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Trattamenti dermocosmetici in ambito oncologico a cura di Gloriana Assalti 1 e Cinza Tafuto 2 Consulenti del Servizio Ambulatoriale di Medicina Estetica Ospedale Generale Fatebenefratelli “San Giovanni Calibita”, Isola Tiberina, Roma 1 Vice-presidente della società di medicina estetica palliativa (SMEP) 2 Consigliere della società di medicina estetica palliativa (SMEP) MM Medicina Multidisciplinare Spedizione in A.P. - 45% - art. 2 comma 20/B legge 662/96 - Milano Anno 12 - Supplemento n° 2 al n° 1 - 2017

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Trattamentidermocosmetici inambito oncologicoa cura diGloriana Assalti1 e Cinza Tafuto2

Consulenti del Servizio Ambulatoriale di Medicina Estetica Ospedale Generale Fatebenefratelli“San Giovanni Calibita”, Isola Tiberina, Roma1 Vice-presidente della società di medicina estetica palliativa (SMEP) 2 Consigliere della società di medicina estetica palliativa (SMEP)

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MM MedicinaMultidisciplinareSupplemento n°2 al n°1 - 2017

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Medicina Multidisciplinare 3

Premessa

Negli ultimi decenni il miglioramento della prognosi in ambito oncologico ed il miglior

profilo di sicurezza derivanti dall’utilizzo delle “targeted therapies” nella pratica clinica,

hanno drasticamente modificato l’approccio del medico al paziente oncologico ed hanno

permesso lo sviluppo di gruppi multidisciplinari, con il coinvolgimento di numerosi

specialisti nella gestione del percorso terapeutico di questi pazienti.

Questo nuovo indirizzo terapeutico ha portato all’evoluzione del concetto di “curare”

il paziente al “prendersi cura” dello stesso, con un approccio olistico alla malattia e agli

effetti della terapia, sul corpo e sulla psiche del soggetto coinvolto. Il medico ha infatti

iniziato a considerare altri obiettivi terapeutici, oltre la riduzione del carico di malattia,

come il mantenimento di una buona qualità di vita (QoL), che oggi è considerata un

fattore determinante nel miglioramento della prognosi stessa.

Numerosi studi hanno dimostrato che i cambiamenti dell’immagine corporea che

accompagnano la malattia e la sua terapia, determinano un forte distress sul paziente,

giustificando l’insorgenza di sentimenti di inadeguatezza al mondo esterno

e dismorfofobia. Infatti, “non vediamo le cose per come sono, ma la vediamo per come

siamo”. Da qui si può comprendere come la cura della cute, che rappresenta l’organo

di confine tra il mondo esterno e quello interno, diventa un obiettivo terapeutico

fondamentale e determinante nella gestione del paziente oncologico.

La cute è infatti un organo target che viene “danneggiato” ,sia dalle vecchie terapie

(chemio e radioterapia), sia dalle emergenti “targeted therapies”.

A tutt’oggi, tuttavia, non esistono linee guida largamente condivise per la gestione

delle alterazioni cutanee in corso di terapia oncologica, e quindi questa monografia

ha l’obiettivo di rappresentare un valido supporto pratico nella gestione di questi

pazienti, prima, durante e dopo la terapia.

Marta CarlesimoDipartimento Medicina Interna e Specialità Mediche, Università di Roma La Sapienza

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Introduzione. L’estetica perduta

L’estetica è un settore della filosofia che sioccupa della conoscenza del bello naturale,artistico e scientifico, ovvero del giudiziomorale e spirituale.Il filosofo tedesco Alexander GottliebBaumgarten scrisse Aesthetica (in latino) nel1750, ma il termine era stato coniato nel1735 nella sua tesi di laurea intitolata“Meditazioni filosofiche”, su argomenti con-cernenti la poesia. La parola “aesthetica” ha origine dalla parolagreca αἴσθησις, che significa “sensazione”, edal verbo αἰσθάνομαι, che significa “perce-pire attraverso la mediazione del senso”.Originariamente l’estetica infatti non erauna parte a sé stante della filosofia, ma sem-plicemente l’aspetto della conoscenza cheriguarda l’uso dei sensi.Immanuel Kant tratta invece “dell’esteticatrascendentale”, nella Critica della ragionpura, come dottrina della percezione sensi-bile, basata sulle funzioni trascendentali.Riprende il termine “estetica” nella Criticadel Giudizio nel 1790, dove a proposito del“giudizio estetico” espone la sua teoria sulbello soggettivo e su quello naturale (ogget-

tivo) che si esprime nel sentimento delsublime. Nello specifico, trattando dellateoria dell’arte bella, Kant fa appunto ricon-fluire nell’estetica i due filoni di pensierosull’arte e sul bello, fondendo perciò insie-me la semplice dottrina della sensibilitàantica e il discorso settecentesco sull’arte esul sentimento del bello e del sublime, get-tando di fatto le basi dell’estetica moderna.Più tardi, Hegel, nella sua “Estetica”, salderàulteriormente tra loro l’arte e la riflessionefilosofica. E nello stesso modo, il pazienteoncologico, indipendentemente dal tipo ditumore, vive un’alterazione della percezionedel proprio corpo, la paura di non ricono-scersi allo specchio, di mostrare sulla pro-pria pelle i segni di una sofferenza interiore.Un’assenza dell’estetica, rubatagli dallamalattia. A volte questo rappresenta un pro-blema insormontabile per chi inizia un per-corso terapeutico oncologico. I pazientioncologici infatti non amano mostrare sullapelle i segni di una sofferenza interiore, espesso le tossicità cutanee diventano degliostacoli insormontabili, dal punto di vistafisico e psichico.

Per comprendere l’importanza di tale pato-logia in Italia, abbiamo analizzato gli ultimidati: ogni anno ci sono nel nostro Con -tinente circa 366.000 nuove diagnosi ditumore, 196.000 circa (54%) fra gli uominie 169.000 circa (46%) fra le donne. Si stima che nel corso della vita circa unuomo su 2 e una donna su 3 si ammaleran-no di tumore. Ma oggi, grazie alle nuoveterapie, il 60% dei pazienti oncologicisopravvive alla malattia e diviene “malatocronico”.1

Il Tumore non diventa più quindi una“malattia terminale”, ma anzi il malatoimpara a vivere con la malattia e con le con-seguenze che essa comporta: cambiamentinelle sensazioni e nell’immagine corporea,che pone il malato nella necessità di unapproccio polispecialistico. In questo con-testo la Società di Medicina Estetica Pal -liativa (SMEP) si occupa dell’individuocome persona (e non come malato), conl’obiettivo di sormontare quella frattura chesi é creata tra una “medicina senz’anima” euna “psicologia senza corpo”. Curare quindil’estetica per arrivare all’anima.

1 Dati Associazione Italiana Registro Tumori (AIRTUM)

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Indice

La cute 6

I cosmetici 8

Ingredienti cosmetici 9

Tossicità cutanea da farmaci antineoplastici 11

Effetti delle terapia antitumorali sul follicolo pilifero 13

Prevenzione delle tossicità farmaco-indotte da antineoplastici 17

Strategie cosmetiche 18

Idratazione cutanea 21

Secchezza vaginale 24

Fotoprotezione 25

Protezione degli annessi cutanei 28

Camouflage 29

Dispositivi medici 31

L’importanza socio sanitaria dei servizi complementari, 32della multidisciplinarietà e delle attività ricreazionali in oncologia. L’esperienza dell’ospedale di Carrara

Bibliografia 36

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La cute rappresenta il primo strumento dicomunicazione tra noi e il mondo, lamediatrice tra il corpo e la realtà esterna. La cute è un organo che svolge diverse fun-zioni:

1. Protezione: in quanto prima barrieraanatomica dell’organismo contro leaggressioni esterne

2. Controllo della TEWL: regola l’escre-zione di elettroliti tramite la sudora-zione con relativo controllo della ter-moregolazione

3. Assorbimento: lo strato corneo rap-presenta la barriera selettiva alle mo -lecole esogene

4. Pigmentazione con relative anomaliemelanocitarie

5. Ruolo di riserva e ruolo sintetico:costituisce un serbatoio di lipidi edacqua, e consente la sintesi di numere-voli sostanze necessarie alla cute stessa

6. Sensibilità: nel derma sono presentinumerose terminazioni nervose cherilevano le variazioni termiche (ter-mocettori), le pressioni (pressorecet-tori), vibrazioni e sensazioni dolorose(algorecettori)

Anatomia e fisiologiaLa cute è formata da tre strati:IPODERMA: costituito da cellule ad altocontenuto lipidico e definite adipociti.L’ipoderma svolge funzioni termoregolatri-ci, di riserva energetica e ammortizzante.DERMA: costituito da fibroblasti, sostanzafondamentale e fibre (collagene ed elastina). Il derma svolge funzioni sensoriali, nutriti-ve, secretiva e di sostegno.EPIDERMIDE: costituita da strati cellularisovrapposti in evoluzione cheratinica (stratobasale, strato spinoso, strato granuloso, stratolucido e strato corneo). È separata dal dermagrazie alla giunzione dermo-epidermica.L’epidermide svolge funzioni protettive(mec canica, chimico-fisica, microbiologi-ca), secretiva e termoregolatrice.IL FILM IDROLIPIDICO: riveste intera-mente tutti i distretti corporei ed è prodotto

dalle ghiandole sebacee, dalle ghiandolesudoripare e dalla traspirazione; la differen-te topografia delle ghiandole determinazone più o meno ricche di tale rivestimentocon variazione del pH cutaneo da 4.5 a 6.5. Se il valore dovesse spostarsi verso l’alcalini-tà si assisterebbe ad un aumento degli agen-ti microbiologici con denaturazione dimolte sostanze presenti nel film stesso.Infatti sulla cute vive una flora cutaneanecessaria per contrastare lo sviluppo digermi dannosi come:• Stafilococco Epidermidis• Propionium Bacterium Acnes• Pityrospurum Orbicolare (un fungo checausa sia la Pityriasi Versicolor che la der-matite seborroica e quindi anche l’acnerosacea)

• Streptococco

Questi agenti microbiologici, nei soggettiimmunodepressi, possono replicarsi in ma -niera abnorme instaurando infezioni batte-riche, sia cutanee che sistemiche.Il film idrolipidico è costituito essenzial-mente da:• Costituenti del sebo• Acqua • Detriti cellulari• Sostanze di derivazione batterica• Sostanze esogene

Il suo compito è di mantenere l’omeostasicutanea, ovvero la capacità di resistenza agliagenti esogeni e la qualità plastico-elasticadell’epidermide. Abbiamo poi, associate alla cute, gli AN -NESSI CUTANEI, ovvero delle strutturecutanee, che svolgono ognuna di essa uncompito ben preciso in sinergia con la cute. Gli annessi cutanei sono: • le ghiandole sebacee• le ghiandole sudoripare (apocrine ed ecrine)• i vasi e i capillari (arteriosi, venosi e lin-fatici)

• le terminazioni nervose• i follicoli e i bulbi piliferi, con rispettivipeli e capelli

• l’apparato ungueale

L’acqua a livello cutaneoIl nostro organismo è composto dal 70% diacqua, la cui percentuale maggiore è situatanel derma, grazie alla presenza di sostanzequali i glucosamminoglicani, i proteoglica-ni e i mucopolisaccaridi.A livello cutaneo, l’acqua la possiamo trova-re sia legata che libera: nell’epidermide l’ac-qua legata è unita da legami idrogeno ecovalente ai lipidi intercorneocitari, alleceramidi, alle proteine dei corneociti, ovve-ro alla cheratina, all’involucrina, alla filagri-na e alla loricrina, costituendo così lo sche-letro del corneocita. Il suo mantenimentonello strato corneo si deve sia alla citoarchi-tettonica epidermica, sia ai lipidi intercellu-lari che al film idrolipidico con il suo fattorenaturale d’idratazione (NMF), che ne costi-tuisce il cuore. L’NMF (dall’inglese Natural MoisturizingFactor) è una miscela di varie sostanze idro-solubili e fortemente igroscopiche (in gra -do, cioè, di assorbire molta acqua). È costituito da: • Aminoacidi • PCA • Urea • Zuccheri • Sali Minerali • Acido Lattico

Esso è importante poiché mantiene l’idrata-zione dello strato corneo, e quindi dell’epi-dermide. Molti degli amminoacidi che essocontiene sono forniti dalla filagrina, quellaproteina che fa da supporto ai filamenti dicheratina, per l’organizzazione in microfibrille, che viene successivamente degrada-ta. Il fattore naturale di idratazione è abbon-dantemente espresso all’interno dei corneo-citi, dove svolge funzione umettante (garan-tisce, cioè, l’idratazione dello strato corneo,trattenendo quel 15% di acqua che, comeabbiamo visto, è molto importante per lasalute della cute).L’acqua libera a livello cutaneo invece, ècostituita dall’acqua contenuta nei vasi san-guigni e linfatici dermici, che danno luogoad un flusso che va dall’interno all’esterno,

La cute

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per cui dal derma va verso l’epidermide e,per una serie di fattori, evapora: tale feno-meno è definito TEWL o PerspiratioInsensibilis. L’acqua che, dal derma, attraverso la giun-zione dermo-epidermica e i precedenti stra-ti epidermici, arriva allo strato corneosovrastante, è circa il 15-30%. Questa quantità di acqua decresce, passan-do dallo strato corneo compatto a quellodisgiunto, dove, i corneociti, finito il lorociclo, si staccano per il naturale turnovercellulare e con essi, anche una percentualedi acqua viene rilasciata. Con questo mec-canismo, l’epidermide regola l’idratazionecutanea, mo dulando appunto la perditad’acqua dell’organismo attraverso la Per -spiratio Insensibilis. L’acqua a livello del derma invece è pocoinfluenzabile dall’ambiente esterno, infattia livello dermico essa è legata da legamicovalenti a sostanze quali il collagene, l’aci-do jaluronico e i glucosamminoglicani. Quest’ultimi giocano un ruolo predomi-nante: captano e legano l’acqua che provie-ne dalla circolazione linfo-ematica, confe-rendo elasticità e tonicità alla cute. Quandoil derma si impoverisce di tale acqua, lacausa è spesso da ricercare in un’alterazionequantitativa e qualitativa delle molecoledeputate a legarla, e la causa di tale altera-zione può essere appunto una terapia onco-logica in corso, sia per os che per endovena. La totalità e l’integrità di questo patrimonioidrico cutaneo è dovuto principalmente adue fattori:• La Water Holding Capacity (W.H.C.),che corrisponde alla fase idrofila dellostrato corneo.

• La Funzione Barriera, che blocca la fuo-riuscita dei liquidi e riduce la TEWL. Talefunzione è svolta dal film idrolipidico edallo strato corneo.

così elementi fondamentali della barrieracutanea in associazione ai corneociti. I corneociti sono cellule estremamenteappiattite e con una grande superficie (inmedia un millimetro quadrato). La loroestensione tende ad aumentare considere-volmente con l’avanzare dell’età, poichéquesti rimangono a lungo negli strati super-ficiali e la desquamazione ed il conseguentericambio dell’epidermide avviene più lenta-mente. Essi sono circondati da un rivesti-mento corneo, costituito soprattutto da dueproteine (involucrina e loricrina). In parti-colar modo, la loricrina fissa le macrofibrilledi cheratina al rivestimento corneo, confe-rendo un’elevata resistenza alla superficiecutanea. L’integrità dello strato corneo ègarantita inoltre dalla presenza di numerosicorneodesmosomi, che fungono da punti dicontatto e legame tra i vari corneociti, siatra quelli della stessa fila che tra quelli distrati superiori ed inferiori. Per permetterela desquamazione fisiologica dei corneociti,le proteine che costituiscono i corneode-smosomi devono essere idrolizzate da pro-teasi specifiche. Affinché la barriera cuta-nea, rappresentata dallo strato corneo, siaefficiente, è necessario che il contenuto idri-co di questa regione rimanga costante.I corneociti normalmente sono poveri diacqua, ad esempio per fare un paragone:nello strato corneo l’acqua rappresenta sol-tanto il 15% del peso cellulare, mentrenell’epidermide sottostante tale percentualeraggiunge il 70%. Come anticipato qualcheriga fa, il contenuto idrico dei corneociti,pur essendo basso, deve assolutamenterimanere costante. Tale aspetto è fondamen-tale sia per mantenere la flessibilità cellulare,sia per il mantenimento dell’attività enzi-matica (come ad es. le proteasi sopraccitateche devono degradare i corneodesmosomiper consentire la desquamazione cutanea).

I lipidi e la barriera cutaneaLo strato corneo è formato da due compar-timenti, uno cellulare (corneociti) ed unoextracellulare, ricco di lipidi, che riempionogli spazi esistenti tra un corneocita e l’altro.I lipidi intercellulari provengono dai corpidi Odland o corpi lamellari, ovvero organulipresenti nello strato granuloso dell’epider-mide, deputati alla sintesi lipidica. Essi sono delle vescicole provviste di mem-brana, che contengono numerosi stratilamellari di lipidi (da cui il nome di corpilamellari), disposti uno sopra l’altro, un po’come una pila di piatti. La membrana deicorpi di Odland va a fondersi con la mem-brana delle cellule più alte dello strato gra-nuloso ed i lipidi vengono emessi all’esternoper esocitosi. Questi vanno poi a disporsitra un corneocita e l’altro, formando dellelunghe lamine. Ognuna è organizzata in uno strato bilayer,un po’ come il doppio strato fosfolipidico,che caratterizza la mem brana cellulare. Alloro interno sono contenuti fosfolipidi, glu-cosilceramidi e colesterolo. Queste sostan-ze, pur essendo lipofile, non sono del tuttoapolari. Questa caratteristica chimica vienepersa quando vengono estrusi dalla vescico-la: le glucosilceramidi diventano ceramidi,il colesterolo viene in gran parte esterificatoe i singoli acidi grassi vengono rimossi daifosfolipidi. Il risultato è un complesso lipi-dico completamente idrofobo, cioè imper-meabile all’acqua. Tale complesso lipidicocutaneo rappresenta solo il 5% del totalecorporeo, ma svolge un’importante funzio-ne primaria di protezione/barriera cutanea,proprio perché i lipidi che lo compongonoentrano a far parte della composizione dellamembrana cellulare, assicurando la stabilitàe la coesione delle cellule tra loro e interve-nendo nel controllo dell’adesione e delladesquamazione cutanea. Rappresentano

La cute

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Medicina Multidisciplinare8

Trattamenti dermocosmetici in ambito oncologico

Cosa compone un cosmetico? In base al nuovo Regolamento (CE) 1223/2009 del Parlamento Europeo che discipli-na la materia, un prodotto cosmetico è cosìdefinito (Art. 2 – definizioni punto 1 a):“«prodotto cosmetico»: qualsiasi sostanza omiscela destinata ad essere applicata sullesuperfici esterne del corpo umano (epidermi-de, sistema pilifero e capelli, unghie, labbra,organi genitali esterni) oppure sui denti e sullemucose della bocca allo scopo esclusivamente oprevalentemente di pulirli, profumarli, modi-ficarne l’aspetto, proteggerli, mantenerli inbuono stato o correggere gli odori corporei.”

