Museo Ducati - Museimpresa Ducati Storia e futuro, sfide e successi, visione e determinazione: il...

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Museo Ducati Storia e futuro, sfide e successi, visione e determinazione: il Museo Ducati è un viaggio nel mito che ripercorre i 90 anni dell’Azienda, celebre nel mondo per stile, performance e ricerca della perfezione. Ogni prodotto, un’opera d’arte. Una storia raccontata attraverso un linguaggio composto da forme e colori, enfatizzata da allestimenti diafani ed eterei. Un’avventura intensa, in cui ogni moto esposta diventa una vera e propria opera d’arte da vivere. Il nuovo Museo Ducati si caratterizza per un concept molto moderno in cui domina il colore bianco, per offrire al prodotto il centro della scena, senza distrazioni. Ogni moto esposta è un’opera d’arte, una storia raccontata con un linguaggio fatto di forme e colori ed enfatizzato da installazioni dedicate; inoltre, nel nuovo Museo Ducati si respira tutta la brand identity della Ducati fatta di Style, Sophistication and Performance. Nella sua nuova veste, il Museo Ducati è un viaggio nel mito Ducati, nel cuore di un’azienda in cui ciascun prodotto è pensato, disegnato e realizzato per regalare emozioni uniche.

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Museo Ducati Storia e futuro, sfide e successi, visione e determinazione: il Museo Ducati è un viaggio nel mito che ripercorre i 90 anni dell’Azienda, celebre nel mondo per stile, performance e ricerca della perfezione.

Ogni prodotto, un’opera d’arte. Una storia raccontata attraverso un linguaggio composto da forme e colori, enfatizzata da allestimenti diafani ed eterei. Un’avventura intensa, in cui ogni moto esposta diventa una vera e propria opera d’arte da vivere. Il nuovo Museo Ducati si caratterizza per un concept molto moderno in cui domina il colore bianco, per offrire al prodotto il centro della scena, senza distrazioni. Ogni moto esposta è un’opera d’arte, una storia raccontata con un linguaggio fatto di forme e colori ed enfatizzato da installazioni dedicate; inoltre, nel nuovo Museo Ducati si respira tutta la brand identity della Ducati fatta di Style, Sophistication and Performance. Nella sua nuova veste, il Museo Ducati è un viaggio nel mito Ducati, nel cuore di un’azienda in cui ciascun prodotto è pensato, disegnato e realizzato per regalare emozioni uniche.

Il nuovo Museo Ducati ha un’intera area dedicata ad alcune moto stradali più iconiche che hanno fatto grande la storia dell’Azienda. Ed è qui che il cosiddetto “prodotto di serie” è raccontato nella sua interezza, ossia come progetto ideato e sviluppato in contesti tecnologici, economici e sociali ben precisi. Da qui la nuova narrazione proposta dal Museo, che si articola lungo tre diversi percorsi: la storia delle moto Ducati di serie e il contesto socio-culturale in cui si inseriscono; la storia del racing attraverso l’esposizione delle moto da corsa e dei trofei vinti; l’ultimo percorso racconta i ‘Ducati moments’ ovvero fatti, persone, innovazioni tecnologiche che hanno fatto la storia Ducati, e infine i ‘Ducati heroes’ che sono i piloti della Ducati, i suoi eroi. “ Il percorso museale inizia con un cenno alle origini dell’azienda, per poi passare all’area dedicata ai prodotti di serie che ospita, suddivise in quattro sale, 19 moto di cui alcune mai esposte prima. In ogni sala le moto hanno a corredo le relative schede tecniche, quelle dei singoli componenti esposti, l’installazione artistica che enfatizza il prodotto. Sala 1926 – 1945 Radio Brevetti Ducati sull’onda di Marconi Nel primo ‘900 a Bologna c’è un gran fermento sul settore elettronico. Guglielmo Marconi è osannato in tutto il mondo per l’invenzione della radiotelegrafia. Così Ducati proprio dalla radio inizia la sua epopea. Adriano Cavalieri Ducati brevetta un trasmettitore a onde corte, con cui riesce a collegarsi con gli Stati Uniti. Insieme ai fratelli Bruno e Marcello, il 4 luglio 1926, costituisce la Società Scientifica Radio Brevetti Ducati. L’azienda produce il piccolo condensatore Manens, assemblato in un alloggio con due operai e una segretaria. Il successo è strepitoso: in 10 anni Ducati dà lavoro a migliaia di operai e inaugura un grande stabilimento a Borgo Panigale. Con la guerra, però, l’impianto diventa obiettivo dei bombardamenti Alleati, che il 12 ottobre 1944 lo distruggono. Dalle sue macerie partirà la riconversione al settore motoristico e la nuova era Ducati.

