Museo d’arte sacra della Collegiata di Santa Maria a Figline Valdarno

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collana diretta da Antonio Paolucci 12

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Guida alla visita del museo e alla scoperta del territorio a cura di Caterina Caneva 2007 Edizioni Polistampa www.piccoligrandimusei.it

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collana diretta daAntonio Paolucci

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EdizioniPolistampa

Museo d’arte sacra della Collegiata di SantaMaria a Figline Valdarno

a cura diCaterina Caneva

Guida alla visita del museoe alla scoperta del territorio

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Museo d’arte sacra della Collegiata di Santa Maria a Figline Valdarno

Enti promotori / Promoted byEnte Cassa di Risparmio di FirenzeRegione Toscana

In collaborazione con / In collaboration withSoprintendenza Speciale per il Polo Museale FiorentinoSoprintendenza per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico per le province

di Firenze, Pistoia e PratoSoprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio per le province di Firenze,

Pistoia e PratoDiocesi di FiesoleComune di Figline Valdarno

Progetto e coordinamento generale / Project and general coordinationMarcella Antonini, Verdiana Fontana, Barbara Tosti

Comitato scientifico / Scientific committeePresidente: Antonio PaolucciCristina Acidini Luchinat, Caterina Caneva, Rosanna Caterina Proto Pisani,

Carla Guiducci Bonanni, Giangiacomo Martines, Paola Refice, Claudio Rosati, Bruno Santi, Timothy Verdon

Cura scientifica / Scientific supervisionCaterina Caneva

Itinerario nel museo a cura di / Museum tour byLia Brunori Cianti

Testi di / Texts byLia Brunori Cianti, Caterina Caneva, Lorenzo Pesci

Schede delle opere / Description of the worksLia Brunori Cianti (nn. 1-4; 6-25; 27-40; 42-74; 76-78; 82-84; 88-102; 105-110)Caterina Caneva (nn. 5; 26; 41; 75; 103; 104)Lorenzo Pesci (nn. 79-81; 85-87)

Musei del Territorio: l’Anello d’oroMuseums of the Territory: The Golden Ring

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Itinerari a cura di / Itineraries byNicoletta Baldini, Maria Pilar Lebole, Benedetta Zini

Glossario e indici a cura di / Glossary and indexes byFrancesca Sborgi

Coordinamento redazionale / Editorial coordinationCristina Corazzi

Traduzioni per l’inglese / English translationEnglish Workshop

Immagine coordinata della copertina / Cover page byRovaiweber design

Progetto grafico / Graphic project Polistampa

Referenze fotografiche / PhotographyGeorge Tatge

Si ringraziano / AcknowledgementsLetizia BerniniRoberta Orsi LandiniMons. Manlio TintiArchivio Storico della Diocesi di FiesoleKunsthistorisches Institut, FirenzeParrocchia di Santa Maria a FiglineUfficio Catalogo della Soprintendenza per il Patrimonio

Storico Artistico ed Etnoantropologico di Firenze, Pistoia e Prato

www.piccoligrandimusei.it

© 2007 Edizioni PolistampaVia Livorno, 8/32 - 50142 FirenzeTel. 055 737871 (15 linee)[email protected] - www.polistampa.comSede legale: Via Santa Maria, 27/r - 50125 Firenze

ISBN 978-88-596-0204-X

In copertina:Andrea Di Giusto Manzini,Adorazione dei Magi, particolare1436tempera su tavola, cm 202�225

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N el 1986 si inaugurava a San Martino a Gangalandiil primo museo di arte sacra in cui la collaborazio-

ne tra enti locali, autorità ecclesiastiche e organi dello Sta-to preposti alla tutela trovava quel punto di equilibrio chesarebbe diventato il fattore determinante di una lunga se-rie di analoghe iniziative cui l’Ente Cassa di Risparmiodi Firenze avrebbe unito il valore aggiunto del proprio so-stegno culturale ed economico. Quella data rappresenta uno dei primi segnali di inver-sione della tendenza secondo la quale, vuoi per motivi lo-gistici, vuoi per una non ancora affinata percezione dellarisorsa che i beni artistici possono offrire al territorio, si pre-feriva accentrare il patrimonio d’arte delle parrocchie fo-ranee in luoghi considerati più controllabili e talvolta ne-gli stessi depositi delle sovrintendenze.L’idea oggi prevalente del “museo diffuso” ribalta quellavecchia impostazione per restituire al territorio – grazie al-l’introduzione delle nuove tecnologie che aiutano a mi-gliorare ciò che, magari per forza maggiore, era stato sot-tratto all’attenzione del pubblico e alla pietas popolare.Il Museo d’arte sacra della Collegiata di Santa Maria As-sunta a Figline Valdarno è stato aperto soltanto nel 1983mentre la costruzione della chiesa risale al XIII secolo; di-venuta collegiata alla fine del Quattrocento, ha subito am-pie trasformazioni nei secoli successivi e conserva numero-se opere d’arte. È stata allestita una “galleria” in due salealle quali si accede dalla sacrestia – costituita da pitture,oreficerie, paramenti, arredi, codici miniati che facevano

EdoardoSperanzaPresidente Ente Cassa di Risparmio di Firenze

Presentazioni

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parte del corredo liturgico della chiesa; tale museo si inte-gra con le opere ancora conservate all’interno della collegiata.Tale museo è entrato a far parte di un circuito di centriespositivi che può contare su uno strumento di valorizza-zione, voluto e promosso dall’Ente Cassa di Risparmio erealizzato con la partecipazione condivisa degli altri sog-getti interessati: mi riferisco a Piccoli Grandi Musei, si-stema di comunicazione integrato che si avvale di un sitointernet (www.piccoligrandimusei.it), di mostre promos-se periodicamente nelle località coperte dal progetto e diguide a stampa delle collezioni coinvolte.La presente guida del Museo d’Arte Sacra della Collegia-ta di Santa Maria Assunta a Figline Valdarno si inseriscein tale contesto ed è volta, nello spirito dei Piccoli GrandiMusei, a far meglio conoscere e apprezzare la realtà stori-co-culturale del nostro territorio.

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A San Pietro di Cascia di Reggello c’è il trittico detto diSan Giovenale, l’opera prima di Masaccio, l’incipit

del Rinascimento in pittura. Ma come si arriva a Casciadi Reggello? Si arriva attraverso il percorso insieme geo-grafico ed artistico che cercherò di descrivere.Occorre partire dagli Uffizi, dalla pala di Sant’Anna Met-terza, il dipinto che vede cautamente confrontarsi le dueculture, quella dolce e luminosa di Masolino, quella vo-lumetrica e prospettica di Masaccio. Poi, usciti dagli Uf-fizi, si entra nella cappella Brancacci al Carmine dove ènecessario sostare di fronte al Tributo; “Colosseo di uomi-ni” come è stato definito. Non bisogna dimenticare il mon-te che sta dietro l’episodio evangelico perché quel monte loritroveremo quando, presa l’autostrada in direzione Val-darno Reggello, giunti all’altezza di Incisa, lo vedremo in-combere sulla pianura. È il Pratomagno, la grande mon-tagna che Masaccio vedeva da San Giovanni, il suo pae-se natale, e, lavorando al Carmine a Firenze, finse sullosfondo del Tributo. Ai piedi del Pratomagno, all’ombradi un venerabile campanile, c’è San Pietro di Cascia, il luo-go che ospita il Trittico di San Giovenale.Altro percorso possibile. Il Museo di San Marco a Firenzeè consacrato al Beato Angelico. La pittura come “visibile pre-gare” ha qui la sua perfetta dimostrazione. Fermiamoci difronte alla Annunciazione in affresco dipinta circa il 1440.Ciò che colpisce è la semplicità, quasi la castità della scenarappresentata. La Madonna è una giovinetta umile e unpo’ spaurita che, a braccia conserte seduta su un rustico sga-

AntonioPaolucciPresidente del ComitatoScientifico

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bello, riceve l’annuncio. L’Angelo è un fanciullo biondo cheaccenna un breve inchino con aria premurosa e felice, esembra abbia fretta di dare l’inaudita notizia: il Verbo siè fatto Carne, Dio si è riconciliato con gli uomini, CristoSalvatore vive nel grembo della Vergine Maria.L’Incarnazione, il mistero più inconcepibile e più ineffa-bile (nel senso che non c’è mente umana che possa com-prenderlo né voce che possa raccontarlo) è presentata dalBeato Angelico con gli strumenti della semplicità e della“moderna” verità. Perché il luogo dell’annuncio è una log-gia fiorentina nitida e rigorosamente esatta nelle propor-zioni e nell’impianto prospettico. Sembra progettata daFilippo Brunelleschi, l’architetto che negli stessi anni co-struiva il Loggiato degli Innocenti. Sullo sfondo un pratoverde e un giardino ombroso, delimitato da una staccio-nata di legno. Verrebbe voglia di entrare in quel giardinosegreto che è figura del Paradiso terrestre. Gli uomini lohanno perduto a causa del peccato dei progenitori, ma ora,grazie al concepimento di Cristo annunciato dall’Angelo, es-so è di nuovo aperto alla speranza dei credenti.Una sottile trama di simboli, una rete di significati legge-ra come un’ala di farfalla, governa la scena. Il pittore siferma sulla soglia del mistero e chiama a una contempla-zione silenziosa. Il silenzio aiuta a entrare nella poesia del-la luce e dell’ombra che accarezza le colonne, i capitelli,svela la profondità del luogo, sfiora il volto della Vergine.La bellezza del mondo che Dio ha dato agli uomini è unmiracolo. Il miracolo del Vero visibile restituitoci dalla pit-tura è il primo gradino per arrivare alla fede. Questo sem-bra voler dire il Beato Angelico nella Annunciazione con-servata nel Museo di San Marco.Ebbene, una variante, quasi un clone, della Annuncia-zione che ho cercato di descrivere e che incanta le centi-naia di migliaia di turisti che ogni anno arrivano in SanMarco, si trova, proveniente dal convento francescano di

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Montecarlo, nel Museo parrocchiale di San Giovanni Val-darno. E un’altra variante ancora dell’Annunciazione –chi volesse proseguire il viaggio per la strada che da Arez-zo porta a Perugia – la incontrerebbe a Cortona.E che dire di Giotto e del suo destino nelle scuole artisti-che di Toscana e d’Italia? Dal suo magistero, come da unarosa dei venti, si dipartono le varianti eccelse che portanoal Buffalmacco di Pisa, all’espressionismo dei bolognesi,alla maniera dolce e fusa di Giovanni da Milano e, in Vald’Arno, alla misura aulica e luminosa di quel grande al-lievo che gli studiosi conoscono come “Maestro di Figline”.Dalla Madonna di Ognissanti degli Uffizi, alla Ma-donna della Costa a San Giorgio del Museo diocesano diSanto Stefano al Ponte a Firenze, è agevole arrivare allaCollegiata di Figline e ai capolavori del maestro che diquesta nobile città ha assunto il nome.La scultura colorata dei Della Robbia ha la sua superbaesemplificazione nel Museo Nazionale del Bargello. Ci so-no tutti i maestri che hanno consegnato al dolce splendo-re dell’ingobbio ceramico le forme del Rinascimento: da Lu-ca, ad Andrea, a Giovanni Della Robbia. Ma chi appenaconosce la provincia italiana sa che le pale robbiane sonopresenti ovunque: dalle Marche all’Umbria, dalla Vernaal Valdarno alla Valdichiana. Ed ecco che il delizioso Bu-sto di fanciulla del Bargello viene a tener compagnia aicapolavori invetriati di cui è orgogliosa, nel suo museo an-nesso alla collegiata di San Lorenzo, Montevarchi. Infineil Ghirlandaio, il Ghirlandaio che sta a Santa Trinita,chiesa vallombrosana di Firenze e sta anche a Vallombro-sa chiesa madre dell’ordine. Quale modo migliore per sot-tolineare una stia comune di storia, di cultura e di fedeche portare nella venerabile abbazia, il Presepio che laCappella Sassetti gelosamente conserva?Così vanno le cose nel nostro Paese, questa è la vera pecu-liarità che ci fa unici ed invidiati nel mondo. Si esce dal-

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la città illustre e dal grande museo oggetto del turismo deigrandi numeri e si entra nella affascinante trama d’orodel museo diffuso. In Italia (e in Toscana con particolarevisibilità e splendore) tutto si riflette in tutto. Storia e Bel-lezza si moltiplicano in rivoli preziosi che occupano ogniprofilo di collina, ogni piega del paesaggio. Masaccio staagli Uffizi e al Carmine ma anche a San Pietro di Casciadi Reggello; il Beato Angelico lo incontriamo a San Mar-co ma anche a San Giovanni Valdarno; Giotto abita gliUffizi e Santo Stefano al Ponte ma i suoi mediati river-beri arrivano fino alla collegiata di Santa Maria Assun-ta a Figline. I maestri robbiani sono ubiqui (al Bargellocome a Montevarchi) e ubiquo è il Ghirlandaio che sta nel-l’abbazia di Vallombrosa come nella Cappella Sassetti diSanta Trinita.Affinché tale concetto emerga con evidenza smagliante,nel 2007, la Fondazione Cassa di Risparmio di Firenzepresieduta da Edoardo Speranza ha portato a Cascia diReggello la Madonna Casini (dagli Uffizi), a San Gio-vanni un comparto, appena restaurato, della celebre “pa-la dei Linaioli” del Beato Angelico (da San Marco), a Fi-gline la Madonna di San Giorgio alla Costa del giova-ne Giotto, a Montevarchi la Fanciulla del Bargello, e a Val-lombrosa la “pala Sassetti” del Ghirlandaio. L’obiettivo èdegno e importante. Noi vogliamo che i tesori d’arte di-stribuiti nelle città e nei paesi della nostra regione – agliUffizi e al Bargello di Firenze come nei piccoli centri enelle mirabili raccolte di arte sacra che costellano la Valledell’Arno – vengano intesi e vissuti come parti di quell’u-nico e vivo museo sotto il cielo che è la Toscana.

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I l Valdarno Superiore (il territorio della valle del fiumeprincipale della nostra regione che dal termine della

grande curva che aggira il Pratomagno giunge fino a Fi-renze) è senza dubbio una zona di cospicuo interesse pae-saggistico e storico.I calanchi ai piedi della zona di Reggello, le cortine mon-tane che delimitano il corso dell’Arno (da una parte i mon-ti del Chianti, dall’altra lo stesso Pratomagno), i boschimaestosi della Vallombrosa, le colline che già presagisconola piana fiorentina, sono già di per sé i segni di una na-tura un tempo rigogliosa (e in parte silvestre), mentre icentri abitati rimandano – coi loro castelli, le cittadine mu-rate, le abbazie – a una vicenda storica complessa e dovi-ziosa, ricca di memorie civili e religiose.(Domina su tutte – comunque – la suggestiva badia val-lombrosana, austera come un fortilizio, quasi volesse ri-cordare, con questo suo aspetto severo, la volontà riforma-trice di san Giovanni Gualberto, che dopo il perdono al-l’uccisore del fratello, portò con la sua congregazione di re-gola benedettina che prese il nome proprio dal luogo dovesorse il cenobio, un forte àlito di rinnovamento nelle stan-che e confuse membra della chiesa fiorentina).Eppoi, i numerosi insediamenti urbani, tutti dipendentidall’espansione della dominante Firenze, che in questa zo-na, così fondamentale per i collegamenti nord-sud della re-gione, fondò mercatali, terre nuove, castelli.Nonostante le suddivisioni amministrative posteriori (ein parte storicamente incongrue), il segno di Firenze si è

Bruno SantiSoprintendenteper ilpatrimoniostorico,artistico edetnoantropolo-gico di Firenze,Pistoia e Prato

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fatto sentire in modo chiaro e inequivocabile in queste zo-ne, lasciando memorie e testimonianze d’arte d’indubi-tabile rilevanza, nonché personalità artistiche che hannolasciato un’orma profonda nella cultura figurativa tosca-na e nazionale.Così Masaccio, nato da una nota famiglia notarile in Ca-stel San Giovanni in Altura, poi San Giovanni Valdar-no; così Masolino, ormai accertato come nativo di Pani-cale in questa stessa valle, solo per ricordare i vèrtici di unacultura figurativa che, rinnovata, s’avviava verso le solu-zioni “rinascimentali” delle problematiche espressive del-l’arte pittorica.Ed è proprio il “Rinascimento in Valdarno” il titolo dellanuova iniziativa dell’Ente Cassa di Risparmio fiorentina,che nell’àmbito del più ampio progetto “Piccoli grandi mu-sei” (il cui successo, nelle zone del Chianti e della Valdel-sa, ha confermato la validità dell’impresa, vòlta soprat-tutto a valorizzare il patrimonio artistico sul territorio,quel “museo diffuso”, caro come definizione e attenzionead Antonio Paolucci, una delle personalità del nostro tem-po più note e attive nel settore dei beni culturali, in cui hasvolto incarichi prestigiosi, fino alla più alta carica mini-steriale), ha voluto ribadire la propria sensibilità verso lapresenza culturale nelle zone della provincia fiorentina ela sua conoscenza.Con in più, una intuizione che definirei di contestualità“topografica” : ossia l’unitarietà degli aspetti di civilizza-zione, di lingua e di tradizioni del Valdarno superiore,oggi inopinatamente diviso tra le province di Arezzo e diFirenze.Il progetto si muove su una falsariga già sperimentata connotevole rispondenza di pubblico e – se mi si concede –anche seguendo un principio che riteniamo di notevolerilevanza storica e storico-artistica: ossia, il prèstito – nelterritorio e al territorio – di opere d’arte di grande rilie-

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vo provenienti dal vastissimo patrimonio fiorentino perun doveroso confronto con le presenze locali. Ecco quin-di Giotto a Figline; Domenico Ghirlandaio a Vallom-brosa; Masaccio a Cascia di Reggello; il Beato Angelico aSan Giovanni Valdarno e infine Andrea della Robbia aMontevarchi.L’iniziativa così strutturata non resta dunque fine a se stes-sa. I validi supporti alla sua conoscenza, ossia le guide deimusei che ospitano le opere, sono state rivisitate e aggior-nate, a cura di sperimentati curatori storici dell’arte, cosìda renderle strumenti attuali ed esaurienti; non mànca-no – a perfezionare la conoscenza approfondita del terri-torio – itinerarî che porteranno i visitatori verso le realtàproduttive della zona, e verso le sue risorse e attrattive eno-gastronomiche.E infine, a cura della giurisdizione ecclesiastica, una de-scrizione delle abbazie che nei secoli hanno caratterizza-to la presenza religiosa nel Valdarno superiore.La realizzazione dell’iniziativa – originata da una deci-sione motu proprio dell’Ente Cassa – si deve comunquea una figura professionale che crediamo davvero unicanel contesto europeo della tutela del patrimonio cultura-le e tipica dell’amministrazione dei beni culturali del no-stro Paese: il funzionario di soprintendenza (rappresen-tato, in questo caso, nel Valdarno fiorentino da CaterinaCàneva, che di queste zone è conoscitrice profonda, e a cuisi devono – nel tempo – tante iniziative di valorizzazio-ne tra cui – me lo si lasci celebrare per legittima soddi-sfazione d’ufficio – l’ordinamento del museo della pievedi San Pietro a Cascia e quello del Museo dell’Abbaziadi Vallombrosa; e dai suoi omologhi nella parte della val-le pertinente alla provincia d’Arezzo): ossia il personag-gio istituzionale (per così dire)che dall’ormai secolare ope-ratività di questi ufficî ha sempre saputo unire l’opera dicontrollo e di tutela sulla conservazione e la sicurezza del

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patrimonio a lui affidato con la sua conoscenza scientifi-ca (quindi storico-critica).A queste personalità di funzionarî e studiosi va dunqueattribuita la produzione dei testi; agli enti locali interes-sati dal progetto, la disponibilità e la coscienza di far par-te di un programma di valorizzazione del territorio; al-l’Ente Cassa di Risparmio, alla sua presidenza, alla dire-zione generale, ai collaboratori davvero instancabili checooperano con le strutture dirigenziali, la Soprintendenzaper il patrimonio storico-artistico di Firenze (e credo, an-che l’analogo ufficio di Arezzo), non può che rinnovare lagratitudine non solo per l’indubbia opera di valorizzazio-ne di questo patrimonio di cultura, di storia, di devozio-ne religiosa e creatività umana, ma anche per la costanteopera di favorirne la conservazione, in un momento – fi-nanziario e operativo – certamente non propriamente fe-lice nell’amministrazione statale dei beni culturali.

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I l patrimonio artistico della Toscana è costituito da un’in-finita quantità di espressioni artistiche che spaziano dai

manufatti etruschi alle avanguardie del ’900, passando peril Rinascimento ed il Barocco e coinvolgono l’intero terri-torio regionale.Possiamo affermare che l’intera nostra regione è un museoa cielo aperto e gli oltre 450 musei della Toscana un sologrande museo capace di toccare più di 450 aspetti unici ediversi della nostra storia.L’idea che guida i nostri progetti culturali e che ci ha per-messo di iniziare a valorizzare le potenzialità, spesso nonsfruttate, della Toscana minore è proprio quello di presen-tare la nostra offerta come un unico museo vivo e moderno.Un unico museo formato da una rete di siti e di attivitàche interagiscono e dialogano fra loro abbinando la voca-zione ad esporre e conservare a quella della promozione edella valorizzazione.È la logica di “sistema” la chiave di volta per permettereun’efficace promozione anche dei musei così detti “piccoli”che avrebbero altrimenti minori possibilità di visibilità.Attraverso il sostegno alle forme di cooperazione fra musei,a livello tematico o territoriale, riusciamo a far crescere siala qualità dell’offerta e raggiungere livelli di eccellenza. Untraguardo che, in considerazione di quanto la nostra terraha da offrire, dobbiamo considerare irrinunciabile.Continueremo ad investire in cultura perché consideria-mo la cultura un fattore di sviluppo economico e di occu-pazione qualificata e soprattutto perché investire in cul-tura significa investire sull’intelligenza delle persone e sul-l’identità di un territorio: la Toscana.

ClaudioMartiniPresidentedella RegioneToscana

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L a Diocesi di Fiesole con il concorso di alcuni Enti, co-me l’Ente Cassa di Risparmio di Firenze, e la collabo-

razione delle Soprintendenze, ha realizzato musei per l’ar-te sacra dislocati sul territorio, cercando di mantenere leopere d’arte nelle zone di origine. In questi ultimi anni so-no nati i musei della Basilica di San Giovanni Valdarnocon l’Annunciazione del Beato Angelico, della Pieve di Ca-vriglia con la Croce tardo-ottoniana della seconda metàdel secolo XII, della Collegiata di Montevarchi con il Tem-pietto robbiano, di Cascia di Reggello con il Trittico diSan Giovenale di Masaccio, di Vallombrosa con la paladel Ghirlandaio, di Incisa Valdarno con la tavola di Se-bastiano Mainardi, e non va dimentico quello della Col-legiata di Figline Valdarno, il primo sorto sul territorionegli anni Ottanta del Novecento, che conserva la tavoladel Cigoli.I Musei d’arte sacra sono da considerarsi come luoghi pri-vilegiati per la conservazione, la tutela e la valorizzazio-ne del patrimonio artistico, culturale e religioso della co-munità diocesana, un patrimonio che merita di essere con-siderato punto di riferimento per iniziative culturali e pa-storali. È infatti sempre più urgente ed indispensabile ope-rare sul territorio a tutti i livelli, non solo per salvaguar-dare le preziose opere d’arte esistenti, ma per creare nellecomunità locali strutture vive che possano essere una sor-ta di documentazione di arte, di storia e di memoria, nel-la quale ritrovare le origini delle nostre radici.

† LucianoGiovannettiVescovo di Fiesole

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I l Valdarno è un territorio ricco di storia e cultura; Fi-gline è uno dei maggiori centri storici del Valdarno e

possiede un prezioso patrimonio storico-culturale, che ognianno è visitato ed apprezzato da un numero sempre cre-scente di persone, italiane e straniere. L’apertura al pub-blico del Museo d’arte sacra della Collegiata è quindi unevento importante per Figline, perché è un’ulteriore testi-monianza della ricchezza culturale del nostro territorio epermette di condividere appieno con la cittadinanza unaraffinata collezione di opere artistiche, che vanta pezzi ri-salenti fino al XIV secolo.Un sincero ringraziamento va all’Ente Cassa di Rispar-mio di Firenze, che ha dato la possibilità di restaurare que-sto museo e di inserirlo nel percorso d’arte “Rinascimentoin Valdarno”; grazie a questa iniziativa, che valorizza ilpatrimonio artistico di tutto il Valdarno, sarà possibilepercorrere un itinerario che, attraverso i musei d’arte sa-cra del nostro territorio, consente di conoscere e approfon-disce il contributo dei maestri valdarnesi alla grande sta-gione artistica del Rinascimento italiano. Un contributoforse piccolo, rispetto a ciò che si può vedere nei grandi cen-tri toscani, ma che non mancherà di stupire ed emozio-nare coloro che lo visiteranno.

RiccardoNocentiniSindacodi FiglineValdarno

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L’ importanza di Figline in relazione alla storia del-la chiesa fiesolana è tale da giustificare al centro

del paese l’esistenza di una “Collegiata Insigne”, tito-lo al quale la pieve di Santa Maria assurse il 27 otto-bre 1493, all’epoca del vescovo Roberto Folchi. Era sta-to il vescovo di Fiesole Rodolfo (1153-1178), rifiutandoil trasferimento a Firenze per non rinunciare alla so-vranità sulla sua città episcopale (come volevano i fio-rentini) a preferire l’esilio trasferendo la sede vescovi-le nel castello di Figline, da lui arricchito con diversecostruzioni. Citato per la prima volta nei documentinel 1008, il castello è un’ulteriore testimonianza delruolo fondamentale che dall’antichità il Valdarno Su-periore rivestiva nel sistema viario, come più breve col-legamento tra Roma e l’Italia padana. Ma nel 1167 ifiorentini, temendo la sovranità temporale del vesco-vo di Fiesole e volendo garantirsi il controllo su quel-l’importante centro strategico, di ritorno da una spe-dizione contro Arezzo, con la complicità di un tradi-tore della famiglia Ubertini di Gaville distrussero ilcastello che sorgeva su un colle a sinistra dell’Arno,con quanto vi aveva realizzato il vescovo Rodolfo.Questi nel 1175 elevò a pieve la nuova chiesa di SantaMaria (la vecchia, soggetta a San Romolo di Gaville,è citata dalle fonti nel 1109), costruita nel castello nuo-vo di Figline.Dopo ulteriori alterne vicende che accompagnaronol’insediarsi stabile del dominio fiorentino in questa ter-

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CaterinaCaneva

Collegiatadi Santa Mariae Museo d’artesacra

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ra tormentata e che videro la nuova distruzione del ca-stello (pieve compresa) nel 1250, la vita dei figlinesi siattesta stabilmente intorno alla grande piazza del mer-catale (già citato nel 1210), in una nuova struttura ur-bana che verrà circondata da mura a partire dal 1356.Nel Quattrocento, dopo il lungo travaglio di pestilen-ze, tumulti e distruzioni, entrata ormai nell’orbita fio-rentina, Figline fornì un contributo notevole al rigogliodella civiltà umanistica dando i natali al grande filosofoMarsilio Ficino, qui nato nel 1433.La collegiata, fondata dai fiorentini nel 1257 e affaccia-ta sulla grande piazza del “mercatale” accanto alla coe-va “loggia del Grano”, ha subito nei secoli a partire dalSeicento radicali cambiamenti che le hanno tolto la suaprimitiva veste gotica aggiungendo grandi altari, sosti-tuendo i finestroni gotici, caricando l’interno di ognipossibile ornamento. L’aspetto attuale, a una navata ealquanto spoglio, è dovuto ai lavori di restauro del 1913che hanno portato all’eliminazione dei grandi altari sei-centeschi. All’interno sono conservate alcune impor-tanti opere d’arte: prima fra tutte, sulla parete a destraverso l’altare, la grande pala cuspidata del cosiddetto“Maestro di Figline” che raffigura la Madonna in tronocol Bambino, angeli e i santi Elisabetta d’Ungheria e Lu-dovico di Tolosa. La canonizzazione di quest’ultimo, av-venuta nel 1317, è il terminus post quem per l’esecuzio-ne dell’opera che rivela, pur nella sua assoluta origina-lità, cospicui debiti verso i contemporanei Giotto e Si-mone Martini. Sulla stessa parete, verso l’ingresso, èesposta un’altra opera, datata 1539, interessante anchedal punto di vista iconografico in quanto in primo pia-no, davanti al trono della Madonna col Bambino e an-geli, oltre a san Rocco compare san Romolo, patrono diFiesole, che sorregge il “plastico” della città di Figlinecircondata dalle sue mura. Il dipinto è attribuito al mar-

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“Maestro di Figline”,Madonna col Bambino in trono,sant’Elisabettad’Ungheria,san Ludovicodi Tolosa e sei angeli

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GiovanniAndrea DeMagistris (?),Madonna col Bambino in trono, san Rocco, san Romolo e angeli

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chigiano Giovanni Andrea De Magistris, paternità chegiustifica gli elementi stilistici palesemente diversi daifiorentini e che si rivelano piuttosto veneti e lombardima filtrati attraverso la scuola marchigiana.Sulla parete opposta, di fronte a quest’ultima opera sitrova una tela del figlinese Egisto Sarri (1837-1901) raf-figurante il Transito di san Giuseppe, che mostra le qua-lità tecnicamente raffinate di questo artista, vera glorialocale, di cui il museo conserva un altro dipinto. An-dando verso l’altare, oltre al fonte battesimale datato1569 e recante oltre al bassorilievo con il Battesimo diCristo lo stemma della famiglia Ardimanni (il fonte èstato collocato in questa posizione nel 1980), si può am-mirare un affresco tardo gotico, molto integrato dai re-stauri, che raffigura l’Annunciazione, realizzata sul mo-dello dal veneratissimo affresco della Santissima An-nunziata di Firenze; sulla stessa parete è visibile un al-tro frammento di affresco con un Crocifisso.

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Collegiata di SantaMaria, Fontebattesimale

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Un capolavoro assoluto:la pala del “Maestro di Figline”

Sulla parete destra della navata, in prossimità dell’altare, è conserva-ta una grande tavola cuspidata (cm 298�175,5) dipinta a tempera con

fondo oro, raffigurante la Madonna col Bambino in trono, sant’Elisa-betta d’Ungheria, san Ludovico di Tolosa e sei angeli: il suo autore èignoto ma è tale l’importanza dell’opera da avere indotto i critici ad as-segnargli il fittizio nome di “Maestro di Figline” sotto il quale raggrup-pare un nucleo di opere che recano la stessa inconfondibile impronta. Sitratta di un artista fuori del comune, attivo nei primi decenni del Tre-cento, che dimostra un forte debito nei riguardi della fase giovanile diGiotto: un giottesco quindi, ma “eccentrico”, che forse non era neppurefiorentino visti alcuni elementi nella sua pittura che riecheggiano mo-duli senesi.Fra le sue opere più antiche possono essere collocati un affresco nella sa-grestia della Basilica inferiore di Assisi e un altro nella cappella Tosinghiin Santa Croce a Firenze: in entrambi i luoghi risulta coinvolto anche inalcune vetrate. La sua opera capitale è il Crocifisso, sempre in Santa Cro-ce, che lo rivela «la più autorevole alternativa a Giotto nella Firenze deiprimi decenni del Trecento» (Bellosi, 1980); così come fondamentale nel-la sua produzione è la tavola di Figline, la cui originalità risalta appenasi metta in confronto con la Madonna di Ognissanti di Giotto (oggi agliUffizi), della quale è per certi aspetti più arcaica e per altri estremamen-te più moderna.La sua esecuzione può datarsi a dopo il 1317, anno in cui fu canonizza-to san Ludovico di Tolosa (1274-1297), figlio di Carlo d’Angiò, qui raffi-gurato col saio francescano nell’atto di calpestare la corona, suo regale at-tributo. Anche santa Elisabetta d’Ungheria (vissuta nei primi decenni

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33museo d’arte sacra della collegiata di santa maria

delsecolo XIII)

era di stirpe rega-le, essendo figlia del re An-

drea II: è riconoscibile qui dal saiofrancescano e dal fascio di rose che tiene

in grembo. La presenza di due santi dell’ordinefrancescano ha fatto supporre che in origine il dipinto

fosse destinato alla chiesa di San Francesco a Figline (e del resto il Mae-stro era attivo per i Francescani di Santa Croce): la pala risulta comun-que nella collegiata almeno dal 1577, se si può identificarla con quella sul-l’altare a destra dell’altar maggiore definita “Madonna della neve” almenofino alla fine dell’Ottocento.Nel tempo l’opera ha subito spostamenti e ammodernamenti con pesantiridipinture rimosse dal restauro del 1984-1985; due tavolette triangolariraffiguranti angeli sono state aggiunte in alto verso la fine del Quattro-cento per renderne il formato rettangolare. Questi due Angeli attribuitiprima a Domenico Ghirlandaio e più di recente a Bartolomeo di Gio-vanni sono ora conservati nel museo (vedi scheda 41).Al di là delle caratteristiche che contrappongono il suo autore al Giot-to maturo, l’opera s’impone per la straordinaria preziosità del tratta-mento cromatico, per l’abilità da orafo con cui vengono “cesellati” i par-ticolari decorativi, l’eleganza raffinata che connota abiti e atteggia-menti, l’uso sempre variato del punzone, il grande drappo sontuoso die-tro al quale due angeli soavi reggono rami freschissimi di giglio. Gli in-carnati perlacei (senza la tradizionale preparazione verde) risaltano trale vesti variopinte intorno al grande trono, prezioso manufatto di artesuntuaria decorato con nove leoncini d’oro e una tenda rossa arrotola-ta ad una delle colonnine tortili: un continuo invito per l’occhio a sco-prire particolari di bellezza estenuata come in un percorso di avvici-namento al Divino.

Caterina Caneva

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34museo d’arte sacra della collegiata di santa maria

Il museo

Il museo, a cui si può accedere direttamente dalla chie-sa o in alternativa da una porta sotto il portico di fian-co alla chiesa, si articola in tre salette eleganti in suc-cessione, caratterizzate nelle porte di passaggio da be-gli stipiti cinquecenteschi in pietra serena che recano ladata 1586. Fortemente voluto dal preposto don RenzoMazzoni (1977-1984), personaggio di grande spessoreanche culturale, il museo fu inaugurato nel 1983 e puòconsiderarsi il primo del Valdarno Superiore fiorenti-no, addirittura un antesignano in quanto allestito intempi che non avevano ancora del tutto portato a ma-turazione il processo di concentrazione e valorizzazio-ne dei beni artistici che è alla radice dei diversi “picco-li grandi musei” realizzati sistematicamente più tardi.La struttura è stata aggiornata dal punto di vista sia tec-nico che dei criteri espositivi in occasione della mani-festazione “Rinascimento in Valdarno”, in quest’anno2007, col concorso dell’Ente Cassa di Risparmio e del-la Parrocchia, retta da monsignor Manlio Tinti dal 1984.Il museo contiene pregevoli oreficerie e suppellettili diuso liturgico appartenenti alla collegiata, con qualchedono importante dell’antiquario Giovanni Pratesi; vi so-no esposti a rotazione anche bei paramenti sacri dellaricca dotazione della chiesa, antifonari con preziose mi-niature del Quattrocento e una serie completa e rara diinsegne processionali in legno intagliato e dipinto consimboli della Passione. Tra i dipinti, da segnalare il Mar-tirio di san Lorenzo di Ludovico Cigoli (1559-1613), del1590. Eseguito per la chiesa della Confraternita di SanLorenzo dell’Ospedale Serristori di Figline fu acqui-stato dai Medici nel 1733 ed entrò poi a far parte del pa-trimonio dei musei fiorentini: è infatti in deposito dal-la Soprintendenza di Firenze.

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È possibile anche ammirare qui le due tavolette trian-golari con due angeli che, applicate alla fine del Quat-trocento ai lati della cuspide della Pala del “Maestro diFigline”, rendevano la tavola rettangolare secondo unaprassi in voga a quell’epoca ma che, riscoperte sottouno strato di colore azzurro, sono state rimosse per re-stituire al dipinto la sua conformazione originaria. Giàattribuite a Domenico Ghirlandaio, più di recente so-no state assegnate a Bartolomeo di Giovanni, collabo-ratore di quel maestro. È stata inoltre qui trasferita, dal-l’attigua moderna cappella del Santissimo Sacramento,anche la grande terracotta parzialmente invetriata raf-figurante San Giuseppe, opera di Luca il giovane o di Gi-rolamo, figli di Andrea della Robbia (1505-1510 ca.)Altre opere sono state inserite di recente nell’esposizio-ne, non appartenenti dall’origine alla collegiata ma co-munque provenienti da chiese del territorio di Figline:la grande pala di Andrea di Giusto, allievo di Masaccio,raffigurante l’Adorazione dei Magi e santi provenientedalla chiesa di Sant’Andrea a Ripalta e l’imponente Tri-nità con la Vergine di Agostino Melissi (1616?-1683), untempo nella chiesa di San Pietro al Terreno, particolar-mente ricca quest’ultima di opere e oggetti d’arte; en-trambi i dipinti sono state rimossi dal luogo di origineper motivi di sicurezza e di conservazione.Se si è certi di non intralciare le normali funzioni del-l’ambiente, vale la pena di affacciarsi anche nella Sa-grestia, dove oltre a pregevoli banconi e armadi settecen-teschi, sono visibili un bel Crocifisso ligneo settecente-sco, la Madonna addolorata e San Giovanni dolente at-tribuiti a Vincenzo Dandini (secolo xvii) e un sugge-stivo San Stanislao Kostka del già citato Egisto Sarri(1859 ca.).

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1 Stanza delle insegneThe Insignia Room

2 Sala del CigoliThe Cigoli Room

3 Sala di Andrea di Giusto e degli arrediRoom of Andrea di Giusto and furnishings

4 SagrestiaSacristy

delPianta museo

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1 - Stanza delle insegne

L’ ingresso al museo, situato nei locali adiacenti allachiesa, immette nella prima sala caratterizzata da

un sobrio arredo ligneo formato da grandi armadi amuro lungo le pareti. L’ambiente è dominato dallascultura in terracotta policroma di scuola robbiana raf-figurante San Giuseppe mentre alle pareti è presentatauna rara serie di insegne processionali ottocentescherecanti i simboli della Passione di Cristo.

Visita al museo

Lia BrunoriCianti

Alle pareti

1. manifattura toscanaArmadi a murosecolo xviilegno di noce intagliato;cm 290�175(coppia alla parete sinistra), 290�187(coppia alla parete destra)Collegiata di Santa Maria

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2. manifattura toscanaInsegne processionali del VenerdìSantosecolo xixlegno scolpito, inciso e dipinto;cm 192�32 (ciascuna)chiesa di San Michele a PavelliRara e completa serie di insegne pro-cessionali in legno destinate alla pro-cessione del Venerdì Santo. Tutte lemazze hanno come coronamento unacroce sulla quale sono apposti, scol-piti e dipinti, i simboli della Passio-ne di Cristo poggianti su una nuvo-la: tunica bianca e borsa di denari;lanterna e torce; gallo; corona di spi-ne e flagelli; mano e colonna; sertod’alloro e insegna romana; velo dellaVeronica; calice e flagelli; tunica ros-sa e dadi; tenaglie, martello e chiodi;lancia, spugna e vaso; brocca e baci-le; sudario e due scale; sepolcro e va-so da unguenti. Tutti i simboli, ac-compagnati dalla scritta i.n.r.i vi-sualizzano i vari momenti della Pas-sione di Gesù con immagini sempli-ci ma d’immediato impatto popola-re. I caratteri stilistici delle immagi-ni rimandano alla produzione arti-gianale toscana del xix secolo, pre-sentano un intaglio accurato ed unamodesta ma attenta resa pittorica.

2a

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39stanza delle insegne

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2g 2h

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41stanza delle insegne

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42museo d’arte sacra della collegiata di santa maria

3. manifattura toscanaQuattro mazze da cerimoniasecolo xixottone tornito e inciso;cm 153�35 (ciascuna)Collegiata di Santa Maria

All’interno della stanza4. manifattura toscanaResidenza ed espositorioseconda metà del secolo xviiilegno intagliato, dipinto e dorato;residenza: cm 180�106, espositorio: cm 35�51Collegiata di Santa MariaFastosa residenza di impianto archi-tettonico riproducente una piccolaabside sormontata da un baldacchi-no. Una ricca decorazione affiancagli elementi architettonici con volu-te, conchiglie e cherubini mentre laraffigurazione dei simboli eucaristi-ci, spighe e grappoli di uva, alludealla presenza dell’ostensorio destina-to ad essere accolto nella solenne cu-stodia per la venerazione dei fedeli.

Al centro5. luca “il giovane”(Firenze 1475-Parigi 1548) o girolamo(Firenze 1488-Parigi 1566) della robbiaSan Giuseppe1505/1510

terracotta parzialmente invetriata,con tracce di coloritura a freddonegli incarnati; cm 120�52�60Collegiata di Santa MariaFino alla fine dell’Ottocento la scul-tura era collocata in una nicchia sulsecondo altare a destra, dedicato ap-punto a San Giuseppe, sul quale fusostituita dal dipinto di Egisto Sarricon Il transito di San Giuseppe: tra-sferita in canonica e poi nella cap-pella del SS. Sacramento, è stata direcente a buon diritto inserita nelmuseo. È costituita da tre pezzi cot-ti separatamente; la coloritura a fred-do di cui vi è traccia sugli incarnatiprivi di invetriatura è comune ad al-tre opere uscite nel Cinquecento dal-la bottega robbiana. Pur esibendomoduli tipici di Andrea della Robbia,l’opera contiene fermenti innovativiquali potevano elaborare in quel las-so di tempo i suoi più giovani figli,Luca “il giovane” e Girolamo, «im-pegnati a conciliare un’arte in diffi-cile equilibrio tra implicazioni savo-naroliane e inquietudini manieristi-che» (A. Bellandi, 1998). La figuraappare semplice e solenne, nell’ar-moniosa composizione dei panneg-gi, mentre il volto, complice la “po-vertà” della materia priva di smalti,rivela una sfumatura malinconicache arricchisce di valori psicologicila bella figura del santo.

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43stanza delle insegne

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2 - Sala del CigoliLa seconda sala del museo prende il nome dal grandedipinto di Ludovico Cardi detto il Cigoli raffiguranteil Martirio di San Lorenzo che campeggia sulla paretesinistra. Opera non solo fondamentale nel percorso ar-tistico del pittore ma anche uno dei capisaldi della pit-tura fiorentina del Seicento, essa testimonia, inoltre, ilrapporto privilegiato che il Cigoli ebbe con Figline edil suo territorio. La pittura seicentesca è ben rappre-sentata anche dalla presenza di un dipinto di AgostinoMelissi proveniente dalla chiesa di San Pietro al Terre-no. In questa sala sono conservati tre codici miniati,due dei quali facenti parte di un prezioso Graduale delsecondo Quattrocento fiorentino riconducibile ai mo-di del celebre miniatore Attavante degli Attavanti.L’ambiente appare arredato con eleganza grazie anchealla presenza di un prezioso tappeto e di seggioloni an-tichi di un certo pregio.

La foto presentaqualchevariante rispettoal recenteriordinamentodel museo

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Sulla parete d’ingresso, sopra la porta

6. manifattura toscanaCrocifissofine del secolo xvi-inizio del secolo xviilegno intagliato e dipinto;Cristo: cm 55�47; croce: 119�50Collegiata di Santa Maria

Entrando a sinistra, entro una teca

7. scuola franceseVergine Mariainizio del secolo xvpietra scolpita; cm 52�21�13dono di Giovanni PratesiLa scultura doveva far parte, assiemead una perduta statua raffigurantel’Angelo, di un gruppo dedicato all’An-nunciazione. La Vergine, elegante-mente drappeggiata entro un ampiomantello, è mostrata nell’atteggia-mento di accettazione del messaggiodivino ed il suo corpo, pur nella soli-da impostazione sottolineata dallacampana a grosse pieghe della veste,mostra un accenno di torsione. Talielementi, memori della tradizione go-tica d’oltralpe, assieme alla caratteriz-zazione particolare del volto ed alla ti-pologia del costume, rimandano adun’area di produzione francese, riferi-bile soprattutto alla cultura proven-zale del primo Quattrocento.

