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MUSICA E APPRENDIMENTO La musica può favorire memoria e apprendimento? Pare proprio di sì La musica può essere uno strumento per migliorare alcune funzioni cerebrali come la memoria o per ripristinare funzioni cerebrali compromesse da una malattia? Pare proprio di sì, ed esiste una nutrita comunità scientifica internazionale che da alcuni anni dedica la sua attenzione proprio alle interazioni tra musica e cervello e alla possibilità di usare la musica per facilitare o riattivare alcuni processi cerebrali. I genitori che hanno iscritto i propri figli ai nuovi licei musicali ad esempio, saranno lieti di sapere che è ad oggi scientificamente documentato che l'istruzione musicale migliori globalmente alcune capacità mentali e che i musicisti abbiano, nei confronti dei non musicisti, un vantaggio cognitivo, come ha suggerito anche in un recente lavoro un'équipe di ricercatori dell'Università di Helsinki. In una interessante ricerca pubblicata sulla rivista PloSOne (giugno 2010), gli scienziati hanno dimostrato che se paragonati ai non musicisti, i ragazzi con istruzione musicale non solo ottenevano risultati migliori e con un numero più basso di errori in un test di attenzione e ragionamento visuo-spaziale, ma anche una più marcata riposta di ossigenazione cerebrale nelle regioni cerebrali coinvolte nell'attenzione e nel controllo cognitivo. Le nuove scoperte in questo campo dimostrano come la musica possa agire sul cervello umano attraverso un "canale preferenziale", quello di circuiti neurali evolutisi in centinaia di migliaia di anni per consentire all'uomo di interfacciarsi al meglio con un ambiente complesso, dove suoni, rumori, e linguaggio costituiscono stimoli continui da decifrare. Uno studio in pubblicazione sulla rivista Noise Health (ottobre-dicembre 2010), a firma di ricercatori dell'Università di Cardiff, ad esempio, ha documentato l'effetto del rumore nell'ambiente di ufficio sulla capacità di alcuni volontari di eseguire un test di matematica. L'effetto è stato deleterio, ma quando in ufficio è stata diffusa una musica classica, i dati sperimentali hanno mostrato un aumento deciso della performance, dovuto probabilmente a uno stimolo positivo sulla concentrazione. Fonte: Salus medicina in rete Massimo Pizzo 1. ESEMPIO DI LABORATORIO MUSICALE SCUOLA MATERNA ED ELEMENTARE Laboratorio musicale finalizzato alla diffusione del linguaggio musicale: fruizione, conoscenza ed uso nelle Scuole Materne, Elementari e Medie «Sembra ormai acquisito nella comune coscienza pedagogica, il concetto di "musicalità" come espressione dell'essere musicale insito in ognuno di noi, frutto acerbo dell'intelligenza musicale che matura al sole dell'esperienza… Le capacità musicali sono innate, presenti cioè fin dalla nascita in tutti gli individui. Il bambino che inizia la sua grande avventura nel mondo della scuola approdando alla materna è portatore di potenziali capacità musicali di base che la formazione

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MUSICA E APPRENDIMENTO

La musica può favorire memoria e apprendimento? Pare proprio di sì

La musica può essere uno strumento per migliorare alcune funzioni cerebrali come la

memoria o per ripristinare funzioni cerebrali compromesse da una malattia? Pare

proprio di sì, ed esiste una nutrita comunità scientifica internazionale che da alcuni anni dedica la

sua attenzione proprio alle interazioni tra musica e cervello e alla possibilità di usare la musica per facilitare o riattivare alcuni processi cerebrali. I genitori che hanno iscritto i

propri figli ai nuovi licei musicali ad esempio, saranno lieti di sapere che è ad oggi scientificamente documentato che l'istruzione musicale migliori globalmente alcune capacità mentali e che i

musicisti abbiano, nei confronti dei non musicisti, un vantaggio cognitivo, come ha suggerito

anche in un recente lavoro un'équipe di ricercatori dell'Università di Helsinki.

In una interessante ricerca pubblicata sulla rivista PloSOne (giugno 2010), gli scienziati hanno

dimostrato che se paragonati ai non musicisti, i ragazzi con istruzione musicale non solo

ottenevano risultati migliori e con un numero più basso di errori in un test di attenzione e ragionamento visuo-spaziale, ma anche una più marcata riposta di

ossigenazione cerebrale nelle regioni cerebrali coinvolte nell'attenzione e nel controllo cognitivo.

