Molinella a Confronto Marzo 2011

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a Confronto Molinella Molinella a confronto - N°1/2011 - Marzo 2011 - Autorizzazione del tribunale di Bologna n. 7901 del 12 novembre 2008 - Direttore responsabile: Raffaele Donini Proprietà: Partito democratico, Coordinamento di Bologna - Redazione: Via Calzolari 12, Molinella (BO) - Stampa: Grafiche BIME s.r.l., Molinella (BO) I comuni sono senza soldi I servizi sociali sono in pericolo a causa dei tagli del governo Berlusconi na qualità dei servizi. Ma fino a quando? Già i comuni non ce la fanno più e hanno dovuto rincarare i servizi e porre tagli. Vogliamo perdere tutto ciò? Vogliamo cedere alla tentazio- ne del privato come soluzione alle inefficienze e agli spre- chi? Oppure vogliamo ridurre i costi dove si spende troppo, adeguare i servizi ai cambia- menti della società attuale, responsabilizzare dirigenti, funzionari e politici affinchè ricordino sempre che sono a servizio del cittadino e che debbono difendere l’onorabi- lità del loro ruolo? Noi proponiamo quest’ultima via come la più valida per pro- cedere verso una crescita che sia autentica e coinvolga tutti. La chiamerei crescita umana, etico-sociale ed economica. Tre fondamenti che, se usati insieme, danno un sapore au- tentico allo stare insieme e un modello vincente per le vec- chie e le nuove generazioni. Un Paese più povero, un debi- to pubblico più alto, un terzo dei giovani senza lavoro e senza prospettive, le famiglie appe- santite dalla crisi e dagli aumen- ti tariffari che i sindaci di tutti i comuni hanno applicato, per sa- nare i bilanci. Anche Molinella lo ha fatto, al pari degli altri, aumentando i costi di tutti i servizi, dal- la casa di riposo ai traspor- ti scolastici, alle rette delle scuole per l’infanzia, alle mense dei bambini. Anche le famiglie molinellesi paghe- ranno di più. Proprio quelle famiglie che ora la crisi coin- volge duramente. E che devo- no continuare a sostenere i figli che dopo gli studi non trovano sbocchi lavorativi o debbono accontentarsi di lavori precari o addirittura in nero, come nel re- sto d’Italia. tre anni, in modo particolare nei servizi comunali, ridu- cendo in alcuni casi anche il 100% i fondi per i servizi ai cittadini delle fasce più de- boli (come potrete vedere dai grafici a pag. 4). Da quei grafici si capisce bene come il governo di Berlusconi e di Tremonti, che continua a dire che non mette le mani in tasca agli italiani, con il forte sostegno interessato della Lega Nord, di fatto ha già tolto quasi tutti i fondi ai servizi fondamenta- li per l’infanzia, la non-auto- sufficienza, le politiche per la famiglia, l’inclusione degli immigrati, le politiche giova- nili, il servizio civile, il soste- gno per l’affitto e, con la legge mille proroghe anche i fondi a sostegno dei malati oncologi- ci. Chiede sacrifici a chi non fa rumore e andrebbe soste- nuto di più. L’esatto contrario dello spirito della nostra Costitu- zione e della nostra democrazia che dovrebbe garantire a tutti pari dignità e maggiori risorse ai più deboli. Che altro ancora dovrà taglia- re questo governo? Cosa sia- mo disposti a lasciarci toglie- re ancora? E con quali proget- ti per quale futuro, soprattutto per i nostri figli? Invece di occuparsi di soste- gno allo sviluppo economico e sociale, di creare nuove pro- spettive come stanno facendo gli altri Paesi per ripartire, per ridare slancio all’occupazione, per rivitalizzare la ricerca e la formazione, invece di affrontare le tensioni internazionali, il go- verno di Berlusconi pone sul piatto i soliti temi: il processo breve, l’immunità parlamenta- re, la giustizia e i processi del premier, accusando la magi- stratura e, dulcis in fundo, au- spicando la fine della scuola pubblica, denigrando gli inse- gnanti, offrendo regalie e con- cessioni per restare in sella e accattivarsi simpatie. è questo che ci salverà dalla crisi economica, etica e so- ciale? è questo il sogno degli italiani e di noi molinellesi? La visione di società del Partito Democratico e di tutte le perso- ne che lavorano e si occupano delle loro famiglie, svolgono con onestà le loro mansioni e onora- no i loro impegni è molto diversa. All’interno Adesso! .. . . . . . . . ..pag.2 I molinellesi e il tentativo di rivolta di Zamboni e De Rolandis .. . . . . ..pag.3 Addio welfare comunale.. . . . . . . . .pag.4 L’indignazione, non basta.................pag.5 Fisco, le proposte del PD.. . . .pag.6 Bilancio.. . . . . . . . . .pag.7 Tesseramento 2011.. . ..pag.8 di Vincenzo Caradonna Questa amministrazione ha deciso di portare avanti alcu- ni grandi progetti che, se pur utili, tolgono risorse importanti avendo costi molto alti. Forse il cinema-teatro darà un tocco di signorilità alla nostra città, ma con quei 5 milioni di euro si potevano mettere al primo po- sto altri tipi di servizi, molto più necessari, che interessano una fascia più ampia di cittadini e di piccole attività artigianali e com- merciali in difficoltà. Abbiamo ripreso un articolo pubblicato da ”la Repubblica” per evidenziare i tagli fatti dal governo Berlusconi negli ultimi Pensiamo che una comunità ci- vile debba basarsi sullo sviluppo sociale, non solo economico, e che valori come la salute, la crescita educativa, il sostegno ai deboli e ai piccoli debbano essere prioritari in un Paese moderno. Ne sono buoni esem- pi quegli Stati del nord-Europa che hanno saputo dare benes- sere economico e sicurezza ai loro cittadini, tenendo sempre al primo posto la dignità delle persone e i loro bisogni primari, la flessibilità nel lavoro (quella vera) e la dignità dei lavoratori e delle lavoratrici con sostegni alla maternità e al welfare, l’inte- grazione, l’istruzione e lo spazio lavorativo e abitativo degli stra- nieri che imparano ad amare e rispettare il paese che li acco- glie, la giusta distribuzione delle ricchezze e la garanzia dei servizi di base a ogni cit- tadino, una buona fiscalità, un corretto uso del denaro pub- blico. In Italia diverse Regioni, fra le quali la nostra, cercano di portare avanti questo modello di società, garantendo fin’ora buo- www.pdmolinella.it

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Rivista del Partito Democratico di Molinella, Bologna.

