M&m's - Italiano

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“E che cavolo!” Michael Bolton, già condannato a un nome che non combaciava con la sua tatuata e piercing-do- minante apparenza da “uomo duro”, nome scelto dalla sua adorabile madre, guardò vero la direzio- ne del Caffè situato al terzo piano di “Retrospet- tive”, la libreria seminterrata dove lavorava come capo della sicurezza. Sbuffò col naso. Si avviò, massiccio, monumentale, come se il suo corpo fosse un pezzo di granito sul quale si pote- vano scolpire un altro paio di ritratti di presidenti morti; così, solenne come il monte Rushmore, si pose proiettando la sua minacciosa ombra su una piccola anziana signora seduta a un tavolo e circondata da due zaini, una larga valigetta, un trolley e una pila di libri che avrebbe fatto impal- lidire la muraglia Cinese. Come l’assediato fissa l’assediante, così l’anziana signora voltò il suo sguardo verso il giovanotto e sorrise. “Oh guarda, il nemico numero uno dei metal detector!” Sogghignò la signora. “Ti dispiacerebbe spostarti? Mi copri la luce.” “Marlowe, questa non è la biblioteca... o compri i libri che leggi o li rimetti a posto esattamente come li hai trovati.” “Che vuoi dire?” Sorseggiò il suo cappuccino. “Voglio dire: questo!” Michael sollevò un libro, preso a caso sul tavolo, mostrando un’evidente macchia circolare di caffè sulla sua copertina. “E ho un casino di libri in queste condizioni o con pagine mancanti o con appunti presi in calce... a penna!” “Dovresti ringraziarmi visto che correggo gli errori altrui... almeno non leggi stronzate!” “Questi libri non sono tuoi... e alla gente non gliene frega dei tuoi appunti, vogliono dei libri nuovi!” La signora lo snobbò per occuparsi di un’altra pagina e illuminarsi d’immenso. “Ah un altro errore!” Stava per scrivere qualcosa quando Michael afferrò il libro e, così facendo, si ritrovò con una lunga riga di penna a biro sul foglio. “Beh, non era un granché come pagina!” Si voltò nuovamente a sorseggiare il cappuccino. “Al diavolo!” Sbottò, spazientito lui. “E dove lo hai preso quel caffè?” Fissò trucemente l’impegato della caffetteria. “Non ti è permesso di comperare caffè qui.” “Ehi, non guardare me, se lo porta da casa!” Rispose il ragazzo in sua difesa. “Rilassati, ragazzo, è cappuccino! Ti sto facendo un favore, dovresti ringraziarmi... Una volta i libri rac- contavano cose intelligenti alle persone. Pensa che io scrivevo libri sui libri per evitare che la gente fosse fregata da stupidi errori...” “Non ho mai visto un tuo libro.” La interruppe. “...e ora sparano stronzate su stronzate... tipo quel robo-Codice Da Vinci...” Proseguì ignorando il suo com- mento. “Gesù, Marlove, quello è un best seller...” “Ah, ha venduto?” “Certo che no! Hai strappato pagine da ogni singola copia presente in negozio! Per non parlare di quello che hai fatto a Harry Potter!” “Ooooh quello! Perché diamine chiamano il ragazzo Pot-head quando è ben evidentemente sotto crack... è ovvio che non si fa di canne o no vedrebbe tutte quelle robe assurde là...” Cercò di protestare. “Non è questo il punto! Mi metti nei guai, ogni volta, perché sono il capo della sicurazza, qui! Se i libri sono danneggiati allora non ho fatto bene il mio lavoro... dovrei farti pagare ogni libro che danneggi, farti pagare di brutto e invece la fai sempre franca!” “Ah, è così che mi ripaghi!” Sospirò assumendo una posa melodrammatica, portandosi una mano alla fron- te. “Provo a spandere la cultura e...”

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Lo strano incontro tra una vecchietta furba e brontolona e un energumeno con un nome poco adatto al suo look.

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“E che cavolo!”Michael Bolton, già condannato a un nome che non combaciava con la sua tatuata e piercing-do-minante apparenza da “uomo duro”, nome scelto dalla sua adorabile madre, guardò vero la direzio-ne del Caffè situato al terzo piano di “Retrospet-tive”, la libreria seminterrata dove lavorava come capo della sicurezza. Sbuffò col naso.Si avviò, massiccio, monumentale, come se il suo corpo fosse un pezzo di granito sul quale si pote-vano scolpire un altro paio di ritratti di presidenti morti; così, solenne come il monte Rushmore, si pose proiettando la sua minacciosa ombra su una piccola anziana signora seduta a un tavolo e circondata da due zaini, una larga valigetta, un trolley e una pila di libri che avrebbe fatto impal-

