Monsurrò - Scuola Austriaca Di Economia

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  • 8/10/2019 Monsurr - Scuola Austriaca Di Economia

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    Scuola austriaca di economia

    di Pietro Monsurr

    Istituto Bruno Leoni

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    Capitolo 1Storia della Scuola austriaca

    La storia della Scuola austriaca di economia indissolubilmente legata a quella della rivoluzione marginalista, unradicale avanzamento del pensiero economico avvenuto allinizio degli anni Settanta dellOttocento: tre economisti,laustriaco Carl Menger, linglese William Stanley Jevons, e il francese Lon Walras, formularono un concettofondamentale, il principio marginale, procedendo alla completa ricostruzione dellintero edificio delleconomia teorica.

    Questa rivoluzione fu portata avanti secondo linee differenti dai tre autori: la Scuola austriaca nasce dallopera diMenger, mentre lapproccio che ha avuto pi successo stato quello di Walras, da cui discende la teoria economicaaccademica, che chiameremo, un po impropriamente, neoclassica. Praticamente tutta leconomia moderna marginalista, ma le differenze tra i due approcci, quello di Menger e quello di Walras, sono tuttora rilevanti.

    Il termine austriaco, originariamente, fu coniato dagli economisti della giovane scuola storica tedesca di economia,con il fine di denigrare Menger e, successivamente, i suoi primi discepoli (come Eugen von Bhm-Bawerk). Ma quando,negli anni Trenta e Quaranta del ventesimo secolo, gli esponenti pi importanti della Scuola austriaca di allora, Ludwigvon Mises e Friedrich August von Hayek, emigrarono, rispettivamente, negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, il legamegeografico con lAustria venne a mancare, tant che, ormai da diversi decenni, gran parte degli economisti dellaScuola austriaca, a partire da Murray Newton Rothbard (il pi importante allievo americano di Mises), non sono pi dinazionalit austriaca.

    Carl Menger (1840-1921)Carl Menger stato il fondatore della Scuola austriaca. I suoi contributi spaziano dalla teoria del valore a quella deiprezzi e della produzione, estendendosi anche alla teoria delle istituzioni e alla metodologia delle scienze sociali.La sua prima importante opera, Principi fondamentali di economia, del 1871, contiene di fatto gran parte dei concettidi base della Scuola austriaca, successivamente approfonditi e integrati dagli autori successivi.

    Menger chiar che lo scopo della teoria economica era lo studio dei beni scarsi, i beni cio che servono alperseguimento degli obiettivi degli uomini, ma che non sono disponibili in quantit sufficiente per realizzarli tutti. Diconseguenza, lessenza delleconomia lazione in condizioni di scarsit, e quindi ogni individuo agisceeconomicamente quando economizza i mezzi in vista dei suoi fini.

    Da questo principio Menger deriv lintera teoria dei prezzi, operando un ribaltamento concettuale radicale rispettoalle precedenti teorie, secondo cui il costo di ogni merce dipendeva dalle spese monetarie necessarie a completarne laproduzione. Il tutto era una pseudo-spiegazione, in quanto non era chiaro da cosa derivassero i costi di produzionestessi. Menger ribalt la faccenda, dividendo i beni in ordini: i beni del primordine sono quelli che soddisfano un

    bisogno immediato, quelli del secondo ordine sono quelli necessari a produrre i beni del primordine, eccetera. I benidel primordine sono il fine delleconomia, in quanto i beni di ordine superiore rappresentano solo mezzi perraggiungere lo scopo, il conseguimento del fine. Ne deriva che il valore di un mezzo di produzione dipende dalcontributo che pu effettivamente dare alla produzione dei beni del primordine, e non viceversa.

    Viene quindi a ribaltarsi anche il rapporto tra fattori soggettivi e fattori oggettivi: sono la valutazione del fine, e lavalutazione delladeguatezza del mezzo, due elementi soggettivi, perch individuali, che determinano i costi, e nonsono gli immaginari costi oggettivi a determinare i prezzi. Il prezzo che i consumatori sono disposti apagare perconsumare oggetti nella cui produzione lacciaio determinano il valore delle miniere di ferro.

    Sempre dal principio del valore soggettivo si riesce a spiegare il perch dello scambio. Se si ritenesse, infatti, che ilvalore sia una caratteristica della merce, e non una valutazione dellindividuo che quella merce domanda o offre, loscambio non avrebbe nulla da contribuire al valore: solo la produzione sarebbe un atto significativo per leconomia. Manon vero: se un individuo ha due fette di pane, e un altro ha due fette di prosciutto, scambiando una fetta di panecon quella di prosciutto possono ottenere entrambi un panino intero: il risultato vantaggioso per entrambi. Ma questoperch il valore soggettivo: se fosse oggettivo, insito nella merce, lo scambio non potrebbe influenzare il valore. Selo scambio dovesse avvenire solo tra merci di ugual valore (altrimenti, chi darebbe via un qualcosa per ottenerneunaltra di valore inferiore?), a cosa servirebbe?

    Tra gli altri contributi fondamentali, di Menger, va ricordata la teoria dellorigine della moneta, e, pi in generale, delleistituzioni sorte per via evolutiva. La teoria di Menger parte da una situazione di baratto, inefficiente e poco produttiva,e mostra come alcune merci cominciano ad essere usate come pseudo-monete, fino alla creazione di un sistemamonetario completo opera dellazione umana, ma non del progetto umano. Tale struttura di spiegazione pu essereestesa per spiegare anche lorigine del linguaggio, del diritto e di molte altre istituzioni umane.

    Laltra opera fondamentale di Menger Sul metodo delle scienze sociali, del 1883. In questopera, Menger difende lateorizzazione economica contro gli attacchi della giovane scuola storica tedesca di economia, che voleva studiareleconomia basandosi soltanto su fatti storici, senza alcuna attenzione per la teoria e lastrazione. Lessenza delproblema deriva dal fatto che losservazione di un fenomeno economico come la moneta richiede gi di per s unateoria: nella storia si usata come moneta il sale, loro, addirittura le sigarette i concetti sottostanti al fenomenodella moneta non derivano dallosservazione (oro e sale hanno poco in comune), ma dalla riflessione teorica. La

    necessit della teoria e la complessa relazione tra teoria e storia rappresentano un tema fondamentale per tutti gliaustriaci, ed uno dei fattori caratterizzanti di questa Scuola.

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    Eugen von Bhm-Bawerk (1851-1914)Bhm-Bawerk fu il pi noto allievo diretto di Menger, ed celebre per la sua opera Capitale e interesse(1884),soprattutto per il secondo libro, La teoria positiva del capitale, in cui espone la sua teoria del valore, dei prezzi, delcapitale e del mercato. anche noto per opere minori, come la critica puntuale del sistema economico marxista,esposta in La conclusione del sistema marxiano.

    Il problema maggiore affrontato da Bhm-Bawerk la spiegazione del fenomeno dellinteresse; egli introdusse ilconcetto di preferenza temporale, cio la preferenza per le merci presenti rispetto a quelle future. Da questapreferenza, chi fornisce oggi strumenti di produzione (e quindi si astiene dal consumare subito) disposto a farloperch in futuro ritiene che avr a disposizione una quantit di merci superiore a quella che si astenuto oggi dalconsumare. infatti difficile immaginare che le persone preferiscano dodici uova domani piuttosto che oggi, mentre possibile che siano disposte a sacrificarne dodici oggi per averne tredici domani.

    Lopera di Bhm-Bawerk forn le basi per la teoria di Knut Wicksell dellinteresse naturale. Le idee di Wicksell, uneconomista svedese, furono poi riportate nella tradizione austriaca da Ludwig von Mises, consentendo finalmente diintegrare teoria monetaria e teoria del capitale.

    Una delle critiche pi frequenti a Bhm-Bawerk riguarda la nozione di tempo di produzione. Bhm-Bawerk, ritenendolinteresse il prezzo del tempo, e la dotazione di capitale di una societ come una sorta di tempo totaleimmagazzinato dalle generazioni tramite gli investimenti, ritenne di poter descrivere la struttura della produzionetramite un valor medio del tempo impiegato nella produzione. La critica successiva ha poi smontato le basi teorichedi questa visione semplificata, che per ancora molto utile come prima approssimazione: Bhm-Bawerk infatticonsiderabile il primo macroeconomista della Scuola austriaca, aprendo una linea di pensiero che, attraverso

    Friedrich August von Hayek, arrivata fino ai nostri giorni con gli studi di Roger Garrison (un altro che, come si evincedal nome, di austriaco ha le idee di Menger, ma non certo la nazionalit).

    Ludwig von Mises (1881-1973)Ludwig von Mises fu allievo di Bhm-Bawerk, ed una figura centrale nellevoluzione delle teorie della Scuolaaustriaca, per via dei suoi innumerevoli contributi in vari ambiti del pensiero economico, come anche politico edepistemologico.

    La prima importante opera di Mises fu, nel 1912, Teoria della moneta e dei mezzi di circolazione. In questopera, Misesintrodusse la teoria della moneta nella teoria del capitale di Bhm-Bawerk, e risolse il problema del Circolo austriaco,una tautologia che aveva impedito ai suoi predecessori di dare una spiegazione di come si determina il valore dellamoneta: il teorema di regressione di Mises sistematizza logicamente la teoria mengeriana dellorigine della moneta.Nella stessa opera, Mises elabora le idee di alcuni economisti inglesi dellOttocento, tra cui David Ricardo, sulle causedel ciclo economico, interpretandole alla luce della teoria austriaca del capitale, elaborando quindi per la prima voltaci che diverr poi la teoria austriaca del ciclo economico, tuttora uno degli aspetti pi caratteristici delle teorie

    austriache.

    Nel 1920, con il suo saggio Il calcolo economico in uneconomia socialista, Mises dimostr limpossibilit di creare unsistema dei prezzi in assenza di un libero mercato dei fattori di produzione, e quindi limpossibilit di far funzionareuneconomia dove il capitale nelle mani dello stato (socialismo: propriet pubblica dei beni di produzione). Dato ilruolo fondamentale del calcolo economico, e quindi del sistema dei prezzi, nella coordinazione del sistema di mercato,Mises dimostr che il socialismo era impossibile (pi precisamente: era impossibilitato a gestire uneconomiacomplessa, come quella attuale, e quindi a produrre beni e servizi per le masse).

    Mises torn su questi argomenti svariate volte, fino a sistematizzare lintero suo edificio teorico, incluse le sue ideepolitiche, nel monumentale Lazione umana, del 1949, che di fatto include tutti i suoi contributi economici, politici emetodologici.

    In opere come I problemi epistemologici delleconomia(1933) e Teoria e storia(1957), Mises elabor le ideemetodologiche di Menger, ponendo le basi per una metodologia generale individualista e soggettivista per le scienze

    sociali, di cui Mises svilupp soprattutto la parte economica. Il fatto che suoi seguaci, come litaliano Bruno Leoni,siano riusciti ad estendere le sue intuizioni metodologiche anche a campi come la teoria del diritto e dello Stato mostracomunque la generalit dei suoi assunti.

