Modellistica fisica di emissione atmosferica a...

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Tesi di Dottorato di Ricerca in "METODI E TECNOLOGIE PER IL MONITORAGGIO AMBIENTALE" Curriculum II Ciclo XII Sede Amministrativa: Università di Firenze Modellistica fisica di emissione atmosferica a microonde: applicazioni alla stima dell’acqua precipitabile mediante telerilevamento da satellite Università di Firenze Facoltà di Ingegneria Dipartimento di Ingegneria Elettronica A.A. 1998/1999 Candidato: Stefano Migliorini Tutori: Prof. Vincenzo Cuomo Prof. Giorgio Federici Dott. Ing. Stefano Nativi Coordinatore: Prof. Enzo Dalle Mese

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Tesi di Dottorato di Ricerca in

"METODI E TECNOLOGIE PER IL MONITORAGGIO AMBIENTALE"

Curriculum II

Ciclo XII

Sede Amministrativa: Università di Firenze

Modellistica fisica

di emissione atmosferica a microonde:

applicazioni alla stima dell’acqua precipitabile

mediante telerilevamento da satellite

Università di Firenze

Facoltà di Ingegneria

Dipartimento di Ingegneria Elettronica

A.A. 1998/1999

Candidato: Stefano Migliorini

Tutori: Prof. Vincenzo Cuomo

Prof. Giorgio Federici

Dott. Ing. Stefano Nativi

Coordinatore: Prof. Enzo Dalle Mese

2

Indice

Introduzione 4

1 Importanza del vapore d’acqua atmosferico ........................................................ 4

2 Obiettivi della Tesi .................................................................................................. 7

Capitolo 1 Radiometria a microonde ................................................................ 9

1 Introduzione ............................................................................................................ 9

2 Teoria delle antenne .............................................................................................. 10

2.1 Corrispondenza fra potenza e temperatura ................................................... 14

2.2 Temperatura di antenna ................................................................................... 15

3 Processo di misura radiometrica ......................................................................... 17

4 Sensibilità del radiometro..................................................................................... 18

5 Calibrazione del radiometro ................................................................................ 18

6 Determinazione della temperatura di brillanza ................................................. 20

7 Radiometri a microonde su satellite .................................................................... 21

7.1 Il sensore SSM/I ................................................................................................ 23

7.1.1 I dati di temperatura di brillanza SSM/I ................................................ 25

7.2 Il sensore TMI ................................................................................................... 26

7.2.1 I dati di temperatura di brillanza TMI ................................................... 29

Capitolo 2 Trasferimento radiativo in atmosfera ...................................... 30

1 Radiazione non polarizzata .................................................................................. 30

2 Radiazione polarizzata.......................................................................................... 37

2.1 Trasporto di radiazione polarizzata ................................................................ 41

2.2 La matrice di fase .............................................................................................. 44

3 Scattering Rayleigh ............................................................................................... 47

3.1 Scattering Rayleigh isotropo ............................................................................ 49

4 Scattering di Mie ................................................................................................... 54

5 Il caso del telerilevamento passivo da satellite a microonde ............................. 56

5.1 Costante dielettrica complessa dell'acqua pura e del ghiaccio ..................... 57

5.2 Importanza dello scattering a microonde ....................................................... 59

5.3 Soluzione formale dell'equazione del trasporto radiativo ............................. 62

5.4 La matrice di riflessione di Fresnel: applicazione al mare calmo ................ 65

5.5 L'approssimazione di Rayleigh-Jeans ............................................................. 68

5.6 La funzione peso ................................................................................................ 68

Capitolo 3 Estinzione atmosferica nelle microonde .................................. 71

1 Introduzione .......................................................................................................... 71

2 Estinzione dovuta ai gas atmosferici ................................................................... 72

3

2.1 Profili di riga ...................................................................................................... 74

3 Estinzione dovuta a nubi ...................................................................................... 76

4 Il Modello di Propagazione per onde Millimetriche (MPM) ............................ 77

Capitolo 4 Tecniche di inversione per la stima dei parametri del

modello ......................................................................................................................... 80

1 Inversione lineare .................................................................................................. 80

2 Inversione non lineare .......................................................................................... 82

2.1 Metodo di Levenberg-Marquardt ................................................................... 84

Capitolo 5 Elaborazione del modello diretto di emissione ...................... 87

1 Il modello atmosferico........................................................................................... 87

2 Modello diretto di emissione ................................................................................ 90

3 Rugosità della superficie marina indotta dal vento ........................................... 93

3.1 Effetti di direzione del vento ............................................................................ 99

4 Modello diretto di emissione in presenza di vento su mare ............................. 100

5 Confronto con il modello PolRadTran ............................................................... 101

6 Sensibilità del modello diretto di emissione ...................................................... 106

Capitolo 6 Stime del contenuto colonnare di vapore d’acqua ............. 111

1 Pre-elaborazione dei dati SSM/I ........................................................................ 111

2 Pre-elaborazione dei dati TMI ........................................................................... 114

3 Casi di studio ....................................................................................................... 117

4 Determinazione dell'acqua precipitabile tramite tecnica di inversione ......... 118

5 Determinazione dell'acqua precipitabile con metodi empirici........................ 123

6 Confronto dei risultati ........................................................................................ 124

Conclusioni 128

Bibliografia 131

4

Introduzione

1 Importanza del vapore d’acqua atmosferico

La composizione dell'aria secca - fino ad un'altitudine di 90 100 km, detta omosfera. -

può essere considerata uniforme sia temporalmente che spazialmente, a causa

dell'azione omogeneizzante esercitata dalla circolazione atmosferica. Altrettanto non

può essere detto riguardo le specie presenti in tracce come l'ozono e il vapore d'acqua,

che sono invece altamente variabili. Essi infatti non sono soltanto ridistribuiti dai moti

atmosferici, ma vengono invece continuamente creati in alcune regioni e distrutti in

altre.

Il vapore d'acqua è considerata la specie minore più importante a causa del suo ruolo

nella formazione delle nubi, nei processi radiativi e negli scambi energetici con gli

oceani (per es. Salby, 1996). In fig. I.1 è riportata la sua distribuzione zonale media in

funzione della latitudine e dell'altezza.

Figura I.1 Distribuzione zonale media del rapporto di mescolamento di massa (g/kg)

del vapore d'acqua (linee di livello) e di densità di vapore d'acqua (ombreggiatura) in

funzione della latitudine e dell'altezza. I toni di grigio corrispondono al 20%, 40% e

60% rispetto al massimo. Da Oort & Peixoto, 1983.

5

Si può notare che il vapore d'acqua è concentrato quasi esclusivamente nella troposfera

(il rapporto di mescolamento ai tropici passa da un valore di circa 20 g/kg alla

superficie, a poche parti per milione alla tropopausa). Analogamente si ha un

decremento del rapporto di mescolamento in funzione del valore assoluto della

latitudine. Tale comportamento rispecchia i processi di produzione del vapore d'acqua

per evaporazione alla superficie, di ridistribuzione dovuta alla circolazione atmosferica

e di distruzione in quota e alle medie e alte latitudini a causa della condensazione e della

precipitazione.

Lo spostamento delle masse d'aria da una regione di produzione di vapore d'acqua a una

di distruzione avviene in maniera rapida: il vapore d'acqua troposferico all’interno di

una particella di aria ha una vita media breve, dell'ordine di qualche giorno. La maggior

parte di esso si forma in prossimità dell'equatore, in corrispondenza delle superfici

oceaniche calde; viene quindi trasportato verticalmente dalle celle convettive o

orizzontalmente da vortici a larga scala (fenomeno detto advezione). Si noti comunque

che l'abbondanza del vapore d'acqua ad altezze elevate è comunque limitata dai processi

di fotodissociazione dovuta all'energia solare.

Se dal punto di vista lagrangiano (solidale con la particella d’aria) si passa a un punto di

vista euleriano (ovvero in cui si considera un volume d’aria di coordinate fissate, nel

sistema di riferimento solidale con la Terra), si può affermare che si hanno variazioni di

rapporto di mescolamento del vapore d’acqua nel corso del giorno, dovute al ciclo

diurno dei processi di evapotraspirazione e di condensazione, della temperatura

superficiale, dell’intensità e direzione del vento e delle turbolenze nello strato limite

atmosferico (per es. Arya, 1988).

L’importanza del vapore d’acqua e delle nubi nella dinamica e termodinamica

dell’atmosfera è dovuta al fatto che è uno dei regolatori del bilancio energetico globale

del nostro pianeta.

Il sistema Terra-atmosfera, su tempi scala lunghi rispetto a quelli caratteristici dei

processi di ridistribuzione di energia, può essere considerato in equilibrio. La sorgente

energetica del sistema è la parte di energia solare che viene intercettata e assorbita dalla

Terra. Il rapporto fra l’energia incidente e l’energia riflessa dal sistema Terra-atmosfera

è detta albedo: conoscendo il valore numerico dell’albedo (pari circa a 0.3) e calcolando

6

il flusso energetico proveniente dal Sole (1372 W/m2) è possibile stimare la temperatura

di corpo nero equivalente del sistema, che rappresenta la stima della temperatura del

nostro pianeta. Eseguendo tale calcolo si trova una temperatura di 255 K, sensibilmente

più fredda della temperatura superficiale globale media, pari circa a 288 K. La

superficie terrestre dunque deve subire un processo di riscaldamento da parte

dell’atmosfera: esso è dovuto all’assorbimento della parte infrarossa della radiazione

solare da parte del vapore d’acqua, delle nubi e dell’anidride carbonica in atmosfera1.

Tale radiazione viene quindi ceduta alla superficie terrestre: tale fenomeno è detto

effetto serra. In realtà il quantitativo energetico fornito alla superficie terrestre per

effetto serra è tale che, in assenza di altri fenomeni, la superficie terrestre dovrebbe

avere una temperatura globale superiore di circa 50 K rispetto a quella reale.

L’equilibrio è mantenuto tramite trasferimento conduttivo dalla superficie terrestre

all’atmosfera, detto calore sensibile, e soprattutto tramite trasferimento di calore latente,

dovuto all’evaporazione degli oceani. In tale processo è nuovamente coinvolto il vapore

d’acqua, che per quanto detto rappresenta una delle forme in cui l’atmosfera

immagazzina energia. Essa viene rilasciata tramite condensazione - in nubi e

precipitazione verso la superficie - che aumenta la temperatura della massa d’aria,

alimentando così i moti convettivi. Tale fenomeno è particolarmente importante nelle

zone tropicali in cui è maggiore il quantitativo di vapore d’acqua, soprattutto in

corrispondenza degli oceani, ossia nella cosiddetta zona di convergenza intertropicale:

ciò contribuisce a mantenere la circolazione generale atmosferica, bilanciandone le

perdite per attrito.

Su dimensioni della mesoscala, invece, anche alle medie latitudini ciò costituisce la

causa dei fenomeni temporaleschi, che possono produrre anche elevate precipitazioni. È

per questa ragione che il profilo verticale di densità di vapore d’acqua integrato sulla

colonna atmosferica è detto acqua precipitabile, la cui conoscenza permette di stimare

lo scambio di acqua fra superficie terrestre e atmosfera - il cosiddetto ciclo idrologico –

particolarmente importante in corrispondenza di mari e oceani, che coprono circa i due

terzi della superficie terrestre.

1 In maniera minore anche da parte di ozono, metano, ossido di azoto, aerosoli e clorofluorocarburi

(CFC).

7

Il telerilevamento dell’atmosfera nelle microonde, ossia la regione di spettro

elettromagnetico a lunghezze d’onda centimetriche, millimetriche e sub-millimetriche, è

importante perché – come l’infrarosso termico – è indipendente dalla radiazione solare.

Un sensore a microonde è pertanto in grado di eseguire una misura anche di notte.

Inoltre, a differenza dell’infrarosso, le microonde riescono a penetrare le nubi: possono

essere effettuate misure in qualsiasi condizione meteorologica. Di conseguenza esse

rappresentano l’unico modo con cui eseguire misure dirette del contenuto di acqua

liquida nelle nubi e della pioggia, oltre che del contenuto atmosferico di vapore d’acqua

in presenza di nubi (per es. Janssen, 1993).

Lo studio dell’atmosfera nelle microonde da satellite permette inoltre di eseguire misure

globali, ossia di avere a disposizione misure relative anche a regioni altrimenti molto

difficilmente studiabili in maniera estensiva, come i mari e gli oceani che, come detto,

svolgono un ruolo di grande importanza.

2 Obiettivi della Tesi

Il lavoro svolto all'interno di questa Tesi è consistito innanzitutto nell'elaborazione di un

codice di trasferimento radiativo nelle microonde per osservazioni da satellite in doppia

polarizzazione, calibrato per un'atmosfera avente un profilo verticale di temperatura

lineare a tratti e un profilo verticale di densità di massa di vapore d'acqua

esponenzialmente decrescente. Le temperature di brillanza calcolate con tale codice

sono state confrontate con quelle ottenute mediante un codice di trasferimento radiativo

di letteratura (Evans & Stephens, 1991): si è così dimostrato la piena affidabilità del

codice sviluppato.

Si noti che, a differenza del codice di confronto, il codice elaborato ha la caratteristica

di poter essere utilizzato operativamente, per la determinazione dei parametri fisici

atmosferici (e/o terrestri), in funzione delle misure acquisite da satellite. In particolare si

è applicato tale codice, unitamente ad un modulo di inversione non lineare posto in

cascata, alla determinazione del contenuto colonnare atmosferico di vapore d'acqua,

facendo uso di osservazioni temporalmente quasi coincidenti dei radiometri SSM/I e

8

TMI. A tale scopo, sono state elaborate nel corso del lavoro di Tesi, procedure in grado

di elaborare e georeferenziare i dati del radiometro TMI.

Le stime di acqua precipitabile determinate in corrispondenza della parte meridionale

del bacino del Mediterraneo, ottenute dai due diversi sensori, sono state confrontate tra

loro e infine comparate con stime empiriche prodotte dai dati SSM/I, utilizzando

algoritmi di letteratura (Alishouse et al., 1990; Schluessel & Emery, 1990). Le diverse

stime risultano essere molto ben correlate tra loro; i risultati ottenuti nel corso dello

svolgimento della Tesi sono stati inoltre presentati a congressi internazionali (Migliorini

et al., 1998; Migliorini et al., 1999; Nativi et al., 1998; Nativi et al., 1999).

9

Capitolo 1

Radiometria a microonde

1 Introduzione

Il termine radiometria indica in generale la misura dell’intensità della radiazione

elettromagnetica proveniente da una sorgente. Il dispositivo che si utilizza per effettuare

tale misura è detto radiometro. Nella regione delle microonde, a cui si è interessati, i

radiometri fanno solitamente uso del principio detto supereterodina (o semplicemente

eterodina, essendo ormai superata la distinzione fra i due termini). Esso consiste nella

traslazione del segnale a radiofrequenza (RF) ricevuto, in uno a frequenza intermedia

(IF), prima del processo di rivelazione. La versione più semplice di radiometro

eterodina è quella rappresentata dal cosiddetto radiometro total-power (fig. 1.1).

TA

antenna

RF

mixer

IF

LO

oscillatore locale

amplificatore rivelatore

quadratico

filtro passa-basso

(integratore)Vout ~ TA

Figura 1.1 Schema a blocchi di un radiometro total power.

Dalla fig. 1.1 si vede innanzitutto che l’antenna ha il compito di ricevere il segnale a

radiofrequenza proveniente da una data sorgente trasferendolo ad una guida d’onda e

viceversa. La guida d’onda trasmette il segnale ad un mixer, un elemento circuitale non

lineare in cui il segnale RF viene combinato con un segnale a frequenza costante

10

generato da un oscillatore locale LO. Il mixer, a causa della sua non linearità, produce

due segnali a frequenze diverse, di cui una è data, per segnale di ingresso

monocromatico, dalla differenza fra il segnale RF e quello del LO. Tale segnale,

presente con una data ampiezza di banda anche nel caso non monocromatico, è detto

segnale a frequenza intermedia (IF). Tale segnale è molto più facilmente trattabile di

quello originario: viene infatti successivamente amplificato, fino ad arrivare al

rivelatore quadratico. Esso è tipicamente un diodo, fatto lavorare nella regione per cui

esso genera una corrente proporzionale al valore quadratico medio della tensione di

ingresso: si ha dunque proporzionalità fra tensione di uscita e potenza di ingresso. La

tensione di uscita è però caratterizzata da un rapporto segnale-rumore pari a uno, del

tutto insoddisfacente. Per tale motivo si utilizza in cascata un filtro passa basso (detto

integratore) che filtra dal segnale rivelato le fluttuazioni di tensione ad alta frequenza,

mediando la tensione rivelata su un intervallo di tempo , detto tempo di integrazione.

Si vuole ora introdurre brevemente alcuni concetti di interesse radiometrico.

2 Teoria delle antenne

Dalle equazioni di Maxwell, che riassumono varie leggi empiriche sui fenomeni

elettromagnetici, è possibile ricavare una legge di conservazione dell’energia che

stabilisce che la variazione di energia meccanica e elettromagnetica all’interno di un

volume V è uguale al flusso entrante di energia attraverso la superficie di V (per es.

Rybicki & Lightman, 1979). Se si suppone che i campi elettromagnetici siano

rappresentati da grandezze complesse che variano nel tempo come1 tje , si ha che il

vettore flusso elettromagnetico S, detto vettore di Poynting, mediato nel tempo è dato da

(in unità di Gauss)

)Re(8

HES

c (1.1)

1 Tale assunzione è del tutto generale in quanto è sempre possibile fare un’analisi di Fourier e trattare

ogni singolo componente separatamente

11

dove E e H sono rispettivamente il campo elettrico e magnetico e dove c è la velocità

della luce nel vuoto. Un’antenna dunque trasmetterà e riceverà energia con distribuzione

spaziale determinata dal vettore di Poynting associato all’onda trasmessa o ricevuta.

Se si suppone di essere in un mezzo omogeneo, a una distanza r da un’antenna tale che

l’onda trasmessa possa essere ben approssimata da un’onda piana (regione di campo

lontano) si ha (per es. Jackson, 1975)

Er

B || r

(1.2)

con e rispettivamente costante dielettrica relativa e permittività del mezzo. I campi

sono cioè trasversali (ovvero perpendicolari) rispetto alla direzione di propagazione

dell’onda. Dalla (1.1) si ha inoltre che il modulo del vettore di Poynting mediato nel

tempo, coincidente con l’intensità I della radiazione - definita come l’energia

elettromagnetica alla frequenza per unità di superficie normale, di tempo e angolo

solido - è dato da

2

8|| E

cI

S (1.3)

Il campo elettromagnetico a grande distanza dipende dall’inverso della distanza r dalla

sorgente, in quanto il flusso del vettore di Poynting deve essere diverso da zero anche

per r che tende all’infinito. In coordinate sferiche si ha dunque

),(

),(

0

2

1

fr

eE

fr

eE

E

jkr

jkr

r

(1.4)

dove k = 2/ con lunghezza d'onda della radiazione.

Si definisce diagramma di radiazione F() dato da

12

)|,(||),((|8

||),( 2

2

2

1

2

ff

cSrF (1.5)

e diagramma di radiazione normalizzato Fn() dato da F() con massimo

normalizzato a 1:

max),(

),(),(

F

FFn (1.6)

Un esempio di diagramma di radiazione normalizzato è riportato in fig. 1.2.

Figura 1.2 Diagramma di radiazione normalizzato di

un’apertura circolare illuminata uniformemente.

Si definisce inoltre p e M rispettivamente angolo solido del diagramma e angolo

solido del lobo principale, dati da

13

principalelobo

nM

np

dF

dF

4

),(

),(

(1.7)

Si ha p

MM

detta efficienza del lobo principale. Se si definisce Aeff area efficace

dell’antenna, data da

AA aeff (1.8)

con A area fisica dell’antenna e a efficienza di apertura, si può infine dimostrare che

(per es. Ulaby et al., 1981)

p

effA

2

(1.9)

dove 1a nel caso ideale di illuminazione uniforme dell’antenna.

Dalla (1.9) si ha che il lobo principale diventa più direttivo all’aumentare dell’area

dell’apertura. Se per esempio si considera un lobo simmetrico per rotazione, con

ampiezza angolare del fascio a metà potenza (HPBW, dall’inglese half-power

beamwidth) HPBW e un’area fisica circolare di diametro D, si ha

444 ;

4

2

22 HPBWHPBW

paeff sinDA

(1.10)

e dunque

DMa

HPBW

41 rad (1.11)

14

Per antenne utilizzate tipicamente nel telerilevamento a microonde si ha in genere una

relazione dell’ordine di (Janssen, 1993)

DHPBW

5.1 rad (1.12)

Per avere dunque un’ampiezza angolare a metà potenza di un grado a una frequenza di

30 GHz è necessario avere un’antenna di diametro pari a circa 86 cm.

2.1 Corrispondenza fra potenza e temperatura

Dalla definizione di intensità della radiazione e dalla (1.6) si può scrivere che la potenza

dP ricevuta da un’antenna nell’angolo solido infinitesimo alla frequenza , proveniente

da una sorgente di intensità ),( I è data da

ddFIAdP neff ),(),( (1.13)

Si ha dunque

B

neff ddFIAP

4

),(),( (1.14)

dove B è la banda passante del rivelatore. Se si pone l’antenna, supposta senza perdite,

all’interno di una cavità approssimabile ad un corpo nero alla temperatura T, essa

misura la potenza Pbb data da

B

neffbb ddFc

kTAP

4

2

2

),(2

(1.15)

15

dove si è utilizzato l’approssimazione di Rayleigh-Jeans della curva di corpo nero. Se

all’interno della banda del rivelatore, il corpo nero si suppone costante in frequenza, si

ha

4

2

2

),(2

dFBc

kTAP neffbb (1.16)

Se si suppone infine che l’antenna stia misurando la potenza Pbb,p lungo una data

direzione di polarizzazione p, dalla (1.7) e dalla (1.9) si ha

kTBP pbb , (1.17)

La (1.17) afferma che c’è una relazione di proporzionalità fra la potenza misurata da

un’antenna e la temperatura di una sorgente assimilabile a un corpo nero.

2.2 Temperatura di antenna

Se si osserva una sorgente generica in polarizzazione p, si potrà sempre determinare una

temperatura TB,p tale che l’intensità incidente sull’antenna sia equivalente all’intensità di

un corpo nero alla temperatura TB,p:

)),((),( ,, pBp TBI (1.18)

Tale temperatura è detta temperatura di brillanza della sorgente. In questo caso la

(1.14) diventa

4

,,2

4

,, ),(),( ),(),(2

1dFTkB

AddFIAP pnpB

eff

B

pnpeffp (1.19)

16

dove ),(, pnF è il diagramma di antenna in polarizzazione p. Se inoltre si definisce

temperatura di antenna pAT , la temperatura in polarizzazione p tale che BkTP pAp , ,

dalla (1.9) si ha

4

,

4

,,

,

),(

),(),(

dF

dFT

T

pn

pnpB

pA (1.20)

Se infine si definisce guadagno di antenna normalizzato in polarizzazione p la

grandezza

),(),( ,2

pn

eff

p FA

G (1.21)

si ha

4

,, ),(),( dGTT ppBpA (1.22)

Per un’antenna polarizzata linearmente si definiscono (per es. Kraus, 1966) due piani

principali, in genere passanti per = 90° (indicato con la lettera H’) e per = 0°

(indicato con la lettera V’), su cui vengono determinati i guadagni di antenna ),(' VG

e ),(' HG . Nelle applicazioni per telerilevamento della Terra si sceglie invece il piano

orizzontale e quello verticale locale, indicati rispettivamente con H e V. Se l’antenna

osserva la Terra con un angolo rispetto alla verticale terrestre, esprimendo il campo

elettrico nella (1.1) lungo i piani principali terrestri, dall’approssimazione di Rayleigh-

Jeans si ha

22

22

cos

cos

sinTTT

TsinTT

HVH

HVV

(1.23)

17

e dalla (1.22)

22

22

cos

cos

HVH

HVV

GsinGG

sinGGG

(1.24)

3 Processo di misura radiometrica

In un radiometro total-power, la grandezza effettivamente misurabile è la tensione di

uscita Vout ai terminali del filtro passa-basso (o integratore). Essa è composta da una

componente continua outV , costante nel tempo e da una alternata. La prima componente

rappresenta effettivamente la misura, mentre la seconda determina la sensibilità del

radiometro (si veda il prossimo paragrafo). Se si assume che il radiometro possa essere

considerato lineare (ipotesi in genere ben verificata in pratica), si può scrivere

sysSsysdout TGGkBTCV (1.25)

dove Cd è la costante del rivelatore quadratico (in volt/watt), G è il guadagno totale del

radiometro, B è la banda passante di prerivelazione (ovvero quella dell’amplificatore IF)

e dove GkBCG dS è detto fattore di guadagno del radiometro, in volt/K.