Le nuove scoperte in questo campo dimostrano come la musica possa agire sul cervello

umano attraverso un "canale preferenziale", quello di circuiti neurali evolutisi in

centinaia di migliaia di anni per consentire all'uomo di interfacciarsi al meglio con un ambiente complesso, dove suoni, rumori, e linguaggio costituiscono stimoli continui da

decifrare.

Uno studio in pubblicazione sulla rivista Noise Health (ottobre-dicembre 2010), a firma di

ricercatori dell'Università di Cardiff, ad esempio, ha documentato l'effetto del rumore nell'ambiente di ufficio sulla capacità di alcuni volontari di eseguire un test di matematica.

L'effetto è stato deleterio, ma quando in ufficio è stata diffusa una musica classica, i dati

sperimentali hanno mostrato un aumento deciso della performance, dovuto probabilmente

a uno stimolo positivo sulla concentrazione.

Fonte: Salus medicina in rete Massimo Pizzo

1. ESEMPIO DI LABORATORIO MUSICALE SCUOLA MATERNA ED ELEMENTARE

Laboratorio musicale finalizzato alla diffusione del linguaggio musicale: fruizione, conoscenza ed uso nelle Scuole Materne, Elementari e Medie «Sembra ormai acquisito nella comune coscienza pedagogica, il concetto di "musicalità" come espressione dell'essere musicale insito in ognuno di noi, frutto acerbo dell'intelligenza musicale che

matura al sole dell'esperienza… Le capacità musicali sono innate, presenti cioè fin dalla

nascita in tutti gli individui. Il bambino che inizia la sua grande avventura nel mondo della scuola approdando alla materna è portatore di potenziali capacità musicali di base che la formazione

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dovrà far emergere…..La formazione musicale di base si concretizza attraverso un articolato

percorso che inizia nella scuola dell'infanzia (Attività Sonoro - musicali contenute negli

Orientamenti del 1990), prosegue nella scuola elementare (Educazione al suono e alla musica

nei programmi per la scuola elementare del 1985), e approda alla scuola media (Programma di

educazione musicale del 1979). Il percorso didattico dovrà prendere vita dallo sviluppo di un

corretto atteggiamento di ascolto, di ricezione attenta e consapevole dell'universo sonoro. Secondo importante campo dell'esperienza sonora è quello del cantare: dopo l'ascolto, è l'attività

sonora più naturale per tutti gli individui. Cantare significa anche acquisire la consapevolezza e

il controllo psicofisico del proprio corpo.

Altro campo di esperienza è quello della manipolazione di oggetti sonori, con un approccio

didattico di tipo esperienziale.

Altra importante capacità da sviluppare è quella della traduzione del linguaggio sonoro in linguaggio verbale, gestuale, grafico. Uno sguardo va infine dato al problema dell'acquisizione delle capacità di saper contestualizzare e collegare la musica con tutte le altre espressioni artistiche, culturali e sociali dell'uomo. Riassumendo, ecco in evidenza i cinque campi dell'esperienza

musicale:

- ascoltare, come genesi fondamentale dell'approccio con l'universo sonoro;

- cantare come attività musicale naturale, e quindi privilegiata;

- suonare come acquisizione della padronanza ritmico - melodica dello

strumentario didattico;

- tradurre, come invio di uno stesso messaggio attraverso diversi sistemi di comunicazione;

- conoscere, scoprire, creare come momento di approfondimento delle competenze».

(da "Musica: arte dei suoni o scienza dell'educazione? " di P. Diambrini - Marzo 1997)

SCUOLA MATERNA

Il gioco, attraverso il quale si sviluppano le capacità sensoriali, motorie espressive, socio -

affettive, è l'elemento che si vuole riportare nel percorso musicale. L'uso del corpo, il suo

movimento, aiuta la conoscenza di se stesso ed è mezzo di interiorizzazione delle

caratteristiche spazio - temporali.

Una storia, una fiaba, una filastrocca, un canto, offrono spunti fantastici che permettono al

bambino di passare dal sogno alla realtà, dal personale al collettivo, dall'irrazionale al logico, con

continui passaggi dal reale alla fantasia, senza mai perdere, comunque, il controllo di entrambe le

dimensioni.

