Museo del Liceo scientifico A - autistici.org · In quest'ultimo caso è spesso translucido, bianco...

14
Museo del Liceo scientifico A. Avogadro MINERALI a cura del Gruppo Mineralogico Basso Canavese Scheda anagrafica n°: 30 Reperto: 37-51-52-77-85-86 Nome: Gesso Etimologia: Dal Latino Gipsum= Gesso Formula chimica: Ca S O . 2 H 2 O Composizione chimica: CaO 32,57%, SO 3 46.50%, Campione n° 51 Cherasco Campione n° 37 Brescia H 2 O 20,93 Peso specifico: Da 2,3 a 2,4 Durezza: Da 1,5 a 2 Striscia: Bianca Sistema di cristallizzazione: Campione n°85 Montiglio Campione n° 52 Cherasco Campione n° 87Brosso Monoclino I tre assi cristallografici sono tutti di differente lunghezza. Due giacciono su di un piano e sono tra loro perpendicolari; il terzo asse forma sempre un angolo diverso da 90° col piano dei primi due. In questo sistema il massimo grado di simmetria è rappresentato dalla presenza di un asse binario, un piano e un centro di simmetria mentre il minimo si ha in cristalli con solo un asse di simmetria binario.

Transcript of Museo del Liceo scientifico A - autistici.org · In quest'ultimo caso è spesso translucido, bianco...

Museo del Liceo scientifico A. Avogadro MINERALI

a cura del Gruppo Mineralogico Basso Canavese

Scheda anagrafica n°: 30

Reperto: 37-51-52-77-85-86

Nome: Gesso

Etimologia: Dal Latino Gipsum= Gesso

Formula

chimica:

Ca S O . 2 H2O

Composizione

chimica:

CaO 32,57%, SO3 46.50%, Campione n° 51 Cherasco Campione n° 37 Brescia

H2O 20,93

Peso specifico: Da 2,3 a 2,4

Durezza: Da 1,5 a 2

Striscia: Bianca

Sistema di cristallizzazione:

Campione n°85 Montiglio

Campione n° 52 Cherasco Campione n° 87Brosso

Monoclino I tre assi cristallografici sono tutti di differente lunghezza.

Due giacciono su di un piano e sono tra loro perpendicolari; il terzo

asse forma sempre un angolo diverso da 90° col piano dei primi due.

In questo sistema il massimo grado di simmetria è rappresentato dalla

presenza di un asse binario, un piano

e un centro di simmetria mentre il minimo si ha in cristalli con solo un

asse di simmetria binario.

Campione n° 86 Livorno

Campione n° 178 prov. Toscana

Campione n°

205 Marocco

Classe: Solfati.

Gruppo relativamente numeroso, con varie specie formatesi soprattutto per

alterazione di minerali metalliferi, pertanto vivacemente colorati, non

mancano solfati di calcio, come il comunissimo gesso.

Alcuni sono solubili in acqua e facilmente alterabili.

I solfati sono i sali dell'acido solforico.

Non hanno l'aspetto metallico e sono spesso teneri.

Si originano per deposito nelle acque marine, per esalazione dei vulcani e sotto l'azione

dell'acido solforico, che risulta dall'ossidazione dei solfuri, come la pirite e la marcasite.

Solfati, cromati, molibdati e wolframati sono circa 170 specie di minerali caratterizzate da

un gruppo anionico[XO4]—dove X è uno ione bivalente quale S,Cr,Mo,W.

I più importanti e diffusi sono, però, il gesso, già trattato, e i solfati anidri del gruppo della

barite: anidrite Ca[SO4], celestina Sr[SO4], barite Ba[SO4] e anglesite Pb[SO4].

Fra celestina e barite sono possibili serie continue di soluzioni solide, più limitate tra barite

e anidrite.