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Molinel la a confronto - N°1/2011 - Marzo 2011 - Autor izzazione del tr ibunale di Bologna n. 7901 del 12 novembre 2008 - Direttore responsabile: Raffaele DoniniPropr ietà: Par t i to democratico, Coordinamento di Bologna - Redazione: Via Calzolar i 12, Molinel la (BO) - Stampa: Grafiche BIME s.r. l . , Molinel la (BO)

I comuni sono senza soldiI servizi sociali sono in pericolo a causa dei tagli

del governo Berlusconi

na qualità dei servizi. Ma fino a quando? Già i comuni non ce la fanno più e hanno dovuto rincarare i servizi e porre tagli.Vogliamo perdere tutto ciò? Vogliamo cedere alla tentazio-ne del privato come soluzione alle inefficienze e agli spre-chi? Oppure vogliamo ridurre i costi dove si spende troppo, adeguare i servizi ai cambia-menti della società attuale, responsabilizzare dirigenti, funzionari e politici affinchè ricordino sempre che sono a servizio del cittadino e che debbono difendere l’onorabi-lità del loro ruolo?Noi proponiamo quest’ultima via come la più valida per pro-cedere verso una crescita che sia autentica e coinvolga tutti. La chiamerei crescita umana, etico-sociale ed economica. Tre fondamenti che, se usati insieme, danno un sapore au-tentico allo stare insieme e un modello vincente per le vec-chie e le nuove generazioni.

Un Paese più povero, un debi-to pubblico più alto, un terzo dei giovani senza lavoro e senza prospettive, le famiglie appe-santite dalla crisi e dagli aumen-ti tariffari che i sindaci di tutti i comuni hanno applicato, per sa-nare i bilanci. Anche Molinella lo ha fatto, al pari degli altri, aumentando i costi di tutti i servizi, dal-la casa di riposo ai traspor-ti scolastici, alle rette delle scuole per l’infanzia, alle mense dei bambini. Anche le famiglie molinellesi paghe-ranno di più. Proprio quelle famiglie che ora la crisi coin-volge duramente. E che devo-no continuare a sostenere i figli che dopo gli studi non trovano sbocchi lavorativi o debbono accontentarsi di lavori precari o addirittura in nero, come nel re-sto d’Italia.

tre anni, in modo particolare nei servizi comunali, ridu-cendo in alcuni casi anche il 100% i fondi per i servizi ai cittadini delle fasce più de-boli (come potrete vedere dai grafici a pag. 4).Da quei grafici si capisce bene come il governo di Berlusconi e di Tremonti, che continua a dire che non mette le mani in tasca agli italiani, con il forte sostegno interessato della Lega Nord, di fatto ha già tolto quasi tutti i fondi ai servizi fondamenta-li per l’infanzia, la non-auto-sufficienza, le politiche per la famiglia, l’inclusione degli immigrati, le politiche giova-nili, il servizio civile, il soste-gno per l’affitto e, con la legge mille proroghe anche i fondi a sostegno dei malati oncologi-ci. Chiede sacrifici a chi non fa rumore e andrebbe soste-nuto di più. L’esatto contrario dello spirito della nostra Costitu-zione e della nostra democrazia che dovrebbe garantire a tutti pari dignità e maggiori risorse ai più deboli.Che altro ancora dovrà taglia-re questo governo? Cosa sia-mo disposti a lasciarci toglie-re ancora? E con quali proget-ti per quale futuro, soprattutto per i nostri figli?Invece di occuparsi di soste-gno allo sviluppo economico e sociale, di creare nuove pro-spettive come stanno facendo gli altri Paesi per ripartire, per ridare slancio all’occupazione, per rivitalizzare la ricerca e la formazione, invece di affrontare le tensioni internazionali, il go-verno di Berlusconi pone sul piatto i soliti temi: il processo breve, l’immunità parlamenta-re, la giustizia e i processi del premier, accusando la magi-stratura e, dulcis in fundo, au-spicando la fine della scuola pubblica, denigrando gli inse-

gnanti, offrendo regalie e con-cessioni per restare in sella e accattivarsi simpatie. è questo che ci salverà dalla crisi economica, etica e so-ciale? è questo il sogno degli italiani e di noi molinellesi?La visione di società del Partito Democratico e di tutte le perso-ne che lavorano e si occupano delle loro famiglie, svolgono con onestà le loro mansioni e onora-no i loro impegni è molto diversa.

All’interno

Adesso! .. . . . . . . . . . . . . . . . . .pag ..2

I molinellesi e il tentativo di rivolta di Zamboni e De Rolandis.. . . . . . . . . . . .pag ..3

Addio welfarecomunale. .. .. .. .. .. .. .. .. .pag ..4

L’indignazione, non basta ... ... ... ... ... ... ... ... .pag ..5

Fisco, le proposte del PD. .. .. .. .pag ..6

Bilancio. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .pag ..7

Tesseramento 2011.. . . . . .pag ..8

di Vincenzo Caradonna

Questa amministrazione ha deciso di portare avanti alcu-ni grandi progetti che, se pur utili, tolgono risorse importanti avendo costi molto alti. Forse il cinema-teatro darà un tocco di signorilità alla nostra città, ma con quei 5 milioni di euro si potevano mettere al primo po-sto altri tipi di servizi, molto più necessari, che interessano una fascia più ampia di cittadini e di piccole attività artigianali e com-merciali in difficoltà.Abbiamo ripreso un articolo pubblicato da ”la Repubblica” per evidenziare i tagli fatti dal governo Berlusconi negli ultimi

Pensiamo che una comunità ci-vile debba basarsi sullo sviluppo sociale, non solo economico, e che valori come la salute, la crescita educativa, il sostegno ai deboli e ai piccoli debbano essere prioritari in un Paese moderno. Ne sono buoni esem-pi quegli Stati del nord-Europa che hanno saputo dare benes-sere economico e sicurezza ai loro cittadini, tenendo sempre al primo posto la dignità delle persone e i loro bisogni primari, la flessibilità nel lavoro (quella vera) e la dignità dei lavoratori e delle lavoratrici con sostegni alla maternità e al welfare, l’inte-grazione, l’istruzione e lo spazio lavorativo e abitativo degli stra-nieri che imparano ad amare e rispettare il paese che li acco-glie, la giusta distribuzione delle ricchezze e la garanzia dei servizi di base a ogni cit-tadino, una buona fiscalità, un corretto uso del denaro pub-blico. In Italia diverse Regioni, fra le quali la nostra, cercano di portare avanti questo modello di società, garantendo fin’ora buo-