Sala 1946-1960 SALA 2 Ducati rimette in moto l’Italia Negli anni della ricostruzione post bellica l’Italia rinasce. Il boom economico tocca tutti i settori, con un’espansione produttiva e uno sviluppo tecnologico senza precedenti. L’aumento di occupazione e redditi stimola una nuova propensione ai consumi. Cambiano stili di vita e costumi degli italiani e il bisogno di mobilità è tra i primi a venire soddisfatto dal crescente benessere. Nell’immediato dopoguerra, i micromotori applicabili a qualsiasi bicicletta sono perfetti per una motorizzazione d’emergenza. Il Cucciolo Ducati diventa un fenomeno sociale, riavvicinando una nazione che ha necessità di muoversi e di incontrarsi. Con la motorizzazione di massa degli anni ‘50, sono invece motoleggere e scooter a portare gli italiani in fabbrica o a far compere. Ma il successo delle corse motociclistiche su strada inizia presto a insinuare il desiderio di velocità, al di là di un mezzo di trasporto economico e affidabile. Cucciolo Un piccolo motore per ripartire Il Cucciolo è il primo prodotto motociclistico assemblato in Ducati. Dopo la distruzione bellica, lo stabilimento elettrotecnico ha bisogno di riprendere l’attività. Nel 1946 inizia così a costruire su licenza un micromotore, perfetto per spostarsi nel dopoguerra. L’idea di applicare alle bici questo motore ausiliario da 48 cc è del torinese Aldo Farinelli, su progetto di Aldo Leoni. Pratico, compatto ed economico, il Cucciolo ha ciclo a quattro tempi e cambio a due marce; raggiunge i 50 km/h e ne fa 100 con un litro di benzina. Un successo che varca presto i confini. Installazione - Il concept di questa installazione è la rappresentazione dell’internazionalità del Cucciolo Ducati e per estensione dell’azienda stessa fin dal 1946. Da qui la scelta di esibire una riproduzione del cucciolo a New York con stampa su un materiale e atto a trasmettere il mood di una foto d’epoca. A supporto un filmato storico con trattamento emozionale che propone uno spezzone di Pane, Amore e Fantasia, film di Comencini del 1953 in cui De Sica è alla guida del Cucciolo.

Ducati 60 La prima motocicletta La Ducati 60 rappresenta la prima moto completa realizzata dalla casa di Borgo Panigale. Da produttore su licenza di motori ausiliari, l’azienda diventa un vero costruttore motociclistico. La motoleggera include tutte le prerogative delle due ruote del tempo: economica, confortevole e leggera (45 kg). Il motore è una elaborazione del Cucciolo: un sofisticato quattro tempi, capace di percorrere fino a 90 km con un litro di benzina. Nei manifesti d’epoca è evidente la volontà di promuoverla anche tra il pubblico femminile. Installazione - Alla prima motocicletta Ducati l’azienda dedicò un investimento in comunicazione: fu il primo prodotto ad essere pubblicizzato e, dettaglio ben visibile dalle rappresentazioni dell’epoca, rivolto anche ad un pubblico femminile. L’installazione riproduce alcuni degli annunci dell’epoca con una tecnica di stampa che richiama il periodo di riferimento.

Ducati 60

125 Sport Velocità alla portata di tutti La 125 Sport è una delle prime Ducati da strada disegnate dall’ingegner Fabio Taglioni, dopo il suo approdo in Ducati. La moto adotta soluzioni tecniche derivate direttamente dalla Gran Sport “Marianna“ da corsa. In particolare, il motore è dotato di un sistema di distribuzione a coppie coniche, che vede il debutto vincente proprio al Motogiro D’Italia. I successi nelle popolarissime gran fondo dell’epoca trascina in cima alle classifiche di vendita la 100 e 125 Sport, definite non a caso “il miracolo del Motogiro“. Installazione - La prima moto stradale che si ispira alle soluzione tecniche del racing e introduce quindi nell’immaginario comune il tema della velocità legato alla motocicletta da strada. L’installazione suggerisce il dinamismo ed il movimento veloce, richiamandone visivamente una codifica riconoscibile e al tempo stesso artistica grazie all’allestimento e ai materiali.

125 Sport

175 T Il giro del mondo su Ducati La 175 T è protagonista di una delle più mirabolanti imprese Ducati. Nel 1957 Leopoldo Tartarini e Giorgio Monetti compiono un raid di 60mila km intorno al mondo, in sella alla nuova moto. Un viaggio concepito come un’originale forma di promozione. L’avventura attraverso 5 continenti e 36 nazioni impegna i due piloti per un anno intero e rende popolarissima Ducati. Confermando l’affidabilità di questa monoalbero da 14 CV discendente della Marianna. Installazione - Il giro del mondo. La Ducati 175 T fu la prima moto a partecipare e a portare a termine un giro del mondo e I piloti Tartarini e Monetti, erano due dipendenti Ducati e l’azienda sfruttò l’occasione del giro del mondo per lanciare il prodotto. L’installazione evoca proprio il percorso effettuato attraverso elementi materici e suggestivi. A supporto un video con contenuto di carattere storico/documentale trattato in maniera creativa, in linea con il mood del museo.

