Resta solo un detta-glio, ricordato con una breve annotazione alla fine delcapitolo: “Ma ciò che Davide aveva fatto era male agliocchi del Signore”.

Dio era stato il grande as-sente nella storia del pecca-to. Ora Natan riceve da Diol’incarico di richiamare il resulla gravità della sua colpa.Per fare questo, adopera unesempio in cui si presentaun caso di giustizia: c’è unricco arrogante che ha ruba-to la pecorella piccina, unicaproprietà del povero suo vi-cino. Tale era stata la poveraBetsabea, sposa di uno deifedeli soldati di Davide, che,mentre il re rivolgeva il suosguardo impuro su sua mo-glie, era al campo di batta-glia, a rischiare la vita per ilsuo re e il suo popolo.

La donna era propriouna “pecorella piccina”, in-nocente e indifesa, nellegrinfie di chi era invece ar-rogante e prepotente. Leg-gendo attentamente la nar-razione biblica, vediamoche non si parla di violenza:Davide mandò semplice-mente dei messaggeri a

prenderla. Ma quale possibilità potevaavere la donna di negare al re quello chelui stava esigendo? Ed è anche vero che non si parla di uneventuale compenso per lo squallido servizio. Ma qualebisogno poteva avere allora il potente di pagare, quandoaveva ogni possibilità di compensare in altro modo lapreda, che poteva essere fiero di aver conquistata? È tri-ste dover constatare che, a distanza di secoli, la mentalitàdel maschio conquistatore rimane la stessa, e la donnacontinua ad essere umiliata nello stesso modo, prima an-

cora di essere toccata.Betsabea, nel suo primo

incontro con Davide, è unavittima sacrificata alla lus-suria del potente. Umiliatain tutti i modi, perché attor-no a lei tutti sapevano quel-lo che era accaduto e quindiquello che sarebbe accadu-to poi. Non dobbiamo fareun grande sforzo di fanta-sia per immaginare lechiacchiere sparse nell’am-biente di corte proprio daquei messaggeri che aveva-no compiuto l’ignobile mis-sione di essere mezzani nel-la faccenda; poi da chi do-vette comunicare a Davidel’avvenuto concepimentodi un figlio; poi da chi do-vette chiamare il poveroUria, marito inizialmenteignaro ma poi quasi sicura-mente cosciente di quello

IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Aprile 2011

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Betsabea,la pecorella piccina

LA PAROLA DELL’ARCIVESCOVO

MONS. GIOVANNI TONUCCI - ARCIVESCOVO DI LORETO

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che stava accadendo e di quello cheil re voleva da lui; e infine da chi do-vette eseguire l’ordine del re, cheesigeva la morte di quell’innocente,per coprire le proprie responsabilità.

In tutta questa agitazione, Betsa-bea, l’unica innocente, era vista in-vece da tutti come se fosse lei la re-sponsabile del disagio del re, dellaperdita di favore da parte di Uria einfine della sua uccisione. Anche sequalcuno avesse voluto essere bene-volo verso di lei, avrebbe comunquedetto che, in fondo, era lei che avevaprovocato tutte queste drammati-che conseguenze. Perché si sa comesono gli uomini e lei avrebbe dovu-to stare più attenta a quello che face-va e a dove lo faceva. Insomma, lacolpa non poteva che essere la sua.

Pensiamo anche a quello che do-vettero dire tra loro i servi di Davide,quando Betsabea, ormai vedova, en-trò nella casa del re e divenne sua mo-glie: giudizi pieni di rancore e di di-sprezzo, per una donna leggera, cheaveva provocato prima la propriavergogna e poi la morte di suo marito.

Il pentimento di Davide aprì infi-ne il cammino alla misericordia diDio. Quello che l’uomo aveva com-piuto nel peggiore dei modi, avevaprovocato una terribile catena dipeccato e di morte. Una concentra-zione di cattiveria aveva dato origi-ne ad una concentrazione di soffe-renza per tanti. Ma Dio infine offreanche alla vittima di tutto questomale la possibilità di risorgere e disuperare l’umiliazione, attraversoun trionfo conquistato con amore epazienza. Passano gli anni, e l’unicadonna a fianco di Davide è propriolei, Betsabea, la moglie amata e lamadre di Salomone, il principe desi-gnato a succedere nel trono a suo pa-dre. Per questo Betsabea, la pecorellapiccina, diventerà la regina, amorosae potente, capace, come vedremo, diconquistare il trono per suo figlio, aldi là e al di sopra dei complotti dicorte per favorire altri candidati.

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LETTERE AL “MESSAGGIO”

IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Aprile 2011

Loreto… che sorpresa!

Gli annali del santuario registrano innumerevoli testimonianze, lungoi secoli, di visitatori e di pellegrini che a Loreto hanno scoperto un mon-do colmo di sorprese. I visitatori laici vi hanno trovato mirabili e inso-spettate opere d’arte; i fedeli pellegrini vi hanno sperimentato il misticofascino della Casa di Nazaret. Un esempio. Santa Teresa del Bambin Ge-sù, pellegrina a Loreto nel novembre 1887, ha scritto nella sua «Storia diun’anima»: «Loreto mi ha rapita»!

Pubblichiamo una lettera giunta alla redazione che conferma questostraordinario fenomeno.

Rev.do Padre, per la prima volta sono stata a Loreto con mio marito,il 1° maggio. Quel mattino presto eravamo partiti per un’altra direzio-ne ma, per vari ostacoli inaspettati, siamo andati a fare una visita a unmonastero benedettino, dove conoscevo una monaca da anni, e vi siamorimasti per il pranzo.

I nostri progetti per quel giorno erano di andare a visitare i luoghidintorno, ma ecco che la madre badessa, dopo il pranzo, ci ha invitato aprendere la direzione di Loreto. Un’esclamazione e alcuni interrogativisi susseguirono: «La Casa… a Loreto! È lontano? Dobbiamo rientrarequesta sera»!

Beh, sentivo nascere dentro di me una sensazione, come una trepida-zione, una spinta ad andare. E così abbiamo obbedito.

Non trovo parole per esprimere la mia gioia, che è gioia e quiete, si-lenziosa e dolce, e per dire un incessante grazie a Maria Santissima.Grazie per questa giornata e per il ricordo che sempre resterà vivo in me.Grazie di questo incontro.

Vergine Lauretana, sii sempre nel mio cuore e guida sempre me e tutticoloro che sono nel mio cuore.

Lettera firmata

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La vocazione cristiana:essere Eucaristia vivente

Un giorno un vescovo concluse lasanta messa in modo insolito.

Invece di congedare l’assemblea conla formula “la messa è finita, andate inpace”, disse: “la pace è finita, andate al-la messa”. Queste parole esprimonouna grande verità. Esse ci dicono chela nostra vita è chiamata ad essereuna continua santa messa e che lestrade della nostra esistenza sonochiamate ad essere come altari, neiquali Dio desidera ardentementespezzare, in senso eucaristico, la no-stra persona per farne dono per glialtri. Questa vocazione trova confer-ma nel miracolo della prima molti-plicazione dei pani, riportataci dal-l’evangelista Matteo. Gesù, in que-sto episodio, rispondendo ai disce-poli che lo invitano a congedare la

folla, affinché si recasse nei villaggivicini per procurarsi il cibo, dice:“Non occorre che vadano: voi stessi dateloro da mangiare” (Mt 14,16). “Voistessi date loro da mangiare”. Il sensoletterale di questo versetto è chiaro:date loro il cibo che avete a disposi-zione. Il senso spirituale ci richiamainvece il farsi pane per gli altri: voistessi date loro da mangiare; in altreparole, siate voi il cibo che soddisfala sete d’amore, di verità, di libertà,di gioia, di pace, di consolazione, diaccoglienza, di casa, di famiglia, diamicizia che vive nel cuore dell’uo-mo. È come se il Signore ci dicesse:la vostra esistenza sia questo paneche dona vita, la vera vita.Un’ulteriore conferma diquesta chiamata la trovia-mo, espressa in modo moltochiaro e bello, in una pre-ghiera liturgica, tratta dal-

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SPIRITUALITÀ FR. STEFANO VITA

FFB

Verso il Congresso Eucaristico Nazionale

L’Eucaristia e la vita quotidiana:il cammino della santità

l’Ufficio divino. Così recita il testo:

Frumento di Cristo noi siamocresciuto nel sole di Dio, nell’acqua del fonte impastati,segnati dal crisma divino.

In pane trasformaci o Padre, per il sacramento di pace:un Pane, uno Spirito, un Corpo la Chiesa una - santa, o Signore.

Le parole di questo inno liturgicoci rivelano che noi siamo stati creatida Dio per essere pane per gli altri.Questa è la nostra vocazione fonda-mentale. La nostra vita è chiamata a

crescere in età, sapienzae grazia penetrata dairaggi del sole dell’amoredi Dio, impastata e cioèplasmata dall’acqua del-la volontà divina, e se-

Sopra: GiovanniLanfranco(1582-1634),Moltiplicazionedei pani.

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gnata dal cri-sma divino,vale a dire dal-la grazia deis a c r a m e n t i .Così Dio Padrepuò trasfor-marci in paneper quel sacra-mento di paceche è la Chie-sa, corpo mi-stico di Cristo;così egli puòrenderci vera-mente Chiesa.La vocazionefondamentale di ogni cristiano èdunque: essere Eucaristia vivente.La santità del cristiano pertanto de-ve realizzarsi secondo la forma del-l’Eucaristia, deve essere una santitàeucaristica. Questa è la vera realiz-zazione della vita. L’Eucaristia dun-que è il cuore, la fonte, il culmine e lascuola della nostra vita, sia comesingoli, sia come comunità. “Senzal’Eucaristia non possiamo vivere”, dis-sero i martiri di Abitene nel IV seco-lo. “Senza essere Eucaristia non possia-mo vivere veramente il Vangelo”, conti-nuiamo ad affermare oggi.

La vita quotidiana:altare per fare “memoria”di Cristo Gesù

Nella misura in cui la nostra vitaha questo orizzonte spirituale, sipuò realizzare in noi l’esortazioneche san Paolo rivolge ai Tessalonice-si: “Pregate ininterrottamente” (1Tess5,17). Questo pregare sempre, infatti,non ha a che fare con i tempi dellapreghiera, ma si riferisce al fare me-moria continua di Dio nella quoti-dianità della vita. Una memoria cheperò non vuol essere e non può es-sere semplice ricordo, ma memorianel senso eucaristico, cioè ri-attua-lizzazione nella nostra vita della vi-ta di Gesù, ciascuno secondo il pro-

prio stato divita e la pro-pria vocazio-ne. San Luca ciriporta questeparole di Gesùn e l l ’ U l t i m aCena: “Questoè il mio corpo,che è dato pervoi; fate questoin memoria dime” (Lc 22,19b;cfr. anche 1Cor11,23-25). “Fa-te questo in me-moria di me”.

Questo memoriale del suo gesto sirealizza sacramentalmente nella ce-lebrazione eucaristica, come bensappiamo, ma poi è chiamato a pro-seguire in senso spirituale nell’alta-re della nostra vita quotidiana. E co-me? Vivere con la consapevolezzache lui, Gesù, è sempre accanto anoi, dentro di noi. Vivere dialogan-do con lui e domandandogli: tu co-me agiresti in questa circostanza?Vivere facendo della sua Parolarealmente la lampada che illumina inostri passi, le nostre scelte, i nostrisentimenti e pensieri. Vivere la-sciandoci interrogare e interpellareprofondamente e con sincerità dicuore dalla Parola, lasciandoci met-tere in discussione da essa comespada a doppio taglio che “penetrafino al punto di divisone dell’anima edello spirito, fino alle giunture e allemidolla, e discerne i sentimenti e i pen-sieri del cuore” (Eb 4,12). “Fate questoin memoria di me”. Questa è la vita diogni cristiano. Gesù per noi nonpuò essere solo il senso della vita.Non basta! Gesù deve essere la no-stra stessa vita, ad imitazione dellavita di san Paolo che esclama “nonvivo più io, ma Cristo vive in me” (Gal2,20). Questo è stato il cammino deisanti. Se volgiamo lo sguardo sulpoverello di Assisi, san Francesco,constatiamo proprio questo. Egli è

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stato un uomo eucaristico. Tomma-so da Celano, suo biografo, così lodescrive: “Non era tanto un uomo chepregava quanto era diventato lui stessola preghiera” (2Cel. 94:681). San Fran-cesco, quindi, fu un uomo tutto tra-sformato in preghiera. Questa suacontinua preghiera, questa preghie-ra vivente, frutto dell’incontro conGesù povero e crocifisso e del desi-derio di stare con lui, di seguire lesue orme, l’ha reso uomo eucaristi-co, Eucaristia vivente. Egli, infatti,ha ricevuto da Dio il dono dellestimmate che visibilmente lo hannomanifestato tale. Questo è stato ilcammino anche di un grande figliodi san Francesco: san Pio da Pietrel-cina. Egli soleva dire di sé: “Sono unpovero frate che prega”. Sappiamo be-ne che in lui la preghiera era conti-nua, incessante, frutto di un amoregrande, vitale e appassionato perGesù e, come in san Francesco, que-sta continua preghiera l’ha reso Eu-caristia vivente. Anch’egli ha rice-vuto il dono delle stimmate, ren-dendolo fisicamente e visibilmenteuomo eucaristico. Questo camminodi conformazione a Cristo si è rea-lizzato, in quanto la loro preghieraincessante trovava nella celebrazio-ne eucaristica la fonte e il culmine.

Conclusione

L’Eucaristia, ci insegna il ConcilioVaticano II, è “fonte e culmine della vi-ta cristiana” (LG 11). Dall’Eucaristiascaturisce il nostro cammino spiri-tuale, il nostro desiderio di imitareGesù sempre più profondamente, diseguire le sue orme, e all’Eucaristiaquesto cammino deve tornare. Inquesta circolarità spirituale (Eucari-stia – vita quotidiana, vita quotidiana –Eucaristia) si realizza quel camminodi preghiera incessante che fa dellanostra vita un altare vivente, che fadelle nostre persone uomini e don-ne eucaristici, segno eloquente dellapresenza di Cristo risorto.

«Frumento di Cristo noi siamo…».

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“Ehi, tu, dove vai?”. Con voce roca il soldatoapostrofò quella donna che, col favore delle

tenebre, cercava di avvicinarsi al sepolcro. I suoicommilitoni dormivano, mentre egli non riusciva aprendere sonno, pensando a quell’uomo appeso allacroce e a quelle sue parole: “Padre, perdona loro.Non sanno quello che fanno”. Non solo l’aveva per-donato, ma anche scusato…

“Pilato ha comandato che nessuno si accosti aquella tomba”.

“Sono la mamma di Jeshua”.“Jeshua, Jeshua… Dio salva! Se Dio esistesse, non

l’avrebbe lasciato morire così”.“Lasciami andare, pregherò anche per te”.“Che cosa mi dai?”.“Ho qui solo un po’ di aromi, per ungere quella

grande pietra, visto che non posso toccare il corpo dimio Figlio”.

“Tuo figlio, il crocifisso… ‘Maledetto chi pendedal legno’ ”.

Maria porse gli un-guenti al soldato.

Quanti denari sipotrebbero rica-

vare? Ma alsoldato vennein mente suamadre, nel-l’atto di un-gere il corpodi suo fratel-lo, morto luipure in gio-vane età.

“Vai, vai!

Ma se capita qualche cosa, io non ti ho visto!”.Trepidante Maria corse alla tomba. Posò il capo

sulla fredda pietra. La baciò. La unse e la baciò anco-ra, sussurrando dolcemente: “Jeshua. Jeshua. Jeshua”.

E mentre così lo chiamava, pensò a Gabriele, l’ar-cangelo che dopo quell’ “Ave” le aveva predetto comesi sarebbe chiamato suo Figlio: “Jeshua: Dio salva”.

Ma chi mai Dio ha salvato? Non ha ascoltato suoFiglio nel Getsemani, né quando tutti lo sfidavano:“Scendi dalla croce e noi crederemo in te”. Jeshuanon ha salvato se stesso…

E riandò al momento del parto. Le doglie. Che fa-tica mettere al mondo un figlio! Ma con molta più fa-tica si muore. Forse l’essere Jeshua, Figlio di Dio, gliha reso ancora più straziante l’agonia.

Chi mai il Signore ha salvato? Non certo queibambini innocenti che a causa sua furono ammazza-ti da Erode. Maria si rivide con la Sacra Famiglia infuga verso l’Egitto, mentre nel suo animo risuonava-no le parole, pesanti come pietre, del vecchio sacer-dote Simeone: “E a te una spada trafiggerà l’anima”.

E là, in Egitto, aveva sussurrato mille e mille voltealle orecchie del suo piccolo: “Jeshua”, perché faces-se del suo nome un atto di fede: “Dio salva”. E lui,tra una poppata e l’altra, rispondendo alla mammacon ineffabile sorriso, aveva appreso a chiamarla conil dolce nome di “Immah”, “mamma”. Jeshua, vintal’iniziale fatica di emettere i primi suoni, non cessa-va mai di chiamarla: “Immah. Immah. Immah”. Tre,quattro, cinque volte al minuto: “Immah!”. Nomeche estasiava Maria.