Trasparenza: Trasparente o translucido

Lucentezza: Vitrea, madreperlacea

Luminescenza: A volte gialla e verde ai raggi UV

Sfaldatura: Perfetta secondo (010), evidente secondo (100)

Morfologia: Cristalli limpidi tabulari, allungati (anche fino a un metro), spesso geminati a

"coda di rondine" o a "ferro di lancia";cristalli trasparenti e aggregati spatici

(selenite); aggregati finemente fibrosi di cristalli allungati satinati (sericolite); masse

granulari e compatte, talora zonate, di aspetto cereo (alabastro).

Colore bianco, grigio, giallastro o bruno.

Aggregati a rosetta, spesso inglobanti granuli di sabbia, di colore rossastro ("rosa del

deserto").

Altri caratteri di coesione: Flessibile

Solubilità: Facilmente solubile in acqua calda.

Colore: Incolore e, a seconda delle inclusioni, bianco, grigio, giallo, bruno, bluastro

Forme dei

cristalli:

Si conoscono circa settanta forme tra cui le più comuni sono quelle tabulari, prismatiche,

aghiformi, lenticolari; frequenti i geminati (a ferro di lancia)

Proprietà

chimiche e

fisiche :

Leggero, perfettamente sfaldabile in lamine e scagliette anche sottilissime, un poco

flessibili ma non elastiche; trasparente con lucentezza vitrea o sericea, spesso

madreperlacea sulle superfici e in sfaldatura.

Qualche volta è luminescente ai raggi ultravioletti.

Solubile in acido cloridrico e anche in acqua calda: abbastanza facilmente fusibile, alla

fiamma diventa torbido e opaco per perdita di acqua tra lamella e lamella

Trattamenti: Si scioglie nell'acido cloridrico diluito e molto caldo mentre questa dissoluzione è molto lenta dell'acido a freddo a volte è solubile nella glicerina. L'acido solforico concentrato e caldo lo attacca in quanto allontana l'acqua di cristallizzazione e cosi lo decompone. Estremamente tenero, non si può usare alcun tipo di strumento. L'argilla si toglie lavandolo in acqua nella quale si aggiunge un po' di ammoniaca. Le incrostazioni ferrose vengono trattate con l'acido ossalico od altri acidi organici.

Minerali

simili:

Criolite, calcite, anidrite, l'alabastro è simile al marmo ma è più caldo al tatto (cattivo

conduttore di calore)

Differenze: Durezza, sfaldatura in una sola direzione, non è effervescente in HCI

Genesi: Sedimentaria, secondaria, idrotermale.

Tipico minerale sedimentario di origine chimica: si forma in ambiente evaporitico per

precipitazione diretta da acque madri, oppure per idratazione dell'anidrite.

Può formarsi anche per sublimazione diretta da fumarole o per precipitazione da sorgenti

calde di origine vulcanica.

Anche diagenetico in blocchi concrezionari nelle argille e marne.

Paragenesi: Zolfo, salgemma, aragonite, anidrite, celestina, ecc.

Località: Numerose sono le località con depositi di gesso.

I maggiori sono di origine sedimentaria associati a rocce del permianoe del trias in RFT e

in RDT; di origine terziaria in Francia (bacino di Parigi).

Altri depositi di origine sedimentaria si trovano in Austria (regione di

Salisburgo) e in Polonia (regioni di Wieliczka e di Bochnia) dove si accompagnano a

depositi salini.

Cospicui depositi di gesso si trovano in URSS nelle formazioni del permiano (Rep.

Asiatiche dei Bachkir e dei Tartari); i numerosi depositi degli Stati Uniti (New York,

Kansas, Michigan, Nuovo Messico, Colorado, ecc.) spesso sono associati ad anidrite ed a

banchi di sale.

Il gesso forma spesso cristalli e druse meravigliosi, come quelli della RDT (Eisleben,

Fórste nell'Harz); cristalli che superano i 10 metri sono stati trovati in Messico (Naica,

Chihuahua), descritto da pagina 5 in Cile (Braden),

I cristalli

americani:

Nell'Utah (Fremont River Canyon, nella Wayne.) sono stati trovati

enormi cristalli, fino a oltre un metro di lunghezza, perfettamente incolori e trasparenti, ma il

"record" di lunghezza per un cristallo di gesso (oltre tre metri) sembra appartenere a una

miniera del Cile.

