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C onsiglio G enerale degli I taliani all’ E stero Ministero degli Affari Esteri Commissione Continentale Europa e Africa del Nord (Colonia, 10 - 12 novembre 2005) DOCUMENTI

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C onsiglio G enerale degli I taliani all’ E stero Ministero degli Affari Esteri

Commissione Continentale Europa e Africa del Nord

(Colonia, 10 - 12 novembre 2005)

DOCUMENTI

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COMMISSIONE CONTINENTALE EUROPA E AFRICA DEL NORD(Colonia 10-12 novembre 2005)

INDICE

Ordine del giorno - Programma……………….………………………………… pag. 3

Commissione Continentale del 10 novembre – 1^ giornata.………………….….pag. 8

Commissione Continentale del 11 novembre _ 2^ giornata……………….…….pag. 32

Commissione Continentale del 12 novembre – 3^ giornata……………………..pag. 59

RELAZIONI - INTERVENTI - DOCUMENTIAll. 1. Intervento introduttivo di Elio Carozza, Vice Segretario Generale

(Belgio)All. 2. Relazione del Consigliere Calamera ((Belgio) …………………………….

pag. 77All. 3. Relazione su Algeria del Consigliere Santellocco (Algeria) ……………..

pag. 80All. 3a Relazione su Marocco “ “ “

…………………. pag. 86All. 3a1 Relazione su Marocco assoc. “ “ “ …………………. pag. 97All. 3b Relazione su Etiopia “ “ “ …………………. pag. 106All. 3c Relazione su Kenya “ “ “ …………………. pag. 111All. 4. Relazione del Consigliere Cecconi (Svezia) ………………………………. pag.

115All. 5. Relazione dell’Esperto Bassanelli (Germania) …………………………….

pag. 117All. 6. Relazione degli Esperti Benati e Guescini (Germania) ………………….

pag. 128All. 7. Relazione dell’Esperto Rossi (Germania) …………………………………. pag.

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All. 8. Documento finale della Commissione (approvato all’unanimità) ……... pag. 142

All. 9. Intervento Benati (Presidente Comites di Colonia) ………........................ pag. 144

All. 10. Relazione Scigliano (Vice Presidente Intercomites Germania) …………. pag. 147

All. 11. Intervento Cumani (Presidente del Comites di Monaco di Baviera) ……pag. 151

ELENCHIConsiglieri componenti la Commissione Continentale …………………………….. pag. 154Esperti partecipanti …………………………………………………………………….. pag. 156

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Ordine del giorno

a) Integrazione scolastica e immigrazione in Europa e Africa del Nord.

b) Informazione Istituzionale sul voto all'estero.

c) Anagrafe: stato e risultato dell'ultima operazione di allineamento predisposto dal MAE.

d) Conferenza Stato- Regioni-Province Autonome-CGIE

e) Finanziaria: stanziamenti in favore delle comunità all'estero

f) Incontro con i Comites e con la comunità italiana che vive in Germania.

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Programma dei lavori

Giovedì 10 novembre 2005Ore 09.30-13.00

Apertura della riunione

Introduzione ai lavori : Elio Carozza, Indirizzo di saluto del:-- vice-Sindaco di Colonia, Josef Muller-- Consigliere d'Ambasciata, Alessandro Gaudiano-- Console Generale, Bernardino Mancini

Finanziaria 2006: stanziamenti in favore delle comunità all'estero.

Intervento del Direttore Generale della DGIEPM, Adriano Benedetti(Aggiornamento sulla Finanziaria 2006. Conseguenze ed effetti a seguito delle ultime manovre di contenimento della spesa 2005 relative alla rete consolare ed alle politiche in favore degli italiani all'estero)

Interventi e dibattito

pausa caffè (ore 11.00-11.05)

Anagrafe, risultati relativi all'operazione di riallineamento: posizioni Aire/anagrafe consolare.

Relazioni delegazioni :

BelgioFrancia (e Paesi di competenza)Germania (e Paesi di competenza)Grecia (e Paesi di competenza)LussemburgoNord AfricaPaesi BassiRegno Unito (e Paesi di competenza)Svezia (e Paesi di competenza)Svizzera (e Paesi di competenza)

Intervento del Direttore Generale della DGIEPM, Adriano Benedetti

Interventi e dibattito

Pausa pranzo (ore 13.00-14.30)

Giovedì 10 novembre 2005Ore 14.30-18.00

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Informazione Istituzionale sul voto all'estero.

Intervento del Direttore del Web giornale Tobia Bassanelli

Interventi e dibattito

pausa caffè (ore 16.00-16.15)

Conferenza Stato-Regioni-Province Autonome- CGIE.

Relazione del Pres. della VI Commissione del CGIE, Claudio Micheloni

Interventi e dibattito

Chiusura lavori prima giornata: ore 18,00Ore 20,00. Cena offerta dal Consigliere d'Ambasciata Alessandro Gaudiano

Venerdì 11 Novembre 2005Ore 09.30-12.30

Integrazione scolastica e immigrazione in Europa e Africa del Nord

Relazione introduttiva : Prof.ssa Silvia Lucchini, docente presso l'Università di Lovanio.

Interventi e dibattitopausa pranzo (ore 12.30-14.00)

Venerdì 11 novembre 2005ore 14,00 -18,00

Inserimento e integrazione scolastica degli alunni italiani in Germania

Relazioni :Prof. Urbano Guescini, Preside Italo Svevo Colonia

Prof.ssa Rosella Benati, Insegnante

Prof. Luigi Rossi, docente Università di Bochum

pausa caffè (ore 16.00-16.15)

Interventi e dibattito

Chiusura lavori seconda giornata ore 18.00

Ore 20,00 cena offerta dal Console Generale Bernardino Mancini

Sabato 12 novembre 2005Ore 09,30-14.00

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Adozione documenti

Incontro con la comunità italiana e con i Comites della Germania

Interventi : Elio Carozza, vice Segretario Generale del CGIE Franco Del Vecchio, Consigliere del CGIE per la Germania Rosella Benati, Presidente Comites di Colonia Stefano Lobello, Presidente Intercomites Germania

Intervento di S.E. l’Ambasciatore Italiano in Germania: Antonio Puri Purini

Interventi e dibattito

chiusura lavori (ore 14.00)

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Resoconto sommario(Colonia, 10 - 12 novembre 2005)

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C onsiglio G enerale degli I taliani all’ E stero Ministero degli Affari Esteri

COMMISSIONE CONTINENTALE EUROPA E AFRICA DEL NORD

(Colonia, 10-12 novembre 2005)

Resoconto sommario

Presenti Elio Carozza, Aldo Bechi, Alberto Bertali, Michele Calamera, Oscar Cecconi, Tommaso Conte, Michele Cristalli, Franco Del Vecchio, Carlo Erio, Giovanni Farina, Lorenzo Losi, Fernando Marzo, Claudio Micheloni, Mauro Montanari, Dino Nardi, Anna Pompei Ruedeberg, Massimo Romagnoli, Franco Santellocco, Michele Schiavone, Gianfranco Segoloni, Salvatore Tabone, Mario Tommasi, Stefano Tricoli. Segretario Generale del CGIE, Franco Narducci.Mario Castellengo, Antonio Inchingoli, Norberto Lombardi, Claudio Pozzetti

S.E. l’Ambasciatore d’Italia in Germania, Antonio Puri Purini; il Direttore Generale della DGIEPM, Adriano Benedetti; il Console Generale d’Italia a Colonia, Bernardino Mancini; il Consigliere d’Ambasciata a Berlino, Alessandro Gaudiano. Tobia Bassanelli, Direttore del Web Giornale; Silvia Lucchini, docente Università di Lovanio; Urbano Guescini, Preside dell’Istituto “Italo Svevo” di Colonia; Rosella Benati, insegnante, Presidente del Comites di Colonia; Luigi Rossi, insegnante presso la Gesamtschule F. Steinhoff di Hagen; Giuseppe Scagliano, Vice Presidente Intercomites Germania.

Josef Muller, Vice Sindaco di Colonia.

Segretario Esecutivo del CGIE, Bernardo Carloni.

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Assenti Alessandra Fais, Giorgio Mauro.

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GIOVEDÌ, 10 NOVEMBRE 2005 - I lavori iniziano alle ore 10

Presidenza del Vice Segretario Generale Elio CAROZZA

Il PRESIDENTE rivolge parole di saluto ai presenti a questa terza riunione della Commissione Continentale che, dopo Amsterdam e Instanbul, incontra la collettività italiana in questa città della Germania, dove risiede un altissimo numero di connazionali. Sono circa 700 mila gli italiani residenti in Germania, quasi il 20 per cento della comunità italiana nel mondo e il 30 per cento di quella residente in Europa.In particolare ringrazia il Vice Sindaco di Colonia, il Consigliere Del Vecchio (Germania) e la segreteria del CGIE che hanno curato l’organizzazione dell’evento. Sottolinea l’importanza di questa riunione, che si tiene a breve distanza dalla prossima seconda Assemblea Plenaria della Conferenza Permanente Stato-Regioni-P.A.-CGIE e che intende approfondire le problematiche che interessano la comunità al fine di consentire al Consiglio Generale di adempiere più efficacemente ai compiti affidati dal legislatore. Non può, in questa circostanza, mancare di ricordare chi in passato ha profuso il proprio impegno: Pierino Ippolito e Bruno Zoratto, prematuramente scomparsi, e gli ex Consiglieri Teresa Baronchelli, Elisabetta De Costanzo e Maria Venera Fontanazza Russo. Uno dei temi che la Commissione intende trattare con particolare approfondimento riguarda l’integrazione scolastica, che per gli italiani in età scolare rappresenta una seria difficoltà e in prospettiva pone problemi di adeguato inserimento professionale. È certo che gli esperti che interverranno, e che sin d’ora ringrazia, offriranno un valido contributo alla comprensione del problema e all’individuazione degli interventi possibili. L’apprendimento e la diffusione della lingua e cultura italiana, fondamentali per il mantenimento dell’identità culturale e linguistica, sono stati oggetto di approfondimento ad esempio nel Convegno di Montecatini, ma raramente è stata posta la questione dell’integrazione e del successo scolastico dei giovani che, in particolare in questo Paese (ma anche in Belgio e in Svizzera), sono spesso relegati nelle cosiddette “scuole speciali”e si vedono preclusa la possibilità di accedere a studi universitari. In considerazione dell’alto numero – peraltro destinato ad aumentare - di cittadini europei che vivono in Paesi diversi da quello di origine, si rendono necessarie politiche che consentano di facilitare l’integrazione scolastica dei figli dell’immigrazione, affinché non dilaghino le tensioni e le violenze alle quali attualmente si assiste in Francia. All’ordine del giorno è anche prevista una riflessione sulla legge Finanziaria 2006, attualmente in discussione, e sulle conseguenze della manovra di aggiustamento di bilancio 2005, che preoccupano in modo particolare in relazione alla situazione della Rete consolare, che dovrà affrontare il maggiore onere di lavoro derivante dalle prossime votazioni e che, carente di risorse umane e finanziarie, già ora non è in grado di fare adeguatamente fronte alla domanda di servizi posta dalla collettività italiana. Paese per Paese si valuterà il risultato dell’operazione di mailing in termini di allineamento dell’anagrafe consolare e dell’AIRE, che non sembrerebbe essere

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all’altezza delle aspettative. Il mancato successo è a suo avviso principalmente imputabile alla carenza di risorse finanziarie destinate all’informazione. Considera con preoccupazione gli effetti dell’impossibilità di recapito e della mancata risposta al mailing, che determinerebbero la cancellazione dall’anagrafe consolare e di conseguenza l’impossibilità di accedere ai servizi consolari e di votare. C’è da chiedersi se lo Stato possa negare dei diritti a propri cittadini e certo, qualora non intervenissero modifiche alle disposizioni date, saranno da assumere con urgenza iniziative di carattere politico. Fra pochi giorni si celebrerà la seconda Assemblea Plenaria della Conferenza Permanente Stato-Regioni-P.A.-CGIE, chiamata a “indicare le linee programmatiche per la realizzazione delle politiche del Governo, del Parlamento e delle Regioni per le comunità italiane all’estero”, le quali “costituiscono l’indirizzo politico-amministrativo dell’attività del CGIE”. Osserva che la prima riunione plenaria della Conferenza non ha avuto seguiti e che neppure è stato costituito quel Segretariato composto da rappresentanti dello Stato, delle Regioni e del CGIE che avrebbe dovuto rendere permanente la Conferenza. Il Comitato di Presidenza del CGIE ha accolto la richiesta della competente Commissione Tematica di effettuare riunioni preparatorie con i rappresentanti dello Stato e delle Regioni in vista della prossima assemblea Plenaria della Conferenza e, in considerazione della dotazione finanziaria insufficiente per la realizzazione della Conferenza, ha adottato le misure necessarie per mettere a disposizione una parte dei fondi del Consiglio Generale (All. 1)

Josef MULLER (Vice Sindaco di Colonia) porge ai presenti il benvenuto nella città di Colonia, reca il saluto del Sindaco e dell’intero Consiglio Comunale e si compiace che la riunione della Commissione si tenga in questa città che con l’Italia condivide duemila anni di storia; Colonia, infatti, è stata fondata dai romani e ha dato i natali ad Agrippina, la madre di Nerone. Oggi vi sono presenti 184 diverse etnie e la convivenza non presenta difficoltà. Lo scorso 17 giugno è stato festeggiato il 50° anniversario dell’Accordo bilaterale di collaborazione Italia-Germania, il primo in senso assoluto che è stato sottoscritto. Nella città di Colonia risiedono numerosissimi italiani, il secondo gruppo più numeroso di stranieri, tanto che essa è definita la città più a nord dell’Italia ed ha acquisito una “mentalità italiana”, per la quale si dice grato. Non mancano italiani che si sono affermati in questa città e l’hanno fatta conoscere nel mondo, e in particolare ricorda i fratelli Farina, cui si deve l’Acqua di Colonia. La signora De Bellis, che funge da interprete, è un’italiana per la seconda volta eletta nel Consiglio Comunale per la CDU. Risale al 1958 il gemellaggio con la città di Torino, con la quale Colonia ha numerosi motivi di comunanza nei campi della cultura, dell’economia, del commercio e dello sport. Colonia, attualmente gemellata con 23 città, si apre in tal modo all’Europa e sviluppa progetti europei. Augura a tutti buon lavoro e spera che i Consiglieri possano anche ricavarsi il tempo necessario per una seppur minima conoscenza della città.

Il PRESIDENTE esprime l’auspicio che l’esempio del Consigliere comunale italiano si moltiplichi e che una partecipazione massiccia degli italiani alle elezioni comunali possa contribuire alla crescita della città.

Alessandro GAUDIANO (Consigliere d’Ambasciata – Berlino) reca il saluto di 12

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S.E. l’Ambasciatore d’Italia a Berlino, che sarà presente ai lavori della Commissione il prossimo sabato, giorno dedicato all’incontro con la collettività italiana. Grazie alle risultanze dei lavori della Commissione e al contributo dei Presidenti dei Comites della Germania egli si augura di disporre di elementi utili per la propria missione in questo Paese, che vive un momento di profondo cambiamento e dovrà definire le risposte della più grande nazione industrializzata d’Europa alle sfide della globalizzazione. La stessa collettività italiana in Germania, nata in un contesto di emigrazione industriale, si trova di fronte alla sfida di come adattarsi a un modello di sviluppo economico e sociale profondamente diverso da quello dei primi decenni della sua storia. Quest’anno ricorre la data di nascita convenzionale della collettività italiana in Germania, essendo stato stipulato nel 1955 il Trattato bilaterale italo-tedesco per il reclutamento di manodopera italiana. Il percorso realizzato in questi anni testimonia il continuo avanzamento sul piano dei diritti, di cui è stata portatrice l’Unione Europea, e tra i più recenti egli cita la possibilità per i cittadini dell’Unione di ottenere la doppia cittadinanza e l’eliminazione, dal 1° gennaio 2005, del permesso di soggiorno in Germania. Ma non si può ignorare l’alto tasso di disoccupazione (22%), né il fatto che l’8,7% dei ragazzi italiani sia relegato nelle scuole speciali; che nell’ambito del ciclo secondario più del 51% frequenta una scuola dell’obbligo che non dà accesso agli studi universitari; che solo il 12% frequenta i ginnasi, che danno diretto accesso all’università. Almeno il 10% dei ragazzi neppure consegue il diploma della scuola dell’obbligo, così perdendo qualsiasi possibilità di inserimento decoroso nel mercato del lavoro. La collettività italiana in Germania esprime un basso tasso di partecipazione elettorale: il 27% per le elezioni dei Comites nel 2004 è stato il valore più alto raggiunto negli ultimi anni, mentre per le elezioni per i Consigli comunali tedeschi le stime oscillano tra il 10 e il 15%. Su scuola ed elezioni, temi all’ordine del giorno dei lavori della Commissione, al di là di alcune diversità di opinioni e sensibilità è comunemente sentita l’esigenza di una progettualità concreta, alla quale debbono puntare gli sforzi congiunti di Ambasciata, Consolati, Comites e locali Consiglieri del CGIE, in un franco confronto sulle risposte possibili nei limiti delle risorse a disposizione. Nel Piano-Paese per le attività scolastiche, perfezionato nello scorso giugno, è stata sottolineata la centralità dell’integrazione nella scuola tedesca, i cui problemi sono oggetto di un questionario che nella recente riunione dell’Intercomites si è deciso di inviare alle famiglie. Per ottenere risultati positivi è necessario il soccorso dell’esperienza e i suggerimenti delle altre collettività italiane in Europa ed egli auspica che dai lavori della Commissione Continentale Europa e Africa del Nord, cui l’Amministrazione è pronta a offrire il proprio contributo, si possano trarre idee e stimoli nuovi.

Bernardino MANCINI (Console Generale d’Italia a Colonia) porge alla Commissione il benvenuto in questa città, che si sente legata all’Italia perché fondata dai romani circa 2000 anni fa e divenuta famosa per aver dato i natali ad Agrippina, madre di Nerone. Colonia era la sede del comando delle legioni del Reno e fa parte di una serie di colonie che si stende lungo il fiume ogni 40 chilometri, distanza che l’esercito romano poteva compiere in un giorno a piedi. Nei secoli, e soprattutto nel Medioevo, Colonia ha intrattenuto un legame con

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l’Italia attraverso banchieri e commercianti. Era ben nota Catharina Feminis, titolare nel 1700 di una società di import-export che lavorava con l’Italia e madre di quel Farina inventore dell’Acqua di Colonia, che ha trascorso la sua vita nell’attuale sede del Museo Farina, davanti al Municipio, dove è stata posta una statua ricordo dell’uomo che ha reso famosa la città in tutto il mondo. La costruzione del Duomo si deve a un altro italiano nato a Palermo, Federico II, che le ha dato l’avvio nel 1248, dopo che nel 1164 erano state portate nella città le reliquie che si attribuiscono ai Re Magi, che appunto nel Duomo sono custodite. La costruzione è stata completata nel 1880 dai prussiani. Oggi Colonia è per eccellenza nella Regione la città del carnevale. 11 è il numero del carnevale, e domani alle 11.11 il Sindaco darà ufficialmente il via alle celebrazioni, che si concluderanno lunedì grasso con una sfilata di carri allegorici. 25 mila sono gli italiani che risiedono nella città; 130 mila sono nella circoscrizione consolare di Colonia; 180 mila nella Regione del Nord Reno; la più nutrita è la comunità siciliana. Inizialmente lavoratori nelle miniere, alla Bayer e alla Ford, gli italiani sono ora particolarmente inseriti nel settore della ristorazione. Si hanno esempi di buona integrazione per coloro che sono giunti a Colonia 30-40 anni fa, mentre lo stesso non può dirsi per la più recente migrazione, che aveva il miraggio di un rapido rientro nel paese di origine. Il senso di provvisorietà e la scarsa conoscenza della lingua tedesca ha reso difficile in particolare per i ragazzi l’integrazione nel sistema scolastico locale.

Franco NARDUCCI (Segretario Generale del CGIE) sottolinea l’importanza di questa riunione della Commissione Continentale, che precede di poco la Conferenza Permanente Stato-Regioni-PA-CGIE, alla quale potrà fornire il contributo delle proprie riflessioni. Si sofferma brevemente sui legami che a partire dal dopoguerra legano l’Italia e la Germania, e sottolinea l’importanza di un’analisi sullo stato delle comunità e del transfer di esperienze positive. In occasione di un recente convegno nel Baden-Württenberg ha avuto notizia di un ulteriore peggioramento in termini di integrazione socio-culturale e professionale degli italiani, questione che non può essere soltanto oggetto di analisi sociologica, ma richiede misure concrete che impegnino l’Amministrazione italiana ma anche la rete associazionistica e gli organismi di rappresentanza degli italiani all’estero. La libera circolazione delle persone nel territorio dell’Unione Europea, se da un lato risolve una serie di problemi, dall’altro accresce quelli di concorrenza sul mercato del lavoro, se non vi sono regole. Aumenta dunque il bisogno di formazione nelle attuali società non più caratterizzate dall’industria pesante, in cui il terziario non è più quello bancario e assicurativo, ma è di produzione di servizi per i centri all’estero delle industrie che hanno delocalizzato, nonché per l’apparato locale. Sta al CGIE e soprattutto alle Commissioni Continentali offrire strumenti e possibilità maggiori alle comunità italiane, e lo Stato è chiamato in causa soprattutto a livello di legge Finanziaria affinché la Rete consolare sia rafforzata e messa in grado di gestire i processi in atto. Uno dei temi centrali di questa Commissione Continentale è l’integrazione, e proprio le vicende di questi giorni in Francia indicano che la mancata integrazione sociale, culturale e professionale dei migranti è una bomba che potrebbe scoppiare ovunque. Nel Paese in cui vive, dove un quinto della popolazione è costituito da cittadini stranieri, sono state rapidamente attuate politiche di integrazione soprattutto sul versante scolastico. La Germania va

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incontro a un periodo di riforme e di tagli alla spesa, che avranno ricadute sulle fasce più deboli della popolazione, travolte dal fenomeno della disoccupazione. Riferisce che in Sud America la Commissione Continentale riunita a San Paolo ha messo l’accento ancora una volta sui problemi della Rete consolare e sulla povertà, con un richiamo all’assegno di solidarietà, esigenza che egli ha rappresentato alle istituzioni e di cui si è parlato anche nella cabina di regia nell’ambito dell’area relativa agli aspetti sociali che saranno discussi in sede di Conferenza Permanente Stato-Regioni-PA-CGIE. Ricorda che, in concomitanza con l’apertura dei lavori della Commissione, a San Paolo è stata inaugurata la nuova sede del Consolato acquistata dallo Stato italiano, in precedenza sede della BNL, che ha abbandonato il Brasile. Nota in proposito che mentre altri Paesi stabiliscono all’estero, nei punti nodali, sedi di banche e assicurazioni, l’Italia si va man mano ritirando. C’è da domandarsi quale sia la strategia che s’intende portare avanti. L’invecchiamento della popolazione soprattutto nei Paesi dove non esiste uno Stato sociale, e come far fronte alle nuove emergenze è stato il tema centrale in Sud Africa. A Johannesburg esiste un centro italiano per anziani, ma non a Città del Capo. Si augura che da questa Commissione scaturiscano indicazioni importanti per la comunità italiana in Germania, che possano essere riproposte alla Conferenza Permanente Stato-Regioni-PA-CGIE la quale, per come è stata impostata dalla VI Commissione, forse avrà realmente un carattere permanente e potrà fornire un contributo notevole e continuativo.

I lavori, sospesi alla ore 11.05, riprendono alle ore 11.35

Finanziaria 2006: stanziamenti in favore delle comunità all’estero

Il Min. Plen. Adriano BENEDETTI (Direttore Generale della DGIEPM) è lieto di essere presente ai lavori della Commissione e della possibilità di avere il polso dei sentimenti della comunità. La riunione è particolarmente importante per il momento in cui si svolge e per i temi che saranno dibattuti. Quanto alla Legge finanziaria, non potrà che limitarsi a fornire alcune indicazioni di massima. La manovra di aggiustamento di circa un mese fa ha avuto un’incidenza sul MAE in generale e sulla DGIEPM in particolare, ed egli ritiene che abbia comportato per il MAE una riduzione di oltre 8 milioni di euro, di cui 2.6 a carico del capitolo 3092 della DGIEPM, che ha finanziato l’operazione di mailing. Su tale capitolo nel corso dell’anno sono confluite tre somme diverse: circa 3.4 milioni, disposti nella Finanziaria 2005, ai quali si è aggiunta a settembre la somma di 2.8 milioni, in dipendenza di una norma approvata a marzo; infine 6 milioni, reperiti grazie a un’azione concertata dei Ministri Fini, Tremaglia e Pisanu, destinata a finanziare il mailing. Con la manovra di aggiustamento dei conti operata a fine settembre, è stata improvvisamente sottratta la somma di 2.6 milioni su autorizzazioni che la Direzione Generale aveva già coperto. Si sta ora cercando di contrarre la riduzione a 1.6 milioni, che consentirebbero comunque di far fronte ai costi relativi al mailing e di portare a buon termine l’operazione. Non dispone di elementi diretti per quanto riguarda i capitoli di spesa non gestiti dalla DGIEPM e relativi alla Rete all’estero, ma ritiene che la già difficile situazione non sia stata ulteriormente aggravata da decurtazioni, se non per quanto riguarda il capitolo delle missioni, che è stato falcidiato.

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Circa la Finanziaria 2006, non risulta che i capitoli gestiti dalla DGIEPM debbano subire variazioni rispetto alle proposte del MAE, ad esclusione di due capitoli. Infatti, se l’attuale progetto di Finanziaria non subirà variazioni in Parlamento, si avrà la disponibilità delle stesse somme del 2005 ad eccezione del cap. 3092, per il quale però, in previsione delle elezioni, era stato richiesto uno stanziamento quasi doppio rispetto al 2005 (6 milioni di euro, anziché 3.2). La somma di 2.9 milioni è comunque stimata sufficiente per far fronte alle esigenze immediatamente connesse con l’esercizio del voto; ci sarà però un vuoto per la parte successiva dell’anno. L’altro capitolo che sembra subirà una contrazione rispetto al 2005 riguarda l’assistenza indiretta, con una riduzione da 2.5 milioni a 2.361 milioni. Tutti gli altri capitoli dovrebbero rimanere inalterati.

Alla domanda del PRESIDENTE, relativa al capitolo “informazione”, il Min. Plen. Adriano BENEDETTI fa notare che non esiste un capitolo dedicato a tale voce e che su richiesta delle Sedi sono stati autorizzati soltanto piccoli importi per l’informazione relativa al mailing. Di portata ben più ampia dovrà essere l’informazione per le prossime elezioni, ed è previsto il capitolo “Spese elettorali”, della cui consistenza non si è per consuetudine informati se non dopo l’effettuazione dell’esercizio elettoraleCome si procede? In prossimità delle elezioni l’Amministrazione richiede al MEF la somma complessiva ritenuta necessaria; la risposta è successiva allo svolgimento della prova elettorale, ma nelle precedenti esperienze non vi sono state difficoltà a coprire le spese.

Norberto LOMBARDI (Italia) chiede se sia possibile avere entro il prossimo sabato indicazioni in ordine a quanto la Finanziaria riserverà agli interventi per la cultura italiana all’estero, così come ai fondi per l’attività dei Consolati sia ordinaria che straordinaria, affinché in vista del voto si possa diffondere l’informazione magari anche attraverso i media in lingua locale.

Il Min. Plen. Adriano BENEDETTI ha già chiesto che entro l’indomani siano forniti i dati riguardanti i capitoli relativi alla Direzione Generale degli Affari Culturali e al funzionamento della Rete diplomatico-consolare. Nella consapevolezza dell’importanza della prova elettorale del prossimo anno, nel quadro delle voci di spesa ogni Sede sarà richiesta di presentare un preventivo anche in ordine a un’attività informativa in loco a carico dell’Amministrazione. Si ha motivo di essere fiduciosi, poiché in passato non sono mai state negate risorse relative allo svolgimento delle prove elettorali.

In conseguenza della decurtazione, nel 2005, di circa il 30 per cento dello stanziamento per il cap. 3092, Alberto BERTALI (Gran Bretagna) chiede se una parte del programma previsto non potrà essere realizzata.

Franco SANTELLOCCO (Algeria) nota con piacere che nell’ambito della correzione della Finanziaria non sono stati apportati tagli significativi a quanto destinato all’italianità nel mondo. Circa il budget elettorale, sembra di capire che attualmente non sia prevista alcuna variazione e che, sulla base delle recenti esperienze, non debbano essere attese difficoltà di alcun genere.

Claudio MICHELONI (Svizzera) fa osservare che l’interesse del CGIE non può 16

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limitarsi ai capitoli che lo riguardano direttamente, e che non si può sostenere che in questi anni il settore dell’emigrazione non è stato oggetto di tagli, dal momento che la Rete consolare del Paese in cui egli vive ha subito una decurtazione di più del 30 per cento e i Consolati hanno difficoltà persino a pagare le utenze telefoniche. Sottolinea la necessità di un’informazione completa.

Rispondendo al Consigliere Micheloni (Svizzera), il Min. Plen. Adriano BENEDETTI conferma che non vi è dubbio che le decurtazioni che intervengono sui capitoli gestiti in particolare dagli Affari Amministrativi e riferiti al funzionamento della Rete consolare indirettamente influiscono sulle comunità italiane all’estero. Si vedrà quale sarà l’orientamento della Finanziaria per il 2006 sulla base dei dati che spera di fornire l’indomani. Rivolto al Consigliere Santellocco (Algeri) sottolinea come la sostanziale invarianza dei capitoli direttamente attinenti alle comunità all’estero, nell’attuale difficile situazione della finanza pubblica sia un segnale di particolare attenzione. In base all’esperienza degli ultimi anni non nutre alcuna apprensione in ordine alla disponibilità dei fondi necessari per l’adeguato svolgimento della prossima prova elettorale. Al Consigliere Bertali (Gran Bretagna) fa presente che i 6 milioni preventivati per l’operazione di mailing erano di larga massima e davano garanzia di margini sufficienti per coprire qualsiasi evenienza. Mentre la decurtazione di 2.6 milioni darebbe luogo a gravi difficoltà, impedendo di onorare impegni in parte già assunti, se questa si ridurrà a 1.6 milioni vi è la certezza di effettuare tutti gli interventi necessari per il mailing.

Il Segretario Generale Franco NARDUCCI osserva che quanto indicato dal Ministro Benedetti è stato ampiamente discusso nel CdP di settembre. È vero che quasi tutti i capitoli riguardanti la DGIEPM sono rimasti da anni sostanzialmente invariati, ma sono anni che si chiede un aumento delle risorse per i Comites e del capitolo relativo ai corsi di lingua e cultura italiana, per tenere conto della fisiologica lievitazione dei costi dovuta all’inflazione. Al Sottosegretario Letta è stata rappresentata l’inadeguatezza delle risorse ed è stato chiesto che vi fosse una sensibilità del Governo a intervenire con alcune modifiche. Analoga richiesta è stata presentata ai Ministri Tremaglia e Fini. Il Ministro Benedetti ha riconosciuto quanto preoccupante sia la situazione della Rete consolare, ma non soltanto sotto il profilo finanziario, poiché c’è il perdurante problema del personale che viene richiamato e non sostituito. È un dovere del CGIE richiamare l’attenzione sul fatto che alcune Sedi non possono accendere i computer perché non sono in grado di pagare la bolletta elettrica. Anche gli enti scolastici in ottobre hanno lanciato un forte grido di allarme. Il CGIE ha tentato di far sentire la propria voce ma è ormai evidente che anche quest’anno il bilancio complessivo del MAE ha subito una diminuzione, che si rifletterà negli snodi delle varie Direzioni Generali. Sul tema dell’informazione la I Commissione Tematica del CGIE si riunirà a margine della Conferenza Permanente Stato-Regioni-PA-CGIE. La richiesta è che si predisponga un piano di informazione sul voto che preveda l’utilizzo anche dei media, concordato tra RAI International e la Presidenza del Consiglio, con il coinvolgimento pure del CGIE, che conosce esattamente dove e come rivolgere il messaggio.

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Il Min. Plen. Adriano BENEDETTI osserva che l’eccezionalità della prova del prossimo anno richiede uno schema informativo altrettanto eccezionale e aggiuntivo rispetto alle normali prassi, e che sarà necessario un coinvolgimento pieno dei media, in particolare di RAI International. La dicotomia tra RAI International e RAI costituisce una complicazione, per quanto riguarda l’Europa; si dovrà definire un programma di sensibilizzazione specifico insieme anche ai rappresentanti del CGIE. Nel quadro di difficoltà generali di funzionamento della Rete consolare all’estero è opportuno introdurre un elemento positivo: le crescenti dotazioni finanziarie attinenti alla creazione di strutture informatiche, che facilitano gli adempimenti della Rete consolare e consentono di offrire ai connazionali un servizio più spedito. Questo fronte di intervento dell’Amministrazione Pubblica continuerà nei prossimi anni e sono attesi risultati confortanti.

Anagrafe, risultati relativi all’operazione di riallineamento: posizioni AIRE/anagrafe consolare

Michele CALAMERA (Belgio) riferisce che i 5 Consolati del Belgio si sono adoperati con i mezzi a disposizione per diffondere l’informazione in ordine all’operazione di mailing, avvalendosi anche del contributo dei Patronati, che sono in grado di contattare un gran numero di connazionali. Da parte dei Consoli è stato espresso rammarico per la scarsa sensibilità dei connazionali in relazione alla necessità di aggiornare l’anagrafe consolare, che comunque non presenta grandi discrepanze rispetto all’AIRE. Su 120 mila plichi inviati, ne sono stati restituiti 25 mila; 30 mila sono tornati al mittente per indirizzi errati e 60 mila non sono stati restituiti (All. 2)

Precisando che si tratta di dati soltanto indicativi, Salvatore TABONE (Francia) riferisce che dei 195 mila plichi inviati, circa 47 mila risultano non recapitati e le risposte pervenute sono all’incirca 50 mila. Fa presente che i digitatori stanno attualmente procedendo alle operazioni di smistamento e analisi e che risulterà impossibile rispettare la scadenza del 10 novembre per l’allineamento dei dati. Il fatto è – egli considera - che ci si continua ad avvalere di personale che, nonostante la migliore buona volontà, non ha i requisiti necessari per lo svolgimento del lavoro richiesto; occorrerebbe infatti un’approfondita conoscenza della materia consolare, acquisibile soltanto dopo anni di esperienza nello specifico settore. Parte del personale dei Consolati (tutti perennemente sotto organico, in particolare quello di Metz) è costretta ad affiancare la task force destinata all’operazione di mailing, a scapito del lavoro cui giornalmente deve far fronte. Per non parlare del gran numero di telefonate di richiesta di spiegazioni relative ai plichi inviati e accompagnati da indicazioni poco chiare, che assorbono pure molto tempo. Poiché ormai ci si rivolge alle seconde o terze generazioni, sarebbe opportuno l’utilizzo nei documenti della lingua locale, risultando ormai incomprensibili a molti parole italiane anche estremamente semplici. È auspicabile che per il futuro, in considerazione dell’importanza del prossimo appuntamento elettorale, si tenga conto delle disfunzioni e degli aspetti negativi che si sono evidenziati con l’operazione di mailing e che siano previsti “tempi tecnici” adeguati.

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Non manca di evidenziare il fatto positivo che al Consolato di Metz sono stati assegnati 4 nuovi digitatori, grazie ai quali si spera che i lavori siano espletati con maggiore celerità. Quanto al Principato di Monaco, egli non è in grado di fornire alcun dato. Il Consolato del Principato farà pervenire direttamente al MAE i risultati relativi al mailing.

Franco DEL VECCHIO (Germania) informa che i dati che riferirà, relativi alla sola Germania in quanto non dispone di quelli dell’Austria, Paese di competenza, sono aggiornati all’8 novembre e consentono di effettuare un’analisi della situazione. Sono stati complessivamente spediti 264 mila plichi, 204.570 a solo MAE e 59.431 a solo MIN. 70 mila sono stati resi al mittente, le risposte pervenute sono circa 84 mila e 110 mila le mancate risposte. Congiuntamente ai Comites, i Consolati stanno facendo il possibile per evitare cancellazioni dall’anagrafe ed egli auspica che si possano ottenere risultati positivi.

Con riguardo ai 70 mila plichi resi al mittente (all’incirca il 30%), il Cons. d’Amb. Alessandro GAUDIANO è dell’avviso che in 35-40 mila casi si riferiscano a connazionali non residenti in Germania. La percentuale è infatti doppia rispetto, ad esempio, ai plichi elettorali resi in passato.

Il Min. Plen. Adriano BENEDETTI fa presente che dietro esborso di una modesta somma, che l’Amministrazione ha autorizzato, in Germania si è avuta la disponibilità degli indirizzi in possesso dell’Autorità comunale. Considerato che il Paese dispone di un quadro sempre aggiornato della presenza dei connazionali, è senz’altro verosimile la conclusione cui è pervenuto il Consigliere Gaudiano, che queste persone ormai non esistano più.

Franco SANTELLOCCO (Algeria) esprime apprezzamento per l’impegno delle Ambasciate e delle Cancellerie consolari dei Paesi di sua pertinenza, che si sono attivate coinvolgendo anche associazionismo, Comites e corrieri privati e hanno ottenuto un riallineamento dei dati abbastanza marcato. Algeria: entro il 30 novembre sarà concluso il lavoro di riallineamento. È stato evidenziato che il 50 per cento delle discrepanze fra i due elenchi è sostanzialmente dovuto all’imprenditoria che non si dichiara, oppure dimentica di informare degli spostamenti nei vari cantieri. Di tale percentuale, oltre il 40 per cento è stato recuperato.Marocco: si conta di concludere il riallineamento entro la metà di dicembre. Etiopia: nonostante la particolare situazione che il Paese sta vivendo in quest’ultimo scorcio del 2005, grazie anche all’associazionismo abbastanza numeroso si porterà a buon fine il lavoro. Lo stesso può dirsi per l’Eritrea. Kenya: con il contributo del Comites e dell’associazionismo è stato raggiunto quasi il 95 per cento dei presenti in elenco. Considera conclusivamente che ancora una volta gli italiani residenti nei Paesi di sua pertinenza hanno dimostrato grande attenzione e affezione per gli avvenimenti riguardanti gli italiani all’estero. Consegna quindi una Relazione relativa ai Paesi di sua competenza (All. 3, 3a, 3a1, 3b, 3c)

Mario TOMMASI (Lussemburgo) richiama anzitutto la questione più volte 19

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sollevata, per cui secondo l’Amministrazione italiana sono residenti in Lussemburgo 23 mila italiani, mentre per quella lussemburghese sono 18.500. I solo MIN risultavano essere 2.200, e 4.024 i solo MAE. Sono state spedite circa 6 mila buste con indirizzi corretti e ne sono state restituite soltanto 1.253, che saranno sottoposte a verifica entro il 20 novembre. I nominativi solo MAE o solo MIN spesso sono riferiti a nuovi nati, che non hanno incidenza dal punto di vista elettorale. Fa infine notare che in caso di lievi differenze, quando è evidente che si tratta della stessa persona, non è stata data la possibilità di operare rettifiche.

Lorenzo LOSI (Gran Bretagna) informa che risultano residenti in Gran Bretagna 180 mila cittadini italiani, di cui 130 mila allineati. Dei 50 mila per i quali sono state rilevate discrepanze, hanno risposto solo 14 mila; pertanto, 30 mila transiteranno nell’archivio storico e per 4 mila tale operazione è già stata effettuata. Esprime preoccupazione in ordine alla decisione di “congelare” chi non ha risposto al mailing, poiché è ipotizzabile che siano tutt’altro che rari i casi in cui, non essendo state rilevate differenze, senza leggere tutta l’informativa si è ritenuto di non rispondere. Al Direttore Generale pone la domanda se, in conseguenza dell’operazione di mailing, rispetto ai referenda sarà molto minore il numero di concittadini che riceverà il plico elettorale e se sia valsa realmente la pena di effettuare tale operazione.

Oscar CECCONI (Svezia) riferisce che i risultati relativi all’allineamento delle posizioni AIRE/anagrafe consolare possono ritenersi abbastanza soddisfacenti sia per la Svezia che per la Danimarca.Per quanto riguarda la Svezia, sono stati inviati 3.217 plichi, 1.297 dei quali sono stati restituiti con conferme o rettifiche; 1.015 sono stati resi al mittente e 905 non sono stati restituiti. L’operazione di mailing ha consentito il recupero di circa 800 nominativi. Indica poi le percentuali relative alla Danimarca: 22,5 per cento i plichi non recapitati; 26,5 per cento quelli non restituiti; 5 per cento in corso di verifica; 36 per cento confermati. Si sofferma quindi sul grave fatto che a brevissima distanza di tempo dalla prova elettorale non siano ancora state fornite informazioni chiare in ordine ai meccanismi, ai programmi e ai dettagli delle candidature, indispensabili per effettuare scelte responsabili (All. 4)

Sulla base dei dati forniti dall’Ambasciata, Dino NARDI (Svizzera) informa che hanno risposto all’operazione di mailing circa i 2/3 dei nominativi solo MAE (54.712 su 87.392) e 1/3 di quelli solo MIN (17.710 su 49.631). Sono state inviate complessivamente 137.023 schede e ne sono state restituite 72.422 (52,8%).