Lì, con la testa appoggiata alla fredda pietra, lei,la donna del Sabato Santo, attendeva il grande ri-sveglio. Non una speranza, ma una certezza rende-va luminose le sue lacrime: “Jeshua, Figlio mio, sve-

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VALENTINO SALVOLDISPIRITUALITÀ

Sull’onda della devota immaginazione…

Jeshua, dolcemente,la chiamava “Immah”

Modesto Faustini, Madonna con il Bambino, particolare dal Ritorno dall’E-gitto, Loreto, Cappella Spagnola (1890). «E là in Egitto, aveva sussurratomille volte alle orecchie del suo piccolo: “Jeshua”… E lui aveva appreso achiamarla con il dolce nome di “Immah”, “mamma”».

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Gesù risorto ap-pare allaMadre, miniatu-ra del secoloXV, Parma, Bi-blioteca Palati-na, ms 169.

gliati dai morti. Torna dal Padre e chiamami prestocon te. Per tutta l’eternità accanto a te invocherò iltuo nome, intercedendo per quanti mi hai lasciatocome figli”.

Figli che avevano ignorato, deriso, insultato,schiaffeggiato, flagellato e crocifisso suo Figlio. Chescarnificante scambio: il più bello tra i figli dell’uo-mo scambiato così con un’umanità che non sollevòJeshua da terra, anzi… “lo schiacciò come un ver-me”, in accordo con le antiche profezie.

Maria lo rivede nelle sue cadute mentre saliva ilCalvario con quella croce che solo un Dio potevaportare, dopo quella barbara flagellazione. Le cadu-te… Quando il piccolo Jeshua cadeva a terra sugliincerti suoi piedini, lei, la mamma, correva subito asollevarlo e lo consolava, inondandolo di baci. Masulla via del Calvario ella era stata impotente a soc-correrlo. Ogni caduta la straziava. E ogni sacrilegoghigno degli aguzzini rendeva ancora più disuma-no il dolore. Aguzzini… ora suoi figli! Soprattuttoper loro una preghiera.

Passarono tutte le stelle sopra il capo di Maria. Elei era lì, presso la muta tomba, a ricordare gioie edolori, condivisi con Giuseppe e con Jeshua che, senon fosse stato Figlio di Dio, sarebbe ancora suo, an-cora vivo. Lui, vita della sua vita.

Passarono tutte le stelle sopra il suo capo ed ecco,spuntò l’alba del primo giorno dopo il sabato. Quelsepolcro non poté restare indifferente alle lacrime diuna madre e all’amore che, invano, la fredda pietra

cercava di oc-cultare.

Terremoto.Esplosione diluce. Palinge-nesi. E tuttoquel fulgore sifece sussurro:“Immah”.

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SPIRITUALITÀ

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“Il coraggio”

SOR. FRANCESCA ENTISCIÒ

FFB

“Il primo ufficiale del Pequod era Starbuck,nativo di Nantucket. Era un uomo lungo e se-vero e, sebbene venuto al mondo su di una co-sta di ghiacci, pareva ben adattato a soppor-tare le latitudini calde, avendo una pelle duracome le gallette biscottate.

Un uomo fermo, saldo, la cui vita era inmassima una rivelatrice sceneggiata di azionee non un addomesticato capitolo di parole. Di-ceva spesso: «Io non voglio nella lancia nessu-no che non abbia paura della balena». Conquesto pareva intendesse non soltanto che ilcoraggio più sicuro e più utile è quello che na-sce da un giusto apprezzamento del pericoloche si affronta, ma che un compagno totalmen-te privo di paura è un compagno molto più pe-ricoloso di un vigliacco.

Forse pensava anche che il coraggio è unodei grandi generi essenziali per la nave, comela carne e il pane, e che non si deve sprecarloscioccamente. Non era un crociato alla ricercadi pericoli: in lui il coraggio non era un senti-mento, ma semplicemente una cosa utile esempre disponibile in tutte le occasioni prati-che della vita”.

(H. Melville, “Moby Dick”)

Il coraggio degli avventurieri continua ad affa-scinare generazioni e generazioni di lettori.

Quando si parla di eroi subito l’attenzione cresce enel cuore nasce un non so che di strano che è unmisto tra desiderio e ammirazione per gesta cherichiedono una forza e una determinazione incre-dibili. È una virtù da tanti ricercata e sinonimospesso di approvazione e di fama.

Questo vale anche nella vita spirituale: ci vuoledel coraggio per farsi santi, un coraggio e una de-terminazione fuori dal comune, eppure tutti i san-ti sono passati attraverso quella debolezza che si

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chiama paura. Un binomio strano, ma imprescindibile.Non si affrontano grandi battaglie se non si comprendeche la forza, quella vera, non viene da noi, ma da Coluiche ha vinto prima di tutti il peccato e la morte.

In questo tempo che ci separa dalla Pasqua proviamoa riflettere sul nostro desiderio di seguire Cristo fino infondo, anche dove la paura di affrontare la croce fa su-dare sangue e la solitudine ci rende vulnerabili agli at-tacchi del nemico.

Valutare il pericoloLa prima domanda che ci dobbiamo porre è questa:

chi siamo disposti ad accogliere sulla nostra lancia? Unadomanda semplice ma essenziale, perché l’errore chespesso commettiamo è quello di circondarci di personeche vedono in ogni cosa un pericolo e questo diventa inrealtà il più grande dei pericoli! Di fronte a situazionidifficili che richiedono un discernimento particolare,davvero a volte ci sentiamo soli, senza nessuno con cuiparlare e allora è facile accogliere il consiglio di chi ci di-ce che è meglio non pensarci e lasciar perdere: la santitàè un affare troppo complicato e quindi è meglio non av-venturarsi. Così come quando si cercano come compa-gni coloro che il pericolo non lo avvertono mai e così ec-cedono all’opposto, buttandosi in esperienze estremeche non sono da santi, ma da veri pazzi.

Percorrere la strada del Vangelo è un’esperienza chenon è affatto esente dalla paura e dal pericolo, ma pro-prio il giusto apprezzamento di quest’ultimo consentedi mettere in pratica quella parola di Gesù che invita avalutare il nemico che ci viene incontro con una truppa

ingente: se possiamo affrontarla, bene; altrimenti, primache le perdite siano più dei guadagni, è meglio inviaremessi di pace per accordarsi prima della battaglia. Que-sto non è un indietreggiare, ma calibrare con maturità leproprie forze e soprattutto lasciare a Dio ogni merito econquista nel campo della vita spirituale.

Il cristiano coraggioso è colui che ama senza misura,ma non spreca il suo coraggio in azioni che non portanoa Dio solo la gloria e il merito della vittoria.

Coraggio di accogliereEcco allora la seconda domanda che ci poniamo: consi-

deriamo il coraggio un genere essenziale per il nostroequipaggiamento spirituale? Si parla di coraggio e si pen-sa ad azioni eroiche, ma non è forse coraggio affrontare colsorriso una giornata di duro lavoro, accogliere con gioia lepiccole sofferenze fisiche o morali come possibili offerteda donare al Signore? Non è coraggio credere senza misu-ra nei giovani e preparare per loro un futuro degno di es-sere vissuto o continuare a confidare nell’amore anchequando è bistrattato, violentato e ridicolizzato dai media?

Il coraggio non è questione di sentimento, ma un ha-bitus da vestire ogni giorno con pazienza attraverso lescelte quotidiane della nostra vita semplice. Sì, ci vuolecoraggio ad essere semplici, ma nella luce della Pasquapossiamo ritrovare la risposta, nuova per ciascuno dinoi, e cioè che Dio ci ama, ci ha donato Gesù sapendocome lo avremmo accolto e trattato, e lui per salvarcinon si è tirato indietro. Ora sta a ciascuno di noi acco-glierlo nella propria vita e affrontare con coraggio lastrada luminosa della santità.

«Io non voglionella lancia

nessuno chenon abbia paura

della balena».(Foto Sbrascini)

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L’URGENZA DEL NOME

Nome di Dio, nome degli uo-mini e delle donne: oggi

questo tema è urgente. Esso nonrichiede un “excursus” storico, ades. “quando nasce l’uso di dareun nome proprio alle persone?”.Esso sollecita, piuttosto, un approfondimento teologico,antropologico e sociale. Infatti, l’uso appropriato delnome ha conseguenze psicologiche, esistenziali, cultu-rali e vitali. Vediamo perché.

QUEL NOME CHE DÀ LA SALVEZZA

Ecco un esempio salvifico: quando Gesù ci insegna achiedere al Padre suo e nostro: «sia santificato il tuo No-me» (Mt 6,9) ne va della sua gloria e della nostra vita!«Nell’acqua del Battesimo siamo stati “lavati… santifica-ti… giustificati nel Nome del Signore Gesù Cristo e nello Spi-rito del nostro Dio (1Cor 6,11)”. Lungo tutta la nostra vitail Padre nostro ci chiama “alla santificazione” (1Ts 4,7) (1) e(…) ne va della sua Gloria e della nostra vita che il suoNome sia santificato in noi e da noi»(2).

IL NOME È COME UN “PORTALE”

Il nome è come un portone d’ingresso. Oggi, forse, sidirebbe un “portale”, in senso telematico, oppure è comeun PIN, o codice, che ci consente di accedere all’altroper comunicare, dare e ricevere… Però è sempre più arischio se a quel “nome” corrisponda verità o menzogna.Non basta la soggettività egocentrata! Il nome è anche“una chiave interpretativa” di sé e degli altri… della lororealtà individuale (= chi sono). Tradizionalmente, il no-me era anche un “dato referenziale” (su di te) e radicale (letue radici o “background” socio-culturale): aveva uncontenuto epistemologico e valoriale, descrittivo eoperativo, assai importante. Era come “un biglietto davisita” piuttosto serio ed affidabile… ma oggi, su “Face-book”, scrivono ciò che vogliono. E il codice a barre? Al-tri lo leggono… ma tu non sai cosa dice!

Fino ad ora il nome e il cognome non erano avulsidalla realtà e solo gli “pseudonimi” entravano nel cripti-co o nell’immaginario.

Nell’Antico Testamento, il nome era una realtà im-portante, addirittura vitale, come lo era il Nome di Dioper il suo popolo. Nel Nuovo Testamento lo è ancor più

per quanti, in Cristo, sono i «familiari di Dio» (Ef 2,19). InCristo, infatti, la rivelazione del Nome di “Padre” edel suo amore «svela anche pienamente l’uomo all’uo-mo e gli fa nota la sua altissima vocazione»(3).

OGGI, DOVE ANDIAMO?

Oggi, invece, da quando la relazionalità «non è piùaccostata secondo il canone di strutture oggettive, malasciata alla libera scelta del soggetto in tutto e per tut-to»(4), si auto-creano “monadi fluttuanti”, sempre piùavulse dalla realtà, in una storia dove la maleducazionee l’incomunicabilità imperano, e preludono già al “ma-nicomio collettivo” nel quale ognuno si crede l’unico at-tore e signore, in una libertà senza contenuti oggettivi,perché ormai privata delle relazioni autentiche che “co-struiscono” la persona. Un esempio, sempre più diffusoe alienante, è l’essere uomo o donna a proprio piaci-mento… come se tutto ciò che è implicato nella sessua-lità dipendesse esclusivamente da fattori sociali! Scrivedon Francesco Pilloni, esperto in spiritualità nuziale:oggi «la cultura stessa si pone come “creatrice” delconcetto di uomo e di donna, trasferendolo al poteredel singolo mediante la teorizzazione del “gender” [=genere], patrimonio elaborabile, reimpastabile, peren-nemente riorientabile»(5). Il che è gravemente alienante.

VERSO LA PAZZIA COLLETTIVA?

Oggi il nome varia, anche più volte nella vita, per es.nella scelta di un “avatar”. Fin dalla nascita è facilmentesvuotato dei riferimenti storico-culturali e genealogici.Con l’esaltazione della soggettività del “mi piace” e deldelirio d’onnipotenza, i nomi vengono a significare solo“ciò che voglio, finché lo voglio, perché lo voglio” e possocambiarli quando voglio, creandomi un nuovo personag-gio, virtuale o no, ma sempre più spesso “onirico”. Stiamodiventando un mondo di camaleonti dove alla tinta delmomento si vuol dare un nome fugace, quasi che “il sog-getto sottostante” non fosse, in realtà, uno solo. Così «l’uo-

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SPIRITUALITÀ SR. MARIA ELISABETTA PATRIZI

SFM

come NomeNL’alfabeto della cultura cristiana, dalla A alla Z

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mo non si trova più “collocato” e “po-sto” nel mondo, ma sembra egli stesso ilcreatore»(6). È un po’ come un bimbo chegioca con una realtà tanto più grande disé… mentre un adulto perverso lo lasciafare… per poi allettarlo in giochi semprepiù rischiosi e alienanti. Un grande mas-smediologo scriveva: «Le Rete non invi-ta la gente all’introspezione, al contrarioincoraggia all’estrospezione»(7).

LA SOLITUDINE

È in atto un vero smarrimento gno-seologico e valoriale: fonte di estre-ma solitudine dovuta anche all’incertezza referenzialeche ci aliena dagli altri, da noi stessi e da Colui che ci hacreati per una appartenenza precisa: famiglia dei figli diDio. Spesso l’uomo d’oggi vive lontano da una vera fa-miglia e dalla Casa del Padre, dalla sorgente dell’amoree della libertà, che è Dio stesso(8).

L’AMORE DIVINO

Solo l’amore-carità, o almeno un’alta filantropia, puòrenderci capaci di rispondere a Dio, essendo attenti an-che al prossimo e all’universo. L’amore vero, infatti, cirende simili a Colui che ci ha creati: dotati d’intelligenzae volontà perché sapessimo “leggere” il creato, stupircidella sua armoniosa bellezza e risalire al Creatore. Eglipoi ci ha anche rivelato il suo Nome (= la propria intimaessenza dinamica), restaurando l’uomo fatto «a immaginedel suo Creatore» (Col 3,10) e innalzandolo a vero figlio nelFiglio. Ma l’uomo, resosi schiavo del peccato e delle suecupidigie (cfr. Rm 5,12), è ammalato e bisognoso d’unaprofonda guarigione. Cristo gliela dona, per volontà delPadre e l’azione dello Spirito. In Lui, l’uomo ritrova larettitudine primitiva e giunge alla vera conoscenza mo-rale (Col 1,9; Eb 5,14), per non mentire più a sé e agli altri.

«I DONI E LA CHIAMATA DI DIOSONO IRREVOCABILI» (Rm 11,29)

In effetti, «il fine ultimo dell’intera Economia divina èche tutte le creature entrino nell’unità perfetta della BeataTrinità (Gv 17,21-23). Ma fin d’ora siamo chiamati ad es-sere abitati dalla Santissima Trinità: “Se uno mi ama”, di-ce il Signore, “osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà enoi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui” (Gv14,23)(9)». Capire la cultura cristiana del Nome, quindi, ciaiuta ad entrare in una relazione stabile, umano-divina,perché il nostro Dio «è unico ma non solitario»!(10)

ANTICA POLIVALENZASTORICO-SOCIALEE RELIGIOSA DEL NOME

Un bimbo nato in incognito e subitoabbandonato non ha nome fintantoche qualcuno non lo soccorra e lo“adotti”. «Razza senza nome» (Gv30,8) è un epiteto amaro che Giobbedà ai suoi nemici. Avere più di un no-me, invece, poteva significare l’im-portanza d’un uomo che ha più di unruolo da svolgere o in cui, per nozze,erano confluiti due casati illustri, dicui non si voleva perdere memoria,

anche perché confluivano “in uno” pure i beni immobi-li relativi alle due famiglie. Così il nome dato alla nasci-ta esprimeva l’attività familiare o il destino di chi loportava. Talvolta, invece, “agire sul nome” era aver presasull’essere personale, attraverso Dio o gli idoli e i demo-ni, fino a volerne esaltare, o cancellare, l’esistenza.

Cambiare il nome, invece, quando uno veniva accolto“per sempre” in un dato ambiente, religioso o politico, po-teva significare l’assunzione di un nuovo titolo di ap-partenenza, una “rinascita” che si rifletteva onorevolmen-te sulla personalità. Ma è soprattutto Dio che, prenden-do possesso della vita d’un uomo o di una donna (con illoro consenso), la trasforma e perciò cambia il nomedell’eletto/a adeguandolo alla missione eternamentestabilita. Così Abraham (Gen 17,5)… Così Pietro (Mt16,18-19). Ciò vale anche per “il nome nuovo” di carattereprofetico o escatologico: ad es. nel caso di Gerusalemme,che diviene la “Desiderata” (Is 62,12) e “Mia gioia” (Is 62,4),esprimendo la piena conformità, ormai raggiunta, colprogetto d’amore del suo Dio… Come per Maria, la «pie-na di grazia» (Lc 1,28)(11). Pure noi, se fedeli dell’Agnello di-vino, saremo contrassegnati col suo Nome «e col nome delPadre suo» (Ap 14,1) e gli apparterremo per sempre!

DIO RIVELA IL SUO NOME

Sull’Oreb, detto “il monte di Dio”, l’angelo del Signoreapparve a Mosè «in una fiamma di fuoco dal mezzo di unroveto» (Es 3,2). E Dio lo chiamò per nome: «Mosè, Mo-sè!». E disse: «Io sono il Dio di tuo padre, il Dio di Abramo,il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe» (Es 3,5-6). La citazionedi quei nomi propri non poté lasciare alcun dubbiosull’identità di Colui che gli parlava. Ma Mosè volleuna “credenziale”, il Nome preciso di Colui che lo man-dava dal faraone e nel cui nome avrebbe parlato. Vole-va dire: “per conto di chi sono qui e chiedo questo equello?”. Infatti, fino a questo preciso momento, il Dio

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«Fin d’ora siamo chiamati ad esse-re abitati dalla Santissima Trinità».

