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Dott. Matteo Bressan Modulo di relazioni internazionali I tipi di sistema internazionale

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Dott. Matteo Bressan

Modulo di relazioni internazionaliI tipi di sistema internazionale

Per capire quali sono le caratteristiche del nostro scenario internazionale e

poterci domandare da dove deriva la sua instabilità, ci chiederemo:

• dove occorre guardare per comprendere uno scenario internazionale;

• quali sono i criteri attraverso i quali è possibile distinguere uno scenario

internazionale da un altro;

• che cosa comporta vivere in uno scenario internazionale di un tipo invece

che di un altro tipo.

Sistemi multipolari, bipolari e unipolari

Il primo criterio è il potere. Non è possibile comprendere un ambientepolitico e, a maggior ragione, un ambiente del tipo di quellointernazionale, senza sapere come è distribuito il potere, chi ne ha dipiù e chi ne ha di meno o, quante sono le principali potenze delsistema.

Tre sono le configurazioni tipiche del sistema internazionale:

1. il multipolarismo (quando le principali potenze sono più di due)

2. Bipolarismo (quando le principali potenze sono solo due)

3. Unipolarismo (quando resta una sola potenza, nettamente più fortedi tutte le altre)

Sistemi multipolari, bipolari e unipolari

Sistemi multipolari, bipolari e unipolari

Vi è una rapporto tra la propensione all’equilibrio di vari tipi di sistemiinternazionali e il numero di grandi potenze?

• Il realismo classico ha sostenuto la sua preferenza per leconfigurazioni multipolari (con tre o più grandi potenze)sottolineando il legame tra il meccanismo dell’equilibrio di potenza eun elevato numero di attori, che comporta maggiori possibilità ditrovare alleati potenziali. Se le risorse internazionali sono suddivisetra un numero di stati maggiore di due, inoltre, allora sarà possibile –per definizione – mobilitare contro qualunque stato che intraprendaun espansionismo eccessivo una quantità di risorse maggiori rispettoa quelle dell’aggressore.

Sistemi multipolari, bipolari e unipolari

• Al contrario, se gli attori principali fossero soltanto due, le risorsemobilitabili sarebbero più o meno pari a quelle dello statoespansionista, con un ridotto potere deterrente e di contenimentodell’aggressione.

• Se uno stato ha molteplici controparti, infine, disperderà tra esse lasua attenzione ed è pertanto più difficile che entri in unacompetizione mortale con un altro stato in particolare.

• Al contrario, in un regime bipolare, ciascuna superpotenza non potràfare altro che concentrare tutte le sue attenzioni nella competizionecon l’altra.

Sistemi multipolari, bipolari e unipolari

• Ogni aumento delle capacità di uno stato verrà quindi, in presenza diun più elevato numero di attori, solo in parte percepito come unaminaccia diretta da parte di ciascun altro stato perché il primo nonpotrà concentrare tutte le risorse su un’unica controparte. La reazionesarà quindi inferiore a quella prevedibile nel caso in cui vi siano solodue stati completamente concentrati l’uno sull’altro.

• La presenza di altri attori principali rende possibile una rispostadiplomatica al riarmo di un potenziale avversario. Invece di rincorrersil’un l’altro con il riarmo (internal balancing), gli stati possono quindiricorrere ad alleanze (external balancing) che ne garantiscono lasicurezza e che compensino le accresciute capacità di un potenzialeavversario.

Sistemi multipolari, bipolari e unipolari

La critica più radicale alla tesi della stabilità dei sistemi multipolariproviene dai sostenitori del bipolarismo.

• Quasi per definizione, le superpotenze di un sistema bipolare (condue sole grandi potenze) sono più grandi ed autosufficienti dellegrandi potenze in un regime di multipolarismo, perché possonocontare su circa metà delle risorse globali, e sono pertanto menovulnerabili e passibili di estinzione.

• I sistemi bipolari sono più semplici ed in quanto tali più propensi allastabilità.