Siluro 100 Una moto da primato Il 30 novembre del 1956, sul circuito ovale di Monza la Ducati 100 Siluro conquista ben 46 record mondiali di velocità. Guidata da Santo Ciceri e Mario Carini la moto è basata su una Gran Sport Marianna con motore da 98 cc. Pochi gli interventi meccanici sul progetto originario di Taglioni, mentre più significativa è la carenatura in lega d’alluminio, per garantire la massima penetrazione aerodinamica. I record vanno dal chilometro ai 1000 km, con primati conquistati anche in categorie superiori, fino a 250 cc. Installazione – L’installazione commemora i record del mondo vinti dal Siluro e ripropone una foto dell’epoca su materiale atto a trasmettere il carattere storico/documentale.

Siluro 100

Sala 1961-1989 SALA 3 Dal sogno americano alle maxi moto Gli anni ’60 aprono un’epoca a tinte forti. Dal progresso tecnologico, con la corsa allo spazio e lo sviluppo dei computer; all’esplosione della creatività, dalla musica rock al cinema della New Hollywood e la Pop Art. Sono tempi di nuove libertà, trasgressioni e lotte per gli ideali. La diffusione di massa dell’automobile sottrae alla motocicletta il ruolo sociale di mezzo di mobilità. Sul modello dei bikers americani, si afferma un uso della moto come strumento di espressione delle giovani generazioni: la compagna di viaggio di uno stile di vita on the road. Dagli anni ’70, con l’avvento delle maxi moto, si accentua la funzione di oggetto ludico: un vero e proprio attrezzo sportivo, ancora più evidente con il successo delle supersportive negli anni ‘80. La moto assume così, nell’immaginario collettivo, la connotazione di veicolo votato al divertimento e alla libertà, che non ha più lasciato. 450 Scrambler Icona ribelle Ideato per muoversi anche fuori strada, diventa presto un must per i giovani in cerca di nuove vie. Scrambler nasce nel 1962, quando l’importatore americano Joe Berliner richiede una moto da “dirt track” destinata ai clienti degli States. Manubrio largo e pneumatici per lo sterrato si abbinano, dal 1968, a un serbatoio a goccia e a colori innovativi. Il fenomeno Scrambler esplode anche in Italia, diventando la moto più desiderata dalle nuove generazioni, grazie a una ciclistica agile, un motore versatile e una linea inconfondibile. Installazione – L’installazione evoca il mood e le icone di quegli anni attraverso un collage di immagini rappresentative.

750 GT La prima maxi moto Gli anni ‘70 consacrano le maxi moto nel mercato mondiale delle due ruote. Per contrastare le case giapponesi l’ingegner Fabio Taglioni progetta un nuovo motore bicilindrico a L a coppie coniche, in grado di eccellere sia in strada che su pista. Entrata in produzione nel 1971, la 750 GT è la prima bicilindrica stradale Ducati. Rude e possente, sarà la base per la versione SuperSport Desmo del 1973, esposta al Guggenheim tra le moto più belle di sempre. Installazione - L’installazione sottolinea l’importanza della «voce Ducati» attraverso la trasformazione in materia dell’onda sonora prodotta dal suono del motore. L’onda sonora si materializza a parete a partire dalla sua rappresentazione astratta che viene mostrata nel monitor a fianco.

750 GT

Traliccio Cuore d’acciaio Insieme al motore bicilindrico e al sistema desmo, il telaio a traliccio è una delle tradizionali colonne portanti di Ducati. Il primo telaio a traliccio tubolare d'acciaio compare nel 1979 sulla 500 Pantah. L’anno successivo viene riprogettato da Taglioni per la 600 TT2 da corsa, portandolo ad appena 7 kg. Installazione - L’installazione vuole suggerire una similitudine tra la conformazione del telaio ed un’ipotetica costellazione, che, come le stelle, guida la progettazione Ducati.