Nello stato di New York, si trovano bei cristalli nelle cavità della dolomia di Lockport

(Niagara Co.).

Cristalli con inclusioni di sabbia disposte "a clessidra" si trovano in Oklahoma (Great Salt

Plain presso Jey, nella Alfalfa Co.).

In Italia In piccoli cristalli incrostanti le pareti di vecchie gallerie a Brosso (Torino) (campione n° 36

esistente al Museo del liceo scientifico A. Avogadro); in esili cristallini sul Gesso

compatto del Vallone di Chapy a Courmayeur; sempre in piccoli cristalli bianchi o colorati

in verde azzurro nelle gallerie della miniera Servette a S. Marcel.

A Migiandone (Ornavasso) ed alla vecchia miniera del Nibbio a Mergozzo forma abbondanti

incrostazioni.

In Lombardia, Gesso in cristalli abbastanza grandi nel sotterraneo della miniera di Piombo e

Zinco di Val Calolden (Lecco); nelle cave di Gesso presso Dossena e nelle miniere di

Piombo e Zinco di Oltre il Colle, Gorno e Oneta , tutte località in provincia di Bergamo.

Nel Vicentino rari cristalli di Gesso, talvolta colorati in rosso inclusi in noduli di Gesso

compatto si rinvengono nei pressi di Merano e in forma compatta come matrice

dell'Antimonite a Renon (Bolzano).

In Emilia il Gesso in grandi cristalli con la caratteristica geminazione a ferro di lancia nelle

cave di Monte Donato (comune di Bologna) nella cava Fiorini (Farneto). bellissimi cristalli

incolori e li si trovava nella miniera di Zolfo di Formignano (Forlì).

In Toscana cristalli incolori di gesso si trovano: nelle Geodi marmo di Carrara; nella miniera

di Pirite nella Niccioleta (Massa Marittima); alle terme di Saturnia nell'argilla; nella miniera

Zolfiere a Scansano; nella cava di Gesso Cala Grande nel comune di Monte Argentario

(Grosseto) ed infine alle Cetine di Cotoniano (Siena In Sicilia, Gesso cristallizzato associato

con lo Zolfo praticamente quasi in tutte le miniere.

Per varietà Sericolite sono note le località di Scandiano nell'Emilia del promontorio di

Scalettì nei pressi di Catanzaro.

Volterra, alabastro da scultura.

In Sardegna: è stato trovato al cappellaccio di vari giacimenti dell'arburese e dell'iglesiente

(miniere di San Giovanni, Malfidano, Montevecchio, Gonnesa, Sa Duchessa ecc.), presso

Escalaplano (Gerrei), Sanluri (Marmilla) e negli scisti di Laconi (Sarcidano) in bei cristalli.

Presente anche nei dintorni di Porto Conte (Nurra di Sassari) e nella miniera La Speranza

(Alghero).

Le "rose del

deserto"

e i "gioielli" di

Carrara

Anche in varie località desertiche, soprattutto africane, sono comuni le cosiddette "rose del

deserto", aggregati di cristalli tabulari, disposti come i petali di una rosa, torbidi per

inclusioni di sabbia.il nostro campione n° 205 esistente al Museo del liceo scientifico A.

Avogadro Cristalli particolarmente limpidi, trasparenti, quasi dei veri e propri "gioielli", che spiccano

sulla matrice bianchissima, sono quelli che raramente si trovano entro il marmo di Carrara.

Grandi cristalli sono noti come prodotti secondari in miniere di pirite della Toscana

(Niccioleta).

Altri cristalli assai limpidi e ben terminati sono quelli che provengono da Ellsworth

(Mahoning Co.), nell'Ohio.