    Friedrich August von Hayek (1899-1992)Hayek il pi famoso degli economisti austriaci, perch nel 1974 vinse il Premio Nobel per lEconomia: a tuttoggi lunico esponente della Scuola ad averlo vinto. I suoi contributi maggiori sono nella teoria del capitale, del ciclo, delcalcolo economico, del processo di mercato e delluso della conoscenza nella societ.

    Come Mises, famoso anche, se non soprattutto, per i suoi studi di filosofia e teoria politica. Concentrandoci persullaspetto economico, le opere pi note sonoPrezzi e produzione(1931), sulla teoria del capitale e del cicloeconomico, e Individualism and Economic Order(1947) che contiene molti saggi sul calcolo economico, il processo dimercato, il ruolo della concorrenza e luso dellinformazione.

    Hayek noto soprattutto per i suoi contributi alla comprensione del processo di mercato, unaltra idea tipicamenteaustriaca. In saggi come The Use of Knowledge in Society e Competition as a Discovery Procedure, analizz il ruoloche le informazioni, disperse tra migliaia e milioni di attori, e incanalate dal processo di mercato, svolgono nellacoordinazione della produzione nelle economie avanzate. Lidea del mercato come un processo di scoperta, anzichcome un equilibrio economico generale, fa parte del patrimonio teorico della Scuola austriaca, come si pu vedere inopere come Concorrenza e imprenditorialitdi Kirzner, basate sulle idee di Mises e Hayek sullimprenditorialit e il

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    processo di mercato.

    In Prezzi e produzioneintrodusse anche i cosiddetti triangoli di Hayek, che sono una descrizione semplificata dellaproduzione grazie ai quali si mostra come il tempo sia necessario a trasformare i beni di produzione in beni diconsumo. Il ruolo del tempo nella produzione uno degli argomenti in cui maggiore la distanza della Scuolaaustriaca dalleconomia ortodossa.

    Passando senza complessi, come Mises stesso, dalla teoria economica alla filosofia politica, Hayek svilupp le teorieevoluzioniste sulla nascita delle istituzioni che Menger aveva introdotto, e che i suoi successori avevano tralasciato.Insieme a Bruno Leoni, stato, tra gli austriaci, quello che pi si interessato ai temi della nascita e dellevoluzionedel diritto.

    La discussione sulle effettive differenze tra Mises e Hayek ancora aperta: per alcuni i due autori sono molto simili, esi differenziano per lenfasi posta su determinati argomenti; per altri la distanza invece radicale. La mia opinione che Hayek abbia sviluppato le idee di Mises, contribuendo quindi ad alcuni temi che Mises aveva trascurato,tralasciato, o comunque non approfondito. Gli scritti di Hayek sulla concorrenza, linformazione e la struttura del capitale sono fondamentali.

    Murray Newton Rothbard (1926-1995)Come Mises e Hayek, anche Rothbard noto sia come pensatore politico che come teorico delleconomia (e anchecome storico economico; si veda in particolare un volume come La grande depressione, del 1963, sulla storiaeconomica della crisi del 29). Probabilmente Rothbard pi noto come pensatore politico che come economista,essendo uno dei padri del libertarismo, ma anche come economista i suoi contributi sono numerosi e interessanti.

    Le sue idee di teoria economica sono quasi tutte racchiuse in Man, Economy, and State, del 1962. In questoperaRothbard sistematizza e rielabora lintero edificio economico austriaco, introducendo diverse innovazioni rispetto adunopera gemella comeLazione umanadi Mises, del 1949.

    Rothbard introdusse nel corpusteorico della Scuola austriaca la teoria dei costi di transazione di Coase, ottenendoquindi una teoria delle istituzioni (nella fattispecie, delle imprese in un libero mercato) che integrava le tematiche(misesiane) del calcolo economico e quelle (coasiane) dei costi di transazione e della natura dellimpresa. Rothbardestese tale tematica fino ad applicare la teoria del calcolo economico allorganizzazione industriale, alla criticadelleconomiadelle cooperative, e al tema della dimensione ideale delle imprese, e quindi del monopolio, ponendo lebasi per una teoria austriaca dellimpresa che ancora oggi unarea di ricerca molto attiva.

    Per quanto riguarda i monopoli, la sua teoria differiva radicalmente da quella di Mises, che accettava lidea che imonopoli imponessero un danno ai consumatori e fossero un difetto delleconomia di mercato. Per Rothbard, non possibile dimostrare che un prezzo sia monopolistico, in quanto non esiste un mercato concorrenziale con cui

    confrontare tale prezzo con un eventuale prezzo concorrenziale. Ad esempio, come mostrato da Pascal Salin inCartels as efficient production structures (tradotta in italiano in appendice al volumeLa concorrenza), una strutturadel mercato apparentemente poco competitiva in quanto caratterizzata da una certa concentrazione pu esserenecessaria per offrire determinati beni e servizi ai consumatori. Del resto, se in un mercato nessuna impresa entra, perch nessuna ritiene che ne valga la pena come succede in tutti i mercati.

    Tra concorrenza e monopolio ci sono differenze di grado e non c nessun modo per rendere la situazione di mercatomigliore senza danneggiare alcuno. La teoria del mercato come processo rende futili i tentativi di giudicarlo con i criteristatici delleconomia neoclassica.

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    Capitolo 2 - La teoria soggettiva del valore

    La teoria del valore soggettivo la base delle teorie economiche della Scuola austriaca. Il punto di partenza lindividuo: soggetto pensante, dotato di conoscenze, che agisce in vista di un fine. Lazione umana comportamentodotato di senso, comprensibile in quanto avente uno scopo, ed il mattone fondamentale dellintera realt sociale. Lageneralit di questo approccio tale da consentire lapplicazione del metodo austriaco a qualunque sfera delle relazionisociali, anche al di fuori delleconomia: Bruno Leoni, ad esempio, la us per indagare la natura e le forme del diritto edel potere, e Menger per spiegare lorigine di una variet di istituzioni, quali il diritto e il linguaggio.

    Prasseologia e catallassiMises introdusse due termini per indicare lo studio sistematico della logica dellazione umana: prasseologia (dapraxis,azione, e logos, scienza) e catallassi (da catallattein, che significa scambio, ma anche rendere da nemico amico eammettere nella comunit). La prasseologia lo studio della logica generale dellazione individuale (la teoria delvalore e dello scambio). La catallassi invece applica i principi della prasseologia allo studio di una classe pi limitata difenomeni, come la moneta, i prestiti, il reddito dei fattori (interesse, salario, rendita), il ciclo economico.

    La specificit del campo di studio non deve far pensare che lo stesso metodo non possa essere applicato ad altre areedi indagine. Lazione umana sempre azione economica, diceva Mises: ogni volta che un individuo sceglie, affronta deivincoli, e quindi deve economizzare le risorse: che siano linfluenza politica, il denaro, gli eserciti, o il tempo dadedicare allo studio, la scarsit onnipresente.

    Lazione umana e lindividualismo metodologicoLindividuo per la Scuola austriaca essenzialmente homo agens: un individuo che agisce in vista di determinati fini,impiega certi mezzi, e decide in base alle conoscenze che ha, o ritiene di avere, riguardo lambiente in cui opera. Lindividuo agisce perch cerca di ottenere un miglioramento della sua situazione: ritiene che, agendo, pu realizzaredeterminati fini che reputa importanti. Per farlo, deve fare i conti con la scarsit dei mezzi: si pu apprezzare sia ilmare che la montagna, ma non si pu stare contemporaneamente in entrambe i luoghi. Lindividuo deve scegliere, escegliere significa selezionare i fini da realizzare, e i mezzi da adottare per conseguirli.

    La cosa pu apparire ovvia. Eppure, nelle scienze sociali esistono altre scuole di pensiero: il collettivismometodologico, ad esempio, non fa agire gli individui, ma classi, nazioni o altre entit astratte. Ma i collettivi non sonoin grado di darsi un significato e un obiettivo, perch solo lindividuo pensa, solo lindividuo ragiona, solo lindividuoagisce (Mises,Socialismo): lindividuo che d senso alla realt sociale, e solo il riferimento allazione individuale neconsente la comprensione.

    Altre tradizioni del pensiero sociale affermano invece che, essendo i fini non conoscibili, in quanto i processi mentali

    non possono essere osservati, le scienze sociali, se desiderano essere scientifiche, devono fare a meno di riferirsi aglistati di coscienza: questa dottrina si chiama comportamentismo. La prasseologia lesatto opposto: il processomentale sottostante che d senso allazione umana, anche quando non lo conosciamo.

    Conoscenze e intelligenzaSe non fosse per lirritante uso dei formalismi matematici, qualsiasi testo di microeconomia neoclassica dir pi omeno le stesse cose che abbiamo detto finora. Ma nel ruolo che i processi mentali giocano nella teoria economica laScuola austriaca si differenzia radicalmente dalla corrente neoclassica.Per i neoclassici questi fattori non giocano alcun ruolo nelleconomia teorica, perch non possibile descriverlimatematicamente: nella teoria dellequilibrio generale, tutti gli individui sono onniscienti e tutti gli individui devonosolo risolvere problemi di ottimizzazione, mentre, nella teoria dei giochi, seppure pi complessa e quindi pi realistica, ancora una volta il meccanismo e non la creativit e lintelligenza a farla da padrone.

    La scelta austriaca pi realistica ma pi problematica: i processi mentali non possono essere trasformati in sistemi diequazioni, perch ci che lindividuo conosce, pensa, crede e vuole, e come prende decisioni, non in genere noto. Diconseguenza, non possibile creare una teoria generale dellazione umana in grado di predire le azioni individuali: malazione segue una logica, quindi possibile comprendere qualcosa sullazione umana senza riferimento alle azioniparticolari di un individuo. Ad esempio, possibile capire come funziona i l mercato senza bisogno di sapere cosa cnella testa di ogni singolo consumatore e produttore.

    Ogni azione individuale ha determinate caratteristiche formali: un fine, un processo decisionale che impiegaconoscenze, teorie ed informazioni, una mente pi o meno creativa e intelligente che elabora tutti questi fattori, e uninsieme di mezzi impiegabili per raggiungere lobiettivo. Conoscere tutto ci molto pi di non sapere nulla, ma moltomeno di conoscere i dettagli sui fini, i mezzi, le teorie, le informazioni e le decisioni di ognuno.