Impariamo a leggere l’INCI:In base a quanto riportato nell’Art. 19 (eti-chettatura) del suddetto regolamento, i pro-dotti cosmetici devono recare sull’imballag-gio l’elenco degli ingredienti. In tale elenco,gli ingredienti sono indicati in ordine de -crescente di peso al momento dell’incorpo-razione nel prodotto cosmetico. Gli ingredienti presenti in concentrazioniinferiori all’1% possono essere indicati inordine sparso, dopo quelli presenti in con-centrazioni superiori all’1%. La nomencla-tura utilizzata è quella internazionale(INCI, International Nomenclature ofCosmetic Ingredients).

Lo scopo del codice INCI è principalmentequello di permettere al consumatore finaledi identificare facilmente la presenza dellasostanza alla quale potrebbe essere allergicoprima del suo impiego.Questa nomenclatura contiene termini lati-ni (per descrivere le sostanze di originebotanica), inglesi (per le sostanze chimichee quelle di origine biotecnologiche), numerie simboli (CI 78.....) per indicare la presen-za di coloranti rispettando il COLOURINDEX internazionale.Un insieme, quindi, piuttosto diversificatoe disomogeneo di termini, in cui bisognasapersi destreggiare un po’, per comprende-re cosa utilizziamo quotidianamente.Gli ingredienti di derivazione chimica ebiotecnologica vengono indicati con ilnome chimico espresso in lingua inglese. I derivati vegetali, vengono riportati con ilnome botanico, secondo Linneo (quindi inlatino) della pianta da cui sono stati estratti,seguito dal tipo di derivato (Extract, Oil,Butter) e dalla parte della pianta da cui sonostati estratti (Root, Leaf, Flower). Se i derivati vegetali vengono modificatichimicamente, sono indicati in inglese. Icoloranti sono indicati con un numero for-mato da 5 cifre, anticipato da CI (CO -LOUR INDEX), che fa riferimento ad un

elenco di sostanze chimiche ben catalogateed identificate, ciascuna con un numerodifferente di 5 cifre. I composti odorantisono indicati con il termine “parfum”.Inoltre è obbligatorio indicare in etichettaalcune materie prime potenzialmente aller-gizzanti se impiegate per la sintesi del pro-fumo utilizzato (attualmente 26 sostanze) . Se, quindi, è chiaro che prima troviamoscritto un ingrediente nell’elenco, maggioresarà la sua concentrazione nel prodotto,non è altrettanto chiaro e facile stabilirne laquantità esatta. Molto spesso si sente parlare anche di “co s me -ceutici”. Il termine cosmeceutico fu coniato daAlbert Kligman e nasce dalla fusione di“cosmetico” e “farmaceutico”. Per cosmeceuti-ci, in realtà, s’intende una categoria di pro-dotti cosmetici, che contenendo principibiologicamente attivi, possono recare benefi-ci come accade per i farmaci. I cosmeceuticipossono contenere attivi di sintesi o di prove-nienza naturale (estratti da piante), conrequisiti e proprietà particolari. L’attività diricerca in questo campo verte sulla scopertadi molecole nuove, che possono essere utiliz-zate come coadiuvanti nel trattamento dipatologie o inestetismi cutanei. Il terminecosmeceutico non è però universalmenteaccettato dalle autorità regolatorie.

I cosmetici

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Negli ultimi 40 anni il numero delle mate-rie prime per uso cosmetico è aumentato inmodo esponenziale. La prima edizione delCTFA Cosmetic Ingredient Dictionary(1973) riportava circa 2.000 monografie,quella del 2014 (XV edizione) circa 21.000.Tra i tanti criteri di classificazione possibili,quello che è maggiormente diffuso è legatoalla funzionalità degli ingredienti. Si distinguono quindi le seguenti classi.

TensioattiviCon questo termine si intendono tuttequelle sostanze che agiscono sulla tensionesuperficiale e dotate quindi di proprietàbagnanti, emulsionanti, schiumogene, de -tergenti e solubilizzanti. Dal punto di vistachimico sono caratterizzate da una porzioneidrofila e da una lipofila: la loro attività èdovuta proprio a questo carattere anfifilico.Esistono tensioattivi anionici, anfoteri, nonionici e cationici che vengono opportuna-mente utilizzati in funzione della tipologiadi prodotto da sviluppare.

LipidiSi intendono tutte le sostanze organichenon solubili in acqua (oli, grassi, cere) cherientrano in un numero elevatissimo diforme cosmetiche. La loro funzione principale è quella di vei-coli, solventi e di emollienti. La composi-zione della fase lipidica è fondamentale perle sue caratteristiche di applicabilità, idrata-zione, occlusività e after-feel.

UmettantiSono sostanze che si legano all’acqua pre-sente in un cosmetico, con lo scopo princi-pale di prevenire l’evaporazione e quindil’essicamento della superficie del prodotto.Tra i più comuni troviamo: glicerina, sorbi-tolo, mannitolo, glicoli, ecc.

Modificatori reologiciCon questo termine si intendono quellesostanze che, aggiunte in basse percentualiad un’altra sostanza o a una miscela disostanze, ne modificano il comportamento

reologico (gelificare soluzioni, viscosizzaresospensioni, aumentare stabilità di emulsio-ni, ecc.). Possono essere di sintesi (derivatiacrilici, polimeri acrilici, ecc.), naturali(alginati, gomma guar, gomma xantana,ecc.), naturali modificati (idrossipropilcel-lulosa, idrossipropil guar, ecc.), minerali/inorganici (argille, silica, ectorite, ecc.)

AntiossidantiSono sostanze che, addizionate al prodotto,evitano il processo chimico di ossidazionedei lipidi, influenzato dalla disponibilità diossigeno, dal grado di insaturazione degliacidi grassi e dalla presenza di cofattoricome luce, metalli e calore. Ai datati BHA (Butylated Hydroxyanisole),BHT (Butilidrossitoluene), gallati, ecc. sem-pre più spesso si ricorre ad antiossidantinaturali (acido rosmarinico, acido carnosi-co, ecc..) o alla più conosciuta vitamina E.

Conservanti Sono sostanze in grado di preservare ilcosmetico da eventuali contaminazioni bat-teriche, che potrebbero essere causa deldeperimento del prodotto stesso. Nei cosmetici, in base a quanto stabilitodalla normativa vigente nell’Unione Euro -pea (Regolamento Cosmetico CE n. 1223/2009), sono autorizzati e classificati comesicuri una serie di conservanti. L’Allegato V del Regolamento europeo ga -rantisce l’innocuità dei conservanti im -piegati nei prodotti cosmetici, ma non sipuò tuttavia escludere, come riportato dallaletteratura scientifica internazionale che, inpresenza di particolari ipersensibilità indivi-duali, alcuni di questi possano determinarereazioni di tipo allergico. Per questo negli ultimi anni alcune aziende,come BioNike, hanno messo in atto unaserie di speciali strategie formulative (con-trollo dell’acqua libera in formula, sistemiosmotici, sostanze batteriostatiche di deri-vazione naturale, ecc...) che sostituisconol’azione dei tradizionali agenti conservanti eche garantiscono comunque la protezionecontro i microrganismi.

ProfumoI profumi sono indicati con il termine gene-rico parfum. Ciascun profumo ha caratteri-stiche precise e una formula di composizio-ne che lo differenzia da qualsiasi altro. In questa formula possono entrare numero-se sostanze (molecole olfattive, solventi,ecc.) di provenienza naturale o sintetica.Tra queste, la normativa vigente implical’obbligo di dichiarare in etichetta, se pre-senti nella composizione odorosa, quelle 26sostanze potenzialmente allergizzanti, posi-zionandole nell’elenco ingredienti in basealla percentuale presente nel cosmetico (es.eugenolo, limonene, ecc...)Ultimamente, sia coloranti che profumi,sono sempre più assenti nei prodotti cosme-tici di trattamento (cosmesi bianca), mentrerappresentano i principi attivi di tutta lacosmesi ornativa (make up e profumeriaalcolica).Poiché il profumo è tra le cause più diffusedi reazioni allergiche, anche in questo caso,alcune aziende come BioNike selezionano evalutano la qualità delle materie primeanche sotto il profilo olfattivo per formularecosmetici senza profumo. In alcuni prodottidove risulta necessaria l’aggiunta di un pro-fumo (per mascherare ad esempio l’odore dialcuni ingredienti, oppure per rendere giu-stamente più gradevole l’impiego), sonoutilizzati profumi attentamente selezionatiche non contengono nessuno dei 26 allerge-ni attualmente contemplati dalla normati-va; cioè vengono impiegati profumi esentida allergeni.Questo consente anche al medico di poterselezionare e consigliare al paziente unavasta gamma di prodotti della linea, valu-tando in base alla patologia dermatologicadel paziente.

Sostanze coloranti Fra le svariate classificazioni quella più dif-fusa identifica coloranti e pigmenti. Comecoloranti si classificano le sostanze solubilinel mezzo in cui si disperdono e al qualeconferiscono colore, mentre i pigmenticonferiscono colore o effetti ottici al mezzo

Ingredienti cosmetici

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in cui sono disperse, mantenendo la lorostruttura fisica. I primi sono utilizzati permigliorare le caratteristiche estetiche delprodotto, mentre i secondi sono preminen-temente usati nei prodotti di make-up.I coloranti possono essere sia naturali (es.caramello, licopene, beta carotene, ecc...) osintetici (azoici, chinoline, ecc...), mentre ipigmenti possono essere organici (es. car-bon black), minerali (ossidi di ferro, biossi-do di titanio, ecc.), perlescenti e metallici(bronzo, alluminio, metalli preziosi, ecc..).Qualunque sia la loro natura, le materieprime coloranti sono elencate secondo un

eccipiente e quest’ultimo deve essere intesonon solo come “veicolo” in grado di renderedisponibili sulla superficie cutanea le sos -tanze funzionali, ma anche come parte inte -grante del prodotto stesso, in grado dimodificare le proprietà della pelle e dellesostanze che trasporta. Il prodotto finale è quindi il risultato di uninsieme di sostanze con diverse proprietàche interagiscono tra di loro e si influenza-no a vicenda. Di fatto quindi un cosmeticopuò essere utile per completare, ma ancheper supportare al meglio eventuali tratta-menti farmacologici.

sistema internazionalmente riconosciuto(Colour Index International), identificatecon un codice a 5 cifre (che può essereseguito da una sesta, indicante se trattasi disale o lacca), preceduto dalla sigla C.I..L’elenco dei coloranti ammessi in campocosmetico è presente all’interno del Re -golamento 1223/2009. Formulare correttamente un prodottocosmetico significa unire in rapporti benprecisi tra di loro diverse materie prime,così da ottenere un “insieme funzionale”. Nel prodotto cosmetico non è infatti cosìsemplice distinguere tra principio attivo ed

Trattamenti dermocosmetici in ambito oncologico

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I farmaci antineoplastici non hanno seletti-vità sulle cellule malate e colpiscono soprat-tutto le cellule in fase duplicativa. Oltre a colpire quindi le cellule neoplasti-che, colpiscono anche le cellule di cute edannessi cutanei, che sono appunto cellulead elevata proliferazione. Tali farmaci infatti, a livello epidermicovanno ad alterare la proliferazione, la diffe-renziazione e la migrazione dei cheratinoci-ti; mentre a livello dermico vanno ad altera-re la matrice, con un’alterazione sia qualita-tiva che quantitativa di collagene, elastina,glicosaminoglucani ed acqua.A livello annessiale, si evidenzia invece unariduzione della secrezione sebacea e sudori-para, un’alterazione o sospensione della cre-scita di peli e capelli ed un’alterazione dellacrescita della lamina ungueale, con unaconseguente alterazione della produzione edella differenziazione degli onicociti. Per cui sono frequenti i danni cutanei legatialle cellule sane dell’epidermide e degliannessi cutanei, quali unghie e capelli. Queste lesioni dermatologiche secondarie,quali desquamazione, secchezza cutanea,ipercheratosi, fissurazioni, ulcerazioni, per-dita di capelli ed alterazioni ungueali, sonomolto più di un problema estetico: si passadal semplice fastidio a patologie invalidanti. Molto spesso rappresentano la causa di unasospensione o interruzione del trattamentoantineoplastico, privando così tali pazientidi un’efficace chance terapeutica, spessounica. Pertanto un appropriato approccionei confronti di tale tossicità dermatologicaappare assolutamente necessario, per per-mettere di raggiungere un equilibrio trasomministrazione del farmaco e rispettodella qualità di vita del paziente. Innanzitutto è necessario valutare la tossici-tà o le tossicità cutanee presenti ed il gradodi tale/i tossicità. Esse vengono classificatasecondo criteri condivisi a livello interna-zionale e contenuti nella scala “CommonTerminology Criteria for Adverse Event’s(nota anche come Common Toxicity Cri -teria)” del National Cancer Istitute diBethesda (USA).

Essa definisce 4 gradi:

• Grado 1: Eritema lieve, edema o des -quamazione, che non interferisconocon le comuni attività giornaliere.

• Grado 2: Eritema lieve, edema o des -quamazione, che interferiscono con lenormali attività fisiche, senza preclu-derle; presenza di piccole vescicoleo ulcerazioni di diametro inferiore ai2 cm.

• Grado 3: Vescicole, ulcerazioni o ede -ma, che interferiscono con la deambu-lazione o le normali attività giornalie-re; non si possono indossare abiti nor-mali.

• Grado 4: Processo diffuso o locale concomplicanze infettive, tale da richiede-re di stare a letto o il ricovero in ospe-dale.

Una volta fatta diagnosi, si potrà intervenireper trattare la patologia rilevata, anche inbase all’estensione e alla gravità della tossici-tà. Il problema per noi operatori del settoreè quello di apportare un beneficio senzal’utilizzo di farmaci, ma solo attraverso unacorretta e mirata cosmesi. Si può dire che la nostra è una vera e propria“apologia del cosmetico” e del cosmeceutico,ovvero di sostanze legate al settore medico-farmacologico. Soltanto una conoscenzaapprofondita della fisiologia cutanea, deglieffetti dei singoli farmaci antineoplastici esoprattutto della cosmetologia, permetteràal medico ed al/alla cosmetologo/a un’ade-guata prescrizione.

Xerosi cutaneaPer cute disidratata si intende quando lapercentuale di acqua dello strato corneo èuguale o inferiore al 10%. Lo stato di idratazione è di fondamentaleimportanza per l’epidermide, perché necondiziona la funzione barriera, la penetra-zione percutanea, la capacità di risposta agliagenti irritanti e le proprietà meccaniche. Una cute ben idratata è dotata di uno stratocorneo ricco di molecole polari che tratten-

gono acqua (W.H.C.) e un’efficace interdi-zione contro l’evaporazione dei fluidi (fun-zione barriera), questo grazie alla struttura“a mattoncini” dello strato corneo, costitui-ta da ammassi di cheratina compattati dallafilaggrina e grazie anche alla presenza di unfilm idrolipidico intatto. Questo stato di idratazione viene però alte-rato da molti fattori quali fumo, condizioniambientali, uso inadeguato di cosmetici e,nel nostro caso, dall’uso di farmaci per lepatologie oncologiche in esame o dai raggidella radioterapia.Il danno più frequente che si presenta conquasi tutti i chemioterapici e le TargetTherapy è la disidratazione, che può rag-giungere lo stadio più avanzato, rappresen-tato dalla xerosi. Essa si verifica nel 35-100% dei pazienti in cura oncologica ed èassociata a prurito nel 30-87% dei casi. La xerosi si manifesta con un eritema suquasi tutta la superficie corporea, accompa-gnato da forte desquamazione, spesso pruri-ginosa, con compromissione degli annessicutanei e fragilità ungueale. Con il passare del tempo la cute divieneinfiltrante e secca (per la diminuzione dellasecrezione sebacea e sudorale), con forma-zione di fissurazioni e ragadi, che possonoessere sede di infezioni secondarie da Sta -phylococcus Aureus o Streptococcus.In caso di cute disidratata si ha, soggettiva-mente, la sensazione di “pelle che tira”,ruvida, opaca, grigiastra, con prurito, cau-sato, quest’ultimo, da un’anormale attivitàdelle proteasi, che interferiscono sulle ter-minazioni nervose. Il prurito, che è un’alterazione della sensibi-lità cutanea, richiama il riflesso del gratta-mento, che determina, a sua volta, la pro-duzione di escoriazioni, sulle quali si posso-no insediare fenomeni micotici o microbici,come detto in precedenza.Compito quindi della cosmesi è di preveni-re tale secchezza, e i consequenziali dannicutanei sopra citati.Non esiste un unico meccanismo patogene-tico che induce alla xerosi, ma una pluralitàdi meccanismi:

Tossicità cutanea da farmaci antineoplastici

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Trattamenti dermocosmetici in ambito oncologico

• La modalità di fuoriuscita dei lipidi daicorpi lamellari

• Gli enzimi che intervengono nella sintesilipidica

• Le alterazioni della struttura qualitativadei corneociti

• Un’alterazione a carico dei lipidi cutanei

La caratteristica morfologica della xerosi è lasquama, ovvero un insieme di cellule corni-ficate impaccate sulla superficie cutanea.Essa è la conseguenza di un accelerato tur-nover cellulare epidermico, scaturito moltoprobabilmente da uno stato infiammatoriosubclinico, per stimolo di citochine pro-infiammatorie. Per cui i cheratinociti non completano ilciclo di differenzazione nel passaggio dallostrato basale a quello corneo e si accumula-no sulla superficie, creando strati cutaneiipercheratinizzati e sfaldandosi ancora inte-gri, causando di conseguenza un’alterazionedella composizione lipidica cutanea. Talisquame possono essere secche od untuose,con colore bianco\giallastro, in rapporto alcontenuto di sebo, all’ossidazione della che-ratina e dall’aria presente tra esse. Macroscopicamente si distinguono due tipidi squame:• FURFURACEA, di piccole dimensioni,al massimo lenticolari, poco aderenti emonolamellari

• FOLIACEA, di dimensioni maggiori ris -petto alle precedenti e plurilamellari.

