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in Italia Dicembre 2009 Anno VI n. 24 Lasalliani Lasalliani Trimestrale dei Fratelli delle Scuole Cristiane - Registrazione presso il Tribunale Civile di Roma - Sezione per la Stampa, n. 83/2004 del 5 marzo 2004 Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB Roma Speciale enciclica “Caritas in veritate”

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“Caritas in veritate”

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Le pubblicazioni dei Fratelli delle Scuole Cristianesi possono richiedere alla Curia Provinciale di Italia

Viale del Vignola, 56 - 00196 - Roma - Tel. 06.32294235 - Fax 06.3236047

www.lasalleitalia.it

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Lasalliani in ItaliaTrimestrale

dei Fratelli delle Scuole Cristiane

Anno VI - n. 24 - Dicembre 2009

Direttore Responsabile:Virginio Mattoccia [email protected]

Collaboratori (Rubriche):Donato Petti (Editoriale) - [email protected]; Mario Chiarapini(Giovani) - [email protected]; Gabriele Di Giovanni (DizionarioLasalliano) - [email protected]; Enrico Trisoglio (Dizionario Italiano) [email protected]; Alberto Tornatora (Calendario Culturale) [email protected]; Stefano Agostini (CalendarioLasalliano, Appuntamenti) - [email protected]; BrunoBordone (Storia Istituto) - [email protected]; Gabriele Mossi(La parola per te) - [email protected]; Bernardino Lorenzini(Progetti Pedagogico - didattici) - [email protected]; BeatriceMagnatta (Milano) - [email protected]; Rodolfo Meoli (Chiesa) [email protected]; Cristina Bove (Grugliasco) - [email protected]

Hanno collaborato a questo numero:Marcello Stanzione, Gerardo Caglioni, Alberto Pettinari, Simone SozioEnrico Mattoccia, Monica Zanchini di Castiglionchio, AlbertoCastellani, Cristina Bove, Costantino Gaglio, Rodolfo Meoli, BernardinoLorenzini, Beatrice Magnatta, Giovanni Cubeddu, Ammar Al Nisnas.

Direzione e AmministrazioneViale del Vignola, 56 - 00196 RomaTel. 06.32294235 - Fax 06.3236047

AssociatoUnione StampaPeriodica Italiana

Editore: Provincia della Congregazione dei Fratelli delle Scuole CristianeVia S. Sebastianello, 3 - 00187 Roma

http://www.Lasalleitalia.it./portale/Index.htm

Impaginazione: Just in TimeVia Monte Marino, 69/B2 - 00060 Riano (ROMA)Tel. 06.9034950 - Fax 06.90139541 - email: [email protected]: Istituto Salesiano Pio XIVia Umbertide, 11 - 00181 RomaTel. 06.7827819 - Fax 06.7848333 - email: [email protected] di stampare nel mese di Dicembre 2009

1Lasalliani - n. 24 - Dicembre 2009

Gli Amici che desiderano sostenere “Lasalliani in Italia”possono utilizzare il ccp n. 52041001 intestato a:

Provincia della Congregazione dei Fratelli delle Scuole Cristiane

ANatale “è apparsa la benignità e bontà di Dio per gli uomini”, cioè la soli-darietà di Dio con gli uomini. Specialmente nel periodo natalizio gli uomi-

ni manifestano gratitudine e amore a Dio con opere di bontà e benignitàverso gli uomini (sarebbe meglio dire - verso Dio), in ossequio al comanda-mento dell’amore agli uomini come manifestazione dell’amore a Dio, realiz-zando così la “benignità e bontà degli uomini per Dio”, cioè la solidarietà degliuomini con Dio. Tali gesti di solidarietà non sono pure forme di filantropia enon hanno finalità in se stessi, ma sono fondati e motivati dalla “verità delCristianesimo sull’uomo” (il fondamento preliminare di tutto), della parteci-pazione di ogni uomo alla vita divina.

* Perciò questo numero natalizio di “Lasalliani in Italia” è dedicato in granparte alle opere di solidarietà lasalliana in Italia e nel mondo: inizia con la“devozione del La Salle a Gesù Bambino”, continua con un intervento delconsigliere dell’Ambasciata della Palestina, la terra di Gesù, Ammar AlNisnas, e con la storia della presenza deiFratelli delle Scuole Cristiane in quellaterra “benedetta e sfortunata”, dove “laBontà di Dio è apparsa”; si sofferma adillustrare una piccola parte delle opere disolidarietà della Provincia Italia: la rico-struzione di una scuola in Abruzzo, le mis-sioni dei F.S.C in Africa e il sinodo deiVescovi africani, la realizzazione di variprogetti nel mondo tramite gemellaggi el’iniziativa “La mia scuola gira il Mondo”.Una parola a parte merita l’intervento(un vivo ringraziamento) del MissionarioSaveriano padre Gerardo Caglioni suibambini soldato, qui appare solo la dia-bolicità del male davanti alla bontà.

* Perché la risposta “della bontà degli uomini per Dio” sia sostenuta dal fon-damento del Magistero e per dare un contributo alla creazione di strutturepiù solidali e solide è stato inserito un breve inserto sulla enciclica “Caritasin veritate”: alla presentazione del segretario di Stato, Card. Bertone, inSenato, seguono delle riflessioni su alcuni aspetti, fatte da lettori “lasalliani”su problematiche lasalliane, basate sul fondamento preliminare della verità ;chiude l’inserto un “piccolo dizionario” come ausilio di lettura e consultazio-ne: nulla di straordinario o esauriente, solamente suggestioni e riflessioni inaggiunta agli autorevoli e numerosissimi commenti della “Caritas inVeritate”, messe a disposizione di coloro che non hanno avuto il tempo perletture più approfondite o non hanno saputo orientarsi nella straordinariafioritura di commenti.

* Agli argomenti “natalizi” si uniscono altri molto interessanti e vari: la riccae lunga storia del rapporto del Beato don Gnocchi con i Fratelli delle ScuoleCristiane; il testo gradevole e profondo di un brano di “pedagogia viva” diPennac; l’esperienza dell’insegnamento della musica classica.

* Chiudono il numero interventi non meno interessanti di esperienze edu-cative e iniziative interessanti per l’inizio dell’anno scolastico.

* L’auspicio che ogni lettore trovi nel numero qualche particolare per luiutile e gradito, così “Lasalliani in Italia” potrebbe contribuire a rendergli piùdolce la festa del Natale e sereno l’Anno Nuovo.

Papa Sisto consegna a S. Stefano itesori della Chiesa per l'elemosina.

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Lasalliani - n. 24 - Dicembre 2009

ommario

ANNO VI N. 24DICEMBRE 2009

Editoriale

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I CRISTIANI IN TERRA SANTA MINORANZA TRA LE MINORANZE, POVERI TRA I POVERI

SAN GIOVANNI BATTISTA DE LA SALLE DEVOTO DI GESÙ BAMBINO - don M. Stanzione

LI CHIAMANO “BAMBINI SOLDATO” - padre Gerardo Caglioni

I FRATELLI IN TERRA SANTA - Alberto Pettinari

SECONDA ASSEMBLEA DEL SINODO DEI VESCOVI PER L’AFRICA - Simone Sozio

… LA PAROLA PER TE! - Gabriele Mossi

SIMBOLOGIA LASALLIANA 5 - IL TESTAMENTINO - Gabriele Di Giovanni

I SOGNI SUL MURO - Mario Chiarapini

DON CARLO GNOCCHI E I FRATELLI DELLE SCUOLE CRISTIANE - Gabriele Mossi

PENNAC E LA SALLE: TRE SECOLI DI VICINANZA - Alberto Tornatora - Seconda parte

4 LASALLIANI NEL CUORE DEL CARISMA - Donato Petti

“LA VERITÀ CHE TANTO CI SUBLIMA” - Enrico Trisoglio

Benedetto XVI firma laenciclica Caritas in veritate

LASALLIANI NEL CUOREDEL CARISMA4

LI CHIAMANO“BAMBINI SOLDATO”9

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Sommario

3Lasalliani - n. 24 - Dicembre 2009

sperienzeE

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DO RE MI FA SOL LA... SÌ ALLA MUSICA! - Alberto Castellani

CONVEGNO DELLE SCUOLE CRISTIANE

IVXIXIIIXVXVIIXX

EFFICIENZA E GIUSTIZIA NON BASTANO: CI VUOLE IL DONO

BENEDETTO XVI CI INVITA A COLLABORARE - Eduardo Ciampi

LA LOGICA DEL DONO - Giuseppe Norelli

GIUSTIZIA E CARITÀ - Monica Zanchini di Castiglionchio

UNA LETTURA BIOETICA DELL'ENCICLICA “CARITAS IN VERITATE” - Alexandre Ribeiro

AIUTO PER MEGLIO COMPRENDERE L’ENCICLICA CARITAS IN VERITATE - Enrico Mattoccia

PARROCCHIA SAN GIOVANNI BATTISTA DE LA SALLE - Costantino Gaglio

L’EDUCAZIONE NON È ALTRO CHE LA CARITÀ MESSA IN ATTO - Beatrice Magnatta

ASSEMBLEA MEL - Bernardino Lorenzini

CORSO DI AGGIORNAMENTO SCUOLA SECONDARIA 2° GRADO - Bernardino Lorenzini

ASSEMBLEA DELLA FAMIGLIA LASALLIANA ITALIANA - Stefano Agostini

RACCOLTA DI FONDI PRO-TERREMOTATI DELL’ABRUZZO

ANIMATORI DI PASTORALE

SIGNUM FIDEI - ASSOCIATI LASALLIANI

NOTIZIARI

EVENTI DICEMBRE 2009 - GENNAIO 2010RICORDO DI FR. LUIGI BRONZETTI - Donato Petti

RICORDO DI FR. FILIPPO AIMINO - Donato Petti

PROVINCIA ITALIA DEI FRATELLI DELLE SCUOLE CRISTIANE - Notizie biografiche dei Fratelli

SPECIALE ENCICLICA“CARITAS IN VERITATE”I

ANIMATORI DIPASTORALE 39

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La 1ª Assemblea della Missione EducativaLasalliana (M.E.L.), celebrata presso gli Istituti“Filippin” a Paderno del Grappa (TV), il 15/16 ottobre2009, è stata l’esito di un lungo cammino lasallianodella Provincia Italia. Il compito di essa e, in particola-re, del Consiglio della MEL è quello:

1• di assicurare, a livello provinciale e locale, unaprogettualità comune della Missione educativa,garantendo l’ispirazione lasalliana;

2• di promuovere una tensione costante dell’azio-ne educativa lasalliana, vissuta come missione,nei diversi campi e nelle molteplici forme;

3• di pianificare ed attuare programmi ed espe-rienze formative nella logica della missionecondivisa, per mezzo del Centro Lasalliano diFormazione (CLF);

4• di sostenere le Istituzioni per l’espletamentodella missione.

La missione condivisa tra Fratelli e Laici Lasalliani hasegnato ed ha maturato il cammino di reciprocità, sol-lecitando la reciproca “consegna” di un dono che favo-risce la riespressione del carisma di S. GiovanniBattista de La Salle.

La missione educativa condivisa si fonda sulle direttri-ci della comunione, della collaborazione e della corre-sponsabilità che delineano il volto di Comunità educati-ve che procedono insieme, in un clima di fraternità e didialogo, nella condivisione dell’unica missione a serviziodelle nuove generazioni, con l’apporto delle competenzaspecifiche, nell’ottica dell’ecclesiologia di comunione.

Educatori, testimoni e custodi di speranza

Emergono alcuni punti fermi sui quali dobbiamoavere il coraggio di dialogare, per far nascere, cresceree sviluppare la collaborazione e la condivisione traFratelli e Laici nel cammino di evangelizzazione:

1• il principio che regola tale collaborazione è emi-nentemente evangelico: non sono i Laici cheaiutano i Fratelli o i Fratelli che si servono delsupporto dei Laici: entrambi guardano nellastessa direzione, sono condiscepoli dell’unicoMaestro, Cristo. Si tratta di essere testimoni diGesù Cristo vivendo un’alleanza educativa cheinterpelli, attragga e seduca tutti coloro cheaspirano ad uscire da un ambiente limitato,egoista e non solidale, e una missione appassio-nante per l'audacia e l'impegno a lavorare infrontiera, a favore dell’educazione di tutti, apartire dai più poveri, dai più emarginati, dai piùesclusi e più disprezzati della nostra società;

2• il futuro lo costruiamo oggi: si tratta, pertanto, divivere in fedeltà il presente in modo tale che ilfuturo sia capace di appassionare; il futuro dellaMissione Educativa Lasalliana (M.E.L.) dipendeda tutti noi, Fratelli e Laici; perciò nessuno deveessere escluso e nessuno si deve escludere dal-l'impegno per generare futuro; il nuovo orizzon-te ha come scopo quello di favorire la qualitàevangelica della vita di Fratelli e Laici lasalliani,che conduce necessariamente a essere memoriavivente e provocatoria di Gesù; in questo mondoche vive come se Dio non ci fosse, siamo chia-mati a essere “segni” profetici della regalità diDio con la nostra vita centrata in Lui e la nostramissione traboccante di passione per Lui, capa-ce di generare speranze e nuove aspettative;

3• la missione è la ragion d'essere della nostra vita:esistiamo, siamo per e dalla missione evangeliz-zatrice attraverso il mondo dell’educazione.Non siamo stati chiamati per noi stessi, ma pergli altri. Sarebbe un grave errore se fossimo alservizio di noi stessi, retroagendo e blindandoci.In tempi di instabilità come i nostri, la missioneè costantemente da scoprire. La missione nonpuò oggi essere ripetitiva, ma audace e creativa.

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E

Lasalliani - n. 24 - Dicembre 2009

ditoriale

Lasalliani nel cuore del carismadi Fr. Donato Petti - Visitatore Provinciale

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Ogni giorno siamo chiamati a trovare la formae il modo per attuarla, ogni giorno dobbiamoessere disposti ad iniziare cammini inediti dipresenza e di testimonianza;

4• i tempi che viviamo sono, come quelli del nostrosanto Fondatore, tempi di ricerca della volontà diDio, nei quali è importante non dare nulla perscontato e continuare a progettare la vita comeuna domanda appassionante per la realizzazionedel Regno di Dio. Solo così, attraverso la fatica dichi si sente mendicante di senso, potremo trova-re la risposta adatta ad ogni momento, bencoscienti che quando l'avremo trovata sarà cam-biata la domanda e dovremo iniziare daccapo.

5• è decisivo vivere in continua formazione: unariqualificazione sul piano biblico-teologico,

lasalliano e professionale, che sia in grado, dauna parte, di promuovere la realtà di ogni per-sona e, dall’altra, di mettere le persone in gradodi vivere con pienezza la comune missione edu-cativa. La formazione permanente deve aiutareil Fratello ed i Lasalliani a configurarsi a Cristo,a trasformarsi in lui, in modo che ognuno possadire, come Paolo: “Per me vivere è Cristo”1.

Siamo chiamati ad essere Lasalliani di fede e di zelo:il rischio del nostro tempo, dal quale dobbiamo star inguardia è la “secolarizzazione interna” che insidia lenostre istituzioni e centri educativi e si manifestacome mancanza di entusiasmo e di creatività. Oggi, loSpirito del Signore ci chiede di essere testimoni ecustodi di speranza.

5Lasalliani - n. 24 - Dicembre 2009

Lasalliani nel cuore del carisma

1 Gal 2, 20.

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rimo piano Cristiani in Terra SantaP

Lasalliani - n. 24 - Dicembre 2009

La visita del Santo Padre Benedetto XVI in Terra Santaha segnato una tappa importante nella storia dellaPalestina, dei territori occupati e del suo popolo.L’evento così straordinario ha dato fiducia al paese e alprocesso di pace che da anni è in corso. La visita neiluoghi sacri di Betlemme, Gerusalemme, ma anche inGiordania ed Israele ha mostrato il coraggio del Papaed ha sostenuto le popolazioni martoriate da guerre eantichi rancori offrendo loro parole di conforto e disperanza per un futuro migliore e più giusto. Le Sueparole sono state chiare e si sono alzate con forza, conuna richiesta inequivocabile: due popoli, due stati, peril bene di tutti.

Abu Mazen, Presidente dell’Autorità NazionalePalestinese ha voluto in tal modo ringraziare il SantoPadre attraverso una visita ufficiale in Vaticano.Nell’incontro avvenuto in forma privata, oltre a sotto-lineare gli aspetti positivi e propositivi della visita diMaggio in Palestina, ha formulato alcune richieste par-ticolari che potrebbero radicalmente cambiare le con-dizioni di vita del popolo palestinese e della regioneintera. Abu Mazen ha proposto che il Santo Padrepossa essere mediatore di pace tra le popolazioni, maanche il blocco dei nuovi insediamenti in Palestina;l’apertura delle vie di comunicazione della regione che

ad oggi impediscono la libera circolazione degli operaipalestinesi ma anche della gente comune tra una zonae l’altra con gravi disagi in particolare per i malati, ledonne in gravidanza, gli anziani, gli studenti,… e perl’intera popolazione. Certamente il problema della sicu-rezza è ancora oggi un nodo importante, ma anni direpressone dimostrano che la chiusura, ma anche ilmuro di separazione, inaspriscono ulteriormente le rela-zioni e la convivenza tra i popoli. Il dialogo e la costru-zione di relazioni positive pare ancora una volta l’unicasoluzione per la prosecuzione del processo di pace.

Una preoccupazione espressa da Abu Mazen è riferibi-le ai processi migratori: anni di conflitti e di sofferenzadel nostro popolo alla ricerca di un avvenire migliore,fatto di stabilità e sicurezza, di prospettive di migliora-mento della vita, hanno in realtà condotto molti gio-vani ad allontanarsi dal paese per studiare all’esteroprivando il territorio di importanti risorse, di mentali-tà critiche indirizzate alla pace, al dialogo. Questi gio-vani ragazzi che studiano all’estero oltre ad ampliare leloro conoscenze culturali, potrebbero importare unanuova cultura, nuove prospettive di vita, nuove moda-lità di costruzione del futuro.Nell’incontro con il Santo Padre un’attenzione parti-colare è stata rivolta ai cristiani della zona, minoranzatra le minoranze, poveri tra i poveri, che vivono la lorofede con orgoglio in un contesto altamente condizio-nato dalla religione e dagli estremismi. La discrimina-zione nel posto di lavoro e nei contesti di vita, le diffi-coltà negli spostamenti tra una città e l’altra ma anchetra quartieri di una stessa cittadina o villaggio, hannocondotto molte famiglie cristiane della zona ad emi-grare in paesi dell’America Latina o dell’Europa inricerca di una dignità e identità religiosa corrisponden-te alla loro, in paesi che siano realmente accoglienti ecorrispondente ai loro bisogni.

Ammar Al NisnasConsigliere Rappresentanza Palestinese presso la

Santa Sede

I Cristiani in Terra Santa minoranza tra le minoranze,poveri tra i poveri

Alle spalle dei ragazzi Jabal al Mukaber

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rimo piano San Giovanni Battisti De La SalleP

Lasalliani - n. 24 - Dicembre 2009

Giovanni Battista de La Salle fu dagiovane sacerdote cappellano delleSuore di Gesù Bambino e probabil-mente fu in quell’ambiente cheacquisì la devozione al SantissimoBambin Gesù che lo accompagneràper tutta la sua vita. Nel 1680,quando pensava di stabilire l’Istitutodei Fratelli delle Scuole Cristiane,consacrò al Bambin Gesù il nascen-te Istituto, i fanciulli ad esso affida-ti e i maestri destinati a condurregli alunni lungo la strada della fedecristiana. Il de La Salle volle ancheche la prima cappella dei Fratellifosse dedicata a Gesù Bambino edai suoi religiosi diceva: “Se non ras-somiglierete al Bambino Gesù,mediante la povertà e l’umiltà, sare-te poco conosciuti e non potreteavere molto favore dai vostri allievi.Non sarete né amati né compresi daipoveri, né vi si potrà attribuire il tito-lo di salvatore. Voi condurrete ivostri allievi a Dio vivendo nellapovertà conformemente ad essi e alnato Salvatore” (Meditazioni per ledomeniche e le principali feste del-l’anno 86,3). Ed ancora ricordava aisuoi religiosi insegnanti: “La medi-tazione dell’infanzia di nostroSignore deve suscitare in noi orroreal peccato e fermo proposito di fug-girlo. Per distruggerlo, egli si èassoggettato a indicibili sofferenze:si è umiliato e, come scrive sanPaolo, “umiliò se stesso prendendola forma di schiavo” (Fil 2, 7).

Oseremo ancora commettere ilpeccato, sapendo che, come dicesan Giovanni, “Egli apparve pertogliere i peccati e per disfare leopere del demonio” (Gv 3, 5-8)?Oseremo far rivivere quanto ilSignore ha voluto distruggere? Inostri peccati lo hanno indotto afarsi piccolo, ad assumere uno statodi povertà e di umiliazione: l’umani-tà peccatrice gli ha fatto versaretante lacrime fin dalla sua nascita”(Meditazioni per le domeniche e leprincipali feste dell’anno 88, 2).

Il La Salle volle che il primo “PiccoloNoviziato” fosse solennementeconsacrato a Gesù Bambino e subi-to pensò di mettere nell’Oratoriouna bella statua del SantissimoBambino Gesù affinché i “PiccoliNovizi” fossero sotto la sua celesteprotezione; nel giorno del SantoNatale pronunziò per primo la for-mula di consacrazione che i giovaniaspiranti Fratelli, per turno, feceroaltrettanto. Il santo ricordava aiFratelli che “il primo frutto che deveprodurre in noi la meditazione dellaNatività di nostro Signore è l’orroree l’avversione ad ogni peccato,vedendo quanto il Figlio di Dio si èabbassato e umiliato, annichilendose stesso, facendosi bambino perdistruggere il peccato. Il secondofrutto è la grande fiducia di ottenereda Dio il perdono dei nostri peccati apatto che ne abbiamo vero dolore,

con fermo proposito di non peccaremai più con deliberata volontà. Ilterzo frutto è un amore grande pernostro Signore ed una tenera devo-zione verso di Lui, considerandolocome Dio Bambino, nato per amorenostro. Il quarto, un sommodisprezzo delle ricchezze e deglionori, vedendo il Figlio di Dio nasce-re in questo mondo così povero eumiliato. Il quinto, infine, il sommodesiderio di imitarlo in tutte le virtùdelle quali ci dà l’esempio fin dallanascita” (Esplicazione del metododi orazione 3, 4).

Inoltre il Santo istitutore delleScuole Cristiane prescrisse aiFratelli la recita delle Litanie delSantissimo Bambino Gesù, al mat-tino dopo colazione, al fine didisporsi bene all’insegnamentoscolastico per ricevere dal DioBambino il suo spirito e comunicar-lo così ai loro alunni.

Le Litanie in onore della divinaInfanzia di Gesù, che per secoli, iFratelli hanno recitato, sono leespressioni più affettuose di unuomo verso un bambino.