Si definisce inoltre (per es. Ulaby et al., 1981) creAsys TTT temperatura di rumore

del sistema, dove AT è la temperatura di rumore dell’antenna, data dalla frazione di

temperatura d’antenna (1.22) non assorbita dall’antenna sotto forma di calore2, a cui è

sommato un termine di emissione termica dell’antenna stessa. creT è invece la

temperatura di rumore equivalente del sistema formato dalla linea di trasmissione e dal

ricevitore: è determinata dall’emissione termica della linea di trasmissione e di quella

del ricevitore. La temperatura di rumore di sistema rappresenta dunque in un radiometro

la temperatura della scena osservata dall’antenna, così come arriva ai terminali di

18

ingresso del ricevitore, supposto ideale ovvero senza temperatura di rumore. Essa è

quindi la temperatura effettivamente misurata da un radiometro.

4 Sensibilità del radiometro

La sensibilità del radiometro è la deviazione standard dell’uscita del radiometro relativa

all’energia della radiazione incidente sull’apertura dell’antenna. Essa dunque determina

la più piccola variazione di energia misurabile, espressa solitamente in unità di

temperatura e indicata con T . Si può far vedere che per un radiometro total-power la

sensibilità è esprimibile come (per es. Ulaby et al., 1981)

22 )/()/1( SSsys GGBTT (1.26)

dove è il tempo di integrazione del radiometro e SS GG / è la fluttuazione media di

SG .

Per misurare in pratica la sensibilità, si osserva con il radiometro una sorgente di

calibrazione, a temperatura stabilizzata3. Ripetendo più volte tale misura si può

calcolare la deviazione standard delle varie misure, in volt: conoscendo SG nella (1.25)

e ricordando che la temperatura di sistema è linearmente correlata alla temperatura di

antenna, si determina la sensibilità in temperatura d’antenna T .

5 Calibrazione del radiometro

Il procedimento che correla la tensione misurata dal radiometro, alla temperatura di

antenna della sorgente di effettivo interesse è detto calibrazione del radiometro. Esso si

divide in due passi: il primo, detto di calibrazione del ricevitore, consiste nello stimare

2 Il rapporto r fra la potenza ricevuta ai terminali dell’antenna e la potenza incidente è detto efficienza di

radiazione. 3 Si ricordi però che dalla (1.26) segue che la sensibilità è funzione (lineare) della temperatura della scena

osservata.

19

la temperatura di rumore d’antenna AT , il secondo, detto di calibrazione di antenna,

nella stima della temperatura di antenna AT vera e propria. Se riscriviamo la (1.25) nella

forma

)( creASout TTGV (1.27)

e supponiamo di osservare con il radiometro alternativamente due emettitori a

temperature differenti, entrambe supposte note, si ha (fig. 1.3)

CH

CHHC

cre

CH

CH

SVV

TVTVT

TT

VVG

; (1.28)

Figura 1.3 Calibrazione della temperatura di antenna con carico caldo e carico freddo.

dove si è indicato con VH e TH rispettivamente la tensione e la temperatura di rumore di

antenna dell’emettitore a temperatura più alta (detto carico caldo) e con VC e TC

rispettivamente la tensione e la temperatura di rumore di antenna dell’emettitore a

temperatura più bassa (detto carico freddo).

Il secondo passo consiste nel correlare la temperatura AT alla temperatura di antenna,

che, nota l’efficienza del lobo principale M , può infine essere messa in relazione alla

temperatura del lobo principale di antenna. Per ottenere ciò è necessario stimare

20

l’efficienza di radiazione, l’efficienza del lobo principale, la temperatura fisica

dell’antenna e la temperatura dei lobi laterali di antenna. Attualmente esistono metodi

soddisfacenti per misurare sperimentalmente l’efficienza di radiazione; inoltre, dalla

conoscenza di Fn() su tutto l’angolo solido è possibile stimare M . La temperatura

dei lobi laterali di antenna è invece una quantità non misurabile in quanto il suo valore

dipende dalla radiazione che entra nei lobi laterali dell’antenna, dunque sempre diversa:

l’unico accorgimento possibile è cercare di eliminare tale contributo massimizzando

M . Ciò in generale produce un allargamento del lobo principale: si deve cercare un

compromesso fra risoluzione radiometrica e risoluzione spaziale.

6 Determinazione della temperatura di brillanza

La grandezza direttamente correlata ai parametri fisici della sorgente che si vuole

studiare è la temperatura di brillanza TB, definita precedentemente, correlata alla

temperatura di antenna tramite la (1.22). Essa è un’equazione integrale in cui la

temperatura di brillanza non è linearmente correlata alla temperatura di antenna. Per

trovare TB è dunque necessario invertire la relazione (1.22), noto il guadagno di antenna

normalizzato. A tale scopo in genere si fa uso di un modello fisico di temperatura di

brillanza, con cui si determina la temperatura di antenna per diverse condizioni fisiche

della scena. Si cerca poi di approssimare tali valori mediante una legge del tipo (per es.

Wentz, 1991)

SLppBppA TQTQT ,0,, )( (1.29)

determinando così Qp e Q0, dove è il coseno dell’angolo di vista della direzione di

puntamento dell’antenna rispetto alla verticale e SLT è un modello di temperatura di

brillanza entrante dai lobi laterali dell’antenna (nel caso di radiometro su satellite sarà

data dalla temperatura del fondo cosmico). Si ha quindi

21

p

SLppA

pBQ

TQTT

,0,

, )(

(1.30)

Si noti che la (1.30) rappresenta la quantità direttamente confrontabile con la

temperatura di brillanza ottenuta da modello fisico dell’emissione della sorgente

studiata. Per determinare l’errore sulla determinazione della temperatura di brillanza,

detto errore di calibrazione assoluta BT si fa in genere ricorso a confronti con misure

effettuate tramite radiometri diversi, anch’essi calibrati, in condizioni di misura più

possibile equivalenti: la differenza media delle misure rappresenta l’errore commesso.

7 Radiometri a microonde su satellite

I dati sperimentali necessari per determinare - con le modalità che saranno chiare in

seguito – i parametri geofisici di interesse, nel caso presente consistono nelle

temperature di brillanza misurate da un radiometro a bordo di un satellite, relative a una

determinata banda nella regione delle microonde e di polarizzazione data.

I sensori a microonde su satellite sono in genere di due tipi (per es. Grody, 1993):

panoramici (indicati con il termine inglese imagers) e spettrometrici (indicati con il

termine inglese sounders). La suddivisione in queste due classi non è rigida ma si può in

genere affermare che i primi privilegiano la risoluzione spaziale per la determinazione

di caratteristiche della superficie terrestre o dell’atmosfera, mentre i secondi hanno in

genere bande spettrali che analizzano il profilo di una intensa riga atmosferica per

determinare profili atmosferici. Entrambi i tipi di sensori utilizzano antenne a scansione,

per aumentare la copertura della scena. La scansione può essere perpendicolare alla

traccia (cross-track scanning) o conica (conical scanning). Nel primo caso è possibile

osservare anche in direzione del nadir: ciò può essere utile per minimizzare l’effetto

dell’atmosfera e per trascurare, nel caso di osservazioni per esempio del mare calmo,

l’effetto della polarizzazione. Il principale vantaggio della scansione conica è invece che

l’angolo di osservazione rispetto alla verticale è approssimativamente costante.

Il primo radiometro a microonde montato su satellite è stato ospitato a bordo del

satellite sovietico Cosmos-243 nel 1968 e successivamente sul Cosmos-384 nel 1970.

22

Tale strumento era puntato in direzione del nadir e aveva quattro canali, con frequenze

comprese fra 3.5 e 37.0 GHz. Il primo radiometro imager a microonde su satellite

statunitense è stato l’EMSR (Electrically Scanning Microwave Radiometer), lanciato

nel 1972 a bordo del satellite Nimbus-5. Esso era un radiometro a cross-track scanning

centrato a 19.35 GHz. Il primo sounder è stato invece il NEMS (Nimbus-E Microwave

Spectrometer), ospitato anch’esso sul Nimbus-5 nel 1972 (la lettera E sta infatti per il

corrispondente numero d’ordine alfabetico 5). Esso aveva due canali nella riga 22.2

GHz del vapore d’acqua e nella finestra a 31.4 GHz, oltre a tre canali nella banda

dell’ossigeno, fra 50 e 60 GHz, con vista nadirale. Nel 1975 è stato poi lanciato il

satellite Nimbus-6 con a bordo EMSR, con il canale centrato stavolta a 37 GHz e, per la

prima volta, con scansione conica e in doppia polarizzazione. Sempre sul Nimbus-6 era

ospitato inoltre SCAMS (SCAnning Microwave Spectrometer), con canali simili a quelli

di NEMS ma stavolta in modalità cross-track scanning. I risultati ottenuti con questi

due sensori hanno contribuito alla realizzazione da parte della NOAA (National

Oceanic and Atmospheric Administration), di una versione operativa di SCAMS detta

MSU (Microwave Sounding Unit), con quattro canali fra 50 e 60 GHz cross-track,

lanciato a bordo TIROS-N a partire dal 1978.

Nel 1978 è stata anche la volta di SMMR (Scanning Multichannel Microwave

Radiometer) ospitato a bordo dei satelliti SEASAT e Nimbus-7, con cinque canali fra

6.6 e 37 GHz in doppia polarizzazione e scansione conica. Nel 1979 è stato poi

sviluppato SSM/T (Special Sensor Microwave/Temperature) lanciato a partire dal 1979

da parte del DMSP (Defense Meteorological Satellite Program), a bordo dei satelliti Air

Force Block 5D e caratterizzato da avere sette canali nella finestra 50-60 GHz. Una

versione più recente di tale strumento, detta SSM/T2, con canali a 90, 150 GHz e

intorno alla riga a 183 GHz del vapore d’acqua, è stata lanciata dal DMSP a partire dal

1991.

Gli strumenti le cui misure sono state utilizzate nella presente Tesi sono i due più

recenti radiometri panoramici lanciati: SSM/I (Special Sensor Microwave/Imager) e

TMI (TRMM Microwave Imager), che analizzeremo con maggior dettaglio.

23

7.1 Il sensore SSM/I

Il sensore SSM/I (Hollinger et al., 1990) fa parte dei radiometri sviluppati per il DMSP

ed ha volato a bordo del satellite Air Force Block 5D-2 F8 nel 1987, ed è tuttora attivo

sui satelliti F13 e F14 dello stesso gruppo. Tali satelliti volano su un’orbita circolare

eliosincrona quasi polare, ad una altezza di circa 833 km, con un’inclinazione di 98.8°

ed un periodo orbitale di 102.0 minuti. Esso compie 14.1 orbite complete al giorno e il

nodo ascendente sull’equatore è raggiunto alle 6:13 ora locale. Esso compie una

scansione conica, la cui parte attiva copre un’estensione (detta swath) di circa 1400 km

(fig. 1.4) che permette una copertura quasi completa del globo terrestre nelle 24 ore.

L’SSM/I è un sistema radiometrico total-power a sette canali e quattro frequenze,

linearmente polarizzato. I canali a 19.35, 37.0 e 85.5 GHz sono polarizzati sia

orizzontalmente sia verticalmente, mentre quello a 22.235 GHz è polarizzato soltanto

verticalmente. L’SSM/I è composto da un riflettore parabolico di dimensioni 61 x 66

cm, illuminato da una antenna di tipo feed-horn a sette porte. Il riflettore e l’antenna

sono montati su un tamburo che contiene i radiometri, il sottosistema dati digitali, il

sottosistema di scansione meccanica e il sottosistema di potenza. Il tamburo viene

ruotato intorno al suo asse per permettere al sistema radiometrico di eseguire una

scansione conica. Uno specchio e un carico caldo di riferimento sono invece solidali col

satellite e posizionati in modo da occultare il feed-horn nella parte non attiva di ciascuna

scansione. Lo specchio ha la funzione di riflettere la radiazione cosmica di fondo a 2.7

K, utilizzata come carico freddo. In questo modo si può produrre una calibrazione

assoluta ad ogni scansione.

L’SSM/I ruota con un periodo di 1.9 s, durante i quali il punto sotto il satellite si sposta

di 12.5 km, pari circa alla risoluzione spaziale a terra dei canali a 85.5 GHz. In ciascuna

scansione vengono acquisiti 128 misure a 85.5 GHz uniformemente spaziate, per

un’apertura angolare totale di 102.4°. L’intervallo di ciascuno dei 128 campionamenti è

di 4.2 ms, pari al tempo necessario al fascio per spostarsi di 12.5 km cross-track. Le

misure alle altre frequenze vengono eseguite una volta ogni due scansioni: quando si

misurano tutti i canali si parla di scansione A, mentre quando si acquisisce soltanto il

canale ad alta frequenza si parla di scansione B. I tempi di integrazione dei canali a

bassa frequenza sono scelti in modo da raggiungere il massimo tempo di integrazione

24

mantenendo fasci concentrici per ciascun canale: è stato scelto un intervallo di

campionamento di 8.44 ms che produce 64 campionamenti. Da tali considerazioni

risulta chiaro che la risoluzione spaziale dell’antenna effettiva sarà data da quella reale

(detta IFOV, Istantaneous Field Of View) tenendo però conto dello spostamento

dell’antenna durante il tempo di integrazione. Tale grandezza è detta EFOV (Effective

Field Of View) e sarà significativamente maggiore dell’IFOV nella direzione cross-

track, mentre sarà sostanzialmente uguale nella direzione di moto del satellite (direzione

along-track) (tab. 1.1).

HPBW [deg] EFOV a terra [km]

Frequenza

Canale

[GHz]

Pol. V/H Banda

passante

IF (MHz)

Along-track

IFOV

Cross-track

IFOV

Cross-track

EFOV

Along-

track

Cross-

track

19.35 V 240 1.86 1.87 1.93 69 43

19.35 H 240 1.88 1.87 1.93 69 43

22.235 V 240 1.60 1.65 1.83 60 40

37.0 V 900 1.00 1.10 1.27 37 28

37.0 H 900 1.00 1.10 1.31 37 29

85.5 V 1400 0.41 0.43 0.60 15 13

85.5 H 1400 0.42 0.45 0.60 15 13

Tabella 1.1 Caratteristiche di antenna dell’SSM/I (da Hollinger et al., 1990).

La direzione di puntamento dell’antenna (fig. 1.4) forma un angolo di 45° rispetto al

nadir, da cui risulta un angolo di 53.1° rispetto alla verticale terrestre, sostanzialmente

costante a causa della scansione conica. Si noti che nel corso della presente Tesi, il

coseno di tale angolo sarà indicato con la lettera : si ha 6.0)1.53cos(/ ISSM .

La sensibilità radiometrica, definita dalla (1.26), è stimata essere dell’ordine di 1 K,

mentre l’errore di calibrazione assoluta BT è dell’ordine di 3 K per ciascun canale.

Tale errore è da intendersi come l’incertezza sulla temperatura di brillanza misurata dal

radiometro.

25

Figura 1.4 Geometria di acquisizione del sensore SSM/I (da Hollinger et al., 1987)

7.1.1 I dati di temperatura di brillanza SSM/I

I dati relativi al satellite considerato (per es. F13 o F14) sono distribuiti alla comunità

scientifica dal GHRC (Global Hydrology Resource Center) di Huntsville, Alabama

(USA). È innanzitutto necessario esaminare l’immagine relativa all’insieme dei

passaggi su tutta la Terra per il giorno di interesse, allo scopo di stabilire se la copertura

comprenda la regione che si vuole studiare (fig. 1.5). In caso affermativo si formula la

richiesta al GHRC per l’insieme dei passaggi relativi al dato giorno, specificando

l’interesse per il passaggio ascendente o discendente. I dati relativi alla temperatura di

brillanza nei vari canali che si ricevono sono composti dai dati veri e propri, in formato

HDF (Hierarchical Data Format) e da informazioni sulla georeferenziazione.

26

Figura 1.5 Immagine relativa ai passaggi del giorno 6 Settembre 1999 del sensore SSM/I, canale a

22.235 GHz in polarizzazione verticale.

7.2 Il sensore TMI

Il radiometro TMI è uno degli strumenti che fanno parte del carico scientifico del

satellite TRMM (Tropical Rainfall Measuring Mission), sviluppato congiuntamente

dalla NASA e dall’Agenzia Spaziale Giapponese NASDA, lanciato nel 1997. Gli

obiettivi di tale missione sono quelli di misurare la precipitazione e lo scambio di

energia (ossia di calore latente di condensazione) nelle regioni tropicali e subtropicali. Il

satellite descrive un’orbita circolare di altezza pari a 350 km, con un’inclinazione di

35°. Il radiometro TMI è in configurazione total-power, composto da nove canali ed è

basato sull’SSM/I. Le principali differenze sono l’aggiunta di una coppia di canali a

10.7 GHz in polarizzazione verticale e orizzontale e il cambiamento di frequenza del

canale del vapore d’acqua da 22.235 GHz a 21.3 GHz. Tale cambiamento è stato fatto

allo scopo di evitare saturazioni nella parte tropicale dell’orbita del satellite. In tabella

1.2 sono state riportate le caratteristiche dei nove canali del TMI. Si noti che gli IFOV

27

angolari sono praticamente identici a quelli dell’SSM/I riportati in tab. 1.1: le differenze

di risoluzione a terra sono dovute al differente raggio orbitale dei due satelliti.

Frequenza

Canale

[GHz]

Pol. V/H Banda

passante IF

(MHz)

HPBW

IFOV (deg)

HPBW EFOV

(km)

Along-track

HPBW EFOV

(km)

Cross-track

10.65 V 100 3.68 63 37

10.65 H 100 3.75 63 37

19.35 V 500 1.90 30 18

19.35 H 500 1.88 30 18

21.3 V 200 1.70 23 18

37.0 V 2000 1.00 16 9

37.0 H 2000 1.00 16 9

85.5 V 3000 0.42 7 5

85.5 H 3000 0.43 7 5

Tabella 1.2 Caratteristiche di antenna del TMI (da Kummerow et al., 1998).

L’antenna del TMI è un riflettore parabolico di 61 x 66 cm illuminato da un feed-horn a

sette porte e uno a due porte per i due canali a 10.65 GHz. Come nell’SSM/I, il riflettore

e l’antenna sono montati su un tamburo che contiene i radiometri, il sottosistema dati

digitali, il sottosistema di scansione meccanica e il sottosistema di potenza. Il tamburo

viene ruotato intorno al suo asse, coincidente con la verticale locale del satellite, per

permettere al sistema radiometrico di eseguire una scansione conica. Uno specchio e un

carico caldo di riferimento sono invece solidali col satellite e posizionati in modo da

occultare il feed-horn nella parte non attiva di ciascuna scansione. Lo specchio ha la

funzione di riflettere la radiazione cosmica di fondo a 2.7 K, utilizzata come carico

freddo. In questo modo si può produrre una calibrazione assoluta ad ogni scansione.

Il TMI ruota in maniera continua con un periodo di 1.9 s, durante i quali il punto sotto il

satellite si sposta di 13.9 km. L’ampiezza angolare della scena attiva è di 130° intorno

alla traccia subsatellitare, corrispondente ad un’estensione di 758.5 km (fig. 1.6).

Durante ciascuna scansione vengono acquisiti 208 campionamenti a 85.5 GHz e 104

alle altre frequenze (fig. 1.7), con tempo di integrazione rispettivamente di 3.3 e 6.6 ms.

La direzione di puntamento dell’antenna forma un angolo di 49° rispetto al nadir, da cui

28

risulta un angolo di 52.8° rispetto alla verticale terrestre ( 6.0)8.52cos( TMI ). La

sensibilità radiometrica è per i vari canali è compresa fra 0.83 e 1.34 K e l’errore di

calibrazione assoluta è stimato essere pari a 2 K (Peirce, 1993): 2 TMI

BT K.

Figura 1.6 Geometria della scansione del TMI (da Peirce, 1993).

5 km

14 km

10.65 GHz

19.35 GHz

21.3 GHz

37.0 GHz

85.5 GHz

Figura 1.7 Proiezione a terra dei campionamenti TMI intorno alla traccia subsatellite.

29

7.2.1 I dati di temperatura di brillanza TMI

L’elaborazione in tempo reale dei dati scientifici del TRMM è svolta dal TSDIS

(TRMM Science Data and Information System) all’interno del GSFC (Goddard Space

Flight Center). Esso infatti riceve i dati grezzi in tempo quasi reale e si occupa di

produrre i dati strumentali calibrati (detti prodotti di livello 1B). Per quanto riguarda il

TMI essi consistono nelle temperature di brillanza e sono chiamati prodotti di livello

1B-11. Tali dati, come anche gli altri dati scientifici del TRMM, sono distribuiti al

pubblico dal Goddard DAAC (Distributed Active Archive Center). I dati sono suddivisi

in granuli, che contengono le scansioni relative ad un orbita del satellite, a sua volta

definita come l’intervallo di tempo fra due passaggi del satellite alla latitudine più bassa.

Tale tempo è in media pari a 91.5 minuti, duranti i quali il TMI esegue in media 2891

scansioni. Per ordinare i dati è dunque necessario osservare l’immagine relativa ai

passaggi del satellite per il giorno considerato e determinare il numero dell’orbita (che

identifica il granulo) a cui si è interessati (fig. 1.8).

Figura 1.8 Immagine relativa ai passaggi del giorno 6 Settembre 1999 del sensore TMI.

30

Capitolo 2

Trasferimento radiativo in atmosfera

1 Radiazione non polarizzata

L’energia incidente nell’unità di tempo sulla superficie d nel punto P, nella direzione

alla frequenza (fig. 2.1) è data da (per es. Chandrasekhar, 1960)

d d d cos)t,(P,Idt

dE

(2.1)

d

d

P

Figura 2.1 Definizione delle grandezze correlate all'intensità della radiazione elettromagnetica.

dove )t,(P,I

è detta intensità del campo di radiazione.

31

Nel seguito si supporrà di essere in condizioni stazionarie, omettendo dunque l’esplicita

dipendenza dal tempo t. L’intensità del campo di radiazione che attraversa un mezzo

materiale di spessore ds subisce una diminuzione pari a

dsIdI (2.2)

dove è detto coefficiente di estinzione (o semplicemente estinzione).

Tale diminuzione può avvenire tramite assorbimento o tramite scattering (diffusione).

Nel primo caso si ha una trasformazione dell’energia del campo elettromagnetico in un

altra forma di energia (per esempio in energia cinetica degli atomi del mezzo materiale)

o in energia e.m. a diversa frequenza, nel secondo caso si ha invece una diminuzione

dell’intensità dovuta alla deviazione del fascio rispetto alla direzione considerata1.

Se si suppone di essere in presenza del solo scattering ()(s

), tutta l’energia

dt

),(dE

s incidente su d proveniente dalla direzione

alla frequenza nell'unità di

tempo, viene diffusa su tutto l’angolo solido dall’elemento di volume dV ed è pari a

d d dV I

d d d cos I dsdt

dE ds

)(

)()(

s

ss

(2.3)

dove si è posto (fig. 2.2)

ds d cos=dV (2.4)

1 Si suppone di considerare soltanto scattering elastico, ovvero scattering che non modifica la frequenza

del fascio diffuso rispetto a quella del fascio incidente (al contrario di quanto avviene per esempio nello

scattering Raman).