Tutto ciò causa un’alterazione del film idro-lipidico e della barriera cutanea, con conse-guente aumento della TEWL, favorendo lapenetrazione di materiale esogeno, respon-sabile di flogosi e infezioni cutanee.Per ripristinare una corretta idratazionedobbiamo puntare il nostro intervento sudue obiettivi:• Detersione per affinità• Idratazione diretta o indiretta, in base allanecessità.

La protezione solare la considereremo nonuna cura, bensì una “copertura”, ovvero unaprecauzione per prevenire ulteriori danni,su una cute già patologica.

Sindrome mano-piedeLa sindrome mano-piede (Hand-foot syn-drome) è una tossicità farmaco-indotta dafarmaci antineoplastici, molto frequente esoprattutto altamente invalidante. I piedi permettono di muoverci, cammina-re, indossare le scarpe, insomma di essere

sostanze chimiche aggressive (saponi, deter-sivi) e preferire l’uso di guanti in cotoneanziché quelli sintetici. Consigliare aipazienti l’utilizzo di scarpe comode, consuole spesse, per poter ridurre la pressionealla pianta dei piedi.

Annessi cutaneiLe unghie hanno principalmente la funzio-ne di proteggere le falangi terminali di manie piedi da impatti traumatici, oltre a quelladi essere strumento di risposta allo stimolodel grattamento. Oggi hanno anche funzio-ne estetica ed in alcune culture sono indica-tori di appartenenza ad uno specifico statussociale. Un loro danneggiamento può avereun variabile impatto psicologico ed emoti-vo, al pari della perdita dei capelli. Da ciòderiva l’importanza della prevenzione e deltrattamento delle patologie ungueali farma-co-indotte. Il danno ungueale compare nel10-58% dei pazienti in trattamento con far-maci antineoplastici, in genere entro 4-8settimane dall’inizio del trattamento stesso.Tali tossicità sono espresse in alterazionidella crescita e/o deformità della laminaungueale, con fragilità e caduta dell’unghiaoltre a possibili alterazioni della pigmenta-zione ungueale. Tali danni decorrono prividi sintomi e possono essere la manifestazio-ne dei primi effetti collaterali del farmaco. La tossicità può interessare tutto l’apparatoungueale, ma in base alla localizzazione deldanno si svilupperà un differente tipo dialterazione. Ad esempio, se sarà colpita la matrice, avre-mo un rallentamento della crescita, unadistrofia o deformità della lamina ungueale.L’interessamento del letto ungueale, pro-durrà un’onicolisi parziale o totale, con pos-sibile conseguenza di onicomicosi. Se saràinteressato il peronichio avremo una paro-nichia, un granuloma o un’onicocriptosi.

autonomi. Le mani ci permettono di pren-dere oggetti, mangiare, insomma, anch’esseci permettono di essere autonomi. Si evincecome, una tossicità a mani e piedi, sia undanno di gran rilievo, che colpisce l’indivi-duo sia nell’aspetto fisico che psicologico.Tale tossicità si manifesta inizialmente conperdita di sensibilità cutanea, parestesie,sensazione di bruciore, dolore, punture dispillo, eritema ed edema a livello palmo-plantare. Successivamente, in tali sedi, sipossono formare aree ipercheratosiche, pre-valentemente nelle aree sottoposte a mag-gior pressione. Nelle forme più gravi vi è lasuccessiva formazione di lesioni eritemato-vescicolari e fissurazioni ulcerative, con pos-sibilità di infezione locale. A livello interna-zionale è utilizzata da vari anni una classifi-cazione specifica per la definizione dellagravità della sindrome mano-piede, propo-sta dal National Cancer Institute all’internodei Common Termi nology Criteria forAdverse Events. Tale classificazione prevedequattro livelli (gradi) di tossicità:

• 1° grado: reazione eritemato-desqua-mativa con alterazione cutanea o pre-senza di dermatite, senza dolore.

• 2° grado: alterazione cutanea con dolo-re (es. desquamazione, vesciche, san-guinamenti ed edemi), ma senza inter-ferenza con le funzioni quotidiane.

• 3° grado: modificazioni cutanee severecon dermatite ulcerativa e alterazionecutanea con dolore ed interferenza conle funzioni quotidiane.

• 4° grado: modificazioni cutanee consevere dermatiti ulcerative diffuse olocalizzate e con complicanze infettive,che impongono al paziente di stare aletto o il suo ricovero in ospedale.

Tale tossicità compare dopo circa 6 settima-ne di trattamento con farmaci antineopla-stici e regredisce con la sospensione dellaterapia. Importante è la gestione di talepatologia, poiché una tossicità G3 o G4,richiede la sospensione della terapia oncolo-gica in corso, con danni rilevanti. Opportuno sarebbe ovviamente un’idoneaprevenzione, che prevede l’utilizzo di deter-genti delicati od oli detergenti e la successi-va applicazione di una crema idratante.Invece il trattamento prevede la detersionecon oli detergenti e l’applicazione locale dicreme ad alta percentuale di urea. In caso dieritema, consigliare cosmetici lenitivi.Sia in fase preventiva che in fase di tratta-mento è consigliabile evitare il contatto con

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Il follicolo pilifero come è noto costa di duestrutture principali: una visibile detta “fustodel capello” e una intrafollicolare che siestende in basso fino alla regione dellamatrice La porzione intracutanea del folli-colo pilifero svolge un ruolo fondamentalenel metabolismo e nella morfogenesi delcapello. Tale struttura così complessa, comealtre presenti nel nostro organismo, è dotatadi un compartimento staminale propriocaratterizzato da un alto indice replicativo,pertanto può rappresentare un bersaglioprivilegiato delle terapie antitumorali.Tutti i follicoli piliferi sono presenti allanascita e nessun altro follicolo si svilupperànel corso della vita. Il follicolo pilifero deri-va dalla differenziazione dei fogliettiembrionari ectodermico e mesodermico.I primi abbozzi follicolari sono costituiti, apartire dal terzo mese, da agglomerati dicellule basali che attraversano l’epidermidee si approfondano nel derma del feto agruppi di 3 ad intervalli fissi di circa 200/400 micron. I follicoli piliferi sono distribuiti su tuttol’ambito cutaneo eccetto le palme dellemani, le piante dei piedi ed in alcune regio-ni degli organi genitali (cute glabra).La più alta densità di follicoli piliferi siriscontra alla nascita a livello dello scalpo(1135/cm2), ma tende a diminuire du rantela crescita. Il colore del pelo è determinatodai melanociti che, localizzati nella matricedel follicolo pilifero, producono la melani-na. L’intensità del colore è generalmenteproporzionale alla quantità di pigmentopresente nella fibra. Le caratteristiche fenotipiche del pelo inol-tre variano a seconda della razza, del sesso,dell’età e della sede. I capelli sono il prodot-to del follicolo pilifero, strutture formatedalla aggregazione ed organizzazione dellecheratine, proteine prodotte dai cheratino-citi della matrice del follicolo. Tali cellulederivano dal compartimento staminale pre-sente nel bulge. Il follicolo va incontro ad una serie di tra-sformazioni durante il suo ciclo vitale che èscandito da 3 fasi: anagan, catagen e telogen.

stabilita e variabile in base al sesso. Taleciclo è più lungo nelle donne, e questo spie-ga perché nel sesso femminile è più facilearrivare a lunghezze di capelli maggiori.In alcuni momenti cause esogene o endoge-ne possono rallentare o addirittura bloccareil rientro in anagen tale evento dal punto divista clinico si evidenzia con l’assenza delpelo a livello follicolare caratteristico dellafase Kenogen, che può essere considerata ilmomento di arresto dell’attività follicolarecon la mancata produzione del pelo. Tale fase può variare da poche settimane adiversi mesi. Soggetti sottoposti a trattamento chemiote-rapico possono andare incontro a alopeciareversibile e non di vario grado, questo pro-babilmente rappresenta uno degli aspettipiù scioccanti per i pazienti oncologici, einfluenza negativamente l’immagine delcorpo, la sessualità, e l’autostima, fino adindurre l’8% dei pazienti a non sottoporsi altrattamento chemioterapico, che potrebbesalvargli la vita, per non incorrere nelrischio di perdere i capelli con conseguentemodificazione del proprio aspetto ed altera-zione della vita di relazione.L’incidenza della alopecia indotta da che-mioterapia (CIA) è stimata circa nel 65%,anche se la prevalenza e la gravità della per-dita di capelli sono correlati alla categoria difarmaci e al numero dei farmaci sommini-strati, alla dose, alla modalità e al tempo disomministrazione. Con gli agenti anti-microtubuli si segnala un’incidenza di alo-pecia maggiore dell’80%, mentre con gliinibitori della topoisomerasi tra il 60% -100% tale incidenza si riduce a circa 10% -50% con gli antimetaboliti. L’utilizzo diprotocolli polichemioterapici è associatocon un tassi di incidenza più elevati rispettoalla monoterapia. Tra i fattori di rischio per la perdita deicapelli devono essere considerati non solo iltipo di farmaco utilizzato ma anche la dose,la modalità di somministrazione l’eventualeassociazione con radioterapia, non vannotrascurate le caratteristiche del pazientecome l’età, il sesso che determinano una

AnagenÈ la fase più lunga di crescita. La sua durata,che varia da meno di un mese a più di 7anni (in relazione alle caratteristiche indivi-duali ed alla sede anatomica), condizional’intera durata del ciclo di crescita del pelo equindi la sua lunghezza. L’attività anagendel follicolo del vello è breve (6-12 settima-ne), mentre quella dei peli terminali delcuoio capelluto ha una durata variabile dai2 ai 7 anni. In questa sede, in condizionifisiologiche circa il 80-90% dei follicolipiliferi sono in fase anagen. Il follicolo pili-fero in fase anagen è un tessuto estrema-mente attivo dal punto di vista mitotico emetabolico secondo solo al sistema emopo-ietico. Quanto maggiore sarà la duratadell’anagen, tanto più il bulbo si approfon-dirà nel derma.

CatagenBreve fase del ciclo follicolare della duratadi 7-21 giorni. In questo periodo il follicolointerrompe l’attività mitotica e va incontroad involuzione. Mediamente l’1% dei folli-coli del cuoio capelluto si trova in tale fase.Durante il catagen le cellule del follicolovanno incontro ad apoptosi.

TelogenÈ la fase di riposo; a livello del cuoio capel-luto la sua durata è di circa tre mesi. Il folli-colo è situato nel derma medio all’altezzadella ghiandola sebacea; la guaina epitelialeesterna cheratinizzata forma un sacco intor-no alla radice che assume un aspetto a clava.Il pelo, ancorato alla guaina epiteliale ester-na, permane nel follicolo per tutta la duratadella fase stessa. La colonna epiteliale si accorcia fino a for-mare una piccola protuberanza chiamatagerme secondario. Con il rientro del follico-lo in fase anagen il germe epiteliale seconda-rio si accresce verso il basso ed invagina lapapilla dermica, formando il nuovo bulbodel pelo. Un nuovo capello emerge di latoalla vecchia radice con conseguente cadutadi quello in fase telogenCiascuna di queste fasi ha una durata pre-

Effetti delle terapia antitumoralisul follicolo piliferoAlfredo RossiProfessore Associato Università di Roma La Sapienza - Centro di Fisiopatologia degli annessi cutanei

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Trattamenti dermocosmetici in ambito oncologico

suscettibilità non solo di specie ma ancheindividuale al trattamento. Infine vannoprese in considerazione anche la presenza ela predisposizione ad altre condizioni pato-logiche che possono essere presenti a livellodel cuoio capelluto (alopecia androgenetica,alopecia areata etc...) (Tab. 1 e 2).In corso di terapia con farmaci antitumora-

li, la caduta di capelli può iniziare pochigiorni dopo il primo trattamento chemio-terpico, oppure come avviene nella maggiorparte dei casi dopo circa 2 settimane, talemodalità di caduta viene definita anageneffluvium. (Fig. 1) Se la perdita avviene mesi dopo l’inizio dellaterapia si ha il blocco dell’anagen con entra-

Tab. 1 – Gradi di alopecia indotta da chemioterapia (Adapted by Friedrichs).

WHO Grado(1979)

Massey(2004)

Dean(1979)

Rugo(2013)

GRADO 0

Nessuna perdita

Perdita di capellinon significativa

0-25%

0%

GRADO 1

Minima

Perdita di capelliMinima

25-50%

<25%

GRADO 2

SeveraAlopecia in chiazze

Perdita di capellimoderata

50-75%

25-50%

GRADO 3

Alopecia completareversibile

Perdita di capellisignificativa

75-100%

50-75%

GRADO 4

Alopecia completairreversibile

Perdita totaledei capelli

>75%

Tab. 2 –

CHEMIOTERAPICO

Agenti antimicrotubuliInibitori delle topoisomerasi

Alchilanti Antietaboliti

INCIDENZA

80%60%-100%

>60% 10%-50%

Fig. 1 – CIA: aspetto clinico e tricogramma della modalità Anagen effluvium distrofico

ta in catagen e conseguente induzione dellafase telogen, tale modalità di caduta è indi-cata come telogen effluvium (Fig 2). Tra i fattori che possono influenzare lamodalità di caduta, la fase del ciclo in cui sitrova il follicolo pilifero nel momento del-l’insulto, è probabilmente uno dei piùimportanti. I principali bersagli dei farmaci chemiotera-pici sono i cheratinociti della matrice, cellu-le con intensa attività proliferativa durantela fase anagen; se l’insulto interviene nellefasi differenziative (prime fasi anagen) onelle fasi di intensa proliferazione (anagen6) il follicolo andrà incontro all’apoptosicon improvviso arresto di differenziazione oproliferazione e caduta con modalità ana-

GRADO DI PERDITA DEI CAPELLI

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Effetti delle terapia antitumorali sul follicolo pilifero

gen distrofico. Quando l’insulto giunge nelle fasi tardivedell’anagen, caratterizzata da un indice diproliferazione inferiore, il follicolo passanella fase catagen e telogen pertanto la mo -dalità di caduta sarà in telogen effluvium.L’arrivo del chemioterapico sul follicolopilifero in catagen o telogen, fasi mitotica-mente inattive, non provocherà alterazionenel normale turnover del capello. Considerando che tra l’80-90% dei capellidel cuoio capelluto si trovano normalmentein fase anagen, è comprensibile come la

manente, con ricrescita dei capelli ridotta oassente, sono stimati intorno al 20% deltotale delle alopecie da chemioterapia. Questo tipo di alopecia è di solito associatacon l’utilizzo di alti dosaggi di chemiotera-pici, in particolare con la somministrazionedi busulfani e/o di ciclofosfamide, ed è pro-babilmente la conseguenza di un dannocitotossico alle cellule staminali dei follicolipiliferi.L’introduzione dei farmaci target nel tratta-mento antitumorale, pur avendo ridottol’incidenza degli effetti collaterali associati

caduta sia massiva in anagen ditrofico edinteressi principalmente tale sede, mentre ipeli della barba, le sopracciglia e le ciglia,così come i peli ascellare e delle regionipubiche sono interessate in percentualeinferiore. Questo tipo di alopecia è general-mente reversibile e di solito i capelli ricre-scono già durante la chemioterapia, mentrela ricrescita completa e definitiva avviene 3-6 mesi dopo l’ultimo trattamento. Anche setemporaneamente i capelli ricresciuti pos-sono mostrare cambiamenti di colore e/ostruttura. Rari sono i casi di alopecia per-

Fig. 2 – CIA: aspetto clinico e tricogramma della modalità telogen effluvium

Fig. 3 – Alopecia androgenetivca like indotta da farmaci inibitori della aromatasi.