Sistemi multipolari, bipolari e unipolari

Con due soli attori principali, non è possibile infatti che ci sia un errored’interpretazione su due questioni fondamentali – la provenienza dellaminaccia e la responsabilità per il suo contenimento – che inveceindeboliscono i sistemi multipolari a causa del maggior numero di staticoinvolti. Nei sistemi bipolari pertanto:

• Ogni superpotenza è consapevole che la minaccia non può cheprovenire dall’altra superpotenza e questo diminuisce la possibilitàche gli stati disperdano le loro risorse su eventi secondari e fa sì cheinvece le superpotenze non sottovalutino le minacce principali allastabilità internazionale.

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• Le superpotenze in un mondo bipolare non hanno alcun dubbio su chiabbia la responsabilità di contenere la minaccia e, dal momento chenessun altro stato possiede le risorse necessarie per resistereall’attacco di una superpotenza, l’altra superpotenza deve risponderein prima persona.

• In un mondo bipolare, un’azione di una superpotenza provocheràimmediatamente una reazione dell’altra, perché nessuna delle duetrascura i propri interessi, impedendo che l’equilibrio delle forzevenga compromesso in qualsiasi settore o in qualsiasi regione.

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• In un mondo bipolare un certo livello di tensione è quindi desiderabilein quanto assicura che le superpotenze si bilancino vicendevolmentemediante una politica che procede per imitazione e che riduce alminimo le incertezze connesse al balletto delle diplomazia.

• A sostegno di questa tesi, i fautori del bipolarismo, citano lasorprendente stabilità della guerra fredda nonostante le profondedivisioni strategiche e ideologiche dei due blocchi a fronte del periodoantecedente alla Seconda guerra mondiale, in cui Francia, GranBretagna e URSS, volevano contenere la minaccia tedesca mapreferivano che fosse un altro a sostenere l’impattodell’implementazione di questo bene pubblico, con il risultato che larisposta alla Germania fu complessivamente insufficiente.

Un altro elemento che caratterizza i sistemi bipolari è che sarebberoprivi dell’inclinazione a incatenarsi ai propri alleati, rischiando persinodi farsi coinvolgere in pericolose crisi locali. Al contrario nei sistemimultipolari parte della sicurezza di uno stato dipende dai propri alleatie vi potrebbe essere una pericolosa tendenza a sostenerli a qualsiasicosto nel timore di perderli, terminando così l’estensione di conflittilocali.

Al contrario, in un sistema bipolare le superpotenze possono edebbono contare esclusivamente sulle proprie forze e non si farannoquindi smuovere da cambiamenti minori negli allineamenti diplomatici.

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Paradossalmente, affermano i sostenitori del bipolarismo, questopotrebbe addirittura favorire la distensione, perché ci sono solo duestati che contano ed è quindi sufficiente un accordo tra questi pergarantire la stabilità.

• Mentre il multipolarismo garantisce flessibilità degli allineamenti, marigidità delle strategie in quanto queste devono sottostare allenecessità degli alleati, nei sistemi bipolari la rigidità degli allineamentioffre alle superpotenze una spiccata flessibilità nelle strategie.

Sistemi multipolari, bipolari e unipolari

• Un tipico esempio dell’inclinazione a incatenarsi ai propri alleati(chainganging) è il periodo antecedente allo scoppio della Primaguerra mondiale, in cui le alleanze erano così rigide da rendere unconflitto quasi inevitabile e in cui una crisi locale, a causa dellepreoccupazioni diplomatiche di un mondo multipolare, divenne unaguerra su scala europea e in seguito, mondiale.

• Il bipolarismo accentua l’ostilità politica tra le parti perché le duesuperpotenze sono completamente concentrate l’una sull’altra e nonhanno alcuna distrazione. La stabilità della guerra fredda sarebbequindi dovuta alle armi nucleari e alle reciproca deterrenza che esseintroducono con la minaccia di olocausto generale, nonostante la, enon a causa della, natura bipolare di quel sistema.

Sistemi multipolari, bipolari e unipolari

• Il passaggio da una configurazione all’altra cambia anche il giocopolitico internazionale;

• Dal punto di vista storico, il sistema storicamente normale è quellomultipolare (dal sistema italiano della seconda metà del ‘400 allaseconda guerra mondiale)

• Eccezionale è stato invece il sistema bipolare della seconda metà delNovecento.

• Ancora più eccezionale è il nostro sistema unipolare e pertanto didifficile comprensione per la mancanza di precedenti.

