Monumento Documento 2 - Aracne editrice · Javier Gallego Roca Università di Granada Maria Adriana...

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Direttore Francesco Tomaselli Università degli Studi di Palermo Comitato scientifico Aldo Aveta Università degli Studi di Napoli “Federico II” Giuseppe Basile ♰ Storico dell’arte Carlo Blasi Università degli Studi di Parma Javier Gallego Roca Università di Granada Maria Adriana Giusti Politecnico di Torino Stefano Gizzi Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici delle Marche Claudine Houbart Université de Liegè Claudio Varagnoli Università degli Studi Gabriele D’Annunzio di Chieti-Pescara Comitato di redazione Eva Coïsson Università degli Studi di Parma Nicoletta La Rosa Università degli Studi di Palermo Richard Ollig Architetto, Berlino Rosario Scaduto Università degli Studi di Palermo Gaspare Massimo Ventimiglia Università degli Studi di Palermo

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Il restauro per la conservazione del patrimonio architettonico ed ambientale: teoria, conoscenza, interventi

Nella collana confluiscono gli esiti delle ricerche concernenti la conservazione dell’architettura, della città, dei giardini storici e del paesaggio, trattando tematiche inerenti alla storia, alla teoria, al progetto, alla diagnostica, alla prevenzione, alla manutenzione, al consolidamento e alla rivitalizzazione.

Un pensiero è rivolto a Pippo Basile che con entusiasmo ha accettato l’invito a far parte del Comitato scientifico della collana ed ha apprezzato le tematiche di questo volume, senza però riuscire a vederne la stampa.

Si ringrazia il personale dell’Archivio Centrale dello Stato di Roma, dell’Archivio di Stato di Venezia, della Fabbriceria della Basilica di San Marco, del Museo Correr di Venezia, della Biblioteca della Fondazione Querini Stampalia di Venezia, della Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici di Venezia e laguna. Restauro Anno Zero è stampato con il parziale contributo del Dipartimento d’Architettura dell’Università degli Studi di Palermo

RESTAURO ANNO ZERO Il varo della prima Carta italiana del restauro nel 1882 a seguito delle proteste internazionali contro la falsificazione della Basilica di San Marco a Venezia

a cura di

Francesco Tomaselli

con scritti di

Nicoletta La Rosa Gaspare Massimo Ventimiglia

Copyright © MMXIIIARACNE editrice S.r.l.

[email protected]

via Raffaele Garofalo, 133/A–B00173 Roma

(06) 93781065

isbn 978–88–548–6806–9

I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica,di riproduzione e di adattamento anche parziale,

con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi.

Non sono assolutamente consentite le fotocopiesenza il permesso scritto dell’Editore.

I edizione: dicembre 2013

Ai nostalgici amanti del ritorno all’antico splendore e a quanti concepiscono il restauro come una semplice trasformazione, per una riflessione sul valore dell’autenticità

«Per rincarare la dose, si sono messi a riparare la facciata della basilica di San Marco e, a quanto pare, stanno facen-do scempio dei mosaici che la decorano. […] Ho fatto appena in tempo a vedere il caro vecchio San Marco per l’ultima volta. Hanno stabilito che debba essere pulito, co-sì, dopo aver imbiancato a calce il Palazzo Ducale […] si son messi a raschiare San Marco per tirarlo a lustro. Scompaiono così tutti gli antichi e gloriosi segni del tem-po, provocati dall’esposizione alle intemperie, nonché i ricchi colori che la natura, malgrado la sua potenza, ha impiegato dieci secoli a conferire al marmo; ormai il mae-stoso angolo che più dista dal mare, quello dove la sesta età dell’uomo era tinteggiata d’oro, ha assunto il colore della magnesia, gli antichi marmi sono stati rimossi e tirati giù chissà che cosa metteranno al loro posto». Dal diario di John Ruskin (Venezia, 14 settembre 1845) in RUSKIN J., Viaggi in Italia 1840-1845 (a cura di BRILLI A.) Firenze, 1985, pp. 204-205

INDICE Introduzione UNA NUOVA STAGIONE PER IL RESTAURO (F. Tomaselli) 15 I L’AVVIO INTENSIVO DEI RESTAURI NELLA BASILICA MARCIANA (F. Tomaselli)