Parete sinistra8. ludovico cardi detto cigoli(Cigoli, Pisa 1559-Roma 1613)Martirio di San Lorenzo1590olio su tavola; cm 300�175deposito delle Gallerie Fiorentine(Inv. 1890 n. 2130)chiesa della Compagnia di San LorenzoRealizzato per la chiesa della Con-fraternita di San Lorenzo nell’omo-nimo Ospedale di Figline, questo di-pinto rimase nella sua collocazioneoriginaria fino al 1783 quando, sop-pressa la congregazione in seguito al-le riforme leopoldine, fu acquistatodalla Galleria degli Uffizi dove ven-ne esposto. Passata in seguito al Mu-seo di San Marco, nel Cenacolo diSan Salvi e nel deposito del Cenaco-lo di Fuligno, la tavola del Cigoli ètornata all’inizio degli anni Ottantaa Figline divenendo una fondamen-tale testimonianza dell’attività delpittore nel Valdarno.Il Martirio di San Lorenzo, la cui ac-curata genesi è testimoniata da cin-que disegni preparatori conservati nelGabinetto Disegni e Stampe degliUffizi, costituisce un’opera basilarenel percorso artistico del Cigoli, di-rettamente alle origini del suo inno-vativo interesse per il colorismo ve-neto, tanto che ne è stato riconosciutocome modello il dipinto di analogosoggetto di Tiziano (Venezia, Chiesa

45sala del cigoli

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46museo d’arte sacra della collegiata di santa maria

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47sala del cigoli

dei Gesuiti). Tale conoscenza, riela-borata alla luce delle esperienze fio-rentine ed in particolare del Martiriodi San Lorenzo di Girolamo Mac-chietti in Santa Maria Novella (1573),ha permesso al Cigoli di creare unospettacolare impianto prospettico eluministico nel quale i personaggi agi-scono come in una delle rappresen-tazioni teatrali di cui lo stesso pitto-re fu esperto scenografo.

Dopo l’Immacolata Concezione diPontorme (1589), il dipinto di Figli-ne inaugura la stagione più felice del-l’artista e segna il definitivo passag-gio al suo stile maturo che, unendosapienza costruttiva e verità di gestie colori, ha reso il Cigoli uno dei pit-tori più sensibili e innovatori dellapittura fiorentina tanto da essere con-siderato quasi un anticipatore del ba-rocco.

8, particolare

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48museo d’arte sacra della collegiata di santa maria

L a bella tavola raffigurante il Martirio di San Lorenzo, dipinta daLudovico Cardi detto il Cigoli, non solo rappresenta una delle opere

più significative del museo (v. n. 8) ma testimonia il rapporto strettissi-mo e particolare che questo importante pittore del Seicento fiorentino in-trattenne con Figline. Sono infatti proprio legate a questo luogo le pri-me documentazioni sull’attività artistica del pittore tanto che è stato ipo-tizzato un suo rapporto di parentela con i Cardi, bicchierai a Figline,che avevano il palazzo di famiglia in via Marsilio Ficino al n. 10, ove èapposto lo stemma Cardi-Cigoli.Il legame del pittore con Figline risale agli esordi della sua attività, la pri-ma opera documentata di Ludovico risulta infatti una Deposizione diCristo commissionata dalla Compagnia della Santa Croce di Figline il22 marzo 1578, anno d’immatricolazione del pittore all’Accademia del Di-segno; il dipinto, ancora profondamente legato al clima inquieto di Pon-tormo e Rosso, lasciò la sua collocazione originaria nel 1783, quando fuacquistato dalla Galleria degli Uffizi dov’è tutt’ora conservato.Due anni dopo, il 18 novembre 1580, è registrato il pagamento di 150 lireal Cigoli per la realizzazione di una Annunciazione, destinata al “chie-sino delle Monache” presso l’antico Ospedale Serristori a Figline (ora aSan Cerbone). Tale opera segna il passaggio dagli stilemi della manieraal pacato linguaggio del classicismo fiorentino diffuso da Albertinelli eFra Bartolomeo. L’Annunciazione figlinese testimonia anche il sodaliziodestinato a durare nel tempo con i Serristori, fondatori e patroni dell’O-spedale che porta il loro nome; Ludovico lavorerà per loro anche a Firen-ze mentre nella residenza dei Serristori a Figline si ricordano opere di gu-sto cigolesco fra le quali una Diana col Satiro particolarmente vicina aimodi del maestro.

Ludovico Cigoli e Figline:gli esordi di un grande pittore

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49sala del cigoli

Data al 1590 il Martirio di San Lorenzo esposto nel Museo e commis-sionato dalla Compagnia di San Lorenzo per la cappella dell’Oratorio(v. n. 8); lo stile di Luodovico è ora maturo, sostenuto dal più puro dise-gno fiorentino e interpretato con intensi accenti luministici d’ascenden-za veneta che costituiranno le caratteristiche fondamentali del suostile che farà scuola a Firenze.L’attività del pittore nel Valdarno prosegue nell’annosuccessivo con la Resurrezione di Montevarchi,oggi al Museo di Arezzo, che avvia un perio-do di ampia produzione artistica che por-terà Ludovico ad ottenere commissio-ni sempre più prestigiose fino al 1613quando, morendo, lasciò incom-piuta la sua ultima opera,l’Ingresso di Cristo a Ge-rusalemme, destinato al-l’altare fiorentino diSanta Croce dei suoimecenati Serristori.

Lia Brunori Cianti

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50museo d’arte sacra della collegiata di santa maria

9. manifattura toscanaMobilesecolo xviilegno di noce intagliato eimpiallacciato; cm 132�332�71,5Collegiata di Santa Maria

10. manifattura toscanaCroce d’altaresecolo xviiottone sbalzato e inciso;croce: cm 31�25; Cristo: cm 10,5�10Collegiata di Santa Maria

11. manifattura toscanaDue candelieri1600ottone a fusione e tornito;cm 60�18 (ciascuno)iscrizione: sul nodo, f.c.t. 1600e stemma francescanoCollegiata di Santa Maria

12. manifattura toscanaDue candelierisecolo xviiottone a fusione e tornito;cm 30�11,5 (ciascuno)Collegiata di Santa Maria

13. manifattura toscanaDue candelierisecolo xviiottone a fusione e tornito;cm 50�14 (ciascuno)Collegiata di Santa Maria

Al centro della sala

14. manifattura turca (Ushak)Tappetosecolo xixlana con ordito di cotonecm 350�420dono di Giovanni Pratesi

15. manifattura toscanaPoltrona con braccioliprima metà del secolo xviiilegno di noce intagliato e dorato,tessuto;cm 135�63�50stemma del Capitolo della Collegiata di Santa MariaCollegiata di Santa Maria

16. manifattura toscanaPoltrona con bracciolifine del secolo xvii-inizio del secolo xviiilegno intagliato e tessuto;cm 135�67�50stemma del Capitolo della Collegiata di Santa MariaCollegiata di Santa Maria

17. manifattura toscanaPoltrona con braccioliprima metà del secolo xviiilegno di noce intagliato e dorato,tessuto;cm 135�67�59stemma del Capitolo

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della Collegiata di Santa MariaCollegiata di Santa Maria

18. manifattura toscanaSgabelloprima metà del secolo xviilegno di noce intagliato, laccato e dorato, tessuto;cm 44,5�55�43Collegiata di Santa Maria

19. manifattura toscanaPoltrona con braccioliinizio del secolo xixlegno intagliato, laccato e dorato,tessuto; cm 122�61�50Collegiata di Santa Maria

Sulla parete di fondo entro teca

20. manifattura toscanaReliquiario ad urnainizio del secolo xixlegno intagliato, laccato e dorato;cm 47�35�28Collegiata di Santa Maria

A destra del portale

21. scuola fiorentinaMadonna col Bambino in gloria con san Michele, san Luigi Gonzagae santo Papaprima metà del secolo xviiiolio su tela; cm 287�170Collegiata di Santa Maria

51sala del cigoli

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52museo d’arte sacra della collegiata di santa maria

Il dipinto raffigura la Madonna colBambino assisa in cielo ed accompa-gnata da angeli, al di sotto san Michelearmato di lancia è colto nell’atto di at-terrare il demonio, san Luigi Gonza-ga prega devotamente la Vergine men-tre il santo Papa, volgendosi verso i fe-deli, indica la gloria di Maria.Riferibile alla pittura toscana del pri-mo Settecento, il dipinto mostra an-cora echi seicenteschi nella posa del-la Vergine e negli effetti luministicicaldi e contrastati presenti partico-larmente nella parte superiore del di-pinto; i tratti più leggeri e dinamici

con i quali sono costruite le figuredei santi indirizzano invece verso ilnuovo secolo e verso una freschezzad’impostazione che pare risentire deiprincipali maestri del Settecento fio-rentino.

Sotto i dipinti

22. manifattura toscanaCoppia di cassapanche con dossalesecolo xviilegno di noce intagliato;cm 109�224�52 (ciascuna)Collegiata di Santa Maria

21, particolare

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53sala del cigoli

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I l Liber gradualis conservato nel Museo di Figline (nn. 23-24), diviso indue volumi e legato alla committenza della Compagnia di San Lorenzo

in relazione alla sua insegna presente sul frontespizio, rappresenta un inte-ressante esempio della produzione miniatoria fiorentina del secondo Quat-trocento, riferibile ad un momento centrale di elaborazione stilistica. Nelsettimo ed ottavo decennio del secolo, infatti, dalla bottega di Francesco diAntonio del Chierico uscivano i manoscritti miniati più eclatanti della pro-duzione artistica cittadina, tali da stare al pari con i principali esiti dellacoeva pittura. Il Graduale figlinese si lega profondamente a questa culturarivelando nel Profeta della prima carta un inequivocabile riflesso dell’ana-logo soggetto di Francesco d’Antonio per il codice B della Santissima An-nunziata (c. 1): stesso equilibrio di cromie, simile grandeggiare della figuraall’interno della lettera ed analogo slontanare del cielo sul fondo; anche leterse architetture presenti nelle miniature figlinesi richiamano quelle dell’E-dili 150 nella Biblioteca Medicea Laurenziana realizzate per il Duomo fio-rentino. In luogo, però, della monumentalità e arditezza di certe imposta-zioni proprie di Francesco, la tipologia dei personaggi raffigurati nelle mi-niature figlinesi così come il tono più accostante della gestualità e della co-struzione delle scene qui presentate, inducono ad ipotizzare al lavoro il gio-vane Attavante degli Attavanti ancora nell’ambito di Francesco d’Antonio.La Resurrezione e la Vergine Assunta rivelano in nuce impostazioni chesaranno sviluppate nel più tardo Messale di Attavante per il re d’UngheriaMattia Corvino (Bruxelles, Bibliothèque Royale, ms. 9008, c. 206) mentrela Natività propone un disegno poi ampliato nel Breviario Vaticano atta-vantesco sempre per Mattia Corvino (ms. Urb. Lat. 112, c. 67). Si può co-gliere così in queste carte una fase di prima elaborazione del linguaggio diAttavante che dalla fine del secolo ai primi decenni del Cinquecento creeràalcuni fra i codici più preziosi ed importanti della miniatura fiorentina.

Lia Brunori Cianti

Il Graduale di Figline

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55sala del cigoli

23c. 1

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Proseguendo lungo la paretecontigua, nelle vetrine sotto la finestra da sinistra a destra

23. attavante degli attavanti (?)(Firenze 1452-1520)Gradualeseconda metà del secolo xv1470-1480codice membranaceo, cc. 246;mm 484�340Collegiata di Santa MariaQuesto codice, relativo al periodo li-turgico dalla prima domenica di Av-vento alla Pasqua, costituisce il pri-mo dei due volumi che formano unpregevole Graduale miniato. La de-corazione di pennello è realizzata da

lettere filigranate piccole e grandi al-ternativamente rosse e azzurre conornamentazione di colore inverso; ladecorazione miniata è formata sia dalettere decorate che da figurate isto-riate; queste ultime, poste agli inci-pit delle principali feste, sono le se-guenti: c. 1, Ad te levavi, Profeta inpreghiera; c. 37, Puer natus est, Gesùin fasce; c. 47, In medio ecclesiae, SanGiovanni Evangelista; c. 59, Ecce ad-venit, Adorazione dei Magi; c. 210,Resurrexit, Resurrezione.Le miniature presentano le tipichecaratteristiche della cultura fiorenti-na dell’ottavo decennio del xv seco-lo: le figure, sinteticamente tratteg-giate, vivono in paesaggi tersi e pro-spetticamente costruiti; le cromie,giocate sui toni del rosa, verde, az-zurro e giallo richiamano le atmo-sfere dei grandi cicli corali usciti dal-l’ambito di Francesco d’Antonio. Leesili figure di questi minii, però, ri-fuggono dal fare plastico ed eroicodefinito nelle immagini del maestroe sembrano richiamarsi più ai modidel giovane Attavante all’epoca del-la sua prima attività nell’orbita diFrancesco d’Antonio.

24. attavante degli attavanti (?)(Firenze 1452-1520)Gradualeseconda metà del secolo xv1470-1480

23c. 37

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codice membranaceo, cc. 219 (?);mm 470�320Collegiata di Santa MariaSeconda parte del Graduale conte-nente il periodo liturgico dall’A-scensione fino alla fine dell’anno(compreso il Comune degli Aposto-li, dei Martiri, Messa dei Morti ecc).L’apparato decorativo è coerente conquello del primo codice e presentaun numero più elevato di iniziali fi-gurate e istoriate: c. 1, Viri, Ascensio-ne; c. 7, Spiritus, Pentecoste; c. 56v,Dominus, san Pietro e sant’Andrea;c. 63v, Suscepimus, Presentazione altempio; c. 79v, De ventre, san Giovan-nino; c. 84v, Scio, san Paolo; c. 88v,Confessio, san Lorenzo; c. 91, Gau-deamus, Assunzione della Vergine;

c. 93, Salva, Madonna col Bambino;c. 98, Benedicta, san Michele; c. 102,Gesù tra due Santi; c. 105, Mihi, Apo-stolo; c. 125v, Intret, Tre Martiri;c. 169v, Dilexisti, Santa; c. 185, Terri-bilis, chiesa; c. 188, Requiem, teschioposto su un catafalco; c. 219v, Bene-dicta, La Trinità.Anche queste miniature sono riferi-bili alla mano del giovane Attavanteancora influenzato dai modi di Fran-cesco d’Antonio.

25. scuola fiorentinaCoralefine del secolo xiv-inizio del xvcodice membranaceo;mm 450�300Collegiata di Santa Maria

57sala del cigoli

24c. 63v

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58museo d’arte sacra della collegiata di santa maria

26. agostino melissi(Firenze 1616?-1683)La Trinità con la Verginedatabile 1674, firmato agostinusde melissisolio su tela riportata su tavola; cm 195�170chiesa di San Pietro al TerrenoL’opera è citata dallo storico France-sco Baldinucci nella biografia delMelissi (suo contemporaneo) postain calce a quella del Bilivert, maestroe capobottega di Agostino dal 1634 al1644: «ultimamente ha fatto una ta-vola di una Trinità, e Maria Vergine,in atto di pregare per l’uman gene-re, che deve essere mandata alla com-pagnia della Passione a San Piero alterreno nel Valdarno di sopra».La Compagnia della Passione, o del-la SS. Trinità, aveva commissionatoil dipinto il 22 febbraio 1657, ma nel

1674 questo non era ancora statoconsegnato causando una contro-versia con l’autore.Al Gabinetto Disegni e Stampe de-gli Uffizi esiste un disegno prepara-torio della testa del Cristo con la da-ta «2 ottobre 1674».Il dipinto rivela, pur nella grandio-sità d’impostazione, una piana defi-nizione dei personaggi e non puòsfuggire, al di là della comune espres-sione di dolcezza idealizzata, la ri-cerca di una somiglianza tra il Padree il Figlio. Il rifiuto di ogni ricerca-tezza di ornati si abbina a una straor-dinaria intensità del colore, qualitàche apparentano la produzione delMelissi ai modi devoti e alle cromiesmaltate di Carlo Dolci. Il dipinto èstato rimosso dalla sede originalequalche anno fa per motivi di con-servazione.

26, particolare

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59

26

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60museo d’arte sacra della collegiata di santa maria

3 - Sala di Andrea di Giusto e degli arrediOltrepassato un pregevole portale lapideo del primoSeicento recante lo stemma della famiglia Ardimanniche nel 1569 commissionò il fonte battesimale dellachiesa, la visita prosegue in una sala principalmente de-dicata al ricco arredo liturgico della collegiata. Le ve-trine accolgono preziose opere di oreficeria: vi si am-mirano, tra gli altri, un raro turibolo di fine Trecento,bacili in rame del xvi secolo ed il Reliquiario della San-ta Croce realizzato da Bernardo Holzmann, l’ultimogrande argentiere attivo nelle botteghe granducali me-dicee. Particolarmente rara è un piccola scultura lignearaffigurante Gesù Bambino riferibile ad una manifattu-ra nordica del xv-xvi secolo che costituisce una testi-monianza di arte “internazionale” in terra figlinese.Nella sala si conservano anche due importanti operepittoriche: gli Angeli attribuiti a Bartolomeo di Gio-vanni, destinati alla fine del Quattrocento ad ornarel’antica Maestà del Maestro di Figline, ancora oggi con-servata nella collegiata, e il polittico di Andrea di Giu-sto proveniente dalla chiesa di Sant’Andrea a Ripalta.

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Parete d’ingresso, da sinistra,procedendo in senso orarioAlla parete, entro una teca

27. manifattura toscanaBambino Gesùsecolo xixlegno intagliato e dipinto, tessutoricamato in sete policrome;cm 28�12Collegiata di Santa Maria

Prima vetrinaSul ripiano superiore

28. manifattura fiorentinaCoperta del Missale Romanum

stampato nel 1759lamine d’argento sbalzate, cesellate, bulinate, traforate, su piatti lignei ricoperti di velluto; cm 38,8�27,5nei piatti: San Vincenzo Gonzaga (recto);Madonna in gloria (verso)Collegiata di Santa Maria

29. manifattura fiorentinaSecchielloseconda metà del secolo xviiiargento sbalzato e inciso;cm 14,5�10 (diam. piede), 21,6 (diam. coppa)Collegiata di Santa Maria

61sala di andrea di giusto e degli arredi

28 29

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62museo d’arte sacra della collegiata di santa maria

30. manifattura fiorentinaCaliceseconda metà del secolo xviiiargento a fusione, sbalzato,cesellato e dorato (coppa);cm 26�13punzoni: sul piede, agin campo ovaleCollegiata di Santa MariaIl calice presenta una delle tipologiepiù diffuse nella seconda metà delSettecento la cui elaborazione risaleal sesto decennio del secolo. Il pun-zone ag presente sul manufatto puòessere riferito all’orafo Antonio Gra-ziani, documentato dal 1750 al 1780e che fu attivo per la corte grandu-cale lorenese; a lui si deve nel 1777l’esecuzione di un reliquiario per l’Ospedale Serristori di Figline.

31. manifattura fiorentinaCoperta del Missale Romanumstampato nel 1706lamina d’argento sbalzata, cesellata, bulinata e velluto;cm 40�27 (ciascun piatto della legatura)nei piatti: San Giuseppe (recto); Santa Caterina d’Alessandria (verso)iscrizioni: nel medaglione, sul recto, giovanni bendi fCollegiata Santa Maria

Il fornimento è databile all’anno distampa del messale (1706); i riporti ele placchette mostrano la ricchezzaornamentale e lo stile propri del gu-sto d’inizio Settecento caratterizzatoda elementi specifici come il rigogliodelle foglie d’acanto e il motivo dellaconchiglia a valve nervate e smerlate.Il messale contiene, in corrispon-denza del Canone della Messa, l’in-cisione della Crocifissione a piena pa-gina realizzata da Giovanni Palazzi,attivo a Venezia dal 1685 al 1698, ri-cordato come autore di soggetti sa-cri per una Historia del TestamentoVecchio e Nuovo pubblicata a Vene-zia nel 1688.

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Sul ripiano mediano

32. manifattura fiorentinaCoppia di ampolline con vassoiofine del secolo xviii-inizio del secolo xixargento sbalzato, cesellato e inciso,vetro soffiato;ampolline: cm 18�4,7 (diam. piede);vassoio: cm 27,5�20,5punzoni: ac in campo rettangolarenelle ampolline sul piede e nelvassoio sul bordo esternoiscrizioni: ffc intrecciate suimedaglioni delle ampolline e alcentro del vassoiodono di Giovanni PratesiAmpolline e vassoio eseguite a pen-dant. Il punzone AC ripetuto duevolte sul vassoio indica sia l’esecuto-re che il saggiatore, identificabile con

Antonio Cipriani (documentato1737-1780) o Angiolo Codacci (do-cumentato 1746-1780), ancora attivonel 1799.La tipologia del raffinato decoro digusto neoclassico delle ampolline el’essenzialità formale del vassoio in-ducono a datare le opere alla fine delxviii secolo e inizio del successivo, an-che in rapporto ad analoghi manu-fatti presenti in altre chiese toscane.

33. manifattura sicilianaAlzatina con broccasecoli xviii-xixottone sbalzato e dorato, filigranad’argento e madreperla;alzatina: cm 7�11,5 (diam. piede),26,5 (diam.super.); conchiglia: cm 18�6 (diam. piede)deposito di Giovanni Pratesi

63sala di andrea di giusto e degli arredi

33a 33b

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Particolari e rari manufatti di grandeeffetto decorativo: si tratta di unabrocca a pendant con un vassoio sol-levato su un piede piuttosto slancia-to (alzatina). La brocca è realizzatasfruttando la forma sinuosa di un nau-tilius, una conchiglia in madreperla,montato in filigrana per raggiungereun effetto spettacolare, analogo aquello riscontrabile nei simili oggettidi manifattura nordica cinquecente-sca presenti nel fiorentino Museo de-gli Argenti. L’esuberante ornamenta-zione filigranata che ricopre sia la con-chiglia che l’alzatina appare però lon-tana dalle elaborazioni fiorentine deltema e piuttosto riconducibile allaproduzione sette-ottocentesca dell’I-talia meridionale, probabilmente si-ciliana, ancora memore delle fastoseelaborazioni barocche.

34. manifattura toscanaDiademasecolo xixmetallo dorato, pietre colorate;cm 22�21 (diametro)Collegiata di Santa Maria

Sul ripiano inferiore

35. bottega ceccherelliOstensorioinizio del xx secoloargento a fusione, sbalzato,cesellato, cristalli sfaccettati, rame dorato (raggiera); cm 62�26punzoni: sul piede, 800;ceccherelliCollegiata di Santa MariaIl punzone identifica il manufattocome prodotto della bottega Cec-cherelli, particolarmente attiva a Fi-renze nei primi decenni del xx seco-lo e della quale questo ostensorio rap-

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presenta un ottimo esempio dellaproduzione. L’opera infatti, secondoil gusto eclettico dell’epoca, uniscecon garbo la tipologia barocca del-l’angelo a sostegno della mostra conl’apparato decorativo di tradizioneneoclassica. Alla bottega Ceccherel-li appartengono anche una pissidepresente nel Museo di Figline (n. 61)ed altri manufatti conservati nelleraccolte di arte sacra di Montesper-toli e Castelfiorentino.

36. manifattura romana e toscanaMissale Romanumstampato nel 1662stampa su carta; velluto impressosu assi di legno;cm 40�27 (ciascun piatto della legatura)stemma: sui piatti della legatura,alla croce latina su monte araldicoCollegiata di Santa MariaMessale ricco di incisioni a tutta pa-gina tratte da celebri maestri dellapittura barocca quali Pietro da Cor-tona (La Trinità sul frontespizio), Ci-ro Ferri (Presentazione al tempio, Cro-cifissione, Pentecoste, Ultima Cena),Carlo Maratta (Purificazione dellaVergine), Carlo Cesio (Natività) eGuillaum Cortese (Annunciazione).Il volume è stato stampato a Romanel 1662 presso la Reverenda Came-ra Apostolica avvalendosi di noti in-cisori stranieri attivi all’epoca nella

città papale quali i francesi FrançoisSpierre (Nancy 1639-Marsiglia 1681),Guillaume Vallet (Parigi 1632-1704)e l’olandese Cornelius ii Bloemaert(Utrecht 1603-Roma? 1680), protet-to da Pietro da Cortona e da PapaBarberini.

37. manifattura toscanaCoppia di reliquiari ad ostensoriosecolo xixargento sbalzato, cesellato e pietrecolorate; cm 50�11,2Collegiata di Santa Maria

38. manifattura toscanaOstensoriosecolo xixmetallo sbalzato, cesellato e pietrecolorate; rame dorato (raggiera);cm 52�20Collegiata di Santa Maria

39. manifattura toscanaCiboriosecolo xviiilegno intagliato, dipinto e dorato;cm 61,5�53�19; 31�19,5 (croce apicale)Collegiata di Santa Maria

40. manifattura toscanaInginocchiatoiosecolo xixlegno di noce intagliato eimpiallacciato; cm 75�55�49Collegiata di Santa Maria

65sala di andrea di giusto e degli arredi

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In alto sulla paretesinistra sopra la vetrina

41. bartolomeo di giovanni (?)(Firenze, attivo 1480-1510 ca.)Due angeli1480 ca.tavola; cm 68,5�89; cm 64,2�87Collegiata di Santa MariaIntorno al 1480 le due tavolettetriangolari, raffiguranti due angeliadoranti in volo con lo sguardo ri-volto verso il basso, furono aggiun-te alla grande pala cuspidata dalMaestro di Figline per renderla diformato rettangolare conforme algusto allora dominante. Nel 1946 fu-rono riscoperti sotto una pesante ri-

di-pintu-

ra azzurrae restaurati

nel 1983: in quel-l’occasione Alessan-

dro Angelini li assegnavaa Domenico Ghirlandaio, in

un momento centrale della suaattività prossimo al Ritratto di gio-vane del Museo di Oxford. Più di re-cente (1992) Nicoletta Pons, se-guendo un suggerimento di EverettFahy, suggerisce di collocarli nel-l’ambito di Bartolomeo di Giovan-ni, pittore che in più occasioni col-labora con Domenico eseguendoparti secondarie nelle sue opere: ipo-tesi questa autorevolmente fondatasu considerazioni stilistiche.

Parete sinistra, seconda vetrinaSul ripiano superiore

42. manifattura fiorentinaCoppia di stampe acquerellateraffiguranti la Vergine Addolorata1832-1872stampe acquerellate su cartoncino;cornice: argento sbalzato, bulinatoe cesellato;cm 14,12�12 (ciascuna stampa);30�20 (cornice)punzone: sul globo, leone sedente

41a

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suletteraf in cam-po ovaleCollegiata diSanta MariaIl punzone presente sul-la cornice delimita il perio-do di esecuzione del manufat-to fra il 1832 e il 1872 quando a Fi-renze fu in uso tale marchio a ga-ranzia della bontà legale dell’argen-to (pari a 9 once e 12 denari, 792 mil-lesimi). A tale epoca corrispondonoi caratteri stilistici delle belle cor-nici in argento mentre la tipolo-gia delle immagini indirizza ver-so la produzione artistica di metà secolo, sensibile al gusto accademico.

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43. manifattura fiorentinaCaliceprima metà del secolo xviiargento a fusione, sbalzato,cesellato, bulinato e dorato(coppa); cm 24�11,5iscrizioni; sul piede,cap/itol/d.figli/neCollegiata di Santa MariaIl calice, di buona esecuzione e di ele-gante fattura, mostra il passaggio dalrepertorio decorativo tardocinque-centesco alle tendenze plastiche delpieno Seicento espresse dalla pre-senza di protomi angeliche in rilie-vo e dai giochi coloristici realizzaticon i diversi livelli del rilievo.

La raffigurazione della Vergine sulpiede assieme all’iscrizione ed al sim-bolo araldico dell’aquila, indicanol’opera come commissione del Ca-pitolo della Collegiata figlinese diSanta Maria.

44. manifattura toscanaCalicefine del secolo xix-inizio del secolo xxargento a fusione, sbalzato e dorato(coppa); cm 24�14,5punzone: sul piede, 800Collegiata di Santa MariaFastoso calice decorato con perso-naggi e scene relative alla Passione di

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Cristo: sul piede compaiono le figu-re del Cristo Risorto, della Vergine e diSan Giovanni Evangelista mentre nelnodo sono raffigurate la Preghieranell’orto degli ulivi, la Flagellazione ela Presentazione di Cristo alla folla.Il punzone 800 individua una ma-nifattura post-unitaria che recuperaelementi barocchi con gusto tipica-mente ottocentesco.

45. manifattura fiorentinaCaliceprima metà del secolo xviiargento sbalzato, cesellato,bulinato e dorato (coppa);cm 23,6�11,4

iscrizione (posteriore): sotto il piede, pavaneCollegiata di Santa Maria

Ripiano centrale

46. manifattura toscanaCaliceprima metà del secolo xixargento a fusione, sbalzato,cesellato e dorato (coppa);cm 25,6�12Collegiata di Santa Maria

47. manifattura toscanaCalicesecolo xviiiargento a fusione, sbalzato,cesellato e dorato (coppa);cm 22,6�13iscrizioni: sul piede ex voto bacmae vi conf corporis chriCollegiata di Santa Maria

48. manifattura fiorentinaCaliceseconda metà del secolo xviiiargento a fusione, sbalzato,cesellato, inciso e dorato (coppa);cm 23,2�12punzoni: sul piede, gc in campoovale e due illeggibiliiscrizioni: interno del piede, lettera mCollegiata di Santa Maria

69sala di andrea di giusto e degli arredi

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49. manifattura fiorentinaSerie di tre vasetti per gli oli santicon custodiaseconda metà del secolo xviiargento inciso, legno dipinto;vasetti: cm 10,5�10,9; custodia: cm 12�18,4�11iscrizioni: chath; infir; chris(sul corpo di ciascun vasetto);collegiata di figline (custodia);stemma sul corpo dei vasi: alla testadi bue sormontata da una stella a sei punte e da un’aureolaCollegiata di Santa Maria

I tre vasetti, corredati della loro cu-stodia, conservano le iscrizioni che nedenotano il contenuto: olio per i ca-tecumeni, usato per il battesimo, olioper l’unzione degli infermi e crisma,utilizzato per la cresima, l’ordinazio-ne di sacerdoti e vescovi o la benedi-zione delle campane. Gli arredi sonocitati nell’Inventario delle suppellet-tili della collegiata nel 1682, data pros-sima alla loro esecuzione, come con-ferma la tipologia dei manufatti ed ilraffinato repertorio ornamentale flo-reale inciso sul corpo dei vasi.

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50. luigi salvadori (Firenze, notizie 1745-1799)Navicellasettimo-ottavo decennio del secolo xviiiargento a fusione, sbalzato e cesellato; cm 9�18,5punzoni: sul piede, leone passante,ls, colomba in voloCollegiata di Santa MariaQuesta navicella presenta elementitipologici caratteristici del secondoSettecento, in particolare le prese a la-

mina ricurva frequenti in moltepli-ci esemplari dell’epoca.Il punzone con la colomba in campoovale, rilevabile dal 1720, designa ilsaggiatore, le lettere ls sono associa-bili all’esecutore identificabile nell’ar-gentiere fiorentino Luigi Salvadori, at-tivo presso la corte granducale. Talielementi circoscriverebbero l’esecu-zione del manufatto entro il settimo-ottavo decennio del xviii secolo.

51. carlo bartolotti(Roma 1777-1824)Turibolo1790-1810argento a fusione, sbalzato,

cesellato e traforato; cm 28,5�14punzoni: sotto la manopola,ombrello pontificio fra due chiavi;sul coperchio, cb con al centro unpesce stilizzato; sul piede, duepunzoni uguali ai citatiCollegiata di Santa Maria

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Manufatto di buona qualità prodot-to da una prestigiosa manifatturaorafa romana, identificabile dal bol-lo camerale imposto dalla Zecca ro-mana e dal punzone dell’argentiereindividuabile in Carlo Bartolotti al-l’epoca in cui aveva bottega “all’in-segna del pesce” ed usava il presentebollo (1790-1810). Il turibolo, impo-stato su piede circolare, presenta cop-pa e coperchio decorati con fastosecartelle circondate da volute ed in-quadrate da nervature e motivi fito-morfi; sia la morfologia slanciata delvaso che i caratteri della decorazio-ne testimoniano come il ricordo del-la ricca ornamentazione barocca ro-mana venga improntato ad un piùrigoroso equilibrio.

Ripiano inferiore

52. manifattura toscanaDue candelierisecolo xviiottone a fusione e tornito;cm 61�18Collegiata di Santa Maria

53. manifattura toscanaCoppia di reliquiari ad ostensorioseconda metà del secolo xviiilegno intagliato e dorato;cm 43�18Collegiata di Santa Maria

54. manifattura toscanaReliquiario ad ostensorioseconda metà del secolo xviiilegno intagliato e dorato;cm 34,5�18Collegiata di Santa Maria

55. manifattura toscanaReliquiario ad ostensorioinizio del secolo xixlegno intagliato e dorato; cm 60�31Collegiata di Santa Maria

A destra della vetrina

56. manifattura toscanaLeggìo da corosecolo xviiilegno intagliato e scolpito, cuoio;cm 150�59Collegiata di Santa Maria

Parete di fondo, terza vetrinaPrimo ripiano, da sinistra

57. Bernardo Holzmann (notizie 1685-1728)Reliquiario ad ostensoriosecondo-terzo decennio del xviii secoloargento sbalzato, cesellato ebulinato, parti a fusione e tornite,cristallo di rocca; cm 48�17punzone: sulla base, bhsu campo circolareCollegiata di Santa Maria

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Reliquiario alla romana dovuto, co-me attesta il punzone, alla produ-zione del celebre argentiere di ori-gine tedesca Bernardo Holzmann,attivo presso la corte medicea dal1688 e collaboratore di Giovan Bat-tista Foggini, il massimo esponentedella scultura barocca toscana; in-sieme ad esso Holzmann realizzòprestigiosi lavori di committenzagranducale fra i quali il più celebrefu il busto-reliquiario di San Crescidel 1703. Molto attivo per l’Opera diSanta Maria del Fiore, l’Holzmannfu anche restauratore di importantiopere come la base per il reliquiariodella Santa Croce di Cosimo Mer-lini. Le ultime notizie delle sua at-tività risalgono al 1725 quando è do-cumentato al lavoro per la chiesadell’Ospedale Serristori di Figlineed a quest’epoca può risalire ancheil presente reliquiario che presenta itratti caratteristici della sua produ-zione fino ad alcuni particolari ti-pologici della decorazione, quali ilmotivo delle tre piccole bacche ori-ginate da un boccio che verrà poi ri-preso da varie botteghe fiorentine.

58. manifattura fiorentinaReliquiario ad ostensorioprima metà del secolo xviiiargento sbalzato, cesellato e dorato su anima di legno; cm 40,5�21

Collegiata di Santa MariaManufatto di notevole qualità ca-ratterizzato da una lavorazione raffi-nata e da un disegno articolato e ric-co che si avvale di forme e decora-zioni proprie della tradizione tardo-barocca fiorentina. Tali elementi con-sentono di datare il reliquiario allaprima metà del xviii secolo e riferir-lo ad una buona bottega cittadinache però, in mancanza di punzone,resta sconosciuta. Lo stemma pre-sente sul piede raffigurante un’aqui-la ad ali spiegate indica la commit-tenza del Capitolo figlinese.

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59. manifattura fiorentina(bottega all’insegna del fiore)Reliquiario di San Romoloterzo-quarto decennio del secolo xviiiargento sbalzato, cesellato, bulinato, tornito, inciso e parzialmente dorato, parti a fusione; cm 34�14,5punzoni: sul piede, leone passante,elmo in campo ovale, fiore in campoovalestemma: sul piede, al leone rampantesostenente un’asta con bandiera congiglioiscrizione: sul piede, intorno alloscudo, comune di figlineCollegiata di Santa MariaReliquiario ad ostensorio, particolar-mente importante per il contesto ter-ritoriale in quanto contenente la reli-quia di san Romolo, vescovo di Fie-sole e patrono di Figline; la reliquiavenne donata alla collegiata nel 1584dal nobile fiorentino Francesco Cat-tanei da Diacceto e anticamente eraconservata in un tabernacolo di otto-ne dorato. Il presente manufatto, dimateriale più prezioso e prodotto dauna rinomata bottega fiorentina, de-ve aver sostituito il precedente nel se-colo xviiiper volere del Comune di Fi-gline, come indica lo stemma e l’iscri-zione presenti sul piede. Il manufattosi caratterizza per una raffinata deco-razione di tipo naturalistico resa con

l’inserimento di festoni e di grosse co-rolle di rose. La presenza del partico-lare motivo di tre piccole bacche e l’u-so di una fitta ornamentazione incisa,più di gusto nordico che fiorentino,riprende elementi riconducibili al re-pertorio del celebre argentiere Ber-nardo Holzmann. I punzoni presentisul reliquiario indicano l’opera comefiorentina e prodotto dell’attiva bot-tega “all’insegna del fiore”; il bollo conl’elmo, riconducibile al saggiatore Bar-tolomeo Verdiani, permette di circo-scrivere la datazione del pezzo al ter-zo-quarto decennio del Settecento.

60. manifattura toscanaMostra con aspersorioprima metà del secolo xixargento sbalzato, cesellato e inciso;legno intagliato, dipinto e dorato;mostra: cm 34�20; aspersorio: 15�2,5Collegiata di Santa MariaSingolare arredo ecclesiastico for-mato da una cornice lignea di im-pianto architettonico contenente unpiccolo rilievo raffigurante un ange-lo in volo che sorregge con il bracciorealizzato a tutto tondo, l’aspersorio.L’insieme doveva essere completatocon la presenza di un recipiente perl’acqua benedetta. I riferimenti allacultura classica presenti nell’edicolae la razionale suddivisione degli spa-zi collocano questo manufatto entrola prima metà del secolo.

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61. manifattura toscanaPissidesecolo xixargento sbalzato, cesellato e inciso;cm 21,5�9,2punzoni: sul piede, 800;ceccherelliCollegiata di Santa Maria

62. manifattura fiorentinaPisside1667argento sbalzato, cesellato e inciso;

cm 33�14,2iscrizione: sul coperchio, dllacongrati.ne dlla morte difigline fatta lannoCollegiata di Santa Maria

63. manifattura fiorentinaPissidesecolo xviiiargento sbalzato e inciso;cm 23�10,4Collegiata di Santa Maria

64. adriano haffner(notizie 1703-1768)Pissideprima metà del xviiiargento sbalzato, cesellato e inciso;cm 32�14punzone: sul coperchio, aa in campo ovaleCollegiata di Santa MariaIl rigonfiamento del piede e del co-perchio come la tipologia del nodoe della crocetta apicale dai bracci tri-lobati riferiscono la pisside alla pro-duzione fiorentina della prima metàdel Settecento.Il punzone identifica l’autore in Adria-no Haffner, oriundo tedesco e proli-fico argentiere presso la bottega “al-l’insegna del fiore”; la presenza di unsuo solo punzone, come avviene in al-tri casi, qualifica l’oggetto come diesclusiva mano dell’Haffner che altri-menti utilizza anche il bollo col fiore.

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Secondo ripiano

65. manifattura toscanaNavicellasecolo xixmetallo argentato, sbalzato ecesellato; cm 16�10Collegiata di Santa Maria,

66. manifattura fiorentinaTuribolo1832-1872argento sbalzato e traforato;cm 26,5�13punzone: sul piede, leone sedentesu lettera f in campo ovaleCollegiata di Santa Maria

67. manifattura toscanaCoppia di pissidi1986argento inciso; cm 18 (diam.)iscrizioni: all’interno, visitapastorale/di giovanni paolo p.p.ii/fiesole/1986Collegiata di Santa Maria

68. manifattura toscanaNavicellainizio del secolo xixmetallo sbalzato, cesellato eargentato; cm 12,5�12Collegiata di Santa Maria

69. manifattura fiorentinaPisside1741

argento sbalzato e cesellato;cm 25�12,5iscrizioni: sotto il piede, pe iacopo checcucci 1741; inciso posteriormente: paCollegiata di Santa MariaPisside con piede circolare rigonfio sugradino ed orlo, fusto a nodi di cuiil principale piriforme e sottocoppaa margine libero; tutti questi ele-menti strutturali sono decorati contestine angeliche a rilievo, tipiche dellessico decorativo della prima metàdel xviii secolo. L’incisione pa sottoil piede potrebbe riferirsi ad Arman-

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do Pavanello, proposto di Figline dal1942 al 1977, e poiché simili iscrizio-ni compaiono anche in un calice enella teca porta-ostie presenti nelMuseo (nn. 45 e 97), si può ipotiz-zare tali gli oggetti, tutti di ottimaqualità, siano appartenuti a questosacerdote e che egli li abbia donatialla chiesa.

70. andrea marchesini(notizie 1783-1816)Navicellainizio del secolo xixargento a fusione, sbalzato ecesellato; cm 9�12stemma: sulla coppa, al leonerampante caricato (?) di un fioreCollegiata di Santa Maria

71. andrea marchesini(notizie 1783-1816)Turiboloinizio del secolo xixargento sbalzato, cesellato e traforato;cm 25�14punzone: sul coperchio, am in campo rettangolarestemma (molto consunto): sulla coppa, al leone rampantetenente un fioreCollegiata di Santa MariaTuribolo e navicella (n. 70) di ele-gante foggia neoclassica, particolar-mente evidente nell’agile profilo del-le forme, nella razionale distribuzio-

ne della decorazione nonché nel ri-goroso utilizzo del motivo a foglielanceolate presente sulle valve dellanavicella. Il punzone presente sul tu-ribolo identifica le opere come un ra-ro prodotto di Andrea Marchesini,attivo per la corte granducale fio-rentina sia per Elisa Baciocchi nel1812 che per Ferdinando di Lorenanel 1816.

Ultimo ripiano

72. manifattura toscanaCoppia di reliquiari ad ostensoriometà del secolo xviiilamina di metallo sbalzata, cesellatae argentata su anima di legno,legno dorato; cm 68�28; 70�28Collegiata di Santa Maria

73. manifattura toscanaCoppia di reliquiari ad ostensoriometà del secolo xviiilamina di metallo sbalzata, cesellatae argentata su anima di legno, legno dorato; cm 63,5�25 (entrambi)Collegiata di Santa Maria

74. manifattura toscanaReliquiario ad ostensoriometà del secolo xviiilamina di metallo sbalzata, cesellatae argentata su anima di legno,legno dorato; cm 49�20Collegiata di Santa Maria

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Al centro della parete di fondo

75. andrea di giusto manzini(Firenze, documentato dal 1420 al 1450)Adorazione dei Magi (al centro)e i santi Andrea apostolo, Giovanni Battista, Giacomo apostoloe Antonio abate (ai lati)nella predella:Vocazione di san Pietro e di sant’Andrea; Predica di sant’Andrea e battesimo di un devoto; Condanna e crocefissione di sant’Andreaai lati:due figure inginocchiate dei committentisopra gli scomparti laterali:l’Angelo e la Vergine Annunziata

sopra lo scomparto centrale:Bambino Gesùsotto l’archeggiatura pensile:Santi e profetidatato 1436tempera su tavola; cm 202�225 (tavola centrale);cm 33�238 (predella); cm 22�252 (fastigio)iscrizioni: sotto il pannello centrale: questa tavola.afatto.fare.bernardo.ditommaso.ds (er) ris/toro.pgratia.ricevta.dadio.edaesua.santi.mccccxxxvi;sotto i pannelli laterali:savs.andreas.apolvssavs.ihoas.battistasavs.iacobvs.apolvssavs.antonivs.abbschiesa di Sant’Andrea a Ripalta

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75, particolare

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La grande pala si presenta particolar-mente sontuosa anche per la presen-za di un’incorniciatura elaborata che,spartendola in forma di polittico,comprende colonnine tortili, fregi fi-tomorfi e archeggiature pensili oltrealla predella. L’opera fu eseguita co-me rivela l’iscrizione alla base del pan-nello centrale su commissione di Ber-nardo Serristori nel 1436 per la chie-sa di Sant’Andrea a Ripalta, dalla qua-le fu rimossa qualche anno fa per mo-tivi di sicurezza. L’artista, che neglianni 1423-1424 risulta nella bottegadel tradizionalista Bicci di Lorenzo,nel 1426 è documentato a Pisa insie-me a Masaccio, una vicinanza chenon mancò d’influenzare la sua vi-sione pittorica. Ma Andrea si dimo-stra pittore eclettico, sensibile ancheal ricordo di Lorenzo Monaco e al fa-scino del Beato Angelico, della cuicultura il Longhi (1940) lo giudica«rustico interprete». Se infatti nellefigure centrali della pala è più evi-dente l’influsso dell’Angelico, nellapredella sono palesi i ricordi di Ma-saccio e Masolino, con richiami evi-denti anche alla cappella Brancacci.Colpisce la grande ricchezza croma-tica e la profusione dell’oro, di gustoancora tardo-gotico, che Andrea quiha disseminato con larghezza ripro-ponendo, particolarmente nella sce-na centrale, i fasti e l’eleganza di unacorte celeste trasferita in terra.

