Mostra archeologica montelucio_opuscolo

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Comune di Quattro Castella Alma Mater Studiorum-Università di Bologna Dipartimento Di Storia Culture Civiltà mostra archeologica Quattro Castella castello di bianello

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Comune di Quattro Castella

Alma Mater Studiorum-Università di BolognaDipartimento Di Storia Culture Civiltà

mostra archeologica

Quattro Castella castello di bianello

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il mistero di monte lucio - mostra archeologica - castello di bianello

Promotori

Comune di Quattro Castella

Alma Mater Studiorum – Università di Bologna - Dipartimento di Storia Culture Civiltà

Direzione scientifica

Andrea Augenti

Paola Galetti

Allestimento scientifico e organizzazione

Nicola Mancassola

Iames Tirabassi

Redazione dei pannelli

Elisa Erioli

Debora Ferreri

Nicola Mancassola

Enrico Marchesi

Danilo Morini

Restauro reperti

Elena Baldi

Disegni e rilievi

Andrea Fiorini

Giorgia Musina

Fotografie

Archivio Comune di Quattro Castella

Archivio Dipartimento di Storia Culture Civiltà - Alma Mater Studiorum - Università di Bologna

Archivio di Stato di Reggio Emilia

Fototeca Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia

Marco Incerti

Progetto grafico

Delicatessen, Reggio Emilia

Stampa e Allestimento

MadioPrint, Reggio Emilia

Teche

Tecton, Reggio Emilia

Ufficio Stampa

Comune di Quattro Castella

Quattro Castella castello di bianello

20 aprile - 26 ottobre 2014Domeniche e giorni festivi ore 15-19(luglio e agosto ore 16-20)Giorni feriali su prenotazione

Per informazioni e visite guidateUfficio Turismo 0522/249267

www.bianello.it

Tutto il materiale archeologico esposto è di proprietà dello Stato ed è concesso in prestito temporaneo con autorizzazione rilasciata dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo – Dire-zione Generale per le Antichità, prot. n. 2169 del 14.03.2014.

Le immagini dei reperti sono pubblicate su concessione del Mini-stero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo - Soprinten-denza per i Beni Archeologici dell’Emilia Romagna, riproduzione vietata.

Si ringrazia la Soprintendenza

per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna

per la collaborazione

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il mistero di monte lucio - mostra archeologica - castello di bianello

Il CONTESTO AMBIENTALE che caratterizza i castelli di Quattro Castella si distingue per la compiuta integrazione tra le forme del costruito

medievale e l’assetto geologico della zona, dando origine ad un insieme paesaggistico di spiccata eccezionalità: uno stretto connubio tra valori naturalistici ed interventi architettonici, che ha prodotto nei secoli un sistema unico nel suo genere, in gran parte ancora oggi intatto. Quattro Castella prende nome dai quattro colli che compongono il vasto complesso ambientale dal 2002 di proprietà dell’Amministrazione Comunale: da levante a ponente, Monte Vetro, Bianello, Monte Lucio e Monte Zane, sui quali sorgono altrettanti castelli, di cui solo quello di Bianello si è conservato integro nella sua struttura.

una scoperta archeologica sorprendentec’È una storia in Questi luoghi che ci ha portato Fin Qui

Lo scavo archeologico del castello di Monte Lucio ha riservato importanti scoperte che lo rendono un contesto del tutto eccezionale. Di grande rilievo appare la sua chiesa, che fu destinata alla

sepoltura di bambini, un fatto tanto significativo quanto inusuale.

MONTE LUCIO dal 2011 è stato oggetto di un’ampia campagna di scavi promossa in collaborazione dal Comune di Quattro Castella

e dall’Università di Bologna, con il sostegno economico dell’Assessorato Cultura della Regione Emilia Romagna. Le ricerche archeologiche hanno permesso di aggiungere importanti tasselli alla conoscenza di questa struttura fortificata di età medievale, fornendo nuovi elementi e portando alla luce resti di strutture sepolte, prima sconosciute.

Il CASTELLO era

contraddistinto da una cinta muraria di forma ellittica che circondava la sommità del colle. Gli elementi principali erano una torre signorile e una chiesa innestata

direttamente nella cortina muraria.