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Il 13 Febbraio appena trascorso, le donne hanno chiamato le per-sone a scendere per le strade e a dire BASTA a questo modello di carriera “meritocratica” che non ci rappresenta.Mi sembrava doveroso parteci-pare.Quando sono arrivata a Bologna, percorrendo via dell’Indipenden-za, la prima sorpresa è stata la gente, tanta, veramente tanta. Dalla gradinata della Montagno-la, la visione che appariva era un mare di corpi; il chiosco dell’edi-cola, l’albero al centro della Piaz-za XX Settembre, l’ambulanza, sembravano lì lì per essere in-ghiottiti dalle persone.Madri con bambini, genitori con passeggini, coppie, studenti, stranieri, lavoratori, lavoratrici, ra-gazze, ragazzi, gente stanca.Ognuno con i propri motivi, più o meno condivisibili, in una mani-festazione di quelle dimensioni è impensabile che avessimo tutti la stessa motivazione, ma avevamo ben chiaro lo scopo: l’Italia si me-rita di meglio.Chi ha partecipato da madre, preoccupata per il futuro dei pro-pri figli, chi da femminista, chi da donna che si da anima e corpo indipendentemente dal potere e dai soldi, chi da lesbica e così via; quello che conta è che così non va.Una grande varietà di colori, nessuna bandiera politica, mol-te bandiere nazionali; una vol-ta giunto in Piazza dei Martiri, il corteo si è fermato e ha iniziato ad inneggiare: “Piazza Maggiore, Piazza Maggiore..” in realtà il tra-gitto previsto era un altro.Ma si improvvisa e ora da via Ugo Bassi cominciano a vedersi le due torri.In piazza Maggiore, di fronte ad un San Petronio, circondato dalle strutture per il restauro e che pare invece essersi ricoperto dalla

ITALIANOda DONNEper DONNE

di Salva Vitali

Prosegue con ampia soddisfa-zione sia da parte delle docenti che delle allieve il corso di italia-no per straniere presso la sede del Pd molinellese. Il corso è iniziato nel mese di novembre 2010 con ucraine, moldave e albanesi. Purtroppo la parteci-pazione è condizionata da di-versi fattori: il freddo, lo stato di salute degli assistiti, i frequenti cambi di domicilio. Lodevole è però il loro impegno nella ricer-ca delle lezioni perdute e nella cura che mettono nello studio.In dicembre si sono iscritte le prime pakistane e marocchine, altre le hanno seguite in gen-naio e febbraio. Con queste ul-time la reciproca comprensione è stata più difficoltosa a causa delle loro lingue madri: l’urdu e l’arabo. Grazie all’iniziale ausi-lio di foto e disegni, qualche pa-rola di inglese e francese che alcune già conoscevano e l’aiu-to prezioso di figlie nel ruolo di interpreti, buona parte di loro ha raggiunto il traguardo della lettura e della scrittura italiana.

Adesso! di Valentina Volta

vergogna per l’occasione, hanno parlato Lella Costa e altre rappre-sentanti delle diverse associazio-ni di donne che hanno permesso la buona riuscita dell’evento.Quello che mi piace ricordare è che questo è stato un movimento all’unisono con molte città d’Italia, che ci ha unito come donne, tra-sversalmente sotto l’imperativo: “se non ora, quando?”.E questa capacità di reazione mi piace, se ne respirava il bisogno da tempo.Io non sono una femminista, non credo nella superiorità delle don-

ne rispetto agli uomini, ma credo nelle persone e nelle loro qualità; una qualità delle donne è la prag-maticità, il concretizzare, faccia-mo i figli, non è da tutti!Al di là dell’ironia, restano i tanti commenti, postumi e precedenti la manifestazione del 13, per cui siamo andati a scomodare con-cetti come il moralismo, la libertà, la rivoluzione sessuale degli anni ‘60, il femminismo, la strumen-talizzazione delle donne, la vita pubblica, la vita privata, Kant.Spiace constatare che proprio tra i paladini del concettualismo, i quali si servono di grandi parole e si appellano ai grandi personaggi della storia, ci siano alcune per-

sone coinvolte più o meno diret-tamente con il lento e inesorabile depauperamento della scuola pubblica.Per capire che i grandi concetti non sono comprensibili se non in rapporto al momento storico e allo spazio geografico in cui na-scono, basta pensare che negli anni ‘60 le persone scendevano per le strade a manifestare il dirit-to delle donne ad indossare la mi-nigonna, oggi invece manifestia-mo perché alle donne non venga chiesto di toglierla; mi sembra differente.

Non credo ci sia bisogno di sco-modare Kant, per capire che un posto di lavoro o di potere non può essere vincolato a delle pre-stazioni sessuali, ma valutato in base ad altri fattori; e se oggi il problema riguarda, nella mag-gioranza dei casi le donne, non credo sarà sempre così.

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Ricorre il 150° anno di vita del-lo Stato italiano, per cui in questi giorni si risveglia l’interesse per ricordare gli ideali di coloro che sognavano una nazione unita pur con qualche diversità di lingua e di razze; già altri popoli, a fine secolo XVIII, avevano raggiunto quel traguardo. A Bologna erano già avvenuti vari tentativi di sedi-zione dal 1780 al 1792 contro il governo pontificio che proteggeva rabbiosamente il suo “status quo ante”. Un’occasione nuova per una rivolta avvenne nel 1794 quando l’esercito francese cominciò a pre-pararsi per marciare verso la pia-nura padana. Un giovane studen-te bolognese, Luigi Zamboni (che aveva studiato anche in Francia e seguito con interesse la rivoluzio-ne francese) aveva stretti contatti con molti amici che condividevano le sue idee per agire contro lo Sta-to pontificio. Convocò ancora una volta i “correligionari” per la sera del 12 novembre 1794 nella sua dimora per prendere una decisio-ne poiché l’esercito di Napoleone stava avvicinandosi. Le discussio-ni furono aspre: Zamboni, pur am-

mirando i francesi, voleva evitare che Napoleone arrivasse da vinci-tore a Bologna, ma non tutti condi-videvano la sua fretta; si manifestò qualche divergenza fra Zamboni e il molinellese Antonio Succi, dotto-re in legge, per chi avrebbe dovu-to essere il capo. Si decise che al momento opportuno De Rolandis (nato ad Asti e studente in legge nell’ateneo bolognese) sarebbe uscito di nascosto dal Collegio della Viola, in via Irnerio, con l’aiu-to di una scala a corda e Zamboni sarebbe stato pronto; ognuno con un gruppo di uomini avrebbe as-salito da due punti diversi il palaz-zo del Legato mentre Succi non solo doveva riunire fra Molinella, San Martino in Argine e dintorni circa 200 uomini già preparati per recarsi a Bologna, dopo chiamata, per affrontare eventuali resistenze: avrebbe dovuto anche arringare la folla in piazza grande secondo un piano previsto. Un certo Giovan-ni Calori anch’egli molinellese e uomo risoluto doveva collaborare con lui. Altri congiurati stavano già esponendo molti manifesti in luo-ghi prestabiliti. Intanto era avvenu-