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di Israele era conosciuto solo come “il Dio dei nostri pa-dri” e quindi in modo abbastanza generico. Ma che nepoteva sapere il faraone di quei “padri”?

Ed eccoci all’epicentro della storia religiosa d’Israe-le: Dio si rivela. Dice a Mosè: «Io son colui che sono»(Es 3,14). È come se dicesse: «Sono colui che è. Sono l’e-sistente», o «La mia fedeltà è perenne».

IL NOME DEL PADRE

Alla rivelazione del Nome di Dio, fatta nell’AnticoTestamento, nel Nuovo corrisponde la rivelazione cheGesù fa ai suoi discepoli del Nome del Padre(12) suocon questo unico scopo: «perché l’amore con il quale mi haiamato sia in essi e io in loro» (Gv 17,26).

Gesù, pertanto, ci rivela il nome che esprime piùprofondamente l’essere di Dio e ci insegna ad invocar-lo, a chiedere di poterlo santificare, nel senso di ricono-scerne la santità e di farla conoscere.

Così, nella preghiera del “Padre nostro”, insegnatacida Gesù stesso, questa prima petizione esprime un otta-tivo, cioè «un desiderio e un’attesa in cui sono impegna-ti Dio e l’uomo (…). «Chiedendogli che il suo Nomesia santificato ci coinvolge nel Disegno che “nella suabenevolenza aveva… prestabilito”, “per essere santi eimmacolati al suo cospetto nella carità” (Ef 1,9 e1,4)»(13). I cristiani, infatti, hanno il dovere di lodare Dioe di vigilare affinché la loro condotta non induca altri abestemmiare il Nome di Dio (cfr. Rm 2,24).

IL NOME DEL SIGNORE GESÙ

Nel risuscitare Gesù dai morti e nel farlo sedere alla suadestra, Dio gli ha donato «il Nome che è al di sopra di ogni al-tro nome» (Fil 2,9), cioè il nome “Signore”, fino allora riser-vato a Dio, il suo «nome nuovo» (Ap 3,12), che Gesù stesso,«il Santo, il Veritiero, Colui che ha la chiave di Davide» (ivi, 7)inciderà sugli eletti, resi partecipi della sua vita nuova edel suo trionfo glorioso. Questo nome ineffabile troval’espressione più adeguata nell’appellativo: Signore. Es-so conviene a Gesù Risorto allo stesso titolo che a Dio, poi-ché a Cristo compete la preziosa designazione di Figlio eciò in modo fontale, originario, oltre che meritorio. Inol-tre, Gesù Cristo è «l’α e l’ω» (Ap 1,8),il principio e la fine, nonché “il fine”,o il compimento, di tutto. Egli stesso,in principio, era «presso il Padre» (1Gv1,2) e «tutto è stato fatto per mezzo di luie senza di lui nulla è stato fatto di ciò cheesiste» (Gv 1,3). Di lui l’Apostolo pre-diletto – quasi nuovo Mosè – contem-plò la gloria: «gloria come del Figlio

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Filippo Bellini (secolo XVI), SanBernardino da Siena (part.), Lore-to, Cappella del Nome di Gesù,decorata nel 1592. San Bernardi-no è stato un grande apostolodella devozione del Nome diGesù, anche con la diffusionedel suo trigramma, che nel di-pinto indica con la mano destra.

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unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità» (Gv1,14). Perciò, per avere la vita eterna è necessario crederenel Nome (= nella divinità e potenza) del Figlio unigeni-to di Dio (Gv 3,16-17) consustanziale al Padre. Ma è anchenecessario non amare «di più le tenebre che la luce (…)Chiunque, infatti fa il male odia la luce e non viene alla lu-ce perché le sue opere non vengano riprovate» (ivi, 19-20).Dunque: bisogna credere nel Nome di Gesù – almeno im-plicitamente(14) - e amare la Luce, aderendo a Lui nella ve-rità e nella carità. Molte persone oneste e buone, servendoil prossimo, hanno servito Dio che non conoscevano.

I PRIMI CRISTIANI

I primi cristiani non esitano a riferire a Gesù una del-le denominazioni più caratteristiche del giudaismo, nelparlare di Dio “il Nome” di Gesù. Infatti si autodefini-scono volentieri con questo titolo: «quelli che invocano ilnome del Signore» (At 9,14.21) e lo riconoscono come Dio,dicendo: «Chiunque invocherà il nome del Signore saràsalvato» (Rm 10,13).

Per i primi cristiani il Nome di Gesù è inseparabiledalla sua persona (cfr. At 3,16). Vi sono poi due espres-sioni, fra loro equivalenti, che possiamo considerare “ilcuore” dell’annuncio di fede: «Gesù è il Signore!» e «Diolo ha risuscitato dai morti» (Rm 10,9).

BATTEZZATI NEL NOME DEL SIGNORE

Con questo sacramento veniamo lavati, santificati,«giustificati nel nome del Signore Gesù Cristo e nello Spi-rito del nostro Dio» (1Cor 6,11). Da “terreni”, resi “spiritua-li”, e Dio «ci permette di partecipare alla gloria divina, diessere figli ed eredi del Padre, di renderci conformi al-l’immagine del Figlio suo (…) destinati ad essere ungiorno glorificati e regnare con lui»(15).

Il neofita invoca il nome del Signore (At 22,16) e il no-me del Signore è invocato su di lui (Gc 2,7). Egli viene, co-sì, a porsi sotto il potere di Colui che liberamente riconoscecome suo Signore. Ne diviene la “proprietà” e “membro” delsuo Corpo mistico. Ora è “di Cristo”, cioè “cristiano”, per«camminare in una vita nuova» (Rm 6,4). Sant’Ambrogio ciricorda: «In Lui tu sei redento, in Lui tu sei salvato»(16).

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ANNUNCIARE IL NOME DI GESÙ

Per essere battezzati occorre la fede, ma questa esigel’annuncio ascoltato ed accolto. È necessario proclama-re che Gesù è il Signore, testimoniarlo, parlare «inquel nome» (At 4,17), cioè nella potenza dello SpiritoSanto, come Gesù stesso ha comandato (cfr. Lc 24,47).

PATIRE PER IL NOME DEL SIGNORE

Gli apostoli e i discepoli di Gesù – in ogni epoca – do-vranno patire per il suo Nome (Mc 13,9), ma essi nondovranno preoccuparsi di ciò che dovranno dire «da-vanti a governatori e re» (ivi) a causa sua, perché sarà loSpirito Santo, in loro, a parlare. Sì, «voi sarete odiati datutti a causa del mio nome, ma chi avrà perseverato fi-no alla fine sarà salvato» (Mc 13,13). Gli apostoli sonodetti “felici” (o beati) per «essere stati giudicati degni disubire oltraggi per il nome di Gesù» (At 5,41).

RIUNITI NEL NOME DEL SIGNORE

Nel “giorno del Signore”, quando i cristiani si riunisco-no per «la frazione del pane» e per rendere grazie a Dionel nome di Gesù, si ha la vera sorgente della comu-nione con Dio e tra di noi(17). Poi dobbiamo vivere ed ir-radiare l’amore ricevuto nell’àgape.

VERSO LA PATRIAIN COMPAGNIA DEI SANTI

Questa è la via: credere, amare, operare il bene, “inCristo, con Cristo, per Cristo”, con tenacia, mitezza,umiltà, rimanendo «saldi nel Signore» (Fil 4,1) affinchéanche il nostro nome sia iscritto «nel libro della vita» (ivi,4,3). In questo pellegrinaggio terreno è anche importanteessere affidati ad un santo e riceverne il nome al Batte-simo (anziché quello di una pietra, d’un luogo, d’un per-sonaggio inventato!) Ricevere il nome di un santo si-gnifica essere affidato ad un amico sicuro che conosce“la via”, ha percorso il difficile cammino della vita edè stato giudicato meritevole vincendo il premio eterno!Inoltre, conoscendo il nostro santo patrono, potremo in-vocarlo e cercare di imitarlo. «Il contemplare infatti la vi-ta di coloro che hanno seguito fedelmente Cristo, è unmotivo in più per sentirsi spinti a ricercare la Città futu-ra (cfr. Eb 13,14; 11,10); nello stesso tempo impariamo lavia sicurissima per la quale (…) potremo arrivare allaperfetta unione con Cristo, cioè alla santità» (LG, 50). In-fatti, il mio santo patrono desidera ardentemente che an-ch’io divenga discepolo e fedele collaboratore di Gesùperché, nel suo Nome, «allontanato ogni ostacolo nel no-

stro cammino verso il Padre, possiamo dedicarci libera-mente al suo servizio»(18). Perciò è «sommamente giustoche amiamo questi amici e coeredi di Gesù Cristo, chesono anche nostri fratelli e insigni benefattori» (LG, 50).

Note(1) La santità è la perfezione della carità (cfr. CCC, 1709),raggiungibile nel vivere uniti a Cristo e al Padre nostro,nello Spirito Santo.(2) CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA (=CCC), LEV, Città del Vaticano, 1992, n. 2813.(3) CONCILIO ECUMENICO VATICANO II, Cost. pa-storale “Gaudium et Spes”, n. 22.(4) F. PILLONI, “Centro Studi P. Enrico Mauri”, in: «La Vo-ce della Madonnina», anno LXXXI, 1, 2010, p. 19.(5) Ibidem.(6) Ibidem.(7) D. DE KERCKHOVE, “Web tra magia e religione”, in «Av-venire», 21/04/2010, p. 27.(8) M. E. PATRIZI, L’alfabeto dei valori cristiani, dalla A alla Z- “A” come Amore, in: «Il Messaggio della Santa Casa - Lo-reto», n. 1, anno 2010, pp. 9-10.(9) CCC, n. 260.(10) Fides Damasi: DENZ.-SCHÖNM., 71.(11) Cfr. M. E. PATRIZI, L’alfabeto dei valori cristiani, dalla Aalla Z - ”I” come Immacolata, in: «Il Messaggio della SantaCasa - Loreto», n. 9, anno 2010, pp. 329-332 ed “M” comeMaria, in: «Il Messaggio della Santa Casa - Loreto», n. 3, an-no 2011, pp. 91-95.(12) Cfr. Gv 17, vv. 5.11.21.24.25 e l’invocazione in Gv 12,28con la risposta dal Cielo.(13) CCC, n. 2807.(14) Cosa intendiamo dicendo “almeno implicitamente”?Quanto Gesù dice in Mt 25,31-40: «Quando il Figlio del-l’uomo verrà nella sua gloria (…) Davanti a lui sarannoradunati tutti i popoli (…) Allora il re dirà a quelli chesaranno alla sua destra: “Venite (…) perché ho avuto famee mi avete dato da mangiare (…) ero straniero e mi avete ac-colto”, ecc. Alla domanda di questi: “Quando mai ti abbia-mo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato eti abbiamo dato da bere? Quando ti abbiamo visto straniero eti abbiamo accolto?”, Gesù risponderà loro: “In verità vidico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questimiei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”» (Mt 25,40).(15) DIDIMO DI ALESSANDRIA, “Sulla Trinità”, Lib. 2,12; PG39, 667.(16) SANT’AMBROGIO, De Sacramentis, 2,6: PL 16, 425C.(17) Cfr. M. E. PATRIZI, L’alfabeto dei valori cristiani, dalla Aalla Z - “E” come Eucaristia”, in: «Il Messaggio della SantaCasa - Loreto», n. 5, anno 2010, p. 169.(18) Nostra rielaborazione della colletta della 32a domeni-ca (cfr. Messale Romano).

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Ce ne sono di le-gno impiallac-

ciato e di legno li-stellato.

Le più scadentison fatte di compen-sato; quelle robuste,invece, sono di legnomassello e i più fa-coltosi le impreziosi-scono di vetrate ric-che di rilievi, imma-gini e colori. Sono leporte, che riempionole nostre case, i no-stri uffici, le nostrescuole. Ci consento-no di passare da unambiente all’altro,da un luogo all’altro,dall’esterno all’inter-no e viceversa.

Esiste, tuttavia,una porta che non èrealizzata in legno,che non appare co-me un complemen-to d’arredo, ma èaddirittura una per-sona. C’è una porta che è in grado di condurci in un’al-tra dimensione, di portarci (verbo appropriato…) dallaterra al Cielo.

È Maria la nostra porta celeste, quella “ianua Coeli”che invochiamo, alla fine del Rosario, nelle meraviglio-se Litanie Lauretane.

Porta del Cielo, prega per noi…“Ianua”, in latino, vuol dire per l’appunto “porta”. “Ia-

nuarius”, gennaio, è denominato in tal guisa proprio per-ché rappresenta il mese che ci conduce al nuovo anno, checi fa immergere in un nuovo contesto cronologico, in unnuovo tempo. Anche Maria ci rinnova, nel tempo e nellospazio, ma ci conduce anche in un’altra realtà, la realtà delCielo: è la porta che lei ci chiede di attraversare per giun-gere a Gesù. Ed è la porta più semplice, più accogliente,priva di lussi e di orpelli. Ma, paradossalmente, l’ “umiltà”di questa porta è proprio il suo aspetto più prezioso.

“Per Mariam ad Jesum”: attraverso Maria, solo attraver-so di lei, arriviamo a Gesù. Su questo tema, ardi-to e affascinante, san Luigi Maria Grignon deMontfort, nel XVIII secolo, scrisse il libro più caroa Giovanni Paolo II, il “Trattato della vera devo-

zione a Maria”. “Gesù è venuto al

mondo per mezzo diMaria; per mezzo diMaria deve regnarenel mondo”. Questolapidario “incipit” èil biglietto da visitadelle riflessioni disan Luigi Maria deMontfort, che spie-gano in manieraesauriente il ruolodella Madonna neldisegno di Dio.

Maria, dunque,porta del Cielo an-che su questa terra. Ègrazie a lei che, per-sino su queste polve-rose strade, dissesta-te dal peccato e dalmale, possiamo scor-gere il Regno di Dioe contribuire a edifi-carlo col nostro pic-colo mattoncino.

In questa opera architettonica di costruzione spiri-tuale, Maria ci prende per mano anche quando comin-ciamo ad avvertire il profumo del Cielo attraversandoun’altra porta, anzi un vero portale: il portale delle chie-se, anch’esso “ianua Coeli”.

Entrando in chiesa (tutte le chiese, dalla disadornaparrocchia di campagna alla più sontuosa cattedrale go-tica), attraversiamo un portale, più o meno scolpito, checi introduce al cammino verso Dio. È il cammino cheogni fedele compie lungo la navata centrale, il camminoche lo conduce all’altare, verso il mistero dell’Eucaristia.

Entriamo così in uno spicchio di Cielo, accompagnatida Maria.

Ecco, allora, la vera e decisiva missione, comune aMaria ed alla Chiesa (non a caso, nell’iconografia, en-trambe rappresentate dal simbolo della Luna, illumina-ta dal Sole-Cristo): farci lasciare alle spalle le vanità delmondo e spingerci ad oltrepassare il varco, la soglia che

conduce a Dio. Maria, insomma, è il vero “gennaio”, Ianua-

rius Celeste, il “mese” che vuole portarci nel ca-lendario dell’eternità.

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SIMBOLOGIA MARIANA FILIPPO DI CUFFA

La Porta del Cielo

In alto: portaledella Cattedrale

di Chartres.

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Enrico Medi aLoreto, a fian-co di mons.Aurelio Sabat-tani, delegatopontificio, il 22 gennaio 1966, in occasione dell’inaugurazione dell’Istituto Cattolicodi Cultura, mentre tiene la sua relazione su «Le virtù sociali di Maria e il ConcilioVaticano II».

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Ènato cento anni fa, il 26 aprile1911, a Porto Recanati (MC),

nei pressi del santuario di Loreto.Compì gli studi superiori a Roma,dove ricevette anche una solida for-mazione cristiana e fu tra i fondato-ri della Lega Missionaria Studenti.Laureatosi in Fisica Pura sotto laguida di Enrico Fermi nel 1932, fudocente di Fisica Terrestre. Formòuna famiglia profondamente cri-stiana unendosi in matrimonio(1938) con Enrica Zanini, dalla qua-le ebbe sei figlie.

Nel 1942 vinse la cattedra di Fisi-ca Sperimentale all’Università diPalermo. Durante la Seconda Guer-ra Mondiale si prodigò per allevia-re le sofferenze di persone e fami-glie. Nel 1946 venne eletto all’As-semblea Costituente per la Demo-crazia Cristiana e nel 1948 deputatoal Parlamento. Tre anni dopo di-venne presidente dell’Istituto diGeofisica e nel 1952 fu chiamato al-la cattedra di Fisica Terrestre all’U-niversità di Roma.

Rinunziò alla carriera politica perdedicarsi completamente alla scien-za e all’apostolato. Dal 1958 al 1965fu vicepresidente dell’EURATOM epoté organizzare vari centri per laricerca scientifica. Nel 1970 si am-malò di tumore e morì a Roma il 26maggio del 1974. È sepolto nellatomba di famiglia a BelvedereOstrense (AN). Nel 1995 si è apertonella diocesi di Senigallia il proces-so per la sua beatificazione.

Brillante scienziatoe grande cristiano

Enrico Medi, oltre ad essere ungenio della scienza, è stato un gran-de uomo di fede, impegnato a testi-moniare con gioioso ardore la pro-pria fede nella vita e nella cultura. Laprima tesi sul neutrone è opera sua epure le prime esperienze sul radar,non capite all’inizio ma confermatedalle scoperte degli anni successivi.