I lavori, sospesi alle ore 13.10, riprendono alle ore 14.35

Massimo ROMAGNOLI (Grecia) riferisce in ordine a Grecia, Spagna e Turchia e in particolare: Atene: su 3.400 plichi inviati, hanno risposto correttamente 2.450 connazionali. Gli indirizzi errati sono risultati 102; 105 le mancate risposte. Il dato è dunque

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molto positivo. In Turchia sono stati inviati 110 plichi; 75 sono state le risposte corrette, 25 gli indirizzi errati e 10 le mancate risposte.Barcellona: su 8.300 plichi inviati le risposte sono state 1.900, 210 gli indirizzi errati, 6.190 le mancate risposte. Madrid e Tel Aviv non hanno risposto alla richiesta dei dati relativi all’operazione di mailing.

Il PRESIDENTE osserva che dalle cifre emerse si desume che 400-450 mila elettori in Europa e Africa del Nord rischiano di non ricevere il plico elettorale. Inoltre, appare evidente che laddove la Rete consolare è più presente sul territorio, come in Svizzera, i risultati sono migliori. In termini generali, si ricava l’impressione che l’anagrafe consolare sia più affidabile dell’AIRE. Qualora 400-450 mila elettori venissero congelati, si avrebbero conseguenze sulla ripartizione dei seggi; inoltre, quei connazionali non potrebbero più usufruire dei servizi consolari senza riavviare la procedura per l’iscrizione all’anagrafe. Si pone in tal caso non soltanto una questione di rispetto dei diritti, ma anche di funzionamento degli Uffici consolari in un momento particolarmente delicato. Di queste considerazioni si dovrebbe tenere conto nella discussione che si affronterà.

Il Min. Plen. Adriano BENEDETTI non condivide alcune osservazioni del Presidente, che partono da presupposti errati. Perché sia chiara l’intera questione delinea il quadro della situazione. La popolazione italiana ufficialmente residente all’estero, sulla base del decreto annuale dello scorso mese di gennaio, era di circa 3,5 milioni. Per ottenere il numero degli elettori si deve detrarre dal numero dei residenti all’incirca il 10-15 per cento, corrispondente ai minorenni. I 3,5 milioni sono il risultato della somma dei 2,8 milioni di cittadini italiani all’estero allineati fra le banche dati dei Consolati e dei Comuni, e dei circa 700 mila cittadini risultanti solo all’AIRE dei Comuni. Sulla base dei dati fotografati dal citato decreto si procede alla distribuzione dei seggi, finora del tutto ipotetica ma che diventerà pregnante con l’emanazione del prossimo decreto a gennaio. Votano i maggiorenni che risultano ufficialmente residenti all’estero, ossia gli allineati e i “solo MIN”. Rebus sic stantibus non votano i cittadini risultanti alla sola anagrafe consolare (1,3 milioni). L’Amministrazione, che non poteva accettare passivamente la discrepanza fra le due banche dati, riguardante 2 milioni di cittadini, consapevole che l’anagrafe dei Comuni era imperfetta ha voluto verificare l’attendibilità dei dati dell’anagrafe consolare. A tal fine ha effettuato un sondaggio campione che ha riguardato 40 Sedi nel mondo e oltre 4 mila nominativi, rilevando che circa il 20 per cento delle posizioni doveva essere eliminato; il 30-35 per cento di posizioni riguardava connazionali per i quali il Consolato aveva a suo tempo inviato la documentazione necessaria perché venissero registrati ai Comuni, che però non vi avevano provveduto; il 35-40 per cento del campione non risultava all’AIRE dei Comuni perché il Consolato non aveva provveduto ad inviare la documentazione necessaria. Per i 700 mila solo MIN, senza una verifica vi sarebbe stato il rischio che un certo quantitativo di schede girasse in forma incontrollata, con legittime preoccupazioni anche sotto il profilo dell’integrità dell’esercizio elettorale.

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Quanto ai solo MAE, dedotto il 20 per cento di posizioni che non dovrebbero esistere, sarebbero rimaste circa 900-950 mila posizioni di cittadini italiani effettivamente residenti all’estero che non avrebbero potuto votare pur esistendo ed essendo destinatari del diritto costituzionale di voto. Si rendeva necessaria un’iniziativa radicale, tesa ad avvicinare le due banche dati e ad avere una visione anagrafica il più possibile corrispondente alla realtà; appunto l’operazione di mailing. Se i solo MAE non rispondono, o non esistono più, oppure hanno un indirizzo sbagliato (questo elemento deve preoccupare), o non hanno voluto rispondere. Ai cittadini italiani residenti all’estero e risultanti alla sola anagrafe consolare che non hanno risposto, per il fatto di essere collocati nell’anagrafe storica non viene sottratto alcun diritto, in quanto non avrebbero comunque potuto votare, non essendo regolarizzata la loro posizione. Questi cittadini, nel momento in cui si presenteranno al Consolato per richiedere un qualsiasi servizio, verranno immediatamente reimmessi nell’anagrafe consolare e regolarizzati con il Comune. I solo MIN che non rispondono, o non esistono oppure non hanno voluto rispondere possono andare incontro a difficoltà perché, se il sistema funziona, alle prossime elezioni non riceveranno il plico elettorale.

Al PRESIDENTE, che domanda in base a quale norma si sottragga un diritto, dal momento che non vi è legge che obblighi il cittadino a rispondere, il Min. Plen. Adriano BENEDETTI fa notare che vale il criterio della irreperibilità. L’ordinamento italiano fa obbligo al cittadino di denunciare la propria presenza al Consolato e l’inadempienza della P.A. è soltanto in relazione ai cittadini che pur avendola denunciata non possono esercitare il diritto di voto. Nell’operazione di mailing tre sono gli attori: l’Amministrazione degli Esteri e i Consolati; i Comuni; i cittadini. Se essi funzionano ragionevolmente bene, gli elenchi elettorali saranno sufficientemente aderenti alla realtà, in caso contrario non lo saranno. L’attore Consolato è stato attivato ed ha operato regolarmente; se il cittadino che ha ricevuto la sollecitazione non risponde, viene meno un punto importante; se il Comune non recepisce la documentazione inviata dai Consolati e non regolarizza le posizioni nell’AIRE, il sistema crolla. L’operazione di mailing è stata effettuata a seguito di una decisione del Comitato anagrafico-elettorale della prima metà di luglio. Non è stato facile reperire i 6 milioni di euro necessari ed è per questo che soltanto il 10 agosto è stata avviata la fase operativa, completata nei primi dieci giorni di settembre. La data inizialmente segnalata ai connazionali per la risposta era il 30 settembre; successivamente i Consolati hanno avuto disposizione di indicare che saranno accolte e trattate le risposte che perverranno fino a metà dicembre. Fa presente che il 10 novembre il Ministero chiede alle Sedi la fotografia dell’anagrafe consolare, dalla quale saranno estratte e passate nell’archivio storico le posizioni di coloro che non hanno risposto. Tale fotografia verrà commisurata con quella fatta presso l’anagrafe dei Comuni al 31 dicembre. Ciò significa che la regolarizzazione delle pratiche effettuata fino al 10 novembre risulterà ai Consolati, mentre le operazioni successive a tale data e fino al 31 dicembre dovrebbero essere registrate dai Comuni e comparire nella fotografia che ad essi compete e in base alla quale viene disposto il decreto. I Comuni dovrebbero togliere dall’AIRE i solo MIN che non hanno risposto.Illustra quindi una statistica che ha provveduto a far distribuire, precisando che

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i dati sono soltanto indicativi, mancando quelli relativi a Sedi consolari importanti quali la Germania, l’Argentina e il Brasile. Dei 703 mila plichi inviati ad altrettanti residenti (non elettori) solo MIN, 540 mila non hanno risposto (76,80%); in tale numero sono comprese anche le mancate risposte per non reperibilità. 28.350 posizioni sono ancora da esaminare; 95.473 sono state cancellate sulla base della trattazione delle risposte; 30.893 sono state confermate. Supponendo che le posizioni in attesa di documentazione siano tutte regolarizzabili, si raggiunge solo il 5-6 per cento dei solo MIN, percentuale inferiore a quella attesa. Da parte dei solo MAE, cui sono stati inviati 1.306.291 plichi, la risposta è stata più alta rispetto ai solo MIN. 65 mila posizioni sono ancora da esaminare; 111 mila sono state cancellate; sono stati confermati 206 mila cittadini italiani, che senza questa operazione non avrebbero potuto votare e che invece potranno farlo, sempre che i Comuni recepiscano la documentazione che con grave fatica i Consolati sono riusciti a produrre. Sono in attesa di documentazione 25 mila posizioni, presumibilmente regolarizzabili, da aggiungere alle altre 206 mila. Per quasi 4 mila posizioni i Consolati avevano la certezza dell’esistenza nella circoscrizione consolare, per cui hanno ritenuto di non effettuare il mailing, mentre altre 9.500 erano da eliminare dall’anagrafe consolare. Da tali dati indicativi si può dedurre che circa 400-500 mila posizioni dovrebbero essere eliminate dall’AIRE e probabilmente rimpiazzate da un numero equivalente se non superiore di posizioni tratte dai solo MAE, che grazie al mailing dovrebbero essere regolarizzate. Il numero complessivo che risulterà nel decreto del prossimo gennaio non dovrebbe essere sostanzialmente diverso da quello di quest’anno, salvo alcuni aggiustamenti nella distribuzione tra le aree geografiche.

È stato da tutti dato atto dell’enorme mole di lavoro svolta dai Consolati, osserva il PRESIDENTE, ma la sua preoccupazione riguarda lo spostamento di alcune posizioni nell’archivio storico, con l’idea di un eventuale ripescaggio successivo. La cancellazione dall’anagrafe consolare dovrebbe avvenire soltanto nel caso in cui l’Amministrazione ha la certezza dell’inesistenza di un cittadino, poiché all’art. 5 la legge istitutiva del CGIE indica che il Governo, mediante l’unificazione dell’anagrafe degli italiani residenti all’estero e degli schedari consolari, provvede a realizzare l’elenco aggiornato. L’unica indicazione che si può trarre dalle cifre testé fornite è che 206 mila posizioni sono confermate.

Il Min. Plen. Adriano BENEDETTI fa notare che per i solo MAE si pone il problema dell’inserimento nelle liste degli elettori perché possano votare. Per risolverlo non vi era che chiedere loro di fornire la documentazione necessaria per poterli registrare, e questo è stato fatto con il mailing. Quanto ai servizi consolari, qualora si presenti al Consolato un connazionale accantonato nell’archivio storico per non avere risposto al mailing, oltre ad erogare immediatamente tutti i servizi il Consolato provvederà ad inviare al Comune di competenza il CONS 01 per la registrazione nell’AIRE.

Lorenzo LOSI (Gran Bretagna) tiene a precisare che con la domanda posta in precedenza non intendeva esprimere un giudizio critico sull’operato della Direzione Generale. Zone d’ombra permangono ed egli non comprende l’affermazione per cui i

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numeri del decreto del prossimo gennaio non dovrebbero discostarsi da quelli del precedente decreto, dal momento che sono state recuperate 206 mila posizioni.

Il Min. Plen. Adriano BENEDETTI chiarisce che ci sarà una decurtazione riguardante i solo MIN che non hanno risposto, probabilmente compensata dall’incremento dei solo MAE.

Lorenzo LOSI (Gran Bretagna) si associa alla preoccupazione espressa dal Presidente in relazione alle posizioni che saranno congelate. Tra queste, qualora non avesse risposto al mailing, vi sarebbe probabilmente stata anche Maria Angela Repetti, sposata Losi, la quale, contrariamente al passato, in questa occasione risultava nell’AIRE del Comune di Molmacco, dove è iscritta dal momento del matrimonio, e del Comune di Parma, dove è nata. La casistica è vasta ed è legittimo pensare che un esorbitante numero di connazionali non sarà nell’elenco degli elettori, essendo stato confinato nell’anagrafe storica.

Norberto LOMBARDI (Italia) osserva che si sconta un errore iniziale del legislatore, quando è stato deciso di dare alla costruzione degli elenchi degli elettori l’attuale impostazione, anziché adottare la soluzione dell’opzione. Non vale discutere se il mailing doveva essere fatto oppure no; anche se, nonostante i suoi dubbi, da un’operazione così costosa egli si aspettava un risultato più confortante, non intende trascurare gli esiti positivi dai quali è opportuno trarre tutto l’utile possibile. Ciò che in particolare non lo convince è che si sia voluto dare a questa operazione un carattere di soluzione finale. Escludere centinaia di migliaia di persone realmente esistenti dal diritto di voto a lui sembra talmente enorme da richiedere che il CGIE si domandi cosa fare. Da un punto di vista normativo gli sembra un eccesso di potere l’immissione nell’anagrafe storica, oppure il congelamento per quanto riguarda i solo MIN. È vero che la legge indica che chi non risponde è irreperibile e chi per due volte è irreperibile può essere cancellato dall’anagrafe, ma l’applicazione della norma in Italia è del tutto diversa rispetto a quella che se ne può fare all’estero. In Italia, infatti, in caso di irreperibilità per la seconda volta il Comune incarica di un’indagine locale i vigili urbani e soltanto in caso di matematica certezza dell’irreperibilità si procede di conseguenza. In un contesto mondiale le cose stanno diversamente e non è detto che chi non risponde non abbia interesse a votare poiché vi è chi, sbagliando, in perfetta buonafede ha ritenuto di non rispondere perché i suoi dati erano esatti. Mentre le anagrafi consolari sono elenchi non fonte di diritto, particolarmente delicata è la scelta della cancellazione dall’AIRE dei solo MIN, i quali sono titolari di un diritto riconosciuto; ma anche nelle anagrafi consolari c’è una corrispondenza a persone cui si rischia di fare un torto, e se vero che in caso di trasferimento nell’anagrafe storica in astratto non si toglie alcun diritto, è altrettanto vero che per rientrare nell’anagrafe consolare si deve riaprire una procedura amministrativa. Possono i Consiglieri del CGIE accettare che non siano spediti plichi a centinaia di migliaia di persone astrattamente titolari di diritto, che fra alcuni mesi nelle diverse realtà chiederanno conto della situazione? Egli ritiene di no ed esorta i responsabili del MAE a non assumere una posizione di bandiera e a disinnescare l’operazione finale di cancellazione per non creare una tensione che fra alcuni mesi potrebbe essere impossibile governare.

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È stata richiamata l’attenzione sui plichi che rischiano di andare in giro per il mondo senza giungere ad alcuna destinazione, ma egli è anche preoccupato per altre vicende verificatesi in passato. Non si tratta di non inviare il plico a chi ne ha diritto, ma di rafforzare le misure di sicurezza ad esempio spedendo il plico personalmente e con ricevuta di ritorno da parte del destinatario, anche se si spenderà di più, e custodendo i plichi sia da spedire che restituiti in luoghi sicuri e non nei corridoi dei Consolati. Si vorrebbe non soltanto che si voti, ma che voti qualcuno in più rispetto alla situazione che si va configurando.

Per Claudio MICHELONI (Svizzera) si sta cercando di risolvere un problema che nel quadro legislativo attuale non ha soluzione e che è nato quando si è fatta la legge. Ricorda che la proposta di tenere nei Consolati l’elenco degli elettori, al quale volontariamente le persone si iscrivessero, è stata decisamente respinta dalla componente del Ministro Tremaglia allora Consigliere del CGIE, che ha tacciato i proponenti di essere “assassini della democrazia”. Il lavoro fatto non è stato inutile, dei miglioramenti sono stati ottenuti e ci si deve rassegnare al fatto che voteranno le persone risultanti dall’operazione di incrocio dei dati, tenendo presente che sistematicamente, ogni qual volta in Parlamento c’è stata l’opportunità di rimettere in questione l’applicazione del diritto di voto all’estero, i Parlamentari l’hanno colta. E altre ve ne saranno. Se si continuerà ad affermare che si escludono da un diritto centinaia di migliaia di persone (quando in realtà tale diritto è stato restituito a tanti) e che la prossima votazione non sarà democratica perché non tutti riceveranno la scheda elettorale, i Parlamentari avversi avranno maggiori probabilità di successo rimettendo in discussione l’applicazione del voto alla prossima scadenza elettorale. La responsabilità dell’attuale situazione è di chi oggi governa, che ha impedito l’unica scelta possibile. Ora non si pone un problema di destra o di sinistra, ma di capire se la situazione è accettabile. A suo avviso lo è, dal momento che è migliore rispetto al passato.

Sulla base dei dati riferiti, ad Alberto BERTALI (Gran Bretagna) non sembra che la situazione sia da considerare in termini drammatici; al contrario, se ciascuno degli attori reciterà la propria parte, il problema si ridurrà in modo significativo per i solo MAE. Quanto ai 700 mila solo MIN, allo stato attuale sembrerebbe che soltanto il 10 per cento avrà la possibilità di votare, ma probabilmente le cose miglioreranno quando perverranno anche i dati relativi a Germania, Argentina e Brasile. È legittimo preoccuparsi delle schede che possono essere eventualmente disperse. Si dovrebbe valutare come ridurre il rischio di dolo, partendo dal presupposto che comunque non è del tutto evitabile. Si potrebbe fare riferimento all’esperienza di altri Paesi che da tempo usano la posta per votare. Dà atto all’Amministrazione dello sforzo compiuto; il CGIE dovrebbe da parte sua svolgere un’opera di sensibilizzazione affinché i connazionali rispettino gli obblighi che la legge pone.

Franco SANTELLOCCO (Algeria) osserva che i Consiglieri Lombardi (Italia) e Micheloni (Svizzera) nella sostanza hanno detto che l’operazione in corso ha portato risultati positivi. È difficile rintracciare gli irreperibili, anche perché vi è chi è stato cancellato al Comune di origine e non vuole iscriversi al Consolato,

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fermo restando che quando necessiterà di servizi si presenterà e sarà registrato. Egli si preoccupa più seriamente delle schede vaganti, facilmente intercettabili. In ogni caso, superata la prima scadenza elettorale ci saranno ulteriori aggiustamenti e messe a punto; le associazioni dovranno essere maggiormente coinvolte e i Comites dovranno fare il lavoro che la legge istitutiva assegna loro. Quando a gennaio sarà emanato il decreto saranno possibili nuove analisi. Auspica che con lo stesso impegno fin qui dimostrato il MAE e i Consolati si adoperino per sanare la situazione.

Gianni FARINA (Francia) si stupisce che ancora oggi si ipotizzino miglioramenti anagrafici, poiché i tempi sono ormai scaduti e la discussione dovrebbe vertere sulla necessità di assicurare il massimo di regolarità possibile al momento elettivo. Ricorda che la proposta di una legge che consentisse di votare ai cittadini che lo desideravano fu a suo tempo duramente respinta da molti componenti del CdP e da molti rappresentanti dell’Assemblea, dimenticando che la comunità italiana all’estero è secolarizzata e che a centinaia di migliaia di cittadini italiani questa partecipazione non interessa più; di ciò il legislatore ha tenuto conto e del resto 900 mila elettori giustificano ampiamente i 12 eletti in Parlamento e i 6 al Senato. Ritiene che almeno tutti i connazionali registrati all’AIRE debbano ricevere il plico elettorale, poiché non è difficile immaginare che in molti casi non sia aggiornata l’iscrizione negli elenchi consolari. Occorre a questo punto pensare a come l’Amministrazione possa assicurare il massimo di partecipazione democratica e regolare al voto. La legge indica che entro il 18° giorno precedente la data delle elezioni l’Amministrazione invia il plico, ma cosa succede se, come si è già verificato in occasione di un importante referendum, in un Paese estero viene indetto uno sciopero delle poste? Il controllo sull’invio e la distribuzione dei plichi elettorali, e i loro ritorni da chi è effettuato? In una elezione per corrispondenza la segretezza del voto è affidata alle singole persone. Anche in Paesi in cui il voto per corrispondenza esiste da lunga data, per via parentale avviene comunque qualche raccolta di schede elettorali; in questo caso però può avvenire di peggio ed egli chiede che il controllo sia effettivo e preveda tutti gli inconvenienti possibili.

Il Cons. d’Amb. Alessandro GAUDIANO propone all’attenzione alcuni dati tratti dall’esperienza tedesca, che possono risultare utili anche al fine di ipotizzare quanto avverrà con gli schedari consolari. Alla fine del 2004 risultavano iscritti negli schedari consolari 715 mila cittadini italiani, un numero che negli anni è andato man mano crescendo, mentre secondo i dati delle Autorità anagrafiche tedesche, dal punto di vista tecnico meglio attrezzate per identificare i cittadini italiani residenti in Germania, tale numero è andato costantemente riducendosi fino a raggiungere i 550 mila nel 2004 (in tale anno è stata effettuata una ripulitura confrontando i dati dell’anagrafe centrale e di quelle locali). Si è pensato di spiegare la differenza con i doppi cittadini, i quali vengono censiti come tedeschi, ma da una verifica sugli schedari consolari si è accertato che questi erano soltanto 77 mila, che sommati ai 550 mila danno un risultato di 627 mila cittadini italiani presenti in Germania al 1° gennaio 2005 per le anagrafi tedesche. All’AIRE ne risultavano circa 580 mila, mentre prima dell’operazione di mailing per gli schedari consolari ve n’erano quasi 100 mila in più. L’assottigliamento degli schedari

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consolari a seguito del mailing può fornire un’idea più realistica della residenza effettiva.

Michele SCHIAVONE (Svizzera) fa notare che, per l’eccezionalità dell’evento elettorale, era un dovere dello Stato effettuare una rilevazione macro-demoscopica dei cittadini italiani nel mondo, cui fa riscontro il dovere dei cittadini di indicare, ad ogni cambiamento di domicilio, il luogo in cui vivono. Però, rispetto a questioni puramente amministrative c’è il diritto della persona, sancito dalla Costituzione, di esprimere il proprio voto, un diritto che fino al 1945 in Italia non tutti avevano. Ci si deve allora domandare perché i cittadini italiani che vivono all’estero non devono avere la possibilità di votare, se non sono contattati dallo Stato. La gente è chiamata a partecipare ma deve essere informata, messa in condizione di capire il significato della data del 31 ottobre entro cui esercitare l’opzione per votare in Italia o all’estero. Questa informazione non è garantita dallo Stato ed è veicolata solo attraverso qualche giornaletto da parte di chi ha coscienza politica e interesse per le comunità. Poiché all’art. 8bis la legge indica che il CGIE ha facoltà di istituire commissioni di lavoro, propone che venga assunta un’iniziativa di tal genere affinché siano infine prese in seria considerazione le difficoltà da affrontare e si formulino proposte per superarle.

Per Dino NARDI (Svizzera) qualsiasi iniziativa si intraprenda per portare ordine, non si otterranno risultati soddisfacenti perché l’unica possibilità è data dall’opzione. È noto che i Comuni ricevono i finanziamenti da parte delle Regioni sulla base dei cittadini stabilmente residenti e sulla stessa base sono definiti gli stipendi dei Sindaci, per cui c’è un interesse a non tenere conto dei dati forniti dai Consolati. D’altro lato, vi sono connazionali all’estero che risultano residenti nel Comune di origine per conservare il diritto alla pensione minima, e altri che per disinteresse non regolarizzano la propria posizione presso i Consolati. Superato l’evento elettorale, la materia dovrà essere affrontata approfonditamente. L’iniziativa del mailing è comunque importante e positiva, anche se assunta con ritardo, sicché c’è da dubitare che i Consolati riescano a digitare tutti i dati e i Comuni ad apportare entro il 31 dicembre le dovute correzioni agli elenchi AIRE, sulla cui base è stabilita la quota dei parlamentari da eleggere in ciascuna area geografica. In considerazione dei dati attualmente disponibili si può ipotizzare il recupero di circa 400 mila cittadini solo MAE e di 200 mila solo MIN. Conviene sulla necessità della garanzia che non vi sia dispersione delle schede elettorali spedite e di ritorno e suggerisce che si dia attuazione a una proposta formulata in passato, che in ogni circoscrizione consolare un comitato elettorale collabori con i Consoli nell’attività di controllo, che non sia riservata soltanto all’Amministrazione.

Gianfranco SEGOLONI (Germania) non è interessato a coloro che per una precisa scelta non vogliono partecipare al voto, ma gli preme salvaguardare fino all’ultimo momento l’esercizio del diritto per le persone che in perfetta buonafede non hanno risposto al mailing, convinte che avrebbero in ogni caso potuto votare. Fino a qualche settimana prima dell’invio delle schede elettorali sarà possibile una concreta azione di recupero, e uno dei prossimi impegni

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dovrà essere la divulgazione dell’informazione attraverso la campagna di informazione ufficiale e i mass media a disposizione. Conviene sul rischio di spedire per il mondo schede elettorali non sapendo se ritorneranno, e si domanda se sia configurabile l’ipotesi di un messaggio che, nell’ambito della campagna informativa più generale sulle modalità del voto, spieghi che è stata effettuata un’operazione supplementare di recupero rivolta a coloro che non erano stati presi in considerazione alla fine dell’operazione di mailing. Occorre fino alla fine cercare di migliorare quanto è migliorabile.

Il Segretario Generale Franco NARDUCCI condivide la preoccupazione più volte espressa dal Presidente, relativa alla sospensione del diritto ai servizi consolari cui nel mailing si fa riferimento. D’altra parte, c’è una responsabilità anche dei cittadini e a tal proposito il messaggio nel mailing è chiarissimo. Si sofferma sul complesso problema dell’anagrafe, che paragona ad una casa che si costruisce mattone dopo mattone, e ricorda che la questione del mailing è stata posta per la prima volta a giugno. Si pensava che l’operazione potesse iniziare a luglio, ma per l’indisponibilità delle risorse si è invece partiti con notevole ritardo. A San Paolo ci si è domandati se i Comuni sarebbero riusciti ad evadere tutto il lavoro e se i risultati ottenuti con un notevole investimento di fondi si sarebbero potuti trasferire nell’anagrafe dei Comuni. Dà atto all’Amministrazione di essersi fatta carico di una possibile soluzione del problema ed egli è dell’idea che dall’operazione mailing, che andava fatta, ci si possa attendere un contributo notevole. Al Direttore Generale chiede un approfondimento in ordine a cosa significhi la sospensione dei servizi, una questione troppo delicata per essere liquidata sbrigativamente. Attraverso campagne informative occorre tentare di sensibilizzare ulteriormente la gente, tenendo conto del tempo limitato di trasferimento dei dati raccolti. Sottolinea come, senza la determinazione del corpo elettorale, al gruppo parlamentare trasversale contrario al voto all’estero si sarebbe dato motivo di rinviare l’esercizio del voto. Occorre però una riflessione su come raggiungere coloro che in perfetta buonafede non hanno risposto, ma che comunque hanno delle responsabilità, dal momento che il messaggio era molto chiaro.

I lavori, sospesi alle ore 16.55, riprendono alle ore 17.15

Il Min. Plen. Adriano BENEDETTI afferma l’imprescindibilità della certezza anzitutto del corpo elettorale, quando si parla di elezioni, e il mantenimento di una discrepanza di circa 2 milioni di persone sarebbe stata elemento sufficiente, per chi trasversalmente in Parlamento è contrario al voto all’estero, per non consentirne la concretizzazione. Questo è stato uno dei motivi che ha indotto a effettuare l’operazione di mailing, il cui schema si situa all’interno della normativa vigente e non può superare le difficoltà di fondo che il legislatore ha inserito nel sistema apparentemente perfetto, ma enormemente complesso. Il legislatore parla di confluenza fra le due anagrafi, ma in altra sede stabilisce chi deve essere inserito nella lista elettorale definitiva. L’opzione evocata come ispiratrice nella formazione della lista elettorale si ritrova anche nel mailing, che informa le persone della possibilità di votare. Spetta al cittadino rispondere, e la mancata risposta rientra nella logica dell’opzione.

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Sull’opzione attualmente prevista dalla legge per votare in Italia la normativa è ambigua, poiché da un lato è indicato che deve essere espressa entro il 31 dicembre e dall’altro entro 11 giorni dall’avvenuta indizione delle elezioni, qualora esse si svolgano nell’anno in cui sono previste. Egli aveva suggerito al Ministero dell’Interno di avere considerazione per l’alternativa più favorevole al cittadino, quella degli 11 giorni, ma il Ministero ha osservato che se si terranno il 9 aprile, come sembra possibile, le elezioni saranno comunque anticipate. Di fatto il cittadino può esprimere la sua opzione entro il 31 dicembre o, al più tardi, nel secondo periodo indicato. Sarebbe stato auspicabile che la regolarizzazione a seguito del mailing si fosse conclusa il 10 novembre, ed è comunque auspicabile che le operazioni si completino entro Natale, per dare ai Comuni la possibilità di fornire al 31 dicembre una fotografia esatta ai fini della determinazione del decreto. Nulla in ogni caso toglie che la regolarizzazione a seguito delle risposte al mailing prosegua dopo il 31 dicembre; ovviamente quelle posizioni non entreranno nel decreto, ma nell’elenco aggiunto. Sottolinea ancora una volta che l’operazione di mailing avrà un risultato concreto nella misura in cui i Comuni rispetteranno le indicazioni della legge richiamate dal Comitato anagrafico-elettorale. A proposito del Comitato anagrafico circoscrizionale che la legge prevede per le elezioni dei Comites, ricorda che esso non ha competenza per quanto riguarda la distribuzione delle schede, né può svolgere controlli sul ritorno delle stesse, controlli che nel caso del voto politico saranno affidati agli Uffici consolari. Egli terrà conto del giusto rilievo che le schede votate vanno mantenute in ambienti sicuri, e le istruzioni che impartirà alla Rete consolare riguarderanno questo aspetto come pure, in adesione a un’altra indicazione formulata in questa sede, il fatto che i funzionari e i dipendenti dei Consolati siano all’altezza del loro compito di imparzialità e della condizione super partes, affinché non vi siano rilievi di partigianeria. Con riguardo alla questione dei servizi consolari, ribadisce che chi viene accantonato nell’anagrafe storica, nel momento in cui richiede un servizio consolare è reinserito nell’anagrafe consolare e contestualmente dovrà firmare un’attestazione, da inviare al Comune di origine, dalla quale risulti che è residente all’estero. In sostanza, non s’intende negare servizi ma si cerca di dare certezza alle due anagrafi, e quindi alla lista elettorale.

Informazione istituzionale sul voto all’estero

Tobia BASSANELLI (Direttore del Web Giornale) è direttore dell’Agenzia stampa “de.it press” che pubblica il quotidiano telematico bilingue Webgiornale per gli italiani in Germania. Negli ultimi anni in Germania si è andata affermando la tendenza a promuovere l’integrazione e a rimuovere quanto è orientato al mantenimento dell’identità di origine, a iniziare dalla lingua madre. Non ci si può pertanto attendere che lo Stato tedesco si dia cura di diffondere l’informazione sul voto, quando è in corso lo smantellamento delle trasmissioni che hanno segnato la vita della prima generazione di italiani in Germania. In alternativa sono però nate altre iniziative; inoltre a livello locale si nota, in particolare da parte delle radio libere, un crescente interesse per le minoranze etniche e la multiculturalità, sicché sono nate trasmissioni come “Una domenica italiana”, “Tiramisù”, “Buonasera Italia”, “Aria fritta”, “Mezz’ora italiana”.

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Quanto all’informazione proveniente dall’Italia, il satellite e Internet hanno reso possibile la ricezione dei canali RAI e Mediaset, nonché di altri regionali e privati. È stata recentemente superata la dipendenza dalla parabolica, e attualmente si ricevono i programmi via cavo e digitale terrestre. Corrispondendo un modesto canone si possono ricevere i tre canali RAI e EuroNews e così mantenere un legame con la Madrepatria, seguirne il dibattito politico e i cambiamenti legislativi, sociali e culturali. L’informazione dall’Italia ha però il grave limite di restare estranea alla realtà vissuta dal connazionale all’estero e di essere priva di respiro internazionale. Rimane pertanto importante l’informazione da parte delle organizzazioni italiane all’estero, sempre più diffusa grazie a Internet. Per rispondere all’esigenza di informazione specifica, quotidiana e possibilmente completa è nato il Webgionale, che si caratterizza per quattro filoni principali: informazione europea; situazione socio-politica d’Italia e Germania; vita degli italiani nella RFT; problemi dei flussi migratori, delle minoranze etniche e della multicultura. Il settore dell’informazione tradizionale, attraverso la carta stampata, vive serie difficoltà. La stampa nazionale proveniente dall’Italia è sempre più insignificante e quella dell’emigrazione a cura delle associazioni e delle Regioni è limitata a gruppi specifici. Nonostante la Germania sia il Paese estero europeo dove risiede il maggior numero di italiani, sono relativamente poche le pubblicazioni in italiano; tra queste spicca il Corriere d’Italia, testata storica al suo 55° anno di vita, che per motivi economici due anni fa da settimanale è divenuto mensile.In pochi anni è cambiato il panorama dell’informazione italiana in Germania, che si è arricchita di testate e trasmissioni telematiche, mentre quella tradizionale, su carta stampata cerca di resistere nonostante le difficoltà, puntando sulle nuove tecnologie per contenere i costi. A suo avviso, per avere maggiore peso sociale e politico e rispondere alle sfide della globalizzazione, i media italiani in Germania dovrebbero fare squadra, analogamente a quanto i giornalisti italiani hanno tentato con l’associazione “MediaClub”. Si sofferma quindi sul ruolo determinante dell’informazione istituzionale e privata in vista del prossimo appuntamento elettorale. I media italiani all’estero sono pronti a offrire il proprio contributo, ma occorrono valide campagne istituzionali; la Televisione nazionale pubblica e privata, il media più seguito all’estero, dovrà essere il canale privilegiato per veicolare il messaggio informativo. Né vanno esclusi la posta elettronica, Internet, il telefonino, che per le giovani generazioni costituiscono il modo più diffuso per comunicare. Ma una buona informazione istituzionale e una buona campagna elettorale non sono sufficienti a garantire un’alta partecipazione al voto; va recuperata la fiducia nelle istituzioni dello Stato, a partire dal miglioramento dei servizi consolari. Occorre un progetto complessivo che tenga conto delle disponibilità finanziarie, che la competente Commissione Tematica del CGIE potrebbe farsi carico di definire, domandandosi anzitutto quale contenuto dare all’informazione. Si vuole dallo Stato un’informazione limitata a invitare alla partecipazione, oppure si preferisce una modalità più estesa, che includa i programmi delle liste e dei candidati della circoscrizione? Da parte loro, CGIE e Comites devono mettere in campo azioni parallele di sostegno, monitoraggio, pressione politica. Assicura conclusivamente la completa disponibilità del Webgiornale - la cui redazione chiede soltanto di essere messa in grado di dare informazione (a tal

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fine auspica la possibilità di ricevere il notiziario Ansa di Berlino) e svolgere al meglio il proprio lavoro basato sul volontariato - a pubblicare l’informazione istituzionale neutra che gli giungerà per posta elettronica (All. 5)

Il PRESIDENTE osserva che l’Esperto Bassanelli ha fornito spunti interessanti per la discussione, individuato alcuni strumenti possibili e aperto un dibattito sui media nazionali che, egli ritiene, non potranno in questa circostanza non tenere conto degli italiani che voteranno nella Circoscrizione estero.

Mauro MONTANARI (Germania) ritiene vi sia una relazione diretta tra l’intervento dei media sul voto e la frequenza al voto stesso. Conviene che la Commissione Informazione del CGIE dovrebbe essere un motore per lo sviluppo di idee su come far intervenire i media nel processo del voto, ma per indisponibilità finanziarie tale Commissione non si è potuta riunire. Sottolinea come di fronte a una scadenza così importante i media abbiano difficoltà a ordinare autonomamente le idee e a costituirsi un motore di iniziative.

Michele CALAMERA (Belgio) ritiene che la scarsa partecipazione della comunità italiana all’estero alle recenti consultazioni elettorali sia dovuta alla limitata formazione e informazione. Non è sufficiente riconoscere ai connazionali all’estero il diritto a esprimere il voto e a scegliere i propri rappresentanti; essi devono essere adeguatamente formati e informati per poter effettuare una scelta responsabile. È necessario cercare di raggiungere il maggior numero di cittadini italiani con tutti i mezzi possibili e, insieme con il MAE, il MIM dovrebbe coordinare le iniziative coinvolgendo Ambasciate, Consolati, associazioni, Comites. Lo Stato italiano dovrà garantire le risorse necessarie per il conseguimento degli obiettivi che la comunità italiana si pone.

Franco SANTELLOCCO (Algeria) ringrazia l’Esperto Bassanelli per l’equilibrio politico. Dopo decenni di abbandono degli italiani all’estero, l’impegno del Ministro Tremaglia ha impresso una decisa inversione di tendenza; l’auspicio è che anche le altre forze politiche lo sostengano affinché l’acquisito diritto all’effettivo esercizio di voto si risolva in positivo.

Gianni FARINA (Francia) si augura che l’informazione anche regionale sia all’altezza dell’evento atteso. Le Regioni hanno nuovi e grandi poteri e gran parte della comunità italiana all’estero ha verso l’Italia un rapporto a livello regionale, se non addirittura provinciale e persino cittadino, di cui l’informazione non può non tenere conto. La realtà è cambiata, l’informazione del web è molto più avanzata di quanto comunemente non si creda, come è stato dimostrato in occasione delle elezioni primarie, che hanno visto la partecipazione di migliaia di cittadini del tutto sconosciuti, ai quali l’informazione è giunta unicamente attraverso Internet. Ci si trova di fronte a un evento storico: nel 2006 entreranno in campo milioni di cittadini che all’estero eleggeranno i propri rappresentanti nel Parlamento italiano e l’informazione RAI, regionale e nazionale, dovrà essere concreta, continua e riguardare temi e programmi. Dalla Conferenza Permanente Stato-Regioni-PA-CGIE deve partire un messaggio in tal senso, affinché si realizzi un’inversione di tendenza e ci si orienti nella direzione indicata dall’Esperto Bassanelli.

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Alberto BERTALI (Gran Bretagna) chiede se l’Esperto Bassanelli abbia suggerimenti da dare in ordine ai contenuti dell’informazione e se sia in grado di fornire indicazioni sull’interesse dei connazionali in Germania a seguire programmi o giornali prodotti in emigrazione, che potrebbero eventualmente essere strumenti di diffusione dell’informazione.

Oscar CECCONI (Svezia) fa notare che le comunità italiane all’estero considerano con preoccupazione che a pochi mesi dall’appuntamento elettorale non siano state ancora fornite informazioni chiare sui meccanismi elettorali e non si conoscano candidature e programmi, indispensabili per poter esercitare il diritto di voto con convinzione, senso di responsabilità e chiarezza di scelte.

Fernando MARZO (Belgio) si domanda se la caduta di interesse per la stampa italiana e la riduzione del numero delle testate siano dovute a un’evoluzione dell’idea identitaria e di appartenenza all’Italia. Quale l’influenza può avere l’affermazione dei grandi mass media, come la RAI, e la scelta, da parte dei vari Governi, dell’integrazione degli stranieri nel tessuto sociale dei Paesi di residenza?

Per Michele SCHIAVONE (Svizzera) è forse il caso di domandarsi se i giornali e i mezzi di comunicazione tradizionali abbiano ancora la loro funzione originale, e se non sia il caso di cercare soluzioni alternative. Egli ritiene che l’informazione debba essere data non solo nella sua neutralità, in quanto i programmi di qualsiasi lista devono essere conosciuti da tutti gli elettori, perché possano poi effettuare una scelta responsabile. Sarebbe anche il caso di valutare la possibilità di utilizzare un veicolo di informazione con caratteristiche diverse, in alternativa a RAI International in Europa.

Dino NARDI (Svizzera) avverte la necessità di una riflessione sul ruolo dei mezzi di informazione che le comunità si erano date nel passato. Con gli attuali strumenti a disposizione l’informazione è irradiata in tempo reale e la stampa dovrebbe, a suo avviso, orientarsi verso l’approfondimento dei temi. Quanto all’evento elettorale, pone il problema della mancata ricezione in Europa del segnale di RAI International. Non ritiene indispensabile l’informazione istituzionale, dal momento che sia i partiti che i candidati si avvarranno di tutti i mezzi disponibili per promuovere campagne informative. Tra l’altro, con l’informazione tradizionale si finisce con il rivolgersi esclusivamente agli emigrati di prima generazione, ma nel mondo sono sempre più numerosi coloro che appartengono a generazioni successive e per raggiungerli dovranno essere ricercati altri canali. Rimane però il problema del finanziamento, che va al di là dell’evento elettorale.

Norberto LOMBARDI (Italia) osserva che esiste un grave ritardo nell’affrontare in termini generale la questione dell’informazione e ritiene che si dovrebbe prevedere sul tema un momento assembleare del CGIE e, se possibile, una riunione delle Commissioni Continentali. Se ha ben inteso, gli utenti delle tecnologie più moderne sarebbero numericamente superiori a quelli della televisione. Chiede se sia possibile avere indicazioni più puntuali.