Presentare l'attività musicale attraverso questi canali offre, sia al bambino che agli insegnanti, una

visione molto ampia del fenomeno musicale. Offre la possibilità di vivere la musica da vicino,

inserita continuamente in tutti i contesti del mondo circostante.

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Obiettivi

- la socializzazione, lo sviluppo di concentrazione e memoria;

- l'esplorazione dello spazio, e la conseguente consapevolezza psicomotoria;

- sviluppo di senso ritmico e coordinazione;

- scoperta delle caratteristiche del suono, anche attraverso il movimento;

- uso corretto della voce; - movimenti in coreografie;

- traduzioni grafico - pittoriche del suono e del movimento (partiture);

- sonorizzazioni e drammatizzazioni di storie e favole;

- preparazione di una performance musicale.

SCUOLA ELEMENTARE OBIETTIVI COMUNI AD ENTRAMBI I CICLI

La finalità principale, per entrambi i cicli, è quella di consentire al bambino di "fare" musica

attraverso i mezzi che sono già a sua disposizione, e rendere la musica uno degli elementi di

formazione globale della personalità del bambino stesso, e quindi una possibilità

espressiva. I presupposti di una sperimentazione sono:

la concretezza dell'esperienza musicale;

l'uso degli elementi di qualsiasi attività musicale; il percorso didattico utilizza musiche diverse, comprese quelle dell'esperienza quotidiana. La

spinta all'elaborazione personale, la produzione diretta, il lavoro di gruppo, sono gli

elementi per creare forme di rappresentazione scenico - musicali. PROGRAMMA 1° CICLO Educazione Ritmica

- Introduzione alla pulsazione e alla combinazione di semplici cellule ritmiche attraverso

l'uso di parole ritmiche.

- Giochi di riproduzione ritmica.

- Repertorio di filastrocche, nenie, conte, girotondi per un'immediata applicazione di

quanto appreso.

- Conoscenza, esplorazione sonora e pratica di strumenti a percussione e di qualsiasi

oggetto sia fonte di suoni.

- Composizione - Improvvisazione.

Educazione al Suono e della Voce

- Percezione - distinzione di suoni e rumori prodotti dall'ambiente e loro selezione.

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- Composizione - Esecuzione di partiture che, attraverso la scrittura,

rappresentino suoni esplorati. - Scoperta della voce e delle sue possibilità mediante riproduzione di suoni e

rumori dell'ambiente circostante.

- Sviluppo dell'orecchio e della vocalità attraverso l'esecuzione di canti infantili popolari scelti secondo un'ipotesi di graduale difficoltà di intonazione e di testi costruiti

sui primi gradi della Scala Maggiore.

- Accompagnamento ritmico con strumenti a percussione dei brani in repertorio.

Per ciascun obiettivo raggiunto verranno organizzati saggi e/o concerti. PROGRAMMA 2° CICLO Classi Terze

Educazione al Suono e della Voce

Giochi - esercizi di respirazione. Vocalizzi. Sviluppo della vocalità attraverso l'immediata

pratica di canti infantili popolari costruiti sui primi cinque gradi della Scala Maggiore.

Introduzione alla notazione convenzionale attraverso la pratica del flauto dolce.

* Saggi e concerti. Classi Quarte e Quinte CORO

Vocalizzi. Lettura dei brani proposti melodicamente con la notazione convenzionale e

ritmicamente con le parole ritmiche. Repertorio di brani a due e tre voci dalla tradizione

classica e popolare. FLAUTI

* Vocalizzi. Esecuzione vocale di semplici melodie. Repertorio flautistico.

* Composizione. Improvvisazione.

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MUSICOTERAPIA

La musicoterapia è una modalità di approccio alla persona che utilizza la musica o il suono

come strumento di comunicazione non-verbale, per intervenire a livello educativo,

riabilitativo o terapeutico, in una varietà di condizioni patologiche e parafisiologiche.