De La Salle volendo dare ai Fratelliun modello di meditazione, svoltosecondo il suo metodo, non trovònessun soggetto migliore della“Santa Infanzia di nostro Signore”.Alla sua morte i Superiori generali

San Giovanni Battista De La Salle devoto diGesù Bambinodi don Marcello Stanzione - [email protected]

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rimo piano San Giovanni Battisti De La SalleP

dell’Istituto seguirono le sue stessedirettive ed esortarono i Fratelli anutrire una grande devozione alSantissimo Bambino Gesù. Nel1870, il Fratello Agatone fece dipin-gere dal noto pittore Le Maître ungrosso quadro di Gesù Bambinoper la Cappella della Comunità di

Melun, allora Casa madre, con loscopo di ottenere dal Signore unaspeciale protezione per tuttol’Istituto delle Scuole Cristiane, inquei tempi particolarmente diffici-li. Il Fratello Irlide compose eglistesso un Atto di Consacrazione alSanto Bambino Gesù che rinnovava

ogni anno nel giorno di Natale,durante tutto il tempo del suogeneralato. Il Fratello Joseph con laCircolare del 1° gennaio 1894 inco-raggiò la devozione verso GesùBambino, sorgente di benedizioniper ogni singolo Fratello e per glialunni affidati alle sue cure. IlCapitolo generale del 1897 stabilìche il calendario religioso liturgicodei Fratelli riportasse al 25 di ognimese: “Comunione in onore delSantissimo Bambino Gesù per ilnostro Istituto e per i nostri alunni”.Il Fratello generale Gabriel-Mariealla chiusura del Capitolo generaledel 1901 volle solennemente con-sacrare a Gesù Bambino l’Istitutoed i membri che lo rappresentava-no, cioè i Fratelli deputati al capito-lo; tale Atto di Consacrazione volleinserito nel Manuale di Pietà affin-ché ogni anno, nel giorno di Natale,fosse rinnovato da tutte leComunità dei Fratelli. Nel 1905 ilFratel Evagrio, Visitatore provincia-le del Distretto di Gerusalemme,con il permesso dei Superiori mag-giori organizzò a Betlemmel’Associazione di Gesù Bambinoche fu, in seguito, approvata dallaSanta Sede e divenne unaArciconfraternita ed in numeroseScuole di Fratelli si crearono varieassociazioni di Gesù Bambinoaggregate a quella di Betlemme.Sempre per merito suo venne fon-dato un Bollettino dal titolo “L’Ecodi Betlemme” che era collegato alsantuario costruito dai Fratelli sullacollina più elevata di Betlemme.Ancor oggi, nel XXI secolo, i Fratellied i loro collaboratori laici sonosempre i benemeriti nel diffonderequesta devozione a Gesù Bambino,in tutta Chiesa Cattolica.

La Salle incontra A. Nyel pressole suore del Bambin Gesù

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rimo piano Li chiamano “bambini Soldato”P

Lasalliani - n. 24 - Dicembre 2009

Da tempo assistiamo, nei vari teatridi guerra in giro per il mondo, allapresenza sempre più frequente deibambini, occupati a fare la guerra.Occupati nel senso che qualcuno liha messi a ‘giocare’, con le loro fragi-li vite, una battaglia ben più grandedelle loro forze e delle loro capacità.Li chiamano “I Bambini Soldato”.Li vediamo spesso in campo apertoo nella foresta, carichi dei loro fuci-li micidiali, pronti a scommetteretutto per la causa alla quale sono

stati assoldati. Una causa spessonon compresa fino in fondo, maalla quale si sono votati per la vita.E proprio come in un gioco di bam-bini, senza calcolare i rischi e i peri-coli, spesso sacrificano la propriavita o qualche parte del propriocorpo o delle facoltà particolari peruna causa che, in fondo in fondo,non è nemmeno loro.

La logica di guerraLa guerra, quando bussa alla porta,

presenta sempre degli aspetti aber-ranti e disumani, ma quello più ter-ribile e raccapricciante dei bambi-no-soldato, mi pare il lato peggiore.La guerra è proprio così. Non guar-da in faccia a nessuno e non si ponecerto il problema dell’età dei suoicombattenti. La guerra viola ognilogica o ragione umana. La guerra èsempre e totalmente irrazionale.Questo naturalmente capita inAsia, Africa ed America, nonché inalcune parti della nostra vecchia

Li chiamano “Bambini Soldato”di padre Gerardo Caglioni, missionario saveriano - [email protected]

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Europa. E purtroppo, non sempre imezzi di comunicazione sociale anostra disposizione ci rendono par-tecipi di queste sventure dell’uma-nità o ci raccontano i drammi cheaccompagnano questi aspetti dellanostra dis-umanità.

Un ragazzo di Sierra LeoneAnthony (è un nome di fantasia perdifenderne l’identità) era il nome diuno di questi ragazzi della SierraLeone, cresciuto e diventato uomosotto la guerra, ma che dopo laguerra ha incontrato una comunitàche l’ha accolto, aiutato e sostenu-to nel suo processo di conversionee di trasformazione umano-sociale.Anche se ormai maturo nel sensofisiologico, il ragazzo frequentavacon fatica la Scuola Primaria assie-me a tanti compagni di scuolamolto più giovani di lui. Una fami-glia del villaggio si prendeva‘materialmente’ cura di lui, ma gliaffetti umani erano qualcosa cheforse desiderava più di ogni altracosa e quelli di cui beneficava, inquel tempo, non erano all’altezzadel suo desiderio. Insomma nonera contento.Anthony, di tanto in tanto venivaalla missione, partecipava alleattività religiose anche perchédopo la guerra civile aveva chiestoe ottenuto il battesimo cristiano.Sinceramente voleva vivere unavita nuova, quella che prima avevaperso e che ora voleva recuperare.Soprattutto voleva, io credo, ritro-vare una ragione vera di vita.Alla Missione Cattolica, ogni sabatoascoltavo le confessioni dei parroc-chiani che venivano a riconciliarsicon se stessi e con Dio e di tanto intanto anche il nostro Anthony si

inginocchiava ai miei piedi perchiedere perdono sì dei peccatidella vita di tutti i giorni, masoprattutto di quelli della vita pas-sata e che ora gli pesavano partico-larmente sulla coscienza. A volte,nella penombra della chiesa, al tra-monto del sole, vedevo gli occhiarrossati di Joseph bagnarsi di lacri-me sincere. Forse, avrebbe volutonon averli mai fatti quei peccati,che - anche a distanza di anni - nonriusciva proprio a dimenticare. Mase aveva avuto il coraggio di aprirsi edi confidarsi con il Signore e con me,voleva proprio dire che cercava unaiuto che altri, forse, non potevano onon erano stati capaci di dargli.Un giorno, quando mi parve di averela sua confidenza e fiducia, gli feciuna proposta azzardata: “Perché,quando te la senti, non vieni a rac-contarmi un po’ il tuo passato e cosìdai sfogo a questi brutti pensieri? Daiaria nuova alla tua vita ‘segreta’, cheti asfissia, per ricevere qualche consi-glio liberatorio?”Il ragazzo mi disse subito di sì,anche se incerto e non propriosicuro di quello che faceva. Miparve più per rispetto verso il Padredella missione che per convinzionein quello che faceva. Dopo un certotempo rinnovai l’invito e fissammoanche il momento concreto. Infatti,era forte in lui il dubbio che i suoisegreti, fuori dalla confessione,potessero essere rivelati a qualche-dun altro. Su questo l’assicurai pron-tamente e con una certa trepidazio-ne, ma con sincerità ed apertura, miraccontò qualcosa della sua vita.

“Mors tua, vita mea”Sono convinto che molto altro siarimasto ben nascosto nel segreto

più intimo del suo cuore, ma quel-lo che mi raccontò mi diede l’ideaesatta della sua situazione e dellesue grandi pene. Mi fece una pano-ramica delle sue avventure guerrie-re, di come fosse stato regolarmen-te forzato a compiere ciò che faribrezzo ad un essere umano e nor-malmente nessuno vorrebbe pro-prio fare. Mi spiegò la ‘grande’ o‘vera’ ragione che lo obbligava afare le cose: la paura e la convinzio-ne che se lui non avesse ucciso chigli avevano ordinato di uccidere, isuoi commilitoni avrebbero sen-z’altro ucciso lui. “Mors tua, vitamea”, recita un noto proverbio lati-no. Gli ordini erano impartiti inquesta maniera: prima deimomenti più delicati e difficili,dentro delle ferite praticate alletempie, veniva loro iniettata delladroga che pare facesse disinibire leloro coscienze, per renderli capacidi commettere tanti di quei crimi-ni atroci che la storia della SierraLeone oggi ci documenta consovrabbondanza.Mi chiesi: ma come può un uomonormale vivere una vita serena eguardare al futuro dopo questeesperienze così shoccanti? Cercai, amodo mio, di infondere serenità nelragazzo e di invitarlo a dimenticareper guardare oltre, ma non so pro-prio fino a che punto sono statocapace di trasformare il suo cuore.Dopo un po’ di tempo cercai di aiu-tarlo finanziariamente a ricongiun-gersi con la sua famiglia, rianno-dando almeno in parte i vincoli delsangue ormai spezzati.Ma, per quanto so, il nostro Anthonyha fatto la sua valigia per andare inquella regione maledetta del Kono,dove si cercano i diamanti.

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Li chiamano “bambini Soldato”

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Una riflessione comuneUna pensiero mi sgorga dal cuorein occasione del Natale. Se ilMessia atteso, è nato per liberarcidalle nostre schiavitù più atavicheper farci - appunto perché suoi fra-telli - figli di Dio, allora perché que-ste storie di Anthony succedonoancora dentro il nostro villaggioglobale? Perché ancora tanta vio-lenza al posto della pace che lanascita del Cristo ci dovrebbe por-tare? Noi che cosa possiamo fareper cambiare queste forme di vio-lenza e di guerra?Ci è certamente necessaria unariflessione comune per metterci indiscussione e per tirare le debiteconseguenze. Non ci possiamodilungare qui, anche se utili onecessarie, in molteplici discussioni.Per assicurare al mondo un futuromigliore, possiamo però evidenzia-re alcuni elementi.Certamente se la povertà non atta-nagliasse quelle popolazioni spessocoinvolte in queste operazioni disu-mane, certe guerre non scoppiereb-bero. Se tante popolazioni povereavessero un accesso migliore alla

scuola, e quindi acquisissero unamigliore consapevolezza della propriadignità umana, certamente avremmomeno guerre, più istituzioni democra-tiche e una migliore coscienza delleresponsabilità civili e sociali.Qualche mese fa, il presidenteObama, nel suo viaggio in Africa, hafatto un discorso che mi sembrainteressante. Rivolgendosi agli afri-cani, disse: “… Sarete voi stessi aplasmare il vostro futuro. Saretevoi. E soprattutto saranno i giova-ni…”. Hilary Clinton aggiunge: “…L’assenza di istituzioni democraticheefficienti ha permesso l’attuale cor-ruzione, impunità, violenza politica-mente motivata, abusi dei dirittiumani e una mancanza di rispettoper la legge”.Questo è l’aiuto che ci è possibile edoveroso: diamo perciò a questepopolazioni - soprattutto ai bambi-ni e ai giovani più poveri - la possi-bilità di riscattarsi e di vivere unfuturo migliore. Aiutiamoli ad edu-carsi e ad essere così più consape-voli della loro dignità.In un villaggio globale, in cui questinostri fratelli sono parte della

nostra famiglia umana e cristiana,l’enciclica “Caritas in veritate” ciricorda che se si ama qualcuno, sivuole anche il suo bene e si cerca direalizzarlo. Una società come lanostra, che si sta globalizzando, cidice il Papa, deve assumere oggi ledimensioni dell’intera famigliaumana, cioè della comunità deipopoli e delle nazioni.Sarà questa la nostra scelta pervivere un Natale migliore?Lo spero proprio!

P. GERARDOP. Gerardo Caglioni è un Missionario Saveriano, che ha lavorato per 3 anni in Messico e 12 nella Sierra Leone.Ha studiato al Pontificio Istituto di Studi Arabi e d'Islamistica (PISAI) di Roma e ha conseguito il Dottoratoin Missiologia alla Pontificia Università Gregoriana (PUG) di Roma nel 2001. Recentemente ha speso un paiod'anni al SOAS di Londra per ricerche e documentazione sui testi antichi dell'Africa Occidentale e della SierraLeone in particolare.Ha scritto alcuni saggi di Liturgia Pastorale e pubblicato diversi articoli ed alcuni testi di Antropologia Africanae di Storia della Chiesa della Sierra Leone.Tra questi: "Sierra Leone, Regno dei Liberi", "Sierra Leone quattro secoli di evangelizzazione", "Sierra Leone1605-2005, four Centuries of Evangelization", "Falaba, la porta dell'Islam".Di prossima pubblicazione "La leggendaria Storia dei Mani, quando la memoria diventa vita".

Un vivo ringraziamento ed augurio a lui e al dott. Giovanni Cubeddu, vice Direttore di “30 giorni” per la gentilecollaborazione.

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LA STORIA

Palestina, Israele, Terra Santa…Imbarazzo della scelta per affinitàreligiose, convergenze politiche odaltro? A noi Fratelli interessa cono-scere la realtà delle nostre opere inquesti luoghi.Non me ne vogliate, se il compitonon è stato espletato al meglio,malgrado le mie dirette esperienze‘in loco’, per essere vissuto ottoanni nella comunità di Nazaret.I miei ricordi han dovuto essereripristinati e precisati dagli scritticonservati nell’archivio della CasaGeneralizia che fr. Francis mi hamesso cordialmente a disposizione.Già nella seconda metà del secoloXIX, i Fratelli francesi operanti inEgitto desideravano compiere unpellegrinaggio a Gerusalemme, mal’allora Superiore Generale fr.Filippo non concedeva il permesso.Cosa accadde? Quattro Fratelli allachetichella intrapresero il viaggio.I restanti scalpitavano e finalmen-te in 14 poterono recarvisi il 23agosto 1874.Fu proprio da questo pellegrinaggioe dal contatto con le autorità civilie religiose, che si espressero a favo-re, che nacque la voglia di fondarescuole nella Città santa.Toccò a fr.Evagre e fr.Symphorien lafatidica impresa, dopo due lunghianni di pratiche, di sbarcare a Jaffadalla nave. Era il 27 novembre 1876.Furono accolti premurosamentedai Francescani ed il loro Custodepadre Bonfigli volle che alloggias-

sero a Casa Nova per tutto iltempo necessario alla costruzionedella scuola, la cui prima pietra fubenedetta dal Patriarca il 27 aprile1877, al centro del quartiere cri-stiano, nel terreno concesso dalui stesso. Erano presenti allacerimonia i consoli di Francia eSpagna, padre Martin, vicario dellaCustodia, molti Francescani, cano-nici e preti del Patriarcato, le Suoredi S. Giuseppe e le Suore di Sion,padre Alfonso Ratisbonne (giàmiracolato in S. Andrea delle Fratte)con i preti della sua casa ed amici.Le prime classi si aprirono nell’ot-tobre del 1878 e l’opera dei Fratelliin Terra Santa cominciò.I pellegrini che percorrono il cammi-namento sulle mura di Gerusalemmelambiscono la costruzione, che siinnalza proprio sulla base dellatorre di Tancredi di cui se ne pos-sono ammirare ancora le enormipietre squadrate, sbalzate e rusti-che, esattamente nel seminterra-to, adibito ad oratorio ricreativo.Dopo Gerusalemme, nel 1882venne aperta la scuola di Jaffa(antica Joppe di memoria apostoli-ca), malgrado la viva opposizionedella Custodia francescana. Stranacosa, vero? Visto il diverso compor-tamento amichevole antecedente!Quella di Haifa (allora si dicevaCaiffa) fu aperta nel 1883 con unaffitto concesso dai padri Carmelitani.Nel 1893 fu la volta di Betlemme,ove l’edificio doveva accogliere ipiccoli novizi palestinesi e libanesi.Uno di questi divenne fr. Serafino

Vittorio, libanese, esperto di lette-ratura araba di cui scrisse una sto-ria apprezzata molto, soprattutto inEgitto. Tradusse in arabo anche la‘Raccolta di differenti piccoli tratta-ti’ del nostro Fondatore. Ancora aBetlemme fr. Evagre ottenne l’inve-rosimile. Nel 1909 Papa Pio X, tra-mite il card. Merry del Val, ricono-sceva in Lettera Canonica col nomenuovo di ‘Arciconfraternita di GesùBambino’, quella pia associazioneche il capitolo Generale dei Fratellidel 1905 aveva esteso a tutte lescuole lasalliane del mondo, datoche tale devozione era stata propa-gata da fr. Evagre, perfino con lacostruzione di una cappella dedica-ta al Bambino Gesù. La Letterapapale la estendeva a tutti i fan-ciulli cattolici del mondo; vi si pote-vano iscrivere anche altre associa-zioni con lo stesso nome ottenendogli stessi privilegi ed indulgenze.I Fratelli maggiori di 50 anni ricor-deranno questa istituzione.A Nazaret solo nel 1900 si potècostruire nella parte collinare lascuola dall’imponente facciata inblocchetti di pietra calcarea locale,abbellita da un balcone e da unascalinata doppia, simmetrica. Viassicuro che arrampicarsi per tuttiquei gradini alti e robusti da giù asu ogni giorno, costituiva un’impre-sa. I Fratelli, sempre francesi, peròvi erano giunti in tre nel 1892 efurono aiutati ad aprire la scuola inmodesti localetti proprio nel suk,messi a disposizione dalla comuni-tà della parrocchia greco-cattolica.

I Fratelli in Terra Santadi Alberto Pettinari - [email protected]

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I Fratelli in Terra Santa

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In tutte le fondazioni ci fu semprela presenza creativa e saggia di fr.Evagre su nominato.Passa un secolo e tutte questescuole resistono al tempo.Negli anni settanta si pensòall’Università, proprio per bloccare lafuga dei giovani palestinesi cristiani,che continuavano all’estero gli studiuniversitari, appena diplomati.La Santa Sede con Paolo VI ne pro-muoveva e ne auspicava la realizza-zione da parte de Fratelli.A tale scopo fu ritenuto idoneol’edificio di Betlemme, che ospitavaormai una scuola per i ragazzi delposto. Ne fu deciso il trasferimentoin una nuova moderna strutturaperiferica (con contributo delVaticano) accanto alle suore italia-ne ed ai Padri di Betharran, da sem-pre cari amici, e qui iniziò l’annoscolastico del 1972-73. Intanto perl’adeguamento a sede universitaria

i lavori iniziarono già nel 1973,cosicché l’Università decollò lostesso anno con 50.000 dollari daparte della Germania, con i viaggipagati per tre Fratelli statunitensi,scelti per iniziare il primo annoaccademico, con aiuto da partedella Sacra Congregazione Vaticanaper le Chiese Orientali, diretta dal-l’arciv. Brini e con il sussidio con-cesso dall’Aiuto Vaticano per il M.Oriente, diretto da mons. Nolan.Questo denaro colmava così il diva-rio tra le entrate ricavate dalle iscri-zioni universitarie e le spese duran-te il primo anno, quando le iscrizio-ni sono ancora poco numerose.Negli anni seguenti sorsero altrestrutture moderne, funzionali ecampi da gioco che ho potutoammirare. Gli stessi Fratelli, allog-giati in un appartamento dentroBetlemme, poterono trasferirsi nellanuova residenza universitaria alla

seconda metà degli anni ottanta.L’ultima costruzione è stata quella inBeit Hanina negli anni ottanta, 8 kma nord di Gerusalemme, creata perfar fronte alle numerose iscrizioni (lefamiglie orientali amano aver nume-rosi figli), che l’antico edificio dentrole mura non poteva più contenere.Tutti i Fratelli italiani pellegrinihanno potuto visitare alcune dellenostre scuole. Il gruppo nel 2008 haavuto un esultante diario di fr.Lorenzo Filippi, pubblicato su que-sta Rivista n. 19 ed ha potuto visi-tare la scuola di Gerusalemme. Masicuramente non ha fatto attenzio-ne che il cancello d’ingresso dàproprio sulla via intitolata aiFratelli, vocabolo che in arabo èstato adottato con frère al singola-re e frerat al plurale. Quindi quantoho narrato può meglio mettere inluce la bella impresa, tuttora effi-ciente, iniziata più di 130 anni fa ed

Palestina - Betlemme - Sessione Lasalliana 4-15 agosto 1985

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rimo piano I Fratelli in Terra SantaP

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alla quale, se hanno contribuitouna decina di Fratelli italiani, hannolavorato soprattutto i nostri con-fratelli francesi, con buon apporto,dopo la seconda guerra mondiale,di altre nazionalità specialmente laspagnola. Riferendo queste statisti-che a fr. Aldo Sabatini, mi dicevache negli anni cinquanta avevala possibilità di imbattersi neiFratelli francesi, che scendevano daBordighera a Napoli per salpare innave verso il Medioriente.

L’ATTUALITÀ

La collaborazione dei laici, dettamissione condivisa oggi, in TerraSanta ha preceduto di parecchianni la nostra. E ciò ha potuto dareuna continuità all’opera lasalliana,anche se due istituzioni hannodovuto chiudere, quella di Haifa sulmonte Carmelo, già circa 30 annifa, per diminuzione di popolazionearaba ed aumento della ebrea, non-ché per scadenza di affitto, dopo 99anni. Poi da qualche anno è tocca-ta alla popolare opera nazaretana,che da scuola elementare si tra-sformò in opera rieducativa perragazzi difficili, troppo impegnativaper i Fratelli del posto. Eravamo treitaliani e ci dicevano: ”Veramente viammiriamo. Noi non siamo capacidi portarla avanti”. Dopo di noi fu lavolta di alcuni laici, poi è arrivata lafine e la casa è stata abbandonataad un triste destino, massacrata dachiunque ha voluto rubare finestre,porte e suppellettile. La ricordo convivo rimpianto, luminosa e rimo-dernata tramite aiuti dell’organiz-zazione tedesca Misereor.É in vendita…A Gerusalemme la grande poliglot-

ta comunità, che tempo fa dialoga-va e pregava in francese, è ridottaormai a due membri, mentre nonc’è comunità a Beit Hanina.Ciononostante gli alunni distribuitinei due plessi superano i 1.200 coninfanzia, elementari, medie e supe-riori. Gli insegnanti cristiani (catto-lici e di altre professioni) predomi-nano e parecchi abitano in territoripalestinesi, sicchè recarsi a scuolaogni giorno alla frontiera è un’an-goscia, talora senza speranza dipassare. Anche gli alunni cristianigiungono al bel numero del 50%,considerando che in città la popo-lazione cristiana è ridotta al 7%.L’aiuto del Governo israeliano perl’educazione in gran parte solleval’onere delle spese familiari esoprattutto quello della scuola ilcui bilancio è positivo. Si hannobuone relazioni con le autoritàebree e palestinesi. D’altronde sisegue il programma imposto dalMinistero Palestinese dell’Educazione.Anche il nuovo Patriarca Fuad Twal,eletto nel 2008 e consacratovescovo nella Cappella del Collegiodei Fratelli ad Amman, è moltoamico dei Fratelli.A Jaffa, ormai tutt’una con Tel Aviv(nata esattamente 100 anni fainsieme all’ebraico moderno), ilcollegio S.Giuseppe due anni fa hafesteggiato il CXXV anniversariodella fondazione con oltre 650alunni dall’asilo al diploma.Professano religione ebrea, cristia-na ed islamica e la scuola con l’in-segnamento di arabo, ebraicoinglese e francese (rilascia il diplo-ma del Bac francese), fa onore atutto il cattolicesimo d’Israele.Osservare tanta gioventù multiet-nica, che sciama quotidianamente

dal 1 settembre al 20 giugno (datescolastiche normali in Israele)senza problemi di integrazione,salutando gli ormai pochi Fratelliche incontra, (vi lavorò anche fr.Filippo Lagati, deceduto quest’annoal Colle La Salle), è uno spettacoloindimenticabile.La nostra Università a Betlemmeesplode di salute, malgrado le diffi-coltà poste dalle autorità (“Siamoimprigionati in città. Per uscireoccorre un permesso specialissimo,difficile da ottenere”, mi rispondevaal telefono domenica 8 novembrefr. Jean, palestinese, di vecchiaconoscenza). Chi va sul sitowww.bethlehem.edu si può aggior-nare e vede una giovane palestine-se impedita a completare gli studinella nostra università, afferrata dinotte dai militari e su jeep traspor-tata da Betlemme a Gaza contro lasua volontà. Vita dura quotidiana!Eppure con ben 3.000 studentiappartenenti per il 35% alla religio-ne cristiana e con, udite udite, 67%donne, diretti da 9 Fratelli di cui 7americani, 1 nuovozelandese ed 1palestinese con la collaborazionenaturalmente di insegnanti laicicristiani e musulmani, è la piùimportante opera lasalliana delDistretto Proche-Orient.La scuola, invece, trasferita in perife-ria come su detto, da una dozzinad’anni ha insegnanti laici, che porta-no avanti una nutrita gioventù di ben700 alunni dall’infanzia ai maturandidi cui la metà cristiani. Comunquenon manca la presenza del fratellopalestinese, che oltre quelle universi-tarie impartisce qui altre lezioni.C’erano una volta i Fratelli, laici impe-gnati li stanno sostituendo e La Salleresiste ancora bene in Terra Santa.