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Tobia BASSANELLI ha inteso riferirsi al mondo dei giovani, che comunicano tra di loro avvalendosi delle nuove tecnologie, alle quali dedicano maggiore tempo che a guardare la televisione. Si tratta di Internet, di messaggi attraverso diversi canali, di forme di comunicazione che prendono sempre più piede, di un’informazione che non si vede, per cui non si ha l’impressione che esista, e che invece ha una notevole incidenza.

Anna POMPEI RUEDEBERG (Svizzera) ritiene che non sarebbe sbagliato rendere i giovani protagonisti in prima persona. Il giovane che si disinteressa, se viene chiamato direttamente a prendere coscienza di quanto sta succedendo, grazie agli strumenti nuovi potrà forse essere coinvolto.

Il Segretario Generale Franco NARDUCCI ricorda che da tempo il CGIE si è posto il problema dell’informazione, affrontato anche in due audizioni con il Direttore Magliaro e con il Presidente della FUSIE De Sossi. Ciò nonostante, l’unica informazione puntuale sugli avvenimenti che riguardano gli italiani all’estero si deve al MAE, che ha coinvolto i media dell’emigrazione in alcuni Paesi con la pubblicità istituzionale. L’informazione è fondamentale per la garanzia di democrazia e occorre fare qualcosa di più. Della Commissione Informazione, che non ha potuto riunirsi a ottobre, è prevista una riunione il prossimo 2 dicembre, dopo la plenaria della Conferenza Permanente Stato-Regioni-PA-CGIE. Tenendo conto dei tempi, sarà difficile immaginare grandi rivoluzioni; si dovrà puntare sul servizio pubblico, purché non trasmetta a mezzanotte spot che nessuno vede. Per tentare di ottenere la garanzia di un’informazione la più ampia possibile, nei prossimi giorni sarà necessario attivarsi insieme con il Ministro Carloni (Segretario del CGIE) perché alla riunione della Commissione del 2 dicembre oltre al Direttore Magliaro siano presenti il Garante per le pari opportunità e una serie di figure istituzionali.

Tobia BASSANELLI ha ricavato la sensazione che vi sia consapevolezza dell’importanza dell’informazione e che si debbano cercare vie nuove per parlare ai giovani, poiché le testate tradizionali si rivolgono soprattutto alle prime generazioni, che stanno scomparendo. Tra l’altro, le nuove tecnologie sono accessibili a tutti a costi contenuti. Sempre meno persone leggono le testate di emigrazione; la radio tedesca sta eliminando le trasmissioni in italiano perché l’ascolto è quasi nullo (3.5%) e i giovani neppure comprendono la lingua italiana anche a seguito delle iniziative che tendono ad accelerare il processo di integrazione e sottraggono fondi ai corsi di lingua madre. È difficile stabilire quanti accessi quotidiani vi siano ai siti Internet, poiché non tutti dispongono di un contatore. A proposito dei contenuti, osserva che il tema della formazione scolastica e professionale, che significa futura occupazione e integrazione, è di grossa portata. Richiama l’importanza che l’informazione istituzionale scopra i nuovi media e li utilizzi, per raggiungere più connazionali e soprattutto i giovani, forse proprio quelli che non restituiscono i plichi perché non sono interessati al mondo di origine.

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Il PRESIDENTE ringrazia l’Esperto Bassanelli e sospende i lavori della Commissione, che riconvoca per l’indomani alle ore 9.30

I lavori terminano alle ore 19

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VENERDÌ, 11 NOVEMBRE 2005 - I lavori iniziano alle ore 9.30

Presidenza del Vice Segretario Generale Elio CAROZZA

Nell’aprire i lavori della Commissione il PRESIDENTE invita ad affrontare il successivo tema all’ordine del giorno.

Conferenza Permanente Stato-Regioni-PA-CGIE

Il Presidente della VI Commissione Tematica, Claudio MICHELONI (Svizzera), ricorda che la Commissione da lui presieduta sin dal suo insediamento si è impegnata per ottenere in tempi rapidi la convocazione della seconda plenaria della Conferenza Permanente Stato-Regioni-PA-CGIE, in questo sostenuta dal CdP. Essa aveva individuato un percorso di preparazione della seconda plenaria partendo dall’ottimo lavoro svolto nella prima sessione, e si era data tre obiettivi: 1) rendere permanente la Conferenza; 2) immaginare un percorso che permettesse alle associazioni e alle Consulte di essere integrate nella Conferenza; 3) definire i temi della Conferenza. Le tematiche individuate: riforma dello Stato; lingua, cultura, formazione professionale; internazionalizzazione; ambito sociale e tutela dei diritti, sono state approvate dall’Assemblea Plenaria del CGIE e avrebbero dovuto essere oggetto di 4 seminari che coinvolgessero anche le Consulte e le associazioni e approntassero le proposte da presentare alla riunione plenaria della Conferenza, che però è stata convocata soltanto il 12 settembre di quest’anno. Avendo a disposizione soltanto 9,5 settimane, la VI Commissione riunitasi il 14 settembre ha dovuto immaginare un altro percorso, che comunque rispettasse gli obiettivi iniziali. Si è anche data l’impegno di superare il clima conflittuale che aveva caratterizzato la prima plenaria, quando ognuno difendeva il proprio territorio non avendo compreso che nello spirito della legge la Conferenza si compone di tre parti aventi uguale dignità, chiamate a lavorare insieme in un territorio neutro. Questi sentimenti hanno animato i lavori che in questa circostanza hanno visto riuniti la Commissione e i rappresentanti dello Stato e delle Regioni. Per dare carattere di permanenza alla Conferenza, i seminari sulle 4 tematiche (che vedranno la presenza di esperti) dovranno divenire programma di lavoro per il prossimo triennio e saranno da realizzare uno nel tardo autunno 2006, due nel 2007, uno in primavera 2008, per poi nella terza plenaria del 2008 trarre le somme del lavoro svolto. Si propone inoltre che la VI Commissione sia integrata in modo permanente da rappresentanti delle Regioni e dello Stato, così da diventare il braccio operativo della Conferenza Permanente. In terzo luogo si propone che all’ordine del giorno delle due Assemblee Plenarie ordinarie del Consiglio Generale che si tengono a Roma, sistematicamente sia posta la Conferenza Permanente Stato-Regioni-PA-CGIE, con la partecipazione del livello politico delle altre due parti della stessa, al fine di effettuare una verifica politica sull’andamento del programma. Non si propone la realizzazione del segretariato, perché la legge recita che la segreteria della Conferenza Permanente Stato-Regioni-PA-CGIE è la segreteria del CGIE. A seguito dell’impostazione definita nella riunione del 14 settembre si è

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attivata la cabina di regia, formata da 3 rappresentanti del CGIE (il Vicepresidente e il Presidente della VI Commissione, e il Segretario Generale), dai rappresentanti di 4 Regioni (Sardegna, Piemonte, Sicilia, Puglia) e da 3 rappresentanti dello Stato (Ministero degli Affari regionali, MAE e MIM). La cabina di regia si è riunita due volte, ha predisposto la parte organizzativa della Conferenza e ha convocato per il 25-26 ottobre una riunione straordinaria della VI Commissione, con la partecipazione dei Presidenti delle Commissioni Tematiche del CGIE, nella quale sono stati prodotti 4 documenti operativi sulle tematiche discusse, che saranno la base di lavoro che si proporrà alla seconda plenaria della Conferenza, la quale dovrà discuterne in termini politici di prospettiva. Nel merito delle questioni si entrerà successivamente, con approfondimenti che consentano di presentare allo Stato e alle Regioni proposte politiche di intervento concreto. Si prevede la seguente organizzazione dei lavori della Conferenza: nella prima giornata, che vedrà la presenza di vari Ministri e Presidenti di Regioni, sarà presentato un documento politico-programmatico ora in fase di elaborazione – che sarà poi quello finale da approvare alla fine della giornata – in cui si dichiara la volontà di rendere permanente la Conferenza, e si chiede l’approvazione delle tre citate proposte. Come articolazione dei lavori, l’idea è che gli interventi delle Autorità regionali e statali siano intercalati con quelli dei Presidenti delle Commissioni Tematiche e dei Vice Segretari. Le altre due giornate sono divise in quattro momenti, uno per tema, in ogni caso lavorando in plenaria in modo che tutti abbiano lo stesso bagaglio di informazioni. I tempi di intervento dovranno essere rigorosamente rispettati e saranno nel primo giorno di 8 minuti per i succitati Consiglieri del CGIE, e di 5 minuti nelle due giornate successive, per consentire di intervenire a chiunque ne faccia richiesta. Ringrazia il Segretario Generale per il sostegno costantemente assicurato e informa che fino al 18 novembre sono attese le conferme in ordine alla presenza dei Presidenti regionali e dei Ministri, sicché il programma definitivo dei lavori sarà disponibile intorno al 22 novembre.

Il PRESIDENTE domanda se sia ancora possibile inserire tra i temi la questione dell’informazione. La Commissione ha svolto un’ammirevole mole di lavoro, ma va dato atto all’intero CGIE di aver consacrato una parte delle proprie risorse finanziarie alla realizzazione delle riunioni straordinarie della VI Commissione e alla celebrazione della seconda riunione plenaria della Conferenza nei termini previsti dalla legge. Occorre adoperarsi per rendere permanente la Conferenza e a suo avviso è stata scelta la via giusta. Quanto alla segreteria, che la legge stabilisce essere quella del CGIE, dovrà curare l’aspetto logistico-esecutivo, mentre il segretariato, inteso come organizzatore politico, se ha ben compreso dovrebbe essere sostituito dalla VI Commissione Tematica integrata con la rappresentanza degli altri attori della Conferenza.

Claudio MICHELONI (Svizzera) fa presente che il tema dell’informazione dovrà essere trasversale alle altre tematiche. Precisa poi che la VI Commissione integrata non è un segretariato politico, bensì un organismo operativo che farà il punto sui seminari quando la Commissione si riunirà a Roma. Il momento politico della Conferenza Permanente Stato-Regioni-PA-CGIE

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Page 37: Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione ...  · Web viewIl PRESIDENTE fa notare che rispetto agli italiani, sia per gli spagnoli, che hanno avuto Franco, che per i greci,

si avrà nelle due assemblee plenarie ordinarie del CGIE. Insiste sull’opportunità di non chiedere la creazione di una nuova struttura e di lavorare all’interno del quadro legislativo esistente. Se nel corso del prossimo triennio di riterrà che esso abbia dei limiti, si potrà presentare una proposta di eventuali modifiche.

Alberto BERTALI (Gran Bretagna) domanda che cosa si proponga di ottenere la Conferenza. Si vogliono forse coinvolgere maggiormente le Regioni, perché hanno maggiori disponibilità finanziarie? Per quale motivo il legislatore ha ritenuto che il CGIE dovesse essere coinvolto in un rapporto con le Regioni e le Province Autonome, oltre che con lo Stato? Passando alle tematiche oggetto dei futuri seminari, vorrebbe fosse chiarito cosa s’intende per “riforma dello Stato”. Infine, esprime perplessità in ordine al fatto che, se ha ben compreso, sono già stati preparati i documenti finali della Conferenza.

Claudio POZZETTI (Italia) esprime un giudizio positivo sul lavoro svolto e sulla scelta operata, di un programma scarno che vuole essere efficace, con un’articolazione dei lavori insieme alle Regioni, allo Stato e alle Province Autonome nei prossimi tre anni sulle tematiche individuate, realmente dando alla Conferenza un carattere permanente. Comprende che l’informazione debba essere trasversale agli altri temi, ma ritiene che meriti anche un momento specifico di approfondimento, ad esempio nell’ambito della seconda tematica individuata; lingua, cultura e informazione potrebbe essere un terreno omogeneo su cui lavorare. Condivide la scelta di non riproporre il segretariato, evitando appesantimenti che potrebbero rivelarsi controproducenti. Quanto al documento politico-programmatico già pronto, ritiene si tratti di una traccia e che sia un modo di lavorare che consentirà maggiore concretezza.

Lorenzo LOSI (Gran Bretagna) ritiene encomiabile l’impalcatura del progetto illustrato, ma nutre dubbi sugli effetti e sul futuro. Poiché sembrerebbe che l’onere economico debba essere sostenuto dal Consiglio Generale, si domanda in che misura potranno essere inficiate le attività ordinarie e straordinarie delle altre Commissioni Tematiche. Osserva inoltre che i 4 temi proposti sconfinano nell’area di altre Commissioni. Auspica infine un’ampia partecipazione degli altri attori della Conferenza, pur se nutre seri dubbi derivanti dall’esperienza passata.

Franco SANTELLOCCO (Algeria), che avrebbe apprezzato la costituzione di un segretariato nel quale fossero presenti i Presidenti delle Commissioni Tematiche, si associa al plauso per i lavori svolti ma non manca di esprimere una certa preoccupazione riguardante la messa a disposizione della indispensabile documentazione di supporto. Domanda se, al di là dei rappresentanti politici, saranno convocati esperti (SIMEST, SACE, ecc.), la cui presenza è a suo avviso fondamentale. In caso contrario, sarebbe opportuno che le Commissioni competenti per materia prendessero opportuni contatti per ampliare l’informativa con pareri e opinioni. Si rammarica che il tema della formazione professionale, oggetto di forte preoccupazione per le comunità italiane all’estero, di fatto sia stato accantonato. Si riferisce non soltanto a progetti da anni giacenti a mai varati,

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ma alla più ampia tematica della formazione con riferimento alla scuola. Non sa se sia ancora possibile una rettifica del tiro. Infine, nei loro interventi i Presidenti delle Commissioni a quali contenuti dovranno fare riferimento? A quanto già sviluppato dal CGIE? A quanto già formalizzato il 25 e 26 ottobre? Oppure dovranno essere interventi innovativi e arricchenti il lavoro da svolgere? In tal caso essi dovranno occuparsene sin da ora per produrre documenti validi ai fini dei lavori.

Mario TOMMASI (Lussemburgo) si unisce al plauso generale nei confronti del lavoro svolto dalla VI Commissione e segnatamente dal suo Presidente. Concorda sugli indirizzi dati e sull’organizzazione della Conferenza. Domanda se l’intervento dei Presidenti delle Commissioni, nella prima giornata dei lavori della Conferenza, debba essere a titolo personale oppure – come egli ritiene – a nome della Commissione. In tal caso quali dovrebbero essere i temi?

Gianni FARINA (Francia) apprezza lo sforzo compiuto e i contenuti ma, osserva, si parte dal tetto e manca tutto il resto. La Conferenza Permanente Stato-Regioni-PA-CGIE è prevista nella legge del CGIE, avrebbe dovuto essere preparata nei tre anni precedenti in ogni Stato, attraverso un’analisi e una proposta proveniente dai Paesi di forte presenza di connazionali. Si sarebbe dovuto affrontare il problema dell’immigrazione in Italia alla luce delle esperienze vissute all’estero, poiché su questi temi gli italiani nel mondo possono portare alle Regioni in Italia un contributo di esperienze e professionalità. Questo compito dovrebbe avere la Conferenza Permanente Stato-Regioni-PA-CGIE, e il Consiglio Generale questa responsabilità. Si celebrerà una Conferenza Stato-Regioni e i Presidenti dei Comites e le associazioni non sanno che cosa sia. Per questo s’impone un’autocritica e non può mancare una riflessione critica sull’esperienza dei tre anni trascorsi. In tema di informazione, che ha un peso determinante, egli crede alla trasversalità. Auspica che la proposta di una periodicità di incontri e del rapporto permanente con le Regioni e con i rappresentanti delle comunità all’estero sia scaturita dalla consapevolezza di un gravissimo ritardo. I seminari dovranno essere organizzati coinvolgendo le comunità all’estero nelle diverse espressioni, dalle Consulte all’associazionismo, tenendo conto che il mondo sta cambiando. Si è partiti dal tetto per costruire una casa; non è la soluzione migliore, bensì quella di necessità. Non c’è che sperare.

Mario CASTELLENGO (Italia) sottolinea quanto negativa sia stata la precedente esperienza, non per responsabilità del CGIE, ma perché è mancato il sostegno dello Stato a coinvolgere le Regioni. La VI Commissione non ha scelto un obiettivo di comodo, ma di rendere permanente la Conferenza con i 4 temi che dovranno essere approfonditi nei tre anni successivi e di impegnare l’Assemblea a discuterli. Da tale obiettivo non ci si deve scostare, per non rischiare di concludere ancora una volta i lavori con un bel documento finale che poi non va più in là delle parole. Soltanto se a conclusione della Conferenza sarà stata fissata la data del primo seminario, e se saranno coinvolte le Consulte e le associazioni, si sarà ottenuto un buon risultato e la Conferenza diverrà realmente permanente.

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Anna POMPEI RUEDEBERG (Svizzera) fa riferimento al seminario riguardante lingua, cultura e formazione professionale per richiamare l’attenzione sul fatto che quest’ultimo aspetto non interessa un solo Ministero, ma anche quelli del Lavoro e della Pubblica Istruzione, e non sa se in quel seminario ci sarà tempo e spazio per tenerne conto a livello di tutto il mondo.

La risposta alla domanda del Consigliere Bertali (Gran Bretagna) in ordine alla Conferenza Stato-Regioni è data dall’art. 17bis della legge del CGIE, fa notare Claudio MICHELONI (Svizzera). Il tema “riforma dello Stato” è di fondamentale importanza nel momento attuale, in cui si sta modificando la Costituzione e si costituisce lo Stato federale; si tratta di capire quali saranno i rapporti con la nuova struttura dello Stato. Il documento finale sarà programmatico e impegnerà le tre componenti (Ministeri, Regioni e CGIE) a rispettarlo e ad organizzare i seminari. Ricordato che la Conferenza Permanente Stato-Regioni-PA-CGIE contempla la presenza di 6 diversi Ministeri, delle 20 Regioni, delle Province Autonome, dei Comuni e del CGIE, chiarisce che si è impegnati nella stesura di una bozza di documento che incontri il generale consenso, condizione indispensabile per chiederne il rispetto. Insiste sull’aspetto trasversale dell’informazione, poiché i canali da seguire in relazione all’internazionalizzazione saranno diversi da quelli, ad esempio, riguardanti la scuola e la cultura. E’ pertanto opportuno mantenere l’attuale impianto dei lavori. Anche il tema dei giovani è trasversale, per cui non sarà affrontato in sede di Conferenza, ma nel documento in via di predisposizione si chiederà che venga convocata la Conferenza dei giovani, da tempo sollecitata dal CGIE; nel caso sia convocata, dovrà interessarsene la competente Commissione Tematica. Chiarisce al Consigliere Losi (Gran Bretagna) che il CGIE sosterrà le proprie spese come parte della Conferenza, così come ogni altra componente. Nel documento citato si chiederà formalmente l’impegno delle Regioni e dello Stato a corrispondere l’integrazione necessaria per organizzare i seminari, che vedranno coinvolti Consulte, associazioni, esperti e saranno ben più impegnativi delle 4 mezze giornate della Conferenza. Si sta facendo il possibile per garantire una significativa partecipazione politica e a tal fine il Segretario Generale e la Presidenza della VI Commissione hanno incontrato il Presidente Errani e il Ministro La Loggia; un ulteriore incontro è previsto il 24 novembre alla Conferenza Stato-Regioni. Può soltanto segnalare che nell’attuale fase preparatoria i lavori nella cabina di regia sono caratterizzati da spirito collaborativo. In base all’esperienza dei tre anni trascorsi, al Consigliere Santellocco (Algeria) fa notare che un segretariato con la presenza dei Presidenti delle Commissioni rientrerebbe in una logica da dimenticare. Il fatto di integrare nella VI Commissione in modo permanente i rappresentanti delle Regioni e dello Stato sta a significare che due volte l’anno si avranno a Roma momenti organizzativi e di verifica. In questa fase della seconda plenaria della Conferenza Permanente non vi saranno esperti; si dovrà arricchire di contenuti e proposte politiche il lavoro svolto il 25 e 26 ottobre al fine di organizzare i seminari, e solo in un momento successivo saranno individuati gli esperti e si preparerà la documentazione che i Presidenti delle Commissioni hanno già richiesto. La formazione professionale

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è in evidenza tra i 4 temi. Circa gli interventi dei Presidenti di Commissioni Tematiche e dei Vice Segretari, è a suo avviso evidente che in relazione all’obiettivo dato ciascuno recherà la visione dell’area tematica o geografica che rappresenta. In ogni caso, il giorno precedente l’inizio dei lavori della seconda sessione plenaria della Conferenza vi saranno momenti di verifica che consentiranno di organizzarsi opportunamente. Dà assicurazione che nella proposta di documento finale sarà indicato che i seminari coinvolgeranno tutte le forze possibili, compatibilmente con le risorse a disposizione.

Il Segretario Generale Franco NARDUCCI non bollerebbe la precedente esperienza come totalmente negativa, anche se non ha prodotto i risultati attesi, poiché per la prima volta si è tentato di mettere a sistema il bagaglio di cognizioni ed esperienze del CGIE e farlo diventare linee programmatiche. Si tratta ora di creare le premesse perché la Conferenza diventi realmente programmatica e abbia un respiro permanente. A tal fine è fondamentale che nei tre giorni di riunione plenaria la parte politica istituzionale si vincoli su quella che ora è una bozza di documento. Le scelte operate nel brevissimo tempo a disposizione hanno tenuto conto che nell’esperienza precedente in particolare le autonomie locali si sono sentite sopraffatte dal CGIE. Ecco perché in questo caso preventivamente si illustrerà alla Conferenza Stato-Regioni cosa si vuole realizzare, e si spiegheranno le motivazioni alla Conferenza dei Presidenti delle Regioni. Va tenuto presente che il rapporto con lo Stato il CGIE l’ha sin dalla sua costituzione, mentre nei confronti del nuovo pianeta delle autonomie locali, che in modo diretto fanno addirittura politica estera e politiche verso gli italiani all’estero, la legge mette a disposizione lo strumento Conferenza Permanente. Perché funzioni, l’unica via possibile è rappresentata dai seminari, nei quali sarà previsto il coinvolgimento di tutte le istanze possibili. Quanto al finanziamento, va ricordato che dal 2002 è stato mantenuto quello relativo alla Conferenza Permanente; indubbiamente, per effetto della lievitazione dei costi ci sono delle difficoltà. La formazione professionale non è stata ignorata; è in un contesto che comprende anche lingua e cultura, perché le finalità non sono molto distanti. Si dovranno mettere in sintonia le istituzioni che operano su questo versante, cosa non facile poiché le Regioni hanno un alto senso della loro autonomia. La Conferenza dovrà anche definire la linea d’azione del CGIE, alla cui segreteria la legge attribuisce la parte operativa. Ma attualmente la segreteria è fortemente sguarnita ed egli rivolge un appello al Direttore Generale Benedetti perché sostenga la richiesta del CGIE che le sia data efficienza.Nelle intenzioni il segretariato avrebbe dovuto essere lo strumento per riunire in una cornice ristretta Stato, Regioni e CGIE e mandare avanti i processi. Visti gli esiti, è inutile riproporlo. Avverte che il giorno precedente la riunione plenaria della Conferenza le Commissioni Tematiche si riuniranno in seduta plenaria. Suggerisce che ogni Presidente chieda alla propria Commissione un contributo di idee e faccia pervenire gli assi principali sui quali articolerà il proprio intervento.

I lavori, sospesi alle ore 10.55, riprendono alle ore 11.05

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Integrazione scolastica e immigrazione in Europa e Africa del Nord

Il PRESIDENTE informa che la prof.ssa Lucchini, docente presso l’Università di Lovanio, affronterà il tema a livello europeo, mentre gli Esperti che interverranno successivamente saranno in particolare orientati sulla questione tedesca.

Silvia LUCCHINI (Docente presso l’Università di Lovanio) si è sempre interessata di linguistica legata all’immigrazione soprattutto italiana, e più recentemente all’immigrazione in generale, essendovi in Belgio più di 70 etnie e un altissimo numero di marocchini, turchi e spagnoli, oltre agli italiani. Dal ’75 lavora all’interno dell’associazionismo italiano a Bruxelles e in questo ambito si è occupata fino all’80 di recupero scolastico per i bambini italiani. Dall’88 si è dato vita ad un progetto di inserimento scolastico (Progetto Logo) in alcune scuole di Bruxelles, materne ed elementari, che ha riguardato circa 500 bambini. La ricerca che intende presentare è in parte di tipo universitario e in parte relativa a un lavoro svolto con bambini e famiglie. Riferirà inoltre in ordine a un progetto di intervento globale di politica linguistica che il Belgio sta elaborando. La sua presentazione sarà incentrata sull’Europa, anche se la situazione del Belgio è quella che meglio conosce. Fa presente che i dati relativi all’insuccesso scolastico che gli Stati forniscono, sempre meno tengono conto della nazionalità, e quand’anche se ne tiene conto, è comunque difficile risalire oltre la seconda generazione perché nei moduli di iscrizione in genere si chiede soltanto il luogo di nascita dei genitori. Pertanto le indagini sulle difficoltà scolastiche della popolazione di origine italiana sono in genere condotte su campioni di 1000-2000 alunni, prendendo in considerazione tre indicatori: gli anni di ritardo; la presenza nell’insegnamento speciale (che non esiste in tutti i Paesi); la presenza nell’insegnamento professionale. Si sta attualmente prendendo in considerazione un quarto indicatore, e precisamente il livello di competenza in alcune materie: lingua e capacità di produrre nella lingua del Paese; matematica e scienze.La prima ricerca internazionale è stata realizzata nel ’94 e la seconda nel 2000; la prossima sarà effettuata nel 2007. Nel caso della ricerca “PISA 2000” (Programme for International Student Assessement) sono stati valutati il livello di competenza in lettura nella lingua del Paese e soprattutto la comprensione dei testi, nonché il livello di competenza in matematica e scienze e ha riguardato un campione consistente di giovani - per il Belgio più di 2 mila – di 15-16 anni, 32 Paesi e 20 lingue. I parametri considerati sono: autoctonia/alloctonia; presenza di una lingua di origine nel contesto familiare, o comunque di una seconda lingua parlata; livello di studi della madre. Fissata in 500 punti la media internazionale, distintamente per Paese i dati seguenti riguardano nell’ordine gli autoctoni, la seconda generazione e la prima generazione:Lussemburgo: 474, 399, 370; Svizzera: 514, 460, 402; Germania: 507, 432, 419; Francia: 512, 471, 434; Belgio totale: 522, 411, 431; Belgio francofono: 495, 406, 414; Paesi Bassi: 542, 470, 453; Svezia: 523, 485, 450; Austria: 515, 453, 422; Regno Unito: 528, 510, 456; Danimarca: 504, 409, 433; Norvegia: 510, 464, 449. Per matematica e scienze i risultati sono equivalenti.

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In Belgio i risultati hanno scosso il mondo dell’insegnamento e dal 2001 si tentano riforme; comunque il problema è europeo.

Claudio MICHELONI (Svizzera) riferisce che una ricerca effettuata tre anni fa dalle Autorità svizzere in un cantone dove la lingua è l’italiano ha dimostrato che la resa scolastica degli italiani di seconda generazione è inferiore rispetto a quelli della prima generazione e agli altri stranieri. In termini generali in Svizzera è emerso che i risultati migliori si hanno in Cantoni dove la politica di integrazione è praticamente assente e in quelli meno industrializzati.

Silvia LUCCHINI osserva che le variabili in gioco siano complesse. Rispetto alla ricerca condotta nel 1994, la situazione in Belgio è risultata peggiorata. Relativamente all’integrazione linguistica, è stato chiesto se in famiglia si parla una lingua diversa da quella della scuola e/o una lingua o un dialetto maggioritario nel Paese; è stata quindi effettuata una suddivisione: L1 maggioritario (lingua o un dialetto nazionale presente nella comunità linguistica del Paese di residenza), e L1 minoritario (lingua dell’immigrazione). La situazione si presenta in termini particolarmente preoccupanti per quanto riguarda Lussemburgo, Svizzera, Germania, Belgio totale, Belgio francofono, Danimarca. Anche il livello socio-economico è un indicatore importante e, considerato che la madre ha la maggiore influenza sulla resa scolastica dei figli, e stata operata una suddivisione tra madri con diploma di scuola superiore e madri con diploma di scuola elementare o media. I Paesi in cui si sono evidenziate maggiori criticità sono ancora una volta Lussemburgo, Germania, Belgio e Danimarca.In alcuni Paesi i tre fattori (alloctonia, lingua d’origine minoritaria, livello di studi della madre) si rafforzano, e quello più discriminante diventa l’istituto scolastico. Vi sono scuole, infatti, in cui c’è una concentrazione di alunni stranieri che parlano una lingua minoritaria e hanno un livello socio-economico basso. In generale, l’inserimento dei bambini di origine italiana continua a rappresentare un problema in tutti i Paesi europei caratterizzati da una forte immigrazione, più che mai lo è in Lussemburgo, Svizzera, Belgio, Germania, Danimarca. Il problema della lingua si pone già nelle scuole materne, e sulla relazione esistente tra la conoscenza della lingua di origine e quella della scuola e del Paese di residenza vi sono due posizioni contrastanti, entrambe basate su studi effettuati: il bilinguismo precoce produce effetti negativi, per cui occorre sviluppare la lingua della scuola dimenticando quella di origine; il bilinguismo precoce produce effetti positivi, e dunque occorre rafforzare la lingua di origine. Le due posizioni sono giustificate empiricamente ma danno luogo a conseguenze opposte. Ci si deve anzitutto domandare che cosa significa conoscere bene la lingua d’origine. Per quanto riguarda l’orale, vuol dire usarla per le tre grandi funzioni: del comunicare, dello spiegare, del riflettere. C’è poi una questione di correttezza nell’uso della forma linguistica. Quanto allo scritto, è anzitutto necessario possedere le competenze orali precedenti; occorre però anche domandarsi di quale lingua si tratta, poiché alcune lingue (regionali, ibride) sono solo orali e per lo scritto si può usare soltanto la lingua standard, per cui si tratta di sviluppare arbitrariamente una lingua che sia di riferimento per

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insegnare a leggere e scrivere. Per quanto riguarda la seconda lingua, se il problema si pone in termini di arricchimento linguistico la lingua d’origine è benvenuta e gli effetti saranno positivi; se però manca la lingua di riferimento, è più utile puntare sullo sviluppo della lingua della scuola, quindi sviluppare le funzioni del linguaggio e la lingua orale negli aspetti che permetteranno di accedere allo scritto. Questo è il lavoro in cui da 15 anni in Belgio si è impegnati con un certo numero di bambini della scuola materna ed elementare. La politica linguistica è orientata a privilegiare la lingua del Paese di residenza come garanzia per l’inserimento professionale e, in secondo luogo, a potenziare la lingua d’origine standard come salvaguardia del patrimonio linguistico e come arricchimento linguistico, nella considerazione che se i bambini sono competenti nella lingua della scuola, per loro il bilinguismo sarà positivo. In Belgio si dibatte se abbia senso insegnare la lingua d’origine standard. La risposta è positiva se esiste una continuità tra l’orale e lo scritto e fra la lingua parlata in famiglia e a scuola. Se c’è competenza nella lingua d’origine standard o nella lingua del Paese di residenza, la richiesta è che si diano le condizioni di insegnamento delle lingue di origine come lingue materne nelle scuole bilingui, o come lingue straniere nel sistema opzionale. Ma se non c’è competenza in nessuna delle lingue utilizzate per lo scritto, occorre costituire una sola lingua; è però opportuno che gli interventi siano precoci e la scuola materna è il luogo principe poiché in prima elementare i bambini devono essere competenti almeno in una lingua, non importa quale. È certo più facile privilegiare la lingua del Paese di residenza, mentre l’insegnamento della lingua d’origine sarà da rinviare al momento in cui esisterà una vera e propria lingua di riferimento, che servirà come base per l’altra.

All’osservazione del PRESIDENTE, che i bambini che vivono le difficoltà iniziali non seguiranno poi un percorso scolastico normale, fa seguito la precisazione di Silvia Lucchini, che il 40 per cento di chi ha avuto un percorso scolastico catastrofico non trova inserimento nel mercato del lavoro.

Mario TOMMASI (Lussemburgo) sottolinea la particolarità del Lussemburgo, dove si parlano tre lingue: lussemburghese, francese, tedesco. Un elemento importante è la percentuale di allievi di origine straniera nelle scuole lussemburghesi (34%), ma addirittura si verifica in alcune scuole elementari che su 30 allievi 28 sono di origine portoghese e solo 2 lussemburghesi, tanto che a livello politico era stata considerata la possibilità di creare scuole per soli lussemburghesi e scuole per stranieri. Con PISA si è preso atto che la scuola lussemburghese non era preparata ad accogliere un numero così importante di stranieri e che il problema principale è linguistico. Nella scuola materna si insegna il lussemburghese, poi si passa al tedesco e al liceo si insegna il francese, ma neppure gli stessi lussemburghesi parlano correttamente le tre lingue. Da anni si dibatte sull’opportunità di insegnare agli stranieri soltanto il francese, senza assumere alcuna decisione. Uno studio dell’ottobre 2005 sull’integrazione della lingua materna nell’orario scolastico, riguardante gli allievi portoghesi, contrariamente a quanto sostenevano gli insegnanti ha dimostrato che tale insegnamento non crea agli alunni alcun tipo di problema, anzi, consente loro di prendere coscienza delle origini e si riflette positivamente nei rapporti con i coetanei e i genitori.

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Michele CRISTALLI (Germania) ha apprezzato la relazione, che comunque l’ha disorientato poiché viene messa in discussione la politica scolastica che da parte italiana si sta cercando di mettere in atto. È stata affermata la necessità di consolidare la competenza in una lingua, in un momento in cui le scuole nazionali spanno puntando sul precoce insegnamento dell’inglese come seconda lingua. Dà per scontato che, per una questione di costi, non sarà possibile insegnare l’italiano ai bambini italiani nelle scuole materne, e dalle indicazioni fornite dalla prof.ssa Lucchini sembrerebbe opportuno che l’insegnamento dell’italiano venisse impartito nella scuola non dell’obbligo come lingua straniera.

Alberto BERTALI (Gran Bretagna) osserva che i risultati migliori riguardano i Paesi dove è parlata la lingua inglese e si chiede se ciò non dipenda dal fatto che si tratta di una lingua relativamente facile da apprendere, almeno a livello elementare. In Gran Bretagna sono state eliminate le scuole speciali e c’è la comprehensive, che porta tutti a completare gli studi. Può darsi che anche il tipo di ordinamento scolastico sia influente ai fini dei risultati, e certamente un bambino relegato in una scuola speciale perché incapace di esprimersi bene, rimarrà svantaggiato. Inoltre, in particolare in Europa l’emigrazione è dai più immaginata temporanea e, se questo sentimento viene trasmesso ai figli, è possibile che essi non compiano lo sforzo necessario per apprendere la lingua della Nazione di residenza. L’impossibilità di trovare lavoro è ormai diffusa ed egli non sa quanto possa dipendere dal tasso di scolarità o da una rigidità nel mondo del lavoro. I Paesi anglofoni hanno un’idea del lavoro più flessibile di altri e i ragazzi trovano un più facile inserimento, anche se i lavori sono precari.

Dopo aver ringraziato la prof.ssa Lucchini per il suo intervento, Anna POMPEI RUEDEBERG (Svizzera) richiama poi l’attenzione sul fatto che i dati forniti sono molto tecnici e legati alla etno-storia degli emigrati italiani in Belgio, differente da quella degli emigrati in altri Paesi in Europa e nel mondo. È rimasta colpita dalla tendenza a generalizzare. È vero che in futuro si dovranno avere scuole bilingui e che, come in molte parti del mondo, nelle superiori si insegneranno 2-3 lingue, però escludere in questo momento storico l’insegnamento dell’italiano colpisce la sensibilità in quanto italiani e per quanto come genitori si può trasmettere all’identità dei figli, che è qualcosa di più della lingua. È pediatra e si interessa in particolare dello sviluppo dell’intelligenza e del cervello umano. Le più recenti ricerche hanno dimostrato che fino a tre anni di età il cervello del bambino è capace di incamerare fino a 4 lingue orali; pertanto, qualunque sia l’input, si arricchisce la capacità linguistica, fonetica e l’identità dell’essere umano. Quanto al Belgio, alla Svizzera e al Baden-Württemberg, occorre fare un discorso più sensibile e modulato; alcuni programmi dovranno essere adattati nei prossimi anni per migliorare la situazione, ma non si può eliminare il contesto dell’italianità in quanto trasmissione di tradizioni, memoria storica, cultura, fonetica italiana. Il bambino che ha imparato l’italiano e non riesce a scriverlo, che va nella scuola speciale o viene eliminato dalle traiettorie

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privilegiate, sarebbe depauperato di una ricchezza che più tardi non potrà acquisire. Aggiunge che se si generalizza in questi termini, i Ministeri saranno portati al totale disimpegno.

Al PRESIDENTE, che fa osservare che il tema trattato riguarda il successo scolastico dei ragazzi nei Paesi di residenza e non la lingua italiana, Anna POMPEI RUEDEBERG (Svizzera) si dice d’accordo su quanto è stato rappresentato in ordine alla qualificazione dei ragazzi italiani, ma vanno presi in esame anche i risultati scolastici degli autoctoni, che la prof.ssa Lucchini non ha mostrato. Ad esempio i bambini svizzeri sono penultimi in Europa, seguiti solo dalla Romania, per quanto riguarda la competenza in lettura e ortografia e sono considerati insufficienti a livello di comprensione della pagina scritta.

Claudio MICHELONI (Svizzera) sottolinea che non si mette in questione l’insegnamento dell’italiano e la trasmissione della cultura, ma non si può ignorare che PISA sta avendo delle conseguenze sull’impostazione della politica scolastica. I corsi di lingua e cultura italiana vanno difesi e migliorati, ma ora si rende necessaria una fase di riflessione e di analisi per impostare un altro tipo di politica, che dovrà essere a geometria variabile poiché l’intervento andrà diversificato in relazione alle diverse realtà, profondamente differenti tra loro. Va impostato uno studio per capire come utilizzare i fondi destinati all’insegnamento dell’italiano, che tipo di politica costruire per i prossimi anni, quali accordi bilaterali immaginare. Per fare questo occorrono ricerche specifiche che chiariscano le situazioni Paese per Paese e all’interno degli stessi Paesi; alle istituzioni vanno richieste le risorse necessarie. Per quanto attiene alla promozione della cultura italiana, ricorda che da anni va sostenendo la necessità di procedere per tappe, la prima delle quali consiste nel ricreare nelle comunità l’interesse alla cultura italiana, senza il quale qualsiasi iniziativa è destinata a fallire.

Mauro MONTANARI (Germania) concorda che la provenienza socio-culturale è la discriminante sul piano del successo scolastico, nel senso che i bambini che parlano solo il dialetto e incontrano difficoltà provengono da classi sociali non privilegiate. La prof.ssa Lucchini sostiene che per questi bambini la vera lingua straniera è quella scritta, e allora tanto vale che imparino la lingua scolastica, che è sempre straniera ma permette l’integrazione sociale. In tal caso la politica scolastica italiana in Germania avrebbe dovuto essere impostata diversamente ed egli, in particolare rivolto al Consigliere Gaudiano, domanda per quale motivo non ci siano stati preventivi approfondimenti sulla tendenza emergente dalla ricerca scientifica. Nell’Intercomites Germania la questione è stata discussa e il Presidente Perrone ha sostenuto la stessa tesi della prof.ssa Lucchini, alla quale egli domanda – consapevole dell’esistenza anche di altre posizioni – se si sentirebbe di sostenere che la sua opinione è la più accreditata dal punto di vista scientifico.

Fernando MARZO (Belgio) ha apprezzato soprattutto la base scientifica della presentazione e con piacere ha sentito sostenere alcune tesi che da altri erano state proposte in sede di Commissione Scuola e Cultura a gennaio.

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Egli parteciperà l’indomani a Bruxelles a un forum delle minoranze etnico-culturali organizzato dalla parte nerlandofona, ma aperto ad alcune componenti francofone. L’istruzione, la scuola e la riuscita scolastica saranno oggetto di discussione in una delle tavole rotonde. Riferisce quindi l’esito di uno studio a campione sulla riuscita scolastica dei ragazzi italiani nella città di Genk - dove egli risiede e dove su 60 mila abitanti quasi 9 mila sono di origine italiana – realizzato dalla “Cellula progetti scolastici”. Per quanto riguarda gli studi superiori la cifra riportata è “0”. Questa è la situazione dopo tanti esperimenti sulla pelle dei ragazzi: lingue materne, corsi integrati, scuola europea, ecc. E’ forse giunto il momento di ripensare gli interventi e comunque ribadisce una necessità che in altra sede ha già avuto modo di evidenziare: che il personale che a qualsiasi livello insegna all’estero deve essere qualificato.

