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Anno della fede
Il Movimento in preghiera
Marzo 2013
PREMESSA
Chi presiede la riunione introduce la preghiera ricordando che questa orazione accomuna ogni mese i
confratelli delle Misericordie impegnati in tutta Italia in incontri o riunioni. Una preghiera che risponde
all’invito del Papa a vivere quest’Anno come riscoperta della Fede “testimoniata e rinnovata”.
Per noi confratelli questo significa anzitutto riscoprire il nostro ruolo di strumenti della misericordia di
Dio, servi e operai della sua vigna. E nello stesso tempo a maturare la consapevolezza di essere fruitori
di questa misericordia, non solo nell’accostarci ai sacramenti ma soprattutto nell’incontro con il
sacramento per eccellenza, che è l’uomo.
1 – PER LA LETTURA
Dopo il segno della croce, si legge uno dei due brani proposti, tratti dalle Sacre Scritture e
dall’Enciclica “Dives in Misericordia” (Dio ricco di misericordia) di Giovanni Paolo II
1a-PROCLAMAZIONE DELLA PAROLA
Luca 15,11-32 Parabola del Padre Misericordioso e del Figliol Prodigo
11 Disse ancora: «Un uomo aveva due figli. 12 Il più giovane disse al padre: Padre, dammi la parte del
patrimonio che mi spetta. E il padre divise tra loro le sostanze. 13 Dopo non molti giorni, il figlio più
giovane, raccolte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò le sue sostanze vivendo da
dissoluto. 14 Quando ebbe speso tutto, in quel paese venne una grande carestia ed egli cominciò a
trovarsi nel bisogno. 15 Allora andò e si mise a servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo
mandò nei campi a pascolare i porci. 16 Avrebbe voluto saziarsi con le carrube che mangiavano i porci;
ma nessuno gliene dava. 17 Allora rientrò in se stesso e disse: Quanti salariati in casa di mio padre
hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! 18 Mi leverò e andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho
peccato contro il Cielo e contro di te; 19 non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. Trattami come
uno dei tuoi garzoni. 20 Partì e si incamminò verso suo padre.
Quando era ancora lontano il padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò.
21 Il figlio gli disse: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser
chiamato tuo figlio. 22 Ma il padre disse ai servi: Presto, portate qui il vestito più bello e rivestitelo,
mettetegli l'anello al dito e i calzari ai piedi. 23 Portate il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e
facciamo festa, 24 perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato
ritrovato. E cominciarono a far festa. 25 Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu
vicino a casa, udì la musica e le danze; 26 chiamò un servo e gli domandò che cosa fosse tutto ciò. 27 Il
servo gli rispose: È tornato tuo fratello e il padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha
riavuto sano e salvo. 28 Egli si arrabbiò, e non voleva entrare. Il padre allora uscì a pregarlo. 29 Ma lui
rispose a suo padre: Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai trasgredito un tuo comando, e tu non mi
hai dato mai un capretto per far festa con i miei amici. 30 Ma ora che questo tuo figlio che ha divorato
i tuoi averi con le prostitute è tornato, per lui hai ammazzato il vitello grasso. 31 Gli rispose il padre:
Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; 32 ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché
questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato».
Parola del Signore Lode a te, o Cristo
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1b-Dalla lettera enciclica di Giovanni Paolo II “DIVES IN MISERICORDIA” II
Cristo rivela Dio che è Padre, che è «amore», come si esprimerà nella sua prima lettera san Giovanni (1
Gv 4, 8.16); rivela Dio «ricco di misericordia», come leggiamo in san Paolo (Ef 2, 4). Tale verità, più che
tema di un insegnamento, è una realtà a noi resa presente da Cristo. Il render presente il Padre come
amore e misericordia è, nella coscienza di Cristo stesso, la fondamentale verifica della sua missione di
Messia, lo confermano le parole da lui pronunciate prima nella sinagoga di Nazaret, poi dinanzi ai suoi
discepoli ed agli inviati di Giovanni Battista.
In base ad un tal modo di manifestare la presenza di Dio che è Padre, amore e misericordia, Gesù fa
della misericordia stessa uno dei principali temi della sua predicazione. Come al solito, anche qui egli
insegna innanzitutto «in parabole», perché queste esprimono meglio l'essenza stessa delle cose. Basta
ricordare la parabola del figliol prodigo (Lc 15, 11-32), oppure quella del buon Samaritano (Lc 10, 30-
37), ma anche - per contrasto - la parabola del servo spietato (Mt 18, 23-35). Sono molti i passi
dell'insegnamento di Cristo che manifestano l'amore-misericordia sotto un aspetto sempre nuovo. È
suffìciente avere davanti agli occhi il buon pastore, che va in cerca della pecorella smarrita (Mt 18, 12-
14; Lc 15, 3-7), oppure la donna che spazza la casa in cerca della dramma perduta (Lc 15, 8-10).
L'evangelista che tratta particolarmente questi temi nell'insegnamento di Cristo è Luca, il cui Vangelo
ha meritato di essere chiamato «il Vangelo della misericordia».
Quando si parla della predicazione, si apre un problema di capitale importanza in merito al significato
dei termini ed al contenuto del concetto, soprattutto al contenuto del concetto di «misericordia» (in
rapporto al concetto di «amore»). La comprensione di quel contenuto è la chiave per intendere la realtà
stessa della misericordia. Ed è questo quel che per noi più importa.
Tuttavia, … è necessario constatare che Cristo, nel rivelare l'amore-misericordia di Dio, esigeva al
tempo stesso dagli uomini che si facessero anche guidare nella loro vita dall'amore e dalla misericordia.
Questa esigenza fa parte dell'essenza stessa del messaggio messianico, e costituisce il midollo
dell'ethos evangelico. Il Maestro lo esprime sia per mezzo del comandamento da lui definito come «il
più grande» (Mt 22, 38), sia in forma di benedizione, quando nel Discorso della montagna proclama:
«Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia» (Mt 5, 7).
Si sosta per un momento di riflessione comune o di meditazione.
A margine di questo foglio i Confratelli trovano alcuni spunti per la riflessione personale e/o associativa
Si recita insieme una invocazione.
2 - PER LA PREGHIERA
TORNERO’
(CL - G. Ortolani)
R. Tornerò, tornerò,
da mio padre, da mio padre
ritornerò da Lui, sì ,da Lui.
Quando dissi al mio Signore
“Dammi la mia libertà”;
non mi chiese dove vai?’,
disse ‘So che tornerai.