    Il valore dei beniCosa d valore ad un oggetto? Il suo essere in grado di realizzare un fine, o, per la precisione, la convinzione, di unindividuo, che loggetto sia utile al suo perseguimento. Una banconota ha valoreperch pu essere impiegata percomprare merci: in unisola deserta non avrebbe alcun valore, perch non potrebbe avere alcuna funzione. Lacqua hamolto valore nel deserto, ma molto meno in una citt servita da numerosi acquedotti.Il valore frutto di una valutazione soggettiva delladeguatezza del mezzo alla luce del fine perseguito. La moneta ha

    valore solo se esiste un mercato; una sigaretta ha valore solo per chi fuma, e solo per chi ha un accendino;( 1) unautoha pi valore se si abita in un luogo isolato, e se non si hanno altri mezzi di trasporto.(2)

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    Tutti questi esempi mostrano che il valore un qualcosa di attributo alle cose viste come mezzi, cio una valutazionesoggettiva. Il fatto che sia soggettivo non significa che sia arbitrario: lambiente naturale ovviamente vincola il raggiodazione dellindividuo. Ma sempre questultimo che valuta, che lega mezzi e fini, che elabora teorie e che escogitasoluzioni. Leconomia non ha a che fare con la descrizione dellambiente circostante, altrimenti sarebbe una brancadella geologia, della biologia, o dellingegneria: leconomia si occupa di capire come le azioni individuali si aggreganoper formare, come risultato, gli scambi, i mercati, i cicli economici, eccetera.

    Il valore non quantificabile: neanche la moneta misura di valore, come si evince dal precedente esempiodellinutilit della banconota in unisola deserta. Non ha senso chiedersi di quanto si preferisce una gita al mare o unain montagna: scegliere la prima rivela che si preferisce, in quel contesto, il mare alla montagna, ma non rivela quantola si preferisce, perch non esiste un quanto di preferenze: il valore ordinale. La scala di preferenze non misurabile: non ha senso dire che si apprezza la montagna due volte meno del mare, ha invece senso dire che nellascala di preferenze viene prima il mare e poi la montagna.

    Le preferenze, le scelte, i processi mentali di due persone diverse non possono essere confrontati: non ha alcun sensochiedersi se una persona preferisca il mare pi di quanto unaltra preferisca la montagna. Possiamo ritenere,psicologicamente, che una persona che conosciamo apprezzer un certo regalo: ma questo processo di empatia, ungiudizio euristico, che tutti gli uomini effettuano tutti i giorni, non ha basi nella teoria: un giudizio di valore.(3) Infatti lindividuo che compra il regalo, e non quello che lo riceve, che valuta, anche se il regalo per il secondo.

    Tempo e rischioLazione umana avviene sempre nel tempo: lindividuo agisce per il futuro, non per il passato. E i risultati dellazioneumana non sono mai certi: lazione sempre rischiosa (anche linazione, trattandosi sempre di una scelta).

    Ogni bene richiede tempo per essere prodotto, ed ogni bene sar utile solo per un tempo determinato. Nel momento incui si comincia a produrre, in ogni momento in cui si decide di continuare la produzione, e nel momento in cui siconsuma ci che si prodotto, il rischio che le proprie aspettative verranno deluse sempre presente. Tempo diproduzione e tempo di fruizione sono legati indissolubilmente al rischio: un errore che si pu correggere domani meno grave di un errore i cui effetti saranno presenti per dieci anni.

    Eppure, tempo e rischio non vanno confusi: anche se si conoscessero con certez za i risultati di unazione, il fatto didover attendere per raggiungere il risultato implica comunque un costo, non quindi soltanto il rischio a renderelattesa costosa. Si parla in questo caso di preferenze temporali: sempre meglio realizzare i propri obiettivi prima chedopo; meglio un uovo oggi che un uovo domani.Per preferire un uovo oggi a qualcosa domani serve qualcosa in pi di un altro uovo: magari due uova, o una gallina.Una bassa preferenza temporale indica che il presente vale poco pi del futuro; unelevata preferenza temporaleindica, al contrario, che il futuro vale molto meno del presente. Le preferenze temporali giocano un ruolo fondamentalenelleconomia perch sono il principale fattore dietro il fenomeno dellinteresse sul capitale.

    Costi soggettiviCome il valore soggettivo, anche i costi lo sono: se decido di andare al mare, il fatto di aver dovuto rinunciare allamontagna rappresenta un costo. Il valore della vacanza al mare superiore a quello di quella in montagna, mascegliere di andare al mare comporta comunque il costo-opportunit (inteso come opportunit perduta) di non poterandare in montagna.

    Una persona dotata del dono dellubiquit potrebbe fare entrambe le cose assieme: non sarebbe costretto a sceglieretra mare e montagna, perch la sua presenza in un luogo non impedirebbe la sua contemporanea presenza in un altro.In questo caso, landare al mare non implica il costo-opportunit di non potere andare in montagna.

    Se con una moneta possiamo comprare un tramezzino oppure un sandwich, la scelta del primo implica il costo di nonpoter avere il secondo. Il costo, come il valore, soggettivo: il costo il valore dellalternativa preferita tra quelle chesono state scartate. Tutti i costi sono costi-opportunit: se voglio il tramezzino, devo dar via il sandwich, quindi iltramezzino mi costa un sandwich.

    Il principio marginaleSupponiamo di stare in un deserto e di aver sete: vediamo in lontananza un qualcosa che brilla, e ci avviciniamosperando che di trovare unoasi. Ci avviciniamo, ma, con grande disappunto, scopriamo che si tratta solo di unaminiera di diamanti.Supponiamo ora di passeggiare in una citt, e di vedere in lontananza un qualcosa che brilla. Ci avviciniamo sperandoche sia un diamante, ma, ancora una volta con grande disappunto, scopriamo trattarsi solo di un bicchiere dacqua.

    C qualcosa di strano in questi due scenari, oltre al fatto che lindividuo in questione ha problemi di vista? No. Nellaprima situazione, il diamante non ha alcuna utilitmentre lacqua una questione di vita o di morte; in questo caso,lindividuo ha tutte le ragioni di preferire una pozzanghera ad unintera miniera di diamanti. Ma, nella secondasituazione, lacqua diventa un bene privo di valore o quasi: ce n tanta, e non c bisogno di dannarsi per ottenerla,visto che in genere basta aprire il rubinetto per averne a volont. Daltra parte, un grosso diamante, nel secondo caso,ha un valore notevole: potremmo del resto venderlo e comprarci tutta lacqua che vogliamo.

    Il valore deriva da una valutazione individuale, e dipende dal contesto in cui si opera. Il principio marginale ci ricordaquesta ovviet: sono i fini pi importanti i primi ad essere soddisfatti, con i mezzi di cui si dispone. Ma se la quantit diun mezzo aumenta, possibile perseguire anche fini che precedentemente erano stati scartati: se si era scelto diposticipare la realizzazione di questi, perch erano meno importanti, quindi si pu dire che quantit addizionali dimezzi valgono sempre di meno allaumentare della loro disponibilit.

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    Si potrebbe andare oltre, ed avere a disposizione una quantit tale di una particolare risorsa da non aver bisogno discegliere come impiegarla: in questo caso, la risorsa non sarebbe pi scarsa, e non avrebbe pi valore marginale. Ilvalore marginale il valore di ununit aggiuntiva della risorsa: nel caso di una risorsa non scarsa, il valore marginale nullo, perch non esiste nulla che si possa fare con ununit aggiuntiva della risorsa. Nel caso di risorse sc arse, alcontrario, c sempre qualcosa che si sarebbe potuto fare e che non era stato fatto, fino a quel momento, permancanza di mezzi: finch c costo opportunit, quindi, c valore.

    Non ha senso chiedersi quanto valga lacqua in s: ci che ha sens o chiedersi quanto valga una quantit maggioredacqua rispetto a quanta gi in nostro possesso; bisogna chiedersi se vale la pena agire per ottenerne di pi, o sepossiamo darne via un po per ottenere qualcosa a cui diamo maggior valore. Lazione ind ividuale riguarda la singolabottiglia dacqua, non lacqua in s: il valore totale non esiste, in quanto il valore una categoria dellazione umana.

    Il principio marginale viene spesso anche interpretato per indicare che il passato passato: lindividuo agisce oggi,ieri dato, e domani si conosceranno le conseguenze di ci che si fa oggi (e quelle di lungo termine di quello che si fatto ieri). Ma ci che deve interessare lindividuo agente non il passato, che non pu influenzare, ma il futuro, c heancora dipende da come agisce. Laver investito una fortuna in unattivit che si successivamente rivelatafallimentare non dimostra che occorra investire ancora di pi, n che sia necessario smettere: quello che occorrechiedersi se, data la situazione attuale, valga la pena o meno continuare ad investire. Gli eventi passati influenzanola situazione odierna, ma solo in quanto dati del problema: non sono mai oggetto dazione, quindi non possono navere valore n rappresentare un costo.

    Note

    1.

    Un accendino un bene complementare alla sigaretta: questo concetto torner frequentemente neiprossimi articoli. Questo esempio vietato ai minori per via delle leggi correnti sul fumo.

    2.

    In questo caso, i due beni, che possono alternativamente svolgere la stessa funzione, si dicono sostitutivi.3.

    Il modello, assolutamente non austriaco, del homo oeconomicus farebbe pensare agli individui comeesseri perfettamente egoisti, cosa ovviamente non vera nella realt sociale: quel che conta in questadiscussione che anche interessarsi dellutilit altrui non rende possibile effettuare giudizi interpersonalidi utilit. Questi giudizi si basano sempre su giudizi di valore individuali e non sono mai oggettivi.

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    Capitolo 3Lo scambio e il mercato

    Mentre la logica del valore, vista nel precedente articolo, ha portata universale, in questo si comincer lo studio pispecifico della logica dei prezzi e del mercato, passando quindi dalla prasseologia alla catallassi.

    Scambio direttoUn lattaio ed un pasticcere si incontrano: il primo ha molto latte ma nessun biscotto, mentre il secondo ha moltibiscotti ma niente latte(1). In queste condizioni, nessuno dei due pu fare una colazione intera. Ma pu accadere che idue si rendano conto della possibilit di fare uno scambio: il primo pu dare un bicchiere di latte al secondo in cambiodi sei biscotti. Dopo questo scambio, entrambi saranno pi soddisfatti di prima, potendo infatti fare entrambi unacolazione completa.

    Si pu dire che lo scambio abbia avvantaggiato entrambi, cio abbia prodotto ricchezza, ma come potuto avvenire?Il lattaio dava pi valore ai sei biscotti che al bicchiere di latte: avendo molto latte, infatti, lutilit di un bicchiere in piera per lui trascurabile, e, non avendo biscotti, lutilit marginale dei biscotti era invece notevole. Quindi ottiene unmiglioramento della propria condizione dando via qualcosa che per lui ha scarso valore, e ottenendo qualcosa di valoremaggiore. Lo stesso, alla rovescia, vale per il pasticcere.

    Questa possibilit dipende dalla natura soggettiva del valore: se il valore non derivasse da una valutazione, ma fosseuna caratteristica delloggetto (latte o biscotti), il precedente ragionamento sarebbe incomprensibile. Anzi: tutte lerelazioni di scambio sarebbero incomprensibili.