Tommaso CONTE (Germania), che da 15 anni segue la materia, considera che la prof.ssa Lucchini ha avallato la politica dei Governi regionali tedeschi. Nell’Assia, infatti, nella Renania-Palatinato e nella Baviera si stanno smantellando i corsi di lingua materna sostenendo che i ragazzi lì nati devono imparare la loro lingua, che è il tedesco. Su tali basi, la politica culturale dal Governo italiano negli ultimi 50 anni sarebbe completamente sbagliata. Fa presente che nel Baden-Württenberg, dove egli risiede, il 10,7% dei bambini italiani è nelle scuole speciali; c’è il più alto numero di ragazzi che non conclude la scuola dell’obbligo e non frequenta la scuola professionale; il numero di disoccupati è di tre volte superiore alla media. Per realizzare l’intervento cui ha fatto riferimento la prof. Lucchini si dovrebbero cambiare gli ordinamenti scolastici laddove c’è una forte concentrazione di stranieri, perché ad esempio nei kindergarten i bambini oggi si limitano a giocare e ad imparare a conoscere i colori. In concreto, come aiutare i 72 mila ragazzi italiani in età scolare che vivono in Germania? Come abbassare la media di coloro che finiscono nelle scuole differenziali? Come aiutarli a completare la scuola dell’obbligo e a far sì che abbiano una formazione professionale? In estrema sintesi, ciò che egli ha tratto dall’esposizione è che gli insegnanti di ruolo venuti dall’Italia devono essere richiamati; che gli enti vanno ripensati e invece dei corsi di sostegno o di lingua e cultura dovrebbero organizzare corsi per aiutare i bambini italiani nelle scuole materne.

Norberto LOMBARDI (Italia) si dice sconcertato, anche se ammette il carattere sistematico della ricerca, che ha evidenziato inquietudini che alcuni da tempo nutrivano non solo sull’efficacia di misure particolari, ma sull’impostazione generale. L’aspetto a suo avviso più drammatico è che la questione dell’integrazione si pone dal punto di vista culturale e della formazione delle nuove generazioni. Ritiene che il CGIE dovrebbe organizzare un seminario di approfondimento di queste tematiche, avendo presente anche il progetto di riforma della legge n. 153, di cui si è discusso in passato. Interpreta i dati forniti dalla prof.ssa Lucchini nel senso che il disagio maggiormente si manifesta e le conseguenze per i ragazzi sono state più negative laddove nelle intenzioni l’emigrazione era un fatto provvisorio e più forte è stata la conservazione di una tradizionale italianità. Nei Paesi invece, come Canada e Australia, dove la scelta di emigrazione è stata fin dal primo momento definitiva, l’inserimento nel contesto locale e soprattutto scolastico è

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stato immediatamente ricercato e diversi sono stati i risultati. Però, se è vero che la conservazione dell’italianità può essere un freno nella spinta all’integrazione delle nuove generazioni, questo vale per l’esperienza storica ma non per la nuova emigrazione, per la quale esiste continuità tra la lingua di casa e la lingua scritta e che parla un italiano qualitativamente diverso rispetto a quello delle famiglie dei primi emigrati. Vi è dunque più di una sfaccettatura da cogliere. Non si è sbagliato tutto, ma è evidente la necessità di riorientare le politiche con equilibrio, senza rinunciare ai fondi, e riflettendo sul fatto che forse i Länder della Germania hanno preso atto che il mondo sta cambiando e che il problema del consolidamento in termini di integrazione dei nuovi arrivati è molto serio. Non sarebbe tanto severo nei confronti dei corsi integrati e ritiene che le cose si semplificherebbero qualora si scegliesse lo statuto della lingua straniera per i corsi di italiano integrati nelle lingue locali.

Il Segretario Generale Franco NARDUCCI è sorpreso per quanto dall’esposizione della prof.ssa Lucchini è emerso in relazione al Belgio, dove l’emigrazione è più antica rispetto alla Germania o alla Svizzera e si pensava che il processo di integrazione fosse molto più avanzato. È comunque necessario riflettere prima di trarre conclusioni, evitando di fare riferimento alla sola ricerca PISA. Anche il sistema scolastico svizzero è altamente selettivo, esistono tre livelli di scuola media, per principio nel primo anno di università va operata una scrematura del 49 per cento, il sistema di formazione professionale non è limitato all’insegnamento di un mestiere, ma equivale agli istituti professionali italiani. Egli ritiene che per valutare il successo professionale dei figli degli italiani all’estero si debbano considerare più aspetti. Resta comunque centrale la conoscenza della lingua scolastica, e in proposito ricorda quanto positivamente in Svizzera abbia influito ottenere che negli asili gestiti dalle missioni la prima lingua fosse il tedesco e le insegnanti svizzere. Le politiche scolastiche vanno pensate in relazione ai sistemi locali e di fronte all’insuccesso la comunità si deve organizzare, anzitutto facendo capire ai genitori che la priorità assoluta è la lingua locale e informandoli sul funzionamento del sistema. Ancora oggi in Svizzera vi sono bambini che finché non vanno all’asilo non conoscono una sola parola di tedesco, che i genitori non sanno, per cui la comunicazione avviene in base alle competenze linguistiche della famiglia. Per quanto riguarda la formazione professionale, ad esempio, con almeno un anno di anticipo è necessario attivarsi per ottenere un posto di apprendistato. Ritiene di poter affermare che in Svizzera vi è un notevole miglioramento del successo scolastico dei ragazzi italiani, che quantomeno concludono il periodo di apprendistato e sono significativamente presenti nelle università. L’esposizione della prof.ssa Lucchini è stata istruttiva, e dovrebbe esserlo anche per le Autorità, che è auspicabile tengano conto dell’importanza dell’orientamento rivolto alle famiglie e della necessità di rivendicare presso le istituzioni scolastiche locali diritti che altrimenti alle comunità straniere vengono negati.

Il Min. Plen. Adriano BENEDETTI non poteva mancare di intervenire, dal momento che molti interventi hanno fatto riferimento alle politiche del Governo

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italiano in particolare dei decenni passati, ma soprattutto per esprimere un sincero ringraziamento per la presentazione. Nei prossimi mesi è certo opportuno un approfondimento di tutte le implicazioni culturali, anche perché si potrebbe essere alla vigilia di una modifica della legge 153, il cui progetto è stato momentaneamente accantonato. Ma la riflessione anche critica di certi orientamenti non deve necessariamente essere distruttiva dell’impostazione data. Ricorda che l’Amministrazione ha sempre sostenuto l’obiettivo dell’integrazione, che però non deve trasformarsi in piena assimilazione, come è avvenuto in passato oltre Oceano, perché in tal caso si rende necessario recuperare decenni in cui l’identità e la cultura italiana sono sprofondate in una sorta di percorso carsico. Per quanto riguarda l’insegnamento della lingua e della cultura italiana, si è puntato all’inserimento dell’italiano come lingua straniera nei corsi integrati nella scuola, avendo come obiettivo la più ampia popolazione residente straniera. Ogni Paese ha una sua realtà che richiede strumenti di intervento diversificati. Per la nuova emigrazione, diversa dal punto di vista socio-culturale rispetto alle vecchie generazioni emigrate, il problema si pone in termini radicalmente differenti. Condivide la chiave di lettura dei dati dei Consiglieri Bertali (Gran Bretagna) e Lombardi (Italia), che oltre Oceano la scelta migratoria è stata percepita come definitiva dalle famiglie, e quindi anche dai figli, che conseguentemente hanno ricercato l’integrazione nel Paese di accoglienza, a cominciare dall’uso della lingua locale. In Europa la scelta iniziale non è stata definitiva, e questo può essere uno dei motivi del disagio che vivono le comunità e i giovani italiani. Né va sottovalutata la caratteristica linguistica delle famiglie emigrate dall’Italia nell’immediato dopoguerra, connessa alla provenienza socio-culturale e al fatto che la lingua parlata in famiglia non era l’italiano ma il dialetto, che non è una lingua scritta e può avere dignità di lingua regionale, ma per chi sa l’italiano. Considera l’esposizione della prof.ssa Lucchini di una grande importanza dal punto di vista delle indicazioni, che saranno un contributo alla futura, necessaria riflessione.

Con riguardo a quanto riferito a proposito dei ragazzi portoghesi in Lussemburgo, Silvia LUCCHINI ribadisce che se c’è continuità tra la lingua parlata e quella scritta i risultati sono eccellenti; in caso contrario non si può sperare che la lingua di origine colmi un vuoto che comunque esiste. A proposito dei corsi di lingua e cultura italiana, osserva che forse quanto è stato importante in passato può non esserlo oggi. La realtà cambia e l’identità, profondamente sentita dalle prime generazioni, lo è molto meno dalle successive. I corsi avranno sempre meno successo e se non si ottiene l’inserimento dell’italiano come lingua straniera o materna nelle strutture di insegnamento locali, è concreto il rischio che vada perduto l’intero patrimonio linguistico e culturale. Tiene a precisare che della sua presentazione PISA è solo la prima parte, essendo la seconda il risultato di anni di ricerca cui anch’ella ha partecipato. La teoria oggi più accreditata è che il bilinguismo determina effetti positivi, ma il problema che ella pone riguarda i mancati effetti positivi quando non vi è continuità tra un orale e uno scritto. La vera lingua straniera è quella scritta. E non si tratta di richiamare gli insegnanti di italiano, ma di dare un nuovo statuto alle lingue di origine. Concorda sulla diversa tipologia delle nuove migrazioni, e in particolare per

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quei bambini i problemi, seppure si pongono, sono superabili in un brevissimo arco di tempo.

I lavori, sospesi alle ore 13.45, riprendono alle ore 15.35

Inserimento e integrazione scolastica degli alunni italiani in Germania

Il PRESIDENTE informa che la prima delle due relazioni sarà presentata congiuntamente dalla prof.ssa Benati e dal prof. Guescini.

Urbano GUESCINI (Preside dell’Istituto “Italo Svevo” di Colonia) e Rosella BENATI (Insegnante – Consulente per i migranti alla Sovrintendenza regionale di Colonia) informano anzitutto che su totale di 62.706 studenti, solo il 5,02 per cento frequenta il ginnasio, l’unico tipo di scuola che in Germania consente l’accesso diretto all’università. Nella scuola differenziale sono presenti 5.606 bambini con la motivazione, per oltre il 50 per cento, che sono iperattivi, non conoscono la lingua tedesca, non sono seguiti dai genitori durante il pomeriggio. Ci si deve domandare se una scuola nazionale monolingue sia in grado di rispondere alle sollecitazioni di una società civile che diventerà sempre più multiculturale e multietnica. Dai primi dati sembrerebbe di no. Il sistema scolastico tedesco è controllato dallo Stato, ma i Länder hanno facoltà di applicarlo ciascuno a modo proprio, per cui si registrano differenze anche di non poco conto. E’ attuale in numerosi Länder la discussione se ridurre da 13 a 12 gli anni per il conseguimento della maturità. Comunque, al fine di evitare provvedimenti non armonizzati, i Ministri dell'educazione dei Länder collaborano con il Governo federale e tra di loro. L’equipollenza dei titoli di studio è garantita dalla Conferenza dei Ministri regionali della Pubblica istruzione. Tra le linee comuni vi è la durata della scuola dell’obbligo fino al 16° anno di età. La scuola elementare dura 4 anni, ad esclusione di Berlino e Brandeburgo, dove gli anni sono 6. A conclusione del quadriennio l’insegnante di classe esprime un giudizio quasi vincolante sulla scelta dell’indirizzo da seguire, e le possibilità offerte sono quattro, una sola delle quali, il gymnasium, consente l’accesso diretto all’università. Le altre solo teoricamente prevedono la possibilità di conseguire una maturità. La precoce decisione del percorso scolastico da seguire determina possibili errori di scelta e l’estrema selettività del sistema scolastico tedesco da molti esperti è considerata una delle cause dell’attuale stagnazione economica.I Kindergarten non fanno parte del sistema scolastico, sono in genere gestiti da istituzioni private e destinati al gioco. Solo in alcuni Länder sono previste classi di pre-scuola in cui vengono impartiti i primi rudimenti, propedeutici al successivo insegnamento nella scuola elementare. Dei 16 sistemi scolastici regionali vengono presi in considerazione quelli del Baden-Württenberg e Nordreno-Vestfalia, due Länder con una fortissima presenza di connazionali.Nel Nordreno-Vestfalia dopo i primi 4 anni delle elementari l’insegnante di classe consiglia una “scelta” di indirizzo di studio successivo che solo un genitore consapevole e cosciente dei diritti del figlio è in grado di contrastare. Normalmente si accetta la scelta della hauptschule; comunque in linea teorica vi sono altre 3 possibilità: la realschule, il gymnasium e la gesamtschule, al cui

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interno sono previsti diversi indirizzi e il passaggio dall’uno all’altro è agevole. Le differenze tra tali indirizzi sono notevolissime. La hauptschule e la realschule, frequentate quasi esclusivamente da stranieri, sono di basso livello e difficilmente consentono un inserimento proficuo nel mondo del lavoro. Anche nel Baden-Württenberg sono previsti 4 anni di grundschule, cui seguono solo 3 modalità di percorso scolastico, poiché manca la gesamtschule. La hauptschule ha una durata di 5 o 6 anni ed è frequentata per lo più da stranieri. La realschule dà la possibilità di raggiungere un diploma che consente di proseguire lo studio nella scuola professionale, e successivamente di approfondire le conoscenze tecniche oppure di accedere al ginnasio. La scuola elementare inizia a 6 anni (in taluni casi a 5), vi si insegna a leggere e scrivere e gli elementi base delle diverse materie. La durata settimanale delle lezioni va dalle 20 alle 28 ore. A conclusione del ciclo di 4 anni viene consigliato l’indirizzo di scuola secondaria in relazione alle capacità del bambino; per un insieme di motivi la scelta suggerita è normalmente accettata dai genitori stranieri. Nel Nordreno-Vestafalia l’apprendimento di una lingua straniera (in genere l’inglese) inizia nella terza elementare, e nella prima elementare nel Baden-Württenberg. Esiste un esperimento di “incontro di lingue” nelle prime due classi elementari, che si limita a un’ora la settimana. Il tempo pieno fino alle 16 non prevede ore di studio. Nonostante il rifiuto della Germania di considerarsi una nazione di immigrazione, dagli anni ’90 esiste una certa disponibilità nei confronti di esperienze bilingue. In Germania esistono anche scuole differenziali: le Sonderschulen, ora denominate Förderschulen, dove per i ragazzi sono previste misure di sostegno. Ve ne sono specifiche per sordomuti o per non vedenti, come pure per bambini portatori di handicap cerebrali, ed è in queste che vengono inseriti bambini con difficoltà di apprendimento, con limitata capacità di concentrazione, iperattivi e in molti casi con scarsa conoscenza della lingua tedesca. In alcuni Länder esistono progetti di integrazione nelle scuole cosiddette normali. A conclusione della scuola elementare, lo studente inizia un percorso che nella metà dei Länder tedeschi ha 3 vie e nell’altra metà 4. I passaggi fra l’uno e l’altro sistema sono teoricamente possibili ma in pratica quasi nulli. Chi frequenta la hauptschule e la realschule sa che la sua carriera scolastica terminerà con il decimo anno di età e solo in casi particolari potrà esservi un prosieguo, poiché il gymnasium è l’unico che abilita al proseguimento degli studi. Nel Nordreno-Vestafalia, però, tutti hanno lo stesso diritto per quello che riguarda il ciclo di studi medi inferiori. I ciclo di studi medi superiori è distinto tra il triennio conclusivo del ginnasio e le scuole professionali, molto diverse l’una dall’altra poiché alcune portano alla maturità, altre ad una maturità di indirizzo e altre ancora all’apprendimento di un mestiere. Nel Baden-Württenberg, dove non esiste la gesamtschule, le strutture sono all’incirca dello stesso livello. La hauptschule può anche concludersi dopo 9 anni, ma il diploma degli studi secondari di primo ciclo si ha dopo la decima classe e può essere di tipo “A” e “B”. Queste due tipologie si suddividono a loro volta in tre ulteriori tipi. Il ragazzo che ha conseguito il diploma di fine obbligo scolastico può lavorare direttamente; il ragazzo senza qualifica può frequentare le scuole professionali e, in caso di una votazione particolarmente alta e a seguito di una serie di esami, può frequentare il triennio finale del ginnasio.

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La realschule ha un biennio di orientamento e prosegue fino al decimo anno. Offre due tipi di diploma: senza qualifica, che permette solo l’inserimento nel mondo del lavoro; e con qualifica, in caso di raggiungimento della media del 7.8, che consente di frequentare il triennio finale del ginnasio. Anche il gymnasium prevede un biennio di orientamento. Il diploma con cui si concludono i primi 6 anni di scolarizzazione è con qualifica e dopo la decima classe si può frequentare una scuola professionale o proseguire con il triennio finale. In tal caso il ciclo si conclude con un diploma che permette l’inserimento in tutte le facoltà universitarie in base alla valutazione ottenuta nell’esame finale. La gesamtschule è più capace di recepire le diverse aspirazioni e di accogliere una società multiforme. Vi si consegue un diploma finale di studi secondari di primo ciclo con o senza qualifica. Con la qualifica si possono proseguire gli studi seguendo un percorso scolastico uguale a quello del ginnasio, oppure orientarsi verso le scuole professionali, non paragonabili a quelle italiane, che consentono diverse possibilità: il mestiere, la qualifica, la maturità generale. Esperienze di scuole prevalentemente elementari bilingue si hanno, ad esempio, nel Baden-Württenberg, nella Renania-Palatinato, nell’Assia, nel Nordreno-Vestfalia, a Berlino, seppure con differenze nell’organizzazione e nella scelta delle materie insegnate in forma bilingue. In una scuola bilingue tipo la classe è composta da bambini italiani e tedeschi di pari numero o anche da un terzo di bambini italiani, un terzo figli di coppie miste, e un terzo tedeschi. Sin dal primo anno due insegnanti, italiana e tedesca, insegnano a leggere nelle due lingue complessivamente per 10 ore la settimana. La storia, la geografia e le scienze sono insegnate in forma bilingue. L’orario settimanale è di 25 ore. La scuola italo-tedesca a tempo pieno “Italo Svevo” è nata due anni fa ed è una gesamtschule. Ha 5 classi per circa 147 bambini, ai quali il prossimo anno dovrebbero aggiungersene 80, e così ogni anno a ritmi di 80 si arriverà probabilmente nel 2009 a circa 700 bambini. È stato chiesto il riconoscimento alle Autorità tedesche anche per la struttura secondaria superiore, ossia il triennio finale della gesamtschule e si vorrebbe istituire anche il berufskolleg, una scuola professionale di economia aziendale e contabilità, che permette di raggiungere una maturità che consente l’accesso a tutte le facoltà universitarie. Ma la cosa più importante sta nel fatto che permette ai ragazzi che non hanno raggiunto la qualificazione, di conseguire una maturità di indirizzo con cui si può ottenere una sorta di laurea breve. Sin dall’inizio è previsto l’insegnamento dell’italiano, del tedesco e dell’inglese per 5 ore settimanali per ciascuna lingua; sport e disegno vengono insegnati fin dalla 5^ classe in italiano, e ogni anno si aggiunge una materia in italiano, sicché alla fine del percorso il 50 per cento delle materie è insegnato in italiano e il restante 50 per cento in tedesco, ad esclusione della biologia, che è insegnata in inglese. La “Italo Svevo” accoglie anche giovani che hanno frequentato solo la hauptschule o la realschule, per consentire loro di conseguire una maturità in 4 anni di studio in cui è preponderante la lingua tedesca e che prevede uno stage di lavoro curricolare di 8 settimane per anno negli ultimi 3 anni all’interno di una rete di aziende.Dalla fine degli anni ’60 in alcuni Länder sono stati organizzati corsi di lingua e cultura italiana finanziati in gran parte dallo Stato italiano, che però dall’inizio degli anni ’90 ha fatto rientrare gli insegnanti, per cui i corsi sono proseguiti con diverse modalità a seconda dei Länder. L’orientamento del Ministero

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dell’istruzione del Nordreno-Vestfalia è che i bambini imparino ad esprimersi nelle due lingue, tedesco e italiano. Si è dunque compresa l’importanza della ricchezza culturale, sociale ed economica del bilinguismo. Attualmente in Germania, però, in molti Länder i corsi di lingua e cultura vengono eliminati. Il sistema, basato su una monocultura, non è in grado di offrire pari opportunità ai non germanofoni; premia più l’appartenenza sociale che la capacità dei bambini e produce risultati disastrosi soprattutto fra i migranti in particolare italiani, ad esempio rispetto agli spagnoli, che in genere hanno un livello culturale familiare più alto trattandosi per lo più fuorusciti per motivi politici. Per la precoce selettività riduce drasticamente le possibilità di recupero linguistico per chi non parla il tedesco, ed è per questo che i bambini italiani dovrebbero frequentare l’asilo sin dai 3 anni. Solo agli inizi degli anni ’90 si è cominciato a capire l’importanza della lingua madre per lo sviluppo cognitivo del bambino e quindi a dare vita a esperienze bilingui in cui la conoscenza della lingua da parte dei bambini di origine italiana potesse diventare una ricchezza anche per i bambini tedeschi. Da parte sua, l’Amministrazione italiana dovrebbe incrementare l’apprendimento della lingua italiana attraverso tutti i canali possibili.Viene citato conclusivamente don Milani, il quale sosteneva che “La scuola ha un unico problema: i ragazzi che perde” (All. 6)

Alle ore 16 la Presidenza è stata assunta da Franco DEL VECCHIO

Gianni FARINA (Francia) fa notare che ai tempi di Franco l’emigrazione dalla Spagna era dettata anche da necessità economiche. L’emigrazione politica riguardava una élite particolare, ma non la massa.

Massimo ROMAGNOLI (Grecia) non ritiene che si possa generalizzare anche perché, egli osserva, nel mondo si sono distinti più italiani che spagnoli.

Il PRESIDENTE fa notare che rispetto agli italiani, sia per gli spagnoli, che hanno avuto Franco, che per i greci, che hanno avuto i Colonnelli, vi sono stati validi motivi per fare gruppo e dunque crescere. Gli spagnoli, poi, che non pensavano di poter tornare in Patria, hanno deciso l’inserimento quasi forzato dei loro figli nel sistema scolastico tedesco. A suo avviso la libera circolazione ha prodotto effetti negativi per gli italiani. Si sono infatti verificati frequenti spostamenti delle famiglie, che non si sono preoccupate degli obblighi scolastici dei figli, i quali in molti casi hanno finito per non concludere gli studi. Con ritardo ci si è resi conto del danno prodotto, che ha un costo che si sta ancora pagando.

Per Dino NARDI (Svizzera) il sistema tedesco è estremamente complesso e sicuramente peggiore di quello della Svizzera tedesca, dove pure è la stessa scuola, a conclusione delle elementari, a indirizzare gli alunni verso il tipo di scuola secondaria, in genere accettato passivamente dai genitori. Egli domanda se vi siano conseguenze negative sul futuro scolastico di un ragazzo che si trovi a cambiare Land durante la scuola dell’obbligo.

A tale domanda Urbano GUESCINI potrebbe fornire 16 risposte diverse, quanti sono i Land. Se, ad esempio, un bambino che frequenta la gesamtschule a Colonia si trasferisce a Monaco, non trova lo stesso tipo di scuola e molto

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probabilmente finisce nella realschule o, peggio, nella hauptschule. Certamente deve rinunciare al ginnasio. Non si può parlare in termini generali della scuola in Germania perché non esiste un sistema scolastico tedesco, ma il sistema scolastico dei Länder.

Michele SCHIAVONE (Svizzera) osserva che tutti i Paesi a forma federale hanno delle diversità al loro interno; fortunatamente in Svizzera sono stati superati i problemi che tuttora si incontrano in Germania. Non riesce però a capire perché dopo la quarta elementare, avendo lo stesso bagaglio formativo degli altri bambini, quelli italiani debbano necessariamente affrontare delle difficoltà, e avanza l’ipotesi che ci si trovi di fronte a forme latenti di razzismo sociale, per cui ritiene sia necessario recuperare terreno anzitutto sul campo dei diritti civili. Domanda se si ritiene che l’Istituto Italo Svevo possa rappresentare un esempio da replicare per superare le difficoltà, oppure se si pensa ad un approccio diverso a seconda dei Länder e di impegnarsi, a cominciare dai comitati genitori, per prevenire il rischio che la gran parte dei ragazzi finisca nelle scuole formative di manovalanza.

Rosella BENATI fa notare che la Germania non si è mai considerata terra di emigrazione e non ci si deve nascondere che esistono difficoltà di accettazione di bambini culturalmente diversi, e resistenze da superare.

Franco DEL VECCHIO (Germania) sottolinea che solo dal 1° gennaio del corrente anno, dopo che si sono consumate tante battaglie, la Germania ha ammesso per legge di essere un Paese di immigrazione. Precisa poi che l’Italo Svevo è nato, sì, nel ’97, ma sulle basi di un precedente istituto, l’ISIS.

Urbano GUESCINI non ritiene che l’Italo Svevo possa essere riproducibile all’infinito, per una questione sia di numeri che di correttezza. È a dir poco perplesso quando sente affermare che la conoscenza della lingua materna impedisce l’inserimento, perché dal punto di vista scientifico tale tesi non è corretta. Bisognerebbe pensare a come ottenere l’inserimento della lingua italiana all’interno della struttura scolastica del mattino, perché non è decoroso che essa si trasformi in una sorta di punizione per il bambino, che invece di giocare con gli amici il pomeriggio deve frequentare il corso di italiano. È un problema politico che comunque va risolto.

I lavori, sospesi alle ore 16.55, riprendono alle ore 17.25

Mauro MONTANARI (Germania) fa riferimento ai dati ricavati da una ricerca statistica sull’andamento scolastico in Germania e pubblicati in occasione della Conferenza sulla scuola che si è tenuta all’inizio dell’anno scolastico a Berlino. Sulla base dei parametri considerati: la frequenza dei licei, delle scuole differenziali e della formazione professionale, mentre per altre comunità con una struttura sociale simile a quella degli italiani – e segnatamente quella turca – si registrava un lento ma significativo progresso, nonostante i massicci interventi finanziari dell’Amministrazione per quella italiana si è evidenziato al contrario un lento ma costante calo. Chiede agli Esperti una valutazione del fenomeno.

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A Claudio POZZETTI (Italia) appare evidente che il nodo centrale è la scelta estremamente precoce, che comporta una discriminazione. Domanda anzitutto quanto influisca la soggettività dell’insegnante rispetto al giudizio che esprime, e quanto pesi rispetto alla possibilità della famiglia di intervenire. A lui sembra che abbia un peso il fatto di essere stranieri, ma che anzitutto vi sia una discriminazione di carattere sociale che passa trasversalmente nella società tedesca. Qualora così fosse si renderebbe necessario, come ha giustamente considerato il Consigliere Schiavone (Svizzera), non solo un intervento per riformare l’istituzione scolastica, ma forse prima ancora una battaglia sui diritti civili e la creazione di forme di rappresentanza che sostengano la famiglia, e attraverso la famiglia il ragazzo, nella possibilità di superare questo tipo di discriminazione.

Gianni FARINA (Francia) domanda un chiarimento in ordine ai sistemi scolastici di un tempo e attuali nei 5 Länder della Germania orientale, poiché gli sembra interessante conoscere, dall’89 a oggi, il percorso di unificazione anche dei processi scolastici nella RFT. Di fatto in Francia esiste una discriminazione poiché, ad esempio a Parigi, a seconda del ceto sociale e delle possibilità economiche le famiglie scelgono di mandare i propri figli nell’arrondissement dove l’impatto della scuola è nettamente superiore rispetto ad altri quartieri, in cui ci si confronta con una pluralità di provenienze che pone serie difficoltà ai fini dell’apprendimento e quindi del futuro dei ragazzi. È una questione sociale dirompente. Ci si deve allora domandare quale sia l’impatto nelle società, non più nazionali ma europee, e da parte dell’Unione Europea s’impone una riflessione complessiva sul carattere formativo e scolastico della società europea in termini anche di rispetto della Carta dei diritti fondamentali. Nell’interesse dei singoli Stati europei e dell’Unione in generale egli ritiene che il problema dell’apprendimento si ponga d’ora in poi a livello nazionale ma anche comunitario, e su questo aspetto sollecita una riflessione che possa avviare un processo di chiarimento.

Luigi ROSSI (docente presso la Gesamtschule F. Steinhoff di Hagen) più di 20 anni fa ha scelto di operare in una gesamtschule tedesca che quest’anno festeggia il trentesimo anno di vita, il primo istituto scolastico pubblico in Germania a insegnare la lingua italiana come seconda lingua straniera ai ragazzi italiani, tedeschi e turchi. Il razzismo – se ne è parlato - è latente o presente in tutte le culture, anche in quella italiana attuale e in quella tedesca, ma non negli istituti scolastici, per lo meno non in quello in cui egli insegna; ci saranno magari ragazzi con tendenze neonaziste, ma c’è un confronto democratico quotidiano e trasparente, altrimenti non sarebbero possibili certi progetti. Egli si riferisce a una città operaia in piena crisi, ma anche a Dortmund, Essen, Düsseldorf, in genere al Nordreno-Vestfalia che ha una storia operaia e socialista particolare. Ciò che egli nota è l’autoisolamento delle famiglie italiane, tendenzialmente razziste nel senso che rifiutano i contatti con gli insegnanti e con le istituzioni ma sono sempre pronte a criticare. Ci sono genitori che per anni non vede. Egli spera che lo Stato italiano, le Regioni in genere assenti in questo campo, e le imprese italiane prendano coscienza che vi sono ragazzi che escono dalle scuole con la maturità e sono in possesso delle due lingue più l’inglese; se ne

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sono accorte le multinazionali tedesche, che da 10-15 anni vanno alla loro ricerca. La comunità italiana in Germania manca di quel collante che invece hanno i turchi, gli spagnoli, i greci; gli italiani sono dei singoli che si impegnano solo per se stessi e non riescono a fare gruppo anche di opinione politica e culturale.

Ad Alberto BERTALI (Gran Bretagna) non è chiaro perché il sistema scolastico tedesco in fondo penalizzi gli emigrati. Si tratta di una questione di conoscenza della lingua, oppure ci sono altre motivazioni? Gli italiani che non riescono a difendere la posizione dei propri figli al momento della scelta di indirizzo scolastico non potrebbero essere rappresentati ad esempio dai patronati o dai Comites? Pur convenendo che la scelta operata dopo 4 anni di scuola è estremamente precoce, osserva che in tale arco di tempo la famiglia dovrebbe accorgersi che il bambino non riesce a seguire il percorso scolastico. Pone infine una domanda ipotetica: ragazzi con alle spalle famiglie che probabilmente non li seguono, in Italia avrebbero incontrato le stesse difficoltà, oppure il problema è legato alla conoscenza della lingua locale e alla difficoltà di capire e farsi capire?

Per Lorenzo LOSI (Gran Bretagna) si tratta di capire perché, da un punto di vista scolastico-formativo, nei diversi Paesi d’Europa i figli degli italiani emigrati mediamente riescono a stare alla pari con i ragazzi della Nazione ospite, mentre in Germania questo non avviene. È un interrogativo al quale non è mai stata data risposta.

Gianfranco SEGOLONI (Germania) fa osservare che non si può affrontare la questione del successo scolastico senza tenere conto della società tedesca, che è il quadro di riferimento nel quale vive la comunità italiana, e del disagio anche degli alunni tedeschi che provengono da famiglie di livello non elevato, evidenziato in questi giorni sulle prime pagine dei giornali. Dopo i risultati del primo studio PISA gli esperti dei 16 Länder hanno preso atto che qualcosa non andava e si sono preoccupati della possibile perdita di competitività rispetto alla forze specializzate del futuro mondo del lavoro, sicché a Berlino nella citata Conferenza hanno individuato 18 punti di intervento per migliorare i diversi sistemi scolastici, ma finora non si sono neppure incontrati per accordarsi sulle priorità. D’altra parte non è facile introdurre cambiamenti anche perché la categoria degli insegnanti, e in genere degli impiegati statali tedeschi, è una vera e propria casta che con forza difende i propri privilegi. A tutti i livelli si è impegnati nell’offrire sostegno e conoscenza ai genitori e si è creata una rete che coinvolge Consolati, Ambasciata, missioni cattoliche, patronati, associazioni, uffici scuola, ma le difficoltà non mancano per via della vastità del territorio e della frammentarietà delle situazioni locali. È senz’altro vero che un’esperienza come quella dell’Istituto Italo Svevo ha valore laddove è stata realizzata.

Michele CRISTALLI (Germania) va indietro nel tempo, a quando è nata la RFT, la Germania doveva essere ricostruita, i tedeschi avevano bisogno di manodopera, l’industria era meccanizzata e non c’era l’elettronica. In quel

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contesto è stato pensato un sistema scolastico quanto mai sbagliato da un punto di vista didattico e pedagogico. A proposito della grundschule, va detto che non si può parlare di scelta effettuata dopo 4 anni o 3 anni e mezzo, perché i primi due anni delle elementari non sono che un prolungamento dell’asilo infantile e vi vengono impartiti soltanto i primi rudimenti. In terza elementare l’insegnamento si fa stringente e le difficoltà riguardano anche i ragazzi tedeschi, che non si differenziano di molto da quelli italiani. Al momento del giudizio, l’anno successivo, almeno nella Regione in cui egli risiede si afferma la volontà politica per cui il figlio dell’operaio deve continuare a fare l’operaio; il figlio del commerciante o del piccolo borghese può frequentare la realschule; il figlio del professionista avrà in ogni caso un giudizio positivo perché l’insegnante non intende discutere con la famiglia. Nella hauptschule ai ragazzi si insegna appena a leggere, scrivere e far di conto. Di buono vi è il dualsistem, che consente di acquisire le cognizioni strettamente legate alla professione che si dovrà esercitare e la famiglia italiana che si sente dire che c’è ancora bisogno di artigiani, accetta che il proprio figlio si prepari a fare l’artigiano. Ma da parte di molti vi è anche l’idea che, se pur essendo analfabeti in Germania hanno raggiunto un certo benessere economico, non è necessario che i figli studino. Oppure, se con i risparmi si è costruita in Italia una casa magari con il garage, quello potrebbe essere utilizzato come autofficina o negozio di parrucchiere, e in tale direzione si indirizza il figlio. Manca un minimo di lungimiranza e non sono pochi a porre la questione del costo di un figlio all’università.

Il Segretario Generale Franco NARDUCCI domanda se la Germania produce più disoccupazione intellettuale dell’Italia. Dal punto di vista della ricerca scientifica il Paese è tra i primi al mondo, e questo lo porta a ritenere che il sistema scolastico non sia esattamente come viene descritto. Finché non è stata delocalizzata l’industria pesante, le automobili che si costruivano alla Mercedes erano migliori di quelle della Fiat, a significare che il sistema di formazione professionale era di tutto rispetto. Il CGIE non deve fare il processo alla scuola tedesca ma domandarsi come, all’interno di questo sistema, sostenere i ragazzi italiani affinché non ne diventino vittime e ne colgano le opportunità. Quanto alla selezione precoce, ha l’unanime condanna.

Michele CRISTALLI (Germania) ricorda che con il Governo Schroeder 5 anni fa è stato necessario far venire dal Pakistan 20 mila specialisti di informatica.

Rosella BENATI fa notare che ai ragazzi che escono dalla hauptschule con la media del 4 non si offre neppure la possibilità di diventare artigiani, e anche per quelli della realschule le possibilità di lavoro sono legate al voto conseguito. I posti di lavoro sono diminuiti anche per effetto dei 2 milioni di cittadini tedeschi della Germania dell’Est, e la scuola offre soltanto da un certo punteggio in su la possibilità di avere un posto di lavoro. Rispondendo alla domanda posta dal Consigliere Montanari (Germania) fa presente che fra i ragazzi italiani e turchi non ci sono grandi differenze e sono pochi i turchi che frequentano il ginnasio.

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Urbano GUESCINI comprende lo spirito che ha animato l’intervento del Segretario Generale, ma sottolinea che gli stessi tedeschi si pongono serie domande sul loro sistema. Il problema sta nel fatto che nel momento attuale chi dovesse permettersi di cambiare il sistema scolastico perderebbe il 20 per cento del consenso popolare. È innegabile che il sistema non garantisce i livelli di una nazione industrializzata: la Comunità europea ha indicato che nei prossimi anni il 30 per cento della popolazione scolastica dei Paesi del terzo mondo dovrà frequentare l’università; la percentuale della Germania è del 37 per cento, contro oltre l’80 per cento della Finlandia. Va anche detto che la Germania impegna appena un terzo delle risorse della Finlandia, e questo giustifica i risultati. Osserva quindi che in Italia, prima dell’abolizione della scuola di avviamento professionale, la scuola media era superiore come qualità di conoscenze, ma la scomparsa dell’avviamento ha portato maggiore cultura ad un maggiore numero di persone. Questo non accade in Germania.

Nella Germania dell’Est esisteva la pre-scuola a tempo pieno aperta a tutti, riferisce Rosella BENATI, e prevedeva anche momenti di studio preparatori alla scuola elementare. Con l’unificazione è stata abolita.

Sarebbe auspicabile che a livello europeo si addivenisse all’omogenizzazione dei curricula, osserva Urbano GUESCINI, e si stabilisse l’obbligatorietà della scuola per almeno 8 anni.

Rosella BENATI fa presente che da parte degli insegnanti tedeschi si nota una resistenza ad accettare la cultura nella scuola, e che gli italiani hanno difficoltà a sentirsi parte della società tedesca, che fino a un paio d’anni fa non ha riconosciuto pieni diritti agli stranieri, dai quali tuttora prende le distanze. Assicura la disponibilità propria e del collega Guescini a rispondere a eventuali future domande e a tal fine fornisce gli indirizzi elettronici: [email protected] e [email protected]

Il PRESIDENTE sottolinea l’opportunità di approfondire la materia in un convegno che, seppure non sarà risolutivo dei problemi, comunque aiuterà a comprenderli.

Luigi ROSSI, che insegna in una gesamtschule, assieme ai suoi studenti dalla seconda media alla maturità ha effettuato ricerche negli archivi rinvenendo documentazioni su periodi storici e su esperienze di immigrazione che neppure i tedeschi conoscevano. Tra breve tempo sarà messo a disposizione dei Comites di Colonia e di Dortmund per gli studenti, le associazioni e chi ne fosse interessato, un CDrom che con immagini, testi e pagine interattive documenta i risultati delle ricerche. Qui non vidit Coloniam non vidit Germaniam si diceva a proposito di questa città che, ricorda, ha visto nascere Agrippina, moglie dell’imperatore Claudio e madre di Nerone. Venire a Colonia è immergersi in un’area mediterranea. Sono poche le città mitteleuropee con questo spirito particolare. Disegna quindi un percorso della presenza italiana nell’area tedesca a iniziare da Baudolino e dagli immigrati del comasco e del varesotto che vendevano reliquie fra Aquisgrana, Colonia e Magonza. Tommaso d’Aquino, giunto come studente a Colonia nel 1248, vi si è trattenuto 4 anni e ha assistito alla posa del

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prima pietra del Duomo. Francesco Petrarca ha lasciato come segno della sua presenza lettere interessanti anche sulle donne di Colonia. I documenti catastali attestano che tra la fine del 1200 e il 1300 numerosi immobili erano di proprietà di piemontesi, lombardi, bolognesi, romani, toscani. Il Tiepolo ha operato a Würzburg per due anni. Nutrita è anche la presenza femminile e Catharina Feminis, originaria della Val Vigezzo e zia di Giovanni Paolo Feminis, il vero inventore dell’Acqua di Colonia o Aqua mirabilis, è stata una delle prime imprenditrici dell’emigrazione italiana in Germania, che tra il 1500 e il 1600 ha visto spostamenti di massa dalle Valli alpine. Con la sua invenzione Giovanni Paolo Feminis ebbe fortuna e accumulò un’ingente ricchezza, della quale nulla era rimasto dopo la morte della sua vedova e della figlia. Da alcuni atti si conosce che aiutò i poveri e fu generoso nei confronti della città di Rheinberg e della Val Vigezzo, ma quasi tutti i documenti che lo riguardano sono scomparsi. Misteriosamente la sua grande ricchezza sembra ricomparire nella famiglia di quel Giovanni Maria Farina al quale si deve, alla morte del Feminis, il miracolo dell’Acqua di Colonia. Si tratta di una famiglia che negli ultimi 300 anni si è distinta per le capacità imprenditoriali, è proprietaria di alcuni edifici nella Rathausplatz e possiede un archivio storico, luogo di elezione per studenti di storia, sociologia, economia, oltre che di giurisprudenza per i tantissimi processi che hanno segnato la vita della famiglia. Con i suoi allievi egli ha rinvenuto nella città di Hagen un documento del 1820-1830 che documenta la presenza di un peltraio piemontese, e da una ricerca storica effettuata - oggetto anche di una mostra - ha appurato che per 400 anni i peltrai della Valle Strona hanno avuto l’esclusiva della produzione di oggetti di peltro nell’area tedesca. La prima scuola italiana è stata aperta a Monaco nei primi anni del ‘900 e la prima stampa italiana è stata l’Operaio italiano, un settimanale dei sindacati laici tedeschi pubblicato tra il 1898 e il 1914.Sugli internati militari italiani in Germania (IMI) ha raccolto una documentazione relativa al periodo dall’8 novembre 1943 al maggio 1945, oggetto di una mostra permanente nel comune di Centallo. Negli ultimi 50 anni l’emigrazione italiana in Germania è stata di provenienza prevalentemente calabrese, siciliana e pugliese. Nel cimitero monumentale di Colonia sono numerose le tracce della presenza italiana dal periodo napoleonico ad oggi e non pochi cognomi terminano con una vocale. Dà conferma al Consigliere Schiavone (Svizzera) che la costruzione delle ferrovie tedesche si deve in gran parte a operai soprattutto friulani, lombardi, veneti. Questo vale anche per le ferrovie svizzere, per il passaggio delle Alpi, per viadotti e gallerie. Il Cinquantenario avrebbe potuto essere l’occasione, che lo Stato italiano non ha colto, per mostrare ai tedeschi la storia dalla prospettiva dell’emigrazione italiana. Consegna quindi un documento sulla storia della presenza latina-italica e italiana nell’area di lingua e cultura tedesca (All. 7)

Alle ore 18.45 assume la Presidenza il Vice Segretario Generale Elio CAROZZA

Viene distribuita la bozza di documento finale

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Lorenzo LOSI (Gran Bretagna) fa riferimento al quinto paragrafo di pag. 2 per osservare che o si citano tutte le prerogative costituzionali previste in materia di voto per corrispondenza, oppure è preferibile mantenersi sulle generali.