Una varietà di gesso, che si presenta sotto forma di fibre rigide bianche, perfettamente diritte

e disposte parallelamente, è la sericolite o "satin spar".

La località più nota è East Bridgeford, nel Nottinghamshire, dove si ricavano esemplari per

if taglio come pietre ornamentali, fortemente "gatteggianti".

La sericolite, come l'ulexite, mostra la proprietà di trasmettere immagini tra i due lati delle

fibre.

La bassanite è pure solfato idrato di calcio, di formula CaSO4.1/2 H20, ma con meno acqua

del gesso.

Scoperta originariamente al Vesuvio, sotto forma di pseudomorfosi bianche su gesso, questa

specie è stata trovata recentemente anche in Nuova Scozia e sotto un traforo alpino (vale a

dire il tunnel ferroviario della Furka).

Gesso Il gesso è uno dei minerali più comuni e si presenta facilmente in ,magnifici cristalli. Tra le

località più famose per il collezionista, si possono citare le solfare siciliane nonché quelle

della Romagna, che hanno dato cristalli limpidi e netti.

La "caverna delle spade". Nel Messico, la miniera Maravilla presso Naica, nel

Chihuahua,(Descritta in fondo) ha dato moltissimi cristalli assai belli, di varie dimensioni; in

questa stessa località si trova una caverna che è detta "delle spade", appunto per la forma dei

cristalli che sbucano da ogni lato, e che viene mostrata ai visitatori ancora tutta intatta.

Cristalli isolati, perfetti dal punto di vista didattico per la cristallografia, si trovano in

Inghilterra (Trowbridge, nel Wiltshire) oppure in Germania (Wiesloch, nel Baden).

Nei giacimenti saliferi della Germania, dell'Austria e della Svizzera, si hanno pure degli

splendidi cristalli, e forse Bex nel Vaud è una delle località meritatamente più famose al

riguardo.

In prossimità di Parigi, le "classiche" cave di Montmartre hanno fornito dei bellissimi

geminati "a ferro di lancia", molto apprezzati e talora di dimensioni notevoli.

Il gesso è diffuso anche in antichi tunnel di varie miniere, tra cui quella di Terlano (Alto

Adige).

Gesso e

anidrite:

Anche il solfato di calcio è, come roccia, essenzialmente un deposito chimico per

evaporazione del solvente, e rappresenta depositi marini, lagunari o lacustri.

Il prodursi dell'una forma o dell'altra, anidra, cioè, o idrata, dipende dalla temperatura e dalla

composizione della soluzione dalla quale essa si depone: da soluzioni aventi bassa tensione

di vapore, come quelle ricche di cloruri alcalini o di cloruro di magnesio, il solfato di calcio

si depone allo stato anidro, cioè come anidrite, anche a temperatura ordinaria o poco

superiore; questo spiega la grande frequenza dell'anidrite nei giacimenti saliferi.

Reciprocamente sappiamo però che alla superficie terrestre l'acqua atmosferica produce una

idratazione graduale delle masse anidritiche, trasformandole in gesso.

Il gesso, come roccia, si presenta qualche volta cristallino, a grandi elementi, con nitide e

brillanti facce di sfaldatura speculare; altre volte è a tessitura cristallina più minuta, oppure

saccaroide, fina o finissima.

In quest'ultimo caso è spesso translucido, bianco o roseo; le varietà più compatte, ceroidi,

scolpibili, sono conosciute sotto il nome di alabastro gessoso.

Notevoli e spesso elegantissime le varietà alabastrine zonate, a zone di vario colore, che si

osservano in Sicilia nell'orizzonte gessoso-solfifero, e sono conosciute col nome di ballativi;

qualcuna di esse meriterebbe forse di essere usata, levigata, come materiale da decorazione

per ambienti riparati.

Candido se puro, il gesso è frequentemente grigio per impurità argillose, o rossastro per

ossido di ferro, o bruno per sostanze organiche.