750 F1 Temperamento italiano Il rinnovamento tecnico di Ducati, iniziato con la serie Pantah, tocca il suo apice nel 1985, con il lancio della 750 F1. Il modello rappresenta un pilastro nella storia del marchio: l’estremizzazione della moto super sportiva. La 750 F1 sfrutta la ciclistica da corsa in uso sulle Ducati TT1 e TT2 e diviene compatta, maneggevole e veloce, con un gusto tutto italiano sottolineato dalla livrea tricolore. Si tratta del canto del cigno di Fabio Taglioni, che si ritira con l’ultimazione del progetto. Installazione - L’installazione amplifica e sottolinea il concetto di italianità attraverso la stilizzazione di una bandiera di cui si simula il movimento. 750 Paso Rossa per sedurre La Paso 750 è la prima Ducati progettata da Massimo Tamburini. Il designer riminese le regala una linea avvolgente e dinamica, rilanciando il concetto di moto da turismo. Il nome è un tributo a Renzo Pasolini, indimenticato pilota scomparso in gara, a Monza nel 1973. Prodotta quasi totalmente in tonalità rossa, diventa un simbolo del design degli anni ’80 e decreta per il marchio l’ingresso nel campo dell’industrial design. Il suo colore lancia inoltre il “rosso corsa”, che contraddistingue tuttora le sportive Ducati. Installazione - La ricercatezza nel design e la forza del rosso della prima moto progettata da Tamburini viene ribadita attraverso la riproduzione dei disegni e degli studi effettuati. Cagiva Elefant Rombo Ducati alla Dakar La Elefant motorizzata Ducati dal 1984 è una protagonista dei raid africani, come la Parigi-Dakar, il Rally Atlas in Marocco e quello dei Faraoni in Egitto. Preparato dal reparto corse di Borgo Panigale, il bicilindrico a L Ducati monta pistoni speciali, frizione rinforzata e particolari in magnesio. Con 904 cc e 52 CV può superare i 200 km/h nei lunghi tratti desertici della gara più massacrante e famosa del mondo. Il successo alla Dakar arriva con Edi Orioli nel 1990, bissato dallo specialista italiano nel 1994. Installazione - Evoca la partecipazione della Cagiva all’epica impresa della Parigi - Dakar. Il monitor associato all’installazione riproduce un documentario dell’epoca.

Sala 1990-2002 SALA 4 Le moto iconiche dello stile italiano Gli anni ‘90 danno avvio a un periodo segnato dalla fine delle ideologie politiche e da una decisa accelerazione tecnologica nell’informatica e nella telefonia mobile. E’ l’epoca di internet e della globalizzazione, ma anche di una società post-consumistica in cui i beni non soddisfano solo più dei bisogni, ma concorrono a costruire l’identità di chi li acquista. Questi aspetti emozionali e simbolici emergono anche nel mondo delle due ruote, a discapito della serialità e dell’omologazione di massa. La moto diventa sempre più un oggetti premium, carico di passione, da godere nel tempo libero; e un mezzo identitario, come uno status symbol. Si fanno così strada le più sofisticate tecnologie, lo stile e il design, capisaldi del Made in Italy. L’arte incontra la motocicletta, dando vita a icone immortali come il Monster e la Ducati 916.

Monster 900 Rigorosamente naked Riportare la moto alla sua essenza. Da questa intuizione del designer argentino Miguel Galluzzi nasce il Monster 900. Non la prima moto senza carena, ma la capostipite delle nude sportive, tanto che per identificarla si afferma il termine “naked”. Il telaio è quello della Superbike 851, mentre il motore è il Desmodue da 904 cc di derivazione Supersport. Col suo serbatoio a gobba, il manubrio basso e un grande faro tondo, il Monster diventa presto un oggetto di culto, anche grazie alle molteplici possibilità di personalizzazione. Installazione – L’installazione si materializza in una wordcloud ispirata alle parole chiave che rappresentano il Monster a simboleggiare il mondo di appartenenza della moto. Accanto, una disposizione creativa delle riproduzioni dei serbatoi del Monster rende invece omaggio ad uno dei componenti simbolo del modello e sottolinea uno dei plus del prodotto: la personalizzazione.