Franco SANTELLOCCO (Algeria) ha espresso ampia soddisfazione per i risultati relativi all’allineamento dell’anagrafe nei Paesi per i quali ha la competenza; pertanto al quinto rigo della pag. 2 chiede che dopo le parole: “detti risultati sembrano”, siano inserite le altre: “ad eccezione dei Paesi del Nord Africa”.

Alberto BERTALI (Gran Bretagna) ricorda che il Ministro Benedetti aveva fornito alcune assicurazioni delle quali sembra non si tenga conto quando si “deplora la decurtazione”.

Il PRESIDENTE fa notare che l’unica certezza è il taglio di 2,6 milioni di euro e non è detto che l’impegno del MAE a che esso sia ridotto sarà coronato da successo. Inoltre, al Senato è stato ieri approvato senza discussione un maxiemendamento alla Finanziaria di cui nulla si conosce.

Ad avviso di Alberto BERTALI (Gran Bretagna) sarebbe opportuno inserire una nota positiva riconoscendo l’impegno dell’Amministrazione.

Il Min. Plen. Adriano BENEDETTI osserva che nel progetto di bilancio a suo tempo presentato la situazione non era particolarmente negativa per i capitoli relativi al funzionamento della Rete diplomatico-consolare all’estero: al di là della diminuzione del 3 per cento sui capitoli di consumo intermedi, era previsto un aumento di circa 2 milioni per le spese di funzionamento degli Uffici all’estero. Il nuovo aggiustamento dei conti per il 2006, che nessuno conosce perché è riflesso nel maxiemendamento presentato ieri, potrebbe aver portato a ulteriori decurtazioni su alcuni capitoli di funzionamento del MAE, ad esempio quello relativo agli Istituti di cultura. Passando al testo in discussione, ritiene che il termine “deplora” sia un po’ eccessivo e sarebbe forse preferibile l’altro: “rileva”. Al primo paragrafo della seconda pagina l’indicazione di “un certo numero” appare riduttiva, dal momento che si parla di centinaia di migliaia di posizioni recuperate. Al secondo paragrafo l’indicazione della data del 31 dicembre 2005 è esatta ai fini della definizione del decreto, ma non dell’interesse del connazionale ad essere regolarizzato anche successivamente. Nel paragrafo successivo il suo suggerimento riguarda la frase dopo le parole: “finalizzato alla predisposizione delle liste elettorali”, che potrebbe preferibilmente essere così formulata: “chiede che tale esclusione consenta sempre il recupero di coloro che sono stati temporaneamente sospesi ai fini dell’esercizio del voto e dell’ottenimento delle prestazioni consolari”.

Norberto LOMBARDI (Italia) considera che il dubbio che la Commissione deve sciogliere riguarda l’accettazione della procedura per cui certe posizioni vengono congelate per quanto riguarda l’AIRE e collocate nell’archivio storico per quanto riguarda gli elenchi consolari, o se invece almeno per quanto riguarda l’AIRE i plichi debbano essere comunque inviati.

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Il Min. Plen. Adriano BENEDETTI fa presente che ammettere il principio che tutti i solo MIN debbano comunque essere inseriti nella lista dei residenti all’estero e nella lista elettorale, significa in migliaia di casi far arrivare allo stesso destinatario quantomeno due schede.

L’alternativa è che non riceva affatto la scheda chi ne ha diritto, osserva il PRESIDENTE.

Claudio MICHELONI (Svizzera) propone di eliminare del tutto il penultimo paragrafo della pag. 2. Condivide quanto è stato indicato a proposito dei finanziamenti. Sul mantenere o cancellare nominativi dagli elenchi la Commissione non ha assunto alcuna risoluzione e dunque il CGIE non ha deciso che si proceda a cancellazioni. Se necessario, su tale questione è disponibile a riprendere la discussione.

Premesso che condivide le modifiche finora proposte, Massimo ROMAGNOLI (Grecia) ritiene pleonastica la parola: “minimo” al terzo paragrafo della pag. 1. Al primo paragrafo della pag. 2 andrebbero a suo avviso cassate le ultime quattro righe, aggiungendo dopo “risultati” le parole: “raccolti nei vari Paesi”.

Mauro MONTANARI (Germania) si riferisce al primo punto di pag. 3 per proporre che sia inserita un’ulteriore richiesta del seguente tenore: “chiede inoltre che nella campagna informativa istituzionale siano valorizzate la stampa e l’informazione italiana nel mondo”.

Al secondo paragrafo della prima pagina, laddove si “deplora la decurtazione intervenuta sui finanziamenti 2005”, Dino NARDI (Svizzera) propone di aggiungere: “del MAE di 8 milioni, e in particolare per la quota destinata…”Quanto al penultimo paragrafo di pag. 2, conviene che se non si elencano le prerogative costituzionali relative al voto per corrispondenza, va eliminato.

A pag. 1, ultimo paragrafo, in sostituzione delle parole: “nella procedura in corso di approvazione”, Norberto LOMBARDI (Italia) suggerisce le altre: “nella fase di approvazione”. Al primo paragrafo di pag. 2, secondo capoverso, propone si utilizzino i termini “parziali” anziché “insoddisfacenti”, e “nonostante” invece di “malgrado”. Quanto al punto su cui il dibattito è stato acceso e le valutazioni diverse, suggerisce di rivolgere la frase in positivo per evitare che il CGIE direttamente o indirettamente possa diventare corresponsabile del mancato invio delle schede. Proporrebbe pertanto, in sostituzione della frase: “che tale esclusione riguardi esclusivamente i nominativi dell’anagrafe consolare”, l’altra: “che chi in base alla legge vigente è detentore del diritto di voto sia messo comunque nella condizione di esercitarlo”. A proposito della segretezza del voto, non ritiene opportuno sollevare la questione. Suggerisce che piuttosto si dica che “La Commissione Continentale chiede che al più presto siano predisposte le condizioni organizzative affinché le prerogative costituzionali del voto siano fino in fondo rispettate”.

Il Min. Plen. Adriano BENEDETTI domanda se la parte del quarto paragrafo di pag. 2 da: “e che potrebbero” fino a: “servizi consolari” vada eliminata. Ne ha conferma.

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Mauro MONTANARI (Germania) manterrebbe il punto relativo alla segretezza, proprio per tenere conto dei precedenti che si sono verificati al Consolato di Stoccarda e che hanno dato luogo anche a due interrogazioni parlamentari.

Il PRESIDENTE osserva che l’aspetto della segretezza, come pure quello della certezza del voto, rientrano nel quadro dell’organizzazione. Riepiloga quindi le proposte di modifica a pag. 1 e pag. 2 sulle quali vi è stato consenso e chiede se la Commissione approvi il nuovo testo. Franco SANTELLOCCO (Algeria) insiste sulla richiesta precedentemente espressa.Il PRESIDENTE osserva che in tal modo per la prima volta in un documento finale si farebbe riferimento a un’area specifica. Il Min. Plen. Adriano BENEDETTI ritiene che la questione possa essere risolta con l’inserimento della frase: “particolarmente nei Paesi di maggiore emigrazione” dopo le parole: “risultati sembrano parziali”. Il suggerimento viene unanimemente accolto.

A proposito del penultimo paragrafo di pag. 2 Claudio MICHELONI (Svizzera) considera che qualora dovesse rimanere l’attuale formulazione, sarebbe preferibile eliminarlo del tutto. Se si decide di mantenerlo, in relazione all’indicazione del Ministro Benedetti, che i Consoli sono garanti, non si può mancare di esprimere le preoccupazioni derivanti da trascorse esperienze, legate ai funzionamenti di certi Uffici consolari sui quali si possono esprimere seri dubbi.

Per tenere conto delle preoccupazioni del Consigliere Micheloni (Svizzera), Norberto LOMBARDI (Italia) propone il seguente testo: “La Commissione Continentale, nel quadro della predisposizione delle operazioni di voto ribadisce l’esigenza di predisporre le condizioni organizzative perché siano garantite l’imparzialità e le prerogative costituzionali del voto”.

Il Segretario Generale Franco NARDUCCI ritiene preferibile la precedente formulazione suggerita dal Consigliere Lombardi (Italia).In tal senso concorda Alberto BERTALI (Gran Bretagna).

Il PRESIDENTE riscontra l’accordo unanime sulla prima formulazione.

Il Min. Plen. Adriano BENEDETTI esprime preoccupazione in ordine all’ultima richiesta presentata nel documento, che il MAE organizzi un seminario, che comporta delle spese. Propone la seguente dizione: “chiede al MAE di organizzare un approfondimento specifico in materia di integrazione”. La proposta è accolta.

Il PRESIDENTE pone in votazione per alzata di mano il documento finale della Commissione Continentale, che è approvato all’unanimità (All. 8) . Sospende quindi i lavori e riconvoca la Commissione per l’indomani mattina alle ore 9.30.

I lavori terminano alle ore 19.30

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SABATO, 12 NOVEMBRE 2005 - I lavori iniziano alle ore 9.30

Presidenza del Vice Segretario Generale Elio CAROZZA

Il PRESIDENTE porge il benvenuto a S.E. l’Ambasciatore d’Italia in Germania, Antonio Puri Purini, e ai connazionali che ringrazia per essere venuti numerosi all’incontro che tradizionalmente la Commissione Continentale organizza con la comunità nell’ultima giornata delle sue riunioni all’estero. Nei due giorni trascorsi, di intenso lavoro, sono state affrontate questioni di grande attualità, come l’anagrafe consolare e l’AIRE; l’informazione in vista della prossima campagna elettorale; la Conferenza Permanente Stato-Regioni-PA-CGIE, la cui seconda Assemblea plenaria si terrà a Roma a fine mese. Un’intera giornata è stata dedicata a una delle questioni particolarmente sentite dalle comunità che vivono in Europa, l’integrazione in particolare scolastica, con approfondimenti per i quali ringrazia gli esperti intervenuti, che hanno fornito spunti che dovranno essere al più presto ripresi quando sulla materia si organizzerà un momento di riflessione più ampia.

Franco DEL VECCHIO (Germania) si sofferma sulla prossima celebrazione del Cinquantenario dell’Accordo bilaterale relativo all’emigrazione degli italiani in Germania, cinquant’anni che andrebbero studiati e dai quali si potrebbero trarre indicazioni preziose per il futuro, nella consapevolezza che l’Europa è cresciuta e che i problemi sono cambiati. Nella sua lungimiranza il sindacato tedesco ha sin dall’inizio preteso che il trattamento economico dei lavoratori stranieri fosse uguale a quello degli autoctoni, perché non si abbattesse il livello salariale raggiunto a seguito di accordi sindacali. Comunque non sono mancate le tensioni e fino a non molti anni fa gli stranieri erano accusati di stacanovismo per la loro disponibilità a lavorare oltre il normale orario e nei fine settimana. Nel giugno ’56 è stato aperto a Colonia il primo ufficio delle ACLI quando, pur se il licenziamento non era consentito dalla legge, alle donne in stato di gravidanza non era consentito di continuare a lavorare semplicemente negando loro, alla scadenza, il rinnovo del permesso di lavoro. Soltanto con l’entrata in vigore dell’art. 7 del Regolamento sulla libera circolazione, che ha cercato di garantire parità di trattamento, è stato possibile superare quella palese ingiustizia. La Germania era assolutamente impreparata ad accogliere cittadini stranieri. Aveva chiesto braccia da lavoro e soltanto dopo molto tempo ha preso coscienza che si trattava di persone con legittime necessità e titolari di diritti. Nonostante i tentativi esperiti per ottenere una legislazione di accoglienza nei confronti degli stranieri, le leggi emanate hanno sempre teso a difendere i cittadini tedeschi dalle ipotetiche influenze negative degli immigrati. Questa posizione è stata almeno concettualmente superata con l’Accordo del 1° gennaio 2005, che costituisce in pratica il riconoscimento, da parte della Germania, di essere terra di immigrazione. Oggi paradossalmente gli italiani non fanno valere i diritti riconosciuti con la nuova legislazione, come quello della doppia cittadinanza, perché non sono disposti a farne domanda.

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Rosella BENATI (Presidente del Comites di Colonia) si dice lieta che la Commissione si sia riunita nella città di Colonia, luogo che per la sua origine romana ella ritiene particolarmente adatto per questo incontro. A Colonia la circoscrizione consolare ha contribuito alla diffusione dello stile di vita e della cultura della comunità italiana, i cui primi esponenti sono giunti come lavoratori ospiti a metà del secolo scorso. Attualmente vi si contano 140 mila connazionali, la seconda comunità più numerosa della Germania, che incontra serie difficoltà di inserimento sociale, scolastico e professionale (come peraltro avviene in tutta la Germania). I risultati scolastici dei ragazzi italiani sono peggiori rispetto a quelli tedeschi, ma anche spagnoli, greci e iraniani. Pochi concludono la formazione professionale e il numero di coloro che frequentano l’università è limitatissimo. La mancanza di qualificazione si traduce in disoccupazione, il cui tasso è circa il doppio della media. Per superare tale situazione occorrerebbe una buona conoscenza delle lingue tedesca e italiana, una solida preparazione scolastica di base e una valida qualificazione professionale unita all’aggiornamento continuo. In taluni ordinamenti scolastici è previsto il bilinguismo e nel Consolato Generale è stato aperto uno sportello di consulenza dedicato alla qualificazione professionale. Sono piccole conquiste che aprono spiragli di ottimismo per il futuro, ma che andrebbero estese sul territorio. Occorre però anche cambiare mentalità, acquisire la consapevolezza che per integrarsi socialmente e professionalmente serve una solida preparazione, prendere coscienza di sé e del ruolo svolto nel Paese. Dal 2002 è possibile ottenere la doppia cittadinanza, e questo significa anche diritto di voto, lo stesso diritto che si potrà esercitare in loco per le elezioni politiche in Italia. Con i rappresentanti della circoscrizione estero nel Parlamento italiano si spera di ottenere un sostegno affinché siano accolte le istanze degli italiani nel mondo, si riconosca loro il ruolo di mediatori tra i Paesi di origine e di accoglienza sul piano economico e culturale e che per l’Europa costituiscono un potenziale prezioso (All. 9)

Il Segretario Generale Franco NARDUCCI sottolinea che quest’anno la comunità italiana è stata spesso al centro delle attenzioni delle istituzioni italiane e tedesche. All’inizio dell’anno il Goethe Institut ha organizzato a Roma un convegno per commemorare l’Accordo per l’emigrazione sottoscritto 50 anni fa tra l’Italia e la Germania e oggi, per iniziativa della Conferenza Episcopale Tedesca, ci sarà un incontro celebrativo a Magonza. Anche le attenzioni del Consiglio Generale sono costantemente centrate sui problemi che la comunità vive nel Paese, di cui si sono avute testimonianze puntuali in questi giorni. Si è parlato della mancata crescita del tessuto associativo, che ovunque nel mondo dove le comunità italiane si sono insediate ha svolto un ruolo determinante di difesa degli interessi dei connazionali. È dunque particolarmente importante il ruolo dei Comites, chiamati a rilevare la domanda della collettività in termini cultura, crescita economica, occupazione e integrazione nei Paesi di accoglienza. Di questo il CGIE ha tenuto conto nel lungo e laborioso iter della riforma della legge dei Comites, che purtroppo non ha recepito appieno gli obiettivi che il Consiglio Generale degli Italiani all’Estero aveva posto.

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Nell’attuale quadro politico, economico e di rapporti tra comunità che si sta delineando, è doveroso ribadire che non si scontrano le civiltà ma i fondamentalismi, e quanto sia pericoloso lo si vede anche in questi giorni in Europa. È dunque tanto più necessario promuovere politiche di integrazione che tengano conto del valore delle comunità, delle loro caratteristiche e delle radici culturali. In questo senso è l’augurio che a nome dell’intero CGIE egli rivolge ai Comites, alla comunità italiana in Germania, alle Autorità, all’Ambasciatore, che ha avuto modo di ben conoscere le comunità italiane nel mondo anche dal suo osservatorio presso la Presidenza della Repubblica. Vi sono a suo avviso le condizioni per compiere passi avanti anche per la difesa dell’occupazione in questo Paese che per anni è stato la locomotiva dell’Europa.

Giuseppe SCIGLIANO (Vice Presidente dell’Intercomites Germania), che interviene in vece del Presidente Lobello, del quale reca i saluti, precisa che la relazione che presenterà è dell’Intercomites Germania, sottoscritta da 12 Comites su 13. Nella riunione Intercomites del 21-23 ottobre scorso è stato posto l’accento su cinque problemi che è necessario approfondire, e precisamente:- Disoccupazione e mancanza di qualificazione. L’offerta del mercato del

lavoro si è ridotta rispetto al passato e i pochi posti a disposizione sono quasi esclusivamente riservati a personale qualificato. Gli attuali disoccupati sono all’incirca 5 milioni (11,2% della popolazione attiva), 668 mila dei quali (14,4%) di cittadinanza non tedesca. In oltre il 40 per cento dei casi si tratta di persone non qualificate. La scarsa qualificazione professionale crea problemi alla stessa economia tedesca ed europea, poiché impegna risorse che si potrebbero utilizzare per lo sviluppo dell’economia e la conseguente creazione di nuovi posti di lavoro.

- Educazione e scuola. L’alta presenza di ragazzi italiani nelle sonderschulen è un problema che si perpetua negli anni, nonostante gli interventi di sostegno dello Stato italiano, che devono evidentemente essere impostati in base a nuove strategie. A seguito della decisione di alcuni Länder di chiudere i corsi di lingua straniera, lo Stato italiano dovrebbe esso stesso garantire l’insegnamento della lingua e cultura d’origine, la cui conoscenza costituirebbe anche un’ulteriore opportunità di sviluppo delle relazioni culturali ed economiche dell’Italia con il resto del mondo.

- Aspetto sociale e anziani. Al 31 dicembre 2004 gli italiani in Germania erano 548 mila, oltre 41 mila dei quali ultrasessantacinquenni. La prima generazione è emigrata con l’intenzione di rientrare in Italia, un’intenzione che alla prova dei fatti si è rivelata illusoria poiché in Patria, nonostante le promesse fatte specie in momenti elettorali, non sono state create le opportunità di inserimento lavorativo. E il rientro non è oggi possibile neppure per i pensionati, che percepiscono una pensione insufficiente e ormai non hanno punti di riferimento familiari o di strutture disposte ad accoglierli, strutture peraltro carenti anche in Germania.

- Problema delle donne. Il successo scolastico delle ragazze italiane in Germania è deludente, ed esse incontrano maggiori difficoltà nell’avvio ai percorsi formativi e lavorativi rispetto ai ragazzi italiani, nonostante questi conseguano risultati scolastici peggiori.

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Le donne hanno una centralità di ruoli nella collettività. Con l’obiettivo di una valorizzazione sul piano della rappresentanza politica, nella seconda metà degli anni ’90 hanno avviato la costituzione di un Tavolo permanente di coordinamento presso l’Ambasciata d’Italia; ma il progetto non ha avuto seguiti. La scarsa conoscenza dei diritti pone le donne in posizione di svantaggio, particolarmente grave per le più anziane. Si rendono necessarie iniziative incentrate sulla specificità di genere e trasversali ai vari settori di intervento delle politiche per gli italiani all’estero.

- Risorse umane nei Consolati e negli Istituti italiani di cultura. La Rete consolare, carente di risorse umane e sempre più penalizzata sotto il profilo finanziario, non è in grado di corrispondere in modo adeguato alle richieste della comunità, nella quale serpeggia il malcontento. Per i posti non coperti con personale di ruolo si propone che sia assunto personale in loco, che ha conoscenza della lingua e della situazione locale e un costo decisamente inferiore.

Gli italiani all’estero sono teste di ponte per l’imprenditoria italiana, ambasciatori della lingua e della cultura, promotori di rapporti interstatuali. Il Paese li deve sostenere (All. 10)

Il PRESIDENTE comunica che nella notte è venuto a mancare il prof. Guescini.

La Commissione si unisce al cordoglio della famiglia e, in piedi, osserva un minuto di silenzio.

S.E. l’Ambasciatore d’Italia in Germania, Antonio PURI PURINI negli oltre sei anni in cui è stato Consigliere diplomatico del Presidente Ciampi ha avuto occasione di prendere contatto con numerosissime comunità italiane nel mondo, grandi e piccole, delle quali c’è da essere orgogliosi perché hanno dimostrato di sapere far fronte a difficoltà enormi con spirito di sacrificio e in molti conseguendo il successo. Gli indubbi problemi esistenti vanno affrontati assumendosi ciascuno le proprie responsabilità - vi sono compiti che incombono allo Stato, all’Amministrazione centrale, alle Regioni, altri che spettano alle associazioni e altri ancora alle famiglie – ma senza pensare di essere meno degli altri, perché è stato ampiamente dimostrato che ovunque gli italiani hanno dato un valido contributo allo sviluppo dei Paesi che li hanno accolti, e di questo ne è dato universalmente atto. Ha potuto constatarlo in occasione dei numerosissimi viaggi con il Presidente Ciampi. Richiamando alcuni riferimenti che sono stati fatti, si sofferma sull’Accordo italo-tedesco, che ha dato avvio al flusso di manodopera italiana in Germania; tra breve egli si trasferirà a Magonza per partecipare all’evento organizzato in proposito dalla CET. Sottolinea il contributo dato al consolidamento della dignità e alla facilitazione della vita dei cittadini dal processo di integrazione europea, dal Trattato di Roma a quelli di Maastricht e di Nizza, fino al progetto di Trattato costituzionale che, se approvato, darà dignità costituzionale all’insieme di diritti e provvidenze che gli accordi preesistenti riconoscevano, quali la libera circolazione, l’abolizione del permesso di soggiorno, la partecipazione alle elezioni comunali, ecc. Nel quadro dei problemi toccati, quello che ritiene vitale riguarda la scuola e la

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formazione. Tornando con la memoria alla sua precedente esperienza a fianco del Capo dello Stato, ricorda che nel 1999 la parola “globalizzazione” era utilizzata come se riguardasse un orizzonte lontano. Nel volgere di un breve arco di tempo ha assunto sempre maggiore concretezza e ha fatto esplodere la questione dell’istruzione e della formazione ponendo di fronte alla realtà di ragazzi di Paesi dell’Europa orientale, dell’Asia, dell’America sia meridionale che settentrionale e della stessa Unione Europea, che senza la minima esitazione si sobbarcano programmi di studio di 14-15 ore al giorno pur di reggere la concorrenza internazionale. Il problema principale della comunità italiana riguarda proprio i giovani e la necessità di metterli in grado di avere successo nell’ordinamento scolastico del Paese che li ospita. È un problema complesso che va affrontato con metodo, determinazione e con il coinvolgimento delle famiglie, consapevoli che in un arco di tempo non breve si potrà determinare un’inversione di tendenza. A questo compito la Rete consolare e l’Ambasciata riserveranno ancora maggiore attenzione. Al fine di marcare ancor più l’importanza attribuita al problema scolastico e della formazione, e la necessità di affrontarlo con una visione nuova, con il Consigliere Guadiano egli sta valutando di organizzare un premio annuale per i 5-7 migliori studenti italiani che si sono fatti onore nelle scuole tedesche, al quale dare anche risalto mediatico. Con la globalizzazione si deve convivere. Le cifre sulla disoccupazione sono preoccupanti, interi settori produttivi scompaiono dall’orizzonte. In alcuni casi vi è stata la capacità di riciclarsi, ma non si può pensare che quanto si va perdendo possa essere surrogato dalla capacità di sviluppare nuove attitudini produttive da esportare in Cina e in India. Si possono ottenere risultati positivi solo se alla base c’è una cultura, un’attitudine alla specializzazione, una volontà di migliorare e di studiare, ed è con tale convinzione che va impostato un rinnovato sforzo comune. È stato fatto un riferimento ai tagli al bilancio del Ministero degli Esteri. Egli ha indirizzato una lettera al Ministro degli Esteri contestandoli ed esprimendo la propria preoccupazione. La politica estera di un Paese non è basata solo sulla trattazione dei grandi dossier diplomatici; si compone di vari pilastri, uno dei quali è l’assistenza alle collettività italiane all’estero. È stato anche suggerito di assumere contrattisti quando non si dispone di personale di ruolo dall’Italia. È una scelta di buonsenso e in tale direzione va la proposta che l’Ambasciata ha fatto in relazione a un posto che da un anno e mezzo non si riesce a ricoprire. Si augura che con il tempo questa impostazione possa essere accettata. Quanto alle competenze, senza sottovalutare il valore della formazione, tuttavia osserva che si diventa bravi funzionari se c’è la volontà di migliorare; è quindi fondamentale lo spirito con cui si lavora. Operando bene nel proprio ambito, il valore aggiunto di ciascuno significa anche successo di tutti, e dunque dignità e autorevolezza per l’Italia.

Claudio CUMANI (Presidente del Comites di Monaco di Baviera) pone l’accento su alcuni problemi che in Baviera si presentano con particolare gravità.- Il sistema scolastico tedesco favorisce i ragazzi provenienti da famiglie delle

classi sociali più elevate, sicché è alta la percentuale di italiani nelle sonderschulen, addirittura superiore a quella di altri Länder. Nel settembre 2004 il Consiglio dei Ministri bavarese ha stabilito la chiusura, nel giro di 5 anni, dei corsi di madrelingua. I contributi del MAE per il sostegno agli

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studenti sono stati superiori soltanto a quelli di Amburgo, nonostante il Consolato di Monaco sia il quarto in Germania per numero di italiani residenti. L’Ufficio scuola del Consolato è privo del Direttore dal 2004 e il prossimo anno andrà in pensione l’Ufficiale amministrativo. Nel 2006 è previsto il pensionamento anche del Direttore dell’Ufficio scuola del Consolato di Norimberga. Viene richiesto che si provveda a mettere gli Uffici scuola in condizione di funzionare e che si prendano contatti con il Governo bavarese per sostenere la lingua e la cultura italiana, anche sollecitando l’introduzione dell’italiano come lingua curricolare; inoltre, un intervento in sostituzione dei corsi di madrelingua, che saranno certamente chiusi prima dei 5 anni previsti dalla legge.

- Il Consolato Generale di Monaco manca di personale e di finanziamenti ed egli sottolinea la necessità di investire sulla qualità e sui tempi di erogazione dei servizi. Suggerisce, a parità di costi, una riorganizzazione della struttura consolare (che a suo avviso non necessiterebbe che 8 delle 14 sedi abbiano il rango di Consolati Generali), e l’utilizzo di personale assunto in loco.

- Pone l’accento sulla necessità di una tempestiva revisione delle circoscrizioni elettorali per garantire l’esercizio del voto all’estero, sul quale deve essere assicurata un’adeguata informazione. Occorre inoltre una campagna informativa sulla possibilità di ottenere la doppia cittadinanza, e di promozione della partecipazione alle elezioni locali, perché l’integrazione passa necessariamente attraverso la partecipazione attiva.

Invita conclusivamente l’Ambasciatore Puri Purini a recuperare la rete dei Consiglieri comunali e circoscrizionali italiani in Germania, avviata anni fa dall’Ambasciata ma con il tempo trascurata (All. 11)

Paolo BRULLO (Presidente del Comites di Wolfsburg) pone la questione della posizione giuridica dei Comites, per l’Italia organismi di rilevanza pubblica, per la Germania enti privati. Con maggiore chiarezza si dovrebbe spiegare che i Consolati sono la rappresentanza amministrativa dello Stato italiano, mentre i Comites sono la rappresentanza politica eletta dai connazionali residenti. Sottolinea il differente trattamento tra gli insegnanti italiani di ruolo inviati dall’Italia, quelli assunti in loco per i quali non sono previste tutele sociali, e gli insegnanti tedeschi. Perché non istituire il ruolo dell’insegnante all’estero assunto in loco? La piaga della disoccupazione affligge in modo particolare l’emigrazione italiana, e segnatamente gli ultraventicinquenni, in percentuale molto alta privi di qualsiasi qualificazione professionale. La Germania, un tempo all’avanguardia nel campo delle tutele sociali, non è più in grado di offrire adeguata assistenza, ma è lo Stato tedesco, al quale si versano i contributi e si pagano le tasse, che deve far fronte ai problemi; è però necessario che da parte italiana siano presentati progetti. Questa è l’aspettativa anche delle istituzioni scolastiche, pronte a mettere a disposizione aule e insegnanti. L’emigrazione è cambiata, non è finita, e gli italiani all’estero si aspettano di essere considerati titolari degli stessi diritti dei cittadini del Paese ospite e non cittadini di serie “B”. Occorre pertanto un nuova politica, che faccia valere lo stato degli italiani all’estero quali soggetti con imprescindibili esigenze, e non solo braccia per lavorare.

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Quale operatore scolastico, Giuseppe GIURANO (Colonia) intende approfondire il tema di cui è competente. Se tanti ragazzi sono nelle scuole differenziali, se non ottengono una qualificazione professionale, se sono disoccupati, se si collocano nella parte più bassa della società, il motivo va ricercato nel fatto che le famiglie non investono sui figli, non li seguono, non sanno che tipo di scuola frequentano, non conoscono il sistema scolastico tedesco, non partecipano ai consigli di classe e di scuola, sono assenti. Manca la coscienza dell’importanza dello studio, per cui con facilità si accetta la scelta del ragazzo che non ha voglia di studiare. Egli denuncia il fatto che a Colonia sono venute a mancare le associazioni, che negli anni ’80 hanno svolto un ruolo di rilievo. Oggi non restano che i bar, dove ci si reca a giocare a carte disinteressandosi della famiglia. Sono questi i problemi in relazione ai quali dovrebbero impegnarsi l’Ambasciata e i Consolati. A proposito della doppia cittadinanza, si deve prendere atto che in tre anni soltanto 80-90 cittadini italiani l’hanno richiesta e ricercare e rendere pubblici i motivi per i quali non sono interessati ad averla. Occorre abbattere i pregiudizi e far acquisire la consapevolezza che se si vuole far valere i diritti si deve avere un ruolo e un peso nella comunità in cui si vive. Altrimenti ci si continuerà a lamentare senza alcun costrutto. Da parte loro, le istituzioni italiane hanno il dovere di informare.

BARTOLOTTA (Colonia) pone il prioritario problema degli ultrasessantacinquenni pensionati che con l’avvento dell’euro hanno risentito in modo particolare della riduzione del potere di acquisto, un problema che i sindacati e i Parlamentari italiani devono avere presente; e l’altrettanto pressante problema degli anziani non autosufficienti che intendono tornare in Italia, ai quali è necessario garantire quelle stesse tutele che lo Stato tedesco assicura. Sembrerebbe che sia allo studio in Italia una legge in tal senso. Si dovrebbero creare le condizioni perché le Regioni possano fare formazione professionale per i corregionali all’estero, se non altro al fine di incrementare il turismo. In Sicilia, infatti, da cui egli proviene, ritornano dall’estero sempre meno persone, e soprattutto sempre meno giovani, perché le strutture turistiche sono pressoché inesistenti e manca una politica dell’accoglienza. L’orientamento in lingua ai fini della formazione professionale è un’opportunità che deve essere data ai giovani italiani, così come da anni l’hanno gli spagnoli, che non per nulla sono tra gli stranieri coloro che ottengono maggiori successi. Da alcuni mesi a Colonia è stato creato uno sportello in lingua cui i giovani connazionali possono rivolgersi per indicazioni e consigli, e se ne parla in modo positivo. Uno strumento di questo tipo dovrebbe essere previsto quanto meno nelle Sedi consolari. L’associazionismo all’estero è stato sempre più svilito dalle politiche dei Governi degli ultimi 10 anni. Occorre un’inversione di tendenza e fare di tutto e a tutti i livelli affinché i giovani prendano coscienza dell’importanza di partecipare, perché la via maestra per l’integrazione è la partecipazione politica nel Paese dove si vive.

Per Carmine MACALUSO (Presidente delle ACLI – Baviera) è necessario passare dalla fase valutativa a quella propositiva in un momento in cui si attua una sorta di rivoluzione copernicana e si pone la collettività nel mondo in una nuova dimensione.

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In occasione della recente celebrazione del cinquantenario della Fondazione Conrad Adenauer ha avuto l’opportunità di incontrare Bernard Vogler, ex Presidente del Consiglio prima del Palatinato poi della Turingia, che nei confronti della collettività italiana si è espresso in termini di rispetto e considerazione del contributo che in questi 50 anni ha dato allo sviluppo della Germania. Ciò significa che ci sono margini sufficienti per condividere con la parte tedesca le problematiche che emergono. In un momento in cui le radio italiane cessano i loro programmi e i giornali italiani sono ridotti nel numero e nella diffusione egli, che rappresenta l’associazione che negli ultimi 50 anni ha accompagnato il cammino dei lavoratori italiani, rivendica il ruolo dell’associazionismo nei settori della cultura, del sociale, dello sport, della scuola, della formazione, un ruolo che dovrà esplicarsi anche nel mondo della televisione con il costruire un programma che sia un forum nel quale le collettività italiane possano incontrarsi e crescere insieme. È particolarmente interessato all’idea dell’Ambasciatore Puri Purini di istituire un premio, iniziativa che potrebbe essere propedeutica a forme di collaborazione tra l’imprenditoria italiana e il mondo della scuola.

Il Direttore Generale Adriano BENEDETTI, che ha vasta esperienza di riunioni continentali, ha notato in questa circostanza una maggiore partecipazione di rappresentanti della comunità e se ne compiace. La celebrazione dei 50 anni dell’Accordo italo-tedesco oltre che per evidenziare gli attuali gravi problemi, che meritano tutta l’attenzione delle rappresentanze istituzionali, può essere un’utile occasione per riflettere sul cammino percorso e sul progresso realizzato, e quindi per affrontare con forze più avvertite le future sfide. Il progresso è stato possibile grazie all’impegno, al lavoro, alla sofferenza della comunità - nella vita individuale e delle Nazioni nulla si ottiene senza sacrificio e sofferenza – e questa constatazione deve essere motivo di orgoglio. I problemi rappresentati in questi giorni attengono essenzialmente alla scuola e alla capacità di coesione della comunità italiana in Germania, e non sono mancate critiche, nell’insieme fondate, alla struttura degli Uffici consolari. Quanto alla scuola, al di là delle carenze e di errori che possono esservi stati, va sottolineato che se si vuole affrontare seriamente il problema è necessaria un’assunzione di responsabilità anche da parte delle famiglie. Ritiene encomiabili le iniziative che l’Ambasciata sta progettando, e assicura che la Direzione Generale è pronta a sostenerle anche da un punto di vista finanziario. L’Ambasciatore ha asserito che l’impegno e il successo di ciascuno si cumulano e fanno massa importante per la collettività. Anche in un altro settore egli invoca assunzione di responsabilità. La Rete consolare e la Direzione che egli rappresenta sono state accusate di non essersi sufficientemente impegnate in questi anni per la regolarizzazione anagrafica. Con grandi difficoltà è stata avviata l’iniziativa del mailing, che ha comportato un impegno finanziario notevole e la mobilitazione degli Uffici consolari. I risultati, ancora provvisori per la Germania, indicano all’incirca che il 20-23 per cento delle comunicazioni sono ritornate al mittente per errato indirizzo, le risposte sono state il 31 per cento, al 50% circa delle comunicazioni giunte a destinazione non è stata data risposta. L’informazione è alla base della sensibilizzazione e di qualsiasi mobilitazione, ma quale migliore forma di informazione e sensibilizzazione che

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inviare a ciascun interessato una comunicazione che ricordava il dovere di completare i propri dati? La massiccia percentuale di mancate risposte a suo giudizio sta ad indicare una persistente carenza di mobilitazione da parte della comunità. In questo quadro non può mancare di sottolineare l’importanza dei Comites, dei Consiglieri del CGIE, delle associazioni regionali e dei patronati. Egli auspica che anche da questo incontro scaturisca un maggiore senso di consapevolezza dei doveri che incombono a ciascuno. Non può che riconoscere l’inadeguatezza della Rete consolare e la sua condizione di sofferenza. L’Amministrazione degli Esteri e la sua Direzione Generale stanno facendo il possibile per contenere i tagli, ed egli ha aderito all’iniziativa cui ha fatto riferimento l’Ambasciatore Puri Purini, di una lettera indirizzata al Ministro degli Affari Esteri, convinto che i funzionari abbiano il dovere di segnalare le difficoltà. A proposito della proposta di colmare con personale assunto localmente i vuoti dell’organico che si verificano perché il personale di ruolo non ha interesse a recarsi in determinati Paesi e l’Amministrazione non può essere coercitiva, convenendo che le esigenze delle collettività devono essere affrontate, deve però segnalare che uno degli ostacoli più forti a tale soluzione è dato dalla posizione dei sindacati confederali. Dicendosi a disposizione per i successivi interventi, si rallegra per questa riunione e per i suoi esiti.

S.E. l’Ambasciatore d’Italia in Germania, Antonio PURI PURINI ha tratto da questa riunione diversi spunti di riflessione. Osserva che in relazione ai problemi della comunità le leggi ci sono, si tratta di applicarle e di operare fattivamente. Questa mattina sono emerse indicazioni interessanti, alcune cose possono essere realizzate a costo zero, come la sensibilizzazione delle famiglie, il coinvolgimento delle associazioni, la partecipazione ai problemi. È opportuno stabilire una tabella di marcia e un programma di verifica delle iniziative. È fondamentale – e la questione merita una riflessione più approfondita - inserire le diverse attività nel quadro dell’Unione Europea. È una carta che va giocata avendo a mente che 15-20 milioni di cittadini europei vivono in un Paese dell’Unione diverso da quello di origine, per cui i problemi non sono solo della comunità italiana. Nell’intervento che farà nel pomeriggio a Magonza egli affronterà questo aspetto in maniera specifica. Rinnova il ringraziamento per la sincerità e la passione degli interventi.

Alle ore 11.30 S.E. l’Ambasciatore Puri Purini si allontana.

Gianfranco RIZZUTI (Comites di Friburgo) sottolinea che le percentuali dell’80 per cento di ragazzi italiani che frequentano le scuole di secondo grado che non danno direttamente accesso all’istruzione universitaria, e del 20 per cento che teoricamente lo consentono, non fanno presagire nulla di buono per il futuro. Quale mobilità sociale potranno avere i giovani italiani con questo tipo di istruzione? Il modello di formazione tedesco ha conservato il medesimo impianto dato a fine ‘800, quando la società prussiana era organizzata in modo corporativo e preparava contadini, tecnici e intellettuali. Come può la comunità italiana fare passi avanti? Sono state mosse accuse ai genitori, ma questi sono stati vittime del perpetuarsi dei vecchi modelli sociali. Anziché colpevolizzarli, li si deve

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aiutare a crescere. Non sono mancati tentativi volti al recupero dei ragazzi delle scuole differenziali, ma alla prova dei fatti gli esiti sono stati insoddisfacenti. Ora che a seguito delle risultanze della ricerca PISA i tedeschi stanno pensando a progetti ad hoc per l’inserimento degli svantaggiati, è il momento di immaginare, in cooperazione con le istituzioni scolastiche locali, qualche soluzione innovativa che presenti possibilità di successo. L’Ambasciatore ha avuto l’occasione di incontrare decine di comunità italiane nel mondo, diverse le une dalle altre anche a livello sociologico e di produzione di modelli culturali. In Germania gli italiani non hanno prodotto dei modelli culturali, e anche in questa direzione bisogna lavorare.