SAPPIAMO dalle fonti scritte che

il piccolo oratorio era dedicato a San Leonardo, mentre i dati archeologici ci dicono che questo edificio ecclesiastico, fin dalle sue origini, fu sede di una necropoli. All’interno della chiesa furono seppelliti bambini e alcune donne, mentre all’esterno furono deposti individui adulti di sesso maschile.

Il CASTELLO ebbe una vita piuttosto breve. Fondato nella prima meta del XIII secolo, fu abbandonato alla fine del XIV secolo. L’abbandono non

interessò però tutta l’area. La torre continuò ad essere abitata, probabilmente con funzioni non più militari, a differenza della cinta muraria e della chiesa che furono demolite intenzionalmente. Sui loro ruderi si costruirono delle piccole strutture di età rinascimentale, segno di una frequentazione agricola del colle e delle aree limitrofe.

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Monte Vetro Bianello

Monte Lucio Monte

Zane

Il castello di Bianello Un luogo che vive da quasi mille anni

DEI QUATTRO CASTELLI che dominano i colli di Quattro Castella, Bianello è il solo che ancora man-tiene una struttura edilizia ben conservata e l’unico

ad aver preservato un’ininterrotta continuità abitativa dal medioevo fino ai giorni nostri.

LE PRIME NOTIZIE sulla sua esistenza risalgono al 1044 quando Beatrice di Lorena, madre di Matilde di Canossa, lo acquistò. Matilde vi risiedeva quasi abi-

tualmente e a Bianello ospitò Enrico IV penitente nel 1077 ed Enrico V nel 1111 di ritorno dalla sua incoronazione a Roma.

DOPO LA MORTE di Matilde di Canossa il castello rimase di proprietà della famiglia dei da Canossa fino al 1742, pochi anni dopo divenne feudo del

Conte Giovanni Gabbi.

DOPO LA PARENTESI napoleonica nel 1814 passò agli Estensi; con il Regno D’Italia il castello fu inca-merato dal Demanio Regio e nel 1867 fu acquistato

dal Dott. Luigi Caggiati di Parma.

NEL 1881 passò alla famiglia Bacigalupo di Geno-va il cui esponente di maggior spicco, Carlo, ne fece la sua abituale residenza: a lui si deve l’attuale

immagine interna del castello. Alla sua morte, avvenuta nel 1940, Bianello fu ereditato dal nipote Girolamo Cantelli, alla cui famiglia rimase fino all’acquisizione da parte del Comu-ne di Quattro Castella avvenuta nel 2002. Oggi il castello è una splendida residenza storica aperta al pubblico, patrimo-nio ambientale ed emozionale della comunità castellese.

veduta aerea dei quattro colli

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Le INDAGINI SUL CASTELLO di Monte Lucio sono avvenute integrando metodi e strategie diverse. In un primo momento si è reso

necessario compiere un rilievo topografico, al fine di posizionare con precisione le strutture esistenti (la torre) e di ricostruire nel dettaglio la morfologia naturale del colle. A fianco di questi interventi, si è proceduto all’analisi degli elevati della torre, così da poter determinare le fasi più antiche del manufatto ed evidenziare i successivi interventi di restauro e di manutenzione succedutisi nel corso dei secoli.

Lo SCAVO ARCHEOLOGICO ha preso avvio con la realizzazione, tramite mezzo meccanico, di alcune trincee che permettessero di capire

che cosa fosse sepolto nel sottosuolo. In base a quanto rinvenuto si è deciso di aprire una grande area nel settore settentrionale del colle e un altro settore più limitato non distante dalla torre.

Lo SCAVO, che ha visto la partecipazione di numerosi studenti non solo dell’Università di Bologna, ma anche di altre università italiane e

straniere, ha previsto l’utilizzo di diverse strategie. Gli strati di terreno più consistenti e meno delicati, quali i crolli delle strutture, sono stati tolti con pala e piccone, a differenza dei piani d’uso, scavati con l’apposita cazzuola inglese. In presenza di sepolture lo scavo è stato condotto utilizzando piccoli strumenti di precisione che, con pazienza, permettessero di porre in luce i vari scheletri.

OGNI INTERVENTO è stato documentato con fotografie e registrato in apposite schede, per poter poi analizzare in un secondo momento il lavoro

svolto sul campo. Un’operazione fondamentale è stato il rilievo puntuale di tutto quanto rinvenuto (stati di terreno, tombe e strutture in muratura), realizzato con l’impiego di uno strumento di precisione denominato Stazione Totale.