Monster 900

916 Cromosomi da star “La moto più bella degli ultimi 50 anni” (MCN, 2014): pochi altri modelli hanno ottenuto riconoscimenti comparabili. La 916, capolavoro del designer Massimo Tamburini, promuove la motocicletta ad autentica opera d’arte. Da guidare certo, ma soprattutto da ammirare. L’equilibrio e la compattezza dei volumi, le linee eleganti e il raffinato design di ogni componente conquistano da subito il cuore degli appassionati di tutto il mondo. E rendono la 916 un vero spartiacque nella storia delle moto sportive. Installazione - Con la 916 si concretizzano i valori fondanti del brand Ducati: style, sophistication and perfomance, comunicati attraverso la metafora del DNA. Il monitor in corrispondenza della moto riproduce un video a supporto dell’installazione e del concept. 851 Tricolore Salto generazionale Sviluppata inizialmente per le corse, la 851 è la madre di tutte le moderne Superbike Ducati. Il sogno di Gianluigi Mengoli e Massimo Bordi prende forma nel 1986 con il 748 IE: un motore bicilindrico con 4 valvole per cilindro raffreddato a acqua, e dotato, primo fra le moto, di iniezione elettronica. Ma è due anni più tardi che, portato a 851 cc, il motore Desmoquattro apre un nuovo capitolo nella storia del marchio di Borgo Panigale. Nasce così la prima Ducati bicilindrica stradale a montare il motore a 4 valvole. Installazione - Una riproduzione di un disegno tecnico del motore a simboleggiare la rivoluzione apportata nel mondo Ducati da questo prodotto. 900 Superlight Elogio della levità La leggerezza nelle moto è un valore, perché garantisce guidabilità e sicurezza. La 900 Superlight anticipa di vent’anni la ricerca estrema verso la riduzione di peso, alla base del progetto 1199 Superleggera. La Superlight compare nel 1992 come edizione limitata della 900 Supersport, uno dei modelli Ducati più in voga. E’ caratterizzata da numerosi componenti in fibra di carbonio e da cerchi in magnesio, materiali impiegati all’epoca solo su moto da competizione. Installazione – Il marchio della moto realizzato in plexy satinato, un materiale che evoca la leggerezza e la trasparenza, a ribadire il concept di una moto.

Sala 2003- ad oggi SALA 5 Un mondo con la moto al centro Nel Mondo odierno, sempre più interconnesso, i cambiamenti sono ancora più veloci. La tecnologia dei dispositivi mobili è lo specchio di una realtà in perenne movimento e la comunicazione sui social network riflette relazioni in continua trasformazione. Torna la voglia di esprimere la propria identità e di fare comunità. Anche andare in moto diventa un’esperienza da condividere, un mezzo di relazione con il proprio gruppo. Da qui i raduni motociclistici, come il World Ducati Week; e si assiste a fenomeni come il successo dello Scrambler, con la sua carica espressiva. Elettronica evoluta, ricerca della sicurezza, miglioramento del confort e aumento delle prestazioni fanno ormai della motocicletta un oggetto tecnologicamente avanzato e interattivo. Ma resta la passione per un’esperienza vera, inimitabile e adrenalinica: come una moto rossa con cui sfrecciare per le strade e le piste di tutto il mondo. Multistrada 1200 La moto si fa in quattro Sport, Touring, Urban, Enduro: letteralmente quattro moto in una. Con la Multistrada 1200 basta un pulsante per materializzare le fantasie del motociclista. Moltiplicando l’innata versatilità della Multistrada 1000 del 2003, Ducati sviluppa un modello che cambia il concetto di multibike. Più sportiva e potente, ma senza rinunciare al comfort e alla semplicità d’uso. Una moto in grado di affrontare al meglio tutti i tipi di percorso e di fondo stradale e ogni genere di utilizzo. Installazione – L’installazione si materializza attraverso una mappa topografica per sottolineare le quattro modalità d’uso della Multistrada 1200: la moto sportiva, la granturismo, la moto urbana e l’enduro stradale. Desmosedici RR La MotoGP mette la freccia Prendere una GP6, accendere le luci, mettere la freccia e uscire dal paddock: questa la coraggiosa idea alla base della Desmosedici RR. Derivata direttamente dalla Desmosedici del Team Ducati corse, è la prima moto stradale replica di una MotoGP. Il design e l’aerodinamica sono fedeli alla versione da corsa. Così pure l’equipaggiamento, i materiali, la filosofia costruttiva e le caratteristiche tecniche del potente quattro cilindri desmodromico a V di 90°. Installazione – Il cordolo stilizzato esprime la derivazione di questo prodotto dal mondo racing.

1098 Progettata per il cronometro Il design e l’assetto della 1098 sono frutto dell’associazione fra tecnologia di gara, componenti derivati dalla pista e tradizione Ducati. Lo spirito racing prende così forma e la 1098 colpisce subito per l’aspetto determinato e grintoso. Caratteristici elementi Ducati, come codone alto, avantreno compatto, doppi silenziatori sotto sella e forcellone monobraccio, si ritrovano in un progetto in cui ogni dettaglio è studiato e rifinito fino all’essenziale, incrementando al massimo leggerezza e prestazioni. Installazione - L’installazione gioca con delle trasparenze e delle riproduzioni di linee di design attraverso la stampa su plexy trasparente di uno schizzo realizzato dal designer della moto. 1199 Superleggera La leggerezza dell’essere Con la Superleggera 1199, Ducati impone nuovi parametri di riferimento al mondo delle moto di produzione. Vengono utilizzati i materiali più leggeri e resistenti: magnesio, fibra di carbonio, titanio, litio e alluminio, impiegati su moto da gara, e la più sofisticata tecnologia disponibile. Così Ducati raggiunge un nuovo traguardo: una potenza di oltre 200 CV e un peso record di appena 155 kg a secco. Una Superbike che offre il massimo in termini di sofisticazione, prestazioni ed emozioni di guida. Installazione – L’installazione esplicita il concept della moto attraverso un knolling fotografico e l’esposizione di alcuni dei suoi componenti caratterizzati per la loro leggerezza.