    Questa debolezza fondamentale della teoria economica precedente al marginalismo fu messa in luce da Menger. Se ilvalore fosse insito nelle merci e non derivasse dalle valutazioni individuali, infatti, ci sarebbero tre possibilit:

    Se il latte valesse pi dei biscotti, il lattaio rifiuterebbe lo scambio Se i biscotti valessero pi del latte, il pasticcere rifiuterebbe lo scambio Se le due cose hanno lo stesso valore, non cambierebbe nulla per nessuno dei due se lo scambio non

    avvenisse.

    Lultima conclusione palesemente assurda: se lattaio e pasticcere non guadagnassero nulla dallo scambio, a che pro

    effettuarlo? Per gioco?

    Lo scambio di una merce contro unaltra merce senza intermediazione di altre merci si chiama scambio diretto, ed laforma pi semplice di transazione commerciale.

    Scambio indirettoSupponiamo ora di avere un gruppo di persone che scambiano formaggio ed altre merci, come carne e pesce. possibile che queste persone comincino a notare che, siccome per il formaggio c sempre mercato (perch, peresempio, piace a tutti), conveniente portarne sempre con s, visto che, in qualunque momento, e con qualunquecontroparte, molto pi facile ottenere qualcosa in cambio di formaggio piuttosto che in cambio delle altre merci: ineconomia un bene facilmente scambiabile si dice liquido.

    Questo significa che il formaggio potr essere usato negli scambi indiretti: chi ha pesce e vuole carne, invece di farlodirettamente, pu ottenere prima formaggio in cambio di pesce e poi carne in cambio di formaggio. Perch adottareuna tale strategia, logicamente pi complessa? Perch rende pi facile gli scambi, e quindi lottenimento di mutui

    vantaggi.

    Supponiamo infatti che chi ha pesce, e vuole carne, non trovi nessuna persona con preferenze simmetriche: inpossesso di carne, ma con una preferenza per il pesce. In questo caso, non potrebbe ottenere il potenziale beneficiodello scambio, per mancanza di una controparte. La cosiddetta doppia coincidenza di bisogni una condizionenecessaria per effettuare scambi diretti, ma molto rara(2).

    Supponiamo ora di avere tre individui: il primo ha del pesce e vuole carne; il secondo ha della carne ma vuoleformaggio; il terzo ha del formaggio ma vuole pesce. La soluzione per far s che tutti stiano meglio dare al primo lacarne del secondo, al secondo il formaggio del terzo, e al terzo il pesce del primo. Ma per fare questo occorre che i tresi incontrino, e la cosa pu essere molto improbabile.

    Supponiamo per che il formaggio siano di uso comune negli scambi. Tutti saprebbero che, una volta ottenutoformaggio, sarebbe possibile scambiarlo con qualsiasi altra merce, e tutti deterrebbero una certa quantit di formaggioper far fronte alle necessit degli scambi. Allora il primo individuo venderebbe pesce e comprerebbe carne passando

    per il formaggio, e lo stesso farebbero gli altri due. Tutti otterrebbero quello che vogliono, ma senza necessit diincontrarsi e accordarsi: sufficiente che ci sia una merce, il formaggio, accettata da tutti perch facilmentescambiabile con tutte le altre merci.

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    Moneta e prezziIl formaggio deteriorabile, e usarlo come mezzo di scambio quindi scomodo, inoltre ha scarso valore specifico, e diconseguenza, per comprare unautomobile, inefficiente, in quanto sarebbe necessario portare centinaia di forme cons nella concessionaria.

    Aggiungiamo quindi un po di realismo allesempio precedente. Se le persone unite da una fitta rete di scambicominciano ad usare loro, largento e il sale come mezzi di scambio, la domanda di oro, argento e sale comincer adaumentare perch, oltre allutilit diretta di tali beni, questi verranno domandati anche per la loro utilit nel facilitaregli scambi. Gli individui andrebbero in giro con una certa quantit di oro, argento o sale per poter comprare merci daaltri individui.

    Se supponiamo che, ad un certo punto, solo una delle tre merci viene usata come lubrificante degli scambi, peresempio loro, passiamo dal baratto al sistema monetario: tutte le merci vengono scambiate con loro, e in oro siesprimono tutti i rapporti di scambio. Si scopre quindi che per ottenere un pesce bisogna dare un grammo doro, perottenere una casa servono dieci chilogrammi doro, eccetera.

    Il rapporto di scambio tra una merce e unaltra si chiama prezzo, e il rapporto di scambio tra una merce e la moneta sichiama prezzo monetario. Il prezzo non misurato in moneta: il prezzo consiste in una quantit di moneta (3). Ilprezzo semplicemente la quantit di moneta che serve per comprare una merce.

    Prima del sistema monetario, ogni merce si poteva scambiare direttamente con le altre, e quindi cerano tanti prezziquante coppie di merci scambiabili. Ma, quando tutti gli scambi diventano monetari, il problema diventa molto pisemplice, in quanto, per valutare i costi, basta conoscere i prezzi in moneta di tutte le merci che ci interessano. Ad

    esempio, se i fagioli costano un grammo doro e un pesce due grammi doro, sappiamo che per mangiare un pescedobbiamo perdere due porzioni di fagioli. La stima dei costi-opportunit si fa molto pi rapida ed efficiente, elestensione degli scambi di mercato pu estendersi notevolmente.

    Valore duso e valore di scambioUna merce ha valore duso, per lindividuo che la valuta, se soddisfa direttamente un suo fine : per esempio, se si hafame, un sandwich ha valore duso. Ma lemergere dello scambio indiretto genera anche una fonte alternativa divalore: alcune merci vengono domandate non perch le si ritiene utili direttamente, ma perch si ritiene che potrannoessere successivamente scambiate con qualcosa di utile. Questo si chiama valore di scambio( 4).

    Nellesempio precedente, il formaggio acquisiva valore di scambio: una parte di questo, avente valore duso, era, sindallinizio, consumata per fini alimentari, ma, successivamente, il bene viene domandato anche perch facilita gliscambi.

    Vediamo questo allopera in molti casi, ma lesempio pi importante la moneta: le banconote non hanno alcun valore

    duso, e, anche quando la moneta era loro, il suo valore duso (per i gioielli, ad esempio) era trascurabile rispetto alsuo valore di scambio come moneta(5). La moneta viene domandata non perch serve direttamente, ma perchconsente di ottenere indirettamente beni e servizi utili: loro non si mangia, ma permette di comprare pane.

    Ci che il singolo individuo produce in una societ complessa ha in genere solo valore di scambio: il calzolaio cheproduce cento scarpe al mese di certo non d valore duso al centesimo paio di scarpe prodotto, visto cheprobabilmente gliene basterebbero un paio lanno. Ma il centesimo paio di scarpe, e i 99 precedenti, hanno valore discambio: il calzolaio li vende, e ottiene beni come il cibo, i vestiti, o paga laffitto della casa. Queste cose hanno per lu ivalore duso, e produrre cose, come le scarpe, che hanno esclusivamente valore di scambio non che un modoindiretto di ottenere ci che per lui ha valore. Si parla in questo caso di specializzazione e divisione del lavoro: senzaun sistema monetario lestensione di queste sarebbe estremamente limitata, e saremmo tutti molto pi poveri.

    Dallo scambio bilaterale al mercatoNegli esempi precedenti lo scambio, sia diretto che indiretto, si svolgeva in condizioni di monopolio bilaterale: sia ladomanda che lofferta dipendevano da unsolo acquirente e un solo fornitore. Nel mercato in genere non cos:

    fornitori e acquirenti sono spesso molti e, potenzialmente, nuovi acquirenti e nuovi fornitori possono aggiungersi inogni momento, e in ogni mercato.

    Supponiamo che, ad un certo prezzo, cinque persone siano disposte a domandare una determinata quantit di pesce:la prima vuole 5 pesci, la seconda 6, la terza 2, la quarta 1, la quinta 3. Complessivamente, a quel prezzo, 17 pesciverranno domandati.

    Se il prezzo aumenta, e, con esso, il costo-opportunit di comprare pesce (perch bisogna dare via pi cose percomprarlo), la domanda diminuisce: non varr la pena comprare altrettanto pesce, perch bisogner dar viaqualcosaltro di pi importante.

    Lo stesso discorso vale per lofferta: ad un certo livello di prezzo ci saranno ad esempio tre fornitori, che offrirannorispettivamente 7, 4 e 2 pesci. Lofferta complessiva, a quel prezzo, sar 13 pesci: se il prezzo aumenta, i produttoripotranno ottenere pi cose vendendo pesce, e quindi saranno disposti a venderne di pi.

    C qualcosa che non va in questo mercato: la domanda supera lofferta. E non possibile che i cinque compratoripossano ottenere 17 pesci, se i tre venditori ne vogliono vendere solo 13, in quanto gli scambi sono liberi, e quindi laquantit minore (offerta o domandata) fissa il volume degli scambi. Il prezzo troppo basso: ad un prezzo maggiore,alcuni acquirenti si asterrebbero, e nuovi venditori potrebbero entrare in gioco.

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    Capitolo 4Il processo di mercato

    In questo capitolo tratteremo il problema dellinteresse, quello della distribuzione dei redditi tra i fattori di produzione,e, infine, la teoria della concorrenza come processo di scoperta imprenditoriale.

    La teoria del capitale e dellinteresse di fondamentale importanza pertutta la teoria economica austriaca. Anche laconcezione del mercato come processo uno dei temi centrali della Scuola: trascurato per decenni dalleconomiaaccademica (impegnata a formalizzare modelli di concorrenza perfetta), e solo di recente parzialmente riscopertograzie alla teoria dei giochi, lanalisi di come il processo di mercato coordina i piani individuali, e crea e gestiscelinformazione, attraverso la funzione imprenditoriale, fa parte del bagaglio teorico delleconomia austriaca sin dallaprima met del XX secolo.

    Capitale e interesseIl capitale e linteresse sono due caratteristiche fondamentali del mercato: la comprensione di questi due fenomeni fondamentale per comprendere leconomia.

    Risparmi ed investimentiRobinson Crusoe deve decidere:

    Aspettare una settimana per costruire una canna da pesca che gli consentir di ottenere cinque pesci algiorno,

    Continuare a pescare, a mani nude, due pesci al giorno.

    Se la scelta fosse tra cinque pesci oggi e due pesci oggi, non ci sarebbero dubbi: ma la scelta tra due pesci al giornosubito e cinque pesci al giorno tra una settimana. La sua scelta dipender, inter alia, dalle sue preferenze temporali.

    Ponderando le varie possibilit, Robinson decide di mangiare un pesce al giorno per una settimana, risparmiarne quindisette, e usare questa scorta per sostentarsi mentre costruisce la canna da pesca.