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rimo piano Seconda assemblea del Sinodo dei Vescovi per l’AfricaP

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Seconda assemblea del Sinodo dei Vescovi per l’Africa“Africa, alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina da sola!” di Simone Sozio - [email protected]

Nel periodo compreso fra il 4 e il 25 Ottobre 2009si è tenuta a Roma la seconda assemblea sinodale deiVescovi, che ha avuto come tema “l’Africa”. Mentre leparole scorrono copiose attraverso i canali mediatici,c’è un continente che ha bisogno di opere concrete, eche tenta di rialzarsi fra ricchezza e povertà. L’Africa èricca di risorse umane e naturali, ma molti popoli chela abitano sono dilaniati dalla miseria e dalle guerrecivili. Con questo Sinodo la Chiesa si propone di esse-re al servizio della riconciliazione, della giustizia e dellapace in Africa. Quella africana è una cultura forte eorgogliosa, ma vive nel timore della cancellazione deipropri valori ad opera del progresso e della commistio-ne con altre culture. Fra i punti salienti che sintetizza-no i contenuti dell’assemblea sinodale prevale l’ideadel cambiamento attraverso un atto di volontà edeterminazione dell’Africa stessa, senza che questoimplichi una perdita dei valori.

Missione nobile e impegnativa, non semplice o pos-sibile: in molti luoghi si concentrano fondamentalismie forme di estremismo. Un secondo ostacolo è costi-tuito dalle dittature politiche. Inoltre i governi occi-dentali che contano evitano di immischiarsi in affariche non li riguardano da vicino. Per non parlare, poi,delle grandi difficoltà esistenti nelle varie zone delcontinente a causa della criminalità e del terrorismo:John Travis, del Catholic News Service, riportava inrete, nei giorni del sinodo una sintesi di problematichenumerose e diversificate, fra cui i rapporti e i tentatividi dialogo (quasi sempre vani) dei vescovi cristiani conl’Islam nell’Africa del Nord, i continui conflittinell’Africa Centrale, i traffici d’armi e la pirateria inmare nel Corno d’Africa. La Chiesa non parla solo ditragedie e miseria, ma sottolinea anche l’importanzadel progresso, della solidarietà, dello sviluppo, del con-fronto aperto fra l’Africa e gli altri popoli. Senza chequesto significhi omologare forzata. Parole d’ordine:concretezza e tangibilità.

E poi c’è l’opera offerta dalle missioni. Gente nor-male, i missionari ma anche come nessun altro. Nelcorso del Sinodo si è fatto riferimento alla metafora diGesù che invita ad essere “sale della terra e luce delmondo”. Il servizio che essi offrono ai più bisognosi èfatto di opere costanti e quotidiane; nella concretatrasformazione di risorse donate all’Africa in progetti,strutture e istituzioni.

Questo Sinodo annuncia che il mondo cristiano e laChiesa non dimenticano il continente africano, anzi,desiderano accompagnarlo lungo il cammino del pro-gresso e dell’emancipazione.

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Fr. Pedro, innanzitutto buongiorno. Si vuole presen-tare ai nostri lettori, e parlarci un po’ di lei e di ciòdi cui si occupa?Volentieri. Mi chiamo Pedro Arrambide, sono unFratello delle Scuole Cristiane. Sono stato missionarioper molti anni in Africa, e ora presto la mia opera alSegretariato per la Solidarietà e lo Sviluppo, di cuisono segretario e coordinatore. Il Segretariato è unorganismo gestito e regolato da un ConsiglioInternazionale, i cui membri cooperano attivamente eunitamente nell’interesse della solidarietà e dello svi-luppo dei “paesi di missione”.

Nelle tre settimane comprese fra il 4 e il 25 otto-bre ’09 si è svolto a Roma il Sinodo per l’Africa: ciracconti quali tematiche la coinvolgono maggior-mente, data la sua esperienza di missionario.“Africa, alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina!”.Queste parole del Vangelo di Giovanni, rivolteall’Africa dal Papa, sono di fondamentale importanza.Credo infatti che i protagonisti dello sviluppo del con-tinente africano, come ha detto Benedetto XVI, sianogli Africani stessi. Se così non fosse, l’Africa risultereb-be soggetta a un pericoloso atteggiamento di dipen-denza da interventi esterni.Al contrario, la sua opera diemancipazione deve esser mossa da un forte atto divolontà: deve prendere il suo lettuccio, alzarsi e cam-minare. Il continente africano è ormai un continentematuro e deve essere trattato come tale.

Dell’Africa si legge sui giornali e sul web, si ascol-tano distrattamente notizie; cosa si potrebbe fareper sensibilizzare l’opinione della gente in merito,facendo sentire più vicini popoli culturalmenteeterogenei come la società occidentale e il conti-nente africano?

Andare e vedere. Ricordo che nel 1979 mi trovavo nelmio paese, a nord della Spagna, quando il nostro pro-vinciale mi disse che avremmo dovuto fare qualchecosa per l’Africa.All’epoca ero responsabile di un servizio denominatoSECOLI. Gli risposi proprio così: “Vieni e vedi”. Solo inquesto modo possiamo realmente renderci conto diquali sono le necessità delle popolazioni africane.Abbiamo lavorato insieme per portare gente apparte-nente alla nostra società in Africa. Giovani studenti eprofessori, avvocati, costruttori, ingegneri. Una volta lì,alcuni, esaminate le necessità dei luoghi che visitava-no, davano il loro contributo secondo le proprie possi-bilità: chi donava il necessario per costruire un mulino,chi un pozzo, chi una chiesa. Altri, fra cui molti studen-ti giovani, semplicemente si rendevano conto di comestanno veramente le cose.

Crede che la distrazione da problematiche di gran-de portata, come appunto la necessità di cambia-mento e sviluppo in molti paesi dell’Africa, sianociva e che possa condannare quelle popolazioniad essere vittime di indifferenza e superficialità? Qualora questo dovesse accadere, la classe politicae i governi ne saranno i principali responsabili.L’informazione va di pari passo con il potere, e i conte-nuti informativi considerati “scomodi” vengono spes-so trascurati dai media e dalle fonti ufficiali, e nascostialle masse. L’Africa stessa non merita la classe politicache la governa, spesso corrotta fino al midollo.

Nella cultura occidentale la routine quotidiana fab-brica stereotipi che riempiono costantemente ilnostro tempo e i nostri giorni. Ci racconti qualcosadi nuovo: come si svolge una giornata in missione? Una giornata in Africa può riempire di gioia, ma è

INTERVISTA A FR. PEDRO ARRAMBIDE, MISSIONARIO IN AFRICA, SEGRETARIO PER LA SOLIDARIETÀE LO SVILUPPO DEI FRATELLI DELLE SCUOLE CRISTIANE

Fr. Pedro Arrambide è stato per molti anni missionario in Africa, dedicando la propria vita al servizio e al sostegnodegli altri. Per comprendere meglio le tematiche affrontate in questo Sinodo e vedere l’Africa un po’ più da vicino,gli abbiamo rivolto qualche domanda.

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anche molto faticosa. Si lavora costantemente e con-cretamente. E si prega, vivendo con intensità il propriorapporto con Dio. Quando sei nel deserto, talvolta latemperatura arriva a raggiungere i quarantasette gradi.In quei momenti riesci a sentirti davvero più vicino aDio. Ma l’Africa non è solo questo: bisogna teneresempre gli occhi bene aperti, essere costantementepronti. Qualche settimana fa, Fr. Amilcare Boccuccia(Direttore dello Sviluppo all’interno del ConsiglioInternazionale del Segretariato per la Solidarietà e loSviluppo, n.d.r.) ci scriveva dal Sudan, raccontando-ci che nella notte lui e molte altre persone eranostate costrette a prepararsi in fretta, prendere lostretto indispensabile e fuggire, perché la guerrigliasi avvicinava.

Quali sono i motivi che animano e scatenano laguerriglia in Africa? Gli interessi economici della classe politica che governa lamaggior parte dei paesi africani sono corrotti. L’uomo è

costantemente alla ricerca del coltan, un metallo ricco eprezioso oggetto del desiderio di molti, che è presente ingrandi quantità nel territorio africano.

Quali sono, dunque, i compiti che un missionariodeve svolgere nella sua quotidianità? Il compito del missionario è l’evangelizzazione attra-verso le opere.

I propositi di evangelizzazione del continente afri-cano sono splendidi. Ma quanto è difficile portarela parola di Dio a chi non l’ha ancora incontrata?Il problema non è comunicare il Vangelo attraverso leparole. In Africa la gente è molto religiosa, e vive inten-samente la propria vita spirituale. Molti sono ortodos-si, altri Cristiani, ma non è questo il punto.L’evangelizzazione deve essere concreta, fatta di opere.Porterò un esempio: le autorità eritree tempo fa cichiesero di costituire un istituto religioso di supportonella parte centrale del Sudan, che rappresenta uno

Sud del Sudan. Fr. Amilcare Boccucciadirettore dello Sviluppo nel Consiglio

per la Solidarietà

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dei maggiori punti di concentrazione del fondamenta-lismo islamico. Noi abbiamo creato una scuola, unconvitto con 350 convittori. Venivano lì da tuttal’Eritrea, scelti dal governo, e i loro credo erano vari edeterogenei: ortodossi, cattolici, protestanti. Il program-ma di educazione e supporto che abbiamo creato nonoperava distinzioni fra di essi, andava bene per tutti. Etutti questi ragazzi, di età comprese fra i 15 e i 22 anni,appartenenti a tribù differenti, hanno convissuto paci-ficamente con rispetto della diversità, nella totaledisponibilità a sentire vicini i propri fratelli. Costruirestrutture che permettano alla gente di lavorare e pro-gredire, di andare a scuola; dare a un villaggio un muli-no, a un altro l’elettricità. Questo è un buon modo dievangelizzare, a mio parere.

Fra i punti riassuntivi della missione apostolicaper l’Africa si legge, fra l’altro: “liberare la popola-zione del continente da ogni paura; […] dialogo atutti i livelli, incluso l’ambiente”. Pensa che l’effi-cacia del dialogo possa dipendere, anzi fondarsi

sull’assenza della paura?Certamente. A patto che ci siano lavolontà e il desiderio di dialogare.

Nel contesto di questo Sinodo si èfatto riferimento alla metafora evan-gelica di Sale della terra e Luce delmondo. Cosa significa questo per lei? Significa portare speranza di salvezza. Echiunque faccia qualcosa di bene perun altro, porta a quel qualcuno sale eluce, ed è ambasciatore di speranza e dipace presso di lui. Lo scopo del nostrovivere è servire l’altro. A che serve vive-re solo per se stessi?

Durante l’omelia pronunciata dome-nica mattina 25 Ottobre, nellaBasilica di San Pietro, il Papa haannunciato quanto sia necessario unnuovo modello di sviluppo globale,

che includa tutti i popoli e non solo quelli adeguata-mente attrezzati. Secondo lei questo è possibile alivello pratico? Se sì, quanto tempo richiede? Uno scrittore italiano, credo Alberto Moravia, dicevache amava visitare l’Africa perché poteva trovarvil’uomo del Rinascimento: un uomo che si dirigeverso la modernità. Quanto più l’uomo occidentalecollaborerà a questo cammino, tanto prima avverràquesto passaggio.

Facendo riferimento ai punti riassuntivi all’inter-no della “relatio post disceptationem” relativa alSinodo per l’Africa, leggiamo: “resistenza del con-tinente e dei suoi popoli alle minacce della globa-lizzazione e alle esigenti sfide dell’etica globale,ingiuste condizioni commerciali, etnocentrismo,fondamentalismi”. Premesso che ogni forma diestremismo è da considerarsi nociva e inadegua-ta, non pensa che l’Africa abbia la necessità disentirsi parte integrante del processo di globa-lizzazione che interessa il pianeta, pur mante-

Vigneto realizzato dalla missione FSC in Etiopia

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Seconda assemblea del Sinodo dei Vescovi per l’Africa

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nendo integre la sua identità e le diverse cultureche la costituiscono?Credo che questa sia una grande sfida per l’Africa. Unasfida che l’Africa deve vincere con la propria volontà,mettendo da parte ogni timore. I mezzi di comunica-zione sociale si trovano in tutti i villaggi. Loro hannoun’identità, e hanno paura che essa venga contamina-ta dalla nostra cultura e dai valori, talvolta discutibili,dell’uomo moderno. Inoltre, temono la negatività dialcune conseguenze portate dal progresso nelle socie-tà come la nostra, come, ad esempio, l’aborto, l’euta-nasia e il matrimonio fra omosessuali: in Africa il valo-re più importante è la vita. Un altro valore di fonda-mentale importanza è la famiglia: l’esistenza dell’indi-viduo si colloca all’interno di una famiglia allargata, diun clan. E ognuno fa qualcosa per l’altro. La societàoccidentale ha perso, nel corso della sua storia, moltidei suoi valori originari. L’Africa ha molto da insegnar-ci, sotto questo punto di vista.

Crede che la maggiore semplicità dei valori difondo appartenenti alla società africana possafavorirne lo sviluppo e l’emancipazione?Certamente. Sono i valori della società occidentale aspaventare l’uomo africano. Spesso questo timore èperò ingiustificato: l’uomo non si identifica solo inciò che consuma, ma anche in ciò che crede. E ilpopolo africano ha una forte identità e dei fortivalori spirituali.

A proposito mi hanno colpito le parole delpapa, che ha definito l’Africa il “polmone spiri-tuale del mondo”. Che significato hanno per leiqueste parole?Tanta gente in Africa considera Dio parte fondamenta-le della vita giornaliera, e lo colloca costantementenella propria vita. Qui è diverso: talvolta si tende apensare alla preghiera come a qualcosa di rituale,razionalizzato, quasi distaccato dalla realtà. Anche inquesto senso l’Africa ha molto da insegnarci. L’uomoafricano è naturalmente religioso, e vive Dio all’inter-no del proprio quotidiano. Da questo punto di vista, io

stesso mi sento più a mioagio in Africa che in Europa.

Guardare una personanegli occhi può dircimolto sul suo statod’animo. Cosa si leggenello sguardo di unbambino africano?Di tanta gente che haseguito me e i miei fra-telli in Africa, non ho tro-vato qualcuno che nonsia rimasto colpito dalsorriso dei bambini afri-cani. Sono rientrato dapoco da un viaggio didodici giorni, in cui hovisitato il Cottolengo diNairobi. Tutti i bambini ospiti lì sono sieropositivi, i piùgrandi sanno già di essere condannati, a meno che nonvenga trovata una cura alla loro malattia. Sorridonononostante tutto, e ti scaldano il cuore. E giocanotanto, anche con semplici pezzi di legno. È un vero eproprio inno alla vita. E pensare che spesso, al contra-rio, i bambini della società a cui apparteniamo nonsanno cosa fare con i propri giocattoli e si annoiano.

Tornerà in Africa?Spero di sì! Magari con un bastone. Magari senza.

A presto, Fr. Pedro, e grazie ancora di tutto.Grazie a voi, è stato un piacere.

Davvero piacevole la chiacchierata con Fr. Pedro. Cirimane impressa la sua schiettezza, la semplicità concui ci ha spiegato realtà che sembrano lontane anniluce dal nostro mondo, e che sono invece così vicine anoi. Resta anche qualcos’altro: il barlume del deside-rio di rendersi conto. Di andare e vedere, per farequalcosa di concreto, per regalare speranza e vita achi ne ha bisogno.

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A volte ti senti lontano dall’ovile di Cristo, pecora perdutanell’arido deserto dell’ indifferenza egoista e sconsolatanel buio del dubbio scettico e del pessimismo più neroal gelo del cuore, senza palpiti d’entusiasmo creativotra i rovi pungenti di passioni invadenti e di cattive abitudinisull’orlo dei subdoli precipizi dell’orgoglio e della presunzione.Ti lamenti che Dio è lontano, non ha tempo da perdere con tee rischi di annientarti in una disperazione mortale.

Ma il Signore, Buon Pastore, conosce il tuo volto e il tuo nomepronto a dare la vita per te con amore infinitoperché il suo Vangelo di misericordia ti mette al primo posto.Non ti abbandona al tuo destino, non si rassegna a perderti.Lascia tutto e tutti per essere il primo a cercartidebole, incoerente, peccatore… ma sempre grande ai suoi occhi.E quando ti ha trovato non giudica, non sgrida, non punisce.Con tenerezza gioiosa ti prende sulle spalle, suo più che maie ti riporta alla casa del Padre dove è festa senza fine.Ti stancherai prima tu di peccare che lui di perdonarti.

La Salle lascia ricchezze, onori nobiliari ed ecclesiasticiper cercare chi si è perduto sulle strade della miseria.Tu, educatore lasalliano, non gloriarti dei ragazzi-superdi famiglia-in, brillanti, virtuosi del bon ton, coronati di successoma va a cercare chi è in crisi, perdente, smarritopovero ed emarginato, fragile e malato, senza famigliavittima di situazioni impossibili e di ingiustizie impietose.Sostienilo con cuore fraterno, senza inveire e condannare.Aiutalo a ritrovare il sorriso su sentieri razionali e di fede.Se ti credi giusto e migliore di lui, più di lui hai bisogno di perdono.

Natale è Gesù Cristo che cerca l’uomo peccatoree viene a liberarlo dal male e dalla morte.É la festa della misericordia e della riconciliazione:gioia in Cielo per Dio, Amore pazzo e scandalosopace in terra per gli uomini, vestiti di nuova speranza.

… la Parola per te!“Alla ricerca della pecora perduta...” (Lc.15,4-7)di Gabriele Mossi - [email protected]

rimo piano La parola per te

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rimo piano Simbologia lasalliana 5 P

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Recentemente mi si è fattonotare da qualche affezionato let-tore che i simboli lasalliani tradizio-nali che sto brevemente presentan-do, in realtà non ci sono quasi più:oltre a dire poco (ed è uno deimotivi per cui è necessario ripre-sentarli), sono di fatto scomparsidall’orizzonte visivo di chi si avvici-na al mondo lasalliano. Restanonella memoria e qualche volta nelrimpianto di chi li ha visti in annipassati, ma chi arriva adesso a qualisimboli può fare riferimento? Forsealla sola riproduzione del volto diLa Salle immaginato dal Gagliardiche è presente in tutte le classi.

Riconosco che questo è un datodi fatto negativo: sarebbe più pre-occupante se i simboli tradizionalinon venissero rinverditi oppureopportunamente sostituiti da altri.

Ogni gruppo umano dotato diuna qualche vitalità tende a pro-durre o riprodurre simboli in cuiriconoscersi. Lo fa anche il mondolasalliano per cui il suo panoramasimbolico non è totalmente vuoto,anche se qualche simbolo prodotto(ad esempio in occasione deiCapitoli Generali) non ha avutomodo di attecchire o di diffondersi,forse perché troppo legatoall’evento, ed altri, per le mutate

condizioni storiche, sono un po’caduti nell’oblio.

In quest’ultimo caso possiamoinserire la simbolica del “testamen-tino”: anche per esso vale la con-statazione che non esiste più. Restaperò intatta l’importanza assolutadella Parola di Dio nella vita dellasalliano, anche se forse oggi man-cano simbologie adeguate a direquesto. In parte ripara il solerte invioin elettronico della lectio divina checi accompagna giorno per giorno.

Secondo la Regola primitiva deiFratelli, il Nuovo Testamento eracosì importante per la loro vita cheveniva fatto obbligo a tutti di por-tarne sempre con sé e su di sé unacopia. Chiaramente doveva avereun formato adeguato, tascabile: daqui l’utilizzo abituale dell’espressio-ne “testamentino”.

“Per entrare in questo spirito (cheè quello dell’Istituto ed è lo spiritodi fede - ndr) e vivere in esso i Fratellidi questa Società avranno un pro-fondissimo rispetto per la SacraScrittura e per darne testimonianza,porteranno sempre con sé il NuovoTestamento e ne faranno ogni gior-no, una breve lettura con sentimentidi fede, di rispetto e di venerazioneper le divine parole che vi sono con-tenute e che considerano come loro

prima e principale Regola” (La SalleOpera Omnia vol. I, pp. 260-261).

Dunque non solo il portarlo, mail leggerlo ogni giorno perché ilVangelo è la prima Regola del lasal-liano: comportarsi e vivere secondoil Vangelo. É un alto ideale, ma nonè che l’ideale del cristiano. Quiviene assunto in forma esplicita,diretta: ogni lasalliano sa chiara-mente che deve valutarsi in rappor-to al Vangelo. Il gesto di averlo intasca non indicava pertanto unpossesso, ma il contrario: dovevaessere il Vangelo, la parola di Dio, apossedere il lasalliano.

La Regola stilata dopo ilVaticano II ha ribadito l’importan-za della Scrittura nella vita delFratello, ma non gli ha più richiestola presenza fisica del testo nelletasche. Resta l’obbligo giornalierodi leggere la Parola di Dio e medi-tarla (RC 67) nonché di condivi-derla e celebrarla. D’altro cantonessun ministero apostolico cheha a che fare con le parole degliuomini (e tale è l’insegnamento)può fare a meno di confrontarsicostantemente con la Parola diDio. E se realmente questo avvie-ne, chi, per dovere o con piacere,ascolta, se ne accorge. Eccome sese ne accorge.

