MISSIONI Vicenza e Maroua, chiese sorelle€¦ · Dio ti trae dall’ombra e ti suggerisce «non...

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06 numero MISSIONI VICENZA E MAROUA, CHIESE SORELLE ORDINAZIONI PRESBITERALI UN DONO PER TUTTA LA CHIESA Poste Italiane Spa - Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (Conv. in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 comma 2 DCB Vicenza GIUGNO 2014 VICENZA IN MISSIONE

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MISSIONI

Vicenza e Maroua, chiese sorelle

ORDINAZIONI PRESBITERALI

un dono per tutta la chiesa

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MISSIONI

VICENZA E MAROUA, CHIESE SORELLE

ORDINAZIONI PRESBITERALI

UN DONO PER TUTTA LA CHIESA

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VICENZA IN MISSIONE

In copertina: I nuovi preti con il Vescovo Beniamino.

VI ASPETTIAMO!

Don Giampaolo, don Giananto-nio e suor Gilberte erano tutti e tre a servizio della parrocchia

“Saint Marc de Tchéré-Tchakidjebé”, che proprio quest’anno si accinge a celebrare i vent’anni dalla fondazione, essendo nata ufficialmente l’11 dicem-

bre 1994. Suor Gilberte vi lavorava fin dall’inizio, impegnata soprattutto nel campo dell’educazione scolastica pri-maria. Don Giampaolo Marta guidava la parrocchia dal 2005, prima insieme con don Damiano Meda e poi, dall’ot-tobre scorso, con d. Gianantonio Alle-gri che generosamente era tornato in

Camerun per un secondo periodo di servizio missionario (era stato parroco di Douroum, nella medesima diocesi di Maroua-Mokolo, dal 1991 al 2002).

Era stato mons. Jacques de Bernon, pri-mo vescovo della giovane diocesi crea-

ta nell’Estremo Nord del Camerun nel 1973, a volere una parrocchia che po-tesse rispondere ai bisogni delle nuove comunità cristiane nate in mezzo alle popolazioni Mofu, e ne aveva affidato l’incarico ai preti Fidei donum di Vicen-za, presenti in diocesi da qualche anno all’interno di un progetto di collabora-

zioni tra le due chiese, e responsabili di alcune parrocchie nella zona. La deci-sione era stata poi confermata dal nuo-vo Vescovo, mons. Philippe Stevens, dopo la morte improvvisa di mons. De Bernon, e anche alcune Suore del-la Congregazione “Nostra Signora” di

Montréal – già sul territorio – avevano accolto l’invito di mettersi a servizio della nascente par-rocchia. Tra di loro suor Gilberte.Le necessità, in ef-fetti, erano evidenti e urgenti, in un ter-ritorio segnato da grande povertà e da arretratezze inaccet-tabili, dove alcune comunità cristia-ne già organizzate chiedevano accom-pagnamento pasto-rale e altre chiede-vano di nascere.La sfida è stata rac-colta, con l’unico desiderio di offri-re a tutti, con gra-tuità, il Vangelo di Gesù, salvatore e liberatore, e in vent’anni sono stati molti i servitori del

Vangelo – preti, religiose e laici – che hanno messo mani, cuore e fede a di-sposizione di quella gente, di quella Chiesa, di quella terra. Don Giampa-olo, d. Gianantonio e suor Gilberte non erano che gli ultimi anelli di que-sta lunga catena di solidale fraternità.

don Arrigo

Questo mese

Anno XLIX

n. 06/2014Redazione: Piazza Duomo 2 • 36100 VicenzaTel. 0444 226546/7 - Fax 0444 226545Portale Internet: www.missioni.vicenza.chiesacattolica.itE-mail: [email protected]. 001006251514 intestato a “Diocesi di Vicenza - gestione missioni”

Rivista di informazione e animazione mis-sionaria e diocesana, destinata soprattutto alle famiglie, che possono dare una offerta per le Opere Missionarie ed il Seminario (si propongono circa 10,00 euro).

Direttore responsabile: Lucio MozzoIn Redazione:Direttore: Arrigo GrendeleSeminario: Andrea DaniPagina dei ragazzi: Massimiliano BernardiMigrantes: Mauro Lazzarato

Aut. Trib. di Vicenza n. 181 del 4/12/1964Iscr. reg. naz. della stampa n. 12146 del 9/10/1987

Progetto grafico/Impaginazione: Dilda Design - VicenzaStampa: Gestioni Grafiche Stocchiero - Vicenza

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L’incontro tra le diocesi di Vicenza e di Maroua-Mokolo risale alla metà degli anni ‘80, per inizia-

tiva del vescovo Arnoldo Onisto, che lo volle come segno vivo e permanente del Sinodo diocesano, grande evento di comunione e di corresponsabilità mis-sionaria della Chiesa vicentina.La collaborazione, proseguita in tutti questi anni, è stata intensa e profonda, soprattutto con Mons. Philippe Ste-vens, divenuto nel 1994 il secondo vescovo della giovane diocesi, ancora fortemente dipendente da missionari

e aiuti esterni. Dopo gli anni entusia-smanti degli inizi, il vescovo Philippe ha fatto crescere una Chiesa locale capace di relativa autonomia, sia dal punto di vista del personale aposto-lico che da quello delle risorse econo-miche. Ora la diocesi ha ricevuto un nuovo pastore, nella persona di Bruno Ateba Edo, camerunese del sud. La sua nomina è stata resa nota proprio la mattina seguente il rapimento dei nostri missionari, e l’ordinazione epi-scopale è stata celebrata il 17 maggio scorso, a Maroua.

Mons. Bruno appartiene alla congre-gazione dei Padri Pallottini, che sono stati i primi missionari cattolici del Camerun, fondatori – in pratica – di quella Chiesa. La chiesa di Vicenza esprime grande riconoscenza a mons. Philippe per il suo servizio umile e sapiente e per l’attenzione con la quale ha sempre accompagnato il servizio dei nostri missionari. Augura buon lavoro al nuovo Vescovo, che assume il servizio in un momento delicato e difficile per tutta la regione del Nord Camerun.

Vita della Chiesa

Maroua-Mokolo e Vicenza, chiese sorelle

Agenda & AppuntiGiugno

7 giugno Ordinazione presbiterale di 6 nuovi sacerdoti

Cattedrale di Vicenza, ore 16.00

14 giugno Commissione missionaria diocesana

Casa San Bastiano (via Tiepolo, Vicenza) ore 10.30

Adorazione eucaristica per le missioni e i missionari

Villa San Carlo, Costabissara: ore 15.00-18.00

Celebrazione d’invio dei giovani che durante l’estate vivranno un’esperienza missionaria

Chiesa di S. Francesco (via Pagani, Vicenza) ore 20.30

L’estate missionariadei giovani

Sono molti i giovani che, spinti dal desiderio di conosce-re da vicino la vita dei missionari e il “mondo” nel quale sono stati chiamati a spendere la loro vita, chiedono di poter condividere con loro un po’ di tempo – general-mente durante l’estate – “liberandolo” da altre cose e da altri interessi per una esperienza umana e spirituale che lasci il segno. Un’esperienza così non può mai es-sere improvvisata, ma arriva a conclusione di un serio cammino di preparazione, perché il viaggio sia vissuto con lo stile dei “pellegrini”: persone che insieme percor-rono una strada, incontrano, ascoltano, condividono, imparano, rispettano, cercano di scoprire i segni della presenza di Dio nella storia di altre comunità, di altri popoli, di altre culture.Anche nell’estate che si avvicina, sono numerosi i gio-vani che partiranno per questa avventura verso tanti angoli di mondo, dall’Africa all’America Latina all’Asia.Ci sono i giovani che si sono preparati con “Insieme per la Missione”, il percorso diocesano proposto con i vari Istituti religiosi e missionari presenti in diocesi; ci sono i giovani che si recheranno in Palestina con la proposta “Pietre vive” della Pastorale Giovanile. Altri andranno in America Latina con l’”Operazione Mato Grosso”, ac-compagnati dai loro sacerdoti; altri ancora in Giordania, nelle missioni delle Suore Dorotee, o in Guinea Bissau con i frati Francescani. Altri, infine, parteciperanno – in un gruppo interdiocesano – all’incontro con la missione del Triveneto in Thailandia.