Io credevo di sapere
camminare senza Lui,
senza il caldo del suo cuore
nella notte morirò.
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Tanto freddo nel mio cuore,
e non so più dove andare,
senza amici intorno a me,
che mi parlino di lui.
Ma io so che tu sei là
e mi stai ad aspettar,
so che quando tornerò
grande festa si farà
Al termine, chi presiede la riunione invita i confratelli che lo desiderano a esprimere proprie intenzioni
personali.
Si conclude la preghiera con l’invocazione alla Madonna.
Maria, madre di Misericordia, prega per noi
3) PER LA RIFLESSIONE
1- Il racconto evangelico ci provoca ad una domanda molto personale: con quale atteggiamentofede
io sto nella “ Casa” del Padre?
L’ Anno della Fede che stiamo vivendo ci chiama, come abbiamo già detto in precedenza, ad un
riesame serio della nostra fede e di conseguenza ad un altrettanto serio rinnovamento di essa.
2- L’autentica fede nasce dall’esperienza forte della Misericordia del Padre per me:credo perché
ho incontrato Qualcuno che , nonostante la mia miseria, mi ama, mi accoglie, mi salva.
La fede nel Padre del giovane ritornato diventa convinta ed umile grazie al riconoscimento del
suo peccato e della situazione miserabile in cui si è cacciato a causa della sua convinta
autosufficienza, grazie al convincimento che solo nella Casa del Padre si può star bene,
veramente ,liberi, anche da semplici servi, grazie all’abbraccio gioioso e incondizionato del
Padre.
3- La Fede nel Padre del figlio maggiore pur non avendo questi mai messo in discussione la
sua presenza nella “casa” interessata, in cerca di privilegi, fatta di pretese, chiusa all’amore e
al perdono….forse assomiglia tanto alla nostra di cosiddetti “praticanti”.
4- Per quanto concerne il nostro appartenere alle Misericordie teniamo presente l’ultima parte del
messaggio dell’Enciclica sopra riportato:
“Tuttavia….è necessario constatare che Cristo, nel rivelare l'amore-misericordia di Dio,
esigeva al tempo stesso dagli uomini che si facessero anche guidare nella loro vita
dall'amore e dalla misericordia. Questa esigenza fa parte dell'essenza stessa del messaggio
messianico, e costituisce il midollo dell'ethos evangelico”
Chi sa di aver ricevuto gratuitamente diventa capace di dare altrettanto gratuitamente.
Aprile 2013
PREMESSA
Chi presiede la riunione introduce la preghiera ricordando che questa orazione accomuna ogni mese i
confratelli delle Misericordie impegnati in tutta Italia in incontri o riunioni. Una preghiera che risponde
all’invito del Papa a vivere quest’Anno come riscoperta della Fede “testimoniata e rinnovata”.Per noi
confratelli questo significa anzitutto riscoprire il nostro ruolo di strumenti della misericordia di Dio,
servi e operai della sua vigna. E nello stesso tempo a maturare la consapevolezza di essere fruitori di
questa misericordia, non solo nell’accostarci ai sacramenti ma soprattutto nell’incontro con il
sacramento per eccellenza, che è l’uomo
1 – PER LA LETTURA
Dopo il segno della croce, si legge uno dei due brani proposti, tratti dalle Sacre Scritture e
dall’Enciclica “Dives in Misericordia” (Dio ricco di misericordia) di Giovanni Paolo II
1a- PROCLAMAZIONE DELLA PAROLA DI DIO: ISAIA 50,4-7
ESPERIENZA SOCIALE, COMUNITARIA E INDIVDIDUALE DELLA MISERICORDIA NEL VECCHIO TESTAMENTO
“4Il Signore Dio mi ha dato una lingua da discepolo,
perché io sappia indirizzare
una parola allo sfiduciato.
Ogni mattina fa attento il mio orecchio
perché io ascolti come i discepoli.
5Il Signore Dio mi ha aperto l'orecchio
e io non ho opposto resistenza,
non mi sono tirato indietro.
6Ho presentato il mio dorso ai flagellatori,
le mie guance a coloro che mi strappavano la barba;
non ho sottratto la faccia
agli insulti e agli sputi.
7Il Signore Dio mi assiste,
per questo non resto svergognato,
per questo rendo la mia faccia dura come pietra,
sapendo di non restare confuso.”
Parola del Signore Lode a te, o Cristo
1b-Dalla lettera enciclica di Giovanni Paolo II “DIVES IN MISERICORDIA” III - 4
Il concetto di «misericordia» nell'Antico Testamento ha una sua lunga e ricca storia. Dobbiamo risalire
ad essa, affinché risplenda più pienamente la misericordia che Cristo ha rivelato.. . Questa esperienza
fu sociale e comunitaria, come pure individuale e interiore. Israele, infatti, fu il popolo dell'alleanza con
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Dio, alleanza che molte volte infranse. Quando prendeva coscienza della propria infedeltà , faceva
richiamo alla misericordia…È significativo che i profeti nella loro predicazione colleghino la
misericordia…con l'incisiva immagine dell'amore da parte di Dio. Il Signore ama Israele con l'amore di
una particolare elezione, simile all'amore di uno sposo (Cfr. per es. Os 2, 21-25 e 15; Is 54, 6-8) …In
questo ampio contesto «sociale», la misericordia appare come elemento correlativo dell'esperienza
interiore delle singole persone, che versano in stato di colpa, o subiscono ogni genere di sofferenza e
sventura. Sia il male fisico che il male morale, o peccato, fanno si che i figli e le figlie di Israele si
rivolgano al Signore con un appello alla sua misericordia. In tal modo si rivolge a lui Davide nella
coscienza della gravità della propria colpa (Cfr. 2 Sam 11; 12; 24, 10); e si rivolge, dopo le sue ribellioni,
pure Giobbe nella sua tremenda sventura (Gb passim); a lui si rivolge anche Ester, consapevole della
minaccia mortale contro il proprio popolo (Est 4, 17k ss.). E altri esempi troviamo ancora nei libri
dell'Antico Testamento (Cfr. per es. Ne 9, 30-32: Tb 3, 2-3. 11-12; 8, 16 s.; 1 Mac 4, 24).