32

d’

d

I

d

ds

Figura 2.2 Geometria dello scattering.

Se si introduce )p(cos detta funzione di fase tale che

1d )p(cos4

1

4

(2.5)

si ha che l’energia diffusa da dV nell’unità di tempo, nella direzione

e nell’angolo

solido infinitesimo

d è data da

d d dV 4

d )p(cos )(P,I )(

s (2.6)

In generale si può porre

0

)(cosP =)p(cos

l

ll (2.7)

33

dove lP è il polinomio di Legendre di ordine l e dove 0

4

P4

1ll d

, con 00 l

tranne che per l = 0.

Si avrà pertanto 10 per la condizione di normalizzazione. Nei casi pratici lo

sviluppo in serie di Legendre viene troncato dopo un numero finito di termini.

Si definisce j coefficiente di emissione, tale che l’energia emessa da un volume dV in

d d dt è data da

dt d d dV j (2.8)

In presenza di scattering ((s)jj ) si ha che l'energia totale diffusa nella direzione

,

proveniente da una qualsiasi direzione

è pari a

4

(s)(s)

4

d ),p( )P,(Idt d d dV =dt d d dV j (2.9)

e dunque

d ),p( )P,(I 4

j

4

(s)

(s)

(2.10)

Se si ha soltanto questo contributo si parla di atmosfera di scattering. Il caso opposto è

rappresentato dalla condizione di equilibrio termodinamico locale, in cui si può porre

((a)jj )

)T(B j )(

a (2.11)

dove (T)B è la funzione di Planck alla temperatura T data da

34

1

12)(

/2

3

kThec

hTB

(2.12)

Da quanto detto in precedenza segue che la variazione nella direzione

dell’intensità

del campo di radiazione dovuta all’interazione con la materia in un volume dV di

spessore ds è data da

j + I

ds

dI (2.13)

Tale espressione viene detta equazione del trasporto radiativo.

Si suppone adesso di avere simmetria piano-parallela (fig. 2.3)

= 0

= 0

z

z = h

z = 0

s

Figura 2.3 Geometria piano-parallela.

in cui si può supporre ),z,(II dove indica la distanza nadirale mentre

individua l’azimut del fascio nel piano ortogonale a z. Si definisce inoltre profondità

ottica l’espressione

35

z

dz (2.14)

in cui si è posto all’infinito l’estremo superiore dell’integrale, dato che per z > h (altezza

dell’atmosfera) il coefficiente di assorbimento è zero.

Se si pone inoltre =cos si ha ),,(II e l’equazione del trasporto lungo s

(equazione 2.13) diventa

S + I d

dI

j + I dz

dI

(2.15)

dove

jS è detta funzione sorgente.

In simmetria piano-parallela l’equazione del trasporto in atmosfera, in presenza di

emissione termica e di scattering, è data da ()()( as

)

2

0

1

1-

2

0

1

1-

)(

)(

T)(B)1( + d d ),,,p( ),,(I4

+ ),,(Id

),,(dI

T)(B + d d ),,,p( ),,z(I4

),,z(Ids

),,z(dI a

s

(2.16)

dove

)(

)()(

)(

s

as

s

(2.17)

è detta albedo di singolo scattering.

36

Si suppone ora di essere in presenza anche di una sorgente solare. Il flusso della

radiazione solare FSole fuori dall'atmosfera è dato da

0

2sin )( )( SoleSoleSoleSole TBTBF (2.18)

dove con TSole si è indicato la temperatura di brillanza del Sole alla frequenza

considerata, con Sole l'angolo solido sotto cui il Sole è visto dalla Terra e con 0

l'angolo sotteso dal raggio solare (la cui lunghezza dipende dalla frequenza) quando

visto dalla Terra. Per poter trattare tale caso in geometria piano-parallela si suppone che

tale sorgente sia di tipo puntiforme, la cui radiazione incida cioè sul piano atmosferico

orizzontale provenendo esclusivamente dalla direzione 0

relativa al centro del Sole. In

questo caso la funzione di fase diventa

)()(),,,(),,,( 00 pp (2.19)

dove 0 , 0 individuano la posizione del Sole e dove si è introdotto la funzione di

Dirac. Tramite la (2.2), la (2.18) scritta alla profondità ottica diventa

0esin )( ),( 0

2

0

SoleSole TBF (2.20)

e ricordando la (2.10), dalla (2.20) si ha

),,,p( e 4

)sin(

d d )-( )-( ),,,(p4

e )sin( ),,(j

00

-)(

0

2

00

2

0

1

1

)(-

0

2(Sole)

0

0

s

Sole

s

Sole

TB

TB

(2.21)

L’equazione (2.16) diventa dunque

37

2

0

1

1-

),,( + d d ),,,p( ),,(I4

+ ),,(Id

),,(dI

(2.22)

dove

),,,p( e )sin(4

+ T)(B)1(),,( 00

-

0

2 0

SoleTB (2.23)

2 Radiazione polarizzata

Si consideri adesso il caso in cui si abbia radiazione polarizzata, come ad esempio

avviene in presenza di scattering. Nel caso ideale di onda piana monocromatica i vettori

campo elettrico, magnetico e vettore d’onda formano una terna ortogonale: i vettori

campo elettrico e magnetico giacciono dunque su un piano, ortogonale alla direzione di

propagazione, detto piano di polarizzazione, su cui essi descrivono due ellissi di

polarizzazione sfasate di 90 gradi. È dunque sufficiente considerare soltanto il

comportamento per esempio del vettore campo elettrico. Se nel piano di polarizzazione

si individua una direzione di riferimento le

e una ortogonale associata re

, la direzione

di propagazione e le

individuano un piano, detto piano di riferimento; si ha (fig. 2.4)

) - t cos( E=)e Re(=t)(E

) - t cos( E=)e Re(=t)(E

ti

ti

rrrr

llll

E

E (2.24)

dove l,r

l,rl,r

ie E

E . Se si indica con l’angolo la cui tangente è data dal rapporto fra il

semiasse maggiore e il semiasse minore dell’ellisse di polarizzazione (22

) si

ha

38

tsin cos E=t)(E

tcos sin E=t)(E

0

0

r

l

(2.25)

da cui, per 0 , segue

t)sin cos cos + t cos sin (sin E)t(E

t)sin sin cos - t cos cos (sin Et)(E

0

0

r

l (2.26)

Uguagliando la (2.26) alla (2.24) e combinando opportunamente i risultati si trovano le

seguenti relazioni:

re

re

le

le

Figura 2.4 Ellisse di polarizzazione

V=sin2 Ek )sin( EEk 2)i(k

U=2sin cos2 Ek )cos( EEk 2)+(k

Q2 cos cos2 Ek )E(Ek )(k

IkE)E(Ek )+(k

2

0

2

0

2

0

22

2

0

22

rlrllrrl

rlrllrrl

rlrrll

rlrrll

EEEE

EEEE

EEEE

EEEE

(2.27)

dove k è una costante che dipende dal sistema di unità di misura usato. I, Q, U, V sono

detti parametri di Stokes, definiti rispetto al piano di riferimento scelto e correlati dalla

relazione

39

2222 VU+QI (2.28)

Per ottenere la legge di trasformazione dei parametri di Stokes dovuta alla rotazione del

piano di riferimento è sufficiente supporre, in base alle convenzioni precedentemente

adottate (fig. 2.4), di ruotare la direzione le

di un angolo i. Se dunque si riscrivono le

(2.27) con i (rotazione in senso antiorario) si ottiene:

V=V

U2 cos Q 2sin =U

U2sin Q 2 cos=Q

I=I

ii

ii (2.29)

Come si è accennato in precedenza, il concetto di radiazione monocromatica è una pura

astrazione matematica. La radiazione infatti si presenta sotto forma di pacchetti d’onda

con ampiezza di banda finita e dispersa su un angolo solido finito: è però sempre

possibile considerare un pacchetto d’onda con dispersione angolare e ampiezza di banda

infinitesime (onda quasi-monocromatica). In questo caso si può far vedere che ancora

possibile definire un piano di polarizzazione e un’ellisse di polarizzazione i cui

parametri variano lentamente nel tempo, ovvero su tempi scala molto maggiori

dell’inverso della frequenza centrale del pacchetto. Se si ridefiniscono i parametri di

Stokes introducendovi opportune medie temporali2 si ha in generale

2222 VU+Q I (2.30)

L’uguaglianza vale quando una delle due componenti del campo elettrico è

identicamente nulla o quando il rapporto fra le ampiezze e la differenza delle fasi è

costante nel tempo: in questo caso si parla di onda totalmente polarizzata. Se invece le

componenti hanno la stessa media temporale e differenza di fase casuale si ha

2 D’ora in avanti quando si parlerà di parametri di Stokes si intenderà fare riferimento alla corrispondente

definizione valida per onde quasi-monocromatiche.

40

0=V=U=Q (2.31)

e si parla di onda totalmente non polarizzata. Si definisce grado di polarizzazione

l’espressione

I

V + U+ Q 222

p (2.32)

con 10 p . Dalla definizione dei parametri di Stokes si può far vedere che i

parametri di Stokes di due fasci incoerenti (ovvero con differenza di fase casuale) sono

dati dalla somma dei rispettivi parametri. Ricordando la (2.30) dunque si ha

V

U

Q

V + U+ Q

+

0

0

0

V + U+ Q - I

V

U

Q

I 222222

(2.33)

si può cioè sempre supporre che la radiazione considerata sia composta dalla somma

incoerente di un fascio totalmente non polarizzato e uno totalmente polarizzato, i cui

parametri dell’ellisse di polarizzazione sono dati da

222 V + U+ Q

V2sin

Q

U=2 tg

(2.34)

Dalla definizione di segue che per 2

,0

si ha polarizzazione lineare: dalla

(2.34) e dalla definizione dei parametri di Stokes si ha

41

pol. linI U+ Q=I

0=V

22 (2.35)

mentre per 4

si ha polarizzazione circolare, con

..I=V =I

0=U=Q

circpol (2.36)

2.1 Trasporto di radiazione polarizzata

Considerando l’intensità unitamente alla polarizzazione, l’equazione del trasporto (2.13)

diventa

jI

I +

ds

d (2.37)

dove si ha I = ( I, Q, U, V)T e dove

0

0

0

1

),( e4

)sin( +

0

0

0

1

T)(B )-(1 + d )P,( ),( 4

00

2

4

(s)

0 PIPj

SoleTB

(2.38)

)(cos),(

PP è una matrice 4x4, detta matrice di fase, in cui per definizione

l’elemento 11P coincide con la funzione di fase ed è pertanto normalizzato su tutto

l'angolo solido. Il contributo al coefficiente di emissione (2.38) dovuto allo scattering

del fascio proveniente dalla direzione

è dato da

d )P,( ),( 4

(s)

IP . Il piano

42

di riferimento su cui è naturale definire tale contributo e )P,(

I è il piano dello

scattering: nel seguito si supporrà implicitamente tale scelta.

z

y

x

2i

1i

Figura 2.5 Geometria di definizione della matrice di fase.

In simmetria piano-parallela il piano di riferimento naturale su cui definire i parametri

di Stokes del fascio è il piano meridiano (locale), definito come il piano passante per

una data direzione

e la verticale locale. Per scrivere l’equazione del trasporto nel

caso di simmetria piano-parallela è dunque innanzitutto necessario ruotare il piano di

riferimento della radiazione incidente di un angolo pari all’angolo compreso fra il piano

meridiano e il piano dello scattering considerato. La radiazione diffusa avrà, come si è

visto, come piano di riferimento il piano dello scattering: esso dovrà dunque essere

ruotato fino a farlo coincidere con il piano meridiano. Con riferimento alla (fig. 2.5) e

ricordando la (2.29), la matrice di fase in simmetria piano-parallela è data da

)( ) (cos )(),,,( 12 ii LPLM (2.39)

dove

43

sin

cos sin ) cos( sin cos cos

sin

cos sin ) cos( sin cos cos

) cos( sin sin + cos cos = cos

1000

02 cos2sin 0

02sin 2 cos0

0001

)(

2

1

-i

-i

-

ii

iiiL

(2.40)

L’equazione del trasporto in simmetria piano-parallela prende dunque la forma

2

0

1

1-

),,( + d d ),,( ),,,(4

+ ),,(d

),,(d IMI

I

(2.41)

dove

0

0

0

1

),,,( e4

)sin( +

0

0

0

1

T)(B )-(1 =),,( 000

2 0

MSoleTB

(2.42)

È importante notare fin d’ora che nella (2.41) l’unico termine che non ha simmetria

assiale rispetto alla verticale è il contributo solare3. In assenza di tale termine la

radiazione è simmetrica per rotazione intorno all’asse z e per riflessione rispetto a un

piano passante per l’asse z. Essa dunque è necessariamente polarizzata linearmente sul

piano meridiano ( 0= ,2

= ; 2

= ,0

) o sul piano orizzontale

3 Infatti la matrice di fase M dipende da i1 e i2 che a loro volta dipendono da ’- (oltre che dalle

rispettive distanze nadirali).

44

(2

= ,2

= ; 0 ,0

Dalle (2.27) si ha dunque U = V = 0: il campo di

radiazione è individuato unicamente da I e Q o alternativamente dalle intensità lungo la

direzione di riferimento e da quella ortogonale associata, date da

2

QIEk I

2

Q+I=Ek I 22

rrll (2.43)

2.2 La matrice di fase

Per determinare la radiazione in una direzione data tramite l’equazione del trasporto è

dunque necessario conoscere l’espressione della matrice di fase P definita in

precedenza. In particolare si è visto che essa correla linearmente la radiazione diffusa a

quella incidente: in termini di campo elettrico in notazione complessa si potrà dunque

scrivere

r

l

rrrl

lrll

s

r

s

l

E

E

E

E

SS

SS

)(

)(

(2.44)

dove )(

,

s

rlE è l’ampiezza complessa a grande distanza (far-field) del campo elettrico

diffuso. Dalla (2.44) e dalle (2.27) scritte per la radiazione diffusa si trova

V )SS+SS Im( U)SS+SRe(S +

+ Q )SSS+S(2

1 + I )SS+S+S(

2

1III

V )SIm(S U)SRe(SI SI SI

V )SIm(S U)SRe(SI SI SI

22222222))(

22)

22

rrrllrllrlrrlrll

lrrrrllllrrlrrll

(s

r

(s)

l

s

rlrrrlrrlrlrrr

(s

r

lrlllrllrlrlll

(s)

l

45

V )SSSRe(S

+ U)SSSIm(S + Q )SSSIm(S + I )SSSIm(S V

V )SSSIm(S

+ U)SSSRe(S + Q )SSSRe(S + I )SSSS Re(=U

V )SS+SS Im( U)SSSRe(S +

+ Q )SSSS(2

1 + I )SSSS(

2

1IIQ

)(

)(

22222222))(

rllrrrll

rllrrrllrrlrrlllrrlrrlll

s

rllrrrll

rllrrrllrrlrrlllrrlrrlll

s

rrrllrllrlrrlrll

rlrrlrlllrrlrrll

(s

r

(s)

l

s

(2.45)

Si può dunque scrivere FII )(s , dove

)SSSRe(S )SSSIm(S)SSSIm(S)SSSIm(S

)SSSIm(S )SSSRe(S)SSSRe(S )SSSS Re(

)SS+SS Im( )SSSRe(S )2

|S| 2

|S| +2

|S| 2

|S| (

2

1)

2|S|

2|S|

2|S|

2|S| (

2

1

)SS+SS Im( )SS+SRe(S)2

|S| 2

|S| 2

|S| +2

|S| (2

1)

2|S|

2|S| +

2|S| +

2|S| (

2

1

=

rllrrrllrllrrrllrrlrrlllrrlrrlll

rllrrrllrllrrrllrrlrrlllrrlrrlll

rrrllrllrlrrlrllrlrrlrlllrrlrrll

rrrllrllrlrrlrlllrrrrllllrrlrrll

F

(2.46)

Per radiazione incidente non polarizzata, ricordando la (2.31), si può dunque scrivere

IFI 11

)( s . Se si definisce P = F/c tale che 1d P4

1

4

11

si ha che P11 rappresenta la

probabilità di avere diffusione di radiazione non polarizzata in una data direzione: P11

coincide con la funzione di fase p(cos) definita dalla (2.5). P è dunque l'estensione per

radiazione polarizzata del concetto di funzione di fase visto in precedenza per

radiazione non polarizzata. L'intensità della radiazione è proporzionale al modulo

quadro del campo elettrico: il rapporto (s) fra l'energia diffusa - per unità di tempo, di

frequenza e di angolo solido, raccolta da una superficie sferica di raggio r centrata sulla

particella - e l'intensità incidente sulla particella è data da

)(I

)(I

4

2)(

)(

drs

s (2.47)

46

detta sezione d'urto di scattering, avente le dimensioni di una superficie.

Dalle relazioni precedenti si può infine scrivere

2

)(

4

)(

4

114

d I 4

1d F

4

1

rIc

ss

(2.48)

e quindi

FP)(

24

s

r

(2.49)

Si è studiato lo scattering dovuto a particelle contenute in un volumetto dV. Si suppone

ora che fra le radiazioni diffuse con un dato angolo di scattering, da parte di particelle

diverse all’interno di dV non vi sia una relazione di fase determinata: ipotesi di

scattering indipendente. Questa ipotesi è certamente verificata se i centri diffusori sono

disposti in maniera casuale all’interno del volumetto. In questo caso il coefficiente di

scattering può essere espresso nella forma )(

)( n s

s : è cioè proporzionale alla

concentrazione n delle particelle in dV, con costante di proporzionalità data dalla

sezione d’urto di scattering. I parametri di Stokes della radiazione diffusa possono

invece, come si è visto, essere interpretati come la somma incoerente dei parametri di

Stokes della radiazione diffusa dalla singola particella in dV. Se nel volumetto sono

presenti particelle di diversa forma o orientazione, ciascuna di esse avrà in generale la

sua propria concentrazione ni e matrice di fase Pi. In questo caso il contributo al

coefficiente di emissione potrà essere scritto come

i

iii d )n(4

1

IP (2.50)

Per un dato scattering si è visto che la matrice di fase ha in generale 16 elementi. Se

però si suppone che in dV le particelle di ciascuna specie siano orientate in maniera

casuale, per ogni scattering in una data direzione dovuto a una particella con una data

47

orientazione ne esisterà un altro dovuto a una particella orientata a 180° rispetto alla

bisettrice di . Dato che le corrispondenti matrici di fase hanno tra loro una

relazione determinata, si può dimostrare che la matrice di fase risultante dalla somma

delle due matrici ha solo 10 parametri indipendenti. Se inoltre le particelle hanno un

piano di simmetria la matrice di fase risulta della forma

64

43

52

21

PP00

PP00

00PP

00PP

P (2.51)

Se infine le particelle sono sferiche, per simmetria si ha che le componenti del campo

elettrico diffuso (s)

lE e (s)

rE non possono essere ruotate nel piano di polarizzazione in

conseguenza dello scattering: nella (42) si ha dunque Slr = Srl = 0 e la (2.51) diventa

della forma

34

43

12

21

PP00

PP00

00PP

00PP

P (2.52)

3 Scattering Rayleigh

Se la dimensione lineare d della particella scatterante è tale che |m|d << / 2 dove m =

nr + ini è l’indice di rifrazione complesso della particella di forma arbitraria si parla di

scattering Rayleigh. Il significato fisico di tale condizione consiste nel fatto che la

particella deve essere piccola rispetto alla lunghezza d'onda della radiazione incidente

sia dentro che fuori la particella. In tal modo si può sia considerare omogeneo il campo

elettrico esterno, sia supporre che il momento di dipolo p indotto sulla particella da

quest'ultimo si stabilisca in un tempo molto più breve del periodo dell'onda. In questo

caso si può scrivere

48

E

p (2.53)

dove E

è il campo elettrico esterno incidente sulla particella e dove è detta tensore di

polarizzabilità. Il fatto che la polarizzabilità sia un tensore implica che la direzione di p

e di E

in generale non coincidano, tranne nel caso in cui la radiazione incidente sia

polarizzata linearmente nella direzione di uno dei tre autovettori di .

Se si indicano con 1n

, 2n

e 3n

gli autovettori di si può nel caso generale scrivere

312111

321

332211

n n n

nnn

n n n

321

EEE

EEEE

nml

nnn

p

(2.54)

dove l, m e n indicano i parametri direttori del vettore campo elettrico rispetto a

ciascuno degli autovettori di .

Ad una distanza r >> il campo elettrico complesso diffuso nella direzione )(s

si

esprime come

)()(ikr2

)(

(s) ) p ( r

e k)(r,

sss

E (2.55)

il cui modulo è pari a

sin r

e ikr2)( pks E (2.56)

dove è l'angolo compreso fra p ed E(s)

.

Dalle (2.47), (2.53) e (2.56) si ha

49

24

0

3

2

24

)( ||3

8sin2

kdE

pks (2.57)

detta sezione d'urto di scattering Rayleigh, dove 2

3

22

2

22

1

22 |||||||| nml .

Si noti che dalla (2.57) consegue che la sezione d'urto dipende dall'orientazione di E

rispetto alla particella: per particelle dello stesso tipo orientate a caso si avrà

)|||||(|3

1|||||||| 2

3

2

2

2

1

2

3

22

2

22

1

22 nml (2.58)

3.1 Scattering Rayleigh isotropo

Se la polarizzabilità delle particelle in dV è tale che = = 3 = si può scrivere

E

=p con scalare: in questo caso p ed E

sono effettivamente paralleli. Per

simmetria si avrà inoltre che il piano di riferimento della radiazione incidente coinciderà

con il piano di riferimento della radiazione diffusa: il piano dello scattering sarà dato dal

piano ortogonale a re

(fig. 2.6), con (s)

rr ee

.

Figura 2.6 Scattering Rayleigh isotropo: giacitura dei piani di riferimento.

50

Dalla (2.55) si ha

)()()(ikr

2

)()(ikr2

)()(ikr2

)(

(s)

eecos)ee)(sin(r

e k

))ee(( r

e k ) (

r

e k)(r,

s

rr

s

ll

s

lrrl

s

rrll

ssss

EEEE

EEEE

(2.59)

Dalla (2.44) si può anche scrivere

r

l

s

r

s

l

E

E

E

E

10

0cos

r

ek

ikr2

)(

)(

(2.60)

Dalla (2.46) si ha che l'elemento F11 è dato da

)1(cos||2

kF 22

2

4

11 r

(2.61)

Dalla (2.49), (2.52) e dalla (2.57) si trova

cos2

3000

0 cos2

300

00)1(cos4

3)1(cos

4

3

00)1(cos4

3)1(cos

4

3

22

22

P (2.62)

Per radiazione incidente non polarizzata si ha dunque

51

)(I)1(cos4

3

4)(IF),(Q

)(I)1(cos4

3

4)(IF),(I

2

2

)(

21

)(

2

2

)(

11

)(

rr

rr

ss

ss

(2.63)

da cui (fig. 2.7)

)(I 1) (cos4

3

4II),(I

)(I 4

)(I2

FF

2

QI),(I

)(I cos4

3

4)(I

2

FF

2

QI),(I

2

2

)()()((s)

2

)(1211

(s)(s))(

2

2

)(1211

(s)(s))(

rr

rr

rr

ss

r

s

l

ss

r

ss

l

(2.64)

2

)(

8 r

s

2

)(

4 r

s

2

)(

8

3

r

s

30

210

60

240

90

270

120

300

150

330

180 0

Il(s)

Ir(s)

I(s)

)( s

Figura 2.7 Funzione di fase per scattering Rayleigh isotropo per campo elettrico diffuso

parallelo al piano del disegno (in rosso), perpendicolare (in blu) e totale (in nero).

Si vuole adesso calcolare la sezione d’urto di estinzione per scattering Rayleigh

isotropo, dato dalla somma della sezione d’urto di scattering e di quella di assorbimento.

Quest’ultima è in generale correlata alla diminuzione dell’intensità incidente sulla

52

particella, nella direzione stessa di incidenza ( = 0). In tale direzione non si può

distinguere fisicamente la radiazione incidente da quella diffusa: si ha interferenza fra le

due onde.