Tutti insieme, a sottolineare il significato e il valore ecclesiale dell’esperienza,

riceveranno il saluto e l’invio del Vescovo Beniamino e della Chiesa di Vicenza in una celebrazione

sabato 14 giugno, ore 20.30Chiesa di san Francesco, via Pagani, Vicenza

L'intenzione del mesePerché l’Europa ritrovi le sue radici cristiane attraverso la testimonianza di fede dei credenti.

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Don Andrea Bruttomessodalla parrocchia di Chiampo,in tirocinio pastorale presso la parrocchia di Ognissanti di Arzignano

ORDINAZIONI

“Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò”

(Mc 10,21)

Carissimi lettori di Chiesa Viva, in queste poche righe desidero parlarvi del mio cammino, tuttavia non “a parole”... ma con degli “sguardi”. Si, voglio parlarvi de-gli sguardi che hanno raggiunto la mia vita e mi hanno fatto percepire la bellezza della chiamata di Dio.

Già nel titolo ho richiamato un vangelo a me molto caro, dove «Gesù fissò lo sguardo» sul giovane ricco, su quel ragazzo che gli chiese cosa dovesse fare di buono per raggiungere la vita eterna, e «lo amò»: egli è stato avvolto dall’affetto benevolo e amico di Dio. Anch’io col tempo ho imparato a cogliere questo sguar-do di Dio sulla mia vita, presente soprattutto nei volti delle persone a me care. Quanti sguardi si sono posati sulla mia vita, hanno rivestito quel poco che sono, non accontentandosi di rimanere in superficie, ma andando oltre, abbracciando sia i miei lati positivi che le fragilità! Sono stati degli sguardi che non hanno avu-to paura delle povertà, ma che hanno saputo guardare in profondità, dando vita a ciò che credevo sterile. Ogni persona ha bisogno di uno sguardo che la sostenga, che creda in lei, che l’accompagna nei momenti difficili.

Davvero sono grato al Signore per gli sguardi meravigliosi che ha seminato lungo la mia strada. Penso al primissimo sguardo, quello dei miei genitori, papà Dino e mamma Rachele, che nella gioia e nella malattia mi sono sempre stati vicini con una grande tenerezza, anche se ora mio papà vive in un orizzonte del tutto particolare, perché è lassù nell’abbraccio di Dio.

Poi lo sguardo degli amici preti, la cui testimonianza mi ha affascinato sempre più e mi ha “pro-vocato” a iniziare un cammino, come un pellegrino che sa qual è la meta da raggiungere ma ancora non ne conosce la via. Nondimeno la paura

non tarda mai ad affacciarsi: la paura di lasciare quello che ritieni importante... una laurea in ingegneria, delle amicizie preziose, delle sicurezze forti come ancore. Ma lo sguardo di Dio ti trae dall’ombra e ti suggerisce «non temere, soltanto abbi fede» (Lc 8,50): vieni e vedi l’amore che Dio ha per te, perché «se ti chiama, vuol dire che ti ama. Gli stai a cuore, non c’è dubbio!» (don Tonino Bello).

E poi ancora gli amici, i seminaristi e gli educatori del Semi-nario, gli animatori e gli animati, e tutti coloro che in modi diversi, anche solo con un semplice sorriso o nel segreto della preghiera, mi sono stati vicini in questo tratto di vita. Forse molte parole sono corse via, dimenticate, ma i volti hanno lasciato un’impronta nel cuore: essi ti fanno scoprire con dolcezza che tutto quello che siamo lo abbiamo ricevuto in dono, non l’abbiamo conquistato.

In fin dei conti san Paolo aveva proprio ragione, siamo dei vasi di creta, fragili, tuttavia capaci di contenere i tesori mera-vigliosi che l’Amore pone continuamente in noi. Un giorno in parrocchia un ragazzo delle elementari scrisse: “Gesù, so che tu mi sei vicino e questo mi basta”. Mi basta il tuo sguar-do, Signore, e allora persino le ferite e la paura non bruce-ranno più!

don Andrea BruttomessoDon Andrea con mamma Rachele.

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Dicono di lui...

La speranza dei piccoli semi…Siamo due amiche, Elena e Ombretta, animatrici di Azione Cattolica che hanno avuto il piacere, parecchi anni fa, di conoscere Andrea durante il cammino di preparazione al “Corso Base Animatori” di Chiampo. Fin da subito Andrea si è distinto nel gruppo per il suo essere riflessivo, responsabile e umile. Qualcuno aveva già intuito che c’era della buona stoffa in lui. Durante questo cammino Andrea si è messo in ricerca, e con l’aiuto di alcune persone è riuscito a capire qual era la sua strada. Non ha avuto paura di mettersi in gioco e “buttarsi” in varie esperienze formative come animazione, grest, campiscuola...Caro Andrea, in questi anni sei cresciuto, ci hai regalato una grande gioia: la speranza che i piccoli semi che ogni giorno colti-viamo, nel tempo giusto portano frutto! Ti vogliamo bene!

Elena e Ombretta

Rinascere nel cuore di DioCaro Andrea, o dovremo forse dire don Andrea? Ci sembra molto strano direi... nostro cugino Andrea... don? Ed invece è proprio così e nonostante tutti questi anni che hai trascorso in seminario, in parrocchia e nei tuoi studi, non ci siamo ancora abituati all’idea che diventerai sacerdote. Per noi sei sempre quel bambino un po’ timido, intraprendente che una ne pensava e cento ne faceva, ma anche quel ragazzo sempre pronto a dare una mano ai nostri genitori nei campi, negli orti, nei boschi, nelle case, nonostan-te le avversità che hai superato a causa di un adolescenza non proprio tranquilla, alla quale hai saputo affrontare senza perderti d’animo. Pensando al tuo percorso, alla tua strada, ci viene difficile ricompor-re il puzzle della tua vita.... Prova solo a pensare.... la tua iperattività, il tuo essere metodico, organizza-to, il tuo bisogno di cose solide, concrete, tecniche, reali, matematiche ti hanno portato in una grande città come Milano... lontano da casa, dalla tua famiglia, dai tuoi amici e da noi... per diventare dottore, laureato in ingegneria... per poi ritrovarti in uno studio totalmente diverso fatto di fede e teologia... per seguire una chiamata che Dio ti ha fatto. Penso che quella chiamata deve essere stata talmente forte Andrea, da farti rinascere nel cuore di Dio... e noi siamo orgogliosi di te che con attenzione l’hai ascoltata... l’hai ben elaborata e imprigionata nel tuo cuore... fanne tesoro Andrea e preghere-mo perché Dio benedica te, la tua scelta, la tua vita e che illumini il tuo cammino e ti dia la giusta forza per affrontarlo. C’è una canzone che amo Andrea e vorrei dedicarti alcune parole di essa... “Offri la vita tua, come Maria, ai piedi della croce e sarai servo di ogni uomo, servo per amore, sacerdote dell’umanità”... con queste parole il nostro augurio è quello che tu possa seguire sempre le orme di Gesù con passione, con fede e con tanto amore... quella passione che tu hai sempre avuto nelle cose, quella fede che tu hai sempre portato con te e con quell’amore che tu hai sempre ricevuto e donato.Grazie Andrea per la tua scelta... che oltre a riempire il tuo cuore... riempie anche il mio cuore, riempie il cuore della mia fami-glia e il cuore dei miei genitori che ti ringraziano per tutto quello che hai fatto per loro... siamo fieri di te e non ci resta altro che gridarti... BUON CAMMINO!!! Con immenso affetto e un forte abbraccio...