All'origine di questo multiforme convincimento comunitario e personale, si colloca la fondamentale
esperienza del popolo eletto vissuta all'epoca dell'Esodo: il Signore osservò la miseria del suo popolo
ridotto in schiavitù, udì il suo grido, conobbe le sue angosce e decise di liberarlo (Cfr. Es 3, 7 s.)…Cosi,
nei fatti come nelle parole, il Signore ha rivelato la sua misericordia fìn dai primordi del popolo che si è
scelto e, nel corso della sua storia, questo popolo si è continuamente affidato, nelle disgrazie come nella
presa di coscienza del suo peccato, al Dio delle misericordie. Tutte le sfumature dell'amore si
manifestano nella misericordia del Signore verso i suoi: egli è il loro Padre (Cfr. Is 63, 16), poiché
Israele è suo figlio primogenito (Cfr. Es 4, 22); egli è anche lo sposo di colei a cui il profeta annuncia un
nome nuovo: ruhamah, «beneamata», perché a lei sarà usata misericordia (Cfr. Os 2, 3)… Anche quando,
esasperato dall'infedeltà del suo popolo, il Signore decide di farla finita con esso, sono ancora la
tenerezza ed il suo amore generoso per il medesimo a fargli superare la collera (Cfr. Os 11, 7-9; Ger 31,
20; Is 54, 7 s… L 'Antico Testamento insegna che, sebbene la giustizia sia autentica virtù nell'uomo, e
in Dio significhi la perfezione trascendente, tuttavia l'amore è «più grande» di essa: è più grande nel
senso che è primario e fondamentale. L'amore, per cosi dire, condiziona la giustizia e, in definitiva, la
giustizia serve la carità. Il primato e la superiorità dell'amore nei riguardi della giustizia… si
manifestano proprio attraverso la misericordia…L'amore, per natura, esclude l'odio e il desiderio del
male nei riguardi di colui al quale una volta ha dato in dono se stesso… «Ti ho amato di amore eterno,
per questo ti conservo ancora pietà». «Anche se i monti vacillassero..., non si allontanerebbe da te il mio
affetto, né vacillerebbe la mia alleanza di pace». Questa verità, proclamata un tempo ad Israele, porta
in sé la prospettiva dell'intera storia dell'uomo: prospettiva che è insieme temporale ed escatologica.
Cristo rivela il Padre nella stessa prospettiva e su un terreno già preparato.
Si sosta per un momento di riflessione comune o di meditazione.
A margine di questo foglio i Confratelli trovano alcuni spunti per la riflessione personale e/o associativa
Si recita insieme una invocazione.
2 - PER LA PREGHIERA
IL GRANDE HALLEL
Tratto dal sal 136 - (M. Frisina, “Signore è il suo Nome” 1988)
Lodate il Signore perché è buono: perché eterna è la sua misericordia.
Lodate il Dio degli dei: perché eterna è la sua misericordia.
Lodate il Signore dei Signori: perché eterna è la sua misericordia.
Lui solo ha compiuto meraviglie: perché eterna è la sua misericordia.
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Ha fatto i cieli con sapienza: perché eterna è la sua misericordia.
Ha posto la terra sulle acque: perché eterna è la sua misericordia.
Ha fatto i grandi luminari: perché eterna è la sua misericordia.
Il sole, la luna e le stelle: perché eterna è la sua misericordia.
Percosse l’Egitto nei suoi figli: perché eterna è la sua misericordia.
Percosse i suoi primogeniti: perché eterna è la sua misericordia.
E fece uscire Israele: perché eterna è la sua misericordia.
Con mano potente e braccio teso: perché eterna è la sua misericordia.
Divise in due parti il Mar Rosso: perché eterna è la sua misericordia.
Vi fece passare Israele: perché eterna è la sua misericordia.
Travolse nel mare il Faraone: perché eterna è la sua misericordia.
Travolse nel mare il suo esercito: perché eterna è la sua misericordia.
Guidò nel deserto il suo popolo: perché eterna è la sua misericordia.
Percosse e uccise re potenti: perché eterna è la sua misericordia.
E diede a Israele suo servo: perché eterna è la sua misericordia.
In eredità la loro terra: perché eterna è la sua misericordia.
Di noi umiliati si ricorda: perché eterna è la sua misericordia.
Dai nostri nemici Lui ci libera. perché eterna è la sua misericordia.
Lui dona il cibo alle creature: perché eterna è la sua misericordia.
Lodate Dio, il Dio del cielo: perché eterna è la sua misericordia.
Al termine, chi presiede la riunione invita i confratelli che lo desiderano a esprimere proprie intenzioni
personali.
Si conclude la preghiera con l’invocazione alla Madonna.
Maria, madre di Misericordia, prega per noi
3) PER LA RIFLESSIONE
-“Sebbene la giustizia sia autentica virtù nell'uomo, e in Dio significhi la perfezione trascendente,
tuttavia l'amore è «più grande» di essa: è più grande nel senso che è primario e fondamentale. L'amore, per cosi dire, condiziona la giustizia e, in definitiva, la giustizia serve la carità. Il primato e la
superiorità dell'amore nei riguardi della giustizia… si manifestano proprio attraverso la misericordia
-Oggi il tema della “giustizia” intesa soprattutto come “legalità” è di gran moda ma spesso si trasforma
in rispetto assoluto della legge fine a se stessa e si trasforma in giustizia-legalismo del tutto dimentica
( se non addirittura contraria)della dimensione concreta dell’uomo e delle sue esigenze.
La disputa drammatica tra Gesù e i farisei sta tutta qui. Gesù pratica una giustizia che è misericordia ,
amore incondizionato all’uomo anche contro le legge del riposo sabbatico e dell’avere consuetudine con i peccatori e pubblicani, samaritani.
-Magi Allan Cristiano lascia la Chiesa perché troppo aperta all’uomo dell’islam, all’immigrato invece di
tutelare la sua dignità e integrità!
Possiamo abbandonare la Chiesa che pratica la carità universale invece dell’ideologia?
Maggio 2013
PREMESSA
Chi presiede la riunione introduce la preghiera ricordando che questa orazione accomuna ogni mese i
confratelli delle Misericordie impegnati in tutta Italia in incontri o riunioni. Una preghiera che risponde
all’invito del Papa a vivere quest’Anno come riscoperta della Fede “testimoniata e rinnovata”.Per noi
confratelli questo significa anzitutto riscoprire il nostro ruolo di strumenti della misericordia di Dio,
servi e operai della sua vigna. E nello stesso tempo a maturare la consapevolezza di essere fruitori di
questa misericordia, non solo nell’accostarci ai sacramenti ma soprattutto nell’incontro con il
sacramento per eccellenza, che è l’uomo
1 – PER LA LETTURA
Dopo il segno della croce, si legge uno dei due brani proposti, tratti dalle Sacre Scritture e
dall’Enciclica “Dives in Misericordia” (Dio ricco di misericordia) di Giovanni Paolo II
1a- PROCLAMAZIONE DELLA PAROLA DI DIO: VANGELO SECONDO MATTEO capitolo 26, 36-46
36Allora Gesù andò con loro in un podere, chiamato Getsèmani, e disse ai discepoli:
"Sedetevi qui, mentre io vado là a pregare". 37E presi con sé Pietro e i due figli di
Zebedèo, cominciò a provare tristezza e angoscia. 38Disse loro: "La mia anima è triste
fino alla morte; restate qui e vegliate con me". 39E avanzatosi un poco, si prostrò con la
faccia a terra e pregava dicendo: "Padre mio, se è possibile, passi da me questo calice!