Nelle Alpi e Prealpi abbiamo frequenti, ma non molto potenti masse di gessi sopra tutto nel

trias, in due livelli, spettanti l'uno al trias inferiore, l'altro al raibliano.

Ma copiosi sono i banchi e gli strati gessiferi particolarmente nel miocene appenninico,

dall'Emilia alla formazione gessoso-solfifera siciliana.

Varietà alabastrine, anche zonate, policrome, o translucide, purissime, di bellissimo aspetto,

si trovano in Toscana, in quel di Volterra e alla Castellina Marittima, dove sono coltivate in

numerose cave e utilizzate come materiale da decorazione e per sculture minute (spesso tinte

artificialmente in diversi colori).

Meno importanti, e di sviluppo esclusivamente locale, sono le masse gessose dovute ad

alterazione di calcari operata dai prodotti di ossidazione della pirite, oppure formate sotto

l'azione di gas o vapori endogeni, come si osserva intorno ai soffioni boraciferi toscani.

La pietra da gesso comune viene adoperata sia come materiale cementante a rapida presa,

previa cottura, come ognuno sa, sia anche, nei luoghi dove è abbondante, come pietra da

costruzione, in verità di scarso valore, queste a noi vicine sono le cave di Cocconato.

Notevole la facilità con la quale le acque circolanti nel sottosuolo sciolgono le rocce gessose,

provocando scoscendimenti e frammenti, non di rado disastrosi, questo provoca acque

sorgive con particolare gusto di acqua marcia, per la quantità di Zolfo.

Usi: Per la produzione del gesso da presa e dello stucco; come ritardante del cemento Portland;

come fondente ceramico e come fertilizzante.

Alcune varietà di alabastro costituiscono ben note pietre decorative per interni e materiale

usato per realizzare sculture, malgrado la bassissima durezza e la possibilità di alterarsi

facilmente.

La prima segnalazione della presenza del gesso nella miniera di Brosso fu fatta da JERVIS

(1873).

Questo minerale è frequentemente presente sulle pareti e sulle volte delle gallerie come

minerale di neoformazione.

Si presenta sotto forma di cristalli generalmente piccoli, con tipico abito prismatico,

allungati, incolori o lievemente giallognoli per inclusioni di limonite o altri ossidi di ferro.

I singoli cristalli possono raggiungere il centimetro di lunghezza e sono per lo più impiantati

su una matrice limonitica o anche sulle travi delle armature delle gallerie.

Al livello 541 "Dey Superiore", piccoli cristalli di gesso, di dimensioni centimetriche e

perfettamente limpidi, sono stati trovati associati a siderite, quarzo e ferberite

(CAMPOSTRINI, 1984).

Esemplari eccezionali (per Brosso, si intende!) sono stati invece trovati tra il livello 558 "S.

Giacinta" ed il livello 527 "Fortune"; questi campioni presentano cristalli di gesso

perfettamente limpidi e lucentissimi, spesso geminati, della lunghezza di alcuni centimetri.

L’estetica dei pezzi è arricchita da pirite in cristalli con abito complesso, siderite in cristalli

lamellari di colore giallo paglierino, calcite in cristalli scalenoedrici, dolomite, quarzo e rara

scheelite.

Altri cristalli di gesso, limpidi e lucenti, le cui dimensioni raggiungono il centimetro, sono

stati trovati piuttosto raramente associati a bournonite e galena in una galleria del livello

598 "S. Giuseppe" e con cabasite al livello 336 della sezione Salvere.

Buoni campioni di gesso, con cristalli lunghi fino a 3 cm, di colore variabile dall'incolore al

giallo ed al rosso, sono stati trovati all'interno di grosse geodi al livello 365 della sezione

Salvere.

I cristalli di gesso poggiano su una matrice limonitica e sono associati a siderite, calcite,

dolomite.

Storia: Era conosciuto dai tempi più antichi.