I MATERIALI RACCOLTI sono stati dapprima puliti e inventariati, mentre in un secondo momento si è proceduto al restauro e al consolidamento, così da

permetterne lo studio sistematico. I resti umani sono stati analizzati da un’antropologa che ne ha potuto determinare il sesso e l’età, oltre a evidenziare altre interessanti informazioni quali la qualità della vita ed eventuali malattie o traumi.

l’indagine archeologica

l’analisi del sito

il lavoro nello scavo

documentazione e raccolta

luogo, persone, strumenti e scoperteLo scavo archeologico è un operazione complessa, realizzata utilizzando diversi strumenti e diverse strategie.

Si tratta di un lavoro di equipe, in cui ognuno svolge un ruolo importante che va dallo scavo vero e proprio al rilievo, dalla compilazione di schede alla catalogazione dei reperti.

Rilievo fotogrammetricodell’area di scavo

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Il NUMERO ELEVATO di monete

indica come il sito di Monte Lucio partecipasse in maniera attiva agli scambi commerciali dell’epoca.

Il RITROVAMENTO di oggetti d’abbigliamento personale, quali fibbie di cinture, bottoni, spillo-ni, offre la possibilità di avere un’idea sull’abbi-

gliamento. Accanto ad oggetti d’uso quotidiano perlopiù in ferro, si segnalano manufatti in bronzo decorati con motivi ornamentali quali conchiglie o trame geometriche.

TRATTANDOSI di un castello non mancano le armi, tra cui numerose punte di balestra che indicano come

il sito sia stato teatro di alcune battaglie.

DEL TUTTO PARTICOLARE è stato il rinvenimento di un piccolo manufatto in pietra raffigurante un cane o un cavallo stilizzato. È probabile si trattasse

di un pestello da mortaio, forse riutilizzato come giocatto-lo, visto che è stato individuato nei pressi di una tomba di bambino.

DURANTE LO SCAVO archeologico, oltre ai resti di strutture sepolte, sono emersi numerosi reperti che hanno permesso di definire con più precisione la

vita quotidiana all’interno del castello.

Cosa trova l’archeologoAlcuni oggetti portati alla luce dallo scavo

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La DATA DI FONDAZIONE del castello di Monte Lucio è sconosciuta e, diversamente da Monte Vetro, Bianello e Monte Zane, il

colle sembra non aver mai ospitato una comunità radicata e stabile. La sua origine è legata alla storia della famiglia dei da Canossa che, insediatasi nella zona attorno alla metà del 1100, nel 1185 ottenne da Federico I l’investitura del feudo di Bianello, Canossa e Gesso sul Crostolo.

DALLA DESCRIZIONE di Salimbene de Adam del 1285 sappiamo che all’interno del castello di Monte Lucio sorgeva la chiesa di San Leonardo,

di proprietà nel 1302 di Alberto da Canossa. Nelle carte relative al pagamento dei tributi al Vescovo di Reggio nell’Emilia del 1318, San Leonardo è definita cappella della pieve del Monastero di Canossa, probabilmente legato anch’esso a un ramo della famiglia dei da Canossa.

Il CASTELLO DI MONTE LUCIO era avamposto difensivo di Bianello e nel 1287, forse per per un periodo di tempo limitato, accolse gli abitanti di

Caverzana, Farneto, Corniano e Piazzola che, temendo una rappresaglia del Comune di Parma, ricostruirono le proprie abitazioni all’interno dell’area fortificata.

Un DECENNIO DOPO, tra il 1296 e il 1297, le truppe parmensi, dopo essersi impossessate del castello di Monte Vetro e di Monte Zane,

occuparono il castello di Monte Lucio, stabilendo per un breve periodo un proprio presidio armato.

TORNATO sotto il controllo della famiglia dei da Canossa, il castello continuò a svolgere le sue funzioni di presidio del territorio, sul quale

transitarono in più occasioni eserciti di differente provenienza.