... tua cugina Elisa, Lorenzo e il piccolo Gianmarco

Auguri come fuochi d’artificioCaro Andrea, sei entrato nel nostro gruppo in punta di piedi, come fanno le persone che sanno di dover osservare e ascoltare per poter com-prendere, le persone con una spiccata sensibilità e un grande rispetto per l’impegno altrui. Ben presto sei diventato un amico sincero e schietto, con il quale potersi confrontare e con cui condividere successi e timori del fare animazione ai bambini e ai ragazzi. Da te abbiamo imparato a “fare verifica”, a fermarci a osservare il percorso fatto per poter “aggiustare il tiro” e puntare a fare meglio, ancora meglio. Ci siamo sentiti in poco tempo capiti e sostenuti. Il tuo sorriso e la tua simpatia, uniti ad una ab-bondante dose di sensibilità e di intelligenza, ci aiutano a essere un grup-po unito, fiducioso e consapevole del nostro impegno.Carissimo Andrea, vorremmo che i nostri auguri per il tuo futuro fossero come fuochi d’artificio, così come siamo anche noi: colorati, chiassosi e pieni di allegria! Grazie e buon cammino!

Gli animatori ACR di Ognissanti di Arzignano

Don Andrea con un gruppo di ragazzi in parrocchia ad Arzignano.

Don Andrea con Lorenzo, Elisa e il piccolo Gianmarco.

Don Andrea con gli animatori ACR di Ognissanti ad Arzignano.

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Don Luca Cecchelerodalla parrocchia di Monte di Maloin tirocinio pastorale nell’Unità Pastorale di Altavilla e Valmarana

ORDINAZIONI

Per confessare la mia gioia…

Quando mi è stato chiesto di scrivere questo articolo mi sono trovato un po’ spiazzato. Se da una parte mi sto ancora chiedendo che cosa posso raccontarvi, dall’altra le cose da dire sarebbero così tante che risulta impossibile poterle rias-sumere in poche righe; soprattutto, sarebbe bello potersele raccontare di persona, lasciando che i nostri occhi e i nostri volti si incontrino e si scambino emozioni. Sì, proprio tante sono le emozioni che abitano il mio cuore in questo tempo… Mi sembra ieri, quando, ormai sette anni fa, ho scritto il primo articolo per pre-sentarmi a voi lettori; al tempo iniziavo il percorso nella comunità del Mandorlo.

Quanto in fretta è trascorso, o meglio, è corso, o addirittura volato il tempo… e mi trovo ora alle soglie dell’ordinazione presbiterale. Tante sono le avventure trascorse in questi anni ma in modo particolare tanta è la strada percorsa assie-me alle molte persone che nelle maniere più svariate mi hanno accompagnato e sostenuto. Non so se si possa fare, ma in ogni caso vorrei dedicare queste righe proprio a tutti coloro che si sono fatto vicini in questi anni… e, cari amici lettori, è anche a voi che va il mio grazie per avermi accompagnato nella discrezione della preghiera e del ricordo.

Forse è meglio che mi presenti… sono Luca Cecchelero, 26 anni, originario della parrocchia di Monte di Malo e in tirocinio pastorale da tre anni nell’unità pasto-rale di Altavilla e Valmarana. Mi piacerebbe condividere con voi alcune esperien-ze che in questo tempo prezioso hanno segnato in modo indelebile la mia vita; forse, in maniera più corretta bisognerebbe parlare di relazioni, di amicizie che sono sbocciate. La prima, l’essenziale, è quella con Gesù Cristo. Ora, non che fos-si un ateo convinto, ma negli anni immediatamente precedenti al mio ingresso in seminario, la chiesa non era certo il luogo che frequentavo maggiormente; è stato proprio lo scoprire che credere in Cristo significa fare esperienza di una relazione viva, vitale e vivificante ad accendere in me il desiderio di donare tutta la mia vita a Lui, nella Chiesa. Una seconda relazione importante è stata quella con i miei compagni in seminario… La vita di comunità è davvero un “motore immobile”, una forza che apparentemente può sembrare inutile ma che, in realtà, è stata la benzina che mi ha fatto partire ogni mattina. Condividere la vita con altre perso-ne, ed avere tutti, seppure a diversi livelli, la stessa meta è una di quelle esperienze che non può lasciare uguali, che per forza di cose ti costringe a metterti in gioco e a lasciarti plasmare, dalla Sua Parola e da quella che, attraverso la varietà dei volti, si incarna nella storia. Un’ultima relazione (così siamo a tre e ci fermiamo) è quella che si instaura tra la gente e con la gente. Se c’è una cosa della quale sono sempre più convinto e, allo stesso tempo sempre più contento, è proprio spende-re il mio tempo e le mie energie con le tante persone, di tutte le età, che si trovano nelle nostre parrocchie; sto scoprendo che è lì che si trova la pienezza dell’essere pastori, nell’ascoltare, nel condividere, nel camminare assieme fianco a fianco, a volte davanti, a volte dietro, a volte in mezzo, ma nel camminare comunque sul sentiero di Cristo.

Ora che sono prossimo all’ordinazione non posso che confessare la mia gioia nel diventare prete in questa Chiesa di Vicenza; allo stesso tempo mi rivolgo ancora a voi, cari amici, per chiedervi un supplemento di preghiera, affinché il mio cuore possa essere sempre più conforme a quello di Cristo pastore buono.

don Luca Cecchelero

Don Luca con la sua famiglia.

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Dicono di lui...

Conosco Luca da quando era bambinoConosco Luca da quando era bambino, sono stata sua animatrice per anni, e quando una sera di qualche anno fa venne a casa mia per dirmi che sarebbe entrato in Seminario non ne rimasi sorpresa. Lo diceva fin da bambino che sarebbe diventato “prete”. Certo da bambini i sogni e i desideri cambiano ogni giorno, ma per lui questo era immutabile. In lui è chiaro come le strade che il Signore ci traccia sono adatte alla forza e al carattere di ciascuno di noi. In questi anni di percorso seminariale non l’ho mai visto essere dubbioso una sola volta della scelta che ha fatto e la sua determinazione è tale che chiunque lo conosce non può che dire “si, questa è la sua strada”.Sono felice di avere l’opportunità di scrivere queste righe per lui e voglio pregare per Luca, per la sua scelta fatta di generosità, coraggio fede e anche un pizzico di pazzia. Caratteristiche che lo hanno sempre contraddistinto e che ne hanno fatto di lui la persona amata e ben voluta che è nella sua parrocchia.Gli auguro che tutte le persone che incontrerà nel suo cammino siano lampade nella sua strada e sappiano attin-gere da lui ogni suo dono che è specchio della presenza di Dio in lui.

Irene

Ti vogliamo bene!Luca è qui con noi da 3 anni ed insieme condividiamo gioie e fatiche del vivere e crescere della nostra comunità. Il primo anno ha “curiosato” per capirci, il secondo anno si è “dato da fare” ed abbiamo cominciato ad apprezzarlo e a contare su di lui. Ma è stato quest’ultimo anno che l’abbiamo veramente scoperto! E ci piace molto... È pieno di idee, di progetti, di iniziative, lavora molto e non si risparmia, contagia di entusiasmo e di speranza. È gioioso, ha la battuta pronta, ha senso critico ma sa anche quando è meglio tacere. È coinvolgente perchè condivide non solo le parole ma anche le fatiche, ti “costringe” a lavorare tanto ma sai che capisce, apprezza e che lavora anche lui. Ha aiutato noi catechiste con i ragazzi prima e dopo la Cresima, impostando un percorso innovativo e accattivante che è piaciuto molto. È un “precisino” per quel che riguarda la liturgia e questo riflette le sue profonde convinzioni. Anche se è molto giovane, nel dialogo va all’essenziale e aiuta a riflettere sulla Parola di Dio e a viverla nel quotidiano. Noi gli vogliamo davvero bene!