L’istituzione della Commissione destinata agli oggetti di restauro dell’I. R. Basilica di San Marco e il progetto generale di Fustinelli 24 I lavori di “manutenzione” al mosaico del pavimento 28 Il restauro dei mosaici parietali 33 Il mosaico del Giudizio universale 45 Il ripristino della facciata settentrionale 53 Il “ristauro radicale della ruinante volta dell’Apocalisse” 61 II LA RIEDIZIONE DELLA FACCIATA MERIDIONALE (F. Tomaselli)

Lo stato di conservazione della Basilica secondo la relazione di Selvatico e Foucard 72 Il “plauso generale” per il restauro della facciata meridionale 75 John Ruskin a Venezia 83 Le “Osservazioni” di Zorzi intorno ai restauri 88 La presentazione di Ruskin alle Osservazioni di Zorzi 94 I consigli di Guggenheim per il trattamento delle superfici marmoree 98 Le proteste internazionali contro la falsificazione della Basilica di San Marco 100 Le polemiche sui quotidiani veneziani 109 I chiarimenti e le giustificazioni dell’architetto Meduna 111 Il provvedimento d’urgenza per ridare il “maltolto colorito” 114 Le ispezioni governative di Bongioannini (N. La Rosa) 116 La proposta di mediazione dell’Accademia di San Luca 122

III IL NUOVO CORSO DEI LAVORI DI RESTAURO (F. Tomaselli)

La nomina ministeriale della Commissione di Vigilanza ai Ristauri 128 Le ulteriori osservazioni di Zorzi 130 La risposta della Commissione di Vigilanza alle nuove osservazioni di Zorzi 137 Il problema della “differenza disgraziata” provocata da Meduna 144 La visita della Commissione Permanente di Belle Arti 145 Un quesito di lavatura 157

IV LA PRIMA CARTA ITALIANA DEL RESTAURO DEL 1882 (F. Tomaselli)

La lenta crisi del ripristino in stile 162 L’esigenza di una legge di tutela del patrimonio storico e artistico 169 Le proposte per varare una legge di tutela dei monumenti e stabilire regole per l’esecuzione dei restauri 171 La prima Carta italiana del restauro, ovvero il Decreto ministeriale Sui Restauri degli edifizi monumentali del 21 luglio 1882 e la Circolare n. 683 bis, contenente le Disposizioni relative ai restauri degli edifizi monumentali 175 Le idee di Boito sul restauro dei monumenti 185 Il voto delle massime sul restauro dei monumenti del IV Congresso degli ingegneri ed degli architetti italiani del 1883 195 Il tentativo di varare una seconda Carta italiana del restauro nel 1891 201

V IL RUOLO DELLA CULTURA INGLESE NELLA DEFINIZIONE DEL RESTAURO COME DISCIPLINA (G. M. Ventimiglia)

Dal Gothic Revival al restauro delle cattedrali medievali 284 John Ruskin e l’orizzonte culturale ed etico della conservazione 297 La prima carta inglese della conservazione dei monumenti e dei resti antichi 304 William Morris e la Society for the Protection of Ancient Buildings 312 La campagna internazionale per il «caro vecchio San Marco» 319 La tutela monumentale nel Regno Unito alla fine dell’Ottocento 327

Conclusioni UN’ALTRA STORIA (F. Tomaselli) 361

Indice dei nomi e dei luoghi 365 Riferimenti bibliografici 373 Riferimenti fotografici 383

Abbreviazioni

ACSDGABA Archivio Centrale di Stato, Direzione Generale di Antichità e Belle Arti

ASVCGRSM Archivio di Stato di Venezia, Commissione governativa destinata agli Oggetti di Restauro dell’I. R. Basilica Cattedrale di S. Marco

BUMPI Bullettino del Ministero della Pubblica Istruzione

S.P.A.B. Society for the Protection of Ancient Buildings

Introduzione

UNA NUOVA STAGIONE PER IL RESTAURO Francesco Tomaselli

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Il tema portante di questa ricerca è il restauro dei monumenti nella seconda metà dell’Ottocento, in un periodo problematico della sua evoluzione quan-do, a seguito di travagliate riflessioni, si determinava il superamento dell’at-tività di ripristino in stile e si optava per più equilibrati interventi guidati da approfonditi studi sulle fabbriche. Di conseguenza s’invitavano gli architetti a contenere le loro libere capacità inventive e ad intraprendere ricerche mi-nuziose sulle fabbriche, dando inizio alla stagione del cosiddetto “restauro filologico”.