NEL 1355 Gabriotto da Canossa riuscì nell’impresa di riunificare i quattro colli, ma, dopo pochi decenni, i contrasti interni alla famiglia

facilitarono il passaggio di Bianello prima sotto i Visconti poi, nei primi decenni del 1400, sotto gli Estensi. Il ruolo del castello di Monte Lucio divenne da allora marginale e il sito cominciò ad essere frequentato in misura minore.

il castello di monte lucio e la sua storiada avamposto diFensivo a presidio del territorio

Monte Lucio fu l’ultimo dei quattro castelli ad essere costruito. La sua origine risale al XIII secolo e fin da subito dovette assumere la funzione di presidio militare del territorio

in stretta relazione con la famiglia dei da Canossa.

Recordatio delle concessioni alla Famiglia da Canossa.Archivio Turri, carte Canossa, b. 38, doc. 1160 mag. 5 - Archivio di Stato di Reggio Emilia, aut. 3/2014

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monte lucio Il figlio cadetto

Le Quattro Castella: veduta da mezzogiorno, Ignazio Natalini (fotografo), 1864, 45x60 mm, Reggio Emilia - Biblioteca Panizzi - Fototeca Monte Lucio 2014

Sella di Monte Lucio, area retrostante il colle, da cui si dipartono i sentieri di collegamento con Monte Zane e Bianello

VARRONE, nel suo trattato De lingua latina, scrive che la parola Lucus avrebbe il significato di locus a non lucendo che, letteralmente, potrebbe tradursi come

luogo che non è illuminato. Recenti studi etimologici hanno invece teorizzato che la parola lucus possa effettivamente derivare da lux, cioè luce, ma riferita alle radure all’interno dei boschi illuminate dal sole o dalla luna, quei luoghi dove venivano eseguiti i sacrifici alle divinità. Il lucus era dunque il bosco sacro e Monte Lucio porta perciò legato al suo nome un significato molto antico e quasi culturale: questo significato si intreccia in modo singolare con la presenza sulla sua sommità della Chiesa dedicata a San Leonardo, ove si praticava un particolare rito funebre dedicato alla sepoltura dei bambini.

LO STORICO Andrea Balletti, nel suo libro Le Quattro Castella, scrive che alla fine del XIX secolo Monte Lucio era chiamato Montescrannina per la particolare forma a

seggiola dei resti della sua torre e lo definisce come quello che figurò sempre come il cadetto della famiglia, in quanto tra i colli di Quattro Castella era quello con i manufatti in elevato meno conservati e visibili.

DOPO le recenti campagne di scavi è però emersa una peculiare struttura difensiva, dotata di una serie di elementi storico-architettonici che hanno

fornito una nuova ed accattivante lettura non solo a quel figlio cadetto, ma anche a tutto il complesso dei quattro colli.

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Le INDAGINI archeologiche hanno portato alla luce un piccolo cimitero, composto da 29 sepolture, associabili al piccolo edificio ecclesiastico. L’area

cimiteriale è disposta seguendo una precisa organizzazione funeraria, differenziando le sepolture localizzate all’interno della chiesa da quelle rinvenute all’esterno, in base al genere e all’età. Infatti l’interno dell’edificio era destinato ad accogliere le sepolture di bambini e di donne, l’area esterna invece di uomini.

Si TRATTA di sepolture in fossa terragna, al cui interno vi erano inumati singoli individui. L’unica eccezione è stato il rinvenimento di un piccolo neonato, di circa

4-6 mesi, adagiato accanto alla sepoltura di una donna. Gli individui, deposti nello stesso momento, erano all’interno della stessa fossa sepolcrale.

GENERALMENTE i defunti erano sepolti in posizione supina, nella maggior parte dei casi con le gambe distese e le braccia lungo i fianchi. Una sepoltura ha

le braccia incrociate sul petto.

Il CAMPIONE ANTROPOLOGICO degli individui rinvenuti nell’area cimiteriale è composto da 8 maschi, 2 femmine, 18 individui infantili e 1 individuo di cui

non è stato possibile determinare il sesso e l’età a causa del cattivo stato di conservazione. Negli adulti l’età di morte è compresa tra i 16 e i 35 anni. Per quanto riguarda la valutazione della statura, il valore medio calcolato è di circa 166 cm.

gli uomini e la vita Quotidiana nel castello

Le PATOLOGIE maggiormente riscontrate sono dentarie, come carie e tartaro. Nella maggior parte dei casi le malattie parodontali hanno determinato

la perdita dei denti intra vitam, con il successivo riassorbimento alveolare. Abbastanza diffuse le patologie articolari, soprattutto della colonna vertebrale, con l’individuazione di alcune ernie e stress funzionali a carico degli arti inferiori. In un individuo è stata riscontrata una frattura cranica causata da una punta di freccia.