Se si considera un punto (x,y) del piano ortogonale alla direzione dell’onda incidente e

diffusa in avanti a distanza z dalla particella scatterante, il campo elettrico non assorbito

)0(res)( E - supposto per il momento scalare - consisterà a grande distanza in un’onda

sferica di ampiezza inversamente proporzionale alla distanza 222 zyxr . Dalle

(2.44) e (2.60) si ha Sll(0) = Srr(0) S(0) e Slr (0) = Srl(0) = 0; si può scrivere

EEEr

e (0)S= S(0))0(

ikrres)( (2.65)

con, per definizione, ikrerSS )0()0( .

Per z2 >> x

2 + y

2 (regione di Fresnel) e = 0 si ha

(res)2z

)y(xik

ikz22(res)(tot) II) )e

z

e(0)S Re( 2 + 1 (|=||| )r(I

22

EEE (2.66)

dove I(res)

è l’intensità non assorbita dalla particella, data da

)ez

e(0)S Re( 2 )r(I 2z

)y(xik

ikz(res)

22

.

L'energia per unità di tempo, frequenza e angolo solido W(res)

incidente sulla superficie

perpendicolare a z, a distanza r, sarà data dall’integrale di I(res)

su tutto il piano.

Ricordando che vale

k

zi 2=dydx e 2z

)y(xik

22

(2.67)

a meno di un fattore di fase si ha

53

I=I (0))SIm(k

4W (a))ass(

(2.68)

dove

(0))SIm(k

4)(

a (2.69)

è per definizione la sezione d’urto di assorbimento. La radiazione che oltrepassa la

particella nella direzione di incidenza subisce dunque una dissipazione sia a causa

dell'assorbimento sia a causa dello scattering in avanti. Si può quindi definire una

sezione d’urto di estinzione data dalla somma della sezione d’urto di assorbimento e di

quella di scattering.

Per scattering dovuto a particelle sferiche (scattering isotropo), per simmetria si può

dimostrare che nella (2.44) si ha Slr = Srl = 0 e che per diffusione in avanti si ha inoltre

Sll(0) = Srr(0). Per scattering isotropo l’assorbimento dunque non dipende dalla

polarizzazione della radiazione incidente: valgono i risultati trovati nella trattazione

precedente4 e in particolare la (2.69).

Per scattering Rayleigh isotropo, dalla (2.60) si ha

Imk 4

ke

rS(0)=(0)S

)(

2

ikr

a

(2.70)

Si noti che per reale l’estinzione è data soltanto dal termine di scattering.

Per particelle sferiche si ha (p.es. van de Hulst, 1981) 3

2

2

a 2m

1m

dove, al solito, m è

l’indice di rifrazione complesso della particella sferica di raggio a. Dalla (2.70) e dalla

(2.57) si ha

4 Nel caso più generale si dovrà tenere conto del fatto che la polarizzabilità è un tensore e introdurre

conseguentemente una matrice di assorbimento.

54

(s)(a)(ext)

2

23)(

6

2

2

24)(

2m

1m Im ka 4

a 2m

1mk

3

8

a

s

(2.71)

4 Scattering di Mie

Quando non sono verificate le condizioni di applicabilità dello scattering Rayleigh e si è

in presenza di diffusori sferici omogenei, si deve ricorrere alla teoria della diffusione

sviluppata per la prima volta da Mie nel 1908. In questo caso, per simmetria si dimostra

che la (2.44) si può scrivere come

r

l

rr

ll

s

r

s

l

E

E

E

E

S0

0S

)(

)(

(2.72)

dove (p.es. Hansen & Travis, 1974)

ikr

e)cos(a+)cos(b

1)+n(n

1+2nS

ikr

e)cos(b+)cos(a

1)+n(n

1+2nS

ikr

nnnn

1=n

ikr

nnnn

1=n

rr

ll

(2.73)

con an e bn complesse5, funzioni di m e

a2, e dove

dcos

)(cosdsin)cos( cos)(cos

dcos

)(cosd)(cos

n2

nn

nn

P

(2.74)

5 Possono essere calcolate per mezzo di una procedura iterativa (p. es. Ulaby et al., 1981)

55

con Pn polinomio di Legendre di ordine n.

Dalla (2.47) e dall’ortogonalità di n e n su tutto l’angolo solido si può far vedere che

1=n

2

n

2

n2

s)( |b||a|1)+(2nk

2 (2.75)

mentre dalle (2.69), (2.73) e (2.74) e dalla relazione

1)+(nn 2

1)1()1( nn (2.76)

si ha

(s)(ext))(

nn

1=n

2

(ext) baRe 1+2nk

2

a

(2.77)

Si noti che nella trattazione di Mie la (2.77) assume il significato di sezione d’urto di

estinzione mentre nella trattazione di Rayleigh soltanto quella di sezione d'urto di

assorbimento. Il motivo di questa apparente incongruenza è che nell'approssimazione di

Rayleigh si è implicitamente trascurato l'effetto del campo elettrico prodotto dal dipolo

indotto – la cosiddetta radiazione di reazione – che tiene conto del contributo della

sezione d'urto di scattering.

Ricordando la (2.46), la (2.49) e la (2.72) si ha che la matrice di fase P potrà infine

essere scritta nella forma (2.52), con

)S(S Imr4

P)S(S Rer4

P

)|S| |S(|r2

P)|S| |S(|r2

P

(s)

2

4

(s)

2

3

22

(s)

2

2

22

(s)

2

1

rrllrrll

rrllrrll

(2.78)

56

5 Il caso del telerilevamento passivo da satellite a microonde

Si vuole adesso applicare i concetti e il formalismo visti in precedenza al caso

particolare che ci interessa in questa sede, ovvero il telerilevamento passivo da satellite

nella regione spettrale delle microonde (fig. 2.8), che coprono la banda di frequenza

compresa fra 3 GHz e 3 THz.

Figura 2.8 La banda spettrale delle microonde.

Si fa innanzitutto, come in precedenza, l'ipotesi di essere in geometria piano-parallela: si

suppone cioè che le disomogeneità all'interno della cella di risoluzione del satellite

relativa a una data altezza in atmosfera (o a terra per altezza zero) siano trascurabili, in

modo da poterne considerare la media. Si considera inoltre, come in precedenza, il

trasporto di radiazione monocromatica: tale ipotesi è ragionevole in quanto, come si

vedrà, le variazioni del coefficiente di scattering e di assorbimento in funzione della

frequenza sono dolci in rapporto alla banda spettrale tipica di un radiometro a

microonde (dell'ordine di 1 GHz).

Si vuole ora discutere l'importanza dello scattering nel trasferimento radiativo a

microonde. Per fare ciò, è necessario conoscere la costante dielettrica complessa delle

particelle di acqua e ghiaccio che possono essere presenti in atmosfera.

57

5.1 Costante dielettrica complessa dell'acqua pura e del ghiaccio

Il calcolo della costante dielettrica complessa di una sostanza omogenea e isotropa è

stato svolto per la prima volta da Debye (1929). Tale lavoro è stato proseguito da molti

altri autori, tra i quali – per il caso dell'acqua pura – Stogryn (1971) e Klein & Swift

(1977). Da tali lavori si può scrivere

2

0

0

0

2

0

0

)/(1)/(1

jj (2.79)

dove è la costante dielettrica ad alta frequenza, 0 quella statica e 0 la frequenza di

rilassamento, corrispondente al massimo della parte immaginaria di . Per quanto

riguarda l'acqua pura, più recentemente sono state proposte espressioni di che fanno

uso di un modello di Debye doppio, ovvero con due frequenze di rilassamento. Nella

presente tesi si è utilizzato l'espressione di Liebe et al. (1989), ricavata tramite un

adattamento a valori misurati, per frequenze fino a 1 THz, data da

22

21

2

10

2

21

2

10

)/(1)/(1

)/(1)/(1

sp

sspp (2.80)

dove p e s sono rispettivamente la frequenza di rilassamento principale e secondaria e

con

51.3

48.5

)1(3.10366.77

GHz )1(1500590

GHz )1(294)1(14209.20

)(/300

2

1

0

2

s

p

KT

(2.81)

58

Come si vede dalla (2.81), entrambe le frequenze di rilassamento cadono nelle

microonde. Per quanto riguarda il ghiaccio invece la frequenza di rilassamento è 7.23

kHz a 0° C e decresce a 3.5 kHz a –66° C (Auty & Cole, 1952). Se dunque si suppone

di considerare l'espressione della costante dielettrica relativa del ghiaccio nelle

microonde, la (2.79) si scrive come

)( 0

0

j (2.82)

dove 15.3 indipendente dalla temperatura e 5.910 a 0° C (Auty & Cole,

1952). In realtà, da misure sperimentali si vede che la (2.82) non riesce a spiegare il

comportamento in frequenza di '' del ghiaccio oltre qualche gigahertz, il cui valore

tende ad aumentare, probabilmente a causa del contributo dell'assorbimento del ghiaccio

nell'infrarosso (Evans, 1965). Una espressione recente che tiene conto in modo

completo della dipendenza di del ghiaccio dalla frequenza e dalla temperatura è per

esempio quella di Liebe et al., (1991), data da

)(15.3

ba

j (2.83)

con

)(/300

103.133.6

/993.01

233.0

)1.220.17exp()171.0(

5

2

KT

b

a

(2.84)

In fig. 2.9 è presentato l'andamento della costante dielettrica complessa dell'acqua e del

ghiaccio, in funzione della frequenza.

59

10-1

100

101

102

103

100

101

102

frequenza [GHz]

' acq

ua

10-1

100

101

102

103

100

101

102

frequenza [GHz]

" acq

ua

10-1

100

101

102

103

100

101

102

frequenza [GHz]

' gh

iaccio

10-1

100

101

102

103

10-4

10-3

10-2

10-1

frequenza [GHz]

" gh

iaccio

Figura 2.9 Costante dielettrica complessa dell'acqua liquida pura a 20° C e del ghiaccio puro a 0° C.

5.2 Importanza dello scattering a microonde

Si suppone ora di considerare lo scattering dovuto a goccioline d'acqua o di ghiaccio

sospese in atmosfera, dovute esclusivamente a foschia, nebbia e nubi: si esclude quindi

la presenza della pioggia. Sotto questa ipotesi la dimensione delle goccioline, supposte

sferiche, è generalmente inferiore a 50 micron (p.es. Liebe, 1989). Si è dunque in

generale in condizioni di scattering isotropo o di Mie, a meno che non sia verificata la

condizione di Rayleigh 2/|| rm dove, come in precedenza, m è l'indice di

rifrazione complesso della goccia, r il raggio e la lunghezza d'onda della radiazione

incidente. Come si vede in (fig. 2.10), per r < 50 m e frequenza < 100 GHz si ha

1||2

||

m

rm : è possibile considerare in questo caso l'approssimazione di

Rayleigh.

60

Figura 2.10 Parametro di scattering per acqua pura e ghiaccio.

L'espressione dell'albedo di singolo scattering per scattering di Rayleigh isotropo si può

scrivere come

)()(

)()(

)()(

)(

/1

/

as

as

as

s

(2.85)

dove, dalle (2.71) si ha

)Im(

||

3

2

23

)(

)(

K

Ka

s

(2.86)

con 2

1

2m

1m2

2

K , dove, al solito, è la costante dielettrica complessa relativa

della goccia. In fig (2.11) si è riportato il caso dell'acqua liquida a 280 K e del ghiaccio

a 273.15 K per un intervallo di raggi di gocce tipico delle nubi. Da tale figura si vede

che nelle condizioni supposte è possibile trascurare la presenza dello scattering nei

fenomeni di trasferimento radiativo a microonde in atmosfera. Si ricorda che tale

61

affermazione vale in assenza di pioggia: le gocce di pioggia infatti hanno un diametro

molto maggiore delle goccioline d'acqua liquida e dei cristalli di ghiaccio che

costituiscono le nubi. Tale dimensione dipende dalla locazione geografica del

fenomeno, dal tipo di pioggia (stratiforme o convettiva), dalla stagione e dalla posizione

della cella di pioggia all'interno dell'evento (per es. Doviak & Zrnic, 1993), ma è

generalmente inferiore o uguale a 5 mm. In ogni caso si può far vedere (per es. Bauer &

Schlussel, 1993) che in presenza di pioggia non è più in generale a microonde

applicabile l'approssimazione di Rayleigh e che l'albedo di singolo scattering tende a

diventare dell'ordine dell'unità all'aumentare della frequenza (fig 2.12).

Figura 2.11 Albedo di singolo scattering per acqua e ghiaccio.

Si ha inoltre che la temperatura di brillanza alla sommità dell'atmosfera aumenta in

funzione del tasso di pioggia su mare e raggiunge la saturazione già a partire da alcuni

mm/h (per es. Kummerow & Weinmann, 1988): in presenza di pioggia, l'affidabilità

delle stime di altri parametri atmosferici è dunque molto ridotta. Pertanto, nella presente

Tesi si supporrà sempre di essere in assenza di pioggia: conseguentemente si potrà

trascurare l'effetto dello scattering.

62

Figura 2.12 Albedo di singolo scattering per gocce di pioggia (da Bauer & Schluessel, 1993).

5.3 Soluzione formale dell'equazione del trasporto radiativo

Se si suppone di essere in geometria piano-parallela e se la sorgente solare è trascurabile

si è visto che gli unici parametri di Stokes non nulli sono I e Q. Dalla (2.23) si ha che il

contributo solare dipende dall'albedo di singolo scattering: in assenza di pioggia si può

trascurare. Se si fa inoltre l'ipotesi di essere in condizioni di equilibrio termodinamico

locale, la (2.41) e la (2.42) possono essere scritte come

T)( ),(d

),(d

BI

I (2.87)

con

Q

II e

0

1B . Moltiplicando ambo i membri della (2.87) per il fattore

e

si ottiene

eed

dBI

),( (2.88)

63

Integrando la (2.88) fra 0 e si ottiene l'intensità entrante nell'atmosfera ),(

I

mentre integrando fra e 0 si trova l'intensità uscente dall'atmosfera ),(

I , date da

de ))T((e),(),(

de ))T((e),0(),(

00

0

0

BII

BII

(2.89)

dove ' è, per l'intensità entrante, un punto compreso fra 0 e mentre per l'intensità

uscente, un punto compreso fra e 0. Si suppone ora di avere come limite

dell'atmosfera in = 0 una superficie di tipo speculare, ovvero caratterizzata da

riflessione di Fresnel, come per esempio il mare calmo. Sotto tale ipotesi si può scrivere

),( )1(),( 0s0 IeI (2.90)

dove s1 e è detta matrice di riflessione di Fresnel ed se matrice di emissione di

Fresnel. Inserendo la (2.90) nelle (2.89) si ha che l'intensità uscente dalla sommità

dell'atmosfera ),0(

I alla frequenza e distanza zenitale è data da

000

e)T( )( + )(e )1( + e ),0( )1(),0( Ss,,s

2

s

BeIIeIeI skysky

(2.91)

dove

d

e ))T(( )(

de ))T(( )(

0

0 0

0

,

0

,

BI

BI

sky

sky

(2.92)

64

sono l'intensità dovuta all'emissione termica del cielo rispettivamente uscente ed

entrante dall'intera atmosfera sotto l'angolo , mentre TS indica la temperatura assoluta

della superficie speculare. Il termine ),0(

I rappresenta invece l'intensità entrante

nella sommità dell'atmosfera sotto l'angolo . Tale termine comprende sicuramente la

cosiddetta intensità del fondo cosmico, molto ben approssimabile alla radiazione di un

corpo nero a 2.7 K. Esso comprende inoltre l'intensità di eventuali sorgenti che

emettano nella direzione individuata dall'angolo , come ad esempio il Sole.

Ricordando la (2.18) si ha )sin(T 0

2

SoleSole BF dove a 10 GHz 0 = 0.293° e TSole

= 2 104 K (p. es Aarons, 1965). Il fatto però che tale flusso provenga solo da una

regione limitata di cielo fa sì che, per riflessione speculare, tale termine sia presente solo

per angoli di vista uguali alla distanza zenitale del Sole. In questo caso, a causa della sua

intensità, esso coprirebbe il segnale dei parametri geofisici di interesse: per riflessione

speculare si suppone in generale assente.

La (2.91) rappresenta, per quanto visto, la soluzione dell'equazione del trasporto

radiativo in atmosfera, adatta – relativamente alle ipotesi assunte – per essere applicata

al telerilevamento della Terra da satellite (fig. 2.13).

Figura 2.13 Contributi emissivi misurati da un radiometro su satellite per osservazione della Terra.

65

5.4 La matrice di riflessione di Fresnel: applicazione al mare calmo

Si suppone d'ora in avanti di considerare una precisa direzione di polarizzazione di

riferimento, ovvero la direzione della verticale (locale), indicata con la lettera V: la

direzione ortogonale associata giacerà dunque sul piano orizzontale e sarà indicata dalla

lettera H. Dalla (2.43) si ha

2

QIII

2

Q+I=II HV

rl (2.93)

Con questa convenzione (universalmente accettata nella regione delle microonde) si può

far vedere (per es. Tsang et al., 1985) che la matrice di riflessione di Fresnel è data da

)rRe(r)rIm(r00

)rIm(r)rRe(r00

00|r|0

000|r|

= )(1

*

hv

*

hv

*

hv

*

hv

2

h

2

v

se (2.94)

che per U = V = 0 diventa

|r|0

0|r|= )(1

2

h

2

v

s

e (2.95)

dove

2

2

2

2

v

1

1 |r|

(2.96a)

2

2

2

2

h

1

1 |r|

(2.96b)

66

con swswsw i costante dielettrica relativa complessa del mezzo riflettente, in

questo caso dell'acqua di mare. Essa si può scrivere come

2

0

)2(1 sw

swsw

swsw

0

2

0

2)2(1

)(2ion

sw

swswsw

sw

(2.97)

con 9.4sw limite ottico (ovvero ad alta frequenza) della costante dielettrica

dell'acqua salata, identico a quello dell'acqua pura (Stogryn, 1971),

-112

0 Fm 10854.8 costante dielettrica del vuoto. La costante dielettrica statica

dell'acqua salata è invece data da

)10232.410210.310656.310613.10.1(

)10491.210276.110949.1134.87(),(

372535

34221

0

SSSTS

TTTSTsw

(2.98)

con T temperatura dell'acqua in gradi centigradi e S salinità dell'acqua in ‰ o p.s.u.

(practical salinity unit). Il tempo di rilassamento in secondi sw si esprime come

)10105.110760.710638.710282.20.1(

)10096.510938.610824.3101109.1(2

1),(

382645

3162141210

SSSTS

TTTSTsw

(2.99)

mentre la conducibilità ionica dell'acqua salata in 11 m è data da

)]}10551.210551.210849.1(10464.210266.1

10033.2[exp{)10282.110093.2104619.118252.0(

2875264

237253

S

SSSSion

(2.100)

con T 25 .

Un andamento tipico della costante dielettrica complessa dell'acqua di mare in funzione

della frequenza nelle microonde è riportato in fig 2.14. Introducendo nelle (2.96)

l'espressione della costante dielettrica complessa dell'acqua di mare per un caso tipico

67

alle microonde si può ottenere per esempio l'andamento della matrice di emissione in

funzione dell'angolo di vista (fig 2.15).

.10

010

110

210

310

0

101

102

Frequenza [GHz]

co

sta

nte

die

lett

rica

Temperatura dell'acqua di mare = 300 K; salinità = 38 psu

parte realeparte immaginaria

Figura 2.14 Costante dielettrica relativa per acqua salata alla temperatura di 300 K e

salinità pari a 38 parti per mille (o psu = practical salinity unit), tipica del mare

mediterraneo in estate

0 10 20 30 40 50 60 70 80 900

0.1

0.2

0.3

0.4

0.5

0.6

0.7

0.8

0.9

1

distanza zenitale = arccos() [deg]

em

issiv

ità =

1 -

|r p

|2

temperatura dell'acqua di mare = 300 K; salinità = 38 psu; frequenza = 22.235 GHz

polarizzazione orizziontalehhdpppolarisedpolarisedpolarizzazione verticale

Figura 2.15 Emissività a polarizzazione orizzontale e verticale, definita come 2

p |r|1 ,

dove p = h, v e 2

p |r| è dato dalle (2.96), per KTS 300 , psu 38S e GHz 235.22

68

5.5 L'approssimazione di Rayleigh-Jeans

Se si è nelle condizioni per cui vale 1kT

h, dove h = 6.6256 10

-34 J s e k = 1.38054

10-23

J K-1

si può approssimare l'espressione della curva di corpo nero B(T) nella forma

kTc

h

ec

hTB

kTh 2

2

/2

3 2

1

12)(

(2.101)

Tale approssimazione è detta di Rayleigh-Jeans. Dalla (2.101) si ha per esempio che per

una frequenza di 100 GHz e una temperatura di 250 K (rappresentativa della fase

ghiacciata di una nube) si ha 02.0kT

h, per cui alle frequenze di nostro interesse si

può assumere valida tale approssimazione.

Indicando con a e con b rispettivamente l'altezza della superficie e dello strato più alto

di atmosfera considerato, si trova che la temperatura di brillanza della radiazione per z =

b uscente dall'atmosfera alla frequenza e angolo , per le (2.91) e (2.101) è data da

dz

)(e T(z) + e)T|r| (1 + dz

)(e T(z)|r| + eT |r| = ),,(T

b

s

2

2b

2

2

cos

2

B

000

zzp

a

p

a

pp

(2.102)

dove p = v, h indica il canale di polarizzazione rispettivamente verticale e orizzontale.

5.6 La funzione peso

La (2.102) può anche essere scritta come

69

dz ),z,,( W(z) + ),,(T = ),,(T

b

a

BGDB ppp (2.103)

dove TBGD è il contributo alla temperatura di brillanza vista da satellite dovuta

all'emissione della superficie e alla riflessione della radiazione cosmica da parte della

superficie, data da

00

e T )|r|(1 + e T |r| = ),,(T S

2

2

COS

2

BGD

ppp (2.104)

e dove

e + e|r|

(z)

)z(

T(z) = ),z,,(W

02

2

pp (2.105)

è detta funzione peso del costituente atmosferico . Nella presente Tesi si supporrà di

indicare con (z) il profilo verticale di densità di massa del vapore d'acqua atmosferico.

La conoscenza della funzione peso permette in questo caso di determinare i valori di

altezza in cui il vapore d'acqua atmosferico contribuisce maggiormente. Dalla (2.105) si

ha però che W dipende a sua volta esplicitamente da (z) attraverso il termine (z)

)z(

.

Se però si osserva ad una frequenza tale che il contributo dominante all'estinzione

provenga dal vapore d'acqua, si ha che OHOH 2

2

2

)z(

OHM dove H O2

è la sezione

d’urto di estinzione e OHM2

il peso molecolare del vapore d’acqua: OHM

2

2OH

(z)

)z(

indipendente da (z). La funzione peso, noto il profilo atmosferico di temperatura,

dipende dunque in questo caso quasi esclusivamente dalle proprietà spettrali del

70

coefficiente di estinzione, sia direttamente che attraverso la profondità ottica6. Pertanto,

facendo osservazioni in regioni spettrali a coefficiente di estinzione sufficientemente

diverso, come ad esempio in prossimità di una riga di assorbimento molecolare del

vapore d'acqua (per esempio quella centrata a 183.3 GHz), è possibile, in linea di

principio, dare una stima del profilo di vapore d'acqua (fig. 2.16).

0 100 200 300 400 500 600 7000

5

10

15

20

25

funzione peso per il vapore d'acqua [(K/km) / (g/cm3)]

altezza [km

]

183.31 GHz

183.33 GHz

183.35 GHz

Figura 2.16 Funzione peso per frequenze di osservazione intorno alla riga a 183.3 GHz del vapore

d'acqua.

6 In realtà la profondità ottica dipende anche da (z), ma tale dipendenza è comunque all'interno di un

integrale: si avranno differenze significative solo nel caso in cui il contenuto totale di vapore d'acqua

atmosferico sia sufficientemente differente, nei vari casi considerati.