Sistemi multipolari, bipolari e unipolari

Quali sono le dimensioni più significative del gioco politico

internazionale interessate dal mutamento della distribuzione del

potere?

1) La definizione dell’amico e del nemico, cioè la decisione cruciale su

con chi allearsi e contro chi, chi includere e chi escludere, chi

comprendere nella sfera interna e chi confinare nella sfera esterna;

Sistemi multipolari, bipolari e unipolari

• Nei sistemi internazionali multipolari, per le potenze principali questascelta è in larga parte indeterminata, almeno nel senso che non èdetto che sia sempre chiaro dove siano gli interessi principali e dadove vengano le principali minacce, e non è detto che gli uni e le altrerestino sempre gli stessi.

• Nei sistemi multipolari vi è dunque coesistenza di incertezza eautolimitazione;

• Alcuni come Waltz, ponendo l’accento sull’incertezza ritengono chel’aumento delle variabili comporti un aumento dell’instabilità, mentrechi pone l’accento sulla prudenza ritiene l’opposto.

Sistemi multipolari, bipolari e unipolari

• Nei sistemi internazionali bipolari invece, amicizia e inimicizia sonodettate dalla struttura. I due unici attori che contano sanno che l’altroè l’unico attore in grado di portare una minaccia significativa, e quindisono costretti a tenersi sotto osservazione e a temersi;

• Nei sistemi internazionali unipolari, al contrario, la condizionedell’unica superpotenza rimasta torna a somigliare a quelle dellegrandi potenze dei sistemi multipolari, perché non è chiaro quale sia,se c’è, la partita principale e quali sino le principali minacce. Rispettoal multipolarismo, anzi, l’indeterminatezza cresce ulteriormente. Nelsistema multipolare è chiaro quale è il piccolo numero di grandipotenze da tenere d’occhio. Nel sistema unipolare invece , proprio lostrapotere tra il più forte e gli altri fa sì che non sia facile individuarein anticipo possibili competitori.

Sistemi multipolari, bipolari e unipolari

2) la guerra

Nei sistemi multipolari, le guerre non coinvolgono necessariamentel’intera posta in gioco. Le grandi potenze possono scontrarsi suqualcuno dei loro tavoli, senza che quelle che non giocano a quel tavolosi facciano coinvolgere; le guerre, in altre parole, possono coinvolgere igrandi senza per questo diventare necessariamente guerre generali(esempio guerra di Crimea, guerra franco – prussiana e russo turca: intutti e tre i casi, furono guerre tra grandi potenze ma geograficamentelimitate).

Sistemi multipolari, bipolari e unipolari

Nei sistemi bipolari, al contrario, qualunque scontro armato tra le due

uniche superpotenze tende a diventare guerra generale sia

nell’intensità che nell’estensione geografica (esempio: se nel 1962,

fosse scoppiata la guerra per la crisi dei missili a Cuba, la guerra

avrebbe finito per coinvolgere tutti, a Cuba e lontano da Cuba).

Sistemi multipolari, bipolari e unipolari

le conseguenze possibili sono le seguenti:• Le uniche guerre combattibili diventano quelle che non coinvolgono

direttamente le superpotenze, o meglio quelle nelle quali le superpotenzehanno la possibilità di restare alla finestra;

• In questi casi, e in quelli nei quali una delle superpotenze è coinvoltadirettamente, all’altra non resta che la strategia indiretta (il sostegno agruppi guerriglieri, come nel caso del Vietnam, in Afghanistan, in Angola datutte e due le parti);

• Come spesso accade questa bellicosità ha una ricaduta pacifica: tutti iconflitti nei quali l’intervento delle superpotenze sarebbe inevitabilevengono messi da parte, relativizzati (l’ordine europeo);

• Questo si traduce nel principio cardine del bipolarismo: l’intangibilità (deiconfini, delle alleanze, degli Stati), che significa il divieto di ritoccare tuttociò che avrebbe rischiato di trascinare tutti in guerra.

Sistemi multipolari, bipolari e unipolari

Nei sistemi unipolari infine, il posto della guerra cambia ancora. Come aproposito della definizione dell’amico e del nemico, il sistema unipolareappare più vicino al multipolare, almeno in quanto le guerre limitate,combattute dall’unica superpotenza rimasta, tornano ad esserepossibili (esempi: guerra in Iraq, intervento in Bosnia, la guerra controla Jugoslavia).