il cimitero accanto alla chiesa la vita Quotidiana

la guerra, gli strumenti di lavoro e gli oggetti d’uso domesticoL’area esterna alla chiesa è caratterizzata dal rinvenimento di un cimitero di individui adulti. Lo studio dei resti ha permesso di ricostruire le loro condizioni di vita. Inoltre dallo scavo sono emersi numerosi oggetti che hanno offerto la possibilità di gettare uno spiraglio di luce

sulle attività svolte all’interno del castello.

Lo SCAVO ARCHEOLOGICO, oltre a permettere di conoscere chi fu seppellito all’interno del castello, ci consente di cogliere anche alcuni

aspetti di come fosse la vita al suo interno.

MONTE LUCIO, come tanti castelli medievali, conobbe episodi di battaglie e scontri, ben testimoniati dalle numerose punte di freccia e di

balestra rinvenute. Queste si possono dividere in base alla forma in tre tipologie: per la guerra, per la caccia e per l’addestramento. Testimoniano la presenza di guerrieri anche una placchetta di armatura e alcuni speroni da cavaliere.

ACCANTO ad attività legate alla guerra e alla difesa armata del castello si può ricostruire uno spaccato degli strumenti di lavoro e di vita quotidiana degli

abitanti di Monte Lucio. Numerosi sono i coltelli rinvenuti nel sito. Notevoli sono i ditali e gli aghi per cucire e rammendare le vesti, ornate da piccoli bottoni in bronzo o argento e abilmente decorate con cinture e fibbie in ferro e in bronzo, delle più svariate forme e misure. Unica testimonianza dei lavori di carpenteria e di falegnameria sono gli innumerevoli chiodi ritrovati.

LEGATI alla cucina sono alcuni frammenti di ceramica in terracotta facenti parte di pentole appese in sospensione sul fuoco con un manico in ferro oppure su piccoli

fornetti utilizzati per la panificazione domestica o come scaldavivande. Non in cucina, ma sulla tavola trovavano spazio i boccali e le brocche in maiolica arcaica, manufatti utilizzati come contenitori di liquidi (acqua o vino).

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La PRESENZA DI TARTARO E CARIE in-dica una cattiva igiene orale, abbastanza frequente nelle popolazioni antiche, ma

anche una dieta ricca di carboidrati e zuccheri semplici. L’uso di cibi ricchi di fibre e coriacei, farinacei macinati con mole di pietra, esercitavano un’azione abrasiva sui denti.

L’ ALIMENTAZIONE principalmente cerealicola causava spesso una demineralizzazione dello smalto dentario, con un conseguente aumento

dei rischi di contrarre infezioni.

Il TARTARO, le carie, l’usura eccessiva causava-no spesso una retrazione eccessiva del margine alveolare fino a provocare la perdita del dente,

come nei casi riscontrati sui resti di Monte Lucio.

In alcuni casi invece l’usura dentaria è causata dall’utilizzo della dentizione anche per scopi extra alimentari. In questi casi, invece, l’usura molto forte interessa soprattutto i denti anteriori.

INDICAZIONI DI ANE-MIE, spesso per una dieta a bas-so contenuto di ferro, si possono ottenere anche dal cranio, con la presenza di erosioni nella zona centrale e

delle orbite (criba cranii e criba orbitalia). Su un frammento di cranio infantile ci sono tracce di questo tipo di anemia.

Cosa mangiavano?le patologie legate all’alimentazione

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OLTRE ALLE MONETE lo scavo ha portato alla luce oggetti del tutto particolari, che dimostrano la straordinaria peculiarità di un sito come

Monte Lucio. Tra questi si segnalano un sigillo veneziano in piombo, uno spillone dorato, raffinato oggetto di ornamento femminile, due anelli in bronzo, alcune piccole appliques e infine un grande anello e una fibbia in bronzo, che facevano parte del vestiario quotidiano medievale, rinvenuti all’altezza del bacino in una sepoltura nel cimitero della chiesa.