Simbologia lasalliana 5

Il Testamentinodi Gabriele Di Giovanni - [email protected]

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C’è il solito traffico intenso sul tratto di autostradaParma-Bologna. Si va a rilento, anche perché comin-ciano a cadere dei grossi fiocchi di neve, come farfalletutte uguali, che si adagiano lievi sul parabrezza e suicampi che fiancheggiano la carreggiata, ovattando diun silenzio irreale la pianura.

Tra Reggio Emilia e Modena, il forte rallentamentodiventa un vero e proprio ingorgo e l’unico modo pernon annoiarsi è ascoltare della musica e contemplarequella improvvisa nevicata, che anticipa l’invernoormai alle porte.

Mentre mi guardo intorno, i miei occhi sono attrat-ti da una scritta a caratteri cubitali su una barriera dicemento che si erge sul ciglio della strada: Ho sognatodi essere una gomma per cancellare i mali del mondo.

Chi può aver scritto quella frase? Forse un adolescente innamorato o sognatore, che

un giorno, in solitudine, ha voluto dare sfogo ai suoi

pensieri su quel cemento e in quel tratto di autostra-da molto trafficato, perché tanti potessero leggere ilsuo bisogno incontenibile di vivere in un mondomigliore, o qualcuno già toccato dalle delusioni e dalleamarezze della vita.

Una bomboletta spray, una scritta, un graffito, deimessaggi che, pur depositati in luoghi e in modi sba-gliati, hanno la fantastica illusione che un’utopiapossa ancora raggiungere il cuore di chi legge; ma gliadulti, probabilmente, sono più interessati a verifica-re che si provveda a ripulire al più presto il muro e apunire i colpevoli.

Quella frase, scritta su una pagina di cemento conla solita bomboletta spray colorata, è una delle tanteche si vedono ovunque e di ogni genere, con stili cheevolvono continuamente e con una tipologia assaivaria: da quelli romantici a quelli politici, dagli eroticiai goliardici, da quelli sportivi a quelli blasfemi. C’è chili considera un orrore e una grave forma d’inciviltà, chil’espressione della stupidità di alcuni repressi, chi unalibera e originale forma artistica e chi un modo comeun altro per lanciare dei messaggi in modo economi-co; c’è perfino qualcuno che li ha definiti l’arte dell’uo-mo della strada o i mass media dei poveri. E non atorto, dal momento che la fantasia è la ricchezza deipoveri e i giovani sono una delle più numerose catego-rie di poveri che affollano il mondo contemporaneo.

Mentre avanzavo lentamente sull’autostrada, pen-savo che dietro ogni scritta doveva esserci un giovanecon i suoi pensieri e i suoi sogni, con le sue gioie e isuoi dolori che, non avendo trovato nessuno dispostoad ascoltarlo, fosse stato costretto a imbrattare unmuro perché qualcuno si interessasse del suo mondoe dei suoi problemi.

Una cosa comunque sembra certa, almeno cosìdicono gli esperti: in genere, chi ricorre ai graffiti nonlo fa per il gusto di calpestare un divieto o per sfregio,

I SOGNI SUL MUROdi Mario Chiarapini - [email protected]

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Giovani

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come si è portati facilmente acredere. Il graffitomane sente ilbisogno di esprimere e di comu-nicare i propri sentimenti di rab-bia, di amore, di felicità, di criti-ca... e lo fa dove gli capita. Senteil bisogno di lanciare un messag-gio incisivo senza troppe parole, eper di più restando nell’anonima-to, con il vantaggio di esprimersiin tutta libertà.

In quei messaggi, qualcheanalista vi vuole anche leggere ilbisogno di condivisione e di dia-logo, propri di una società diso-rientata e malata di solitudine,un esercizio della fantasia che hail grande potere di trasfigurare larealtà, spesso grigia e opaca, un primo, ma forse uto-pico tentativo di trasformare il mondo.

“Per me sono una colorata richiesta di essere ascol-tati, ha dichiarato un diciottenne, la pretesa di avere unminimo di attenzione, l’affermazione di voler esistere;rappresentano comunque il disagio e lo smarrimento dinoi giovani”.

Alcuni messaggi sono molto poetici e suggestivi,“La farfalla non conta gli anni, ma gli istanti, per questoil suo breve tempo le basta”, e… “Chi rinuncia ai proprisogni muore”; altri polemici, “Solo Gesù Cristo potevaportare i capelli lunghi e non essere chiamato drogato”,e… “La fantasia al potere”; a volte drammatici e dispe-rati, “Nessuno ascolta il mio silenzio”.

I graffiti sono i tatuaggi ambientali di chi vorrebbeun mondo a colori e meno asettico, più personalizzato,probabilmente un po’ troppo scarabocchiato e con uneffetto estetico discutibile, ma sicuramente più umano.

Di fronte a un muro imbrattato, sarebbe importantecomunque, prima di pulirlo, pensare perché sia statosporcato, per cercare di instaurare un dialogo con ilmondo giovanile, anche quando i linguaggi e gli atteggia-menti di questo dovessero spaventare quello degli adulti.

Tanti genitori manifestano spesso l’angoscia per ilcomportamento preoccupante del loro figliolo che “daun po’ di tempo è strano, insoddisfatto, si chiude incamera e non vuole vedere nessuno…; oppure, torna a

casa dalla discoteca o dal bar sotto casa sempre stona-to, rabbioso, aggressivo con tutti…; passa ore e oredavanti al computer a comunicare con qualcuno, senzasapere chi c’è dall’altra parte del video, in quelle male-dette chat…”.

Come la scritta sul muro dell’autostrada anchequesti linguaggi e questi prolungati silenzi sono dadecodificare. Probabilmente, esprimono soltanto unbisogno di aiuto o la richiesta, da parte dei giovani, chenon riescono a trovare un punto di contatto e di equi-librio con il mondo circostante, di essere ascoltati,oppure, il desiderio di vivere una vita più piena.

Ciò non significa voler giustificare qualsiasi com-portamento, ma tentare di rendere percorribili deicanali di comprensione e di accettazione reciproche. Igiovani sono alla ricerca dell’infinito, anche se seguo-no molto spesso dei surrogati. Forse hanno solo biso-gno di qualcuno che sappia soffiare sulle loro ali e riescaa spingerli verso la vera libertà, che è frutto della verità.

Intanto, il “grido” colorato dei writers o imbratta-tori continua, nonostante le contromisure adottateda molte amministrazioni locali, a marchiare ogniangolo delle nostre città e ad affermare con amarez-za, secondo il messaggio di uno di loro, che “Sì, cisono anch’io, ma va’ per la tua strada: la mia nonporta da nessuna parte”.

I giovani, consapevoli di questo, ne vivono tutto il disagio.

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Riportiamo un articolo di Fr. Gabriele Mossi pubbli-cato su “Incontri”, dell’Istituto Gonzaga e su“Missione Uomo”, della Fondazione don Gnocchi.Le foto riguardano alcuni momenti della beatifica-zione, destinate ad illustrare la cronaca della ceri-monia e la mostra allestita al Gonzaga su donGnocchi. Ulteriori articoli di approfondimentosaranno pubblicati nel prossimo numero.

Hai nella mente e nel cuore l’eco profonda dell’indi-menticabile Beatificazione di Don Carlo Gnocchi. Tioffro queste pagine come invito a leggere un libro pre-zioso: ”Riscatto del dolore innocente” (1967) scrittoda fr. Beniamino Bonetto, Fratello eccezionale, grandeamico e collaboratore di Don Gnocchi. Conoscerai ilvitale rapporto tra don Carlo e i Fratelli delle ScuoleCristiane. Sarà lui stesso a illustrarlo attraverso il suomeraviglioso epistolario.

Don Carlo Gnocchi è accolto al Gonzaga nel 1936,dopo aver profuso giovanile entusiasmo apostolico trai “folletti dell’oratorio” della Parrocchia di Cernusco sulNaviglio e come coadiutore nella Parrocchia di S.Pietro in Sala a Milano. Il Cardinale, i Fratelli, genitoried alunni conoscono la sua sensibilità e competenzaeducativa. Ama stare con i ragazzi in allegria, facendo-si piccolo con i piccoli ma amorevolmente severo nelladisciplina. Risplende il suo volto luminoso di “sacerdo-te lasalliano”. Nutre profonda stima per SanGiovanni Battista de La Salle, esternata di frequentecome in occasione del transito delle reliquie delFondatore a Milano.

“Non temiamo smentita affermando che, dopo di

lui, nessuna rivoluzione pedagogica fu né più pro-fonda, né più vasta, né più completa della sua…Nessuno più di lui seppe esaltare la missione di edu-catore che è per lui “un angelo”. Non volle che i suoifigli fossero preti, quasi ad affermare che l’educa-zione è ben un altissimo e divino sacerdozio”1

“Quanto di meglio vi è nell’educazione moderna,civile e cristiana, lo dobbiamo al La Salle!”2

“Per noi, figli del La Salle - che è quanto dire del piùgrande apostolo dell’insegnamento catechisticoorganizzato - è bello e doveroso ricordare questapagina di storia”3

Don Gnocchi imiterà il La Salle soprattutto nell’amare lagioventù abbandonata e sofferente, il dolore innocentedi tanti ragazzi vittime di una società crudele. Da buonlasalliano, don Carlo esprime affetto sincero ai Fratelli.

“Bisogna vivere insieme a loro per apprezzare ilvalore e per capire la grandezza e l’attualità dellaloro vocazione. Per conto mio ho imparato moltodal loro spirito organizzativo e dal loro metodo”4

Il direttore spirituale al Gonzaga respira a pieni polmo-ni: è questa la sua aria. Gli canta in cuore la gioia del-l’apostolato educativo tra ragazzi e giovani, tanto danon sentire la stanchezza di giornate molto faticose. IlGonzaga diventa subito la sua famiglia. Non c’èmomento o settore dell’attività dell’Istituto ove eglinon sia presente con impeto geniale e generoso.Seguendo La Salle, cura “l’educazione del cuore”facendo leva sulle risorse dello Spirito e su attivitàcreative come la musica, il cinema, lo sport - in parti-colare lo sci e l’alpinismo - complice fr. BertrandoGaravelli. Tutti lo apprezzano: in cattedra durante leore di religione, nella direzione spirituale - con rifles-

Don Carlo Gnocchi e i Fratelli delle Scuole Cristianedi fr. Gabriele Rosario Mossi - [email protected]

1 dal Quotidiano“L’Italia” Milano,13.1.19372 da “L’Azione Giovanile” 19373 dal Bollettino del Gonzaga19384 Ibid.1938

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Don Gnocchi

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5 Ibid.19416 lettera a fr. Gioachino 27.3.19417 Ibid. sabato santo 1941

sioni, prediche, con-ferenze, colloquipersonali - e duran-te i raduni estivi einvernali. Vive sem-pre tra i giovani econtinua a seguirlianche oltre la scuo-la. Riesce a interes-sare, entusiasmare,coinvolgere gruppidi tutte le età, dai

bimbi delle elementari ai maturandi e ai maturi. Lo faper dono di natura - sensibile, aperto, ottimista, incisi-vo - e per l’esperienza nell’arte didattica appresa daiFratelli, che ama osservare nel loro insegnamento per-correndo i corridoi, sostando o entrando nelle classi.Attinge all’esempio di fr. Costantino, mago della 1ª ele-mentare. Ha come modelli fr. Candido Chiorra, donPianzola, don Primo Mazzolari. Legge con avidità le “lezio-ni pratiche” della rivista Sussidi, studia, annota e cita nellapredicazione, aiutato da una memoria prodigiosa.Don Carlo è “ministro della Parola” penetrante, sem-plice, chiaro. Espone il Vangelo con la vivacità di ungiornalista…simpatico e deciso nelle proposte. Quantoparla! Parla durante le funzioni domenicali per impo-stare il programma formativo della settimana. Parlanelle “tre giorni” di esercizi spirituali a inizio e fineanno scolastico. Parla ai gruppi di studio e alla valoro-sa Azione Cattolica “Aldo Marcozzi”. Parla durante le“campagne settimanali” su argomenti di particolareinteresse. Degna di nota la “Settimana della Carità”aperta a tutta la famiglia del Gonzaga in una crociatad’amore verso i poveri e gli ammalati, coronata dalcostituirsi del gruppo “Le Dame della Carità”, rivoltoalle mamme degli alunni in collaborazione con i giova-ni e le signore della Conferenza di S. Vincenzo. Offertein natura, vestiti, denaro per i bisognosi…l’arrivo deipacchi-dono è a getto continuo. Non meno riuscite efamose: la “Settimana pedagogico-religiosa dellemamme”, la “Settimana di orientamento degli Ex-Alunni” e soprattutto - con l’Italia entrata in guerra -la “Settimana pro Soldati” fiorita nel ”Comitato di pro-

fessori e genitori” per l’assistenza spirituale e materia-le ai combattenti.

28 febbraio 1941: il Direttore Preside del Gonzaga fr.Gioachino Gallo annuncia la partenza di don Gnocchi,volontario al fronte come Cappellano Militare del V°Battaglione Alpini in Albania.

“Siamo spiacenti che abbia a lasciarci ma non pos-siamo che altamente apprezzare il suo gesto gene-roso!... Poter essere vicino a chi affronta ogni gior-no gravi pericoli e si espone a perdere la vita, ècerto cosa assai più apprezzabile, più bella e piùmeritoria che non rimanere qui tra noi. Di cuore gliauguriamo le più belle soddisfazioni, come dicuore lo ringraziamo del bene che ci ha voluto eche ci ha fatto”5

In Albania don Carlo è sempre presente al Gonzagacon i sentimenti migliori, la fervente preghiera ed unagamma impressionante di scritti che rivelano l’”uomodi Dio” tutto ardore apostolico per la gioventù e l’ani-mo del poeta innamorato della bellezza. La sua corri-spondenza è destinata a tutti i Gonzaghini e vienedivulgata dal Bollettino dell’Istituto “Nella scuola enella vita”. Don Gnocchi è partito per stare con i suoigiovani al fronte. I soldati ci vanno per dovere, il sacer-dote ci va per amore delle anime. Sull’altarino dacampo snodabile, offerto dalle Dame della Carità, eglicelebra per la grande famiglia del Gonzaga, che va agara nel servizio ai soldati con pacchi-dono per i suoiAlpini. Famiglia e focolare di don Carlo è “il suoGonzaga”, come testimonia il copioso epistolario alDirettore, ai Fratelli, agli alunni e alle loro famiglie.

“Non mi ero francamente mai accorto che mi fos-sero tutti entrati così in profondità, nella vita e nelcuore. Li ho presenti tutti in preghiera ogni ora!”6

“Vedesse come sono buoni e pazienti questifigliuoli!... Ci vorrebbero qui molti dei nostri ragaz-zi del Gonzaga e sono certo che farebbe loro benela cura. L’alpino canta, così gli passa... Ma il piùbello non è qui. Non c’è quasi tenda dove non sireciti il santo Rosario ogni sera!”7

“Ho saputo dalle mamme delle preghiere fatte perme. Sapesse come le sento! Direi quasi fisicamen-

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te... É questo il debito maggiore che io ho e avròverso il Gonzaga in questa campagna di guerra”8

“Il mio battaglione ha avuto perdite insignificantiin confronto ad altri reparti. L’ho detto ai mieiAlpini. Questo lo dovete alle preghiere dei mieiragazzi e delle loro famiglie. Ho fango da tutte leparti, sono unto, strappato, barboso e pidocchio-so. Se lo immaginano i cari ragazzi del Gonzaga e leloro gentilissime mamme un don Carlo di questogenere?... Non so se ha ricevuto gli elenchi nomi-nali del mio battaglione per dare ad ogni allievo unAlpino. Molti ragazzi me lo chiedono”9

“Arrivano le lettere dei ragazzi agli Alpini. Fioccanouna più bella dell’altra, ma soprattutto moltospontanee... non può pensare quanto ne avvan-taggi la mia posizione presso di loro e quindi le miepossibilità di bene. Grazie!”10

“Se io dovessi fare un conto dei pensieri di unagiornata, come di tutte le giornate, dovrei dire cheil 70% sono riguardanti voi e il Gonzaga.Nonostante tutto, voi siete rimasti ostinatamentela mia cara e numerosa famiglia.”11

“Due cose legano e legheranno indissolubilmenteil mio affetto riconoscente al Gonzaga: quello cheè stato fatto per la morte della mia mamma equello che si fa durante questa mia assenza. Dueattestazioni di affetto indimenticabili e obbligantiper sempre!12

“Dirò, e lei lo sa, che i ragazzi del Gonzaga, lefamiglie, le mie conoscenze mi hanno fatto unacompagnia grande, assidua e appassionata... inmedia sono 25 o 30 lettere al giorno. Oggi, peresempio, 39”13.

“La mia dolce mamma benedica i vostri figliuoli dalCielo... Assicurateli che li ricordo ogni ora, insiemeai miei buoni e rudi “scarponi”, come una famigliasola e cara”14.

“Quelli che muoiono devono avere nel cuore di unsacerdote l’assoluta preferenza su qualunque

categoria di anime o forma di apostolato. Per que-sto venni via dal Gonzaga e per questo solo potreirimanere assente. Ma se la mia vita dovesse esserequella ordinaria... non starei in dubbio unmomento solo nella scelta e tornerei a casa,sapendo e misurando ora più che mai la portatadel lavoro al Gonzaga”15.

5 ottobre 1941: solenne inaugurazione dell’anno sco-lastico al Gonzaga. Nel discorso ufficiale, il DirettorePreside fr. Gioachino Gallo documenta la generosaassistenza fornita ai soldati (innumerevoli articoli dicomfort, 530 kg. di lana, 5000 indumenti confeziona-ti). Nell’inviare un pensiero particolare a don Carlo, neannuncia prossimo il congedo e il ritorno al Gonzaga

8 Ibid. martedì di Pasqua 19419 Ibid.18.3.194110 Ibid. 9.5.194111 lettera agli alunni del Gonzaga 23.4.194112 lettera a fr. Gioachino 24.4.194113 Ibid.20.5.194114 lettera ai genitori degli alunni del Gonzaga 25.7.1941ù15 lettera a fr. Gioachino 3.8.1941

25 ottobre 2009. L’ingresso in Piazza del Duomo del corteo(con la delegazione del Gonzaga) che accompagna l’urna diDon Carlo Gnocchi da Piazza Santo Stefano al Duomo

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Don Gnocchi

Lasalliani - n. 24 - Dicembre 2009

per l’intero anno scolastico. Rientrato il 26 ottobre inIstituto per riprendere il suo posto di direttore spiri-tuale, don Gnocchi riconosce che le organizzazionicaritative e gli altri settori apostolici sono efficientissi-mi. Ha sempre nel cuore il desiderio di confortare colsoccorso affettivo e materiale i suoi Alpini, ai quali fapervenire le offerte e i doni del Gonzaga tramite iCappellani militari, che lasciano testimonianze dicommossa riconoscenza. Le normali celebrazioni ricor-renti nell’anno liturgico sono degnamente onorate,nonostante il disturbo degli allarmi. Grande successohanno la “Pasqua degli Ex-Allievi” del 1942, la “Pasquadei papà e delle mamme” e la conclusione religiosadell’anno scolastico nella Parrocchia di San Gregorio,stipata di alunni e parenti.

La campagna di Russia riaccende in don Gnocchi ildesiderio di ritornare, come Cappellano della DivisioneTridentina, tra i suoi Alpini là “dove si muore”. Parte

rincuorato dai doni e dalla corrispondenza di Fratelli ealunni. Viaggio interminabile tra mille difficoltà.Ordine davvero strano quello di dirottare le DivisioniJulia, Cuneense e Tridentina verso la pianura del Don,invece che verso il Caucaso. Pur nei continui e rapidispostamenti, trapunti da disagi inimmaginabili, donCarlo trova il modo di scrivere frequenti e lunghissimelettere, come quella rivolta alle mamme degli alunnidel Gonzaga.

“Dio solo sa con quanta tenerezza il pensiero deivostri figliuoli e del Gonzaga mi sia familiare allamente e al cuore. É la mia oasi di dolcezza e sere-nità spirituale dinanzi allo spettacolo di tante sof-ferenze. Quando si ha la fortuna di avere affidato ipropri figli alle cure materne e infaticabili deiFratelli delle Scuole Cristiane, si può essere bencerti che nulla mancherà alla loro formazione spi-rituale e religiosa”16

Molte le lettere al Direttore fr. Gioachino.

“So che il Gonzaga ha accettato di offrireCalendarietti agli Alpini. Il pensiero è molto caro el’oggetto ricorderà a tutti il nome e il cuore delgrande Istituto... Durante la S. Messa, la preghierapro devotis amicis, il primo pensiero e i voti ferven-ti sono per il Gonzaga”17

Gli alunni lo tempestano di corrispondenza. Nonpotendo rispondere a ciascuno e per raggiungere l’in-tera comunità, il 22 ottobre 1942 indirizza al Gonzagauna lettera aperta, commentata nelle classi e pubbli-cata sul Bollettino. Don Gnocchi presenta i quattrograndi nemici: la steppa, il fango, il freddo, i russi... echiede preghiere e aiuto materiale. Il Gonzaga rispon-de immediatamente con la spedizione di dieci cassecon ogni genere di conforto, ma a pochi chilometridalla meta svaniscono nel rogo di un incidente di guer-ra. Il Comitato del Gonzaga non si dà per vinto e rie-sce a far pervenire altri rifornimenti.A Milano i bombardamenti diurni e notturni seminanoil terrore. L’Istituto a novembre è obbligato a sfollare eraccoglie gli alunni in tre sedi fuori città: a Villa Amalia(Erba-Como), a Villa Borromeo (Costa Lambro) e aPalazzo Lido (Riva del Garda). Il “Comitato pro Soldati”

16 lettera aperta alle mamme degli alunni del Gonzaga dal fronte russo 15.9.194217 lettera a fr. Gioachino 8.10.1941

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Lasalliani - n. 24 - Dicembre 2009

18 lettera a fr. Anacleto maggio 1946

sopporta notevoli sacrifici. Sul fronte russo, dopo unmese di resistenza e di attacchi, la Divisione Tridentinariceve l’ordine di ritirarsi. Il 18 gennaio 1943 inizia pergli Alpini la massacrante, interminabile, tragica, eroicaritirata, scritta sulla neve col sangue. Don Carlo neesce vivo per miracolo ed è decorato di Medagliad’Argento al valore sul campo. Originale, tra le tante,la testimonianza del Cappellano degli Alpini Mons.Carlo Chiavazza.