    Le risorse che non vengono consumate si dicono risparmiate: il risparmio fornisce le risorse per mettere in praticaprocessi produttivi pi efficaci, ma che richiedono pi tempo. Salvo rari casi, come linvecchiamento del vino, il temponon aggiunge di per s valore alle merci. Ma siccome, a parit di condizioni, un processo di produzione pi lungo sarpreferito ad uno pi breve solo se pi produttivo, non avendo senso aspettare di pi per avere di meno, solo iprocessi pi lunghi che sono anche pi produttivi sono di interesse economico.

    Linvestimento limpiego di risorse utili per iniziare processi produttivi che richiedono tempo: linvest imento quindiluso dei risparmi per produrre beni di consumo futuri.

    Preferenze temporali e creditoRaggiungere i propri fini richiede tempo, e lattesa un costo. Ma lattesa non un costo uguale per tutti: per alcuni ibeni futuri valgono quasi quanto quelli presenti, a parit di condizioni, per altri molto di meno.

    Individui con basse preferenze temporali tenderanno a valutare la possibilit di risparmiare oggi per ottenere di pidomani pi favorevolmente di chi ha preferenze temporali maggiori. Pu quindi succedere che un individuo valuti1,000$ oggi pi di 1,100$ tra un anno; per un altro individuo, invece, potr darsi che 1,000$ oggi valgano meno di1,100$ tra un anno: date queste preferenze, il primo chieder oggi 1,000$ al secondo, in cambio di 1,100$ tra unanno, e il secondo accetter lofferta. La logica la stessa dello scambio: ci che cambia che questo avviene tramerci disponibili in tempi diversi, e si parla di scambio creditizio.

    Il tasso di interesse

    Quando si ottengono 1,000$ in cambio della promessa di darne 1,100$ tra un anno, si dice che il tasso di interesseannuo del 10%. Il tasso di interesse un concetto fondamentale per comprendere leconomia: rappresenta il prezzo acui la domanda e lofferta di beni attuali e di beni futuri si eguagliano.Alcune persone vogliono delle risorse oggi per pagarle domani, o con il proprio reddito futuro, o con i proventi deipropri investimenti. Altre vorranno dar via risorse oggi per poterne avere di pi domani. Domanda e offerta di creditosi incontrano nel mercato dei prestiti, e il prezzo dello scambio linteresse: un alto tasso di interesse significa che lepersone che chiedono risorse oggi dovranno dare in cambio molte risorse domani, come accade quando c moltadomanda e poca offerta di credito. Il contrario accade quando il tasso di interesse basso.

    Il mercato dei prestiti non lunico ambito del mercato in cui linteresse presente: Robinson che sceglie se produrreo meno la canna da pesca sta gi ragionando in termini di interesse. Ogni volta che si decide di dare qualcosa oggi incambio di qualcosaltro domani, linteresse presente. Ad esempio, il proprietario di unimpresa che decide se investirein un macchinario si deve chiedere se i redditi che otterr in futuro copriranno la spesa che sta per sostenere

    Il rischio e il tasso di interesse

    I tassi di interesse sul mercato non sono tutti uguali: alcune azioni renderanno il 10% lanno, alcune obbligazioni il3%. Perch preferire il 3% al 10%? I due investimenti differiscono per il rischio: con unazione, la probabilit di nonottenere il 10%, ma meno, pi elevata.

    I tassi di interesse sul mercato differiscono perch si riferiscono a situazioni di diversa rischiosit: con il rischio

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    aumenta il tasso di interesse, perch a parit di condizioni tutti preferirebbero linvestimento meno rischioso.

    Il reddito dei fattori di produzioneLa produzione avviene mediante tre fattori di produzione: terra, lavoro e capitale:

    La terra un nome generico per indicare un qualsiasi fattore di produzione naturale, come una miniera,una zona pescosa, e ovviamente un terreno agricolo

    Il lavoro limpiego di risorse umane per una data attivit produttiva Il capitale un fattore di produzione che a sua volta stato prodotto.

    Terra e lavoro sono i fattori di produzione originari: se lumanit dovesse ricominciare da zero, se tutto il capitale -impianti, infrastrutture, lauree - sparisse, gli uomini ricomincerebbero a produrre solo mediante terra e lavoro. Ma,risparmiando e investendo, ad esempio costruendo canne da pesca, potranno ricominciare ad accumulare capitale. Lacanna da pesca un fattore di produzione prodotto, in pratica una macchina per produrre pesci, ed frutto del lavoroe della terra precedentemente risparmiati.

    Il capitale indissolubilmente legato al tempo: si accumula nel tempo, si eredita dal passato, e si conserva, accresceo consuma a seconda di quanto e come si investe. Per questo motivo, dietro il prezzo di ogni bene capitale c il tassodi interesse; ogni decisione di investimento richiede il confronto tra merci disponibili in tempi diversi: quelle che siinvestono nella produzione, e che non si potranno pi usare, e quelle che si otterranno dallinvestimento, alla fine della

    produzione.Tasso di interesse e tempoSupponiamo che un bene capitale investito oggi, del costo di 1,000$, dia tra un anno 1,100$. Supponiamo che gilanno scorso avevamo comprato lo stesso bene capitale, allo stesso prezzo, avendo ottenuto dopo un anno, cio oggi,1,100$.

    Il flusso di cassa dice che oggi sono entrati 1,100$ per via dellinvestimento dellanno scorso, e sono usciti 1,000$ pervia dellinvestimento di questanno. Il flusso di cassa sembra istantaneo, perch oggi si pagano 1,000$ e se nericevono 1,100$, ma si tratta di due decisioni diverse: oggi si investe per avere di pi tra un anno, e un anno fa si erainvestito per ottenere di pi oggi. La differenza tra il flusso di cassa in ingresso di oggi, e il flusso di cassa in uscita unanno fa, 100$, il reddito da capitale del precedente investimento: non bisogna fare la differenza tra i flussi di cassadi oggi, perch si riferiscono a due piani di investimento diversi.

    Linvestitore potrebbe benissimo consumare subito i 1,000$, anzich immobilizzarli: non affatto sconta to che ognianno si reinvestano quei 1,000$: ogni anno la scelta nuova, e si deve decidere se ripeterla o meno.

    Il prezzo dei beni capitali inferiore alla somma dei flussi di cassa che consentiranno di ottenere, perch tali flussisono futuri, e quindi vanno scontati attraverso il tasso di interesse.Allequilibrio, il rendimento di tutti gli investimenti in tutti i mercati uguale, a meno del rischio, perch le risorsetenderanno a fluire fuori dai mercati dove rendono di meno e nei mercati dove rendono di pi.

    Produttivit e reddito dei fattoriOgni risorsa sul mercato viene pagata in base a quello che si ritiene valga: chi ritiene che il prezzo eccessivo siastiene dal comprare, e chi ritiene il prezzo buono compra di pi. In definitiva, le risorse vanno al maggiore offerente,che siano capitale, lavoro o terra.

    Se un individuo decide di assumerne un altro per produrre qualcosa, perch ritiene che ci che produrr varrabbastanza da pagare il salario e gli altri costi di produzione: le persone pi produttive tenderanno ad avere salarimaggiori: assumere un giocatore di calcio che fa entrare 10,000,000$ nelle casse della societ proficuo, se il suoprezzo di 5,000,000$.

    Ma la produttivit non una caratteristica del singolo fattore: non la terra in s che produce (esiste terra buona ocattiva, ovviamente), ma la terra, il capitale ivi investito e il lavoro impiegato per coltivarla: quello che conta ilcontributo aggiuntivo (marginale) alla produzione: se supponiamo che un appezzamento di terra sia in grado diaggiungere 1,000$ in una produzione, e 2000$ in unaltra, verr probabilmente impiegato in questultimo modo.

    Il processo di mercatoFinora abbiamo considerato tre fonti di reddito, linteresse, il salario e la rendita (il redditodella terra): queste fonti direddito esistono sia in una situazione di equilibrio di mercato (che non si ha mai) sia in una situazione, pi realistica, dimercati in disequilibrio. Esiste una quarta fonte di reddito che non stata considerata finora, che esiste solo incondizioni di disequilibrio: il profitto imprenditoriale.

    Incertezza ed imprenditorialitLe tecniche produttive, la disponibilit di fattori e i gusti dei consumatori non sono dati: sono informazioni che vengonoscoperte man mano. Investire significa decidere oggi cosa fare per produrre qualcosa che si spera sar utile domani.

    Ci rischioso, e richiede un processo di scoperta, di innovazione, di formulazione creativa di piani di azione: questofattore fondamentale del mercato limprenditorialit.

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    In un mondo dove tutto fosse noto e allequilibrio, dove non ci fosse nulla da scoprire e da migliorare, gli uomini nonavrebbero bisogno dellintelligenza e della creativit: ma siccome queste ipotesi sono evidentemente assurde,limprenditorialit un concetto fondamentale per la comprensione del mercato.

    Profitti e perditeUn imprenditore che prevede correttamente cosa accadr far un profitto, cio guadagner un reddito extra rispetto airedditi del lavoro, del capitale e della terra (salario, interesse e rendita). Il profitto pu anche essere negativo, e, inquesto caso, si parla di perdita.

    Un profitto indica che i fattori di produzione sono stati impiegati bene: il prodotto, infatti, vale abbastanza da poterripagare il loro costo, con un extra. Le perdite indicano invece che i fattori di produzione non vanno impiegati in quelmodo, in quanto, se i loro prezzi sono cos alti, perch altrove sono pi utili.

    Profitti e perdite sono stimati grazie al conto economico, e i prezzi, indicando lequilibrio tra domanda e offerta,forniscono informazioni sulle preferenze dei consumatori e dei produttori, sulle condizioni di produzione, eccetera.Profitti e perdite mettono gli individui in condizione di scambiarsi beni e servizi, garantendo la coordinazione necessariaper tenere in piedi la rete di scambi indiretti che costituisce il mercato.

    Il profitto come reddito residualeProfitti e perdite sono redditi residuali: se a ci che si ricavato da un investimento si tolgono i costi del lavoro, delcapitale e della terra, ci che rimane, se positivo, profitto, e, se negativo, perdita. Ad esempio, se una pizzeriaspende 5,000$ di personale, 5,000$ di affitto e 1,000$ di interessi, e ha un fatturato di 12,000$, ha fatto un profitto di1,000$ (essendo 11,000$ i costi totali).

    Siccome i costi sono sempre costi-opportunit, bisogna ricordare che salari, rendite e interessi possono essere ancheimpliciti. Se un imprenditore lavora nella sua azienda, e per farlo rifiuta un lavoro da 2,000$, ha un costo-opportunitdi 2,000$, anche se non c alcun esborso monetario a riguardo: il costo nasce per il semplice fatto che lavora l e nonaltrove.