NEL CASTELLO di Monte Lucio si è rinvenuto un notevole numero di monete. Sorprendente è la grande varietà delle zecche di origine. Le città

maggiormente rappresentate dai ritrovamenti numismatici sono sicuramente Mantova con dodici monete e Ferrara con sei, ma altri centri di grande rilevanza sono Milano, Bergamo, Bologna, Lucca, Parma, Ancona, Tortona e Como.

UN DISCORSO a parte meritano Reggio Emilia e Merano: della prima città, stranamente, si sono rinvenute solo due monete. Questa ridotta presenza

della zecca di Reggio Emilia, situata a breve distanza dal castello di Monte Lucio, apre sicuramente degli interrogativi e spinge a supporre l’esistenza di un circuito monetario più ampio di quello locale.

Per quanto riguarda le due monete di Merano, queste sono state ritrovate in parte unite tra loro, insieme ad altre quattro di Mantova, all’interno di una

sepoltura all’altezza del fianco sinistro del defunto, poco sopra il bacino. Appare davvero notevole il gruzzoletto di denari ancora avvolti nel tessuto del contenitore, ormai mineralizzato per il contatto con il metallo, nel quale erano conservati.

INFINE è importante sottolineare che tra i reperti numismatici rinvenuti due sono di epoca tardo-antica e sono di fatto da considerarsi residuali e sporadici.

le monete e gli oggetti notevolisorprendente È la grande varietà di oggetti rinvenuti

I reperti trovati ci permettono di affermare che il castello di Monte Lucio era un luogo importante, come testimoniano le numerose monete provenienti da tutta la pianura padana. Significativi sono anche i rinvenimenti di oggetti “preziosi”,

segno di un ruolo sociale elevato di alcuni degli abitanti di Monte Lucio

gli oggetti preziosile monete

Sito di Monte Lucio Zecche rinvenute nel sito

Mappa delle monete

ACCANTO a questi manufatti ,degni di nota sono un disco in metallo attraversato nel centro da un chiodo (un coperchio?) e alcuni elementi

ornamentali in ferro e in bronzo, che presentano un motivo decorativo spiraliforme, curvilineo o puntinato.

Grosso Aquilino di Merano in argento (1274-1275)

Denaro imperiale di Bergamo in argento (1270-1282)

Spillone in oro con sferetta

Fibbia in ferro di forma pentagonale completa di ardiglione (XIII-XIV sec.)

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NEL PICCOLO CIMITERO del castello di Monte Lucio le sepolture infantili hanno una notevole rilevanza. L’ Area funeraria destinata ai bambini è

l’interno della chiesa, uno spazio fortemente privilegiato, con una valenza simbolica e religiosa. Questa specifica destinazione funeraria molto probabilmente è ricollegabile alla figura di San Leonardo, a cui è dedicata la chiesa, spesso invocato per i parti difficili e le malattie dei bambini.

Le S E P O L -T U R E sono tut-

te riconducibili alla medesima fase cro-nologica. Sono state rinvenute 18 sepoltu-re infantili, deposte all’interno di fosse sepolcrali terragne. Come nelle deposi-zioni degli individui adulti, il corpo degli inumati è in posizione supina, secondo la più comune prassi cristiana. La maggior parte delle sepolture sono orientate con il capo verso ovest.

UNA SEPOLTURA DI UN BAMBINO di un’età compresa tra i 4 e i 5 anni è orientata con la testa verso nord. Si tratta di una sepoltura che spicca

rispetto alle altre per la sua posizione. La tomba è stata infatti ricavata all’interno dell’area absidale, uno spazio maggiormente privilegiato, secondo la gerarchizzazione degli spazi degli edifici religiosi.

Le OSSA DEI BAMBINI sono molto fragili, per cui lo stato di conservazione non è spesso dei migliori. Nonostante ciò è stato possibile

determinare l’età di morte, nella maggior parte dei casi avvenuta entro il primo anno di età. Due sepolture sono di feti, solo 3 sepolture appartengono a bambini di un’età compresa tra i 4 e i 5 anni.