“Gennaio 1943. Nell’isba di don Gnocchi c’è unabrandina e dappertutto casse, cassette, pacchi,involti. Gli dico “Fai il rigattiere?” Mi risponde:”Stazitto, sono tutti regali che mi mandano dalGonzaga. É un istituto meraviglioso. Duemilaragazzi o giù di lì. Sono proprio quei ragazzi, edu-cati dai Fratelli, che mi fanno avere tutto questoben di Dio. Io faccio il generoso, ma con la robadegli altri... Ho avuto e ho la fortuna di essereall’Istituto Gonzaga. Continuo a sentirmi là, in viaVitruvio,specie quando mi ritiro qui in silenzio,la notte.”

In attesa il Gonzaga soffre, prega, spera...5 aprile 1943. Don Gnocchi è finalmente al Gonzaga,tra le braccia dei “suoi figliuoli” e dei Fratelli. La S.Messa in cappella è lacrime di gioia, fatta preghiera diringraziamento. Sul registro, accanto alla data e allafirma, don Carlo scrive: ”Prima Messa da redivivo”.Riprende con fervore l’impegno apostolico, mentreimperioso matura in lui il proposito di dedicare tuttele sue forze e l’intera vita alla carità verso le vittimedella guerra: gli invalidi grandi e piccoli e gli orfani deisuoi Alpini. Tutto sempre con la solidarietà dei Fratellie degli amici del Gonzaga. Assume la direzione dell’“Istituto Grandi Invalidi di Guerra” di Arosio. La cadu-ta del Fascismo e l’armistizio dell’ 8 settembre 1943vedono il sorgere della Resistenza, le deportazioni inGermania di mezzo milione di nostri soldati disarmatie la lotta fratricida. Don Carlo s’incontra variamentecon i comandi partigiani clandestini. É spiato e diffida-to dal Partito Fascista. Il 17 ottobre 1944 è arrestatocon il Duca Marcello Visconti di Modrone, presso ilquale per prudenza si era rifugiato. Con lui è rinchiusonel carcere di S. Vittore in attesa di giudizio... I Fratellinon lo abbandonano e riescono a fargli pervenire incella il “quotidiano conforto”. Dimesso per interventodel Cardinale Ildefonso Schuster, trova la battuta

scherzosa: “Non ho mai consumato tante torte e lec-cornie come in quei quindici giorni”. É vigilato specia-le e rischia di essere eliminato a tradimento. Il Duca gliimpone il soggiorno in Svizzera, protetto dalla CroceRossa Italiana. Don Gnocchi acconsente, a condizionedi poter usufruire del libero “lasciapassare”. Con alcu-ni Fratelli e Sacerdoti riesce a salvare molti innocen-ti perseguitati, tra i quali alcuni allievi ed ex allievidel Gonzaga.Col 25 aprile 1945 rientra definitivamente in Istituto eriprende la sua vita apostolica con i duemila alunni,finalmente riuniti nell’unica sede di via Vitruvio. Maormai non appartiene più ad un solo istituto. Raccoglienel 1945 i primi orfani di guerra nella Casa di CassanoMagnago (Varese). Sistema un altro gruppo di piccoliorfani nell’Istituto Grandi Invalidi di Guerra diArosio.Una sera all’imbrunire una madre disperata glipone tra le braccia il suo bimbo mutilato della gambadestra. Don Carlo lo accoglie con tenerezza: è PaoloBalducci, il primo mutilatino ricoverato ad Arosio.Nasce nel giugno 1945 la “Associazione Amici diArosio” promotrice di valide realizzazioni a favore deimotulesi, ma per don Carlo il Gonzaga resta il piùvigoroso dei centri propulsori, la base dalla quale pren-dere le mosse per ogni nuova iniziativa. Nel marzo1946 fr. Gioachino Gallo è nominato VisitatoreProvinciale e nel maggio elevato alla carica diAssistente del Superiore Generale, ma continua adappoggiare l’opera di don Gnocchi con accresciutaautorità e la bontà generosa di sempre. Col nuovoDirettore del Gonzaga fr. Anacleto Moro la collabora-zione non subisce interruzioni o allentamenti.

“Le propongo il progetto di una “settimana delsacrificio”... Lo scopo educativo è di creare nei gio-vani la coscienza della solidarietà cristiana verso levittime della guerra e lo scopo caritativo è di farsentire a questi infelici che il loro sacrificio non èdimenticato dal Paese... La mia opera ha bisognoanche di aiuti materiali e sono certo che il Gonzagapotrà fare qualcosa...”18

La guerra è finita, ma per le sue vittime la guerracomincia! Don Carlo ha deciso: sarà tutto per gli orfa-ni degli Alpini, per i Mutilatini e per l’infanzia motule-sa. Comunica la sua decisione al Card. Schuster cheapprova, lo incoraggia a seguire questa vocazione di

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Don Gnocchi

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carità e provvede a sostituirlo al Gonzaga con DonErnesto Castiglioni all’inaugurazione dell’anno scola-stico 1946-47. Sostituzione non allontanamento, per-ché don Gnocchi continua ad essere di casa alGonzaga e a contare sul fattivo appoggio dei Fratelli edelle famiglie. Per affrontare il problema dei Mutilatinisi rivolge agli Orioniti che, fruendo di donazioni,costruiscono la “Casa del Piccolo Mutilato”. Buon ini-zio. Ma don Carlo vuole in Milano un modernissimo“Istituto di avviamento al lavoro, di Arti e Mestieri”,ben attrezzato per le cure, l’addestramento e l’inseri-mento dei motulesi nella vita di ogni giorno. I Fratellidel Gonzaga, che già durante la guerra gestivano scuo-le di avviamento in locali di fortuna a Crescenzago,avevano acquistato una vasta area per costruire un”Istituto del Lavoro” per la formazione di periti tecni-ci. Mancavano i fondi per iniziare i lavori. Don Gnocchipropone di unire le forze per raccogliere denaro e farposto anche al padiglione per i motulesi. Il Gonzaga èd’accordo. L’arch. Gio Ponti prepara il progetto.Fr.Gioviniano Negri cura i rapporti con i Superiori deiFratelli, mentre don Carlo e il Comm. Franco Bodinitrattano col Ministero per ottenere sovvenzioni perCrescenzago. Il Superiore Generale fr.Athanase Emile èlieto di impegnare i Fratelli nel servizio delle vittimeinnocenti della guerra, ma il preventivo richiesto nongiunge, le offerte scarseggiano e il Ministero si limita avaghe promesse verbali. Si pensa allora ad un’impresaeccezionale: il volo transatlantico de “l’Angelo deiBimbi” da Milano a Buenos Aires, avrebbe dovuto tra-sformarsi - nel nome dei Mutilatini di don Gnocchi - inun infinito abbraccio di bontà e di solidarietà umanatra Italiani al di qua e al di là dell’Atlantico. L’ufficiocoordinatore dell’iniziativa, diretto da fr. BeniaminoBonetto col sostegno di fr. Gioviniano, ha sede nelsalone del Gonzaga. La Galleria di Milano si fa centrodi propaganda, gestito da personale del Gonzaga colsostegno delle istituzioni dirette dai Fratelli dellaScuole Cristiane. In America latina, l’AssistenteGenerale fr. Gioachino valorizza autorità e prestigioper suscitare comitati e centri di raccolta. I Fratelliaffrontano le varie esigenze con sacrifici e fior di spese.“L’Angelo dei Bimbi prende il volo da Malpensa il 9gennaio 1949. Il mondo saluta la grande impresa,incoraggiata dal plauso benedicente del Santo Padre.A

Buenos Aires le accoglienze diventano tripudio popo-lare. Il Capo dello Stato Argentino riceve in udienzaspeciale Don Carlo e i piloti Bonzi e Lualdi. Felice perl’ottimo successo, don Gnocchi prega il Comm. Bodinidi esprimere ai Fratelli la sua profonda riconoscenza.

“Penso sempre a fr. Beniamino come a un elemen-to indispensabile e integrante di tutto il nostrolavoro e sono certo che la sua cooperazione cosìpreziosa è stata veramente un dono dellaProvvidenza Divina”.19

I fondi raccolti vanno a don Carlo che ne dispone inpiena libertà senza informare i Fratelli. Di Crescenzagonon se ne parla più. Fr. Gioviniano, ricoverato d’urgen-za in clinica per gravi motivi di salute, esprime ramma-rico a fr. Beniamino.

“Mi pare che si sia deviato dalle premesse per cuiho spinto la Congregazione dei Fratelli a compiereonerosi sacrifici... ”L’Angelo dei bimbi” dovevaavere la sua realizzazione a Crescenzago. Perchénon si è fatto nulla?... Perché don Carlo non si pre-occupa di quello che fu il suo impegno? Non lenascondo il mio profondo dolore... La supplico di

19 lettera da Buenos Aires 7.2.1949

Fratel Pietro Eusepi (1906-1980)Direttore ai mutiliatini di Palidoro e Salerno

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voler fare il possibile perché Crescenzago divengaun fatto compiuto.”20

La lettera, notificata a don Gnocchi, non ottiene chia-rificazioni. Mistero. Due mesi dopo egli scive a fr.Gioviniano, ma non fa parola di Crescenzago e diquanto raccolto con l’operazione “L’Angelo dei bimbi”.Nel maggio 1950 il suo collaboratore Franco Bodiniscrive a fr. Edoardo Milanese per tentare una spiega-zione: l’Opera si è sviluppata in modo improvviso eimprevedibile, ponendo problemi gravi e urgenti chenon hanno permesso di preventivare soluzioni concor-date con la Congregazione dei Fratelli... Fr. Giovinianomuore il 6 giugno. “ Pazienza. Se questa è la volontà diDio, così sia! Te Deum laudamus!” sono le sue ultimeparole. I Fratelli fanno sorgere l’“Istituto SanGiuseppe“ di Crescenzago con grande impegno e con-tinuano a “sposare la causa” di don Carlo che, semprericonoscendo le benemerenze di fr. Gioviniano, vicinoa morire ricorda al Comm. Bodini il suo proposito.“Tiraccomando la lapide a fr. Gioviniano, altrimenti dilassù ti tirerò le orecchie!”. La lapide è collocata nella“Sede Centrale della Fondazione Pro Juventute” al ForoItalico in Roma nel novembre 1956, presente alla ceri-monia la madre signora Pina ved. Negri, alla qualeviene consegnata la Medaglia d’Oro alla memoria.

Per fissare un piano razionale di terapia, istruzione,addestramento e formazione dei motulesi, donGnocchi si rivolge ancora all’Assistente fr. Gioachino.“Anche per gli sviluppi a venire, quando man mano l’ini-ziativa dei Mutilatini sarà sempre più dellaCongregazione, Ella non darebbe il permesso a unFratello della Casa di Milano di aiutarci nel lavoro?... uncollaboratore che diventerebbe, per dirla militarmen-te, “l’ufficiale di collegamento” tra la Congregazionee la Federazione... Fr. Beniamino sarebbe la personapiù adatta.”21

Fr. Beniamino consacra giorni e giorni di studio, a con-tatto con alunni ed educatori. É invitato al “CongressoInternazionale di Ginevra” del 20-25 febbraio 1950,sull’educazione dei minorati fisici. Don Carlo lo pregadi presentare un rapporto sui problemi psicologici e

morali dei motulesi. La relazione inedita di donGnocchi è tutta un’apologia dei Collegi affidati aiFratelli. É l’ora di importanti decisioni. Per far fronte aimolteplici problemi, don Gnocchi avrebbe dovuto fon-dare due Congregazioni (maschile e femminile) di reli-giosi educatori-infermieri. Dopo un ritiro di otto gior-ni, egli convoca fr. Beniamino nel suo studio. “Io nonho le doti di fondatore di Congregazioni. Adotterò lasoluzione già in atto: le suore per le bambine e per iragazzi chiederò al Superiore Generale di mettermi adisposizione dei Fratelli qualificati per la gestione ditutti Collegi della Fondazione”. Generosa la risposta diFr. Athanase Emile, che assegna numerosi Fratelliall’opera di don Gnocchi e autorizza fr. BeniaminoBonetto a trascorrere il 1950-51 negli Stati Uniti, peraggiornarsi e specializzarsi in psicopedagogia differen-ziata. Don Carlo non risparmia incoraggiamenti.

“Sono convinto che i suoi Superiori al suo ritornopensano di destinarla quasi esclusivamente a que-sto nuovissimo ed appassionante apostolato, cheaggiungerà un’altra gemma e non la meno bellaalla corona delle opere lasalliane...”22

Per garantire il meglio ai suoi assistiti, don Gnocchiinventa una soluzione nuova: il “Collegio convitto spe-ciale”. Ha in progetto molti Collegi, dislocati in Italiasotto una sola autorità centrale che ne coordini pro-grammi, attrezzature e servizi, centri residenziali per laquasi totalità dell’anno senza trascurare la permanen-za in famiglia, aperti alle esperienze sociali esterne equindi di preferenza alle scuole pubbliche che offronola possibilità di accostare compagni di tutte le condi-zioni, luoghi non solo di prestazioni terapeutiche ma dimaturazione naturale e soprannaturale, affettiva, intel-lettuale, ricreativa, occupazionale.Dopo l’importante “Convegno Nazionale di pedagogiadifferenziata” tenuto al Collegio di Inverigo dal 25 al31 agosto 1955, quando già sono visibili i segni delmale fatale, don Carlo continua a sostenere con fer-mezze fr. Beniamino nel valorizzare ogni mezzo per lasanta causa.

“Ella veramente sta diventando il tecnico ‘nostro’di questo attualissimo problema e nessuno meglio

20 lettera a fr. Beniamino 8.2.195021 lettera a fr. Gioachino Assistente 22.8.194922 lettera a fr. Beniamino 28.2.1951

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di lei ha le qualità per esserlo con piena autorità...La Congregazione ha ormai accettato l’apostolatodei Mutilatini...”23

A Natale 1955 vuole consegnare al Fratello “laMedaglia della Fondazione” in attestato di affettuosoapprezzamento. Con un filo di voce, nei fugaci incontriin clinica, mormora parole di incitamento e allo spe-gnersi della voce parlano gli occhi luminosi di carità,quegli occhi che aveva già destinati a due dei suoimutilatini ciechi.I Fratelli considerano un privilegio ed una grazia parti-colare del Signore essere assegnati ai Collegi di donGnocchi, mettendo la loro vita a servizio dei predilettidi Dio. Don Carlo e il suo vice, Comm. Bodini, esprimo-no di continuo il proposito di affidare l’intera Operaalla Congregazione dei Fratelli. La decisione è esplicitanella primavera del 1950, con una lettera a fr. Gioachino.

“Conoscendo i Fratelli... sarei felice di fare diquest’Opera una nuova gemma nella corona giàricca delle opere della Congregazione lasalliana,unica forse tra quelle che essa possiede nelle varienazioni, opera diretta all’educazione cristianadella gioventù sofferente ed avente per fine lapedagogia soprannaturale del dolore innocente:fine quanto mai lasalliano. Ormai il lavoro di dire-zione di quest’opera ingrandita troppo rapidamen-te... mi ha superato completamente. Non ce lafaccio più moralmente e fisicamente... Ella develasciare questa preziosa eredità alla suaCongregazione: l’apostolato in mezzo alla gioven-tù sofferente. Io sono certo che, se il Fondatorefosse vissuto in questi tempi di dolore, non avreb-be fatto diversamente.”24

La proposta di don Gnocchi è accolta dall’Assistente efatta oggetto di ponderata riflessione, in prospettiva dinuovi imprevedibili sviluppi dell’Opera. Sorta in origi-ne come “Pro Infanzia Mutilata”, si era occupata pre-valentemente se non esclusivamente di mutilatini.Ora si profila il grave problema dei poliomielitici, cheimpone un nuovo indirizzo codificato nello “Statutodella Fondazione Pro Juventute” (aprile 1952), senzainformare e preparare preventivamente i Direttori deiCollegi e lo stesso fr. Gioachino. La svolta suscita per-

plessità e disagio, per il timore responsabile di nonpoter subito far fronte ai nuovi impegni.Non si vede chiaro come lo Statuto, così com’è, possagarantire il passaggio dell’Opera alla Congregazione esi desidera esaminare a fondo il trattamento da riser-vare ai polio per assicurare ai loro Collegi un persona-le qualificato. Emergono poi altre perplessità legate airapporti da stabilire tra la Congregazione e le variedirezioni dei “Collegi Femminili” della Fondazione.L’Assistente non può aderire alla richiesta di don Carlo.I problemi ed i progetti di ampliamento sono ancoramolti (sistemazione dei polio, dei discinetici, degli spa-stici...) Don Gnocchi tiene moltissimo alla sua libertà ela Congregazione intende rispettarla, ma senza assu-mere alla cieca impegni fuori delle sue competenze osuperiori alle proprie forze. Tali considerazioni, espostecordialmente da fr. Gioachino a don Carlo, lo induco-no a programmare un modus vivendi provvisorio,esposto in una lettera del 1953. Il proposito di affida-re la sua opera ai Fratelli rimane sincero, ma verràprima la morte. Nell’ultimo consiglio della Fondazionepresieduto da don Gnocchi, fr. Gioachino dichiara:“Dico a don Carlo che gli sono grato per l’onore fatto ame e ai miei Fratelli con la sua amicizia e gli ripeto che i

23 Ibid. 17.5.195224 lettera a fr. Gioachino Assistente 14.7.1950

L’incontro tra il Visitatore fr. Donato Petti e AmabileBattistello, che recuperò la vista grazie alle cornee donate daDon Gnocchi

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Fratelli sono felici di lavorare nella Pro Juventute”. DonCarlo confida in extremis a Mons. Edoardo Gilardi, suosuccessore: “Penso al Fratello Assistente Gioachino, egliè buono e mi perdonerà tante cose”.

L’ultimo sogno di don Gnocchi: la realizzazione di unCollegio modello, il “Centro Pilota” di Milano. Acquistail terreno nella regione residenziale di S. Siro e pone laprima pietra il 22 settembre 1955. La morte (28 feb-braio 1956) gli impedisce di vedere l’opera, portata atermine dalla munifica intraprendenza del “Comitatopro Centro”.

Un rapido cenno ai Collegi di don Gnocchi affidati aiFratelli.• Parma. Santa Maria ai Servi.Consegnato alla direzione generale ed alla gestione deiFratelli il 1° luglio 1949, nelle mani di fr.Abele Morello.• Pessano Brianza.Santa Maria al Castello. Inaugurato il 16 ottobre 1949sotto la direzione di fr. Alessio Gatto, dimessosi daProvinciale per fare da papà ai Mutilatini.• Torino. Santa Maria ai Colli.Inaugurato il 13 novembre 1950, a oltre un anno dal-l’inizio del suo funzionamento. Direttore fr.Crescenziano Quattrocchio, seguito da fr. ArmandoRiccardi e da fr. Bertrando Garavelli.• Roma. Santa Maria della Pace.Affidato ai Fratelli della Provincia Romana. Inauguratoil 18 maggio 1950. Primo Direttore fr. Alfredo Alfieri.• Salerno. Santa Maria al Mare.La gestione del Collegio, ottenuta da Don Gnocchi il16 ottobre 1951, è affidata ai Fratelli della Provincia diRoma. Primo Direttore fr. Reginaldo De Rossi.• Milano. Santa Maria Nascente.Voluto come “Centro Pilota” da don Carlo. FratelBeniamino Bonetto è nominato Direttore quando ilcomplesso è ancora in costruzione.• Marina di Massa. Colonia Santa Maria alla Pineta.Aperta l’11 aprile 1957, è restaurata da fr. Edesio Gambino.

I Fratelli assegnati ai vari Collegi si preoccupano dicostituire “l’Associazione degli Ex Alunni dellaFondazione” che il 15 maggio 1960 tiene la sua primariunione a Milano, accanto alla tomba di don Gnocchi.Animata da fr. Corradino Ottone, si sviluppa grazie a

contatti, raduni, rapporti epistolari, interessando gio-vani sparsi in tutta Italia. Le vittime di ieri diventanosereni protagonisti della vita di oggi.

Il Card. Giovanni Colombo, compagno di studi di donCarlo, nel discorso commemorativo del decennio dellasua morte, tenuto nel Duomo di Milano il 28 febbraio1966, dice tra l’altro:

“Nell’ambiente del Gonzaga, nelle famiglie deisuoi alunni, don Carlo trovò gli amici, gli appoggiefficaci della sua opera nascente che aveva biso-gno di sostegno, di cuore e di borsa; e qui egli trovògli Educatori ai quali affiderà l’Opera a cui Dio lodestinava. Non lo sapeva, ma erano gli “strumenti”delle misteriose vie della Provvidenza”

Don Carlo e i Fratelli delle Scuole Cristiane: una “santaalleanza” di fede e di zelo, di impegni e competenze, digenerosità e sacrificio a servizio della carità, fatta edu-cazione verso la gioventù ferita dal dolore.

Nell’atrio dell’Istituto Gonzaga di Milano puoi leggerequesta lapide:

DON CARLO GNOCCHIDIRETTORE SPIRITUALE DAL 1936 AL 1946QUI ATTINSE L’ENTUSIASMO I CONSENSI E I

PRIMI MEZZI PER L’OPERA DI ASSISTENZA AGLIORFANI E DI REDENZIONE DEI PICCOLI

MUTILATI DI GUERRAParole vere da portarti nel cuore e da ripetere a chinon le conosce.

Gli occhi del La Salle vedono la miseria sofferta

dei ragazzi di strada a Reimsle sue mani creano sui banchi di scuola

una società migliore, nel nome di Cristo.Gli occhi di don Carlo

vedono il dolore innocente degli orfanidei ragazzi mutilati dalla guerra

straziati dalla malattiale sue mani li riportano alla vita

con la dignità di uomini, nel nome di Cristo.A loro tu chiedi occhiper vedere nel buio

l’amara solitudine degli ultimie mani per sostenerli

su sentieri di redenzione, nel nome di Cristo.