La World Federation of Music Therapy (Federazione Mondiale di Musicoterapia) ha dato nel 1996

la seguente definizione:

"La musicoterapia è l'uso della musica e/o degli elementi musicali (suono, ritmo, melodia

e armonia) da parte di un musicoterapeuta qualificato, con un utente o un gruppo, in un

processo atto a facilitare e favorire la comunicazione, la relazione,

l'apprendimento, la motricità, l'espressione, l'organizzazione e altri rilevanti

obiettivi terapeutici al fine di soddisfare le necessità fisiche, emozionali, mentali,

sociali e cognitive.

“La musicoterapia mira a sviluppare le funzioni potenziali e/o residue dell'individuo in

modo tale che questi possa meglio realizzare l'integrazione intra e interpersonale e

consequenzialmente possa migliorare la qualità della vita grazie a un processo

preventivo, riabilitativo o terapeutico."

"Da un punto di vista scientifico, la musicoterapia è un ramo della scienza che tratta lo studio e la

ricerca del complesso suono-uomo, sia il suono musicale o no, per scoprire gli elementi

diagnostici e i metodi terapeutici ad esso inerenti. Da un punto di vista terapeutico, la

musicoterapia è una disciplina paramedica che usa il suono, la musica e il movimento per

produrre effetti regressivi e per aprire canali di comunicazione che ci mettano in grado di

iniziare il processo di preparazione e di recupero del paziente per la società."

La musica dà alla persona malata la possibilità di esprimere e percepire le proprie

emozioni, di mostrare o comunicare i propri sentimenti o stati d'animo attraverso il

linguaggio non-verbale.

Tipico è il caso degli individui affetti da autismo, cioè individui che sono in una condizione

patologica, per cui tendono a rinchiudersi in sé stessi rifiutando ogni comunicazione con l'esterno.

La musica dunque permette al mondo esterno di entrare in comunicazione con il malato,

favorendo l'inizio di un processo di apertura.

L'uso della musica a scopi terapeutici è documentato in numerose civiltà dal mondo

antico ad oggi, prevalentemente all'interno di un modello di pensiero magico-religioso o

sciamanico. Il concetto di musicoterapia come disciplina scientifica si sviluppa solo

all'inizio del secolo XVIII: il primo trattato di musicoterapia risale alla prima metà del

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Settecento a cura di un medico musicista londinese, Richard Brockiesby. I primi esperimenti di

musicoterapia in Italia furono attuati nel Morotrofio (Ospedale Psichiatrico) di Aversa a partire dal

1843 da parte di Biagio Gioacchino Miraglia.

ESPERIENZE DI INTEGRAZIONE E PROMOZIONE SOCIALE

José Antonio Abreu e l’esperienza del Venezuela

IL “METODO ABREU”

El Sistema ("Il Sistema") è un modello didattico musicale, ideato e promosso in Venezuela da José

Antonio Abreu, che consiste in un sistema di educazione musicale pubblica, diffusa e

capillare, con accesso gratuito e libero per bambini e fanciulli di tutti i ceti sociali.

Questo sistema didattico ed educativo è gestito e promosso da una fondazione, la Fundación del Estado

para el Sistema Nacional de las Orquestas Juveniles e Infantiles de Venezuela (FESNOJIV). Si tratta di un

ente statale venezuelano che si occupa della gestione e promozione di oltre 125 orchestre e cori

giovanili, 30 orchestre sinfoniche e dell'educazione di oltre 350.000 studenti in 180 nuclei operativi sul

territorio venezuelano.

Secondo la definizione della FESNOJIV stessa El Sistema

« mira ad organizzare sistematicamente l'educazione musicale ed a promuovere la

pratica collettiva della musica attraverso orchestre sinfoniche e cori, come mezzo

di organizzazione e sviluppo della comunità »

La maggior parte dei giovani musicisti del Sistema sono provenienti da situazioni economiche e

sociali disagiate, e tramite la disciplina musicale e l'impegno hanno la possibilità di fuggire

dalle logiche nichiliste dei barrios e dalla povertà. L'importanza di tale metodo non è dunque

solo artistica, ma tramite esso la musica assume un significato di via primaria per la promozione ed il

riscatto sociale e intellettuale.

José Antonio Abreu (economista e musicista) fondò El Sistema nel 1975 (allora come Social Action for Music) e ne divenne direttore. Da allora, con dedizione e impegno, è riuscito a sviluppare questo progetto insieme alle istituzioni politiche, che nei quasi 40 anni dalla fondazione sono state sia progressiste che conservatrici. Combinando acume politico e dedizione, Abreu ha dedicato tutte le sue energie in questo progetto utopico in cui l'orchestra rappresenta la società ideale, che permette lo sviluppo personale e sociale a chiunque.