Però non come voglio io, ma come vuoi tu!". 40Poi tornò dai discepoli e li trovò che
dormivano. E disse a Pietro: "Così non siete stati capaci di vegliare un'ora sola con me?
41Vegliate e pregate, per non cadere in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è
debole". 42E di nuovo, allontanatosi, pregava dicendo: "Padre mio, se questo calice non
può passare da me senza che io lo beva, sia fatta la tua volontà". 43E tornato di nuovo
trovò i suoi che dormivano, perché gli occhi loro si erano appesantiti. 44E lasciatili, si
allontanò di nuovo e pregò per la terza volta, ripetendo le stesse parole. 45Poi si avvicinò
ai discepoli e disse loro: "Dormite ormai e riposate! Ecco, è giunta l'ora nella quale il
Figlio dell'uomo sarà consegnato in mano ai peccatori. 46Alzatevi, andiamo; ecco, colui
che mi tradisce si avvicina".
Parola del Signore Lode a te, o Cristo
1b-Dalla lettera enciclica di Giovanni Paolo II “DIVES IN MISERICORDIA” II – cap V
Misericordia rivelata nella croce e nella resurrezione
Il messaggio messianico di Cristo e la sua attività fra gli uomini terminano con la croce e la
risurrezione… Gli eventi del Venerdì santo e, prima ancora, la preghiera nel Getsemani introducono, in
tutto il corso della rivelazione dell'amore e della misericordia, nella missione messianica di Cristo, un
cambiamento fondamentale. Colui che «passò beneficando e risanando» e «curando ogni malattia e
infermità» sembra ora egli stesso meritare la più grande misericordia e richiamarsi alla misericordia,
quando viene arrestato, oltraggiato, condannato, flagellato, coronato di spine, quando viene inchiodato
alla croce e spira fra tormenti strazianti. È allora che merita particolarmente la misericordia dagli
uomini che ha beneficato, e non la riceve. Perfino coloro che gli sono più vicini non sanno proteggerlo e
strapparlo dalle mani degli oppressori…
Cristo, come uomo che soffre realmente e in modo terribile nell'orto degli ulivi e sul Calvario, si rivolge
al Padre, a quel Padre il cui amore egli ha predicato agli uomini, la cui misericordia ha testimoniato con
tutto il suo agire. Ma non gli viene risparmiata --proprio a lui-- la tremenda sofferenza della morte in
croce: «Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo trattò da peccato in nostro favore», scriverà san
Paolo...
La dimensione divina della redenzione non si attua soltanto nel far giustizia del peccato, ma nel
restituire all'amore quella forza creativa nell'uomo, grazie alla quale egli ha nuovamente accesso alla
pienezza di vita e di santità che proviene da Dio. In tal modo, la redenzione porta in sé la rivelazione
della misericordia nella sua pienezza. Il mistero pasquale è il vertice di questa rivelazione ed attuazione
della misericordia, che è capace di giustificare l'uomo, di ristabilire la giustizia nel senso di quell'ordine
salvifico che Dio dal principio aveva voluto nell'uomo e, mediante l'uomo, nel mondo. Cristo sofferente
parla in modo particolare all'uomo, e non soltanto al credente.
Anche l'uomo non credente saprà scoprire in lui l'eloquenza della solidarietà con la sorte umana, come
pure l'armoniosa pienezza di una disinteressata dedizione alla causa dell'uomo, alla verità e all'amore...
Il fatto che Cristo «è risuscitato il terzo giorno» costituisce il segno finale della missione messianica,
segno che corona l'intera rivelazione dell'amore misericordioso nel mondo soggetto al male. Nel
compimento escatologico la misericordia si rivelerà come amore, mentre nella temporaneità, nella storia
umana, che è insieme storia di peccato e di morte, l'amore deve rivelarsi soprattutto come misericordia
ed anche attuarsi come tale.
Il programma messianico di Cristo --programma di misericordia-- diviene il programma del suo popolo, il
programma della Chiesa. Al centro di questo sta sempre la croce, poiché in essa la rivelazione
dell'amore misericordioso raggiunge il suo culmine.
Si sosta per un momento di riflessione comune o di meditazione.
A margine di questo foglio i Confratelli trovano alcuni spunti per la riflessione personale e/o associativa
Si recita insieme una invocazione.
2 - PER LA PREGHIERA
MI ARRENDO AL TUO AMORE
(Edizioni Rinnovamento nello Spirito Santo)
Sotto la tua croce apro le mia braccia,
accolgo il tuo perdono, la tua misericordia.
Adoro nel silenzio il tuo splendore,
il volto tuo che libera il mio cuore.
Mi arrendo al tuo amore, Signore Gesù,
non posso restare lontano da te.
mi arrendo al tuo amore, Signore Gesù,
alla tua presenza per sempre resterò.
3
Ai piedi della croce visiti il mio cuore,
mi doni la tua pace, consoli la mia vita.
Contemplo la maestà della tua gloria,
il sangue tuo che sana le ferite.
Al termine, chi presiede la riunione invita i confratelli che lo desiderano a esprimere proprie intenzioni
personali.
Si conclude la preghiera con l’invocazione alla Madonna.
Maria, madre di Misericordia, prega per noi
3) PER LA RIFLESSIONE
- "La mia anima è triste fino alla morte; restate qui e vegliate con me".
Chi avrebbe potuto mai immaginare che Dio misericordioso arrivasse a chiedere, nel Figlio Gesù,
misericordia gli uomini! Sappiamo che una delle sofferenze più drammatiche è quella della solitudine,
specialmente quella solitudine che precede la morte o circostanze difficili da vivere.
Si direbbe che nella società di oggi si consumano infiniti drammi nella più oscura solitudine e abbandono,
specie di anziani, coppie, immigrati….per non parlare dei tanti, troppi suicidi degli ultimi tempi!