I presupposti per questo nuovo orientamento del restauro architettonico, che riconosceva anche l’importanza delle stratificazioni, hanno origine nei decenni precedenti ma diventano argomento di profonde valutazioni intorno ad un caso eclatante che coinvolge la Basilica di San Marco di Venezia, un monumento d’altissimo valore simbolico il cui restauro rischiava di com-promettere definitivamente l’autenticità del testo architettonico e della mate-ria che lo costituiva. Dapprima la questione si era manifestata come una semplice querelle locale intorno a differenti maniere d’interpretare il restau-ro, nello stesso modo in cui era già avvenuto in altre parti d’Italia, ma ben presto la polemica veneziana aveva travalicato i confini nazionali ed era di-ventata d’interesse planetario. La dimensione della protesta è certamente esaltata dall’avere avuto come ispiratore John Ruskin, coadiuvato dall’azio-ne degli artisti e dei cultori dell’arte raccolti in un’associazione internaziona-le fondata nel 1877 (forse costituita per quell’occasione e che in ogni caso inizia la sua attività più incisiva proprio col “caso San Marco”), denominata Society for the Protection of Ancient Buildings, detta anche Anti Restoration Movement o Anti-Scrape, e diretta da William Morris.

La Basilica di San Marco è uno di quei grandi e complessi organismi ar-chitettonici dove l’attività costruttiva non si è mai interrotta (figg. 1-7); da una parte gli abbellimenti e gli ingrandimenti degli spazi esistenti per affer-mare nuovi stili più attuali, e dall’altra le opere per mantenere lo stato dicon-servazione, sempre minacciato dal tempo, o da gravi ed imprevisti eventi.

Nella prefazione di Camillo Boito alla monumentale opera sulla Basilica, pubblicata dall’editore Ferdinando Ongania dal 1887 al 1902, sono riportate alcune importanti notizie su grandi opere di rifacimento ed innovazione ap-portate nel corso dei secoli, sotto la direzione dei tanti ed illustri architetti che hanno assolto il compito di proto della Fabbriceria.

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Non senza costernazione si scopre che disgraziati avvenimenti avevano costretto i responsabili della conservazione del complesso architettonico a ricostruire completamente varie parti della Basilica e delle sue decorazioni, distrutte dagli incendi o rovinate a causa di terremoti. Proprio per il timore di questi ultimi, sul finire del XV secolo, si escogitava un rimedio a dir poco curioso: «scavando nella chiesa cinque pozzi profondi, acciocché, se per avventura riconcepissero sotto terra certi fiati di venti, come appunto avvenir suole in occasione dei terremoti, ritrovino più facile la via di uscir fuori». Ma l’originale terapia non impediva, nel corso delle successive manifestazioni telluriche, il verificarsi del crollo di statue e marmi dei prospetti o il distacco di cospicue aree di mosaico.

A partire dal 1230, data alla quale risale la prima testimonianza, il nume-ro degli incendi è considerevole, e con effetti disastrosi se ne contano alme-no quattro. Nel 1419, ad esempio, le fiamme, partendo da un camino del Palazzo Ducale, si propagavano sui tetti della Basilica «sicché il piombo della copertura colava per le gronde che pareva fosse acqua». Seguirono le opere di ricostruzione di quanto era stato distrutto dal fuoco, ma evidente-mente i lavori non erano stati compiuti a regola d’arte se, poco più di un se-colo dopo, al tempo in cui era proto Iacopo Sansovino, si operavano altri consolidamenti e rifacimenti «dai fondamenti dei piloni ai legnami delle cupole, del che si fece stupir Venezia».

Sono anni, questi, in cui la dotazione economica messa a disposizione dalla Procuratoria per i lavori in San Marco è quasi senza limiti. Il valore simbolico di quel tempio, vessillo della Serenissima Repubblica, si doveva garantire a qualsiasi costo come nel 1615, «quando minacciando di crollare una parte del muro della facciata, piovendo sulle vôlte, sciupandosi i mosaici appena restaurati, venne deciso di disfare, ove occorra, e rifare, spendendo quanto farà bisogno».