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75, particolare

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76. manifattura toscanaCoppia di candelierifine del secolo xviii-inizio del secolo xixlegno intagliato e dorato;cm 135�39Collegiata di Santa Maria

77. manifattura toscanaDue candelierisecolo xxottone a fusione e tornito;cm 61�18Collegiata di Santa Maria

78. manifattura toscanaFaldistoriosecolo xviiottone, ferro e tessuto;cm 86�74�59Collegiata di Santa Maria

75, particolare

75, particolare

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N ella seconda metà del Seicento lo studio del disegno tessile diventaun settore in crescita nel processo produttivo delle manifatture ita-

liane ed europee che, concentrandosi in modo sempre più esclusivo sul-l’ornato naturalistico, elaborano un linguaggio decorativo internazio-nale, uniformato al gusto delle creazioni francesi. Il centro di eccellenzaè Lione che, a seguito dell’istituzione della Grande Fabrique (1667), or-ganizzata su modelli preindustriali nell’ambito della ristrutturazioneeconomica promossa dal Ministro delle Finanze Colbert, diventa il ful-cro delle invenzioni più aggiornate e delle tecnologie più avanzate. L’in-tensificarsi dei traffici commerciali con l’Oriente, introducendo nei mer-cati europei tessuti indiani, turchi, persiani, cinesi e giapponesi insiemead oggetti di ebanisteria, avorio, ceramiche e lacche, porta, poi, un altrosignificativo contributo nella produzione tessile che, per assecondare ildesiderio di novità delle committenze, rinnova i propri repertori orna-mentali conformandosi al gusto per l’esotico, interpretato comunque consensibilità tutta occidentale. A questa fase della storia del tessuto appar-tengono le nuove stoffe denominate a “pizzo” e “bizarres”, ampiamenteprodotte dalla fine del XVII secolo fino agli anni Trenta del Settecento daimaggiori centri manifatturieri francesi, inglesi ed italiani. Nelle stoffe a“pizzo”o “dentelles”, cosiddette per la presenza di decori ispirati ai costo-sissimi lavori ad ago e fuselli molto in voga nell’abbigliamento maschi-le e femminile, i soggetti floreali, desunti dalle specie di nuova importa-zione organizzate in trofei di foglie dentellate e piume, si dispongono alcentro di cornici ogivali simulanti elaborati merletti, secondo un’impo-stazione assiale di grande formato ancora legata ai motivi rinascimen-tali a maglie a doppia punta, che evidenzia l’intento di controllare at-

Motivi esotici nelle pianete della Collegiata

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traverso schemi noti l’esuberanza di una vegetazione tanto affascinantequanto estranea. L’esotismo di questi tessuti si coglie anche nel rinnova-mento delle soluzioni cromatiche che, abbandonati i colori pieni del pas-sato, si orientano verso tonalità festose, spesso accompagnate da nomi ve-nati di sensualità (color aurora, color desiderio). Rientra in questa tipo-logia decorativa la produzione dei “ganzi” – tessuti interamente ricopertida trame supplementari in fili d’oro e d’argento su cui staccano le legge-re profilature in raso dei motivi – che resero Venezia in grado di compe-tere per qualità e disegno con la produzione francese e che sono oggi mi-rabilmente esemplificati dalla pianeta in lampasso esposta nel museo (n.81). Nello stesso arco cronologico in cui si sviluppa lo stile “dentelles”, tro-va largo consenso anche la produzione delle sete a disegno “bizarre” (n.86), così definite da Slomann nel 1953 per la stranezza dei soggetti rap-presentati, riconducibili comunque a temi floreali di ascendenza esoti-ca, che si caratterizzano per il doppio registro dei piani decorativi: quel-lo del fondo in tonalità chiaroscurate e quello in primo piano, brillantee riflettente, per l’impiego di filati metallici e sete policrome. La compo-sizione diagonale, l’asimmetria, l’accostamento di motivi astratti ad al-tri di matrice naturalistica, sono aspetti formali che i tessuti “bizarres”riprendono dalle stoffe e dagli abiti giapponesi (kosode), importati in Eu-ropa fin dagli inizi del Seicento dalla Compagnia delle Indie olandese,paese dove tale tipologia sembra attestarsi in anticipo rispetto alla Fran-cia e a Venezia, ma che l’Occidente assimila seguendo una logica pro-pria, influenzata dal fenomeno del collezionismo di artificialia e natu-ralia, raccolti già nel Cinquecento negli studioli e cabinet delle princi-pali corti europee, e dalle invenzioni scientifiche del secolo, come il tele-scopio, il microscopio e gli specchi deformanti, i cui risultati è suggestivoimmaginare riflessi nella coeva produzione di sete operate.

Lorenzo Pesci

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Nella vetrina a sinistra

79. manifattura fiorentinaPianeta, stola e manipoloseconda metà del xvi secolovelluto cesellato di seta operato a un corpo a una trama lanciata in argento;cm 118�68 (pianeta);cm 230�20 (stola);cm 90�20 (manipolo)Collegiata di Santa MariaMotivo a rete di maglie includentidue diverse infiorescenze a pigna, l’u-na contornata da piccoli garofani, l’al-tra da foglioline polilobate e fiori acorolla. Si tratta di una tipologia or-namentale ideata a Firenze intorno

agli anni Trenta del Cinquecento, cheper la forte connotazione simbolica dieternità, attribuita tradizionalmenteal fiore di cardo, troverà largo con-senso in ambito liturgico, rimanen-do poi caratteristica dei tessuti di ar-redamento per l’impianto simmetri-co e l’ampio rapporto modulare. Inbasso alla colonna è applicato unostemma non identificato che si pre-senta d’azzurro al monte di sei cimed’oro alla banda di rosso.

80. manifattura fiorentinaPianeta e stolaprimo quarto del xvii secoloraso liséré à liage répris in seta;cm 121�67 (pianeta);

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cm 218�20 (stola)Collegiata di Santa MariaImpaginazione per file parallele,orientate a scacchiera in verticale. Ilmotivo è formato da stilizzati vasicon fiori che si alternano a foglie in-clinate con orientamento contrap-posto nelle file scambiate. La novitàsostanziale del tessuto è il ridimen-sionamento del disegno, che fra Cin-que e Seicento diversifica le stoffe perabbigliamento maschile e femmini-le da quelle per arredo e parati, dovepermangono invece rapporti modu-lari più ampi. Il tema del vaso fiori-to, elemento peculiare della decora-zione tessile cinquecentesca, nono-stante le ridotte dimensioni, man-

tiene inalterate tutte le sue valenzesimboliche di albero della vita, di ri-generazione e di eternità, risultandoper questo adatto anche alla confe-zione di paramenti liturgici. Croce ecolonna presentano un diverso mo-tivo costituito da girali intrecciati confiori e uccelli, anch’esso impiegatonello stesso periodo per l’abbiglia-mento.

81. manifattura venezianaPianeta e stolaprimo quarto del xviii secololampasso liséré broccato in seta e oro;cm 122�70 (pianeta); cm 234�18 (stola)

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80 80, particolare

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Collegiata di Santa MariaSul fondo di colore rosa l’impagina-zione dell’ornato si sviluppa seguen-do l’andamento ondulante di due di-rettrici verticali, disposte a formaredelle maglie che ospitano al centroun motivo a mazzo di peonie, cen-trato da un frutto di melagrana sor-montato da tre fiori di garofano. Lecornici nastriformi sono campite dareticoli a losanga che simulano la tra-sparenza dei lavori ad ago e fuselli,rendendo ben riconoscibile questatipologia definita dalla storiografia“a pizzo”. Le vaste zone broccate infilo d’oro, sulle quali emerge in ne-gativo il disegno affidato al raso difondo, identificano il tessuto come

“ganzo”, un genere tessile preziosis-simo che gli opifici di Venezia idea-rono per l’abbigliamento femminilesul finire del Seicento, contenden-dosi con Lione il primato nella pro-duzione di stoffe di lusso.In basso alla colonna della pianeta èapplicato uno stemma che si presen-ta d’azzurro al leone d’oro reggenteuna rosa di rosso fogliata di verde(stemma Rosati?).

82. manifattura fiorentinaOstensorioseconda metà del secolo xviiargento sbalzato, cesellato, rame e ottone dorato (raggiera);cm 46�3481

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iscrizioni: sulla base, collegiatadi s.ma figlinestemma: iniziali msp, nel capo, globo crociato sormontato da una croceCollegiata di Santa MariaOstensorio di buona fattura, ricca-mente ornato: la base mostra opu-lente volute che incorniciano cartel-le contenenti, oltre alle iscrizioni, laraffigurazione di San Michele Ar-cangelo mentre il fusto è ornato dasimboli della Passione di Cristo al-ternati a teste di cherubini. La rag-giera completa il repertorio icono-grafico mostrando una corona di spi-ne che circonda l’oculo e dalla qua-le si dipartono spighe e grappoli d’u-va esaltando il tema eucaristico.

83. manifattura toscanaPisside1994 (?)argento inciso; cm 18 (diam.)iscrizioni: visita pastorale/di giovanni paolop.p.ii/fiesole/1994(?)Collegiata di Santa Maria

84. manifattura toscanaReliquiario ad ostensoriometà del secolo xviiilamina di metallo sbalzata, cesellatae argentata su anima di legno,legno dorato; cm 68�28Collegiata di Santa Maria

Nella vetrina di destra

85. manifattura italiana ofrancesePianeta e stola1775-1780pékin broccato in seta;cm 117�72 (pianeta);cm 230�20 (stola)Collegiata di Santa MariaTessuto per abbigliamento di gran-de semplicità esecutiva, in uso inFrancia a partire dagli anni Settantadel Settecento e presto imitato in tut-ta Europa. Il motivo del decoro, digrande ariosità e freschezza, è impo-stato su un fondo verde acqua, doveghirlande di rose selvatiche, disposte

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su parallele verticali ondulanti, si al-ternano a bande longitudinali in can-nellato di seta bianca, bordate da sot-tilissime rigature in raso rosa, all’in-terno delle quali si snoda una ser-pentina di foglie e bocci. Le aree li-bere accolgono piccoli mazzi di roseselvatiche, organizzati su paralleleorizzontali sfalsate, all’interno di unoschema a scacchiera che contemplaanche piccole margherite recise con-trapposte per direzione.

86.manifattura italiana o francesePianeta e stola1725-1730lampasso liséré broccato in seta e argento;

cm 118�71,5 (pianeta); cm 226�19 (stola)Collegiata di Santa MariaSul fondo in raso di colore rosa sal-mone il motivo si dispone in vertica-le con sviluppo ondulante. Ad una fit-ta e rigogliosa vegetazione con varietipologie floreali, si intercalano ele-menti di ispirazione fantastica, similia nastri intrecciati, composti da qua-drati campiti da foglie dentellate inargento riccio, profilate dall’effetto li-séré della trama verde. Il registro cro-matico impostato su tonalità delicatee la profusione di trame broccate inargento filato e riccio riconducono iltessuto ad una manifattura di pregio,difficilmente identificabile tra Fran-

85, particolare 86

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cia e Italia. Sul piano cronologico, ilcarattere secco e metallico degli ele-menti geometrici, tipici del repertoriobizarre, induce a pensare ad una tar-da ripresa di questi modelli, ascrivibi-le al secondo quarto del xviii secolo.

87. manifattura italianaPianeta e stola1760-1765taffetas liséré lanciato in seta;cm 117�68,5 (pianeta); cm 230�19,5 (stola)Collegiata di Santa MariaFondo in seta verde sul quale si di-spone l’impaginato a “meandro”, co-stituito da un nastro di pizzo in setabianca che si sviluppa in modo ascen-

sionale sinuoso, integrato da mazzi difiori (composite) descritti grafica-mente per netti passaggi cromaticidelle trame lisérées. Nelle anse trac-ciate dal percorso serpentinato tro-vano alloggio leggeri bouquet di fio-ri silvestri, orientati alternativamen-te verso destra e verso sinistra. Que-sta tipologia decorativa, ideata inFrancia già agli inizi del quarto de-cennio del Settecento e rimasta invoga per più di trent’anni, risulta par-ticolarmente indicata alle fogge del-l’abito femminile più rappresentati-vo della moda settecentesca europea,l’andrienne, dove l’ampiezza dei teliche lo confezionavano consentiva lalettura completa dell’ornato.

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87 87, particolare

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88. manifattura toscanaReliquiario ad ostensoriometà del secolo xviiilamina di metallo sbalzata, cesellata e argentata su anima di legno, legno dorato; cm 70�28Collegiata di Santa Maria

Quarta vetrinaPrimo ripiano

89. manifattura toscanaCroce d’altaresecolo xviiottone a fusione e inciso;Cristo: cm 10,5�10; croce: cm 31�25Collegiata di Santa Maria

90. manifattura toscanaCroce d’altaresecolo xvottone a fusione e inciso;Cristo: cm 11�11; croce: cm 23�16,5Collegiata di Santa Maria

91. scuola del nord europa(Fiandre?)Gesù Bambinosecolo xv-xvilegno intagliato e dipinto; cm 28�12Collegiata di Santa Maria(foto precedente al restauro)

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Opera di singolare pregio, questa pic-cola statua lignea di Gesù Bambinorappresenta un capolavoro di graziaed intensa espressività. Il modulo al-lungato del corpo, i particolari trattifisionomici del volto come la caratte-ristica espressione ammiccante degliocchi e l’intaglio a spirali compatte deicapelli portano a ricercare l’area di ese-cuzione dell’opera lontano dalla pro-duzione toscana e ad indirizzare ver-so una raffinata bottega nordica ope-rante tra il Duecento e il Settecento.Nonostante le ridotte dimensioni, ilpiccolo Gesù si erge solenne in attobenedicente tenendo nella mano si-nistra il weltkugel, il globo dorato chesimboleggia il mondo, antico emble-ma di potere regale.

92. manifattura toscanaTuribolofine del secolo xivottone sbalzato, inciso e traforato;cm 21�13Collegiata di Santa MariaIl turibolo, di tipologia architettoni-ca, ha piede circolare su cui poggiala coppa semisferica lavorata a sfac-cettature, il coperchio a forma ditempietto è traforato con motivi abifora, a trifoglio e a monofora; tut-ti gli elementi architettonici sono ac-compagnati da un decoro a filetta-ture incise. Il piattello di raccordodelle catene è a forma polilobata.

Il manufatto presenta caratteristichetipologiche riscontrabili nei secolixiv e xv ma il disegno più compres-so della struttura architettonica co-me il repertorio decorativo sembra-no rispondere ad una più stretta ade-renza a modelli ancora trecenteschi.

Secondo ripiano

93. bottega toscanaMadonna col Bambinosecolo xviiipietra scolpita; cm 40�10iscrizione: sulla base, ubi rosa/ubi vitadono di Giovanni Pratesi

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94. manifattura toscanaPiatto per elemosineinizio del secolo xviottone sbalzato e inciso;cm 42,3 (diametro)Collegiata di Santa MariaQuesto manufatto, come gli altri duepresenti nella stessa vetrina, rappre-senta un tipico arredo rinascimenta-le delle chiese toscane; risponde al ti-po delle dinanderie, elaborato du-rante il Quattrocento nella regionemosana e soprattutto a Dinant. A te-stimonianza di tale origine di risul-ta la scritta in caratteri gotici ancorapresente, seppur assai consunta, neinostri esemplari che così recitava:ich bart geluk alseit/ v nos ma-ria hile lxs xps. In Toscana le ca-ratteristiche nordiche di tali prodot-ti vennero semplificate dal più sobrio

stile locale ed unite al lessico deco-rativo tradizionale così da raggiun-gere un equilibrio di ornamentazio-ne ben apprezzabile nelle opere fi-glinesi.

95. manifattura toscanaPalmatoriametà del secolo xixargento sbalzato e inciso; cm 23�8,5Collegiata di Santa Mariadono di Giovanni Pratesi

96. manifattura toscanaTeca per l’ostia magnasecolo xixmetallo sbalzato, inciso e argentato; cm 23�8,5Collegiata di Santa Maria

97. manifattura fiorentinaTeca eucaristica1834argento sbalzato e inciso;cm 9�10 (diametro)iscrizione: sul corpo, vas. hoc. nulla. umquam alia forma immutandum eccl. ins. coll. fighinesi vir. pius ex voto donabat a.r.s. mdcccxxxiv; sotto inciso posteriormente: paCollegiata di Santa Maria

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Terzo ripiano

98. manifattura toscanaPiatto per elemosinePrima metà del secolo xviottone sbalzato e inciso;cm 42,3 (diametro)Collegiata di Santa Maria

99. manifattura toscanaMatrice di stampa raffiguranteCristo Crocifissoseconda metà del secolo xviiirame inciso; cm 26,3�18,2iscrizione: sotto l’immagine, vera effigie della miracolosaimmagine del ss. crocifisso/ che si conserva nella venerabilcompagnia/ di s. lorenzo della nobil terra di figline/ in toscana.Collegiata di Santa MariaCome indica l’iscrizione, l’incisioneraffigura il venerato Crocifisso ap-

partenente in antico alla Compagniafiglinese di San Lorenzo; successiva-mente passò alla Compagnia dellaBuona Morte, quindi conservatonell’Oratorio della Confraternita poidivenuto della Misericordia dovetutt’ora è venerato sull’altar maggio-re. Tale Crocifisso era invocato in oc-casione di calamità e si ricorda chenel 1631 venne portato nella colle-giata per implorare la cessazione del-la pestilenza che infuriava nel Val-darno.L’incisione fu eseguita da FrancescoAllegrini (Firenze 1729-post 1773),fratello di due importanti tipografieditori, Pietro e Giuseppe, con i qua-li egli collaborò in più occasioni; conGiuseppe lavorò alla collezione deiCento ritratti della Real Famiglia deiMedici (1762) e con Giuseppe Zoc-chi eseguì le incisioni per la Serie diritratti di uomini illustri toscani congli elogi dei medesimi (1766-1773).

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«E ffigies D. Maximinae V. et M. cuius Ossa Fighini in Aede Socie-tatis a Morte nuncupatae osservantur»: così inizia l’iscrizione de-

dicatoria all’incisione raffigurante il Martirio di Santa Massimina dicui il Museo conserva le due matrici di stampa (nn. 100-101) a testimo-nianza del culto figlinese della giovane martire. Misteriosa e sfuggente èla figura di questa giovane donna, raramente citata nei repertori dei san-ti e comunque riferita unicamente a Figline dove il suo culto si diffusein modo straordinario. Da una innominata catacomba romana (esisteperò nei dintorni dell’Urbe un luogo chiamato Massimina) giunsero nelcentro valdarnese le ossa di questa santa nel corso del XVIII secolo, pro-babilmente nel 1670, e vennero affidate alla Compagnia della BuonaMorte da poco tempo costituitasi. È questa una congregazione nata nel1636 e votata all’accompagnamento dei defunti nel loro ultimo viaggio ealla celebrazione di suffragi in loro memoria; nel loro grazioso oratorioa fianco della chiesa di San Francesco i confratelli esposero le spoglie del-la santa conservate, allora come oggi, in un’urna sotto l’altar maggiore.Per l’occasione venne realizzato anche un raffinato reliquiario in argen-to sormontato da un’aggraziata statuetta della martire, tutt’ora esistentenell’oratorio.La traslazione delle sante reliquie destò grande entusiasmo nella popo-lazione tanto che i figlinesi dichiararono santa Massimina compatronadel loro paese, insieme a san Romolo, vescovo di Fiesole. La devozioneverso la santa crebbe anche in relazione alle sue doti taumaturgiche, co-me si ricorda nella citata iscrizione presente sulla matrice di stampa:

Santa Massimina e la Compagnia della Buona Morte

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99sala di andrea di giusto e degli arredi

«eiusque meritis ac precibus multa Deus beneficia elargitur Mortalibus,precipue iis qui comitiali morbo laborant» («per i suoi meriti e preghie-re Dio elargisce agli uomini molti benefici, soprattutto a coloro che sof-frono d’epilessia»).Il dieci di luglio di ogni anno si celebrava la festa di santa Massimina edogni venticinque anni si svolgevano festeggiamenti straordinari con so-lenni celebrazioni sia religiose che civili.Famosa fu la festa del 1721, fatta coincidere con quella del “Perdono”, lamassima solennità dell’anno nel territorio figlinese e ancor più solenni fu-rono le celebrazioni del 1748 che videro un eccezionale afflusso di popo-lo, superando le 40.000 persone, fra le quali gran numero di personalità,dame e cavalieri. Nel 1770 si ricordano le rappresentazioni de L’assedioe la presa di Belgrado e L’ingresso di Costantino in Roma; in tale oc-casione fu anche presentato Il trionfo di David su Golia, un oratorio sa-cro con testo del Canonico Salvemini di Castiglion Fiorentino e musicadel sacerdote figlinese Giuseppe Feroci.Nel 1785 le riforme leopoldine soppressero la Compagnia della BuonaMorte ma cinque anni dopo rinacque ed ancora sussiste continuando lasua opera verso i defunti e custodendo sull’altar maggiore del proprio ora-torio un venerato Crocifisso, pervenuto dalla Compagnia di San Loren-zo (n. 99).Nel XIX secolo l’oratorio venne abbellito da affreschi di gusto accademico,assai vicini ai modi del pittore fiorentino Luigi Ademollo e raffigurantiil martirio di santa Massimina e quello di san Lorenzo.Alla committenza della Compagnia della Buona Morte si deve anche unabella pisside datata 1667 e conservata nel Museo (n. 62).

Lia Brunori Cianti

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100. manifattura toscanaMatrice di stampa raffigurante Il martirio di santa Massiminaprima metà del secolo xviiirame inciso; cm 33,7�22,8iscrizione sotto l’immmagine:effigies d. maximinae v. et m.cuius ossa fighini inaede/societatis a mortenuncupatae osservantur;eiusque/ meritis, ac precibusmulta deus beneficia elargitur/mortalibus, praecipue iis, quicomitiali morbo laborantCollegiata di Santa MariaSia questa matrice che la successiva,di dimensioni di poco ridotte, raffi-gurano la stessa immagine del mar-tirio di santa Massimina, la contito-lare assieme a san Romolo della ter-ra di Figline. A differenza della lastrapiù piccola, questa conserva i nomidegli autori: Mauro Soderini (Firen-ze 1704-post 1745) come pittore eGiovanni Antonio Lorenzini (in re-ligione Fra Antonio) (Bologna 1665-1740), incisore. Il primo, dopo averlavorato a Bologna e Roma, colla-borò a Firenze con Giovanni Do-menico Ferretti per il Duomo e conVincenzo Meucci al convento del

Maglio; sempre a Firenze il Lorenzi-ni ha lasciato opere in San Salvatoreall’Arcivescovado ed in Santo Stefa-no. Come incisore collaborò con T.Verkuys e H. Mogalli a Firenze perle stampe delle pitture della Galleriadei Granduchi.

101. manifattura toscanaMatrice di stampa raffigurante Il martirio di Santa Massiminaprima metà del secolo xviiirame inciso; cm 22�13,7iscrizione sotto l’immmagine:effigies d. maximinae v. et m.cuius ossa fighini inaede/societatis a mortenuncupatae osservantur;eiusque/meritis, ac precibusmulta deus beneficiaelargitur/mortalibus,praecipue iis, qui comitialimorbo laborantCollegiata di Santa Maria

102. manifattura toscanaPiatto per elemosineprima metà del secolo xviottone sbalzato e inciso;cm 42,3 (diametro)Collegiata di Santa Maria

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4 - SagrestiaQuando l’attività liturgica lo permette è possibile visi-tare la sagrestia della collegiata che costituisce un am-biente monumentale di notevole interesse, già destina-to ad ospitare l’oratorio del SS. Sacramento, come ri-corda l’iscrizione sul portale datata al 1586. La vasta sa-la è decorata sulla volta da un affresco di Tommaso Ghe-rardini raffigurante un’ariosa rappresentazione del Sa-crificio di Isacco, unica testimonianza di un più ampioapparato iconografico comprendente dipinti a mono-cromo sulle pareti. Un grande armadio ligneo e un im-ponente bancone da sagrestia costituiscono l’arredo sei-centesco mentre alle pareti sono collocati dipinti deisecoli xvii-xix, fra i quali un San Stanislao Kostka ope-ra del figlinese Egisto Sarri, pittore di storia e ritratti-

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sta fra i più celebri della Firenze del secondo Ottocen-to e due tavole attribuite a Vincenzo Dandini raffigu-ranti la Vergine e San Giovanni Evangelista destinate adaffiancare un perduto Crocifisso, sostituito nei primi de-cenni del Novecento con quello ligneo attualmente in-serito nella grande nicchia sulla parete sinistra.

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Parete d’ingresso, in alto ai latidel portale cinquecentesco

103. vincenzo dandini (?)(Firenze 1609-1675)Madonna addolorataSan Giovanni dolente1650 ca.olio su tavola; cm 200�90 ca. ciascunoCollegiata di Santa Maria, sagrestiaCollocate all’interno di una cornicepolilobata ai lati di un Crocifisso ori-ginariamente su tela poi sostituito dauno ligneo, le due tavole si poteva-no vedere un tempo nella Cappelladel Corpus Domini. In mancanza dinotizie documentarie sul loro auto-re, sono state attribuite alla Scuola

del Cigoli (E. Biagi, Scheda oa del-la Soprintendenza, 1988) e più di re-cente a Vincenzo Dandini (S. Bel-lesi, 2003) sulla base di un confron-to stilistico con altre opere dell’arti-sta, uno dei protagonisti della pittu-ra fiorentina del Seicento. Le due fi-gure, avvolte da un alone di luce so-prannaturale, emergono dall’ombracon un effetto di grande pathos, ac-centuato dalle loro espressioni e dal-la nobile impostazione delle figure.Rivelano così la loro vicinanza allacorrente pietistica legata a Carlo Dol-ci e a Jacopo Vignali e «le riflessioniinterpretative di sapore neo-savona-roliano, riscontrabili con frequenzanell’attività matura del Dandini»(Bellesi, 2003, p.108).

103sagrestia

i03a-b, particolari

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Proseguendo lungo la paretesinistra104. egisto sarri(Figline Valdarno 1837-Firenze 1901)San Stanislao Kostka1859 ca.

olio su tela; cm 172�121Collegiata di Santa Maria, sagrestiaIl sontuoso dipinto, ricco di effettiteatrali, mostra il giovane santo po-lacco (Rostkow 1550-Roma 1568), checon san Luigi Gonzaga è una dellefigure più significative dell’ordine deiGesuiti e che viene qui presentatocon i suoi tradizionali attributi ico-nografici: il libro di preghiere, il te-schio e il Crocifisso. Il culto del san-to, canonizzato nel 1726, ebbe note-vole diffusione nella seconda metàdell’Ottocento come esempio daproporre ai giovani delle scuole ge-suitiche. Allo stesso scopo fu forsecommissionato in origine da Raf-faello Lambruschini, ex sacerdoteche aveva fondato a Figline diversescuole una delle quali frequentatadallo stesso Sarri. L’attribuzione alpittore si basa sulla tradizione oralee su confronti stilistici che induconoa considerare l’opera impresa giova-nile ma già assai decisa nella deli-neazione del soggetto e nell’uso delcolore fastoso che, unito all’illumi-nazione sapiente e all’accostamentoscenografico di nero e rosso (nel ten-done di ascendenza seicentesca), ren-de l’immagine insieme realistica e vi-brante di spiritualità.

i04, particolare

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107sagrestia

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Egisto Sarri: una gloria locale,un’importante presenza nel museo

Una mostra monografica tenutasi a Figline nel 2000 a cura di More-no Bucci ha messo a fuoco per la prima volta sistematicamente la

personalità e la produzione di questo importante artista dell’Ottocentotoscano, nato appunto a Figline nel 1837 e morto a Firenze nel 1901. Usci-to dalla “scuola di pittura” del Pollastrini e del Bezzuoli presso l’Accade-mia di Belle Arti di Firenze, si accostò ad Antonio Ciseri seguendone leorme anche nella scelta delle tematiche: ritratti (Rossini, Giuseppe Verdi,Gino Capponi tra gli altri) e soggetti storici. Di famiglia modesta, potécompletare il suo corso di studi anche grazie alla generosità di alcuni con-cittadini di Figline e al paese natale si dimostrò sempre legato, tornandospesso anche per eseguire dei ritratti che sono conservati ancor oggi pressofamiglie figlinesi.Inserito nella corrente del cosiddetto “romanticismo storico”, il Sarri sul-l’esempio del Ciseri e anche di Domenico Morelli si accosta progressiva-mente a un naturalismo più deciso che contribuisce a rendere più sensi-bile la sua pittura. Riprova del suo successo è il grande quadro con Cor-radino di Svevia che ascolta la condanna a morte, commissionatogli nel1863 da re Vittorio Emanuele II e conservato oggi in Palazzo Pitti. Par-tecipe dell’intensa vita artistica e delle discussioni che animavano la Fi-renze alla metà del secolo, il Sarri si attestò progressivamente all’ombradel suo maestro Ciseri su una pittura tecnicamente ineccepibile e, quan-to ai soggetti, allineata sulla moda del tempo nella quale rientrano an-che temi desunti dall’antichità, comuni del resto a molti artisti in ambi-to europeo. Ma è nella ripresa del quadro storico, verso la fine degli anniSettanta, che il Sarri raggiunge il suo culmine evolutivo innestando sul-la solida base accademica lo studio approfondito dei sentimenti e la coe-

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109sagrestia

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renza filologica nelle ricostruzioni ambientali. Nella fase finale l’artistasembra risentire anche della produzione tarda del Ciseri che tendeva adenfatizzare l’afflato mistico del soggetto religioso grazie alla luce e ai co-lori solari profusi sulle tele.Nella sagrestia adiacente il museo, il Sarri è ben rappresentato dal SanStanislao Kostka mentre in chiesa è presente con un Transito di San Giu-seppe (vedi foto), soggetto che eseguì anche, in forme diverse, per la chie-sa di San Pietro a Viesca (1862). Nel Palazzo Comunale vecchio di Fi-gline è esposta la tela imponente dedicata ad Alessandro de’ Medici chetenta di rapire una monaca (1885-1895), opera teatrale cui manca la par-te musicale per essere una vera e propria scena di melodramma, ambien-tata all’interno di un convento nella quale risaltano al meglio le non co-muni qualità artistiche del pittore.Presso il Convento femminile della Croce, sempre a Figline, è conservatoun espressivo Sant’Agostino nello studio, che si dimostra aggiornato sulgusto neogotico-purista (1890 ca.), mentre in Santa Maria al Ponterossoè visibile una sontuosa Madonna del rosario con due santi (1889), diimpostazione neo-rinascimentale, alla quale il restauro ha di recente re-stituito le dimensioni originali.Di lui si conservano anche agli Uffizi un bell’Autoritratto e, presso la Gal-leria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti, un ritratto eseguitogli dal Ciseri.Fra le sue opere più riuscite, in collezione privata, una rivela più scoper-tamente l’attaccamento dell’artista ai suoi luoghi di origine: si tratta diMarsilio Ficino che spiega la filosofia platonica alla famiglia Serristo-ri. In questa, complice una straordinaria morbida luce obliqua di tra-monto, si stagliano sullo sfondo, come cornice al gruppo aristocratico inascolto, le verdi articolate alture caratteristiche di Figline Valdarno.

Caterina Caneva

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111sagrestia

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105. scuola toscanaCristo crocifissosecolo xviiilegno intagliato, inciso, dipinto e dorato; cm 270�170Collegiata di Santa Maria

106. scuola toscanaVergine Assuntametà del secolo xviiiolio su tela; cm 200�150 ca.Collegiata di Santa Maria

Al centro della sala

107. manifattura toscanaBancone da sacrestiaprima metà del secolo xviilegno di noce intagliato eimpiallacciato;cm 107�268�178Collegiata di Santa Maria

Al centro della volta

108. tommaso gherardini(Firenze 1715-1797)Sacrificio di Isaccoseconda metà del secolo xviiiaffresco; cm 300�200 ca.Collegiata di Santa MariaSi deve a Tommaso Gherardini, al-lievo di Vincenzo Meucci e dello scul-tore Giuseppe Piamontini, questo in-teressante affresco raffigurante il Sa-crificio di Isacco che, enfatizzando lavisione prospettica dal basso versol’alto, pare sfondare la rappresenta-zione all’esterno della volta. Abile fre-scante, oltre che pittore, il Gherardi-ni era esperto nella realizzazione discenografie aeree, dovendosi al suopennello anche la realizzazione degliaffreschi per la cupola della chiesa fio-rentina di Santa Felicita. Il contrastoluministico fra il primo piano in om-

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bra del terreno su cui poggiano Abra-mo ed Isacco e l’ariosità del cielo aper-to che accoglie l’angelo liberatore ac-compagna la drammaticità della sce-na e nello stesso tempo il confortodel messaggero divino.Il dipinto era originariamente af-fiancato da sei storie del Vecchio Te-stamento disposte sulle pareti ed ese-guite a monocromo, tipologia di pit-tura nella quale il Gherardini era par-ticolarmente versato e della quale re-sta come esempio più celebre la suadecorazione a finti bassorilievi nellaSala di Niobe agli Uffizi.Le opere figlinesi, ricordate in catti-vo stato di conservazione agli inizidel Novecento, non sono pervenu-te ed è probabile siano state cancel-late durante gli ampi lavori di ri-

strutturazione che interessarono tut-ta la collegiata nel terzo decennio delxx secolo.

Lungo la parete destra

109. manifattura toscanaArmadioprima metà del secolo xviilegno di noce intagliato e impiallacciato; cm 291�605�61Collegiata di Santa Maria

110. scuola toscanaMadonna col Bambino, San Domenico e le anime del Purgatoriosecolo xviiolio su tela; cm 200�160 ca.Collegiata di Santa Maria

113sagrestia

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Itinerari

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Da Firenze a Figline Valdarno

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I dintorni di Figline Valdarno

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L asciando il centro di Firenze e attraversando l’Arnopresso il ponte Giovanni da Verrazzano (uno dei più

recenti di cui la città sia stata dotata negli ultimi de-cenni), s’imbocca il viale Donato Giannotti che prose-gue poi nel viale Europa. Intorno a quest’arteria, sno-do su cui gravita un animato quartiere cittadino, si con-servano edifici di grande interesse storico-artistico. So-no soprattutto costruzioni a carattere religioso: così ar-rivando all’altezza di via Danimarca, voltando a destraed immettendosi sulla via di Ripoli è possibile rag-giungere la badia a Ripoli che sorge sull’omonima piaz-

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Vedutadi FiglineValdarno

Da Firenze al Museo d’arte sacradella Collegiata di Santa Maria a Figline Valdarno

NicolettaBaldini

Fig. 1. Badia a Ripoli

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za. La fondazione risalen-te al vii-viii secolo, era inorigine un monastero be-nedettino femminile che,passato in seguito ai Val-lombrosani, venne infinesoppresso nel primissimoOttocento. La chiesa, de-dicata a San Bartolomeo, hasubito rifacimenti nel tar-do Cinquecento (1598)quando venne dotata delportico e poi, successiva-mente, soprattutto nel-l’Ottocento e negli anniTrenta del secolo seguen-te. L’interno, ad unica na-vata e cripta, conserva ope-re d’arte di valore, fra le al-tre: nella cappella maggiore una Madonna in gloria esanti di Francesco Curradi, nel presbiterio, a sinistra,La contessa Matilde dona alla chiesa la Carta, di GiovanniCamillo Sagrestani (1706), nel sacello a destra della cap-pella maggiore una Madonna col Bambino e santi di Ja-copo Vignali (1630). Proseguendo per la medesima viadi Ripoli si trova, dapprima, la chiesa di San Pietro inPalco, consacrata nella seconda metà del Trecento: de-corata di affreschi dello stesso secolo, ha subito vari ri-facimenti ma è stata di recente restaurata. A questo pun-to, sempre seguendo la via di Ripoli, ma facendo unabreve deviazione, una volta oltrepassata la frazione diSorgane, incontriamo a destra la pieve di San Pietro aRipoli, di cui abbiamo testimonianze a partire dall’viiisecolo, pur essendo sorta sulle vestigia di un preceden-te edificio. La struttura originaria è stata più volte mo-

Fig. 2. Chiesa di San Pietro inPalco

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dificata nel corso dei secoli: verso la metà del Settecen-to all’edificio si dette l’aspetto che seguiva il gusto tar-dobarocco e, poi, durante il 1932-1933, si cercò di resti-tuire un aspetto medievale all’intero complesso. Signi-ficativi sono all’esterno il campanile, la facciata triparti-ta con piccolo portico trecentesco e il portale rinasci-mentale, mentre l’interno, a tre navate con la centrale ab-sidata, conserva della sua originaria decorazione (che do-veva ricoprirla interamente) solo alcune testimonianze:nell’ultima campata della navata destra Cristo in pietà ei simboli della Passione e un’Annunciazione e nella nava-ta sinistra una frammentaria Vergine Annunciata, affre-sco, come gli altri rammentati, riferito a Pietro Nelli (fi-ne del xiv secolo). Si annovera fra le opere anche un di-pinto di Orazio Fidani, datato 1638, rappresentante la De-collazione del Battista (Proto Pisani, 1994).Riprendendo il viale Europa si prosegue imboccandola via di Rosano e, percorrendo il raccolto Borro di Val-lina, si arriva a Villamagna, località in cui si conserva-no molti edifici di rilievo, ma su tutti è da segnalare unadelle più importanti pievi del territorio fiorentino, quel-la di San Donnino a Villamagna. L’attuale edificio ri-sale all’anno Mille, quando fu realizzato sulle vestigiadi una costruzione dell’viii secolo. Dopo un restaurocondotto nel 1930, restauro nel corso del quale venne-ro rimosse le aggiunte barocche, la pieve ha riacquista-to, in parte, le sue «severe forme romaniche». L’ester-no, «dalle pareti rivestite da conci di filaretto d’albere-se», presenta «la semplice facciata a capanna […] con idue spioventi laterali ribassati e un portale incornicia-to da conci di pietra bianca» e il campanile che si ergecon tre piani di bifore e una cella campanaria aggiun-ta successivamente (Ungar, 1999). L’interno, a tre na-vate impostate su pilastri rettangolari su cui poggianoarcate a tutto sesto, si conclude con un’abside a volta

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gotica costolonata; vi si possono ammirare numeroseopere d’arte, fra le altre, a metà della navata destra, il trit-tico Madonna col Bambino e santi di Mariotto di Nardo(riferito al 1394-1395) e nella testata della navata sinistrauna Madonna col Bambino fra i santi Gherardo di Vil-lamagna e Donnino di Francesco Granacci, pittore che,nato proprio a Villamagna nel 1477, ebbe una forma-zione ghirlandaiesca; e ad un esponente della famigliaGhirlandaio, a David specificamente, è stata attribuitala tavola che si trova a metà della navata sinistra: la Ma-donna in trono e santi.