Area Scrambler Al brand Scrambler viene dedicata un’apposita area espositiva. Volutamente separati ma al tempo stesso connessi con il museo, l’installazione e l’allestimento si ispirano al mondo ed al linguaggio caratteristici Scrambler. Scrambler Icon Nuovo spirito libero I valori di un’icona senza tempo in una reinterpretazione contemporanea. Scrambler ritorna con la sua carica di anticonformismo, accessibilità e gioia di vivere. E rinasce come un nuovo brand Ducati. Tutta la famiglia Scrambler rappresenta un approccio all’universo motociclistico che non guarda solo alla performance e alla tecnologia, ma ne esalta la libera espressione e il divertimento. Incarna il mix perfetto fra tradizione e modernità: un passo verso l’essenza più pura del motociclismo.

Scrambler Icon

Ducati Moments

1949 – CUCCIOLO RACING I primi successi sportivi di Ducati vedono il Cucciolo protagonista, in gare per micromotori disputate su circuiti cittadini italiani. La più antica vittoria documentata è di Mario Recchia, che il 15 Febbraio 1947 s’impone nel Gran Premio di Viareggio. Nel 1950 sulla pista di Monza, il Cucciolo ottiene inoltre svariati record mondiali di velocità per la classe 50, con Ugo Tamarozzi e Glauco Zitelli. 1956 – GRAN SPORT 125 MARIANNA FRANCO FARNÉ La Marianna, prima moto progettata dall’ingegner Fabio Taglioni in Ducati, debutta nelle gare di Gran Fondo su strada nel 1955. Al Motogiro d’Italia il modenese Gianni Degli Antoni conduce alla vittoria la Gran Sport, nella versione con motore da 100 cc. Nel 1956 in sella al modello potenziato a 125 cc c’è invece Giuliano Maoggi, che conquista il primo posto nella classifica assoluta del Motogiro.Negli stessi anni la Marianna s’impone anche nella popolare corsa Milano-Taranto.

1958 - 175 F3 FRANCESCO VILLA La Ducati 175 F3 può essere considerata un’antesignana delle moderne Superbike: una moto nata per correre fra le derivate dalla serie. Sviluppata sulla base della 175 Sport stradale, la moto ntrionfa per la prima volta al Gran Premio delle Nazioni del 1957, sul circuito di Monza. A pilotarla è Francesco Villa, ex meccanico del reparto corse. La 175 F3 torna poi al successo a Monza anche nel 1959 e nel 1960. 1959 - 125 GP DESMO BRUNNO SPAGGIARI La 125 GP, progettata da Fabio Taglioni, è la prima Ducati ad adottare la distribuzione desmodromica. Esordisce nel 1956 con la vittoria di Gianni Degli Antoni nel Gran Premio di Svezia a Hedemora. L’anno successivo sfiora il titolo iridato con Alberto Gandossi, vittorioso in Belgio e Svezia, e si aggiudica quello italiano con Bruno Spaggiari. Nel 1959 s’impone nel Gran Premio dell’Ulster grazie a un giovane Mike Hailwood, che conclude terzo il Mondiale 125. 1960 - 250 GP DESMO MIKE HAILWOOD La 250 bicilindrica Desmo è tra le prime moto da corsa sviluppate da Fabio Taglioni dopo il disimpegno ufficiale di Ducati dalle competizioni. Viene preparata in esclusiva per Mike Hailwood, che l’anno precedente ha ottenuto i suoi primi successi con la 125 GP. Sulla nuova moto Hailwood conquista numerose vittorie nel campionato inglese, dando inizio alla leggenda di “Mike the Bike”. Uno dei più grandi campioni di sempre, che nel 1979 concluderà la carriera in sella a una Ducati. 1971 - 500 GP BICILINDRICA BRUNO SPAGGIARI Ducati ritorna alle competizioni ufficiali su pista solo negli anni ‘70, dopo un decennio di partecipazioni attraverso scuderie private. Per potersi misurare con i migliori, l’ingegner Taglioni realizza la 500 Grand Prix, prima moto da corsa del marchio dotata di motore bicilindrico a L di 90°. La moto prende parte al Campionato Mondiale classe 500 con Phil Read e diventa la base per realizzare la prima bicilindrica stradale Ducati: la 750 GT. 1972 - 750 IMOLA DESMO PAUL SMART Nel 1972 a Imola si corre la prima edizione della 200 Miglia, formula americana di successo per le moto derivate dalla serie. Sulla base della nuova 750 GT, Fabio Taglioni allestisce una moto da corsa con motore bicilindrico a L dotato di sistema desmodromico. La 750 Imola Desmo sbaraglia la concorrenza, conquistando primo e secondo posto, con Paul Smart e Bruno Spaggiari, davanti a 75 mila spettatori.