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Trattamenti dermocosmetici in ambito oncologico

ai chemioterapici classici, non risulta privadi eventi avversi su cute e annessi. Tale eventi non sono tuttora del tutto noti,per quanto concerne in particolare il rischiodi alopecia risulta maggiore rispetto al pla-cebo ma minore confrontato con i chemio-terapici di vecchia generazione, attualmentesi stima un’incidenza di circa il 14.5% ris -petto al 65% dei vecchi chemioterapici.Vista la loro selettività gli effetti collateralirivolti al follicolo pilifero possono non esse-re unicamente legati alla riduzione delladensità con comparsa di alopecia, ma pos-sono essere anche di altra natura, è infattipossibile la comparsa di tricomegalia in par-ticolare con gli inibitori dell’EGFR, infatti irecettori di tale fattore localizzati nella guai-na esterna del follicolo pilifero sono respon-sabile del passaggio dall’anagen al catagen,un loro blocco può indurre un anagen aber-rante. Una classe di farmaci target maggior-mente utilizzata nel cancro mammarioormone responsivo è rappresentata dagliinibitori dell’aromatasi; tali farmaci sonoassociati ad un’alopecia con un particolarepattern caratterizzato da arretramento deigolfi bitemporali mimando un’alopeciaandrogenetica maschile nella donna. (Fig.3) Vista l’assenza di protocolli, sulla gestio-ne del paziente che si deve sottoporre a trat-tamenti chemioterapici gravati dal rischiodi CIA, riteniamo opportuno proporredelle semplici linee guida al fine di valutare,con buona approssimazione nel singolopaziente, lo stato del cuoio capelluto e deicapelli e l’eventuale presenza di forme dialopecia, così da poter stimare il rischio di

dei trattamenti di tipo cosmetologico, attra-verso l’utilizzo di prodotti chimici privi disostanze in grado di danneggiare il fusto delcapello o comunque di indurre reazioni irri-tative su una cute già alterata dall’insultodella chemioterapia. In questa fase è possi-bile prepararsi all’adozione di una tricopro-tesi che può essere prodotta anche concapelli dello stesso paziente andando a con-figurare una protesi autologa, in tal caso ènecessario tagliare i capelli prima che siainiziata la caduta massiva, pertanto saràopportuno effettuare il taglio tra l’iniziodella chemioterapia e i dieci giorni successi-vi, oppure dopo la caduta massiva è possibi-le utilizzare tricoprotesi non autologhe ocon capelli artificiali. Durante l’infusionechemioterapica nel tentativo di preservare ilmaggior numero di follicoli piliferi è possi-bile adottare un casco di tipo refregerante,tale presidio già largamente utilizzato nonha dato gli effetti desiderati poiché i tempidi utilizzo sono unicamente legati al mo -mento dell’infusione del chemoterapico,ma come è noto gli effetti collaterali persi-stono per un tempo maggiore. Alla fine del trattamento chemioterapico alfine di indurre una ricrescita quali-quanti-tativamente adeguata è possibile sommini-strare lozioni topiche in grado di stimolarel’induzione dell’anagen; in particolare èopportuno l’utilizzo quotidiano di minoxi-dil 2%-5%, oppure di promotori delle pro-staglandine (PGE2 e PGF2) e analoghi. Talilozioni devono essere utilizzate tutti i giorniper almeno 6-12 mesi dalla fine del tratta-mento chemioterapico.

perdita dei capelli prima dell’inizio del trat-tamento chemioterapico. Sarebbe opportuno prendere in considera-zione alcuni dati anamnestici, in particolarela presenza di precedenti malattie dei capellio del cuoio capelluto o di malattie autoim-muni, la familiarità per alopecia androgene-tica così da individuare una particolare ten-denza ad alcuni tipi di alopecia o la presenzadi uno stato subclinico che potrebbe diven-tare clinicamente evidente nella fase di ri -crescita post-chemioterapia. L’utilizzo della tricoscopia può essere unvalido ausilio non invasivo al fine di indivi-duare tali condizioni che seppur preesistentipotrebbero subire un peggioramento dopoil trattamento chemioterapico. Risulta inoltre utile dosare ed eventualmen-te adeguare i livelli ematici di emoglobina,ferro e vitamina D. Tali procedure possonoessere utilizzate per stimare il rischio di per-dita di capelli dopo la chemioterapia e pergestire al meglio il trattamento durante edopo la chemioterapia.Il periodo che va dall’inizio della chemiote-rapia fino a 2 settimane dopo il trattamentoè strettamente legato alla massiva perditadei capelli, pertanto in tale periodo biso-gnerà osservare una serie di precauzionilegate all’utilizzo di sostanze non aggressivenei confronti sia della cute del cuoio capel-luto che dei capelli. È fondamentale il rispetto del PH, un’ade-guata idratazione e evitare di attuare proce-dure cosmetologiche quali pettinarsi, spaz-zolarsi, utilizzo di piastre ecc.Inoltre è opportuno ridurre l’aggressività

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Come abbiamo precedentemente esposto,la tossicità dermatologica a cute ed annessi,causata da farmaci antineoplastici, puòcomportare un disagio estetico ma, princi-palmente, rappresentano vere e proprie

patologie dermatologiche secondarie, chespesso comportano la sospensione dellaterapia oncologica. Ecco perché sarebbeopportuno effettuare un’azione terapeuticapreventiva, prima dell’inizio della terapia

patologie dermatologiche secondarie, chespesso comportano la sospensione dellaterapia oncologica. Ecco perché sarebbeopportuno effettuare un’azione terapeuticapreventiva, prima dell’inizio della terapia

farmacologica antineoplastica. La SMEP, inmerito, negli anni, ha delineato una serie dilinee guida fondamentali per la prevenzio-ne, ma anche per il trattamento di tossicitàfarmaco-indotte da antineoplastici:

Prevenzione delle tossicità farmaco-indotteda antineoplastici

LINEE GUIDA SMEP PER LA PREVENZIONE E IL TRATTAMENTO DI TOSSICITÀ FARMACO-INDOTTE DA ANTINEOPLASTICI

Idratare la cute

Evitare l’esposizione al sole

Utilizzare cappelli a falda larga e filtri solari anche per brevi esposizioni

Lavarsi con acqua tiepida utilizzando sa pone “non sapone”

Evitare detersivi con profumi forti

Utilizzare cosmetici ipoallergenici

Mantenere pulite le unghie e la regione periungueale

Tagliare frequentemente le unghie delle mani e dei piedi, magari facendo effettuare tale operazione da personale qualificato

Asciugare accuratamente le unghie di mani e piedi, con l’ausilio di aria calda a getto (o fredda in caso di presenza di neuropatia)

Non mangiarsi le unghie e le cuticole

Applicare vaselina nella regione periungueale

Non utilizzare unghie artificiali

Evitare scarpe o calzini troppo stretti

Prediligere scarpe con suola spessa

Utilizzare guanti mentre si lavano i piatti o si utilizzano prodotti chimici

Utilizzare guanti e calzini di cotone bianco per la notte

Tagliare le ciglia in presenza di tricomegalia

Utilizzare soluzione salina in spray e vaselina per ridurre la secchezza nasale

Utilizzare lubrificanti durante i rapporti sessuali

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Trattamenti dermocosmetici in ambito oncologico

Lo scopo principale della cosmetologiaapplicata non è semplicemente di aumenta-re la percentuale di acqua, ma di attivarequei processi fisiologici che provvedono almantenimento della componente idrica edella corretta funzionalità e fisiologia cuta-nea. In base alla problematica da affrontarepossono essere formulati prodotti specificicon svariate funzioni:• Filmogena - occlusiva• Rilipidizzante - Emolliente • Barriera• Anti-couperose

DetersioneLa detersione viene effettuata quotidiana-mente, più volte al giorno e automatica-mente, senza sapere che anch’essa è conside-rata a tutti gli effetti una cura igienico-cosmetologica e quindi non deve esseresottovalutata. Infatti essa deve poter mante-nere l’omeostasi della cute, preservandonela funzione barriera, poiché un’alterazionedel film idrolipidico porterebbe ad unaumento della permeabilità cutanea, conconseguente penetrazione di sostanze eso-gene. Esse a contatto diretto con le cellulecornee causerebbero dermatiti con desqua-mazioni e fessurazioni e potrebbero rappre-sentare una porta aperta all’ingresso dimicrorganismi patogeni, soprattutto inpazienti immunocompromessi, come nelcaso dei pazienti oncologici.Compito di un buon prodotto detergente èdi eliminare lo sporco:lo sporco cutaneo può essere di origine eso-gena (proveniente dall’ambiente che ci cir-conda) o di origine endogena (provenientedai detriti cellulari, lipidici e dalle secrezionisebacee e sudoripare). Si può classificare intre categorie:• Sporco di natura idrofila, ovvero sudore,fase idrofila del film idrolipidico, residuidi cosmetici utilizzati.

• Sporco di natura lipofila, ovvero sebo, faselipidica del film idrolipidico, lipidi cellu-lari, smog, residui di cosmetici utilizzati.

• Sporco di natura insolubile, ovvero residuisolidi cellulari, sostanze di derivazione

batterica, polvere, smog, prodotti per ilmake-up.

Ovviamente, in base allo sporco presente,utilizzeremo il prodotto per la detersionepiù adeguato. Distinguiamo infatti quattromeccanismi detergenti diversi:1) Azione detergente con tensioattivi, che

rappresenta la classe di detergenti più uti-lizzati e diffusi: sapone liquido, bagno-schiuma, doccia shampoo, shampoo.

Essi rimuovono tutti e tre i tipi di sporco,attraverso i meccanismi d’azione dei tensio-attivi che li compongono. Questi sono for-mati da una coda lipofila, che si lega allosporco, creando una micella, e una testaidrofila che mantiene queste micelle insospensione nell’acqua con la quale vengo-no allontanate, durante il risciacquo. La schiuma che essi formano e che li carat-terizza, dando a tutti l’idea di pulizia, nonha alcuna attività detergente ma è il risulta-to tra la fase liquida e quella gassosa (acqua-aria). Molto spesso, per rispondere allarichiesta del consumatore medio legatoall’idea che più schiuma significa più poterpulente, viene aumentata la percentuale ditensioattivi schiumogeni, con possibilirisvolti negativi sulla barriera cutanea.In origine questi prodotti detergenti conte-nevano solo TENSIOATTIVI ANIONICI

(utilizzati per le loro ottime proprietà deter-genti e schiumogene, ma fortemente ag -gressivi); le formule attuali invece sono ilrisultato di un insieme di tensioattivi (anio-nici, amfoteri, non ionici, lipoproteici, ecc.)che sapientemente mixati tra di loro confe-riscono al prodotto finale ottime proprietàdetergenti, pur nel rispetto del film idrolipi-dico cutaneoI tensioattivi sono tra le più diffuse materieprime cosmetiche, il cui meccanismod’azione è basato sull’abbassare le due forzeesistenti in natura: la tensione superficiale ela tensione interfacciale:• La tensione superficiale, presente a con-tatto tra il liquido e l’aria, è la forza chetende a far avvicinare il più possibile lemolecole di una sostanza, in modo da ren-dere minima la superficie di contatto conl’esterno.

• La tensione interfacciale invece si manife-sta tra due liquidi non miscibili tra loro,liquidi che nonostante l’agitazione tendo-no a separarsi col tempo, proprio grazie aquesta forza che riduce al minimo lasuperficie di contatto tra le due fasi. Vienedefinita Azione Emulsionante.

I tensioattivi permettono quindi che acquae sostanze non ad essa affini, da rimuovereappunto dalla cute, si mescolino, facilitan-do la detersione, che sfrutta così la partico-lare struttura chimica. (Fig. 1)

Strategie cosmetiche

Parte lipofila Parte idrofila

Fig. 1 – La parte lipofila rappresenta il corpo, quella idrofila la testa

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Strategie cosmetiche

All’atto del lavaggio, il tensioattivo si dispo-ne con la coda lipofila dentro lo sporcograsso e con la testa idrofila verso l’acqua,formando delle micelle che, inglobato latotalità dello sporco, lo stacca dal substrato(la cute) e lo allontana da esso con il risciac-quo. (Fig. 2 e 3)Usare tensioattivi troppo aggressivi significadebilitare l’equilibrio idrolipidico dell’epi-dermide: oltre all’eccessiva secchezza perce-pibile subito dopo la detersione, viene lesoanche il sistema barriera ed immunitariodell’epidermide.Considerata la frequenza con cui ci laviamoquindi, la detersione non va sottovalutata,poiché in essa si cela un potenziale pericoloper la salute della cute.Una detersione non equilibrata può indurreuna serie di scompensi:

• Azione delipidizzante, con formazionidi squame e fissurazioni

• Modificazione del pH cutaneo, conproliferazione della microflora cutanea

• Alterazione della flora cutanea: rischiodi attacco da parte di agenti patogeni

• Alterazione dello strato corneo: aumen-to della permeabilità e quindi della sen-sibilità e della reattività cutanea

• Disidratazione e aumento della TEWL(perdita idrica transepidermica)

• Azione irritante: rilascio di mediatorichimici dell’infiammazione con pruri-to e rischio di lesioni da grattamento

• Azione sensibilizzante della cute, conris chio di dermatiti e\o allergie.

La permanenza poi di sali di acidi grassi diCa e Mg, insolubili in acqua, porta all’oc-clusione degli osti follicolari con aumentodel prurito.Una pratica molto frequente è quella di addi-zionare ai prodotti per la detersione, sostanzead attività specifica (dermofunzionali),come, ad esempio, disinfettanti antibatterici(clorexidina, acido undecilenico) o fitoestrat-ti ad azione antinfiammatoria e lenitiva(acido 18β-glicirretico, bisabololo, mimosatenuiflora, malaleuca, niacinamide). Per contrastare i fenomeni di alcalinità siaddizionano acidi organici deboli (α- β opolidrossiacidi,) o, per preservare l’idrata-zione, sostanze sostitutivi del film idrolipi-dico. BioNike, azienda italiana leader da 70anni, specializzata nella ricerca, formulazio-ne e produzione di trattamenti dermoco-smetici, ha messo a punto prodotti specificiper la pelle sensibile, allergica o con proble-matiche dermatologiche.

Fig. 2 –

Sporco

Goccia d’acqua

Acqua

Acqua

Sudiciume

Sudiciume

Substrato (pelle-capelli)

Substrato

Fig. 3 –

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Trattamenti dermocosmetici in ambito oncologico

I suoi prodotti sono:• Nichel tested *• Senza Conservanti• Senza Profumo**• Senza Glutine***

* Anche contenuti residuali di nichel posso-no creare, in particolare nei soggetti pre-disposti, reazioni allergiche o sensibiliz-zazione. Quindi ogni lotto è analizzatoper garantire un contenuto di nichel infe-riore a 0,00001%

** Salvo nei casi espressamente indicati dovesono utilizzati profumi attentamenteselezionati che non contengono nessunodei 26 allergeni attualmente contemplatidalla normativa

*** L’indicazione “non contiene glutine o isuoi derivati” consente una decisioneinformata ai soggetti con “sensibilità alglutine non-celiaca” (Gluten Sensitivity)

propone, come detergenti per il corpo:

TRIDERM ALFA BASE LAVANTE(per cute iper-reattiva e atopica)Base detergente in crema, adatta alla detersio-ne di corpo e capelli, ad elevata tollerabilità. Aminimo tenore schiumogeno e con ridottopotere delipidizzante, garantisce inoltre unbasso rischio di irritazione cutanea e oculare.Contiene:• Detergenti anfoteri, non ionici e lipopro-teici (con attività detergente delicata)

• Sorbitolo e glicerina (con azione idratante)• Olio di mandorle dolci (con azione emol-liente)

PROXERA DOCCIA CREMASpecificamente studiato per la detersione ditutto il corpo in caso di pelle secca o affettada xerosi cutanea, anche conseguente a

propone, come detergente corpo,con azione detergente per affinità:

TRIDERM BAGNOLEATO EMOLLIENTEOlio da bagno emolliente non schiumoge-no, studiato per detergere la pelle con lamassima delicatezza, nel totale rispetto delfilm idrolipidico e al contempo svolgereun’efficace azione emolliente e protettiva.A contatto con l’acqua forma un’emulsionelattescente che deterge per affinità, lascian-do la pelle morbida e idratata. Con profu-mo esente da allergeni. Contiene:• Metilfenilpolisilossano (azione emollientee protettiva)

• Olio di vaselina (azione emolliente e pro-tettiva)

propone, come detergente viso:DEFENCE TOLERANCE ACQUADETERGENTE ESSENZIALESoluzione riequilibrante priva di tensioatti-vi aggressivi. Grazie ad una formulazionebasata sul criterio di essenzialità, è ideale perdetergere e struccare la pelle del viso parti-colarmente delicata o sensibilizzata. Preserva la barriera idrolipidica cutanea econtribuisce a prevenire arrossamenti e scre-polature. Concepita per l’impiego senza risciacquo, èindicata in caso di acqua di rete molto cal-carea, condizione che può facilmente inari-dire la pelle, soprattutto se sensibile e intol-lerante.Contiene:• Sostanze osmotiche (con attività idratante)• Pantenolo (pro Vitamina B5 con attivitàriparatrici ed idratanti)

• Acqua distillata di rose (con attivitàdecongestionante)

fenomeni di irritazione o stati infiammato-ri. Deterge senza aggredire, contribuisce aricostituire il naturale film idrolipidico,attenua ogni sensazione di disagio, garan-tendo idratazione e morbidezza. Contiene:• Olio di mandorle dolci (con azione emol-liente e liporestitutiva)

• Sorbitolo e glicerina (con azione idrata-tante e protettiva)

TRIDERM DOCCIA SCHIUMARIACIDICIFICANTE PH 3,5Fluido per la detersione quotidiana delcorpo, a pH acido tamponato per preserva-re inalterata la prima difesa della pelle conun efficace potere antimicrobico nei con-fronti di microrganismi patogeni. A base ditensioattivi delicati, forma una schiumamorbida che deterge senza aggredire e svol-ge un’efficace azione riacidificante e riequi-librante. Con profumo esente da allergeni.Contiene:• Detergenti anfoteri a struttura amminoacidi-ca (con attività detergente e batteriostatica)

• Proteine di riso idrolizzato (con azioneprotettiva)

• Glicerilmonostearato e cocco glucoside(con azione detergente delicata)

• Polyquaternium 7 (con azione protettivacutanea superficiale)

2) Azione detergente per affinità, ovverouna detersione che non impiega l’utilizzodi molecole tensioattive. Avviene quandosi elimina lo sporco di natura grassamediante emulsioni di sostanze lipidiche,in grado di rimuovere le sostanze affini. Sitratta di un’azione detergente delicata cheevita la drastica delipidizzazione della cute.Grazie all’ausilio di sostanze lipidiche cherimuovono lo sporco di tipo lipofilo, ilfilm lipidico rimane inalterato e vienegarantito il rispetto del pH fisiologico.

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Si definisce idratazione il contenuto diacqua presente nei tessuti cutanei e che per-siste in essi, grazie ad una corretta alimenta-zione, ad una vita sana e a trattamenticosmetici mirati. L’obiettivo di questi ultimi è quello di soste-nere e implementare lo stato di equilibriodella pelle, reintegrando in modo più omeno prolungato nel tempo, il contenutodi acqua e di altre sostanze che possonoridursi a causa di svariati fattori (età, patolo-gie, fattori climatici, ecc.). Quindi l’aumen-to dell’idratazione da parte di un cosmeticoavviene principalmente con:• Sostanze occlusive di natura grassa cheagiscono bloccando la perdita d’acquadagli strati più profondi (perspiratio sensi-bilis) e portando così all’imbibizione diacqua degli strati superiori

• Umettanti di superficie di natura idroso-lubile che legano l’acqua presente nel pro-dotto, l’umidità ambientale e quella pro-veniente dagli strati superiori.