Dio ha voluto condividere questa condizione dell’uomo, di ogni uomo ma anche il profondo desiderio di
una compagnia, di una qualche vicinanza e solidarietà.
-"Così non siete stati capaci di vegliare un'ora sola con me?
Al “misero” Gesù nessun cuore si fa vicino! Rimarrà solo, dovrà sopportare persino l’ipocrisia di una
bacio traditore.Il bacio segno per eccellenza di affetto e comunione diventa causa di sofferenza intima
atroce!
Dare misericordia agli uomini e non riceverne: anche questa è la sfida che ci attende. Sempre fedeli alla
Misericordia anche se la società istituzionale, ad esempio, si accorge di noi solo quando serviamo e poi
siamo confinati nel limbo di coloro che non “contano”.
-“Questo calice non può passare da me senza che io lo beva, sia fatta la tua volontà".
La via della Risurrezione, della Civiltà dell’Amore, che alla fine trionferà sempre, ci veda perseveranti
come Gesù, fino alla fine.
La “volontà”, la “giustizia” che il Padre ci chiede nella solitudine dell’offerta di vivere diventerà vittoria.
Giugno 2013
PREMESSA
Chi presiede la riunione introduce la preghiera ricordando che questa orazione accomuna ogni mese i
confratelli delle Misericordie impegnati in tutta Italia in incontri o riunioni. Una preghiera che risponde
all’invito del Papa a vivere quest’Anno come riscoperta della Fede “testimoniata e rinnovata”.Per noi
confratelli questo significa anzitutto riscoprire il nostro ruolo di strumenti della misericordia di Dio,
servi e operai della sua vigna. E nello stesso tempo a maturare la consapevolezza di essere fruitori di
questa misericordia, non solo nell’accostarci ai sacramenti ma soprattutto nell’incontro con il
sacramento per eccellenza, che è l’uomo
1 – PER LA LETTURA
Dopo il segno della croce, si legge uno dei due brani proposti, tratti dalle Sacre Scritture e
dall’Enciclica “Dives in Misericordia” (Dio ricco di misericordia) di Giovanni Paolo II
1a- PROCLAMAZIONE DELLA PAROLA DI DIO: VANGELO DI LUCA 1,39
MISERICORDIA ..... DI GENERAZIONE IN GENERAZIONE
In quei giorni Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda.
Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il
bambino le sussultò nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo ed esclamò a gran voce:
«Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che debbo che la madre del mio
Signore venga a me? Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato
di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore».
Allora Maria disse:
«L'anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
perché ha guardato l'umiltà della sua serva.
D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente
e Santo è il suo nome:
di generazione in generazione la sua misericordia
si stende su quelli che lo temono.
Ha spiegato la potenza del suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato a mani vuote i ricchi.
Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia,
come aveva promesso ai nostri padri,
ad Abramo e alla sua discendenza,
per sempre».
Parola del Signore Lode a te, o Cristo
1b- LA PAROLA DELLA CHIESA ( “Dives in Misericordia” di Giovanni P.II, VI )
1-Immagine della nostra generazione : il progresso
Abbiamo ogni diritto di credere che anche la nostra generazione è stata compresa nelle parole della
Madre di Dio, quando glorificava quella misericordia di cui «di generazione in generazione» sono
partecipi coloro che si lasciano guidare dal timore di Dio. Le parole del Magnificat mariano hanno un
contenuto profetico che riguarda non soltanto il passato di Israele, ma anche l'intero avvenire del
Popolo di Dio sulla terra….. La presente generazione avverte di essere privilegiata, perché il progresso
le offre molte possibilità, appena qualche decennio fa insospettate... Egli ha visto crollare o
restringersi gli ostacoli e le distanze che separano uomini e nazioni, grazie ad un accresciuto senso
universalistico, ad una più chiara coscienza dell'unità del genere umano .I giovani d'oggi soprattutto
sanno che il progresso della scienza e della tecnica può procurare non solo nuovi beni materiali, ma
anche una più vasta partecipazione alla reciproca conoscenza. Ad esempio, lo sviluppo dell'informatica
moltiplicherà le capacità creatrici dell'uomo e gli permetterà di accedere alle ricchezze intellettuali e
culturali degli altri popoli. .Ma a fianco di tutto questo --o piuttosto entro a tutto questo-- esistono
nello stesso tempo difficoltà, che si dimostrano anzi in aumento. Esistono inquietudini e impotenze, che
costringono ad una risposta radicale che l'uomo sente di dover dare. Il quadro del mondo
contemporaneo presenta anche ombre e squilibri non sempre superficiali. La Costituzione pastorale
Gaudium et spes del Concilio Vaticano II «...di fronte alla presente evoluzione del mondo, diventano
sempre più numerosi quelli che si pongono o sentono con nuova acutezza gli interrogativi capitali: che
cos'è l'uomo? Qual è il significato del dolore, del male, della morte che, malgrado ogni progresso,
continuano a sussistere? Che cosa valgono queste conquiste raggiunte a così caro prezzo”
2. Fonti di inquietudine
Pertanto, nel nostro mondo aumenta il senso di minaccia. Aumenta quel timore esistenziale collegato
soprattutto con la prospettiva di un conflitto che, in considerazione degli odierni arsenali atomici,
potrebbe significare la parziale autodistruzione dell'umanità. Tuttavia, la minaccia non concerne
soltanto ciò che gli uomini possono fare agli uomini, servendosi dei mezzi della tecnica militare; essa
riguarda anche molti altri pericoli che sono il prodotto di una civiltà materialistica, la quale--nonostante
dichiarazioni «umanistiche»--accetta il primato delle cose sulla persona. L'uomo contemporaneo ha
dunque paura che, con l'uso dei mezzi inventati da questo tipo di civiltà, i singoli individui ed anche gli
ambienti, le comunità, le società, le nazioni, possano rimanere vittima del sopruso di altri individui,
ambienti, società. La storia del nostro secolo ne offre esempi in abbondanza. Malgrado tutte le
dichiarazioni sui diritti dell'uomo nella sua dimensione integrale, cioè nella sua esistenza corporea e
spirituale, non possiamo dire che questi esempi appartengano soltanto al passato. L'uomo ha
giustamente paura di restar vittima di una oppressione che lo privi della libertà interiore, della
possibilità di esternare la verità di cui è convinto, della fede che professa, della facoltà di obbedire alla
voce della coscienza che gli indica la retta via da seguire. I mezzi tecnici a disposizione della civiltà
odierna celano, infatti, non soltanto la possibilità di un'autodistruzione per via di un conflitto militare,
ma anche la possibilità di un soggiogamento «pacifico» degli individui, degli àmbiti di vita, di società
intere e di nazioni, che per qualsiasi motivo possono riuscire scomodi per coloro i quali dispongono dei
relativi mezzi e sono pronti a servirsene senza scrupolo. Si pensi anche alla tortura, tuttora esistente
nel mondo, esercitata sistematicamente dall'autorità come strumento di dominio o di sopraffazione
politica, e impunemente praticata dai subalterni. Cosi dunque, accanto alla coscienza della minaccia
biologica, cresce la coscienza di un'altra minaccia che ancor più distrugge ciò che è essenzialmente
umano, ciò che è intimamente collegato con la dignità della persona, con il suo diritto alla verità e alla
libertà.