Elisabetta DE COSTANZO (Presidente del Comites di Berlino) intende presentare proposte operative per le quali ricerca il consenso dell’Assemblea e degli interlocutori istituzionali. Le tematiche trattate richiedono, a suo giudizio, politiche integrate frutto della riflessione congiunta di coloro che operano nei vari settori e delle istituzioni. Nella precedente legislatura del CGIE si ottenne di costituire presso l’Ambasciata dei tavoli permanenti di coordinamento per cogliere le esigenze, le emergenze e le opportunità che nei vari momenti si andavano profilando, luoghi di raccordo indispensabili in un Paese dove le distanze sono enormi. Un tavolo vedeva la presenza dei vari patronati; un tavolo riguardava l’informazione, che alla luce delle prossime scadenze è essenziale; nel tavolo di coordinamento delle donne si sono indagati i motivi per cui le ragazze, che a scuola conseguono risultati migliori dei ragazzi, hanno poi maggiori difficoltà di inserimento lavorativo. In tema di politiche integrate, nel settore dell’assistenza agli anziani in collaborazione con i tedeschi si potrebbero creare per le ragazze nuove possibilità occupazionali gratificanti, poiché la Germania onora questo tipo di attività. Ricorda in proposito che quando ancora esisteva il Muro ella organizzava all’università di Berlino corsi di formazione e, su sollecitazione del decano della Facoltà, predispose un programma formativo per creare assistenti alla salute e alla cura degli anziani, con specificità per gli stranieri, che venne presentato all’Ufficio del lavoro. I tempi non erano maturi per tale iniziativa, nonostante la richiesta di tale tipo di professionalità, poiché il 20 per cento della popolazione italiana ha più di 65 anni. Una proposta di formazione alla cura e all’assistenza interculturale sostenuta dalle istituzioni italiane oggi avrebbe forse una risposta diversa, con ricadute positive in più settori. Inoltre, progetti che coinvolgessero i tedeschi e gli italiani e favorissero anche altre collettività darebbero l’accesso alla dimensione europea, che è anche finanziariamente significativa. Occorrono impostazioni nuove, poiché non si può pensare che da parte di singoli Paesi, l’Italia e la Germania, continuino ad arrivare contributi a pioggia. Questo vale anche per l’imprenditoria, alla quale soltanto a parole si presta attenzione. In Europa gli Istituti per il commercio estero sono sempre più disimpegnati per via delle delocalizzazioni; da parte della rappresentanza diplomatico-consolare ci si limita a dichiarazioni di disponibilità. Anche in questo settore sarebbe necessaria una riflessione e il comune impegno a individuare di volta in volta i fabbisogni emergenti, che potrebbero rappresentare per i ragazzi italiani nuove opportunità di lavoro.La sua proposta di ricreare i tavoli permanenti va nella direzione di

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un’impostazione alternativa, che si connoti in termini globali. Si dispone di un potente strumento, il bilinguismo; più di altri si ha la capacità di essere europei e si rischia di perdere tale opportunità.

Rodolfo DOLCE (Vice Presidente del Comites di Francoforte) riferisce che il 18 e 19 marzo si terrà a Francoforte un convegno, che verterà sulla recente legge tedesca relativa ai cittadini comunitari, che si ritiene non abbia correttamente recepito il diritto europeo. Interverranno alcuni funzionari dell’Unione e nel corso dei lavori sarà consegnata la “Pagella d’oro” al miglior studente italiano, un premio che vuole essere un incentivo anche per gli altri ragazzi e un modo perché i giovani italiani che vivono in Germania sappiano che la cultura italiana non è soltanto la partita di calcio. L’iniziativa è del Comites di Francoforte, e in collaborazione con la SIFRA si sta progettando di offrire anche un posto di lavoro. Auspica che si moltiplichino forme di collaborazione dei Comites con società di imprenditoria italiana o in cui operano manager italiani.

Negli anni in cui ha presieduto la Commissione Continentale Gianni FARINA (Francia) ha sostenuto che sempre le riunioni continentali dovessero concludersi con l’incontro con la collettività italiana e i suoi rappresentanti, un sogno che vede realizzato. Ricorda che nei primi anni ’70, quando si iniziò a organizzare le grandi assemblee dell’emigrazione italiana, si sosteneva la necessità che la comunità italiana divenisse protagonista, militasse nei partiti politici, nei sindacati, nelle organizzazioni sociali, negli enti morali. Ora il suo auspicio è che questa comunità diventi tedesco-italiana o italiano-tedesca, comunità europea, e che sempre più vi siano rappresentanti degli italiani nei Consigli comunali e provinciali. Ci si prepara a uno storico evento, l’elezione nel Parlamento italiano di rappresentanti degli italiani nel mondo. Essi assolveranno al loro ruolo in Parlamento solo se avranno un rapporto stretto con le collettività a livello locale, con quelli che egli preferisce chiamare “Consigli degli italiani all’estero”, che hanno i sensori dei problemi, delle necessità, delle specificità e possono essere di aiuto a fare di più e meglio. Ricorda quindi un altro Vogel, Presidente pro tempore del Partito socialdemocratico tedesco, che ebbe occasione di incontrare nei primi anni ’70. Già allora egli intuiva l’allargamento dell’Europa e la caduta del Muro, con i conseguenti ulteriori problemi, e si diceva ammirato per la capacità degli italiani che, giunti in Germania sconfitti, disperati, si erano subito organizzati facendo valere la loro volontà di non essere soltanto braccia da lavoro. Era certo che avrebbero dato un grande contributo anche alla società tedesca. Il contributo è stato dato, sarebbe ora di cominciare a raccoglierne i frutti, ed è questo il suo augurio sincero.

Nives INCHER (Colonia) è insegnante di MSU a Colonia da oltre 20 anni, e da 5 Presidente della Casa degli insegnanti. Riferisce che alla già citata Conferenza di Berlino, nel corso di un workshop è stata proposta la costituzione di un tavolo di lavoro permanente fra le associazioni e i rappresentanti degli insegnanti dell’intera Germania, ove confrontarsi e ricercare insieme una soluzione al problema dell’insuccesso scolastico, i cui dati negativi sono stati confermati dalla seconda ricerca PISA. Il collega Giurano ha attribuito delle responsabilità ai genitori, che sono assenti.

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Va però detto che essi lo sono alle riunioni scolastiche, ai colloqui con gli insegnanti, non certo nella famiglia, e la mancata partecipazione è motivata dall’insicurezza a confrontarsi con gli insegnanti, che sentono come appartenenti a un livello più alto del loro. Ella, che nel suo lavoro è a contatto con ragazzi e famiglie provenienti dal Sud dell’Italia, si schiera dalla parte dei genitori, con i quali è riuscita a stabilire un rapporto anche confidenziale. L’associazione che presiede, nata 5 anni fa, è basata sul lavoro volontario di 25 insegnanti di Colonia e dell’interland, che ogni 6 settimane si riuniscono per mettere a confronto esperienze diverse in scuole diverse. Tale iniziativa sarebbe maggiormente proficua qualora interessasse un territorio più vasto ed è per questo che, rivolta al Consigliere Guadiano, sollecita la costituzione di un tavolo permanente. Il Comites di Colonia ha organizzato una tavola rotonda sulla scuola, alla quale la Casa degli insegnanti non è stata invitata, e si domanda di quale scuola si sia parlato se non si è tenuto conto anche degli insegnanti di MSU. Occorre ascoltare quante più voci possibile e non coltivare ciascuno il proprio orticello.

Anna POMPEI RUEDEBERG (Svizzera) reca un opuscolo curato da lei stessa insieme al Comune di Berna, il Comitato d’intesa, il Comites e le associazioni italiane, che insegna a invecchiare agli anziani italiani e riporta notizie, piani di lavoro e accordi raggiunti con le istituzioni locali. C’è anche un corso di preparazione al pensionamento, specificamente rivolto ai lavoratori italiani. Se si lavora in rete, se si ha coscienza di sé e del fatto di non essere secondi a nessuno, ci si farà ascoltare e si otterrà aiuto.

Giovanni POLLICE (Sindacato nazionale chimici) esprime perplessità in ordine all’attribuzione ai genitori italiani di responsabilità dell’insuccesso scolastico dei loro ragazzi, che invece va ricercata nella rigidità del sistema, che fino a non molti anni fa i tedeschi, tra l’altro convinti che gli italiani siano perfettamente integrati, ritenevano il migliore possibile. Le responsabilità sono soprattutto dei rappresentanti politici della collettività. L’organizzazione tedesca per la quale lavora si è sempre posta l’obiettivo dell’integrazione dei lavoratori stranieri nella società locale, mentre i partiti italiani attivi in Germania avevano l’obiettivo contrario. Inoltre, il Paese non ha mai promosso una politica dell’accoglienza e dell’integrazione nei confronti degli immigrati; nonostante il sindacato alla fine degli anni ’70 avesse fatto rilevare che l’emigrazione non era un fatto transitorio, fino a qualche anno fa la Germania dichiarava di non essere un Paese di immigrazione. Non vanno demonizzati i genitori che non sono in grado di far valere i diritti nei confronti del sistema tedesco, ma bisogna aiutarli, fornire indicazioni, sostenerli e, soprattutto, adoperarsi perché si integrino, acquisendo così maggiori diritti; a tal fine il sindacato ha recentemente promosso una campagna d’informazione sulla doppia cittadinanza.

Giuseppe SCIGLIANO rivolge un appello a non farsi trovare impreparati all’appuntamento del voto. Non ci si può illudere che la gente voti senza che sia svolta un’opera di sensibilizzazione, soltanto perché delle lettere arrivano a destinazione. È necessario mobilitarsi sin d’ora, recarsi in tutti i luoghi dove vi sono italiani per spiegare che cosa significa per tutti questo momento. Ma non ci si può accontentare di un simbolo o del nome di un partito; chi si candiderà dovrà informare sul programma che intende sviluppare qualora eletto.

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Il PRESIDENTE sottolinea come nella mattinata non vi sia stato un solo intervento che non abbia fatto riferimento al problema dell’integrazione scolastica, al quale la Commissione ha dedicato un’intera giornata di lavoro avvalendosi del contributo di quattro esperti. Il CGIE ha colto l’esistenza del problema e ha chiesto che nel quadro della riforma degli interventi dello Stato in favore delle comunità all’estero siano organizzate delle occasioni di incontro per trattarlo in modo più puntuale, coinvolgendo anche le associazioni e i Comites dei Paesi dove è particolarmente sentito. Ringrazia per la calorosa partecipazione la comunità italiana della Germania e dichiara chiusi i lavori della Commissione Continentale.

I lavori terminano alle ore 12.50

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RelazioniInterventi - Documenti

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Allegato 1

COMMISSIONE CONTINENTALE EUROPA E AFRICA DEL NORD

(Colonia, 10-12 novembre 2005)

Relazione introduttiva del Presidente Elio CAROZZA – Belgio

Signor vice Sindaco della città di Colonia, Signor Direttore Generale Adriano Benedetti, Signor Console Generale Bernardino Mancini, Signor Consigliere d'Ambasciata Alessandro Gaudiano, mi é particolarmente gradito porgere il benvenuto e un sentito ringraziamento a tutti voi a nome di tutte e tutti i Consiglieri della Commissione che tiene qui a Colonia la sua terza riunione, dopo Amsterdam ed Istanbul.Voglio esprimere inoltre, sicuro di interpretare il sentimento di tutte e tutti, il più caloroso ringraziamento ai Consiglieri componenti della nostra Commissione eletti qui in Germania, in particolare a Franco Del Vecchio ed alla Segreteria del CGIE per la disponibilità e per il lavoro svolto nella preparazione di questa nostra riunione.Il Parlamento Italiano approvando la legge istitutiva del Consiglio Generale degli italiani all'estero ha indicato in modo chiaro l'interesse e la necessità per il Consiglio stesso delle riunioni delle Commissioni Continentali nei vari Paesi di competenza, e noi abbiamo potuto constatare come questi incontri rappresentino le occasioni più pertinenti e significative per conoscere ed approfondire le problematiche, le esigenze e le aspirazioni delle nostre Comunità che vivono nei diversi Paesi Europei e dell'Africa del Nord. Queste riunioni permettono ad ognuno di noi e a tutta la Commissione Continentale di adempiere con più efficacia e pertinenza ai compiti assegnati al CGIE dal legislatore.In Germania vivono più di 700 mila italiani e solo in questa città, a Colonia vivono più di 130 mila connazionali, più di 150 mila a Stoccarda , 120 mila a Francoforte e quasi 75 mila a Monaco di Baviera. e più di 50 mila a Dortmund e Friburgo. Numerosa e forte e la presenza in tante altre città della Germania, e per citarne tra le più importanti : Norimberga (30000), Saarbrucken (24000), Hannover (24000), Amburgo (17000) e Berlino (13000).Nella sola Germania vive quasi il 20 per cento della Comunità italiana nel Mondo e circa il 30 per cento di quella che risiede in Europa.Un grande Paese, la Germania , nel quale vive la più grande Comunità Italiana nel Mondo. Le questioni degli italiani in Germania sono state sempre al centro dell'attenzione del Consiglio Generale degli italiani all'estero, grazie al lavoro, alle competenze e alle conoscenze dei Consiglieri eletti in Germania, tanto di quelli attuali, quanto di quelli dei precedenti mandati, e non posso, prima di tutto, non ricordare coloro che purtroppo non sono più tra noi, Pierino Ippolito e

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Bruno Zoratto, ma voglio anche sottolineare il contributo e il lavoro svolto particolarmente al femminile da Teresa Baronchelli, Elisabetta De Costanzo e Maria Fontana Russo.Gli italiani in Germania vivono le stesse preoccupazioni e gli stessi problemi, dei connazionali che vivono in altri Paesi, hanno interessi e aspirazioni comuni. Tuttavia la nostra Comunità in Germania ha vissuto e vive alcune questioni con più difficoltà e con più acutezza.Sono sicuro che con l'incontro che avremo, durante i lavori di questa nostra riunione, con la Comunità italiana in Germania, con i Presidenti dei Comites e del mondo associativo sapremo cogliere con maggiore consapevolezza gli aspetti più particolari e diretti relativi alle tematiche e problematiche che interessano la nostra comunità in Germania, cosi come sapremo cogliere le esigenze e le aspirazioni che provengono dagli italiani che in questo Paese vivono.In ogni nostra riunione, oltre alle questioni legate al dibattito, alla discussione all'ordine del giorno ed al lavoro del Consiglio Generale,abbiamo cercato di trattare un tema in modo più approfondito, cercando di analizzare ogni aspetto di carattere generale e specifico. A questi argomenti abbiamo dedicato una sempre una parte importante del tempo a disposizione.Cosi fu ad Amsterdam dove affrontammo la portata innovativa della Costituzione Europea, rispetto alla vita di coloro che vivono in uno Stato Membro diverso da quello di origine. Ad Istanbul ci siamo occupati principalmente delle prospettive che potrebbero scaturire per i cittadini Europei che vivono in uno Stato Membro diverso da quello d'origine, in caso di adesione della Turchia all'Europa. Qui a Colonia tratteremo una tra le questioni più importanti che toccano da vicino le nostre comunità in Europa, quella relativa alla integrazione scolastica, al successo ed all'affermazione nel mondo della formazione dei bambini, dei ragazzi e dei giovani.Credo di poter affermare senza commettere grossi errori e senza nessuna esagerazione e soprattutto senza nessuna generalizzazione che i figli degli italiani in età scolastica che vivono in Europa cosi come la gran parte dei figli dell'emigrazione in generale hanno seri problemi di integrazione scolastica e di conseguenza di successo e di buona formazione.Cercheremo con l'aiuto di esperti in materia , e colgo l'occasione per ringraziare coloro che hanno accettato di partecipare anche e soprattutto tenendo ben presente il fatto che alcuni di loro daranno il loro contributo sopportandone anche i costi materiali, cercheremo di capire, dicevo, la problematica, la situazione, le cause e gli effetti, gli ostacoli, i problemi che si pongono le responsabilità e le possibili vie di intervento.La nostra Commissione Continentale, cosi come il Consiglio Generale in Plenaria ha in permanenza trattato e tratta le questioni legate all'apprendimento e alla diffusione della lingua e della cultura italiana, un punto importantissimo e determinante per le nostre comunità all'estero.L 'apprendimento e la diffusione della lingua e della cultura italiana da parte dei figli dei nostri connazionali che vivono fuori dall'Italia sono le fondamenta per il mantenimento e rafforzamento di una identità culturale e linguistica. Abbiamo giustamente impegnato ed impegniamo opportunamente ancora le nostre energie in questo campo, sono stati organizzati nel passato convegni specifici a livello mondiale,basta ricordare il convegno di Montecatini, il CGIE

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dispone di una efficiente Commissione tematica, abbiamo dedicato giornate intere in Commissione Continentali ed in Plenaria, ma raramente ci siamo posti il problema della buona integrazione scolastica , del successo e riuscita scolastica dei nostri giovani.Eppure in diversi Paesi abbiamo assistito ed assistiamo ad un fenomeno che porta all'esclusione ed all'emarginazione.

Numerosi sono i figli dell'emigrazione ed in alcuni casi in particolare di figli di italiani che finiscono parcheggiati nelle cosiddette scuole speciali. Scuole che di scuola hanno poco se non l'alibi dell'obbligo scolastico.In Germania, cosi come in Belgio e sotto altri aspetti in Svizzera ed in altri Paesi queste cosiddette scuole speciali sono una realtà.Sono più di 13 milioni di cittadini europei che risiedono in uno Stato membro dell'Unione diverso da quello di origine e questo numero é destinato ad aumentare sensibilmente nei prossimi anni, cosi come aumenterà sensibilmente il numero di cittadini extra europei che verranno a vivere nell'Europa dei 25. L'Unione Europea dovrà mettere in campo politiche ed interveti destinati a far fronte alla integrazione scolastica dei figli dell'immigrazione, in strettissima armonia con politiche e interventi che i Paesi d'origine mettono in opera per le loro comunità.Possiamo tutti convenire che senza una buona formazione, senza un sufficiente percorso scolastico si é molto deboli e quindi il rischio di essere le prime vittime nel mondo del lavoro é più che reale. Più facilmente si finisce nell'emarginazione, colpiti e prime vittime dalle varie crisi economiche. Più difficilmente si é in grado di trovare una opportuna riqualificazione professionale. Stiamo assistendo, in questi giorni, alla forte tensione ed alla violenza in alcune periferie delle grandi metropoli francesi , qualche scintilla si manifesta anche in altri Paesi. Giovani e giovanissimi figli dell'immigrazione della seconda e terza generazione, cittadini francesi a tutti gli effetti, che si sentono esclusi ed emarginati.Molti esperti indicano tra le cause principali di tale ribellione anche e forse soprattutto una marcata assenza di integrazione scolastico e di formazione.Sono sicuro che la discussione su questo punto centrale del nostro ordine del giorno, aiutato dal contributo degli esperti in materia, arricchirà il bagaglio di conoscenza di ognuno di noi e di tutta la Commissione.L'ordine del giorno prevede inoltre alcuni punti tra quelli più legati ai prossimi impegni ed appuntamenti.La Finanziaria 2006 e le conseguenze delle ultime manovre di contenimento del Bilancio 2005, hanno una diretta incidenza sui prossimi appuntamenti legati alla organizzazione del voto all'estero.Noi abbiamo più volte negli ultimi anni manifestato tutta la nostra preoccupazione sullo stato della rete consolare nei diversi Paesi di competenza della nostra Commissione Continentale e questo tanto per quanto concerne la mancanza di personale che per le disponibilità finanziare messe a disposizione delle nostre rappresentanze diplomatiche e consolari.Abbiamo ribadito che la nostra rete consolare non era più in grado di far fronte alla domanda dei nostri connazionali relative ai servizi consolari.La situazione oggi si manifesta ancora più allarmante e delicata con

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l'avvicinarsi dell'appuntamento elettorale. Ascolteremo con attenzione l'intervento del Direttore Generale Benedetti sulla situazione attuale degli stanziamenti nei vari capitoli di bilancio dello Stato destinati agli italiani all'estero ed alla rete Consolare, tanto per il 2006 che per il 2005. Dagli interventi Paese per Paese valuteremo il risultato dell'ultima operazione di riallineamento dell'AIRE con l'Anagrafe consolare.Dalle indicazioni raccolte appare a prima vista che malgrado l'enorme lavoro svolto dai nostri consolati il risultato non é all'altezza delle aspettative e pertanto la situazione dell'anagrafe rimane incompleta e sostanzialmente immutata.Credo poter affermare che la mancanza di risorse finanziarie destinate alla informazione sia una delle principali cause dell'insuccesso di questa ultima operazione di riallineamento.L' informazione a costo zero, com'era prevedibile non ha dato nessun effetto e nessuna efficacia.I plichi non restituiti ai Consolati da parte delle Poste e di cui non si hanno i relativi riscontri da parte degli interessati sono un numero molto elevato, cosi come sembra importante il numero restituiti dalle poste non recapitati per indirizzi non corretti.Queste due situazioni stando alle disposizioni previste dal Ministero, dovrebbero portare alla procedura di cancellazione anagrafica di migliaia di cittadini.Tale cancellazione avrebbe due effetti immediati: l'impossibilità di accedere alla maggior parte dei servizi consolari e la mancata inclusione nell'elenco degli elettori che riceveranno direttamente ed automaticamente il plico per votare per corrispondenza.Credo in tutta onestà che una tale operazione debba essere evitata ad ogni costo, e questo per due principali motivi.Il primo e più importante di tutto riguarda l'erogazione dei servizi consolari. Migliaia di cittadini a cui lo Stato non eroga più i servizi indispensabili. Possiamo solo immaginare le situazioni che si verranno a creare negli uffici consolari. Il secondo motivo non meno importante concerne il diritto di voto.Migliaia di cittadini italiani ai quali verrà praticamente negata la possibilità di votare.Possiamo legittimamente chiederci come può lo Stato negare, di fatto, un diritto ad un proprio cittadino?Certo il Ministero prevede, in caso di cancellazione dall'anagrafe che sarà comunque possibile su richiesta espressa dell'interessato, di effettuare la reiscrizione anagrafico-elettorale e riattivare cosi pienamente la propria posizione, dopo aver fornito una serie di informazioni e di documentazione.Ci si é chiesto cosa potrebbe rappresentare in volume di lavoro complementare per i nostri uffici consolari già oberati di carico di lavoro e già impossibilitati a adempiere ai servizi più elementari?Credo che se Il Ministero dovesse confermare questo dispositivo dobbiamo con urgenza intraprendere una serie di iniziative di carattere politico/parlamentare al fine di frenare ciò che oggi appare a dir poco ingiusto e contrario ai diritti costituzionali.Tra pochi giorni saremo chiamati tutti a partecipare alla seconda assemblea plenaria della Conferenza permanente Stato- Regioni-Province Autonome CGIE.

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A nessuno di noi sfugge l'importanza che riveste per gli italiani all'estero un tale appuntamento.La prima assemblea plenaria si tenne a Roma dal 18 al 20 marzo 2002.Quella Conferenza adottò un documento finale con l'indicazione di alcuni punti relativi alle linee programmatiche per l'attività delle diverse Istituzioni dello Stato in materia di politiche, interventi e strumenti in favore delle comunità italiane che vivono all'estero.Fu, inoltre, individuato in quella occasione lo strumento necessario a rendere la Conferenza permanente. Detto strumento venne chiamato Segretariato della conferenza permanente. Avrebbero dovuto essere rappresentativo di tutte le Istituzioni dello Stato e del Consiglio generale degli Italiani all'estero.Questo strumento non ha mai visto la luce malgrado le numerose sollecitazioni che il Comitato di Presidenza e il Segretario Generale Franco Narducci hanno indirizzato alle Istituzioni dello Stato.Il Comitato di Presidenza del CGIE ha raccolto sin da subito la richiesta della Commissione tematica di tenere alcune riunioni straordinarie.La Commissione Tematica si é riunita in via straordinaria una prima volta in febbraio ed una seconda volta in ottobre.La Commissione Tematica ha lavorato insieme ai rappresentanti delle Regioni e dei vari Ministeri, praticamente in quella sede che veniva chiamata Cabina di regia della Conferenza e che preparò la prima plenaria di marzo 2002.Dal lavoro svolto fin qui, Claudio Micheloni, Presidente della nostra Commissione Tematica ci illustrerà tanto il contenuto che la forma della prossima Assemblea Plenaria della Conferenza permanente che si terrà a fine mese a Roma.Avrete tutti constatato che Il Comitato di Presidenza del CGIE, considerata l'insufficiente disponibilità finanziaria per la tenuta della Conferenza Stato-Regioni-Province Autonome-CGIE ha adottato una serie di misure con il solo fine di mettere a disposizione della Conferenza una parte delle risorse finanziarie del CGIE. La prima ricaduta diretta delle misure adottate dal Comitato di Presidenza riguarda la copertura delle spese per gli esperti nelle tre Commissioni Continentali. Non mi resta che augurare a tutte ed a tutti un buon lavoro.

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Allegato 2

COMMISSIONE CONTINENTALE EUROPA E AFRICA DEL NORD(Colonia, 10-12 novembre 2005)

Relazione di Michele CALAMERA – Belgio

RIALLINEAMENTO ANAGRAFE CONSOLARE IN BELGIO

Il Belgio é dotato di 5 Consolati: 3 Consolati Generali * Liege, Charleroi, Bruxelles ,* un Vice Consolato Generale a Mons e un’Agenzia Consolare nel Limbourg Genk.

Prima di riportare i dati statistici e le indicazioni per ogni singola regione è necessario anzitutto precisare che le strutture Consolari del Belgio punto di vista aiuto economico nulla hanno ricevuto ai fini di una corretta sensibilizzazione dei connazionali affinché rispondessero correttamente al mailing e facilitassero il compito di aggiornamento dell’Anagrafe. Tutti i Consolati si sono attivati, coinvolgendo i COMITES, le Associazioni locali regionali e nazionali, mettendo a disposizione volantini nelle Sedi, in taluni casi avvalendosi di radio e televisioni locali, della stampa italiana ove esistente e dei Patronati, che in emigrazione costituiscono un punto di riferimento e riescono ha contattare una grande quantità di connazionali. Avendo personalmente richiesto ai Consoli i dati statistici, ho rilevato un rammarico generale in primo luogo perché non si è potuto ottenere un risultato migliore, in secondo luogo per la scarsa sensibilità dei connazionali a fornire risposte che consentano di mettere ordine nell’anagrafe in vista delle prossime scadenze elettorali. In linea generale, comunque, in Belgio i registri consolari rispecchiano abbastanza fedelmente la realtà.

STATISTICHE

Bruxelles:

Totale MAE solo MIN soloBuste Spedite 23.904 15.746 8.158Risposte complete

5.885 (4,06 %) 4.708 (80 %) 1.177 (20 %)

Plichi Restituiti 3.559 (6,71%) 1.281,24 (36%) 2277,76 (64%)

Il Console dichiara che, considerato che di ben 14.460 plichi non si ha più notizia, non sono stati né restituiti dalle Poste, né sono pervenuti i relativi

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riscontri da parte degli interessati, è quindi da dedurre che questa campagna abbia incontrato un diffuso disinteresse dei connazionali versogli aspetti anagrafico-elettorali dell’azione consolare

CHARLEROI

TOTALE MAE solo MIN soloIscritti in elenco 34.773 23.026 11.747*BUSTE SPEDITE 32.818 23.026 9.792Non Recapitate 3.139 (9,56%) 1.363 (5,91%) 1.774 (18,11%) Risposte complete

3.972 (12,10%) 3.235 (14,04%) 737 (7,52%)

Risposte incomplete

3.962 (12,07%) 3.266 (14,18%) 696 (7,10%)

Totale risposte 7.934 (24,17%) 6.501 (28,23%) 1.433 (14,63%)

Il Console precisa che non sono stati spediti plichi relativi a deceduti, naturalizzati e trasferiti--------------------------------------------------------------------------------------------------------------

LIEGE

TOTALE MAE solo MIN soloIscritti in elenco 40.576Buste spedite 40.367 30.585 8.141Non recapitate 22.444Risposte complete

17.923 (2,25%) 8.141 (2,2°%) 9.782 ( 0,18%)

Risposte incomplete

5.776 (3,10%) 4.333 (1,33%) 1.443 (4,00%)

Totale risposte 23.699 (1,70%) 12.474 (1,89%) 11.225 (2,11%)

Precisazioni del Console: a questi dati sono altresî stati contabilizzati 4.250 nominativi relativi a plichi non recapitati per indirizzo errato e a tutt’oggi sconosciuto.La rilevazione anagrafe consolare alla data del 28.10.2005 italiani residentiMaggiorenni e minorenni sono di 67.337 unità

VICE CONSOLATO GENERALE MONS

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TOTALE MAE solo MIN soloBuste spedite 16.455 11.516 4.939Non recapitate 1.492Risposte complete

4.436 3.6OO (31,2%) 836 (16,9%)

Risposte incomplete

0

La Console precisa che per 10.000 plichi non si ha risposta né dalle Poste né dagli Interessati

AGENZIA CONSOLARE GENK

Totale Solo MAE Solo MINBuste spedite 6.789 4.258 2.605Restituiti 2.250 (33,13%)Non consegnati 560 58,25%)Iscritti 23.200In ordine 20.414Accantonate 2.786

L’Agente Consolare precisa che la differenza tra gli iscritti di 23.200 e quelli già messi in ordine, di 2.786 unità, ha buone speranze che questi dati saranno quanto prima inseriti nei rispettivi registri di competenza

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Allegato 3

COMMISSIONE CONTINENTALE EUROPA E AFRICA DEL NORD(Colonia, 10-12 novembre 2005)

Relazione di Franco SANTELLOCCO – Algeria

ALGERIA

Superficie 2.381.741 KmqPopolazione 30.579.000

Densità 13 ab/KmqLingua Arabo (ufficiale), dialetti Berberi, Francese

Religione Mussulmani (99,5%), Altri Mussulmani (0,4%), Cattolici (0,1%)

Capitale AlgeriForma istituzionale Repubblica Democratica e Popolare

Relazioni internazionali Membro di Lega Araba, OCI, ONU, OPEC, e OUA

Unità Monetaria Dinar Algerino

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1) Rapporti politici bilaterali  

L’entrata in vigore, nel 2004, del Trattato di Amicizia, Cooperazione e Buon Vicinato, a conclusione di un’intensa fase di visite di alto livello iniziata nel 1999 con la venuta in Italia del Presidente Bouteflika all’indomani della sua prima elezione – significativamente ripetuta dopo la vittoria elettorale dell’aprile 2004 - e con la visita ad Algeri del Presidente della Repubblica Ciampi, nel gennaio del 2003, sancisce l’eccellente stato delle relazioni bilaterali tra l’Italia e l’Algeria.   La visita che il Presidente Fini effettuerà ad Algeri il prossimo 14 novembre è la prima di un alto rappresentante del Governo italiano dopo l’entrata in vigore del Trattato di Amicizia, che costituisce il quadro istituzionale nel quale operare per l’intensificazione dei rapporti politici.Tale intensificazione si accompagna alle prospettive di sviluppo delle relazioni nel settore economico-commerciale. L’Italia segue con grande interesse il programma di privatizzazioni lanciato dal Governo algerino, così come il piano di crescita dell’economia, che prevede rilevanti investimenti nei prossimi cinque anni per l’ammodernamento delle infrastrutture del Paese.Con le Autorità algerine condividiamo anche l’obiettivo dello sviluppo dei nostri rapporti culturali, grazie anche agli strumenti offerti dal nuovo Accordo di cooperazione culturale e scientifica entrato in vigore lo scorso anno. Una migliore conoscenza reciproca gioca infatti un ruolo importante nella costruzione di rapporti di amicizia e solidarietà e può contribuire al consolidamento di un’area di pace e di stabilità nella regione del Mediterraneo occidentale.

2) Relazioni economico-commerciali Numerosi sono gli strumenti nel cui quadro si sviluppano le relazioni economico-commerciali tra l’Italia e l’Algeria:1. La Commissione Mista. Dopo anni di inattività, è tornata a funzionare a scadenza quasi regolare ed ha visto aumentare il numero dei gruppi di lavoro nei diversi settori (agricoltura, pesca, marmo, ambiente, ristrutturazione industriale, con riferimento anche alla tecnologia dell’informazione, nonché settore farmaceutico, parafarmaceutico e delle apparecchiature medicali), utili ad approfondire le tematiche e ad avanzare in modo più efficiente nella cooperazione bilaterale. 2. Forum Italo-Algerino degli Uomini di Affari (Memorandum Frattini-Belkhadem, 2003). Il Forum è attualmente in fase di costituzione e sarà organizzata una giornata per la sua presentazione e sulle nuove prospettive di cooperazione. Partecipano per parte algerina la Camera di Commercio algerina e per parte italiana l’Associazione di Amicizia italo-algerina , con sede a Roma.3.Club Hommes d’Affaires Algéro-Italien. Istituito il 29 giugno 2000, intende rafforzare il partenariato e la cooperazione economica tra i due Paesi. 4.Comitato Consultivo Imprenditori italiani in Algeria. Dal 18 maggio 2004 opera il Comitato che si riunisce almeno ogni due mesi per esaminare temi di interesse per le imprese italiane presenti in Algeria.

Interscambio commercialeI dati e le cifre registrati nel 2005 riflettono lo stato di ottima salute dell’interscambio commerciale tra l’Italia e l’Algeria e confermano i trends positivi degli anni precedenti. Nel primo semestre del 2005 gli scambi commerciali hanno registrato infatti un incremento del 10%, - 3,786 miliardi di

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dollari contro i 3,445 del corrispondente periodo dello scorso anno – a causa dell’aumento delle quotazioni del barile e dell’aumento delle importazioni dall’Italia (+18.49%). Le esportazioni algerine verso l’Italia sono aumentate nel primo semestre del 2005 del 7,97% rispetto al corrispondente periodo del 2004. Gli idrocarburi, con un aumento rispetto all’anno scorso dell’12,64% - 3 miliardi di dollari contro i 2,77 del 2004 - contribuiscono per la quasi totalità (99,1%) ai proventi dell’esportazione algerina verso l’Italia.Seguono le esportazioni di semilavorati (soprattutto sughero, marmi e derivati chimici) con 25,327 milioni di dollari, -25% rispetto al 2004 (33,638 milioni di dollari), e di materie prime con 1,463 milioni di dollari, - 62,5% rispetto al 2004. Per le importazioni dall’Italia, dopo un consistente aumento nel 2003 rispetto al 2002, il trend positivo, proseguito nel 2004, si conferma anche nel 2005, con un incremento del 18.5% - 752,321 milioni di dollari contro 631,928 dell’anno scorso.Settore prioritario per il made in Italy in Algeria, si conferma quello dei beni strumentali, che rappresenta in pratica la metà delle importazioni dall’Italia e che registra incrementi ogni anno (+31,27% nel 2001, +19,44% nel 2002, +6,33% nel 2003 e +6,4% nel 2004). Si tratta per lo più di macchinari che, unitamente alle materie prime ed ai semilavorati destinati all’industria (23,22% del totale) sono diretti ai principali settori produttivi del Paese. In valore, le importazioni dall’Italia di beni strumentali, materie prime e semilavorati ha complessivamente raggiunto nel 2004 i 1154,694 milioni di dollari (74,39% del totale), con una diminuzione del 10% rispetto al 2003, ma in crescita del 7,5 % in valori assoluti. In questo senso può affermarsi che, nonostante le difficoltà dovute alla dimensione a volte modesta delle imprese, all’inadeguatezza del sistema bancario e all’agguerrita concorrenza di altri Paesi (in particolare di Francia, Germania, Stati Uniti, Spagna e Turchia), gli operatori italiani continuano a partecipare in maniera rilevante allo sviluppo economico dell’Algeria, con prodotti di cui si apprezzano qualità e contenuto tecnologico.L’aumento delle nostre esportazioni è stato sostenuto nel 2003 dalla linea di credito governativa italiana, di circa 27 milioni di Euro e ormai esaurita, a favore delle PMI locali che acquistino in Italia attrezzature, tecnologia, formazione e assistenza tecnica, licenze e brevetti industriali. Anche il settore agroalimentare è da annoverarsi tra quelli prioritari per il made in Italy. Si consideri, al riguardo, che dei 57 progetti già approvati ai fini del finanziamento sulla linea di credito italiana –di cui sopra- (pari al 95,95% di utilizzazione), ben 34 riguardano proprio l’agroalimentare. Lo stesso dicasi per i settori farmaceutico, dei materiali per l’edilizia e di quello della pesca. Il notevole successo del made in Italy e la crescente penetrazione commerciale dei nostri prodotti e delle nostre imprese in Algeria, viene perseguito nonostante le difficoltà che ancora oggi le nostre imprese incontrano nel Paese.Se l’incertezza dovuta ai problemi interni di sicurezza sembra ormai definitivamente superata, numerose appaiono ancora le criticità riguardanti gli investimenti esteri, l’insediamento di imprese straniere e, più in generale, la crescita del sistema produttivo locale. Tra queste vanno annoverate un sistema bancario (pubblico) fragile ed inefficiente, a cui si aggiunge un settore privato piuttosto instabile e che ha visto il fallimento della Khalifa Bank e della Banque Commerciale Industrielle d’Algérie (BCIA) e le serie difficoltà della Union Bank e della Compagnie

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Algérienne des Banques-CAB; un quadro giuridico-regolamentare che, nonostante i miglioramenti registrati negli ultimi anni, presenta ancora lacune importanti, scoraggiando fortemente gli investimenti esteri; il problema del riordino del sistema fondiario, da sempre annunciato e mai realizzato, ciò che determina, in pratica, l’impossibilità di accedere alla proprietà in zone industriali, nonché alle difficoltà che ancora si incontrano per la creazione delle società miste in mancanza di un quadro giuridico di riferimento chiaro. A complicare ulteriormente le cose, una burocrazia pletorica che, sebbene in via di lenta trasformazione, ancora presenta vistosi elementi arcaici, anche nei settori più direttamente legati allo sviluppo del settore produttivo.

3) La Cooperazione CulturaleLa cooperazione culturale tra l’Italia e l’Algeria è basata sull’Accordo culturale, scientifico e tecnologico tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica algerina democratica e popolare firmato il 3 giugno 2002 Il relativo protocollo esecutivo è in via di definizione.Inoltre, specifici settori di cooperazione culturale, sono stati individuati e avviati da un Processo verbale sottoscritto nel luglio 2002 dal Ministro alle Attività culturali Urbani e dalla Ministra della Cultura Toumi Gli ambiti in questione sono : il teatro, il cinema, la catalogazione e la conservazione dei materiali degli archivi, il restauro del patrimonio culturale.Organizzati dal locale Istituto di Cultura, che ha cominciato ad operare ad Algeri  all’indomani dell’indipendenza, con il sostegno dell’Ambasciata ed in collaborazione con le principali Istituzioni culturali locali, sono regolarmente proposte al pubblico algerino manifestazioni  culturali e spettacoli di vario genere.L’Istituto favorisce progetti di cooperazione in ambito culturale ed artistico. Tra questi ha avuto particolare rilievo, anche per la proiezione pubblica, la collaborazione tra l’Orchestra Nazionale Sinfonica algerina ed il Conservatorio Santa Cecilia di Roma  che ha proposto attività di formazione e concerti.In questo ambito, due sono gli appuntamenti di maggiore visibilità divenuti tradizionali: il Festival Culturale  Europeo e la Stagione culturale italiana.   Il Festival, giunto alla sesta edizione,  è organizzato dalla Rappresentanza della Commissione Europea ad Algeri, e ogni anno nel mese di maggio propone spettacoli ed eventi di grande rilievo al pubblico algerino. L’Italia vi partecipa fin dalla sua istituzione.  Per l’edizione del 2005 il nostro Paese era presente con  Arlecchino servitore di due padroni nell’allestimento del Piccolo e la partecipazione di Soleri.Dall’anno 2004 , utilizzando i contributi resisi disponibili a seguito della ratifica dell’accordo culturale, l’Ambasciata propone nell’ultimo trimestre dell’anno ed in collaborazione con l’Istituto di Cultura, la Stagione culturale italiana, divenuto subito evento di grande risonanza.   L’Ambasciata sostiene con particolare attenzione la diffusione della lingua italiana con l’erogazione di contributi finanziari volti all’istituzione di cattedre di italiano nelle scuole superiori algerine e delle Università. Attualmente in Algeria  l’italiano è insegnato in sette licei – cattedre istituite nell’anno scolastico 2004/05 - e in quattro Atenei, in quello di Algeri è attivo un lettorato di italiano. Il funzionamento di queste cattedre viene sostenuto con forniture di materiali didattici e bibliografici. Sempre in collaborazione con il locale Istituto di Cultura,  viene anche curata la formazione dei docenti di italiano con

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organizzazione di  seminari e corsi di aggiornamento linguistico e didattico nonché l’erogazione di borse di studio.Dal 2001, anno della sua istituzione, viene realizzata  La settimana della lingua italiana che propone attività ed incontri riservati agli italianisti e studenti di italiano del Paese ed altre manifestazioni di carattere culturale rivolte ad un pubblico più ampio.  

Diversi progetti sono in fase di realizzazione nell’ambito dell’editoria per la traduzione, per la prima volta in ambito algerino, di opere italiane in lingua araba. Le prime pubblicazioni sono previste nel corso del 2006.   Altro efficace strumento per la diffusione della lingua e della cultura italiana  e per il rafforzamento della cooperazione culturale sono le borse di studio offerte dal Governo italiano a studenti, docenti, ricercatori ed artisti. Annualmente vengono attribuite 130 mensilità. L’Istituto di cultura organizza e gestisce presso la propria sede corsi di lingua e cultura italiana. Attualmente i corsi base di lingua italiana sono ripartiti su 6 livelli.