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Lasalliani - n. 24 - Dicembre 2009

La gentilezza e il ceffone

Il buon maestro deve dimostrare dignità, autore-volezza ma soprattutto disponibilità ed essere atten-to alle esigenze dei giovani, al loro disagio esistenzia-le originato dalla precarietà degli anni in salita dellaadolescenza, dalla loro incerta identità per il fatto dinon sapere chi si è e per la paura di non riuscire adiventare quello che si vorrebbe: il rischio è la demo-tivazione allo studio e all’impegno, una pericolosaderiva che può persino indurre i giovani a trascurare ilrispetto di sé. Pennac sa che “la gentilezza più del cef-fone invita alla riflessione” e che l’unico modo di par-lare ai “suoi” studenti e farsi ascoltare è quello di rico-noscersi in loro:

“La maggior parte dei miei studenti era compostada bambini e adolescenti. I più gravi presentavanosu per giù i miei stessi sintomi alla loro età: man-canza di fiducia in sé, rinuncia allo sforzo, incapa-cità di concentrazione, distrazione, mitomania,creazione di bande, a volte alcool, e anche droghe,leggere a sentir loro, l’occhio però un po’ liquido,certe mattine... Erano i miei studenti. (Questopossessivo non indica proprietà, designa un inter-vallo di tempo, i nostri anni di insegnamento, in cuila nostra responsabilità di professori è totalmenteinvestita in quegli studenti lì.) Una parte del miomestiere consisteva nel persuadere i miei studentipiù abbandonati a loro stessi che la gentilezza piùdel ceffone invita alla riflessione, che la vita incomunità ha delle regole, che il giorno e l’ora dellaconsegna di un compito non sono negoziabili, che

un compito malfatto è da rifare per l’indomani,che questo, che quello ma che mai e poi mai né imiei colleghi né io li avremmo abbandonati inmezzo al guado. Affinché avessero una possibilitàdi farcela, occorreva reinsegnare loro il concettostesso di sforzo, restituire loro il piacere della soli-tudine e del silenzio, e soprattutto il controllo deltempo e quindi della noia.1

Ben cinquantasei pagine dell’opuscolo Le dodicivirtù del buon maestro di Fr. Agathon2 sono dedicatealla dolcezza: rispetto agli altri capitoli molto più breviquesta virtù che viene analizzata molto dettagliata-mente“ non deve essere scambiata per debolezza” masempre coniugata con la fermezza. La Salle nei suoitesti pedagogici raccomanda con frequenza la dolcez-za, la mansuetudine per toccare il cuore dei giovani:una condizione indispensabile per una autentica edefficace azione educativa. Ogni buon educatore devesapere dimostrare l’autorevolezza e il prestigio neiconfronti degli alunni manifestando verso di loro coe-renza, rispetto, equanimità: eviterà così di mettersi alloro livello e di dare punizioni sproporzionate allemancanze stando sempre attento a personalizzare gliinterventi a seconda del carattere e della maturazionedi ognuno. La condotta del maestro deve essereimprontata a sentimenti di “carità e tenerezza” per cuisi comporterà con la fermezza di un padre per correg-gere i suoi allievi e la tenerezza di una madre per affe-zionarli alle lezioni:

”Effettivamente la moderazione è uno di queimezzi migliori per conquistare il cuore di quelli chesono caduti nel peccato e per disporli alla conver-

Pennac e La Salle: tre secoli di vicinanzaIl maestro scrittore teorizza una pedagogia che sembra tratta dalle pagine del Santoeducatore

di Alberto Tornatora - Seconda parte - [email protected]

1 Daniel Pennac, Diario di scuola, Milano 2008 pag.1352 Le dodici virtù del buon maestro che La Salle elenca nella Conduite (6): contegno, silenzio, umiltà, prudenza, saggezza, pazienza, rite-

gno, dolcezza, zelo, vigilanza, pietà, generosità. Fr. Agathon Gonlieu (Superiore Generale tra il 1777 ed il 1798) più di mezzo secolodopo la morte di La Salle redige un opuscolo dal titolo Les douze vertus d’un bon Maitre in cui illustra in maniera approfondita le dotifondamentali che un educatore deve possedere se vuole conseguire in maniera organica ed efficace il fine dell’educazione cristiana.

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rimo pianoP

Lasalliani - n. 24 - Dicembre 2009

sione. É all’incirca in questo modo che voi dovetecomportarvi verso quelli che educate, quandocadono in una colpa e voi dovete correggerli. Se viaccade di essere scossi dalla passione, guardatevibene dal punire mentre siete agitati, perché talepunizione sarebbe assai nociva sia a loro che a voi.In quei momenti raccoglietevi in voi stessi e lascia-te sbollire la collera senza farla trasparire al difuori. Quando vi sentirete interamente liberi dallapassione, potrete, dopo esservi abbandonati alloSpirito di Dio, dare con la massima moderazione, lapunizione che avete stabilita“.3

“Nutrite per i fanciulli poveri a voi affidati senti-menti di carità e di tenerezza. Fate servire l’affettoche hanno per voi per portarli a Dio. Se voi usatecon loro la fermezza di un padre per ritrarli o allon-tanarli dal disordine, dovete anche usare la tene-rezza di una madre per affezionarli alle vostrelezioni e fare loro tutto il bene possibile”.4

Una parola impronunciabile

Il libro si conclude con un “dialogo filosofico” traPennac maestro e scrittore di successo ePennacchioni l'alter ego somaro di un tempo.Domande e risposte sul rapporto tra il sapere e l'igno-ranza fino a quando il somaro Pennacchioni chiede alsapiente Pennac di includere tra i saperi anche l'intui-zione dell'ignoranza: è quello il punto da cui è possi-bile iniziare per insegnare ai giovani ad impegnarsi:però, aldilà dei vari metodi utilizzabili per riuscire inquesta impresa, c'è qualcosa di indispensabile che èracchiuso in una parola:

“L’empatia no! Non ce ne importa un fico seccodella vostra empatia! Non c’è niente che ci facciacolare a picco come la vostra empatia! Nessuno vichiede di mettervi nei nostri panni, vi chiediamo disalvare i ragazzini che non sono in grado di chieder-velo, ce la fai a capire questo? Vi chiediamo diaggiungere a tutte le vostre conoscenze l’intuizio-ne dell’ignoranza e di andare a ripescare i somari, èquesto il vostro lavoro! Il ragazzo che va male a

scuola riuscirà ad impegnarsi quando gli avreteinsegnato ad impegnarsi! É tutto quello che vi sichiede!”“Chi è questo sì?“Io!”“Ah, tu... E che ne dici, tu, lo specialista, di questacondizione di ignoranza?”“Dico che non è il grande buco nero che voi imma-ginate. É esattamente il contrario. Un mercatodelle pulci nel quale trovi tutto e il contrario ditutto, tranne il desiderio di imparare quello che tiinsegnano i professori.(...)“C’è un metodo?”“Non mancano, certo, i metodi anzi, ce ne sono fintroppi! Passate il tempo a rifugiarvi nei metodi,mentre dentro di voi sapete che il metodo nonbasta. Gli manca qualcosa.”“Che cosa gli manca?”“Non posso dirlo.”“Perché?”“É una parolaccia.”“Peggio di empatia?”“Neanche da paragonare. Una parola che non puoiassolutamente pronunciare in una scuola, in unliceo, in una università, o in tutto ciò che le assomi-glia.”“E cioè?”“No, davvero non posso...”“Su, dai!”“Non posso, ti dico! Se tiri fuori questa parola par-lando di istruzione, ti linciano.”“...”“...”“...”“L’amore.” (pp. 238-9)

In una parola “che non si può assolutamente pro-nunciare”, amore, è impresso il sigillo della pedagogiadel buon maestro Pennac: una pedagogia nascosta trale righe del libro in cui la scuola viene descritta come illuogo di attuazione di una missione sociale – umanita-ria; il mestiere di insegnante non può che essere vissu-to se non come una missione, quantunque laica, da

3 Méditations pour le temps de la retraite… (1730) 12,2 (abbr. M.R.)4 Méditations pour les Dimanches… (1730) 101,3 (abbr. M.)

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Pennac - La Salle

Lasalliani - n. 24 - Dicembre 2009

5 Dietrich Bonhoeffer citato in M. Baldini, Educare all'ascolto, Brescia 1988 p.696 Recueil de différents petits traités à l’usage des Frères des Ecoles Chrétiennes (1711) 1487 M.R. 10,38 M. 115,39 M. 81,3

parte di chi sa che ci vuole coraggioper parlare della nozione di amore econsiderarla al centro della relazionepedagogica.

L’ultima delle dodici virtù ana-lizzate da Fr. Agathon è la generosi-tà che secondo la definizione cheegli stesso dà è “la virtù che ci portaa sacrificare volontariamente inostri personali interessi a vantag-gio di quelli del prossimo”. É lacaratteristica peculiare di chi riescead amare: di chi scorge l’altro da sée lo ascolta.Come dice Bonhoeffer:“Il primo servizio che si deve alprossimo è quello di ascoltarlo.Come l’amore di Dio comincia conl’ascoltare la sua parola, così l’iniziodell’amore per il fratello sta nel-l’imparare ad ascoltarlo”.5

Ascoltare significa essereattento all’altro, ai suoi bisogni;significa dedicare amorevolmentela propria attenzione a chi chiede,anche implicitamente, di essere considerato in quantopersona. Porsi in ascolto dei giovani che “non sono ingrado di chiedere” aiuto è esercizio di generosità dacompiere con amore e con zelo fino a riuscire nell’im-presa di toccare il loro cuore:

“Avete amore e zelo per la salvezza dei giovani?Attendete con amore a tutti gli uffici propri delvostro ministero? Come fate la scuola? Non indu-giate in futilità durante le lezioni? Siete attenti acorreggere gli errori degli allievi? Non vi siete maiassentati dall'aula senza necessità? Avete cura difar progredire tutti gli allievi? Come vi comportatecon i vostri allievi? Non siete con loro troppo duri eseveri, oppure troppo familiari e molli? Non vilasciate vincere dalla impazienza? Con quale spiri-to e con quali sentimenti li correggete?”.6

“Il vostro zelo per i giovani che istruite sarebbelimitato e darebbe pochi frutti se si esprimesse solocon le parole. Per renderlo efficace, è necessarioche il vostro esempio sostenga le vostre istruzioni.Diventerà perfetto se voi, per primi pratichereteciò che insegnate. L’esempio ha un’incidenzamolto maggiore sullo spirito e sul cuore di quantone abbiano le parole, soprattutto nei giovani”.7

“Il vostro ministero vi fa educatori dei giovani. Ora,per portarli a vivere cristianamente, bisogna gua-dagnare il cuore. Questo è essenziale per voi”.8

“Nel vostro ministero avete bisogno, più che dieloquenza, di un grande zelo per attendere allasalvezza delle anime. Per questo chiedete a Dio lagrazia propria del vostro stato che è di toccare ilcuore dei vostri allievi”.9

Uscita dalla scuola - XVIII sec.Augustin de St. Aubin

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sperienzeE

Lasalliani - n. 24 - Dicembre 2009

Intono il mio grazie• alla Rai che nei primi anni del mio uso di ragio-

ne mi ha creato un ambiente sonoro e musicalecon il Festival di Sanremo, Il Musichiere, LoZecchino d’oro…;

• a chi mi ha messo dinanzi ad un harmonium imponen-domi di… pedalare e di suonare leggendo un metodo;

• a fr. Urbano Di Giuseppe per le lezioni (magistrali)di canto gregoriano;

• a fr. Giuseppe Calabretta che in un campo scout miha fatto trovare la fisarmonica (che non suonavo)al posto della chitarra (che strimpellavo);

• a fr. Onorato Gentile, direttore dello studentato,che a Roma mi ha portato in via del Corso peracquistare un amplificatore perché con i miei com-pagni di liceo - complice fr. Norberto il Greco - cieravamo costruiti un basso e una chitarra;

• a chi mi ha fatto cantare mezzora ogni mattina perpreparare canti per le funzioni liturgiche, accade-mie, feste…;

• a tutti coloro che negli anni della formazione, nelledomeniche e nelle feste comandate, mi svegliava-no con autori di musica classica (il più gettonatoTchaikovski, ma anche Smentana, Wagner,Beethoven, Mozart…);

• a fr. Aldo Sabatini, mio professore di italiano alliceo, che in chiave multidisciplinare abbinava branidi letteratura a pezzi sinfonici e lirici proponendocianche esecuzioni a 3-4 voci insieme a professioni-sti amici - bassi e tenori - che gravitavano nellaCappella Sistina e nel Conservatorio di SantaCecilia di Roma;

• a Gian Luigi Zucchini1, dell’Editrice La Scuola diBrescia, che in un paio di corsi di aggiornamento miha insegnato a spezzare il pane del ricco patrimo-nio musicale ai bambini;

• infine a mamma Anna e papà Giuseppe che nelDNA mi hanno fatto ritrovare cromosomi…sonori che creano familiarità con melodie e stru-menti musicali.

Do re mi fa sol la… sì alla musica! Di Alberto Castellani - [email protected]

1 La musica - Gian Luigi Zecchini - Editrice La Scuola - 1972

Alcuni alunni della classe V elementare di S. Maria C.V. con gli strumenti ritmici accompagnano brani di musica classica

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Do re mi fa sol la... sì alla musica!

Lasalliani - n. 24 - Dicembre 2009

Sono un maestro prevalente di scuola elementare. Hosempre considerato l’educazione musicale una princi-pessa al rango delle altre discipline scolastiche e non unapovera Cenerentola. Non ho faticato a condividere e amettere in pratica le indicazioni dei ministri della P.I.Berlinguer, Moratti e Fioroni sull’educare al suono e allamusica. Meglio ancora con il suono e con la musica.

Oggi soprattutto è indispensabile: l’ambiente sonoro nelquale vivono i ragazzi è fortemente connotato dallamusica. C’è il rischio di educare dei sordi, analfabeti dalpunto di vista musicale. Tutto suona: auto, telefonini,iPod, youtube.Tutto è ritmo: la pubblicità, gli stadi, i cor-tei.Tutti ballano: nelle palestre, nelle piazze, in TV (Amici,X-Factor, le veline di Striscia e non). Tutti cantano e bal-lano trascinati da Ramazzotti o dalla Pausini, per parlaresolo di alcuni italiani.

E poi come si fa a mettere la sordina a quell’immensopatrimonio di musica classica creato da geni come Bach,Haendel, Vivaldi, Mozart, Beethoven, Paganini, Rossini,Schubert, Chopin, Schuman, Verdi, Wagner, Brahms,Tchaikovsky, Puccini, Respighi, Gershwin?… Come è pos-sibile licenziare ragazzi e ragazze dalla scuola dell’obbli-go senza aver mai fatto ascoltare loro un brano di musi-ca classica?

Finché ci considereremo Musicanti di Brema2, nonpotremo mai accendere l’Hi Fi dell’educazione musicale.Dovremmo tutti diventare Pifferai magici di Hamelin3 eriuscire a trascinare i nostri alunni non nella caverna buiadell’incompetenza musicale, ma nel tempio dell’armo-nia dell’umanità facendoli crescere dal di dentro e noncausando la loro morte artistica e culturale come il cru-dele pifferaio della favola dei fratelli Grimm.

Il problema rimane quello dello snodo didattico: comeinsegnare il ritmo, l’abc della teoria musicale, un canto,preparare un balletto, proporre uno strumento musicale,guidare all’ascolto senza essere un… musicomane?

Non è necessario essere prof di musica per educare con

la musica i bambini nel corso primario. Ho conosciutoprofessori che non sono andati al di là di canti, mimati ono, di qualche balletto e di qualche melodia sbiascicatasu di un flauto per la… gioia di chi, genitore o collega, eracostretto assistendo alle esibizioni di fine anno, ad ascol-tare e semmai applaudire.

Un pentagramma: cinque linee, quattro spazi. Quattrospazi, quattro piste da percorrere per cinque anni: edu-cazione al ritmo, al canto, al suono, all’ascolto.

Educazione al ritmoTutto è ritmo, anzi bioritmo. Le stagioni, il giorno e lanotte, il battito del cuore, il respiro… Qualche tuo alun-no ancora non legge bene? Spesso è una questione diritmo. Metti un cd. Quanti battono a tempo (ma sultempo debole!) le mani? Invita a ballare. Guarda checiocchi! Conviene proprio tenere il ritmo sin dalla primaclasse. Mani, piedi, barattoli, bicchieri, vasi, tamburi arti-gianali fino agli strumenti ritmici veri e propri. Sequenzedelle più semplici, poi quelle più complesse. Quindi mimie balletti.

Educazione al cantoPrimo giocare, secondo cantare. è connaturale al bambi-no. Canto a una voce, a canone, a due voci… filastrocche,ninne nanne, Zecchino d’oro, sigle televisive, canti folk,canti liturgici, cantautori di ieri e di oggi, musical, concer-ti… Ma occhio ai testi (anche al ritmo e alla melodia), nébanali, né per adulti, tanto meno volgari… Io sono sto-nato! Chiedi agli alunni un karaoke di canzoni alle qualisono più legati e avrai risolto il problema.

Educazione al suonoIn classe quinta, ma anche in quarta, dopo un’infarina-tura di teoria musicale, conviene passare subito all’azio-ne. Si migliora suonando. Flauto o diamonica. Preferiscola diamonica. Il suono è meno penetrante e poi c’è latastiera. Io non sono un esperto in teoria musicale! Male note sono soltanto sette, nella scuola primaria vestiteda semibreve, minima, semiminima e croma. E poi bastanavigare in rete4. Si trova di tutto.

2 Celebre fiaba dei fratelli Grimm nella quale un asino, un cane, un gatto e un gallo, disperati in cerca di avventure e della banda muni-cipale della città di Brema, si accasano in quella che era stata l’abitazione di briganti.

3 Il Pifferaio magico, altra celebre fiaba dei fratelli Grimm, in cui un pifferaio incanta prima i topi poi i bambini della città di Hamelin,città della Sassonia, e li trascina verso la morte.

4 Senza internet si può, ma conviene servirsene per trovare e scaricare programmi di educazione musicale, progetti già realizzati, unitàdi apprendimento, basi musicali, testi, brani, trama delle opere, spartiti, notizie riguardanti gli autori…

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sperienze Do re mi fa sol la... sì alla musica!E

Lasalliani - n. 24 - Dicembre 2009

Educazione all’ascoltoAscoltare se stessi e gli altri. Ascoltare il silenzio e irumori. Ascoltare le voci della natura, del supermercato,della strada. Ascoltare musica, di quella buona. Con gra-dualità. Prima quella descrittiva5, quindi sinfonica6 e poilirica7. Ci ho provato, ai ragazzi non piace! Prova e ripro-va. Magari con brani già conosciuti (vedi l’Alleluia diHaendel in Affari tuoi, o il Te Deum di Charpentier siglanei collegamenti televisivi internazionali, semmai conFantasia di Walt Disney e senz’altro con Pierino e il lupodi Sergej Prokofiev o meglio Peter and the Wolf dellaChamber Orchestra of Europe diretta da ClaudioAbbado e lo… zampino di Benigni).

Il bello, poi, nasce dall’interagire delle quattro educazio-ni precedenti.

Entra in aula Jovanotti con l’Ombelico del mondo, tuttala classe batte le mani e balla a tempo. Una cassa attivalibera la Toccata e Fuga in re minore di J. S. Bach e lamano riversa colori su un foglio bianco secondo quantole detta il cuore o scrive quanto le suggerisce il rincorrer-si delle note. Il coro esegue un canto, quindi intona unintermezzo con le diamoniche, qualcuno accompagna.Oppure un cd suona Il bel Danubio blu di J. Strauss, laclasse intera munita di strumenti ritmici accompagnasecondo una partitura che favorisce l’ascolto rendendogli alunni protagonisti attenti e motivati. E soprattuttosoddisfatti. Conoscere e fare. Un binomio fantastico.

Studi gli Egiziani e non senti la Marcia dell’Aida? Spieghila regione della Campania e non insegni Funiculì funicu-là oltre a Sole mio? Arriva la primavera e non metti sulpiatto quella di Vivaldi? Parli di Napoleone e nondell’Eroica di Beethoven? Vai a Parigi e non conoscil’Americano di Gershwin? Ti mascheri a carnevale e nonascolti Camille Saint Saens?

Non si può restare chiusi in aula ad imparare le can-zoni per la festa scolastica annuale. Conviene osare dipiù. Lanciarsi in eventi per cui valga la pena scommet-tersi e dai quali ricevere input per la crescita umana eculturale. Salire su un palco con un cantautore, invita-re un maestro d’orchestra con uno strumento vero,ascoltare e suonare (si fa per dire) con lui, realizzare unmusical che per trama, testi e musiche coinvolga chicanta e chi ascolta…

Ricordo la viva soddisfazione di un gruppo di ragazzi cheper finanziare un progetto di solidarietà accettarono dicantare, coro più solista, per le piazze e i giardini dellacittà tendendo poi la mano ai passanti. O quandouscendo dal santuario di Pompei dopo aver fatto da coroal cantautore don Giosy Cento, sembrava di essere sali-ti al settimo cielo. Per non parlare della felicità al termi-ne degli spettacoli di Peter Pan o High School Musicmessi in scena per un folto pubblico.

Anni fa capitai per caso in Tanzania, nella capitale Dar esSalam. Suor Adry, una giovane suora indigena, diede uncolpo di fischietto, davanti a lei si radunarono più dicento bambini. Partì una musica, tutti cominciarono aballare movendosi delicatamente, poi iniziarono a can-tare una nenia dolcissima, il ritmo diventava più incal-zante, anche il canto, quindi rallentava e tutti, cantando,entravano in aula. Così nei giorni seguenti, così per tuttol’anno mi disse la direttrice della scuola.

Non sono molte le discipline scolastiche che riescono aconiugare corporeità, intelligenza e sentimento. Questola dice lunga sull’importanza della musica a scuola. Sefossi ministro della P.I., come avvio dell’attività didatticagiornaliera nella scuola di ogni ordine e grado, proporreiquello stesso dei bambini tanzaniani: venti minuti dimusica ballata, cantata, ascoltata, suonata.

5 Per esempio:Ludwig Van Beethoven - Sinfonia n. 6 in fa maggiore op. 68 - (Scena presso il ruscello).Robert Schuman - Scene infantili op. 15.Peter Tchaikowsky - Lo Schiaccianoci - Suite dal balletto op. 71.

6 Per esempio:Gioacchino Rossini - La Gazza ladra - Ouverture.Richard Wagner - La Walchiria e Sigfrido: Mormorio della foresta.George Gershwin - Un americano a Parigi.

7 Per esempio:Gioacchino Rossini - Il barbiere di Siviglia - “Largo al factotum”.Pietro Mascagni - Cavalleria rusticana - “Il cavallo scalpita”.

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sperienze Convegno delle Scuole CattolicheE

Lasalliani - n. 24 - Dicembre 2009

Convegno delle Scuole CattolicheOropa (Biella)

Venerdì 25 Settembre, nella Basilicanuova del Santuario d’Oropa, si è svol-ta la tradizionale Messa di “inizio annoscolastico” presieduta dal Vescovo,Gabriele Mana; tutte le scuole cattoli-che del territorio biellese, l’Istituto LaMarmora dei Fratelli delle ScuoleCattoliche, Istituti S. Caterina, Losana eSalesiani di Vigliano si sono riunite pervivere insieme questo importantemomento. Il Vescovo, mons. Mana,come un affettuoso pater familias, haidealmente abbracciato tutti gli stu-denti incoraggiandoli allo studio, che ècerto sacrificio, ma anche dono di Dio.

Istituto La Marmora - Biella - Grande festa dell’accoglienza per ricevere i bimbi di Prima elementare ed i ragazzi di PrimaMedia all’Istituto La Marmora di Biella. Due preziose presenze hanno arricchito l’incontro: il Sindaco,Dino Gentile, el’Assessore all’ Istruzione, Livia Caldesi. Il Sindaco ha sottolineato l’importante ruolo che svolgono le Scuole Cattoliche nellasocietà e l’alta missione educativa che perseguono con coscienza ricordando, come ex-allievo, alcuni momenti vissuti daragazzo. L’Assessore Caldesi ha invitato i ragazzi a non sentire lo studio come un peso, ma come un mezzo per poter giunge-re ad essere uomini e donne più consapevoli e più preparati. Un augurio particolare è stato poi fatto dal Direttore, Fr. Achillee dalla Preside, Prof.ssa Nani.