Sono anche anni in cui il giudizio negativo nei confronti dell’architettura del Medioevo, insieme al manifestarsi di qualche difetto della fabbrica, offre l’occasione per rifare intere porzioni della Basilica, ottenendo il plauso di dotti e fedeli, affascinati e illusi da quella modernità che in seguito verrà giudicata blasfema e quindi da rimuovere in nome della purezza dello stile, da riaffermare come imperativo categorico.

«Ma i più grossi guai si manifestarono nel Settecento» – ci informa anco-ra Boito – a causa del fatto che «la eccelsa matematica e la nuova scienza delle costruzioni principiavano ad inorgoglirsi». Come succede per le altret-tanto famose cupole, per fare un esempio, di Santa Maria del Fiore a Firenze e San Pietro a Roma, anche su quelle di San Marco si assiste al carosello di specialisti chiamati a risolvere, con le cognizioni scientifiche del tempo, i complessi problemi di statica che si presentavano. Tra gli altri l’abate Do-menico Cerato, pubblico architetto dell’Università di Padova, che dopo gli

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allarmi per un presunto imminente crollo della cupola dell’Ascensione, ave-va fatto mettere in opera una robusta cerchiatura del tamburo, giudicata inu-tile nel 1779, da due “capitani ingegneri” del Genio Militare. Dalla relazione prodotta in quell’occasione dai due “genieri” si apprende che se da un canto risultavano buone le condizioni statiche delle «muraglie», dall’altro era bia-simevole il lavoro svolto meno di cinque anni prima, perché notavano: «ne’ recenti restauri la irragionevole economia e l’aperta malizia dei costruttori: legnami messi in opera corti, fradici, rotti, ferramenti imperfetti, scarsissi-mi... pochi dimostrano essere i materiali che non siano lesi, nessuna parte che non sia sconnessa, fuori di piombo e di livello».

L’eredità ricevuta dagli operatori ottocenteschi è dunque pesantissima ed impone interventi radicali e ancora denaro, tanto denaro, al punto da richie-dere anche la vigilanza diretta da parte dello Stato austriaco che, nel 1820, per il controllo dei restauri della Basilica nomina un’apposita Commissione governativa ed impone la creazione del “fondo gioje”, ovvero di un capitolo di spesa costituito con il denaro ricavato dalla vendita all’asta di una parte del tesoro di San Marco, per finanziare i più urgenti lavori di restauro.

Comincia da questo periodo il resoconto che il volume presenta sui re-stauri della Basilica di San Marco, e sui personaggi a questi connessi, nel tentativo di fare maggiore luce sulla storia recente del monumento non anco-ra emersa fino in fondo, qualche volta solo ipotizzata, ma rimasta silente forse per quel comprensibile pudore che sovente suggerisce agli storici dell’architettura atteggiamenti indulgenti nei confronti degli esiti dei restauri. Proprio quei restauri però non avrebbero dovuto dimenticarsi e se ne sarebbe dovuto tenere un più vivo ricordo anche perché nell’ultimo quarto del secolo XIX s’imporranno all’attenzione della cultura internazionale, per la quale San Marco diverrà il caso emblematico delle falsificazioni apportate ai “patri monumenti” in nome del restauro.

Nei restauri che si svolgono nell’Ottocento, il tema dello stile, o come si preferiva dire del “carattere del monumento”, o perché totalmente tradito, o perché soltanto non sufficientemente preso in considerazione e rispettato, avvince i protagonisti ed è l’argomento principale di ogni controversia. Sia i sostenitori del restauro cosiddetto alla francese, che i suoi più fermi opposi-tori, restano legati al concetto del “carattere”, che come una rete imbriglia ogni pensiero, ogni dichiarazione. Ad esempio non si critica con sufficiente ardore perché si è demolito e ricostruito di pianta qualche cosa d’antico, ma ci s’indigna solo perché la scelta del rivestimento marmoreo o la pavimenta-zione o il mosaico ricostruiti, secondo il personale giudizio dell’osservatore, non appare conforme, per disegno, per “colorito” e infine per “carattere”.

Nel periodo in cui opera la Commissione governativa per i restauri della Basilica, i lavori vengono diretti prima da Cesare Fustinelli e da Angelo Mi-nio e poi da Giovanni Battista Meduna che, per dirla con un pizzico d’ironia,

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era un tipo che lasciava il segno. Ed è proprio sul suo operato e sulle critiche mossegli che si sviluppa una parte della ricerca.