Le catechiste di Altavilla

Prete, dono, benedizione e responsabilità: dedicato a don Luca«Un dono», mormorò. Guardò di nuovo il sole e il cielo incorniciati dalla finestra. «Una volta pensavo che il dono fosse una benedizione». Così l’artista-maestro dice all’artista-allievo nel bel romanzo di Chaim Po-tok: Il mio nome è Asher Lev (storia di un ragazzino ebreo, Asher Lev, di-scendente di una generazione di ebrei ortodossi, che cresce col dono della pittura e affronta il suo mondo per poter esprimere e comunicare il suo ta-lento). Il maestro capisce in tarda età che il dono dell’arte più che una be-nedizione è una responsabilità: il dono attende una risposta (ecco perché ogni dono è “scomodo”). Anche diventare prete è un dono; ma più che una benedizione, esso è una responsabilità (come tutti i doni, forse..). Il dono responsabilizza: e la risposta non è un “fare”, ma un “essere”. Ad Asher Lev un giorno il rabbino disse: «Una vita dovrebbe essere vissuta per amore del cielo. Un uomo non è migliore di un altro perché è un medico e l’altro è un calzolaio. Un uomo non è migliore di un altro perché uno è un avvocato e l’altro un pittore. Una vita la si misura in base a come è vissuta nell’amore del cielo».

don Simone

Don Luca con Irene al battesimo del piccolo Davide.

Don Luca con le catechiste di Altavilla.

Don Luca con gli amici seminaristi in Terra Santa.

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Don Luca Lorenzidalla parrocchia di San Clemente in ValdagnoIn tirocinio pastorale a San Bonifacio

ORDINAZIONI

Acclamate a Dio da tutta la terra, cantate alla gloria del suo nome, date a lui splendida lode. Dite a Dio: «Stupende sono le tue opere!». (Salmo 65)

È giunto il momento di scrivere l’articolo per voi, cari amici lettori di Chiesa Viva. Da dove cominciare? Che cosa posso raccontare del-la mia scelta di diventare prete? Mi siedo sulla scrivania della mia camera, davanti al computer; vista la bellissima giornata dal tepore primaverile mi viene voglia di affacciarmi alla finestra che dà sul giardino del seminario e mi fermo un pochino lì ad ammirare le prime macchie di fiorellini bianchi che tappezzano il manto verde e ad ascoltare il melodioso canto degli uccelli che abitano i nostri grandi alberi. È un esplodere di vita, una tavolozza dai mille colori, una dolce sinfonia. E subito mi tornano alla mente le parole del salmo 65: «Stupende sono le tue opere!».Queste immagini descrivono bene ciò che ho sperimentato in que-

sti anni di cammino e ciò che sto vivendo in questo periodo della mia vita.È un esplodere di vita. Sì, perché sento che la mia vita non è di mia proprietà ma il Si-gnore mi chiama a donarla, a spenderla, a non trattenerla. Certo, questo non è facile, anzi. Si tratta di una strada in salita e molte volte impervia, non priva di difficoltà; ma quando riesco a prendermi cura delle vite di chi mi sta accanto, allora sì che la gioia riempie la mia vita che viene impastata di una umanità condivisa, accolta, custodita. Si tratta di ricominciare ogni giorno affidandosi e fidandosi del Padre che ci invita a far esplodere la nostra vita donandola. Una tavolozza dai mille colori. Chi mi conosce sa che mi piacciono molto i colori, in modo particolare l’arancione perché esprime vitalità, amore, forza. I colori per me sono come l’amore di Dio, la sua cura per ognuno di noi. In questi anni ho fatto l’esperienza splendida di sentirmi amato e tenuto per mano dal Signore. Ogni volta che sperimento nella mia vita la presenza di un amore traboccante, abbondante; ciò è fonte di stupore, di meraviglia. Si tratta di un amore concreto, palpabile che tesse la ferialità della mia vita fatta di nomi, di volti, di incontri, di gesti concreti, di vite. È come non poter testimoniare questo amore, come non poter essere compagno di strada di chi mi sta accanto per rendere le nostre vite un po’più colorate e un po’più abitate dall’amore di Dio?Una dolce sinfonia. La presenza di Dio nella mia vita la paragono ad una dolce sin-fonia. Sicuramente tutti noi abbiamo sperimentato quanto bene ci fa ascoltare della musica perché ci rilassa, ci rasserena, ci fa sognare; ha la grande capacità di far emer-gere esperienze, ricordi, desideri. Sì, ciò che da ordine e armonia alla mia vita; ciò che plasma le mie esperienze è la Parola di Dio, una Parola che se meditata e accolta ha la grande capacità di dare senso e gusto alla mia quotidianità. Come allora non poter essere compagno di strada di chi mi sta accanto per rendere le nostre vite un po’ più armoniose, un po’ più melodiose?Questo è ciò che in semplicità desidero condividere con voi cari lettori, in questo mo-mento della mia vita a pochi giorni dalla mia ordinazione presbiterale. Un esplodere di vita, una tavolozza dai mille colori, una dolce sinfonia è ciò che vorrei donare a quanti il Signore porrà sul mio cammino. Sono consapevole che questo viaggio non è facile e che sono solo agli inizi ma confido nella preghiera della mia famiglia che mi ha generato alla vita e alla fede; all’accompagnamento delle comunità parrocchiali di origine e di tirocinio e al ricordo di tutti gli amici che in questi anni ho conosciuto. Che il Signore Gesù ci sia guida e compagno e ci faccia il dono di poter esclamare sulla nostra vita, a gran voce: «Stupende sono le tue opere, o Signore!».

Don Luca Lorenzi

Don Luca con la sua famiglia.

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Dicono di lui...

Grato, con cuore colmoLe Piccole Dolomiti, il monastero di Prà d’Mill, le montagne della Val d’Aosta, quelle dell’Alto Adige e quelle sopra Federavecchia, il mare e i meravigliosi paesaggi della Puglia, Sauris, in Friuli Venezia Giulia, Roma, la lontana Thailandia, per non elencare i posti conosciuti durante i campi con i giovanissimi, le uscite di gruppo con gli amici valdagnesi e non solo… Caro Luca, sono davvero tanti i luoghi che abbiamo fre-quentato insieme, non le so contare le immagini che sono rimaste dentro, con i volti, le esperienze vissute e condivise, le parole che ci siamo regalate e che ci hanno fatto crescere. E poi come non ricordare quella sera, in pizzeria a Piana, sopra Valdagno, mentre anch’io maturavo passi importanti della mia vita facendo esperienza nella tua parrocchia, occasione in cui tu, giovane in poco tempo divenuto amico, mi raccontasti di te, di cosa covavi nel cuore, di desideri che c’entravano con Dio… Ogni dettaglio resta in me a testimoniare un’amicizia preziosa che davvero mi fa pensare alla vita come al viaggio più bello, dove l’inedito di Dio e dell’uomo può trovare voce e spazio in legami che hanno il sapore dell’oltre. Che meraviglia, caro Luca, il dono della fede, che meraviglia, se nella fede, nella ricerca di Dio e del suo sogno su di noi nascono legami così… Diventi prete, Luca, con i tuoi compagni di cammino. Perché? In tanti ce lo chiedono. Chissà se saremo mai in grado di dare un risposta capace di soddisfare la domanda. Forse si rischia di ridurre, perché ogni spiegazione perde qualcosa dell’origine che inquieta. E se la risposta fosse proprio dentro la domanda? Se proprio la domanda di Dio e il bisogno di lui fossero l’orizzonte di ciò che non possiamo fare a meno di cercare e comunicare? Diventi prete per vivere questo, e sono felice – ed è il cuore a parlare – di poterlo essere con te, accanto a te, per dissotterrare Dio dalle vite delle persone, per avere il tempo per prendersi cura, per camminare verso Ciò che viene. Come dono. Grazie Luca.