1975 - 750 SS DESMO FRANCO UNCINI L’eco del successo del 1972 alla 200 Miglia di Imola è tale che Ducati decide di realizzare una versione stradale della 750 desmodromica. Nel 1973 vede così la luce la 750 Super Sport Desmo, che diventa protagonista dei campionati nazionali italiani per le moto derivate dalla serie. Nel 1975 Franco Uncini si aggiudica il titolo italiano nella classe 750. Nel 1977 Cook Neilson conquista con la 750 SS la mitica 200 Miglia di Daytona. 1978 - 900 SS IOM TT MIKE HAILWOOD Nel 1978 all’Isola di Man, Ducati scrive una pagina memorabile nella storia del motociclismo. Il contesto è il Tourist Trophy, gara unica per il titolo mondiale Formula TT per derivate di serie. A compiere l’impresa è Mike Hailwood, che torna alle corse dopo dieci anni di inattività. Decide di farlo su Ducati, con cui aveva iniziato la carriera. In sella alla 900 Super Sport preparata dal team NCR, il campione britannico s’impone a 38 anni rovesciando ogni pronostico. 1981 - 600 TT2 WALTER CUSSIGH La 600 TT2 è la prima moto da corsa della casa di Borgo Panigale a montare il motore Pantah da 600 cc con il comando della distribuzione a cinghia. Altra novità è il telaio a traliccio, in origine concepito per la 500 Pantah stradale del 1979. Dal 1981 al 1984, la 600 TT2 conquista ben quattro titoli Mondiali consecutivi, guidata dall’inglese Tony Rutter, e due campionati italiani con Walter Cussigh e Massimo Broccoli. 1986 - 750 F1 MARCO LUCCHINELLI La 750 F1, evoluzione della 600 TT2, rappresenta la fine dell’epoca progettistica di Fabio Taglioni. Rappresenta inoltre la moto del rilancio sportivo di Ducati. Con la nuova bicilindrica, Virginio Ferrari conquista il titolo Europeo F1 nel 1985. L’anno successivo s’impone alla 24 Ore di Montjuic e, con Marco Lucchinelli, a Daytona nella celebre Battle of the Twins. 1990 - 851 F90 RAYMOND ROCHE La 851 è la Ducati che lancia il nuovo motore bicilindrico a 4 valvole raffreddato ad acqua, progettato da Gianluigi Mengoli e Massimo Bordi. Debutta nel 1988 nel Mondiale per moto derivate dalla serie, vincendo subito con Marco Lucchinelli a Donington. Il 1990 è l’anno della consacrazione, con la conquista del primo titolo Mondiale Piloti da parte del francese Raymond Roche.

1991 - 888 F91 DOUG POLEN La nuova versione della 851, maggiorata a 888 cc, nel 1991 domina il Mondiale con 23 vittorie su 26 gare. È l’anno dello statunitense Doug Polen, che con 17 successi si laurea campione del mondo e consente a Ducati di vincere anche il titolo Mondiale Costruttori. Sarà solo il primo di una lunga serie, che porterà la scuderia di Borgo Panigale nell’Olimpo delle competizioni motociclistiche. 1992 - 888 F92 GIANCARLO FALAPPA Il 1992 è l’anno della conferma di Ducati nel Campionato Mondiale Superbike. Il team guidato da Franco Uncini, coadiuvato da Franco Farnè, capomeccanico fin dai tempi di Taglioni, bissa i titoli Mondiali della stagione precedente. A imporsi con la rinnovata 888 è ancora Doug Polen. Con quattro vittorie all’attivo, si mette in luce anche l’italiano Giancarlo Falappa, anche conosciuto fra i ducatisti come “Il Leone di Jesi”. SUPERMONO MAURO LUCCHIARI Questa monocilindrica a quattro tempi raffinata ed elegante è il frutto dell’ingegno del progettista Claudio Domenicali a cui il design di Pierre Terblanche ha dato forma. Creata esclusivamente per la pista, la Supermono fu realizzata in soli 67 esemplari. La grande concentrazione di tecnologia e aerodinamica ha permesso a questa moto di essere tra le più competitive della sua categoria e di vincere numerosi trofei. Nel 1993 Mauro Lucchiari conquistò il titolo europeo Supermono e Ducati il titolo costruttori. 1994 - 916 F94 CARL FOGARTY La 916 è frutto del genio di Massimo Tamburini. Una moto dal design rivoluzionario, ma dotata anche di innovazioni tecniche tali da renderla la Ducati più vittoriosa di sempre. In Superbike debutta nel 1994 con un pilota inglese che lega il suo nome a doppio filo con la casa bolognese: Carl Fogarty. Foggy vince il primo dei suoi quattro titoli, confermandosi nel 1995, 1998 e 1999, diventando così “The King”: il pilota più vincente nella storia della SBK. 1996 - 916 F96 TROY CORSER La 916 è un tale prodigio tecnologico, che vince a prescindere dal pilota. Così quando nel 1996 il campione SBK in carica Carl Fogarty lascia la Rossa, Ducati ha già tra le sue fila un degno sostituto: Troy Corser. L’australiano vince il Mondiale Piloti e col compagno John Kocinski porta in bacheca un nuovo titolo Costruttori. Inizia così l’epopea dei talenti australiani che hanno scritto alcune delle pagine più belle della storia Ducati.