Il sistema unipolare appare come una estremizzazione delle tendenzepresenti nel sistema multipolare. Il ricorso alla guerra diventa tanto piùfacile quanto più ampia è l’asimmetria fra il più forte e gli altri.

Sistemi multipolari, bipolari e unipolari

3) Il rapporto tra eguaglianza e diseguaglianza

nei sistemi multipolari, le grandi potenze sono riconoscibili, in piccolonumero e chiaramente distinte per rango e ruolo dagli altri stati: ma lasoglia di accesso al loro gioco non è tanto alta da impedire chequalcuno possa, in condizioni particolari, aggiungersi e la complessitàdelle loro relazioni è tale da rendere molto difficile un accordo tra loroper impedirlo (esempio: nella seconda metà dell’Ottocento, il club dellegrandi potenze si ingrandì per effetto dell’unificazione italiana etedesca e quest’ultima fece saltare l’equilibrio europeo,tradizionalmente poggiante sulla divisione della Germania).

Sistemi multipolari, bipolari e unipolari

• Nei sistemi bipolari, al contrario, la soglia d’accesso al gioco dellesuperpotenze è sufficientemente alta per rendere estremamenteimprobabile l’ingresso di un terzo, e le superpotenze sono sufficientementeconcordi nell’impedirlo (esempio: i trattati di non proliferazione nucleare el’impegno reciproco a non trasferire certi tipi di tecnologie).

• Nei sistemi unipolari la soglia di accesso diventa assolutamenteirraggiungibile. Non soltanto perché per raggiungere il più forte bisognapossedere una combinazione ancora maggiore di risorse di potenza, maanche perché la politica estera del più forte è tutta orientata control’eventualità dell’ascesa di qualcuno al suo livello.

• Vi è però un paradosso: man mano che l’ascesa si rivela irrealizzabile,cresce l’incentivo a portare la competizione non a livelli sempre più alti, maa livelli sempre più bassi.

Sistemi multipolari, bipolari e unipolari

• La distribuzione del potere non è l’unico criterio di distinzione tra i contesti internazionali;

• Vi è infatti il rapporto tra balance of power e preferenze originate dalla natura interna degli stati,

nel senso delle spinte ideologiche e dei meccanismi istituzionali che determinano la politica

estera.

• La storia diplomatica compiva una classica distinzione tra potenze conservatrici e potenze

revisioniste, ovvero interessate al cambiamento, anche violento, dell’ordine.

• Secondo questa visione, i meccanismi di bilanciamento si innescano contro quelle potenze che

sono revisioniste, mentre non scattano contro potenze conservatrici che sono interessate al

mantenimento dell’ordine.

Sistemi ideologicamente omogenei e sistemi ideologicamente eterogenei

Lo studioso francese del Novecento, Raymond Aron, ha cercato disistematizzare l’impatto della politica interna, proponendo unaclassificazione dei vari sistemi internazionali a seconda che siano omogenei oeterogenei.

• I sistemi del primo tipo sono quelli nei quali le potenze sono tuttecaratterizzate da visioni della politica e da ideologie tendenzialmenteconservatrici e compatibili le une con le altre.

• I sistemi eterogenei sono quelli nei quali una o più potenze hanno unavisione della politica radicalmente diversa da quella delle altre, comedurante le guerre di religione, il periodo della Rivoluzione francese o quelloseguito alla rivoluzione russa fino alla caduta del muro di Berlino, nel qualecomunismo e fascismo si sono contrapposti alle liberaldemocrazie.

Sistemi ideologicamente omogenei e sistemi ideologicamente eterogenei

• Nei sistemi omogenei vi possono essere conflitti e logiche diequilibrio, ma saranno di portata limitata e riguarderanno solo gliassetti internazionali.

• I sistemi eterogenei saranno più instabili in quanto, oltre ai normaliobiettivi di politica estera le potenze hanno anche un’agendarivoluzionaria che mira a modificare gli assetti di politica interna deglistati. I conflitti saranno dunque molto più sanguinosi perchériguardano la stessa identità dei regimi politici che li combattono.