Generalmente nelle emulsioni cosmetiche idue meccanismi coesistono, con la preva-lenza di uno piuttosto che dell’altro in fun-zione della tipologia di prodotto e delladestinazione d’uso.L’acqua, insieme alle proteine e ai lipidi,conferisce allo strato corneo caratteristichedi morbidezza, flessibilità ed elasticità,necessarie per impartirgli la possibilità diadattarsi ai movimenti dei muscoli e dellearticolazioni.Quindi, il trattamento cosmetico idratante,ha lo scopo, da un lato, di prevenire i feno-meni della disidratazione, garantendoun’opportuna elasticità e morbidezza cuta-nea e, dall’altro, di ristabilire il contenutoottimale di acqua e di altre sostanze idrofileo lipofile, che possono essersi ridotte perfattori sia intrinseci che estrinseci nei diversistrati della cute:1. A livello del derma, dove, però, l’acqua èpoco soggetta agli influssi esterni

2. A livello dell’epidermide, dove l’acqua èin continua modificazione secondo leesigenze funzionali.

con relative conseguenze. In tali pazienti èquindi opportuno capire il tipo di danno eil tipo di disidratazione cutanea, valutandose è causata da un deficit di acqua, di lipidio di entrambi, e di conseguenza intervenirecon un cosmetico idoneo, che vada a reinte-grare le sostanze di cui la cute è carente e nerichiede ausilio.

FilmogeniSono quei prodotti che svolgono la loroazione cosmetica formando una pellicolaocclusiva o semi-occlusiva sulla cute, ricre-ando l’effetto barriera, con l’utilizzo disostanze lipofile. Questi prodotti riduconol’evaporazione dell’acqua dagli strati epider-mici superficiali, riducendo la TEWL; diconseguenza, viene mantenuta l’idratazionecutanea, attuando in tal modo un’idratazio-ne diretta.Sono fondamentalmente emulsioni olio inacqua (O/A), acqua in olio (A/O) o plurifa-siche (A/O/A e O/A/O); dopo la loro appli-cazione la fase acquosa evapora e la restantefase oleosa forma un film più o meno occlu-sivo sulla superficie cutanea. La fase oleosadi queste emulsioni può comprendereingredienti di origine idrocarburica, comevaselina e oli minerali, oli vegetali, burri,cere e sostanze siliconiche.

propone alla classe medica e sanitaria,per i propri pazienti:

TRIDERM ALFA BASE GRASSA Crema base ricca in frazione lipidica, èl’ideale trattamento idratante dall’elevatopotere emolliente per pelli iper-reattive e atendenza atopicaContiene:• Olio di vaselina e vaselina filante (azionefilmogena occlusiva)

• Glicerina (azione umettante e protettiva)

Rilipidizzanti ed emollientiI rilipidizzanti sono sostanze che hanno lafunzione di ripristinare i lipidi intercellularie l’NMF, carenti o assenti per un danno

Lo strato corneo, l’unico influenzabile permezzo dei trattamenti cosmetici topici, è illuogo dove il grado di idratazione è influen-zato da parametri estrinseci, come la relativaumidità ambientale e la temperatura; da fat-tori instrinsechi, come l’integrità del filmidrolipidico di superficie che rafforza, conla presenza dei suoi lipidi intercorneocitari,la proprietà di barriera dell’epidermide stes-sa. Un’idratazione intorno al 20% è indicedi normalità, un calo al di sotto del 10%segnala un problema cutaneo che si manife-sta con ruvidità, secchezza, desquamazionee fissurazioni.Del resto, evidenze scientifiche testimonia-no che la disidratazione cutanea è prevalen-temente provocata da un deficit, che puòesser causato sia da una riduzione del potereigroscopico dello strato corneo, che da unariduzione degli elementi costitutivi dellabarriera idro-lipidica: ed è per questo moti-vo che le preparazioni cosmetiche idratantisono formulate per veicolare sostanze fun-zionali in grado di apportare sia l’acqua chei lipidi di superficie.Le strategie di idratazione sono fondamen-talmente due:• Regolare il contenuto idrico cutaneo• Regolare il contenuto lipidico cutaneo.

Un buon cosmetico dovrebbe agire suentrambi i livelli, con la prevalenza dell’unoo dell’altro fattore a seconda dell’esigenzacutanea, per poter appunto reintegrare eripristinare efficacemente il film idrolipidi-co cutaneo, in base al deficit ed al dannoapportato.Il 35-38% dell’acqua contenuta nello stratocorneo è legato alle proteine di membranadei corneociti ed ai lipidi interlamellari, larestante si trova in forma libera. È ormai chiaro, tuttavia, che i principaliresponsabili dell’effetto barriera dello stratocorneo (permeabilità selettiva) sono i lipidiche lo compongono.In caso di malattie cutanee o di lesionisuperficiali o comunque in caso di infiam-mazione, si può verificare un aumento dellapermeabilità e quindi della disidratazione

Idratazione cutanea

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Trattamenti dermocosmetici in ambito oncologico

cutaneo, svolgendo quindi un’azione ripa-rativa e protettiva della cute, con un doppioeffetto: immediato, per il sollievo che essioffrono alla cute subito dopo l’applicazione,e a lungo termine, per l’apporto di quellesostanze carenti a livello cutaneo. Con il termine emollienza si intende il con-ferimento alla superficie epidermica dimigliori caratteristiche di levigatezza e flessi-bilità per effetto dell’azione lubrificanteesercitata dai lipidi cutanei o contenuti neicosmetici. Le sostanze emollienti, altamentedermocompatibili, trovano largo impiego inquasi tutti i prodotti cosmetici. Tali sostanze, reintegrando la componentelipofila della cute, sono in grado di ripristi-nare efficacemente la funzione barriera, poi-ché mimano il ruolo dei lipidi, naturalmen-te presenti negli strati superficiali dell’epi-dermide.

propone alla classe medica e sanitaria,per i propri pazienti:

PROXERA LIPOGELTrattamento rilipidizzante ad effetto “boo-ster”, indicato per xerosi severa, ittiosi,desquamazioni e fissurazioni anche conse-guenti a radio e chemioterapia. Svolge azio-ne riparativa, utile in caso di fenomeni irri-tativi e ripristina la barriera cutanea. Contiene:• Olio di jojoba e burro di Karitè (azioneemolliente, idratante)

• Colesterolo (azione rilipidizzante)• Vitamina E (azione antiossidante)• Fitosteroli (azione anti-infiammatoria)

PROXERA EMULSIONE Emulsione a base di agenti biomimeticiristrutturanti (cristalli liquidi) caratterizzatada una spiccata affinità con la matrice lipidi-ca dello strato corneo e da un’ottima biocom-patibilità. Ripristina e mantiene l’omeo stasidella barriera cutanea ed è indicata come trat-tamento ristrutturante di mantenimento incaso di xerosi, desquamazioni, dermatitianche conseguenti a radio e chemioterapia.Contiene:• Struttura a cristalli liquidi (preserva leriserve d’acqua)

• Trigliceridi e oli dermoaffini (azioneemolliente, protettiva)

• Glicerina (azione idratante)

TRIDERM LEN’OILTrattamento topico in olio, formulato perattenuare la sensazione pruriginosa e favorire

propone alla classe medica e sanitaria,per i propri pazienti:

DEFENCE TOLERANCE 200:Trattamento quotidiano polifunzionale adalta tollerabilità che protegge e rinforza ledifese biologiche della pelle e contrasta laformazione di radicali liberi.Contiene:• Olio di jojoba (azione emolliente)• Associazione brevettata β-glucano/L-car-nosina (azione protettiva)

DEFENCE TOLERANCE AR(in versione crema e fluido concentrato)Prodotti che grazie a speciali polisaccaridimarini attenuano i rossori diffusi o localiz-zati, tipici della pelle a tendenza couperosi-ca. Ricchi in attivi idratanti, protettivi elenitivi regalano una sensazione di benesse-re cutaneo. Contengono:• Ac. Ialuronico e fitosqualano (azione idra-tante)

• Peptidi biomimetici e vitamina PP (azionelenitiva e antirossore)

• Associazione brevettata β-glucano/L-car-nosina (azione protettiva)

• Piperonil glucosio: (azione antirossore)

CheratoliticiI cheratolitici sono sostanze che spezzanoselettivamente la catena proteica della che-ratina, che è presente in maniera eccessivanei corneociti. Infatti la funzione principaleè quella di eliminare le squame monolamel-lari e plurilamellari, che si formano sullacute a causa di un tournover cellulare acce-lerato, spesso farmaco-indotto. L’effetto finale che tale principio attivo vuolefavorire è quello di dare alla cute un aspettouniforme e levigato. In ambito oncologico,si utilizza preferibilmente l’Urea, con con-centrazioni che oscillano dal 10% al 50%, inbase all’area trattata, alla patologia presente eal grado di tossicità rilevata. Tali sostanzevengono utilizzate, oltre che in caso di disi-dratazione cutanea, anche nella Sindromemano-piede, poiché l’azione cheratoliticafavorisce l’eliminazione delle aree iperchera-tosiche palmo-plantari, che caratterizzanotale tossicità cutanea.

BioNike propone alla classe medica esanitaria, per i propri pazienti una lineaspecifica di dispositivi medici a base di urea(40 - 20 - 3%), α-β e poli-idrossiacidi.

i processi riparativi e difensivi della cute.Grazie all’elevata concentrazione di Vita -mina E e all’estratto di zanthoxylum, svolgeazione lenitiva e promuove il ripristino dellafunzione barriera, contrastando efficacemen-te arrossamenti e secchezza della pelle. Contiene:• Vitamina E 25% (azione rilipidizzante,emolliente, antiossidante)

• Zanthoxylum bungeanum (azione anti-pruriginosa)

• Tetraidropiperina (azione antipruriginosa)

Creme barriera Sono prodotti in grado di “isolare” l’epider-mide dagli insulti esterni (di natura chimi-co-fisica e microbiologica) e trovano impie-go in età pediatrica e in ambienti di lavoromanuale , sia per la cute sana (prevenzione)che per quella lesa come coadiuvanti dellaterapia dermatologica.

propone alla classe medica e sanitaria,per i propri pazienti:

TRIDERM CINQUE CREMA BARRIERABarriera trifasica (olio/PFPE/acqua) adampio spettro senza conservanti e profumo.Crea uno speciale film protettivo che difen-de la pelle dall’aggressione di agenti esterniidro e liposolubili, garantendo la normaletraspirazione. Grazie a questa barriera invisibile e imper-meabile si ottiene una protezione prolunga-ta da irritazioni, arrossamenti e reazioniallergiche.Contiene:• Perfluoropolietere (azione barriera)• Olio di vaselina (azione filmogena)• Metilfenilpolisilossano (azione emollientee protettiva)

Anti-couperoseLa couperose è una lesione cutanea cheinteressa soprattutto il volto, caratterizzatada una dilatazione ed una maggior permea-bilità dei capillari, con conseguente arrossa-mento nell’area interessata. Tale eritema presente a livello cutaneo è piùo meno intenso ed esteso, in base all’entitàdella patologia. Tale lesione può essere con-genita o farmaco-indotto. Le aree del visopiù colpite sono: guance e ali del naso, rara-mente può interessare tutto il viso, ilmento, il collo ed il decolletè. I principi attivi anti-couperose agisconolocalmente, con azione antieritematosa evaso protettore.

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Idratazione cutanea

PROXERA PSOMED 40gel esfoliante intensivoTrattamento d’urto delle placche iperchera-tosiche. Attenua prurito e infiammazione,con azione emolliente e idratante. Adattoper corpo e cuoio capellutoContiene:• Urea 40% (cheratolitico, idratante, emol-liente)

• Acido lattico e gluconodeltalattone (che-ratoplastico)

• Ceramide (ricostituente di barriera)

PROXERA PSOMED 3%(shampoo)Specifico per gli stati desquamativi del cuoiocapelluto, elimina efficacemente placche e squa-me. Riduce prurito e infiammazione. Detergerispettando l’integrità del cuoio capelluto Contiene:• Urea 3% (idratante, emolliente)• Acido lattico e gluconodeltalattone (che-ratoplastico)

• Acido salicilico (cheratolitico)• Olio di scisto sulfonato (cheratoriduttore,antipruriginoso)

PROXERA PSOMED 20(crema normalizzante)Trattamento quotidiano di mantenimento;riequilibra la cheratinizzazione, agisce comeesfoliante superficiale cutaneo con azioneidratante.Contiene:• Urea 20% (cheratolitico, idratante, emol-liente)

• Acido lattico e gluconodeltalattone (che-ratoplastico)

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Trattamenti dermocosmetici in ambito oncologico

La secchezza vaginale è un problema moltofrequente in menopausa ed in pazienti incura con farmaci antineoplastici che ha unforte impatto psico-fisico nelle donne, poi-ché coinvolge la sfera sessuale e rappresentaun ostacolo, spesso insormontabile, nonsolo per la donna ma anche per il rapportodi coppia. È una problematica spesso diffi-cile da affrontale, sia all’interno della cop-pia, sia con il medico di riferimento: ladonna spesso tende a nasconderla. Invece èdi fondamentale importanza interveniretempestivamente, già con la comparsa deiprimi sintomi.La causa della secchezza vaginale, in pazien-ti oncologici, è l’azione di alcuni farmaciantineoplastici, che determinano una ridu-zione graduale di estrogeni, ormoni femmi-nili fondamentali per la fertilità e l’elasticitàdella mucosa vaginale (poiché stimolano lesecrezioni cervicali), con conseguente ispes-simento ed infiammazione della mucosavaginale, con riduzione della quantità edella consistenza della secrezione vaginale(lubrificante naturale prodotta dai vasi san-guigni della parete vaginale) e responsabiledell’idratazione in situ. La riduzione o l’assenza di tale secrezionealtera anche il pH (fisiologicamente acido),spostandolo verso l’alcalinità e favorendo laproliferazione batterica, di conseguenzafavorendo anche infezioni vaginali o urina-rie, facilitate anche dall’immunocompro-missione di tali pazienti.Importante quindi effettuare un’adeguataprevenzione od un intervento tempestivo ditale tossicità, già quando si hanno i primisintomi, ovvero prurito e bruciore, dolore epiccoli sanguinamenti durante i rapportisessuali. Si consiglia quindi, in via preventiva o incaso di trattamento, l’utilizzo di un deter-gente intimo che sia delicato e che svolgaun’azione idratante. Successivamente, l’ap-plicazione topica di un prodotto cosmeticoidratante, antinfiammatorio e lenitivo.

• Naringenina (azione antiossidante)• Acido lattico (azione acidificante)

GYNEXELLE MYCOgel vaginale protettivo riequilibranteDispositivo medico per la cura e la preven-zione della distrofia della mucosa vulvo-vaginale, in caso di rischi irritativi dovuti ainfezioni di natura micotica e/o batterica.Grazie alle caratteristiche bioadesive dell’aci-do ialuronico, costituisce un film con effettobarriera nei confronti di aggressioni fungineo batteriche a livello locale, favorendol’equilibrio della flora vaginale e prevenendole recidive. Formulato con speciali derivativegetali e ingredienti emollienti, attenua ifastidi correlati a vulvo-vaginiti e vaginosi.Compatibile con il latice del preservativo. Contiene:• Acido ialuronico sale sodico (filmogenobioadesivo)

• Olio di mandorle dolci (emolliente, pro-tettivo e riepitilizzante)

• Vitamina E (antiossidante)• Estratto di Zanthoxylum bungeanum(lenitivo e antinfiammatorio)

• Estratto di Psoralea corylifolia (antibatte-rico naturale)

• Estratto di rubus coreanus (antibattericonaturale)

• Inochitiolo (antibatterico naturale)• Carbossimetil betaglucano (prebiotico)• Acido lattico (acidificante)

LENI-GEL LIPOGELintimo antirossoreGel lipofilo per la cute e le mucose esternedell’apparato genitale femminile e maschile,a base di efficaci emollienti e arricchito coningredienti lenitivi degli arrossamenti cuta-nei, utile per prevenire e attenuare le sensa-zioni di bruciore. Contiene:• Burro di karitè e olio di mandorle (emol-lienti, protettivi e riepitelizzanti)

• Estratto di Zanthoxylum bungeanum(lenitivo e antinfiammatorio)

• Vitamina E (antiossidante)• Ceramide 2 (riparativa ed emolliente)

offre una linea completa per prevenireo contrastare la secchezza vaginalein pazienti oncologici:

GYNEXELLE MYCO-FOAM(detergente)Dispositivo medico a pH acido, sotto formadi mousse detergente. Ideale coadiuvanteper l’igiene intima anche in corso di tratta-mento di vulvovaginiti e vaginosi. Per le sueproprietà protettive e filmogene, contribui-sce a mantenere l’equilibrio delle mucoseintime e a prevenire l’insorgenza di recidive.È indicato anche in particolari condizionifisiologiche quali gravidanza, post-partum,ciclo mestruale, climaterio. Contiene:• Galattoarabinano, Idrossicellulosa, Idros -sipropil guar (Filmogeni naturali)

• Estratto di Psoralea coryfolia (antimicro-bico naturale)

• Estratto di Zanthoxylum bungeanum(lenitivo ed antinfiammatorio)

• Inochitiolo (antimicrobico naturale)• Acido lattico (acidificante)

GINEXELLE HYALO-GEL(gel vaginale anti-secchezza)Dispositivo medico formulato per preveniree trattare secchezza e atrofia della mucosavulvo-vaginale, legate a condizioni fisiologi-che particolari (post-partum, menopausa,climaterio) o conseguenza di irritazioni ostress localizzati. Grazie alle proprietà bioa-desive dell’acido ialuronico, forma un filmprotettivo che ristabilisce e mantiene il cor-retto livello di idratazione della mucosa inti-ma. Arricchito con pantenolo e ingredientiantiossidanti e lenitivi, favorisce il fisiologicotrofismo della mucosa e dona sollievo ai fasti-di causati dalla scarsa lubrificazione intima.Compatibile con il latice del preservativo. Contiene:• Acido ialuronico sale sodico (filmogenobioadesivo)

• Pantenolo e pantenil triacetato (azioneemolliente e lenitiva)

• Palmitamide MEA (lenitivo del prurito)

Secchezza vaginale

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Durante l’esposizione solare, la cute perdifendersi dalle radiazioni ultraviolette, mettein atto due importanti processi difensivi:- Il processo della melanogenesi, cioè pro-duzione di melanina, che pigmenta la cute

- Il processo dell’ipercheratosi epidermica,cioè un ispessimento della cute dovuto aduno stress fisico, che aumenta la produzio-ne di cellule cornee.