71

Capitolo 3

Estinzione atmosferica nelle microonde

1 Introduzione

Risolvendo l’equazione delle onde (ottenibile dalle equazioni di Maxwell), ricordando

la nota 1 nel cap. 1, si ha che il campo elettrico può essere scritto in notazione

complessa, nella forma di un’onda piana data da

)(

0

tje rkEE (3.1)

Per un generico mezzo assorbente, caratterizzato da una conducibilità e da una

permittività1 si trova (per es. Stratton, 1941)

2

2

2

2

2

2

22 4

1 mcc

jc

k

(3.2)

dove e mjmm sono rispettivamente la costante dielettrica complessa e l’indice

di rifrazione complesso del mezzo attraversato dall’onda. Dalla (1.3) si ha

smceEEI

22

0

2~ (3.3)

dove s è la coordinata della componente di r lungo la direzione di k. Dalla (2.2) si ha

1 Si noti che il simbolo storicamente scelto per la permittività non deve essere confuso con l’identico

simbolo scelto per il coseno dell’angolo rispetto alla verticale.

72

Imc

Ids

dI 2 (3.4)

e quindi

SS N

i

e

ii

s

i

N

i

a

ii nnmc

1

)()(

1

)( )( 4

(3.5)

che permette di esprimere il coefficiente di estinzione in funzione della parte

immaginaria dell’indice di rifrazione del mezzo e infine, ricordando quanto detto nel

cap. 2, in funzione della densità numerica ni e della sezione d’urto di estinzione )(e

i

della specie molecolare i-esima, dove NS è il numero totale di specie diverse nel mezzo.

Si vuole adesso discutere in particolare l’estinzione dovuta ai gas atmosferici e alle

nubi, trascurando la trattazione relativa alla pioggia, che verrà supposta assente.

2 Estinzione dovuta ai gas atmosferici

Dalla (3.5) si vede che per determinare il coefficiente di estinzione a una data frequenza

è necessario conoscere sia lo stato termodinamico dell’atmosfera (temperatura,

pressione e composizione) sia i livelli energetici di ciascuna delle specie molecolari

presenti in atmosfera. Si può inoltre porre

),()()(

,

)(

ba

ab

ba

e

i FTS (3.6)

dove a e b indicano due livelli energetici di una molecola isolata di specie i, Sba(T) è

detta forza della transizione e ),( baF è il profilo di riga normalizzato in modo da

essere uguale alla delta di Dirac )( ba per una molecola isolata. Si può far vedere

che (per es. Rosenkranz, 1993)

73

kT

E

kT

E

ibaba

ba

ba

eeThcQ

gpTS

)(3

||8)(

223

(3.7)

dove 2|| bap

è l’elemento di matrice di dipolo della molecola rispetto ai livelli energetici

a e b, mediato su tutte le possibili orientazioni della molecola rispetto ai versori di

polarizzazione, gi è il peso statistico dovuto allo spin nucleare per il livello i, Ea ed Eb

sono le energie dei livelli molecolari a e b, con

hEE abba /)( (3.8)

con h costante di Planck e infine dove

i

kT

E

ii

i

eJgTQ )12()( (3.9)

è la funzione di partizione interna, con Ji numero quantico del momento angolare totale

del livello i.

Nella (3.7) si è supposto di essere in condizioni di equilibrio termodinamico locale, così

da poter utilizzare la distribuzione di Maxwell-Boltzmann come densità di probabilità di

occupazione del livello i. Se si ha una tabella delle forze delle transizioni ad una data

temperatura T0 insieme con i livelli energetici associati, si può calcolare la forza della

transizione ab alla temperatura T come

T

T

kT

EE

TTQ

TQTTSTS ba

baba0

0

00

0 12

exp)(

)()()( (3.10)

Si noti infine che le possibili transizioni in una molecola possono essere dovute sia agli

elettroni che ai nuclei. Inoltre i nuclei possono assorbire ed emettere energia sia sotto

forma di rotazione relativa che di vibrazione intorno alla posizione di equilibrio di

ciascun nucleo. Data la grande differenza di massa fra elettroni e nuclei (dell’ordine di

74

10-4

-10-5

), l’insieme delle transizioni elettroniche può essere considerato separatamente

da quello delle transizioni nucleari (approssimazione di Born-Oppenheimer). Inoltre le

energie relative a transizioni vibrazionali sono in genere di energia più elevata rispetto a

quelle dovute a rotazioni: è possibile disaccoppiare anche questi due tipi di transizioni.

Si può quindi osservare che le transizioni elettroniche giacciono tipicamente

nell’ultravioletto, quelle vibrazionali nell’infrarosso e quelle rotazionali nelle

microonde, nel submillimetrico e nell’infrarosso lontano. Nella presente Tesi saremo

pertanto interessati alle sole righe rotazionali.

2.1 Profili di riga

Oltre all’allargamento di riga naturale, dovuto cioè al principio di indeterminazione di

Heisenberg, in genere trascurabile, esistono altri tipi di allargamento, come

l’allargamento Doppler termico e l’allargamento collisionale. Il primo è dovuto al moto

di agitazione termica delle molecole che causa uno spostamento Doppler della

frequenza di riga, proporzionale alla proiezione della velocità molecolare nella

direzione di assorbimento (o emissione) della radiazione. All’equilibrio termodinamico

locale, la distribuzione della velocità delle molecole lungo una data direzione è

gaussiana. Se si suppone di considerare positivo per velocità dirette dalla sorgente

verso l’osservatore, si ha (effetto Doppler non relativistico)

)1(c

ba

(3.11)

Si avrà dunque che il profilo di riga Doppler ),( baDF è dato da

2

1),(

D

ba

eFD

baD

(3.12)

con

75

baDmc

kT

2/1

2

2

(3.13)

e si ha che la larghezza di allargamento a metà altezza D è data da

DD 2ln2 (3.14)

L’allargamento collisionale è invece dovuto alla perturbazione dello spettro di riga della

molecola assorbente, causato dalle collisioni con altre molecole. Indicando ora con j la

generica transizione, si può far vedere che il profilo di riga collisionale si può esprimere

mediante un profilo di Van Vleck e Weisskopf (Van Vleck & Weisskopf, 1945),

modificato in modo da tenere conto - attraverso il termine - delle eventuali

interferenze fra righe della stessa molecola a diverse frequenze di risonanza

(Rosenkranz, 1988).

0

2222

2

)(

)(

)(

)(1),(

j jj

jjj

jj

jjj

j

jcollF

(3.15)

Nella (3.15) sono inclusi i contributi di ali di righe a frequenza di risonanza negativa2,

formalmente relative a processi di emissione stimolata, che a pressioni elevate (incluso

quelle tipiche della troposfera) possono apportare un contributo non trascurabile.

Se non ci sono sovrapposizioni di altre righe della stessa molecola e la pressione è

sufficientemente bassa (ossia in stratosfera e parte della mesosfera) da poter essere

trascurato il contributo delle righe a frequenza di risonanza negativa, il profilo di riga

collisionale ),( bacollF può essere approssimato dalla curva lorenziana ),( baLF ,

data da

2 Proprio perché sono inclusi è sufficiente considerare nella (3.14) solo le transizioni a frequenza positiva

(j 0). Il termine j = 0 è invece quello dovuto all’assorbimento continuo (o non risonante).

76

22

2

)(

1),(

cba

c

ba

baLF

(3.16)

dove c è la semilarghezza a metà altezza della riga, dipendente dalla pressione

atmosferica (in quanto dovuta alle collisioni con le molecole d’aria). Ad un dato livello

di pressione in mesosfera, l’ampiezza della riga collisionale diventa confrontabile con

quella termica D: il profilo di riga sarà dato dalla convoluzione fra i due profili. Tale

profilo ),( baVoigtF , dato da

dFF baDL ),(),( (3.17)

è detto profilo di Voigt, con ’ dato dalla (3.11).

3 Estinzione dovuta a nubi

Oltre al contributo dovuto ai gas atmosferici, si deve considerare quello dovuto

all’estinzione delle particelle – di acqua o ghiaccio - sospese nelle nubi (o anche nella

nebbia e nella foschia). Tale estinzione, per quanto detto nel cap. 2, può essere trattata a

microonde utilizzando l’approssimazione di Rayleigh all’estinzione di Mie. In questo

caso la (3.5) può essere riscritta come

w

e

cce

ccc

a

n

3

)(

)(

.

3

4 (3.18)

dove w è la densità dell’acqua o del ghiaccio (o della mistura), nc, c e a sono

rispettivamente la densità numerica, la densità di massa e il raggio (supposto costante3)

3 In caso contrario è necessario conoscere la distribuzione dei raggi delle particelle e utilizzare un

opportuno integrale.

77

delle particelle presenti nella nube e dove )(e

c è dato dalle (2.71). Ricordando che per

particelle tipiche delle nubi si può trascurare a microonde lo scattering rispetto

all'assorbimento, si ha

ww

w

w

c

w

wc

a

cc

e

cccc

nnn

2

3)()(

)2(

12

2

1 Im ka 4 (3.19)

dove nel caso dell’acqua liquida si ha 36 /102

mgOHw mentre per il ghiaccio si

ha OHicew 2916.0 e dove w è dato dalla (2.80) o dalla (2.83) rispettivamente

per l’acqua o il ghiaccio.

4 Il Modello di Propagazione per onde Millimetriche (MPM)

Da quanto si è detto si vede che per calcolare numericamente l’estinzione a una data

frequenza è necessario conoscere:

Le frequenze di risonanza delle righe che contribuiscono significativamente

all’estinzione alla frequenza considerata, per ciascuna specie molecolare presente in

atmosfera.

La forza )( 0TSba di ciascuna riga ba alla temperatura di riferimento T0

La temperatura atmosferica all’altezza (o al livello di pressione) considerata.

La densità delle specie molecolari che contribuiscono all’estinzione e la densità

totale dell’aria (è necessaria per determinare l’allargamento collisionale delle righe).

La forma funzionale del profilo di riga adatta alla specie molecolare considerata e

alle condizioni di pressione del livello atmosferico considerato.

La forma dell’eventuale termine non risonante (estinzione continua) per ciascuna

specie.

La densità di acqua o ghiaccio presente nell’eventuale nube

78

L’Istituto per le Scienze delle Telecomunicazioni (ITS, Institute for Telecommunication

Sciences) di Boulder, Colorado (USA) ha elaborato nel corso degli anni, un modello

detto MPM (Millimeter-wave Propagation Model) che mette in relazione le variabili

meteorologiche con i parametri spettroscopici necessari a stimare l’indice di rifrazione

atmosferico - la cui parte immaginaria è legata all’estinzione in atmosfera tramite la

(3.5) - per frequenze minori di 1000 GHz (Liebe, 1985; Liebe, 1989; Liebe et al., 1993).

Per quanto riguarda le transizioni di riga, esso considera esclusivamente quelle relative

all’ossigeno e al vapore d’acqua: in particolare utilizza 44 righe di O2 e 34 righe di H2O.

Il profilo di riga per l’ossigeno è posto uguale alla (3.15), mentre per il vapore d’acqua

usa la (3.15) con j = 0 per ogni transizione j, in quanto esso è di circa due ordini di

grandezza inferiore al termine j (Lam, 1977; Hill 1986). Il modello considera inoltre il

termine non risonante dell’ossigeno4, la cui forma è derivabile - tramite la (3.2) -

dall’espressione della costante dielettrica complessa in un mezzo assorbente omogeneo

e isotropo (si ricordi la 2.79 nel caso dell’acqua). Per quanto riguarda il vapore d’acqua

è necessario conoscerne la densità5, o alternativamente – nota la pressione di

saturazione – l’umidità relativa, più facilmente misurabile. È stato inoltre aggiunto un

termine di continuo di vapore d’acqua, poiché i contributi delle righe teoriche non

riescono a spiegare completamente i risultati sperimentali. Infatti si ha in particolare una

discrepanza di un fattore cinque fra assorbimento teorico di riga e assorbimento

misurato, nelle finestre spettrali comprese fra le frequenze di risonanza (Liebe, 1993).

L’origine teorica di tale “continuo” non è ancora chiara, ma una delle tesi più

accreditate è che provenga dalle ali di righe nell’infrarosso: è comunque possibile

approssimare tale contributo misurato tramite un fit con una pseudo-riga fuori dalla

banda spettrale di applicazione del modello (ossia a frequenza maggiore di 1 THz).

Il modello MPM ha dunque i seguenti parametri di ingresso:

Frequenza della radiazione [GHz]

Pressione barometrica (cioè secca più umida) [hPa]

Temperatura ambientale [°C]

Umidità relativa [%]

4 Per frequenze maggiori di 100 GHz, anche dell’azoto (N2).

79

Esso ha come uscita l’indice di rifrazione del gas atmosferico complesso MPMm in ppm,

la cui parte immaginaria si correla all’estinzione atmosferica totale come

ww

w

w

cMPM

mgppmmGHzkm

2

3

1

)2(

)/(3)()( 041917.0)( (3.19)

dove w = 1 per particelle di acqua, mentre w = 0.916 per particelle di ghiaccio. Un

andamento dell’estinzione in funzione della frequenza nelle microonde, per valori tipici

dei parametri atmosferici è riportata in fig. 3.1.

0 100 200 300 400 500 600 700 800 900 100010

-3

10-2

10-1

100

101

102

103

104

frequenza [GHz]

p=1013 hPa; T=15 °C; rh=[0, 10, 50, 100] %; c = [0, 0.1, 0.25, 0.5] g/m3

estinzio

ne [km

-1]

Figura 3.1 Estinzione (km-1

) per frequenze inferiori a 1000 GHz. I grafici in figura, dal

basso verso l'alto, sono relativi rispettivamente a umidità relativa (RH) uguale a zero, RH

= 10, RH = 50, RH = 100% e densità di acqua liquida w = 0, w = 0.1, w = 0.25, w = 0.5

g/m3.

5 Per l’ossigeno, elemento molto stabile in atmosfera, si sa che costituisce il 20.85% dell’aria secca.

80

Capitolo 4

Tecniche di inversione per la stima dei parametri del modello

1 Inversione lineare

Si supponga che nella (2.104) e nella (2.105) si possa trascurare la dipendenza dal

profilo (z), considerando ad esempio una frequenza della radiazione prossima a quella

di una transizione del vapore d’acqua (si ricordi la nota 6 del capitolo 2). La (2.103) si

può allora scrivere come

b

a

BGDB dzzpWzpTzpTzpT ),,,()(),,())(,,,())(,,,( (4.1)

dove la dipendenza della (4.1) dal profilo di vapore d’acqua è dovuta unicamente a (z)

che moltiplica la funzione peso all’interno dell’integrale. In questo caso la (4.1)

rappresenta un’equazione integrale di Fredholm di primo tipo, in cui W e sono detti

rispettivamente nucleo e funzione sorgente dell’equazione. La (4.1) è un’equazione

lineare: la misura T rappresenta la proiezione dell’incognita sull’insieme delle

funzioni base di W. Ma a meno che tale insieme non sia ortogonale (e ciò non accade

nel caso in cui si abbia una base di tipo esponenziale, come nei casi di radiazione che

subisce un’estinzione dovuta a un mezzo attraverso cui passa), lo spazio su cui la

funzione sorgente è mappata è di dimensione inferiore a quello della funzione stessa.

Un’inversione diretta della (4.1) conduce dunque in generale a delle instabilità non

fisicamente accettabili: si devono pertanto porre dei condizionamenti arbitrari.

81

Per poter trattare la (4.1) numericamente è innanzitutto necessario approssimare

l’integrale in una somma finita di termini mediante un procedimento detto di quadratura

(per es. Twomey, 1977). Si ha

M

i

ijiiij

M

i

ji

b

a

jjj KzzpWcdzzpWzzpTT

11

)(),,,(),,,()())(,,,(

(4.2)

Se si hanno a disposizione N misure, con j = 1, 2, …, N, la (4.2) può essere scritta in

forma matriciale:

KT (4.3)

La (4.3) rappresenta un sistema lineare di N equazioni in M incognite. Per quanto detto

a proposito della non ortogonalità della base di K si ha che parte degli autovalori di K

saranno nulli (o meglio: minori o uguali alla precisione del calcolatore utilizzato). Se si

dispone di N = M misure e si inverte direttamente la (4.3) si trova la soluzione

T 1 K (4.4)

Ma tale soluzione sarà fortemente instabile a causa della singolarità di K-1

: piccole

variazioni di T

danno luogo a grandi variazioni della soluzione. Considerando che gli

elementi di T

rappresentano delle misure, che se ripetute producono valori all’interno

di una data distribuzione, si comprende che tale soluzione non può essere fisicamente

accettabile.

Se si dispone di un numero di misure N > M si può pensare di fare fronte a tali

instabilità risolvendo la (4.3) con il metodo del minimo di 2, dato da

82

2

1

12

N

j j

M

i

ijij

T

KT

T

K (4.5)

Ponendo 02

kd

d

per k = 1, 2, ... , M si trova il minimo di

2 in 0

, dato da

TVV T

T

T

T 111

0 )( KKK (4.6)

con TV matrice di varianza-covarianza di T. Gli errori su 0

sono dati da

11 )( KK T

TVV (4.7)

con M x MV .

Tale soluzione è però applicabile soltanto a problemi di tipo lineare e per grandezze con

errori (sia a priori che a posteriori) di tipo gaussiano (per es. Tarantola, 1987). Se inoltre

i parametri del modello sono definiti positivi, non è coerente rappresentarli con una

distribuzione gaussiana: è però possibile utilizzare un condizionamento alla positività o

considerare per esempio una distribuzione log-normale. Infine tale metodo non è in

generale robusto: risente molto di un piccolo numero di errori elevati all’interno di un

insieme di dati.

2 Inversione non lineare

Se il modello diretto, che lega le quantità osservabili con i parametri che si vuole

stimare, è una funzione non lineare di tali parametri, essi non possono essere

determinati invertendo analiticamente la soluzione dell’equazione del trasferimento

radiativo. È però sempre possibile definire la funzione di costo 2, nel caso presente

data da

83

2

1 ,

mod

2);,,(),,(

)(

polN

j

sat

jB

jjBjj

sat

B

T

qpTpTq

(4.8)

dove ),,( jj

sat

B pT è la temperatura di brillanza misurata da satellite alla frequenza j,

in polarizzazione pj e per coseno dell’angolo di vista , );,,(mod qpT jjB

è la

corrispondente temperatura di brillanza ottenuta tramite la (2.102), con q

vettore dei

parametri atmosferici che si vogliono stimare e infine sat

jBT , è il corrispondente errore di

calibrazione assoluta in temperatura del radiometro.

Il processo di minimizzazione dovrà ora essere condotto in maniera iterativa: dato un

valore di prova per il vettore dei parametri, è necessario sviluppare una procedura che

migliori tale soluzione, fino a raggiungere il minimo della funzione di costo. Se si

suppone che il punto di prova 0q

nello spazio dei parametri sia sufficientemente vicino

al minimo minq

, si può assumere che la funzione di costo calcolata nel punto di minimo

sia ben approssimabile a uno sviluppo di Taylor del secondo ordine centrato nel punto

di prova. Si ha dunque

)()(2

1))(()()( 0min0min0min0

2

0

2

min

2 qqqqqqqqq

H (4.9)

dove M x MH è la matrice hessiana calcolata in 0q

, con

oqji

ijqq

qH

22

0 )(

.

Calcolando il gradiente della (4.9) si ha, per definizione di punto estremante

)()()(0 0min0

2

min

2 qqqq

H (4.10)

Il valore dei parametri che minimizzano la funzione di costo, ovvero la soluzione del

problema inverso è dunque data da

84

)]([ 0

21

0min qqq

H (4.11)

Tale metodo è detto metodo di Gauss-Newton

2.1 Metodo di Levenberg-Marquardt

In generale non è purtroppo vero che il punto di prova sia sufficientemente vicino a

quello di minimo. Si può però sempre procedere iterativamente, partendo da un punto di

prova, applicando poi la (4.11) e ricalcolando il 2. Se esso è minore si prosegue,

altrimenti si può far ricorso a una versione modificata della (4.11) in cui al posto di H si

utilizza una generica costante . In tal caso la (4.11) rappresenta il cosiddetto metodo

della discesa più ripida (steepest descent method).

Il problema nell’applicazione del metodo della discesa più ripida risiede nel fatto che

tale costante moltiplicativa non ha un valore ottimale definito. Se si sceglie un valore

piccolo rispetto al modulo del gradiente in 0q

si rischia di arrivare in un punto con

funzione di costo più elevata di quella di partenza; se invece si prende un valore

sufficientemente grande si è sicuri non aver aumentato la funzione di costo, ma il

numero di iterazioni necessarie a raggiungere il minimo potrebbe essere non tollerabile.

Un efficace compromesso fra il metodo di Gauss-Newton e il metodo della discesa più

ripida è il cosiddetto metodo di Levenberg-Marquardt, la cui ricetta si origina dal

seguente ragionamento. Nel metodo di Gauss-Newton si suppone di scegliere invece

della direzione dell’opposto del gradiente locale, la direzione di un vettore dato dal

prodotto dell'opposto del gradiente locale per l’inverso della matrice hessiana calcolati

nel punto considerato. D'altra parte, nel metodo della discesa più ripida le dimensioni

della costante moltiplicativa devono necessariamente essere pari all'inverso del quadrato

di ciascun parametro: l’unico elemento della matrice hessiana di dimensioni non miste è

quello diagonale ed ha in particolare proprio le dimensioni cercate. Per ovviare dunque

ai problemi di non applicabilità del metodo di Gauss-Newton, nel metodo di Levenberg-

85

Marquardt si prevede di sommare a ciascun termine diagonale della matrice hessiana1

una costante positiva. In questo modo, più è grande e più si tende al metodo della

discesa più ripida, sempre applicabile, diminuendo nel contempo però la distanza fra

due punti appartenenti a iterazioni successive, aumentando così il tempo di

minimizzazione. Per piccolo ci si riconduce invece al caso di Gauss-Newton.

Per introdurre tali considerazioni nella (4.11) è necessario definire una matrice H’ data

da (Press et al., 1992)

jiH

jiHH

ij

ij

ij )1( (4.12)

e la (4.11) diventa

)]([ 0

21

1 qqq mm

H (4.13)

dove m è il passo dell’iterazione. Si noti che, consistentemente con quanto descritto,

nella (4.13) quando è grande i termini diagonali hanno maggiore importanza, mentre

per =0 si ritrova la (4.11).

In pratica, il metodo di Levenberg-Marquardt consiste nel seguente schema:

a) si sceglie un vettore di parametri 0q

b) si calcola )( 0

2 q

c) si sceglie un valore di molto piccolo (per es. 0.001)

d) si risolve la (4.13) e si calcola )( 1

2 q

e) se )()( 0

2

1

2 qq

si aumenta (per es. di un fattore 10) e si torna al punto d)

f) se )()( 0

2

1

2 qq

si decresce della stessa quantità, si aggiorna il vettore dei

parametri al nuovo valore 1q

e si torna al punto d)

1 In realtà si considera una matrice hessiana modificata in modo da risultare definita positiva, per non

invertire la direzione del gradiente.

86

Il procedimento iterativo si interrompe quando dopo un dato numero di iterazioni non si

è riusciti a diminuire il 2 di una quantità significativa. Si ricordi infatti che una

diminuzione di 2 molto inferiore alla deviazione standard della distribuzione di

2

attesa (determinata cioè dalla scelta del particolare modello diretto), che è pari alla

radice quadrata della differenza delle misure meno i parametri del modello che si

vogliono determinare2, non è statisticamente significativa.

Per concludere, si osservi che per risolvere la (4.13) numericamente è necessario

assicurarsi che nessun autovalore della matrice da invertire sia nullo o comunque vicino

alla precisione del calcolatore. In altre parole è necessario che la matrice da invertire

non sia singolare. Per evidenziare questo possibile problema si può esprimere la matrice

simmetrica H’ come

TUWUH (4.14)

con U matrice le cui colonne sono gli autovettori di H’ mentre W è una matrice

diagonale contenente gli autovalori di H’. Si ha

TUUW 11 H (4.15)

Se nella (4.15) si pone 1/wij = 0 per wij 0, la (4.15) è detta matrice inversa

generalizzata di H’.