Tra la fine del 1879 e i primi mesi dell’anno successivo si verifica un av-venimento di fondamentale importanza per la cultura della conservazione dei monumenti. Per la prima volta, in forma inequivocabile, si afferma il princi-pio del valore universale delle testimonianze storico-artistiche individuate come patrimonio culturale dell’umanità. Il pretesto per l’elaborazione di quel principio, che oggi appare scontato, è offerto dal “caso Venezia”, su cui si era soffermato l’interesse di alcuni intellettuali europei nel timore che, attra-verso i restauri compiuti, si fosse verificata la falsificazione di alcuni impor-tanti monumenti. Il caso eclatante, che meritava un’eco internazionale, viene offerto dai restauri in corso nella Basilica di San Marco. In quel monumento, considerato tra i maggiori simboli della cristianità, «unico esempio di archi-tettura bisantino-gotica», nel quale si condensano le maggiori espressioni artistiche della produzione italiana di un ciclo millenario insieme ad elementi antichi di spoglio provenienti da paesi lontani, si erano svolti dei lavori di restauro che si riteneva avessero apportato irrimediabili compromissioni, con implicazioni sul «carattere» o sul «calore e bellezza di colorito», ovvero sull’autenticità della fabbrica. Il timore di perdere completamente un’insostituibile testimonianza di storia e di arte come la Basilica di San Marco, determina una protesta internazionale contro lo Stato italiano, accu-sato d’imperizia e grave negligenza.

Una protesta locale aveva avuto inizio a Venezia nel 1877 dopo la pub-blicazione delle “Osservazioni” del conte Alvise Piero Zorzi, ma a queste, in un primo momento, il Ministero per la Pubblica Istruzione non aveva dato troppa rilevanza, ritenendo che si trattasse di semplici beghe cittadine. Dietro quelle “Osservazioni” però si celava l’autorità di John Ruskin, che in più occasioni aveva denunciato le profonde trasformazioni subite dal patrimonio architettonico di Venezia a causa dei restauri.

Per manifestare le proteste contro lo Stato italiano si forma un Comitato internazionale a cui fanno capo diramazioni in vari paesi che aderiscono alle richieste per l’interruzione dei lavori di restauro a San Marco e per la forma-zione di una Commissione internazionale che potesse vigilare su nuovi in-terventi. Si determinano così una controversia diplomatica ed una levata di scudi da parte dei rappresentanti del Governo italiano per l’ingerenza stra-niera su avvenimenti che si definivano di “casa nostra”. Non v’è dubbio però che, se da un canto si rintuzzavano gli attacchi dei contestatori d’Oltralpe, dall’altro, come dimostrano i documenti e le azioni intraprese, s’innescava un processo autocritico e si cercava di individuare la maniera più opportuna-per correggere le disfunzioni organizzative di cui, drammaticamente, si prendeva consapevolezza.

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Le contestazioni erano giunte improvvise e riguardavano un’interpreta-zione del restauro guidato dalla ricerca del «carattere originario del monu-mento» che sembrava universalmente riconosciuto anche nei paesi, come l’Inghilterra e la Francia, in cui gli oppositori si mostravano più agguerriti e appassionati. Non si trattava dunque di attivare solo qualche controllo più concreto per San Marco ma di mutare completamente indirizzo teorico e prassi operative in tutto il territorio nazionale, diramando disposizioni per le Commissioni provinciali e per i restauratori. Ma questo cambiamento non poteva attuarsi in poco tempo, come non era possibile individuare e isolare colpevoli per i misfatti denunciati. A dirigere i lavori degli ultimi qua-rant’anni era stato l’architetto Meduna, uno dei più noti professionisti vene-ziani di quel periodo, al quale il Governo italiano, proprio per le opere conte-state, e particolarmente per la ricostruzione della facciata meridionale della Basilica aveva, addirittura, concesso un’onorificenza il 3 gennaio 1876, po-chi giorni dopo la conclusione di quei lavori. Meduna aveva ricevuto le inse-gne di Ufficiale della Corona d’Italia, «in attestato di soddisfazione per la sapiente direzione dei lavori», ed era stato invitato a voler «considerare la nuova onorificenza siccome segno della sincera e riconoscente stima del Governo del Re». Meduna, infatti, contrariamente a quanto fino ad oggi si è supposto, non viene sospeso dal suo ruolo di proto della Fabbriceria e conti-nua a dirigere i lavori in San Marco fino al 1885 (alla veneranda età di quasi ottantasei anni), per essere poi rimpiazzato nella funzione di proto da Pietro Saccardo.