Inoltre viene prodotto, a livello cutaneo,l’acido urocanico, una sostanza naturale ingrado di assorbire i raggi UV-A.Quando il sole ci colpisce, le radiazionimirano fondamentalmente al DNA cellula-re: questo, anche se estremamente abile nel-l’autoriparazione, può subire danni relativa-mente alla doppia elica, con numerose econseguenti lesioni: a livello dermico, ven-gono danneggiate anche l’elastina e le fibredi collagene, con relativo aumento di rughesempre più accentuate e profonde e lassitàcutanea. Non si dimentichi infine che il soleaumenta la produzione di radicali liberi,che a loro volta liberano degli enzimidistruttivi per la cute. Questi radicali liberisono sostanze chimiche altamente reattive,dotate di almeno un atomo con un elettro-ne spaiato, che possono reagire con molte-plici componenti cellulari, come ad esem-pio il DNA, le proteine, i lipidi. Di conse-guenza esse possono generare prodottitossici, in grado di danneggiare il DNA e ilprocesso di cheratinizzazione, causando ladegenerazione attinica epidermica, che poipuò portare a lesioni cancerose fotoindotte,ovvero la cheratosi attinica.Il nostro corpo mette in atto dei meccani-smi di difesa e di tutela, attraverso alcunemolecole, definite antiossidanti (di tipoenzimatico e non enzimatico), come laSOD (Superossido Dismutasi), la catalasi ela GSH-Px (Glutatione Perossidasi). Ma anche una macchina perfetta, come ilnostro corpo, non riesce a difendersi all’in-finito. La pelle, quale organo di confine,risente di gran lunga più degli altri tessutidell’azione lesiva dei fattori derivanti daifenomeni ambientali, soprattutto radiazio-

tezione. Importante è specificare al pazien-te, che non bisogna esporsi al sole per lun-ghi periodi, anche se si utilizza un prodottosolare, poiché un’esposizione solare prolun-gata nuoce gravemente alla salute. La SMEPconsiglia delle linee guida per i pazientioncologici, durante l’esposizione solare:• Identificare il proprio fototipo (saggiandocioè la nostra capacità di resistenza al -l’esposizione solare)

• Esporsi gradualmente• Utilizzare filtri con fattore di protezionemolto alto (50+)

• Non esporsi mai tra le ore 11.00 e le ore15.00, perché in queste ore i raggi ultra-violetti sono più intensi

• Applicare i prodotti solari con frequenza,almeno ogni due ore e sempre dopo doc-cia, bagno o sudorazione abbondante

• Porre attenzione alle superfici riflettenticome vetri, neve, ghiaccio, acqua di mare,lago o fiume

• Evitare l’esposizione al sole della zona trat-tata con radioterapia durante il trattamen-to e per almeno 3 mesi dopo il completa-mento dello stesso.

• Può essere utile prescrivere e applicareprodotti “doposole” con proprietà lenitiveed idratanti, da applicare la sera dopo ade-guata detersione cutanea.

È opportuno quindi l’utilizzo quotidiano,tutti i giorni dell’anno, di un prodotto foto-protettivo in tutte le aree cutanee fotoespo-ste. Lo scopo di un prodotto solare protetti-vo è quello di proteggere la cute dai danniche possono causare i raggi ultravioletti. Il sole emette infatti radiazioni elettroma-gnetiche (REM) caratterizzate dal parame-tro lunghezza d’onda e, a causa dell’assorbi-mento atmosferico, lo spettro solare cheraggiunge la superficie terrestre è compostoda radiazioni comprese tra 290 e 2500-3000 nanometri (nm). Lo spettro che inte-ressa la fotobiologia è il seguente:

UVC UVB UVA VISIBILE INFRAROSSO

100 280 315 400 760 nm

ni e contaminanti fotochimici e pertantoparticolare rilevanza assumono gli effetti deiRL esogeni. La loro formazione può essereindotta per es. da farmaci (antineoplastici,anestetici), da sostanze alimentari, da pesti-cidi, da fumo di tabacco e da radiazionielettromagnetiche. Ecco perché, in molticasi, è necessario un apporto esogeno diantiossidanti; questo può avvenire sia pervia sistemica che per via topica, così daripristinare un fisiologico equilibrio ossida-tivo. È risaputo che il cosmetico solare hacome obiettivo primario quello di minimiz-zare, se non annullare, i danni derivanti dal-l’esposizione solare, consentendo comun-que l’attivazione del sistema difensivo dellamelanogenesi. Meno noto è invece il fattoche la fotoprotezione topica è riconosciuta alivello mondiale come una delle maggioristrategie di difesa contro scottature ededemi, ma soprattutto come mezzo per pre-venire manifestazioni cancerogene.È consigliabile a tutti i pazienti che si sotto-pongono ad un ciclo di chemioterapia oradioterapia, di utilizzare un prodotto foto-protettivo dopo l’applicazione della cremaidratante, in tutte le zone fotoesposte e solosu cute integra. Infatti in questi pazienti lacute appare più sensibile e delicata, confacilità ad arrossarsi o a scottarsi, ad ipopig-mentarsi ed iperpigmentarsi, poiché è sot-toposta ad un turnover cellulare più rapidoe a danni cutanei farmaco-indotti. Basandosi su vari studi, l’Agenzia Inter -nazionale per la Ricerca sul Cancro del -l’Organizzazione Mondiale della Sanità haaffermato che per prevenire melanomi dellacute, fotoimmunosoppressione, fotosensi-bilità e fotoinvecchiamento, bisogna utiliz-zare i prodotti solari in maniera corretta,per ottenere l’efficacia del fattore di prote-zione indicato. È fondamentale quindi rin-novare l’applicazione con frequenza e laquantità applicata sulla cute deve essereanaloga a quella utilizzata in sede di prova,ovvero 2mg/cmq (pari a 6 cucchiaini dathè, ovvero 36 g circa per il corpo di unadulto medio). Diminuendo il quantitativodi applicazione diminuisce il fattore di pro-

Fotoprotezione

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Trattamenti dermocosmetici in ambito oncologico

Un protettivo solare (crema, olio, gel ospray) deve possedere alcuni requisiti essen-ziali:• Applicazione scorrevole: i filtri devonoessere distribuiti facilmente e in modoomogeneo sulla pelle

• Efficacia in strato sottile: la quantità diprodotto applicata effettivamente sullapelle è in genere inferiore a quella utilizza-ta in sede di determinazione sperimentaledel fattore di protezione

• Scarso assorbimento transdermico: i filtrisolari devono rimanere sulla superficiedella pelle dove arrivano le radiazioni

• Sostantività sulla pelle: il veicolo deve resi-stere all’azione dilavante del sudore edeventualmente dell’acqua (water resistant)

• Assenza di potenziale fototossico e foto-sensibilizzante: questo perché il prodottosolare viene usato in concomitanza diradiazioni

• Assenza di sostanze potenzialmente aller-gizzanti (profumi, conservanti, metallipesanti, ecc..)

Analogamente anche i filtri solari contenutiin questa tipologia di prodotti, dovrebberorispondere a requisiti ideali, anche se è pra-ticamente impossibile trovarne uno che lipossieda tutti:• Assorbimento massimo nella regioneUVA o UVB

• Efficace a basso dosaggio• Stabile e foto-stabile• Non volatile• Solubile in acqua o nei comuni veicolioleosi

• Compatibile con gli altri ingredienti dellaformulazione

• Penetrazione cutanea minima• Assenza di effetti dermo-tossici• Inodore, incolore, insapore

Come già detto, quindi, la fotoprotezionetopica è ad oggi riconosciuta dalla classemedica a livello mondiale come la principa-le strategia di:

• difesa contro eritema/scottature =Fotoprotezione primaria

• prevenzione dei danni di lungo termi-ne = Fotodermoprotezione.

Fotoprotezione primariao di primo livelloPer attuare la fotoprotezione di primo livel-lo è necessario limitare l’interazione direttatra pelle e raggi UV pertanto si utilizzano i

degli UVA pari ad almeno 1/3 del valore diSPF-UVB. Il valore della protezione versogli UVA (PFUVA) viene determinato speri-mentalmente in-vitro secondo il metodoISO 24443:2012

FotodermoprotezioneNel passato l’attenzione del dermatologo edel formulatore è stata rivolta alla protezio-ne UVB in quanto questa fascia dello spet-tro è responsabile di un danno cutaneoimmediato ed evidente come l’eritema e lescottature. Tuttavia, sia il danno biologicodegli UVB sul DNA dei cheratinociti, siaquello degli UVA con lunghezze d’onda piùlunghe sul derma, è silente e tende ad accu-mularsi nel tempo mostrando i suoi effetti adistanza di anni. Gli UVB sono responsabili dell’induzionedi carcinogenesi. Gli UVA sono in grado dipenetrare nel derma, dove causano il rila-scio di radicali liberi, i quali a loro voltadanneggiano il DNA nucleare, le membra-ne cellulari, le proteine strutturali e funzio-nali (enzimi) delle cellule cutanee, determi-nando l’insorgenza di elastosi e possibili tra-sformazioni cancerose.La fotoprotezione topica rappresenta laprincipale strategia di difesa anche contro idanni di lungo termine, intendendo nonsolo il fotoinvecchiamento e i suoi risvoltiestetici, ma soprattutto le manifestazionicancerogene. Formulare protettivi solari che, oltre ai filtriUVA e UVB, contengano ingredienti attiviin grado di contrastare gli effetti dei raggiIR, la fotoimmunosoppressione e il dannoal DNA, oltre a favorire i meccanismi diriparazione dello stesso, consente di esten-dere la fotoprotezione ad un livello più pro-fondo: quello della fotodermoprotezione.Infatti, recenti evidenze scientifiche sottoli-neano che in particolare la porzione diinfrarosso A (IR-A, da 800 a 1.400 nm)induce formazione di radicali liberi dell’os-sigeno. Il target preferenziale degli IR-Asono i mitocondri dei fibroblasti dermicinei quali provocano formazione di ROS chea loro volta aumentano l’attività delleMMP (metallo proteasi di matrice). Gli effetti di questa stimolazione sono l’au-mentata degradazione della matrice dermicae la riduzione della sintesi di nuovo collagenecon conseguente aumento dei segni di invec-chiamento cutaneo. Per contrastare i danni da IR-A è necessarioutilizzare antiossidanti mitocondrio-specificiquali per esempio la carnosina. Per gestire lacomunicazione dei prodotti solari rendendo-

FILTRI SOLARI, ovvero sostanze in gradodi riflettere e/o assorbire tali radiazioni.Secondo il meccanismo d’azione si distin-guono in filtri inorganici che funzionanoessenzialmente come specchi, riflettendo laradiazione e filtri organici, il cui meccani-smo è assimilabile a quello di una “molla”,cioè assorbono l’energia della radiazione,passano ad uno stato eccitato e la riemetto-no sotto altre forme (vibrazionale, rotazio-nale, infrarossa). I filtri UV sono ingredienti soggetti a rego-lamentazione cosmetica secondo quantostabilito dal Regolamento (CE) n. 1223/2009 (Allegato VI - Elenco dei filtri UVautorizzati nei prodotti cosmetici). Poiché i raggi UVB sono i principali agentieritematogeni, i filtri UVB servono a ritar-dare la comparsa dell’eritema; la misura del-l’efficacia dei filtri UVB inseriti in una for-mulazione è rappresentata dal FATTOREDI PROTEZIONE SOLARE (SPF) cheviene considerato quindi l’elemento discri-minativo principale nella scelta del protetti-vo solare.SPF (Sunburn Protection Factor): esprimenumericamente la capacità protettiva di unprodotto nei confronti dell’eritema solareed indica il rapporto tra la quantità minimadi energia UV necessaria per indurre unminimo di eritema su cute protetta da filtrosolare e quella necessaria per provocare lastessa reazione su cute non protetta.

SFP = MED (cute fotoprotetta)

MED (cute non fotoprotetta)

Il valore di SPF(UVB) viene determinato spe-rimentalmente in-vivo secondo il metodoStandard Internazionale ISO 24444: 2010.I raggi UVB sono anche i promotori dellapigmentazione progressiva (abbronzatura)in quanto stimolano la produzione di nuovamelanina. Questo è il principale sistema didifesa della pelle contro eritema e scottatu-ra, ma è stato dimostrato che questa pig-mentazione non è in grado di proteggeredal cancro cutaneo UV-indotto.I raggi UVA invece, a causa della maggiorecapacità di penetrazione attraverso la cute,raggiungono il derma profondo e sonoresponsabili di fotoallergie, fotodermatiti,fotoaging e fotoimmunosoppressione.In base alla Raccomandazione della Com -missione Europea n. 2006/647/CE (22/09/2006) un protettivo solare deve contenereanche filtri selettivi UVA, in modo da otte-nere un valore di protezione nei confronti

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propone alla classe medica e sanitaria, per i propri pazienti, una gamma rinnovatae completa di protettivi solari tra i quali:

DEFENCE SUN /LATTE/SPRAY/FLUIDO ANTILUCIDITÀ SPF 50+Garantisce una tripla fotoprotezione: UVA/UVB, IR e DNA. A. Una fotoprotezione ad ampio spettroUVA/UVB grazie alla nuova tecnologia expert,sistema polimerico termoreversibile, che, quan-do applicato sulla pelle, forma un reticolo cheorganizza i filtri UVA e UVB in modo unifor-me sulla superficie cutanea. Il risultato è: • elevata performance di filtrazione (35% difiltri organici in meno, a parità di SPFrispetto a precedenti formulazioni)

• maggiore tollerabilità• ottima compliance

la più chiara e trasparente al consumatorefinale, negli ultimi anni si sono mosse leautorità legislative europee e internazionalicon il supporto di comitati scientifici comeil COLIPA (European Cosmetic Toiletryand Perfumery Association, ora CosmeticsEurope). Il loro impegno ha portato a importantirevisioni delle normative vigenti e alla reda-zione di documenti ufficiali che riguardanosia i metodi di valutazione dell’efficacia pro-tettiva, sia la terminologia da indicare in eti-chetta. Nel 2006 la Commissione Europeaha pubblicato la Raccomandazione 2006/647/EC redatta da COLIPA (e attualmen-te ancora valida), con l’intento di standar-dizzare e semplificare non solo il modo incui i prodotti protettivi solari vengonotestati, ma anche come vengono etichettatiin Europa. Secondo questa Raccomandazione, oltre adavvertenze d’uso ben precise (applicare ilprodotto prima dell’esposizione, riapplicar-lo frequentemente, applicarne una quantitàcorretta, evitare di stare troppo a lungosotto il sole anche se protetti, tenere lonta-no i bambini dalla luce diretta del sole), ivalori da riportare in etichetta sono 8,accompagnati dalla categoria di protezionebassa, media, alta o molto alta come ripor-tato nella tabella 1.

B. Una fotodermoprotezione grazie al PROREPAIR COMPLEX, complesso esclu sivoper potenziare i meccanismi di protezione eriparazione della pelle: combatte i RL daesposizione UVA-UVB-IR, contrasta lafotoimmunosoppressione e protegge daldanno biologico al DNAContiene:• Filtri UVA e UVB fotostabili• Associazione β-Glucano/L-Carnosina(pro tezione del sistema immunitario eazione antiossidante mitocondriale)

• Niacina (protezione del DNA in modoindiretto e diretto – meccanismo NER =Nucleotide Excision Repair)

• Vitamina E (emolliente, idratante, antios-sidante)

• Pantenolo (emolliente)• Allantoina (emolliente)

Tab. 1 –

CATEGORIA DI PROTEZIONEDA INDICARE IN ETICHETTA

Protezione bassaProtezione mediaProtezione alta

Protezione molto alta

VALORE DEL FATTORE DIPROTEZIONESOLARE (SPF) CORRISPONDENTE, DA RIPORTARE IN ETICHETTA

6, 1015, 20, 25 30, 50 50+

Fotoprotezione

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I prodotti per le tossicità ungueali cheBioNike propone per i pazienti in cura confarmaci antineoplastici si distinguono intrattamenti normalizzanti per l’onicocauxi,in trattamenti rinforzanti e nutrienti perl’atrofia ungueale ed emollienti per la regio-ne periungueale. Per quanto, molte patolo-gie ungueali sono spesso all’antitesi, queste,durante i cicli chemioterapici, si possonoverificare tutte, in base al farmaco assunto:ad es. onicocauxi o atrofia, leuconichia omalanonichia.