Lo scultore greco Lisistrato di Sikyon raccomanda già l'uso del gesso.

Secondo Plinio il Vecchio, fu lui a realizzare il primo calco in gesso di un viso umano.

Si ignora in generale che il gesso è stato senza dubbio il primo minerale studiato al micro

scopio: nel 1695 da Antonio Van Le-euwenhoek, un mineralogista dilettante olandese molto

originale, ex commerciante di Delft e perfezionatore del microscopio.

Il gesso forma dei cristalli tabulari che ricordano la mica (specchio d'asino), o prismatici.

Il gesso puro cristallizzato è incolore; compatto, è bianco ma spesso giallastro.

L'alabastro gessoso, finemente granulare, e la selenite fibrosa, traslucida e

di un bianco puro, sono varietà del gesso.

Il gesso si riconosce perchè lo si può scalfire con l'unghia.

I giacimenti sfruttabili si sono depositati nelle acque marine, spesso associati all'anidrite,

che può trasformarsi in gesso per assorbimento di acqua.

L'alterazione all'aria di piriti, in particolare nei filoni.

Il primo a dare precise informazioni sulla presenza di questo minerale alle fumarole fu

Breislak (1801), che lo rinvenne tra i prodotti dell'eruzione del 1794.

E' stato trovato abbondante dopo l'eruzione del 1906 sia sulle fumarole del cratere sia su

quelle dell'Atrio del Cavallo, associato anche alla mitscherlichite (Zambonini, 1935).

sulle fumarole del bordo craterico con sassolite (Russo e Langella, 1998a) sia su quelle del

fondo associato a zolfo, allume potassico, metavoltina (Russo e Langella, 1998a) ed inoltre

con halotrichite e pickeringite (Russo, 1997).

Nei proietti leucotefritici fu rinvenuto per la prima volta da Monticelli e Covelli (1825)

associato ad ematite; è stato trovato anche con enstatite e in un blocco contenente sellaite e

wagnerite (A.Scacchi, 1886).

E' presente anche nei blocchi calcarei del Monte Somma in forma lamellare (A.Scacchi,

1845).

Provenienza: Liceo scientifico A. Avogadro

Data: 29/12/01---17/01/2007

Naica, "La Grotta dei Cristalli" Nella miniera di Naica (del gruppo Peñoles), alla profondità di 120 metri, già nel 1910, venne

individuata una grotta della lunghezza di circa 80 metri, le cui pareti erano interamente coperte da

cristalli di selenite lunghi fino a 2 metri, simili a lame di spade, per cui la cavità venne denominata

"Cueva de las Espadas" (Grotta delle Spade).

Il giacimento della miniera di Naica di origine idrotermale, è costituito da filoni di solfuri e strati di

silicati all'interno di calcari del Cretaceo, da cui si estraggono attualmente oltre 600 mila tonnellate

annue con contenuto in oro (0.15 ppm), argento (164 ppm), piombo (4.87%), zinco (0.3 ppm), rame

(1.3 ppm) e quantità minori di tungsteno e molibdeno.

Naica

Naica è un tipico paese minerario ubicato nel nord del Messico (latitudine 27°52' N - longitudine

105°26' O - quota 1250 m s.l.m.), nello stato di Chihuahua, 130 km a sud est della capitale omonima

e circa 35 km da Ciudad de Delicias, nel municipio di Saucillo.

Secondo la tradizione locale, Naica significa "luogo senza acqua" ma, molto più probabilmente, tale

termine è di origine Tarahumara, proviene dalle radici Rarámuri "Nai" (luogo) e "ka" (ombra), e

significa "luogo ombreggiato", come giustificherebbe l'ombra proiettata dalla sierra isolata nel

deserto circostante.

La storia di Naica, a parte la presenza degli indios Apaches tra il XVI e XIX secolo che si

dedicavano ad assaltare le diligenze sull'antico cammino reale a Chihuahua, è sostanzialmente legata

alla evoluzione dell'attività mineraria, oggi famosa nel mondo e praticata con successo dal Gruppo

Peñoles.