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ita nostraV

Lasalliani - n. 24 - Dicembre 2009

Sorge a Roma la Parrocchia San Giovanni BattistaDe La Salle.Anche Roma avrà finalmente, dopo circa tre secoli dal-l’arrivo dei primi Fratelli in questa città, una parrocchiadedicata a S. Giovanni Battista De La Salle.L’iniziativa è stata di Mons. Rino Fisichella, allora vesco-vo ausiliare di Roma sud, amico dei Fratelli delle ScuoleCristiane, tanto da essere affiliato alla Congregazione,e grande devoto del Santo Fondatore.Dal 2000, data d’inizio dell’attività parrocchiale, moltaacqua è passata sotto i ponti, ma anche se con alternevicende, l’iniziativa è andata avanti.Oggi, il complesso parrocchiale è una realtà che si ergesopra il luminoso “Poggio del Torrino”, al termine dellascenografica “palmata” Via degli Astri, nel quartiere diMostacciano, nella zona di Roma sud, tra la CristoforoColombo e la Via del Mare.Il quartiere è di recente urbanizzazione, con palazzi nonmolto alti e strade ampie e alberate.La chiesa, in cima alla collina, fa da sfondo alla Via degliAstri con una linea moderna che si sviluppa più in larghezza

che in altezza, creando spazi interni ampi e luminosi.Abbiamo incontrato, nella sala adibita provvisoriamen-te a Chiesa, il parroco don Giampaolo Perugini e il suovice don Alessandro, ai quali abbiamo chiesto alcunebrevi considerazioni e informazioni.Dai due sacerdoti abbiamo saputo che la nascente par-rocchia avrà un bel centro di educazione e formazionegiovanile, nello spirito del carisma del De La Salle.Ci hanno chiesto molto discretamente di contribuireall’organizzazione di questa importante attività parroc-chiale, anche con aiuti che servano ad affrontare leprime spese di arredamento e articoli anche ludici per iragazzi che lo frequenteranno.

Informazioni del ParrocoLa parrocchia è stata eretta il 1 Ottobre dell’anno giu-bilare 2000 con decreto del Cardinale Vicario CamilloRuini ed è stata affidata al clero diocesano di Roma.I confini, desunti dalle parrocchie B.V.Maria delCarmelo e S. Maria Mater Ecclesiae, comprendono iquartieri denominati “Poggio Torrino” e “Torrino

Parrocchia San Giovanni Battista De La Salledi Costantino Gaglio

Un bel viale di palme in via degli Astri introduce nella nuova parrocchia,immaginata come una barca a vela che guida il Cristiano nel cielo stellato

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Parrocchia San Giovanni Battista De La Salle

Lasalliani - n. 24 - Dicembre 2009

Nord”, facilmente riconoscibili perché le vie che liattraversano hanno - praticamente tutte - il nome diun pianeta o di una stella.Le strade principali che collegano il territorio parroc-chiale alla grande viabilità romana sono:via di Decima - che conduce a via Ostiense da una partee a via Cristoforo Colombo dall’altra - e viale dellaGrande Muraglia che mette in comunicazione con l’EUR.Le famiglie di cui si compone il quartiere sono costi-tuite in prevalenza da giovani coppie con figli piccoli oanche adolescenti. La presenza di numerosi bambini eragazzi conferisce alla parrocchia una particolarevocazione “educativa” caratteristica del suo santoPatrono. La popolazione si aggira complessivamenteintorno ai 12.000 abitanti.La costruzione del nuovo complesso parrocchiale èiniziata nel 2007. Il progetto è dell’Arch. Spina. Lacelerità e la qualità dei lavori hanno fatto inserirel’opera nella categoria di “eccellenza”. La sua formasemplice e insieme solenne, così pure la sua colloca-zione a ridosso di una scarpata sulla sommità dellacollina al termine di viale degli Astri - asse rettilineoprincipale del quartiere, alberato con palme - fannosembrare la Chiesa una sorta di cattedra e il suo slan-ciato campanile un dito indice puntato verso il cielo.La dedicazione della nuova Chiesa è prevista in data12 dicembre 2009 alle ore 16,30. Presiederà la liturgia

S.Em. il Card. Agostino Vallini (Vicario Generale di SuaSantità Papa Benedetto XVI) mentre concelebrerannoil rito S.E. Mons. Paolo Schiavon (Vescovo Ausiliare delSettore Sud) e S.E. Mons. Ernesto Mandara (VescovoAusiliare del Settore Centro e Segretario dell’OperaRomana per la Preservazione della Fede e la Provvistadi Nuove Chiese in Roma).

All’interno della Chiesa, nella parte absidale, unprestigioso e smisurato dipinto proveniente daTorino e raffigurante S.Giovanni Battista De LaSalle, donato alla Diocesi di Roma dai Fratelli delleScuole Cristiane.

Sotto l’altare oltre la reliquia del Santo Fondatore ePatrono degli Educatori, saranno collocate anche unareliquia di S. Giovanni Maria Vianney (per l’annosacerdotale in corso indetto dal Papa) e S. GiovannaFrancesca De Chantal (per il giorno in cui avviene ladedicazione della nuova Chiesa).

Nel prossimo numero di “Lasalliani in Italia” riferiremo ampiamente della nuova parrocchia, a Roma,dedicata a S. Giovanni Battista De La Salle.

Il parroco don Giampaolo Perugini e ilpreside prof. Costantino Gaglio

Affresco di San Giovanni Battista De La Sallenella nuova parrocchia

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ita nostraV

Lasalliani - n. 24 - Dicembre 2009

La comunità lasalliana milanese (Istituto Gonzaga e

Istituto San Giuseppe) si è ritrovata a Triuggio il 7 set-

tembre scorso per una giornata di formazione, che ha

dato inizio alle attività della scuola rinnovando l’impe-

gno cristiano nella missione educativa.

Il Dirigente scolastico prof. Roberto Zappalà, ha pre-

sentato ai docenti una relazione sugli spunti educati-

vi tratti dalla Lettera Enciclica Caritas in Veritate di

Benedetto XVI.

L’incipit della riflessione ha riguardato la funzione del-

l’educazione, momento formativo essenziale nella

promozione della persona e del suo autentico sviluppo.

Essa ha per coordinate la verità e la carità, forze pro-

pulsive per la crescita del singolo e dell’umanità intera.

Per ogni educatore il riferimento è Cristo (“La carità

nella verità, di cui Cristo s’è fatto testimone è la princi-

pale forza propulsiva per il vero sviluppo di ogni persona

e dell’umanità intera” - CV,11).

D’altra parte anche Jean- Baptiste de La Salle ammo-

nisce: ”Dio <vuole che tutti gli uomini siano salvati e

arrivino alla conoscenza delle Verità> (1 Tim 2,4), la

quale è Lui stesso e ciò che ci ha rivelato per mezzo di

Gesù Cristo, degli Apostoli e della Chiesa. Perciò vuole

che gli uomini siano istruiti perché la mente venga illu-

minata dalla fede” (MTR 1,1).

Nell’enciclica del nostro Pontefice c’è un richiamo a

coniugare la carità con la verità, non solo come San

Paolo insegna Veritas in Caritate (Ef. 4,15), ma anche

nella direzione inversa, cioè della Caritas in Veritate. La

Verità di cui parla il Papa è una certezza relazionale,

cioè un rapporto di fedeltà a Cristo (“cerchiamo di

crescere in ogni cosa verso di Lui che è il capo” dice

San Paolo), cercarla quindi non è possibile se non

attraverso la Caritas, cioè l’Amore (“Non intratur in

veritatem nisi per charitatem” dice S. Agostino in De

gratia contra Faustum 32,18).

L’educazione non è altro che la caritàmessa in attodi Beatrice Magnatta

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Educazione

Lasalliani - n. 24 - Dicembre 2009

A tale proposito dobbiamo riflettere, come insegnan-

ti-educatori, sulla necessità di far scoprire ai nostri

alunni la cultura nella verità di Cristo e soprattutto

rapportandoci a loro come fece Gesù, cioè con Amore.

Solo così potremo infiammare i loro cuori e portarli a

Dio, come il nostro ministero vuole (“Gesù - ci ha dato

- il compito di istruire i giovani” <affinché non siano

più come fanciulli sballottati dalle onde e portati

qua e là da qualsiasi vento di dottrina, ingannati e

tratti in errore dagli uomini> Ef. 4,13/14 - MTR 13,3).

Quale carità va agita nell’insegnamento e nell’educa-

zione? Benedetto XVI richiama al senso di una carità

piena di sapienza, che sfugga dal sentimentalismo,

“capace di orientare l’uomo alla luce dei principi primi

e dei suoi fini ultimi”.

Il sapere, dice il Papa deve essere “condito” con il

<sale> della carità. Il Fare è cieco senza il sapere e il

sapere è sterile senza l’amore (CV, 20). “Per questo, nel

perseguimento dello sviluppo, servono uomini di pen-

siero capaci di riflessione profonda, votati alla ricerca

d’un umanesimo nuovo, che permetta all’uomo

moderno di ritrovare se stesso (CV, 19).

La corrispondenza carità-verità per l’educatore lasal-

liano risponde all’invito della Chiesa a formare l’uomo

alla relazione di senso con gli altri e con Dio, perché

nella società odierna l’uomo tende a una solitudine

che lo svuota interiormente, per l’assenza di attenzio-

ne alla crescita spirituale e l’ossessiva ricerca della cre-

scita materiale e della salute fisica.

Ecco quanto è importante il ruolo dell’educato-

re lasalliano, che opera contro corrente, rispetto

alle mode e all’uso comune di promuovere il

cosiddetto successo individualistico del singolo

contro i propri vicini.

Dobbiamo far crescere i nostri alunni al senso

della relazione con Dio, fatta di Amore per se

stessi e per il prossimo, perché “quando Dio

viene eclissato - dice il Pontefice - la nostra

capacità di riconoscere l’ordine naturale, lo

scopo e il “bene” comincia a svanire“ (CV,18).

Far crescere i nostri alunni nella pratica della

Verità è un preciso dovere del docente lasalliano.

Il nostro Fondatore ci richiama ad essere un

Vangelo vivente (M 59,2), cioè a praticare per

primi ciò che vogliamo realizzare nei nostri alun-

ni: “In ogni momento voi dovete insegnare ai

giovani ad amare Dio e a praticare il Vangelo.

Perché le vostre parole ottengano il loro effet-

to, dovete essere pieni di amore per Dio”

(M100,2).

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ita nostra Assemblea MELV

Lasalliani - n. 24 - Dicembre 2009

Un organo di riflessione e proposta, composto daFratelli (20) e Laici (40), in rappresentanza di tutte leIstituzioni della Provincia, istituito dal Visitatore e dalConsiglio di Provincia che suggerisce le linee di azionedella Missione Condivisa, ne segue lo sviluppo e valutail suo risultato secondo i criteri stabiliti. Individua e pre-senta piani d’azione al prossimo Capitolo Provinciale,per quanto riguarda la missione e l’associazione.

Due giorni intensi per i cinque gruppi di lavoro:Formazione - Conservazione e rafforzamento del-l’identità Lasalliana - Servizio effettivo ai poveri -Famiglia Lasalliana - Emergenza Educativa

Sono emerse proposte e iniziative formative e didatti-che che l’Ufficio Scuola della Provincia Italia F.S.C. stadiffondendo in tutte le Istituzioni Lasalliane.

Ufficio Scuola - Coordinamento Centrale:Fr. Bernardino Lorenzini - [email protected]:Graziella Bussoni Gregoratti - [email protected]

ASSEMBLEA MELISTITUTI FILIPPIN 15-16 OTTOBRE 2009di Bernardino Lorenzini

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ita nostra Corso di aggiornamento Scuola Secondaria 2º gradoV

Corso di aggiornamento Scuola Secondaria 2º gradoACCOGLIERE - COLLABORARE - DIALOGAREdi Bernardino Lorenzini

Il corso si è svolto a Villa Flaminia e ha visto la partecipazione di docenti provenientidai licei di Milano Gonzaga, Istituti Filippin, Leonardo da Vinci di Catania e dal C.S.G.,dal Pio IX, da Villa Flaminia.

Le tematiche sono state magistralmente affrontate dal Prof. Mario Rusconi (acco-gliere e Valutare) dal prof. Ivano Gagliardini (come collaborare con i colleghi) e dallaProf.sa Carosi Giuliana (come dialogare ed educare insieme ai genitori).

L’amore per la scuola non è solo qualcosa che ci portiamo dentro, ma che dobbia-mo dimostrare e soprattutto comunicare e trasmettere. Troppo spesso ci lascia-mo sopraffare dai problemi e perdiamo di vista questo obiettivo, che è il fine ulti-mo cui dobbiamo tendere. Sono sicuro che se ci ricorderemo di questo sarà piùfacile realizzare i nostri progetti in serenità e concordia.

Il dialogo, la concertazione tra pari grado, la disponibilità, l’elasticitànelle scelte, l’immedesimarsi negli altri. Il piacere di lavorare insieme,

come colleghi e come amici, ci arricchisce dei valori umani. di cui la scuola“lasalliana” è intrisa.

Viviamo nell’era della comunicazione, dei cellulari e di internet.Paradossalmente ho osservato che essi hanno cambiato il nostro mododi comunicare, ma probabilmente non migliorato. Sono convinto che ilcontatto umano, il dialogo faccia a faccia, rimangano fondamentali.Pertanto dovremmo svolgere il nostro ruolo un po’ “all’antica”. Comeil buon vecchio docente di una volta, che conosceva i ragazzi uno auno, che era facile incontrare perché era lui che vi cercava.

45Lasalliani - n. 24 - Dicembre 2009

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ita nostraV

Lasalliani - n. 24 - Dicembre 2009

Per fortuna la Sicilia si può raggiungere comodamen-te in aereo. Dopo il disastro operato dalle abbondantipiogge sulla costa messinese ai primi di ottobre i treni,dal continente, non raggiungono più Catania.Anche l’Assemblea della Famiglia lasalliana può tirareallora un respiro di sollievo: i partecipanti (numerosinonostante la distanza) hanno onorato l’annualeappuntamento che la Famiglia Lasalliana prepara conuna giornata di convegno e una mezza giornata diadempimenti organizzativi. Onorati dalla presenza delConsigliere Generale fr.Alberto Gòmez e coordinati dalPresidente Avv. Federica Cela, i Presidenti e i delegatidelle singole Famiglie Lasalliane della Provincia Italia, sisono dati appuntamento nella bella cornice della rivie-ra di Acireale, presso il Park Hotel Capomulini.Dedicata al tema dell’ emergenza educativa, la giorna-ta di sabato, si è avvalsa della partecipazione del prof.Pisanu Nicolò. Con molto coinvolgimento ha dipana-to il tema del convegno “Quando educare... è diffici-le” utilizzando il film “Will Hunting genio e ribelle”(1984) ha disegnato i nodi del rapporto educativo traeducatore e alunno, collocandolo vicino all’ esperien-za quotidiana che i Fratelli, i Genitori, i Docenti e iVolontari vivono nel proprio lavoro. Piena soddisfazio-ne per la guida e molte suggestioni che possono indi-rizzare al meglio chi si impegna oggi nella sempre piùardua azione educativa con i bambini e i giovani.La parte organizzativa ha invece occupato l’interamattinata della domenica: le relazioni del Presidente edel tesoriere, insieme alla proposta per la programma-zione annuale per le famiglie lasalliane locali hannoconsentito di fissare i contenuti del cammino annua-le, soprattutto in vista della formazione lasalliana,richiesta a gran voce dalle necessità che si incontranooggi nel rapporto educativo.L’Assemblea annuale della Famiglia lasalliana perònon è solo fare: l’aspetto organizzativo ha alle spalleuna ricchezza che giustifica la fatica del viaggio e l’im-

piego di tre giorni di lavoro. Quando le persone siincontrano riescono ad arricchirsi e ad arricchire inmodo molto efficace. Passano di persona in personaesperienze, valutazioni, notizie, indicazioni, punti divista che incidono nella quotidianità. Soprattutto esseriescono a costruire quella ‘comunità educativa’ orien-tata in senso cristiano e lasalliano, composta da moltefigure diverse (religiosi, genitori, alunni, docenti,volontari) di cui si sente oggi un forte bisogno nell’assicurare alla gioventù italiana una proposta cheprima di essere razionale, sia testimonianza di fede edi vita.

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PROGRAMMA DI FORMAZIONE PER TUTTE LE

FAMIGLIE LASALLIANE LOCALI PER L’ANNO

2009 - 2010.

Per realizzare il Programma annuale di formazioneè importante costituire un gruppo locale di anima-zione: ne devono fare parte il Direttore dell’Istituto edun Laico Lasalliano competente, motivato e conbuona esperienza.Ora indichiamo qui di seguito quei temi che saràimportante approfondire durante l’anno in corso peressere in efficace sintonia con lo sviluppo della real-tà lasalliana.

• Lasalliani oggi tra fedeltà e competenza.• “Insieme ed in associazione” per una ecclesio-

logia di comunione.• La sfida educativa.• Lo statuto della FLI.• Famiglia Lasalliana ed Associazione• Progetto finalizzato al sostegno di giovani

poveri.

ita nostra Assemblea della Famiglia Lasalliana Italiana

Assemblea della Famiglia Lasalliana ItalianaCapomulini, 10 - 11 ottobre 2009di Stefano Agostini

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La raccolta per sostenere la ricostruzio-ne del complesso scolastico in localitàdi TOTTEA NEL COMUNE DI CRO-GNALETO (Teramo) si è conclusa.La cifra complessiva della raccoltaammonta ad € 141.000,00 (cento-quarantunomila)., destinata a soste-nere la ricostruzione del complessoscolastico in località Tottea (Teramo),nel comune di Crognaleto.Il Sindaco del Comune, Dr. GiuseppeD’Alonzo, si è impegnato, con deliberadel Consiglio Comunale, ad intitolarela scuola suddetta a “S. GiovanniBattista de La Salle”, Fondatore deiFratelli delle Scuole Cristiane, dichia-rato nel 1950, da Papa Pio XII,“Patrono degli Educatori cristiani”.La consegna ufficiale avverrà il 7 apri-le 2010, festa di S. Giovanni BattistaDe La Salle.Nel prossimo numero di “Lasallianiin Italia” sarà offerta ampia illustra-zione e documentazione dell’evento.

PROVENIENZA CONTRIBUTO

COLLEGIO SAN GIUSEPPE (ROMA) € 37.944,00ISTITUTO VILLA FLAMINIA (ROMA) € 21.955,70ISTITUTO GONZAGA (MILANO) € 13.000,00COLLE LA SALLE ROMA (IMBRECCIATO-ROMA) € 8.000,00VARI (FRATELLI E DONAZIONI VARIE) € 7.698,00COLLEGIO SAN GIUSEPPE (TORINO) € 5.346,00FAM. LASALLIANA (GROTTAFERRATA-ROMA) € 5.000,00MV3 ONLUS DEMERODE € 5.000,00ISTITUTO SAN GIUSEPPE (MILANO) € 3.727,00SCUOLA LA SALLE (ROMA -VIA PAGANO) € 3.493,51ISTITUTO PIO IX (ROMA) € 3.300,00ISTITUTO DE LA SALLE (PARMA) € 2.861,00ISTITUTO LA MARMORA (BIELLA) € 2.515,00ISTITUTI FILIPPIN (PADERNO DEL GRAPPA-TV) € 2.105,00ISTITUTO LEONARDO DA VINCI (CATANIA) € 2.100,00CENTRO LA SALLE TORINO € 2.095,00ISTITUTO LA SALLE (NAPOLI) € 1.880,00ISTITUTO PIO XII (ROMA) € 930,00SCUOLA LA SALLE (GRUGLIASCO-TORINO) € 800,00ISTITUTO S. LUIGI (ACIREALE-CATANIA) € 500,00ANONIMI € 11.000,00TOTALE € 141.250,21

Al Fr. Dott. Donato Petti, Legale Rappresentante Scuole Cattoliche Lasalliane in Italia

Caro Fratel Donato,vorrei ringraziare tutti i membri del Consiglio di Amministrazione della Provincia Italia della

Congregazione dei Fratelli delle Scuole Cristiane per il sostegno offerto alla Scuola dell'Infanzia ed allaScuola Primaria del Comune di Crognoleto, duramente colpita dal sisma del 6 aprile scorso.

Il Vostro contributo, oltre che dare un concreto sostegno alla rinascita delle zone colpite dal sisma, rap-presenta un'importante testimonianza di solidarietà e vicinanza umana, perché la ripresa di una serena vitascolastica è il primo e imprescindibile passo verso il ritorno alla normalità.

Porgo a Lei, a tutti i docenti, al personale scolastico e agli studenti delle Scuole Lasalliane coinvolti inquesta lodevole iniziativa i miei più sinceri ringraziamenti.

Roma, 9 ottobre 2009

Raccolta di fondi pro-terremotati dell’Abruzzo

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ita nostra Raccolta fondi pro-terremotati dell’AbruzzoV

Lasalliani - n. 24 - Dicembre 2009

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ita nostraV

Lasalliani - n. 24 - Dicembre 2009

Anche all’inizio di quest’anno scolastico la ProvinciaItalia dei Fratelli delle Scuole Cristiane offre alle istitu-zioni lasalliane il programma di educazione alla giusti-zia e di solidarietà internazionale “La mia scuola girail mondo”.

“L'amore nella verità — caritas in veritate — è unagrande sfida per la Chiesa in un mondo in progressivae pervasiva globalizzazione. Il rischio del nostro tempoè che all'interdipendenza di fatto tra gli uomini e ipopoli non corrisponda l'interazione etica dellecoscienze e delle intelligenze, dalla quale possa emer-gere come risultato uno sviluppo veramente umano.Solo con la carità, illuminata dalla luce della ragione edella fede, è possibile conseguire obiettivi di sviluppodotati di una valenza più umana e umanizzante. La

condivisione dei beni e delle risorse, da cui provienel'autentico sviluppo, non è assicurata dal solo progres-so tecnico e da mere relazioni di convenienza, ma dalpotenziale di amore che vince il male con il bene (cfrRm 12,21) e apre alla reciprocità delle coscienze edelle libertà.”

Non possiamo non sintonizzarci sull’invito del SantoPadre a un attento e profondo realismo, ad aprirenuovi cammini di umanizzazione e a progettare concreatività e speranza il nostro essere e fare società,certi che nella Chiesa voluta dal Signore risorto splen-de il volto di una umanità salvata.

Come sapete, grazie alla notevole partecipazione distudenti, docenti, genitori e Fratelli all’edizione

Animatori di pastoraleAnno 2009 - 2010

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Animatori di pastorale

Lasalliani - n. 24 - Dicembre 2009

2008-2009 del nostro programma di educazionealla giustizia, siamo riusciti a finanziare quattroimportanti progetti:

• a Pozo Colorado (Paraguay), la scuola deiFratelli che ospita in forma residenziale circa300 alunni in situazione di povertà, grazie alnostro aiuto ha finalmente un refettorio capa-ce di contenere tutti i ragazzi, in condizioni igie-niche favorevoli e dignitose: il progetto ci ècostato 51.000 € ed è quasi ultimato;

• a Suranam (India) in 18 villaggi intorno allascuola “St. James - La Salle” abbiamo realizzato i“tutition centers”, punti luce che consentono aibambini, nel pomeriggio, di svolgere i compiti percasa e così garantire continuità al percorso sco-lastico; per il progetto abbiamo speso 19.000 €;

• a Buenos Aires (Argentina) nella scuola“Gonzalez Catàn” che ha sede nell’omonimoviolento e povero quartiere della città, final-mente è stato attivato uno spazio educativoper ragazzi di strada, grazie al nostro aiuto di10.000 €;

• sull’isola di Tendròn (Haiti), con la collaborazio-ne di Anpil, associazione dell’Istituto “Gonzaga”di Milano, è stata realizzata un’aula con unapporto economico di 4.700 €.