Fig. 3. Francesco Granacci, Madonna col Bambino fra i santi Ghe-rardo di Villamagna e Donnino, pieve di San Donnino a Villamagna

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Riprendendo nuovamentela strada che segue, sempredappresso, il corso dell’Ar-no, ammirando la campa-gna che, dolce e suggestiva,accompagna entrambe lerive del fiume, si arriva, adun piccolo bivio, sulla via diRosano, che ci permette diraggiungere uno degli edi-fici più suggestivi e singo-lari che animano i marginidel fiume: le Gualchiere diRemole. La storia dell’edi-ficio nella sua forma attua-le – atta cioè ad alloggiare legualchiere, macchine perfeltrare i panni – è stretta-mente connessa alle vicen-de degli Albizi, una dellepotenti famiglie della Fi-renze del Trecento. Nellaprima metà di quel secolo

gli Albizi spesero ingenti capitali per tali impianti postilungo entrambe le rive dell’Arno a monte di Firenze:comprarono le gualchiere del Girone, di Quintole e diRovezzano ed edificarono la struttura di Remole, crean-do in tal modo un’organizzazione atta allo sfruttamentodel fiume strettamente connessa alla lavorazione della la-na. La specificità delle Gualchiere di Remole è data, in-nanzitutto, dalla modernità del progetto dell’impiantoche, edificato nel 1326, contava ben venti ceppi di gual-chiera (per battere i panni nella fase di infeltrimento del-la lana) divisi in cinque case tra loro contigue, adatte al-l’alloggio degli operai che erano addetti al buon funzio-

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Fig. 4. Gualchiere di Remole

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namento della struttura. Nel 1334 a questo nucleo origi-nario vennero aggiunte la torre e la colombaia, dandocosì all’insieme l’apparenza di un piccolo villaggio, pro-tetto da una cinta di mura merlate, con al centro uno spa-zio comune circondato da diversi edifici (fra i quali an-che una chiesetta con un chiostro), e animato al suo in-terno dai gualcherai e dal personale di servizio che vi ri-siedeva con le famiglie e vi svolgeva il proprio lavoro. Puravendo perduto, a partire dal 1429 circa, la sua origina-ria importanza, l’impianto è stato in uso come mulino egualchiera fino ai primi del Novecento e, ciò che rendel’insieme estremamente affascinante è che i prospettiesterni del complesso sono ancora quelli originali tre-centeschi anche se con chiare aggiunte e restauri di etàmoderna che tuttavia non alterano la primitiva struttu-ra (Fabbri, 2004).Rientrando sulla via di Rosano dopo qualche chilome-tro incontriamo, sulla destra, le cosiddette Piramidi diRosano, due suggestive collinette dalla forma piramida-le che ci introducono nel borgo di Rosano che si è for-mato intorno all’importante Abbazia di Santa Maria,monastero benedettino femminile che venne fondato,secondo la tradizione, nel 780 e che è testimoniato neidocumenti a partire dall’xi secolo. Gli interventi sugliedifici che compongono il nucleo originario dell’abbaziasi sono succeduti a partire dal xii-xiii secolo fino al Set-tecento, mentre la chiesa, a motivo dei danni subiti du-rante la seconda guerra mondiale, è stata oggetto di unrestauro che ne ha recuperato la struttura medievale. Perla stretta clausura delle religiose la visita al complesso è li-mitatissima: i chiostri sono accessibili soltanto in occa-sione della festività del Corpus Domini, mentre la chie-sa è aperta unicamente per le funzioni liturgiche. Que-sto edificio, dall’impianto a tre navate con copertura acapriate lignee, conserva importanti opere d’arte – fra le

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altre un Fonte battesimale del 1423, un’Annunciazione diJacopo di Cione, databile al 1365 circa, un trittico di Gio-vanni da Ponte con l’Annunciazione e santi del 1434. Masu tutte ha una rilevanza straordinaria il Crocifisso conStorie della Passione e Resurrezione di Cristo, datato al 1129(in riferimento alla riconsacrazione della chiesa), ed as-segnato ad un artista a cui è stato dato il nome di “Mae-stro di Rosano”. Il restauro, a cui la tavola è stata sotto-posta dal 1993 al 2006, ha valorizzato ulteriormente l’al-tissima qualità del manufatto – la più antica Croce dipintaconservata – e lo studio che è scaturito da quest’inter-vento conservativo potrà per certo fare nuova luce anchesull’anonimo artefice, di origine romana, che, in modo

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Fig. 5. “Maestro di Rosano”, Crocifisso con Storie della Passione eResurrezione, Rosano, Abbazia di Santa Maria

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straordinariamente innovativo, ha reso con tanta mae-stria le sembianze del Cristo (triumphans) e gli episodi ca-ratterizzanti la sua salvifica Passione (Monciatti, 2007).A questo punto prendendo la strada provinciale 90 e di-rigendoci verso Rignano si trova, sulla sinistra, il castellodi Volognano. Questo agglomerato, che domina la con-fluenza fra Arno e Sieve e dal quale si possono ammirarei territori del Valdarno e del Pratomagno, sorse probabil-mente su un preesistente insediamento romano; il luogoè tuttavia ricordato per la prima volta nel 1214 in testi-monianze documentarie relative alla chiesa di San Mi-chele, mentre il castello è rammentato non anteriormen-te al 1220. Residenza, durante il Medioevo, della famigliada Quona, che prese poi il cognome di Da Quona di Vo-lognano, il maniero venne distrutto nel 1304 dalla Re-pubblica fiorentina per l’appartenenza dei proprietari al-la fazione ghibellina. Nonostante alcuni tratti di mura-tura testimonino l’edificazione duecentesca, l’aspetto at-tuale del castello è quello neogotico: con cinta muraria for-nita di due porte di accesso, torre merlata e appunto lachiesetta dedicata a San Michele all’interno della quale sitrova la pala d’altare eseguita da Mariotto Albertinelli, fir-mata e datata 1514, con la Madonna col Bambino in tronofra i santi Pietro, Paolo, Apollonia, l’arcangelo Michele e ilcommittente inginocchiato, forse riconoscibile in Zanobidella Vacchia. Vi sono conservate, inoltre, una Madonnacol Bambino, su tela, di Bicci di Lorenzo, databile al 1385-1390, ma “rimodernata” forse nel 1485 ed infine, e nonmeno rilevante, la Madonna della cintola già riferita a Do-menico Puligo ed ora assegnata al cosiddetto “Maestro diVolognano” (Padovani, 2002) «opera molto importan-te e rappresentativa nell’ambito del panorama artisticofiorentino del primo Cinquecento» (Bencistà, 1999).Proseguendo sulla medesima strada sulla destra si trovala località di Torri con la chiesa di Santo Stefano, che

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Fig. 6. Castello di Volognano

Fig. 7. Castello di Volognano

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conserva all’interno un quadro di Francesco Curradi, indeposito dalla Sovrintendenza fiorentina, una bella tavo-la attribuita al bolognese Lorenzo Sabatini (1562-1575 ca.),ed una predella o gradino d’altare con San Sebastiano, reDavid, un pontefice e un vescovo, presumibilmente operadi Francesco Granacci, che era stata assemblata ad unTrittico, attribuito al “Maestro dell’Incoronazione Chri-st Church”, temporaneamente trasferito presso la vici-nissima chiesa di San Cristoforo in Perticaia di semplicestruttura romanica. Continuando a percorrere la stradaprovinciale 90 si raggiunge il Comune di Rignano sul-l’Arno. Forse insediamento di origine romana, come par-rebbe suggerire il nome (Arinianum), il borgo è ricorda-to, per la prima volta, in documenti nella seconda metàdell’xi secolo. Sorto in una posizione strategica di attra-versamento dell’Arno, si trova infatti in un punto di de-viazione dalla “Strada dei Sette Ponti” che procede sull’al-tra sponda del fiume e si dipana parzialmente sul tracciatodella Cassia Vetus, arteria famosa per le numerose e anti-chissime pievi (Pelago, Pitiana, Cascia, Scò, Gropina e SanGiustino) disseminate sul suo percorso che congiunge-va, lungo le pendici del Pratomagno, Firenze ad Arezzoe quindi a Roma. È ovvio che su tale deviazione, anchese sul lato opposto del fiume, venisse realizzato un edifi-cio di culto di un certo rilievo: la pieve di San Leolinoche, riconsacrata nel 2000 dopo un lungo e complessointervento di restauro, ha ritrovato le sue antiche formearchitettoniche e le sue opere di notevole valore storico-artistico, già ricoverate nella parrocchiale novecentescadel paese. La costruzione, le cui prime notizie docu-mentarie risalgono al 1066, è un pregevole esempio ar-chitettonico dell’xi secolo, con impianto basilicale a trenavate su pilastri, chiuso da tre absidi semicircolari. De-corano la pieve l’Incoronazione della Vergine, un politti-co ad affresco databile all’ultimo quarto del Trecento, l’af-

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fresco con la Madonna della Consolazione, forse opera dicollaborazione fra Lorenzo di Bicci e Bicci di Lorenzo, eil Fonte battesimale con le Storie di san Giovanni Battistain terracotta invetriata, opera di Santi Buglioni e botte-ga, riferibile a circa il 1520 (San Leolino a Rignano, 2000).Verso la fine del 1100 presso la pieve dovette svilupparsiun castello, dipendente prima dalle monache di Sant’El-lero e poi dai monaci di Vallombrosa, che era già in sta-to di degrado durante la prima metà del Trecento, quan-do si andava sviluppando, per volontà della Repubblicafiorentina, il borgo (da cui prese vita l’attuale Rignano)più vicino al ponte sull’Arno. In questo centro sono na-te due figure illustri: l’umanista Vespasiano da Bisticci(1421-1489) ed il pittore Ardengo Soffici (1879-1964).Da Rignano, proseguendo sempre sulla medesima stra-da provinciale 90, dirigendosi verso Figline è d’obbli-

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Fig. 8. Rignano sull’Arno, chiesa di San Leolino

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go visitare Incisa in Val d’Arno, nome che deriva «dal-la collocazione del borgo in una gola dalle pareti ripi-de, scavata dall’Arno ma che un tempo si credeva “in-cisa” dai Romani» (Tigler, 2005). Nella parte bassa delpaese, presso il Municipio, si trova la chiesa di Sant’A-lessandro sorta nel 1786 sul luogo dell’oratorio dellasoppressa Compagnia del Corpus Domini, e sulla cuifacciata resta, a testimonianza, il portale cinquecente-sco. L’interno è a navata unica con due altari e absidevoltata e decorata con affreschi novecenteschi; nel 1984vi è stato collocato un trittico, Madonna col Bambinocon san Michele ed un santo evangelista (proveniente dal-la chiesa di San Michele a Morniano), del pittore fio-rentino Andrea di Giusto, attivo nella prima metà delQuattrocento e influenzato, anche in quest’opera, for-se degli anni Quaranta del secolo, dagli artisti più ce-lebrati del tempo: l’Angelico, Masaccio e Paolo Uccel-lo, di cui Andrea fu collaboratore. Percorrendo la viaCastellana (che conduce al cosiddetto Castello dell’In-cisa) si trova sulla destra l’oratorio del Crocifisso delCastello: sorto originariamente nel 1364 presso un ospe-dale che dava ricovero a malati e a viandanti, è dedica-to ad un Crocifisso ligneo ritenuto miracoloso che quipervenne durante una processione partita da Firenze.L’edificio è sede di un piccolo ma ricco ed elegante Mu-seo di arte sacra, istituito nel 2002, nel quale sono con-servate importanti opere d’arte: tavole e paramenti sa-cri provenienti da chiese dei dintorni dell’Incisa; fra glialtri manufatti sono particolarmente degni di nota: unaMadonna col Bambino su tavola attribuita al “Maestrodi Barberino” (attivo tra il 1358 ed il 1369) e provenien-te dalla chiesa di San Lorenzo a Cappiano, una Ma-donna col Bambino e i santi Giulitta, Quirico, Bartolo-meo e il committente, cinquecentesca e attribuita a Giu-liano Bugiardini (già nella chiesa di San Quirico a Mon-

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telfi), un Cristo Crocifisso in legno policromo di Scuo-la fiorentina del primo ventennio del xvi secolo (per-tanto non identificabile con quello che, in origine, hadato vita all’oratorio), un Cristo Redentore in rame ap-plicato su tavola della cerchia di Ludovico Cigoli (ori-ginariamente in Santo Stefano a Cetina) e un San Mi-chele di Orazio Fidani (secolo xviii), oltre a ricchi arre-di, argenti, ex voto e tessuti soprattutto dei secoli xviie xviii (Caneva, 2004). Fra questi ultimi spicca un pre-zioso e raro cappuccio di piviale ricamato eseguito trala fine del secolo xv e l’inizio del xvi. Procedendo dalmuseo si sale nella parte alta dell’abitato arrivando alCastello, dove sono presenti tracce di strutture di epo-ca medievale e, oltre alla ex chiesa di San Biagio con re-

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Fig. 9. Giuliano Bugiardini (attr.), Madonna con Bambino, santie il donatore, Incisa in Val d’Arno, Museo

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sti delle antiche mura, una casa appartenuta secondola tradizione alla famiglia di Francesco Petrarca, nellaquale si vuole che il poeta, di natali aretini, trascorres-se i primi sette anni della sua esistenza.Ritornando nella parte bassa dell’abitato si trovano su-bito a destra, procedendo sempre in direzione di SanGiovanni Valdarno, la chiesa e il convento dei SantiCosma e Damiano al Vivaio dei Frati minori. Origi-nariamente esisteva in questo luogo una chiesa-orato-rio, intitolata alla Vergine Maria, con annesso un mo-nastero femminile che dava assistenza ai viandanti du-rante il xiv secolo. Nel primo decennio del Cinque-cento la fondazione passò ai frati minori francescani iquali, nel 1516, quando papa Leone x Medici transitònel Valdarno (ritornando a Roma dopo la visita nellasua Firenze), chiesero al pontefice il permesso di edifi-care una nuova chiesa e un convento che furono dedi-cati ai santi Cosma e Damiano, il cui culto era parti-colarmente caro alla famiglia Medici. All’edificio, con-sacrato nel 1530, fu annesso, nel 1592, il porticato attoad accogliere i pellegrini. L’insieme venne rimaneggia-to durante il xviii secolo, quando l’interno della chie-sa fu ammodernato secondo i canoni dell’epoca evi-denti nella ricchezza decorativa, nei preziosi stucchi enelle decine di tele che la ornano e la connotano comeomogeneo e significativo complesso tardobarocco; frale opere d’arte si segnala un bassorilievo in terracottapolicroma con una Madonna col Bambino attribuita aLazzaro Cavalcanti detto il Buggiano, su disegno di Lu-ca della Robbia. Il complesso conventuale ha seguito levicende delle soppressioni prima leopoldine, poi fran-cesi ed infine del governo italiano, mantenendo tutta-via nel tempo la funzione di scuola per religiosi.Dall’Incisa sempre percorrendo la strada statale si prose-gue alla volta di Figline Valdarno. Prima di entrare nel-

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l’abitato s’incontra il santuariodella Madonna del Ponteros-so che venne edificato duran-te la seconda metà del Cin-quecento (1570) anche per ac-cogliere un’immagine miraco-losa ad affresco, ora sull’altarmaggiore, raffigurante la Ver-gine in trono col Bambino. Que-st’opera fu realizzata, intornoal 1499, in un’edicola situatapresso la medesima località, pervolontà del fiorentino Antoniodi Paolo d’Antonio de’ Parigi,che si rivolse ad un artista al-lievo di Pietro Perugino, pro-babilmente identificabile nelfiglinese Giovanni di PapinoCalderini (Baldini, 2005). Ri-masta per qualche decennionella sua originaria collocazio-ne, in seguito alla disastrosa al-luvione del 1557, si rese neces-sario tributare alla venerataMadonna un più degno rico-vero che sollecitò la costruzio-ne dell’attuale edificio, soste-

nuta anche dai granduchi Medici. Su uno degli altari sipuò ammirare pure una sontuosa Madonna col Bambinoe santi del figlinese Egisto Sarri (sec. xix) cui il Museo del-la Collegiata possiede altre opere importanti. Interessan-ti gli affreschi della sagrestia e soprattutto del coro dellachiesa con Storie della Vergine e dell’Infanzia di Cristo, rea-lizzati fra il 1750 ed il 1753 dal pittore di origine fiorenti-na Pietro Betti (Pasquini, 2003). Dal Santuario del Pon-

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Fig. 10. Giovanni di Papi-no Calderini (attr.), Ma-donna del Ponterosso, Fi-gline Valdarno, Santuariodel Ponterosso

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terosso riprendendo la strada statale si giunge a Figline Val-darno. La cittadina, è una fra le più antiche “terre mura-te” fiorentine, fu infatti progettata alla metà del Duecen-to quando, in seguito alla distruzione del castello di “Fe-ghine”, situato su un colle che dominava il fiume, la Re-pubblica di Firenze decise di promuovere lo sviluppo delpiccolo borgo che si trovava nella pianura sottostante.Dotata, durante il Trecento, di mura ancora visibili (an-che se per buona parte inglobate in abitazioni), Figline ri-vestì per Firenze una grande importanza, era consideratainfatti il “granaio” della città. All’interno della cinta mu-raria vi sono edifici di notevole valore storico e culturale.Al centro la piazza Marsilio Ficino (dedicata ad uno deipiù importanti umanisti del Quattrocento che qui vi eb-be i natali nel 1433) ha la struttura di un tipico “mercata-le” ossia piazza atta ad accogliere il mercato; su di essa siaffacciano: a nord un loggiato, parte del seicentesco Ospe-dale Serristori, di origine trecentesca, e a sud la Collegia-ta di Santa Maria eretta a partire dal 1257, ai piedi di SanRomolo, la collinetta che sovrasta il paese. Come ricor-dato «sono contrastanti le notizie a proposito delle origi-ni della chiesa le cui fondamenta sembra che fossero sta-te gettate almeno un secolo prima, dopo che furono di-strutti il castello vecchio di Figline e una chiesa dedicataa Santa Maria» posta sulla ricordata collina (Bencistà,1999). Sorta come pieve, nel 1493 ebbe il titolo di colle-giata, cioè vi fu insediato un capitolo con un proposto,dodici canonici e con rendite stabili. Molto rimaneggia-ta fra il xvii ed il xix secolo, i restauri del secolo scorsol’hanno liberata dalle strutture seicentesche anche se lachiesa conserva, del primitivo assetto gotico, ben poco:le dimensioni della navata unica e i grandi finestroni ogi-vali. L’esterno è caratterizzato soprattutto da un bel por-tale cinquecentesco, mentre all’interno si conservano va-rie opere d’arte, fra le altre la Madonna col Bambino, an-

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geli e i santi Elisabetta d’Ungheria e Ludovico di Tolosa delcosiddetto “Maestro di Figline”, tavola databile a dopo il1317, anno di canonizzazione di san Ludovico, mentrenell’ottocentesca cappella del Sacramento, a pianta cir-colare, che si apre sempre sulla parete destra, si può am-mirare un San Giuseppe, terracotta policroma riferibile adAndrea della Robbia e presumibilmente realizzata fra il1505 ed il 1510. In alcuni ambienti annessi alla Collegiatanel 1983 è stato istituito il Museo di arte sacra.Dalla collegiata andando verso via Castel Guinelli si tro-vano sia un agglomerato di case di epoca bassomedieva-le sia, poi, la cosiddetta Casa grande dei Serristori, ca-ratterizzata da un cortile con due loggiati del xv secolo egiardino all’italiana da cui si può ben osservare una por-zione delle antiche mura trecentesche con una delle tor-ri. Altri edifici rendono oltremodo gradevole e consi-gliabile la visita del centro di Figline: il Palazzo Pretorio,riedificato nel 1931, con l’originaria torre civica in cui sitrova una cappella che conserva una terracotta invetria-ta con Madonna con Bambino e santi probabilmente del-la bottega di Benedetto Buglioni. Dal Palazzo si rag-giunge la chiesa di San Francesco, edificata nelle sue at-tuali forme tra la fine del Duecento ed i primi anni delTrecento, in luogo di una struttura preesistente di mi-nori dimensioni. La facciata, che presenta segni della suaoriginaria bicromia, è preceduta da un portico rinasci-mentale che gira sul lato sinistro dove si sviluppa il con-vento francescano, mentre sul lato destro sono addossa-te abitazioni risalenti al xvi secolo. Sotto il portico, pres-so l’entrata della chiesa, si ammira un tabernacolo conMadonna col Bambino della scuola di Giovanni Pisano evi sono inoltre murati vari stemmi, mentre le lunetteconservano affreschi seicenteschi. L’interno, a navata uni-ca con transetto e tre cappelle absidali, ripropone l’anti-ca struttura restaurata drasticamente negli anni Venti del

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Novecento, quando i Francescani rientrarono in posses-so della chiesa e del convento. Sulla controfacciata, fra il1985 ed il 1990, sono stati liberati da ridipinture e guastidel tempo alcuni affreschi: Annunciazione, Incoronazio-ne della Vergine, Crocifissione e Santi, San Francesco, unaCrocifissione di minori dimensioni e Dio Padre in gloria,opera del pittore e miniatore fiorentino Francesco d’An-tonio, databili al secondo decennio del Quattrocento.Lungo la parete destra si trova un affresco staccato, ori-ginariamente nel chiostro, rappresentante la Madonna colBambino e i santi Bartolomeo e Sebastiano attribuito a PierFrancesco Fiorentino. Sulla parete sinistra vi è un affre-sco della scuola del Botticelli con la Madonna Assunta chedona la Cintola a san Tommaso fra san Giovanni Battistae san Giuliano. In sagrestia, infine, si conserva una Ma-donna col Bambino in stucco della bottega del Ghibertidatata fra il 1420 ed il 1430. Interessanti anche il chiostroe la sala capitolare che documentano l’importanza dellafondazione francescana. Sulla medesima piazza San Fran-cesco si apre il Monastero della Santa Croce, di cui è vi-sitabile soltanto la chiesa (poiché nel monastero si os-serva una stretta clausura). Fondato nel 1542 per volontàdei confratelli dell’omonima Compagnia, vi si stabiliro-no da subito le suore agostiniane provenienti dal conventofiorentino di Santa Maria di Candeli in via dei Pilastri.L’aspetto attuale della chiesa si deve ad un intervento diristrutturazione promosso a partire dal primo Seicentoe portato a compimento nel 1794: l’esterno presenta unatrio colonnato con soffitto a volta, peducci e colonnedel tardo Cinquecento. L’interno, ad unica navata, contre altari in pietra serena, in stile tardobarocco, è untrionfo di stucchi. Fra i dipinti si segnalano un Crocifis-so e dolenti, derivato da un originale cinquecentesco diMarcello Venusti e una Santa Cecilia che si può riferirealla scuola di Giovanni Camillo Sagrestani, artista fio-

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rentino attivo prevalentemente nella sua città di originedove morì nel 1731.Nonostante queste testimonianze sottolineino l’im-portanza rivestita dalla città durante il Medioevo, il cen-tro mostra oggi un assetto di carattere prettamente ot-tocentesco dal momento che, proprio in tale epoca, lacittadina ebbe una notevole rinascita per le numeroseindustrie che vi sorsero.

Dintorni di Figline

Da Figline si consigliano due distinti percorsi.Un primo itinerario, verso sud-ovest, raggiunge Gavil-le, un borgo che sorge dove era anticamente ubicato unfamoso castello (chiamato Gavillaccio) degli Ubertini,feudatari del luogo. Vi si può visitare la pieve di San Ro-molo, una delle più importanti pievi romaniche del Val-darno che, secondo la tradizione, venne edificata nel 1007

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Fig. 11. Gaville, pieve di San Romolo

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probabilmente sul luogo di un sacello più antico, a fian-co dell’imponente torre campanaria (forse in origine unatorre di avvistamento romana). Sorta per volontà degliUbertini e del vescovo di Fiesole (il cui primo rappre-sentante fu appunto san Romolo) nel 1030 era già in fa-se avanzata di edificazione, e venne ultimata circa qua-rant’anni dopo. La facciata della chiesa si presenta a boz-ze compatte con al centro un portale nella cui lunetta viera una Madonna col Bambino fra san Pietro e san Romo-lo, affresco di scuola senese del primo Quattrocento (oracollocato nella canonica). L’interno, a tre navate sparti-te da pilastri e colonne con capitelli di grande pregio,conserva un’Annunciazione di ambito ghirlandaiesco.Nei locali della già ricordata canonica ha sede, dal 1974,il Museo della civiltà contadina, dove sono raccolti cir-ca 4.000 pezzi che illustrano i cicli produttivi della cam-pagna. Da Gaville, superato San Donato in Avane, sigiunge, in territorio chiantigiano, al Castello di Meletoche, appartenuto originariamente ai Benedettini dellaBadia a Coltibuono, già nel 1269 era possesso della fa-miglia Ricasoli la quale, nel corso dei secoli, lo ha am-pliato. Infatti oltre alle fortificazioni quattrocentesche, dicui è testimonianza la possente torre cilindrica, gli arre-di ed i decori interni rivelano la più tarda destinazionedel maniero a residenza gentilizia, come peraltro testi-monia un piccolo, delizioso teatro del Settecento.Un secondo itinerario prevede l’attraversamento del-l’Arno a Figline e, procedendo in direzione di Vaggio,raggiungere Pian di Scò. Il centro è adagiato presso iltorrente Resco (da cui forse ne deriva il nome) che «me-diante un sistema di canalizzazione artificiale, alimen-tava mulini, frantoi e un ampio comprensorio agrico-lo, particolarmente fiorente in età granducale» (Trot-ta, 2005). Degna di nota è soprattutto la romanica pie-ve di Santa Maria, una delle più importanti del Val-

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darno (insieme a quella già citata di San Romolo a Ga-ville) dal cui sagrato, recentemente restaurato con tut-ta l’area circostante, si può godere del paesaggio di bo-schi e colline coltivate a ulivi e viti. L’edificio, con un’im-ponente torre campanaria, è documentato a partire dal1008. L’esterno presenta una semplice facciata sulla qua-le si aprono arcate cieche e due monofore; l’interno del-la chiesa, a tre navate spartite da capitelli finemente de-corati, conserva un affresco rappresentante la Madon-na col Bambino di Paolo Schiavo.Dalla pieve si prende la già ricordata Strada dei SettePonti il cui nome, antico di oltre un millennio, ha un’o-rigine non ancora completamente chiarita: da un lato losi motiva con la presenza degli attraversamenti dei corsid’acqua (che però sono certo più numerosi di sette), dal-l’altro lo si lega al valore simbolico e rituale del numerosette che congiungerebbe le divinità pagane, un tempovenerate in questi luoghi, ai santi cristiani a cui sono de-

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Fig. 12. Pian di Scò

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dicati i numerosi edifici religiosi che si trovano sul per-corso. Imboccando quest’importante arteria ci si dirigea Reggello la cui posizione, a ridosso del Pratomagno,consiglia anche piacevoli escursioni verso la montagna.Da identificarsi probabilmente con l’antico Castelnuo-vo della Pieve di Cascia – per distinguerlo dal Castel-vecchio, appartenente ai Conti Guidi – il borgo entrò afar parte del dominio di Firenze fra la fine del xiii e l’i-nizio del secolo successivo e nel 1385 il castello venne for-tificato; l’attuale denominazione del capoluogo di co-munità risale ad una legge promulgata, nel 1773, dal gran-duca Pietro Leopoldo. Nel paese si possono visitare ilMunicipio (ornato sul prospetto esterno dagli stemmidi alcuni Podestà) e la chiesa parrocchiale di San Jacopoche fu istituita con la stessa struttura a navata unica delpreesistente oratorio (dedicato a tale santo). L’edificio, puravendo subito opere di ammodernamento durante il No-vecento, conserva al suo interno arredi per la più partedel xvii secolo e nel presbiterio un Crocifisso ligneo cin-quecentesco. Nella vicina frazione di Cascia si trova lapieve di San Pietro che, sorta «probabilmente sul sito diuna più antica chiesa paleocristiana, adattata secondouna prassi non rara la torre longobarda a campanile», hanel suo assetto attuale «una genesi più complessa e diluitanel tempo: la sua costruzione, nello stile romanico piùpuro, si colloca con probabilità tra la fine del xii e l’ini-zio del xiii secolo», mentre il portico è probabilmente cin-quecentesco. L’interno, a tre navate con unica abside cen-trale, presenta (con eccezione dei due pilastri nella se-zione terminale) colonne dai capitelli decorati con mo-tivi fitomorfi e scene allegoriche, forse opera di «mae-stranze locali ma con apporti fondamentali di culturalombarda». Sulla parete sinistra si conserva un affrescostaccato con un’Annunciazione opera di Mariotto di Cri-stofano, cognato del celebre pittore Masaccio. Nell’ab-

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side è collocato un Crocifisso ligneo del Trecento detto“della Casellina”, mentre sulla parete di fondo della na-vata sinistra si è potuto ammirare dal 1988, per un certolasso temporale, il Trittico di San Giovenale (così dettoin quanto in origine conservato nell’omonima chiesa)che rappresenta la Madonna in trono col Bambino, dueangeli e i santi Bartolomeo e Biagio (a destra) e Giovenalee Antonio abate (a sinistra) e che venne realizzato da Ma-saccio nel 1422, opera ora esposta nel Museo Masaccio

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Fig. 13. Bosttega di Domenico Ghirlandaio, Madonna col Bambinoe santi, Cascia, Museo Masaccio d’arte sacra

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d’arte sacra. Istituito nel 2002, in questo Museo vi sonocustoditi importanti paramenti, argenti e dipinti prove-nienti da vari edifici della zona. Fra le altre opere sonoda ricordare: una Madonna col Bambino e santi della bot-tega di Domenico Ghirlandaio, una Madonna col Bam-bino fra i santi Michele arcangelo e Sebastiano di AgnoloGuidotti, datata 1575, un’Annunciazione di AlessandroAllori, eseguita prima del 1587, un Compianto sul Cristomorto, tela firmata e datata 1601 di Santi di Tito, e unSant’Antonio da Padova col Bambino fra santi e cherubi-ni di Jacopo Vignali, firmato e datato 1655, tutte origi-nariamente nella pieve di San Pietro (Caneva, 2006).Da Reggello, lasciata la Strada dei Sette Ponti e seguital’indicazione per Casabiondo, si arriva alla Villa di Ca-samora, una villa-fattoria settecentesca dove ha ora sedel’azienda faunistico-venatoria Fattoria di Casamora, dal-la quale dipende gran parte del territorio circostante. Daquesta antica residenza si prosegue per la località di Men-zano-Casabiondo il cui nucleo abitativo risale al Due-cento, anche se con successivi ingrandimenti e modifi-che che gli hanno conferito l’aspetto attuale di dimorarurale settecentesca contraddistinta da loggia e cortile la-stricato con pozzo, lavatoio e fontana. Dall’altro lato del-la strada si trova l’Oratorio dell’Immacolata Concezio-ne edificato nel xvii secolo come cappella votiva, la cuifacciata venne arricchita, nel 1711, con decorazioni ba-rocche poco diffuse nel Valdarno. A breve distanza dal-l’abitato di Casabiondo si trova il Poggio alla Regina, inorigine un maestoso castello dei Conti Guidi. Ricorda-to dalle fonti manoscritte medievali col nome di “Casti-glioni” o “Castiglione della Corte”, la prima notizia sul-l’insediamento è del 1008; nel 1191, confermato da Enri-co vi quale possesso dei Conti Guidi, venne poi “in feu-dum” ai Pazzi del Valdarno, almeno fino al 1277 quandofu reclamato in proprietà dalla badia di Firenze. Centro

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nevralgico per la politica e l’economia della zona fra l’xied il xiv secolo (nel Duecento era tornato in possesso deiConti Guidi), il castello è situato in una posizione stra-tegica fra medio Valdarno e alto Casentino, inespugna-bile per la natura del terreno su cui sorge: una cima iso-lata, sufficientemente ampia circondata da pendici sco-scese. La confisca da parte della Repubblica fiorentinane decretò la perdita d’importanza e quindi il conse-guente abbandono prima della fine del Trecento. Il sitoè oggetto, dal 1993, di una campagna di scavo archeolo-gico promossa dall’Università degli Studi di Firenze chesta dando notevoli risultati per la ricostruzione della sto-ria dell’insediamento e del territorio circostante.

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Si ringraziano: Lucia Bencistà, Cecilia Frosinini, Cecilia Ghelli, AlessioMonciatti, Gloria Papaccio, Rosanna Proto Pisani, Giuseppina CarlaRomby, Giuliana Righi ed in modo particolare i Direttori ed il persona-le del Kunsthistorisches Institut di Firenze.

Fig. 14. Poggio alla Regina

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D al massiccio del Pratomagno ai monti del Chian-ti, l’Arno percorre una riserva naturale detta “ val-

le dell’Inferno e Bandella”, di cui protagonisti sono i bo-schi di farnia e cerro, i salici, i pioppi neri e i lecci cheabitano questa lunga gola di bacini artificiali che sem-bra esaurirsi alla “stretta dell’Incisa” per poi nuovamenteampliarsi nella provincia aretina fino ad includere il ter-ritorio solcato dall’Ambra, affluente di sinistra dell’Ar-no verso Siena.Il territorio che consigliamo di percorrere per un itine-rario che offra al visitatore non solo gli splendori stori-co-artistici della valle dell’Arno, ma affianchi ad essi unaproduzione artigianale nata molti anni fa e ancora viva

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Artigianato artisticoed enogastronomiadel Valdarno Superiore

Maria PilarLebole e BenedettaZini

Fig. 1. Bosco della Valle dell’Inferno

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Fig. 2. Il parco di villa Casagrande e sullo sfondo il paese di FiglineValdarno

Fig. 3. Veduta del paese di San Giovanni Valdarno

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e presente, è quel tratto distrada corrispondente a cir-ca 40 chilometri, che si puòpercorrere mediante l’auto-strada del Sole (A1) tra il ca-sello di Firenze sud e quel-lo di Valdarno, oppure par-tendo da Firenze e seguen-do la valle dell’Arno lungola via Aretina, quindi, pas-sato Pontassieve, salendo asinistra verso Vallombrosaper riscendere a Rignano,oppure ad oriente versoReggello, Pian di Scò e Ca-stelfranco di Sopra.Il Valdarno Superiore sto-ricamente corrisponde adun territorio ricco di pievie castelli strategicamenteimportante per le sue “ter-re murate”. Dapprima do-minate dai Conti Guidi delCasentino e poi dal xiii se-

colo controllate dal Comune di Firenze come agglome-rati protetti da mura dal tipico impianto urbanistico ascacchiera, queste “terre murate” ancora oggi testimo-niano come la storia abbia conservato la cultura e la ci-viltà di quelle popolazioni e ne sono mirabili esempi ipaesi di Incisa, Figline, San Giovanni e Montevarchi.Lo scenario che incontriamo lungo questo tratto di stra-da presenta molteplici sfaccettature: dalle pendici solita-rie dei boschi di quercia, castagni, conifere e faggi, se per-corriamo la strada alquanto tortuosa fino alla cima più ele-vata dell’intero massiccio del Pratomagno (monte Pia-

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Fig. 4. Strada dei Sette Ponti oCassia Vetus

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nellaccio, 1.593 metri), da cui si dischiude il panoramadell’intera Toscana, dalle Apuane all’Amiata, dal Chian-ti alle torri di San Gimignano, fino al paesaggio valdar-nese dalla Cassia Vetus che corrisponde alla Strada deiSette Ponti (attualmente detta anche via dei Setteponti),che è la stessa che percorriamo per questo itinerario.Il denominatore comune di questo territorio è rappre-sentato dalle balze, quei fenomeni di erosione ai piedidella dorsale del Pratomagno, disegnati da una parti-colare struttura morfologica fatta di calanchi e canalo-ni, affascinanti per il contrasto tra la spigolosità dellaroccia e le tonalità calde della materia che assume neimesi estivi al tramonto inconfondibili gradazioni ros-so-arancio, proprie di questa terra.Queste forre argillose costituiscono una delle molte areeprotette del Valdarno e accolgono, a valle, tanti stabili-menti industriali per alcuni tratti di strada, e zone in con-

Fig. 5. Le Balze

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tinua evoluzione economi-ca (come quella della stradaprovinciale 11 Lungo l’Ar-no, detta dell’Acquaborra,che da Terranuova Braccio-lini va verso Arezzo attra-versando il ponte della sto-rica “diga di Levane”, pro-tagonista nel 1966 della tra-gedia fiorentina), oppurepiccoli nuclei rurali comequelli lungo la Strada deiSette Ponti che conduce fi-no ad Arezzo, che è un per-corso tra i più suggestivi del-la valle dell’Arno. Quest’ul-timo itinerario è senza dub-bio uno tra quelli consiglia-ti da percorrere a piedi lun-go i sentieri, per apprezzarele variazioni del territoriodalla bassa collina fino allasommità del Pratomagno.

La vegetazione qui è mista, a macchia, a zone boschive conin prevalenza querce, faggi e abeti, che si alternano ora avigneti piani e terrazzamenti, ora a sterminate distese diprati da pascolo, ora ai disegni delle arature, ai colori del-le colture dalla semina alla maturazione, o a campi di oli-vi e in primavera a suggestive macchie di “maggio”, il ter-mine che in questa zona sottintende la “ginestra”.La parte centrale, quella per intendersi attraversata dal-l’Autostrada del Sole e dalla “direttissima” ferroviaria, è in-dubbiamente il nodo pulsante dell’economia di questo ter-ritorio, una delle aree più sviluppate dell’intera Toscanasoprattutto per ciò che riguarda la piccola e media impresa

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Fig. 6. Le Balze

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Fig. 7. Vigneto a terrazzamento tipico del Valdarno

Fig. 8. Vendita di abbigliamento a Terranuova Bracciolini

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artigianale, e nell’ultimo venten-nio anche per la presenza di alcu-ni stabilimenti industriali che han-no prodotto marchi divenuti fa-mosi nel mondo e leader indiscus-si nel settore dell’abbigliamento edegli accessori. Alla produzione diabbigliamento, pelletteria ed ac-cessori. A questa produzione, mol-to diffusa in Toscana, si affianca inmisura ormai minore quella del ve-tro e del cristallo della zona di SanGiovanni Valdarno, che storica-mente vede la sua nascita intornoalla fine del xiii secolo e ancora og-gi, con una produzione indubbia-mente meno artigianale ma pursempre incisiva per l’economia del-la zona, ne caratterizza il territorio.La produzione vede oggetti in ve-tro, fatti a regola d’arte, dalle ve-trate artistiche, alle lampade tipo

“Tiffany”, ad oggetti d’arredamento realizzati in vetro fu-sione, vetri e dipinti a mano e incisi.Oltre ad una certa tipicità di mestieri artistici, anche l’e-nogastronomia locale offre golosi bocconi valdarnesiche appagano anche i palati più esigenti: a San Gio-vanni la produzione degli insaccati si differenzia con la“Barese”, un tipico salume locale, oppure con “il Riga-tino”, uno speciale tipo di pancetta “stesa”, molto sa-porita. Del Pratomagno sono noti il prosciutto e le ca-stagne, oltre che gli antipasti toscani come i crostini ne-ri, la semplice “fettunta”, la fetta di pane leggermenteinsaporita con aglio fresco e condita con un filo d’olioextravergine d’oliva e a piacere con fagioli.

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Fig. 9. Produzione divetro dello stabilimentoIVV di San GiovanniValdarno

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L’olio merita un’appunto a parte in questa zona: da Fi-renze ad Arezzo tutto il Valdarno è ricco di oliveti, male zone d’eccellenza valdarnesi sono quelle di Pontas-sieve, Reggello (che presenta anche la “Rassegna del-l’Olio Extravergine di Oliva di Reggello e Pratoma-gno”) e Pergine Valdarno, insieme all’olio dei Collid’Ambra e del Pratomagno.A tavola un famoso legume è soprav-vissuto ai più comuni cannellini etoscanelli: il re del Valdarno, del-l’area Setteponti è il tanto pre-giato fagiolo zolfino: piccolo, ro-tondo, giallo e di buccia sottileviene coltivato soprattutto tral’Arno e il Pratomagno. L’area diproduzione è compresa, nel ver-sante occidentale del Pratomagno,fra i Comuni di Castiglion Fi-bocchi, Laterina, Loro Ciuf-fenna, Terranuova Bracciolini,Castelfranco di Sopra, Pian diScò (provincia di Arezzo) ed il Comune di Reggello(provincia di Firenze), in zone collinari e pedemonta-ne, perché ama i terreni poveri e asciutti e non soprav-vive in pianura nei ristagni d’acqua. La semina avvienein primavera spesso sui terrazzamenti degli olivi ed ora-mai è diventato un prodotto pregiatissimo per le mi-nime quantità di produzione e per l’alto costo di ven-dita. Bisogna guardarsi dalle speculazioni sul nome, ilvero fagiolo zolfino è solo in questa zona!La cottura di questi fagioli dalla buccia sottile può varia-re dalle 3-4 ore e oltre, per un risultato denso e cremoso.Si gustano lessi, conditi con olio extravergine di oliva (me-glio se forte e fruttato) e adagiati su fette di pane toscanoabbrustolito o come contorno della bistecca fiorentina.

Fig. 10. Logo dell’Associa-zione Fagiolo Zolfino dellaPenna

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Molto in voga, specialmente in passato, era la cotturadello “zolfino” nel fiasco di vetro. Vi si aggiungeva ac-qua, olio, sale, peperoncino, salvia e pomodoro e il fia-sco privato del collo più stretto veniva riposto tra la ce-nere di legna arsa ancora calda, aggiungendo acqua ditanto in tanto e facendo attenzione che non fuoriu-scisse e bagnasse il fiasco dall’esterno, pena lo scoppioimmediato.Come’è noto nella più tradizionale usanza contadina, lozolfino come il fagiolo cannellino è ottimo nella ribol-lita e nella “fettunta” anche il giorno dopo la cottura.Oggi, salvato dall’estinzione, è presente su una super-ficie attorno ai 30-40 ettari, e i coltivatori producononon più di 200-300 quintali di piante, comunque in-sufficienti a far fronte alle crescenti richieste. Per la va-lorizzazione e la tutela dello zolfino si è costituito ungruppo di lavoro a cui hanno partecipato l’Associazio-ne Ente Fiera col progetto Setteponti, l’agenzia Arsiadella Regione Toscana ed i tecnici di Coldiretti, Cia,Unione Agricoltori per promuovere iniziative di speri-mentazione, miglioramento delle tecniche agronomi-che, degustazioni (collaborano a questo programmal’Università, la Provincia di Arezzo, la Comunità Mon-tana del Pratomagno, alcuni ristoratori, i produttori, Ar-cigola Valdarno…) e per coinvolgere produttori e con-sumatori nella salvaguardia di questo prodotto.Anche i polli sono di ottima qualità e ruspanti per ec-cellenza: belli da vedersi oltre che da gustare, si presen-tano con le piume bianche, la cresta e i bargigli rossi esono meglio conosciuti come i “polli del Valdarno”; laproduzione è di razza valdarnese bianca, o Valdarnobianca, la carne è soda e gustosa, sono adatti a tanti ti-pi di ricette, per bollito, arrosto, il sugo o la frittura. Dal2001 un gruppo di allevatori sotto la guida dell’Arsia To-scana, in collaborazione con le Università di Firenze e

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di Milano si è dedicato al recupero e alla valorizzazio-ne della razza definendone gli standard di razza e sele-zionando la specie.Fra le carni un piatto tradizionale toscano, ma che inquesti luoghi si trova molto comunemente anche nel-

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Fig. 11. I polli del Valdarno

Figg. 12, 13, 14. Carnevale dei Figli di Bocco

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le sagre paesane e nei mercati settimanali è la porchet-ta, ovvero il maialino di latte arrostito per intero sulfuoco.La ricetta prevede che il maialino venga farcito con tut-te le spezie e gli odori. Una volta arrivata a cottura e ta-gliata a fatte la porchetta viene mangiata tra due fettedi pane. Come ben noto del maiale non si butta vianulla, e anche qui si mangia un po’ tutto, dalle parti ma-gre a quelle grasse fino alla croccante crosta che è la par-te migliore, “il boccon del prete” come popolarmentesi usa dire da queste parti. Una delle più famose è laporchetta di Monte San Savino, in provincia di Arez-zo, dove annualmente nel mese di settembre si svolgel’altrettanto famosa Sagra.Folklore, manifestazioni paesane che testimoniano la vi-talità di questi paesi si svolgono soprattutto nella sta-gione estiva: il castello di Bucine, ad esempio, ospita nel-le serate estive alcuni concerti ed eventi musicali, vi so-no poi la Festa della grandine a maggio a Castelfrancodi Sopra, la mostra dei Presepi a Laterina, i mercati del-

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l’antiquariato a Montevarchi e Terranuova Bracciolini,il Palio degli Arcieri e la Fiera Nazionale degli uccellida richiamo a Pian di Scò, le feste del Perdono che sisvolgono i primi giorni di settembre in tutti i paesi, ilPalio di San Rocco di Figline Valdarno con la sagra del-la Nocciola, mentre nel mese di febbraio da non per-dere è la sfilata nel centro storico di Castiglion Fiboc-chi del Carnevale dei Figli di Bocco, con maschere e co-stumi di tradizione veneziana. Nel paese un gruppo disarte, organizzate in una piccola impresa amatoriale,produce abiti sartoriali per festeggiare un carnevale deltutto speciale: i costumi infatti sono bellissimi, curatinei dettagli e ricamati a mano.

Itinerario da Firenze a Figline Valdarno

Diverse sono le strade per raggiungere il paese di Figli-ne Valdarno partendo da Firenze. La più pratica e ve-loce è indubbiamente l’Autostrada A1 in direzione Arez-zo, ma una variante degna di nota è la strada che passaper San Donato in Collina e che muove salendo da Ba-gno a Ripoli attraversando località come Meoste, LaCroce, l’Arco del Camicia, la Fonte del Pidocchio (dacui la vecchia strada a sinistra conduce all’Apparita, poi-ché da lì a chi proveniva dal Valdarno appariva per laprima volta Firenze), La Corte, Osteria Nuova, Le Quat-tro Vie, San Donato in Collina, cui segue la villa sette-centesca di Torre a Cona. Dunque per Troghi e Cellaisi scende a Incisa.Chi volesse percorrere la via dei Sette Ponti potrebbepartire da Rosano ed arrivare ad Incisa seguendo l’Arnoper la via Aretina. Passato Pontassieve, che rimane in vi-sta per alcuni tratti di strada, si sale verso il monte del-la Vallombrosa. Di qui la valle si allarga e si trova Ri-gnano, mentre a sinistra vi sono le pendici della zona di

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Reggello, e su un colle, circondato da uno straordina-rio parco, domina la villa di Sammezzano. Quindi SanClemente, e passata la villa di Leccio, località che mol-ti conoscono per gli outlet aziendali che propongonoimportanti marchi della moda italiana a prezzi ribassa-ti, si giunge a Ciliegi fino ad arrivare ad Incisa.In questo tratto di strada (la Sette Ponti o Cassia Vetus)si consiglia una breve sosta nella rocca di Incisa, anti-camente meta di viandanti, mercanti e pellegrini, e unavisita al Museo presso l’Oratorio del Crocifisso.