La presenza di minerali a Naica venne scoperta da Alejo Hernández, Vicente Ruíz e Pedro Ramos

de Verea che, il 26 giugno del 1794, registrarono "una mina ubicada en tierra virgen con el nombre

de San José del Sacramento, en la Cañada del Aguaje de la sierra de Naica".

Nel 1896 la miniera diventò di proprietà di Santiago Stoppelli e fu iniziata la costruzione della

cittadina di Naica.

Lo sfruttamento del giacimento, però, cominciò solo nel 1900 allorché venne fondata la Compagnia

Mineraria di Naica che proseguì la sua attività fino al 1911.

In quegli stessi anni, infatti, per le devastazioni causate dalla Rivoluzione, la Compagnia dovette

sospendere le attività estrattive che ripresero solo nel 1924 ad opera della "Compagnia Mineraria

Peñoles".

Dopo il 1928, la miniera venne sfruttata intensamente dalle compagnie americane "The Eagle

Picher" e "The Fresnillo Company" e Naica si trasformò in un importante centro produttivo, tanto

che nel 1934 venne fondata la sezione 30 del "Sindicato Nacional de Trabajadores Mineros,

Metalurgistas y Similares de la República Mexicana".

Nel 1961 gli americani costituirono la "Compañia Fresnillo S.A. de C.V." che proseguì le sue

attività fino al 1998, allorché il Gruppo Peñoles acquisì le azioni straniere e nazionalizzò totalmente

l'attività mineraria, trasformando Naica in una delle più produttive miniere del Messico.

La scoperta dei macro-geodi di Naica

Nella miniera di Naica, alla profondità di 120 metri, già nel 1910, venne individuata una grotta della

lunghezza di circa 80 metri, le cui pareti erano interamente coperte da cristalli di selenite lunghi fino

a 2 metri, simili a lame di spade, per cui la cavità venne denominata "Cueva de las Espadas" (Grotta

delle Spade).

La bellezza di questa grotta emozionò gli stessi cavatori che la chiusero e la preservarono dalla

devastazione, attrezzandola con scale in legno per le visite.

Nell'aprile 2000, i fratelli Eloy e Francisco Javier Delgado stavano scavando un cunicolo esplorativo

alla profondità di 300 metri, quando intersecarono un piccolo vuoto che poi chiamarono "Ojo de la

Reina" (Occhio della Regina). Francisco si introdusse con difficoltà in esso e sbucò in una caverna

del diametro di circa 8 metri, simile ad un geode, piena di cristalli di selenite simili a quelli della

Cueva de las Espadas ma molto più grandi e spettacolari. I fratelli, affascinati dalla scoperta,

sospesero lo scavo e avvisarono il direttore della miniera, l'ingegnere Roberto González Rodríguez,

che ordinò che i lavori del tunnel proseguissero in altra direzione, per non danneggiare i cristalli

ritrovati.

Alcuni giorni dopo venne scoperto un nuovo ambiente, del diametro di circa 30 metri, con altri

mega-cristalli di selenite lunghi sino a oltre dieci metri e dello spessore di oltre un metro.

I minatori, però, dovettero sospendere l'esplorazione della cavità per le estreme condizioni

ambientali: la temperatura superava i 45°C con umidità relativa al 100%, che rendevano possibile la

permanenza solo per pochi minuti.

Anche in questo caso venne cambiata la direzione di scavo del tunnel e la cavità venne chiusa con

una porta di acciaio per isolarla ed evitarne il saccheggiamento.

La grotta venne chiamata "Cueva de los Cristales" e l'eccezionalità della scoperta fu ben presto nota

agli specialisti di tutto il mondo.

Nel gennaio 2001 venne visitata per la prima volta da Carlos Lazcano, veterano della speleologia

messicana e socio La Venta, e da Claude Chabert, speleologo francese di fama mondiale,

accompagnati da Enrique Alejandri Escoto, capo della sicurezza della miniera, e dalla giovane guida

Carlos Valles Carrillo.