I molinellesi e il tentativo di rivoltadi zamboni e De rolandis

di Tullio Calori

ta una prima “fuga” di notizie: Cofa-no, collegiale e compagno del De Rolandis, a conoscenza del grave fatto e spaventato, avvertì il rettore del collegio che informò subito l’Ar-civescovo. De Rolandis rese edotti gli amici sul grave fatto ma Zam-boni, presa in mano la situazione, affrettò l’azione perché era stato informato che molti soldati del pre-sidio erano fuori Bologna. Nel frat-tempo la madre di zamboni con altre donne cucivano da giorni a San Martino in Argine delle coccarde con i colori bianco, rosso e verde da distribuire agli uomini per puntarle al petto. Ma i pontifici, richiamati con urgenza in città, arrestarono alcuni congiu-rati che, torturati, ammisero le loro intenzioni. Zamboni e De Rolan-dis, capito che tutto era perduto, furono costretti alla fuga verso l’Appennino. Il Succi, resosi conto del disastro, si presentò spontane-amente al Tribunale per salvarsi la vita ma, sotto tortura mediante la famigerata “corda a campanella”, svelò fatti e nomi di persone par-tecipi alla sollevazione. Zamboni e De Rolandis si rifugia-rono all’osteria del Covigliaio nei pressi della Raticosa mentre in cit-tà venivano fermati altri cospirato-ri; i due, scoperti e incatenati, il 29 novembre furono portati al “Torro-ne” (così era chiamato dal popolo il carcere sito nel palazzo del Le-gato). Il 18 agosto 1795 Zamboni moriva, forse per impiccagione da

lui stesso provocata, anche se il volgo parlò di omicidio: lasciò in-cise sul legno del carcere parole di fuoco contro Succi disertore, vile ecc. L’estenuante processo iniziato il 25 agosto 1795 e durato otto mesi terminò con la condanna a morte del De Rolandis per “lac-cio al collo” , sentenza eseguita il 23 aprile 1796 alla Montagno-la fra una folla esagitata. Gli altri congiurati subirono: il Succi iso-lamento in fortezza per 10 anni e poi esilio perpetuo, gli altri furono costretti all’esilio con tempi più o meno lunghi a seconda della gra-vità della partecipazione, in parti-colare Calori, Forni e Galli. Non si può qui non accennare alla fa-mosa polemica sull’origine del tricolore che durò a lungo ed alla quale parteciparono storici, studiosi, politici, molti giornali. I pareri furono i più disparati ma la grande maggioranza ri-badì l’importanza dei congressi di Modena e di reggio Emilia dove nacque il tricolore italiano il 7 gennaio 1797. Coccarde con i due colori bianco e rosso di-stribuite in gran numero erano state adottate da tempo nello stemma bolognese per un ri-belle spirito municipale; non fu-rono molte invece le coccarde bianche rosse e verdi per come andarono le cose. Comunque l’ideale di un’Italia unita aveva pro-gredito anche se sentito ancora troppo confusamente.

Il manifesto con cui venne annunciata l’esecuzione dei congiurati

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Meno servizi per i disabili, meno aiuti agli anziani, un taglio ai pro-grammi d’integrazione per gli immi-grati, le politiche per l’infanzia e per la famiglia costrette ad aspettare. Mettere a posto i bilanci dello Stato ha un costo: molto spesso lo paga il welfare. E i primi a dover fare i con-ti con la drastica riduzione imposta dall’ultima Finanziaria ai Fondi stata-li di carattere sociali sono i sindaci. La manovra per il 2011 è destinata a lasciare un pesante segno sulle politiche di assistenza messe in atto dai comuni. Dal 2008 ad oggi i dieci principali canali d’investimento (dal fondo per l’affitto a quello per i servizi d’infanzia) hanno subito una riduzio-ne del 78,7 per cento: dai 2 miliardi e 527 milioni stanziati quattro anni fa si è passati ai 538 milioni di oggi. Alcuni capitoli di spesa sono stati semplicemente azzerati: il fondo per i non autosufficienti, per esempio, l’anno scorso aveva ottenuto 400 mi-lioni di euro, quest’anno non è stato rifinanziato. Stessa cosa per i servizi d’infanzia: dai cento milioni dell’anno scorso (investimenti che il governo aveva finalizzato soprattutto all’aper-tura di nuovi asili nido) si è passati all’azzeramento per il 2011. Il fondo per le politiche sociali -che è un po’ il padre di tutti i fondi- ora può contare su meno di 274 milioni, solo tre anni fa erano il triplo. Quello per le pari opportunità è stato riportato in vita in extremis dal decreto Milleproroghe: la Finanziaria vi aveva depositato solo 2,2 milioni, ora sono 17,2. Poca cosa rispetto agli oltre 64 del 2008.

Addio welfare comunale, tagli dell’80%,neppure un euro a nidi e non autosufficienti

Così le finanziarie hanno svuotato dal 2008 ad oggi i dieci fondi destinati ai servizi socialiDisabili, anziani, immigrati, bambini: ecco i sacrifici che non fanno rumore