4) Voto all’estero In vista della partecipazione alle prossime consultazioni politiche della collettività italiana residente in Algeria, che ammonta a circa 600 elementi (tra questi, i cittadini maggiorenni ed eleggibili al voto, sin ad oggi registrati, sono circa 400), l’Ambasciata d’Italia in Algeri ha positivamente portato a termine le previste e necessarie intese con le Autorità locali. Appare opportuno sottolineare che nel corso delle negoziazioni le Autorità algerine hanno espresso la propria disponibilità a favorire in ogni modo possibile lo svolgimento delle operazioni elettorali previste dalla legislazione italiana, sia in considerazione della fattiva collaborazione regolarmente prestata da parte italiana in occasione della partecipazione dei cittadini algerini residenti in Italia alle elezioni algerine, sia in ragione dell’ottimo stato delle relazioni italo-algerine.Già avviato in occasione delle consultazioni referendarie, le elezione politiche del 2006 hanno imposto un definitivo riordino ed una bonifica dei dati dell’anagrafe consolare, al fine di far collimare i dati ivi registrati con quelli presenti presso l’AIRE dei comuni italiani. Il Comitato anagrafico-elettorale ha così deliberato l’effettuazione di un’operazione straordinaria di mailing specialmente finalizzata al riassorbimento del divario numerico ancora esistente, che per quanto concerne l’Algeria ammontava a 270 cittadini (189 iscritti all’anagrafe consolare ma non risultanti al Ministero dell’Interno e viceversa i restanti 81). L’Ambasciata d’Italia ha organizzato la suddetta operazione, tenendone informato il locale Comites ed in collaborazione con la società DHL e la posta algerina, inviando 270 plichi (158 tramite DHL – 34 tramite PTT – 78 consegnati a mano) ai relativi cittadini, presumibilmente residenti in Algeria, la cui risposta avrebbe confermato la suddetta residenza e la cui mancata risposta ne avrebbe causato la cancellazione dai registri AIRE. Al termine dell’operazione, di 31 cittadini se ne è confermata l’attuale residenza. Per i restanti se ne è congelata la relativa posizione e sono stati trasferiti nel relativo archivio storico AIRE. Per quanto concerne la campagna informativa sul voto all’estero, l’Ambasciata d’Italia in Algeri ha proceduto, già in occasione delle precedenti consultazioni

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referendarie, ad effettuare una estesa e preventiva campagna informativa, organizzata su due livelli. D’intesa con il Direttore di Alitalia ad Algeri, si è innanzitutto proceduto a distribuire, in concomitanza con l’emissione dei biglietti aerei, un coupon con cui si richiamano i cittadini italiani alla necessaria e tempestiva comunicazione alla competente Cancelleria consolare delle eventuali modifiche del proprio stato anagrafico. Successivamente, si è avviata un ulteriore campagna informativa focalizzata sulle modalità di esercizio del diritto di voto per corrispondenza dei cittadini italiani residenti all’estero, attraverso la distribuzione di un foglio informativo al Comites locale, alle imprese italiane operanti sul territorio ed allo sportello dello stato civile, oltre che pubblicando lo stesso sul sito internet dell’Ambasciata. In occasione delle elezioni politiche del 2006 l’Ambasciata d’Italia avvierà un’intensa campagna informativa, utilizzando gli stessi canali informativi di cui sopra, che hanno dimostrato di essere in grado di raggiungere un numero considerevole di cittadini residenti.5) Associazionismo

La Comunità italiana presente nel Paese è ben collegata attraverso un Associazionismo diffuso : A.I.E. – Associazione Italiani all’Estero; Associazione Abruzzesi in Algeria; C.T.I.M. – Comitato Tricolore Italiani nel Mondo; Azzurri nel Mondo. Pure presente il COMITES ed inoltre è sede del Consigliere CGIE (Algeria, Marocco, Kenya, Etiopia).Molti italiani sono perfettamente integrati anche in Associazioni di diritto algerino, nelle quali occupano, taluni, posizioni di forte rilievo di cui anche la stampa algerina ne dà conto in funzione di azioni a forte valenza umanitaria.E’ stato costituito anche un Comitato per la riattivazione della “Scuola Italiana Roma”, anche questo fortemente voluto dalla Rappresentanza Istituzionale e si pensa che con l’anno scolastico 2006-2007 il ciclo di studi potrà essere nuovamente una realtà attiva : certamente una scuola locale, italiana, faciliterà ulteriori insediamenti di imprese italiane con sicure ricadute economiche positive per il nostro export.

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Allegato 3a

MAROCCO

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INTRODUZIONE

II processo di liberalizzazione economica e di democratizzazione politica, che il giovane Re Maometto VI persegue con vigore, avvicina sempre più il Marocco a modelli di sviluppo ed a forme organizzative assai vicine a quelle europee. La nuova Mudawana (diritto di famiglia), il rinnovato diritto del lavoro, l'aggiornamento dell’organizzazione dei partiti politici, vanno proprio intesi come passi irreversibili di tale percorso riformatore, tanto nel campo politico-economico, quanto sotto il profilo socio-religioso.Resta, peraltro, ancora grave il deficit sociale, soprattutto in materia di alfabetizzazione, servizio sanitario, accesso all'acqua potabile, miglioramento delle condizioni della donna, potenziamento del ruolo della società civile.Va peraltro rilevato il dinamismo del Marocco sul piano internazionale con le aspettative legate alla realizzazione, fissata a1 2012, dell'Area di Libero Scambio Euro-Mediterranea, che è stata anticipata con la Tunisia, la Giordania, l'Egitto (attraverso l'Accordo di Agadir) e, più recentemente, con l'implementazione di uno specifico accordo con la Turchia. Ma la maggiore opportunità il paese intende giocarla verso il Nord America: la realizzazione dell'Area di Libero Scambio con gli Stati Uniti d'America propone di fare del Marocco il luogo privilegiato per produzioni di qualità, a costi contenuti dei fattori di produzione, per le esportazioni verso il sofisticato mercato nord-americano.

MAROCCO: Informazioni di base

Superficie (I) Kmq 710.850 *Popolazione(I) Abitanti 29,9 milioni * (settembre 2004)Forma di Governo(I) Monarchia CostituzionaleUnità Monetaria (I) DirhamCambio (2) 1 Euro = 10.78 Dirhams (settembre 2005)P.I.L. (2) Gen/Mag: 2005: 1,4% - 2004: 4,2% - 2003:

5,5%Inflazione (2) Gen/Mag: 2005: 1,1 % - 2004: 1,6% - 2003:

1,2°,4Disoccupazione (2) Gen/Mag: 2005: 11,3%;- 2004:11,6% -

2003:11,2%

Fonte: (I): Ministère de La Communication(2): Bank AI Magbrib *Il Marocco considera parte integrante del proprio territorio il Sahara Occidentale che si estende su Kmq 252.120 e con popolazione stimata in circa 300.000 abitanti

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LA CONGIUNTURA

Grazie ad una politica ortodossa ed in linea con le indicazioni degli Organismi monetari internazionali, il Marocco ha potuto beneficiare, dalla metà degli anni '90, di profondi e positivi effetti. II paese presenta sostanzialmente sano, con un buon equilibrio macroeconomico, conti pubblici in ordine, debito estero in diminuzione, inflazione sotto controllo, stabilità valutaria.Tuttavia, rimane ancora eccessivo il peso sull'economia di un'agricoltura poco competitiva ed ancora troppo legata all'andamento climatico. La cattiva annata agraria 2004/05 ha comportato una severa contrazione della crescita del PIL, nonostante il positivo andamento dei settori industriale e dei servizi. Infatti, a fronte di una crescita contenuta al 1,9% del settore primario, nel corso del 2004 è stata registrata una crescita del 4,9% nel settore industriale e del 5,3% nei servizi. Stante, tuttavia l'elevata partecipazione alla composizione del PIL dell'agricoltura, la crescita del 2004 si è fermata al 4,2% (contro il 5,5% dell'anno precedente) ed ancora più pesante si presenta il dato relativo alla prima parte del 2005 a causa del persistere delle condizioni climatiche sfavorevoli che hanno portato ad un progressivo svuotamento dei bacini artificiali che, a fine settembre 2005, non raggiungevano neppure il 47% delle proprie potenzialità. Va inoltre sottolineata la crisi avvertita dall'industria dell'abbigliamento a causa della contrazione della domanda estera e, soprattutto, della sempre più aggressiva concorrenza asiatica.Molto positivo, invece, l'andamento del settore turistico che, nei primi cinque mesi dell'anno in corso, ha registrato una crescita delle presenze del 7,5% sul già positivo 2004. Nel periodo gennaio/maggio 2005 sono stati registrati 1,8 milioni di turisti (dei quali circa 1 milione dall'Europa e, in particolare, 46 mila dall'Italia) per un totale di 6 milioni di notti in albergo (+ 17,2% rispetto al medesimo periodo del precedente anno).L'inflazione continua ad essere ben sotto controllo e, nel primo semestre del 2005, registra un tasso dell' 1,1 %, in regressione rispetto all'anno precedente.La disoccupazione mostra, nei primi 5 mesi del 2005, un'importante inversione di tendenza. Grazie ad un più contenuto tasso di natalità (contrattosi quasi della metà negli ultimi 30 anni) la popolazione attiva di età superiore ai 15 anni si è abbassata dello 0,8% rispetto all'anno precedente. II tasso di disoccupazione, ridottosi all'11,3% nei primi mesi del 2005, segnala che la capacità di creazione di occupazione nelle aree urbane è in grado di assorbire le perdite in ambito rurale. Preoccupante resta il tasso di disoccupazione tra coloro che sono in possesso di un'istruzione superiore in materie umanistiche e religiose.Non vanno comunque dimenticati taluni aspetti di criticità, che costituiscono un oggettivo vincolo ad una crescita equilibrata e ad uno sviluppo più armonico, quali il troppo elevato analfabetismo (nel quale versa quasi il 40% della popolazione attiva) e l'ancora troppo elevato tasso di povertà (il 13% della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà).

COMMERCIO ESTERO

II Marocco ha una bilancia commerciale tradizionalmente passiva. Inoltre, anche grazie alla contrazione dei dazi doganali (processo legato alla realizzazione delle Aree di Libero Scambio di cui si è detto in precedenza), le importazioni crescono a tassi notevolmente elevati, determinando una pesante

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erosione del tasso di copertura delle esportazioni sulle importazioni che, a fine maggio 2005, è sceso al 49,7%, contraendosi di ben 8 punti rispetto al medesimo periodo del 2004.

Tuttavia il grave deficit commerciale viene compensato dai notevoli flussi generati dalle rimesse degli emigranti e dagli introiti del turismo. Nei primi 5 mesi del 2005 il Marocco ha incamerato Dirhams 14.742 milioni (Euro 1,367 miliardi, +4,9% rispetto al medesimo periodo del 2004) per rimesse degli emigranti e Dirhams 12.884 milioni (Euro 1,195 miliardi, + 11 ,6% rispetto ai primi 5 mesi del 2004) per introiti del turismo. Nel corso del 2004 le rimesse degli emigranti registrate in provenienza dall'Italia hanno superato i 430 milioni di Euro, pari all'11,5% del totale.

Marocco: Elementi Bilancia Pagamenti (Dirham miliardi - Dirhams 10,78 = Euro 1)

Gen/Mag 2005 Gen/Mag 2004 2004 2003 2002 2001Importazioni 70 64 156 136 128 125Esportazioni 35 37 86 84 85 81Rimesse Emigranti 15 14 37 35 31 29Introiti Turismo 13 12 30 29 27 29

Fonte: Bank AI Maghrib

Nei primi 5 mesi del 2005, le esportazioni del Marocco hanno raggiunto Dirhams 34.752 milioni (Euro 3,2 miliardi) con una contrazione del 6% rispetto al medesimo periodo dell'anno precedente. Le principali voci dell'export sono gli articoli di abbigliamento e della maglieria, seguiti dai fosfati, dai componenti elettronici ed articoli elettrici e dai prodotti alimentari e della pesca.Nel medesimo periodo, invece, sono state registrate importazioni per Dirhams 69.991 (Euro 6,5 miliardi), con una crescita del 9,2% rispetto ai primi 5 mesi del 2004. Le attrezzature industriali, seguite dal petrolio, dai tessuti e filati e dai cereali sono le principali voci delle importazioni marocchine.

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MAROCCO: COMMERCIO ESTERO (Dirham milioni. Dirhams 10,78 = Euro 1)

IMPORTAZIONI ESPORTAZIONIGen/Mag Gen/Mag 2004 2003 Gen/Mag Gen/Mag 2004 2003

2005 2004 2005 2004Alimentari/Bibite/Tabacco 6.387 6.677 13.60 11.431 6.076 6.463 13.587 17.472

5Prodotti Energetici 12.901 8.727 26.05 21.181 654 742 1.763 889

8Minerali ed Altri Prodotti 4.220 4.274 10.37 10.179 4.203 3.670 8.886 6.985Primari di Origine 5Animale e VegetaleSemi-finiti 16.762 15.035 36.58 31.090 9.351 9.082 23.581 19.770

0Beni di investimento 15.225 15.246 34.41 29.975 2.475 3.257 6.601 6.477

5Beni di Consumo 14.586 14.151 35.26 32.214 11.993 13.752 31.947 32.294

4TOTALE 69.991 64.110 156.2 136.070 34.752 36.966 86.365 83.887

97Fonte: Bank AI Maghrib

I maggiori partner commerciali del Marocco restano i paesi dell'Unione Europea, che coprono circa la metà delle importazioni del Marocco ed acquistano circa i tre quarti delle esportazioni marocchine.La Francia e la Spagna, grazie a legami storici ed alla prossimità geografica, si confermano i principali partner commerciali del Marocco. Mentre la posizione francese risulta sostanzialmente statica, balza evidente il notevole dinamismo della Spagna, sia quale paese cliente che quale fornitore del Marocco. Va inoltre sottolineata la sensibile evoluzione dei rapporti commerciali del paese che, rispecchiando sia le priorità che il Marocco si sta dando, sia le evoluzioni in atto sullo scacchiere internazionale, mostra l'affermarsi di nuovi importanti partner asiatici ed americani.L'Italia, di cui si dirà in maniera specifica nel prossimo paragrafo, si conferma anche nel 2004 terzo partner commerciale del Marocco.

MAROCCO: Principali Paesi Fornitori (Dirham milioni. Dirhams 10,78 = Euro 1)

Paese Gen/Mar 2005Gen/Mar 20042004 2003Francia 7.899 6.588 27.999 27.985Spagna 4.145 4.453 18.833 16.873ITALIA 2.314 2.295 10.283 9.693Germania 1.906 2.095 9.330 7.076

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Russia 1.907 1.150 8.836 6.722Arabia Saudita 2.470 1.516 8.401 6.861Cina 2.132 1.408 6.613 4.656USA 2.509 2.760 6.472 5.513Regno Unito 1.042 1.245 5.219 5.356Brasile 825 1.063 3.961 2.564Giappone 657 701 3.175 2.834Argentina 658 801 2.234 2.023Altri ...... ...... ...... ......TOTALE 40.581 36.954 156.297 136.070Fonte: Bank AI Maghrib e Office des Changes

MAROCCO: Principali Paesi Clienti(Dirham milioni. Dirhams 10,78 = Euro 1)

Paese Gen/Mar 2005Gen/Mar 20042004 2003Francia 7.320 7.635 28.590 28.679Spagna 4.331 3.968 15.020 14.967Regno Unito 1.422 1.720 6.637 6.110ITALIA 1.160 1.211 4.067 4.321USA 679 801 3.514 2.347India 651 619 2.992 2.612Germania 679 721 2.648 3.300Brasile 302 467 2.430 1.739Paesi Bassi 530 519 2.369 2.119Altri ...... ...... ..... .....TOTALE 21.982 22.259 86.365 83.887Fonte: Bank AI Maghrib e Office des Changes

INTERSCAMBIO CON L'ITALIA

Nel primo semestre del 2005 le esportazioni italiane verso il Marocco hanno raggiunto i 461 milioni di Euro, registrando un incremento del 3,3% rispetto al medesimo periodo dell'anno precedente. Le nostre importazioni, nel periodo gennaio/giugno 2005, hanno invece raggiunto i 249 milioni di Euro, con un decremento (-0,87%), rispetto ai primi 6 mesi del 2004, contenuto ma che, dopo la pausa del 2004, riprende con una tendenza alla contrazione del nostro import dal Marocco. II saldo, notevolmente a nostro vantaggio, risulta di 210 milioni di Euro.

INTERSCAMBIO ITALIA - MAROCCO(Euro milioni)

Gen/Giu Gen/Giu 2004 2003 2002 2001

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2005 2004Export 461 445 946 892 824 824Import 249 251 468 460 528 582Differenza

210 194 478 432 296 242

Fonte: Dati Istat

Le nostre esportazioni, nel primo semestre del 2005, confermano la rilevanza del settore tessile che, infatti, segna un’ulteriore crescita del 3,16% rispetto al medesimo periodo del 2004 e si conferma prima voce delle nostre vendite. Tale dato, peraltro, ribadisce l'importanza ed il legame che le nostre imprese di settore intrattengono con i produttori di abbigliamento del Marocco. Le macchine e le apparecchiature industriali, che pure costituiscono una quota notevole del nostro export, mostrano una importante e significativa crescita (+24,46%), dopo la leggera flessione registrata nel 2004. Va infine rilevata la sensibile crescita delle nostre esportazioni di prodotti della siderurgia (+52%, con un export di quasi 17 milioni di Euro), mentre l'export di chimica di base (-10%) registra una flessione dopo uno straordinario 2004.Esportazioni Italiane in Marocco(Euro Milioni)SETTORE Gen/Giu Gen/Giu 2004 2003 2002 2001

2005 2004Tessuti 71 69 150 131 136 141Macch.Ind.Spec 58 47 116 106 86 IIIPetrol Raff. 24 36 77 61 6 11Macch.Ind.Gen 22 23 53 60 52 59Chim. Base 20 22 44 31 34 28Altri ..... ..... ..... ..... ..... .....TOTALE 460 446 946 892 824 824Fonte: Elaborazione ICE su dati Istat

Sul versante delle nostre importazioni va innanzitutto rilevata la sostanziale tenuta del nostro import, in assoluta controtendenza all'andamento degli scambi con l'estero del Marocco. Nel settore dell'abbigliamento, che si conferma il più importante comparto, nel primo semestre dell'anno in corso si registra una leggera contrazione (-4,5%) rispetto al medesimo periodo dello scorso anno.Ragguardevole, dopo la contrazione registrata nel 2004, la crescita delle nostre importazioni di pesce congelato e trasformato (+50%), nonché la ripresa della crescita, anche in questo caso dopo la flessione del 2004, delle nostre importazioni di prodotti dell'industria elettrica. Resta invece sostanzialmente invariato l'import di prodotti chimici, agricoli e di calzature.Importazioni Italiane dal Marocco(Euro Milioni)SETTORE Gen/Giu Gen/Giu 2004 2003 2002 2001

2005 2004Abbigliamento 50 52 97 88 87 96Pesce 39 26 60 83 91 82

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Cons.TrasfFili e Cavi 36 35 69 77 100 101IsolatiProd. Chimica 17 18 51 43 53 55Prod. Agricolt. 14 13 17 19 11 9Calzature 7 8 14 17 20 28Altri ..... ..... ..... ..... ..... .....TOTALE 249 251 467 460 529 582Fonte: Elaborazione dati Istat

INVESTIMENTI ESTERI E PRESENZA ITALIANA

II regime degli investimenti esteri in Marocco è regolato dalla Carta degli Investimenti Esteri del 1995. Gli investitori stranieri godono dei medesimi diritti e benefici riconosciuti agli operatori locali. Sono ammessi investimenti esteri in tutti i settori, con l'eccezione di alcune attività riservate allo Stato (estrazioni di fosfati, ad esempio) e il possesso di terreni agricoli.Anche in virtù della legislazione favorevole, negli ultimi anni si è assistito ad un notevole incremento degli investimenti diretti esteri. Tuttavia, essendo questi spesso legati ad operazioni di grande rilievo, la provenienza geografica varia notevolmente di anno in anno.La Francia è di gran lunga il primo paese investitore in Marocco, coprendo circa i quattro quinti dei più recenti nuovi investimenti. Va rilevata una certa dinamicità da parte della Germania, del Regno Unito e degli Stati Uniti, nonché di taluni paesi arabi.L'Italia è il tredicesimo paese investitore in Marocco e, grazie ad alcuni investimenti nel tessile e nei servizi, gioca un ruolo non eccessivamente modesto in questo importante contesto.MAROCCO:Maggiori Paesi Investitori

Paese2004 Peso % Gen/Mar

2005Gen/Mar 2005

Gen/Mar2004

Gen/Mar 2004

Dirhams Mln

Dirhams Mln Peso % Dirhams

Mln Peso %Francia 4.621 50.6 7.761 84.3 1.180 52.4Svizzera 706 7.7 106 1.2 155 6.9Germania 505 5,5 315 3.4 49 2,2Spagna 485 5.3 106 1,2 148 6,6Regno Unito 468 5,1 192 2,1 135 6,0USA 461 5.0 52 0,6 159 7,1Belgio/Lux 383 4.2 48 0.5 64 2.9Arabia Saudita 314 3,4 219 2.4 95 4.2E.A.U. 174 1,9 2 0 14 0,6Paesi Bassi131 1,4 72 0,8 15 0,7ITALIA 103 1.1 14 0,2 16 0,7Altri ...... ...... ...... ...... ...... ......

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TOTALE 9.120 100 9.203 100 2.249 100Fonte: Office des Changes

Per quanto invece attiene ai settori che maggiormente hanno attratto gli investimenti esteri, va rilevata l'importanza che continuano a ricoprire i settori immobiliare, dell'industria e delle banche, confermando così l'appeal del Marocco nei confronti degli investitori esteri.

MAROCCO : Investimenti stranieri per settori

Settore2004 2004 Gen/Mar

2005Gen/Mar 2005

Gen/Mar 2004

Gen/Mar 2004

Dirhams Mln Peso % Dirhams

Mln Peso % Dirhams Mln Peso %

Immobili 2.005 21.9 296 3.2 616 274Industria 1.942 21.3 333 36 246 11.0Banche 1.625 178 4.4 0.0 580 25.8Turismo 1.519 16..6 766 8.3 210 9_1Commercio 573 63 122 1.3 220 9.8Ener. Minier. 337 3.7 40 0.4 132 59Assicurazioni 165 18 2 00 00 00Gran. Lavori 105 1.1 56.3 0.6 50 2.2Altri ......... ..... ....... ........ ....... ........TOTALE 9.120 100 100 100

Dopo la sospensione della produzione in loco di autovetture Fiat, la cui importante presenza diviene esclusivamente commerciale, i principali insediamenti italiani sono l'Italcementi, che ha acquisito la Ciments du Maroc, e la STMicroelectronics, che ha propri impianti nelle vicinanze di Casablanca. Vanno altresì menzionati alcuni grandi lavori (strade, autostrade e dighe) appaltate a primarie aziende italiane, un importante investimento turistico italiano sulla costa del Mediterraneo, nonché un rilevante progetto siderurgico nella regione di Jorf Lasfar, che vede coinvolte primarie imprese nazionali. E' inoltre in avanzata fase di realizzazione l'impianto produttivo di una importante impresa italiana che nel corso del 2006 comincerà a produrre localmente tessuto jeans.Più recentemente, infine, si è registrato il successo di imprese italiane negli appalti per i lavori del Porto di Tangeri Mediterraneo, nella ristrutturazione della raffineria di Mohammedia, nel settore ferroviario.Infine, va rilevata la dinamicità della comunità italiana che, insediatasi in Marocco da lungo tempo, ha avviato numerose aziende sia produttive che di servizi, spesso di grande importanza nel panorama economico del paese.

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PROSPETTIVE

Al fine di valutare compiutamente le potenzialità di un auspicabile consolidamento e crescita della presenza economica italiana in Marocco, occorre tener conto della posizione «dominante» della Francia (in grado di conoscere meglio e decifrare i processi decisionali del paese), nonché della tradizionale, più discreta ma assai dinamica presenza della Spagna.L'Italia, tuttavia, gode dell'indubbio vantaggio di esser correttamente percepita come un partner mediterraneo rilevante, privo di antagonismo storico o di reminiscenze coloniali. Tale percezione è particolarmente vivace tra i politici ed i manager quarantenni, che spesso hanno legami culturali con il nostro paese. Inoltre, la tecnologia italiana gode di ottima reputazione presso gli operatori locali.Notevole, inoltre, è l'interesse nei confronti di taluni “modelli italiani” quali, ad esempio, i distretti industriali, le PMI, i Consorzi, come pure verso quei settori merceologici nei quali all'Italia è riconosciuto un primato di expertise (agroindustria, pelletteria, prodotti del mare, grandi lavori, abbigliamento, arredamento, ecc.).In tale prospettiva, dal processo di privatizzazioni che il Governo marocchino sta realizzando scaturiscono nuove e rilevanti opportunità per le imprese italiane nel campo dell'agricoltura, dell'energia, dell'aeronautica e dei servizi collegati, del trasporto ferroviario, delle telecomunicazioni, dei grandi lavori. Inoltre, assumono particolare interesse i progetti per il completamento della rete autostradale, per la costruzione di migliaia di nuove abitazioni, per l'ammodernamento o la costruzione di porti ed aeroporti, per lo sviluppo del turismo nella «visione 2010» che si prefigge di portare in Marocco 10 milioni di turisti, per lo sviluppo dei settori dell'agroindustria, della conceria e dei prodotti in pelle.Un'ulteriore opportunità, infine, si è creata con l'implementazione dell'Area di Libero Scambio Marocco-USA, nonché con la creazione della Free Zone di Tangeri. La possibilità di beneficiare dei vantaggi riconosciuti in Marocco agli investitori stranieri, unitamente alle possibilità di sbocco privilegiato nel mercato nord americano, merita una riflessione attenta da parte delle imprese italiane.

IN EVIDENZA

Riallineamento dell’AnagrafeIl COMITES ed il Consolato Generale di Casablanca hanno inviato un mealing il 29/08 a 1216 connazionali non allineati tra gli elenchi MAE e MIN, per informare dell’imminente invio di un plico da ritornare entro il 30/09 : il risultato ha posto in evidenza 1/3 di schede anagrafiche confermate, circa 1/3 ritornate per irreperibilità ed 1/3 prive di risposta.Il COMITES si è ulteriormente attivato in data 12/10 inviando un ulteriore comunicato sollecitante risposta : a difetto della quale farà corso la cancellazione del connazionale dall’Anagrafe Consolare.Tutto questo lascia prevedere che alle prossime consultazioni elettorali in Marocco si avrà un numero reale di votanti di circa 1.200/1.400 connazionali.

Mancanza di copertura sanitaria101

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Il COMITES, nell’operare a sostegno del Consolato Generale nel lavoro di allineamento dell’Anagrafe Consolare, ha riscontrato la ferma preoccupazione dei connazionali che, vivendo in un paese non convenzionato con il nostro quale il Marocco, hanno perso il diritto all’assistenza sanitaria in Italia, salvo il solo caso di rientro in Italia in strutture ospedaliere d’urgenza e per un massimo di 90 giorni all’anno.Questo stato di cose certamente influisce su molti connazionali che continuano a mantenere la loro residenza in Italia, anche se residenti all’estero, coscienti di rimanere sconosciuti alle nostre Rappresentanze Diplomatiche, ma certi di non perdere il diritto all’assistenza sanitaria in Italia.Ratifica Convenzione Italia-Marocco del 1994Pare opportuno qui riportare una precedente risposta :“Roma 12 aprile 2005 – Palazzo Chigi –Le facciamo presente che la convenzione tra Italia e Marocco, in materia di sicurezza sociale, diverrà presto ratificata ed esecutiva.L’Ufficio per il contenzioso diplomatico del MAE conferma che tra pochi giorni si riunirà il Coordinamento interministeriale mirato ad approvare la copertura per le Convenzioni tra Italia ed altri Paesi del Mediterraneo, tra cui il Marocco”.Ad oggi non si hanno ulteriori notizie.

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Allegato 3a1

Associazioni italiane in Marocco:

COMITES (Comitato degli Italiani all’Estero)Presidente: Quirico Francesco

44 Bd. Abdelmoumen – Casablanca Tel. e Fax 00 212 (0)22 989561

E-mail: [email protected] [email protected]

Questo Comitato, ricostituito su nomina consolare, è composto dai principali responsabili dell’associazionismo italiano in Marocco : ha lo scopo di coordinare e farsi portavoce delle idee delle stesse associazioni presso le autorità diplomatiche e le istituzioni italiane (Ministeri, Regioni e CGIE), può altresì formulare proposte concrete per andare incontro alle aspettative della comunità ed ha come obiettivi prioritari i seguenti punti:

1) Sollecitare più efficacemente i vari interlocutori ministeriali (Ambasciata, CGIE, MAE, MIM, MT) affinché venga ultimato l’iter parlamentare per la definitiva ratifica della convenzione tra Italia e Marocco, facendo sì che gli enti di sicurezza sociale di entrambi (INPS e CNSS) considerino il cumulo dei periodi lavorativi in tutti e due i Paesi;

2) istituire nell’ufficio COMITES un collegamento permanente telematico con l’INPS italiana ed altri Enti, per poter fornire risposte concrete ai connazionali in tema di pensioni, contribuzioni e l’assistenza per la soluzione delle differenti, singole problematiche, ecc.;

3) sostenere presso le competenti Autorità la richiesta di finanziamenti per poter realizzare il progetto che prevede la costruzione di un nuovo edificio scolastico, che consenta la ormai necessaria ed indispensabile espansione dell’attuale Scuola Privata italiana di Casablanca, la quale riceve una costante e concreta richiesta d’iscrizioni che pervengono sia da “locali” che da parte di famiglie marocchine che rientrano dall’Italia;

4) promuovere e sollecitare, presso le competenti Autorità italiane, finanziamenti per effettuare tutte le necessarie ristrutturazioni e l’eventuale ampliamento dell’immobile demaniale di Cristo Re, sede dell’omonima Chiesa e dell’Ospizio del COASIT, che ha superato il 50° anno di vita e necessita di una ristrutturazione che possa fornire la giusta immagine di uno dei paesi più industrializzati del mondo, quale l’Italia;

5) facilitare le attività culturali, sportive e sociali, migliorando le strutture attualmente esistenti: Teatro Italia e Circolo degli Italiani. Per quest’ultimo occorre esaminare, tramite l’Autorità consolare, la possibilità di sopraelevazione o altre soluzioni alternative che possano avere l’autorizzazione dei competenti Ministeri italiani:

6) assicurare, come Comites, un’ampia collaborazione al Consolato Generale al fine di mantenere aggiornata l’anagrafe consolare, l’iscrizione dei nostri connazionali all’AIRE ed altresì usare i nostri mezzi d’informazione per meglio raggiungere la comunità e sensibilizzarla per le prossime elezioni;

7) sollecitare le nostre Autorità diplomatiche affinché si facciano portavoci presso il Ministero degli Interni marocchino per prolungare a 5 anni la

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durata della Carta di Identificazione Nazionale rilasciata ai cittadini italiani, al pari di quella concessa ai marocchini in Italia;

8) promuovere la salvaguardia del patrimonio culturale italiano, quali il Palazzo delle Istituzioni, il Consolato di Tangeri e la Scuola di Roche Noire di Casablanca.

COASIT (Comitato Assistenza Italiano) Presidente: Menegari Maura

44 Bd. Abdelmoumen – CasablancaTel. 00 212 (0)22 250174Fax 00 212 (0)22 254963

E-mail: [email protected]

Associazione di volontariato operante dal 1958 e che assiste gli italiani indigenti nella Circoscrizione consolare di Casablanca, che oggi comprende tutto il Marocco, ad esclusione delle città di Rabat e Sale.La principale attenzione del Comitato va alla Casa di Riposo per anziani, oggi gestita dall’insostituibile ausilio di tre suore colombiane; essa ospita 16 anziani (per massima capienza) in maggioranza italiani, inoltre è un supporto costante al Consolato Generale per i numerosi e frequenti casi di emergenza che si presentano per connazionali non residenti. La Casa di Riposo è sita nell’immobile demaniale di Cristo Re e ha goduto in questi anni di una particolare attenzione da parte della C.E.I., ricevendo il finanziamento per la costruzione dell’ascensore, per l’acquisto delle macchine professionali della lavanderia e recentemente per l’ampliamento del salone di soggiorno. Gli assistiti esterni beneficiano di modesti sussidi mensili e della presa in carico delle spese farmaceutiche e sanitarie (queste ultime imprevedibili) : in caso di necessità, dovendosi avvalere di strutture ospedaliere private estremamente onerose (quelle pubbliche sono insufficienti sotto vari aspetti), in alcuni anni, hanno messo in serie difficoltà le risorse finanziarie del Comitato. Il fabbisogno annuale è costituito per circa il 15-20% dal contributo del Ministero degli Affari Esteri, dal contributo dei pensionati che ne hanno le possibilità; inoltre vengono organizzate manifestazioni di beneficenza e vengono raccolte le quote dei soci e doni di benefattori, anche dall’estero.La continua richiesta di accedere alla Casa di Riposo, anche da parte di anziani di nazionalità europea, pone quale futuro obiettivo del Comitato la sopraelevazione di un piano per la costruzione di nuove camere a uso ospizio e una parte di camere attrezzate per brevi ricoveri post-operatori e ad utilizzo di tutta la comunità italiana.

COIM(Comitato Operatori Italiani in Marocco)

Presidente: Tromboni Umberto18 Rue de Rocroy – Belvedere – Casablanca

Tel. E Fax 00 212 (0)22 249962E-mail: [email protected]

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Sito: www.coim.in.ma Il Comitato degli Operatori Italiani in Marocco (COIM) è stato costituito il 3 Dicembre 1999 su iniziativa di alcuni imprenditori italiani residenti in Marocco, al fine di assicurare una maggiore rappresentatività e visibilità della presenza italiana nel mondo economico e sociale marocchino.L’iniziativa è stata immediatamente accolta con grande interesse dalle Istituzioni italiane e marocchine, poiché si inserisce perfettamente nell’attuale processo di rafforzamento delle relazioni politiche e commerciali tra i due Paesi mediterranei. Il COIM è un’associazione senza scopo di lucro la cui missione è: “… di contribuire, insieme alle istituzioni politiche e alle organizzazioni economiche, sociali e culturali, marocchine, italiane ed internazionali, alla modernizzazione e allo sviluppo delle attività produttive dei propri associati e, con esse, al miglioramento delle politiche del lavoro locali e al soddisfacimento dei fabbisogni del territorio, il tutto promovendo la migliore immagine dell’Italia. Il contributo si realizza secondo le seguenti linee d’azione: Promuovere, sostenere, rappresentare e proteggere gli interessi dei Membri

del Comitato. Raccogliere, ottenere, pubblicare e distribuire informazioni, statistiche e altri

dati e materiali informativi riguardanti il commercio e gli altri soggetti che possono essere di utilità per i Membri.

Promuovere incontri e varie attività sociali coerenti con gli scopi del Comitato e collaborare con le altre organizzazioni e associazioni marocchine.

Promuovere delle relazioni e cooperare con gli altri attori sociali, economici e politici marocchini per favorire l’integrazione del COIM e dei suoi associati.

Favorire lo scambio di esperienze tra gli operatori economici del COIM e dell’Italia, nell'ambito della promozione degli scambi commerciali, degli investimenti, della finanza e dell'industria.”

A cinque anni dalla sua costituzione, il COIM annovera circa 130 aderenti che costituiscono un fatturato consolidato annuale di oltre 6 miliardi di Dirham impiegando più di 14.000 dipendenti. Tra gli aderenti sono rappresentati tutti i settori di attività (industria, commercio, edilizia e servizi) e le più disparate tipologie imprenditoriali (dalla grande industria alla piccola-media impresa e, ancora, al professionista individuale). Le iniziative intraprese dal COIM, alcune delle quali complementari con le attività svolte dagli Enti e dalle Istituzioni del Governo italiano presenti in Marocco, riguardano: Organizzazione di seminari e workshop tematici Organizzazione di eventi e di incontri settoriali Assicurazione di un migliore collegamento e scambio di informazioni con le

Autorità italiane e marocchine Assistenza ad operatori italiani (e rappresentanze di operatori) intenzionati a

promuovere ed intraprendere attività imprenditoriali in Marocco Finalizzazione di convenzioni a beneficio dei soci con fornitori di servizi

(sistema bancario, trasporti, assicurativi, ecc. ) e di beni. Assistenza ai soci nella ricerca di finanziamenti (linee di credito, ecc..) Promozione di corsi di formazione a beneficio dei soci. Edizione e distribuzione di un bollettino periodico informativo

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CCIM(Camera di Commercio Italiana in Marocco)

Presidente: Dott. Luigi Sanna 59 Rue Moussa Ibnou Noussair - Casablanca

Tel. 00 212 (0)22 278217/265653 Fax 00 212 (0)22 278627E-mail: [email protected] : www.ccimaroc.com

Associazione fondata nel 1916, si pone l’obiettivo di promuovere l’interscambio commerciale tra gli operatori del paese in cui risiede e l’Italia. In particolare l’operatività della Camera è rivolta ad incrementare le attività dei propri soci in qualsiasi settore essi operino. In questa ottica, particolari sforzi vengono dedicati a fornire assistenza, attivare contatti con autorità ed organizzazioni locali e italiane, mettere a disposizione dei soci le informazioni economiche, operare quale mediatrice per soluzionare problematiche e controversie, nonché realizzare attività di connessione tra i soci locali e italiani attraverso incontri, seminari, missioni d’affari ed eventi sociali.I principali servizi offerti ai soci sono le assistenze per partecipazione a fiere sia locali che in Italia, assistenza legale, partecipazione a gare ed appalti, per nuovi insediamenti commerciali o industriali, organizzazione di missioni, fornitura di interpretariato oltre che informazioni su nominativi di aziende, commerciali, doganali e statistiche. La nuova e recente presidenza del Dott. Sanna sta dando una dinamicità rinnovata ed una immagine a questa meritoria associazione.

CDI (Circolo Degli Italiani)

Presidente: Chiarcos Dino E-mail: [email protected]

27 Bd. Bir Anzarane – Mâarif – CasablancaTel. e Fax 00 212 (0)22 981425

Il Circolo degli Italiani é tra le più vecchie istituzioni italiane in Marocco, il suo anno di fondazione risale infatti al lontano 1932 e nasce con il nome di “Circolo degli Italiani Cattolici”.Subito dopo la sua fondazione vengono costruiti i locali, al 27 di Boulevard Bir Anzarane, che sono gli attuali; l’acquisto del terreno e l’edificazione della costruzione vengono finanziati con una massiccia partecipazione popolare dalla comunità italiana di Casablanca dell’epoca, una grande comunità di circa 12.000 persone.Il Circolo incentra da subito la sua attività nel settore sportivo, in particolar modo foot-ball e ciclismo dove ottiene notevoli successi tanto in ambito locale quanto nel Marocco del Protettorato Francese.Per la comunità italiana dell’epoca, che certo non disponeva di radio e TV satellitare come noi oggi, e dove gli stessi giornali in lingua italiana arrivavano con settimane di ritardo, questo Circolo rappresentava in qualche modo l’identità nazionale e la sola occasione “laica” d’incontro oltre a quella domenicale delle funzioni religiose presso la Chiesa Italiana.Poco prima della seconda guerra mondiale, siamo negli anni ’42-‘43, il Comitato del Circolo, con l’approvazione della Comunità, decide di donare la

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sede di Boulevard Bir Anzarane allo Stato Italiano, identica situazione si verificherà per la Chiesa di Cristo Re in Boulevard Abdelmoumen, sempre a Casablanca, nonché per i beni della Fondazione Schiapparelli a Tangeri che comprendeva e comprende tuttora l’Ospedale Italiano, la Chiesa con annesse Scuole Italiane e lo splendido palazzo, ex residenza estiva del sovrano Mulay Hafid, ciò nel timore che la Comunità Italiana in Marocco potesse subire l’esproprio di detti beni, visti i tempi e le relazioni franco-italiane dell’epoca.Il dopoguerra, difficile e sofferto per la Comunità Italiana i cui membri hanno passato anni nei campi di concentramento francesi a causa delle ostilità belliche fra i due paesi, apre la ripresa anche per il Circolo che si riorganizza tornando a grandi momenti di gloria sportiva.Nel 1956 il Marocco ottiene la piena indipendenza dalla Francia, nel 1961, con l’ascesa al trono del Sovrano Hassan II, si ha la cosiddetta “marochinizzazione” del paese (1973); con le leggi che ne seguono si assiste alla migrazione in massa della Comunità d’Europei che la abitano, ivi compresa quella degli Italiani, che nel giro di pochi anni si riduce ad un decimo di quella che era. Fra i primi a lasciare il paese ci sono i giovani che non hanno più la possibilità di trovare in Marocco i presupposti per continuare una loro degna esistenza : il Circolo ne risente in modo determinante in quanto viene a mancare “la materia prima” (i giovani) pilastro base della politica sportiva.Il decadimento dell’Istituzione é di conseguenza fatale e repentino, sino ad arrivare nel ‘94 alla chiusura dei locali di Bir Anzarane; nel ’95, con la trasformazione degli stessi in ristorante, si ha una buona ripresa che si rivelerà effimera, durerà infatti poco più d’un anno e bisognerà attendere il ‘97 per vedere una ristrutturazione profonda dei locali ed un inizio di ripresa.Con la nuova gestione del 2002 si apre un nuovo ciclo per il Circolo, che, pur restando ristorante, diventa sempre più punto d’incontro sia per le varie Istituzioni Italiane che per la Comunità degli Europei che vivono e lavorano nell’hinterland di Casablanca.E’ pertanto intenzione del nuovo Comitato, entrato in carica nel giugno di quest’anno, cercare d’integrare l’attuale funzione del Circolo con qualcosa di più rispetto al “ristorante” e “punto d’incontro per addetti ai lavori”; il Comitato metterà certamente tutto il suo impegno in quest’azione, ben conscio che sarà poca cosa se non supportato dall’interesse dell’intera Comunità e soprattutto dai pochi giovani che la compongono.