OnicocauxiIl termine onicocauxi definisce una laminaungueale ipertrofica. Si verifica quindi unispessimento di essa con perdita della nor-male trasparenza della lamina stessa.Le unghie tendono ad avere una crescitamolto lenta, poiché il metabolismo saràalterato e gli onicociti tenderanno a sovrap-porsi alla lamina, che crescerà in altezza enon in lunghezza. Avremo quindi una lami-na ungueale con una forma e una pigmen-tazione alterata: il colore tende a virareverso il giallo-brunastro (diagnosi differen-ziale con l’onicomicosi). Se localizzata allelamine ungueali dei piedi, spesso essa causauna condizione dolorosa, dovuta all’ingom-bro all’interno della calzatura. Se non trattata tempestivamente può com-portare ipercheratosi periungueali o subun-gueali, forme di peronichia a livello dellamatrice ungueale, onicolisi o onicomicosi.

consiglia l’utilizzo di:PROXERA PSOMED 30 unghieCrema per la prevenzione e il trattamentodell’ipercheratosi ungueale. Riduce l’ispes-simento della lamina ungueale e ammorbi-disce le ipercheratosiContiene:• Urea 30% (cheratolitico, idratante, emol-liente)

• Acido lattico e gluconodeltalattone (che-ratoplastico)

• Glicerina (umettante, protettivo)

La seconda fase è caratterizzata da una con-taminazione batterica. Molto importante èla prevenzione e l’intervento terapeuticotempestivo, quando tale tossicità è ancoranella prima fase, ovvero è presente solo unaflogosi locale. Essa è abbastanza frequente inpazienti in cura con farmaci antineoplastici.Insorge generalmente dopo 2-4 mesi dal-l’inizio del trattamento e si pensa che la suainsorgenza sia dovuta ad una fragilità cuta-nea che porterebbe poi a un coinvolgimentoungueale, creando un attrito cute-unghia,che scatenerebbe l’infiammazione e l’infe-zione batterica.

consiglia l’utilizzo di:ONAILS MiCouttrattamento anti-micosiDispositivo medico sotto forma di soluzio-ne a base alcoolica per il trattamento dellemicosi ungueali. Forma un film trasparentee totalmente incolore da applicare sulleunghie e sull’area circostante.Contiene:• Polimero di origine naturale (filmogeno)• Piroctone olamina (antibatterico ad am -pio spettro)

• Eugenia caryophyllus (antibatterico)• Acido shikimico (attività anti-microbica eblanda anti-infiammatoria)

Atrofia unguealeL’atrofia ungueale è una patologia moltodiffusa, causata dal contatto con agenti fisi-ci e chimici (detersivi, saponi, solventi chedanneggiano l’integrità della lamina un -gueale), da patologie (vasculopatie, diabete,insufficienza respiratoria, che non garanti-scono il giusto apporto di ossigeno e nutri-mento alla matrice), dall’invecchiamento(per riduzione di colesterolo nella lamina) eda farmaci (chemioterapici, retinoidi e anti-biotici, ove l’afflusso sanguigno è garantitoma è ridotto l’apporto di sostanze nutritiveed ossigeno che esso trasporta).È una patologia che colpisce la matriceungueale ed è caratterizzata da fragilità edassottigliamento della lamina ungueale, cheappare rugosa ed opaca. La crescita sarà ral-lentata e l’unghia potrà lesionarsi con facili-tà. Questa patologia è causata da un’alteratacheratinizzazione della matrice ungueale eda un processo infiammatorio locale.

consiglia l’utilizzo di:ONAILS S43 soluzione rinforzanteSoluzione poliattiva idro-alcolica perunghie fragili che tendono a spezzarsi facil-mente. Grazie alla sua formula esclusiva,rinforza la struttura della lamina unguealeriducendo i fastidiosi inconvenienti legatialla fragilità, come esfoliazione e rottura delbordo libero. Senza formaldeide. Da utiliz-zare 3 volte al giorno per 3 settimane.Contiene:• Pantenolo (ristrutturante)• Cheratina (ricca di zolfo ad azione rinforzante)• oligoelementi complessati su substratopep tidico da lievito (Si, Mg, Cu, Fe, Zn)(normalizzanti della cheratogenesi).

ParonichiaLa paronichia è un processo flogistico edinfettivo della plica ungueale. La prima faseè un’infiammazione delle pliche e dei tessutiperiungueali, caratterizzata da tumefazione,eritema, dolore, granuloma e impotenzafunzionale.

Protezione degli annessi cutanei

Trattamenti dermocosmetici in ambito oncologico

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La patologia neoplastica mina nel profondosia il corpo che la psiche. I segni che le curechemioterapiche lasciano sulla cute, sia perbrevi che per lunghi periodi, rappresentanoper i pazienti la presenza della patologia,evidente agli occhi di tutti, e rappresentanoanche la manifestazione di una sofferenzainteriore. Il paziente con patologia neopla-stica non accetta facilmente il cambiamen-to, soprattutto se visibile dal mondo intero. Come sostiene Gastald: “Il cambiamentofisico è un cambiamento identitario. Nellospecchio non siamo più noi. Risolvere o miti-gare gli effetti delle cure del tumore non è unpalliativo, è una terapia. Ricordiamo che lapelle non è solo il confine dell’identità fisica,ma anche di quella psichica; è un manifestodella nostra vita interiore”. Ecco che allora il paziente inizia a non rico-noscersi più, a volersi nascondere agli occhi

danti, anche di tipo psicologico.Ecco che le donne ricorrono al Camouflage.Ma cos’è il camouflage? Il termine camoufla-ge deriva dalla fusione della parola “camuf-fare” ed il termine “maquillage”. È una tecnica di trucco che viene utilizzataper nascondere la presenza di inestetismicutanei (couperose, ipercromie, ipocromie,occhiaie). Oltre a mimetizzare l’inestetismo, esso svol-ge anche un’ottima azione sull’aspetto psi-cologico che l’inestetismo scaturisce nell’in-dividuo, soprattutto per i rapporti relazio-nali e per le proprie insicurezze. Il camouflage si basa sulla teoria della com-plementarietà dei colori: colori opposti(cerchio cromatico di Newton) si annullanocreando un effetto ottico che neutralizza ilcolore di partenza apportando luce e mini-mizzando la discromia.

di chi gli è accanto, ad isolarsi, inizia a sen-tirsi solo, vergognarsi della sua malattia,averne paura, fino a perdere la propria iden-tità. Uomini e donne hanno un approcciodiverso alla malattia, come confermanostudi di sociologia, che hanno appuntovalutato le diverse risposte emotive allapatologia fra uomini e donne: mogli emadri sono più esposte e vulnerabili allostress e manifestano, in misura maggiorerispetto all’uomo, quadri pluripatologicicomplessi e quindi ricorrono con maggiorfrequenza alle cure mediche.Il nostro scopo è aiutare queste pazienti, dalpunto di vista fisico e psicologico, con tuttele armi che sono in nostro possesso. In par-ticolar modo si cerca di “nascondere” lemodificazioni a breve termine legate a cari-co dell’organo cute, poiché esse rappresen-tano uno degli aspetti più evidenti e invali-

Fig. 4 –

giallo

giallo

gialloarancio

arancio

arancio

rossoarancio

rosso

rosso

rossoviolaviola

viola

bluviola

blu

blu

bluverde

verde

verde

gialloverde

Camouflage

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Trattamenti dermocosmetici in ambito oncologico

Per cui se si tratta di una discromia:• Tendente al rosso (es. couperose, eritema):il correttore sarà verde

• Tendente al blu (es. occhiaie): il correttoresarà l’arancione

• Tendente al viola (es. ematomi): il corret-tore sarà il giallo

• Tendente al marrone (es. macchie solari,melasma): il correttore sarà color aranciopallido.

Utilizzeremo quindi dei correttori di variocolore, che vanno dal verde, al giallo, albeige, per neutralizzare l’alterata pigmenta-zione e poi applicheremo un fondotintamolto coprente su tutto il viso, per unifor-mare, dopodiché si fissa il tutto con unacipria. La caratteristica di tali prodotti, adifferenza dei normali trucchi da make up,è l’elevata azione coprente, la resistenzaall’acqua ed al sudore, la permanenza pro-lungata sulla cute, la presenza di un filtrosolare, per proteggere quotidianamenteanche le cuti più sensibili e soprattutto nonaccentuare le ipercromie. Infine essi devono garantire un effettomolto naturale, che permette l’utilizzo di

interessata dalla discromia con la cute cir-costante; utili per inestetismi cutanei piùmarcati sono facilmente modulabili

• 4 fondotinta fluidi per uniformare l’areainteressata dalla discromia con la cute cir-costante; utili per inestetismi cutanei dimoderata entità, hanno texture no-transfer

• 1 cipria ultra fine per fissare il camouflageprecedentemente applicato; opacizza eleviga l’incarnato.

Per fissare i prodotti e annullare l’effetto“patina”, conferendo così un aspetto moltonaturale propone DEFENCETOLERANCE microgocce lenitive, soluzio-ne spray essenziale dalle proprietà fisio-equi-libranti e protettive. Dopo aver nascosto leimperfezioni è possibile completare il truccocon altri prodotti della cosmesi decorativa.

consiglia DEFENCE CO -LOR, linea di make up completa per qual-siasi esigenza, arricchita con il complessoilluminante “Glow Factor” (lipo-estrattodi cacao - levigante del microrilievo cuta-neo; olio di moringa oleifera - emolliente eanti-pollution; vitamina E - contrasta lostress ossidativo).

tali prodotti anche agli uomini. Devonoaltresì essere ipoallergenici, non comedoge-nici, privi di profumi e conservanti, peradattarsi anche ad una cute patologica. Inbreve possiamo affermare che il camouflageha tre obiettivi principali:• Mascherare gli inestetismi presenti su visoo corpo

• Creare un effetto naturale sulla pelle• Assicurare una lunga permanenza sulla cute

propone una gamma completadi prodotti per il camouflage, adatta pertutti, in particolare per i pazienti oncologici.

Defence color cover La linea offre alte performance correttive,assoluta facilità di applicazione e un risulta-to duraturo e naturale, nel totale rispettodella pelle, anche la più sensibile.Al l’interno della linea sono disponibili:• 2 correttori per le discromie (corallo everde) dalla texture cremosa e ricca di pig-menti, facilmente sfumabili e resistentiall’acqua e sudore

• 4 fondotinta stick per uniformare l’area

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In base alla nuova proposta di regolamentodel Parlamento europeo e del Consigliorelativo ai dispositivi medici che modifica ladirettiva 2001/83/CE, il regolamento (CE)N.178/2002 e il regolamento (CE) n.1223/2009 (capo I – articolo 2 definizioni),si definisce dispositivo medico:“qualunque strumento, apparecchio, apparec-chiatura, software, impianto, reagente, mate-riale o altro articolo, destinato dal fabbricantead essere impiegato sull’uomo, da solo o incombinazione, per una o più delle seguentifinalità mediche specifiche: diagnosi, preven-zione, monitoraggio, previsione, prognosi,trattamento o attenuazione di malattie; dia-gnosi, monitoraggio, trattamento, attenuazio-ne o compensazione di una lesione o di unadisabilità; ...e che non esercita nel o sul corpoumano l’azione principale cui è destinatomediante mezzi farmacologici, immunologicio metabolici, ma la cui funzione possa coa-diuvata da tali mezzi.

nell’ambito del suo listino, propone allaclasse medica e sanitaria, per i propripazienti i seguenti Dispositivi medici:

TRIDERM LENIL + Crema antinfiammatoria non steroidea perdermatiti ed eczemi. Sinergica al trattamen-to farmacologico, è utile negli stati infiam-

matori cutanei, specie se caratterizzati daquadri eczematosi. Protegge la cute e favori-sce il rapido ripristino epidermico. Nickeltested, senza conservanti, profumo, glutine.Contiene:• Furfuril palmitato (attività antiossidante)• Glicerofosfoinositolo (attività antinfiam-matoria)

• α-bisabololo e acido 18β-glicerretico(azione lenitiva)

• Vitamina E acetato (attività antiossidante)• Fitosfingosina (azione riparativa di mem-brana)

TRIDERM LENIL AGCrema per il trattamento sintomatico didermatiti da contatto e seborroiche, soprat-tutto quando vi siano rischi di sovrainfezio-ne. Sinergica al trattamento farmacologico,è utile negli stati infiammatori cutanei, inspecial modo se caratterizzati da quadrieczematosi e quando a rischio di impetigi-nizzazione. Grazie alla presenza di argentocolloidale, consente un controllo della floramicrobica nel prodotto e contrasta la pro-pagazione di infezioni. Nickel tested, senzaprofumo, senza glutine.Contiene:• Furfuril palmitato (attività antiossidante)• Argento collodiale (attività antimicrobica)• Vitamina PP (attività protettiva)• α- bisabololo (azione lenitiva)

PROCUTASE SPRAY / IDROGEL Procutase idrogel ionico è un prodottoinnovativo studiato per la medicazione dilesioni cutanee. Grazie alla sua formulazione a base di unasoluzione di metalli ionizzati in tracce e dipeptidi di derivazione vegetale, applicatoquotidianamente, è in grado di controllareil microambiente umido della ferita, crean-do condizioni locali idonee a consentirequindi un più rapido recupero ed una puli-zia ottimale del letto della ferita. In virtù diqueste sue proprietà può essere anche utiliz-zato come coadiuvante in tutte le lesionicutanee in cui sia necessario agevolare ilprocesso di riparazione tissutale, quali feri-te, ulcere, scottature e ustioni, escoriazioni eabrasioni. Grazie alla sua elevata tollerabili-tà e biocompatibilità, è indicato anche pertrattamenti prolungati e in tutti quei casidove non si voglia o non si possa ricorrere altrattamento con prodotti citotossici. Consente una rimozione non traumatica alcambio della medicazione.Contiene:• Polimeri naturali idrofili (azione filmo-gena)

• Soluzione brevettata di metalli ionizzati intracce (azione di controllo sul microam-biente)

• Peptidi vegetali (azione inibitrice sullemetallo proteasi)

Dispositivi medici

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Trattamenti dermocosmetici in ambito oncologico

L’importanza socio sanitaria dei servizicomplementari, della multidisciplinarietàe delle attività ricreazionali in oncologia.L’esperienza dell’ospedale di Carrara

IntroduzioneQuando un Medico Estetico si trova a vivereun’esperienza particolare come quella dilavorare in un reparto di Oncologia, sentenascere dentro di se una montagna di sensa-zioni, fatti, emozioni, ben difficili da metterenero su bianco, da tradurre in parole.Gli Artisti hanno il grande aiuto del linguag-gio universale che l’Arte - sia essa Musica,Scultura, Pittura - trasmette direttamentealle persone attraverso le emozioni. Ma tra-durre le emozioni in parole è più complesso:vi è il rischio di non riuscire a rendere pienomerito a quanto scaturisce da una esperienzacome questa.

L’ambulatorio di medicina esteticadell’ospedale civile di carraraPoiché si parla dell’esperienza svolta nel -l’Ospedale di Carrara, il primo capitolo èscritto in prima persona, in quanto è impos-sibile distaccarsi dal proprio vissuto, anchenel rispetto degli insegnamenti della Scuolada cui provengo e dei Docenti che ho avutol’onore di avere.Nel 2007, durante la frequenza dell’ultimoanno della Scuola Internazionale Fatebene -fratelli di Roma ho assistito alla lezione svoltadal Prof. Fulvio Tomaselli e dalla Prof. Vit -torina Zagonel, allora Primaria del reparto diOncologia dell’Ospedale San Giovanni Cali -bita dell’Isola Tiberina, sull’apertura di unServizio di Medicina Estetica in Oncologia. Mai mi sono sembrate più vere le parole delnostro Caro Maestro, Prof. Carlo AlbertoBartoletti, scritte nel lontano 1977, ma sem-pre più attuali, che definiva la MedicinaEstetica come “una nuova branca medica cherealizza un programma di Medicina Sociale,preventiva, curativa e riabilitativa, al serviziodella collettività, il cui scopo ultimo, attra-verso una presa in carico globale del paziente,

è la costruzione e la ricostruzione dell’equili-brio psico-fisico dell’individuo”.Per la prima volta vedevo l’applicazione pra-tica della “ricostruzione” dell’equilibriopsico-fisico dell’individuo. Ho potuto tocca-re con mano l’applicazione dei concetti sopraesposti, seguendo il Prof. Tomaselli e la Dr.Gloriana Assalti in reparto, a diretto contattocon i pazienti dell’Onco logia e della Radio -terapia. Ciò mi ha fatto nascere la forte moti-vazione di provare ripetere la stessa esperien-za nel mio luogo di residenza. Le cose non avvengono mai per caso.Ho avuto la fortuna di avere vicino a me, aCarrara, un reparto di Oncologia come quel-lo diretto dal Dr. Maurizio Cantore, dove silavora con lo stesso principio della presa incarico globale del paziente, lottando contro ildolore e pensando alla centralità della perso-na offrendo accoglienza, comfort, ascolto,co municazione, informazione.La mia proposta di aprire un servizio diMedicina Estetica nel reparto di Oncologiadell’Ospedale di Carrara è stata caldamenteaccolta, e nel Settembre 2007 è iniziata l’atti-vità di questo ambulatorio. Il Dr. Cantore mifece partecipare al meeting settimanale direparto in modo da potermi presentare aicolleghi ed esporre il progetto che stavamoper mettere in pratica. Da subito c’è stataun’ottima interazione con gli oncologi ed iradioterapisti, per cui molti pazienti sonostati indirizzati all’ambulatorio. Ma gran parte del successo dell’iniziativa èdovuto alla collaborazione che mi ha offertola Dr. Roberta Tartarini, biologa. Fin dall’ini-zio abbiamo sempre svolto insieme tutte leattività riguardanti il nuovo servizio, ma lei èstata il punto di riferimento dei pazienti, inquanto, lavorando tutte le mattine all’inter-no del reparto, ascoltando i bisogni dei mala-ti, poteva organizzare l’agenda degli appun-

tamenti, valutare eventuali “urgenze” chenon potevano aspettare il mercoledì successi-vo ed inviarmi i pazienti direttamente in stu-dio per un immediato consulto. È stata di insostituibile aiuto anche per la ste-sura di questo scritto.Inizialmente l’Ambulatorio era posto pressol’ITT (Istituto Toscano Tumori), palazzinaadiacente al monoblocco ospedaliero, cheaccoglie gli ambulatori e la Radioterapia.Dopo qualche anno, con grande gioia, siamosaliti al IV piano, in reparto. È stato un pas-saggio importante: finalmente avevamo unospazio tutto nostro, seppur piccolo, ma gra-zioso e accogliente, a diretto contatto con ipazienti del day hospital e della degenza.L’ambulatorio è nato con l’intenzione di aiu-tare i pazienti a risolvere i problemi estetici.Il progetto fa parte di un approccio multidi-sciplinare che, oltre a medici e infermieri, giàcoinvolgeva diverse figure professionali evolontari, al fine di offrire un’accoglienza alpaziente che ha un effetto positivo sulla capa-cità di affrontare il difficile percorso terapeu-tico. Non perdere il controllo e la percezionedel proprio corpo in un momento così diffi-cile può davvero aiutare nella faticosa batta-glia contro la malattia. Guardarsi allo spec-chio, per una persona alle prese con unapatologia tumorale, può non essere unmomento facile. Capelli, pelle, unghie, pesocorporeo risentono spesso delle terapie e fini-scono a volte per segnare (non solo fisica-mente) i pazienti e la loro quotidianità. Un giorno a settimana i pazienti che si sotto-pongono a chemioterapia o che sono in atte-sa della seduta di radioterapia possono avereuna consulenza totalmente gratuita su comepreservare o recuperare un buon aspetto,oltre al cosiddetto look management, ovverosuggerimenti su come truccarsi e quali pro-dotti usare in sicurezza, come minimizzare