Sistemi ideologicamente omogenei e sistemi ideologicamente eterogenei

• Nei sistemi internazionali omogenei le politiche estere degli attoripossono concentrarsi sui calcoli dei rapporti di forza (secondo idettami della realpolitik e dell’equilibrio di potenza), non dovendomettere in gioco principi o valori contraddittori.

• Nei sistemi internazionali eterogenei, al contrario, la politica esterarisulta enormemente più sensibile alle caratteristiche interne degliattori, tanto da travolgere completamente sia l’immoralitàtradizionale e prudente del vecchio gioco diplomatico sia la sua piùtipica proiezione intellettuale, il concetto di interesse nazionale.

• L’interesse nazionale, scrive Aron, cessa di essere definibile, per la maggior parte degli Stati, al di fuori delle opzioni ideologiche.

Sistemi ideologicamente omogenei e sistemi ideologicamente eterogenei

Anche l’intero universo della comunicazione è investito dall’irruzione

dell’eterogeneità, in quanto in qualunque contesto sociale, la somiglianza

culturale rende più facile agli attori comunicare tra loro, sollevandoli in tutto

o in parte dagli oneri della traduzione e riducendo nella stessa misura il

rischio di fraintendere significato e intenzioni dei comportamenti altrui.

Oneri e rischi che prendono il sopravvento nei sistemi internazionali

eterogenei, nei quali la comunicazione tra i popoli è bloccata dalle

interpretazioni contraddittorie.

Sistemi ideologicamente omogenei e sistemi ideologicamente eterogenei

• L’esistenza di un fondo culturale comune procura al diritto e alleistituzioni internazionali un basamento ancora più essenziale: ladisponibilità a riconoscersi reciprocamente come interlocutorilegittimi e, quindi, come membri a pieno titolo dell’ordinamentointernazionale.

• Mentre nei sistemi omogenei gli attori non cessano mai diriconoscersi reciprocamente il diritto ad esistere, neppure quandocombattono apertamente tra loro, nei sistemi eterogenei l’obiettivodegli stati diventa quello di rovesciare il regime del nemico oaddirittura cancellarlo.

Sistemi ideologicamente omogenei e sistemi ideologicamente eterogenei

• Nei sistemi internazionali omogenei, gli stati e coloro che parlano inloro nome sono portati a distinguere tra nemico di stato e avversariopolitico;

• L’ostilità tra stato e stato non implica l’odio e non esclude gli accordi ele riconciliazioni dopo la battaglia;

• Gli uomini di stato, vincitori o vinti, possono trattare con il nemicosenza essere accusati di tradimento da ideologi pronti a rimproverarlidi aver risparmiato il «criminale» o da partigiani del fino in fondo.

Sistemi ideologicamente omogenei e sistemi ideologicamente eterogenei

• Nei sistemi internazionali eterogenei la guerra ha dentro di sé la logicadella scalata agli estremi, sia nel modo in cui viene condotta sia,soprattutto, nell’obiettivo che si prefigge.

• La guerra diviene il luogo dove il non – riconoscimento può esserefatto finalmente valere, la pace di compromesso è difficile e ilrovesciamento del governo o del regime del nemico diventa quasifatalmente uno dei fini della guerra.

• La guerra ideologica, di cui la guerra rivoluzionaria costituisce la formapiù compiuta, resta una guerra di annientamento. Il nemico non puòcapitolare perché rinuncerebbe nello stesso tempo alla sua esistenza.Può capitolare attraverso la fuga, non attraverso una negoziazione.

Sistemi ideologicamente omogenei e sistemi ideologicamente eterogenei

• Dove l’irruzione dell’eterogeneità porta il più mortale dei colpi aifondamenti dell’ordine internazionale è nella crisi della distinzione trapolitica interna e politica internazionale o, nella dimensione dellaviolenza, tra guerra civile e guerra tra stati.

• Mentre nei sistemi internazionali omogenei, tutto concorre affinchépossa valere la rigida separazione tra «foro interno» e «foro esterno»,nei sistemi internazionali eterogenei viene completamente menoquesta possibilità di separare nettamente lo spazio interno statale,moralmente intoccabile, e le relazioni esterne degli Stati fra loro.