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Il governo venezuelano appoggiò e finanziò quasi subito l'iniziativa di Abreu (in particolare dopo aver vinto un concorso internazionale nel 1976 ad Aberdeen). L'amministrazione Chavez è stata la più generosa con El Sistema, arrivando a finanziare quasi completamente l'intero budget oltre a progetti aggiuntivi. Il Sistema, che recentemente è gestito dal Ministero della Famiglia, Sport e Salute (e non quello della Cultura), ha come scopo primario la salvaguardia e la protezione dei giovani attraverso l'impegno e lo studio, prevenendo e correggendo comportamenti asociali e criminali. El Sistema ha provato negli anni la sua efficacia artistica e sociale, dando opportunità di studio a chiunque, e permettendo il recupero e la prevenzione per giovani esposti al crimine, alla povertà e alla droga. Alcuni di questi allievi hanno potuto intraprendere carriere internazionali di rilievo, come ad esempio il direttore d'orchestra Gustavo Dudamel. L'orchestra giovanile Simón Bolívar Uno dei principali risultati artistici del Sistema di Abreu è l'orchestra giovanile Orquesta Sinfónica Simón Bolívar, che ha debuttato alla Carnegie Hall nel 2007 sotto la guida di Gustavo Dudamel, ricevendo subito critiche molto positive e guadagnandosi in breve stima e riconoscimenti internazionali.

La musica come strumento educativo, occasione di riscatto sociale, prevenzione della devianza. La musica come diritti dei bambini e adolescenti, in una visione in cui l’arte non è soltanto un valore estetico, ma un passaggio basilare della formazione integrale di ogni persona.

E’ questo il senso dell’esperienza della Fondazione dello Stato per il Sistema di Orchestre giovanili e infantili Fesnojiv del Venezuela. Un progetto nato per volontà del maestro Antonio Abreu, direttore d’orchestra, che ne è il responsabile.

L’etica e l’educazione

“L’arte non deve essere un monopolio delle classi elevate, ma un diritto sociale,

che in Venezuela è garantito dalla Costituzione. E nessun progetto sociale di un Paese in via di sviluppo può prescindere della democratizzazione dell’arte, in particolare della musica” (Abreu).

Il Fesnojiv non è un’orchestra, ma un sistema nazionale di orchestre, che condividono obiettivi, ideali, presupposti e metodologie. Si ispirano, come molte altre esperienze

venezuelane, all’esempio di Simon Bolivar (1783-1830), il libertador, l’eroe

dell’indipendenza latino-americana, nonché fondatore del sistema scolastico pubblico del paese. Il suo motto, “Moral y luz”, indica i due pilastri che, secondo Bolivar, sono

alla base della convivenza civile in uno stato: l’etica e l’educazione.

Spiega Abreu: “Suonare in un’orchestra è una metafora della convivenza civile. Stimola

qualità come la solidarietà, il rispetto, l’autostima. La musica è armonia, ansia di perfezione, richiede concentrazione, obbliga a tenere conto degli altri. Tutto questo

non può che avere conseguenze etiche”.

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Lo sviluppo armonico del bambino

La musica ha ricadute positive su tre sfere della vita di un individuo: personale, familiare e sociale.

Continua Abreu: “Insegnata dai 3 anni di età, la musica contribuisce allo sviluppo armonico del bambino. Che capisce il valore della costanza, dello sforzo personale e dell’apporto individuale all’interno di un progetto collettivo”.

La musica è anche disciplina, intesa come stile di vita e modalità di affrontare le difficoltà, e non nel senso di un vuoto autoritarismo. Dà senso allo sforzo e al sacrificio. Non è un caso che bambini che studiano uno strumento musicale hanno in generale un

maggior rendimento scolastico, come testimoniano numerose ricerche: “Nel nostro caso, poi,

devono avere una buona media per entrare in un’orchestra e questo funziona come ulteriore incentivo”.