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Fig. 15. Il castello di Incisa in Val d’Arno

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Questa zona è sicuramente un’ ospitale meta turisticaper coloro che desiderano conoscere la campagna cir-costante, grazie alla presenza di numerosissime strutturericettive, bed and breakfast e agriturismi. Proseguendoin modo rettilineo rispetto al fiume sulla sinistra, giun-giamo a Figline Valdarno. Qui sono ancora presentitratti delle mura, e da visitare la chiesa gotica di SanFrancesco, gli edifici dei Serristori, la Casa Grande el’Ospedale. A oriente c’è la zona di Reggello, Pian di Scòe Castelfranco. La sosta nel suo centro storico meritauna sosta alla piazza principale, quella dedicata a Mar-silio Ficino che qui vi nacque.In questo centro le botteghe di artigianato artistico nonsono molte: l’esperienza di un restauratore di mobiliche ci accoglie nella sua bottega laboratorio con un sot-

Fig. 16. Palazzi del centro storico di Figline Valdarno

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tofondo musicale jazz è quella di Marco Pecchioli chedagli anni Ottanta produce arredi, cornici e mobili se-guendo lo stile della più antica tradizione con laccatu-re e dorature. L’artigiano racconta che a Figline, negliultimi anni, la richiesta di mobili ottocenteschi e di re-stauri ha visto il proliferare di diverse botteghe di anti-quariato che si sono ben organizzate, tutte ascrivibili aidintorni di Figline.La zona di Figline, sulla scia della produzione vetrariavaldarnese, offre anche una specialistica produzione ve-traria artistica e non solo con l’azienda Vetrerie Artisti-che di Gianni Prosperi.Qui si realizzano vetrate stratificate, porte in vetro, sca-le, tavoli, pannelli e oggettistica in vetrofusione, oltrea pavimenti in vetro temperato e stratificato.A Figline, per chi non la conoscesse già, merita atten-zione la piccola raccolta dell’Antica Spezieria dell’Ospe-dale Serristori che occupa un ambiente posto al pianoterreno, in una posizione di grande valore ambientale.Qui viene esposta una collezione di maioliche, vetri edampolle, posti all’interno di armadiature in noce digrande pregio che rivestono tutte le pareti, ed una rac-colta di dipinti.L’istituzione è stata aperta al pubblico nel 1982. La sto-ria di questa farmacia è legata a quella dello SpedaleSerristori, fondato nel 1399 da uno dei priori della Re-pubblica Fiorentina, Serristoro di Ser Jacopo. Non sap-piamo con precisione quando la farmacia sia stata aper-ta all’interno dello Spedale ma è ipotizzabile che ciò siaavvenuto agli inizi del xvi secolo.Il forte processo d’industrializzazione che è in corso nelValdarno non ha tuttavia occultato le antiche tradizionipopolari e contadine, e la sviluppo del settore vitivini-colo nella zona ha sapientemente unito la tradizione po-polare al gusto e ai prodotti locali. Poco oltre la piazza

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Fig. 17. La Porta del Chianti Enoteca di Figline

Fig. 18. La Porta del Chianti Enoteca di Figline

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Ficino, in via Castelguinelli, troviamo infatti un nego-zio chiamato La Porta del Chianti, a conduzione fami-liare, dove si vendono i migliori vini locali, tra cui si se-gnalano quelli della zona di Vitereta, oppure quelli na-zionali da degustare con ottimi salumi e formaggi, dai pe-corini stagionati affinati in foglie di fico e abbinati a mar-mellate, oppure con sperimentazione degli abbinamen-ti come la crema di marroni, del tutto priva di conser-vanti. E ancora bruschette, assaggi di pappa al pomodo-ro e ribollita durante la stagione invernale, e panzanellanel periodo estivo oltre all’ottimo farro della Garfagna-na. La vinoteca organizza anche corsi e serate a tema: uncorso di distillati, per apprezzare la grappa e le acquavi-ti, il cognac e l’armagnac, il calvados o il rum; corsi di vi-no, dalla vite alla cantina: la nascita del vino, o i vini spe-ciali dolci, liquorosi e i vini spumanti.Proprio per esaltare le peculiarità e la qualità delle attivitàeconomiche della zona, si svolge a Figline un’importan-te rassegna di prodotti alimentari locali, dai fagioli zolfi-ni, ai formaggi, all’olio e al vino. A novembre infatti nel-la piazza centrale del paese ha luogo “Autumnia”, con l’e-sposizione di animali di particolare pregio allevati nellazona, come i bovini di razza chinina, i polli del Valdarnoo i maiali di cinta senese. Uno spazio è curato dal Museodella Civiltà Contadina di Gaville, e ripropone ricostru-zioni di ambienti lavorativi tipici del passato con esposi-zione di vecchie attrezzature e strumenti e manufatti del-la vita e del lavoro contadino nella zona del Valdarno.Proseguendo lungo la SR 69, passiamo Carresi e Re-stone incontrando il bivio per Castelnuovo dei Sab-bioni e Cavriglia. Una deviazione per il Parco di Ca-vriglia interesserà di certo anche i visitatori più picco-li. In località Cafaggiolo, a Castelnuovo dei Sabbioni,possiamo ammirare un consistente patrimonio di ani-mali proveniente in gran parte da donazioni fatte al par-

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co negli anni Ottanta. La scelta degli animali è stata sa-pientemente fatta verso specie non pericolose che vivonoin condizioni di semilibertà come daini, maiali di cin-ta, struzzi, caprioli, scimmie giapponesi, lama, muflo-ni e i più protetti bisonti e orsi bruni. Esiste anche uncentro per la rivalutazione di asini e muli affiliato alCoordinamento Nazionale degli Asinai (associazione“L’Asino”) dove si insegna ad accudire gli asini, si pos-sono montare asini, pony e cavalli in un maneggio, op-pure fare dei giretti nei sentieri del parco. Campi perbasket, tennis e pallavolo consentono di praticare que-ste attività all’interno del parco, su prenotazione, e lapiscina è aperta al pubblico nei mesi estivi.Il territorio di Cavriglia è stato nella prima metà delNovecento anche un importante centro minerario per

Fig. 19. Manifesto del Parco di Cavriglia

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l’estrazione della lignite, lo documenta la storia delle mi-niere del territorio nata nel 1991 a Castelnuovo dei Sab-bioni, con il Centro di Documentazione delle Miniere dilignite per fornire, in funzione didattica, tutte le infor-mazioni sulle miniere del territorio, il cui sfruttamen-to è iniziato con le escavazioni nella seconda metà delxix secolo. Le miniere con il tempo hanno esaurito laloro forza produttiva e adesso la popolazione tenta diripristinare un naturale paesaggio leso dalle profondeescavazioni dei macchinari. Il Centro è dotato di unasala per la proiezione di video e di una sala compute-rizzata che consente ricerche anche tramite Internet, ecomprende anche una piccola campionatura di mate-riale fossile proveniente dai giacimenti con documen-tazione fotografica. Nel centro storico, accanto alla pie-ve di San Giovanni, la quattrocentesca vinaia un tem-po magazzino di vini e granaglie, ospita un ottimo ri-storante, Il Cenacolo che offre le specialità tipiche delValdarno.Pasta fatta in casa, bistecca alla fiorentina e salumi dicinta senese sono alcune delle prelibatezze offerte dal-l’Osteria La Vecchia Macina, in località Poggio di Col-le, a Castelnuovo dei Sabbioni. Ancora da segnalare l’E-noteca Borgoforra, dove lo chef propone tipiche specia-lità chiantigiane riviste e arricchite e si effettuano cor-si di cucina anche giornalieri.Da Figline Valdarno, costeggiando la sponda destra del-l’Arno e oltrepassando il Matassino, un’ interessantedeviazione d’itinerario è caratterizzata dalla visita a Ca-stelfranco di Sopra, situato nel versante valdarnese delPratomagno. Siamo in provincia di Arezzo e questa ca-ratteristica cittadina medievale rappresenta una delletre testimonianze delle così dette “Terre Nove”, insie-me a San Giovanni e Terranuova Bracciolini, il com-plesso di comuni costituiti nella zona del Valdarno Su-

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periore dalla Repubblica Fiorentina, intenta a stronca-re lo strapotere feudale ampiamente diffuso nella zonae allargare la propria politica espansionistica fino alleporte di Arezzo.Castelfranco ha un impianto urbanistico perfettamen-te geometrico che prevede la distribuzione a raggiera delpaese a partire dal un nucleo centrale costituito dallapiazza principale. La raggiungiamo dalla via dei SettePonti, quella che ci conduce per tutto l’itinerario del Val-darno. Attraversiamo l’abitato di Montemarciano, an-tico castello dei Pazzi di Valdarno dove sono ancora benvisibili le due porte di accesso al borgo, e la localitàPiantravigne, dove vediamo le antiche forre rocciosein tutta la loro imponenza. Nei dintorni di Castelfran-co possiamo ricordare il borgo di Pulicciano, situato adoltre 600 metri di altitudine, oggi luogo di villeggiatu-ra con una splendida visione sull’intera vallata.

La selezione delle aziende è stata realizzata a discrezione degli autori e nonpuò considerarsi in alcun modo esaustiva rispetto alle aziende presenti nel-l’area citata. Si ringraziano le aziende artigiane e le strutture ricettive perla disponibilità a collaborare durante la fase di ricerca. Un particolareringraziamento va a Massimo Malvisi e a Emanuele Rappa per la corte-se collaborazione.

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Parchi naturali, artigianato artistico ed enogastronomia

riserva naturale della valle dell’inferno e bandellaTel. 0575 [email protected]

le balzeTel. 0575 [email protected]

associazione fagiolozolfino del pratomagnoFrazione Penna53028 Terranuova Bracciolini(Arezzo)Tel. 055 9705039Fax 055 [email protected]

Incisa Valdarno

relais villa al ventoVia S. Maddalena, 1150064 Incisa in Valdarno(Firenze)Tel. 348 3812822Fax 055 [email protected]

Figline Valdarno

marco pecchioliVia Castelguinelli, 850063 Figline Valdarno(Firenze)Tel. 339 6530012

vinoteca la porta del chiantiVia Castelguinelli, 7050063 Figline Valdarno(Firenze)Tel. 055 959341Tel. 339 [email protected]

antico forno di canu &innocenti sncVia S. Croce, 2050063 Figline Valdarno(Firenze)Tel. 055 953353

vetrerie artistiche di gianni prosperi & c. sncVia della Comunità Europea50063 Figline Valdarno(Firenze)Tel. 055 959087Fax 055 [email protected]

antica spezieriadell’ospedale serristoriPiazza xxv Aprile50063 Figline Valdarno(Firenze)Orario: aperto a richiestaIngresso gratuitoInformazioni: tel. 055 9125247

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museo della civiltàcontadina di gavillePieve di San RomoloGaville50063 Figline Valdarno (Firenze)Tel. 055.9501083Fax 0559156249museo.gaville@tiscalinet.itwww.comune.figline-valdarno.fi.it/musei/gaville.html

Cavriglia

parco di cavrigliaLocalità CafaggioloCastelnuovo dei Sabbioni52020 Cavriglia (Arezzo)Tel. 055 967544Fax 055 [email protected]

centro di documentazionedelle miniere di ligniteVia Giovanni xxiii, 2Tel. 055 9678003Castelnuovo dei Sabbioni52020 Cavriglia (Arezzo)www.comune.cavriglia.ar.it/[email protected]

ristorante il cenacoloVia del Riposo, 652020 Cavriglia (Arezzo)Tel. 055 [email protected]

osteria la vecchia macinaLocalità Poggio di Colle,Castelnuovo dei Sabbioni52020 Cavriglia (Arezzo)

Tel. 055 9677925Cell. 328 [email protected]

trattoria enotecaborgoforraLocalità Montegonzi52020 Cavriglia (Arezzo)Tel. 055 966738

ristorante pitenaVia Chiantigiana, 31652022 Cavriglia (Arezzo)Tel. 055 966016www.ristorantepitena.com

villa barberinoViale Barberino, 19Loc. Meleto52020 Cavriglia (Arezzo)Tel. 055 961813Fax 055 961071

Castelfranco di sopra

le balzeAgriturismoVia Riguzze, 2352020 Castelfranco di Sopra(Arezzo)Tel. 055 [email protected]

la casucciaAgriturismoLocalità San Godenzo52020 Castelfranco di Sopra(Arezzo)Tel. 055 8336196-329 0589549Fax 055 [email protected]

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Figline Valdarno

antica taverna casagrande(albergo e ristorante)Via del Puglia, 2650063 Figline Valdarno(Firenze)www.hotelvillacasagrande.comTel. 055 9544851Fax [email protected]

torricelli(albergo e ristorante)Via San Biagio, 250063 Figline Valdarno(Firenze)Tel. 055 958139-951424Fax 055 958481

villa la palagina(albergo e ristorante)Via Grevigiana, 1150063 Figline Valdarno(Firenze)www.palagina.itTel. 055 9502029Fax 055 [email protected]

villa la borghetta(albergo e ristorante)Via di Golfonaia, 57Località la Borghetta50063 Figline Valdarno(Firenze)Tel. 055 952868

villa norcenni residence(camping, residence, ristoranti)Via Norcenni, 750063 Figline Valdarno(Firenze)www.camping.it/toscana/clubgirasoleTel. 055 915141Fax 055 [email protected]

torre guelfa (Ristorante)Piazza M. Ficino, 5050063 Figline Valdarno(Firenze)Tel. 055 91055733Fax 055 [email protected]

ristorante leon d’oroVia Locchi, 750063 Figline Valdarno(Firenze)Tel. 055 951922

de profundis caféPiazza San Francesco, 450063 Figline Valdarno(Firenze)Tel. 055 9152077

ristorante pizzeriastroncapanePiazza M. Ficino, 8350063 Figline Valdarno(Firenze)Tel. 055 9156261

Hotel, residence, ristoranti

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GlossarioFrancesca Sborgi

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AffrescoTecnica di pittura murale basata sul-l’incorporazione dei colori alla calcedell’intonaco, che grazie alle partico-lari modalità esecutive offre straordi-naria durevolezza dell’opera nel tem-po. Il supporto murario asciutto e pu-lito è preparato con un primo stratogrossolano d’intonaco (il rinfazzo) sulquale è steso uno strato più sottile, det-to arriccio. Sull’arriccio è tracciata conterra rossa la sinopia (disegno prepara-torio dell’opera, sostituito dal Quat-trocento dallo spolvero e poi dal carto-ne). È quindi steso il tonachino, stratoleggero di sabbia fine mista a calce, sulquale l’artista dipinge l’opera con co-lori mescolati con acqua. La caratteri-stica principale dell’affresco è la rapi-dità di esecuzione richiesta all’artista,che deve applicare il colore sull’into-naco fresco, senza lasciarlo asciugare.Per questo motivo la porzione di su-perficie da affrescare viene preparataquotidianamente (sono le cosiddettegiornate), in rapporto al lavoro che siprevede di portare a termine. Penti-menti, correzioni o completamenti del-l’opera sono apportati a secco, usandocolori a tempera.

AlzatinaPiccolo vassoio in metallo o ceramicasu alto piedistallo.

Ampolla/ampollinaVasetto in vetro o metallo con corpoglobulare e collo sottile, talvolta dota-to di manico ad ansa e beccuccio, usa-to per contenere l’acqua e il vino eu-caristici o gli oli sacri.

AntifonarioTesto parziale del Messale (v.) dove so-no riprodotti i canti alternati (le an-

tifone) raccolti, secondo la tradizione,da Gregorio Magno.

ArchitraveElemento architettonico orizzontaleche poggia sopra i capitelli di colon-ne, pilastri o stipiti.

AspersorioStrumento a forma di piccola sferatraforata, talvolta provvista di setole,dotato di manico, usato per spruzzared’acqua benedetta persone o cose.

BadaloneGrande piedistallo in legno per sor-reggere i libri corali, sormontato da unleggìo (v.) girevole, solitamente collo-cato al centro del coro della chiesa.

BroccaVaso con manico e beccuccio utilizza-to per versare acqua nelle abluzioni li-turgiche, con forma solitamente adanfora, spesso riccamente decorato asbalzo (v.) e cesello (v. Cesellatura), usa-to insieme al bacile.

BroccatoTessuto di seta, lino o canapa, di com-plessa e lenta lavorazione, particolar-mente pregiato, caratterizzato da dise-gni operati, con intrecci che produco-no un peculiare effetto a rilievo.

CaliceVaso liturgico di forma conica, pog-giante su stelo con base, usato nellaMessa per la consacrazione del vino inSangue di Cristo. Data la sua centralitànella liturgia cristiana, è solitamentericcamente decorato, realizzato in oroo in argento dorato all’interno dellacoppa; lo stelo e la base possono essere

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di altri materiali, eccettuati il vetro el’avorio, non incorruttibili.

CandelabroGrande candeliere (v.) con due o piùbracci decorati.

CandeliereSostegno in legno, metallo o altri ma-teriali per una sola candela.

CesellaturaFine lavoro di decorazione di un og-getto metallico, ottenuto tramite il ce-sello, piccolo scalpello d’acciaio conpunta arrotondata, provvisto di testavariamente sagomata a seconda dellaforma cercata che, battuto con un mar-telletto, imprime la superficie metalli-ca senza inciderla.

CiborioPiccola edicola nella quale è custodital’ostia consacrata; posta al centro del-l’altare, ha forma di tempietto ed èchiuso da sportello solitamente fine-mente decorato.

CollegiataChiesa che dispone di un capitolo, ov-vero di un’assemblea di un ordine o diuna congregazione.

Croce, croce astileOggetto che può essere realizzato invari materiali, formato da due assi in-crociati perpendicolarmente, divenu-to, con o senza Cristo Crocifisso, ilsimbolo più ricorrente della religionecristiana. La croce astile o processiona-le, solitamente in metallo, è posta sul-la sommità di un’asta e usata nelle pro-cessioni. È decorata con motivi incisio sbalzati sia sul recto che sul verso.

CuspideCoronamento a forma triangolare diun dipinto su tavola; anche detto dielemento decorativo a forma di ap-puntito triangolo.

DiademaOrnamento realizzato in oro, argentoo altro metallo prezioso, spesso inca-stonato di gemme o pietre preziose,usato per cingere la testa, contrassegnodi nobiltà assoluta e quindi usato pre-valentemente per adornare le imma-gini della Vergine Maria.

Ex votoOggetto offerto in dono a Dio, allaVergine o a un santo per grazia rice-vuta o come adempimento a una pro-messa.

FaldistorioSedile senza spalliera, con braccioli,spesso imbottito e ornato, riservata al-la personalità di più alto grado parte-cipante a una cerimonia religiosa.

Fonte battesimaleVasca contenente l’acqua battesimalebenedetta.

GradualeVolume che raccoglie manoscritti, bra-ni dal Libro dei Salmi, letti durante laMessa dopo l’epistola e prima del Van-gelo.

IncisioneImmagine ottenuta su un supporto dilegno, di metallo o di pietra attraversoun lavoro di intaglio a mano con varistrumenti – bulino, puntasecca, petti-ne… – o attraverso un processo chi-mico che utilizza acidi corrosivi. Daldisegno su supporto così ottenuto, det-

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to matrice, possono essere tirati gliesemplari a stampa. Per estensione, conil termine si indica sia l’esemplare cosìottenuto che il complesso di tecnicheusate per la realizzazione dell’immagi-ne e la riproduzione a stampa.

InsegnaComplesso di segni e attributi cheidentificano lo stemma di una fami-glia o di una città; asta adorna dei sim-boli iconografici della Passione, usatanelle processioni rituali.

LampassoTessuto operato, di origine cinese e digrande pregio, spesso arricchito di tra-me d’oro o d’argento, dall’aspetto pe-sante. Il disegno è formato da tramesupplementari su una trama di fondosolitamente in raso o taffetas.

LanciatoEffetto di disegno sul dritto di un tes-suto, formato da una trama supple-mentare (trama lanciata) lavorata dacimosa a cimosa.

LeggìoSostegno per i libri liturgici destinatoa mantenerli aperti e in posizione op-portuna per la lettura, solitamente col-locato, in chiesa, nella zona antistantel’altare.

Liage réprisLegatura delle trame supplementari di un tessuto per opera dell’ordito difondo.

LiséréEffetto di disegno di un tessuto otte-nuto dalla trama di fondo che esce suldritto. Se il motivo è di piccole di-

mensioni non necessita di fermatura;altrimenti è legato al tessuto di basecon fili dell’ordito di fondo (liage ré-pris, v.), o con un ordito supplemen-tare (ordito di legatura).

ManipoloIndumento liturgico, costituito da unastretta banda di tessuto, dello stessocolore della pianeta (v.); in passato eraindossato dal sacerdote sull’avambrac-cio sinistro, legato da nastri, durante laMessa.

MatriceModello dal quale si realizzano esem-plari a stampa. Cfr. Incisione.

MazzaBastone di notevole consistenza, re-cante sulla sommità insegna di gradoo altri simboli iconografici, impugna-to in particolari cerimonie e nel corsodi processioni rituali. Cfr. Insegna.

MessaleLibro liturgico contenente i testi del-le letture e delle preghiere e le prescri-zioni rituali necessarie alla celebrazio-ne della Messa.

MiniaturaDerivato da “minio”, pigmento ros-so-cinabro usato per colorare le ini-ziali dei manoscritti, il termine indi-ca la raffinatissima arte di illustrare icodici su pergamena. Per estensione,la parola è usata in riferimento anchea qualsiasi dipinto di piccolo forma-to, eseguito su avorio, carta, rame oaltro supporto, che presenti estremadovizia di particolari.

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NavicellaRecipiente liturgico di forma allunga-ta simile a una piccola barca, dotato didue valve apribili come coperchio nel-la parte superiore, destinato a conte-nere i grani di incenso, da far brucia-re sui carboni nel turibolo (v.).

Oli santi, vasetti perOggetti liturgici usati per contenere l’o-lio di oliva consacrato dal vescovo e usa-to per il battesimo, la cresima, la con-sacrazione dei nuovi sacerdoti, l’estremaunzione agli infermi e agli ammalati.

Olio, pittura aTecnica di pittura su tavola o tela incui il colore è ottenuto mescolandopigmenti a oli vegetali grassi (di lino,di papavero, di noce) con l’aggiunta dioli essenziali (essenza di trementina),che rendono i colori meno vischiosi epiù trasparenti. Il colore è steso su unabase preparata precedentemente (im-primitura e, nel caso della tela, mesti-ca,) con gesso e colla, e poi ricopertoda vernice trasparente a fini protettivie per ottenere una maggiore brillan-tezza. La tecnica, di origine antichissi-ma, è perfezionata nel xv secolo dal-l’arte fiamminga e trova poi vasta dif-fusione nel resto d’Europa; permettedi ottenere una gran varietà di risulta-ti, grazie all’ampia gamma dei pig-menti utilizzati e ai diversi possibilirapporti fra i vari strati di colore.

OstensorioSuppellettile liturgica, a forma di tem-pietto in epoca medievale e poi, daltardo xvi secolo, di sole raggiato, nel-la quale si racchiude l’ostia consacra-ta, per presentarla all’adorazione deifedeli, all’interno della chiesa o in oc-casione di processioni.

PalmatoriaPiccolo candeliere liturgico da tenersinel palmo della mano, utilizzato per lalettura del Messale.

PékinTessuto caratterizzato da intrecci di-versi disposti in modo da creare effet-ti di righe verticali. Possono essere ag-giunti effetti broccati.

PianetaVeste liturgica indossata dal vescovo odal sacerdote esclusivamente per il ri-to della Messa, tagliata a goccia, aper-ta lateralmente e in alto per la testa,derivata dalla foggia del mantello daviaggio di uso tardoromano, detto ap-punto planeta.

PissideContenitore in metallo prezioso, do-rato all’interno e chiuso da un coper-chio, dove sono conservate le ostie con-sacrate destinate alla somministrazio-ne ai fedeli durante l’Eucarestia. Vie-ne coperta da un velo e custodita nel ta-bernacolo sopra l’altare.

PunzoneBarretta di acciaio terminante con unalettera, un numero o una sigla o un se-gno particolare, da imprimere sulla su-perficie di un oggetto metallico per in-dicarne l’esecutore o l’appartenenza.

ReliquiaParte del corpo o oggetto appartenu-to a un santo, a Cristo o alla Vergine ein quanto tale conservato ed espostoalla venerazione dei fedeli.

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ReliquiarioContenitore di varie forme (a vaso, acofanetto, a scatola) e materiali, gene-ralmente riccamente ornato, destina-to a conservare ed esporre ai fedeli lareliquia (v.).

ResidenzaBaldacchino per l’esposizione del San-tissimo Sacramento sull’altare.

SagrestiaAmbiente attiguo alla chiesa nel qua-le sono custoditi gli arredi sacri.

SbalzoTecnica di lavorazione dei metalli pre-ziosi, consistente nell’incisione (v.) a bu-lino e cesello (v. Cesellatura) di motivisulla parte posteriore del metallo ridot-to a una lastra molto sottile, così da ot-tenere sulla parte dritta figure a rilievo.

SecchielloContenitore per l’acqua benedetta,usato insieme all’aspersorio (v.) per lebenedizioni rituali.

StemmaInsieme di figure e simboli che costi-tuiscono il marchio distintivo e uffi-cialmente riconosciuto di una città, diun ente o di una famiglia nobiliare.

StolaIndumento liturgico che insieme al ma-nipolo (v.) è in pendant con la pianeta(v.); è costituito da una lunga striscia ditessuto indossata sulle spalle e discen-dente sul davanti, terminante in formageneralmente trapezoidale e decoratada frange e croci. È indossato nelle fun-zioni liturgiche in modi diversi dagliofficianti, a seconda del grado gerar-chico: il diacono la indossa sulla spalla

sinistra, allacciandola sul fianco destro;il sacerdote intorno al collo e poi in-crociata sul petto; il vescovo, invece, di-scendente in due liste verso il basso.

TaffetasTipologia base di tessuto, chiamato te-la se è in lino, lana o cotone. Si ottie-ne dall’intreccio, mediante telaio, diuna serie di fili paralleli e mantenutiin tensione (ordito), con un’altra seriedi fili trasversali (trama).

TecaPiccolo astuccio destinato a custodireuna reliquia oppure l’ostia consacratada portare ai fedeli ammalati o infer-mi, o ancora scatoletta metallica dovesi conserva la lunetta dell’ostensorio (v.)

Terracotta invetriataManufatto ottenuto da un impasto diargilla modellata a mano, al tornio o astampo e quindi cotta al sole o in for-ni ad alta temperatura. Sulla superfi-cie dell’oggetto, decorato con colori abase di ossidi metallici, viene poi ap-plicato un rivestimento vetroso che lorende impermeabile e lucente.

TuriboloRecipiente metallico contenente i car-boni sui quali brucia l’incenso duran-te le sacre funzioni, costituito da unacoppa con coperchio traforato, così dafar uscire il fumo profumato; è sorret-to da catenelle che permettono un mo-vimento oscillatorio per meglio diffon-derne il fumo.

VellutoTessuto caratterizzato da superficie pe-losa, costituito da due orditi, uno peril fondo, l’altro per il pelo, ottenutotramite l’inserimento di un filo (vellu-

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to riccio) o del quale possono essere in-vece tagliate le sporgenze anelliformi(velluto tagliato). Se l’ordito copre in-teramente l’armatura di fondo, il vel-luto è detto unito. Si dice invece ope-rato nel caso in cui il pelo sia dispostoin modo da creare un disegno.

VolutaElemento decorativo curvilineo o spi-raliforme, caratterizzante il capitelloionico e composito; è anche usato co-me raccordo tra le varie parti architet-toniche di un edificio, ad esempio lafacciata di una chiesa.

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Museum of Sacred Art of the Collegiate Churchof Santa Maria in Figlinevaldarno

Caterina Caneva

Figline’s importance in the history ofthe Fiesole church is such as to justifythe existence of a “Collegiata Insigne”in the town center. It is the title towhich the Parish Church of SantaMaria was raised on 27 October 1493when Roberto Folchi was the bishop.It was Bishop Rodolfo of Fiesole (1153-1178) who refused the church’s transferof authority to Florence. He did notwant to renounce the sovereignty of hisEpiscopal city, (as the Florentines want-ed) and preferred to go into exile, trans-ferring the bishopric seat to the castleof Figline, which he enriched with var-ious buildings. The castle was men-tioned for the first time in documentsfrom 1008, further testimony of thefundamental role played by the UpperValdarno in a road system that sinceantiquity had been the shortest con-nection between Rome and the Po Val-ley in Italy. However, the Florentinesfeared the bishop of Fiesole’s temporalsovereignty and wanted to guaranteetheir control over that important strate-gic center. So, in 1167, with the com-plicity of a traitor from the Ubertini diGaville family, they destroyed the cas-tle together with the additions built byBishop Rodolfo, which rose on a hillto the left of the Arno, as they returnedfrom an expedition against Arezzo. In

1175, Bishop Rodolfo elevated the newChurch of Santa Maria, constructed inthe new Figline castle, to parish church(the old one, dependent on San Ro-molo di Gaville, is mentioned insources in 1109).Further ups and downs accompaniedthe Florentine establishment of do-minion over this tormented land, thecastle (including the parish church) wasagain destroyed in 1250. After thatevent, the life of Figline’s inhabitantsbecame permanently fixed around thelarge square of the market town (al-ready mentioned in 1210), in a new ur-ban structure that was enwalled be-ginning in 1356. In the 15th century, af-ter the travails of plagues, riots and de-struction, the city took part in theblooming of classical culture, produc-ing the great philosopher Marsilio Fi-cino, who was born here in 1433.The collegiate church, founded by theFlorentines in 1257, overlooking thelarge square of the market town, nextto the coeval “Loggia del Grano” (cornloggia), underwent, beginning in the17th century and continuing over thecenturies, radical changes that tookaway its primitive Gothic appearanceby adding great altars, replacing thelarge Gothic windows, and filling theinterior with every possible ornamen-tation. Its current rather bare appear-ance, with a single nave, is due to the1913 restoration works that eliminatedthe great 17th century altars. Some im-portant works of art are found inside,the first of which is, on the wall to theright towards the altar, the large cusp-idate altarpiece by the so-called “Mas-

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ter of Figline”. It portrays the Madon-na Enthroned with Child, Angels andSaints Elisabeth of Hungary and Louisof Toulouse. The latter’s canonizationin 1317 is the terminus post quem thatdates the painting’s execution to sometime after that year. The work revealsa conspicuous debt, notwithstandingits absolute originality, to the artist’scontemporaries, Giotto and SimoneMartini. On the same wall, closer tothe entrance, there is another work dat-ed 1539 that is also interesting from aniconographic point of view in so far asFiesole’s patron, Saint Romulus appears,with Saint Roch, in the foreground infront of the throne of the Madonnawith Child and Angels; he is holding a“model” of the city of Figline sur-rounded by its walls. The painting isattributed to the Marchigian artist,Giovanni Andrea De Magistris, whosepaternity justifies stylistic elements thatare obviously different from the Flo-rentine school, appearing somewhatVenetian and Lombard, even if filteredthrough the Marchigian school.On the opposite wall, in front of thislast work is a painting by Egisto Sarri(1837-1901) that depicts the Transit ofSaint Joseph. It shows the technicallyrefined quality of the work by this artistwho was a true local star; another ofhis paintings may also be found in themuseum. Going towards the altar,there is the baptismal font dated 1569that bears, besides the bas-relief of theBaptism of Christ, the coat-of-arms ofthe Ardimanni family. (The font wasmoved to this location in 1980). Be-yond this, there is a late Gothic fresco

– heavily restored - that depicts the An-nunciation, based on the extremely ven-erated fresco in Florence’s SantissimaAnnunziata. On the same wall there isanother fresco fragment with a Cruci-fixion.

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An Absolute Masterpiece : the Altar-piece by the “Master of Figline”

On the right-hand wall of the nave, nearthe altar, there is a large cuspidate paint-ing (298�175.5 cm) in tempera with a goldbackground that depicts the MadonnaEnthroned with Child, Saint Elizabethof Hungary, Saint Louis of Toulouseand Six Angels. Its author is unknownbut the work is so important as to havepersuaded the critics to assign him the fic-titious name of “Master of Figline”, togroup a core of works bearing his unmis-takable imprint. He was an uncommonartist, active during the early decades ofthe 14th century, who demonstrates a strongdebt to Giotto’s early period. He was an“eccentric” follower of Giotto, maybe notfrom Florence, given some elements in thispainting that echo Sienese forms.One of his oldest works is in the sacristyof the lower basilica in Assisi and anoth-er in the Tosinghi Chapel in Florence’sSanta Croce. In both cases, he also ap-pears to have been involved with some ofthe stained glass windows. His main workis the Crucifixion, again in Santa Croce,that reveals the hand of «the most au-thoritative alternative to Giotto in Flo-rence during the early decades of the 14thcentury» (BELLOSI, 1980). The Figlinepainting, of primary importance in hisproduction, also reveals its originality im-mediately; it is apparent, when comparedto Giotto’s Madonna of Ognissanti (to-day in the Uffizi), that some of its aspectsare more archaic and others extremelymore modern.Its execution can be dated after 1317, theyear in which Saint Louis of Toulouse

(1274-1297), the son of Charles of Anjou,was canonized. He is portrayed here in aFranciscan habit as he steps on his crown,his regal attribute. Saint Elizabeth ofHungary, who lived in the early decadesof the 13th century, was also from a royalfamily, the daughter of King Andres II.She is recognizable by her Franciscanhabit and by the roses that she holds inher lap. The presence of the two Francis-can saints led to supposing that the paint-ing had originally been meant for theChurch of San Francesco in Figline (theMaster also worked for the Franciscans ofSanta Croce). However, the altarpiecehas been in the collegiate church since atleast 1577 if it can be identified as the oneon the altar to the right of the main onecalled “Madonna of the Snow” placedthere until at least the end of the 19th cen-tury.Over time the work has undergone re-arrangements and modernizations. In the1984-1985 restoration, heavy layers of re-painting were removed, as well as two tri-angular tablets depicting angels, whichhad been added to the top of the work to-wards the end of the 15th century in orderto give the altarpiece a rectangular shape.The two Angels, first attributed to Do-menico Ghirlandaio, and more recentlyto Bartolomeo di Giovanni, are now keptin the museum. (See card 41.)In addition to the characteristics that dis-tinguish it from the mature Giotto, thework stands out for the extraordinary pre-ciosity of the chromatic treatment, thegoldsmith’s skill in chiseling the decora-tive details, the refined elegance of the fig-ures’ clothes and attitudes, the ever var-ied use of an engraver, the large sumptu-

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ous drape behind which two charmingangels hold fresh lilies. The pearly com-plexions (without the traditional greenpreparation) stand out in the multi-col-ored garments around the large throne,a precious object in ivory and marble dec-orated with nine small gold lions and ared curtain wrapped around one of thesmall spiral columns. It continuously in-vites the eye to discover details of an ex-aggerated beauty, as if in moving towardthe Divine in search of him.

Caterina Caneva

The Museum

The museum can be entered directlyfrom the church or by a door under theportico flanking the church and isfound in a series of three small eleganthalls, characterized by the passagedoors with beautiful 16Th century jambsin gray sandstone that bear the date1586. With the vigorous support of theprovost, Father Renzo Mazzoni (1977-1984), a man also of great culturaldepth, the museum was inauguratedin 1983. It can be considered the first inthe Florentine Upper Valdarno, actu-ally a forerunner since, at that time, theidea of concentrating and promotingartistic assets locally, the idea behindthe various “little big museums”, hadnot totally matured yet and would besystematically realized much later. Thestructure was updated from both atechnological and an exhibitory pointof view for the 2007 show “Renaissancein the Valdarno”, with the assistance ofthe Ente Cassa di Risparmio and theParish under Manlio Tinti, monsign-or since 1984.The museum contains valuable worksof goldsmithery and liturgical furnish-ings belonging to the collegiate church,with some important donations fromthe antique dealer, Giovanni Pratesi.Beautiful sacred vestments and hang-ings from the church’s rich endow-ment, antiphonaries with precious 15th

century illuminations and a completeand rare series of processional insigniawith carved and painted symbols of thePassion are displayed on a rotating ba-sis. Among the paintings to be point-

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ed out is Ludovico Cigoli’s (1559-1613)Martyrdom of Saint Lawrence from1590. Created for the church of theCompany of Saint Lawrence of the Os-pedale Serristori in Figline, it was ac-quired by the Medicis in 1733 and lat-er became part of the Florentine mu-seums’ patrimony. It is in fact a loanfrom the Florence Superintendency.The two triangular panels with two an-gels, added at the end of the 15th centu-ry, are also to be admired here. As wasthe custom at the time, they wereplaced to the sides of the cusp of the al-tarpiece by the “Master of Figline” inorder to give the painting a rectangu-lar form. They were later re-discoveredunder a layer of azure paint and thenremoved so as to return the painting toits original shape. Previously attributedto Domenico Ghirlandaio, they haverecently been assigned to Bartolomeodi Giovanni, one of that master’s col-laborators. The large partially glazedterracotta, depicting Saint Joseph by Lu-ca the Younger or Girolamo, the sonsof Andrea della Robbia (1505-1510 ca.),was also transferred here from the ad-jacent modern Chapel of the HolySacrament.Other works have recently been addedto the museum’s exhibition that hadnot originally belonged to the colle-giate church but which however comefrom churches in the Figline territory.They include: the large altarpiece byAndrea di Giusto, one of Masaccio’spupils, that depicts the Adoration of theMagi and is from the Church of San-t’Andrea a Ripalta; the imposing Trin-ity with the Virgin by Agostino Melis-

si (1616?-1683), that, at one time, wasin the Church of San Pietro al Terreno,a church particularly rich in works andobjects of art. Both paintings were re-moved from their sites of origin for rea-sons of security and preservation.If we do not interfere with the activi-ties in the Sacristy, it is worth having alook there where, in addition to thevaluable 18th century counters andwardrobes, there are also a beautiful 18th

century wooden Crucifix, the Our La-dy of the Sorrows and the MourningSaint John attributed to Vincenzo Dan-dini (17th century) and a striking SaintStanislaus Kostka by the previouslymentioned Egisto Sarri (1859 ca.).

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A Visit to the Museum

Lia Brunori Cianti

1 - The Insignia Room

The museum entrance, situated in thepremises adjacent to the church, leadsinto the first room that is characterizedby sober wooden furnishings such asbuilt-in wardrobes along the walls. Theroom is dominated by the polychrometerracotta sculpture from the DellaRobbia school portraying Saint Josephwhile a rare series of 19th century pro-cessional insignia, bearing the symbolsof Christ’s Passion, line the walls.

On the walls

1. tuscan productionBuilt-in Wardrobes17th centurycarved walnut wood;290�175 cm (pair on the left wall),290�187 cm (pair on the right wall)Collegiate Church of Santa Maria

2. tuscan productionGood Friday Processional Insignia19th centurycarved, incised and painted wood;192�32 cm (each)Church of San Michele in PavelliA rare and complete series of woodenprocessional insignia used for the GoodFriday procession. All the insignia arecrowned with a cross on which thesymbols of Christ’s Passion, resting ona cloud, have been carved and painted:

a white tunic and a bag of denarii; alantern and torches; a rooster; a crownof thorns and scourges; a hand and acolumn; a laurel wreath and Romaninsignia; Veronica’s veil; chalice andscourges; red tunic and dice; hammer,tongs and nails; spear, sponge and ves-sel; pitcher and basin; shroud and twoladders; sepulcher and jar of ointments.All the symbols, accompanied by theinscription i.n.r.i., visualize the vari-ous moments of the Passion of Jesuswith simple images but of an immedi-ate popular effect. The images’ stylis-tic characters suggest a 19th century Tus-can artigianal production, and presenta careful intaglio with a modest but at-tentive pictorial rendering.

3. tuscan productionFour ceremonial insignia19th centuryincised and turned brass;153�35 cm (each one)Collegiate Church of Santa Maria

Inside the room

4. tuscan productionMonstrance baldachinsecond half of the 18th centurygilded, painted and carved wood;baldachin: 180�106 cm, monstrance: 35�51 cmCollegiate Church of Santa MariaA splendid architecturally planned bal-dachin that reproduces a small apsesurmounted by a baldachin, a rich dec-oration flanks the architectural ele-ments with volutes, shells and cherubswhile the depiction of the Eucharistic

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symbols of wheat ears and bunches ofgrapes allude to the presence of a mon-strance meant to be put in the solemncase for the faithful to worship.

In the centre

5. luca “the Younger”(Florence 1475-Paris 1548) orgirolamo (Florence 1488-Paris 1566)della robbiaSaint Joseph1505/1510partially glazed terracotta, with tracesof cold coloring on the faces;120�52�60 cmCollegiate Church of Santa MariaUntil the end of the 19th century, thesculpture was found in a niche on thesecond altar to the right, that is the onededicated to Saint Joseph, where it wassubstituted by Egisto Sarri’s paintingThe Transit of Saint Joseph. The statuewas transferred first to the rectory andlater to the Chapel of the Holy Sacra-ment; it has recently found its rightfulplace in the museum. It is made up ofthree separately fired pieces; the coldcoloring, traces of which remain on theunglazed complexions, is common toother works from the 16th century Del-la Robbia workshop. Although ex-hibiting modules typical of Andrea del-la Robbia, the work contains innova-tive elements which his youngest sons,Luca “the Younger” and Girolamo,could have worked on at that time, asthey were «committed to reconcilingan art [that was] in a difficult equilib-rium between Savonarolian involve-ment and mannerist tensions» (A. Bel-

landi, 1998). The figure appears sim-ple and solemn, in a harmonious com-position of draperies, while the face,aided by the “poverty” of the unglazedmaterial, reveals a melancholic aspectthat enriches the saint’s beautiful figurewith psychological values.

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2 - The Cigoli Room

The museum’s second room takes itsname from the large painting by Lu-dovico Cardo, also known as Cigoli,portraying the Martyrdom of SaintLawrence, that stands out on the left-hand wall. It represents not only a fun-damental work in the painter’s artisticjourney but also one of the benchmarksof 17th century Florentine painting. Inaddition, this work bears witness to theprivileged relationship that Cigoli hadwith Figline and its territory. 17th cen-tury painting is well represented alsoby the presence of a work by AgostinoMelissi from the Church of San Pietroin Terreno. In this room, there are al-so three illuminated codices, two ofwhich are part of a precious Gradualdating to the second half of 15th centu-ry Florence ascribable to the style ofthe celebrated illuminator Attavantedegli Attavanti. The room is elegantlyfurnished with a precious carpet andvaluable antique big chairs.

On the entrance wall, above the door

6. tuscan productionCrucifixend of the 16Th century-beginning of the 17th centurycarved and painted wood;Christ: 55x47 cm; cross: 119�50 cmCollegiate Church of Santa Maria

Entering to the left, in a display case

7. french schoolVirgin Mary

beginning of the 15th centurycarved stone; 52�21�13 cmgift of Giovanni PratesiThe sculpture must originally havebeen part of a group dedicated to theAnnunciation, which also included anow-lost statue of an Angel. The Vir-gin, elegantly draped in a large mantle,is displayed in the attitude of accept-ing the divine message and her body,although in a solid arrangement un-derlined by the hoop-skirt with widefolds of the robe, displays a hint oftwisting. These elements, typical of thenorthern European Gothic tradition,together with the particular character-ization of the face and the costume’stypology, refer to French production,in particular to early 15th centuryProvencal culture.

Left wall

8. ludovico cardi, also known ascigoli (Cigoli, Pisa 1559-Rome 1613)Martyrdom of Saint Lawrence1590oil on wooden panel; 300�175 cmA loan from the Florentine Galleries(Inv. 1890 n. 2130)Church of the Company of SaintLawrenceCarried out for the Church of theCompany of Saint Lawrence in thehospital of the same name, this paint-ing remained in its original locationuntil 1783 when, following the congre-gation’s suppression after the Leopol-dine reforms, it was acquired by theUffizi Gallery where it was displayed.Subsequently it passed to the Museum

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of San Marco, to the Refectory of SanSalvi and to the storeroom of the Rec-tory of Fuligno; Cigoli’s panel was re-turned to Figline at the beginning ofthe 1980’s. It is fundamental testimo-ny of the painter’s activity in the Val-darno.The Martyrdom of Saint Lawrence,whose exact genesis is testified by fivepreparatory drawings kept in the Uf-fizi’s Drawing and Print Cabinet, is afundamental work in Cigoli’s artisticjourney, directly at the origin of his in-novative interest in the Venetian use ofcolor. The model for the painting hasbeen recognized in a work of a similarsubject by Titian (Venice, Church ofthe Jesuits). Such knowledge, re-worked in light of the Florentine ex-perience and, in particular, of the Mar-tyrdom of Saint Lawrence by GirolamoMacchietti in Santa Maria Novella(1573), permitted Cigoli to create aspectacular perspective and luministicstructure in which the personages actas if they were in one of the theatricalrepresentations for which the samepainter was an expert scenographer.After the Immaculate Conception inPontorme (1589), the Figline paintingwas the beginning of the artist’s bestperiod and marked a definitive passageto his mature style. A union of con-structive knowledge and the accuracyof gestures and colors have made Cigolione of the more sensitive and innova-tive Florentine painters so as to almostbe considered a forerunner of theBaroque.

Ludovico Cigoli and Figline: the Beginning of a Great Painter’sCareer

The beautiful panel depicting the Mar-tyrdom of Saint Lawrence, painted byLudovico Cardi also known as Cigoli,represents not only one of the most im-portant of the museum’s works (see No. 8)but it bears witness to the very close andspecial relationship that this importantartist of 17th century Florentine paintinghad with Figline. It is precisely the earlydocumentation of the painter’s artisticactivity as tied to this place that has ledto a theory of kinship to the Cardi fami-ly, glass makers in Figline. The family’spalace was at 10 Via Marsilio Ficino,where there is the Cardi-Cigoli coat-of-arms.The tie between the painter and Figlinegoes back to the beginning of his activityand Ludovico’s first documented work is,in fact, a Deposition of Christ, com-missioned by the Company of the HolyCross of Figline on 22 March, 1578 theyear of the painter’s enrolment in theDrawing Academy. The painting, stilldeeply tied to the restless climate of Pon-tormo and Rosso, left its original locationin 1783 when it was acquired by the Uf-fizi Gallery where it is still kept today.Two years later, a payment is recorded on18 November, 1580, of 150 liras to Cigolifor a painting of the Annunciation forthe “nuns’ little church” located at the Os-pedale Serristori in Figline (now foundat San Cerbone). This work marks hisstylistic passage from Mannerism to theconsidered language of Florentine classi-cism spread by Albertinelli and Fra Bar-

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tolomeo. The Figline Annunciation al-so bears witness to the relationship thatwould last over time with the Serristoris,founders and patrons of the Ospedalebearing their name. Ludovico worked forthe Serristoris also in Florence and therewere some Cigoli-style works at the fam-ily’s residence in Figline, including a Di-ana and Satyr, especially close to the mas-ter’s style.Dated 1590, the Martyrdom of SaintLawrence displayed in the museum wascommissioned by the Company of SaintLawrence for the Oratory’s chapel (see No.8); Ludovico’s style is now mature, backedby the purest of Florentine drawing andinterpreted with intense Venetian-influ-enced luministic accents that made upthe fundamental characteristics of hisstyle, which would be very influential inFlorence.The painter’s activity in the Valdarnocontinued the following year with theResurrection of Montevarchi, today inthe Arezzo Museum, starting a vast artis-tic production in those years. He receivedincreasingly important commissions un-til 1613 when he died and left his last workunfinished, Christ’s Entrance intoJerusalem, intended for his patrons’(theSerristori family) Florentine altar at San-ta Croce.