    La speculazione e lequilibrioUna delle forme pi pure di imprenditorialit la speculazione, che si ha quando, sapendo che in una citt i pomodoricostano 3 e in unaltra 1, si sfrutta questa conoscenza per comprare nella seconda e vendere nella prima (si parla inquesto caso di arbitraggio). La speculazione sfrutta le opportunit di profitto e avvicina il sistema economicoallequilibrio. Infatti, dopo che lo speculatore avr aumentato nella prima, e diminuito nella seconda, lofferta dipomodori, i prezzi tenderanno ad eguagliarsi. Allequilibrio non ci deve essere vantaggio a vendere in quella citt o inunaltra: tutte le opportunit sono sfruttate, e non ci sono pi profitti.

    Rischio e assicurazioni

    Un rischio si dice assicurabile se possibile eliminarne le conseguenze sul reddito tramite la legge dei grandi numeri:se 1,000 persone hanno un 1% di probabilit di pagare 10,000$, mettendosi assieme pagheranno complessivamentecirca 100,000$: quindi, pagando 100$ a testa, sono in grado di assicurare il rischio. Di fatto, lassicurazione trasformaun costo grande ma improbabile in un costo contenuto ma certo.

    Non tutti i rischi sono assicurabili: il rischio imprenditoriale non lo : se tutti guadagnassero indipendentemente daquello che fanno, nessuno avrebbe incentivo ad agire responsabilmente.I profitti e le perdite forniscono incentivi ad avvicinarsi ad uno stato di equilibrio: eliminarli assicurandoli eliminerebbelincentivo ad agire imprenditorialmente, e la coordinazione di mercato si perderebbe.

    Mises parlava di case probabilitye class probability: alcuni rischi, del primo tipo, non sono assicurabili, come i rischiimprenditoriali; gli altri, del secondo tipo, sono assicurabili perch possono essere aggregati in una classe di eventisimili (da cui estrarre la media). Al giorno doggi si direbbe che si hamoral hazard: il rischio che chi assicurato sicomporti in maniera irresponsabile. Il significato lo stesso: profitti e perdite individuali non sono assicurabili, elimprenditorialit non eliminabile dal processo di mercato.

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    Capitolo 5Monopolio e concorrenza

    Nei capitoli precedenti non s parlato di efficienza, dideadweight losseso di concorrenza perfetta, perch questi

    argomenti non giocano alcun ruolo nella visione austriaca del processo di mercato. Gli austriaci tendono a differiredagli altri economisti sia nella visione positiva del funzionamento del mercato, sia negli gli ideali normativi con cuiquesto giudicato.

    In base ai principi della Wertfreiheit, le preferenze normative devono essere considerate separatamente dallanalisiteorica. Giudicare se i monopoli siano buoni e cattivi questione di valore: spiegare cosa sono, come si originano, cheeffetti hanno, invece, una questione di fatto, e quindi trattabile scientificamente, nei limiti in cui la nostra conoscenzadel processo di mercato ci permette di dire qualcosa di specifico a riguardo.

    Definizioni di monopolioCi sono diverse definizioni di monopolio.

    I monopoli possono essere legali o economici, a seconda se derivano da privilegi concessi dalle autoritstatali o sono il risultato di un processo di mercato.

    A volte si parla di monopolio quando in un particolare mercato opera una sola azienda. Per applicare taledefinizione di monopolio bisogna preventivamente definire un particolare mercato, e quindi giudicare sedue merci simili facciano parte o meno dello stesso mercato. Questo problema non risolvibilescientificamente, perch il considerare due merci appartenenti o meno allo stesso mercato comporta ungiudizio soggettivo.1

    Una definizione pi diffusa afferma invece che si ha monopolio quando unazienda in grado di aumentarei prezzi e i profitti rispetto ad una situazione competitiva. In questo caso si parla di potere di mercato.

    Monopoli legali e monopoli economiciLanalisi economica dei monopoli legali relativamente semplice: questi impediscono alla concorrenza di entrare incerti mercati e consentono al privilegiato di ottenere un reddito maggiore, anche se la concorrenza riuscirebbe a fare dimeglio, perch questa bloccata dallazione dello stato. In questo caso possibile distinguere nettamente unasituazione di libero mercato, caratterizzata da determinati prezzi, e una situazione di monopolio legale, caratterizzatada prezzi maggiori: possiamo dunque oggettivamente distinguere un prezzo concorrenziale e un prezzo monopolistico.

    La situazione dei monopoli economici invece diversa: non c nulla che impedisca lingresso al mercato, a parteovviamente la mancanza di opportunit di profitto: unazienda pu rimanere leader in un settore, e a volte addiritturamonopolista, perch le altre non vogliono entrare. possibile in questo caso distinguere un prezzo di monopolio e unprezzo concorrenziale? La struttura del mercato, i suoi costi, le tecniche produttive e di marketing (comprese eventualipratiche che alcune legislazioni considerano anti-concorrenziali) determinano il prezzo, e questo lunico prezzoosservabile: non si osservano un prezzo di monopolio e un prezzo concorrenziale, ma un unico prezzo, quello dimercato.

    La teoria di MisesLa teoria misesiana del monopolio molto semplice: esistono dei casi in cui la domanda dei consumatori inelastica.Ci si ha quando i ricavi aumentano allaumentare del prezzo: in genere, allaumentare del prezzo diminuisce ladomanda, ma i ricavi sono dati dal prodotto dei due, e possono aumentare con il prezzo se la domanda diminuiscemeno di quanto aumentano i prezzi. Ad esempio, se a 10$ si vendono 1,050 magliette, e a 11$ se ne vendono 1,000,nel primo caso si ha un ricavo di 10,500$, nel secondo di 11,000$: in questo caso la domanda inelastica. 2

    Quando la domanda inelastica, il produttore ha incentivo ad aumentare i prezzi, restringendo la produzione, peraumentare i ricavi,3e quindi i profitti. I profitti di monopolio sono quindi possibili soltanto quando i consumatori hannouna domanda poco sensibile al prezzo.

    Il processo concorrenziale tende a ridurre tali profitti, perch:

    Altre aziende possono entrare nel mercato, e ridurre la quota di mercato dellazienda monopolista e,quindi la domanda dei suoi prodotti.

    I consumatori possono spostarsi verso il consumo di beni sostitutivi, per via del maggior prezzo del benemonopolizzato.

    Quindi si pu avere prezzo di monopolio soltanto se i consumatori hanno una domanda inelastica, non ci sono benisostitutivi, e qualcosa impedisce ai concorrenti di entrare nel mercato. Mises afferma che i prezzi di monopolio non

    sono ottimali, perch il consumatore privato della sovranit: la sovranit del consumatore un ideale normativo,ovviamente.

    Il monopolio nella welfare economicsLeconomia moderna ha una visione diversa del monopolio. Si considera inefficiente ogni situazione in cui la domanda

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    vista dal singolo produttore non perfettamente elastica: se il produttore pu alzare i prezzi senza annullareimmediatamente la domanda dei suoi prodotti, si ha potere di mercato.

    Questo risultato deriva dalla welfare economics, e fondamentalmente si basa sullidea che la scelta ottima delproduttore data una domanda non perfettamente elastica non massimizza la somma dei benefici monetari netti deiconsumatori e del produttore.

    Si ritiene che esista un prezzo di mercato concorrenziale, uguale al costo marginale del bene da produrre, e che prezzimaggiori siano inefficienti. Il monopolista aumenta i prezzi oltre il livello del costo marginale per massimizzare i suoiprofitti, ma cos facendo riduce il beneficio del consumatore,4che a prezzi maggiori consuma di meno, e talediminuzione superiore allaumento del surplus del monopolista. Quindi lawelfare economicsafferma che il produttoredebba sacrificarsi, senza compensazione, in favore di questi ultimi.

    La massimizzazione della somma dei benefici monetari una scelta di valore implicita nel concetto di efficienzaeconomica: tutto ci che si pu dire scientificamente che il monopolio avvantaggia il produttore e danneggia iconsumatori, mentre ridurre il prezzo fino al livello concorrenziale danneggerebbe il produttore e avvantaggerebbe iconsumatori. Limpossibilit dei confronti interpersonali di utilit ci impedisce di affermare se uneventuale utilit totalesia aumentata o diminuita, perch lutilit totale non esiste.

    Il mito del monopolioRothbard ha successivamente criticato sia le teorie di Mises sia quella neoclassica, affermando che non esiste nessuncriterio per stabilire se un prezzo sia monopolistico o concorrenziale. La preferenza per il primo o il secondo unaquestione di valore, ma esiste comunque una questione di fatto: possibile distinguere prezzi monopolistici e prezzi

    concorrenziali? possibile definire oggettivamente un costo monetario marginale?

    evidente che ci sia estremamente difficile: innanzitutto, bisogna scegliere se considerare solo i costi variabili oanche quelli fissi. I costi pagati in passato non contano, per via del principio marginale. Si potrebbe allora pensare dirisolvere il problema affermando che i costi da considerare sono quelli che serviranno per perpetuare la produzione:ma tale scelta arbitraria. Si potrebbe infatti voler terminare la produzione o realizzarla impiegando nuove tecniche ecambiando le caratteristiche dei prodotti. Forse i costi monetari marginali sarebbero oggettivamente definiti in unmondo stazionario, ma non nel mondo reale.

    Finch la funzione di produzione, come nelleconomia neoclassica, una funzione istantanea dei vari fattori d iproduzione, le derivate parziali definiscono i costi marginali, ma in una produzione che richiede tempo, le cose nonsono affatto semplici.5

    Un problema simile si ha per i costi una tantum: dopo linvestimento tali costi non contano, perch sono costi passati:prima dellinvestimento sono invece necessari per valutare i vantaggi netti di un investimento. Se unazienda ha

    investito un milione di dollari per qualcosa che, successivamente, non comporta costi aggiuntivi, il costo marginale nullo. Ma se lazienda vendesse a questo prezzo, perderebbe un milione di dollari, e a priori non entrerebbe nelmercato.

    Se si investono soldi per un nuovo farmaco, i costi relativi sono passati; ma se si decidesse di non far rientrarelazienda in questi costi, in futuro non ricercher nuovi farmaci. Bisognerebbe chiedersi se i costi di sviluppo siano unatantum, relativi al singolo farmaco, o relativi alla ricerca in generale. Questo problema simile a quella delle auto Fiat:non possibile imputare oggettivamente un costo alluna o allaltra categoria, perch la distinzione arbitraria.

    Il problema che, in una visione del mercato come processo dinamico e intrinsecamente innovativo non esiste alcuncriterio per distinguere una strategia tesa ad aumentare i profitt i a scapito dei consumatori da una tesa a risolveredeterminati problemi, come rientrare nelle spese, internalizzare costi e benefici, fornire nuovi beni o servizi, introdurreinnovazioni.6Il costo un concetto soggettivo, e in uneconomia non-stazionaria la sua definizione gi di per sunattivit imprenditoriale.

    La critica alle politiche antitrustUn altro tipo di critiche alle politiche antitrust relativo ai costi di scelta pubblica,7i costi dei controlli e delle procedureantitrust, il rischio che le imprese sfruttino lantitrust per impedire la concorrenza di aziende pi competitive, il costodovuto alla vaghezza delle norme, eccetera.