Continua da pag. 1

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C’è qualcosa che continua a non convincermi nel coro polifonico di voci che in questi giorni invitano all’indignazione. Un coro persi-stente e polivalente, che passa dall’appello del giornalista schie-rato, al disco sempre uguale della compagnia di giro che frequenta i salotti televisivi (sempre quelli, sia i salotti che i salottieri), al comico che fa per la millesima volta la stessa battuta, nello spettacolo in teatro come nella piazza. Per cari-tà, c’è di che indignarsi: la crisi di sistema, la crisi economica, la cri-si poltica degli stati nord-africani, la crisi di credibilità del Presidente del Consiglio. C’è sempre una cri-si, e c’è sempre qualcosa di cui in-dignarsi. Arrivando al punto, come faceva notare nei giorni scorsi il bravissimo (e provocatorio) Fran-cesco Piccolo sull’Unità (ma lo aveva fatto anche Giovanni Ro-bertini su ilpost.it) siamo una po-polazione di indignati, noi di cen-trosinistra. C’è chi si indigna dal ‘94, prima del popolo viola, prima dei girotondi, prima di tutto. E c’è anche uno strano fenomeno: non siamo consapevoli della nostra stessa indignazione. Tanto che appena qualcuno va in piazza e urla che bisogna indignarsi di più, tutti dietro in fila a dire “ecco cosa ci vuole, più indignazione, più indignazione!”. Se potessimo im-pacchettarla questa indignazioni, pesarla a chili e spedirla a Palaz-zo Chigi, non avremmo neanche bisogno di firmare appelli (è una vita che l’elettore di centrosini-stra firma appelli: su Repubblica, su Micromega, sull’Unità, ai ban-chetti, etc, etc). A cosa è servita tutta questa indignazione, questa adamantina convinzione di esse-re migliori di quel popolo che, no, non ci vota, destino cinico e baro, questa convinzione di rappresen-tare noi il famoso Paese Reale (quando invece è tutto paese re-ale, non solo la parte che ci piace di più)? Non è servita a nulla. Lo testimonia la storia di questi anni. Anzi, ha contribuito ad allontanar-

L’indignazione, non bastaTra primarie, crisi economica e crisi di sistema, la questione identitaria e il progetto

sul lungo periodo contano di più della piazza di Dario Mantovani

ci da un mondo, che sì, va detto, non ci piace, ma non è dalla cima della torre di Orthanc che si lavo-ra per cambiarlo. Bisogna starci dentro, alla realtà, per cambiarla. Quindi, chiosava Piccolo, forse è il momento in cui bisognerebbe dire: “basta, non indignaomoci più!”, e lavoriamo per cambiarle,le cose. Il PD è l’unico partito d’op-posizione che ha i mezzi per es-sere catalizzatore di questo pro-cesso. Dovrebbe solo rendersene conto. Non a caso i suoi candidati vincono le primarie laddove c’è un’identità un po’ meno ingessata, meno dogmatica, più coraggiosa. A Torino Fassino, che non è certo un giovanotto, ha vinto le primarie mettendosi sulla scia di Chiam-parino, che su vertenza FIAT e Tav ha preso posizioni chiare. E a Bologna, Virginio Merola, già assessore di Cofferati, ha vinto le primarie respingendo l’inerzia del massimalismo di questi mesi ed eleggendo, tra le altre cose, lo stesso Chiamparino come punto di riferimento nella sua eventua-le azione di sindaco. E bisogna ricordare che, a livello comuna-le nella classifica che ogni anno pubblica il sole 24ore, i tre sin-daci più apprezzati in Italia sono tutti del Pd: Chiamparino, Renzi, e Di Luca (per Torino, Firenze e Salerno): sono personalità mol-to diverse con un filo conduttore che le unisce: governano la loro città senza paura di prendere an-che posizioni che, in alcune sedi, sono considerate irrituali. Con il risultato di avere però allargato la loro sfera di consensi a rilevanti settori dell’opinione pubblica, an-che di centrodestra. Ecco, quando una forza politica rappresenta una minoranza, è questo ciò che do-vrebbe fare: allargare i propri con-sensi ai settori che fino ad allora non l’hanno considerata un’opzio-ne credibile. L’indignazione verso quella parte del paese che non ci vota, verso queste persone, che magari non hanno fatto loro le no-stre battaglie, ci fa sbagliare due

volte: non ci aiuta a capire perché non le abbiamo convinte, non ci aiuterà a convincerle in futuro. Al Pd è richiesto uno scatto, quello di fornire un’identità che possa esse-re presa in considerazione da una parte importante dell’elettorato che tradizionalmente non ci vota: è un compito difficile, ma se spe-riamo di svolgerlo copiandolo un giorno da Vendola e un giorno da Casini, o in alternativa prendendo per buone le ricette di trent’anni fa, che sono invecchiate (male, al pari di alcuni dirigenti) mentre il mondo cambiava, noi allora que-sto compito lo falliremo. I temi ci

sono, quasi tutti d’attualità: il fede-ralismo, la tassazione della picco-la-media impresa troppo alta (su cui si gioca l’equivoco dell’evasio-ne fiscale, quando la produttività è consistentemente al Nord del Pa-ese e l’evasione concentrata nel Meridione), la riforma del mercato del lavoro. Il Pd esca con qualche proposta chiara, semplice, com-prensibile. Insomma, occupiamo-ci meno delle sottane che girano attorno a Berlusconi, smettiamola di passare il nostro tempo a indi-gnarci come nella peggiore tradi-zione del Bar Sport, e torniamo a fare politica.

Nella scuola si costruisce il futuro dell’Italia

L’attacco alla scuola pubblica lan-ciato dal Presidente Berlusconi è intollerabile e se non fosse pro-nunciato da chi dovrebbe rappre-sentare e sostenere le istituzioni fondamentali della nostra colletti-vità, fra le quali vi è la scuola, mo-tore della libertà di espressione, della formazione e della possibi-lità di dare a tutti i giovani condi-zioni di partenza simili, potremmo ridere di tali affermazioni.Chi lavora nella scuola con dedi-zione nonostante le innumerevoli difficoltà e chi come genitore sa quanto sia debitore dei maestri e dei professori che lo hanno af-fiancato nel processo educativo dei propri figli, non può non sen-tirsi offeso profondamente dalle ingiurie lanciate da chi dovrebbe essere il primo sostenitore della scuola pubblica, scuola di tutti e per tutti.La scuola pubblica è plurale, è accogliente, promuove la capaci-tà dei nostri giovani a prescinde-re dalle diversità legate alle con-dizioni sociali di partenza e sem-pre difende e difenderà i valori su cui si basa la nostra Costituzione.I docenti operano avendo come guida i valori costituzionali fon-danti della nostra comunità, non opera in contrapposizione con le famiglie, ma in un dialogo conti-nuo diretto a un obiettivo comu-ne: contribuire alla formazione di giovani liberi e consapevoli dei propri diritti e dei propri doveri.Non abbiamo frainteso le parole dette, sono parole inqualificabi-li, che purtroppo ci confermano quanto ormai questo governo sia lontano dalla vita vera e dal cuore della gente.Tante persone in questi gior-