NEL CORSO DEL MEDIOEVO la mortalità infantile era molto elevata e diffusa. Solitamente era imputabile sia a cause endogene, legate alle

condizioni della gravidanza e del parto o a difetti congeniti del bambino, che colpiscono quasi esclusivamente nei primi giorni e nelle prime settimane di vita, sia a cause esogene, cioè al rischio di contrarre malattie infettive, alle conseguenze di una scarsa o non idonea alimentazione, soprattutto nella delicata fase dello svezzamento, a condizioni igienico-ambientali precarie. Normalmente un quarto dei nati moriva entro il primo anno di

la chiesa di san leonardo

vita. Conseguentemente i bambini, appena usciti dallo svezzamento, subivano una brusca diminuzione di apporto nutritivo; questo fattore potrebbe aver contribuito all’elevarsi del tasso di mortalità per i bambini tra i 3 e i 5 anni.

Lo SCAVO ha posto in luce anche i resti di alcuni oggetti che potevano far parte del corredo della chiesa, quali mobili o serramenti, tra i quali

si segnalano due maniglie di cassetti e una serratura di porta perfettamente conservata. Significative sono anche le chiavi, che presentano una grande varietà di misure e diverse tipologie di ingegni a seconda della loro destinazione: porte, bauli o cassetti. Particolari sono il meccanismo di chiusura a cerniera di una cassa e alcuni ganci per piccola falegnameria, ma il rinvenimento più singolare della vetrina è un gruppo di chiodi dalla testa borchiata che in origine decoravano un cofanetto.

i bambiniil cimitero nella chiesa di san leonardo

gli arredi della chiesa

una chiesa Funeraria destinata alla sepoltura di bambiniLa chiesa del castello di Monte Lucio, dedicata a San Leonardo, rappresenta un caso del tutto particolare,

visto che fu destinata alla sola sepoltura di bambini o donne, probabilmente puerpere, un fatto del tutto eccezionale che rende unico questo ritrovamento.

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IL CULTO DI SAN LEONARDO Il Santo protettore dei parti difficili e delle malattie dei bambini

SECONDO LA TRADIZIONE Leonardo di Noblac, co-nosciuto anche come San Leonardo Abate, Eremita o di Limoges, nacque in Gallia da una nobile famiglia

franca nel castello di Vandôme, presso Orléans, e fu Clodo-veo stesso, re dei Franchi Salii, a fargli da padrino la notte di Natale del 496, quando il Re abiurò il paganesimo facendosi battezzare.

SAN LEONARDO rifiutò di dedicarsi alla carrie-ra cavalleresca per seguire gli insegnamenti di Re-migio, arcivescovo di Reims, e fu il Re Clodoveo

a concedergli il privilegio di liberare i prigionieri che avesse ritenuto innocenti e San Leonardo sfruttò que-sta opportunità, liberando persone di umili condizioni. Abbandonata la corte, egli si ritirò presso il monastero di Micy, dove compì il suo primo miracolo trasformando l’ac-qua in vino. Poi si diresse a sud dove fondò un eremo nella foresta di Pauvain, nel Limosino, e la sua fama di santità ar-rivò fino al Re, che ne richiese l’intervento quando la regina Clotilde, transitando in quella zona, fu sorpresa dalle doglie e San Leonardo lenì i suoi dolori.

CLODOVEO, per riconoscenza, gli concesse una parte di bosco e lì il Santo, secondo la leggen-da, fece un buco in terra che si riempì miracolo-

samente d’acqua, dando origine ad un pozzo che venne nominato nobiliacum, in ricordo della donazione regale. San Leonardo di Noblac, Anonimo, XV sec,

Basilica di San Giulio, Orta (Novara)

DAL NOBILIACUM prese il nome anche la cittadina intorno al monastero che dapprima prese il nome di Noblac, quindi Noblat, ed oggi è chiamata Saint-

Léonard-de-Noblat in onore del suo illustre fondatore. La tradizione vuole che il santo sia morto la sera del 6 no-vembre intorno alla metà del VI secolo. Per le vicende che lo videro protagonista, è considerato il patrono dei carcerati, dei fabbricanti di catene, fibbie e fermagli e la sua inter-cessione viene invocata per i parti difficili e le malattie dei bambini.

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il segreto di monte lucioconversazione tra storico e archeologo

sui misteri e i metodi per svelarliSTORICO: Una prima domanda: qual è il mistero di Monte Lucio?ARCHEOLOGO: Partiamo dal concreto…

STORICO: Bene. Allora dimmi, perché avete scelto quel colle che apparentemente era il meno documentato di quelli di Quattro Castella? ARCHEOLOGO: Intanto perché la sua area è più limitata e questo ci dava la garanzia di poter ottimizzare al meglio i fondi ottenuti e poi perché Monte Lucio era il colle su cui avevamo meno informazioni e questo rende molto più interessante la ricerca archeologica. Devo dire che i risultati hanno dato ragione a quella intuizione.