Si sosta per un momento di riflessione comune o di meditazione.
3
A margine di questo foglio i Confratelli trovano alcuni spunti per la riflessione personale e/o associativa
Si recita insieme una invocazione.
2 - PER LA PREGHIERA
DIO REGNA
(Leonard E. Smith, jr.)
1. Come è bello sentir sulle montagne
il passo di chi porta lieti annunci
proclama la pace, annuncia la salvezza:
il nostro Dio regna, Dio regna.
DIO REGNA, DIO REGNA, DIO REGNA, DIO REGNA (x2)
2. Cantate inni, cantate con gioia,
rovine di Gerusalemme
perché il Signore consola il suo popolo:
il nostro Dio salva, Dio salva. Dio salva.
DIO SALVA, DIO SALVA, DIO SALVA, DIO SALVA (x2)
3. Il Signore stende il suo braccio santo
davanti ai popoli della terra.
Tutti i confini del mondo lo vedranno:
il nostro Dio ama, Dio ama.
DIO AMA, DIO AMA, DIO AMA, DIO AMA (x2)
Maria, madre di Misericordia, prega per noi
3) PER LA RIFLESSIONE
1-Il nostro servizio si deve sempre più adeguare alle esigenze dei tempi moderni acquisendone anche i
nuovi strumenti tecnici e scientifici e organizzativi. Dobbiamo essere qualificati e professionalmente
all’altezza dei tempi, pur venendo da…altri tempi.
2-Guai però lasciarsi abbagliare dalla presunzione di bastare a noi stessi poiché oggi non ci mancano i
mezzi e le capacità creative. Cristo è sempre e sarà sempre il vero protagonista delle nostre attività.
Lui Regna. Noi siamo, come Maria, testimoni della sua Misericordia.
3-Il nostro servizio è sempre alla persona che porta da sempre nel cuore bisogni, paure, attese che solo
l’amore semplice e povero potrà veramente soddisfare. Lo possiamo attingere solo dalla comunione con
Lui.
4-Le problematiche nazionali e sopranazionali che attanagliano il nostro tempo non ci lascino spettatori:
no possiamo affrontarle tutte e da soli. Occorre fare rete, aprirsi al dialogo e alla collaborazione,
offrire le proprie risorse senza settarismi di sorta.
Luglio 2013
Premessa
Nell’Anno della Fede, invitiamo tutto il Movimento – nelle occasioni di incontro e di riunione -
ad unirsi ogni mese in una preghiera comune con i confratelli di tutte le Misericordie italiane.
Opere di Misericordia spirituali - Consigliare i dubbiosi
1. Lettura biblica
Dalla prima lettera di San Giovanni apostolo (1Gv 4, 7-21)
7Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perché l'amore è da Dio: chiunque ama è stato generato
da Dio e conosce Dio.8Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore. 9In questo si è
manifestato l'amore di Dio in noi: Dio ha mandato nel mondo il suo Figlio unigenito, perché noi
avessimo la vita per mezzo di lui. 10In questo sta l'amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma
è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati.
11Carissimi, se Dio ci ha amati così, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri. 12Nessuno mai ha
visto Dio; se ci amiamo gli uni gli altri, Dio rimane in noi e l'amore di lui è perfetto in noi. 13In
questo si conosce che noi rimaniamo in lui ed egli in noi: egli ci ha donato il suo Spirito. 14E noi
stessi abbiamo veduto e attestiamo che il Padre ha mandato il suo Figlio come salvatore del
mondo. 15Chiunque confessa che Gesù è il Figlio di Dio, Dio rimane in lui ed egli in Dio. 16E noi
abbiamo conosciuto e creduto l'amore che Dio ha in noi. Dio è amore; chi rimane nell'amore
rimane in Dio e Dio rimane in lui.
17In questo l'amore ha raggiunto tra noi la sua perfezione: che abbiamo fiducia nel giorno del
giudizio, perché come è lui, così siamo anche noi, in questo mondo. 18Nell'amore non c'è timore,
al contrario l'amore perfetto scaccia il timore, perché il timore suppone un castigo e chi teme
non è perfetto nell'amore.
19Noi amiamo perché egli ci ha amati per primo. 20Se uno dice: "Io amo Dio" e odia suo fratello,
è un bugiardo. Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non
vede. 21E questo è il comandamento che abbiamo da lui: chi ama Dio, ami anche suo fratello.
2. Commento
Vi è il dubbio generato dalla paura, dalla confusione, dalla fragilità nella tentazione.
Questo genere di dubbio crea angoscia, e paralisi del cuore e delle scelte. Talora porta a
decisioni cieche, condizionate dalle suggestioni e da una razionalità poco illuminata. Il
cristiano è chiamato a portare la luce della fede con umiltà e discrezione a chi è attraversato
da questo genere di dubbi, con una certezza: quella dell’amore di Dio. Dio è Amore, Dio ama
ciascuno di noi come unico e irripetibile. “Dio ha mandato nel mondo il suo Figlio perché
avessimo la vita per lui”. Dubitare dell’amore di Dio è la radice di ogni peccato, dal peccato di
Adamo a quello dei due figli della parabola del Padre misericordioso. Noi cristiani possiamo
invece affermare che “abbiamo conosciuto e creduto l'amore che Dio ha in noi. Dio è amore;
chi rimane nell'amore rimane in Dio e Dio rimane in lui”. “Abbiamo creduto all'amore di Dio —
così il cristiano può esprimere la scelta fondamentale della sua vita. All'inizio dell'essere
cristiano non c'è una decisione etica o una grande idea, bensì l'incontro con un avvenimento,
con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva”. (enciclica di Benedetto XVI Deus Caritas est, n°1).