Aveva anche spiccate doti di scrit-tore e di oratore. Sapeva trasmetterela sua fede ardente attirando folle diascoltatori con il suo linguaggio poe-tico e suasivo. Con chiarezza e sem-plicità di espressione sapeva propor-re al pubblico l’esistenza di Dio e leverità della fede, intrecciando mira-bilmente le prove razionali con le ar-gomentazioni scientifiche che posse-deva a menadito.

Il professor Medi era fermamenteconvinto che scienza e fede fosseroin continuo dialogo. Da qui il suostupore davanti all’ateismo, che con-siderava una vera e propria follia.Non vedere infatti nella scienza lasuprema manifestazione del Divinoera assolutamente impossibile per

Enrico Medi,servo di Dio(1911-1974)

qualunque essere umano sano dimente e dotato di raziocinio: ”L’uo-mo fa della vera scienza quando di-mentica se stesso e si affida intera-mente alla luce che dalla natura pro-mana: egli sa di non essere creatoredi nulla e che la sua grandezza è solonella fedeltà con cui accetta il vero”.

Fu un vero messaggero di fede ed’amore, servendosi anche della te-levisione. Restò famoso il suo com-mento in diretta, il 21 luglio 1969,dello sbarco del primo uomo sullaLuna. Colpivano il suo sorriso e ilsuo ottimismo, segno di fede viva eprofonda. Lo manifestava soprat-tutto attraverso le innumerevoliconferenze, i dibattiti, gli scritti e gliinterventi televisivi e radiofonici.

Nel suo apostolato aveva duepunti di riferimento: l’Eucaristia ela Madonna, e due categorie gli sta-vano soprattutto a cuore: i giovani ei sacerdoti.

Famoso il seguente appello in undiscorso ai sacerdoti: “Sacerdoti, ionon sono un prete e non sono maistato degno di poterlo diventare. Co-me fate a vivere dopo aver celebratola messa? Ogni giorno avete il Figliodi Dio nelle vostre mani. Ogni gior-

OGNI SANTITÀ PASSA A LORETO P. MARCELLO MONTANARI

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soavi e bellissime. “Il Signore hacreato Maria, e in lei ha raccolto tut-to ciò che di bello e di grande, dimeraviglioso, di stupendo e di ar-monico, può essere nel disegno diuna creatura umana” ha scritto in“Astronauti di Dio”. Lei è per eccel-lenza la Madre che ci accompagna,la mediatrice di tutte le grazie, e so-prattutto la mediatrice della miseri-cordia: “Lasciamo nelle sue mani lalibertà di tessere la tela del mondo;essa che legge negli occhi di Dio, sa-prà trarre il più meraviglioso dise-gno d’amore e di gioia”.

La Madonna era per lui una sortadi riassunto universale, in lei tuttoera spiegato e chiaro, e per poter vi-vere nella luce si doveva far riferi-mento a lei, alla sua presenza vera eluminosa, pura e radiosa, sempre

pronta a indicare la strada e a schiari-re la mente, liberandola da dubbi etormenti. Fin dall’infanzia, vissuta aPorto Recanati, vicino al santuariodella Santa Casa di Loreto, aveva svi-luppato con la Madonna una familia-rità sconvolgente e commovente.

La Madonna era per lui il simbo-lo della perfezione di Dio incarnatain un essere simile a lui in tutto eper tutto, e quindi più possibile daraggiungere e avvicinare. Per que-sto recitava il Rosario con passione,anche più volte al giorno, per gode-re della sua presenza.

I cari ricordidella Santa Casa di Loreto

Nato a pochi chilometri da Lore-to, visitò più volte, fin da piccolo, laSanta Casa di Maria; ma le cronachericordano le sue visite quando eraormai un uomo famoso: nel 1952,nel 1957 e nel 1966.

Nel 1966 tenne una brillante con-ferenza sulle virtù sociali della Ma-donna e il Concilio Vaticano II (fotoa lato): tratteggiò l’immagine di Ma-ria con afflato lirico, illustrando levirtù della Madonna riferite alla suavita trascorsa nella casa di Nazaret.

Al termine invitò tutti a recarsinella Santa Casa di Maria “per pal-pitare del suo stesso mistico respiro,per gioire del sorriso della mamma,per meritare la sua carezza, in attesadi essere accolti tra le sue bracciamaterne nella gioia dei cieli”.

Questo invito a mettersi in ‘ascol-to’ delle pietre della Santa Casa na-sceva dalla sua cultura scientifica.Parlando confidenzialmente, da uo-mo di scienza, con alcuni frati cap-puccini del santuario di Loreto du-rante una delle sue visite alla SantaCasa, disse che il progresso scientifi-co un giorno forse ci avrebbe dato lapossibilità di ascoltare le parole e icolloqui tra Gesù, Maria e Giusepperimasti registrati negli atomi dellepietre della Santa Casa di Nazaret.

no avete una potenza, che l’arcange-lo Michele non ha. Con la vostra boc-ca voi trasformate la sostanza del pa-ne in quella del Corpo di Cristo; voiobbligate il Figlio di Dio a scenderesull’altare. Siete grandi. I più potentiche possono esistere. Sacerdoti, vene scongiuriamo, siate santi! Se sietesanti voi, noi siamo salvi. Se non sie-te santi voi, siamo perduti…”.

Ebbe un grande amoreper la Madonna

Nella spiritualità di Enrico Medi laMadonna occupava un posto privile-giato. Lo testimonia anche il fatto chele sei figlie del professore portano tut-te il nome di Maria come primo nome.

Per lui la Madonna era la “BellaSignora” e a lei dedicava preghiere

Mancava una monografia documentata sul pittoreloretano Arturo Gatti, autore, tra l’altro, degli affre-

schi nella Cappella del Sacro Cuore o Polacca della basi-lica di Loreto. Su interessamento di Carla Berardi, nipotedell’artista, hanno egregiamente colmato questa lacu-na padre Floriano Grimaldi, archivista emerito della

Santa Casa, e Massimo Mascii, storico dell’arte.Nella premessa viene messo in risalto che il Gatti è l’unico artista di Loreto che

abbia eseguito nella basilica della Santa Casa un’opera impegnativa. Questo per-ché, lungo i secoli, i Papi committenti hanno inviato a Loreto artisti famosi, attivi aRoma alle loro dipendenze. Il saggio storico-monografico si compone di due parti.La prima, dovuta al padre Grimaldi, è una rassegna biografica del pittore sulla basedi numerosi documenti; la seconda, dovuta al Mascii, propone un’analisi dell’operaartistica del Gatti realizzata a Loreto e della tecnica pittorica che vi ha impiegato.

Il pittore fu artista meticoloso, dai tempi lunghi di esecuzione e dai continui ri-pensamenti, per cui ebbe con i committenti rapporti talora non facili. Ciò emergechiaramente dalla sua ricca corrispondenza epistolare, reperita dal padre Grimal-di. La rara abilità tecnica del Gatti quale freschista, appresa alla scuola di CesareMaccari, autore dei dipinti nella cupola lauretana, è ben messa in risalto dallo sto-rico dell’arte Mascii in tutti i suoi risvolti. Questi ripercorre anche tutte le fasi dei la-vori della Cappella Polacca e le fonti storiche che stanno a supporto delle scene di-pinte dal Gatti, soprattutto la Battaglia di Vienna e il Miracolo della Vistola.

Questa monografia, integrata con i contributi apparsi sul volume Cantiere Lore-to Arte sacra europea del 1995, a cura di Mariano Apa, consente finalmente di co-noscere in profondità un artista meritevole di maggiore considerazione e fama.

NOVITÀ EDITORIALI

Una monografia sul pittoreloretano Arturo Gatti

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IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Aprile 2011

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Perché parlare diGiovanni Paolo II.

Gli uomini e le donne che la Provvi-denza del Padre ha posto nella sto-ria come persone definite successi-vamente «grandi», sono il segno diuna santità destinata ad espander-si. Oserei dire: incarnarsi. Per mezzodei santi, Dio continua la sua operadi salvezza nella storia dell’uma-nità. La forza della santità consisteproprio nella debolezza dell’uomoche accoglie la Grazia di Dio. Le te-stimonianze che seguono, del card.Angelo Comastri e di Lorena Bian-chetti, sono due voci che racconta-no il passaggio significativo nella lo-ro vita, con ruoli e compiti diversi.Una domanda, però, va posta: comedeclinare la grandezza e lo spessoredi Giovanni Paolo II nella vita per-sonale, nella nostra vita quotidia-

EDITORIALE

dal Centro Giovanni Paolo ll • Aprile 2011

DON GIACOMO RUGGERI

[email protected]

le; porle come interrogativo nellapropria vita perché stimolino il tan-to bene presente in ogni uomo. Si-gnifica, inoltre, far emergere doni etalenti che Dio ha seminato in ognipersona, perché la bellezza dellasantità consiste nello stupirsi dell’a-gire di Dio, giorno dopo giorno. Lasantità non è un premio, una con-quista, un merito, un riconoscimen-to. Pensare questo significa non avercapito il cristianesimo e la logica,semplice, del Vangelo e di lo accogliecon cuore buono e sincero.L’augurio che rivolgo ad ogni lettricee lettore è quello di non voler esserela fotocopia di altri, nemmeno deisanti. Imitare Cristo e i santi signifi-ca orientare cuore, mente, azionisull’esempio da loro tracciato, con-sapevoli, poi, che a ciascuno è chie-sto di trovare la propria modalità eforma per dare gloria a Dio.

na? Il santo, per suo “statuto” po-tremmo dire, viene definito comecolui che è irraggiungibile, troppolontano per la vita di tutti i giorni eper i poveri mortali! Ma è una con-cezione sbagliata, distorta dellasantità e del santo. Egli è colui chenella sua vita, dall’infanzia all’an-zianità, ha cercato di accogliere ilseme buono del Vangelo e della vi-ta, seminandolo nella sua esistenza;e il frutto, nel tempo, è stato ab-bondante. Santi non ci si nasce, ci sidiventa. La scelta di Dio, e la storiadella Chiesa lo insegna, sarà sem-pre quella di incarnare la sua divi-nità nelle pieghe dell’umanità. Ilsanto ha il profumo della terra.Declinare Giovanni Paolo II nella vi-ta ordinaria e personale significa co-gliere quelle intuizioni che ha avutonella sua vita di adolescente, giova-ne, sacerdote e poi vescovo, cardina-

TradurreTradurrenel quotidianonel quotidianola santitàla santità

dalCentro Giovanni Pa

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dal Centro Giovanni Paolo ll • Aprile 2011

È possibile delineare le linee portanti dellasantità di Giovanni Paolo II?

A me sembra cha a Giovanni Paolo II debba esse-re riconosciuto un merito non piccolo:è stato unuomo coraggioso nell’epoca delle grandipaure; è stato un uomo deciso e coerente…nell’epoca dei compromessi e della indecisioneprogrammatica e dei camaleontismi diffusi.È stato coraggioso nel difendere la pa-ce,mentre soffiavano venti di guerra. Chinon ricorda il coraggio dei suoi ripetuti e acco-rati appelli, anche quando non venivano ascol-tati? Talvolta sembrava un profeta che parlavanel deserto dell’indifferenza: eppure GiovanniPaolo II non si è lasciato scoraggiare, ma hacontinuato a dire ciò che lo Spirito di Gesù glisuggeriva nel santuario della coscienza.Il giorno di Natale del 1990 il Papa esprime lasua preoccupazione e la sua sofferenza per lapartecipazione di tante nazioni cristiane alla“concetrazione massiccia di uomini e armi” nelGolfo Persico. E nel messaggio natalizio rivoltoal mondo si esprime così:“La luce di Cristo ècon le nazioni tormentate del MedioOriente. Per l’area del Golfo, trepidanti,aspettiamo il dileguarsi della minacciadelle armi. Si persuadano i responsabiliche la guerra è avventura senza ritorno”.Giovanni Paolo II non venne ascoltato, ma lastoria gli sta dando ragione: oggi più di ieri!E chi non ricorda con emozione e ammirazio-ne il grido del 16 marzo 2003, al termine delcorso di Esercizi Spirituali, con i quali egli abi-tualmente iniziava la santa Quaresima? Affac-

ciandosi dalla finestra del suo appartamento,senza paura esclamò: “Io so, io so che cosaè la guerra! Io ho il dovere di dire a co-storo (= a coloro che credono nella guerra!)che la guerra moltiplica l’odio e non ri-solve i problemi”.Che coraggio! In quel momento questo lin-guaggio era assolutamente controcorrente, maGiovanni Paolo II ha sfidato più volte l’impopo-larità per restare tenacemente fedele al suocompito di servo della verità: quella verità cheGesù ha consegnato alla Chiesa e, in particola-re, ha consegnato a colui che Egli ha sopran-nominato “pietra”.Giovanni Paolo II è stato un uomo co-raggioso nel difendere la famiglia in un’e-poca in cui si è persa la consapevolezza dell’i-neliminabile dualità sposo-sposa e padre-ma-dre. Papa Wojtyla, con occhio profetico, avevanitidamente percepito che oggi è in pericolo l’u-manità dell’uomo, cioè il costitutivo progettodell’umanità come famiglia, come uomo edonna che, attraverso l’amore fedele, diventa-no culla della vita e luogo insostituibile di cre-scita e di educazione della vita umana.Nella notte tra il 28 e il 29 aprile 1994, Gio-vanni Paolo II ebbe la caduta che gli pro-curò la frattura del femore. Il giorno dopodoveva recarsi in Sicilia al santuario dellaMadonna delle Lacrime; il viaggio saltò,con grande rammarico del Papa. A chi losoccorse nella notte, Giovanni Paolo II dis-se: “Forse era necessaria que-sta sofferenza per l’anno

della famiglia: era necessario questocontributo di dolore da parte del Papaa difesa della famiglia”.Penso che Giovanni Paolo II abbia provato unalacerante ferita al cuore, quando si sparse la no-tizia che il Parlamento Europeo non era riuscitoa trovarsi d’accordo nel dare una definizione del-la famiglia: il fatto era gravissimo ed era un indi-ce dello smarrimento della coscienza europea.

Forse, spinto da questo allarmante dato, il Papasi buttò, come un atleta, a difendere la famiglia.Le Giornate Mondiali della Famiglia, il Giubileodelle Famiglie, i continui messaggi agli sposi e al-le famiglie sono il frutto di un amore tenace e,nello stesso tempo, sono un’azione intelligenteper rieducare i popoli e i parlamenti dellenazioni ai valori che formano un’au-tentica civiltà. Se cade la famiglia, checosa resta di una società? Se si smarri-sce la famiglia, quale segnaletica gui-derà i figli nel cammino della vita? Giovanni Paolo II capiva tutto questo e,pertanto, dal suo cuore è partitoun insistente e qualificatomagistero sul valore esul significato dellafamiglia. Forse, fraqualche anno o fraqualche decennio,po-tremo meglio apprez-zare l’opera svolta daGiovanni Paolo II per ricostrui-

re il senso della famiglia, nel-l’annebbiamento dell’in-telligenza dei nostri

contemporanei. Col pas-sare del tempo capire-mo sempre di più la ve-rità di questa afferma-zione di Giovanni Pao-lo II: “Quantopiù la fa-miglia èsana edun i ta ,tantopiù lo

test

imon

ianza

del

CARD.ANGELO

COMASTRI

“Un uomo coraggioso”“Un uomo coraggioso”

Giovanni Paolo II in visita al Centro Giovanile a lui dedicato…2004

… e sul palco di Montorso, per la Festa dell’Azione Cattolica Italiana.