Don Andrea Dani

Felici di accompagnarti…Un sorriso autentico, coinvolgente, contagioso, ecco la prima cosa che ci viene alla mente pensando al carissimo Don Luca. Sì, il suo sorriso è una delle cose che più ci ha colpito la prima volta che l’abbiamo incontrato, e ancora adesso, ogni volta che lo vediamo, ci affascina e ci riempie di gioia. Con la sua risata solare che esplode e colma il cuore di felicità, con il suo sguardo profondo, le braccia aperte e accoglienti, Don Luca riesce ad illuminare le giornate di chi gli sta accanto e a diffondere una serenità incredibile. Ripensando ai suoi primi momenti a San Bonifacio, ci accorgiamo di quanti ricordi custodiamo nel cuore e ci divertiamo a ricordarne alcuni. È arrivato a San Bonifacio come seminarista, umilmente ha riposto fiducia nel nostro gruppo parrocchiale di animatori di Azione Cattolica, si è fidato e affidato a noi e con semplicità ha saputo coltivare una relazione di amicizia con ciascuno di noi. Sembra ieri quando ci ha convinti a fare la famosa camminata in montagna “facile facile” (divenuta famosa proprio per quel “facile facile”, parole rassicuranti di un montanaro esperto come Luca), oppure la giornata al mare tra una granita e un tuffo in acqua, la serata bavarese dove si è presentato vestito con una maschera veneziana (non del tutto in tema), o ancora le mitiche serate a base di mille tipi diversi di tisana, i momenti di preghiera accompagnati sempre da una musica rilassante e da un intenso profumo di incenso, il canto della stella con l’asinello e i berretti di Natale, l’appuntamento mensile con il gruppo GEA… Con particolare emozione ripensiamo ai momenti stupendi vissuti l’inverno scorso a Pra d’ Mill, luogo tanto caro a Don Luca, il quale proprio grazie a questo suo entusiasmo è riuscito a convincere tutto il gruppo animatori a trascorrere qualche giorno in questo sperduto ma bellissimo monastero del Piemonte, per vivere dei momenti intensi di fede, di crescita spirituale, di incontro con la Parola. Ora, a distanza di qualche anno e con più di un’esperienza condivisa alle spalle, pensiamo a Don Luca come ad un grande amico, che ha sempre il tempo per una chiacchierata, per un aperitivo o per una colazione (dopo le lodi delle 7.15), per un consiglio, per una confidenza, per un confronto… Siamo felici di accompagnarlo in questo momento importante della sua vita, e ringraziamo il Signore per il dono di Luca, un dono per l’intera parrocchia, per i chierichetti, per il gruppo animatori di AC…per tutti noi suoi amici. Buon cammino Luca!

Il gruppo animatori di Azione Cattolica di San Bonifacio

Grazie Luca!Riassumere in poche righe il nostro cammino con Luca non è certo cosa facile. Molti di noi, che per 13 anni lo hanno avuto come animatore, ne avrebbero molte da raccontare. Ci ha visto crescere e da piccolissimi al primo anno ACR fino all’ultimo anno ACG è stato un punto fermo dei nostri sabato pomeriggio all’oratorio. È stato per noi ed è tuttora (dopo quasi 6 anni da quando abbiamo concluso il nostro percorso di giovanissimi) un amico prima di tutto, una persona speciale che ci accoglie sempre con il sorriso. Sorriso che come vi sarete accorti è proprio difficile togliergli. Come animatore si può solo dire che è stato un grande: mai un’attività lasciata al caso, mai un sabato non preparato. Ci ha permesso di fare esperienze che da soli probabilmente non avremmo mai fatto. Ci ha passato quella passione per l’animazione e per il mettersi al servizio degli altri che poi molti di noi hanno coltivato. Ancora ci ricordiamo il giorno in cui ci ha comunicato di voler entrare in seminario: alcuni erano increduli, altri forse se lo aspettavano, ma tutti eravamo felici perché sapevamo avrebbe seguito quella strada che per tanti anni ci aveva spiegato con passione, la strada del Signore. Non ci resta che ringraziarlo per tutte le cose belle, per le esperienze, per tutto quello che abbiamo imparato, per tutti i momenti che abbiamo condiviso e per tutte le parole che ci ha lasciato nel cuore. Con affetto,

Il gruppo “di Luca”, oratorio di Valdagno

Don Luca con don Stefano e il suo gruppo di animati valdagnesi ad Assisi.

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Don Ismaele Pellandadalla parrocchia di Santa Maria Assunta in Marosticain tirocinio pastorale nella parrocchia del SS.mo Redentore a Lonigo

ORDINAZIONI

“Quantipaniavete?” (Mt. 15, 34)

Cari lettori, mi presento velocemente: sono Ismaele Pellanda, ho 27 anni, pro-vengo dalla parrocchia di S. Maria Assunta in Marostica e presto servizio presso la parrocchia del SS.mo Redentore a Lonigo.

La domanda che ho scelto come guida per questa mia riflessione può ben ri-assumere, in maniera incisiva, questi ultimi anni della mia vita. Dopo l’ordi-nazione diaconale, avvenuta il 9 maggio 2010, e un breve periodo di servizio come diacono in parrocchia, mi sono preso del tempo per riflettere.

La vita con le sue sorprese, le sue sfide, le sue domande mi avevano quasi pa-ralizzato. Così ho passato un anno a casa con i miei genitori e un altro nella parrocchia di S. Croce in Schio, svolgendo un servizio come insegnante di reli-gione in alcune scuole della nostra provincia.

Questi due anni mi hanno messo alla ricerca di quei pani che la mia vita poteva offrire. Non è stato certamente facile, la fatica e lo sconforto in alcuni casi si sono fatti sentire. Eppure Dio, in silenzio e con pazienza, ha continuato a far lievitare il pane della mia umanità.

“Quanti pani avete?”. Ancora oggi sento rivolta a me questa domanda, mi vie-ne chiesto di cercare le briciole del mio buono per darle a Chi le saprà rendere buon pane da spezzare e da condividere.

Il cammino non finisce qui, anzi, comincia con nuovi orizzonti da scoprire e con una realtà che potrà sapere sempre più di pane. Per questo, oltre a ringra-

ziare Dio, devo anche ricorda-re molte persone che in questi anni hanno camminato assie-me a me e hanno aiutato a cre-scere.

Il pane che il 7 giugno mi tro-verò a offrire non sarà solo e esclusivamente “farina del mio sacco”, ma avrà un gusto e un sapore più ricco perché compo-sto da buona parte dell’umani-tà di chi con me accompagna questo lievitare per impegnarsi a darne a chi ne ha fame.

don Ismaele

Don Ismaele con il papà Sebastiano, la mamma Fiorella ela sorella Jessica.

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Dicono di lui...

Dalla parrocchia di LonigoNella parrocchia di Lonigo da diversi mesi don Ismaele è diventato una presenza costante, umile e attiva. Con queste parole si può descrivere brevemente l’impressione che suscita don Ismaele nelle persone che lo conoscono. Fin dai primi giorni si è adattato alla vita comunitaria inserendosi con discrezione e sensibilità nelle molteplici realtà di cui si occupa: catechismo , animatori e gruppi di Azione Cattolica , comunità Scout… Ha il dono di saper ascoltare e mettere a proprio agio chi lo incontra: ci ha colpito, per esempio, la capacità di imparare velocemente il nome delle tantissime persone con cui si trova a collaborare. Le persone che si relazionano con don Ismaele trovano in lui una persona aperta al dialogo e accogliente. Anche con i giovani si rapporta in modo positivo, senza derogare ad una giusta autorevolezza ma con la simpatia, il giusto tono di allegria, la battuta al momento giusto che consentono tante volte ai ragazzi di instaurare una relazione più sincera e significativa. Si colgono una profondità ed una maturità non comuni, frutto di un cammino interiore impegnativo.Riteniamo che l’esperienza maturata da Don Ismaele nella nostra Parrocchia possa costituire una tappa impor-tante nella sua formazione sacerdotale, come pure per noi è stata una grazia riceverlo ed accompagnarlo in questi mesi. La nostra comunità ha apprezzato il suo servizio pastorale, lo ringrazia di cuore e gli augura un cammino ricco di frutti e fedele alla sua chiamata.