    Anche per via della complessit del tema, non s inoltre detto nulla sulle cosiddette pratiche anticoncorrenziali: lalegislazione definisce una serie di vincoli alluso della propria propriet, tesi a vietare comportamenti che potrebbero adesempio impedire laccesso a nuovi concorrenti. Chiaramente, unanalisi del tema della concorrenza richiederebbeanche unanalisi dei cartelli, della validit giuridica dei contratti collusivi, e dei brevetti.

    Tali temi non hanno per nulla di specificamente austriaco e non verranno approfonditi: la teoria austriaca deimonopoli di fatto una critica all impiego dei metodi neoclassici di statica comparata sia per la descrizione (positiva)del mercato che per la prescrizione (normativa) di politiche.

    Libera concorrenza o concorrenza pura?La differenza tra neoclassici e austriaci tende ad estendersi anche al piano normativo: i primi apprezzano laconcorrenza perch efficiente, e il mercato apprezzato perch e finch tale; per i secondi lideale invece quellodella concorrenza libera, lockeana: ognuno pu fare quello che vuole con quello che ha, ma non aggredire gli altri.

    La scelta della politica ottima una questione di valori. La scienza al pi pu metter daccordo sui fatti e chiarire le

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    conseguenze, in modo da poter scegliere meglio.

    In un mondo normativamente lockeano possibile che alcuni usino la loro libert in maniera spiacevole, ad esempiocercando di introdurre barriere allingresso nel mercato per ottenere profitti maggiori.8Daltra parte, in un mondonormativamente efficientista potrebbe succedere che certi interessi, magari non valutabili in moneta, venganotrascurati e calpestati.

    Si pu ipotizzare che le politiche antitrust a volte vadano effettivamente a beneficio dei consumatori: ma si messo inluce che le argomentazioni positive e normative contro i monopoli non sono affatto robuste. La Scuola austriaca sitrova in una posizione migliore per comprendere la complessit della struttura del mercato, grazie alla sua attenzioneal mercato visto come processo. difficile dire qualcosa di sufficientemente definito su una specifica situazione dimercato per dare un giudizio normativo informato, ma tale difficolt insita nel processo di mercato stesso.

    Note

    1.

    Ad esempio, la Fiat indubbiamente monopolista nel mercato delle automobili Fiat, ma non nel mercatodelle automobili in generale. Essendo lo sviluppo economico caratterizzato da una sempre maggiorediversificazione produttiva, questa definizione di monopolio inservibile.

    2.

    Per lesattezza, ha unelasticit minore di 1. Lelasticit della domanda pu andare da 0 (quando ladomanda non influenzata dal prezzo) a infinito (quando la domanda estremamente sensibile alprezzo).

    3.

    Stiamo supponendo che non ci siano costi marginali, che cambierebbero i dettagli ma non la sostanza del

    ragionamento.4.

    Se valuto una mela quanto 2$, e la mela costa 1$, ho un beneficio, come consumatore, pari al valore chedo ad 1$: la somma di questi benefici monetari il surplus totale del consumatore. La scelta di sommarlinon ha giustificazione sul piano teorico, visto che 1$ verr valutato diversamente a seconda degli individuie delle situazioni. Ricavi e spese monetari non vanno confusi coi benefici e i costi soggettivi della teoria delvalore: sono solo quantit di moneta, e in quanto tali oggetto di valutazione come ogni altra merce.

    5.

    Senza dimenticare lavversione al rischio, che soggettiva. Si ricordi che non tutti i rischi sonoassicurabili, quindi non possibile scegliere come se il rischio non esistesse.

    6.

    La letteratura neoclassica contemporanea infatti andata oltre la vecchia visione statica delle quilibriogenerale, per introdurre lo studio del processo di mercato tramite lausilio dei metodi formali della teoriadei giochi. In questo come in altri campi, seppure con notevole ritardo, leconomia neoclassica tende adavvicinarsi a quella austriaca.

    7.

    Che si hanno quando le autorit sfruttano la loro posizione per ottenere rendite, senza interessarsi albenessere sociale, qualunque cosa questo significhi.

    8.

    Introdurre barriere allingresso pu essere anche una strategia per fornire nuovi beni e serviz i aiconsumatori. Se ad esempio i costi di ricerca e sviluppo rischiassero di non essere coperti in caso diconcorrenza eccessiva, una strategia aziendale che rallenti lingresso dei concorrenti potrebbe consentirelintroduzione dellinnovazione. Fare affermazioni generali su questi eventi difficile: come distinguere unastrategia necessaria a fornire un servizio ai consumatori da una strategia che sfrutta i consumatori?Parrebbe che lantitrust si trovi di fronte a problemi insolubili.

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    Capitolo 6Capitale e produzione

    La teoria del capitale la parte pi complessa della teoria Austriaca, ma fondamentale per comprendere laproduzione capitalistica, il ruolo della moneta, e la teoria del ciclo economico.

    Capitale e beni capitali

    I beni capitali sono i fattori di produzione che sono a loro volta prodotti nel corso del tempo: ci li differenzia dagli altridue fattori di produzione, la terra e il lavoro.

    I beni capitali vengono scambiati sul mercato e quindi hanno un prezzo. La somma del valore monetario dei benicapitali viene chiamata dotazione di capitale. Il termine capitale, facendo pensare ad una grandezza omogenea,rischia di celare la strutturale eterogeneit e complessit della produzione, che impiega innumerevoli beni capitali che,con la collaborazione della forza-lavoro e delle risorse naturali (anche loro eterogenee), contribuiscono alla produzionecomplessiva.

    Il capitale pu essere fisico o umano: possibile investire in macchinari o in conoscenze. Laspetto fondamentale chelimpiego dei beni capitali, come qualsiasi altro oggetto dellazione umana, orientato al futuro: la dotazione attualedei beni capitali un dato, il loro impiego attuale consente di produrre beni di consumo in futuro, e gli investimentiservono a conservare o espandere la dotazione futura di beni capitali, e quindi la capacit produttiva futura.

    Caratteristiche dei beni capitaliLe caratteristiche pi importanti di un bene capitale sono la sua struttura temporale, le relazioni di complementarit esostituibilit rispetto ad altri fattori di produzione, e la specificit o non-specificit del suo impiego nelle varie possibiliproduzioni.

    Il tempoIl tempo laspetto essenziale del capitale: un bene capitale produrr beni di consumo in futuro. Un bene capi tale pucontenere una grande quantit di tempo, come ad esempio un trattore rispetto ad una vanga, in quanto richiedemolti passaggi intermedi per essere prodotto. Ma, una volta prodotto, possibile impiegarlo in modo da ottenere pigrano.

    Un investimento vincolante per periodi lunghi, indubbiamente pi rischioso di un investimento pi breve. Sebbenetempo e rischio si possano separare teoricamente, nella realt non si trovano quasi mai separati. Limprenditore difatto sposa un determinato bene capitale: la vita economica di molti capitali fissi pu essere di diversi anni, e si purientrare nelle spese solo dopo diversi anni di produzione: questo significa che un errore compiuto alliniziodellinvestimento sortir effetti per un lungo periodo.

    Non bisogna commettere lerrore di ritenere i beni capitali facilmente liquidabili per via dei mercati finanziari: sebbenesia possibile comprare o vendere unazione in poco tempo e tenerla per brevi periodi, il processo produttivosottostante, a cui del resto lazione deve il suo valore, ad avere una sua struttura temporale: la finanza non pu farinvecchiare il vino anzitempo.

    Complementarit e sostituibilitI beni capitali sono eterogenei, e contribuiscono alla produzione di beni di consumo con l ausilio del lavoro e dellaterra. Due fattori di produzione si dicono sostitutivi se possibile impiegare luno oppure laltro per ottenere un certoprodotto, e complementari se invece vanno usati assieme. Questi due opposti concetti sono fondamentali per lacomprensione della struttura della produzione. Due beni capitali sostitutivi sono parzialmente equivalenti nellaproduzione: una casa si pu fare di mattoni o cemento armato; daltra parte, due beni complementari quando luno,senza laltro, ha scarsovalore: un ipermercato non servirebbe a molto se non ci fosse uno snodo stradale di grandidimensioni per veicolare il traffico da e per le citt limitrofe.

    E soprattutto la complementarit dei beni capitali ad avere conseguenze rilevanti: se ad esempio limpiego di un bene

    capitale (ledificio per lipermercato) richiede investimenti in un altro bene capitale (luscita autostradale), ma irisparmi per costruire il secondo non ci sono, allora il valore del primo ne risentir pesantemente, fino a diventare, inalcuni casi, economicamente inutilizzabile.

    SpecificitUn altro concetto fondamentale quello di fattore di produzione specifico o non-specifico. Un bene di produzione specifico se pu essere usato solo in una produzione o in poche produzioni. Ad esempio, una trivella petrolifera nonpu essere usata per produrre microprocessori, mentre un operaio pu lavorare sia in un pozzo petrolifero che in unafonderia elettronica: dunque una trivella un fattore specifico e un operaio un fattore non-specifico.

    Supponiamo che un tornio possa essere usato nella produzione di mobili, automobili e aeroplani; se il mercato degliaeroplani crolla, i torni ivi impiegati si sposteranno verso le altre produzioni, ma difficilmente rimarranno disoccupati;il valore di mercato dei torni tender a scendere, perch la domanda di torni comunque diminuita, ma questadiminuzione sar limitata, perch gli utilizzi possibili sono molti, e ogni possibilit alternativa una possibile fonte divalore. Daltra parte, un macchinario specializzato nella lavorazione di un componente impiegato solo nellindustria

    aeronautica risentir enormemente di una crisi in quel settore, non potendo trovare impieghi alternativi, in quantospecifico.

    La specificit non ha solo svantaggi: se il mercato aeronautico cresce, i fattori di produzione specifici ivi impiegatisaliranno di prezzo pi di quelli non specifici. Questo perch il ricavo complessivo della particolare industria, crescendo,

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    attirer fattori da altri mercati, ma influenzer di meno il prezzo dei fattori non-specifici, essendo questi impiegati inuna molteplicit di altri mercati, ed essendo quindi quel particolare mercato trascurabile nella determinazione deiprezzi dei fattori non-specifici. Questo significa che il maggiore ricavo si concentrer in buona parte sui fattori diproduzione specifici.

    La struttura della produzioneSupponiamo che il sistema economico sia costituito soltanto da lavoro, terra, beni di consumo e semilavorati (non cnessun macchinario fisso). La produzione avverrebbe cos: le risorse naturali (terra) entrano nello stadio diproduzione iniziale, e, con lausilio della forza-lavoro, diventano semilavorati; questi, a loro volta, sarannoulteriormente trasformati dagli stadi di produzione successiv i, con limpiego di nuovo lavoro, fino ad arrivare ai beni diconsumo finali.1

    Il tempo necessario per produrre il bene finale partendo dalle materie prime, in questa visione semplificata del sistemaeconomico, dato dal numero degli stadi di produzione intermedi. Andare nel bosco a fare legna richiede poco tempo,mentre comprare carbone prodotto in Inghilterra, ripulirlo e distribuirlo richiede un tempo di produzione ben maggiore.