2004

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è la società.Al contrario, lo sfacelo dellasocietà ha inizio con lo sfacelo della fa-miglia. È una convinzione espressa dauno dei maggiori scrittori spagnoli delNovecento, Miguel de Unamuno, il qua-le disse: l’agonia della famiglia è l’ago-nia del cristianesimo”. Ed è anche l’agoniadell’umanità.Egli è stato un uomo coraggioso nel cer-care i giovani e nel parlare ai giovani. Al-l’inizio del suo pontificato sembrava che laChiesa non riuscisse più a intercettare il lin-guaggio dei giovani e non avesse più la credibi-lità presso le nuove generazioni. Giovanni Pao-lo II non ha accettato la fuga o la politica dellostruzzo. Egli sapeva che i giovani, senza Cristo,non avrebbero mai potuto trovare il senso del-la vita e non avrebbero mai potuto assaporarela verità affascinante dell’amore, che è dono disé e non capriccio che tutto e tutti piega a sé.Il Papa ha cercato i giovani e i giovani l’hannosentito amico: amico vero, amico sincero, amicoche non scende a compromessi per avere au-dience, amico che non annacqua la propostaevangelica per diventare popolare, amico chenon usa la demagogia per strappare gli ap-plausi giovanili.E i giovani… l’hanno applaudito con calore,con spontaneità, con manifestazioni di simpa-tia, che spiazzavano tutti coloro che avevanogià previsto il funerale della Chiesa e l’estinzio-ne del nome cristiano.Una tappa decisiva fu l’incontro con i giovani alParco dei Principi, a Parigi, il 1° giugno 1980: laveglia durò tre ore, fu una grande festa e undialogo serrato con ragazzi e ragazze che face-vano domande e il Papa rispondeva. Ma eranotesti preparati, come quasi sempre.Tra gli altriandò al microfono un giovane e, con totalespontaneità, parlò così:“Io sono ateo, rifiuto ognicredenza e ogni dogmatismo.Voglio dire inoltreche non combatto la fede di nessuno, però noncomprendo la fede, Santo Padre: in che credete?Perché credete? Che vale il dono della nostra vi-ta e com’è quel Dio che adorate?”.Dirà Giovanni Paolo a Frossard d’essersi subitoaccorto che le domande di quel giovane “nonfiguravano nella lista” che gli era stata conse-gnata. Le memorizzò e si propose di risponde-re come poteva, improvvisando. Ma poi il “dia-logo a cinquantamila voci” di quella serata lodistrasse ed egli non rispose a quel ragazzo,che aveva detto le cose più impegnative.Tornato a Roma, Giovanni Paolo, “desolato perquella omissione”, scrive al cardinale Marty“per chiedergli di ritrovare quel giovane e di

presentargli le mie scuse”. Il giovane viene rin-tracciato, le scuse sono accettate. Ma il Papanon dimentica quella sfida e praticamente fa diogni suo incontro con i giovani un tentativo di ri-sposta a quelle domande fondamentali, perché“oggi non è più possibile parlare dellafede senza tener conto dell’incredulità”.I giovani hanno amato intensamente GiovanniPaolo II e l’hanno cercato come si cerca un pa-dre che, all’opportunità, sa anche correggere,perché sa amare veramente e lealmente.Mi vengono i brividi, quando ripenso a comeaccolse i giovani in Piazza San Pietro all’iniziodella Giornata Mondiale della Gioventù, nell’a-gosto caldo dell’anno 2000! Li apostrofò con lasua voce ancora robusta e disse: “Chi cerca-te?”. Ricordo che anche noi vescovi restammosorpresi e catturati dalla forza di questa do-manda. E il Papa subito chiarì che non volevaabbassare la proposta per conquistare i giova-ni, ma coraggiosamente li invitava ad alzarsiper dare dignità e significato alla loro vita.E i giovani capirono che quel “vecchio” cono-sceva il segreto della vita giovanile e si feceroattenti e divennero pensosi.E la sera della lunga veglia di preghiera, nellaspianata immensa di Tor Vergata, accadde unaltro fatto che non va dimenticato, perché èun segno del singolare rapporto che si era sta-bilito tra il Papa e i giovani. Mentre l’assem-blea dei giovani dei cinque continenti riempivadi canti il cielo sereno di Roma, improvvisa-mente un giovane saltò come una gazzella,superò le linee di guardia, sfuggì alla presa diun robusto poliziotto… e riuscì ad avvicinarsial Papa: il Vecchio e il Giovane si guardaronoper un istante e poi si abbracciarono con un’in-tensità con cui un padre abbraccia il proprio fi-glio. L’emozione si diffuse come un’onda nel

cuore di tutti! Io piansi!

Card.AngeloComastri

“La crescita di una donna e di un’arti-sta come te e il contributo in questamaturazione di Giovanni Paolo II”.

G iovanni Paolo II è stato un faro, un papàe soprattutto un testimone dell’amore. In

un’epoca in cui non si sa più scegliere, in untempo in cui ci vogliono far credere che il catti-vo è quello che ha la meglio, il “Globetrotter diDio” è stato esempio di coerenza, di virtù, dibellezza. I suoi occhi erano luce calda, il suosorriso abbraccio incondizionato. E come nonsentire addosso quella voce capace ogni voltadi leggere il cuore della gente! Come non pla-smare la coscienza di fronte alla proposta diessere sentinelle del mattino! Giovanni Paolo II ha vissuto ogni pagina del Van-gelo. Ha trasmesso un amore capace di cam-biare le cose, un amore non negoziabile ma daapplicare ovunque, in una fabbrica come in unabanca, in politica come in televisione. “I mezzidella comunicazione sociale devono essere alservizio della verità”, “devono promuovere lagiustizia e la solidarietà nelle relazioni, a tutti ilivelli della società”. Le ricordo ancora questeparole, erano parte del messaggio rilasciato inoccasione della 37esima Giornata delle Comu-nicazioni Sociali. Non potevo non accettarequella sfida, la bellezza di essere al servizio, conil mio lavoro, del bene comune, della promozio-

Nella grande piana di Montorso, per “EurHope”.19951995

“Vocevera per ledonne delmondo”

“Vocevera per ledonne delmondo”

testimonianza di

LORENA

BIANCHETTI

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ne della dignità della persona umana a pre-scindere dai contesti in cui io mi misuro, tra-smissioni di approfondimento o intrattenimen-to. Ha insegnato a perdonare, il Papa, ha ricor-dato che non c’è pace senza giustizia e non c’ègiustizia senza solidarietà. Ha sottolineato lagratuità della carità da vivere non come oboloumiliante ma come condivisione. Ha sofferto, ilPapa. Ha trasmesso che il dolore ha un signifi-

cato, è redentivo, avvicina al volto diCristo; e negli incontri con i gio-

Giovanni Paolo II ha saputo parlare alle donne edelle donne con verità. Ha parlato a quelle fa-mose e a quelle semplici, a quelle che agiscononel quotidiano. Ha riconosciuto il contributo cheesse hanno dato alla storia dell’umanità, un’u-manità che le ha spesso emarginate. Ha ribadi-to il debito che la storia ha nei loro confronti. Leha difese dunque, le ha protette, le ha conside-rate figlie, amiche, sorelle. Ha denunciato la di-suguaglianza che esse vivono nei contesti pro-fessionali, la violenza sessuale e psicologica checontinuano a subire, la schiavitù fisica e psicolo-gica alla quale sono spesso sottoposte. E in unasocietà che con la maschera della parola pro-gresso inietta loro il veleno del non rispetto di lo-ro stesse e del loro corpo, Giovanni Paolo II haespresso ammirazione per le donne di buonavolontà, per quelle che hanno pieno rispetto del-la propria dignità. Ha saputo essere padre, Gio-vanni Paolo II, le ha sapute ascoltare. Ha datovoce alla forza che le contraddistingue, al ruolocentrale che hanno nella Chiesa e ne ha ribadi-to la bellezza espressa nelle Sacre Scritture.Non le ha giudicate, ne ha riconosciuto il genioe ha parlato della loro complementarietà conl’uomo. Apertura, rispetto, accoglienza: ecco co-sa hanno avvertito le donne da Giovanni PaoloII.A loro è arrivato un amore che la società, conla spregiudicatezza che a volte la contraddistin-gue, non sempre è in grado di dare. La donnaoggi deturpa spesso la sua interiorità in nomedi una falsa emancipazione che rappresentasoltanto il brutto dell’universo maschile. Volga-rità, scorciatoie che in realtà portano solo ad undeserto interiore, sono proposte loro come se-gni di forza. Ma è alla loro bellezza spiritualeche Giovanni Paolo II si è rivolto, una bellezzacapace di trasformare il mondo, e per la qualele ha volute ringraziare.

Lorena Bianchetti

vani, che lui ha tanto amato, ha ribadito che so-pra il male c’è una legge che vince sempre: èquella dell’amore. Nel corso di questi anni, nellavita come nella professione,mi ha ricordato chel’interezza d’animo, quella trasparenza che luiquotidianamente ha respirato, è la via da per-correre per essere veramente liberi.

“Cosa ha saputo cogliere Giovanni Pao-lo II del genio ed intuito femminile delledonne di oggi?”

Le prossime iniziative…Le prossime iniziative…

Volete scriverci? Voletemettervi in comunicazio-ne coi vostri coetanei at-

traverso questo giornale? Allora met-tetevi in contatto con noi.La nostra Comunità:

Don Francesco [email protected]

Don Gianpaolo [email protected]

Suore Oblate di Maria Vergine di Fa-tima:sr.Michela,sr.Alfonsina,[email protected] a cura diDon Giacomo Ruggeriparroco e direttore dell’Ufficio Comu-nicazioni Sociali - [email protected] GIOVANNI PAOLO II

Via Montorso n. 3 - 60025 Loreto (AN)tel. 071.7501552 [email protected]

INFOPOINT

Per saperne di più, visitate il sitowww.giovaniloreto.it

Campo ecumenico (27 LUGLIO - 3 AGOSTO)

“Il cristiano, uomo delle beatitudini”

25 APRILE - 2 MAGGIO 2011Pellegrinaggio sul trattoAssisi-Loreto della Via Lauretana

L’“Associazione Amici del Centro Gio-vanni Paolo II e del Santuario Lauretano”in collaborazione con il Centro “GiovanniPaolo II - Ecco la vostra casa”, la Delega-zione Pontificia per il Santuario della San-ta Casa di Loreto, con il patrocinio e il so-stegno della Conferenza Episcopale Mar-chigiana, dell’Associazione “Via Laureta-na”, dell’Anci - Marche, della FondazioneCassa di Risparmio di Loreto e della Fon-dazione Cassa di Risparmio di Macerata,nell’ambito del recupero, valorizzazione eriattivazione dell’antica via di pellegrinag-gio «Via Lauretana», organizza il Pellegri-naggio Assisi-Loreto da lunedì 25 aprile alunedì 2 maggio 2011.Domenica 1° maggio i pellegrini partecipe-ranno alla festa della Beatificazione di Gio-vanni Paolo II al Centro Giovanni Paolo II.

Puoi scaricare il programma e la schedadi iscrizione da inviare al Centro GiovanniPaolo II.

Per informazioni puoi rivolgerti a:• segreteria del Centro

tel. 071.7501552, fax 071.7504305;[email protected];www.giovaniloreto.it;

• don Francesco, tel. 333.9771270.

1° MAGGIO “Dalla Casa alle piazze!”Un momento di festa per la beatifica-zione di Giovanni Paolo II

Domenica 1° maggio 2011 la comu-nità del Centro invita tutti coloro che lo de-siderano ad un momento di festa per labeatificazione di Giovanni Paolo II pressoquesto Centro, da lui stesso voluto per igiovani italiani ed europei.Al mattino condivideremo la celebrazionedella beatificazione in Piazza S. Pietro aRoma attraverso un maxischermo e, do-po il pranzo insieme, continueremo a ricor-dare questo grande Papa attraverso testi-monianze, spettacoli e preghiere.Nel pomeriggio mons. Giovanni Tonucci,arcivescovo di Loreto, presiederà una ce-lebrazione eucaristica di ringraziamentosulla spianata di Montorso, da dove Gio-vanni Paolo II ci ha detto: “Ecco la vo-stra casa”. L’iniziativa vuole sensibilizza-re le varie realtà stimolandole ad organiz-zare proposte simili per coinvolgere chifosse impossibilitato a raggiungere Ro-ma: affinché “Dalla Casa si raggiunga-no le piazze!”.Per chi volesse c’è la possibilità di pernot-tare al Centro. Si è pregati di avvisare lasegreteria entro il 26 aprile al nume-ro 071.7501552.

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Lei ha seguito Giovanni Paolo II durante tutto il suolungo pontificato, dunque anche nelle visite che fece aLoreto: che ricordi ha di quelle visite e del forte attacca-mento di papa Wojtyla al santuario lauretano?

Giovanni Paolo II è venuto cinque volte a Loreto e ioc’ero sempre. La prima volta nel 1979, a meno di un annodall’elezione, e l’ultima volta nel 2004: il suo ultimo viag-gio in assoluto. Credo che il motivo del forte attaccamen-to lo possiamo cogliere già nella prima visita, quandoandò a pregare anche nel cimitero polacco e lo vedemmopiangere su quei morti a vent’anni che erano suoi coeta-nei. Ma non va ovviamente trascurato il fatto che ognisantuario mariano era una meta ambita per il Papa po-lacco e Loreto ha una posizione preminente – dal puntodi vista storico e di storia del Papato – su ogni altro.

Come giudica il libro-intervista del giornalista tede-sco Peter Seewald a Benedetto XVI, “Luce del mondo”?

È un ottimo strumento per imparare ad amare Bene-detto XVI. Un po’ come il libro Gesù di Nazaret (Rizzoli2007), del quale tra poco arriverà in libreria un secondovolume e poi un terzo. Trattandosi di un Papa teologo, ti-mido per indole, razionale e controllato in ogni suo atto,alcuni osservatori hanno parlato a più riprese di una suafreddezza, o difficoltà di comunicazione. Il libro su Gesùe ora questo libro-intervista ce lo avvicinano e lo rendo-no comunicativo al suo proprio livello, che è quello dellaparola e dell’argomentazione. Con queste pubblicazioniegli scende dal trono e si avvicina alla comune umanità.Si spoglia quasi del ruolo magisteriale per dire la sua, co-me testimone, sulla figura di Cristo e sul lavoro del Papa.Questo avvicinamento è utile per imparare ad amarlo.

Di quali novità è portatore il libro-intervista nelrapporto tra l’autorità della Chiesa cattolica e il mon-do contemporaneo, sempre più condizionato dagli stru-menti di comunicazione?

Questo è il primo vero libro-intervista di un Papa, dalmomento che non potevano essere considerati tali i trevolumi di ‘colloqui’ con Papi che si erano avuti in pre-cedenza: uno di Jean Guitton con Paolo VI e due di An-drè Frossard e Vittorio Messori con Giovanni Paolo II.Stavolta l’intervista è diretta e dal vero, non come quel-la di Messori che fu fatta per iscritto. A differenza poidei volumi di Guitton e Frossard, questo è tratto dalla

registrazione,non è libera-mente rielabo-rato dall’auto-re dopo alcu-ne ore di con-versazione. Lascelta di farsiintervistare daun giornalista

secondo le regole proprie di questo genere giornalistico,sta a dire la modernità del Papa teologo e il suo deside-rio di parlare a tutti, azzardandosi a un passo che nes-sun altro Papa aveva tentato fino a oggi. La vera intervi-sta è accattivante per il fruitore esigente dell’attuale co-municazione di massa; il Papa lo sa e ha deciso di met-tersi alla prova. Abbiamo in questo libro, infatti, tutta laricchezza, l’umore, l’intelligenza dell’uomo Ratzinger eanche qualche suo scatto polemico. Chi lo considera unprofessore ingessato avrà da ricredersi”.

Lei è di origini marchigiane e torna spesso nella suaterra: al di là delle radici e dei rapporti familiari, checosa ha rappresentato e rappresenta per lei il santuariodella Santa Casa, delle pietre che ricordano il misterodell’Incarnazione?

Sono nato nel comune di Recanati, a dieci chilometridal santuario, e non ho mai avuto difficoltà a immaginareGiuseppe, Maria e Gesù tra quelle mura annerite, così si-mili a quelle della casa contadina in cui ho vissuto i mieiprimi undici anni. La vigilia di Natale, quando uscivamoper andare alla messa della notte, lasciavamo un lume ac-ceso su un davanzale che dava sulla strada maestra. Quellume stava a dire – spiegava la mamma – che offrivamo lanostra casa a Maria e Giuseppe, se avessero voluto fer-marsi da noi, in quella notte in cui non trovavano postonell’albergo. Siccome la strada – da cui si intravedeva illume, tremolante tra gli stecchi della siepe – era la stessache portava a Loreto, noi bambini immaginavamo cheMaria e Giuseppe non lo vedevano, il nostro piccolo lu-me, e continuavano a cercare fino a quando arrivavano al-la Casa di Loreto e lì si fermavano. Ma se l’avessero visto,Gesù avrebbe potuto benissimo nascere nella nostra casae noi ve l’avremmo trovato tornando a piedi dalla chiesa.È con questa familiarità che ho sempre pensato a Loreto.

IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Aprile 2011

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VITO PUNZI

UFFICIO STAMPA SANTUARIO DI LORETO

IL “MESSAGGIO” INTERVISTA…

Luigi Accattoli

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Nel santuario di Loreto esistono tre dipinti che raf-figurano l’istituzione dell’Eucaristia. Si tratta di

tre raffigurazioni dell’Ultima Cena, ciascuna con unaspecifica connotazione biblico-teologica. Qui i tre di-pinti vengono illustrati secondo l’ordine cronologicodi esecuzione.

L’“Ultima Cena” dipinta dal Damiani:il “Tradimento di Giuda” e l’“Agnello pasquale”

Nella Sala del Tinello - oggi intitolata a PasqualeMacchi - subito dopo la decorazione della volta adopera di Gaspare Gasparini, fu collocata una tela raffi-gurante l’Ultima Cena, commissionata nel 1585 dal-l’amministrazione del santuario a Felice Damiani diGubbio (1530-1608). Il dipinto (cm 215x390) era espo-sto in un locale destinato alla refezione dei pellegrini eaveva quindi una sua specifica funzione devozionale.Restò nella Sala fino al secolo XVII-XVIII. Attualmente

è custodito nel Museo-Antico Tesoro. La scena, che ha sviluppo orizzontale, presenta al

centro la figura di Gesù, sul cui petto reclina il capo Gio-vanni l’evangelista. Questo particolare fa intendere cheil pittore ha voluto fissare il momento in cui Gesù fa al-lusione al tradimento di Giuda, secondo il quarto Vange-lo. Ivi infatti si legge che Giovanni, «chinandosi sul pet-to di Gesù, gli disse: Signore, chi è?» (Gv 13,23-24).

Dietro Giovanni si scorge un apostolo che dovrebbeidentificarsi con Pietro, il quale lo invitò a chiedere aGesù chi fosse il traditore. Giuda è raffigurato sulla de-stra, in primo piano, rivolto verso l’osservatore, con vol-to scuro, come crucciato per essere stato smascheratodal Maestro. Con la mano sinistra nasconde il sacchettodei trenta denari, prezzo e simbolo inquietante del suotradimento. Due degli apo-stoli accanto al Signore -uno dei-quali dovrebbe es-sere Pietro - sembrano ri-

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Verso il Congresso Eucaristico Nazionale di Ancona (3-11 settembre 2011)

L’istituzione dell’Eucaristianell’arte lauretana /3

Felice Damiani (1530-1608),Ultima Cena, Loreto,

Museo-Antico Tesoro.