Alessandra

Il vero cammino comincia oraAbbiamo incontrato per la prima volta Ismaele quasi due anni fa, alla ri-unione di apertura del nuovo anno catechistico. Noi catechiste di quarta elementare ci siamo prodigate parecchio per poter includere nel nostro gruppo questo simpatico diacono e per fortuna ci siamo riuscite! Così abbiamo avuto la possibilità sia di poter contare su un “collega” cate-chista dalla mente brillante ed innovativa, sia di poter conoscere meglio Ismaele Pellanda, un ragazzo buono e generoso, dalla battuta pronta e la risata contagiosa, dallo sguardo profondo che fa trasparire la sua umiltà, la sua onestà, la fede ed il coraggio delle sue scelte. Nell’anno trascorso a Schio, tra di noi si è creato un bellissimo legame di amicizia che ci porta ora a condividere la grande gioia per questa importante tappa della sua vita. Grazie don Ismaele per aver risposto”si” alla chiamata del Signore, per donarti totalmente a Lui, per diventare “servo per amore” e per la testi-monianza di fede che noi catechiste assieme ai “nostri” ragazzi riceviamo da te. Grazie per la sincera amicizia che ci hai sempre dimostrato. Il vero cammino comincia ora... Parti con entusiasmo, confida in Dio, sii sempre te stesso con l’umiltà e la forza che ti contraddistinguono. Noi ti saremo sempre vicine con la preghiera e col nostro affetto. Ti vogliamo bene!

Le tue catechiste di Santa Croce di Schio

Amicizie che scaldano il cuoreLa presenza di Ismaele nella Parrocchia di Santa Croce (Schio) lo scorso anno è stata una grande ricchezza per l’intera comunità, per i ragazzi dei gruppi giovanissimi e per noi animatori. È stato fin da subito un forte collante tra le varie realtà della Parrocchia e con la sua grande disponibilità ed energia ha creato molte iniziative ed occa-sioni di incontro, confronto e condivisione per stare insieme e vivere a pieno l’oratorio, dandogli quel tocco in più di colore ed allegria. Tra sorrisi, consigli, sostegno reciproco, la sua grande capacità di ascolto e il suo esserci in ogni situazione è nata tra noi una forte e sincera amicizia, mantenuta e rafforzata anche dopo il suo cambio di Parrocchia. Un’amicizia unica e speciale di quelle che scaldano il cuore.Quest’anno a Santa Croce si è sentita molto la sua mancanza, ma ogni volta che entriamo in oratorio non si può non pensare a lui… la stanza arancione colorata insieme in calde giornate estive, il quadro che racchiude il mani-festo del tanto desiderato “ORATORNIAMOCI”… ma soprattutto il calore e gli insegnamenti che ci ha lasciato, la consapevolezza che possiamo in ogni momento contare su di lui. Paolo e Martina

Don Ismaele in oratorio in parrocchia a Santa Croce di Bassano.

Don Ismaele insieme a don Luca sulle Dolomiti.

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Don Samuele Stoccodalla parrocchia di PaviolaIn tirocinio pastorale nell’Unità Pastorale Barbarano-Mossano

ORDINAZIONI

“Quando era ancora lontano,suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò” (Lc 15,20)

Ciao a tutti!! Sono Samuele Stocco, ho 27 anni, provengo dalla parrocchia di Paviola, frazione del comune di San Giorgio in Bosco (PD) in servizio presso l’Unità Pastorale Barbarano – Mossano.

Ho voluto iniziare questo articolo citando uno dei più bei versetti del Vangelo di Luca, quando il figlio minore ha fatto ritorno alla casa paterna; poco si sa, se il ragazzo sia torna-to perché ravveduto o per convenienza, ma questo al padre sembra non importare; quello che conta è che il suo amato figlio stia bene! Non gli ha chiesto che cosa ha fatto, non gli ha detto un giusto e magari meritato rimprovero, ma l’ha accolto semplicemente e ricoperto del suo amore.

Ecco qui sta il vero cuore della vocazione: non si dona la propria vita per paura; non si dona la propria vita per interessi o per personale generosità, ma tutto ciò nasce dall’aver sperimentato e vissuto questo amore disinteressato e gratuito di Gesù; è Lui la nostra pietra d’angolo ed è stato il Maestro che per primo ci ha amati con un amore unico e irripetibile per ognuno di noi.

Questa è stata l’esperienza che, ringraziando il Signore ho fatto! “Perché ti fai prete?” è la domanda che ricorre spesso quando la gente ti conosce! “Perché?” perché mi sono sentito amato così come sono da Colui che ha dato la sua vita per me e anch’io desideravo fare qualcosa per Lui; questo è stato il mio pensiero sorto nel 1997 quando entrai in prima media e, seppur piccino, non mi vergo-gno di dire che è stata la costante di tutta la mia vita.

È stato un lungo cammino di cui sento di dover ringraziare il Signore per le tante persone e preti incontrati in seminario, nelle parrocchie, nei vari servizi svolti; tante volte si pensa che siamo stati noi ad aver donato e agito e invece, dopo aver percorso un pezzo di strada ti accorgi che tutto ti è stato donato.

“La mia persona conta niente, è un fratello che parla a voi diventato padre per volontà di Nostro Signore”: questa frase pronunciata da San Giovanni XXIII l’11 ottobre 1962 giorno di apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II mi ha aiutato a per-cepire che cosa vuol dire essere preti: non lo si diventa per particolari doti o me-riti, ma tutto è stato preceduto da un amore ancor più grande che ci abbraccia. Essere preti vuol dire essere anzitutto dei testimoni del suo amore e della sua misericordia proprio perché a sua volta amati e perdonati; vuol dire condividere e camminare assieme agli altri fratelli l’avventura della fede e gridare a tutti la bellezza e la gioia di essere cristiani.

“Il Signore è mia parte di eredità e mio calice: nelle tue mani è la mia vita” (salmo 16). Con queste parole desidero salutarvi e assieme continuare il cammino, affidan-doci l’uno l’altro al Signore.

don Samuele Stocco

Don Samuele con il suo amico Christian.

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Dicono di lui...

Dagli amici…Dei cinque anni di scuole superiori all’Istituto “Farina” di Vicenza trascorsi insieme a Samuele dobbiamo senz’altro ricordare la disponibilità e l’instancabile desiderio di creare autentici legami di amicizia con tutti i compagni, qualità che hanno reso Samuele una delle persone che più hanno contribuito a rendere il nostro gruppo classe veramente unito e affiatato, fino all’Esame di Stato ma anche negli anni successivi, e un luogo di confronto sincero e aperto sulle più diverse tematiche e problemi posti dall’attualità e dal percorso di studio.Chi è per noi Samuele? È un amico, ovvero Samuele ha questa qualità come sua: sa stare accanto alle persone come lo può fare un vero amico, offrendo con pacatezza la propria disponibilità e con decisione il suo impegno, sapendo donare comunque un sorriso. Così si è posto alla sequela di Gesù. Interrogandosi e riflettendo, sempre accompagnato dalla sua peculiare bonarietà e simpatia, per vivere la gioia della Sua amicizia. Alla Sua chiamata ha risposto con la sua sincera amicizia il suo “Eccomi”.