La protesta internazionale dei «romantici contestatori» si sviluppava in un momento in cui lo sforzo organizzativo dello Stato unitario era consistente e si erano raggiunti i primi risultati operativi con l’istituzione, nel 1875, della Direzione Centrale degli Scavi e Musei del Regno, affidata a Giuseppe Fio-relli. Subito dopo si nominavano i componenti delle strutture periferiche, rappresentate dalle Commissioni Conservatrici dei monumenti ed oggetti d’arte e d’antichità, con sede nei capoluoghi di provincia e presiedute dai prefetti. Nel marzo del 1876 veniva emanato il regolamento che ne stabiliva le competenze. Come componenti delle Commissioni Conservatrici si erano nominati gli elementi più rappresentativi che offrivano le varie province in ambito culturale, ma restava il problema della disomogeneità di atteggia-mento nell’estensione di pareri e giudizi che, non solo a Venezia, avevano alimentato polemiche sui restauri avallati da quei consessi. Anche la molte-plicità degli operatori e il grande numero di enti appaltanti rendevano obbli-gatorio un intervento del Ministero rivolto a mettere ordine in questo settore delicatissimo.

Il primo tentativo di uniformare l’azione di conservazione dei monumenti da parte dello Stato italiano, indotto proprio dal “caso Venezia” che aveva avuto eco in ogni parte del mondo, avviene attraverso il Decreto ministeriale

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e la Circolare esplicativa del 21 luglio 1882 «Sui restauri degli edifici mo-numentali». Queste iniziative legislative sul restauro architettonico, elaborate dall’ispettore ingegnere Francesco Bongioannini, uno stretto collaboratore di Fiorelli, sono importantissime perché per la prima volta si definiscono con-cretamente le finalità e le modalità degli interventi proponendo un percorso suddiviso in tre distinte fasi: lo «studio dei restauri», la «compilazione dei progetti» e l’«ordinamento del servizio per la esecuzione dei lavori». Il De-creto e la Circolare rappresentano la prima vera Carta italiana del restauro, per la quale pochi mesi dopo saranno proposte, come promemoria per gli operatori, le note sette massime col voto del IV Congresso degli ingegneri ed architetti italiani tenutosi a Roma nel 1883.

Il titolo del volume Restauro anno zero vuole sottolineare la svolta che, in conseguenza delle proteste internazionali e delle derivanti nuove disposi-zioni ministeriali con indirizzo storicistico e filologico, viene imposta al re-stauro in Italia, determinando una nuova stagione culturale in cui si suggella il valore universale delle testimonianze storico-artistiche. Nella pratica del restauro, quel periodo rappresenta il percorso iniziale per il riconoscimento della importanza della conservazione della materia dell’opera d’arte e quindi della autenticità come qualità assoluta e imprescindibile. Poteva scaturirne l’avviamento concreto di un cammino coerente e virtuoso, che però non ha mai trovato piena affermazione.

La ricerca si è avvalsa prevalentemente dello studio di documenti raccolti negli archivi che hanno svelato un’imponente quantità di notizie su oltre due secoli d’interventi nella Basilica di San Marco. La selezione critica degli argomenti esposti mira ad offrire un quadro esauriente degli avvenimenti, presentando episodi significativi ed esemplificativi intorno alle maniere di interpretare il restauro, alle tecniche impiegate e agli esiti raggiunti.

Lo studio ha esaminato le posizioni espresse dai protagonisti che, sul fini-re dell’Ottocento, hanno preso parte attiva al dibattito sul restauro dei mo-numenti, ed ha messo a fuoco l’azione svolta, tra gli altri, da Ruskin, Boito, Bongioannini, rivelando aspetti inediti che inducono cambiamenti nella in-terpretazione della storia del restauro, offrendo nuove chiavi di lettura per determinarne l’evoluzione.

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Capitolo I

L’AVVIO INTENSIVO DEI RESTAURI NELLA BASILICA MARCIANA Francesco Tomaselli