Le ricadute positive

Gli effetti positivi si vedono anche a livello familiare. Spiega Abreu: “I ragazzi che fanno

parte del Fesnojiv sono appoggiati dai genitori e dai fratelli. E le conquiste del bambino trascinano il resto della famiglia, soprattutto se appartiene a una fascia vulnerabile”.

Infine, a livello comunitario, si aprono spazi culturali e di socializzazione, per chi fino ad

allora aveva conosciuto soltanto la strada: “Si rompe il circolo vizioso della povertà; la musica anima le comunità marginali, previene la tossicodipendenza”.

Per molti ragazzi quella di musicista diventa una carriera appetibile. Da una di queste orchestre

è uscito Gustavo Dudamel, 32 anni, considerato il migliore direttore d’orchestra giovane del Sudamerica. Sarà direttore della Filarmonica di Los Angeles dal 2009 e ha lavorato

a Milano, New York, Londra.

Un altro ex allievo è oggi contrabbassista alla Filarmonica di Berlino. E anche per chi non

continuerà la carriera musicale come professionista, l’esperienza può ugualmente aprire strade lavorative, per esempio nel campo della costruzione o nel restauro di strumenti musicali.

Il progetto si sostiene con fondi pubblici e donazioni private e grazie anche al lavoro volontario di musicisti che insegnano gratuitamente: per i ragazzi ammessi nelle

orchestre, la partecipazione è gratuita e lo strumento viene fornito in comodato d’uso.

Un progetto da esportare

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Il successo dell’esperienza venezuelana ha fatto sì che il progetto sarà esportato ad altri paesi dell’America Latina.

Conclude Abreu: “Vogliamo permettere a tutti di incontrare la cultura. Anche a chi non si può permettere di pagare lezioni o comprare uno strumento. Un incontro che deve avvenire anche fuori dai teatri e dai musei. Perché la cultura dei poveri non deve essere una povera cultura”.

L’orchestra di Piazza Vittorio

Suoni e colori di una Piazza d'eccezione. Incontro con Mario Tronco

Composto da sedici musicisti provenienti da ogni parte del mondo, il gruppo è nato per suonare e reinventare le musiche del mondo con una nuova energia. Ne parliamo con l'ideatore, Mario Tronco, componente della Piccola Orchestra Avion Travel, oggi principale punto di forza dell'Orchestra di Piazza Vittorio. D: Un'intera orchestra di culture differenti. Quanto fa da collante la musica? R: Per i musicisti, essendo degli uomini privilegiati perché hanno la possibilità di comunicare con un linguaggio universale, è tutto molto più semplice. Il progetto di Piazza Vittorio vive di questo privilegio di comunicazione, tanto che ci chiedono se potrebbe essere un modello di società. D: Visti i risultati nati da questo progetto è possibile continuare ad attuarlo, con l'aria che tira dal nuovo clima di crescente diffidenza nei confronti delle minoranze? R: L'orchestra è nata subito dopo l'11 settembre del 2001, quindi un periodo molto più difficile di questo. Quando cercavamo i musicisti avevamo una diffidenza enorme, tanto che ci scambiavano per poliziotti in borghese alla ricerca di permessi di soggiorno. Un periodo dove tutti gli stranieri erano nemici, c'era la fobia del diverso. Siamo sopravvissuti per cinque anni senza finanziamenti, e finché avremo forza continueremo a farlo. D: Ci sono altri gruppi o esperienze simili in Italia?

R: Con grandissimo orgoglio le dico che dopo Piazza Vittorio sono nati altri organici ispirati da noi: a Milano Orchestra di Via Padova, a Genova con l'Orchestra di Caricamento, a Trento, Napoli, Torino. Sono nate tantissime Orchestre tanto che sembra un fenomeno italiano. D: Che differenza ha trovato tra l'estero e l'Italia per quanto riguarda l'approccio musicale del pubblico? R: Il pubblico newyorchese è abituato al melting pot. Ci siamo posti il problema che potevamo essere una cosa già vista e che qui non avremmo fatto nessun effetto. Poi nel suonare al Tribeca Film Festival, ci siamo ricreduti. Per noi un concerto indimenticabile, un po' perchè eravamo vicinissimi al Ground Zero, ma soprattutto perchè il pubblico era stupito del fatto che ci si poteva divertire e ridere con dei musulmani sul palco. Lì abbiamo capito quanto i newyorchesi vivano ancora nel terrore. Un'esperienza emozionante e commovente allo stesso tempo.