Luca Tessaro e Pieluigi Battaglia

Dagli amici dell’unita’ pastorale Barbarano-MossanoLa nostra Unità Pastorale, formata da cinque parrocchie (Barbarano Vicentino, Ponte di Barba-rano, Mossano, Ponte di Mossano e San Giovanni in Monte) ha avuto la gioia di percorrere un pezzo di strada assieme a Samuele Stocco che ha svolto in questi due ultimi anni il suo servizio prima di accolito e poi di diacono, di cuore rivolgiamo a lui un pensiero in questo spazio.“Si può dire, Samuele, che sei diventato parte delle nostre comunità, avendo fra l’altro anche vissuto in precedenza l’esperienza di un altro anno pastorale da seminarista. Non tutte le comunità hanno l’opportunità di avere vicino un seminarista che si prepara a diventare presbitero, con la possibilità reciproca di dialogare, confrontarsi sul cammino intrapreso, condividere momenti di vita, crescere insieme e l’esperienza è sicuramente arricchente per entrambi. Hai vissuto con noi la vita dell’Unità Pastorale potendo se-guirne da vicino il dispiegarsi giornaliero delle attività, le trasformazioni intervenute, la preghiera e le celebrazioni, collaborando nei campi estivi giovanili e nella cateche-si, seguendo da vicino i ministranti, partecipando alle attività dei Consigli Pastorali Unitari e parrocchiali, vivendo accanto e potendo sperimentare da vicino la realtà dei Gruppi Ministeriali. Ma al di la di tutto rimane nei cuori l’esperienza umana, il sorriso e la conoscenza personale di tutti noi che ti abbiamo incontrato, rimane il ricordo del tempo trascorso assieme e la certezza che in qualunque parte tu continuerai a svolgere il tuo servizio un po’ di noi sarà sempre con te e viceversa.Vogliamo veramente di cuore, attraverso queste poche righe, augurarti ogni bene per la tua futura vita sacerdotale, assicurarti il nostro ricordo nella preghiera, incoraggiarti a vivere, come fece Gesù, da vero “apostolo-itinerante” con le co-munità che ti troverai a servire e costruire con esse una vera relazione ministeriale così da essere una guida spirituale nell’annuncio della Parola, nella frazione del Pane e nel servizio al Vangelo. Buon cammino Samuele!”

Gli amici dell’Unità pastorale Barbarano-Mossano

Ad un grande amicoCarissimo Samuele, nei disegni del Signore “nulla succede per caso...nulla che non abbia un senso”... come la cano-nizzazione di Papa Giovanni XXIII a pochi giorni dalla tua ordinazione.Il Papa “buono” è sempre stato per te un punto di riferimento (ricordo che per sentirlo più vicino tappezzavi i muri della tua camera in Seminario con le sue immagini). La sua presenza si sente e si vede nel tuo stile SEMPLICE, UMILE, DISPONIBILE al servizio dei compagni e all’ascolto fino alle ore più tarde della notte. Con te ho sperimentato un’A-MICIZIA VERA, PROFONDA, SINCERA e una FEDE VIVA. So che questi doni saranno la tua energia, la tua grande forza nel ministero sacerdotale. Tanti auguri...grande Amico.

Christian

Don Samuele con gli animatori durante il campo estivo a Pescul.

Don Samuele con don Alex e don Riccardo.

Don Samuele con i giovanissimi in uscita a Genova.

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Don Gabriele Grandodalla parrocchia di Longa di Schiavondella Comunità Missionaria di Villaregia

ORDINAZIONI

Un dono che non posso tenere per me

Il mio cammino verso il sacerdozio iniziò quando avevo 19 anni. Dopo la ma-turità era venuto il momento di interrogarmi su che cosa dovessi fare nella mia vita: continuare a studiare? Lavorare? In realtà c’era anche un’altra possibilità che da qualche tempo stavo considerando: il poter mettere tutta la vita a disposizione del Signore. Non sapevo bene come e dove, ma sentivo che il Signore doveva ave-re un posto importante nella mia giornata e che la mia vita poteva essere donata per qualcun altro che aveva bisogno.

Decisi di vivere l’esperienza del gruppo Sichem col desiderio di mettermi mag-giormente in ascolto di ciò che andava maturando in me. Inoltre l’idea di con-dividere questo cammino di ricerca con altri giovani che come me volevano far luce nella propria vita mi entusiasmava. Il cammino vissuto nel gruppo è stato positivo e mi ha fornito strumenti importanti per approfondire e consolidare la mia scelta: il confronto con una guida spirituale, un maggiore spazio alla vita di preghiera e il lasciarmi mettere in discussione dalle provocazioni degli incontri sono stati importantissimi.

Proprio in quel periodo, ho conosciuto la Comunità Missionaria di Villaregia, e per qualche mese il cammino del gruppo Sichem e la conoscenza di questa realtà

ecclesiale si sono intrecciati. I missionari che vi incontravo vivevano animati da un intenso spirito di fraternità ed erano uniti nell’intento di offrire tutta la loro vita alle persone più povere del mondo. In que-sta nuova esperienza ecclesiale che stavo facendo sentivo pian piano concretizzarsi in un luogo per me quei desideri che avevo di donarmi al Signore e di fare qualche cosa per gli altri. Così decisi di seguire il Signore entrando a far parte di questa comunità come missionario.

Da subito la vita si è rivelata ricca di esperienze nuove e si sono aperti per me orizzonti che non avevo mai visto: fra le cose più belle ricordo l’esperienza di essere animatori - insieme ad altri - di gruppi di adole-scenti e giovani che frequentano la nostra comunità.

Durante gli anni della formazione ho vissuto per un buon periodo in una delle nostre missioni che abbiamo nel paese africano del-la Costa d’Avorio, alla periferia della città di Abidjan, nel quartiere di Yopougon. L’incontro con questa realtà è stato per me un altro pezzo importante della mia storia. Nella missione ho visto la fame della gente, fame di pane e fame di Dio. Troppo spesso le persone che vivono qui sono umiliate dalla vita, dalla povertà dagli egoismi di un sistema che colpisce i più deboli. Di fronte alle tante neces-sità, sentivo in me il desiderio di condividere la vita e la fede con questo popolo e in questo contento la chiamata del Signore a di-ventare pescatore di uomini acquistava sempre più consistenza.

Ora sto per ricevere il dono dell’ordinazione presbiterale: si tratta un dono immenso che ricevo e che non posso tenere per me. Desidero essere un sacerdote secondo il cuore del buon pastore, per accompagnare tutte le persone che incontrerò nel mio ministero con la stessa carità pastorale del Signore. Dopo l’ordinazione avrò la gioia di ritornare in Costa d’Avorio per continuare a cammi-nare con le persone che compongono quel pezzo di Chiesa e per mettere a loro servizio, insieme alla mia Comunità, il grande dono ricevuto.

don Gabriele Grando

Don Gabriele con la sua famiglia.

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Dicono di lui...

Scoprire Dio vuol dire cambiareGabriele, è stato un ragazzo come tanti, cresciuto in una famiglia che lo amava molto, bravo a scuola finché qualcosa dentro di lui e cam-biato. Ha cominciato ad andare a messa spesso, molto spesso e poi ha iniziato a frequentare la Comunità Missionaria di Villaregia. Un giorno a 21 anni sente che la sua strada deve prendere una via diversa da dove finora l’aveva portato. Trop-po forte il richiamo di Dio tanto da farlo decidere di lasciare tutto e cambiare completamente vita. Entra quindi in co-munità e dopo solo due anni parte in missione per l’Africa. Ci vuole una grandissima fiducia in colui che chiama pe po-ter fare una rivoluzione così importante nella propria vita: non ci sono sicurezze, non c’è compenso… si cambia per dare un significato nuovo alla propria vita. E scoprire Dio vuol dire cambiare. In comunità matura la piena consapevolezza del suo cammino: “ti farò pescatore di uomini” e per questo è chiamato a gettare le reti su questa umanità mettendo la sua intera vita nelle mani di Dio e al servizio degli altri. “Grazie” è l›unica parola con cui noi tuoi familiari, possiamo ri-compensare il tuo operato che non sempre sarà facile ma che lascerà un segno indelebile in tutti quelli che incontrerai.

La sorella Alessandra

Semplice è bello!Conobbi Gabriele al ritorno dalla sua esperienza nella Missione di Yopougon (Costa d’Avorio). Fu lui a venirmi incontro con tanta semplicità e a dirmi: “Ciao, mi chiamo Ga-briele e tu?”. Col tempo capii che quella semplicità era, ed è, una caratteristica di Gabriele, un suo dono che gli ha permesso di intessere numerose relazioni, in missione come in Italia. Al linguaggio articolato e ampolloso, preferisce uno stile diretto e chiaro; ama la co-noscenza e lo studio, ma sa donare quanto ha imparato in un linguaggio a portata di tutti; con rispetto e discrezione, butta giù ogni timidezza e supera le incomprensioni. È la sua semplicità che lo ha reso simpatico al gruppo di adolescenti che per anni ha accompagnato e dai quali ha ricevuto tanta stima. È la sua semplicità che lo rende disponibile all’ascolto della Parola di Dio e docile nell’accogliere il Suo progetto, anche quando questo progetto non è chiaro, anche quando costa! È la sua semplicità che lo rende un compagno di diver-timenti, un fratello con cui pregare, un amico di cui fidarsi. Prego Il Signore, perché questa semplicità possa essere sempre più un dono per gli altri, in particolare per quei fratelli poveri a cui Gabriele sarà inviato. Prego il Signore che lui stesso non si scordi mai che “semplice è bello”, anzi simple is the best!