I pochi minuti di permanenza consentiti dall'ostilità dell'ambiente furono sufficienti per far

comprendere la eccezionalità del fenomeno naturale e per raccogliere le prime immagini di quei

favolosi mega-cristalli, che suscitarono estremo interesse e curiosità tra gli esperti di tutto il mondo.

Origine del giacimento minerario e dei cristalli

Il giacimento della miniera di Naica di origine idrotermale, è costituito da filoni di solfuri e strati di

silicati all'interno di calcari del Cretaceo, da cui si estraggono attualmente oltre 600 mila tonnellate

annue con contenuto in oro (0.15 ppm), argento (164 ppm), piombo (4.87%), zinco (0.3 ppm), rame

(1.3 ppm) e quantità minori di tungsteno e molibdeno.

A tutt'oggi sono state estratte 29 milioni di tonnellate di roccia mineralizzata, ed è sinora stimato un

deposito di altri 6 milioni.

Uno studio magneto-termico suggerisce che alla profondità di oltre 2 chilometri esiste un corpo

intrusivo che rende elevata la temperatura all'interno della montagna. La interazione di questo corpo

intrusivo con le acque connate della sequenza sedimentaria di copertura ha dato origine ad un

sistema idrotermale con acque salate e sature ad alta capacità di trasporto di ioni metallici.

Tali acque, ricche in silice, alluminio, manganese, ferro, piombo, zinco, argento, fluoro e zolfo,

risalivano di preferenza lungo il contatto tra i dicchi basici del substrato e la roccia calcarea

sovrastante dalla quale portavano in soluzione calcio e magnesio per formare nuovi minerali.

Secondo i dati isotopici disponibili, le mineralizzazioni idrotermali si sono depositate nell'Oligocene

superiore, probabilmente in coincidenza con gli ultimi episodi del magmatismo della Sierra Madre

Orientale, da cui Naica non è molto lontana.

L'elevata temperatura legata al corpo intrusivo ha dato origine a soluzioni idrotermali

particolarmente ricche di acidi solforici, risalienti attraverso le faglie e le fratture della roccia

carbonatica.

Con ogni probabilità i macrocristalli di gesso si sono sviluppati sott'acqua, quando i fluidi termali

profondi, caldi e ricchi di solfuri venivano a contatto con acque esterne più fredde e ricche di

ossigeno, percolanti per gravità verso il basso.

Lungo l'interfaccia, che separava questi due tipi di fluidi che non potevano miscelarsi tra loro per la

maggiore densità di quelle profonde e mineralizzate, avveniva la "diffusione" verso il basso

dell'ossigeno con conseguente ossidazione degli ioni solfuro a solfato, e conseguente

sovrasaturazione lievissima degli ioni del gesso di cui avveniva una lentissima deposizione.

Questa ipotesi potrebbe trovare conferma nel fatto che nella miniera i minerali tipici di ossidazione

sono molto abbondanti fino al livello -120 m che potrebbe corrispondere con il livello freatico della

Sierra prima che iniziasse il pompaggio dell'acqua necessaria per il proseguimento dei lavori

minerari.

Attualmente, infatti, nelle grotte incontrate non vi è acqua e il livello attuale della falda coincide can

il più basso livello della miniera da cui vengono pompati verso la superficie oltre 800 l/sec di acqua

a 59°C.

Attualmente nella miniera la temperatura è resa sopportabile da un sistema di ventilazione, ma nei

punti non climatizzati il calore interno è ancora notevolmente elevato e, come già detto, raggiunge

nei geoidi cristallini i 45°C.

Ultimo aggiornamento : 2006-04-21 14:08:17 © "La Venta Exploring Team" URL: http://naica.laventa.it/naica-crystal-cave.it.html Commenti su questo sito? Scrivete al webmaster