Sistemi ideologicamente omogenei e sistemi ideologicamente eterogenei

• La distinzione tra sistemi internazionali omogenei e sistemiinternazionali eterogenei sembrerebbe particolarmente appropriata aun contesto internazionale come l’attuale, nel quale un numerocrescente di questioni e conflitti è declinato in termini culturali o,sempre più spesso, religiosi;

• Le decisioni degli attori (dagli allineamenti fino alla minaccia e alricorso all’uso della forza) sono prese o, almeno legittimate sulla basedi valori irrinunciabili e incompatibili fra loro (la solidarietà trademocrazie, il jihad) invece che con la grammatica comunedell’interesse nazionale e dell’equilibrio di potenza.

Problemi storici, teorici e politici

• La disponibilità a negoziare è ostacolata, da un lato, dalconvincimento che gli altri attori rispondano a modelli di razionalitàradicalmente diversi dai propri o, peggio, siano totalmente estranei aqualunque modello di razionalità e, dall’altro, dal fatto che le vertenzedi carattere culturale o simbolico si prestano meno di quelle materialia esser risolte mediante compromessi e concessioni reciproche.

• Le norme neutrali del diritto e delle istituzioni internazionali sonoinvestite da una crescente contestazione di legittimità, oppuresvuotate dall’attitudine propria di tutti i contesti divisi a giudicare glialtri meno per quello che fanno che per quello che sono.

Problemi storici, teorici e politici

• La disponibilità a riconoscersi reciprocamente come interlocutorilegittimi e paritari è sfidata dall’emergere di discriminazionipermanenti tra gli attori, come quelle contenute nellacontrapposizioni tra democrazie e rogue states, o nella esplicitarivendicazione, da parte degli Stati Uniti, del diritto di abbattere iregimi politici pericolosi, oppure, sull’altro versante, negli appelli diOsama bin Laden a combattere ovunque i crociati e i sionisti, o nellaindisponibilità di attori quali Hamas ed Hezbollah e di stati come l’Irana riconoscere il diritto all’esistenza di Israele.

Problemi storici, teorici e politici

• La diffusione di fazioni superterritoriali in mobilitazione politicapermanente (come il radicalismo islamico) produce nuovamente unintersecarsi dei conflitti civili e dei conflitti tra stati, insieme allapsicosi che l’accompagna che, una parte dei propri concittadini,costituisca già o si appresti a costituire una quinta colonna delnemico.

Problemi storici, teorici e politici

Secondo Samuel Huntington, se ai tempi della guerra fredda un paesepoteva scegliere di non allinearsi, oggi non può non avere una propriaidentità. Alla domanda «da che parte stai?» se ne è sostituita un’altraben più fondamentale: chi sei?». La risposta, esplicando l’identitàculturale, decide la collocazione sullo scacchiere politico mondiale,determinando amici e nemici.

Per Huntington la comunanza culturale è stata vista come qualcosa diindipendente e preesistente rispetto alla volontà degli attori, ai qualiresterebbe quindi che prendere atto delle rispettive identità.

Problemi storici, teorici e politici

Rispetto alla tesi di Huntington, le interpretazioni del post modernismo

e del costruttivismo ritengono che la comunanza culturale appaia come

un prodotto consapevole degli attori, o come strumento e maschera

degli obiettivi economici o di sicurezza delle élite, o come mezzo per

trasformare radicalmente le loro relazioni (come nella diluizione delle

identità nazionali preesistenti nell’identità comune dell’Unione

Europea).

Problemi storici, teorici e politici

Secondo questa teoria, invece di essere vincolate a una identità

culturale preesistente, le istituzioni avrebbero tra i loro effetti proprio

quello di crearne una.

Problemi storici, teorici e politici

Prendiamo come esempio la politica di allargamento dell’UnioneEuropea e il dibattito sull’opportunità di includere o meno la Turchia. Ache cosa si deve ispirare la politica dell’allargamento?

• al progetto di accogliere soltanto chi apparteneva già per storia eciviltà all’Europa?

• oppure all’aspirazione a inventare somiglianze che nella storia e nellaciviltà potevano anche non esserci?

• chi può diventare europeo?

• è soltanto la civiltà europea ad aprire lo spazio all’interno del qualequesti valori si possono sviluppare?

Problemi storici, teorici e politici