2001 - 996 F01 TROY BAYLISS Il 2001 è l’ultima stagione SBK della 996 R, il modello della famiglia nata con la 916 che monta il nuovo motore Testastretta, caratterizzato da ingombri minori rispetto al glorioso Desmoquattro. Il compito di riconquistare il titolo Piloti è affidato a un australiano dal talento innato: Troy Bayliss. Esordiente con due vittorie la stagione precedente, Bayliss conquista così il primo di tre Mondiali Superbike. 2003 - 999 F03 NEIL HODGSON La 999 ha il difficile compito di sostituire la 916/996 dopo un decennio di trionfi. La bontà del nuovo progetto è evidente fin dalla prima gara, con un podio tutto Ducati. La stagione si chiude con un incredibile en plein di vittorie e Neil Hodgson che aggiunge un ulteriore titolo al palmares di Borgo Panigale. Campionato poi rivinto nel 2004 da James Toseland e nel 2006 da Troy Bayliss, rendendo la 999 la Ducati più vittoriosa dopo la 916. 2003 – DESMOSEDICI GP03 LORIS CAPIROSSI Ducati debutta nel 2003 nella massima categoria del Motomondiale. La Desmosedici, prima quattro cilindri da corsa progettata da Filippo Preziosi, si dimostra subito competitiva. Loris Capirossi sale sul podio già nella gara d’esordio a Suzuka e s’impone nel Gran Premio di Catalunya. Troy Bayliss viene invece nominato rookie dell’anno. La stagione si conclude con un sorprendente secondo posto nel Mondiale Costruttori. 2007 – DESMOSEDICI GP07 CASEY STONER La riduzione di cilindrata, da 1000 a 800 cc nella classe regina, induce Ducati a riprogettare la Desmosedici, che viene affidata a un giovane pilota: Casey Stoner. Il connubio fra la nuova moto e il talento australiano si rivela perfetto. Stoner si aggiudica dieci Gran Premi e il trionfo è completato dalla vittoria di Capirossi in Giappone. A soli quattro anni dal debutto in MotoGP, Ducati conquista il Mondiale Piloti e Costruttori. 2008 - 1098 F08 TROY BAYLISS Il 2008 è l’anno del debutto in Superbike della 1098. Ma è anche l’ultima stagione di Troy Bayliss, che chiude lasciando a Ducati e ai suoi tifosi un ultimo regalo: il terzo titolo iridato a 39 anni. L’australiano, con 52 successi in carriera, si distingue per essere il secondo pilota SBK più vittorioso di sempre e per aver messo in bacheca tre titoli Piloti con tre Ducati differenti.

2010 – DESMOSEDICI GP10 CASEY STONER La Desmosedici GP10 adotta una struttura con motore portante e telaio monoscocca in fibra di carbonio. Telaio e forcellone in carbonio sono elementi distintivi rispetto alla concorrenza. Da metà stagione, la moto scende in pista con una nuova veste aerodinamica dotata di innovative appendici laterali, riprese poi nel 2015. Con la nuova moto Casey Stoner vince tre Gran Premi e ottiene sei podi. La sua esperienza in Ducati si conclude con un quarto posto in classifica generale e un record di 23 vittorie in quattro anni. 2011 - 1198 F11 CARLOS CHECA La 1198 rappresenta l’evoluzione della 1098 e Carlos Checa è l’alfiere del team Ducati, che con essa domina il Campionato Superbike nel 2011. In un albo d’oro dominato da anglosassoni, Checa è così il primo spagnolo a scrivere il proprio nome nella leggenda del Mondiale per le derivate dalla serie. Le sue 15 affermazioni in stagione permettono inoltre a Ducati di abbattere il muro delle 300 vittorie in SBK.