2 In realtà tale proprietà vale soltanto per modelli lineari e per errori nei parametri distribuiti

normalmente. Si può però sempre supporre di poter linearizzare il modello in prossimità della soluzione, a

patto che gli errori sui parametri trovati siano sufficientemente piccoli.

87

Capitolo 5

Elaborazione del modello diretto di emissione

1 Il modello atmosferico

Dallo studio dei profili standard di temperatura e vapore d’acqua alle latitudini

mediterranee (McClatchey, 1972) si trova che, sia nella stagione estiva che in quella

invernale, è possibile supporre che il profilo di temperatura T(z) vari linearmente con la

quota fino alla tropopausa e che poi fino a circa 25 km da terra possa essere considerato

costante. Il profilo di densità di massa di vapore d’acqua (z) invece presenta un

andamento approssimabile in maniera soddisfacente ad un’esponenziale. Per z 25 km

si ha dunque (fig. 5.1)

tptp

tp

zzT

zzazTzT

)()(

0 (5.1)

dove T0 è la temperatura dell’aria a az e Ttp è la temperatura della tropopausa che si

suppone inizi all’altezza ztp. Si ha poi (fig. 5.2)

)/)(exp()( 0 Hazz (5.2)

dove 0 è la densità superficiale di vapore d'acqua e H è la scala di altezza del vapore

d'acqua in km.

Dall’equazione idrostatica gdzzzdp dry )()( e dall’equazione di stato dei gas

MRzTzzp dry )()()( , dove )(zdry è la densità di massa dell’aria secca, dalla (5.1)

si trova che la pressione dell’aria secca p(z) è data da

88

0 5 10 15 20 25210

220

230

240

250

260

270

280

290

300

altezza [km]

tem

pera

tura

atm

osfe

rica [K

]

dati invernali a media latitudine

fit invernale a media latitudine

dati estivi a media latitudine

fit estivo a media latitudine

Figura 5.1 Profilo di temperatura per atmosfera standard a latitudini mediterranee

nel caso invernale (*) ed estivo (o) e relativi fit lineari a tratti.

tptptp

tp

zzzzp

zzazT

pzp

))(exp(

))(1()(

0

0

(5.3)

dove p0 è la pressione a z = a, ) (178.34 1 kmKRgM , g = 9.81 m s-2

l’accelerazione di gravità, M = 28.966 kg kmol-1

il peso molecolare medio dell’aria

secca, R = 8.314 103 J kmol

-1 K

-1 la costante universale dei gas, )( 00 TTpp tptp è la

pressione ad altezza ztp e )(178.34 KTRTgM tptp km-1

.

La pressione dovuta al vapore d’acqua e(z) è invece calcolata dall'equazione di stato dei

gas:

tp

tp

tp

zzHazT

zzazTHazzTz

ze

))(exp(9.2166

))()()(exp(9.2166

87.2166

)()()(

0

0

0

kPa (5.4)

89

dove si è fatto uso della (5.1) e (5.2) con (z) espresso in g/m3 e OHM

2 = 18.01534 kg

kmol-1

. La pressione barometrica P(z) sarà dunque determinata come

)()()( zezpzP kPa (5.5)

Approssimando la dipendenza dalla temperatura della pressione di vapore saturo (Liebe,

1993) si ha:

)(

2.6793exp

)(

1085144.5)(

5

22

zTzTzesat kPa (5.6)

L’umidità relativa RH(z) percentuale è pertanto data da:

100)(sate

ezRH % (5.7)

0 5 10 15 20 250

5

10

15

altezza [km]

densità d

i vapore

d'a

cqua [

g/m

3]

dati invernali a media latitudine

fit invernale a media latitudine

dati estivi a media latitudine

fit estivo a media latitudine

Figura 5.2 Profilo di vapore d’acqua per atmosfera standard a latitudini

mediterranee nel caso invernale (*) ed estivo (o) e relativi fit esponenziali

90

2 Modello diretto di emissione

Introducendo la (2.104), (5.1), (5.2) e (5.5) nella (2.102) per b< ztp si ha

b

a

b

a

p

b

a

b

a

p

b

a

b

a

p

zz

aTaT

dz e)z(dz e)z(e|r|

dz e)z(dz e)z()(e|r|

+T

dz e)z( T(z)1

+dz e)z( T(z)e|r|

+TT

0

0

0

22

0

0

22

BGD

22

BGDB

(5.8)

Tenendo conto che

)dee(dz e)z(

)dee(dz e)z(

)1(dz e)z(

)1(dz e)z(

0

0

0

0

zabz

zbaz

e

e

b

a

b

a

b

a

b

a

b

a

b

a

(5.9)

e definendo l’altezza efficace l come

zl

b

a

de

(5.10)

la (5.8) diventa

91

)e()e(e|r|

)1)(()1)((e|r| +TT

000

000

2

2

00

2

2

BGDB

lablba

eaTeaT

p

p

(5.11)

che, ponendo b – a = h, può essere riordinata nella forma

00 2

2

0

2

00BGDB e|r|))(()|r|(1)(+TT

pp lhTeTlhT

(5.12)

ovvero, inserendo la (2.104)

00 2

2

0

2

00B e|r|))(()|r|)(1()(T

pCOSpS lhTTeTTlhT

(5.13)

Per b > ztp la (2.103) può essere scritta spezzando l’integrale in due pezzi:

dz ),z,,( W(z) dz ),z,,( W(z)

b

z

z

a tp

tp

ppTT BGDB (5.14)

Dalla (5.8) si ha

b

z

tp

b

z

tp

p

z

a

z

a

p

z

a

z

a

p

tptp

tp

tptptp

TTz

zaT

aT

dz e)z(dz e)z(e|r|

dz e)z(

dz e)z(e|r|

dz e)z(dz e)z()(e|r|

+TT

0

00

22

22

0

0

22

BGDB

(5.15)

Osservando che

92

)dee(dz e)z(

)dee(dz e)z(

)(dz e)z(

)(dz e)z(

0

0

0

0

zaezz

zezaz

ee

ee

tptptp

tptptp

tptp

tptp

z

a

tp

z

a

z

a

tp

z

a

z

a

z

a

(5.16)

e che

)1(dz e)z(

)1(dz e)z(

tp

tp

tp

tp

e

e

b

z

b

z

(5.17)

si ha

)1()1(e|r|

)dee()dee(e|r|

))(())((e|r| +TT

0

000

000

2

2

2

2

00

2

2

BGDB

tptp

tptptptp

tptp

eTeT

zaezzeza

eeaTeeaT

tptpp

z

a

tp

z

a

tpp

p

(5.18)

Ricordando che )(0 azTT tptp e ponendo azh tptp altezza della tropopausa,

dalla (5.18) si ha

93

00 2

2

0

2

00BGDB e|r|))~

(()|r|(1)~

(+TT

ptpptp lhTeTlhT

(5.19)

dove si è posto

zl

tpz

a

de~

(5.20)

Introducendo la (2.104) nella (5.19) si arriva infine all’espressione

00 2

2

0

2

00B e|r|))~

(()|r|)(1()~

(T

pCOSpStp lhTTeTTlhT

(5.21)

In definitiva, dalla (5.13) e dalla (5.21) si ha

tpptpCOSpStp

tppCOSpS

B

zblhTTeTTlhT

zblhTTeTTlhTT

00

00

2

2

0

2

00

2

2

0

2

00

e|r|))~

(()|r|)(1()~

(

e|r|))(()|r|)(1()(

(5.22)

È dunque possibile esprimere la temperatura di brillanza uscente dallo strato

atmosferico ad altezza b in funzione dei parametri dei profili atmosferici e delle

condizioni al contorno, rispettivamente nel caso in cui tale livello sia situato al disotto o

al disopra della base della tropopausa.

3 Rugosità della superficie marina indotta dal vento

La riflessione su una superficie piatta è, come si è visto, modellizzabile facendo uso dei

coefficienti di riflessione di Fresnel (2.96). La radiazione riflessa è originata dalla

94

radiazione incidente proveniente dallo stesso angolo rispetto alla normale alla superficie

e da angolo azimutale opposto e risulta fortemente polarizzata. In presenza di vento la

superficie del mare si increspa: non è più possibile assumere una riflessione della

radiazione di tipo speculare. Si formano inoltre zone in cui è presente la schiuma,

ovvero una mistura di aria e acqua che fa da interfaccia ai due mezzi, che ha la

caratteristica di produrre un sostanziale incremento della emissività del mare (Stogryn,

1972), (Smith, 1988).

La rugosità della superficie marina può essere schematizzata con un modello a doppia

scala (Wu & Fung, 1972; Wentz, 1975) che considera la riflessione della radiazione

dovuta a onde a larga scala (onde di gravità) e a piccola scala (onde capillari),

schematizzate mediante una distribuzione di superfici speculari indipendenti, con una

data altezza e pendenza. Nel primo caso l'altezza quadratica media di ciascuna

superficie è grande rispetto alla lunghezza d'onda della radiazione incidente, mentre nel

secondo caso si suppone che l'altezza quadratica media delle superfici sia piccola

rispetto alla lunghezza d'onda: è possibile schematizzare la riflessione facendo uso nel

primo caso dell'ottica geometrica e nel secondo caso della teoria delle perturbazioni alla

trattazione rigorosa della diffrazione.

Per tenere conto della presenza di schiuma si indica con f la frazione di superficie

marina non coperta da schiuma. La riflettività può dunque essere espressa come (Wentz,

1996)

222 || ||)1(|| clearpclearpp rkfrfr (5.23)

dove k, supposto minore di uno, indica la diminuzione di riflettività dovuta alla

schiuma.

La riflettività in assenza di schiuma 2|| clearpr è data dalla somma della riflettività

incoerente calcolata integrando su tutte le direzioni di incidenza il coefficiente di

scattering bistatico dipendente dalla polarizzazione e dalla riflettività coerente (Yueh

et al., 1997). Quest'ultima è rappresentata al primo ordine dalla riflettività di Fresnel

vista in precedenza, mentre la prima si trova calcolando l'espressione

95

iisshvhviisshhhh

iissvhvhiissvvvv

iii

sclearh

clearv

r

r

,;,(),;,(

),;,(),;,(dd

4

1

||

||1

0

2

0

2

2

(5.24)

dove i e s indicano rispettivamente la direzione incidente e quella diffusa, mentre v e h

indicano la direzione di polarizzazione verticale e orizzontale. Il coefficiente di

scattering dipende dalla distribuzione delle pendenze delle superfici speculari del mare

a piccola e a grande scala e dal numero d'onda della radiazione incidente.

La (5.24) può essere anche pensata come dovuta al contributo dell'ottica geometrica e

della diffrazione:

2

om

2 ||)1(|| gevclearv rr (5.25)

dove rappresenta il contributo della diffrazione, piccolo rispetto a uno (Wentz, 1975).

Combinando la (5.23) con la (5.25) si trova che il coefficiente di riflessione in presenza

di vento si scrive come

2

om

2 ||)1(|| gevv rFr (5.26)

dove F include le costanti viste in precedenza.

Se si suppone di prendere una distribuzione di pendenze di tipo gaussiano si può far

vedere (Wentz, 1996) che il coefficiente di riflessione è approssimabile nella forma

WTrTrrrrr sisiFresnvgev )288)(53()288()53(|||| 3210

22

om (5.27)

dove 2|| Fresnvr è il coefficiente di riflessione di Fresnel dato nelle (2.96), i l'angolo di

incidenza in gradi, Ts la temperatura superficiale del mare in kelvin e W il modulo della

velocità del vento in m/s. I valori dei coefficienti ri sono dati in tab. 5.1 ed in fig. 5.3.

96

Freq.

(GHz)

6.93 10.65 18.70 23.80 36.50 50.30 52.80 89.00

v-pol r0 -0.27e-3 -0.32e-3 -0.49e-3 -0.63e-3 -1.01e-3 -1.20e-3 -1.23e-3 -1.53e-3

h-pol r0 0.54e-3 0.72e-3 1.13e-3 1.39e-3 1.91e-3 1.97e-3 1.97e-3 2.02e-3

v-pol r1 -0.21e-4 -0.29e-4 -0.53e-4 -0.70e-4 -1.05e-4 -1.12e-4 -1.13e-4 -1.16e-4

h-pol r1 0.32e-4 0.44e-4 0.7e-4 0.85e-4 1.12e-4 1.18e-4 1.19e-4 1.30e-4

v-pol r2 0.01e-5 0.11e-5 0.48e-5 0.75e-5 1.27e-5 1.39e-5 1.40e-5 1.15e-5

h-pol r2 0.00e-5 -0.03e-5 -0.15e-5 -0.23e-5 -0.36e-5 -0.32e-5 -0.30e-5 0.00e-5

v-pol r3 0.00e-6 0.08e-6 0.31e-6 0.41e-6 0.45e-6 0.35e-6 0.32e-6 -0.09e-6

h-pol r3 0.00e-6 -0.02e-6 -0.12e-6 -0.20e-6 -0.36e-6 -0.43e-6 -0.44e-6 -0.46e-6

Tabella 5.1 Coefficienti del modello per ottica geometrica (da Wentz, 1996). r0 è espresso in s/m, r1 in

s/(m deg), r2 in s/(m K) e r3 in s/(m deg K).

0 50 100-2

-1.5

-1

-0.5

0x 10

-3 r0V

0 50 1000.5

1

1.5

2

2.5x 10

-3 r0H

0 50 100-1.5

-1

-0.5

0x 10

-4 r1V

0 50 1000

0.5

1

1.5x 10

-4 r1H

0 50 1000

0.5

1

1.5x 10

-5 r2V

0 50 100-4

-2

0

2x 10

-6 r2H

0 50 100-2

0

2

4

6x 10

-7 r3V

0 50 100-6

-4

-2

0

2x 10

-7 r3H

Figura 5.3 Grafico dei coefficienti di tab. 5.1 in funzione della frequenza (espressa in GHz)

Il termine F nella (5.27) può essere espresso in maniera empirica in funzione della

velocità del vento W per mezzo di un confronto fra la temperatura di brillanza osservata

da satellite e le corrispondenti misure di vento ottenute da boe. Se si considerano

97

osservazioni tramite radiometro SSM/I nella banda 19-37 GHz (Wentz, 1997) e

SMMR-SASS (Wentz, 1992; Wentz, 1996) a 6.9 e 10.7 GHz si trova:

212121

21

12

2

1121

11

))((2

1m

)()(

2

1m

m

WWWWmmWF

WWWWW

WWmmWF

WWWF

(5.28)

dove

GHz 191035.31026.11042.8m

GHz 191083.51028.91089.2m37254

2

38264

1

(5.29)

e

GHz 1900915.0GHz) 19(mm

GHz 190.00254GHz) 19(mm

22

11

(5.30)

e dove W1 e W2 sono rispettivamente uguali a 7 e 12 m/s.

Se si indica con TB la temperatura uscente dalla superficie del mare, si ha

),;,(),;,(

),;,(),;,()(

4

1cos,

2

0

1

0

0

iisshvhviisshhhh

iissvhvhiissvvvvskyBiii

sHB

VBTeTdd

T

T

(5.31)

dove

0 0

0

,

de ))T((

i

skyBiT B (5.32)

è la temperatura di brillanza incidente sulla superficie del mare, mentre Tcos è al solito la

temperatura del fondo cosmico.

La (5.31) può essere approssimata nella forma (Wentz, 1996)

98

2

cos, ||)e)(1(

0

vskyBB rTTT

(5.33)

dove 2|| vr è dato dalla (5.26) e dove

0

0

2

622

4.3

62

e)0.70)()37(001.02.6(

e)0.70))(37(018.05.2(

SS

SS

H

V (5.34)

Nella (5.34) 2S rappresenta la varianza totale della pendenza delle superfici speculari

del mare, data dalla somma della varianza controvento e per vento laterale, all'interno

della distribuzione P(Suw,Scw) gaussiana delle pendenze Suw e Scw (Cox & Munk, 1954)

2

22

2exp

1),(P

S

SS

SSS cwuw

cwuw

(5.35)

dove la varianza 2S aumenta al diminuire della lunghezza d'onda della radiazione a

causa del fatto che le onde del mare di lunghezza minore della lunghezza d'onda della

radiazione non contribuiscono alla distribuzione di pendenze. Si può far vedere (Wilheit

& Chang, 1980) che il valore massimo di varianza, detto limite ottico, si raggiunge a 37

GHz. Si ha dunque (Wentz, 1996)

GHz 37)37(00748.01(1022.5

GHz 371022.53.132

32

WS

WS (5.36)

dove W è la velocità del vento a 10 metri di altezza sul livello del mare.

Nella (5.34) il termine 62 0.70 SS ha un massimo per 069.02 S . Per

069.02 S , tale termine è mantenuto al suo valore massimo (Wentz, 1996). Inoltre

per GHz 37 si ha che H è posto uguale al suo valore massimo, raggiunto a 37

99

GHz.. Si noti infine che quando l'assorbimento atmosferico diventa molto elevato,

tende a zero e la temperatura uscente dalla superficie del mare (5.33) tende a non

dipendere più dalla rugosità del mare e tende al valore assunto in condizioni di

riflessione speculare.

3.1 Effetti di direzione del vento

A causa dell'anisotropia della distribuzione delle pendenze delle onde e della differenza

di altezza delle onde nella direzione controvento e laterale al vento, si ha una

dipendenza della temperatura di brillanza dalla direzione del vento. Tale effetto è molto

dipendente dall'angolo di osservazione del radiometro rispetto alla verticale (Yueh,

1997): la temperatura di brillanza in polarizzazione verticale per = 40° e angolo

azimutale = 0° (controvento) risulta più elevata di quella per = 90° (laterale al

vento) mentre vale l'opposto per angolo di osservazione = 70°. Per = 53° si può far

vedere che (Wentz, 1996) l'incremento di emissività E (uguale e opposto alla

diminuzione di riflettività) dovuto alla direzione del vento nella banda 19–37 GHz è

esprimibile come

2coscos 21 E (5.37)

dove i coefficienti dipendono dalla polarizzazione e dalla velocità del vento ma sono

sostanzialmente indipendenti dalla frequenza:

254

2

253

1

254

2

254

1

1076.31093.8

1057.81020.1

1000.31046.4

1018.21083.7

WW

WW

WW

WW

H

H

V

V

(5.38)

Per quanto riguarda la dipendenza della temperatura di brillanza dalla direzione del

vento al di fuori della banda di frequenze considerata si può solo supporre che si

100

comporti in modo analogo a quello dovuto al modulo della direzione del vento. In

particolare dalla (5.30) si può affermare che la (5.38) può ragionevolmente essere usata

anche per frequenze maggiori di 37 GHz. Per frequenze minori di 19 GHz invece, la

(5.29) indica che si ha una diminuzione del segnale di intensità del vento al diminuire

della frequenza: la variazione di emissività per direzione del vento può essere presa pari

a

) 19(1

3719

1GHzm

EmE

(5.39)

dove 3719E è data dalla (5.37).

4 Modello diretto di emissione in presenza di vento su mare

Da quanto visto precedentemente si ha che in presenza di vento, l’intensità uscente dalla

sommità dell’atmosfera, espressa tramite l’equazione (2.91), può essere scritta nella

forma

000

e)T( )( +e )(e ),0( )1)(1(),0( Ss,,s

BeIIIeI skysky

(5.40)

In approssimazione di Rayleigh-Jeans le (5.22) diventano quindi, dopo alcuni passaggi,

tppptpCOSpppStp

tpppCOSpppS

B

hhlhTTeTeTTlhT

hhlhTTeTeTTlhTT

000

000

2

0000

2

0000

)e(1))~

(())(1()~

(

)e(1))(())(1()(

(5.41)

101

Si noti che per un valore fissato della temperatura della tropopausa Ttp si trova – tramite

la (5.1) – un valore specifico di altezza della tropopausa htp. Se si sceglie poi un valore

fissato di altezza dell’atmosfera h (per esempio 25 km), la temperatura di brillanza

uscente dall’atmosfera sarà data dalla parte superiore della (5.41), nel caso in cui

l’altezza della tropopausa risulti maggiore o uguale all’altezza dell’atmosfera scelta.

Sarà viceversa data dalla parte inferiore della (5.41) se l’altezza della tropopausa risulta

inferiore ad h.

5 Confronto con il modello PolRadTran

Il modello di trasferimento radiativo che è stato scelto allo scopo di confrontare i

risultati numerici ottenuti tramite il modello presentato in questa Tesi è denominato

PolRadTran. Tale modello è stato elaborato da Frank Evans e collaboratori, presso

l'Università del Colorado a Boulder, a partire dal 1991 (Evans & Stephens, 1991). Esso

risolve numericamente l'equazione del trasporto radiativo per un'atmosfera piano-

parallela verticalmente non omogenea, in presenza di scattering. Tale codice è in grado

di trattare in modo completo le caratteristiche di polarizzazione di particelle orientate a

caso (il mezzo è conseguentemente isotropo), di qualsiasi forma, aventi un piano di

simmetria. La formulazione prevede la presenza sia di sorgenti termiche sia di una

sorgente solare collimata. Il campo angolare di radiazione è rappresentato mediante una

serie di Fourier per la coordinata azimutale e tramite discretizzazione dell'angolo

zenitale. Il modello calcola la radiazione monocromatica polarizzata emergente da

un'atmosfera, ed è dunque configurato per applicazioni nel campo del telerilevamento.

Per particelle orientate a caso con un piano di simmetria si ha, come si è visto, una

matrice di fase con solo sei elementi differenti su sedici. Le informazioni sulla matrice

di fase sono lette da un file contenente i valori dell'espansione in polinomi di Legendre

di ciascuno dei sei elementi. Viene inoltre calcolata l'emissione termica per ciascun

livello verticale, che è poi interpolata linearmente all'interno di ciascuno strato. È infine

incorporata l'emissione termica superficiale e la riflettività superficiale, che può essere

sia di tipo speculare che di tipo Lambertiano. I parametri per ciascuno strato sono letti

anch'essi da un file che contiene l'altezza e la temperatura di ogni livello (ovvero

102

l'interfaccia fra strato e strato successivo), l'assorbimento gassoso per lo strato

sottostante e - in presenza di scattering - il nome del file contenente, come detto, i valori

degli elementi della matrice di fase. L'uscita è rappresentata da un file che riporta per

ogni livello verticale i valori dei parametri di Stokes calcolati per ciascun azimut e per

ciascun angolo zenitale di quadratura impostato, sia per la radiazione entrante che per la

radiazione uscente dal livello dato, oltre che il flusso totale entrante e uscente dal

medesimo livello.

L'equazione del trasporto radiativo in geometria piano-parallela è risolta tramite il

metodo di somma e raddoppiamento (doubling and adding method), basato

fondamentalmente sull'ipotesi di interazione lineare fra materia e campo di radiazione.

Se si indica con I+ e con I

- la radiazione polarizzata rispettivamente entrante ed uscente

da un dato strato di atmosfera, si ha (fig. 5.4)

SIRITI

SIRITI

010

101 (5.42)

1I

1I

0I

0I

R

T

S

Figura 5.4 Illustrazione schematica del principio di interazione

dove T è la matrice di trasmissione, R la matrice di riflessione e S il vettore sorgente. Se

lo strato considerato è l'intera atmosfera (comprensiva della superficie), calcolare R, T

ed S equivale a risolvere l'equazione del trasporto radiativo. Se però la profondità dello

strato considerato è sufficientemente piccola, è possibile per esempio considerare il

termine sorgente lineare nella profondità ottica. In pratica il codice suddivide ciascuno

103

strato di ingresso in un dato numero di sottostrati di profondità pari alla precisione

desiderata per il calcolo delle differenze finite, applicando quindi la relazione (5.42) ad

ogni sottostrato.