Come già comunicato nel mese di giugno, a causa diimpedimenti burocratici in loco, non abbiamo ritenu-to opportuno proseguire la collaborazione con lascuola “La Salle Fatima” di Asunciòn: quest’anno, afronte della ripresa degli accordi con la municipalitàcittadina, abbiamo deciso di riassumere il progetto.

Inoltre nel mese di agosto ben 18 volontari (Fratelli,docenti e giovani) hanno partecipato con entusiasmoe impegno alle 4 esperienze proposte alla Provincia:Addis Ababa (Etiopia), Kirenge (Rwanda), PozoColorado (Paraguay) e Suranam (India).

I volontari si sono ritrovati a Roma sabato 10 ottobreu.s. per una verifica delle esperienze e condividere lagioia del servizio.

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Giungono moltissime richieste da diversi paesidel mondo e abbiamo realizzato una selezione deiprogetti che vogliamo inserire nei gemellaggi diquesto anno scolastico e a cui offrire il fruttodella nostra solidarietà; ecco di seguito la listadettagliata:

1 • COSTRUZIONE DI UN CENTRO EDUCATIVOPER RAGAZZI DI STRADA A “BARRIO FATIMA”(PARAGUAY)Scuole gemellate con “La Salle Fatima”: VILLA FLAMI-NIA (ROMA); ISTITUTO SAN GIUSEPPE (MILANO),SCUOLE CRISTIANE (VERCELLI).

2 • PROGETTO A TUTELA DELL’INFANZIA PRESSOL’ISTITUTO LA SALLE DI URUBAMBA (PERÙ)Scuole gemellate con l’Istituto “La Salle” di Urubamba:COLLEGIO SAN GIUSEPPE (TORINO); ISTITUTO“LEONARDO DA VINCI” (CATANIA); ISTITUTO “PIOXII” (ROMA).

3 • REALIZZAZIONE DI UN CENTRO EDUCATIVOAD ADDIS ABABA (ETIOPIA) PER CONSENTIRE AIRAGAZZI PIÙ POVERI DELLA CITTÀ DI AVERE IREQUISITI PER L’INGRESSO ALL’UNIVERSITÀ.Scuole gemellate con il centro “Gebremikael”: ISTI-TUTO “PIO IX” (ROMA); ISTITUTI “FILIPPIN”(PADERNO DEL GRAPPA); ISTITUTO “LASALLE”(ROMA); “CASA DEL FANCIULLO” (MONSERRATO);ISTITUTO “LASALLE” (PARMA).

4 • EMPOWERMENT DELLA SCUOLA “LA SALLE”DI KIRENGE (RWANDA) IN AMBITO EDUCATIVOE SANITARIOScuole gemellate con “La Salle Kirenge”: SCUOLA“LASALLE” (GRUGLIASCO); ISTITUTO “SAN LUIGI”(ACIREALE); ISTITUTO “PECCERILLO” (SANTA MARIACAPUA VETERE).

5 • COSTRUZIONE DI UN POZZO PER LA SCUOLALASALLIANA “ST. JAMES” DI SURANAM (INDIA)Scuole gemellate con “St. James School”: “COLLE LASALLE” (ROMA); SCUOLA “SAN FILIPPO NERI”(MASSA); ISTITUTO “BARTOLO LONGO” (POMPEI)

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ita nostra Animatori di pastoraleV

Lasalliani - n. 24 - Dicembre 2009

6 • “LA SALLE LEARNING CENTER”, CHIAMATOANCHE “THE BAMBOO SCHOOL” A KANCHANA-BURI (THAILANDIA)Scuole gemellate con il “La Salle learning center”:“COLLEGIO SAN GIUSEPPE” (ROMA), SCUOLA “BRA-SCHI” (GROTTAFERRATA), CASARCOBALENO (NAPOLI)

7 • ALLESTIMENTO DELLE CLASSI DEL “LA SALLEENGLISH AND COMPUTER CENTER” DI YANGON(MYANMAR)Scuole gemellate con “La Salle Yangon”: ISTITUTO “LAMARMORA” (BIELLA); “VILLA SAN GIUSEPPE” (TORINO)

8 • COSTRUZIONE DI UNA SCUOLA MATERNAPRESSO L’ISTITUTO “GIOVANNI XXIII” DI BEIRA(MOZAMBICO)Scuole gemellate sono: ISTITUTO “GONZAGA” (MILA-NO),“CENTRO GIOVANILE LASALLIANO” (REGALBUTO).

Per informazioni:Fr. Stefano [email protected]

Fr. Matteo [email protected]

ANIMATORI DI PASTORALE

ISTITUTO REFERENTEIstituto Pacchiotti - Giaveno - Torino Dalle Nogare fr. GabrieleBartolo Longo - Pompei - Napoli Barbaglia fr. GiuseppeMassa S. Filippo - Massa Gianardi MatildeLa Marmora - Biella Buccella fr. AchilleDe La Salle - Parma Boccacci DanielSan Luigi - Acireale Marotta fr. GiuseppeIstituto Pio XII - Roma Rossi GaspareLa Salle - Grugliasco - (Torino) Anceschi AdrianaCollegio san Giuseppe di Torino Santarelli fr. PaoloCollegio San Giuseppe - Roma Sicignano AndreaLeonardo da Vinci - Catania Parisi fr. BartoloPio IX - Roma Laneri fr. MarcelloS. Maria C. Vetere - Caserta Castellani fr. AlbertoLa Salle - Via Pagano - Roma Formisano fr. AntonioIstituto S. Giuseppe - Milano Guarda fr. FaustoGonzaga - Milano Osnato fr. GianluigiComunità di Scampia Muller fr. EnricoIstituti Filippin - Paderno del Grappa Somadossi EnricoCentro Giovanile - Regalbuto - Enna Nicolosi AriannaCasa del Fanciullo - Monserrato Brizi fr. SanteVercelli - Scuole Cristiane Tricerri RobertaScuola Braschi - Grottaferrata Recine SimonaVilla S. Giuseppe - Universitari Torino Polidoro fr. AlessandroCooperativa Sociale - Genova Verbenesi fr. FeliceScuola del Colle La Salle - Roma Mennini MatteoComunità di Pastorale - Colle La Salle Di Giovanni fr. GabrieleVilla Flaminia - Roma Fr. Salvatore SantoroIstituto Arti e Mestieri - Torino Fr. Cesare Bianchi

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SIGNUM FIDEI

COORDINATORI• Camurri Vittorio (SF Milano) Coordinatore interno del Gruppo • Bavoso Focardi Franca (SF Genova) Segretaria del Gruppo di• Ripa di Meana Paolo (SF Torino) Tesoriere della Fraternità • Pantera Maurizio (SF Massa) Consigliere• Stellini Erica (SF Genova) Consigliere• Fratel Salvai Gian Piero SC (Massa) Assessore Nazionale della Fraternità SF

PROSSIME RIUNIONI• Gennaio 2010 sabato 16 - Milano - Ist. Gonzaga• Marzo 2010 sabato 20/domenica 21 - Paderno del Grappa - Ist. Filippin• Giugno 2010 sabato 19 - Massa - Scuola San Filippo

ASSOCIATI LASALLIANI

COORDINATORI• Alberto Tornatora: del Collegio S. Giuseppe - Pio XII (Roma).• Luca Amati: dell’Istituto “Gonzaga” (MI).• Patrizia D’Amico: dell’Istituto “S. Luigi” di Acireale e dell’Istituto “Leonardo da Vinci” di Catania.• Eleonora Fiascone: dell’Istituto “Villa Flaminia”.• Stefano Capello: della Scuola “La Salle” di Grugliasco.

INCONTRI ANNUALI DI TUTTI GLI ASSOCIATI• 24 febbraio 2010 - mercoledì - ore 17.00 (in videoconferenza);• 25-26 giugno 2010 presso la “Casa Generalizia” (Via Aurelia, 476-RM).

LETTERA ALLE COMUNITÀ DI ASSOCIATI• Novembre 2009: Lettera della comunità degli Associati Lasalliani del Collegio S. Giuseppe - Pio XII (Roma).• Dicembre 2009: Lettera della comunità degli Associati Lasalliani di Villa Flaminia.• Gennaio 2010: Lettera della comunità degli Associati Lasalliani della Scuola “La Salle” di Grugliasco.• Febbraio 2010: Lettera della comunità degli Associati Lasalliani dell’Istituto “Gonzaga” di Milano.• Marzo 2010: Lettera della comunità degli Associati Lasalliani dell’Istituto “S. Luigi” di Acireale e

dell’Istituto “Leonardo da Vinci” di Catania.

IMPEGNO A DIFFONDERE:a) la “Lectio divina” inviata dalla Provincia Italia;b) il libretto “La vocazione di Fratello delle Scuole Cristiane e le altre vocazioni lasalliane”, in distri-

buzione alla fine del mese di settembre 2009;c) la Rivista Lasalliana agli Insegnanti ed agli Educatori delle Scuole Cattoliche e delle scuole statali.

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ita nostra Signum Fidei - Associati LasallianiV

Lasalliani - n. 24 - Dicembre 2009

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ita nostra NotiziariV

Lasalliani - n. 24 - Dicembre 2009

NotiziariNotizie delle singole istituzioni si possono trovare sul sito www.lasalleitalia.it, oppure nei siti delle Scuole.

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ita nostra EventiV

Lasalliani - n. 24 - Dicembre 2009

“LASALLIANI IN ITALIA” RINGRAZIA I SUOI AMICI:

ANGELUCCI AMILCARE, GAGLIARDI FRANCO, MARCHIS FRANCESCO,D'ANSELMI PAOLO, BARZAGHI

LILIANA, BOARELLI GUIDO GIULIO, CALANDRA MARIO, PALMA ANNA MARIA, CAPODIECI ANTO-

NIO, MORRONE ANTONIO, CONDORELLI SEBASTIANO, PACCIANI MICHELE, MICELI LUCA,TOTTOLI

GINA E PESSINA FERRUCCIO, GRISANTI EUGENIO, SCACCO FULVIO, ALESSANDRI ANNA LORE,

VITALE MARIA, ADORNETTO NUNZIO, RUINA ALESSANDRO, PINCI MARCO, CARROZZA GIACOMO,

COLANGELO EMANUELE, VACCA SILVIA, MURTAS ASSUNTINA, BENEDETTI PANICI PIERLUIGI, STA-

GNITTA GIAN SALVATORE, RICCI DON ANGELO, MARTINACCI CANDIDO.

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EVENTI:DICEMBRE - MARZO 2009-2010

DICEMBRE 2009

23 Celebrazione del ‘Natale Insieme’ nelle Comunità Lasalliane.

GENNAIO 2010

1 - 6 Ritiri spirituali al Centro La Salle di Torino e ad Ariccia.

10 - 20 Riunione dei Visitatori Provinciali della Regione Lasalliana Europea, in Polonia.

20 Quarto incontro di ‘Lectura biblica’ sui Salmi.

30 Seconda Conferenza dei Direttori (in Videoconferenza).

FEBBRAIO 2010

10 Quinto incontro di ‘Lectura biblica’ sui Salmi.

26 - 27 Tavolo nazionale di Pastorale per gli Animatori.

MARZO 2010

17 Sesto incontro di ‘Lectura biblica’ sui Salmi.

20 Incontro dei Direttori e dei Coordinatori scolastici (in videoconferenza).

25 Inizio del Convegno dei Giovani Lasalliani c/o Istituti Filippin (Treviso): dal 25 al 28 c.m.

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ita nostraV

Lasalliani - n. 24 - Dicembre 2009

Il caro Fratel Luigi in molti modi ha rivissuto nella suaesistenza il Discorso della Montagna. Nelle varie man-sioni ricoperte ha operato come testimone della spe-ranza cristiana, ben sapendo che è Dio a guidare lesorti delle persone e non perdendo mai la fiducia nellavittoria finale del bene. Riguardando oggi alla vita del-l'amico e Confratello, possiamo dire che egli ha man-tenuto sempre come bussola di orientamento laParola di Cristo, nella quale ha posto la sua fiducia. Dilì ha tratto luce e orientamento nel servizio generosoed intelligente reso con il ministero dell’educazionecristiana, agendo sempre in un contesto di semplicitàe di mitezza personale che era segnale inequivocabiledi una profonda spiritualità interiore.Luigi Bronzetti nacque a Piansano (VT) l’8 giugno1921 da Leone ed Emma Biondi. All’età di 13 anni, il25 settembre 1934, entrò al Piccolo Noviziato diAlbano Laziale (Roma) dei Fratelli delle ScuoleCristiane e nel 1939 fece ingresso al Noviziato a Torredel Greco, vestendo l’abito religioso dei figli di S.Giovanni Battista de La Salle; l’anno dopo emise iprimi voti religiosi. Si consacrò definitivamente a Diocon la Professione perpetua al Collegio S. Giuseppe diRoma nel 1950. Conseguita l’abilitazione magistrale,iniziò, nel 1941, il suo ministero educativo come inse-gnante di scuola elementare all’Istituto “BartoloLongo” di Pompei (1941-1944), e lo continuò presso ilCollegio S. Giuseppe - Istituto “De Merode” in Roma(1944-1947), alla Scuola presso la Casa Generalizia(1947-1948), all’Istituto “La Salle” di Napoli (1948-1951) e all’Istituto “Peccerillo” di S. Maria CapuaVetere (1952-1953). Studente universitario, fu educa-tore al Convitto del Collegio S. Arcangelo“ di Fano(1956-1963). Conseguita la Laurea in Lingue eLetterature Straniere presso l’Università di Urbino, conuna tesi sulla “Religiosità in Charles Peguy” fu inviatodai Superiori come professore di Lingua Francese allaScuola Media dell’Istituto “S. Luigi” di Acireale (1963-1967) e successivamente come Docente al LiceoScientifico al Collegio “S. Arcangelo” di Fano (1967-1969). Dal 1969 al 1979, la sua missione lasalliana

continua pressol’Istituto “La Salle” diNapoli, comeInsegnante alla ScuolaMedia e all’IstitutoTecnico Commerciale;in quel periodo ricopreanche l’incarico diProcuratore della Comunità e dell’Istituzione. Dal1979 al 1985 lo troviamo all’Istituto “Mesina” adOlzai, in Provincia di Nuoro. Dopo un anno trascorsocome Educatore all’Aspirantato Maggiore presso ilColle La Salle, in Roma, fu inviato, con le funzioni diprocuratore, presso l’Istituto “Pio IX”, dove rimase finoal 2005, anno del trasferimento alla Comunità della S.Famiglia, per trascorrervi una serena vecchiaia.

Un servizio d'amore Fratel Luigi è tornato alla Casa del Padre, in punta dipiedi, grato delle attenzioni che gli sono state presta-te. Ora continua a rimanere con noi. Con la discrezio-ne che ha connotato lo stile della tua vita: la puntuali-tà e la fedeltà ai ritmi dello scorrere della quotidianitàdi cui è intessuto l’itinerario della Comunità dei Fratelli,restio al chiedere, attento a non pesare sugli altri.Non dimenticheremo il suo garbo, le sue conversazioniaperte al sorriso, alla battuta arguta. Lascia un ricordoindelebile della sua persona mite, riservata e gentile.Il suo insegnamento sapeva condividere con i tantiallievi lo stimolo della ricerca Fratel Luigi Bronzetti,“servo buono” e fedele educatore lasalliano, ha dona-to, appunto, tutta la sua vita al servizio dei bambini,dei ragazzi e dei giovani.Disponibile con tutti, nel suo lungo ministero educati-vo ha profuso il meglio delle sue energie di mente e dicuore, provvedendo alla formazione umana e cristianadi una vasta schiera di giovani, dei quali fu amico sin-cero e padre, autentico figlio spirituale di S. GiovanniBattista de La Salle.

Fr. Donato Petti - Visitatore Provinciale(Dalla Omilia - 20 0ttobre 2009)

Ricordo di fr. Luigi BronzettiPiansano (Vt), 8 giugno 1921 - Roma (Colle La Salle), 19 ottobre 2009

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In Memoria

Lasalliani - n. 24 - Dicembre 2009

RICORDIAMO CON CRISTIANO AFFETTO:† Sig.ra Secondina Trisoglio, di anni 87, sorella di Fratel Valerio Trisoglio della comunità Arti e Mestieri - Lu

Monferrato 24-IX-2009;† Sig. Luigi Cavallero, di anni 83, fratello di fratel Costantino Cavallero del Centro La Salle - Carignano 6-X-2009;† Sig.ra Silvana Fogli, di anni 53, sorella di fratel Sergio Masiero del Centro La Salle - Volania di Comacchio,

5-X-2009.

Il Papa Benedetto XVI scrive: «Noi tutti siamo oggiconsapevoli che, col termine “cielo”, non ci riferiamo aun qualche luogo al di sopra delle stelle, ma a qualco-sa di molto più grande e di molto più difficile da dire.Intendiamo affermare che Dio ha un posto per l'uomoe che Dio conferisce eternità all'uomo.È l’amore di Dio che ci rende immortali; ed è questoamore apportatore di immortalità che noi chiamiamo“cielo”. Il cielo non è assolutamente altro che questo.Giuseppe Aimino (in religione Fratel Filippo) nacquea Vercelli, il 3 aprile 1922.All’età di 12 anni entrò all’Aspirantato Minore lasallia-no di Grugliasco e, nel 1938, a Rivalta, vestì l’abitoreligioso dei Fratelli delle Scuole Cristiane.Dopo l’anno di noviziato, emise i primi voti religiosi esi donò totalmente al Signore con la Professione per-petua nel 1948, presso il Convitto lasalliano in Biella.Nel 1941 iniziò il suo apostolato educativo comeinsegnante elementare presso l’Istituto “Negrone-Durazzo” di Genova; successivamente, per sei anni, fuinviato all’Istituto “Gonzaga” di Milano; dopo unbreve periodo, trascorso alla Scuola “S. Pelagia” inTorino, lo troviamo, dal 1948 al 1952 all’Istituto“Pacchiotti” di Giaveno e, di seguito all’Istituto “LaSalle” di Torino e al Collegio “S. Vincenzo” di Piacenza.Dopo tre anni ancora trascorsi al Collegio “S.Giuseppe” di Torino, è stato dal 1957 ininterrotta-mente a Milano, all’Istituto “S. Giuseppe” (con breviperiodi all’Istituto “Gonzaga”), svolgendo la missionedi Docente e di economo.Fratel Filippo resterà, in particolare, legato all’esperien-za educativa di Milano. Generazioni di famiglie e di ex-alunni hanno accumulato un inestimabile debito di gra-titudine e riconoscenza nei confronti della sua persona,

quale maestro di sapienza e di vita.L’incontro definitivo con il Signore, èavvenuto all’alba del 27 ottobre, amo-revolmente assistito dai Confratelli edal personale infermieristico.La vita terrena del caro Fratello Filippoha avuto il timbro della saggezza edella personale coerenza di vita.Carattere allegro, arguto, sempre pronto al largo sorri-so come pure alle battute; di temperamento forte,non si arrendeva di fronte alle difficoltà; dalla spiritua-lità convinta, che esprimeva in modo personale edanticonformistico.Spiccato era in Fratel Filippo l’amore per la natura eper l’arte: osservava, si incuriosiva, si meravigliava deisegreti della vita e della natura, insegnandoci che essesono l’ immagine e la rivelazione della bellezza di Dio.Vogliamo ora rendere grazie al Signore per l’abbon-

dante messe di frutti apostolici che egli, con l’aiutodella grazia divina, ha potuto raccogliere nel compi-mento della sua missione.Risuonano nella nostra mente e nel nostro cuore inquesto momento le parole di San GregorioNazianzeno: «Se non fossi tuo, mio Cristo, mi sentireicreatura finita. Sono nato e mi sento dissolvere.Mangio, dormo, riposo e cammino, mi ammalo e gua-risco, mi assalgono senza numero brame e tormenti,godo del sole e di quanto la terra fruttifica. Poi io muoioe la carne diventa polvere come quella degli animaliche non hanno peccati. Ma io cosa ho più di loro?Nulla, se non Dio. Se non fossi tuo, Cristo mio, mi sen-tirei creatura finita».

Fr. Donato Petti - Visitatore Provinciale(Dalla Omilia - Torino 29 ottobre 2009)

Ricordo di fr. Filippo AiminoVercelli, 3 aprile 1922 - Torino (Centro La Salle), 27 ottobre 2009

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ita nostraV

Lasalliani - n. 24 - Dicembre 2009

ita nostra Biografia

PROVINCIA ITALIA DEI FRATELLI DELLE SCUOLE CRISTIANE

Notizie biografiche dei Fratelli

1. Fr. Bruno BordoneFr. Damiano Maria Gambaudo (Pierino Gambaudo) - 2008

2. Fr. Italo CarugnoFr. Pasquale Sorge (Antonio Sorge) - 2008

3. Fr. Candido SaraccoFr. Giulio Savino Scagliotti (Teodoro Luigi Angelo Scagliotti) - 2008

4. Fr. Remo BarueroFr. Edgardo Stefanoni (Romano Stefanoni) - 2008

5. Fr. Raimondo PorriFr.Tullio Crocicchia (Tranquillo Domenico Francesco Crocicchia) - 2008

6. Fr. Gabriele Di GiovanniFr. Serafino Barbaglia (Salvatore Barbaglia) - 2009

7. Fr. Stefano AgostiniFr. Giovannino Rognoni (Giovanni Rognoni) - 2009

8. Fr. Lorenzo FilippiFr. Roberto Roberti - 2009

9. Fr. Rodolfo MeoliFr. Leone Luigi Morelli - 2009

10. Fr. Raffaele NortiFr. Stefano Filippa - 2009

11. Fr. Egidio FossatiFr.Vittorio Guelfo (Guelfo Vittorio) - 2009

12. Fr. Egidio FossatiFr. Carlo Alberto (Bella Ottone Vinicio) - 2009

13. Fr. Giuseppe EusepiFr. Publio Lombardi (Luigi Lombardi) - 2009

14. Fr. Marco LazzarottiFr. Bruno Magliozzi - 2009

15. Fr.Alessandro CagnolaFr. Gilberto Cagnola (Enrico Cagnola) - 2009

16. Fr. Bruno BordoneFr. Gianfranco Polimeno (Antonio Polimeno) - 2009

Le pubblicazioni si possono richiedere nelle Istituzioni Lasalliane di Italia, oppure alla Curia Provinciale, Viale del Vignola, 56 - 00196 Roma - Tel. 06.32294235 - Fax 06.3236047

www.lasalleitalia.it

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