Se la fede nasce dall’incontro con l’Amore, vi è allora anche un dubitare sano: è il
dubbio del cercatore e del pellegrino, che non si accontenta di vivere alla superficie delle cose
e vuole conoscere il Signore come un’esperienza vivente, e non “per sentito dire” . Senza
questa capacità di cercare ancora il Dio che si è già trovato, accosteremmo i dubbiosi con le
certezze poco credibili di chi riduce la fede a una religiosità fatta di vuote consolazioni.
Ricordiamoci infine che l’amore si racconta amando. “Se ci amiamo gli uni gli altri, Dio
rimane in noi e l'amore di lui è perfetto in noi”. Accostarsi al dubbioso in modo efficace si può
solo nel dono umile e fraterno di sé, frutto dell’unità fra di noi, “perché il mondo creda”. (Gv
17, 21).
3. Intenzioni
Per tutti i cristiani che dubitano a causa degli scandali e delle fragilità interne alla Chiesa.
Non perdano mai la certezza dell’amore di Dio che è forza nella debolezza.
Per le persone che vivono l’esperienza del fallimento del loro progetto di vita. Non si
sentano mai condannati, bensì amati da Cristo e invitati a riprendere il cammino con
l’aiuto dei fratelli.
Per tutti i confratelli della Misericordia. Sappiano consigliare i dubbiosi in forza di una fede in
cammino, capace di mettersi in discussione e di sapiente discernimento.
Agosto 2013
Premessa
Nell’Anno della Fede, invitiamo tutto il Movimento – nelle occasioni di incontro e di riunione - ad unirsi ogni mese in una preghiera comune con i confratelli di tutte le Misericordie italiane.
Opere di Misericordia spirituali - Insegnare agli Ignoranti
1. Lettura biblica
Dal Vangelo secondo Marco (Mc 1, 21-27)
Giunsero a Cafàrnao e subito Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, insegnava. Ed erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi. Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, dicendo: "Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!". E Gesù gli ordinò severamente: "Taci! Esci da lui!". E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui.
Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: "Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!".
2. Commento
Il nostro tempo è caratterizzato da grandi conquiste scientifiche e tecniche, e da un'apparente
divulgazione del sapere diffusa: eppure in ampie aree del globo vi è una bassa o nulla scolarizzazione e istruzione, e anche laddove si eccelle in questi aspetti, si osserva una povertà umana e spirituale a volte disarmante. Si allargano le frontiere della conoscenza, ma si è smarriti sul significato dell'esistenza e sul valore della vita umana, e le nostre città appaiono spesso non a misura d'uomo.
“Così, mentre l'uomo tanto largamente estende la sua potenza, non sempre riesce però a porla a suo servizio. Si sforza di penetrare nel più intimo del suo essere, ma spesso appare più incerto di se stesso. Scopre man mano più chiaramente le leggi della vita sociale, ma resta poi esitante sulla direzione da imprimervi. Mai il genere umano ebbe a disposizione tante ricchezze, possibilità e potenza economica; e tuttavia una grande parte degli abitanti del globo è ancora tormentata dalla fame e dalla miseria, e intere moltitudini non sanno né leggere né scrivere.
Mai come oggi gli uomini hanno avuto un senso così acuto della libertà, e intanto sorgono nuove forme di schiavitù sociale e psichica.
E mentre il mondo avverte così lucidamente la sua unità e la mutua interdipendenza dei singoli in una necessaria solidarietà, violentemente viene spinto in direzioni opposte da forze che si combattono; infatti, permangono ancora gravi contrasti politici, sociali, economici, razziali e ideologici, né è venuto meno il pericolo di una guerra capace di annientare ogni cosa. Aumenta lo scambio delle idee; ma le stesse parole con cui si esprimono i più importanti concetti, assumono nelle differenti ideologie significati assai diversi. Infine, con ogni sforzo si vuol costruire un'organizzazione temporale più perfetta, senza che cammini di pari passo il progresso spirituale”.(Costituzione Conciliare Gaudium et Spes,
4). La Chiesa ha in custodia l'insegnamento autorevole e luminoso del Vangelo per orientare l'umanità verso uno sviluppo fedele alla propria vocazione, e custodisce questo tesoro non come una verità rigida ed esclusiva, ma come un cammino in Cristo che la pone in mezzo agli uomini di buona volontà in ricerca della verità e della concordia, e di percorsi di promozione della persona e del suo inestimabile valore.
Ogni credente, sospinto dallo Spirito, è chiamato ad abitare gli ambienti della vita quotidiana come sale e luce, per far incontrare l'insegnamento di Cristo con la mentalità di questo tempo, in un incontro che sappia affrontare e combattere con coraggio le povertà e le ignoranze del nostro mondo.
3. Intenzioni
Perché ogni cristiano si impegni a far emergere l'inestimabile valore e dignità della persona in ogni
ambito del sapere e della vita pratica, denunciando e combattendo ogni tentativo di ridurre gli uomini a strumenti a servizio del potere o a ingranaggi dell'economia, preghiamo.
Ascoltaci o Signore.
Perché grazie al contributo dei credenti e di tutti gli uomini di buona volontà, possa affiancarsi al
progresso delle scienze e delle tecnologie uno sviluppo della riflessione sulla dignità dell'uomo e sul senso della sua esistenza, preghiamo.
Ascoltaci o Signore.
Perché i membri della confraternita si impegnino a istruire i tanti poveri che non conoscono o non
sanno rivendicare i propri diritti, affiancandoli nel chiedere alle istituzioni l'attenzione e il sostegno
di cui hanno bisogno, preghiamo.
Ascoltaci o Signore.
Settembre 2013
Premessa
Nell’Anno della Fede, invitiamo tutto il Movimento – nelle occasioni di incontro e di riunione - ad unirsi ogni mese in una preghiera comune con i confratelli di tutte le Misericordie italiane.
Opere di Misericordia spirituali - Ammonire i peccatori
1. Lettura biblica
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 18, 15-22)
15Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va' e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti
ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; 16se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. 17Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità; e se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano. 18In verità io vi dico: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo.
19In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d'accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. 20Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro".
21Allora Pietro gli si avvicinò e gli disse: "Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me,
quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?". 22E Gesù gli rispose: "Non ti dico fino a sette
volte, ma fino a settanta volte sette.