Per confrontare i valori di temperatura di brillanza uscenti dall'atmosfera ottenuti con il

modello presentato nella Tesi (in questa sezione denominato EffProfMod) e quello di

Evans si è pensato di considerare un'atmosfera in condizioni di cielo sereno composta

da ventisei livelli di profondità pari a un chilometro, in modo da raggiungere l'altezza

massima di 25 km. Si è quindi considerato un insieme di valori di riferimento (Tab. 5.2)

relativi ai parametri di ingresso di EffProfMod, controllando che non venisse mai

raggiunta la condizione di saturazione di vapore d'acqua.

Tramite tali valori sono stati costruiti i corrispondenti profili atmosferici efficaci ed i

valori dell'indice di rifrazione complesso dell'acqua di mare n - parametro richiesto da

PolRadTran - legato alla costante dielettrica complessa mediante la relazione 2n .

Esprimendo n come

ninn (5.43)

e ricordando che i si trova (Tab 5.3)

)Im(

)Re(

n

n (5.44)

Per ogni livello di altezza scelto (ovvero per ogni chilometro) sono stati calcolati i

valori dei profili efficaci trovati, mentre per ogni strato compreso fra due livelli

consecutivi si è calcolato la media del coefficiente di assorbimento gassoso su una

sottogriglia di valori corrispondente al passo di quadratura per il calcolo della

profondità ottica in EffProfMod (Tab. 5.4 e fig. 5.5). Si è in particolare scelto il passo

pari a 0.1 km, compromesso soddisfacente fra la velocità di calcolo e la scala di

variazione dei profili atmosferici verticali. Si è dunque calcolato le temperature di

brillanza uscenti dall'atmosfera in polarizzazione verticale e orizzontale per un angolo di

104

vista di 53°, alle frequenze 10.7 GHz, 19.35 GHz, 37.0 GHz e 85.5 GHz, per i due

modelli considerati. I risultati del confronto sono riportati in Tab 5.5 e in fig. 5.6.

T0 [K] [K/km] 0 [g/m3] H [km] TS [K] salt [psu] p0 [hPa]

288 6.5 7 2 288 38 1013

Tabella 5.2 Valori dei parametri del modello EffProfMod utilizzati per

determinare i parametri fisici atmosferici alle altezze considerate

10.7 GHz 19.35 GHz 22.235 GHz 37.0 GHz 85.5 GHz

n'-jn'' 7.60-j2.63 6.33-j2.96 5.98-j2.97 4.77-j2.75 3.35-j1.93

Tabella 5.3 Indice di rifrazione complesso dell'acqua di mare alle frequenze

indicate, per salinità pari a 38 psu e TS = 288 K, usato come parametro di ingresso

in PolRadTran.

z [km] T(z) [K] [km-1

]

10.7 GHz 19.35 GHz 22.235 GHz 37.0 GHz 85.5 GHz

25 217 3.04E-06 4.24E-06 1.00E-05 1.41E-05 1.48E-05

24 217 4.17E-06 5.81E-06 1.39E-05 1.93E-05 2.03E-05

23 217 5.71E-06 7.96E-06 1.94E-05 2.64E-05 2.79E-05

22 217 7.83E-06 1.09E-05 2.69E-05 3.62E-05 3.82E-05

21 217 1.07E-05 1.50E-05 3.74E-05 4.96E-05 5.24E-05

20 217 1.47E-05 2.06E-05 5.21E-05 6.80E-05 7.20E-05

19 217 2.01E-05 2.83E-05 7.25E-05 9.32E-05 9.89E-05

18 217 2.76E-05 3.89E-05 1.01E-04 1.28E-04 1.36E-04

17 217 3.79E-05 5.36E-05 1.40E-04 1.75E-04 1.88E-04

16 217 5.19E-05 7.40E-05 1.96E-04 2.41E-04 2.59E-04

15 217 7.12E-05 1.02E-04 2.73E-04 3.31E-04 3.59E-04

14 217 9.78E-05 1.42E-04 3.80E-04 4.55E-04 5.00E-04

13 217 1.34E-04 1.99E-04 5.30E-04 6.27E-04 7.01E-04

12 217 1.85E-04 2.80E-04 7.41E-04 8.65E-04 9.91E-04

11 217 2.44E-04 3.83E-04 1.03E-03 1.15E-03 1.35E-03

10 223 3.08E-04 5.08E-04 1.42E-03 1.46E-03 1.77E-03

9 229.5 3.87E-04 6.82E-04 1.98E-03 1.85E-03 2.35E-03

8 236 4.85E-04 9.35E-04 2.77E-03 2.36E-03 3.19E-03

105

7 242.5 6.08E-04 1.31E-03 3.90E-03 3.02E-03 4.43E-03

6 249 7.65E-04 1.89E-03 5.53E-03 3.91E-03 6.35E-03

5 255.5 9.70E-04 2.79E-03 7.88E-03 5.16E-03 9.41E-03

4 262 1.25E-03 4.21E-03 1.13E-02 6.98E-03 1.45E-02

3 268.5 1.63E-03 6.49E-03 1.64E-02 9.75E-03 2.31E-02

2 275 2.20E-03 1.02E-02 2.38E-02 1.42E-02 3.82E-02

1 281.5 3.08E-03 1.61E-02 3.49E-02 2.16E-02 6.55E-02

0 288 0.00E+00 0.00E+00 0.00E+00 0.00E+00 0.00E+00

Tabella 5.4 Parametri di ingresso considerati per il modello PolRadTran.

0 0.02 0.04 0.06 0.08 0.1 0.12 0.14 0.160

5

10

15

20

25

somma del coefficiente di assorbimento alle frequenze considerate [km]

altezza [

km

]

valori mediati su 1 km

10.7 GHz

19.35 GHz

22.235 GHz37.0 GHz

85.5 GHz

Figura 5.5 Rappresentazione grafica dei coefficienti di assorbimento gassoso riportati in Tab. 5.4

EffProfMod PolRadTran

freq [GHz] TbV [K] TbH [K] TbV [K] TbH [K]

10.7 164.46 79.69 163.45 77.58

19.35 184.47 105.62 185.35 106.01

22.235 204.77 140.66 205.53 140.97

37.0 206.56 129.50 207.95 130.22

85.5 246.51 186.80 246.56 186.83

Tabella 5.5 Temperature di brillanza in polarizzazione verticale (TbV) e orizzontale (TbH)

alla cima dell'atmosfera su mare calmo.

106

10 20 30 40 50 60 70 80 9060

80

100

120

140

160

180

200

220

240

260

frequenza [GHz]

Tem

pera

tura

di brilla

nza [K

]

T0 = 288 K; = 6.5 K/km; zero

= 7 g/m 3; H = 2 km; TS = 288 K; salt = 38 psu; p

o = 1013 hPa

Vpol

(Evans & Stephens, 1991)

Vpol

(presente Tesi)

Hpol

(Evans & Stephens, 1991)

Hpol

(presente Tesi)

Figura 5.6 Confronto fra le temperature di brillanza alla cima dell'atmosfera calcolate tramite il modello

di Evans & Stephens (1991) e quello presentato. Si suppone di considerare un angolo di vista di 53° e che

il profilo atmosferico di vapore d'acqua sia esponenziale e quello di temperatura lineare.

6 Sensibilità del modello diretto di emissione

Una volta messo a punto il modello diretto, è possibile utilizzarlo per calcolarne la

risposta in temperatura di brillanza alle variazioni dei parametri fisici di cui il modello è

funzione. Se tale indagine è eseguita in funzione della frequenza della radiazione, si può

valutare la cosiddetta sensibilità spettrale. In questo modo è possibile stabilire quali

siano i parametri fisici in linea di principio misurabili e determinare inoltre in quale

frequenza e polarizzazione sia più opportuno eseguire la misura. Infatti, come è noto, la

precisione con cui un parametro p può essere stimato dipende direttamente dalla

sensibilità dello strumento di misurazione – in questo caso il radiometro – definibile

come il rapporto fra la variazione della temperatura di brillanza uscente dall’atmosfera

in polarizzazione V o H ][, KT HBV in corrispondenza della variazione p del

parametro in esame.

107

10.7 GHz 19.35 GHz 22.235 GHz

p

p

KTBV

][

p

KTBH

][

p

KTBV

][

p

KTBH

][

p

KTBV

][

p

KTBH

][

p0 [hPa] 0.01 0.01 0.01 0.02 -0.01 -0.02

sal [psu] -0.01 0.00 -0.02 -0.01 -0.02 -0.01

TS [K] 0.52 0.23 0.31 0.13 0.26 0.10

T0 [K] -0.02 -0.03 0.03 0.02 0.20 0.23

[K/km] -0.19 -0.01 -0.37 -0.23 -1.02 -1.28

0 [g/m3] 0.19 0.34 1.54 2.77 3.06 5.55

H [km] 0.45 0.78 3.79 6.94 9.27 17.78

CLW [kg/m2] 2.15 4.30 4.90 10.80 3.95 9.65

w [m/s] -0.08 0.24 0.89 1.92 0.65 1.53

[deg] 0.00 0.00 -0.01 -0.02 -0.01 -0.01

37 GHz 85.5 GHz

p

p

KTBV

][

p

KTBH

][

p

KTBV

][

p

KTBH

][

p0 [hPa] 0.03 0.05 0.02 0.05

sal [psu] -0.04 -0.03 -0.04 -0.03

TS [K] 0.08 -0.05 0.00 -0.14

T0 [K] -0.02 -0.11 0.04 -0.22

[K/km] -0.35 -0.02 -0.64 -0.14

0 [g/m3] 1.23 2.40 2.35 5.80

H [km] 2.74 5.49 4.59 12.44

CLW [kg/m2] 10.90 29.60 -2.50 51.05

w [m/s] 0.50 1.60 -0.30 0.30

[deg] -0.01 -0.02 -0.01 -0.02

Tabella 5.6 Sensibilità del modello diretto di emissione ai parametri fisici considerati.

Dalla tabella 5.6 e dalla fig. 5.7 si possono dedurre informazioni sulla possibilità di

misurare un dato parametro fisico nelle frequenze delle microonde caratteristiche dei

sensori SSM/I e TMI, i cui dati sono stati utilizzati nella presente Tesi. Si può notare

innanzitutto che per variazioni tipiche della pressione secca e della salinità del mare si

hanno variazioni della temperatura di brillanza inferiori a 1 K. È del resto noto (per es.

Ulaby et al., 1981) che si ha sensibilità alla salinità fino a circa 4 GHz. Per quanto

108

riguarda la temperatura atmosferica si ha che la massima sensibilità fra quelle calcolate

è raggiunta in corrispondenza della riga di risonanza del vapore d’acqua a 22.235 GHz

(che è l’unica riga di risonanza all’interno delle frequenza studiate). Ciò è spiegabile

osservando che la sensibilità alla temperatura è massimizzata al centro della riga in

quanto si massimizza in funzione della frequenza il termine dipendente dalla

temperatura all’interno del profilo di riga, dato dall’ampiezza di riga collisionale (si

ricordi la 3.15 e la 3.16). Inoltre, il fatto che tale sensibilità sia positiva1 si spiega

notando che la temperatura di brillanza uscente dall’atmosfera è, nel caso di un mezzo

otticamente sottile come l’atmosfera terrestre, caratterizzato cioè dall’avere una

profondità ottica molto minore di uno, approssimabile (si ricordi la 2.92) come

effskyB TT

0

, , dove effT è la temperatura atmosferica ad una data altezza efficace.

Dalla (2.14) si dunque che la temperatura di brillanza uscente dall’atmosfera è correlata

linearmente all’estinzione che è (per es. Liebe et al., 1993) funzione di una potenza

positiva della temperatura.

Le sensibilità maggiori si ottengono però in corrispondenza dei parametri del profilo di

vapore d’acqua e del contenuto di acqua liquida atmosferica, nel primo caso in

corrispondenza della risonanza del vapore d’acqua a 22.235 GHz e a 85.5 GHz in cui si

sente l’effetto dell’ala della riga a 183.3 GHz, molto più intensa della risonanza a

frequenza inferiore. Nel caso dell’acqua liquida si ha la massima sensibilità in

polarizzazione orizzontale a 85.5 GHz, mentre si ha un massimo relativo a 37.0 GHz in

polarizzazione verticale: le differenze di forma funzionale al variare della

polarizzazione sono dovute a corrispondenti variazioni di riflettività della superficie

che, nel caso presente, è supposta essere composta di acqua (salata). Per quanto riguarda

il vento su mare, infine, si ha che la sensibilità massima è raggiunta a 19.35 GHz in

polarizzazione orizzontale, sia per l’intensità che, in maniera però decisamente minore,

per la direzione.

1 Si noti che il gradiente di temperatura è in realtà (si ricordi la (2.106)) dato dall’opposto di .

109

0 50 100-0.05

0

0.05

se

nsib

ilità

[K

/hP

a]

pressione secca superficiale

0 50 100-0.04

-0.02

0

se

nsib

ilità

[K

/psu

]

salinità del mare

0 50 100-0.5

0

0.5

1

se

nsib

ilità

[K

/K]

temperatura del mare

0 50 100-0.5

0

0.5

se

nsib

ilità

[K

/K]

temperatura atmosferica superficiale

0 50 100-1.5

-1

-0.5

0

se

nsib

ilità

[K

/(K

/km

)]

gradiente temperatura atmosferica

0 50 1000

2

4

6

se

nsib

ilità

[K

/(g

/m3)]

densità superficiale di vapore d'acqua

0 50 1000

10

20

se

nsib

ilità

[K

/km

]

scala di altezza del vapore d'acqua

0 50 100-50

0

50

100

se

nsib

ilità

[K

/(kg

/m2)]

contenuto colonnare di acqua liquida

frequenza [GHz]

0 50 100-1

0

1

2

se

nsib

ilità

[K

/(m

/s)]

velocità del vento su mare

frequenza [GHz]

0 50 100-0.02

-0.01

0

se

nsib

ilità

[K

/de

g]

direzione del vento

frequenza [GHz]

Figura 5.7 Sensibilità del modello diretto ai parametri fisici, calcolata alle frequenze 10.7, 19.35,

22.235, 37 e 85.5 GHz, in polarizzazione verticale (colore blu) e orizzontale (colore rosso), per valori

atmosferici e superficiali standard e angolo di vista 53°.

Per calcolare infine la sensibilità del modello al contenuto colonnare di vapore d’acqua

o acqua precipitabile HWV 0 - espressione trovata integrando la (5.2) per altezza

dell'atmosfera molto maggiore della scala di altezza del vapore d'acqua - basta osservare

che

H

TT

HWV

T BBB

00

11

(5.44)

In fig. 5.8 si è riportato l’andamento in frequenza della sensibilità all’acqua

precipitabile: risultano confermate le considerazioni fatte a proposito della densità

110

superficiale e della scala di altezza del vapore d’acqua, per cui la massima sensibilità si

ha a 22.235 GHz, con un massimo secondario a 85.5 GHz, particolarmente in

polarizzazione orizzontale.

10 20 30 40 50 60 70 80 900

1

2

3

4

5

6

frequenza [GHz]

Sensib

ilità

all’

acqua

pre

cip

ita

bile

[K

m2/k

g]

Figura 5.8 Sensibilità del modello all’acqua precipitabile in polarizzazione verticale (in

blu) e orizzontale (in rosso)

111

Capitolo 6

Stime del contenuto colonnare di vapore d’acqua

1 Pre-elaborazione dei dati SSM/I

In base alle librerie HDF a disposizione della comunità scientifica, sono stati

implementati al PIN – Centro Studi Ingegneria dell’Università di Firenze, programmi in

grado di gestire i dati SSM/I a disposizione secondo le esigenze. In particolare viene

eseguito:

Ricampionamento dell’EFOV a terra, alla risoluzione spaziale desiderata, mediante

deconvoluzione del profilo di antenna.

Georeferenziazione dell’immagine in una data proiezione cartografica, relativa alla

zona di interesse e di risoluzione data, sulla base dei dati orbitali nominali e sulla

geometria di acquisizione.

Creazione di una maschera mare-terra relativa alla medesima scena e di uguale

risoluzione.

Correzione di eventuali errori nella procedura di georeferenziazione, dovuti alla non

completa accuratezza dei dati di ingresso.

Filtraggio dei pixel in corrispondenza dei quali sia stimato in atto un evento

precipitativo.

Il ricampionamento dell’EFOV è un passaggio fondamentale perché permette di creare

un insieme omogeneo di dati a diverse frequenze (si ricordi la (1.12) e le tab. 1.1 e 1.2).

Se la cella di ricampionamento è scelta pari al dato a minor risoluzione (ovvero a minor

frequenza), è sufficiente mediare su tale estensione i dati a risoluzione più elevata. Nel

caso dell’SSM/I si ottengono risoluzioni di circa 56 km (tab. 1.1). Se, come nel caso

presente, si necessita di risoluzioni più elevate sia a causa del fatto che la zona di studio

112

non ha una elevata estensione spaziale, sia per esigenze di integrazione dei dati con

quelli provenienti da altri sensori a più alta risoluzione, si deve ricorrere a tecniche di

miglioramento della risoluzione mediante deconvoluzione del profilo di antenna1. Si

noti che il miglioramento della risoluzione ottenuto applicando tali tecniche corrisponde

inevitabilmente ad un aumento del livello di rumore del dato. Se si riscrive la

temperatura di antenna (1.22), supposta corretta per l’emissione spuria entrante dai lobi

laterali, come

dxdyyxGyxTiT

iS

iccBcA ),(~

),()( ,,, (6.1)

dove (x,y) e ),(~

, yxG ic sono rispettivamente le coordinate e la proiezione del guadagno

di antenna sul piano immagine per la i-esima misura di temperatura di antenna nel

canale c e dove Si rappresenta l’area su cui il guadagno ),(~

, yxG ic è significativo. La

dipendenza del guadagno da i è dovuta al fatto che la direzione di puntamento cambia

per ogni misura (fig. 6.1).

Figura 6.1 Impronta a terra dell'antenna del radiometro SSM/I per due misure diverse sia

lungo la traccia sia perpendicolarmente alla traccia (da Long & Daum, 1998).

1 In realtà tali tecniche possono essere applicate anche nel caso precedente, per ottenere una riduzione di

risoluzione che consideri le differenze dei profili di antenna dei vari canali: in questo caso si parla di

interpolazione ottimale.

113

Per determinare la temperatura di brillanza in ciascuno dei canali le cui misure sono

spazialmente sovrapposte si possono utilizzare tecniche di inversione come quella di

Backus-Gilbert (per es. Stogryn, 1978), che sono state applicate specificamente ai dati

SSM/I (Poe, 1990; Farrar & Smith, 1992; Robinson et al., 1992). Tale metodo esprime

la temperatura di brillanza nel pixel (xj,yj) e nel canale c come combinazione lineare di

N misure vicine2:

N

i

cAijjjcB iTayxT

1

,, )(),( (6.2)

dove gli aij sono determinati dalla geometria di acquisizione e dalla matrice di

correlazione del rumore. La soluzione, come è noto, non è unica: si devono porre dei

condizionamenti arbitrari. Nel caso dell’SSM/I (ma vale in generale per radiometri

multifrequenza) si può ad esempio scegliere, fissata la risoluzione spaziale, la soluzione

che determina un livello di rumore tale da massimizzare la correlazione fra il canale

considerato e quello a 85.5 GHz, a più alta risoluzione. È chiaro però che per il canale

ad alta risoluzione il condizionamento è nuovamente del tutto arbitrario.

Per applicare la tecnica sopra descritta è necessario avere a disposizione una relazione

fra la direzione di puntamento dell’antenna per una data misura e le coordinate terrestri.

Tali relazioni possono essere determinate mediante calcoli geometrici e di meccanica

celeste basati sui parametri orbitali (o effemeridi) del satellite (per es. Wentz, 1991). Si è

scelto poi di applicare la tecnica di inversione in modo da ottenere il piano immagine

nella cosiddetta rappresentazione equiangola, in cui la coordinata x è la longitudine

geografica e la coordinata y la latitudine geografica , con risoluzione del pixel pari a

2.0jj per ogni pixel j dell’immagine.

Sulla base di informazioni contenute all’interno dei dati stessi, si produce un’immagine

sovrapponibile a quelle contenenti le temperature di brillanza georeferenziate, in cui è

riportata una classificazione della tipologia di superficie terrestre osservata. In

particolare interessa discriminare i pixel appartenenti al mare, da quelli relativi alla

2 N può essere scelto pari al numero di misure che hanno un guadagno significativo all’interno del pixel

di interesse (Long & Daum, 1998 scelgono per esempio una soglia di 11 dB dal picco). Ciò evita

problemi di singolarità nell’inversione.

114

costa o alla terra. Il presente studio infatti suppone di considerare le caratteristiche di

emissività proprie del mare.

Una volta prodotta l’immagine georeferenziata si procede al controllo di eventuali errori

di georeferenziazione dell'immagine. Essi sono in genere dovuti a inesattezze sui valori

delle effemeridi del satellite (che possono cambiare per esempio in periodi di

accresciuta attività solare) o a problemi di disallineamento del sensore rispetto al

satellite o infine a una cattiva accuratezza della conoscenza dell’angolo di puntamento

dell’antenna rispetto al nadir. Tali errori possono essere anche dell’ordine di 15 km. Per

ovviare a tali problemi si può sovrapporre alle immagini georeferenziate una immagine

vettoriale della linea di costa e traslare l’origine delle coordinate fino a raggiungere il

miglior accordo visivo fra la linea di costa misurata e quella sovraimpressa.

Infine si eliminano dall'analisi successiva i pixel di immagine in cui si stimi sia presente

la pioggia. Infatti tale fenomeno, come si è detto, oltre che rendere meno intelligibile il

segnale radiometrico del vapore d'acqua, deve essere trattato tenendo conto

dell'incremento dell'emissività al satellite dovuto allo scattering da parte delle gocce di

pioggia. Nel modello diretto presentato tale eventualità è invece stata scartata a priori.

Per filtrare tali pixel si è scelto di adottare una tecnica che considera la differenza di

polarizzazione nel canale a 19 GHz (Ferriday & Avery, 1997).

In fig. 6.2 è riportato un esempio di scena georeferenziata relativa alle diverse bande

SSM/I.

2 Pre-elaborazione dei dati TMI

I dati 1B11 sono distribuiti in granuli in formato HDF e sono organizzati sotto forma di

metadati e di dati di scansione (swath data). I metadati, a loro volta suddivisi in

metadati generali (ECS core metadata) e metadati specifici per il prodotto (product

specific metadata), forniscono una descrizione del contenuto, del formato e dell’utilità

dell’insieme di dati. In particolare è importante il parametro contenente il numero di

scansioni nscan nell’orbita, detto Orbit Size.

115

19.35 GHz V

50 100 150 200 250

20

40

60

80

100 0

100

200

300

19.35 GHz H

50 100 150 200 250

20

40

60

80

100 0

100

200

300

22.235 GHz V

50 100 150 200 250

20

40

60

80

100 0

100

200

300

37 GHz V

50 100 150 200 250

20

40

60

80

100 0

100

200

300

37 GHz H

50 100 150 200 250

20

40

60

80

100 0

100

200

300

85.5 GHz V

50 100 150 200 250

20

40

60

80

100 0

100

200

300

85.5 GHz H

50 100 150 200 250

20

40

60

80

100 0

100

200

300

Figura 6.2 Esempio di insieme di dati SSM/I georeferenziati, relativi al 12 Novembre 1998. La scala a

destra di ogni immagine è riferita alla TB in K.

I dati di scansione contengono un’insieme di campi tra cui:

Scan Time:

- Year: anno a quattro cifre (per es. 1999)

- Month: mese dell’anno

- Day of Month: giorno del mese

- Hour: ora (UTC) del giorno

- Minute: minuti dell’ora

- Second: secondi del minuto

- Day of Year: giorno dell’anno

Geolocation:

- Latitudine del centro dell’EFOV dei canali a 85.5 GHz al livello dell’ellissoide

terrestre (208 x nscan dati).

- Latitudine del centro dell’EFOV dei canali a 85.5 GHz al livello dell’ellissoide

terrestre (208 x nscan dati).

LowResCh:

- Temperatura di brillanza dei sette canali a bassa risoluzione in una data

scansione (104 x nscan dati).