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D:Se la sentirebbe di fare un progetto simile qui a Venezia? R: L'Orchestra è diventata tutta la mia vita. Corre tantissimo, in questo periodo stiamo sviluppando un progetto difficilissimo che ci sta entusiasmando, il Flauto Magico di Mozart, che però porta via molto tempo. Più che altro è una questione di tempi anche perché devi conoscere fortemente il territorio e i "movimenti" della città. Però...mai dire mai! Testi a cura di: Benedetta Barnabei (Sotto la lente, rivista on-line)

Pino Moroni (Artapart)

Siamo nell’ingresso del Teatro Olimpico, per una delle ultime repliche del Flauto Magico secondo l’Orchestra di Piazza Vittorio

Cominciamo con una domanda sull’Orchestra Todos di Lisbona per far conoscere meglio in Italia questa tua creatura.

Alcuni anni fa siamo andati con l’OPV a fare un concerto a Largo do Intendente a Lisbona, nel quartiere Martim Moniz, ai piedi della Mouraria, una piazza dove c’è molta emigrazione, ma molto degradata, con prostituzione e spaccio di droga. Il Festival Todos, che ci ospitò quell’anno, fece un esperimento. Cercò di portare uno spettacolo in quella piazza dove i Lisbeoti non andavano, perché era veramente pericolosa. Fu proprio un esperimento difficile, cruciale. Prima di iniziare il concerto eravamo un po’ scoraggiati perché non c’era nessuno. Appena cominciammo a suonare scoprimmo che tutto il pubblico era talmente impaurito che era nascosto nei bar e nei locali intorno alla piazza. Una volta iniziata la nostra musica uscirono tutti e la piazza si riempì. Uno spettacolo curioso che alla fine ebbe un grande successo. L’orchestra sul palco e le persone nella piazza si somigliavano, perché sotto o sopra erano persone che venivano da tutte le parti del mondo. Lisbona è una delle città più cosmopolite d’Europa. Quel tipo di diversità l’ho visto solo a New York. Fu proprio una serata magica. C’era il Sindaco di Lisbona che annunciò avrebbe portato in quella piazza i suoi Uffici per dare un segno forte, per far capire che quella zona sarebbe stata recuperata. Ora la zona è completamente diversa, c’è una splendida piazza, ben curata ed attrezzata, per cui ogni sera si può assistere ad una spettacolo. Quella sera il Sindaco e gli organizzatori mi chiesero se avessi voglia di creare un’orchestra con gli immigrati di Lisbona. Dissi di si perché sono innamorato della città. Mi vengono spesso momenti di nostalgia. Abbiamo cominciato a lavorare con i musicisti ed in un anno l’Orchestra ha esordito con grande successo. Ed è diventato un fatto della città. Ogni volta che suona ci sono 1000/1200 spettatori paganti. Ha suonato nei posti più importanti della città e di altri paesi. E’ venuta anche in Italia e spero di portarla ancora. – E poi scherzando – L’OPV è come la moglie ufficiale cui si torna sempre e Todos è un po’ come un’amante, dalla quale si corre per delle scappatelle.

Come hai contattato i primi musicisti?

Questa esperienza è stata un po’ come quella dell’Orchestra di Piazza Vittorio. Fortunatamente l’ho fatta insieme a Pino Pecorelli,contrabbassista dell’OPV, al quale ho ora affidato il progetto completamente. Abbiamo trovato un musicista italiano,Francesco Valente, che vivendo a Lisbona ci ha dato una mano enorme a cercare i musicisti. Poi Lisbona è una città molto più piccola e più

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agibile di Roma e si fa presto ad incontrarsi. Il progetto è durato circa un anno. Noi andavamo ogni tanto per provinare i musicisti ed aggiornare il repertorio.

Che tipo di repertorio?

Abbiamo subito scoperto che tra i cantanti c’era un autore straordinario, un capoverdiano e con lui abbiamo scelto due canzoni di Capoverde. Altro repertorio l’abbiamo scelto insieme con Pino Pecorelli. Ad esempio una canzone napoletana Jesce sole del ‘600 che ha affinità con la lingua portoghese e con il fado. Abbiamo poi pescato nei repertori delle colonie portoghesi. L’OPV ha una matrice linguistica più internazionale. Invece in Todos tutti parlano e cantano in portoghese e la matrice linguistica è quindi più uniforme.