Annalisa BeatiniSpec. Chirurgia Generale, Ambulatorio di Medicina Estetica Ospedale di Carrara - Diploma Scuola Internazionale Medicina Estetica Fatebebefratelli - RomaMaster in Tricologia - Master in Dermochirurgia

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cicatrici o ridisegnare le sopracciglia momen-taneamente assenti, suggerire soluzioni per icapelli, come acconciarsi o vestirsi in armo-nia con un corpo che è cambiato e con cuibisogna imparare a convivere. Affrontare ilmondo esterno per un paziente oncologico èsicuramente molto difficile. Il malato deveessere considerato un’unità psico-fisica.Questo significa saper comprendere, o intui-re, anche i suoi bisogni psicologici, e aiutarloa fare di tutto per non abbandonarsi allamalattia e a lottare per la guarigione.Un atteggiamento psicologico po sitivo èdavvero molto importante per riuscire adaderire alla cura e vivere in modo migliore ilperiodo della malattia, e questo si può colti-vare anche avendo cura del proprio aspetto,che non è quindi unicamente un piacere, maanche un “valore terapeutico”. Se i progressi nelle ricerca di nuove terapiesono importanti, sempre più importanteappare essere l’umanizzazione delle cure. Ilpaziente deve tornare ad essere al centro di unsistema di relazioni alimentando in lui le spe-ranze e la voglia di vivere la quotidianità.Giusto per dare una misura del lavoro svolto,dal Settembre 2007 al Settembre 2015 ab -biamo seguito 2150 pazienti (37% primevisite e 63% controlli), il 93% costituito dadonne, prevalentemente affette da carcinomamammario (75%). Ci siamo occupate deglieffetti collaterali dati dalle terapie oncologi-che sulla cute e sugli annessi. Abbiamo inol-tre seguito le pazienti nel controllo del pro-prio peso corporeo. È risaputo che il sovrap-peso e l’obesità sono un fattore favorente losviluppo del cancro mammario primitivo edelle recidive. Dopo un’attenta valutazioneantropometrica, degli esami ematochimici edel diario alimentare tenuto dalle pazienti per15 giorni, le pazienti sono state educate sulcorretto modo di alimentarsi, con sempliciconsigli alimentari o con una dieta ipocalori-ca ac compagnata da una attività fisica com-patibile con le loro condizioni di salute.

Quando il cancro non è solo malattiaNegli ultimi anni si è assistito ad un calo pro-gressivo della mortalità dovuta ai tumori, siagrazie ad una più frequente diagnosi precocesia al miglioramento delle terapie. L’obiettivodell’oncologo non è più quindi solo quello dioccuparsi della malattia del paziente maconiugare la malattia con la qualità di vitasociale e di relazione.La diagnosi di tumore comporta spesso uncambiamento nella visione e nella organizza-zione della vita della persona malata e deisuoi familiari.

Dal 2003, con l’inizio del primariato delDott. Maurizio Cantore, è cominciata unavera e propria trasformazione del reparto.L’alto valore professionale dell’equipe medicae infermieristica oltre a mantenere un eccel-lente standard delle cure, ha accettato dibuon grado i cambiamenti della nuova orga-nizzazione interna con un incremento dellacollaborazione fra il personale, la condivisio-ne delle decisioni terapeutiche nel meetingsettimanale, la partecipazione alle attivitàricreazionali del reparto. Anche gli ambientidi cura sono stati trasformati e resi molto piùaccoglienti. Le pareti sono state colorate continte gradevoli e allegre. Sono intervenutiIstituti d’Arte del livello dell’Accademia delleBelle Arti di Brera e di quella di Carrara chehanno abbellito il reparto, spesso con la col-laborazione dei degenti. Sono state allestitemostre di Scultori e Pittori, non sempre pro-venienti dal l’esterno, essendo talvolta con-temporaneamente artisti e momentanea-mente pazienti. La vita e la vitalità sono state portate dentroospedale, sotto tante forme. In un acquariocon pesci coloratissimi posto in sala d’attesa.Nei cani gioiosi e scodinzolanti, accompa-gnati dagli istruttori di Pet Teraphy, che rego-larmente giocano con i malati del day hospi-tal e del reparto di degenza, che mangiano icroccantini posti sulle loro ginocchia, ripor-tano instancabilmente la pallina, danno lec-catine morbide e affettuose alle mani che liaccarezzano. Nei fiori colorati e nelle piante che hannoarredato le terrazze terapeutiche, nelle quali èpossibile effettuare la chemioterapia. Nei libri che racchiudono mille e una storia,pronti ad accendere la fantasia del lettore conla magia delle loro parole.Tutte queste iniziative hanno un positivoriscontro terapeutico. I pazienti che ricevonocure in questi ambienti, riportano menoeffetti collaterali durante e dopo la sommini-strazione dei farmaci, hanno parametri vitali(pressione arteriosa e frequenza cardiaca) piùstabili, valori quali ossigenazione ematica edemocromo migliori rispetto a pazienti cheeffettuano le cure in ambienti tipicamenteospedalieri. Tutto ciò è confermato da studiclinici riportati in bibliografia.Il personale medico e infermieristico orga-nizza incontri per accogliere i malati delladegenza. Regolarmente, il lunedì pomerig-gio, primo giorno di ricovero, c’è il Tea Time.I pazienti ed i loro parenti sono accolti in unabella sala del reparto, ove vengono offerti thee dolcetti, spesso preparati dal personale odai volontari e, in questo gradevole ambien-

Il tumore infatti coinvolge non solo la sferafisica, ma la sfera sociale e familiare della per-sona, e spesso richiede al malato di rivedere leproprie scelte e le loro motivazioni.La diagnosi, metafora di un percorso associa-to alla morte, si trasforma a volte per il mala-to in un momento di presa coscienza di sestesso e della propria vita.Ogni malato è un individuo a sé ed ha biso-gno di instaurare un rapporto di fiducia con imedici e gli infermieri che lo prendono incura. La struttura sanitaria che “prende incura” il paziente deve essere un luogo di acco-glienza. L’ambiente e il personale diventanoun elemento chiave non solo per accettarepositivamente le terapie, ma per tollerare ilunghi tempi della cura. È per tutto questoche diventa necessario dare continuità al per-corso assistenziale lungo tutte le fasi dellamalattia. È importante avere un’assistenzaintegrata per il malato oncologico, nell’otticadi offrire non solo le terapie, ma una presa incarico globale del malato e della sua famiglia.Il paziente deve essere al centro del processoassistenziale e avere un adeguato spazio allacomunicazione e informazione. La presa incarico del malato oncologico deve esseremultidisciplinare. La multidisciplinarità ga -rantisce un percorso terapeutico condivisoda diverse figure professionali: oncologo,radioterapista, infermiere, psicologo, fisiote-rapista, assistente sociale, assistente spiritua-le, nutrizionista, medico estetico, podologo ecosmetologo. Queste professioni offronosupporto al malato per una migliore qualitàdella vita, attenuando anche gli effetti colla-terali delle terapie. Sempre più numerosesono dunque le iniziative di diverse unitàoperative di Onco logia che realizzano mo -menti di incontro tra personale e malati efamiliari. Prendersi cura di una persona, nonè solo prescrivere una terapia, ma condivide-re un parte della vita del malato. L’incertezza,la precarietà, la vulnerabilità, la fragilità sonole parole chiavi di un paziente oncologico. La vita è negli incontri con le persone e conle cose del mondo compreso il difficile per-corso oncologico.Favorire occasioni di incontro, comunicazio-ne e condivisione tra operatori e pazienti puòsicuramente implementare e migliorare ilrapporto umano tra il personale e il malato.

Storia di un repartoL’Unita Operativa di Oncologia dell’Ospe -dale di Carrara da anni è riferimento nazio-nale per l’alta qualità delle cure erogate.È un centro di eccellenza per la terapia loco-regionale delle neoplasie pancreatiche.

L’importanza socio sanitaria dei servizi complementari, della multidisciplinarietàe delle attività ricreazionali in oncologia. L’esperienza dell’ospedale di Carrara

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Trattamenti dermocosmetici in ambito oncologico

ancora più grande: il sorriso e l’emozione dalprofondo del cuore del variegato pubblico.In questi momenti, non c’è spazio per lamalattia. I concerti dell’indimenticabile esta-te del 2007 vennero raccolti in un CD. Con i proventi ottenuti dalla vendita a offer-ta libera fu acquistato un pianoforte a codaper il reparto, posto nella sala dei Concerti,dedicata a Gian Andrea: lui non fece intempo a vederlo, ma la sua iniziativa fu ilseme che fece nascere i “DONATORI diMUSICA”.Dopo la scomparsa di Gian Andrea, i musici-sti che avevano reso possibile questa meravi-gliosa esperienza insieme agli oncologi ed atutti quanti parteciparono all’organizzazionedei concerti, continuarono a tenere vival’opera iniziata con il loro grande amico. Non solo a Carrara fu programmato un veroe proprio cartellone per gli eventi del 2008,sempre il mercoledì alle 19, al IV piano, mainiziò anche la ricerca di musicisti disposti aregalare la propria arte e di oncologie dispo-ste a ospitare concerti.Nel 2009 venne fondata l’AssociazioneOnlus “Donatori di Musica”. Come si leggenel sito www.donatoridimusica.it “Donatoridi Musica è una rete di musicisti, medici evolontari, nata nel 2009 per realizzare e coor-dinare stagioni di concerti negli ospedali.L’esperienza emotiva ed umana dell’ascoltodella musica dal vivo è un diritto di tutti, e inparticolare di chi si trova ad affrontare situa-zioni critiche”.In questi anni i Donatori di Musica si sonodiffusi come metastasi benigne e positive,interessando non solo reparti di oncologia,ma anche radioterapia, chirurgia, pediatria eservizi di salute mentale.

Riporto con piacere quanto scritto dal Dr.Maurizio Cantore nel sito:

“E quando una signora, che per la primavolta assisteva ad un nostro concerto, hachiesto: “ma dove sono gli ammalati?” hocapito che la traiettoria che dal dicembre2003 avevamo intrapreso era quella giusta.Eravamo nella sala del day hospital del -l’Onco logia di Carrara, al quarto pianodell’Ospedale Civile e per un “miracoloimpensabile” erano spariti gli ammalati edera comparso un pianoforte mezzacodaBechstein e nell’aria le voci di un violoncel-lo e di un pianoforte rimbalzavano sullestrisce colorate della parete della Sala dellaMusica Gian Andrea Lodovici.Non è uno spazio dell’immaginazione, è lo

te, si accoglie la persona-degente. Basta prendere spunto dalla città di prove-nienza, che le abili mani dell’Aiuto iniziano asuonare un pianoforte che libera le note di“Napul’è mille culore” oppure “Genova pernoi, che veniam dalla campagna...” e così via.Inizia un dialogo interattivo dove la musica ele canzoni fanno da collante per favorire laconoscenza fra persone che si trovano a vive-re e condividere emozioni, con ruoli bendiversi, ma con la convinzione che tutto etutti vogliono essere parte di un momento divita che comunque va vissuta con le miglioriopportunità peculiari.

I donatori di musicaCome ben si è già capito, la Musica ha sem-pre accompagnato la vita di reparto, ma nel2007 accadde un evento che segnò positiva-mente e indelebilmente l’Oncologia di Car -rara. E non solo...Un giovane paziente, Gian Andrea Lodovici,affetto da cancro gastrico, ormai allo stadioterminale, si recò a visita dal dr. Cantore,quasi per fare l’ultimo piacere alla amatamoglie, ben sapendo di non avere alcunasperanza.Durante la visita, mentre si aspettava l’enne-sima proposta di chissà quale nuova terapia,il dr. Cantore gli chiese quale fosse il suolavoro. Gian Andrea rispose di essere criticomusicale e producer discografico, ma cheormai aveva già comunicato ai suoi collabo-ratori e ai suoi artisti la fine della sua attività.Al che il dr. Cantore gli chiese se potesseorganizzargli dei concerti in reparto. Gian Andrea, rimase spiazzato - ma come,non so quanto mi resta da vivere e colui alquale ho chiesto aiuto chiede aiuto a me? –ma dopo il primo attimo di stupore, la lucedella gioia si riaccese nei suoi occhi e nell’in-dimenticabile estate del 2007, durante ladegenza, portò i suoi amici in reparto. Ogni mercoledì, alle sette di sera, al IVpiano, si teneva un concerto. Nella sala d’at-tesa si disponevano le sedie intorno al piano-forte per il pubblico: pazienti, parenti, medi-ci, infermieri, volontari, amici, amanti dellamusica. C’era chi ascoltava seduto nella sediaa rotelle o nel proprio letto di degenza, tra-sportato dal reparto. In questa atmosferaunica e magica, Gian Andrea presentava i piùgrandi artisti di musica classica e lirica e poiascoltava compiaciuto il concerto. Il pigiama, la vestaglia, la cannula della fleboattaccata all’asta scomparivano, cancellati dalpiacere di fare quello che aveva sempre fatto,di essere contornato da amici che, pur do -nando la loro musica, ricevevano un dono

spazio creato da volontari fatti di entusia-smo e azione, da musicisti fatti di talento ecuore, da medici fatti di pelle e anima.Agli occhi di chi non ci conosceva apparivastrano che non fosse chiara la distinzionetra medico e paziente, volontario e musici-sta, familiare di paziente e familiare disano. E questo è stato l’iniziale miracolodelle prime stagioni dei Donatori diMusica: quello di frantumare il ghetto dellastrada chiusa chiamata cancro.La sala, quella sera, era piena di malatiricoverati nel nostro reparto ai quali erastato ricordato che il pigiama non eraobbligatorio, ed ecco: Maria di Salernochiede alla figlia il rossetto, Daniele diGorizia si toglie la tuta sportiva e si infilajeans e camicia, la cara Giuseppina si faprestare lo scialle bello dalla vicina di letto.Piccoli miracoli della quotidianità ospeda-liera che segnano un enorme cambiamentonella mentalità di chi generalmente hacancellato il futuro e la normalità dalla suavita. E proprio la “banale normalità” divestirsi per accogliere un amico musicista,“la banale meraviglia” di pensare al prossi-mo ricovero e al prossimo concerto, sono gliobiettivi primari del progetto Donatori diMusica: riappropriarsi della pro-gettazionee quindi dell’idea del futuro.Esisteva già nella nostra Oncologia un pia-noforte elettrico suonato da medici, dapazienti, da parenti, da musicisti locali,dal barbiere dell’ospedale.L’incontro con Gian Andrea Lodovici nellaveste di paziente nell’estate 2007, ha illu-minato questa nostra iniziativa, trasfor-mandola in un fiume di emozionalità equalità infinita, alleata preziosa nella lottaquotidiana contro il cancro.Gian Andrea, giunto a noi senza “dignitàd’uomo e d’artista” in quanto svuotato diogni progettualità, ha ritrovato forza egioia nel disegnare e programmare le futurestagioni dei donatori di musica (checomunque sapeva non avrebbe potuto vede-re), e ha vissuto con la moglie Caterina, ilfiglio Giorgio e con i nuovi amici volontaridi Carrara, giornate di luce.Ed il testimone è stato consegnato da lui aRoberto Prosseda per una continuità spera-ta. Continuità che non è più sperata, ma èDI FATTO. Oltre 80 concerti in On -cologia a Carrara, una stagione già in corsoin Oncologia a Bolzano, un’altra in On -cologia a Sondrio, prossimamente alleMolinette di Torino. Donatori di Musica è

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L’importanza socio sanitaria dei servizi complementari, della multidisciplinarietàe delle attività ricreazionali in oncologia. L’esperienza dell’ospedale di Carrara

una rivoluzione a cui è difficile sottrarsi.Sino ad ora, tutti i musicisti che sono venu-ti per donare, sono tornati ringraziandoper il dono ricevuto da quelle persone che“normalmente” si sono tolte il pigiama e ilcamice e si sono vestite di festa, per accoglie-re con gioia e dignità l’artista. Esserci è bello.”

Nel 2013 i Donatori di Musica hanno vintoin Premio Internazionale Alexander Langher.

Comitato Scientifico della FondazioneAlexander Langer Stiftung. Al termine delconferimento del premio presso la Sala AldoMoro si è tenuto concerto di Roberto Pros -seda, pianista, e di Ales sandro Carbonare,clarinettista. Nel 2015 è stato pubblicato illibro “Dona tori di musica. Musicisti, medicie volontari. Stagioni di concerti negli ospe-dali italiani per una nuova cultura della cura”scritto da Luca Fumagalli, edito da Curci.

Una bella storia che è ancora realtà.

Il Premio è stato conferito Mercoledì 9 otto-bre presso la Sala del Cavaliere di PalazzoMontecitorio. Il dottor Maurizio Cantore,primario di Oncologia dell’Ospedale diMassa Carrara e presidente dell’Associazione“Donatori di Musica”, dopo aver ritirato ilpremio, ha raccontato la storia della rete“Donatori di Musica”. Ad introdurre la cerimonia è stata laPresidente della Camera dei Deputati LauraBoldrini e la Vice Presidente Marina Sereni.È poi seguito l’intervento di Bettina Foa del

Fig. 1 – Immagine tratta dal sito www.donatoridimusica.it

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Trattamenti dermocosmetici in ambito oncologico

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Bibliografia di riferimento

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