116

HighResCh:

- Temperatura di brillanza dei due canali ad alta risoluzione in una data scansione

(208 x nscan dati).

Per leggere ed elaborare i dati sopra descritti sono stati sviluppati appositi programmi

scritti in linguaggio C, che fanno uso della libreria Science Algorithm Toolkit

appositamente creata dal TSDIS per leggere dati relativi agli strumenti a bordo del

satellite TRMM e distribuita agli sviluppatori su richiesta. Tramite tale libreria è

possibile anche interfacciarsi con un database fornito con il toolkit che fornisce, per una

data longitudine e latitudine relativa a tutto il globo terrestre, la classificazione del tipo

di superficie: In particolare esso permette di discriminare: terra, ghiaccio, mare, costa e

costa vicino al ghiaccio. In particolare si sono elaborate procedure per:

Georeferenziazione dei dati relativi a una scena di interesse, in rappresentazione

equiangola di risoluzione 2.0jj . Si noti che tale risoluzione corrisponde

alle nostre latitudini a dimensioni, in approssimazione di Terra sferica, dell’ordine di

22 km (lungo il meridiano) x 16 km (lungo il parallelo). Come si vede dalla fig. 1.7,

tale risoluzione è tale da contenere sempre in ciascun pixel un numero maggiore di

zero di centri di EFOV del satellite: si è pertanto evitato di applicare la procedura di

ricampionamento sopra descritta nel caso dell’SSM/I, semplicemente mediando in

ciascun pixel i diversi valori di temperatura di brillanza. Si noti inoltre che la

risoluzione è stata posta uguale a quella scelta per i dati SSM/I al fine di rendere i

dati confrontabili.

Produzione di un’immagine di estensione e risoluzione identica ai dati di

temperatura di brillanza, contenente la classificazione mare-terra.

Filtraggio dei pixel in cui sia presente pioggia.

In fig. 6.3 è riportato un esempio di scena georeferenziata relativa alle diverse bande

TMI.

117

3 Casi di studio

L'insieme dei dati utilizzati per l'analisi presentata consiste in otto acquisizioni

temporalmente quasi coincidenti dei radiometri SSM/I e TMI, nel 1998 e 1999, in tutti i

rispettivi canali di frequenza e polarizzazione. La zona di studio è relativa alla parte

meridionale del bacino del Mediterraneo, delimitata a nord dalla latitudine massima

osservabile con il TMI, pari circa a 36°.

10.7 GHz V

100 200 300

20

40

60

80

100 0

100

200

300

10.7 GHz H

100 200 300

20

40

60

80

100 0

100

200

300

19.4 GHz V

100 200 300

20

40

60

80

100 0

100

200

300

19.4 GHz H

100 200 300

20

40

60

80

100 0

100

200

300

21.3 GHz V

100 200 300

20

40

60

80

100 0

100

200

300

37.0 GHz V

100 200 300

20

40

60

80

100 0

100

200

300

37.0 GHz H

100 200 300

20

40

60

80

100 0

100

200

300

85.5 GHz V

100 200 300

20

40

60

80

100 0

100

200

300

85.5 GHz H

100 200 300

20

40

60

80

100 0

100

200

300

Figura 6.3 Esempio di insieme di dati TMI georeferenziati. La scala a destra di ogni immagine è riferita

alla TB in K.

L'intervallo temporale massimo accettato fra i tempi di attraversamento dei rispettivi

satelliti sopra l'area studiata è stato scelto inferiore a venti minuti. I dati sono relativi

alla stagione primaverile, estiva ed invernale; sono stati acquisiti inoltre a partire da

circa le 04:00 del mattino, fino a circa le 19:30 ora locale. In fig. 6.4 si è riportato un

esempio della zona di acquisizione coincidente, relativa al 12 Novembre 1998, nel

canale a 85.5 GHz in polarizzazione verticale.

118

50 100 150 200 250

10

20

30

40

50

60

70

80

90

100

Figura 6.4 Acquisizione nel canale 85.5 V relativa al bacino del Mediterraneo meridionale ottenuta dal

TMI (striscia quasi orizzontale) e dall'SSM/I (striscia quasi verticale), del 12 Novembre 1998.

4 Determinazione dell'acqua precipitabile tramite tecnica di inversione

A frequenza, polarizzazione e angolo di acquisizione fissati, il modello diretto (5.41) è,

come si è visto, funzione di un dato insieme di parametri fisici, parte dei quali possono

essere considerati costanti durante tutta l'acquisizione considerata, come ad esempio

l'altezza dell'atmosfera. Infatti, per valori tipici dei parametri, il limite asintotico della

temperatura di brillanza in funzione dell'altezza è raggiunto entro i primi 25 chilometri:

pertanto si sceglie tale valore come altezza dell'atmosfera. Inoltre si fissa il valore della

temperatura della tropopausa considerandolo pari a quello climatologico.

Si è inoltre determinato il valore della temperatura superficiale del mare utilizzando i

dati relativi alle medie settimanali stimate nell'infrarosso termico dal sensore NOAA-

AVHRR e distribuiti dal Physical Oceanography Distributed Active Archive Center

(PO.DAAC) del JPL (Jet Propulsion Laboratory) di Pasadena (fig. 6.5).

Si è inoltre posto la temperatura atmosferica superficiale uguale a quella del mare, allo

scopo di ridurre le variabili nell'algoritmo di inversione, confidando sia sul fatto che la

119

stima della temperatura superficiale del mare nell'infrarosso risente anche della

temperatura dei bassi strati atmosferici, sia sul fatto che la sensibilità del modello diretto

a tale parametro non è delle più elevate, anche se non certo trascurabile (si veda la

tabella 5.6).

sd1998322.hdf

20 40 60 80 100 120 140 160 180 200

20

40

60

800

10

20

30

14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 250

5

10

15

20

num

ero

di pix

el [%

]

SST [°C]

temperatura mediana: 19.95°C

Figura 6.5 Distribuzione spaziale della media settimanale della temperatura superficiale del mare (SST)

in gradi centigradi, stimata mediante osservazioni del NOAA-AVHRR nell'infrarosso termico, relativa al

periodo 9 – 16 Novembre 1998.

Per quanto riguarda la salinità del mare si è fatto riferimento a valori medi mensili

relativi alla parte meridionale del bacino del Mediterraneo, ricavati dal Mediterranean

Oceanic Data Base (MODB), sviluppato all'interno del programma MAST (Marine

Science and Technology) dell'Unione Europea.

Per la pressione superficiale secca si è infine fatto riferimento ai valori climatologici,

data la scarsa variabilità temporale di tale parametro oltre che della sua bassa sensibilità

all'interno del modello diretto.

I restanti sei parametri del modello diretto (gradiente di temperatura atmosferica, densità

superficiale e scala di altezza del vapore d'acqua, densità di acqua liquida, velocità e

direzione del vento su mare) sono stati stimati tramite la tecnica di inversione descritta

120

precedentemente. Si noti infatti che il numero dei canali Npol a disposizione nel caso

dell'SSM/I è pari a sette, mentre nel caso del TMI è pari a nove: in entrambi i casi si ha

un numero sufficiente di dati per stimare i sei parametri del modello scelti. L'errore

quadratico medio della stima rms può essere definito come

1

)(

)(1

2

min

mod

,,

min

pol

N

j

jB

sat

jB

N

qTT

qrms

pol

(6.3)

dove minq

è il vettore dei parametri in cui è minimo il 2 e che rappresenta dunque la

miglior stima delle quantità fisiche osservate dal radiometro durante un tempo di

integrazione; sat

jBT , e mod

, jBT sono invece, come noto, le temperature di brillanza

rispettivamente misurate e stimate da modello nel j-esimo canale. Se l'errore di

calibrazione assoluta può essere considerato lo stesso per tutti i canali di uno stesso

radiometro, dalla definizione di 2 e dalla (6.3) segue

1

)()( min

2

min

pol

sat

BN

qTqrms

(6.4)

Dalla (6.4) si vede che dato un valore di 2 minimo, la stima dei parametri è tanto più

accurata quanto maggiore è il numero dei canali radiometrici con cui è stata

determinata.

Per rendere più attendibile l'eventuale contributo emissivo dell'acqua liquida si è scelto

di moltiplicare il valore della densità di goccioline di acqua per il rapporto di

supersaturazione corrispondente al livello atmosferico considerato (Wang & Chang,

1990). Esso è dato dal rapporto fra la pressione nominale di vapore d'acqua )(~ ze – ossia

la pressione che raggiungerebbe il vapore d'acqua senza considerare il limite di

saturazione - e la pressione di saturazione di vapore d'acqua esat(z) alla stessa altezza.

Infatti è ragionevole supporre che la densità di acqua liquida aumenti all'aumentare

della pressione nominale di vapore d'acqua in quanto in tal modo aumenta la quantità di

121

acqua condensabile, anche se il processo di condensazione ha come condizione

necessaria la presenza dei cosiddetti nuclei di condensazione. Si noti che tale scelta non

implica un aumento delle variabili del modello e presenta il vantaggio di disporre di un

profilo verticale di densità di acqua liquida nella nube. Il contenuto colonnare di acqua

liquida CLW sarà pertanto dato da

2

1

)(

)(~z

zsat

dzze

zeclwCLW (6.5)

dove clw, densità di acqua liquida alla saturazione del vapore d'acqua, è il parametro

che viene in realtà stimato e dove z1 e z2 sono i livelli di saturazione del vapore d'acqua.

Per ciascun insieme di osservazioni multispettrali di una data regione spaziale, dal

profilo efficace di vapore d'acqua stimato (fig. 6.6) si calcola infine il contenuto

colonnare di vapore d'acqua PW, dato da

HdzePW

h

H

z

0

0

0

(6.6)

la cui affidabilità è correlata al corrispondente valore di scarto rms della stima. In

generale si può dire che un valore elevato di rms, ossia significativamente maggiore

dell’errore di calibrazione assoluta nominale caratteristico del radiometro considerato, è

imputabile o all’inefficacia del modello fisico a schematizzare il fenomeno sotto

osservazione, o ad una scelta non appropriata del tentativo iniziale in ingresso alla

tecnica di inversione utilizzata. In figura 6.7 sono riportate le distribuzioni di rms

ottenute con i dati acquisiti da SSM/I e TMI, relativi ai casi di studio considerati.

Dalla fig. 6.7 si nota che per i valori dei parametri fisici utilizzati come primo tentativo

nell’inversione, le prestazioni del modello fisico sviluppato sono significativamente

migliori per i dati SSM/I, sia in assoluto che rispetto all’errore di calibrazione nominale,

pari a 3 K per l’SSM/I e a 2 K per il TMI. Tramite tali istogrammi è possibile fissare

una soglia di rms per i dati relativi a ciascun radiometro e considerare soltanto i risultati

dell’inversione con rms inferiore alla soglia.

122

220 230 240 250 260 270 2800

5

10

15

20

25

profilo temperatura [K]

altezza [km

]

T0 = 288 K; = 6.5 K/km; Ttp = 217 K; 0 = 7.78 g/cm3; H = 2 km; p0 = 1013 hPa; CLW = 0.00416 kg/m2

1 2 3 4 5 6 70

5

10

15

20

25

profilo densità vapore d'acqua [g/m3]

altezza [km

]

200 400 600 800 10000

5

10

15

20

25

profilo pressione secca [hPa]

altezza [km

]

2 4 6 8 100

5

10

15

20

25

profilo di pressione di vapore d'acqua [hPa]

altezza [km

]

0 20 40 60 80 1000

5

10

15

20

25

profilo umidità relativa [%]

altezza [km

]

0 0.002 0.004 0.006 0.008 0.010

5

10

15

20

25

densità acqua liquida nella nube [g/m3]

altezza [km

]

Figura 6.6 Profili atmosferici risultanti dalla stima tramite inversione del modello fisico di emissione.

-2 0 1 2 3 4 5 6 8 11 140

250

500

750

1000

1200

1400

RMS da inversione SSM/I [K]

Num

ero

di d

ati u

tiliz

zati

Mediana SSM/I =1.6 K; Var = 0.41 K

-2 0 1 2 3 4 5 6 8 11 140

250

500

750

1000

1200

1400

RMS da inversione TMI [K]

Num

ero

di d

ati u

tiliz

zati

Mediana TMI = 3.8 K; Var = 2.55 K

Figura 6.7 Distribuzione dello scarto quadratico medio della stima

(RMS) dell’acqua precipitabile per i dati SSM/I e TMI utilizzati.

In figura 6.8 sono riportati i valori di acqua precipitabile stimati mediante TMI con

valore di soglia di rms pari a 5 K, in funzione dei valori di acqua precipitabile stimati

123

con l’SSM/I con valore di soglia di rms pari a 2 K, relativi alla medesima regione

spaziale di estensione 0.2° x 0.2°, osservata con uno sfasamento temporale non

superiore a venti minuti. Il valore di correlazione ottenuto risulta pari a 0.85, dunque

estremamente significativo, anche se è ben visibile un fenomeno di saturazione per le

stime SSM/I in corrispondenza di 30-35 kg/m2, non presente nelle stime TMI. Tale

differenza di comportamento potrebbe essere spiegabile con il fatto che nel caso del

TMI il canale del vapore d'acqua non coincide con la transizione di risonanza, come per

l'SSM/I.

PW SSM/I modello inversione

PW

TM

I m

odell

o i

nvers

ione

Figura 6.8 Confronto fra l’acqua precipitabile PWmodello inversione stimata con il TMI e con l’SSM/I.

5 Determinazione dell'acqua precipitabile con metodi empirici

Per confrontare i valori di acqua precipitabile stimati mediante la tecnica di inversione

utilizzata nella presente Tesi, si sono applicati ai dati SSM/I considerati, due algoritmi

empirici di letteratura (Alishouse et al., 1990; Schluessel & Emery, 1990). Essi mettono

in relazione il contenuto colonnare di vapore d'acqua e la temperatura di brillanza

misurata dal sensore SSM/I in determinati canali, mediante regressione con una serie di

124

misurazioni del profilo di vapore d'acqua ottenute tramite radiosondaggi. In particolare,

se si indica con PWAlishouse e con PWSchluessel il contenuto colonnare di vapore d'acqua in

kg/m2 stimato rispettivamente con il primo e con il secondo metodo empirico citato, si

ha

PWalishouse = 232.89393 - 0.148596*Tb19v - 1.829125*Tb22v + 0.006193*Tb22v2 -

0.36954*Tb37v (6.7)

PWschluessel = 10.0*(23.82 - 4.059loge(280.0 - Tb22v) + 0.02451(loge(280.0 - Tb22v) -

Tb37v)) (6.8)

Nel primo caso l'accuratezza stimata è di 2.4 kg/m2 e gli autori avvertono che tale

accuratezza è stata raggiunta per misure relative a latitudini maggiori di 60° e

nell'ipotesi di assenza di nubi. Nel secondo caso, la scelta della forma funzionale della

legge di regressione e dei canali radiometrici è stata invece effettuata con l'aiuto di

simulazioni di trasferimento radiativo: l'accuratezza è pertanto in linea di principio

indipendente dalla latitudine e, entro certi limiti, dalla presenza di acqua liquida. La

regressione riportata nella (6.8) è una delle tre regressioni presentate dagli autori ed ha

un accuratezza stimata pari a 1.6 kg/m2.

Lo schema della procedura di stima dell’acqua precipitabile tramite inversione e tramite

algoritmi empirici è presentato in figura 6.9.

6 Confronto dei risultati

In figura 6.10 si è riportato il contenuto colonnare di vapore d’acqua stimato con la

tecnica di inversione applicata ai dati SSM/I, in funzione di quello stimato con

l’algoritmo di Schluessel & Emery rappresentato dalla (6.8). La relazione trovata è

chiaramente bimodale, pertanto la correlazione ottenuta è bassa (R = 0.27). Stesso tipo

di risultato è ottenuto utilizzando l’algoritmo di Alishouse.

125

Trasferimento

Radiativo

Temperature di

brillanza

Profili

efficaci

Procedura di

Inversione Tentativo

iniziale

Algoritmi

Empirici

PWmodello

Figura 6.9 Procedimento di stima e di validazione dell’acqua precipitabile.

PW SSM/I modello inversione

PW

SS

M/I

Scl

ues

sel

Figura 6.10 Confronto fra acqua precipitabile stimata tramite

inversione dei dati SSM/I e acqua precipitabile stimata con metodi

empirici (Schluessel & Emery, 1990).

La natura dei due diversi modi è chiara se si considera la relazione esistente fra la

temperatura di brillanza misurata da satellite nel canale a 22.235 GHz – corrispondente

126

alla transizione di risonanza del vapore d'acqua - e le stime di acqua precipitabile, come

mostrato in fig. 6.11.

SSM/I 22v Tb

PW

Sch

lues

sel

Figura 6.11 Confronto fra acqua precipitabile stimata con algoritmo

empirico e temperatura di brillanza misurata da SSM/I nel canale a

22.235 GHz in polarizzazione verticale.

Infatti anche in questo caso la relazione è bimodale (dati in chiaro e in scuro), dove tale

classificazione è stata eseguita in base ai dati appartenenti ai due diversi modi in figura

6.10. Le correlazioni fra dati appartenenti a ciascun modo sono molto elevate, pari a R =

0.975 (dati in scuro) e R = 0.996 (dati in chiaro).

Se invece si riporta in grafico la stima di acqua precipitabile ricavata tramite inversione,

in funzione della temperatura di brillanza a 22.235 GHz in polarizzazione verticale (fig.

6.12), si ottiene un ottimo valore di correlazione lineare (R = 0.971). Pertanto, la

bimodalità osservata in figura 6.10 è da imputare a una differente risposta dell'algoritmo

empirico, a parità di temperatura di brillanza misurata nel canale del vapore d'acqua.

127

Si osservi infine che, se si considerano separatamente i differenti modi, si ottengono

ottime correlazioni lineari fra acqua precipitabile ottenuta con metodi di inversione e

metodi empirici (fig. 6.13), rispettivamente R = 0.954 e R = 0.967.

SSM/I 22v Tb

PW

model

lo i

nver

sione

Figura 6.12 Acqua precipitabile in funzione della temperatura di brillanza

a 22.235 GHz in polarizzazione verticale stimata tramite tecnica di

inversione.

Modo 1

PW

Sch

lues

sel

PW modello inversione

R = 0.95408

0 5 10 15 20 25 30 35 400

5

10

15

20

25

30

35

40

PW modello inversione

PW

S

chlu

essel

Modo 2 R = 0.96952

Figura 6.13 Confronto fra stima di contenuto colonnare di vapore d'acqua ottenuto con metodi fisici

ed empirici, nei due differenti modi di figura 6.10.

128

Conclusioni

Nel corso della Tesi sono stati presentati innanzitutto gli strumenti e le tecniche in grado

di misurare la radiazione elettromagnetica nella regione spettrale delle microonde.

Particolare attenzione è stata prestata alla descrizione delle relazioni che intercorrono

fra le grandezze direttamente misurabili e la temperatura di brillanza, parametro

correlato alle caratteristiche fisiche della sorgente osservata. Ci si è inoltre soffermati

sulle quantità che caratterizzano la qualità della misura: sensibilità radiometrica, errore

di calibrazione assoluta e risoluzione spaziale in funzione della frequenza di

osservazione. Si sono poi passati in rassegna gli strumenti che hanno volato o che

stanno attualmente volando su satellite, approfondendo le caratteristiche dei radiometri

SSM/I e TMI i cui dati sono stati utilizzati in questa sede.

Per poter ricavare informazioni fisiche sulla sorgente emettente di interesse – in questo

caso l'atmosfera terrestre - è necessario conoscere i meccanismi di interazione fra

radiazione e materia lungo il percorso fra la sorgente e il sensore. Si è pertanto studiato

approfonditamente sia il trasporto radiativo in atmosfera nella regione delle microonde

sia le proprietà elettromagnetiche dei mezzi al contorno, nel caso di osservazioni da

satellite su mare in assenza di pioggia. Tale analisi è stata condotta considerando in

maniera completa le caratteristiche di polarizzazione della radiazione, in quanto il

processo di misura con antenna è di per sé una misura di una componente di

polarizzazione. Ciascuna approssimazione fatta allo scopo di rendere più trattabile la

grande complessità del problema, è stata discussa in dettaglio.

Tale studio ha reso possibile lo sviluppo di un modello diretto di emissione calibrato per

profili atmosferici analitici, con la caratteristica di poter essere impiegato in modo

operativo per la stima di parametri geofisici, qualora sia affiancato sia da misure

radiometriche a microonde sia da un'opportuna tecnica di inversione dei dati. Tali

tecniche sono state dunque illustrate, soffermandosi su quella di Levenberg-Marquardt,

effettivamente utilizzata.

Le uscite in temperatura di brillanza del modello diretto elaborato sono state confrontate

con le corrispondenti uscite di un modello diretto di letteratura (Evans & Stephens,

1991) con caratteristiche di flessibilità e accuratezza di calcolo maggiori, che vanno a

129

scapito sia della velocità di esecuzione, sia della possibilità di integrazione in un sistema

adatto alla stima di parametri fisici della sorgente. Le differenze trovate in condizioni

atmosferiche e superficiali standard e per cielo sereno sono sempre all'interno degli

errori di calibrazione assoluta dei radiometri utilizzati.

Si è poi valutato la sensibilità spettrale del modello diretto elaborato, al variare dei

parametri geofisici di ingresso. Tale analisi è di fondamentale importanza per la

determinazione dei parametri da stimare con la tecnica di inversione. Si è dunque scelto

di stimare sei parametri - densità superficiale e scala di altezza del vapore d'acqua,

densità di acqua liquida, gradiente di temperatura atmosferica, velocità e direzione del

vento su mare – che sono caratterizzati dall'essere altamente variabili spazialmente e

temporalmente e/o che influenzano significativamente le uscite del modello. I restanti

valori sono stati invece fissati sulla base di informazioni climatologiche (temperatura

della tropopausa, pressione superficiale secca, salinità del mare) o mediante tecniche di

integrazione dei dati (temperatura atmosferica superficiale e temperatura del mare)

provenienti da sensori diversi.

Sono stati infine raccolti dati relativi ad otto acquisizioni quasi simultanee dei sensori

SSM/I e TMI, in corrispondenza della parte meridionale del bacino del Mediterraneo. I

profili efficaci di vapore d'acqua stimati applicando la metodologia descritta ai dati di

entrambi i radiometri, sono stati integrati su tutta la colonna atmosferica e confrontati

sia tra loro sia con i valori di acqua precipitabile stimati applicando ai dati del

radiometro SSM/I, metodi empirici di letteratura. Da tali confronti è possibile trarre le

seguenti conclusioni:

Le stime di acqua precipitabile ottenute con i dati acquisiti dal radiometro TMI

denotano una buona correlazione con le corrispondenti stime ottenute utilizzando i

dati acquisiti tramite SSM/I, applicando in entrambi i casi la tecnica di inversione e

il modello fisico sviluppato nella presente Tesi.

In corrispondenza della parte meridionale del bacino del Mediterraneo, gli algoritmi

empirici (6.7) e (6.8) stimano l'acqua precipitabile in maniera bimodale. Ciò è

dovuto a una relazione non unica fra acqua precipitabile e irradiazione nel canale del

vapore d'acqua. Tale relazione risulta invece unica se si applicano tecniche di

modellistica fisica.

130

Se si considerano separatamente i due differenti modi, si ottengono ottime

correlazioni fra acqua precipitabile stimata empiricamente e tramite tecniche di

inversione.

Il modello diretto sviluppato e la tecnica di inversione utilizzata dimostrano di

essere molto affidabili e applicabili in maniera consistente a radiometri su satellite

differenti.

La strategia modellistica adottata, a differenza delle tecniche empiriche, consente di

determinare contemporaneamente differenti parametri geofisici, rendendo inoltre

possibile la valutazione di profili atmosferici verticali efficaci di temperatura, vapore

d'acqua e – dove presente – di acqua liquida. L'affidabilità di tali stime ed il

miglioramento della loro accuratezza rappresentano le direzioni in cui estendere il

presente lavoro.

131

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