Quali sono le differenze tra Lisbona e Roma, anche in considerazione della tua esperienza?

Le due città sono molto differenti. Lisbona è una metropoli in tutti i sensi, dove passano spettacoli straordinari, perché fa parte di un circuito europeo, con Madrid, Milano, Berlino, ma ha anche la bellezza di una città dove non è arrivata la globalizzazione in maniera violenta. E’ cosmopolita ma non globalizzata. Roma ormai è come tutte le altre città. I negozi sono uguali come a Parigi o Londra o New York. A Lisbona invece ancora puoi trovare gli artigiani, prodotti locali e antichi ristoranti con piatti caratteristici del luogo. Per me è stato più facile lavorarci e viverci. Inoltre enorme è stato il coinvolgimento del territorio. Simile per Roma e Lisbona. Mentre l’OPV è nata grazie ad una associazione che si chiama Apollo 11, a Lisbona Todos è nata grazie alle associazioni del barrio Martim Moniz e della Mouraria ed al gran lavoro del Direttore del Festival omonimo.

Parliamo ora del “Flauto Magico” che tra poco dirigerai al Teatro Olimpico.

Daniele Abbado, direttore del Teatro di Reggio Emilia, stava organizzando un Flauto Magico di strada, per cui in ogni piazza c’era un momento di questa opera. A noi aveva detto di fare l’ouverture fino a quando arriva Papageno. Sono rimasto molto in dubbio. Poi con Leandro Piccioni ci è venuta l’idea di considerare l’opera come fosse una favola tramandata oralmente e non scritta in ogni paese. Per cui ci siamo immaginati le trasformazioni che avrebbero avuto le arie di Mozart, passate di bocca i bocca, tra i musicisti dei vari paesi. Così siamo partiti per scrivere il nostro Flauto Magico con grande rispetto per le partiture originali ma anche con una sfrontatezza e spregiudicatezza per le libertà che ci siamo presi. Anche critici importanti hanno comunque apprezzato la nostra interpretazione e trasposizione.

La sintesi che avete fatto venir fuori dalla fusione di una musica classica d.o.c. e la musica popolare potrebbe però mostrare alcune conflittualità. Come quando si incontrano nell’uomo la parte razionale e quella istintuale, che fanno sempre fatica a mescolarsi nella giusta misura.

L’intenzione era esattamente quella di un mix calibrato, se l’intento è stato raggiunto lo dovrebbe dire chi ascolta. Ecco anche perché l’ho chiamata Orchestra e non banda o musica folk. Quando sono nate le due orchestre OPV e Todos lo scopo è stato sempre lo stesso: quello di mischiare musiche molto diverse. A me non interessavano forme di solidarietà o scambiarci il segno di pace. A me interessava il fatto musicale. Musicisti che venivano dalla musica classica, dal jazz, dal rock, dal folk e potevano fondere insieme le loro esperienze, la loro musicalità. Volevo veramente avere tanti colori nella mia tavolozza.

I musicisti che hai trovato erano professionisti, suonavano in qualche locale o per strada ?

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Tra i miei sodali ci sono musicisti di grande valore in assoluto. Comunque la musica folk è molto difficile da suonare e bisogna essere molto bravi. Ad esempio i musicisti di strada debbono avere un grande talento per acchiappare persone distratte che vanno per i fatti loro. Molto più facile farlo sul palco di un teatro dove la gente è seduta ed attenta. Comunque l’OPV è diventata un complesso laboratorio permanente. E’ durata più di 10 anni perché i musicisti la sentono propria, perché partecipano attivamente anche alla scrittura, agli arrangiamenti, a tutto.

Nuove proposte o progetti?

Stiamo lavorando ad una Carmen che esordirà a giugno a Lione per il festival Les nuits de Fourvière che ha finanziato il progetto insieme al Teatro dell’Opera di Saint-Etienne. Questo è un esperimento ancora più ardito nel suo mix di musica colta e musica folk. Ci saranno due orchestre, una classica e l’altra composta di musicisti di aree gitane, dalla Ranja alla Romania, dalla Spagna alla Turchia, ecc..