STORIA ARTE E CULTURA LAURETANA

IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Aprile 2011

P. GIUSEPPE SANTARELLI

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volgergli la domanda: “Sono forse io il tra-ditore?” Gli altri, in due gruppi di quattro,ai lati della scena, simmetricamente distri-buiti, discutono concitatamente sul tradi-mento di Giuda.

Un altro tema emergente di questo di-pinto è l’agnello pasquale, raffigurato conicastica evidenza al centro della mensa, suun vassoio. È l’agnello della Pasqua ebrai-ca, confezionato e pronto per la manduca-zione. Esso ha una forte valenza figuralenel Vangelo di Giovanni, che fa esclamareal Battista con riferimento a Gesù: «Eccol’Agnello di Dio, ecco colui che toglie ilpeccato del mondo» (Gv 1,29).

L’Agnello di Dio è uno dei simboli princi-pali della cristologia giovannea (vedi Apo-calisse 5,6-12). Esso fonde in una sola realtàl’immagine del Servo del profeta Isaia(cap. 53) che porta il peccato degli uominie soffre come «agnello di espiazione» (Le-vitico 14) e il rito, appunto, dell’agnello pa-squale (Esodo 12; Giovanni 19,36).

L’antico rito dell’agnello pasquale eraconnesso con l’istituzione stessa della Pa-squa ebraica. Il sacrificio di quell’agnello èdiventato figura tipica del sacrificio reden-tore di Cristo sulla croce, di cui l’Eucaristiaè rinnovazione incruenta.

Nella tela si colgono due aspetti di tepo-re familiare e conviviale: uno nell’inser-viente che si affaccia sulla porta e l’altronel cagnolino sotto la mensa. Sul piano sti-listico la tela del pittore eugubino sembrariecheggiare modulazioni venete e romaneben raccordate, ma denuncia fissità neivolti e durezza nei panneggi delle vesti.

L’“Ultima Cena” del Vouet:la “Comunione”

La confraternita del Sacramento, istituita nel santuariodi Loreto nel 1528, un secolo dopo, nel 1627, volle ornareil proprio altare con una tela raffigurante l’Ultima Cena,commissionandola al celebre pittore francese SimonVouet (1590-1649), dimorante per lungo tempo in Italia econvinto seguace del naturalismo caravaggesco. Al 1630risale l’ultima rata di pagamento al pittore, che firmò latela sullo scanno di un apostolo, a sinistra: Simon Vouet.

Nel 1792 il dipinto (cm 318x210) fu trasferito a Romanegli Studi Vaticani per essere riportato su un mosaicodelle stesse dimensioni che poi, nel 1830, sostituì nella

stessa cappella il dipinto, finito, dopo vari passaggi, nelMuseo-Antico Tesoro.

L’artista francese imposta verticalmente la scena del-l’Ultima Cena, conferendole così una maggiore concen-trazione, con gli apostoli stretti e raggruppati intorno aCristo, fulcro della raffigurazione.

Il tema è quello della Comunione che Gesù distribui-sce agli apostoli, prima ancora della manducazione del-l’agnello che si scorge integro su un vassoio, sopra il ta-volo. Il Signore è raffigurato infatti nell’atto di porgereun frammento di pane consacrato a un apostolo che siprotende verso di lui.

Il particolare è desunto dal racconto evangelico:«Mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedi-zione, lo spezzò e lo diede loro dicendo: Prendete, que-

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IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Aprile 2011

Simon Vouet (1590-1649), Ultima Cena, Loreto Museo-Antico Tesoro.

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sto è il mio corpo… » (Mc 14,22). La consacrazione delvino avviene in un secondo momento, dopo la comu-nione con il pane consacrato, come lascia intendere la fi-gura dell’apostolo in primo piano, che con la mano sini-stra tiene un orcio e con la destra solleva una coppa col-ma di vino rosso, non ancora consacrato. Nello stessoVangelo si legge che Gesù «poi prese un calice e resegrazie, lo diede loro e ne bevvero tutti» (Mc 12,23).

Nella raffigurazione si notano atteggiamenti diversinegli apostoli, che per lo più sono intenti a discutere traloro o sono presi da faccende, quasi distratti e poco par-tecipi al mistico rito.

La critica d’arte da tempo ha messo in evidenza, inquesto eccellente dipinto, il realismo caravaggesco, evi-dente nella scelta luministica che genera efficaci chiaro-scuri. Esso si coglie in special modo nel personaggio inprimo piano, ritratto nell’atteggiamento di un crudo ve-rismo con il piede nudo e rozzo rivolto verso l’osserva-tore, e nel cane, sulla sinistra, che lecca un piatto, in stri-dente contrasto con la ieraticità del rito e così diversodal mite cagnolino che si vede nel dipinto del Damiani.

L’“Ultima Cena” della Sala del Tinello:la “Benedizione”

Sulla parete frontale della Sala del Tinello - decoratanel 1584 da Gaspare Gasparini e ora intitolata a Pasqua-le Macchi - si scorge un affresco raffigurante l’Ultima Ce-na, che nel secolo XVII o, secondo altri, nel secolo XVIII,

sostituì la tela di Felice Da-miani, sopra illustrata.

Non si conosce l’autoredell’affresco, che sembrereb-be opera di un pittore locale.Nel tempo in cui esso fu eseguito era attivo in zona PierSimone Fanelli (1641-1703), nato ad Ancona e vissutoper lungo tempo a Recanati.

Non escluderei a priori che il dipinto possa essereuscito dal suo pennello. L’analisi stilistica non sembrasmentirlo. Solo però un raffronto rigoroso con le altresue opere può confermare l’ipotesi.

L’ideazione scenica è simile a quella dell’Ultima Cenadel Damiani, con Gesù al centro della mensa e con sanGiovanni reclinato sul suo petto, con due gruppi di apo-stoli ai lati, consapevolmente partecipi del rito, pur nel-la diversificazione dei gesti, e con Giuda in primo pia-no, sul lato destro, che dà di tergo allo spettatore. Le va-rianti compositive e tematiche però sono notevoli. QuiGesù è nell’atto di benedire con tre dita spiegate dellamano destra. Forse il richiamo è al passo evangelico chedice: «Ora, mentre mangiavano, Gesù prese il pane,pronunciò la benedizione… » (Mt 26,26).

Si può osservare che il vassoio sulla mensa è vuoto,senza l’agnello pasquale, che si scorge invece nei dipin-ti del Damiani e del Vouet. La scena quindi è priva di ri-ferimenti simbolici e si concentra essenzialmente sul ge-sto benedicente di Gesù, anche se non esclude il temadel tradimento di Giuda.

146Pittore del secolo

XVII-XVIII, Ultima Cena,Sala del Tinello

di «Pasquale Macchi».

IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Aprile 2011

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STORIA ARTE E CULTURA LAURETANA

Il 2 marzo, presso le Scuderie del Quirinale, è stata inaugura-ta una prestigiosa mostra delle opere di Lorenzo Lotto (1480-

1556), il quale ha trascorso gli ultimi suoi anni di vita - comeoblato della Madonna - nel santuario di Loreto, dove ha chiusoi suoi giorni, lasciandovi otto pregevoli tele. Due di esse, cu-stodite come le altre nel Museo-Antico Tesoro, sono state datein prestito dalla Delegazione Pontificia per la mostra del Quiri-nale. Si tratta dell’ampia tela raffigurante i Santi Cristoforo, Se-bastiano e Rocco (cm 275x235) e di quella raffigurante la Presen-tazione del Signore al Tempio (cm 172x176). Ambedue, prima diessere esposte, sono state sapientemente restaurate a spese del-lo Stato e sono tornate al primitivo splendore.

La prima tela con i Santi Cristoforo, Sebastiano e Rocco è firmataed è stata eseguita dal pittore intorno agli anni 1532-1533. Per lun-go tempo ha ornato un altare laterale della basilica che era dedi-cato proprio a san Cristoforo. Ciò spiegal’imponente figura del titolare che torreg-gia sugli altri due santi. Dipinto comples-so, dai molteplici simboli, si fa ammirare,oltre che per la sapiente composizione apiramide, per la luminosa colorazione checostruisce e definisce le splendide forme.

La Presentazione è stata dipinta dal Lotto a Loreto dopo ilsuo atto di oblazione alla Madonna, negli ultimi tempi dellasua vita, quando era diventato ormai quasi cieco. Ispirata alVangelo dell’infanzia di Gesù (Lc 2,22-28), è considerata la suaultima opera e un autentico capolavoro, quasi un «testamento»artistico e spirituale. Il famoso critico d’arte Berenson, che hariscoperto e rivalutato il genio del Lotto, ha definito quest’ope-ra «la più moderna pittura che mai antico maestro abbia dipin-to» e ne ha esaltate talune suggestive anticipazioni di segnoimpressionistico. Altri vi sottolineano il fascino dell’incompiu-to per le immagini sbozzate, in un impiego nuovissimo di luceresa a colpi improvvisi, a macchia. Ha scritto recentemente An-tonio Paolucci che il pittore «nei suoi anni tardi ha dato imma-gine alla fantasmatica e quasi pregoyesca Presentazione al Tem-pio» (L’Osservatore Romano, 22 feb-braio 2011). C’è chi scorge nella figuradel vecchio che, nel piano superiore, adestra, si affaccia sulla porta, lo stessopittore quasi ormai pronto a uscire dallascena di questa vita.

Mostra del Lotto al Quirinale,Loreto presente con due teleMostra del Lotto al Quirinale,Loreto presente con due tele

Lorenzo Lotto (1480-1556), Santi Cri-

stoforo, Sebastiano eRocco, Loreto, Mu-seo-Antico Tesoro.

Lorenzo Lotto (1480-1556), Presentazione

del Signore al Tem-pio, Loreto, Museo-

Antico Tesoro.

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In vista dei restauri della decora-zione della Sala del Tesoro, padre

Giuseppe Santarelli, per conto delleEdizioni Santa Casa, ha curato unapregevole pubblicazione che ne ri-percorre le vicende, ne illustra i di-pinti e l’arredo con dovizia di noti-zie e di illustrazioni.

La Sala del Pomarancio o del Te-soro del santuario di Loreto costitui-sce un raro esempio di pittura, discultura a stucchi e diebanisteria, ideato e con-cluso in uno stesso perio-do secondo un gusto pre-valentemente tardo ma-nierista di derivazioneromana. Per il suo gran-de pregio e il suo splen-dore è stata denominatala «Cappella Sistina delleMarche».

La Sala fu costruita pervolontà di Clemente VIIIper raccogliervi gli ex-vo-to di inestimabile valoreprovenienti da molte cor-ti reali e da numerose fa-miglie principesche ditutta Europa. La storiadel santuario ricorda conparticolare risalto il donodei reali di Francia LuigiXIII e Anna d’Austriache, nel 1638, per ringra-ziare la Vergine Laureta-na della nascita del sospi-rato erede Luigi XIV, in-viarono al santuario duecorone d’oro tempestatedi diamanti del valoreastronomico di 75 mila scudi e un re-gio bambino d’oro del peso del neo-nato. Cristina di Svezia, nel 1655,dopo l’abdicazione al regno, portò

personalmente in dono alla VergineLauretana il suo scettro d’oro. Napo-leone Bonaparte, nell’invasione del

1797, depredò il Tesoro portandovia, secondo le cronache, 97 chilid’oro e 17 quintali d’argento!

La Sala (alta m 11,80, larga m 14 e

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bibliograficheSEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE

Una pubblicazione delle EdizioniSanta Casa sulla decorazione dellaSala del Pomarancio a Loreto

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lunga m 24) fu costruita con unavolta a carena dagli architetti MuzioOddi, Giambattista Cavagna e Ven-

tura Venturi e fu portataa termine nel 1603. A la-vori compiuti, fu indettoa Roma il concorso perla decorazione pittorica,al quale, secondo le fon-ti archivistiche, parteci-parono Lionello Spada,Cristoforo Roncalli, det-to il Pomarancio, GuidoReni e, secondo il bio-grafo Giovanni Baglio-ne, Michelangelo da Ca-ravaggio. La presenza aLoreto del Caravaggio ètestimoniata tra la finedel 1603 e gli inizi del1604 anche da alcuni se-gni di una porta del Ri-vestimento marmoreodella Santa Casa, ripor-tati dal pittore nel suocelebre dipinto La Ma-donna di Loreto o dei Pel-legrini di Sant’Agostinoa Roma. La letteraturadel tempo narra il con-corso con toni romanze-schi, mettendo in risaltola rivalità tra il Caravag-

gio e il Pomarancio. Secondo il Ba-glione, il Pomarancio vinse il con-corso per l’appoggio del potente ec-clesiastico Pier Paolo Crescenzi, che

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PERSONAGGI ILLUSTRI A LORETO

Un posto di ri-lievo occupa

nella storia del santuario la visitaa Loreto di Vittorio Emanuele II,primo re d’Italia, uno dei prota-gonisti del Risorgimento e dell’U-nità d’Italia.

Vittorio Emanuele nacque daCarlo Alberto nel 1820 e fin dallagiovinezza si rivelò avverso al-l’Austria, partecipando alle cam-pagne militari del 1848 e 1849, do-ve si distinse per fierezza e valore.Il 23 marzo 1849, dopo la sconfitta di Novara, successe al padre sul tronodi Sardegna, prendendo a cuore la causa dell’Unità d’Italia.

Mostrò determinazione ed equilibrio nel convegno di Vignale con ilgenerale Radetzky. Mantenne piena fede allo Statuto, confortato dal-l’aiuto di persone illuminate, come Massimo D’Azeglio, e diede inizioall’importante decennio di preparazione (1849-1859) all’Unità d’Italia. Siavvalse in special modo dell’opera del grande statista Camillo Benso,conte di Cavour, che con la sua freddezza e oculatezza di diplomaticoseppe temperare l’impulsività del sovrano.

Con l’appoggio della Francia, sotto Vittorio Emanuele II furono con-dotte le campagne vittoriose che aprirono all’annessione di una granparte dell’Italia del nord. Con l’impresa poi dei «Mille», condotta da Ga-ribaldi, seguì l’annessione del Regno di Napoli e, contemporaneamente,con la vittoriosa battaglia di Castelfidardo, quella di una parte dello Sta-to Pontificio. Dopo la conquista di Venezia e di Roma, nel 1870, l’impre-sa unitaria era sostanzialmente attuata e il re, nella prima convocazionedel Parlamento a Roma, nuova capitale d’Italia, poteva asserire: «L’ope-ra a cui consacrammo la nostra vita è compiuta».

Tra i vari contrasti politici che attraversarono il suo regno, VittorioEmanuele II si mantenne sempre leale e determinato, tanto da meritaredal D’Azeglio l’appellativo di «Re galantuomo». Morì nel 1878.

«con larghezza e vari pretesti tuttine escluse». La critica d’arte odiernaperò fa notare che a quel tempo ilPomarancio a Roma era consideratoil numero uno per committenze ec-clesiastiche e gentilizie e che il Cara-vaggio veniva dopo di lui.

Il Pomarancio ha raffigurato nel-la volta a carena, negli anni 1605-1610, le «istorie» della Beata Vergi-ne tra Sibille e Profeti: Natività diMaria, Sposalizio, Presentazione alTempio, Annunciazione, Visitazione,Fuga in Egitto, Ritrovamento di Gesùnel Tempio, Transito della Madonna,Assunzione, Traslazione della SantaCasa e Incoronazione della Vergine.Una copiosa serie di figure allegori-che e di emblemi mariani, sostenutida putti alati, si insinua nelle inter-sezioni della volta, mentre una fan-tasiosa decorazione a stucchi e a ri-lievo dipinto percorre la volta permille alacri svolgimenti. Gli armadidella Sala, lavorati dal bologneseAndrea Costa e messi in opera nel1614, costituiscono una straordina-ria opera di ebanisteria. Nel com-plesso, si tratta di un autentico ca-polavoro di pittura, di decorazionee di ebanisteria.

Il ciclo degli affreschi del Poma-rancio è oggi giudicato il più impor-tante del tardo manierismo romano,ai cui canoni il pittore si attenne, co-niugando lo stile di Michelangelocon quello di Raffaello, in una sugge-stiva propensione verso il barocco. Sitratta di una decorazione di altissimaqualità, resa piacevole dai colori chia-ri e iridescenti e sostenuta da un sa-piente e vigoroso disegno e da un’ec-cezionale tecnica di affresco, che haconsentito l’intatta conservazione delciclo dopo quattrocento anni.

Il restauro prevede interventi su-gli affreschi, sulle ornamentazionipittoriche, sugli stucchi e sui volu-minosi armadi che custodiscono gliex-voto. Si auspicano sponsor chepossano rendere possibile l’impe-gnativa opera di restauro.

Nel 150° dell’Unità d’Italia

Vittorio Emanuele II,primo re d’Italia,a Loreto

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GIUSEPPE SANTARELLI

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Carlo Filippo Boni, Ingresso di VittorioEmanuele II ad Ancona dalla Scalo di La-moricière, Ancona, Pinacoteca Comunale.

La visita del primo re d’Italia alsantuario di Loreto si ricollega allabattaglia di Castelfidardo, combat-tuta il 18 settembre 1860 tra le trup-pe pontificie, comandate dai gene-rali francesi Cristophe Léon LouisLamoricière e Georges de Pimodan,e l’esercito piemontese, agli ordinidel generale Enrico Cialdini. È notoche la vittoria arrise ai piemontesi eche le Marche e l’Umbria furono an-nesse al Regno d’Italia. Il combatti-mento sul piano militare fu modesto, ma la portatapolitica fu grande anche per la risonanza internazio-nale dell’evento.