lidire la muraglia Cinese.Come l’assediato fissa l’assediante, così l’anziana signora voltò il suo sguardo verso il giovanotto e sorrise.“Oh guarda, il nemico numero uno dei metal detector!” Sogghignò la signora. “Ti dispiacerebbe spostarti? Mi copri la luce.”“Marlowe, questa non è la biblioteca... o compri i libri che leggi o li rimetti a posto esattamente come li hai trovati.”“Che vuoi dire?” Sorseggiò il suo cappuccino.“Voglio dire: questo!” Michael sollevò un libro, preso a caso sul tavolo, mostrando un’evidente macchia circolare di caffè sulla sua copertina. “E ho un casino di libri in queste condizioni o con pagine mancanti o con appunti presi in calce... a penna!”“Dovresti ringraziarmi visto che correggo gli errori altrui... almeno non leggi stronzate!”“Questi libri non sono tuoi... e alla gente non gliene frega dei tuoi appunti, vogliono dei libri nuovi!”La signora lo snobbò per occuparsi di un’altra pagina e illuminarsi d’immenso.“Ah un altro errore!” Stava per scrivere qualcosa quando Michael afferrò il libro e, così facendo, si ritrovò con una lunga riga di penna a biro sul foglio. “Beh, non era un granché come pagina!” Si voltò nuovamente a sorseggiare il cappuccino.“Al diavolo!” Sbottò, spazientito lui. “E dove lo hai preso quel caffè?” Fissò trucemente l’impegato della caffetteria. “Non ti è permesso di comperare caffè qui.”“Ehi, non guardare me, se lo porta da casa!” Rispose il ragazzo in sua difesa.“Rilassati, ragazzo, è cappuccino! Ti sto facendo un favore, dovresti ringraziarmi... Una volta i libri rac-contavano cose intelligenti alle persone. Pensa che io scrivevo libri sui libri per evitare che la gente fosse fregata da stupidi errori...”“Non ho mai visto un tuo libro.” La interruppe.“...e ora sparano stronzate su stronzate... tipo quel robo-Codice Da Vinci...” Proseguì ignorando il suo com-mento.“Gesù, Marlove, quello è un best seller...”“Ah, ha venduto?”“Certo che no! Hai strappato pagine da ogni singola copia presente in negozio! Per non parlare di quello che hai fatto a Harry Potter!”“Ooooh quello! Perché diamine chiamano il ragazzo Pot-head quando è ben evidentemente sotto crack... è ovvio che non si fa di canne o no vedrebbe tutte quelle robe assurde là...” Cercò di protestare.“Non è questo il punto! Mi metti nei guai, ogni volta, perché sono il capo della sicurazza, qui! Se i libri sono danneggiati allora non ho fatto bene il mio lavoro... dovrei farti pagare ogni libro che danneggi, farti pagare di brutto e invece la fai sempre franca!”“Ah, è così che mi ripaghi!” Sospirò assumendo una posa melodrammatica, portandosi una mano alla fron-te. “Provo a spandere la cultura e...”

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“Ti ho avvertita un sacco di volte!” La interruppe. “Solo perché frequento tua figlia non vuol dire che devo essere gentile con te ogni volta...”“Mia figlia è strana... mi dispiace per te...” Tornò alla sua occupazione.“Se non fossi rasato perderei i capelli!” Sospirò quasi tra sé e sé. “Via via!” La afferrò per un gomito. La donna si spaventò, poi assunse un’aria di superiorità.“E’ così che tratti la grande Marlowe Philips?”“Nonna, non mi frega nemmeno se hai scritto la Santa Bibbia o il Signore degli Anelli... levati di culo!”“Bene!” Sorrise. “Fammi raccogliere le mie cose e me ne vado!”Michael tirò un sospiro di sollievo e si allontanò mentre la donna metteva a posto le sue cose con comodo. Ogni tanto si ritrovò a lanciare un’occhiata nella sua direzione per vedere se era pronta ad andarsene, la vite agganciare uno degli zaini al trolley e mettersi l’altro sulle spalle. La donna gli passò accanto e sorrise.“A domani, ragazzo!”“Non tornare Marlowe, anche se eri una grande critica non significa che avessi sempre ragione!” Le rispose.“Ma nemmeno che avevo torto!” Rispose, gli diede una pacca su una spalla e uscì.Michael tornò al tavolo al quale la donna era seduta per raccogliere i libri che aveva lasciato fuori posto. Li controllò. L’ultimo della pila era scritto da Marlow Philips. La quarta di copertina mostrava la signora in gioventù. Sembrava carina e intelligente. Sulle prime Michael fu sorpreso e lesse la sua biografia rendendosi conto che, ai suoi tempi, la donna era davvero considerata una delle più grandi critiche dei suoi tempi. Guar-dò la copertina del libro e si accorse che il titolo era una sorta di sottile, subliminale, messaggio rivolto a lui: Non litigare con lo stupido. Sottotitolo: la gente potrebbe non notare la differenza.I suoi occhi si mossero sul tavolo dove, si accorse, la donna aveva lasciato un altro messaggio, scritto sul legno: è luogo comune, ormai sono convinta, la mamma del cretino è sempre incinta.La testa gli cadde sul petto, afflitta.Aveva colpito di nuovo e di nuovo l’aveva fatta franca.