Lia Brunori Cianti

9. tuscan productionFurniture Piece17th centurycarved and veneered walnut wood;132�332�71.5 cmCollegiate Church of Santa Maria

10. tuscan productionAltar cross17th centuryembossed and incised brass;cross: 31�25 cm; Christ: 10.5�10 cmCollegiate Church of Santa Maria

11. tuscan productionTwo Candlesticks1600cast and turned brass;60�18 cm (each)inscription: on the knot, f.c.t. 1600and Franciscan coat-of-armsCollegiate Church of Santa Maria

12. tuscan productionTwo Candlesticks17th centurycast and turned brass; 30�11.5 cm (each)Collegiate Church of Santa Maria

13. tuscan productionTwo Candlesticks17th centurycast and turned brass; 50�14 cm (each)Collegiate Church of Santa Maria

In the center of the room

14. turkish production (Ushak)Carpet19th centurywool

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350�420 cmgift of Giovanni Pratesi

15. tuscan productionArmchairfirst half of the 18th centurycarved and gilded walnut wood andfabric;135�63�50 cmCoat-of-arms of the Chapter of theCollegiate Church of Santa MariaCollegiate Church of Santa Maria

16. tuscan productionArmchairend of the 17th century-beginning ofthe 18th centurycarved wood and fabric; 135�67�50 cmCoat-of-arms of the Chapter of theCollegiate Church of Santa MariaCollegiate Church of Santa Maria

17. tuscan productionArmchairfirst half of the 18th centurycarved and gilded walnut wood andfabric; 135�67�59 cmCoat-of-arms of the Chapter of theCollegiate Church of Santa MariaCollegiate Church of Santa Maria

18. tuscan productionStoolfirst half of the 17th centurycarved, lacquered and gilded walnutwood and fabric; 44.5�55�43 cmCollegiate Church of Santa Maria

19. tuscan productionArmchairbeginning of the 19th century

carved, lacquered and gilded walnutwood ,fabric;122�61�50 cmCollegiate Church of Santa Maria

On the back wall in a display case

20. tuscan productionUrn reliquarybeginning of the 19th centurycarved, lacquered and gilded walnutwood;47�35�28 cmCollegiate Church of Santa Maria

To the right of the doorway

21. florentine schoolMadonna with Child in Glory withSaint Michael, Saint Aloysius Gonzagaand Holy Popefirst half of the 18th centuryoil on canvas; 287�170 cmCollegiate Church of Santa MariaThe painting portrays the Madonnawith Child seated in Heaven and ac-companied by angels. Below there areSaint Michael armed with a lance inthe act of felling the devil, Saint Aloy-sius Gonzaga praying devoutly to theVirgin while the Holy Pope, turned tothe faithful, indicates the glory of Mary.Referable to early 18th century Tuscanpainting, it still shows 17th centuryechoes in the Virgin’s pose and in thewarm, contrasting luministic effects,particularly in the upper part of thepainting. The less weighty and moredynamic traits of the saints’ figurespoint to the new century and to a newfreshness in layout that seems to show

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traces of the major masters of Florence’s18th century painting.

Under the paintings

22. tuscan productionPair of chests with back17th centurycarved walnut wood;109�224�52 cm (each)Collegiate Church of Santa Maria

The Figline Gradual

The Liber Gradualis kept in the FiglineMuseum (nos. 23-24), divided into twovolumes and linked to the Company ofSaint Lawrence’s commission, as the in-signia present on the frontispiece shows,represents an interesting example of Flo-rentine miniature production in the sec-ond half of the 15th century that is relat-ed to an important phase of stylisticchange. In the seventh and eighth decadesof the 15th century, in fact, the most strik-ing examples of the city’s artistic produc-tion of illuminated manuscripts came outof the workshop of Francesco di Antoniodel Chierico. They kept abreast of themain results of contemporary painting.The Figline Gradual is profoundly linkedto the contemporary culture, revealing anunequivocal reflection of a similar sub-ject by Francesco d’Antonio for the San-tissima Annunziata Codex B (c. 1) in theProphet. It has the same balance of col-ors, a similar domination of the figureinside the letter and the same foreshort-ening of the background sky. Also the clearbuildings present in the Figline minia-tures recall those of the Edili 150 in theMedicean Laurentian Library made forthe Florentine Duomo. However, in placeof the monumentality and audacity ofcertain formulations by Francesco, the ty-pology of the personages depicted in theFigline illuminations as the more acces-sible tone of gestural expressiveness andthe construction of the scenes presentedhere, lead to the theory that it is possiblythe work of the young Attavante degli At-tavanti who was still working inFrancesco d’Antonio’s entourage. The Res-

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urrection and Our Lady of the As-sumption reveal, embryonically, formu-lations that were developed in a laterMissal, by Attavante, for the king of Hun-gary, Mattia Corvino (Brussels, Biblio-thèque Royale, ms. 9008, c. 206) while theNativity proposes a drawing that was lat-er enlarged in his Vatican Breviary, againfor Mattia Corvino (ms. Urb. Lat. 112,c. 67). Thus an early phase of Attavante’swork can be seen in these pages, an artistwho, from the end of the 15th centurythrough the early decades of the 16th,would create some of the most preciousand important codices of Florentineminiature works.

Lia Brunori Cianti

Continuing along the adjoining wall,in the display cases under the windowfrom left to right

23. attavante degli attavanti(Florence 1452-1520)Gradualsecond half of the 15th century (1470-1480)parchment codex, cc. 246;484�340 mmCollegiate Church of Santa MariaThis codex, pertinent to the liturgicalperiod from the first Sunday of Adventto Easter, is the first of two volumes thatmake up a valuable illuminated Grad-ual. The painted decoration is made upof small and large filigreed letters, byturns red and azure with opposite col-or ornamentation. The illuminateddecoration is formed by letters bothdecorated and illustrated with figures.The latter, placed at the incipit of themain festivals are the following: c. 1, Adte levavi, A prophet in prayer; c. 37, Puernatus est, Jesus in arms; c. 47, In medioecclesiae, Saint John the Evangelist; c.59, Ecce advenit, Adoration of the Ma-gi; c. 210, Resurrexit, Resurrection.The illuminations have characteristicstypical of the 1480’s Florentine culture.The figures, briefly outlined, live interse and perspectively constructedlandscapes; the colors, playing on tonesof pink, green, azure and yellow recallthe atmospheres of the great choir se-ries that came out of Francesco d’An-tonio’s workshop. The slender figuresof these illuminations however avoidbeing plastic and heroic as defined inthe master’s images and seem to recall

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the style of the young Attavante dur-ing his early years in the entourage ofFrancesco d’Antonio.

24. attributed to attavante degliattavanti (Florence 1452-1520)Gradualsecond half of the 15th century (1470-1480)parchment codex, cc. 219 (c.63v);470�320 mmCollegiate Church of Santa MariaThis codex is the second of two vol-umes that make up a valuable illumi-nated Gradual that contains the litur-gical period from the Ascension untilthe end of the year (including theCommon for the Apostles, the Mar-tyrs, for the Mass of the Dead, etc.).The decorative apparatus is consistentwith that of the first codex and presentsa greater number of figured and illus-trated initials: c. 1, Viri, Ascension; c.7, Spiritus, Pentecost; c. 56v, Dominus,Saint Peter and Saint Andrew; c. 63v,Suscepimus, Presentation at the temple;c. 79v, De ventre, Saint John the Bap-tist as a Child; c. 84v, Scio, Saint Paul;c. 88v, Confessio, Saint Lawrence; c. 91,Gaudeamus, Assumption of the Virgin;c. 93, Salva, Madonna with Child; c.98; Benedicta, Saint Michael; c. 102, Je-sus between Two Saints; c. 105, Mihi,Apostle; c. 125v, Intret, Three Martyrs;c. 169v, Dilexisti, Female Saint; c. 185;Terribilis, Church; c. 188, Requiem,Skull on a Catafalque; c. 219v, Bene-dicta, the Trinity.These miniatures are also referable tothe young Attavante’s hand, still influ-enced by Francesco d’Antonio’s style.

25. florentine schoolChoir Bookend of the 14th century-beginning ofthe 15th centuryparchment codex,450�300 mmCollegiate Church of Santa Maria

26. agostino melissi(Florence 1616?-1683)The Trinity with the VirginDatable to 1674, signed agostinusde melissisoil on canvas transferred onto a wooden panel, 195�170 cmChurch of San Pietro al TerrenoThe work is cited by the historianFrancesco Baldinucci in his biographyof Melissi (his contemporary) belowthat of Bilivert, Agostino’s master andworkshop head from 1634 to 1644: «hehas recently made a painting of a Trin-ity and the Virgin Mary, praying forthe human race, that must be sent tothe Company of the Passion in SanPiero al terreno in the upper Valdarno».The Company of the Passion, or of theHoly Trinity, had commissioned thepainting on 22 February, 1657. How-ever, by 1674 it had still not been de-livered, creating a dispute with theartist. A preparatory drawing of Christ’shead with the date «2 ottobre 1674» isfound in the Uffizi’s Drawing and PrintCabinet.The painting reveals, despite thegrandiosity of its layout, a flat defini-tion of the personages, and the searchfor a resemblance between the Fatherand the Son, (beyond the common ex-pression of an idealized sweetness), can-

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not be denied. The refusal of all deco-rative refinement is matched with anextraordinary intensity of color, qual-ities that establish Melissi’s relationshipto the devoted approaches and glazedcolors of Carlo Dolci. The painting wasremoved from its original home someyears ago for reasons of preservation.

3 - Room of Andrea di Giusto and Furnishings

Beyond a valuable stone doorway fromthe early 17th century that bears theArdimanni family’s coat-of-arms, whocommissioned the church’s baptismalfont in 1569, the visit continues in aroom principally dedicated to the col-legiate church’s rich liturgical set of fur-nishings. The display cases hold pre-cious works of goldsmithery. Amongthem we can admire: a rare late 14th cen-tury thurible, copper basins from the16th century and the Reliquary of theHoly Cross, created by Bernardo Holz-mann, the last great silversmith activein the Medici grand ducal workshops.Particularly rare is a small woodensculpture portraying the Baby Jesus, as-cribable to 16th century northern Eu-ropean production that is a testimonyof the “international” art found in theFigline area.In the room, there are also two impor-tant pictorial works: the Angels, attrib-uted to Bartolomeo di Giovanni andmeant to adorn, at the end of the 15th

century, the ancient Majesty by theMaster of Figline, which is still pre-served today in the collegiate church,and Andrea di Giusto’s triptych, fromthe Church of Sant’Andrea a Ripalta.

Entrance wall, from the left proceedingclockwiseAt the wall, inside a display case

27. tuscan productionBaby Jesus19th century

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carved and painted wood, fabric em-broidered in polychrome silks;28�12 cmCollegiate Church of Santa Maria

First display caseOn the upper shelf

28. florentine productionMissale Romanum Coverprinted in 1759fretworked, engraved, chiseledembossed silver laminas, on woodenplates covered with velvet;38.8�27.5 cmOn the plates: Saint Vincenzo Gonzaga (recto);Madonna in glory (verso)Collegiate Church of Santa Maria

29. florentine productionHoly Water Potsecond half of the 18th centuryincised and embossed silver;14.5�10 cm (foot diam.), 21.6 (cup diam.)Collegiate Church of Santa Maria

30. florentine productionChaliceSecond half of the 18th centurygilded, chiseled, embossed castsilver(cup); 26�13 cmstamps: on the foot, agin an oval fieldCollegiate Church of Santa MariaThe chalice presents one of the mostwidespread typologies in the secondhalf of the 18th century; its creationdates to the sixth decade of the centu-ry. The stamp ag on the object may re-

fer to the goldsmith Antonio Graziani,documented between 1750 and 1780.He was active for the Lorraine grandducal court, and he also created a reli-quary for the Ospedale Serristori inFigline in 1777.

31. florentine productionMissale Romanum Coverprinted in 1706engraved, chiseled, embossed silverlamina and velvet;40�27 cm (each plate of the binding)On the plates: Saint Joseph (recto);Saint Catherine of Alexandria (verso)inscriptions: on the recto of themedallion, giovanni bendi fCollegiate church of Santa MariaIts delivery is datable to the year themissal was printed (1706); the ap-pliqués and small plaques display anornamental richness and a style char-acteristic of the early 18th century withsuch specific elements as luxuriance ofacanthus leaves and the motif of a shellwith ribbed valves having a scallop-edg-ing.The missal contains, in correspondenceto the Canon of the Mass, a full-pageincision of the Crucifixion created byGiovanni Palazzi, active in Venice from1685 to 1698; he was the author of holysubjects for a History of the Old andNew Testaments, published in Venice in1688.

On the middle shelf

32. florentine productionPair of Ampullae with Trayend of the 18th century-beginning of

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the 19th centuryincised, chiseled, embossed silver,blown glass;ampullae: 18�4.7 cm (foot diam.); tray: 27.5�20.5 cmstamps: ac in rectangular field on thefoot of the ampullae and on the exte-rior edge of the trayinscriptions: ffc intertwined on theampullae medallions and in the centerof the tray.gift of Giovanni PratesiAn ampullae and tray set. The stampAC is repeated twice on the tray, indi-cating both the creator and the assay-er. He is identifiable with either Anto-nio Cipriani (documented 1737-1780)or Angiolo Codacci (documented1746-1780), who was still active in 1799.The typology of refined neo-classicalstyle decoration of the ampullae andthe essential formality of the tray leadto dating the work to the turn of the18th century, also because of the pres-ence of similar articles in other Tuscanchurches.

33. sicilian productionTray Stand With Jug18th-19th centuriesgilded and embossed brass, silverfiligree and mother-of-pearl;small tray stand: 7�11.5 cm (footdiam.), 26.5 (super. diam.); shell 18�6cm (foot diam.)loan by Giovanni PratesiRare and particular articles of great dec-orative effect, they are a jug compan-ion to a raised tray on a rather soaringfoot (small tray stand). The jug was cre-ated exploiting the sinuous form of a

nautilus, a shell in mother-of-pearl,mounted in filigree to achieve a spec-tacular effect, similar to that found inobjects of 16th century northern Euro-pean production that are present in theFlorentine Silver Museum. The exu-berant filigreed ornamentation thatcovers both the shell and the tray standappear distant, however, from the Flo-rentine examples of this theme and in-stead are referable to 18th-19th centurysouthern Italian production, probablySicilian and still linked to the sump-tuous Baroque creations.

34. tuscan productionDiadem19th centurygilded metal, colored stones;22�21 cm (diameter)Collegiate Church of Santa Maria

On the lower shelf

35. ceccherelli workshopMonstrancebeginning of the 20th centurychiseled, embossed cast silver, facetedcrystals, gilded copper (rays);62�26 cmstamps: on the foot, 800;ceccherelliCollegiate Church of Santa MariaThe stamp identifies this as a productfrom the Ceccherelli workshop, whichwas particularly active in Florence dur-ing the early decades of the 20th centu-ry. This monstrance is an excellent ex-ample of its production. The work, infact, following the eclectic style of theperiod, tastefully unites the Baroque

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typology of the angel holding the dis-play with a typically neoclassical dec-orative apparatus. The Figline Muse-um also has a pyx (no. 61) and there areother items in the Montespertoli andCastelfiorentino collections of sacredart that also came from the Ceccherel-li workshop.

36. tuscan and Roman productionMissale Romanumprinted in 1662printed on paper; velvet impressedon wooden boards;40�27 cm (each binding plate)Coat-of-arms: on the binding plates,a Latin cross on a heraldic mountCollegiate Church of Santa MariaThis missal is rich with full page en-gravings taken from famous masters ofBaroque painting such as Pietro daCortona (The Trinity on the fron-tispiece), Ciro Ferri (Presentation at thetemple, Crucifixion, Pentecost, Last Sup-per), Carlo Maratta, (Purification of theVirgin); Carlo Cesio (Nativity) andGuillaum Cortese (Annunciation). Thevolume was printed in Rome in 1662at the Reverenda Camera Apostolica, tak-ing advantage of the famous foreignengravers active at that time in the pa-pal city, including the Frenchmen,Francois Spierre (Nancy 1639-Marseille1681) and Guillaume Vallet (Paris 1632-1704), and the Dutchman, Corneliusii Bloemaert (Utrecht 1603-Rome?1680), who was patronized by Pietroda Cortona and Pope Urban viii.

37. tuscan productionPair of monstrance reliquaries

19th centurychiseled, embossed silver and coloredstones;50�11.2 cmCollegiate Church of Santa Maria

38. tuscan productionMonstrance19th centurychiseled, embossed silver and coloredstones; gilded copper (rays);52�20 cmCollegiate Church of Santa Maria

39. tuscan productionCiborium18th centurygilded, painted and carved wood;61.5�53�19 cm; 31�19.5 cm (apical cross)Collegiate Church of Santa Maria

40. tuscan productionPrie-dieu19th centurycarved and veneered walnut wood;75�55�49 cmCollegiate Church of Santa Maria

Above the display case on the wall

41. bartolomeo di giovanni (?)(Florence, documented 1480-1510 ca.)Two angels1480 ca.wooden panel; 68.5�89 cm; 64.2�87 cmCollegiate Church of Santa MariaAround 1480, the two small triangularpanels that portray two adoring angelsin flight as they look down were addedto the large cuspidate altarpiece by theMaster of Figline in order to give it a

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rectangular appearance that was thedominant style at that time. In 1946they were re-discovered under a heavyazure re-painting and restored in 1983.On that occasion, Alessandro Angeli-ni assigned them to DomenicoGhirlandaio, at a central point in his ca-reer, close in time to the Portrait of aYoung Man, now at the Oxford Muse-um. More recently (in 1992) NicolettaPons, upon Everett Fahy’s suggestion,put forward a connection to Bar-tolomeo di Giovanni’s milieu, a painterwho often collaborated with Domeni-co, carrying out secondary parts of hisworks, a theory also supported by styl-istic considerations.

Left wall, second display caseOn the upper shelf

42. florentine productionPair of water-colored prints depictingOur Lady of the Sorrows1832-1872water-colored prints on cardboard;frame: chiseled, engraved andembossed silver14.12�12 cm (each print); 30�20 (frame)stamp: on the globe, lion sejant on a letter f in an oval fieldCollegiate Church of Santa MariaThe stamp on the frame identifies theperiod in which the piece was createdas between 1832 and 1872 when such amark guaranteeing the silver’s legalquality (equal to 9 ounces and 12denarii, 792 thousandths) was in usein Florence. The stylistic character ofthe beautiful silver frames correspondsto the period while the images’ typol-

ogy points towards a mid-century, aca-demic-style artistic production.

43. florentine productionChalicefirst half of the 17th centurygilded, engraved, chiseled, embossedcast silver(cup); 24�11.5 cminscriptions; on the foot,cap/itol/d.figli/neCollegiate Church of Santa MariaThe finely and elegantly made chaliceshows the decorative repertory’s pas-sage from late 16th century to the plas-tic trends of the full 17th century as seenby the presence of the projecting angelprotomes and the play of color creat-ed by the different levels of relief.The depiction of the Virgin on the foottogether with the inscription and theheraldic symbol of an eagle indicatethat the work was commissioned bythe Chapter of the Figline CollegiateChurch of Santa Maria.

44. tuscan productionChaliceend of the 19th century-beginning of the 20th centurygilded, embossed and cast silver(cup);24�14.5 cmstamp: on the foot, 800Collegiate Church of Santa MariaThis splendid chalice is decorated withfigures and scenes related to the Pas-sion of Christ. On the foot there arethe figures of the Risen Christ, the Vir-gin and Saint John the Evangelist while,on the knot, there are the Praying inthe Olive Garden, the Flagellation andthe Presentation of Christ to the Mob.

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The stamp 800 indicates that it wasmade after the Italian Unity, it hasBaroque elements mixed with typical-ly 19th-century ones.

45. florentine productionChalicefirst half of the 17th centurygilded, embossed, engraved andchiseled silver(cup); 23.6�11.4 cminscription (back): under the foot, pavaneCollegiate Church of Santa Maria

Central shelf

46. tuscan productionChalicefirst half of the 19th centurygilded, chiseled, embossed castsilver(cup); 25.6�12 cmCollegiate Church of Santa Maria

47. tuscan productionChalice18th centurygilded, chiseled, embossed castsilver(cup); 22.6�13 cminscriptions: on the foot ex voto bacmae vi conf corporis chriCollegiate Church of Santa Maria

48. florentine productionChalicesecond half of the 18th centurygilded, chiseled, incised, embossedcast silver (cup); 23.2�12 cmstamps: on the foot, gc in an ovalfield and two illegible onesinscriptions: inside the foot, letter mCollegiate Church of Santa Maria

49. florentine productionSet of three holy oil jars with casesecond half of the 17th centuryincised silver, painted wood;jars: 10.5�10.9 cm; case: 12�18.4�11 cminscriptions: chath; infir; chris (on each jar); collegiata di figline (case);Coats-of-arms on the jar bodies: a head of an ox topped by a six-pointed star and by a haloCollegiate Church of Santa MariaThe three jars, assembled in their case,still have the inscriptions that identi-fied their contents: oil for catechumens,used for baptisms, oil for the unctionof the sick and chrism, used for the con-firmation, the ordination of priests andbishops or the blessing of bells. Theyare cited in the 1682 Furnishings In-ventory of the collegiate church, whichwas made shortly after their execution,as confirmed by the products’ typolo-gy and the refined floral ornamentalrepertory incised on the jars’ bodies.

50. luigi salvadori (Florence, documented 1745-1799)Incense boat7th-8th decades of the 18th centurychiseled, embossed cast silver; 9�18.5 cmstamps: on the foot, lion passant, ls, dove in flightCollegiate Church of Santa MariaThis incense boat has typological ele-ments characteristic of the second partof the 18th century, in particular, thecurved lamina grips frequently foundin many examples from the period.The stamp with a dove in an oval field,

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found from 1720, designates the assay-er, the letters ls identify the creator asthe Florentine silversmith, Luigi Sal-vadori, who was active for the grandducal court. These elements seem toset the item’s creation to between the7th and 8th decades of the 18th century.

51. carlo bartolotti(Roma 1777-1824)Thurible1790-1810fretworked, chiseled, embossed castsilver; 28.5�14 cmstamps: under the handle, pontificalumbrella between two keys; on thelid, cb with a stylized fish in thecenter; on the foot, two stamps thesame as the ones already citedCollegiate Church of Santa MariaThis item is a good quality productfrom a prestigious Roman goldsmith’sshop, identifiable by the Treasurystamp imposed by the Roman Mintand by the silversmith stamp that hasbeen recognized as that of Carlo Bar-tolotti. At that time, he had the work-shop all’insegna del pesce, (“at the in-signia of the fish”), and used this stampfrom 1790-1810. The thurible, set on acircular foot, has a cup and lid deco-rated with sumptuous tablets sur-rounded by volutes and framed by rib-bing and plant-like motifs. Both thepot’s slender form and its decorativecharacters show how the rich RomanBaroque ornamentation was imprint-ed on a more rigorous equilibrium.

Lower shelf

52. tuscan productionTwo Candlesticks17th centurycast and turned brass; 61�18 cmCollegiate Church of Santa Maria

53. tuscan productionPair of monstrance reliquariessecond half of the 18th centurycarved and gilded wood; 43�18 cmCollegiate Church of Santa Maria

54. tuscan productionMonstrance reliquarysecond half of the 18th centurycarved and gilded wood ; 34.5�18 cmCollegiate Church of Santa Maria

55. tuscan productionMonstrance reliquarybeginning of the 19th centurycarved and gilded wood ; 60�31 cmCollegiate Church of Santa Maria

To the right of the display case

56. tuscan productionChoir book stands18th centurycarved and sculpted wood, leather;150�59 cmCollegiate Church of Santa Maria

Back wall, third display caseFirst shelf, from the left

57. Bernardo Holzmann(documented 1685-1728)Monstrance reliquary

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2nd-3rd decades of the 18th centuryengraved, chiseled and embossedsilver, some cast and turned parts,rock crystal; 48�17 cmstamp: on the base, bh in a circular fieldCollegiate Church of Santa MariaAs attested by the stamp, this Romanreliquary is by the famous silversmithof German origins, Bernardo Holz-mann, who was active at the Medicicourt from 1688 on and collaboratedwith Giovan Battista Foggini, the great-est exponent of Tuscan Baroque sculp-ture, in carrying out prestigious workscommissioned by the grand duchy,among which the most famous was theSan Cresci reliquary-bust from 1703.Very active for the Opera di Santa Mariadel Fiore (the opera being a church’s ad-ministrative institution), Holzmannwas also the restorer of important workssuch as Cosimo Merlini’s base for thereliquary of the Holy Cross. The lastinformation on his activity dates to 1725when he is documented working forthe Church of the Ospedale Serristoriin Figline and this reliquary can also bedated to this period. It has traits char-acteristic of his production and alsosome typological details of his typicaldecoration, such as the motif of thethree small berries on a bud that wouldthen be taken up by other Florentineworkshops.

58. florentine productionMonstrance reliquaryfirst half of the 18th centuryembossed, chiselled and gilded silveron a wooden support; 40.5�21 cmCollegiate Church of Santa Maria

This high-quality product is charac-terized by refined workmanship and anarticulate and rich design that takes ad-vantage of forms and decorations fromthe Florentine late-Baroque tradition.These elements allow dating the reli-quary to the first half of the 18th centu-ry and refer it to a good-quality cityworkshop that however remains un-known, as it lacks a stamp. The coat-of-arms on the foot portraying an ea-gle with spread wings indicates it as be-ing a commission from the FiglineChapter.

59. florentine production(workshop at the insignia of theflower)Reliquary of Saint Romulus3rd-4th decades of the 18th centuryengraved, chiseled, embossed,turned, incised, turned and partiallygilded silver, some cast parts;34�14.5 cmstamps: on the foot, lion passant,helmet in an oval field, flower in anoval fieldcoat-of-arms: on the foot, a lionrampant holding a staff with a flagdepicting a lilyinscription: on the foot, around theshield, comune di figlineCollegiate Church of Santa MariaThis monstrance reliquary is particu-larly important for its territorial con-text as it contains the relic of Saint Ro-mulus, the bishop of Fiesole and thepatron saint of Figline. The relic wasgiven to the collegiate church in 1584by the Florentine noble Francesco Cat-tanei from Diacceto and was kept in a

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gilded bronze tabernacle in the past.The current article, of more preciousmaterial and produced by a famous Flo-rentine workshop, must have substi-tuted an earlier one in the 18th centuryat the behest of the Commune ofFigline, as indicated by the coat-of-armsand the inscription on the foot. The ob-ject is characterized by naturalistic, re-fined decorations, with the introduc-tion of festoons and large corollas ofroses. The presence of the particularmotif of three small berries and the useof a tight incised ornamentation, morenorthern European than Florentine,refers to elements ascribable to therepertory of the famous silversmithBernardo Holzmann. The stamps onthe reliquary indicate that the workcame from Florence and was producedin the active workshop “all’insegna delfiore”, (at the insignia of the flower). Thestamp with the helmet is ascribed toBartolomeo Verdiani, and permits lim-iting the piece’s dating to the 3rd-4th

decades of the 18th century.

60. Tuscan productionWooden support with aspergillumfirst half of the 19th centuryincised, chiseled, embossed silver;gilded, painted, carved and gildedwood; wooden support: 34�20 cm;aspergillum: 15�2.5Collegiate Church of Santa MariaA singular ecclesiastical furnishing, itis made up of an architecturally struc-tured wooden frame containing a smallrelief portraying an angel in flight,holding the aspergillum with a full-re-lief arm. The whole must have been

part of a set with a container for holywater. The references to classical cul-ture in the aedicule and the rationalsubdivision of the spaces place this ob-ject within the first half of the 19th cen-tury.

61. Tuscan productionPyx19th centuryincised, chiseled and embossed silver;21.5�9.2 cmstamps: on the foot, 800; ceccherelliCollegiate Church of Santa Maria

62. florentine productionPyx1667incised, chiseled and embossed silver;33�14.2 cminscription: on the lid, dllacongrati.ne dlla morte di figlinefatta lannoCollegiate Church of Santa Maria

63. Tuscan productionPyx18th centuryincised and embossed silver;23�10.4 cmCollegiate Church of Santa Maria

64. adriano haffner(documented 1703-1768)Pyxfirst half of the 18th centuryincised, chiseled and embossed silver;32�14 cmstamp: on the lid, aa in an oval fieldCollegiate Church of Santa MariaThe rounded foot and lid as well as the

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typology of the knot and the small api-cal cross with trilobate arms refer thepyx to Florentine production from thefirst half of the 18th century.The stamp identifies the author asAdriano Haffner, of German extrac-tion, who was a prolific silversmith atthe workshop “all’insegna del fiore”, (atthe flower insignia). The presence ofonly his stamp, as in other cases, iden-tifies the object as having been madeexclusively by Haffner who, otherwise,would have also used the workshop’sflower mark.

Second shelf

65. Tuscan productionIncense boat19th centurychiselled and embossed silver-platedmetal; 16�10 cmCollegiate Church of Santa Maria,

66. florentine productionThurible1832-1872fretworked and embossed silver;26.5�13 cmstamp: on the foot, lion sejant on theletter f in an oval fieldCollegiate Church of Santa Maria

67. Tuscan productionPair of pyxes1986incised silver; 18 cm (diam.)inscriptions: inside, visitapastorale/di giovanni paolo p.p.ii/fiesole/1986Collegiate Church of Santa Maria

68. tuscan productionIncense boatbeginning of the 19th centurychiseled and embossed silver-platedmetal; 12.5�12 cmCollegiate Church of Santa Maria

69. florentine productionPyx1741chiseled and embossed silver; 25�12.5 cminscriptions: under the foot, peiacopo checcucci 1741; incised atthe back: paCollegiate Church of Santa MariaThis pyx has a circular foot with arounded step and edge, a knotted stemwith the main one pyriform and a flat-edged saucer. All these structural ele-ments are decorated with small angelheads in relief, typical of the decora-tive language of the first half of the 18th

century.The incision pa under the foot couldrefer to Armando Pavanello, the Figlineprovost from 1942 to 1977. Since sim-ilar inscriptions appear also on a chal-ice and a host casket in the Museum(nos. 45 and 97), it may be theorizedthat these objects, all of the best qual-ity, belonged to this priest who thendonated them to the church.

70. andrea marchesini(documented 1783-1816)Incense Boatbeginning of the 19th centurychiseled, embossed cast silver; 9�12 cmCoat-of-arms: on the cup, a lion

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rampant holding(?) a flowerCollegiate Church of Santa Maria

71. andrea marchesini(documented 1783-1816)Thuriblebeginning of the 19th centuryfretworked, chiseled and embossedsilver; 25�14 cmstamp: on the lid, am in a rectangularfieldcoat-of-arms (very worn): on thecup, a lion rampant holding a flowerCollegiate Church of Santa MariaThe elegant neoclassical style of thethurible and incense boat (no. 70) isespecially evident in the supple outlineof the forms, the rational distributionof the decoration as well as in the strictuse of the lanceolate leaf motif on theincense boat’s valves. The stamp on thethurible identifies the works as rareproducts by Andrea Marchesini, activefor the Florentine grand ducal court,both for Elisa Baciocchi in 1812 andFerdinando of Lorraine in 1816.

Last shelf

72. tuscan productionPair of monstrance reliquariesmid-18th centurysilver-plated, chiseled, embossedmetal lamina on a wooden support,gilded wood; 68�28 cm; 70�28 cmCollegiate Church of Santa Maria

73. tuscan productionPair of monstrance reliquariesmid-18th centurysilver-plated, chiseled, embossed

metal lamina on a wooden support,gilded wood; 63.5�25 cm (both)Collegiate Church of Santa Maria

74. tuscan productionMonstrance reliquarymid-18th centurysilver-plated, chiseled, embossedmetal lamina on a wooden support,gilded wood; 49�20 cmCollegiate Church of Santa Maria

In the center of the back wall

75. andrea di giusto manzini(Florence, documented from 1420 to 1450)Adoration of the Magi (in the centre)and Saints Andrew the Apostle, John the Baptist, James the Apostle and Anthony the Abboton the predella: Calling of Saint Peterand Saint Andrew; Saint AndrewPreaching and the baptism of adevotee; Condemnation andCrucifixion of Saint Andrew.to the sides: two Kneeling Figuresabove the side panels: the Angel andOur Lady of the Assumptionabove the central panel: Baby Jesusunder the hanging arches: Saints andProphetsdated 1436tempera on a wooden panel;202�225 cm (central panel); 33.5�237.5 cm (predella);22�252 cm (fastigium)inscriptions: under the central panel:questa tavola.afatto.fare.bernardo.ditommaso.ds (er) ris/toro.pgratia.ricevta.dadio.

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edaesua.santi.mccccxxxvi;under the side panels: savs.andreas.apolvs savs.ihoas.battista savs.iacobvs.apolvs savs.antonivs.abbsChurch of Sant’Andrea a RipaltaThe large altarpiece looks particularlysumptuous also thanks to the elaborateframe which subdivides it into a polyp-tych, and has little tortile columns, phy-tomorphic friezes and hanging arches aswell as a predella. It was carried out asa 1436 commission from Bernardo Ser-ristori for the Church of Sant’Andrea inRipalta, as can be seen from the in-scription at the base of the center pan-el. It was removed from that churchsome years ago for reasons of security.The artist worked in the traditionalistworkshop of Bicci di Lorenzo from1423-1424; he was documented in Pisawith Masaccio in 1426, a working rela-tionship that did not fail to influenceAndrea’s painting. He was an eclecticpainter, also receptive to the body ofwork by Lorenzo Monaco and to thefascination of Fra Angelico, of whoseculture Longhi judged him an «unre-fined interpreter». If, in fact, the influ-ence of Fra Angelico is most evident inthe central figures of the altarpiece,there are clear references to Masaccioand Masolino in the predella, with ev-ident allusions also to the BrancacciChapel. Andrea’s striking great chro-matic richness and profusion of gold,still late Gothic, create again, particu-larly in the central scene, the eleganceand splendors of a celestial court trans-ferred to earth.

76. tuscan productionPair of Candlesticksend of the 18th century-beginning of the 19th centurycarved and gilded wood ;135�39 cmCollegiate Church of Santa Maria

77. tuscan productionTwo Candlesticks20th centurycast and turned brass; 61�18 cmCollegiate Church of Santa Maria

78. tuscan productionFaldstool17Th centuryBrass, iron and fabric; 86�74�59 cmCollegiate Church of Santa Maria

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Exotic Motifs in the Chasubles of the Collegiate Church

In the second half of the 17th century, tex-tile design became a growing sector as re-garded production of both Italian andEuropean works, and, increasingly con-centrating on a naturalistic decoration,elaborated an international decorativelanguage, based on the style of French cre-ations. The leading centre was Lyonswhere, following the creation of theGrande Fabrique (1667), production wasorganized on pre-industrial models ac-cording to the economic rearrangementpromoted by the Minister of Finance Col-bert. It became the hub of the most up-to-date inventions and most advancedtechnologies. The increase of trade withthe Far East, with the introduction onEuropean markets of Indian, Turkish,Chinese, and Japanese fabrics, togetherwith objects of cabinetry, ivory, ceramicsand lacquers, brought another importantcontribution to textile production. Tomeet the clients’ desire for novelty, the or-namental repertories were renewed tomeet a taste for the exotic, although in-terpreted with a western sensibility.To this period of the history of textiles be-long the new fabrics called “lace” and“bizarres”, produced in great quantitiesfrom the end of the 17th century until the1730’s by the main French, English andItalian manufacturing centres. In the“lace” or “dentelles” fabrics, so called forthe ornamentation inspired by the verycostly needlework and pillow-lace fash-ionable for men’s and women’s wear, theflower motifs, derived from the new im-ported species and organized in group-

ings of toothed leaves and plumes, areplaced in the centre of ogival frames re-sembling elaborate lace, with a linear lay-out of large modules still linked to the Re-naissance double-point frame, that high-lights the will to control, through knownschemes, the exuberance of a vegetationboth fascinating and strange. The exoti-cism of these fabrics is also seen in the newchromatic solutions; leaving behind thefull colours of the past, they tend towardsgay shades, which often have names witha touch of sensuality (e.g., dawn, desire).Part of this decorative typology was theproduction of “ganzi” – that is fabrics to-tally covered by additional wefts in goldand silver threads on which the thin satinoutlines of the motifs stand out – whichmade Venice able to compete with Frenchproduction in quality and design andwhich is admirably exemplified by thelampas chasuble in the museum (no. 81).At the same time as the “dentelles” styledeveloped, the production of “bizarre” silkfabrics was also very successful (no. 86), sodefined by Slomann in 1953 because of thestrangeness of the depicted subjects, trace-able back to exotic floral themes, charac-terized by the double register of the deco-ration: the chiaroscuro background andthe shiny reflecting foreground obtained bythe use of metallic threads and polychromesilks. The diagonal composition, the asym-metry, the combination of abstract andnaturalistic motifs are some formal aspectsthat the “bizarres” took from Japanese fab-rics and clothes (kosode), imported to Eu-rope since the beginning of the 17th centu-ry by the Dutch Indies Company, a coun-try where this typology took root earlierthan France and Venice.

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The western world absorbed it accordingto its own logic, influenced by the col-lecting of artificialia e naturalia, alreadyfound in the 16th century in the studiosand cabinets on the main Europeancourts, and by the century’s scientific in-ventions such as the telescope, the micro-scope and deforming mirrors. It is inter-esting to imagine their results reflected inthe contemporary production of damasksilks.

Lorenzo Pesci

In the display case on the left

79. florentine productionChasuble, Stole And Maniplesecond half of the 16th centurysilk chiselled velvet worked in oneweave with a lancé weft in silver;118�68 cm (chasuble);230�20 cm (stole);90�20 cm (maniple)Collegiate Church of Santa MariaA network of frames with two differentpine inflorescences, one encircled bysmall carnations, the other one by smallpoly-lobed leaves and corolla flowers. Itis an ornamental typology devised inFlorence around the 1530’s, which, be-cause of the strong symbolic connota-tion of eternity traditionally attributedto the thistle flower, was very successfulin liturgical fabrics, later remaining char-acteristic of interior design fabrics be-cause of the symmetrical layout and thelarge design modules. At the bottom ofthe column there is a unidentified coat-of-arms that presents six golden hillswith an azure sky and a red fesse across.

80. florentine productionChasuble and stolefirst quarter of the 17th centuryliséré satin in silk liage répris;121�67 cm (chasuble); 218�20 cm(stole)Collegiate Church of Santa MariaA layout of parallel lines with a verti-cal echelon orientation. The motif ismade up of stylized vases with flowersalternating with inclined leaves havingan opposing orientation asymmetri-cally aligned.

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The substantial novelty of this fabricis the reduction of the design, whichbetween the 16th and 17th centuries dis-tinguished fabrics for men’s andwomen’s wear from those for interiordesign and for vestments and hangingswhere larger design modules remained.The flowered vase theme, a peculiar el-ement of 16th century textile decora-tion, maintained unaltered, despite thereduced size, all the symbolic values ofthe tree of life, regeneration and eter-nity, thus also being suited for liturgi-cal vestments and hangings. The crossand column present a different motifmade up of volutes intertwined withflowers and birds, which were also usedfor clothing in the same period.

81. venetian productionChasuble and stoleFirst quarter of the 18th centuryliséré lampas brocaded in silk and gold;122�70 cm (chasuble); 234�18 cm (stole)Collegiate Church of Santa MariaOn a pink background the decorationlayout develops following the undu-lating course of the two vertical lines,placed so as to form frames that havebunches of peonies with a pomegran-ate surmounted by three carnations intheir centre. The ribbon frames have alozenge network simulating the trans-parency of needlework and pillow-lace,making this typology easily recogniz-able, and which was defined as “lace”by historiographers.The large parts brocaded in goldthread, on which the negative of thesatin background’s design emerges,

identify the fabric as “ganzo”, a veryprecious textile that the Venetian workscreated for women’s wear at the end ofthe 17th century, contending with Lyonsfor the supremacy in the production ofluxury fabrics.At the bottom of the chasuble’s columnthere is an azure coat-of-arms with agold lion holding a red rose with greenleaves (Rosati’s coat-of-arms?).

82. florentine productionMonstranceSecond half of the 17th centuryEmbossed and chiselled silver, gildedcopper and brass (rays); 46�34 cminscriptions: on the base, collegiatadi s.ma figlinecoat-of-arms: initials msp, at the top,crossed globe topped with a crossCollegiate Church of Santa MariaMonstrance of good workmanship,richly ornate: the base presents opu-lent volutes framing tablets contain-ing, besides the inscriptions, the de-piction of Saint Michael the Archangel.The stem is decorated with the sym-bols of Christ’s Passion alternating withcherubs’ heads. The rays complete theiconographic repertory presenting acrown of thorns around the displaywindow, from which ears of wheat andbunches of grapes radiate, further ex-alting the Eucharistic theme.

83. tuscan productionPyx1994 (?)incised silver; 18 cm (diam.)inscriptions: visita pastorale/di giovanni paolo

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p.p.ii/fiesole/1994(?)Collegiate Church of Santa Maria

84. tuscan productionMonstrance-reliquaryMid-18th centuryembossed, chiselled and silver-platedmetal lamina on a wooden support,gilded wood; 68�28 cmCollegiate Church of Santa Maria

In the display case on the right

85. italian or french productionChasuble and stole1775-1780peking brocaded in silk;117�72 cm (chasuble);230�20 cm (stole)Collegiate Church of Santa MariaFabric for clothing of simple work-manship, used in France beginningfrom the 1770’s and soon imitated allover Europe. The decoration motif, ofgreat airiness and freshness, lies on alight green background, where garlandsof wild roses, placed on undulating ver-tical parallels, alternate with longitu-dinal bands in white silk cannellato,bordered by very thin lines in pinksatin, inside of which there is a ser-pentine of leaves and buds. In the emp-ty spaces there are small bunches ofwild roses, organized in asymmetricalhorizontal parallels within an echelonscheme which also presents small cutdaisies with an opposite orientation.

86. italian or french productionChasuble and stole1725-1730

liséré lampas brocaded in silk and silver;118�71.5 cm (chasuble); 226�19 cm (stole)Collegiate Church of Santa MariaOn a salmon pink satin background,the motifs develop vertically in an un-dulating fashion. There is thick and lux-uriant vegetation with various typolo-gies of flowers. Fantastic elements, sim-ilar to intertwined ribbons made ofsquares with toothed leaves in bouclesilver, bordered by the liséré effect of thegreen weft, alternate with it. The deli-cate tones of the colours and the over-abundance of the wefts brocaded in sil-ver thread and boucle silver refer thefabric to a high-quality production cen-ter; it is difficult to say whether it wasFrench or Italian. As for its chronolo-gy, the dry and metallic features of thegeometric elements, typical of thebizarre repertory, lead to thinking of alate revival of these models, datable tothe second quarter of the 18th century.

87. italian productionChasuble and stole1760-1765liséré taffeta lancé in silk;117�68.5 cm (chasuble); 230�19.5 cm (stole)Collegiate Church of Santa MariaOn a green silk background lies the“meander” layout consisting of a laceribbon in white silk that develops up-ward in a sinuous way, combined withbunches of flowers (composites) graph-ically outlined by the sharp colourchanges of the liséré wefts. In the spacesleft by the serpentine ribbon, there are

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light wild flower bouquets, alternative-ly oriented to the right and to the left.This decorative typology, already de-vised in France at the beginning of the1740’s and fashionable for more thanthirty years, is particularly suited for themost representative women’s outfit of18th century European fashion, the an-drienne, where the width of the fabricsof which it consisted allowed the orna-mentation to be completely visible.