Il 10 ottobre successivo, Vittorio Emanuele II, prove-niente da Macerata e diretto al Regno di Napoli per in-contrare Garibaldi, giunse a Loreto entrando da PortaRomana e attraversando la Via dei Coronari, attualeCorso Boccalini. Sotto i portici del Palazzo Apostolicogli andarono incontro alcuni ecclesiastici e il penitenzie-re conventuale padre Serra, sardo, gli spiegò che il ve-scovo era fuori Loreto per un improrogabile impegno esi dichiarava pronto ad accompagnarlo. Il re entrò in ba-silica per ammirare le opere d’arte, ma restò male im-pressionato per il grave stato di degrado e di abbando-no in cui versava il santuario.

Salì poi nel Palazzo dove incontrò la Giunta provvi-soria del governo municipale. Qui consumò un pastofrugale e quindi si recò a visitare i soldati feriti nella bat-taglia di Castelfidardo, sistemati nel Palazzo Illirico. Erauna giornata piovosa. Quando il tempo si rimise al bel-lo, il sovrano partì alla volta di Civitanova, ma primavolle firmare un decreto del seguente tenore:

«Abbiamo decretato e decretiamo.

Art. 1. È assegnata sulla nostra cassetta particolare lasomma di Italiane Lire cinquantamila per restauri e de-corazioni della Chiesa della S. Casa di Loreto. Art. 2. Il nostro Commissario Generale Straordinarioper le Provincie delle Marche è incaricato a fare esegui-re gli studi relativi.Art. 3. Fatti gli studi, il Ministero della nostra Casa do-vrà porre a disposizione del predetto Nostro Commis-sario Generale la somma preannunciata.Art. 4. I lavori dovranno intraprendersi nel corrente anno.

Dato da Loreto addì 10, Ottobre 1860».

In una stampa diffusa a mo’ di manifesto per quellacircostanza, si legge: «Vittorio Emanuele ha visitato ilSantuario di Loreto, lo trovò ben sucido (sic) e in modoindegno della B. Vergine. Ha perciò ordinato di farlopiù bello in ogni parte. Viva il nostro Re cristiano. Vival’annessione».

Anche se la cospicua somma fu versata molto più tar-di, solo nel 1889, al tempo di Umberto I, tramite il mini-stro Rattazzi, a lavori ormai avviati, si deve sottolineareche il regio commissario delle Marche Lorenzo Valeriosubito diede disposizioni per l’erogazione della stessa, eincaricò Domenico Ferri, architetto decoratore dei RegiPalazzi di Torino, di recarsi a Loreto per ispezionare labasilica e preparare un duplice progetto di ripristinoedilizio e di restauro decorativo.

Per merito di Vittorio Emanuele II, così, partiva lagrandiosa e lunga opera di ristrutturazione architetto-nica e di abbellimento pittorico della basilica, che nel-l’arco di qualche decennio, tra Otto e Novecento,avrebbe rinnovato il volto del santuario. Il re perpetua-va in tal modo la tradizione di Casa Savoia, che sempreebbe devozione verso la Santa Casa, arricchendola concospicue donazioni.

Il 28 dicembre 1860 Vittorio Emanuele II, di ritorno dalfelice incontro con Garibaldi a Teano, ripassò a Loreto,ancora in una giornata battuta dalla pioggia. Non sceseneppure dalla carrozza. Ivi però diede udienza al mar-chese Girolamo Solari, capo della Giunta municipale, e alpadre Serra. Questi approcci, come quelli del 10 ottobre,ebbero i loro benefici effetti, perché il cospicuo patrimo-nio del santuario di Loreto non fu espropriato, come lofurono gli altri beni ecclesiastici in esecuzione delle «leg-gi eversive». I beni e le rispettive risorse restarono tutti aLoreto e furono amministrati dal Pio Istituto della SantaCasa e utilizzati per la manutenzione, i restauri e gli ab-bellimenti della basilica e per opere di utilità sociale.

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La rivista messicana Encrucijada ha pubblicato nel2010 un interessante saggio su una “Solenne pro-

cessione con l’immagine di nostra Signora di Loreto; l’e-pidemia del Sarampiò nel 1727” (pp. 22-51).

Il dipinto è legato storicamente al Collegio di SanGregorio a Città del Messico, che fu costruito nel 1573per l’insegnamento della dottrina cristiana ai figli dellanobiltà indigena. I gesuiti, che diffusero capillarmente ilculto della Vergine di Loreto nell’America di colonizza-zione spagnola, introdussero la devozione lauretana an-che nel Collegio ad opera di padre Giovan Battista Zap-pa e di padre Giovanni Maria Salvatierra.

Il primo, nel 1675, portò dall’Italia una statua dellaMadonna di Loreto, che era stata messa a contatto conl’originale, e introdusse nel Messico la novità di unacappella costruita nelle forme della Santa Casa. Que-sta fu edificata e annessa al Collegio di San Gregorio einaugurata nel 1680. Quella replica purtroppo nonesiste più.

Nel 1727 fu organizzata una solennissima processionecon la statua della Madonna di Loreto per scongiuraregli effetti esiziali di una terribile pestilenza che devasta-va Città del Messico. Nell’ottobre di quell’anno, la statuafu trasferita nella cattedrale della capitale, dove fu cele-brata una solenne novena, e di qui, il giorno 28, fu ripor-tata processionalmente nel Collegio di San Gregorio conuna straordinaria partecipazione di clero e di popolo.

L’evento è stato raffigurato da un pittore anonimo inun vasto dipinto a olio su tela (cm 290x380). Un recentestudio di Luisa Elena Alcalà, Patricia Dìaz Cayeros eGabriele Sànchez Reyes, pubblicato sulla rivista Encru-cijada, offre notizie abbondanti sulla processione e sulquadro che la rappresenta.

Il dipinto, conservato nella località di San Pietro Za-catenco, è restato per lungo tempo in oblio, nonostantela sua importanza messa in evidenza dalle tre studiose,relativamente alla struttura urbana del tempo, compre-

sa la facciata della cattedrale, alle caratteristiche delleprocessioni di allora e all’intensa devozione verso laMadonna di Loreto in quelle regioni.

L’immagine della Vergine Lauretana, al centro dellarappresentazione, cattura immediatamente l’attenzionedell’osservatore. Nel suo gesto, con la testa leggermentevolta verso sinistra, la Vergine ispira fiducia nella sua po-tente intercessione presso il popolo che la accompagna.

Si tratta di un recupero iconografico lauretano di note-vole valore, sia per il luogo e sia per il tema, e confermala grande devozione verso la Vergine Lauretana nel Mes-sico, introdottavi dai gesuiti, soprattutto nel secolo XVII.

(G. S.)

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UNA SOLENNE PROCESSIONE CON L’IMMAGINEDELLA MADONNA DI LORETO

LORETO NEL MONDO

Pregevole dipinto lauretano nel Messico

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Il 2 febbraio, nella Sala PaoloVI, sono stati presentati gli

Atti del I Convegno Interna-zionale sulle «Nuove forme di

vita consacrata», promosso dalla Fraternità Francescana di Beta-nia e dal “Coordinamento Storici Religiosi” (CSR Roma). Il Con-vegno si è svolto a Roma il 5-6 ottobre 2007 presso la PontificiaUniversità Urbaniana, che ha offerto il suo patrocinio.

Davanti a un folto pubblico di religiosi e religiose, dopo il salutoe le parole introduttive dell’arcivescovo Giovanni Tonucci, gli auto-ri della pubblicazione hanno illustrato il contenuto degli Atti. Pa-dre Roberto Fusco, della Fraternità Francescana di Betania, docentedi Teologia spirituale, ha illustrato l’iter del censimento delle nuovecomunità, mentre padre Giancarlo Rocca, direttore del «Dizionariodegli istituti di perfezione» e docente di Storia delle istituzioni divita consacrata, si è soffermato sulle caratteristiche delle nuove for-me degli anni 1911-2009 (soprattutto dell’ultimo cinquantennio),sorte in numero di circa 775, delle quali 80 già scomparse. Ha mo-derato l’incontro p. Stefano Vita, della Fraternità Francescana di Be-tania, vicario generale della Delegazione Pontificia.

Gli Atti sono raccolti in due volumi di grande interesse per l’argomento, pubblicati dall’Università Urbaniana(Via Urbano VIII, 16 - 00120 Città del Vaticano; tel. 06.69889652).

Nella foto, sul tavolo della presidenza, da sinistra a destra: l’arcivescovo Tonucci, padre Vita, padre Fusco e pa-dre Rocca. (Foto Stefanelli)

L’Associazione Laicale Eucaristica Ripa-ratrice ha organizzato un convegno in

preparazione al Congresso Eucaristico Na-zionale che si terrà ad Ancona dal 3 all’11settembre prossimo. Il convegno - rivolto a quanti nelle parrocchie si impegnano quali catechisti, ministri straordi-nari della comunione e operatori pastorali - si è tenuto nel Tinello «Pasquale Macchi» il 19 febbraio.

Dopo il saluto di Paolo Baiardelli, presidente dell’Associazione, e dell’arcivescovo Giovanni Tonucci, sono se-guite le relazioni. La dott.ssa Paola Bignardi, componente del Comitato Progetto Culturale della CEI, ha trattato iltema: «Dall’emergenza educativa all’impegno quotidiano»; mons. Domenico Sigalini, vescovo di Palestrina e assi-stente nazionale dell’Azione Cattolica, ha parlato della «Chiesa e l’impegno educativo»; la prof.ssa Laura Boccati,preside di Liceo Classico, ha parlato su «L’arte di sperare, il coraggio di educare»; mons. Edoardo Menichelli, arci-vescovo di Ancona, ha dettato una riflessione su «L’Eucaristia per la vita quotidiana». Ha moderato l’incontro ilcappuccino padre Franco Nardi, assistente nazionale dell’Associazione. Nella foto, sul tavolo della presidenza, dasinistra a destra: Paolo Baiardelli, Paola Bignardi, l’arcivescovo Giovanni Tonucci e padre Franco Nardi. (Foto Montesi)

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VITA DEL SANTUARIO

Presentati gli atti sulle«Nuove forme di vita consacrata»

Convegno inpreparazionedel 25° CongressoEucaristicoNazionale

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Il 18 febbraio, nel Teatro Comu-nale di Loreto, è stato ricordato,

nel trentennio della morte. Ada-mo Volpi, per lunghi anni organi-sta della basilica di Loreto. La ceri-monia è stata organizzata dal Co-mune, con il contributo della Fon-dazione Cassa di Risparmio di Lo-reto e il patrocinio della Delega-zione Pontificia. Si sono esibiti An-drea Nespi, Alessando Mugnoz eClaudia Menghi (fisarmonica epianoforte), e Valentino Lorenzet-ti alla fisarmonica elettronica.Gervasio Marcosignori, rinomatofisarmonicista, ha rievocato la fi-gura del Volpi, di cui fu caro amicoed estimatore, notando fra l’altroche il maestro fu uno dei primi inItalia a scrivere musica originaleper fisarmonica. Angelo Bianca-mano ha presentato al pubblicol’inno popolare dei fisarmonicisticomposto da Adamo Volpi. Nelcontesto dell’incontro, è statopresentato il volume «Adamo Vol-pi organista, concertista e compo-sitore», scritto da Sandro Strolo-go. Ha fatto seguito l’inaugura-zione della mostra fotografica e

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VITA DEL SANTUARIO

Adamo VolpiUn grande musicista da ricordare

documentale, allestita nelle saleespositive Sangallo. Grande è sta-ta la soddisfazione del sindacoPaolo Niccoletti e dell’assessorealla Cultura M. Teresa Schiavoni.

Il 20 febbraio, in basilica, haavuto luogo una solenne celebra-zione eucaristica, presieduta dal-l’arcivescovo Tonucci, nella qualesono stati ricordati i fratelli Remoe Adamo Volpi, l’uno maestro dellaCappella Lauretana e l’altro orga-nista del santuario. Ha animato lamessa la Cappella della Santa Ca-sa, diretta dal m° Giuliano Viabile.

Sopra: presentazione del libro suAdamo Volpi, curato da Sandro Stro-logo; in basso: i partecipanti allamessa celebrata in basilica in memo-ria dei fratelli Volpi. (Foto Montesi)

Icori selezionati tra 87 domande d’ammissione pervenute sono dodici: Belgrado (Serbia), Bratislava (Slovacchia), Mate-ra (Italia), Minsk (Bielorussia), Mosca (Russia), Praga (Rep. Ceka), Quezon City (Filippine), Sliven (Bulgaria), Taipei City

(Taiwan), Trier (Germania), Varsavia (Polonia), Vilnius (Lituania). Nel contesto della Rassegna saranno tenuti due con-certi straordinari: uno il 28 aprile, ore 21.00, dal Coro «Blagovest» di Minsk, e l’altro il 29 aprile, alla stessa ora, dal Co-ro della Fondazione Domenico Bartolucci, ora cardinale, direttore dell’esibizione. La Rassegna si chiuderà con la mes-sa delle ore 11 di domenica 1° maggio, presieduta dall’arcivescovo Giovanni Tonucci con esecuzione collettiva dei cori.

RassegnaInternazionale di Musica Sacra«Virgo Lauretana» 27 aprile - 1° maggio 2011

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Giornata delMalato a Loreto

L’11 febbraio, memoria della Madonnadi Lourdes, nella basilica di Loreto, al-

le ore 18, si è tenuta una solenne celebrazio-ne eucaristica, presieduta da mons. DecioCipolloni, vicario della Prelatura della San-ta Casa e responsabile della pastorale sani-taria della Conferenza Episcopale delleMarche. Alla celebrazione sono intervenutigli operatori sanitari e i volontari unitalsia-ni e di altre associazioni impegnate nell’as-sistenza degli infermi. Suggestiva è stata lacerimonia della luce con l’accensione dellefiaccole, mentre nella basilica venivanospente tutte le lampade. (Foto Stefanelli)

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VITA DEL SANTUARIO

ALoreto la Giornata della Vita viene celebrata ognianno con particolare solennità, soprattutto con una

messa del pomeriggio, alla quale sono invitate a parteci-pare le donne che nell’ultimo anno sono diventate mam-

Giornata della Vita me, portando i loro bambini. Il 6 febbraio, dopo la cele-brazione eucaristica presieduta dal rettore padre Giulia-no Viabile, le mamme sono passate in Santa Casa, met-tendo i loro figlioletti sotto la protezione della Madon-na, che, proprio nella Casa di Nazaret, ha portato nelgrembo il Bambino Gesù e, dopo il ritorno dall’esilio inEgitto, lo ha cresciuto con ineffabile amore. (Foto Montesi)

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Nei giorni 18, 19, 20 febbraio i neo-eletti pre-sidenti delle sezioni e sottosezioni dell’U-

nitalsi si sono dati appuntamento a Loreto pertre giorni di riflessione e di dibattiti. Sono giun-ti al santuario in 650 circa e, nella serata del 18,hanno partecipato a un tempo di preghiera nel-la basilica inferiore. Le riunioni si sono svolte alPalacongressi. Vi ha preso parte anche il presi-dente nazionale Diella. Sono state messe in evi-denza le difficoltà inerenti del momento, causa-te anche dal fatto che le Ferrovie mettono a di-sposizione solo treni con non meno di undicicarrozze, da pagare per intero anche se non so-no completamente utilizzate. È stata studiata la programmazione per l’anno corrente, con una particolare attenzio-ne alla Giornata del Malato di tutte le sezioni che si terrà a Loreto il 7 settembre prossimo, nel contesto del Con-gresso Eucaristico Nazionale di Ancona.

Nel pomeriggio del 19 hanno partecipato ai lavori anche l’arcivescovo Giovanni Tonucci e il rettore del santua-rio p. Giuliano Viabile, mettendo in risalto la situazione dei pellegrinaggi unitalsiani a Loreto. È stato presente co-stantemente ai lavori mons. Decio Cipolloni, già assistente nazionale dell’Unitalsi. (Foto Montesi)

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VITA DEL SANTUARIO

I vigili urbani festeggiano il loro patrono a Loreto

Il 29 gennaio, si sono datiappuntamento a Loreto cir-

ca 150 vigili urbani della pro-vincia di Ancona per celebrareil loro patrono, san Sebastia-no. L’arcivescovo GiovanniTonucci ha presieduto la cele-brazione eucaristica, alla qua-le, oltre ai numerosi vigili,hanno partecipato i sindaci di49 municipalità, il consigliereregionale Moreno Pieroni, ilquestore di Ancona MaurizioPiccolotti e altre autorità delmondo politico e amministra-tivo. Sono intervenuti anche igruppi comunali di Protezio-ne Civile, guidati dal presi-dente regionale Roberto Ore-ficini. L’arcivescovo ha sotto-lineato l’importanza di cele-

brare i santi patroni, perché ci aiutano con il loro esempio a bene operare, e ha ricordato l’importante compitosvolto dai vigili urbani per l’ordine dei cittadini. Nel Teatro Comunale il comandante Fulgi ha tenuto un’impor-tante relazione sugli aspetti inerenti all’attività dei vigili urbani. (Foto Montesi)

I neo-presidenti unitalsiani a convegno

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NOTIZIE FLASH

Continuano a giungere i contributi per i lavori direstauro degli affreschi della Sala del Tesoro o

del Pomarancio, propiziati anche dai mass mediache ne hanno parlato e ne parlano, trattandosi di unimportante capolavoro di arte italiana degli inizidel Seicento.