    In ogni istante, nelleconomia, ci saranno materie prime che entrano nel processo produttivo, beni finali che escono, ebeni intermedi che passano da uno stadio allaltro. Il fatto che queste cose avvengano in concomitanza non significache la struttura produttiva sia irrilevante, o che il tempo non giochi alcun ruolo: se oggi si smettesse di investire nelsettore minerario, ci vorrebbero forse anni prima che la produzione cominci a risentirne, anche per via delle scortenegli inventari; daltra parte un maggiore investimento nel settore minerario farebbe vedere i suoi frutti ne llaproduzione di beni di consumo, e quindi sul prodotto interno lordo, solo dopo un certo tempo.

    Uneconomia allequilibrio deve avere il giusto ammontare di terra, forza-lavoro e semilavorati in ogni stadio, altrimentila produzione si interromperebbe in alcuni punti, e, una volta interrotta, ci sarebbe bisogno di tempo per ripristinare iflussi produttivi corretti. Domanda e offerta di fattori (eterogenei) devono essere in equilibrio in ogni stadio temporaledel processo produttivo.

    Questa visione della produzione pu essere schematizzata tramite i cosiddetti triangoli di Hayek: un diagrammadella produzione che ha due assi, il valore (monetario) e il tempo, che mostra come i beni di produzione si trasformanonel tempo e aumentando di valore man mano, sia per via dellinteresse che per limpiego di nuovi fattori di produzionecome il lavoro.

    La struttura produttiva qui descritta semplificata, perch non contempla i beni capitali durevoli, normalmente dettifissi, ma che fissi non sono, se non nel breve termine. Nel modello precedente, non ci sono macchinari: ci sonosoltanto semilavorati che circolano da uno stadio allaltro. Lintroduzione dei macchinari, e dei beni capitali durevoli in generale, non cambia la sostanza di quanto affermato: smettere di investire in uno stadio di produzione lontano dalconsumo significa non investire abbastanza nei macchinari durevoli.

    Un altro problema del modello precedente che molte merci possono essere impiegate in varie fasi della produzione:un computer pu essere un bene di consumo finale o un bene capitale a seconda di come viene impiegato; il carboneappena estratto pu essere impiegato in una produzione che richiede molto tempo, magari un altoforno per lacciaioche verr usato per produrre automobili, oppure direttamente, per riscaldare una casa con una stufa. Quindi unacorrispondenza che ad ogni fattore di produzione associ uno stadio di produzione o una distanza temporale dalconsumo non pu essere trovata. Non si hanno conseguenze di rilievo nel trascurare questo dettaglio.

    InvestimentiFinora, risparmi e investimenti sono stati trattati come equivalenti, e allequilibrio ci vero: si investe solo ci che si risparmia. Ci non in genere vero al di fuori dellequilibrio. Innanzitutto, distinguiamo gli investimenti a priori daquelli a posteriori (questa idea risale alle teorie della Scuola svedese,2da cui gli austriaci hanno preso anche ilconcetto di interesse naturale dapprima proposto da Wicksell): a priori, gli investitori decidono di investire,comprando beni capitali (molti dei quali fissi), e quindi si pongono in una situazione in cui nel presente si indebitano,e in futuro avranno un bene di consumo da vendere, con cui salderanno il debito. 3A priori devono stimare se in futuro

    i risparmi su cui fanno affidamento saranno disponibili, ma potrebbero sbagliarsi. A posteriori, ovviamente, si investeci che si pu, cio ci che si risparmiato.

    Bisogna sottolineare che la dotazione di capitale esistente in un certo momento irrilevante per lazione economica,cio per il comportamento degli investitori: il vero problema economico come usare oggi i risparmi, dato il capitaleprecedentemente accumulato. I precedenti investimenti contano soltanto perch necessitano di ulteriori risparmi, eovviamente perch permettono di produrre oggi una quantit maggiore di beni di quanta se ne sarebbe potutaprodurre in loro assenza. E il principio marginale: il passato passato, e si pu agire solo nel presente e per il futuro.

    Squilibri strutturali di lungo termineQuanto detto sulla struttura della produzione finora ovviamente solo lessenziale, ma queste brevi note sononecessarie a comprendere la teoria dellinfluenza della moneta sulla produzione, e del ciclo economico. Un aspettofondamentale della teoria austriaca che si ritiene che leconomia si trovi sistematicamente in una situazione disquilibrio, e che questo possa permanere per tempi anche lunghi. Per avvicinarsi a questi temi consideriamo due temidi teoria del capitale leggermente pi avanzati rispetto a quanto stato detto finora: la relazione tra investimentipassati e domanda di capitale futura, e lorigine della cosiddetta capacit produttiva inutilizzata.

    Se si investe oggi, si ritiene che in futuro ci sar una certa disponibilit di risparmi. Una volta che si attualinvestimento, quei fondi non saranno pi facilmente recuperabili, e, quindi, o si completa la produzione, o quei fondisaranno persi, almeno in parte. Ma i soldi investiti sono relativi al passato, e non al futuro. Il principio marginale indica

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    che limprenditore cercher di massimizzare i profitti, o minimizzare le perdite, in base a ci che pu fare da quelmomento in poi. Una volta che linvestimento stato fatto, anche se si scopre che stato un error e, pu convenire omeno continuare la produzione: produrre in perdita pu essere un modo razionale di minimizzare le perdite, rispetto anon produrre affatto. Questo fa s che ci sia una sorta di inerzia negli investimenti: un periodo di elevati investimentisar seguito probabilmente da un periodo di elevata domanda di fondi per completare la produzione. Questo fattogioca un ruolo nelle crisi economiche.4

    Occorre notare che uno squilibrio di per s implica un errore passato, ma il suo permanere nel lungo termine nonimplica una continuit di errori, uninefficienza o un fallimento sistematico del mercato. Se si costruisce unipermercato, ma non si hanno i fondi per completare lo svincolo autostradale che collegher il mercato alla citt,linvestimento errato, ma dal momento in cui si commesso lerrore al momento in cui questerrore non sar pivisibile (perch lo svincolo stato completato, o lintero terreno adibito a qualcosaltro) possono passare anni.

    Esiste anche la possibilit che ci sia capacit produttiva inutilizzata in assenza di errori: in parte per assicurarsi davariazioni della domanda e dellofferta, come nel caso degli inventari; in parte perch alcuni beni capitali durevolihanno una vita economica inferiore alla loro vita fisica (come le fabbriche di circuiti elettronici integrati, che devonotornare nei costi in pochi anni, ma potrebbero in teoria continuare la produzione per decenni): ci che conta nellateoria del capitale il giudizio degli agenti economici, non le propriet fisiche degli oggetti, altrimenti sarebbeingegneria.

    I fattori di produzione che non vengono usati perch non conviene si dicono sub-marginali: un bene capitale sub-marginale un bene capitale il cui impiego richiede troppe risorse aggiuntive (altri capitali, terra, lavoro) per potercompletare la produzione. Se, in un momento di euforia, si investe in eccesso rispetto alle effettive disponibilit

    future di risparmi, si former successivamente una certa quantit di beni capitali non utilizzati.

    Il mito dei problemi della teoria del capitaleAlcuni critici della teoria austriaca sostengono una serie di tesi che ritengono confutare tale teoria:

    Il periodo medio di produzione non pu essere definito: un investimento implica una certa strutturatemporale di spese e di ricavi, e linvestimento pu essere o meno conveniente a seconda del tasso diinteresse. Tale struttura non pu essere ricondotta ad un solo parametro, la lunghezza media diproduzione, ma nessuno afferma il contrario. Se non possibile ordinare le tecniche di produzione perlunghezza, ovviamente possibile che la scelta tra due tecniche di produzione dipenda in maniera nonbanale dai tassi di interesse.

    La quantit di capitale non pu essere misurata. Il capitale solo una grandezza contabile, la struttura delcapitale non si pu trasformare in una grandezza omogenea. Pi che una critica mi sembra un argomentoa favore della teoria austriaca: gli aggregati non servono a molto.

    Altre critiche sono invece del tutto prive di meriti. Alcuni affermano che:

    Il tempo di produzione nullo perch c un continuo flusso di entrate e di uscite di cassa: questoragionamento confonde flussi di cassa relativi a investimenti diversi, come mostrato in un precedentearticolo.

    Il tempo di produzione infinito perch alcuni strumenti usati oggi possono essere stati prodotti secoli fa(ad esempio, un terreno dissodato dagli Etruschi): questo argomento trascura il principio marginale. Ciche conta non il passato, ma il futuro: non il tempo che stato necessario per produrre, ma la strutturatemporale delle attuali scelte di produzione.

    NOTE

    1.

    Questo modello della produzione pu essere facilmente memorizzato pensando alla canzone per bambiniCi vuole un fiore: il bene di consumo tavolo richiede lo stadio di produzione legno, che richiede a suavolta lo stadio di produzione albero, e cos via.

    2.

    Se esistono appassionati di etno-economia, sappiano che esiste anche una Scuola polacca, nata in epocasovietica e ovviamente di impostazione socialista. Il suo membro pi noto Oskar Lange, che discusse alungo con Mises e Hayek riguardo il problema del calcolo economico, di cui parleremo in futuro.

    3.

    Si pu anche avere risparmio senza indebitamento, nel caso ad esempio di auto-finanziamento. Ma anchein questo caso linvestitore deve fare affidamento su risparmi futuri.

    4.

    Hayek, Investment that raises the demand for capital.

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    Capitolo 7La moneta e le banche

    La moneta una componente fondamentale di ogni economia avanzata: la presenza della moneta che permettealleconomia moderna di funzionare e di produrre ricchezza, grazie, appunto, al sistema dei prezzi che solo la monetapu far nascere. Non esistono economie avanzate basate sul baratto, n possono esistere.

    Origine e valore della monetaAbbiamo visto nei precedenti articoli che la moneta si origina spontaneamente dal processo di scambio attraverso unmeccanismo di coordinazione che porta alcune merci ad essere usate come mezzo di scambio.

    Merci caratterizzate da certe propriet, come elevato valore specifico (per portare con s valore senza bisogno di unacarriola), durevolezza, divisibilit (per i pagamenti minuti), facile verificabilit (per ridurre i rischi legati alle truffe) enon riproducibilit allinfinito, sono pi adatte di altre afungere da moneta.

    La moneta una merce come le altre, e il suo valore dipende dalla domanda e dallofferta: la domanda di moneta lasomma delle domande individuali di moneta, cio della quantit di mezzi di pagamento che gli individui scelgono didetenere; lofferta, daltro canto, pari alla quantit fisica della merce-moneta effettivamente disponibile. Gli individuidomandano mo