ni hanno manifestato il proprio sdegno, la propria indignazione per questo attacco da parte del governo alla scuola pubblica, abbiamo scelto di pubblicare un breve commento di Neri Marcorè“E’ vero che la scuola ha del-le difficoltà e dei miglioramenti da compiere, la funzione di chi governa è quella di risolverne i problemi e sostenerne la soli-dità e lo sviluppo, non di attac-care, adulterare l’istituzione più preziosa di cui ogni Stato di-spone e su cui poggia il proprio avvenire.La scuola pubblica non va tirata a destra o a sinistra, è un’istitu-zione, e come tale va protetta dagli attacchi strumentali di qualsivoglia parte politica. La scuola pubblica non può esse-re merce di scambio usata per compiacere chi controlla e trae vantaggi diretti e indiretti da quella privata; sminuirla è un de-litto, è mancanza di rispetto ver-so coloro che ci lavorano e ogni giorno affrontano un compito importante con mezzi sempre meno adeguati.D’altronde la storia è storia, non si può riscrivere, e non si può restare in silenzio di fronte a chi pretende di farlo attraverso il controllo della scuola, lo stesso che sta cercando di plasmare il Paese a sua immagine e somi-glianza, rinunciando dal princi-pio ad essere il presidente di tut-ti. Così l’Italia si sta trasformando in un posto sempre meno felice e sempre più debilitato, avvilito, smarrito.E sono convinto di non essere in minoranza.”

di Nadia Passarini

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6aConfrontoMolinella

Archetipon

Giuseppe Dell'Elce Psicologo Psicoterapeuta

PPeerr iimmppaarraarree aadd aaiiuuttaarrssii,, ppeerr ssttaarree ddii nnuuoovvoo bbeennee......

Molinella, v. Mazzini 357 Budrio, v. Bianchi 16 Tel. 0516908670 – Cell. 3483026198

Autorizzazione n°1331 del 7/06/2007

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Autorizzazione n°1331 del 7/06/2007

Dott. Giuseppe Dell’Elce

IL PD. UNA FORZA DI GOVERNO

A CHI DARE

a chi paga le tasse

a chi lavora

a chi investe

MENO TASSE A FAMIGLIE E IMPRESE

PER FAR CRESCERE L'ITALIA

ridurre al 20% l'aliquota sul 1° scaglione Irpef

alzare al 20% la tassazione sulle rendite finanziarie tranne i titoli di Stato

applicare un'aliquota del 20% al reddito d'impresa e da lavoro autonomo

le proposte del PD approvate dalla Camera

A CHI TOGLIERE

a chi non paga le tasse

a chi si arricchisce con le rendite e

le speculazioni

a chi fa profitti con attività inquinanti

Sul fisco, in questi 10 anni, dai governi Berlusconi

sono venute solo parole. Intanto:

la pressione fiscale è passata dal 41,3% del 2001 al 42,8% del 2010

il debito pubblico dal 108,8% al 118,5% sul PIL

l'economia sommersa viene stimata tra il 16,3% e il 17,5% sul PIL e

le imposte evase ammontano ogni anno a circa 120 miliardi di euro

la corruzione è in aumento: nel 2010 +30% rispetto al 2009

ANCORA UNA VOLTA IL GOVERNO

NON RISPETTA GLI IMPEGNI PRESI IN

PARLAMENTO.

UN MOTIVO IN PIÙ PER DIMETTERSI.detassare totalmente i redditi reinvestiti in azienda

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NUOVE ALIQUOTE IRPEF- ridurre dal 23% al 20% l’aliquota sul 1° scaglione Irpef- diminuire il numero delle aliquote intermedie- rivedere gli scaglioni per favorire i redditi medi e bassi

ADDIO ALLA GIUNGLA DI DETRAZIONI E DEDUZIONI- eliminare il groviglio di detrazioni e deduzioni che devono essere poche,

chiare e facilmente calcolabili- differenziare le detrazioni a vantaggio di giovani con meno di 35 anni,

degli anziani con più di 75 e di chi ha figli a carico e familiari da assistere- aiutare economicamente i redditi più bassi, quando non possono godere

di detrazioni

FIGLI: ARRIVA IL VERO BONUS- dare a lavoratori dipendenti, parasubordinati e indipendenti un Bonus unico

di 3.000 euro l’anno per ogni figlio minorenne

DALLA PARTE DELLE DONNE- introdurre agevolazioni fiscali sul reddito delle donne che lavorano, soprattutto se hanno figli

IMPRESE, AUTONOMI, PROFESSIONISTI: MENO COSTI E BUROCRAZIA- applicare un'aliquota unica del 20% al reddito d'impresa - eliminare gradualmente IRAP sul costo del lavoro - esentare totalmente il reddito reinvestito nell’impresa - migliorare il “forfettone” per piccoli imprenditori, lavoratori autonomi

e giovani professionisti

1. UN EURO DI REDDITO DA LAVORO NON DEVE ESSERE TASSATO PIÙ DI UN EURO TRATTO DALLA RENDITA

2. OGNI EURO RECUPERATO DALLA LOTTA ALL’EVASIONE DEVE SERVIRE A RIDURRE LE TASSE

3. UNA RIFORMA A COSTO ZERO CHE NON TOCCA I CONTI PUBBLICI

OCCHIO ALLE RENDITE- alzare dal 12,5 al 20% la tassazione dei redditi da capitale, escludendo i titoli

di Stato e tutelando i risparmi familiari- promuovere a livello europeo una nuova imposta sulle transazioni finanziarie

LIBERIAMO LA GREEN ECONOMY- ridurre l’IVA per i beni ad alta efficienza energetica- rendere definitiva la detrazione del 55% per le ristrutturazioni edilizie

eco-sostenibili- eliminare il tetto all’utilizzo del credito d’imposta per gli investimenti in

tecnologie sostenibili- applicare la carbon tax, per tassare di più chi emette anidride carbonica

nell'atmosfera

RIVOLUZIONE NEGLI STUDI DI SETTORE- riformare e semplificare gli studi di settore, riducendone il numero

e rivedendone le modalità di calcolo

LOTTA ALL'EVASIONE- aumentare i controlli potenziando la capacità dell’Agenzia delle entrate

di utilizzare tutte le banche dati delle Pubbliche Amministrazioni - estendere la fatturazione elettronica ed incentivare l’uso del bancomat

e delle carte di credito

TORNIAMO A PARLARE DI MEZZOGIORNO- ripristinare il credito d’imposta per gli investimenti nel Mezzogiorno

La mozione dei Deputati del PD, approvata il 22 dicembre 2010, impegna il Governo a realizzare una riforma fiscale equa, per far pagare meno le famiglie, sostenere le imprese e far crescere l'economia. Tre princìpi su tutti:

IL PD. UNA FORZA DI GOVERNO

A CHI DARE

a chi paga le tasse a chi lavora

a chi investe

MENO TASSE A FAMIGLIE E IMPRESE PER FAR CRESCERE L'ITALIA

ridurre al 20% l'aliquota sul 1° scaglione Irpef

alzare al 20% la tassazione sulle rendite finanziarie tranne i titoli di Stato

applicare un'aliquota del 20% al reddito d'impresa e da lavoro autonomo

le proposte del PD approvate dalla Camera

A CHI TOGLIERE a chi non paga le tasse a chi si arricchisce con le rendite e le speculazioni a chi fa profitti con attività inquinanti

Sul fisco, in questi 10 anni, dai governi Berlusconi sono venute solo parole. Intanto: la pressione fiscale è passata dal 41,3% del 2001 al 42,8% del 2010

il debito pubblico dal 108,8% al 118,5% sul PIL l'economia sommersa viene stimata tra il 16,3% e il 17,5% sul PIL e

le imposte evase ammontano ogni anno a circa 120 miliardi di euro

la corruzione è in aumento: nel 2010 +30% rispetto al 2009

ANCORA UNA VOLTA IL GOVERNO NON RISPETTA GLI IMPEGNI PRESI IN PARLAMENTO. UN MOTIVO IN PIÙ PER DIMETTERSI. detassare totalmente i redditi reinvestiti in azienda

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Come Consiglieri comunali del PD ci siamo dichiarati “non soddisfatti” della risposta poi-ché la riteniamo ingiusta, arbi-traria e soprattutto illegittima in quanto limita i diritti e le preroga-tive – sanciti dalla Legge 267 su-gli Enti Locali e dallo Statuto del Comune di Molinella – assegnati ai Gruppi consiliari. E’ noto che, in data 17 febbraio 2010, si è costituito il Gruppo consiliare Partito Democratico formato da quattro Consiglieri (Cara-donna, Passarini, Mantovani e Casoni) provenienti dal Gruppo “Molinella che cambia per il rin-novamento” (in cui è rimasto il Consigliere Venturoli). La costi-tuzione del Gruppo PD è stata formalizzata rispettando le di-sposizioni del vigente Statuto del Comune di Molinella. Ma, a far tempo dalla costituzione del nuovo Gruppo consiliare PD e in assenza di un regolamento che disciplini la materia, lo spazio riservato ai Gruppi consiliari – nel periodico di informazione comunale – non si è adeguato alla nuova composizione del Consiglio comunale, passata da tre a quattro Gruppi. Infatti, lo spazio originariamente riservato al Gruppo “Molinella che cambia per il rinnovamento” è stato utiliz-zato “a turno” da quest’ultimo e dal nuovo Gruppo PD.Dunque: se da una parte a Mo-linella è possibile formare un Gruppo consiliare diverso da quello rappresentato con le liste elettorali, dall’altra non è – nei fatti – consentito a questo Grup-po di nuova e legittima istituzio-

ne esprimere il proprio punto di vista, connotarsi nelle azioni e nelle iniziative, dialogare in de-finitiva con i cittadini attraverso l’organo di stampa, ufficiale, di comunicazione del Comune, pagato con il bilancio comunale, distribuito in tutte le famiglie. In ciò, secondo noi, sta una gra-vissima violazione dei diritti dei singoli Consiglieri e dei Gruppi consiliari: una comu-nicazione ufficiale monca di una Voce, sia pure di Minoran-za, non costituisce un buon esempio di pluralismo e de-mocrazia. A titolo informativo si ha notizia che in altre realtà del territorio provinciale i Sindaci hanno disposto adeguati spazi di comunicazione sul periodico co-munale per tutti i Gruppi consilia-ri, anche quelli istituiti durante il mandato amministrativo. Un nostro ulteriore tentativo, di dirimere la questione in modo dialogante coinvolgendo anche il gruppo di maggioranza di cen-tro-destra e la Giunta, è fallito. Pertanto, esperite tutte le possi-bilità e considerandoci Gruppo consiliare di Minoranza ma non “minore”, ci siamo rivolti al Prefetto di Bologna per in-formarlo della vicenda rivendi-cando pari dignità e pari diritti nell’esprimere la nostra opinione ad ogni uscita del periodico di informazione comunale. Senza l’alternanza, come avviene ora, con il Gruppo consiliare di origi-naria appartenenza.

Gruppo consiliarePartito Democratico

di Nadia Passarini

SPAzIO GrUPPI CONSILIArI

Lettera al Prefetto di BolognaSul numero di dicembre 2010 di questo periodico, e sul nostro sito(www.pdmolinella.it), è stata pubblicata l’interpellanza che il Grup-po consiliare Partito Democratico ha presentato al Sindaco, il 10/11/2010, relativa agli spazi riservati, sul periodico di informazione comunale “Molinella Informa”, ai Gruppi consiliari.

La risposta del Sindaco è stata la seguente:1) sul notiziario comunale è possibile utilizzare, come da prassi con-solidata, uno spazio di comunicazione istituzionale da parte di cia-scun gruppo consiliare costituito a seguito della proclamazione degli eletti dalle elezioni amministrative comunali;2) i relativi articoli vengono redatti sotto la responsabilità del firma-tario o dei firmatari su proposte e valutazioni di fatti inerenti l’attività amministrativa comunale.

Da ciò consegue che, nel caso un gruppo consiliare, costituito a seguito di elezioni amministrative, si divida successivamente in più gruppi, saranno gli stessi esponenti appartenenti al gruppo originario ad accordarsi autonomamente per utilizzare a turno il relativo spazio.