Offerente anonimo € 20,00; Michele Ramello (To-rino) € 600,00; offerente anonimo € 20,00; M. G. diGravina € 500,00; offerente anonimo € 20,00; prof.Italo D’Angelo e famiglia (Ancona) € 650,00; offe-rente anonimo € 20,00; offerente anonimo € 10,00.

Sottoscrizione peri restauri degli affreschidella Sala del Pomarancio

Appello per la Sala del PomarancioConferenze stampa, tavole rotonde e servizi televisi-

vi hanno sensibilizzato il pubblico sul progetto di unurgente restauro degli affreschi del Pomarancio, nellaSala del Tesoro di Loreto. Numerosi giornali e rivistene hanno dato l’annuncio. Piace qui menzionare la se-gnalazione dell’autorevole «Corriere della Sera», ilquale, il 30 gennaio scorso, a p. 41, tra l’altro ha scrittoche l’arcivescovo Giovanni Tonucci ha rivolto a tutte leistituzioni pubbliche e private, ma anche a singoli pel-legrini, un appello, «destinato al restauro della Sala delPomarancio nella basilica della Santa Casa di Loreto. Arischio è la volta con ciclo di affreschi sulla Vita di Ma-ria (uno dei capolavori del tardo manierismo), eseguititra il 1605 e il 1610 dal Pomarancio (che venne preferi-to a Guido Reni e a Caravaggio)».

Un servizio su Loreto al TG2Il 1° febbraio, alle ore 18.30, nella rubrica «Sì viag-

giare» del TG2, condotta da Bruna Fattenotte, è anda-to in onda un servizio sul santuario di Loreto, all’in-terno del telegiornale, durato circa cinque minuti, coninterviste all’arcivescovo Giovanni Tonucci, al padreGiuseppe Santarelli e alla guida turistica LoredanaPapi. Anche in questo servizio si è parlato del restau-ro del Pomarancio.

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Sede dell’Aeronautica: dalla Scuola per AllieviSottufficiali a quella di Lingue EstereIl 2 febbraio la Scuola per Sottufficiali della sede del-

l’Aeronautica di Loreto, dopo venti anni, ha chiuso ibattenti con una cerimonia alla presenza del generalePasquale Preziosa. L’attività è passata alla Scuola Mare-scialli di Viterbo, mentre a Loreto è stata conservata epotenziata la Scuola di Lingue Estere, che ha lo scopo difornire al personale una conoscenza linguistica profes-sionale per l’impiego in organismi e staff internazionalio in reparti della Nato di carattere internazionale. Siprevede che nell’anno corrente saranno più di duemilale unità che transiteranno nelle strutture didattiche elinguistiche della Scuola. A dirigere questa Scuola re-sterà il colonnello Angelo Balestrino. Alla cerimonia dichiusura della Scuola per Sottufficiali sono intervenutil’arcivescovo Tonucci, il prefetto di Ancona Orrei, il sin-daco di Loreto Niccoletti e altre autorità. Il generale Pre-ziosa ha assicurato che «Loreto resta un punto di riferi-mento dell’Aeronautica, una vera punta di diamantenell’insegnamento delle lingue straniere».

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Missioni mariano-lauretaneNumerose sono le missioni già effettuate e program-

mate per l’anno in corso con la statua della Madonna diLoreto. Dopo la missione nella parrocchia di San Paolodi Ravona (Bologna) nei giorni 11-26 gennaio, il parrocomons. Ivo Manzoni ci scrive: «La Beata Vergine Laureta-na è sempre la prima missionaria! Quanto bene e quantegrazie in questi giorni. Mai tanti giovani, tanta assiduitàall’adorazione eucaristica, e enormi i frutti di penitenza,in confessionale. Deo gratias». Il 28 gennaio la statua èpassata nella parrocchia di San Venanzio in Gallura,sempre in diocesi di Bologna. Inoltre, la diocesi di Pale-strina, su iniziativa del vescovo Domenico Sigalini, tra-mite don Luois Armando, ha organizzato una missionemariana con la statua della Vergine Lauretana nelle va-rie parrocchie, in preparazione del prossimo CongressoEucaristico Nazionale (Ancona, 3-11 settembre) durantetutta la Quaresima, fino alla Domenica in albis.

Gruppo di Studio sulla Via LauretanaIl 23 febbraio si è riunito a Loreto il Gruppo di Studio

sulla Via Lauretana, che ha preso in esame il tratto Assisi-Loreto, da rivitalizzare con un progetto concreto. Dopouna breve relazione storica sulla Via Laretana di p. Giu-seppe Santarelli, ha preso la parola mons. Paolo Giulietti,vicario generale dell’arcidiocesi di Perugia, il quale ha pro-posto un primo itinerario peregrinatorio a piedi da Assisia Loreto lungo antichi percorsi che toccano centri di inte-resse storico, artistico e devozionale. Il Gruppo si è divisoil lavoro per la redazione di un documento ufficiale dapresentare alle autorità competenti, introdotto dalle letteredell’arcivescovo di Loreto mons. Giovanni Tonucci e delvescovo di Assisi mons. Domenico Sorrentino. Ha mode-rato l’incontro padre Stefano Vita, vicario ge-nerale della Delegazione Pontificia.

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I l 22 gennaio, colpito da infarto, è passato al Si-gnore Romolo Appignanesi, all’età di 64 anni. Distintosi per la

sua militanza politica in ambito cattolico, si è dedicato generosa-mente al volontariato. Negli ultimi anni ha prestato il suo genero-so e qualificato servizio, quale volontario, anche nella basilica diLoreto. Ai funerali, insieme ad altri cappuccini, è intervenuto an-che il rettore padre Giuliano Viabile, che ha espresso alla vedovae alla famiglia, a nome del santuario, i sentimenti della più vivagratitudine per quanto Romolo ha fatto per il buon funziona-mento della basilica nei giorni festivi.

Romolo Appignanesi

In memoria di Pietro ZampettiIl 26 gennaio, all’età di 98 anni, è morto a Treviso Pie-

tro Zampetti, anconetano, forse il più insigne storicodell’arte marchigiana della seconda metà del Novecen-to, docente universitario e autore di importanti studi,tra i quale eccelle l’opera Pittura nelle Marche, in quattroponderosi volumi (Firenze, 1988-1991), dove egli ha de-dicato numerose e approfondite pagine sulle opered’arte nel nostro santuario. Il suo nome, in ambito lau-retano, è legato anche all’edizione critica de Il Libro dispese diverse di Lorenzo Lotto, relativo agli anni 1538-1556 (Venezia-Roma, 1969). I funerali si sono svolti nellachiesa di San Bartolomeo a Treviso.

Scolaresche al santuarioe al Museo-Antico TesoroSi moltiplicano i gruppi di scolari che, guidati dai loro

insegnanti, visitano il santuario e il Museo-Antico Teso-ro. Per loro sono state approntate dalle Edizioni SantaCasa due pubblicazioni specifiche che facilitano la com-prensione della storia e dell’arte fiorite intorno alla SantaCasa: A volo d’angelo sul Santuario di Loreto, opera di di-versi autori, con tavole didattiche che coinvolgono glialunni in un’avvincente e proficua ricerca; e Quello stranoviaggio a Loreto, una storia a fumetti curata da FrancescoRizzato intorno a una visita affascinante di una scolare-sca al santuario, accompagnata da una guida turistica.

IN MEMORIA DI…

IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Aprile 2011

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IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Aprile 2011

G. SANTARELLI, Gli affreschi della Saladel Pomarancio a Loreto, Loreto 2010, pp.102, € 20,00.

S. VITA, Il Sacerdote allascuola di Maria, Qua-derni de «Il Messaggio»,

n° 3, pp. 36, ill. a colori 15, € 5,00.

Edizioni Santa Casa - serie di studi e testi

AA.VV., La Congregazione Univer-sale della S. Casa - Atti del convegno peril centenario, Loreto 1985, pp. 355, € 10,35.

N. MONELLI - G. SANTARELLI,Le Fortificazioni di Loreto,pp. 150, ill. 50, € 15,00.

G. SANTARELLI, Tradizioni e LeggendeLauretane, Loreto 1990, pp. 190, illustrazio-ni 45, € 6,00.

AA.VV., I pellegrini alla Santa Casadi Loreto - Indagine socio-religiosa,1992 pp. 268, € 9,30.

G. SANTARELLI, La Santa Casa di Loreto,4ª ediz., Loreto 2006, pp. 505, illustrazio-ni 111, € 12,00.

N. MONELLI, La S. Casa a Loreto - La S. Casa a Naza-reth, 2ª ediz., Loreto 1997, pp. 205, € 10,35.

LUCA DA MONTERADO, Mons. TommasoGallucci, Loreto 1997, pp. 238, € 12,00.

G. SANTARELLI, I graffiti nella SantaCasa di Loreto, Loreto 1998, pp. 121, foto-colors 66, € 12,20.

Ludovico Seitz e la Cappella Tedesca aLoreto, Loreto 2008,pp. 470, illustrazioni acolori 331, € 50,00.

G. SANTARELLI, Per-sonaggi d’autorità aLoreto, Loreto 2010,pp. 240, € 35,00.

GUIDE E TESTI SPIRITUALI

G. SANTARELLI, Loreto - Guida storica eartistica, Ancona 1996, edizioni italiana,spagnola, inglese, francese, tedesca e por-toghese; € 5,00.

G. SANTARELLI, Guida illustrata in po-lacco, 1992, € 10,00.

G. SANTARELLI, Loreto nella storia enell’arte (formato grande), Ancona

1997, edizioni ita-liana, spagnola, in-glese, francese, te-desca e portoghese;€ 10,00.

G. SANTARELLI, L’arte a Loreto, edi-zioni Aniballi, Ancona, 2ª edizione2005, pp. 406, ill. a

colori 375; in brossura € 46,50.

Il Santuario di Loreto nella parola diGiovanni Paolo II e del cardinale Jo-seph Ratzinger ora Benedetto XVI,pp. 288, foto a colori 140, copertinacartonata, € 19,00.

M. E. PATRIZI, Il mi-stero della Sacra Sindo-ne, Quaderni de «Il Mes-saggio», n° 1, pp. 56, ill.a colori 40, € 4,00.

S. VITA, In cammino conMaria per incontrare

Gesù, pp. 104, ill. a colori 22, € 5,00.

PUBBLICAZIONI VARIE

N. ALFIERI - E. FORLANI - F. GRIMALDI, Contributi archeo-logici per la storia della S. Casa, Loreto 1977, pp. 69, tavo-le 25, € 2,60.

V. SALVOLDI, La Madonna del sì. Lodi a Maria e arte insuo onore, Loreto 2010, pp. 224, € 18,00.

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PUBBLICAZIONI

promosse dalla Delegazione Pontificia del Santuario della Santa Casadi Loreto - c.c.p. 311605 - Tel. 071970104

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IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Aprile 2011

N. MONELLI - G. SANTARELLI, La Basili-ca di Loreto e la sua reliquia, Loreto1999, pp. 195, illustrazioni 54, € 12,90.

N. MONELLI, Architettore e architettu-re per la S. Casa di Loreto, Loreto 2001,pp. 160, illustrazioni 47, € 9,00.

N. MONELLI, Prime architetture pice-ne per la Camera di Maria a Loreto, pp. 125, illustrazioni44, € 15,00.

M. RANUCCI - M. TENENTI, Sei riprodu-zioni della S. Casa inItalia, Loreto 2003,pp. 232, illustrazioni212, € 15,00.

M. MONTANARI - A. SCHIAROLI, Santie Beati a Loreto, Loreto 2005, pp. 492,con numerose illustra-zioni, € 9,00.

N. MONELLI - G. SANTARELLI, L’altare de-gli apostoli nella SantaCasa di Loreto, Loreto2006, pp. 77, illustrazio-ni 35, € 6,50.

G. SANTARELLI, Le origini del Cristiane-simo nelle Marche, Loreto 2009, 2a ediz.,pp. 430, illustrazioni 39, € 20,00.

SOUVENIR E VIDEO

Albumino con vedute diLoreto - € 2,00.

Audiocassetta “Canti laure-tani” (con libretto) - € 5,20.

Dvd “Loreto - FedeStoria Arte” - € 11,00.

B. ANSELMI, G. VIABILE,Salmi Responsoriali,Anno B e C, pp. 120 -€ 25,00 cadauno.

STAMPE DEVOZIONALI

Novena alla Madonna di Loreto - € 1,00,edizioni italiano, tedesco, inglese, porto-ghese e polacco.

G. SANTARELLI, Loreto Santuario della San-ta Casa - Guida spirituale - € 1,00, edizioni italiano, ingle-se, tedesco, francese, spagno-lo, portoghese, polacco,olandese, ceko, croato, un-gherese, rumeno, slovacco,russo, giapponese, cinese,coreano, bulgaro, sloveno,esperanto, arabo.

Immaginetta con coroncina - € 2,90.

Immaginetta con medaglietta - € 0,60.

Pagelline con preghiere va-rie - € 0,10.

Pagelline con rosario e con pre-ghiere lauretane - € 0,20.

Santini conpreghiere

lauretane.

Ai sensi del d.lgs 196 del 30/06/2003 la informiamo che i dati personali che verrannoforniti saranno oggetto di trattamento a mezzo di sistemi informatici. La Redazione,nella persona del responsabile del trattamento dei dati, garantisce che le informazionisaranno trattate unicamente allo scopo di inviare agli associati e/o benefattori le pub-blicazioni nel pieno rispetto delle norme del D.L. 30/06/2003. Rispetto a tali dati po-tranno essere esercitati i diritti a cui all'art. 7 del d.lgs 196/2003; in particolare il sog-getto interessato potrà richiederne la cancellazione e/o rettifica scrivendo alla redazione.

€ 0,10 € 0,25

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CONGREGAZIONE UNIVERSALE DELLA SANTA CASA

Fondata nel 1883, ha le seguenti finalità:

• Diffondere la conoscenza e la devozione verso la Madonna e la sua SantaCasa, dove ha avuto inizio la storia della nostra salvezza con l’Annunciazionee l’Incarnazione;

• Curare la promozione e il decoro del santuario con offerte e lasciti vari;

• Accogliere i pellegrini orientandoli a vivere i messaggi del santuario, la vitadella S. Famiglia, le feste della Madonna.

L’ISCRIZIONE alla Congregazione è aperta a quanti desiderano collaborare alle suefinalità.Con l’iscrizione si partecipa in perpetuo ai benefici spirituali delle preghie-re e di una Messa che si celebra ogni giorno alle ore 8 nel santuario (MessePerpetue); agli iscritti è concessa inoltre l’indulgenza plenaria alle solite condizio-ni nel giorno dell’iscrizione e nella festa della Madonna di Loreto (10 dicembre).

NORME PER L’ISCRIZIONE

• Farne richiesta, anche con lettera, alla Direzione. Possono essere iscritti vivi e defunti, persone singole efamiglie. Viene rilasciato un diploma di iscrizione.

• La partecipazione ai beni spirituali, comprese le Messe perpetue, è perpetua, cioè per sempre.

• Gli iscritti non hanno obblighi particolari, tranne l’impegno di vivere cristianamente.

• Si raccomanda la recita dell’Angelus tre volte al giorno e la recita frequente del Rosario e delle LitanieLauretane.

• La quota d’iscrizione è di € 10,00 (per l’iscrizione individuale) o di € 16,00 (per l’iscrizione di più personeo di una famiglia).

La Congregazione Universale pubblica la rivista mensile “IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA”, che informa sulla vitadel santuario e funge da collegamento con gli animatori e gli iscritti. Promuove inoltre gli studi e le pubblicazionisulla storia della S. Casa e del santuario. Chi desidera collaborare più intensamente agli scopi della CongregazioneUniversale può chiedere di far parte del gruppo degli AMICI DELLA SACRA FAMIGLIA che riunisce gli Zelatori e leZelatrici della Santa Casa. Essi riceveranno particolari incarichi insieme ad un nostro tesserino d’iscrizione. Per l’in-vio di corrispondenza e di offerte servirsi del seguente indirizzo:

DELEGAZIONE PONTIFICIA - CONGREGAZIONE UNIVERSALE DELLA SANTA CASA60025 Loreto (AN), Italia - Tel. 071.97.01.04 - Fax 071.97.47.176 - C.C.P. n. 311605

Iscrivi te stesso e i tuoi familiari alla Congregazione Universale della Santa Casa.Potrai usufruire di vari benefici spirituali, in primo luogo delle messe perpetue:cioè, di una messa celebrata ogni giorno nel santuario della Santa Casa alle ore 8.

• Puoi iscrivere te stesso o altra persona singola, viva o defunta (offerta € 10,00)

• Puoi iscrivere la tua famiglia o altre famiglie, per vivi e/o defunti (offerta € 16,00)

Invia la tua offerta tramite C.C.P. n. 311605 intestato a:Delegazione Pontificia - Congregazione Universale Santa Casa - 60025 Loreto (AN)oppure tramite bonifico bancario:Banca delle Marche cod. IBAN: IT70O0605537380000000000941 BIC: BAMAIT3AChi intende inviare l’offerta tramite bonifico bancario è pregato di comunicare il proprio recapito tramite let-tera, fax o e-mail per consentire una risposta.

Per contattarci: tel. 071.970104 - fax 071.9747176 Sito: www.santuarioloreto.it e-mail: [email protected]

MESSE PERPETUE