STORICO: Allo scavo hanno partecipato solo studenti e archeologi dell’Università di Bologna? ARCHEOLOGO: Non solo. Un grande aiuto lo hanno dato anche gli abitanti di Quattro Castella e gli Amici di Bianello, che sono stati i nostri angeli custodi e ci hanno dato una mano nello scavo vero e proprio.

STORICO: Si può dire allora che avete imparato anche dalle persone, non solo dallo scavo.ARCHEOLOGO: Certo. Monte Lucio ci ha riservato tante belle sorprese, come anche la gente di Quattro Castella.

STORICO: E cosa mi puoi dire della cappella di San Leonardo che le fonti storiche ci dicono essere esistita su Monte Lucio?ARCHEOLOGO: La Chiesa era realmente posta all’interno del castello e si presentava in buono stato di conservazione. Inoltre ha rivelato un’inaspettata particolarità.

STORICO: Quale particolarità? ARCHEOLOGO: All’interno e all’esterno sono state rinvenute molte sepolture.

STORICO: Interessante! Però nelle chiese medievali le sepolture erano diffuse. Qual è la particolarità di Monte Lucio?ARCHEOLOGO: Quello che rende Monte Lucio unico è il fatto che all’interno della chiesa, nello spazio di maggior prestigio, erano sepolti bambini e puerpere, mentre all’esterno uomini adulti, forse guerrieri.

STORICO: Allora l’intitolazione dell’oratorio non è un caso, visto che San Leonardo era invocato per i parti difficili e per le malattie dei bambini. Oltre alla chiesa e alle tombe che cos’altro avete trovato?

ARCHEOLOGO: Purtroppo non abbiamo ancora rinvenuto le abitazioni, tuttavia i numerosi reperti portati in luce ci hanno permesso di definire meglio gli oggetti d’uso quotidiano, nonché appurare che realmente il castello è stato teatro di battaglie, come indicano le tante punte di balestra.

STORICO: Una chiesa riscoperta, strane sepolture… possiamo affermare che il mistero di Monte Lucio è stato svelato!ARCHEOLOGO: Certo. È stato un lavoro difficile, ma siamo riusciti a far convergere discipline diverse, la storia, l’archeologia, l’antropologia, per ripercorre a ritroso la storia di un territorio e dei suoi antichi abitanti.

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il mistero di monte lucio - mostra archeologica - castello di bianello

Erano i primi giorni dello scavo quando, sul muro esterno perimetrale della Chiesa di San Leonardo, fu rinvenuto il primo scheletro. Si trattava di un bambino deposto sullo strato di crollo dell’edificio, con la testa leggermente

inclinata che sembrava essere stata di proposito appoggiata a quel muro. Forse chi l’aveva deposto tanto tempo fa aveva voluto legarlo per sempre a San Leonardo e porlo ugualmente sotto la sua protezione, anche se di quell’antico edificio di culto erano rimaste soltanto poche pietre.

Quelle pietre evidentemente conservavano ancora per la collettività un profondo senso di sacro come se, anche distrutto, quel luogo fosse ancora intriso della forza protettiva del Santo, come se i bambini potessero ancora essere lasciati in sua custo-dia per l’eternità. Tra i resti del bambino fu trovata soltanto una conchiglia, una delle tante che anco-ra affiorano sui colli di Quattro Castella, avanzi di un antico mare, divenuti monili per chi non poteva permettersi altro e, in questo caso, unico tenero accompagna-mento della sua sepoltura. È molto probabile infatti che quella conchiglia fosse parte di una piccola collana che il bambino portava sul petto. Quell’antico ornamento è divenuto oggi simbolo del viaggio nel tempo che rappresenta la mostra dei reperti di Monte Lucio e quel bam-bino, che non ha un nome né un sesso, con il viso rappresentato da un’immagine disegnata, si è fatto per noi strumento e simbolo del percorso espositivo, accompa-gnandoci idealmente per mano nelle strade del suo mondo ormai perduto.

il bambino con la conchiglia

Simbolo e Segno