88. tuscan productionMonstrance ReliquaryMid-18th centuryembossed, chiselled and silver-platedmetal lamina on a wooden support,gilded wood; 70�28 cmCollegiate Church of Santa Maria

Fourth display caseFirst shelf

89. tuscan productionAltar cross17th centuryincised brass;Christ: 10.5�10 cm ; cross: 31�25 cmCollegiate Church of Santa Maria

90. tuscan productionAltar cross15th centuryincised brass;Christ: 11�11 cm ; cross: 23�16.5 cmCollegiate Church of Santa Maria

91. northern european workshop(Flanders?)Baby Jesus15th-16th century

carved and painted wood; 28�12 cmCollegiate Church of Santa MariaA work of rare value, this small wood-en statue of Baby Jesus is a masterpieceof gracefulness and intense expressivi-ty. The elongated body, the special fea-tures of the face such as the character-istic inviting expression of the eyes andthe compact carved spirals of the hairlead to seeking the production area farfrom Tuscany, towards a refined north-ern European workshop, active be-tween the 13th and the 18th century. De-spite the small dimensions, the littlebenedictory Jesus stands solemnlyholding in his left hand a weltkugel, thegolden globe symbolizing the world,an ancient emblem of royal power.

92. tuscan productionThuribleEnd of the 14th centuryembossed, incised and fretworkedbrass; 21�13 cmCollegiate Church of Santa MariaThe thurible, of an architectural ty-pology, has a round foot on which ahemispheric faceted cup stands; thetempietto-shaped lid is fretworkedwith motifs of double lancet windows,clover and single lancet windows. Allthese architectural elements are deco-rated with incised frames. There is apolylobed plate connecting the chains.This object shows typical characteris-tics of the 14th and 15th centuries but therepressed design of the architecturalstructure as well as the decorative reper-tory seem to correspond more to mod-els still linked to the 14th century.

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Second shelf

93. tuscan workshopMadonna and Child18th centurysculpted stone; 40�10 cminscription: on the base, ubi rosa/ubi vitaa gift of Giovanni Pratesi

94. tuscan productionAlms platebeginning of the 16th centuryembossed and incised brass;42.3 cm (diameter)Collegiate Church of Santa MariaThis object, like the two others in thesame display case, is a typical Renais-sance furnishing of Tuscan churches.It is of the dinanderie type, devised dur-ing the 15th century in the Meuse re-gion and especially in Dinant. Sup-porting this origin is an inscription inGothic letters, still present, althoughvery worn, on our exemplars; it reads:ich bart geluk alseit/ v nos mariahile lxs xps. In Tuscany, the northerncharacteristics of these objects weresimplified by the more sober local styleand united to the traditional decora-tion so as to achieve an ornamental bal-ance which may be well appreciated inthe Figline works.

95. tuscan productionPalmatoriamid-19th centuryincised and embossed silver; 23�8.5 cmCollegiate Church of Santa MariaA gift of Giovanni Pratesi

96. tuscan productionCasket for the great host19th centuryembossed, incised and silver-platedmetal; 23�8.5 cmCollegiate Church of Santa Maria

97. florentine productionHost Casket1834incised and embossed silver;9�10 cm (diameter)inscription: on the body, vas. hoc. nulla. umquam alia forma immutandum eccl. ins. coll. fighinesi vir. pius ex voto donabat a.r.s. mdcccxxxiv; below, incised at a later time: paCollegiate Church of Santa Maria

Third shelf

98. tuscan productionAlms Platefirst half of the 16th centuryincised and embossed brass;42.3 cm (diameter)Collegiate Church of Santa Maria

99. tuscan productionPrint Matrix depicting the Crucified Christsecond half of the 18th centuryincised copper; 26.3�18.2 cminscription: under the image, vera effigie della miracolosa immagine del ss. crocifisso/ che si conserva nella venerabil compagnia/ di s. lorenzo

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della nobil terra di figline/ in toscana.Collegiate Church of Santa MariaAs the inscription indicates, the en-graving depicts the venerated Crucifixbelonging in the past to the FiglineCompany of Saint Lawrence, then tothe Company of the Good Death, lat-er kept in the Oratory of the Compa-ny which became the Misericordiawhere it is still venerated on the mainaltar. The Crucifix was invoked duringcalamities and it is recorded that in 1631it was brought to the collegiate churchto plead for the end of the plague whichwas raging in the Valdarno.The engraving was executed by Fran-cesco Allegrini (Florence 1729-post-1773), the brother of two important ty-pographer-editors, Pietro and Giusep-pe, with whom he collaborated onmany occasions. He worked with Giu-seppe on the collection of One Hun-dred Portraits of the Medici Royal Fam-ily (1762), and he executed the engrav-ings for the Series of Portraits of Illus-trious Tuscan Men with Praises of Them(1766-1773) with Giuseppe Zocchi.

Saint Maximina and the Companyof the Good Death

«Effigies D. Maximinae V. et M. cuiusOssa Fighini in Aede Societatis a Mortenuncupatae osservantur»: this is the be-ginning of the dedicatory inscription forthe engraving depicting the Martyrdomof Saint Maximina of which the Muse-um has the two print matrixes(nos. 100-101), a testimony of the cult for this youngmartyr in Figline. The figure of this youngwoman is mysterious and elusive. She israrely cited in the saints’ repertories and,in any case, always in reference to Figlinewhere her cult spread in an extraordinaryway. From an unmentioned Roman cat-acomb (a place called Massimina existsin the surroundings of Rome) the bonesof this Saint were brought here in the 17th

century, probably in 1670, and they wereentrusted to the Company of the GoodDeath, established a short time before. Itis a congregation born in 1636 and ded-icated to accompanying the dead on theirfinal journey and to celebrating suffragesin their memory. In their graceful orato-ry adjoining the Church of San Francesco,the brothers displayed the remains of thesaint kept, then and now, in an urn un-der the main altar. For this occasion a re-fined silver reliquary was carried out, sur-mounted by a graceful statuette of themartyr, still in the oratory.The translation of the holy relics causeda great enthusiasm in the population somuch so as to proclaim Saint Maximinaco-patron of the town, together with SaintRomulus, Bishop of Fiesole. The devotionfor the saint also grew in relation to herhealing power, as the already mentioned

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inscription on the print matrix recalls:«eiusque meritis ac precibus multa Deusbeneficia elargitur Mortalibus, precipueiis qui comitiali morbo laborant» (for hermerits and prayers God bestows manyfavours to man, especially to those suffer-ing of epilepsy).On the 10th July every year the feast ofSaint Maximina was celebrated, andevery twenty-five years there were specialfestivities with solemn celebrations, bothreligious and civil.The 1721 feast was notable, having madeit coincide with the one for the patron, themost important ceremony of the year inthe Figline area. The celebrations for the1748 feast were even more solemn withan exceptional influx of people, more than40,000, among whom were many famouspeople and nobles. In 1770 the perfor-mances of The Siege and Conquest ofBelgrade and Constantine’s Entranceinto Rome are recorded, and also David’sTriumph over Goliath was presented onthat occasion. It was a sacred oratoriowith the text by Canon Salvemini fromCastiglion Fiorentino and the music byGiuseppe Feroci, a priest from Figline.In 1785 the Leopoldine reforms suppressedthe Company of the Good Death but fiveyears later it was reorganized and still ex-ists today, continuing its services for thedead and keeping on the main altar oftheir oratory a venerated Crucifix theyreceived from the Company of SaintLawrence (no. 99). In the 19th century theoratory was embellished with academicfrescos, similar in style to those of the Flo-rentine painter Luigi Ademollo and de-picting the martyrdom of Saint Maxim-ina and that of Saint Lawrence.

We also owe a beautiful pyx dated 1667and now kept in the museum (no. 62) toa commission by the Company of theGood Death.

Lia Brunori Cianti

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100. tuscan productionPrint Matrix portraying theMartyrdom of Saint Maximinafirst half of the 18th centuryengraved copper; 33.7�22.8 cminscription under the image: effigiesd. maximinae v. et m. cuius ossafighini in aede/societatis a mortenuncupatae osservantur; eiusque/meritis, ac precibus multa deusbeneficia elargitur/ mortalibus,praecipue iis, qui comitiali morbolaborantCollegiate Church of Santa MariaThis matrix, as well as the slightly small-er next one, portrays the same image ofthe martyrdom of Saint Maximina, theco-titular saint together with Saint Ro-mulus of Figline. The difference be-tween this plate and the smaller one isthat it has the names of its authors:Mauro Soderini (Florence 1704-post-1745) as the painter and Giovanni An-tonio Lorenzini (his religious name, FraAntonio), (Bologna 1665-1740), as theengraver. After having worked inBologna and Rome, the former collab-orated in Florence with GiovanniDomenico Ferretti for the Duomo andwith Vincenzo Meucci at the MaglioConvent and left works in the arch-bishop’s palace in San Salvatore and inSanto Stefano. Lorenzini, as engraver,collaborated with T. Verkuys and H.Mogalli in Florence on prints of theGrand Dukes’ Gallery’s paintings.

101. tuscan productionPrint Matrix portraying theMartyrdom of Saint Maximinafirst half of the 18th century

Incised copper; 22� 13.7 cmInscription under the image:effigies d. maximinae v. et m.cuius ossa fighini inaede/societatis a mortenuncupatae osservantur;eiusque/meritis, ac precibusmulta deus beneficiaelargitur/mortalibus, praecipueiis, qui comitiali morbo laborantCollegiate Church of Santa Maria

102. tuscan productionAlms Platefirst half of the 16th centuryincised and embossed brass;42.3 cm (diameter)Collegiate Church of Santa Maria

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Sacristy

When no services are being celebrat-ed, it is possible to visit the sacristy ofthe collegiate church. It is a monu-mental room of notable interest, pre-viously the home of the Oratory of theHoly Sacrament, as the inscription,dated 1586, on the doorway record.Thewide room has a fresco on the vault byTommaso Gherardini depicting theSacrifice of Isaac, the only testimony leftof a much larger iconographic appara-tus including monochrome paintingson the walls. A large wooden wardrobeand an imposing sacristy counter makeup the 17th century furnishings. On thewalls, there are paintings from the 17th-19th centuries, among which is a SaintStanislaus Kostka by the Figline artist,Egisto Sarri. He was a portraitist andhistory painter, one of the most famousin Florence during the second half ofthe 19th century. In addition, there aretwo works by Vincenzo Dandini por-traying The Virgin and Saint John theEvangelist, which flanked a now-lostCrucifix. The latter was substituted inthe early 20th century by the woodenone currently in the large niche on theleft-hand wall.

Entrance wall, above, to the sides of the16th century doorway

103. vincenzo dandini (?) (Florence 1609-1675)Our Lady of the SorrowsThe Mourning Saint John1650 ca.oil on wooden panel;

200�90 cm ca. eachCollegiate Church of Santa Maria,sacristyPlaced inside a polylobed frame to thesides of a Crucifix originally on canvasand later substituted by a wooden one,the two works could be seen once inthe Chapel of the Corpus Domini.Lacking documentary information ontheir author, they have been attributedto the Cigoli School (E. Biagi, SchedaOA della Soprintendenza, 1988) andmore recently to Vincenzo Dandini (S.Bellesi, 2003) on the basis of a stylis-tic comparison with other works by theartist. He was one of the protagonistsof 17th century Florentine painting. Thetwo figures, wrapped in a halo of su-pernatural light, emerge from the shad-ow with great pathos, accentuated bytheir expressions and the noble posi-tioning of the figures. They thus revealtheir proximity to the pietistic currenttied to Carlo Dolci and Jacopo Vignaliand «the neo-Savonarolian interpreta-tive reflections, that may be frequent-ly found in Dandini’s mature body ofwork» (Bellesi, 2003, p. 108).

Continuing along the left-hand wall

104. egisto sarri(Figline Valdarno 1837-Florence 1901)Saint Stanislaus Kostka1859 ca.oil on canvas; 172�121 cmCollegiate Church of Santa Maria,sacristyThe sumptuous painting, rich in the-atrical effects, shows the young Polishsaint (Rostkow 1550-Rome 1568), who,

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with Saint Aloysius Gonzaga is one ofthe more important figures of the Je-suit Order. He is presented with his tra-ditional iconographic attributes: thebook of prayers, a skull and a Crucifix.The saint’s cult, who was canonized in1726, spread widely in the second halfof the 19th century and was used as anexample to the youth of the Jesuitschools. This may also originally havebeen commissioned by Raffaello Lam-bruschini for this purpose, an ex-priestwho had founded various schools inFigline, one of which Sarri himself hadattended. The attribution to thispainter is based on an oral traditionand on stylistic comparisons that leadto considering the work as belongingto his early years. However, the sub-ject’s outline and the magnificent useof color are already rather decisive; thecolor, united to a knowing use of lightand a scenographic use of black andred (in the 17th century-style curtain)makes the image both realistic and vi-brant with spirituality.

Egisto Sarri: a local pride, animportant presence in the museum

A monographic exhibition held in Figlinein 2000, curated by Moreno Bucco, forthe first time focused systematically on thepersonality and production of this im-portant 19th century Tuscan artist. He wasborn in Figline in 1837 and died in Flo-rence in 1901. He came out of the Pollas-trini and Bezzuoli “school of painting” atthe Academy of Fine Arts in Florence. Hewas then drawn by Antonio Ciseri style,following in his footsteps also in his choiceof themes: portraits (Rossini, GiuseppeVerdi, Gino Capponi among others) andhistorical subjects. From a modest fami-ly, he was able to complete his studies al-so thanks to some fellow citizens ofFigline. He always demonstrated his tiesto his birthplace, often returning to doportraits that are still kept today by someFigline families.Part of the current of so-called “histori-cal romanticism”, Sarri followed the ex-amples of Ciseri and Domenico Morelliby moving progressively to a more deci-sive naturalism that contributed to mak-ing his painting more sensitive. Proof ofhis success is found in the large paintingwith Corradino of Swabia Listening toHis Condemnation to Death, whichwas an 1863 commission from King Vit-torio Emanuele II and today is kept in thePitti Palace. He took part in the intenseartistic life and in the discussions that an-imated Florence in the mid-19th century.Under the shadow of his master Ciseri,Sarri progressively started executing tech-nically exemplary painting and, as forthe subjects, he aligned himself along the

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fashion of the time with themes gatheredfrom antiquity that were common tomany European artists. But it is in the re-vival of the historical painting towardsthe end of the 1870’s that Sarri reached hisevolutionary summit by grafting his sol-id academic base with a profound studyof feelings and philological consistency inhis accurate environmental reconstruc-tions. In his final phase, the artist seemedto show traces also of Ciseri’s late pro-duction, that aimed at emphasizing themystical inspiration of the religious sub-ject, thanks to the light and sunny colorshe lavished in his paintings.In the sacristy adjacent to the museum,Sarri is well-represented by Saint Stanis-laus Kostka while in the church itself,there is a Transit of Saint Joseph, a sub-ject that he also carried out in a differentway for the Church of San Piero in Vi-esca (1862). In the old Figline Town Hall,there is an imposing painting of Alessan-dro de’ Medici Attempting to Abducta Nun (1885-1895), a dramatically the-atrical scene set inside a convent in whichhis uncommon artistic qualities standout. At the female Convent of the Cross,also in Figline, is kept an expressive SaintAugustine in His Study, which showshis awareness of the purist neo-Gothicstyle (1890 ca.). In Santa Maria al Pon-terosso, a sumptuous Our Lady of theRosary with Two Saints (1889) may beseen, with its neo-Renaissance layout thathas been returned to its original size dur-ing a recent restoration.In the Uffizi, there are also a beautifulSelf-Portrait, and a portrait of Sarri byCiseri, the latter in the Gallery of Mod-ern Art at the Pitti Palace. Among his

more successful works, one in a privatecollection reveals quite openly the artist’sattachment to his places of origin. It isthe painting Marsilio Ficino Explain-ing Platonic Philosophy to the Serris-tori Family. In this, the aristocratic groupthat is listening is framed, with the helpof an extraordinary soft slanting light atsunset, by the green articulated hills char-acteristic of Figline Valdarno standingout in the background.

Caterina Caneva

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105. tuscan schoolCrucified Christ18th centuryGilded, painted, incised, and carvedwood; 270�170 cmCollegiate Church of Santa Maria

106. tuscan schoolOur Lady of the Assumptionmid-18th centuryoil on canvas; 200�150 cm ca.Collegiate Church of Santa Maria

In the center of the room

107. tuscan productionSacristy counterfirst half of the 17th centurycarved and veneered walnut wood;107�268�178 cmCollegiate Church of Santa Maria

In the center of the vault

108. tommaso gherardini(Florence 1715-1797)Sacrifice of Isaacsecond half of the 18th centuryfresco; 300�200 cm ca.Collegiate Church of Santa MariaThis work is owed to Tommaso Gher-ardini, a follower of the painter Vin-cenzo Mecucci and of the sculptorGiuseppe Piamontini. It is an interest-ing fresco depicting the Sacrifice of Isaacthat, emphasizing the perspective viewfrom below toward high, seems tobreak through the vault to the outside.A skillful frescoist, as well as painter,Gherardini was expert in creating aer-ial scenes; he also created the frescoes

in the dome of the Florentine Churchof Santa Felicita. The luministic con-trast between the shadowy foregroundof the earth on which Abraham andIsaac stand and the airiness of the opensky with the liberating angel, con-tribute to the dramatic nature of thescene emphasizing, at the same time,the comfort of the divine messenger.The painting was originally flanked bysix stories from the Old Testament,placed on the walls and carried out asmonochrome paintings, a typology inwhich Gherardini was particularlyversed. His most famous example is thedecoration in false bas-relief in theNiobe Room at the Uffizi.The Figline paintings, recorded in apoor state of conservation at the be-ginning of the 20th century, have notsurvived to today and it is probable theywere cancelled during the extensive ren-ovation works that involved all of thecollegiate church during the 1930’s.

Along the right-hand wall

109. tuscan productionWardrobefirst half of the 17th centurycarved and veneered walnut wood;291�605�61 cmCollegiate Church of Santa Maria

110. tuscan schoolMadonna with Child, Saint Dominicand the Souls of Purgatory17th centuryoil on canvas; 200�160 cm ca.Collegiate Church of Santa Maria

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from florence to themuseum of sacred art of the collegiate church of santa maria in figlinevaldarno

Nicoletta Baldini

On leaving the centre of Florence andcrossing the Arno River over the Gio-vanni da Verrazzano bridge (one of themost recently built in decades), we turndown Viale Donato Giannotti contin-uing into Viale Europa. This thor-oughfare cuts through a bustling neigh-bourhood with important historicaland artistic buildings, mostly of a reli-gious character. As soon as you reachVia Danimarca, turn right and proceedalong via di Ripoli to the badia a Ripoli,an abbey located on the piazza bearingthe same name, its origins dating backto the 7th-8th century. Originally a Bene-dictine convent, it was later home tothe Vallombrosan monks and was ulti-mately suppressed during the early yearsof the 19th century. The church, dedi-cated to St. Bartholomew, was reno-vated in the late 16th century (1598)when a portico was added, and thenagain, particularly in the 1800’s and inthe 1930’s. The interior, with its singleaisle and crypt, houses important worksof art that include: Madonna in Gloryand Saints by Francesco Curradi in themain chapel, Countess Matilde Presentsthe Charter to the Church by GiovanniCamillo Sagrestani (1706) in the pres-bytery to the left, and in the votivechapel to the right of the main chapel,

a Madonna with Child and Saints by Ja-copo Vignali (1630). Continuing alongVia di Ripoli, the first building we cometo is the Church of San Pietro in Pal-co, which, following its consecration inthe second half of the 14th century, un-derwent various alterations and hasbeen recently restored. Continuingalong Via di Ripoli, but taking a smalldetour, just after the village of Sorgane,on the right we come to the ParishChurch of San Pietro a Ripoli, of whichthere is written evidence beginningfrom the 8th century (even though itrose from the ruins of an earlier build-ing). Its original structure has been re-peatedly altered over the centuries.Towards the middle of the 18th centurythe building took on the late baroqueappearance in vogue at the time, andlater, in 1932-1933, they sought to returnthe entire building to its medieval ap-pearance. On the outside worthy ofnote are the bell-tower, the tripartitefaçade with its small 14th century porti-co, and the Renaissance portal. The in-terior, with two aisles and a nave end-ing in an apse, retains only a few ex-amples of its original decoration (whichmust have covered it entirely): Christ inPietà and the Symbols of the Passion andan Annunciation in the last bay of theright aisle, and fragments of an An-nunciation of the Virgin in the left aisle.These aforementioned works have beenattributed to Pietro Nelli (late 14th cen-tury). A Beheading of Saint John the Bap-tist by Orazio Fidani dated 1638 can al-so be admired (Proto Pisani, 1994).Returning along viale Europa, to thencontinue onto the Via di Rosano, and

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proceeding through the Vallina Gully,we reach Villamagna, where many im-portant buildings can be found. Stand-ing out as one of the most importantparish churches in the Florentine ter-ritory is San Donnino a Villamagna.The current edifice dates back to theyear one thousand, when it was erect-ed on the ruins of an 8th-century struc-ture. After being restored in 1930, whenthe baroque additions were removed,the parish church regained in part its“austere Romanesque form”. The ex-terior, “with walls showing courses inalberese stone”, presents “a simplegabled façade[…] with two loweredlateral roof slopes and a portal framedby blocks in white stone” a bell-towerthat rises with three storeys of double-lancet windows, and a belfry added ata later date (Ungar, 1999). The interi-or has a nave and two aisles supportedby rectangular pillars surmounted withround arches and a Gothic ribbed-vaultapse. Among the numerous works ofart housed in the church are: the trip-tych Madonna with Child and Saintsby Mariotto di Nardo (dated to 1394-1395) halfway down the right aisle. Atthe head of the left aisle is a Madonnawith Child between Saints Gerard fromVillamagna and Domninus by France-sco Granacci, a painter who was bornright in Villamagna in 1477 and whowas trained in the workshop of Ghir-landaio. The panel Madonna En-throned and Saints can be seen halfwaydown the left aisle and is attributed toa member of the Ghirlandaio family,David. Proceeding once more alongthe road that closely follows the Arno,

as we admire the pleasant and sceniccountryside on both sides of the river,we come to a small junction on Via diRosano that takes us to one of the mostpicturesque and unique buildings thatdot the river banks: the Gualchiere diRemole, or fulling mills of Remole.The building’s history in its presentform – for housing machines used tofull wool – is closely connected to theevents concerning the Albizi family,one of the most powerful in 14th - cen-tury Florence. In the first half of thatcentury, the Albizi family spent enor-mous sums of money for those millslocated along both banks of the Arnoupriver from Florence. They purchasedthe fulling mills of Girone, Quintoleand Rovezzano and also built the struc-ture in Remole in order to create a net-work for the utilisation of the river soclosely tied to the processing of wool.The specificity of the Gualchiere di Re-mole is above all due to the moderni-ty of the plan of the works that, con-structed in 1326, included twentyfulling hammers(for beating the clothin the wool felting phase), divided in-to five adjacent dwellings suitable forhousing the labourers who workedthere. In 1334 the tower and the colom-baia (a kind of penthouse in the shapeof a dovecot) were added to this origi-nal nucleus, thus giving it the appear-ance of a small village protected by acircle of crenelated walls. There was acommunal area in its centre surround-ed by several buildings including asmall church with a cloister, where thefullers and domestic servants with theirfamilies lived and worked. Although it

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lost its original importance beginningfrom about 1429, the works were usedas a fulling mill until the start of the20th century, and what makes it so fas-cinating is that the exterior wall struc-ture of the complex still retains its orig-inal 14th-century appearance even afterobvious additions and restorations car-ried out in modern times that do not,however, spoil the original structure.(Fabbri, 2004).Returning onto Via diRosano, after a few kilometres wereach, on the right, the so-called Pi-ramidi di Rosano or Pyramids ofRosano, two small, very picturesquepyramid-shaped hills that lead us toRosano, a village that rose up aroundthe important Abbey of Santa Maria,a Benedictine convent that was found-ed, according to tradition, in 780, andthat is mentioned in documents as farback as the early 11th century. Alter-ations on the buildings that comprisethe original nucleus of the abbey tookplace starting from the 12th-13th cen-turies up until the 18th century, whilethe church, because of damage it suf-fered during World War ii, was restoredto its original medieval state. Since thenuns are strictly cloistered, visits to thecomplex are very limited. The cloistersare accessible only during the feast ofCorpus Domini, while the church isopen only during liturgical services.This three-aisled church with a woodtrussed ceiling houses important worksof art such as a Baptismal font from1423, an Annunciation by Jacopo diCione, dating back to about 1365, anda triptych by Giovanni da Ponte withthe Annunciation and Saints from 1434.

But among the works of art housed inthe church the Crucifix with Stories fromthe Passion and Resurrection of Christ,attributed to an artist who has beengiven the name of “Master of Rosano”,especially stands out. It is dated to 1129with reference to the reconsecration ofthe church. The restoration of the pan-el, executed from 1993 to 2006, furtherenhanced the extremely high qualityof the work – it is the most ancientpainted Cross in wood still existing –and the study that has ensued follow-ing this restoration will undoubtedlyshed new light on its anonymous Ro-man-born author, who, in an extraor-dinarily innovative way, depictedChrist’s features (triumphans) and theevents related to his Passion with suchgreat mastery (Monciatti, 2007).From here, taking Provincial Road 90towards Rignano we pass (to the left)the Castle of Volognano. The villagedominates the point where the Arnoand Sieve rivers meet, offering splen-did views over the Valdarno and Prato-magno areas. Probably erected on a pre-existent Roman settlement, the villagewas first recorded only in 1214 in doc-uments pertaining to the Church of SanMichele, while the earliest mention ofthe castle is dated 1220. During theMiddle Ages the castle was home to theda Quona family – which later becameDa Quona di Volognano. In 1304 it wasdestroyed by the Florentine Republicin retaliation for the owners havingsided with the Ghibelline faction.Even though part of the structure stillreveals its 13th-century origins, the cur-rent aspect of the castle is neo-Gothic.

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The outer walls, with two gates and abattlemented tower, also include thesmall aforementioned Church of SanMichele. Inside the church is the altarpiece by Mariotto Albertinelli – bear-ing his signature and the date 1514 –with the Madonna Enthroned andChild with Saints Peter, Paul, Apollo-nia, the Archangel Michael, and theKneeling Client, perhaps identifiablewith Zanobi della Vacchia. The churchalso houses a Madonna and Child oncanvas by Bicci di Lorenzo, datable to1385-1390 but “modernized” probablyin 1485, and an equally remarkableMadonna of the Girdle once attributedto Domenico Puligo – but now con-sidered the work of the so-called “Mas-ter of Volognano” (Padovani, 2002):“a very important and representativework of early 16th-century Florentineart” (Bencistà, 1999).Along the same road lies (to the right)the village of Torri.The local Church ofSanto Stefano, in simple Romanesquestyle, houses: a painting by FrancescoCurradi (a loan from the Florentine Su-perintendency), a beautiful painting ona wooden panel attributed to the Bolog-nese painter Lorenzo Sabatini (1562-1572 ca.) and a predella or altar-steprepresenting Saint Sebastian, KingDavid, a Pontiff and a Bishop probablythe work of Francesco Granacci, whichhad been added to a Triptych, attributedto the “Master of the Christ Church In-coronation”, temporarily kept in thenearby Church of San Cristoforo in Per-ticaia.Still following Provincial Road 90, wereach the town of Rignano sull’Arno.

Perhaps originally a Roman settlement,as its name(Arinianum) would suggest,the village is mentioned for the firsttime in documents from the secondhalf of the 11th century. Strategically lo-cated at an Arno river crossing, it ac-tually stands a little off the Strada deiSette Ponti that runs along the otherbank of the river, partially followingthe ancient route of the Cassia Vetus.The ancient Roman way is famous forthe numerous and very old parishchurches(Pelago, Pitiana, Cascia, Scò,Gropina and San Giustino) scatteredalong its route; skirting the slopes ofthe Pratomagno, it used to join Flo-rence to Arezzo and hence to Rome.Therefore along the road that branchedoff from the main artery, even thoughon the other side of the river, an im-portant place of worship was erected,the Parish Church of San Leolino,which was reconsecrated in 2000 afterlong and complex works that restoredthe it to its ancient structure. Thechurch has also recovered its originalworks of art, of notable value, that hadbeen kept in the 20th-century parishchurch of the town. The first recordsof the building go back to 1066. A fineexample of 11th-century architecture,with a basilican plan consisting of anave and two side aisles lined with pil-lars and ending in three semi-circularapses, the church is embellished by afrescoed polyptych representing the In-coronation of the Virgin (datable to thelast quarter of the 14th century), anotherfresco, Our Lady of Consolation, possi-bly a collaboration between Lorenzodi Bicci and Bicci di Lorenzo, and the

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christening font in glazed terracottarepresenting the Stories from the Life ofSaint John the Baptist (approximatelydatable to 1520) by Santi Buglioni andhis workshop (San Leolino a Rignano,2000).Towards the end of the 12th cen-tury, a castle must have been erected inthe vicinity of the church, subject firstto the Sant’Ellero nuns and later to theVallombrosa friars. It was already in astate of decline during the first half ofthe 14th century, when the hamlet, setclose to the bridge over the Arno, start-ed to flourish under the Florentine Re-public, giving life to the nucleus of to-day’s Rignano. Two illustrious figureswere born here: the humanist Ves-pasiano da Bisticci (1421-1489) and thepainter Ardengo Soffici (1879-1964).From Rignano, continuing alongProvincial Road 90 towards San Gio-vanni, one must visit Incisa in Val d’Ar-no. The name, (incisa means carved),springs from the “location of the villageinside a steep walled gorge formed bythe Arno river, but once believed tohave been “carved” out by the Romans”(Tigler, 2005). In the lower part of thevillage, near the town hall, stands theChurch of Sant’Alessandro built in1786 on the site of the oratory of theabolished Company of the Corpus Do-mini. The current building has main-tained the 16th-century front portal ofthe oratory. The single-aisled interiorhas two altars and a vaulted apseadorned with 20th-century frescoes. In1984 a triptych representing theMadonna and Child with Saint Michaeland an Evangelist Saint (from theChurch of San Michele in Morniano)

was transferred here. The work is bythe Florentine painter Andrea di Gius-to who was active during the first halfof the 1400’s and, as seen in this work,was influenced by the most celebratedartists of his time: Fra Angelico, Masac-cio and Paolo Uccello, with whom hecollaborated. Going up Via Castellanawhich leads to the so-called Castello del-l’Incisa or Castle of Incisa, we pass, onthe right, the Oratory of the Crocifis-so del Castello (or Oratory of the Cru-cifix of the Castle). Built originally in1364 next to a hospital which cared forwayfarers and the ill, the oratory is ded-icated to a wooden Crucifix that wasthought to be miraculous and wasbrought here during a processionwhich had started from Florence. Thebuilding houses a small but rich andelegant museum, the local Museum ofSacred Art, founded in 2002, whereimportant works of art are kept; theycomprise paintings on wooden panels,vestments and furnishings fromchurches around Incisa. Among theothers are particularly worth men-tioning: a Madonna and Child on awooden panel attributed to the “Mas-ter of Barberino” (active between 1358and 1369), from the Church of San Lo-renzo in Cappiano; a Madonna andChild with Saints Julitta, Cyriacus,Bartholomew and the Client from the16th century attributed to Giuliano Bu-giardini (once kept in the Church ofSan Quirico in Montelfi); a Christ Cru-cified in polychrome wood of Floren-tine school, dated from the first twodecades of the 16th century – and there-fore not identifiable with the crucifix

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which was at the origin of the creationof the oratory; a Christ Redeemer in cop-per fixed on a wooden panel executedby a follower of Ludovico Cigoli, whichwas originally in the Church of SantoStefano in Cetina; a Saint Michael byOrazio Fidani (18th century); and richfurnishings, silverware, ex-votos andfabrics mostly from the 17th and 18th

centuries (Caneva, 2004). Among thelatter, particularly noteworthy, is a rareand precious embroidered cope hoodfrom the end of the 15th and the begin-ning of the 16th centuries. Leaving themuseum and continuing towards thehigher part of the small town, onereaches the Castello, or castle, wheretraces of the medieval structure are stillvisible and where one can see, besidesthe former Church of San Biagio withremains of the ancient defensive walls,the house which, according to tradi-tion, once belonged to the family ofFrancesco Petrarca and inside whichthe poet, born in Arezzo, presumablyspent the first seven years of his life.Back in the lower part of the smalltown, moving towards San GiovanniValdarno, one finds, immediately to theright, the church and convent of SantiCosma e Damiano al Vivaio of the Fri-ars Minor. Originally, there used to beon the same site an oratory-church,dedicated to the Virgin Mary, annexedto a convent that gave shelter to way-farers during the 14th century. Duringthe first decade of the 1500’s, the foun-dation passed into the hands of theFranciscan Friars Minor. In 1516, as theMedici Pope Leon x was travellingthrough the Valdarno, heading back to

Rome after a visit to his native Florence,the friars asked the pontiff permissionto erect a new church and convent. Thetwo buildings were dedicated to SaintsCosmas and Damian, whose cult wasparticularly dear to the Medici family.The building was consecrated in 1530and in 1592 an arcade was added to pro-vide shelter for the pilgrims. The com-plex was modified during the 18th cen-tury when the interior of the churchwas modernized following late-Baroquecanons, evident in its conspicuouslyrich decoration, precious ornamentalstuccos and in the dozens of paintingson canvas. Worth noticing, among oth-er works of art: a polychrome terracot-ta bas-relief with Madonna and Childattributed to Lazzaro Cavalcanti knownas il Buggiano, based on a drawing byLuca della Robbia. The convent un-derwent the successive suppressions de-creed first by Leopoldo, then by theFrench, and finally by the Italian gov-ernment, however managing to pre-serve through the years its function asa school for the religious.From Incisa, following the same StateRoad, we now head for Figline Val-darno. Before reaching the town prop-er, we pass the Sanctuary of the Ma-donna del Ponterosso, built, duringthe second half of the 1500’s (1570), al-so to house a miraculous image – a fres-co of the Virgin Mary Enthroned withChild – now standing on the main al-tar. The work, executed around 1499,was originally inside an aedicule locat-ed in Figline Valdarno. It was producedat the behest of the Florentine Antoniodi Paolo d’Antonio de’ Parigi, who

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commissioned it to a student of PietroPerugino, probably identifiable withthe Figline artist Giovanni di PapinoCalderini (Baldini, 2005). The workremained for a few decades in its orig-inal location, but following the disas-trous 1557 flood, it became necessaryto grant the venerated Madonna a moresuitable home. Thus the sanctuary wasbuilt, in part also with support fromthe Medici Grand Dukes. On one ofthe altars the visitor can also admire asumptuous Madonna and Child withSaints by the Figline artist Egisto Sar-ri(19th century) of whom the Museumof the Collegiate Church houses otherimportant works. The frescoes in thesacristy and especially those in thechurch choir depicting the Stories fromthe Life of the Virgin Mary and from theChildhood of Christ, which were car-ried out between 1750 and 1753 by theFlorentine painter Pietro Betti, areworth mentioning (Pasquini, 2003).From the Sanctuary of the Madonnadel Ponterosso proceeding along theState Road we reach Figline Valdarno.This small town is one of the most an-cient Florentine walled lands, the so-called “terre murate”, having beenplanned in the mid-1200’s when, fol-lowing the destruction of the “Fegh-ine” castle set atop a hill dominatingthe river, the Florentine Republic de-cided to promote the growth of thesmall village situated in the plain below.Provided with defensive walls duringthe 14th century (which are still visibletoday, although for the most part theyhave been incorporated into houses),Figline became very important for Flo-

rence - it was indeed considered thecity’s granary. Buildings of consider-able historical and cultural value canbe seen inside the perimeter of the an-cient walls. The central piazza MarsilioFicino, named after one of the mostimportant humanists of the 1400’s whowas born here in 1433, presents the typ-ical structure of a “mercatale”, namelya market square. It is faced (north) bya 14th-century arcade, part of the 17th-century Ospedale Serristori; and(south) by the Collegiate Church ofSanta Maria started in 1257 at the footof San Romolo, the small hill over-looking the town. As concerns the col-legiate church, “there exists conflictinginformation regarding the origins ofthe church, whose foundations wouldappear to have been laid at least 100years earlier, after the destruction of theold Figline castle and that of a churchdedicated to Saint Mary” located onthe aforementioned hill (Bencistà,1999). Initially a parish church, it re-ceived the title of collegiate church in1493, which means a chapter was set upthere, with a provost and twelvecanons, and could count on fixed rev-enues. Deeply modified between the17th and 19th centuries, it was freed fromits 17th-century additions duringrestoration works carried out in the lastcentury; however, the church has pre-served very little of its original Gothicstructure, but for the original dimen-sions of its single aisle, and its large ogi-val windows. Outside, the most re-markable feature is the fine 16th-centu-ry portal, while the interior houses var-ious works of art, including a Madon-

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na and Child with Angels and SaintsElizabeth of Hungary and Ludwig ofToulouse by the so-called “Master ofFigline”, a painting on a wooden pan-el datable to after 1317, year in whichSaint Ludwig was canonized. Inside the19th-century circular cappella del Sacra-mento or Chapel of the Sacrament –which opens to the right – one can ad-mire a Saint Joseph in polychrome ter-racotta attributable to Andrea dellaRobbia and probably produced be-tween 1505 and 1510. The local Museum of Sacred Art wasset up in 1983 in premises adjacent tothe collegiate church. Leaving the col-legiate church and going towards ViaCastel Guinelli, we pass first a group ofhouses from the late Middle Ages, andthen a villa known as Casa grande deiSerristori, with its interesting courtyardflanked by two 15th-century open gal-leries and an Italian-style garden fromwhere a portion of the ancient 14th-cen-tury walls with one of the towers areclearly visible. Other monuments makea visit to the old town of Figline defi-nitely worthwhile: the Palazzo pretorio(Magistrate’s building), rebuilt in 1931with the original municipal tower in-side which is a chapel housing a glazedterracotta of a Madonna and Child withSaints, probably from the workshop ofBenedetto Buglioni. Not far from thePalazzo stands the Church of SanFrancesco, erected in its current out-line at the turn of the 13th century overthe foundations of a pre-existing con-struction of smaller dimensions. Thefaçade, which shows traces of its orig-inal two-colour pattern, is fronted by

a Renaissance portico that continuesalong the left side where it becomespart of the Franciscan convent, whileon the right-hand side the church isflanked by houses dating back to the16th century. A tabernacle representingthe Madonna and Child by the schoolof Giovanni Pisano can be admired un-der the portico next to the entrance ofthe church, where are also a number ofcoats of arms. The portico lunettes havepreserved frescoes from the 17th centu-ry. The single-aisled interior, with atransept and three apsidal chapels, hasremained faithful to the ancient struc-ture; however, drastic restoration workwas carried out in the 1920’s, when theFranciscan Friars retook possession ofthe church and convent. The innerfaçade shows a series of frescoes in-cluding the Annunciation, the Incoro-nation of the Virgin, the Crucifixion andSaints, Saint Francis, God the Father inGlory, and a smaller Crucifixion which,between 1985 and 1990, were restoredto their original state also by removingany pictorial addition. They are data-ble to the first two decades of the 15th

century and are the work of the Flo-rentine painter and illuminatorFrancesco d’Antonio. On the right-hand wall is a fresco attributed to PierFrancesco Fiorentino, that was origi-nally in the cloister, representing theMadonna and Child with SaintsBartholomew and Sebastian, while theleft-hand wall shows a fresco from theschool of Botticelli depicting the As-sumption of the Virgin Mary Offeringher Girdle to Saint Thomas, with SaintsJohn the Baptist and Julian. Finally, the

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sacristy houses a stucco Madonna andChild from Ghiberti’s workshop (dat-ed to between 1420 and 1430). Also in-teresting – the cloister and chapter hallwhich record the importance of theFranciscan foundation. The Monas-tero della Santa Croce, or Monasteryof the Holy Cross, also stands on PiazzaSan Francesco, although only thechurch can be visited (as the monasteryis strictly cloistered). Founded in 1542by the brothers of the Company by thesame name, it was the Augustiniannuns from the Florentine convent ofSanta Maria di Candeli in Via dei Pi-lastri who settled there from the start.The church’s current appearance is theresult of restructuring begun in the ear-ly 17th century and completed in 1794:the exterior has a columned atriumwith a vaulted ceiling, corbels andcolumns from the late 16th century. Thesingle-aisled interior, with three greysandstone altars in late-baroque style,is extremely rich in stuccos. Among thepaintings housed in the church are es-pecially noteworthy: a Christ Crucifiedand Mourners, derived from an origi-nal 16th-century work by MarcelloVenusti and a Saint Cecilia that can beattributed to the school of GiovanniCamillo Sagrestani, a Florentine artistwho mostly worked in his native citywhere he died in 1731. Despite thesemonuments and works of art bearingtestimony to the importance the townheld during the Middle Ages, the cur-rent town centre has a typically 19th-century layout, owing to the remark-able industrial boom that took placehere just in that period.

The surroundings of Figline

Two recommended excursions startfrom Figline. Driving south-west onereaches Gaville, a village that standswhere once rose a castle known as Gav-illaccio, property of the Ubertini fam-ily, the local feudatories. In Gaville onecan visit one of the most important Ro-manesque parish churches in the Val-darno: the Parish Church of San Ro-molo, which, according to tradition,was erected in 1007 next to the mightybell-tower (perhaps originally a Romanwatch-tower), presumably on the siteof a pre-existing votive chapel. Thechurch was erected at the behest of theUbertini family and that of the bishopof Fiesole (whose first representativewas precisely Saint Romulus). In 1030its construction was already at an ad-vanced stage and was completed about40 years later.The façade is in compact ashlars. Thelunette of the central portal used tohouse an early 15th-century Madonnaand Child with Saints Peter and Romu-lus of Sienese school, now kept insidethe rectory. Inside the church, with anave and two side-aisles separated bypillars topped with capitals of great val-ue, is found an Annunciation by a fol-lower of Ghirlandaio. The rooms of theaforementioned rectory have been theseat, since 1974, of the Museo dellaciviltà Contadina (Museum of countryculture) which displays a collection ofabout 4,000 pieces illustrating ruralwork year-round. From Gaville, aftertravelling through San Donato inAvane and entering the Chianti region,

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we come to the Castle of Meleto whichwas originally of the Benedictine orderof the Coltibuono Abbey and alreadyin 1269 belonged to the Ricasoli fami-ly who enlarged it over the course ofthe centuries. Besides the 15th-centuryfortifications, evidenced by the im-posing cylindrical tower, the interiorfurnishings and decorations show itslater function as an aristocratic manorhouse, as attested also by a small charm-ing 18th-century theatre. Another itin-erary takes us across the Arno in Figlinefrom where, heading in the directionof Vaggio, we reach Pian di Scò. The town is set on the Resco torrent(from which the name of the place isperhaps derived) which “through a sys-tem of artificial canalization suppliedmills, oil mills and a wide agriculturaldistrict particularly flourishing duringthe grand-ducal period» (Trotta,2005). Especially worthy of note is theRomanesque Parish Church of SantaMaria, one of the most important inthe Valdarno area together with theaforementioned Parish Church of SanRomolo, where from its parvis, whichhas been recently renovated togetherwith all the surrounding area, you canenjoy a fine view of the countrysidewith its forests and hills cultivated witholive trees and grapevines. The build-ing, provided with an imposing belltower, was first recorded in 1008. Theexterior presents a simple façade ontowhich a series of blind arches and twosingle lancet windows open; the inte-rior of the church consists of a nave andtwo aisles divided by columns toppedwith finely decorated capitals and a

fresco depicting the Madonna andChild by Paolo Schiavo.From the parish church we take theaforementioned road called Strada deiSetti Ponti whose more than thousand-year-old name has origins that have notentirely been resolved: on one hand itcan be explained by the presence of thestructures that cross the watercourses(that, anyway, are certainly more thanseven), or it could also be tied to thesymbolic and ritualistic value of thenumber seven that would link pagangods, once venerated there, to Christ-ian saints to whom the numerous reli-gious buildings found along the wayhave been dedicated. Entering ontothis important thoroughfare we headtowards Reggello, whose position,close to the Pratomagno mountainrange, makes it ideal for pleasantmountain excursions. Probably to beidentified with the ancient Castelnuo-vo in the parish of Cascia – to differ-entiate it from Castelvecchio, whichbelonged to the Guidi counts– the vil-lage became part of the dominion ofFlorence between the late 13th centuryand the early 14th century, when, in1385, the castle was fortified. Its currentname (Reggello), meaning the capitalof a community, goes back to a law pro-mulgated, in 1773, by Grand DukePietro Leopoldo. In the town you canvisit the City Hall (the coats-of-arms ofseveral Podestà who held office herecan be seen on its façade) and the parishchurch of San Jacopo, founded on thepre-existing oratory (dedicated to thatsaint), that has a single aisle structure.The building, although it underwent

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modernization during the 20th centu-ry, contains furnishings mostly fromthe 17th century. A 16th-century wood-en Crucifix is displayed in the pres-bytery. In the nearby village of Casciais the Parish Church of San Pietro thatrose “probably on the site of an olderearly Christian church with a Lombardtower which was turned, according toa practice quite common at the time,into a bell tower”. The origin of thecurrent aspect of the church is “morecomplex and took place over time: itspure Romanesque-style structure prob-ably dates back to between the end ofthe 12th and the beginning of the 13th

centuries”, while the portico is proba-bly from the 16th century. The interior,consisting of a nave and two aisles witha single central apse, has (with the ex-ception of the two pillars at the end)columns with capitals decorated withplant-like motifs and allegorical scenesthat might have been carried out by“local skilled workers but with funda-mental contributions of Lombard ori-gin”. On the left wall there is a detachedfresco with an Annunciation by Mari-otto di Cristofano, the brother-in-lawof the famous painter Masaccio. In theapse there is a 14th-century woodenCrucifix known as “della Casellina”,while, beginning from 1988, on thewall at the end of the left aisle was forsome time on display the Triptych ofSaint Juvenal (so called because origi-nally it was housed in the church bear-ing the same name) depicting theMadonna Enthroned with Child, TwoAngels and Saints Bartholomew andBlaise (on the right) and Saints Juvenal

and Anthony the Abbot (on the left)painted by Masaccio in 1422, nowhoused in the Masaccio Museum of Sa-cred Art. Founded in 2002, the muse-um houses important vestments, para-ments, silverware and paintings com-ing from various buildings in the area;other works of art worth noting are: aMadonna and Child with Saints fromthe workshop of Domenico Ghirlan-daio, a Madonna and Child betweenSaints Michael the Archangel and Se-bastian by Agnolo Guidotti dated 1575,an Annunciation by Alessandro Allori,painted before 1587, a painting on can-vas representing the Mourning over theDead Christ by Santi di Tito, bearinghis signature and the date 1601, and aSaint Anthony from Padua with Childbetween Saints and Cherubs by JacopoVignali, signed and dated 1655, all ofwhich originally from the ParishChurch of San Pietro (Caneva, 2006).From Reggello, leaving the Strada deiSetti Ponti and following the signs forCasabiondo, we arrive at the Villa diCasamora, an 18th-century farm-villa,today the headquarters of the wildlifehunting reserve, the Fattoria diCasamora, under which a large part ofthe surrounding territory comes. Fromthis ancient residence we continue onto Menzano-Casabiondo, whose in-habited nucleus dates back to the 13th

century, even if its later enlargementsand modifications gave it today’s rural18th-century aspect with a loggia, andpaved courtyard with a well, wash tuband fountain. On the other side of theroad stands the Oratorio dell’Immaco-lata Concezione (or Oratory of the Im-

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maculate Conception) built in the 17th

century as a votive chapel and whosefaçade was embellished in 1711 withBaroque decorations not common inthe Valdarno area. A short distance fromCasabiondo is Poggio Alla Regina,originally a magnificent castle belong-ing to the Guidi counts. The settlementwas first mentioned in medieval man-uscripts with the name of “Castiglioni”or “Castiglione della Corte” in 1008; in1191, after Henry vi confirmed it a pos-session of the Guidi counts, it was lat-er passed down “in feudum” to the Pazzifamily from Valdarno, at least until 1277when it was claimed by the abbey ofFlorence. The castle became the heartof politics and economy in the area be-tween the 11th and the 14th centuries (inthe 13th century it returned a possessionof the Guidi counts). It lies in a strate-gic position between the mid-Valdarnoand the upper Casentino area and it waspractically impregnable because of thenature of the land it was built on: anisolated peak that is sufficiently wideand surrounded by steep slopes. Con-fiscation by the Florentine Republic re-sulted in loss of importance and con-sequent abandonment before the endof the 14th century. Since 1993 the sitehas been the object of an archeologicalexcavation promoted by the Universi-ty of Florence which is yielding impor-tant results for the reconstruction of thehistory both of the settlement and thesurrounding territory.