IL SINDACOBruno Selva

Il Bilancio di previsione 2011 del no-stro Comune, nella sua impostazio-ne, risente dei provvedimenti assun-ti dal governo Berlusconi (ne parla il Segretario Caradonna nel suo arti-colo di fondo), ma risente molto an-che delle scelte fatte in questi anni dalla Giunta guidata dal Sindaco Selva. L’azione amministrativa della Giunta è ingessata dagli eccessivi impegni finanziari presi negli ultimi 2/3 anni; non ha spazi per program-mare nuovi investimenti, pensiamo alle piste ciclabili, all’ampliamento e alla riqualificazione della Casa di Riposo necessari per ottenere l’ac-creditamento dell’intera struttura, al potenziamento del Centro diurno e dell’asilo nido, al rifacimento delle tante strade dissestate, alla realiz-zazione di parcheggi e alla riqualifi-cazione dell’area della stazione fer-roviaria. Gli aumenti che la Giunta che amministra Molinella ha deciso sono la cartina di tornasole della difficoltà che ha avuto nel far qua-drare il bilancio e chi deve soppor-tare questi aumenti non ha come tornaconto un aumento quantitativo o qualitativo dei servizi che possa giustificarli.I cittadini di Molinella nel 2011 vedranno aumentare:La tassa rifiuti del 9%.La tassa occupazioni spazi del 9%.Le rette della casa di riposo dal 10% al 20% - gli ospiti non auto-sufficienti pagheranno in più € 241,00 al mese! -.Le rette del centro diurno del 19%.Aumenta inoltre la tariffa oraria per l’assistenza domiciliare.Le tariffe sui servizi scolastici subiscono aumenti differenziati importanti - un alunno del tem-po pieno che utilizza lo scuolabus costerà alla propria famiglia € 260 in più rispetto allo scorso anno. un bimbo della materna, € 180 in più senza il servizio di trasporto -.Inoltre è stata introdotta la quota mi-nima fissa mensile e la retta minima giornaliera.La retta mensile minima del nido aumenterà dell’8%. Tutti questi aumenti colpiranno le famiglie, le tante famiglie che già si trovano in affanno; e siccome è la somma che fa il totale, per molte di esse questo totale sarà alto perché nel frattempo sono aumentati anche i prezzi degli alimentari, dei treni, dei pedaggi autostradali, della ben-zina, dell’elettricità. I cittadini di Molinella pagano il peso dell’indebitamento del Co-mune che le Giunte del Sindaco Selva hanno fatto lievitare in questi ultimi anni accendendo nuovi mutui (recupero del cinema-teatro per 3,5 milioni di euro che diventeranno più di 5 con gli interessi; 2,7 milioni di euro per il contratto con la Società Beghelli srl - il cui vantaggio per la comunità è ancora tutto da dimo-

strare -) e portando a 30 anni di du-rata tutti i mutui già esistenti.Il bilancio comunale presenta una spesa per interessi passivi per i mu-tui già accesi pari al 6% delle entrate, la percentuale massima di indebita-mento imposta dalla legge finanziaria che passa all’8%, riduce ad un paio di punti la capacità di indebitamento del nostro Comune. Ecco perché questo bilancio è ingessato, non ha respiro, non presenta prospettive per il futuro. Se oggi il Comune deve pagare all’anno € 943.000 di interessi passi-vi su mutui, gli resta un margine di € 316.000 al di là del quale sfora e non rispetta ciò che impone la legge.Ci chiediamo: con quali mezzi si po-trà realizzare la parte di competen-za comunale della nuova tangen-ziale? Come si potrebbe far fronte ad altre spese impreviste ma inde-rogabili, qualora se ne presentasse la necessità? Nella riunione dei capigruppo, un assessore ha definito questo bilan-cio bellissimo!NOI NON SIAMO D’ ACCORDO. Se dal punto di vista tecnico-contabile prendiamo atto del lavoro impegna-tivo svolto dagli uffici comunali e della fatica per far quadrare i conti, dal punto di vista politico il nostro giudizio è NEGATIVO. Perché la quadratura di questo bi-lancio si raggiunge AUMENTANDO CONSIDEREVOLMENTE I COSTI A CARICO DELLE FAMIGLIE sen-za una riqualificazione o un aumen-to dei servizi erogati, perché il ri-sparmio sulla riduzione delle spese imposto dalla legge di stabilità si è ottenuto principalmente trasferendo dal bilancio del Comune al bilancio di Molinella Futura srl parte dei costi relativi agli incarichi professionali.Siccome il peso delle maggiori en-trate del Comune grava principal-mente sulle famiglie, già alle prese con una difficile situazione eco-nomica, sarebbe stato opportuno prendere in considerazione anche una decisa riduzione del costo della politica (circa € 110.000), riducendo in via straordinaria il compenso de-gli amministratori, almeno di coloro che hanno altre entrate reddituali, come molti Comuni hanno fatto.E visto che si deve risparmiare per-ché non farlo mettendo mano ad altri costi non indispensabili, come quello del periodico di informazione comunale che costa alle casse co-munali circa € 30.000, magari ridu-cendo il numero delle uscite e coin-volgendo, se possibile, il personale dipendente nella sua realizzazione. Auspichiamo inoltre che l’ammini-strazione comunale, in convenzione con la Guardia di Finanza, effettui con rigore i controlli su eventuali prestazioni agevolate, autocertifica-te ISEE, presentate dai cittadini per evitare l’ingiustizia di erogare contri-buti pubblici a chi non ne ha diritto.

Un bilancio ingessatoda tagli e debiti

Page 8: Molinella a Confronto Marzo 2011

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Tesseramento 2011“Costruiamo insieme il nostro futuro”

E’ partita la campagna di tesseramento 2011La sede del Circolo PD di Molinella, in Via del Lavoro n. 25, è aperta tutte le mattine dalle 9 alle 11 per consentire a tutti gli iscritti al Circolo PD di Molinella di rinnovare la loro iscrizione e a tutti i cittadini che fossero interessati ad aderire al PD di iscriversi. “Il Partito Democratico è il partito del nuovo secolo. Il nostro compito è parla-re dell’Italia, delle idee che abbiamo per il nostro Paese e di come farle vivere in un rapporto reale con i territori e con i cittadini. Vogliamo dare un radicamen-to popolare al nostro partito, per con-

vincere l’Italia a guardarsi con gli occhi delle nuove generazioni e realizzare un’idea di futuro per un’Italia migliore. Vogliamo essere il partito della Costituzione e della nuova unità nazionale. E mettia-mo al centro della nostra proposta politica il lavoro, l’istruzione, la salute, l’ambiente i diritti delle persone e il rispetto delle Istituzioni.”

Pier Luigi Bersani Segretario Partito Democratico

Domenica 20 Marzo 2011, ore 12“Festa di Primavera”

Menù: Antipasto di pesce Primi: Risotto di Pesce Spaghetti allo Scoglio Sorbetto di metà pasto Secondi: Spiedino di gamberi Spiedino di seppia Filetto di branzino Fritto misto Contorni: Patate fritte Dolce, Vino, Acqua

Prezzo fisso: € 30 POSTI LIMITATI

Si accettano prenotazioni fino a Venerdì 18/03/2011

PER INFORMAZIONI E PRENOTAZIONI: Luigi Rubbini 338.8891700 • Tullio Castelli 338.9329316

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