Mattia Melis

Gabriele è…Quando ci ha chiesto di preparare questo articolo per la sua ordinazione, il primo commento è stato WOW che onore! Le espe-rienze e gli anni di cammino vissuti insieme ci hanno dato il privilegio di conoscere e approfondire l›amicizia con Gabriele. In comunità missionaria è sempre stato una persona discreta ma presente, sulla quale fare affidamento e sempre attento alle persone che lo circondano, soprattutto i giovani e gli adolescenti, ed è proprio in questo contesto che abbiamo camminato insieme e accompagnato il gruppo giovanissimi in CMV. Ricordiamo con affetto i momenti vissuti insieme in questi anni, dalla preparazione degli incontri, quando si proponevano attività o temi, le uscite con i ragazzi, le estati missionarie. Gabriele è disponibile e propositivo, si è messo alla pari accettando i suggerimenti, consigliando e trovando sempre nuove idee con en-tusiasmo e gioia. Per i ragazzi poi è stata un’importante figura di riferimento e soprattutto ha sempre avuto l’accortezza di avvi-cinarsi a chi aveva più difficoltà o faceva fatica, aveva e ha il dono di saper leggere nel cuore delle persone riuscendo a coglierne l’essenza. E questo lo abbiamo sperimentato anche noi quando si avvicinava al momento giusto, mai invadente, mai curioso, ma semplicemente preoccupato, chiedendo “va tutto bene?”. Gabriele è accogliente, ci ha supportato e sopportato con i no-stri difetti individuali e di coppia, ha avuto la parola giusta nei momenti di sconforto o difficoltà e non ha perso la pazienza anche quando è stato messo alla prova dai ragazzi e da noi! Gabriele è instancabile, se c’era da lavorare non si tirava indietro e se avevamo bisogno di qualcosa sapevamo già a chi chiedere, anche dopo un intenso giorno passato con gli adolescenti a fine giornata aveva ancora il sorriso e la voglia di ridere e scherzare! Gabriele è un missionario che gli abitanti di Yopougon rivedranno o conosceranno e ai quali auguriamo di avere l’onore e il regalo di fare un pezzo di cammino insieme a lui e con-dividere esperienze stupende cosi come noi abbiamo fatto e alle quali saremmo sempre grati, a Dio. Gabriele è un Amico!

Susj e Andrea Pavan

Immaginie dalla missione in Costa d’Avorio.

Don Gabriele con altri amici missionari.

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Il Seminario Minore di Vicenza, la casa che ha accompagnato per tanti anni il cammino di ricerca vocazionale di molti ragazzi dell’età delle Medie e delle Superiori, si rinnova! Lo fa perché la Chiesa Vicentina ha deciso di scommettere ancora di più sulla preziosa fascia di età della preadolescenza e dell’adolescenza! Ma desidera farlo in un modo totalmente nuovo, facendo tesoro dell’esperienza di tanti anni di storia che hanno visto fiorire molte vocazioni presbiterali e tante belle e preziose storie di uomini che animano oggi i più svariati ambiti della vita civile delle parrocchie e dei nostri paesi. Il nuovo cammino che viene proposto ai ragazzi delle medie non prevede più la permanenza di vita in Seminario per tutta la settimana! Solo nell’età della scuola superiore si potrà ancora scegliere di far parte della già numerosa Comunità Giovanile che abita in Seminario dal lunedì al sabato frequentando le scuole della città di Vicenza.Ma attenzione ecco la novità: un ragazzo delle medie può ancora diventare “seminarista”! Senza allontanarsi da casa per vivere tutta la settimana in Seminario, proponiamo a ragazzi in gamba e generosi di fare un percorso vocazionale in sintonia tra Seminario, famiglia e parrocchia. Anzitutto è bene aiutare il ragazzo e la famiglia a conoscere cos’è il Seminario e soprattutto cosa significa seguire Gesù e donargli la vita. Per questo ci sono gli incontri “Chiamati per Nome” che esistono già da molti anni, con appuntamenti mensili alla dome-nica in Seminario. Da novembre a maggio, famiglia e ragazzo prendono confidenza con l’ambiente del Seminario e gli educatori, vengono accompagnati a capire la nuova proposta di “diventare seminaristi” che alla fine del percorso viene esplicitamente fatta ad ognuno. E’ così che nel mese di maggio, attraverso un confronto insieme alla famiglia, e se il ragazzo appare motivato, si propone l’esperienza di un

campo estivo vocazionale (nella casa del Seminario in località Federavecchia di Auronzo), con il quale gli educatori possono conoscere più a fondo il ragazzo e al termine del campo si decide con la famiglia se approdare ad una “iscrizione” formale al Seminario (si diventa “seminarista”).

2. - Da ottobre a maggio, i seminaristi trascorrono un fine settimana al mese in Seminario. Dal Sabato pomeriggio (orario da concordare a secon-da degli impegni) alla domenica pomeriggio, con attività e proposte varie

3. - L’8 dicembre, festa dell’Immacolata, è tradizionalmente la festa del Seminario. In questo giorno, in chiesa del Seminario, il Ve-scovo chiama pubblicamente i nomi dei nuovi seminaristi e li accoglie ufficialmente. Tutte le famiglie vengono invitate per la festa.

4. - Durante le vacanze di Natale, i seminaristi vivono tre giorni speciali in Seminario, cioè gli Esercizi Spirituali. E’ un’e-sperienza molto forte in cui i ragazzi vengono condotti ad una preghiera intensa, sempre a loro misura, a gustare il silenzio e ad avere il coraggio di dire il tesoro che portano dentro al cuore.

5. - Da febbraio a maggio, continuano i fine settimana mensili in Seminario, mentre gli educatori contattano le famiglie dei seminaristi per concordare una visita in casa per un dialogo fraterno, dove verificare il cammino, le gioie e le difficoltà, fare un piccolo discernimento della si-

tuazione. Così pure ci potranno essere durante l’an-no degli incontri zonali per i seminaristi e le loro famiglie di una stessa zona.

La nuova proposta del Seminario Minore, come lo si può capire da queste righe, pur non richiedendo più la permanenza del ragazzo in Semi-nario durante la settimana, è abbastanza impegnativa per gli appuntamen-ti che domanda e lo stile che coinvolge la famiglia e la parrocchia. Il Seminario infatti, non vuole dare vita ad un altro gruppo di animazione ma “accompagnare” la crescita della fede di quei ragazzi, e quindi delle loro famiglie, che manifestano interesse per Gesù, generosità e gratuità negli impegni e nei servizi che svolgono, credendo che Dio chiama a seguirlo “fin dal grembo materno” come ci ricorda la Parola di Dio, che ci chiama a sostenere questa chiamata nel cammino della vita. Per conoscere maggiormente la proposta si può telefo-nare in Seminario (T. 0444.501177) oppure visitare il Sito internet del Seminario www.seminariovicenza.org o inviare una mail a [email protected] Il Rettore don Carlo Guidolin

Il Seminario Minore si rinnova

Successivamente inizia il nuovo cammino del Seminario Minore che si struttura in questo modo:

1. - A settembre, prima dell’inizio delle scuole, i seminaristi che hanno fatto il campo esti-vo, vivono tre giorni completi in Seminario. In questi giorni riceveranno in consegna un loro letto e una camera che rimarrà la propria per tutto il cammino del Seminario; familiarizzeranno con gli ambienti e lo stile del vivere in comunità secondo la lunga tra-

dizione del Seminario Minore.

I ragazzi della scuola media del nostro Seminario.