Acknowledgements: Lucia Bencistà, CeciliaFrosinini, Cecilia Ghelli, Alessio Monciatti,Gloria Papaccio, Rosanna Proto Pisani, Giusep-pina Carla Romby, and Giuliana Righi.

artistic crafts, fine foodand wine in upper valdarno

Maria Pilar Lebole and Benedetta Zini

As it follows its course from the Prato-magno massif to the Chianti hills, theArno runs through a natural reserveknown as the Valle dell’Inferno e Ban-della, rich in English and Turkey oakwoods, willow trees, cotton-woods, andholm-oaks which occupy the slopes ofthis long gorge of artificial basins. As itnears the narrows of Incisa the gorgeseems to end but it widens again in theArezzo province, eventually englobingthe territory where the Ambra, left af-fluent of the Arno towards Siena, flows.The itinerary we recommend for thediscovery not only of the historic andartistic splendours of the Arno valley,but also of its traditional crafts devel-oped long ago but still well alive,stretches along about 40 kilometres ofroad: it can be covered via highway A1(also known as Autostrada del Sole) be-tween the tollbooth of Firenze sud andthat of Valdarno, or following the Arnovalley from Florence first, along the ViaAretina and then, past Pontassieve, go-ing up (left) towards Vallombrosa anddown again until Rignano – or elseeastward to Reggello, Pian di Scò andCastelfranco di Sopra. From a historical point of view, theUpper Valdarno is a territory rich inparish churches and castles, and strate-gically important for its “terre murate”(walled lands).

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First ruled by the Guidi counts fromthe Casentino area, and later (from the13th century) by the Commune of Flo-rence, these “terre murate”, or villagesprotected by defensive walls, present atypically perpendicular street plan andup until today testify how history haspreserved the culture of the local peo-ple, admirable examples being the vil-lages of Incisa, Figline, San Giovanniand Montevarchi.The scenery that surrounds us along thisstretch of road is multi-facetted: solitaryslopes covered by oaks, chestnuts,conifers and beeches; then – if we go allthe way up the tortuous road to thehighest summit of the entire Prato-magno massif (Mount Pianellaccio,1,593 metres) – fabulous views over Tus-cany ranging from the Apuan moun-tains, Mount Amiata, the Chianti hillsright up to the towers of San Gimignanoand finally to the Valdarno landscapebordering the ancient Cassia Vetuswhich corresponds to today’s Via deiSetteponti or Strada dei Sette Ponti(namely Seven Bridges Road) and whichwill be our route for this itinerary. A constant feature throughout the ter-ritory are the ravines, a phenomenoncaused by erosion along the foothillsof the Pratomagno ridge, assuming pe-culiar shapes: crevices and gullies, fas-cinating for the contrast between theirsharp angular contours and the warmshades of the matter which during thesummer months, at sunset, takes onunmistakable red and orange nuances,characteristic of this land. These clayey gorges are just one out ofmany protected areas inside Valdarno,

while the lower valley is home to manyindustrial plants which line the road incertain stretches; other zones testify theongoing economic development in thearea (such as the stretch of ProvincialRoad 11 Lungo l’Arno known as Ac-quaborra running from TerranuovaBracciolini towards Arezzo, across thenotorious “Levane dam” which was thecause of the tragic flood that hit Flo-rence in 1966). Small rural villages dotother parts of the territory such as alongthe Strada dei Sette Ponti that runs allthe way to Arezzo and is one of themost picturesque routes in the Arnovalley. Here a walk along the mountainpaths is highly recommended, to wit-ness the landscape variations from thefoothills to the top of the Pratomagno.The patchwork scenery includes shrubsand woods dominated by oaks, beech-es and fir-trees; vineyards planted oneven ground and terraces interspersedwith vast expanses of pasture fields andpatches of cultivated fields showing theneat lines of ploughing or else thecolour of young shoots or that of ma-ture crops, and then again olive groves,and in the springtime picturesque spotsof blooming yellow broom(ginestra inItalian but locally called “maggio”).The central part – that which is cutthrough by the Autostrada del Sole andthe straight railway line – is unques-tionably the economic hub of the area,among the most industrialized in Tus-cany. It consists mainly in small andmedium manufacturing enterprisesand, for the last two decades, has alsobeen home to a number of industrialplants now producing world-famous

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designer clothes and accessories bear-ing leading brands in the sector. Be-sides the production of clothes, leathergoods and accessories, very widespreadin Tuscany, a now minor productionof glass and crystal centred around SanGiovanni Valdarno still lives on. Thetown was founded around the 13th cen-tury and up until today glassware hasremained influential on local econo-my, although its production obvious-ly now relies on less craftsmanlikemethods than in the past. The metic-ulously manufactured glass objectsrange from artistic stained-glass win-dows to Tiffany-style lamps and deco-rative furnishings in melted glass, notto mention hand-painted and engravedglasswork. In San Giovanni even salami is madein a particular way, resulting in the lo-cal barese, a typical salami, and rigati-no, a special type of very tasty bacon.The Pratomagno area is renowned forits prosciutto and chestnuts, as well asfor its Tuscan antipastos such as crosti-ni neri (canapés with chicken-liverpâté) and the simple fettunta – a sliceof bread lightly seasoned with fresh gar-lic and a trickle of olive oil, topped atwill with haricot beans. Olive oil in this area deserves a specialnote: from Florence to Arezzo the en-tire Valdarno is rich in olive groves, al-though the most distinguished areasare those of Pontassieve, Reggello(which is host to the “Rassegna dell’O-lio Extravergine di Oliva di Reggello ePratomagno” or Reggello and Prato-magno Extra Virgin Olive Oil Exhibi-tion) and Pergine Valdarno. Equally

famed is the oil from the Ambra hillsand the Pratomagno.The Valdarno cuisine has managed topreserve a now famous bean, the prizedfagiolo zolfino, preventing it from beingsupplanted by the more common hari-cot and toscanelli bean. King of the Val-darno and the Setteponti district, thesmall round yellow legume with a thinskin is mainly cultivated in the territo-ry between the Arno river and thePratomagno mountains. On the west-ern side of the mountain, the area ofproduction comprises the municipaldistricts of Castiglion Fibocchi, Late-rina, Loro Ciuffenna, Terranuova Brac-ciolini, Castelfranco di Sopra, Pian diScò (in the province of Arezzo) andReggello (in the province of Florence);the zolfino bean is cultivated on hillsand foothills, for it grows well in bar-ren and dry land while it cannot sur-vive in the plain, where water stagnates.Sowing takes place in spring, often onthe terraces planted with olive trees andby now the zolfino bean has become aselect product owing to the small quan-tities produced and the high marketprice. Also - beware of imitations: thegenuine fagiolo zolfino is grown exclu-sively in this area!The cooking of these beans with thinskin requires from 3 to 4 hours, or evenmore, until they become thick andcreamy. They are good boiled, seasonedwith extra virgin olive oil (better ifstrong and fruity), and served on toast-ed Tuscan bread or as a side dish witha Bistecca (steak) alla Fiorentina.A very popular way of cooking the zolfi-no bean, especially in the past, was in-

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side a flask. Water, oil, salt, chilli pep-per, sage and tomatoes were added tothe beans and the flask (deprived of itsnarrow neck) was placed inside the fire-place among the ashes still hot fromthe fire. Water was added from time totime, being careful not to overfill thecontainer to avoid wetting the outsideof the bottle, lest it would burst in-stantly.As is well-known in traditional coun-try uses, zolfino beans, just as haricotbeans, are excellent inside ribollita (asoup made with vegetables and stalebread) and on the fettunta, also the dayafter they have been cooked.Today, rescued from impending ex-tinction, it is grown on approximately30-40 hectares, and farmers produceno more than 2000 to 3000 kg of pro-duce, too small a quantity to satisfy thegrowing demand. For the promotionand conservation of the zolfino bean, awork group was formed, to which par-ticipated Associazione Ente Fiera withthe Setteponti project, Agenzia Arsia ofthe Tuscan Region and the techniciansof the Italian Farmers’ Associations ofColdiretti, Cia and Unione Agricoltorito promote experimentation, im-provement of agronomic techniques,tasting gatherings, and, broadly speak-ing, to involve consumers and pro-ducers in the safeguard of this product(the University and Province of Arez-zo, the Pratomagno Comunità Mon-tana, restaurant owners, the growers,Arcigola Valdarno and others also takepart in the initiative).Also poultry is of utmost quality, andfree-range par excellence. As beautiful

to look at as they are good to taste, thechickens are all white-feathered withred crests and wattles, and are knownas “Valdarno chickens”. The race rearedis Valdarno Bianca. The flesh is firmand tasty, and well suited for many dif-ferent recipes, bollito (stew), arrosto(roast), fried or used to make sugo(sauce).Since 2001, a group of breeders underthe guidance of Arsia Toscana, in col-laboration with the Universities of Flo-rence and Milan, have been workingon promoting and preserving the race,defining its standards and controllingthe species selection. Regarding meat, a typically Tuscan dishcommonly found around here at coun-try fairs or at the weekly market isporchetta – an entire piglet cooked ona spit. Following the recipe, the pig isstuffed with spices and aromatic herbs;when ready, porchetta is cut into slicesand eaten between two slices of bread.As everyone knows, “del maiale non sibutta via nulla” –everything is ediblein a pig, nothing goes wasted, and in-deed, also around here, just about everypart is eaten, either lean or fat, up to thecrispy crust which is the best part, “thepriest’s delicacy” as goes the local pop-ular saying. Monte San Savino’sporchetta is famed for being one of thebest. Each year in September, the town(in the province of Arezzo) holds its fa-mous fair called Sagra della Porchetta. The vitality of the local villages is evi-denced by the numerous country fairsand folkloric events held throughoutthe area, especially during the summermonths. Thus, on summer evenings,

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the Bucine castle hosts a number ofconcerts and other musical events,while in May Castelfranco di Sopra or-ganizes its Festa della grandine (hail);Laterina a Christmas crib exhibition;Montevarchi and Terranuova Bracci-olini antiques fairs; Pian di Scò thePalio degli Arcieri (an archers’ race) andthe Fiera Nazionale degli uccelli da richi-amo (National Fair of Call-Birds).Then, on the first days of September,each village holds celebrations for For-giveness, and Figline Valdarno is hostto the San Rocco Palio (horse-race)combined with the Hazelnut Festival;not to be missed in February, theCarnevale dei Figli di Bocco parade inthe old centre of Castiglion Fibocchi,with costumes and masks from theVenetian tradition. A group of womentailor in the village have set up a smallamateur enterprise and create costumesfor this unique carnival, each onemeticulously made, beautiful and em-broidered by hand.

From Florence to Figline Valdarno

Different roads connect Florence toFigline Valdarno, the fastest being nodoubt the Autostrada A 1 towards Arez-zo. An interesting optional route is theroad that goes by San Donato in Col-lina and continues upward from Bag-no a Ripoli, passing villages such asMeoste, La Croce, l’Arco del Camicia,la Fonte del Pidocchio (from wherestarts the old road to Apparita – left –since for those travelling from Val-darno, this was the point where Flo-rence appeared to sight for the first

time), La Corte, Osteria Nuova, LeQuattro Vie, San Donato in Collinafollowed by the 18th-century villa Torrea Cona after which, driving past Troghiand Cellai, one descends to Incisa.For those who wish to follow the “SettePonti” Provincial road, the stretch fromRosano to Incisa can be done followingthe Arno river along Via Aretina. PastPontassieve, which remains in sight fora while, the road goes up towards theVallombrosa mountain. Here the val-ley widens and one finds Rignano,while Reggello remains on the left sideof the mountain; surrounded by a fab-ulous park, Villa Sammezzano domi-nates the landscape from the top of ahill. The road then reaches SanClemente, and past the villa of Leccio,a place which is well-known for itsmany outlets offering Italian designerclothes at discount prices, we reachCiliegi and finally Incisa.Along this stretch of road, named SettePonti or Cassia vetus, we recommend ashort stop at the fortress of Incisa, oncea destination for wayfarers, traders andpilgrims, as well as a visit to the Muse-um attached to the Oratory of the Cro-cifisso.A hospitable tourist destination, thearea has plenty of Bed & Breakfast andAgriturismo accommodations for thosewishing to explore the nearby coun-tryside. Following a straight line parallel to theriver (left), we reach Figline Valdarnowhere parts of the old walls are stillstanding. The Gothic Church of SanFrancesco deserves a visit, as well as theSerristori buildings, the Casa Grande

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and the Ospedale. Eastward lie Reggel-lo, Pian di Scò and Castelfranco. Themain piazza of Figline Valdarno, insidethe old quarter, is also worth a stroll: itis dedicated to Marsilio Ficino – courtphilosopher to Lorenzo the Magnifi-cent – who was born here.In this centre craftsmen’s workshopsare not very numerous. However, weare welcomed – to the soft sound ofjazz – inside the shop and studio ofMarco Pecchioli, a carpenter and re-storer who since the 1980’s producesfurnishings, decorative frames andpieces of furniture according to themost ancient tradition, using lacquer-ing and gilding techniques. He tells usthat over the past few years the requestfor 19th-century furniture and for therestoration of antique furniture hasfavoured the proliferation of well-or-ganized antiques shops, many of whichin the surroundings of Figline. In the wake of the Valdarno glass pro-duction, the area of Figline has spe-cialized in artistic glassware. VetrerieArtistiche di Gianni Prosperi is one outof many such artistic workshops. Theenterprise produces partitions in lam-inated glass, glass doors, stairways, ta-bles, glass panels and a variety of objectsin melted glass, besides floor-coveringsin tempered and laminated glass.For those who have not yet heard aboutit, the small collection of the apothe-cary’s shop called Antica Spezieria dell’Ospedale Serristori is certainly worth alook. Located on the ground-floor, itis set up in a very fine space where acollection of majolica, glass containersand phials are displayed inside valuable

walnut cabinets that cover every wall.The old Spezieria also houses a collec-tion of paintings. The institution hasbeen opened to the public since 1982;its history is connected to that of theSerristori hospital, founded in 1399 byone of the priors of the Florentine Re-public – Serristoro di Ser Jacopo. Norecord has been kept of when exactlythe pharmacy was opened inside thehospital, but it can be hypothesizedthat it took place in the early 16th cen-tury.The fast-spreading industrializationprocess currently taking place in theValdarno area fortunately has notwashed away the age-old traditions ofrural life. The wine industry, while ex-periencing a steady growth, has ablymanaged to preserve the traditionaltaste of its product, which so happilycombines with local food. Indeed, ashort distance away from piazza Fici-no, in Via Castelguinelli, we comeacross a family-run wine-shop namedLa Porta del Chianti which sells the bestlocal wines – among others, let us men-tion the excellent quality wines fromthe area of Vitereta – as well as otherprized Italian wines, all served with ex-quisite cold cuts, salami and differenttypes of cheese ranging from ripepecorino aged in fig leaves and servedwith various kinds of jam or else withchestnut purée (and other such daringcombinations!), all strictly preparedwithout preservatives. Other specialties include bruschette,samplings of pappa al pomodoro and ri-bollita in winter and panzanella duringthe summertime, not to mention dish-

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es prepared with the famous Garfag-nana spelt. The shop also organizescourses and thematic evenings: a courseon spirits, to appreciate distilled alco-holic drinks from grappa to brandies,cognac, armagnac, calvados and rum;oenology courses: wine from the vine tothe cellar, the production of wine, orelse special sweet wines and sparklingwines.With the aim of promoting the speci-ficity and quality of the food producedin the area, Figline holds an importantannual food fair, starring among oth-ers the zolfino bean, different types ofcheese, olive oil and wine. Thus, eachNovember the town’s main piazza wel-comes “Autumnia”, where one can seechoice livestock from the area, such aschianina oxen, Valdarno chickens andcinta senese pigs. A space set up by theMuseo della Civiltà Contadina di Gav-ille (Museum of Rural Culture in Gav-ille) recreates typical work environ-ments from the past, exhibiting ancientfarming tools and everyday objectsfrom rural life in Valdarno. Continuing along Regional Road 69we go past Carresi and Restone andreach the junction for Castelnuovo deiSabbioni and Cavriglia. A detourthrough the Parco di Cavriglia is boundto please also the young visitors. AtCafaggiolo (in the near outskirts ofCastelnuovo dei Sabbioni) we find aninteresting assortment of animals, mostof which were donated to the park inthe 1980’s. The selection was meticu-lously done in favour of non-danger-ous species; animals such as fallow deer,cinta pigs, ostriches, roe deer, Japanese

monkeys, llamas, and mouflons movequite freely inside the limits of the park,while bison and brown bears are bet-ter enclosed. There also exists a centrefor the re-appreciation of donkeys andmules affiliated to the National Orga-nization of Donkey Breeders (L’AsinoAssociation) where people are taughthow to care for donkeys, and where itis possible to ride donkeys, ponies andhorses at the riding-school, or go for aride along the park trails. Besides, bas-ket-ball, tennis and volley-ball can bepractised in appropriate spaces (by pri-or booking), and a swimming pool wel-comes visitors all through the summermonths.During the first half of the 20th centu-ry, the territory around Cavriglia wasan important mining centre for the dig-ging out of lignite (or brown coal). Thisaspect of local history is documentedin Castelnuovo dei Sabbioni at theCentro di Documentazione delle Minieredi lignite, which opened in 1991 withthe purpose of rendering available– with didactical purposes – all infor-mation regarding the mines of the ter-ritory, whose exploitation started dur-ing the second half of the 19th century.Over time, the mines were worked outand now the population is trying to re-store the landscape to its former naturalappearance, after it has been damagedby heavy digging. Inside the centrethere is a room used for video viewingand another equipped with computersfor Internet research, which also con-tains a small collection of fossils gath-ered inside the mines, and photo-graphic documents.

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In the old quarter, next to the ParishChurch of San Giovanni, a 15th-centu-ry vinaia, once used as a storeroom forwine and grain, houses the excellentrestaurant Il Cenacolo, which servestypical dishes from the Valdarno. As for Osteria La Vecchia Macina, atPoggio di Colle, outside Castelnuovodei Sabbioni, choice dishes includehomemade pasta, bistecca alla fiorenti-na and cinta senese pork salami. An-other mention goes to Enoteca Borgo-forra whose chef offers fine dishes fromthe Chianti area, slightly revisited andenriched; they also offer cookinglessons, including one-day lessons. From Figline Valdarno, following theright bank of the Arno, once pastMatassino, an interesting detour con-sists in visiting Castelfranco di Sopra,located on the Valdarno side of thePratomagno mountain.We are now in the province of Arezzo,and this typically medieval town is oneout of the three examples of the so-called “Terre Nove” (“New lands”), to-gether with San Giovanni and Terran-uova Bracciolini. This ensemble ofcommunes was set up in the Upper Val-darno by the Florentine Republic in anattempt to break down the strong feu-dal power still widespread in the areaand expand its own influence up to thegates of Arezzo. Castelfranco’s layout is perfectly geo-metrical, with streets radiating off fromthe main piazza. We access the latter fromVia dei Sette Ponti, our reference roadthroughout our tour of the Valdarno.We drive through Montemarciano, an-cient fortified castle of the Pazzi fami-

ly from Valdarno; the two gates whichonce gave access to the village are stillclearly visible. We then pass Piantrav-igne, from where we get an impressiveview of the area’s age-old rocky gorges.In the vicinity of Castelfranco, let usmention the village of Pulicciano, sit-uated more than 600 meters above sealevel, today a holiday resort offeringsplendid views over the entire valley.

The selection of the businesses has been made atthe discretion of the authors and is by no meansexhaustive as regards the businesses present inthe area. We wish to express our gratitude to theartisan businesses and the accommodation fa-cilities for their helpful collaboration in the re-search phase. We would especially like to thankMassimo Malvisti and Emanuele Rappa fortheir kind collaboration.

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Natural Parks, Handicraftand Gastronomic Businesses

riserva naturale della valledell’inferno e bandellaTel. 0575 [email protected]

le balzeTel. 0575 [email protected]

associazione fagiolo zolfino del pratomagnoat Penna53028 Terranuova Bracciolini(Arezzo)Tel. 055 9705039Fax 055 [email protected]

Incisa Valdarno

relais villa al ventoVia S. Maddalena, 1150064 Incisa in Valdarno (Firenze)Tel. 348 3812822Fax 055 [email protected]

Figline Valdarno

marco pecchioliVia Castelguinelli, 850063 Figline Valdarno (Firenze)Tel. 339 6530012

vinoteca la porta del chiantiVia Castelguinelli, 7050063 Figline Valdarno (Firenze)Tel. 055 959341Tel. 339 [email protected]

antico forno di canu & innocenti sncVia S. Croce, 2050063 Figline Valdarno (Firenze)Tel. 055 953353

vetrerie artistiche di gianni prosperi & c. sncVia della Comunità Europea50063 Figline Valdarno (Firenze)Tel. 055 959087Fax 055 [email protected]

antica spezieria dell’ospedale serristoriPiazza xxv Aprile Figline Valdarno (Firenze)Opening hours: only on requestFree entranceInformation Tel. 055 9125247

museo della civiltà contadina di gavillePieve di San RomoloGaville50063 Figline Valdarno (Firenze)Tel. 055.9501083Fax 0559156249museo.gaville@tiscalinet.itwww.comune.figline-valdarno.fi.it/musei/gaville.html

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Cavriglia

parco di cavrigliaat CafaggioloCastelnuovo dei Sabbioni52020 Cavriglia (Arezzo)Tel. 055 967544Fax 055 [email protected]

centro di documentazione delle miniere di ligniteVia Giovanni xxiii, 2Tel. 055 9678003Castelnuovo dei Sabbioniwww.comune.cavriglia.ar.it/[email protected]

ristorante il cenacoloVia del Riposo, 652020 Cavriglia (Arezzo)Tel. 055 [email protected]

osteria la vecchia macinaat Poggio di Colle, Castelnuovo dei Sabbioni52020 Cavriglia (Arezzo)Tel. 055 9677925Mobile [email protected]

trattoria enoteca borgoforraat Montegonzi52020 Cavriglia (Arezzo)Tel. 055 966738

ristorante pitenaVia Chiantigiana, 316 52022 Cavriglia (Arezzo) Tel. 055 966016www.ristorantepitena.com

villa barberinoViale Barberino, 19at Meleto52020 Cavriglia (Arezzo)Tel. 055 961813Fax 055 961071

Castelfranco di sopra

le balzeFarm holiday centre Via Riguzze, 2352020 Castelfranco di Sopra (Arezzo)Tel. 055 [email protected]

la casucciaFarm holiday centre at San Godenzo52020 Castelfranco di Sopra (Arezzo)Tel. 055 8336196-329 0589549Fax 055 [email protected]

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Hotels, residential hotelsand restaurants

Figline Valdarno

antica taverna casagrande (hotel and restaurant)Via del Puglia, 2650063 Figline Valdarno (Firenze)www.hotelvillacasagrande.comTel. 055 9544851Fax [email protected]

torricelli(hotel and restaurant)Via San Biagio, 250063 Figline Valdarno (Firenze)Tel. 055 958139-951424Fax 055 958481

villa la palagina (hotel and restaurant)Via Grevigiana, 1150063 Figline Valdarno (Firenze)www.palagina.itTel. 055 9502029Fax 055 [email protected]

villa la borghetta(hotel and restaurant)Via di Golfonaia, 57at la Borghetta50063 Figline Valdarno (Firenze)Tel. 055 952868

villa norcenni residence (camping-site, residential hotel,restaurant)Via Norcenni, 750063 Figline Valdarno (Firenze)www.camping.it/toscana/clubgirasoleTel. 055 915141Fax 055 [email protected]

torre guelfa(Restaurant)50063 Figline Valdarno (Firenze)Piazza M. Ficino, 50Tel. 055 91055733Fax 055 [email protected]

ristorante leon d’oroVia Locchi, 750063 Figline Valdarno (Firenze)Tel. 055 951922

de profundis caféPiazza San Francesco, 450063 Figline Valdarno (Firenze)Tel. 055 9152077

ristorante pizzeria stroncapanePiazza M. Ficino, 8350063 Figline Valdarno (Firenze)Tel. 055 9156261

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Glossary

Francesca Sborgi

Ampulla/AmpullinaA small vessel, either of glass or met-al, with a globular body and a narrowneck, which is at times provided withan ear-shaped handle and a spout. Itis used to contain the wine and thewater for the Eucharist, or holy oils.

AntiphonaryA part of the Missal (see entry) thatcontains the antiphons (alternatingchants) that, tradition says, were col-lected by Gregory the Great.

Architrave or Lintel In architecture, the horizontal ele-ment which rests on the capitals ofcolumns, pillars or jambs.

Armorial bearingsSee Coat of arms

AspergillumAn implement in the form of a per-forated spherule, sometimes provid-ed with bristles, with a handle, usedto sprinkle holy water on people orthings.

Baptismal fontA basin which contains holy water.

BookstandA stand for liturgical books, usuallywith a sloping top to hold them openin a position appropriate for read-ing. It is usually placed in the areabefore the altar.

Brocade A particularly precious fabric madeof silk, linen or hemp, obtainedthrough a complex and slow weav-

ing technique, decorated withdamask patterns, with interlacedthreads giving a characteristic raisedeffect.

Bugia See Palmatoria.

CandelabrumA large candlestick (see entry) pro-vided with two or more decoratedbranches.

CandlestickA support in wood, metal, or othermaterials, used to hold a single can-dle.

Casket A small case that contains a relic orthe consecrated host to be taken tothe sick or invalid, or else the smallmetal box where the monstrance (seeentry) lunette is kept.

Chalice A cone-shaped liturgical vessel witha stem ending in a base. It is used atMass for the consecration of wine in-to the Blood of Christ. Owing to itsimportance during the Christianliturgy, it is usually richly decoratedand made of precious durable mate-rials. The cup is either in gold or gild-ed silver on the inside, whereas thestem and the base can be made ofother materials, except glass andivory, as they are subject to wear.

ChasubleSee Planet.

ChiselingRefined decoration technique car-ried out on metal objects by meansof a chisel, namely a small steel im-plement with a bevelled head in dif-ferent shapes that, when hit with a

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small hammer marks the metal sur-face without cutting it.

Christening font See Baptismal font.

CiboriumA small aedicule where the conse-crated host is kept. It is placed at thecentre of the altar and it is in theshape of a tempietto. It usually has afinely decorated door.

Coat of arms or Armorial bearingsA group of figures and symbolswhich form the distinctive marks, of-ficially recognized, of a town, an or-ganization or a noble family.

Collegiate ChurchA church which is endowed for achapter, namely an assembly of themembers of an order or a congrega-tion.

Cross An object which can be made of var-ious materials, formed by two axescutting one another at right angles.It became with or without the ChristCrucified, Christianity’s distinctivesymbol. The processional cross, usuallymade of metal, is supported by a longstaff and carried in religious proces-sions. It is incised and embossed withfigures on both sides, respectivelycalled the recto and the verso.

Cusp The triangular crowning of a paint-ing on a panel. The same term is al-so used to refer to the ornamentationin the shape of a pointed triangle.

DiademAn ornament made of gold, silver orother precious metals, often jeweled,worn round the head as a symbol of

honour, especially royalty, and there-fore used especially to adorn the im-ages of the Virgin Mary.

EmbossingTechnique of decoration used forprecious materials which consists inengraving (see entry) ornaments witha burin and chisel on the back of themetal, reduced to a very thin lami-na, in order to obtain raised figureson the front. See also Chiseling.

EngravingImage either incised by hand on awooden, metal or stone support withdifferent tools – such as a burin, adrypoint, or a comb – or obtainedthrough a chemical process makinguse of corrosive acids. Thus from thedesign carved on the plate, called ma-trix (see entry), engravings can beprinted. By extension, this termrefers to the technical process usedfor printing reproduction as well asfor the copy of a picture, design, etc.printed from an engraved plate.

Ex votoObject offered as a gift either to God,the Virgin or the saints for favors re-ceived or in fulfillment of a vow pre-viously taken.

FaldstoolA seat without a back but providedwith arms, which is often paddedand ornamented, reserved to the per-sonality of the highest rank takingpart in a religious ceremony.

FrescoMural painting technique whichconsists in incorporating the colourswith the lime of which the plaster is

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made, and that, thanks to its partic-ular procedure, makes the work ofart extraordinarily durable over time.The wall support, dry and clean, isprepared with an initial coat of roughplaster (the rendering) on which athinner one, called brown coating, isspread. Until the end of the 14th cen-tury, they used ruddle on the browncoating to draw the sinopia (thepreparatory drawing for the artwork)which would be later substituted firstby the pouncing and then by the car-toon. Then the plaster finish, a thinlayer of fine sand and lime, is applied;this is where the artist actually paintsusing water-based colours. Whenpainting a fresco the artist is requiredto rapidly execute it and thus applythe colours on the fresh plaster beforeit dries. Consequently the area to befrescoed is prepared daily (it is theso-called day’s work), according to theamount of work which can be carriedout in one day. Any pentimento, cor-rection or finishing touch to the art-work is therefore carried out on dryplaster, by means of tempera colours.

Glazed terracottaAn article made from clay modelledby hand, potter’s wheel or a mouldand then dried in the sun or fired athigh temperature. The object is dec-orated with colors containing metaloxides and, finally, a vitreous coat-ing is applied which gives the objecta glossy appearance and makes it wa-terproof.

GradualA volume containing handwrittenextracts from the Book of Psalms,

which are read during the Mass af-ter the epistle and before the Gospel.

Holy oil vesselsLiturgical objects containing theolive oil consecrated by the bishopand used during baptism, confirma-tion, the consecration of new priestsand the extreme unction of the in-valid and the sick.

Holy water potA small receptacle that contains holywater. It is used together with the as-pergillum (see entry) for ritual bene-dictions.

IlluminationSee Miniature.

Incense-boatAn elongated liturgical receptacle inthe shape of a small boat, having twomovable valves as a lid on its upperpart, which is intended to hold theincense grains eventually burnt onthe coals of the thurible (see entry).

Insignia A group of symbols and attributeswhich characterize the armorial bear-ings of a family, a city or a civil or re-ligious organization.

JugA vessel with a handle and lip usedto pour water for liturgical ablutions.It is usually in the shape of an am-phora and is often richly embossedand chiseled.See also embossing and chiseling.

Lampas A damask fabric of great value, orig-inally from China, embellished veryoften with gold and silver threads,which has a heavy appearance; thepattern is created by supplementary

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wefts added to the backgroundweave which is usually in satin ortaffeta (see entry).

LancéA pattern on the right side of a fab-ric, consisting of a supplementaryweft(lancé weft) woven from selvageto selvage.

LecternA large wooden pedestal, for keepingthe books of anthems, surmountedwith a revolving bookstand (see en-try). It is usually placed at the centerof the church choir.

Liage réprisThe interlacing of the supplemen-tary wefts of a fabric by means of thebackground warp.

LintelSee Architrave.

LiséréA pattern resulting from the back-ground weave which is seen on theright side of the fabric. If the motifis small-sized it does not need to besecured; otherwise it is attached tothe background weave through thebackground warp threads (liagerépris, see entry)or else through a sup-plementary warp(securing warp).

MaceA heavy staff, topped with insigniaof rank or other iconographic sym-bols, used both in special ceremoniesand during ritual processions. Cf.Standard and Insignia

Maniple Liturgical garment, made up of anarrow strip of fabric in the same col-or as the planet (see entry); in thepast, priests used to wear it on the

left arm, tied with ribbons, duringthe Mass.

MatrixA model from which engravings canbe printed. Cf. Engraving.

Miniature or IlluminationThis term – derived from the Latinword “minium”, a vivid red colorused to paint the initial letters inmanuscripts – refers to the extreme-ly refined art of illustrating and dec-orating parchment codices. In awider sense, the same term can alsoindicate any small-sized painting ex-ecuted – on ivory, paper, copper, orother supports – with a meticulousattention to details.

MissalA liturgical book that contains all thereadings and prayers as well as theritual formulas necessary to celebrateMass.

MonstranceA sacred furnishing in which theconsecrated host is exposed to theadoration of the faithful inside thechurch or during religious proces-sions. In the Middle Ages it was inthe shape of a tempietto and then,beginning from the late 16th centu-ry, of a rayed sun.

Monstrance baldachinA baldachin placed on the altar inwhich the Holy Sacrament is ex-posed to the faithful.

Oil painting A technique of painting on canvas oron a wooden panel where colors areobtained by mixing pigments withthick vegetable oils (such as linseed,poppy-seed or walnut) to which es-

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sential oils (turpentine) are added soas to make the colors less viscous andmore transparent. The color is firstspread on a previously prepared base(priming and, as to the canvas,ground mixture)with gypsum andglue, and then coated with a trans-parent varnish both to protect it andto make it shinier. This very ancienttechnique was improved in the 15th

century in Flemish art and thenspread throughout the rest of Eu-rope; it makes it possible to have anextraordinary variety of results,thanks to the use of a wide range ofpigments and to the possible nu-ances among the various layers ofcolor.

Palmatoria or Bugia Small candle holder held in the palmof the hand, used for reading fromthe Missal.

Pekin or PekingFabric characterized by differentweaves which are interlaced so as tocreate vertical lines. Brocaded designscan be added.

Planet or ChasubleLoose sleeveless tear-shaped liturgi-cal vestment, open at the sides andalso at the top for the head, worn bybishops and priests during Mass. Itis derived from the ancient late-Ro-man traveling cloak which was ac-tually called planeta.

Processional CrossSee Cross.

PunchA small steel bar that has a letter, anumber, a cipher or a particular de-sign on one end to be stamped on

the surface of a metal object either todenote its maker or its owner.

Pyx A vessel made of precious metal, gild-ed on the inside and covered by a lid,in which the consecrated hosts forthe congregation are kept. It is cov-ered by a veil and kept in the taber-nacle on the altar.

Relic A part of the body or belongings ofa saint, Christ, the Virgin which is ip-so facto carefully preserved and ex-posed as an object of veneration tothe faithful.

Reliquary A richly decorated receptacle, in var-ious materials and shapes (e.g., a vase,a casket or a box), where a relic (seeentry) is kept and displayed to thefaithful.

SacristyA room adjoining the church wherevestments, altar cloths and holy ves-sels are kept.

StandardA staff adorned with the icono-graphic symbols of the Passion, usedin ritual processions.

StoleAn ecclesiastical vestment which, to-gether with the maniple (see entry),matches the planet (see entry); it con-sists of a long fabric strip, generallyhaving a trapezoidal end, decoratedwith crosses and a fringe, which isworn over the shoulders and hangsdown in front. During religious ser-vices it is worn differently by the cel-ebrants according to their hierarchi-cal rank: the deacon wears it over the

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left shoulder only and fastens it onthe right hip; the priest around theneck and across the breast; whereasthe bishop wears it hanging down onboth sides.

TaffetaA type of cloth in linen, wool or cot-ton. It is produced by interlacing al-ternate threads stretched lengthwise(the warp) with transverse threads(the weft) on a loom.

ThuribleA metal receptacle containing thecoals on which the incense is burntduring church ceremonies. It con-sists of a cup with a perforated lid,so that the perfumed smoke cancome out; it is swung, holding it bytwo small chains, so as to better dif-fuse the smoke.

Traystand A small tray either in metal or ce-ramic resting on a high pedestal.

VelvetFabric with a pile-covered surfaceconstituted of two warps, one for thebackground and the other for thepile, which is created by inserting athread worked in loops by means ofneedles(terry velvet) whose loopedends can be cut (cut velvet). If thewarp covers the entire backgroundweave, the velvet is called plain. It isinstead defined damask when the pilecreates a pattern.

Volute Spiral or curvilinear decorative ele-ment characteristic of Ionic or com-posite capitals; it is also used as a con-necting element for the various ar-chitectural parts of a building, suchas the façade of a church.

245english version

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Apparati /Apparatus

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Figline Valdarno e la Collegiata

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249

Bibliografia essenziale / Short bibliography

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250museo d’arte sacra della collegiata di santa maria

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Il Museo Masaccio d’Arte Sacra a Casciadi Reggello, a cura di C. Caneva, Fi-renze 2006.

251bibliografia essenziale / SHORT BIBLIOGRAPHY

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Bagno a RipoliPieve di San Pietro a Ripoli 120, 218

Cascia140, 228Museo d’Arte Sacra 142, 225

Castello di Meleto138, 227

Cavriglia161, 162, 235

Figline Val d’Arno132, 134, 146, 158, 224Museo di Arte Sacra 34, 135, 179, 225Santuario della Madonna del Ponte

Rosso 133, 223

FirenzeChiesa di Badia a Ripoli 119, 218Chiesa di San Pietro in Palco 120, 218

GavillePieve di San Romolo 137, 226

Incisa in Val d’Arno130, 222Castello 131, 157, 222Chiesa e convento dei Santi Cosma e

Damiano al Vivaio 132, 223

Museo di Arte Sacra 130, 222Oratorio del Crocifisso del Castello 130,

222

Menzano-CasabiondoPoggio alla Regina 142, 143, 229

Pian di ScòPieve di Santa Maria 138, 227

Reggello 140, 227

Rignano sull’Arno 128, 221Pieve di San Leonino 128, 129, 221

RosanoAbbazia di Santa Maria 124, 220Gualchiere di Remole 123, 219

Strada dei Sette Ponti139, 147, 230

TorriChiesa di Santo Stefano 126, 221

Villamagna Pieve di San Donnino 121, 219

VolognanoCastello 126, 127, 220Chiesa di San Michele 126, 221

253

Indice dei luoghi / Index of places

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254museo d’arte sacra della collegiata di santa maria

Indice degli artisti / Index of artists

Albertinelli Mariotto 126, 221Allori Alessandro 142, 228Andrea della Robbia 135Andrea di Giusto 35, 60, 130, 193, Attavante degli Attavanti 56, 191, 192Bartolomeo di Giovanni 35, 60, 66, 181,

183, 193, 196Bartolotti Carlo 71, 199Betti Pietro 133, 224Bicci di Lorenzo 126, 221Buggiano, Lazzaro Cavalcanti detto il

132, 223Bugiardini Giuliano 130, 131Buglioni Benedetto 135, 225Buglioni Santi 129, 225Calderini Giovanni di Papino 133, 224Cigoli, Ludovico Cardi detto il 34, 45,

48, 131, 183, 186, 187Curradi Francesco 120, 128, 218, 221Dandini Vincenzo 35, 102, 103, 214De Magistris Giovanni De Andrea 28,

29, 180Fidani Orazio 121, 131, 218, 223Fiorentino Pier Francesco 136, 225Francesco d’Antonio 136, 190Gherardini Tommaso 112, 217Giovanni da Ponte 125, 220

Girolamo della Robbia 42, 185Ghirlandaio Domenico 142, 228Granacci Francesco 122, 219Guidotti Agnolo 142, 228Haffner Adriano 76, 201, 202Holzmann Bernardo 60, 72, 199, 200Jacopo di Cione 125, 220Luca “il Giovane” della Robbia 35, 42,

183, 185Maestro di Barberino 130, 222Maestro di Figline 26, 27, 30, 35, 135,

193, 196, 225Maestro di Rosano 125, 220Maestro di Volognano 126, 220Manzini Andrea di Giusto 79, 203Marchesini Andrea 78, 202, 203Mariotto di Cristofano 140, 228Mariotto di Nardo 122, 219Masaccio 141, 228Melissi Agostino 35, 58, 186, 192Sabatini Lorenzo 128, 221Sagrestani Giovanni Camillo 120, 218Salvadori Luigi 71, 198Santi di Tito 142, 228Sarri Egisto 29, 35, 106, 108, 133, 180,

185, 214, 215Vignali Jacopo 142, 218

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Presentazioni7 di Edoardo Speranza9 di Antonio Paolucci13 di Bruno Santi17 di Claudio Martini19 di Luciano Giovannetti21 di Riccardo Nocentini

Museo d’arte sacra della Collegiata di Santa Maria a Figline Valdarno

25 Museo d’arte sacra della Collegiata di SantaMaria a Figline Valdarnodi Caterina CanevaVisita al museodi Lia Brunori Cianti

37 • 1 - Stanza delle insegne44 • 2 - Sala del Cigoli60 • 3 - Sala di Andrea di Giusto e degli arredi101 • 4 - Sagrestia

Itinerari119 Da Firenze al Museo d’arte sacra

della Collegiata di Santa Maria a Figlinedi Nicoletta Baldini

145 Artigianato artistico ed enogastronomia del Valdarno Superioredi Maria Pilar Lebole e Benedetta Zini

169 Glossariodi Francesca Sborgi

177 English Version

Apparati / Apparatus249 Bibliografia essenziale / Short bibliography253 Indice dei luoghi / Index of places254 Indice degli artisti / Index of artists

Indice

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Finito di stampare in Firenzepresso la tipografia editrice Polistampa

Maggio 2007