2. Commento
Siamo di fronte ad una delle opere di misericordia più delicate e preziose, perché ha a che fare con la salvezza del fratello. Anzitutto l’intenzione profonda della correzione del peccatore è quella di “guadagnare” il fratello, cioè di restituirlo a Cristo, alla comunione con Lui e con la Chiesa, e si muove assieme allo spirito del perdono e della riconciliazione. Non coincide mai con il giudicare o l’ umiliare chi ha sbagliato. Ecco perché in Matteo si ha una gradualità dell’ammonizione: anzitutto chi ha subito un torto convochi il peccatore a tu per tu, con rispetto e discrezione, evitando la tentazione della maldicenza e della calunnia, con l’umiltà di chi non si sente migliore dell’altro, e con il coraggio di chi non tace la verità. Alla persona che ha sbagliato si deve dare un segno chiaro che ci interessa il suo bene e non la sua punizione. Il desiderio è che il peccatore riconosca il suo peccato e ritorni sulla strada del bene. Solo se vi è durezza di cuore si può procedere a coinvolgere la comunità, prima con due o tre testimoni e poi in assemblea. Il cristiano è anzitutto un ambasciatore appassionato della riconciliazione che Dio Padre offre ad ogni uomo in Gesù Cristo, e che egli stesso sperimenta tante
volte con gratitudine nel proprio cammino.
Tutti i cristiani poi, indicando con le parole e con la vita la via del bene e dell’amore, hanno il
compito profetico di chiamare con il nome di male e di peccato quelle scelte e comportamenti contrari all’insegnamento di Cristo e della Chiesa che la mentalità del mondo considera conquiste della libertà, del diritto, del progresso, imparando anche così a rendere ragione della propria speranza.
3. Intenzioni
Perché la Chiesa annunci sempre con forza e con gioia il volto di Dio Padre che è tutto misericordia e perdono, e sappia coniugare sempre l’annuncio della verità con la carità.
Perché le nostre comunità e confraternite sappiano coltivare con passione e sapienza l’unità e la
concordia, ed esercitando al loro interno una sincera e umile correzione fraterna sappiano ricondurre tutti e ciascuno ad un’adesione autentica al Vangelo di Cristo.
Per tutti i confratelli della Misericordia. Sappiano ammonire i peccatori con umiltà e coraggio,
denunciando il peccato e l’ingiustizia ma soprattutto proponendo la via del Vangelo come la strada di una vita autentica e piena di significato.
Ottobre 2013
Premessa
Nell’Anno della Fede, invitiamo tutto il Movimento – nelle occasioni di incontro e di riunione - ad unirsi ogni mese in una preghiera comune con i confratelli di tutte le Misericordie italiane.
Opere di Misericordia spirituali - Consolare gli afflitti
1. Lettura biblica
Lettura biblica – Dalla lettera di San Paolo apostolo ai Romani (Rm 12, 9-21)
9La carità non sia ipocrita: detestate il male, attaccatevi al bene; 10amatevi gli uni gli altri con affetto
fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda. 11Non siate pigri nel fare il bene, siate invece ferventi
nello spirito; servite il Signore. 12Siate lieti nella speranza, costanti nella tribolazione, perseveranti
nella preghiera. 13Condividete le necessità dei santi; siate premurosi nell'ospitalità.
14Benedite coloro che vi perseguitano, benedite e non maledite. 15Rallegratevi con quelli che sono nella gioia; piangete con quelli che sono nel pianto. 16Abbiate i medesimi sentimenti gli uni verso gli altri; non nutrite desideri di grandezza; volgetevi piuttosto a ciò che è umile. Non stimatevi sapienti da voi stessi.
17Non rendete a nessuno male per male. Cercate di compiere il bene davanti a tutti gli uomini. 18Se
possibile, per quanto dipende da voi, vivete in pace con tutti. 19Non fatevi giustizia da voi stessi,
carissimi, ma lasciate fare all'ira divina. Sta scritto infatti: Spetta a me fare giustizia,io darò a
ciascuno il suo, dice il Signore. 20Al contrario, se il tuo nemico ha fame, dagli da mangiare; se ha sete, dagli da bere: facendo questo, infatti, accumulerai carboni ardenti sopra il suo capo. 21Non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il bene.
2. Commento
Lo stile del cristiano di gioire con coloro che gioiscono e di piangere con coloro che piangono è lo stile della Chiesa del Concilio, secondo la quale “le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d'oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla Vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore”, nella consapevolezza che la comunità cristiana “è composta di uomini i quali, riuniti insieme nel Cristo, sono guidati dallo Spirito Santo nel loro pellegrinaggio verso il regno del Padre, ed hanno ricevuto un messaggio di salvezza da proporre a tutti” (GS 1).
Consolare gli afflitti è dunque anzitutto parte di un atteggiamento stabile di condivisione e di
partecipazione alla vita e alla sorte dei fratelli, che diviene più intenso dinanzi a chi soffre.
Si tratta poi di accostarci all’afflitto non solo donando la nostra comprensione e il calore del nostro affetto, ma offrendo soprattutto uno sguardo di fede sull’afflizione, un’interpretazione della vicenda dolorosa alla luce del messaggio di salvezza di Cristo, che con l’amore ha vinto perfino la morte. Non dobbiamo tanto preoccuparci di dare spiegazioni teologiche o catechistiche sul tema del male e del dolore, né di difendere Dio dall’accusa di essere ingiusto o sordo alle preghiere di chi è addolorato, quanto di offrire una testimonianza di fiducia in un Dio che è in ascolto paterno e profondo delle nostre sofferenze, e nel Figlio Gesù che ha condiviso in tutto, eccetto il peccato, la nostra condizione umana, fino a soffrire e morire per amore nostro e in obbedienza filiale al Padre.
Possiamo consolare gli altri soltanto “mediante la consolazione con la quale siamo noi stessi da Dio consolati” (1 Cor 1,4).
3. Intenzioni
Per la Chiesa, affinché sappia sempre annunciare il volto del Padre misericordioso e Dio di ogni
consolazione, e sia discepola fedele del Cristo sofferente, per partecipare alla pienezza della sua
gioia.
Per le nostre comunità e confraternite: imparino a gioire con chi gioisce e a piangere con chi piange, accostandosi ai sofferenti come il buon samaritano, con partecipazione e delicatezza, per versare nelle loro ferite l’olio della consolazione e il vino della speranza.
Per tutti i confratelli della Misericordia. Sappiano testimoniare con la loro vita che la fede in Cristo
accompagna e dà luce anche ai momenti più difficili dell’esistenza, e sopportando le afflizioni in
comunione con le sofferenze di Cristo, siano capaci di infondere in ogni uomo afflitto la consolazione del Signore.