Associazione Culturale ItalianaDANTE ALIGHIERI

Presidente: Dott.ssa Marina Sganga Menjour 4 Rue d’Aquitaine (Imm. Consolato d’Italia) – Casablanca

Tel. 00 212 (0)22 260145 Fax 00 212 (0)22 471167E-mail: [email protected]

In corrispondenza delle sue finalità e dei suoi compiti, la "Dante Alighieri" di Casablanca è strutturata secondo un duplice ordine di iniziative: 1) - Istituisce corsi di lingua italiana, frequentati da 450 studenti stranieri per lo più marocchini di età diversa e di diversa estrazione sociale che, motivati dalle più svariate ragioni, hanno in comune l'amore per la lingua e la cultura italiane.2) - Promuove manifestazioni culturali di diverso genere, comprendenti concerti lirici o sinfonici, balletti classici o classico-moderni, conferenze, proiezioni di film, esposizioni di pittura, ecc.

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I corsi di lingua durano in media nove mesi e sono suddivisi in diversi livelli compresi fra quello per principianti e quello superiore; al termine di ogni ciclo, gli studenti sostengono un esame e ricevono un diploma che certifica la conoscenza linguistica raggiunta.Gli anni a noi più vicini hanno fatto registrare un incremento del prestigio della "Dante Alighieri" di Casablanca, sia sul piano dei corsi di lingua (più numerosi e meglio strutturati per soddisfare le differenti esigenze dell'utenza), sia su quello delle manifestazioni culturali che, organizzate per lo più in collaborazione con l'Istituto Italiano di Cultura di Rabat o con il Consolato Generale d’Italia, sono vivamente apprezzate anche dal pubblico marocchino, per l'ottimo livello di professionalità degli artisti.La "Dante Alighieri" di Casablanca, al pari di tutti gli altri centri sparsi nel mondo, non riceve alcuna sovvenzione né dalla Dante Alighieri di Roma, né dal Ministero; gode di autonomia amministrativa e organizzativa e invia ogni anno al consiglio centrale, che ha sede a Roma, una relazione morale e un rendiconto di bilancio.

CTIM(Comitato Tricolore degli Italiani nel Mondo)

Presidente: Baldezzi Giuliano44 Bd. Abdelmoumen – Casablanca

Tel. 00 212 (0)22 663120 Fax 00 212 (0)22 661686E-mail: [email protected]

Nata nel 2000, questa associazione conta circa 140 iscritti. Il C.T.I.M. ha come scopo il rafforzamento dei legami fra le varie comunità italiane nel mondo e la Madrepatria, persegue fini patriottici, morali, culturali ed assistenziali, rendendosi portavoce delle esigenze dei nostri connazionali, tutelandone gli interessi, prospettando adeguate soluzioni dei loro problemi, promuovendo iniziative parlamentari e di altra natura a tutela dei nostri emigrati e delle loro famiglie all'estero e in Italia. Inoltre si prefigge di organizzare manifestazioni culturali e sportive, tenere riunioni, conferenze, dibattiti e allacciare rapporti con altre associazioni italiane in Marocco.Ha perfezionato da oltre tre anni un’importante e specifica convenzione assistenziale con la Mondial Assistance a beneficio dei connazionali residenti in Marocco che in caso di necessità vengono rimpatriati in strutture ospedaliere europee. Crea ogni anno momenti di aggregazione promuovendo feste della Famiglia Tricolore, giunte alla 5° edizione, i cui introiti vengono devoluti in beneficenza : dotazione alla Chiesa di Cristo Re di un organo elettronico e offerta, ad ogni edizione, di un importante contributo finanziario al nostro Coasit.

SCUOLA ITALIANA PRIVATA PARITARIA DI CASABLANCAPresidente Comitato di Gestione: Antonini Alessandro

Dirigente Unico: Prof. Vitalone Raffaele21 Av. Hassan Souktani – Casablanca

Tel. E Fax 00 212 (0)22 272170E-mail: [email protected]

La scuola italiana a Casablanca è stata istituita nel 1920 al centro della città in un edificio in locazione.

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Negli anni 1930-1931 viene trasferita nel nuovo stabile demaniale, destinato a ospitare le Scuole Statali e la Sede Consolare in via Hassan Souktani 21.Nel 1932 la Scuola Media viene trasferita nel quartiere di Roches Noires, e vi opera fino al 1942, anno in cui la Scuola viene chiusa a causa degli eventi bellici.Nel 1958 il M.A.E. autorizza la riapertura delle scuole.Il 26 gennaio 1970 viene firmato un accordo Culturale fra Italia e Marocco.Nel 1983 il M.A.E., a causa di una forte riduzione di alunni, decide la destatalizzazione delle Scuole Italiane di Casablanca. Le Scuole di Tangeri vengono chiuse.Nel 1984 anche la Scuola Media di Roches Noires viene chiusa e si trasferisce nella Sede Consolare dove già opera la scuola elementare.La destatalizzazione viene di fatto rinviata di anno in anno e, a seguito della firma del protocollo dell'Accordo Culturale del settembre 1987 tra l'Italia e il Marocco, viene deciso il mantenimento delle Scuole Italiane Statali a Casablanca e si pongono le basi per l'avvio dei lavori di una Commissione mista italo-marocchina per lo studio di un curricolo integrato rispondente ai requisiti richiesti dai due sistemi scolastici per il riconoscimento dei titoli di studio italiani nel Paese.Nell'anno 1987 viene istituita la Scuola Materna con Presa d'Atto e nell'anno 1989 viene istituito il Liceo Scientifico "Carlo Erba" legalmente riconosciuto.Nel 1992 il M.E.N. (Ministero dell'Educazione Nazionale in Marocco) dà il proprio accordo sull'equivalenza fra i Diplomi rilasciati, nei cicli primari e secondari delle II.SS.II di Casablanca, e quelli conseguiti presso le Scuole pubbliche marocchine.Detta decisione diverrà ufficiale a tutti gli effetti solo nel febbraio 1993 con la pubblicazione sulla Gazzetta locale.Dall'anno scolastico 1995-1996 è iniziata la destatalizzazione ufficiale della Scuola Elementare e Media di Casablanca per una fortissima riduzione di alunni italiani.Dallo stesso anno la scuola italiana è gestita da un Comitato di Gestione delle Scuole Private L.R. di Casablanca.Oggi le II.SS.II. di Casablanca comprendono i quattro ordini di scuola: Scuola Materna con Presa d'Atto, Scuola Elementare L.R. Scuola Media L.R. e Liceo Scientifico L.R.Grazie ad un progetto sperimentale trilingue (italiano, arabo, francese) approvato con Decreto Interministeriale n° 115/4205 del 6 agosto 1998, oggi la Scuola Italiana di Casablanca è stabilmente rilanciata con il recentissimo riconoscimento di scuola PARITARIA ed è frequentata in quest’ultimo anno scolastico da un totale di 284 alunni, di cui 53 italiani ed il restante marocchini.

TANGERICASA D'ITALIA

Presidente : Avv. Nisso GabaiRue Mohamed Ben Abdelwahed

Palazzo delle IstituzioniTangeri

Tel. e Fax 00.212.39/931729

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Nata nel 1925, questa associazione è un punto di ritrovo per gli italiani a Tangeri; la Casa d’Italia è inserita in una parte dello splendido immobile che fu residenza del Sultano Moulay Hafid, poi chiamato Palazzo delle Istituzioni. Gli ampi spazi e il giardino di cui dispone, oltre ad offrire ai soci piatti italiani nel ristorante, permette di giocare al gioco di bocce “Petanca” e altri giochi.

OSPEDALE ITALIANO DI TANGERIMadre Superiora Suor PaolaSidi Bourrakia, 104 - Tangeri

Tel. 00 212 (0)39.931288 FAX 00 212 (0)39.932150

Situato nel comprensorio di 40.000 m² del grandioso immobile che era il palazzo del Sultano Mulay Hafid, è composto di 3 edifici di cui uno strutturato dal 1929 a Ospedale grazie al grandioso progetto umanitario dell’egittologo Ernesto Schiapparelli che ne acquistò la proprietà. Il primo ricovero avvenne il 14 aprile 1929 e fino ai giorni nostri questo Ospedale rappresenta un Centro qualificato di assistenza sanitaria per la professionalità e molteplicità dei servizi che offre col supporto di adeguate attrezzature sanitarie e specialmente per la premurosa assistenza delle Suore dell’ordine religioso Terziarie Francescane Missionarie d’Egitto, che accolgono tutti indistintamente con lo stesso cuore materno. Per tutto ciò, l’Ospedale Italiano si rese popolare a Tangeri e riscosse la fiducia degli umili come dei nobili. All’epoca la stessa moglie privilegiata del Sultano lo scelse per le sue cure. La posizione strategica di Tangeri, sulla sponda africana dello stretto di Gibilterra e il privilegio della sua internazionalità, facevano affluire all’Ospedale gente di tutte le parti del mondo. L’assistenza spirituale, sia alla Comunità religiosa delle Suore sia ai degenti cristiani, venne offerta in un primo tempo dai Padri Francescani spagnoli poi a partire dal 1932 sino agli anni ’90, dai Padri Francescani della Provincia Toscana, installati nell’adiacente Chiesa italiana dedicata a San Francesco d’Assisi, edificata nello stesso comprensorio con annessa la Casa Parrocchiale. Il malato che giunge ancora oggi all’Ospedale Italiano, oltre alle cure mediche, trova anche e soprattutto il conforto spirituale. La cronaca è costellata da episodi edificanti che segnano la riacquistata fede di tanti malati che se ne erano allontanati. Belle e commoventi pagine che hanno dato e continuano a dare alle Suore la forza di affrontare ogni fatica, ogni veglia che sarebbe penosa se non fosse sorretta da questa speranza. Il progresso della tecnologia sanitaria ha favorito l’ammodernamento delle attrezzature; l’Ospedale si è dotato di macchinari altamente qualificati per i quali si è dovuto costruire una nuova ala, con una nuova sala operatoria e portando a 40 il numero dei posti letto. Un nuovo Centro Oncologico per l’infanzia è in fase di progettazione e, ottenute le necessarie licenze edilizie, verrà presto realizzato in una palazzina adiacente.La caratteristica principale di questo Centro sanitario è costituita dall’accoglienza gratuita e semigratuita non solo nell’ambulatorio e nel dispensario ma all’Ospedale stesso. Per questo è caro a tutti i tangerini.

MARRAKECH110

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C.D.I.M. (Circolo Degli Italiani di Marrakech) Presidente: Trippitelli Giuseppe

22 , rue Hassan Ben M’bark – Guéliz 40000 Marrakech

G.S.M. 212 61 173658E-mail: [email protected]

Negli ultimi anni si é registrato un consistente aumento di presenze italiane a Marrakech. I connazionali residenti sono oltre 250 e per questo si è sentita l’esigenza di creare questa nuova associazione. Si tratta in prevalenza di persone impegnate in attività professionali in diversi settori: culturali, industriali, turistiche e commerciali.Il C.D.I.M. è stato riconosciuto il 16 agosto 2005.I componenti dell’associazione sono quasi tutti di prima generazione, a differenza dei membri delle altre associazioni esistenti in Marocco che sono in prevalenza di seconda e terza generazione e la cui età media risulta piuttosto elevata.Ciò dovrebbe favorire un maggiore dinamismo e questa nuova realtà potrà essere un punto di riferimento per tutta la nostra comunità in costante aumento.Il C.D.I.M. è un’associazione del tempo libero, dichiaratamente apolitica, con finalità socio-culturali aperta all’esterno e alla collaborazione con tutti gli organismi locali e della comunità europea per realizzare anche programmi comuni.

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Allegato 3bETIOPIA

Informazioni Generali

Superficie1.133.882 Km2

CapitaleAddis Abeba (3.112.000 abitanti).

Altre città principaliNazret, Gondar,Harar,Bahar Dar,Awasa,Makele,Dire Dawa.

Popolazione70 milioni di abitanti (dati 2003)

LinguaLa lingua ufficiale è il Amharico. Diffusi italiano e inglese

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MonetaL’unità monetaria dell’Etiopia è il Birr etiopico (Birr), suddiviso in 100 centesimi.Presenza italiana ed Associazionismo

Si confermano le precedenti valutazioni.La comunità italiana in Etiopia, costituita da oltre 1900 presenze, è composta da una particolarmente ampia varietà di gruppi, tra cui assumono rilievo fondamentale non solo i tecnici a seguito d’impresa, che spesso lavorano per grandi compagnie economiche italiane e soggiornano solo per brevi periodi, ma soprattutto un gruppo alquanto consistente di italiani, nati in Etiopia, che risiedono permanentemente e formano un nucleo di imprenditori in grado di far sentire il proprio peso nell’economia etiopica. I residenti titolari di imprese piccole e medie ammontano a circa 160: implicito dunque il forte rapporto economico con l’Italia.Persistono alcuni problemi per la nostra collettività che necessitano particolare attenzione. In primis, la burocrazia locale (Autorità etiopiche) che intralcia le attività dei nostri connazionali sia da un punto di vista economico che sociale.Quanto alla “Clinica di primo intervento” con personale gestito dall’Unità Tecnica di Crisi capace di assicurare una assistenza sanitaria ai più bisognosi, resta un puro sogno.La Scuola Statale Italiana, presente sul territorio etiopico da oltre quarant’anni, ha potenzialità per svolgere in pieno il suo ruolo di istituzione culturale, ma necessita un rafforzamento per renderla strumento di formazione di quella classe dirigente, sia politica che imprenditoriale, che dovrebbe mantenere i rapporti con l’Italia e creare con il nostro Paese un canale privilegiato di comunicazione a diversi livelli.La comunità italiana, seppure in ottimi rapporti con la cultura locale, ha mantenuto intatte certe sue connotazioni di eticità ed è molto sensibile a tutte le iniziative che servono a mantenere salde le sue radici culturali. In questo quadro, grande importanza rivestono le attività delle realtà associative presenti nel Paese: il COMITES, il Circolo Italiano Juventus, l’Associazione Cinema Italiano, l’Istituto Italiano di Cultura.Quanto alla Formazione Professionale, la Comunità ha potuto usufruire di diversi progetti positivamente conclusi.Ora, sempre in tema di Formazione, si attendono le conclusioni, peraltro imminenti dell’ultimo bando.

Prospettive

la SACE mantiene l’Etiopia nella 7a categoria su 7 (1 minor rischio; 7 maggior rischio). Le operazioni di assicurabilità sono chiuse.

L’export italiano è dominato da due categorie di prodotti: autovetture e macchinari. Le esportazioni di macchine per impieghi speciali sono aumentate dell’83% nell’ultimo triennio, l’export di autoveicoli del 32%,

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mentre le parti ed accessori per autoveicoli e motori sono diminuite del 26%.

Le importazioni dall’Etiopia in Italia sono costituite in gran parte da due prodotti: caffè e pellame.

IMPRENDITORI ITALIANI IN ETIOPIA

La comunità imprenditoriale italiana residente stabilmente in Etiopia e’ riunita nell’IBCA (Italian Business Community Association). Gli associati sono operatori italiani residenti in Etiopia, di seconda o terza generazione, impegnati in attività di import-export, in imprese di costruzioni, in officine meccaniche, in attività manifatturiere e nel settore turistico.

Lo stato degli investimenti diretti italiani in Etiopia non e’ ancora soddisfacente sebbene le relazioni storiche e commerciali tra i due paesi abbiano radici lontane.Vari contatti sono stati intrapresi (Camera di Commercio di Torino) e accordi d’intesa raggiunti (Camera di Commercio di Milano) con gli enti locali interessati (in particolare, la Camera di Commercio di Addis Abeba), con il contributo dell’Ambasciata italiana.

Persistono taluni problemi ostacolanti l’iniziativa degli imprenditori, sebbene il Governo si sia impegnato in uno sforzo di graduale liberalizzazione dell’economia : in tale direzione va l’approvazione della nuova legge sugli investimenti esteri e il varo dei relativi regolamenti attuativi. E’ auspicabile che il nuovo quadro normativo rimuova progressivamente quegli ostacoli che sinora hanno impedito all’Etiopia di esprimere le proprie reali potenzialità nel settore degli investimenti.

In particolare, la situazione e’ riassumibile nei seguenti punti:

Ordinamento giuridico

- Le norme che disciplinavano gli investimenti stranieri nel paese hanno costituito un freno allo sviluppo di attività imprenditoriali (es. limitazione per settore; ammontare minimo per gli investimenti); la nuova legge sopra citata e’ potenzialmente in grado di modificare il quadro.

- Esistono lacune legislative e a volte le leggi queste non sempre sono interpretate e applicate in modo uniforme. Il sistema e’ caratterizzato da una imperfetta certezza del diritto.

Settore finanziario

- Gli imprenditori privati hanno sinora riscontrato notevoli difficoltà ad avere accesso al credito bancario locale e hanno limitato accesso a finanziamenti su mercati esteri.

- Manca una Borsa valori.114

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Regime dei terreni

- Il possesso del terreno non conferisce diritto di proprietà.- I terreni sono di esclusiva proprietà statale e vengono concessi in

affitto (lease) per lunghi periodi, con canoni che risultano elevati nell’area della capitale.

- I terreni non sono accettati dal sistema bancario come forma di garanzia.

Infrastrutture

- Notevoli sono le carenze infrastrutturali in tutto il paese, soprattutto fuori dalla capitale. Il Governo e’ tuttavia impegnato, con il contributo dei donatori internazionali, nella ricostruzione della rete stradale e nella ristrutturazione della rete aeroportuale interna. Anche l’aeroporto internazionale della capitale e’ stato recentemente ricostruito con criteri moderni.

- Il settore delle telecomunicazioni (telefonia, internet, etc.) e’ ancora precario.

- Non esistono aree attrezzate (con acqua e energia elettrica disponibile) allo specifico scopo di sviluppare l’attività industriale.

La capacità imprenditoriale è poco diffusa; e la manodopera inoltre, pur molto economica, è poco qualificata.

3. Nel dicembre 1994 Italia e Etiopia hanno firmato un Accordo sulla Protezione e Promozione degli Investimenti (entrato in vigore l’8 maggio 1997). L’accordo persegue lo scopo di migliorare la cooperazione economica tra i due Paesi.

L’Accordo assicura che gli investimenti non vengano in alcun modo colpiti da misure ingiustificate o discriminatorie, con l’impegno, da parte di ciascuna Parte, alla creazione e al mantenimento sul proprio territorio di un quadro legale che garantisca agli investitori continuità di trattamento. I Paesi si impegnano a non interferire con i progetti di investimento, a non imporre tasse discriminatorie, a non limitare l’approvvigionamento di materie prime e a non creare ostacoli al funzionamento dei progetti di investimento tramite esproprio o misure analoghe.

L’Accordo contiene la clausola della nazione più favorita, nonché misure per il risarcimento di eventuali danni e perdite subiti da cittadini o società, a causa di una guerra o di uno stato di emergenza nazionale o guerra civile, negli investimenti effettuati sul territorio dei due Paesi. Esso, inoltre, contiene alcune garanzie in materia di nazionalizzazioni ed espropri, prevedendo che gli investimenti

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effettuati da investitori dei due Paesi non saranno nazionalizzati, espropriati, sequestrati o sottoposti a misure aventi effetto analogo se non per fini d’interesse pubblico, per motivi di interesse nazionale, e contro un immediato, pieno ed effettivo risarcimento, su basi non discriminatorie ed in conformità alle procedure di legge.

L’Accordo prevede la garanzia del rimpatrio all’estero dei capitali, dei profitti e del reddito, in qualsiasi valuta convertibile e indica gli strumenti per la soluzione delle controversie relative agli investimenti.

Nel febbraio del 2000, i due Paesi hanno firmato un Memorandum of Understanding per la costituzione di un Comitato misto sugli Investimenti. Il Comitato persegue l’obiettivo di verificare lo status di attuazione dell’Accordo sulla Promozione e Protezione degli Investimenti, di identificare mezzi per incoraggiare gli investimenti in settori strategici per lo sviluppo della cooperazione economica tra le parti e di facilitare lo scambio di informazioni sulle opportunità di investimento e sulle rispettive legislazioni nazionali in materia.

  2004 2005Tasso di crescita reale del PIL (%)

6,7 6,4

Inflazione (%) 4,6 3,5Esportazioni fob (milioni di US$)

563,0 592,6

Importazioni fob (milioni di US$)

2.029,9

2.096,1

Saldo

-1.466,

9

-1.503,

5Tasso di cambio (Birr/US$, media)

9,0 9,3

Fonte: EIU, Economist Intelligence Unit

Conclusioni

L’Etiopia rappresenta certamente ed in prospettiva un Paese ad alto rischio di estinzione nell’ambito del “Continente dimenticato”.L’Italia è presente con propri connazionali sul territorio e con una attenzione “centrale” attraverso la propria struttura della “Cooperazione allo sviluppo” : molto di più potrebbe e dovrebbe essere fatto.

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Allegato 3c

KENYA

Quadro generale e situazione politicaIl Kenya rappresenta un polo di stabilità ed influenza moderatrice nella tormentata regione del Corno d’Africa, caratteristica che ha permesso al Paese di porsi a guida dei processi di pace per il Sudan e la Somalia, condotti in ambito IGAD. Uscito con le consultazioni politiche del dicembre 2002 dal discusso regime del Presidente Moi, il Kenya e’ attualmente guidato da Mwai Kibaki, eletto con il sostegno della maggior parte dei Paesi occidentali (Stati Uniti ed Unione Europea in primo luogo) ed a capo di una coalizione (National Rainbow Coalition, NARC) composta di due partiti principali, la National Alliance for Kenya (NAK) e il Liberal Democratic Party (LDP). Kibaki si e’ presentato come il Presidente che avrebbe transitato il Kenya verso la democrazia e la trasparenza tanto auspicata dalla Comunità Internazionale ed in particolare dai donatori. Effettivamente, le prime azioni che egli ha intrapreso (istruzione primaria gratuita per tutti, epurazione dei settori più corrotti della magistratura, riforma del sistema carcerario) hanno riscosso l’apprezzamento anche delle severe Istituzioni Finanziarie Internazionali, che avevano guardato con sospetto al Kenya durante tutta l’epoca Moi.

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Le difficoltà legate alla salute del Presidente, accusato di non avere sufficiente pugno fermo per intraprendere azioni decisive sul piano interno, la crescente insicurezza nel Paese ed l’incapacità’ di farvi fronte, la dilagante corruzione ad ogni livello dell’Amministrazione, l’incapacità’ di rilanciare una stagnante economia e, soprattutto, le divisioni interne alla coalizione elettorale che hanno messo in discussione la leadership di Kibaki, hanno successivamente determinato una inversione di tendenza. Il Kenya si trova ad essere oggi un Paese importante, potenzialmente capace di divenire il polo del nuovo sviluppo regionale, sebbene fragile da diversi punti di vista. La classe politica al potere e’ ancora interessata da periodiche divisioni. La situazione dell’Amministrazione non e’ migliore. La corruzione è un fenomeno giunto a livelli gravissimi e l’inefficienza della macchina burocratica raggiunge livelli preoccupanti. L’economia ristagna pericolosamente, acuendo il problema della povertà, diffusissima nel paese, e della criminalità comune. A ciò si aggiungono le deboli risposte del Governo per contenere le tensioni etniche e quelle legate ai diritti di titolarità delle terre, usurpati nei decenni scorsi da un ristretto numero di potenti. Il prossimo fondamentale appuntamento per il Paese sarà il referendum sulla nuova Costituzione, previsto per il prossimo 21 novembre.

Rapporti bilateraliL’Italia ha un buon rapporto con il Kenya, rafforzato negli ultimi anni dal comune impegno per la pace nella regione e dalla decisione della Presidenza italiana dell’Unione Europea di fare del Kenya un test-book case di “nuova democrazia” con cui rilanciare il dialogo politico. Il livello del nostro interscambio commerciale resta modesto, ma le attività di cooperazione allo sviluppo sono significative soprattutto perché concentrate in settori strategici, come la sanità e l’educazione. Inoltre in Kenya ha sede un’importantissima base spaziale (Progetto San Marco – Malindi), punto di riferimento per studiosi ed operatori da tutto il mondo.

Interscambio commercialeI prodotti italiani sono presenti in misura marginale sul mercato keniota. A parte la tradizionale preferenza delle maggiori industrie locali nel settore manifatturiero a ricorrere ad alcuni macchinari ed apparecchiature italiane e fatta salva una presenza discreta nel settore alimentare, non si registrano al momento altri sbocchi in questo Paese.Ben più competitivi sono i manufatti cinesi, molto più economici, sebbene di qualità notevolmente inferiore. Prodotti italiani trovano invece ancora mercato in settori molto specifici (es. pompe idrauliche, generatori elettrici, materiale per l’edilizia residenziale di alto livello), sebbene la richiesta sia modesta. Nel 2004 (dato provvisorio), le esportazioni italiane verso il Kenya rappresentano l’1,9% sul totale delle importazioni keniote1. Negli ultimi quattro anni il trend è stato tendenzialmente positivo, come da tabella seguente:

ANNO VALORE IN EURO2001 78.488.016

1 Republic of Kenya, Central Bureau of Statistics, Ministry for Planning and Development, Economic Survey 2005, page 133

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2002 68.240.8042003 72.863.6892004 94.029.3012005 (fino a settembre)

44.992.343

Fonte: Istat

Sul fronte delle importazioni, i principali prodotti che giungono in Italia sono le pelli conciate, i prodotti dell’agricoltura (caffè, ortaggi, conserve e succhi di frutta) ed il pesce fresco e congelato. Anche in questo caso, la media e’ molto bassa, circa lo 0,8% sul totale delle esportazioni keniote2:

ANNO VALORE IN EURO2001 49.960.5882002 43.097.0182003 37.180.4852004 48.278.2182005 (fino a settembre)

34.646.610

Fonte: Istat

La presenza imprenditoriale italiana. La presenza delle grandi imprese italiane in Kenya ha subito, negli ultimi sette anni, un lento ed inesorabile declino. Già nell’ultima fase del precedente regime, quando le istituzioni Finanziarie Internazionali posero una moratoria sugli aiuti (guardando con sospetto ai metodi poco democratici di governo di Moi), i nostri grandi gruppi aziendali hanno deciso di spostarsi (inizio 2000). E’ così finito il tempo in cui in questo Paese vi erano l’Alitalia, la FIAT e la Salini (solo per citarne alcune). Vi e’ rimasta la Pirelli, con un piccolo Ufficio di Rappresentanza e l’Italtel, che ha, negli anni passati, assicurato la gestione e la manutenzione dell’intera rete di telefonia fissa in questo Paese e che ora, come ci ha recentemente confermato il responsabile, si avvia verso il termine delle sue operazioni, superata dai gestori di telefonia mobile e dalle aziende (soprattutto asiatiche) ad essi legate. Di rimando, si è assistito, nell’ultimo ventennio, ad una crescita di piccole attività gestite da italiani, soprattutto nel settore turistico. La nostra presenza si e’ venuta così rafforzando in aree ben precise, il cui destino e la cui fama è, nel bene o nel male, legata agli italiani. In particolare e’ stata Malindi ad aver visto un netto incremento della nostra presenza (circa l’80% delle strutture di accoglienza sono gestite da italiani).

Rapporti culturaliIn mancanza di un accordo culturale e di un lettorato di italiano nelle università del Paese, l’unico veicolo di cooperazione in materia resta l’Istituto Italiano di Cultura di Nairobi. 2 Republic of Kenya, Central Bureau of Statistics, Ministry for Planning and Development, Economic Survey 2005, page 132

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Molto attivo sulla scena culturale della capitale, tale Istituto ha nel corso dell’ultimo quadriennio avviato numerosi progetti di cooperazione che hanno coinvolto artisti dei due Paesi, segnatamente nei campi delle arti della scena, della musica e delle arti visive. Nella sua funzione di “vetrina” della cultura italiana all’estero esso ospita mostre, spettacoli, concerti, conferenze e ciò nell’ambito di un intenso programma annuale di attività culturali. Svolge anche un’importante funzione di promozione della lingua italiana attraverso i corsi che si tengono nella sua sede di Nairobi.Corsi di italiano sono organizzati anche da privati a Malindi, città nella quale la nostra lingua ha un’eccezionale diffusione, in considerazione della presenza di numerose strutture alberghiere gestite da connazionali.

AssociazionismoPur in presenza di una “nuova emigrazione”, gli italiani attivi nel Paese hanno costituito un collegamento “coordinato” che ha portato, fra l’altro, alla costituzione del locale COMITES, molto attivo ed in stretto collegamento con il Consigliere d’Area del CGIE.Viene edita nel Paese la rivista “Out of Italy”, molto apprezzata, in doppia versione linguistica (italiano ed inglese).

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Allegato 4

COMMISSIONE CONTINENTALE EUROPA E AFRICA DEL NORD(Colonia, 10-12 novembre 2005)

Relazione di Oscar CECCONI – Svezia

Svezia e Danimarca

I risultati relativi all’operazione di allineamento posizione AIRE /anagrafe consolare per la Svezia e la Danimarca si possono ritenere abbastanza soddisfacenti. In particolare se si considera che l’operazione mailing si è svolta con tempo abbastanza ristretto e sopratutto con grande carenza di personale negli uffici consolari.Le categorie sono essenzialmente due e si dividono in solo MAE e solo MIN.Il primo caso è quello dei nominativi solo MAE con un numero di 1786 dai quali ne sono stati decurtati 380 causa presenza in entrambi gli elenchi MAE e MIN facendo cosi scendere il numero di plichi inviati dal consolato ai connazionali a 1406 di cui:720 plichi sono stati restituiti con eventuali rettifiche e correzioni357 tornati al mittente per impossibilità di recapito329 non restituiti al Consolato

I dati pervenuti dal Ministero come solo MIN 1926 nominativi dai quali sono stati decurtati 115 nominativi (causa decesso o naturalizzazione) ha fatto scendere il numero dei plichi inviati dal consolato ai connazionali a 1811 di cui:577 plichi sono stati restituiti con eventuali rettifiche e correzioni658 tornati al mittente per impossibilità di recapito576 non restituiti al consolato.

Sommando i due elenchi si ottiene il seguente risultato:3712 nominativi pervenuti da MAE e MIN395 nominativi decurtati perché presenti in due elenchi3217 plichi inviati ai connazionali1297 plichi restituiti con eventuali rettifiche e correzioni1015 plichi tornati al mittente905 non restituiti al consolatoApprossimativamente si può dire che l’operazione mailing ha permesso di recuperare sicuramente circa 800 elettori.

Per beneficiare di questo risultato positivo ottenuto attraverso il mailing è indispensabile che questa operazione continui con la massima urgenza perché l’iter è ancora lungo.I dati che verranno trasmessi dai consolati al MAE dovranno poi essere inoltrarli all’aire dei Comini e infine inseriti nell’elenco degli elettori e quindi stiamo si lotta con il tempo.

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Anche in Danimarca il Consolato ha provveduto ad inviare ai connazionali un questionario che invitava a confermare o rettificare i dati in possesso del consolato.L’esito di questo mailing è in corso di definizione ma i dati sembrano consolidarsi come segue:-questionari non recapitati ( per irreperibilità, trasferimento ecc.) 22,5%-questionari non restituiti dai connazionali 36,5%-nominativi sospesi in corso di verifica (integrazione documentazione) 5%-i nominativi confermati 36%Come chiarito agli interessati e come previsto dalle leggi vigenti, in caso di mancata risposta é stata avviata la procedura di cancellazione dagli schedari del consolato. Il connazionale, in questo modo, non perde la cittadinanza, ma non figura più residente in Danimarca. La cancellazione comporta la mancata inclusione del nominativo nell’elenco degli elettori che riceveranno direttamente a casa il plico per votare per corrispondenza.

Detto questo senza scendere ancora nei dettagli i dati si presentano abbastanza positivi e soddisfacenti anche se tutti sappiamo che l’anagrafe non sarà perfetta, o forse non potrà mai esserlo, ma la cosa grave è che a meno di tre mesi dall’appuntamento storico del primo esercizio di voto politico degli italiani all’estero non abbiamo ancora informazioni chiare dagli organi istituzionali preposti al funzionamento dei meccanismi elettorali. Ancora non conosciamo programmi e dettagli di candidature, aspetti importanti per poter dare inizio alla campagna elettorale e non meno importante per dare la possibilità agli italiani all’estero di esercitare il diritto di voto con convinzione e senso di responsabilità e chiarezza di scelte.

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Allegato 5

COMMISSIONE CONTINENTALE EUROPA E AFRICA DEL NORD(Colonia, 10-12 novembre 2005)

Relazione dell’Esperto Tobia BASSANELLI

“L’INFORMAZIONE ITALIANA IN GERMANIA”

PresentazioneSono grato alla Commissione Continentale del CGIE per questo invito, perché mi offre la possibilità di conoscere direttamente questo organismo, a cui offrire una panoramica sull’informazione italiana in Germania, vista dal punto di un operatore che vi lavora da 30 anni.In apertura, permettetemi una breve presentazione: sono Tobia Bassanelli, direttore dell’agenzia stampa della MCI di Gross Gerau de.it.press (deutsch-italienischer Pressedienst), che cura la pubblicazione del quotidiano telematico bilingue Webgiornale (al sito www.webgiornale.de). In Italia ho lavorato per tre anni alle riviste (“Regno” ecc.) ed alle edizioni del Centro Dehoniano di Bologna, e sono iscritto all’Ordine Nazionale dei Giornalisti, albo dei pubblicisti, dal 1 gennaio del 1974. Sono venuto in Germania nel novembre del 1975, per assumere la direzione della Missione di Gross Gerau e per collaborare al Corriere d’Italia, dove sono rimasto per 23 anni, gli ultimi sei - dal 1992 al 1998 – come direttore. Cessata l’esperienza del carta stampata sono passato alle nuove tecnologie, posta elettronica e Internet, settore in cui opero attualmente.

IntroduzioneNelle settimane scorse mi è giunto in redazione la prima edizione di “Zuwanderungs-und Integrations Bericht” del governo regionale della Renania Palatino. Si riferisce agli anni 2003-2004 e passa in rassegna tutta la tematica relativa gli stranieri, dalla normativa giuridica, agli organismi di rappresentanza, alle iniziative formative. Dopo un primo sguardo generico, per farmi un’idea della pubblicazione, che ho subito valutato come molto completa e ben curata (c’è perfino il numero degli italiani incriminati e condannati), ho cercato una notizia specifica, quella relativa i media degli stranieri, o almeno una indicazione dei loro orientamenti di lettura o delle loro fonti di informazione. Con mia grande sorpresa e meraviglia non ho trovato una sola riga al riguardo. Si parla di biblioteche dotate di testi e materiale nella lingua madre, di pubblicazioni informative del Land edite in diverse lingue straniere, perfino di cabarè multiculturale e della “Gastarbeiterliteratur”, non una parola sui media di informazione (radio, stampa, siti) della popolazione immigrata. Semplice svista? No. E’ la chiara ed ennesima conferma di una tendenza in atto negli ultimi anni in Germania e sempre più vincente: la promozione di tutto ciò che è finalizzato all’integrazione, e la soppressione - o la rimozione in secondo ordine - di quanto è orientato al mantenimento della identità di origine e alla

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comunicazione, nella propria lingua madre, all’interno delle singole comunità etniche. Nel mondo dell’informazione si verifica lo stesso processo in atto nel mondo della scuola con i corsi di lingua madre: il totale disimpegno dello Stato di accoglienza (vedi, come ultimi esempi d’attualità, l’Assia, la Baviera, la Bassa Sassonia)

1 - L’informazione italiana nei media tedeschi: verso la scomparsa

La mia conclusione è stata subito questa: l’informazione italiana in Germania o la curiamo noi, le nostre organizzazioni, le nostre istituzioni, o non la cura nessuno. Non aspettiamoci che lo Stato tedesco, sia pure nelle sue ramificazioni amministrative e sociali, se ne preoccupi. Anzi, come documentano la chiusura di radio Monaco (a partire dallo scorso anno), il ridimensionamento di radio Colonia (ridotta a 30 minuti e depennata del fine settimana) e di Radio Francoforte (è stata tolta dall’ottobre dello scorso anno la trasmissione domenicale Rendezvous in Deuschland, che dedicava 25 minuti all’italiano, ridotto ora 3 minuti e mezzo nella rubrica Kulturen), è in corso un lento smantellamento delle grandi trsmissioni che hanno segnato la vita della prima generazione di italiani in Germania.E’ la fine dell’impegno dei media pubblici tedeschi sul fronte dell’informazione per gli stranieri, quindi anche delle trasmissioni in italiano per la nostra collettività? Se è netta la ritirata dei grandi media, a livello locale, specie nelle radio libere, notiamo una tendenza in parte opposta: cresce l’interessamento per le minoranze etniche, la multiculturalità, specialmente dove singoli od organizzazioni si fanno avanti con progetti concreti.

Lo documentano la nascita, negli ultimi anni, di diverse trasmissioni radiofoniche: “Una domenica italiana” (su Radar, Radio Darsmtadt, ogni domenica mattina dalle 11,00 alle 13,00, udibile anche in diretta al sito www.radiodarmstadt.de/main.php?seite=Sendung&kat=Ueber&snid=238) e “Tiramisù” a Darmstadt (RaDar, Radio Darmstadt, ogni mercoledì 17,00-18,00, www.radiodarmstadt.de/main.php?seite=Sendung&kat=Ueber&snid=247), “Buonasera Italia” a Düsseldorf (con cadenza bimestrale, trasmesso sulle frequenze di Antenne Düsseldorf dalle 21,00 alle 22,00, onde UKW 104,2, programma ideato e prodotto dall´Associazione socio-culturale “Cento passi”), “Aria fritta” a Friburgo (su Radio Dreyeckland (102,3 mhz, ogni sabato dalle 19,00 alle 20,00, condotta da Paolo Andreocci, ricercatore italiano presso la Facoltà di Archeologia dell’Università di Friburgo, al sito www.rdl.de); trasmissioni che si aggiungono a quelle di più lunga data su Saarländischer Rundfunk (“Mezz’Ora Italiana”, ogni giovedì sera dalle 21,00 alle 21,30 su UKW Saarbrücken 103,7 MHz / UKW St. Wendel 90,3 MHz / UKW Homburg 98,6 MHz  e via Digital Radio DAB Block 8 B), Deutsche Welle, AFK-Max Dolcevita (di Enzo Giusto, a Norimberga ed Erlangen, ogni domenica dalle 14,00 alle 16,00), Radiomultikulti di Berlino.

Non bisogna inoltre dimenticare che i tagli sono stati a volte sostituiti da trasmissioni o iniziative nuove. Per il WDR è il caso di"Al dente", rotocalco radiofonico italiano di Funkhaus Europa, in onda ogni domenica dalle ore 12.05 alle 14.00, con commenti ai fatti di costume, cronaca dalla Germania e dall'Italia, sport, ospiti in studio, ecc, al

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sito www.wdr5.de/funkhauseuropa/aldente/, e-mail [email protected].

Il SWR non trasmette più Radio Monaco. In compenso offre su Internet al sito http://www.swr.de/international/it/index.html notizie mirate sugli stranieri, con una selezione in sei lingue, tra cui l’italiano; gli articoli sono conclusi e integrati da servizi in audio, udibili a piacimento ad ogni ora del giorno.

Il Bayerischer Runfunk, che ha depennato Radio Monaco, la trasmissione quotidiana italiana di mezz’ora, ha introdotto das Interkulturelle Magazin (su B5, ogni domenica alle 13,05, al sito http://www.br-online.de/b5aktuell/inhalte/magazine/interkulturelles_magazin.xml, e-mail [email protected])

L’HR (Radio Francoforte, su MW 594 kHz) , riprende radio Colonia per tutta la settimana (da lunedì a venerdì, alle ore 19,00-19,30), mentre il sabato (dalle 19,00 alle 19,30, in italiano) e la domenica (dalle 14,05 alle 14,30 e dalle 20,35 alle 21,00, con 3 minuti di italiano) cura proprie trasmissioni.

Radio Colonia viene trasmessa in diretta su Radio Bremen e su HR (19,00-19,30), in differita su Multikulti di Berlino (dalle 21,20 alle 22,50). Viene trasmessa anche via Internet, per cui è possibile seguirla in tutta la Germania, compresa la Baviera (rimasta senza la propria specifica trasmissione), e in Italia, dai connazionali rientrati ma attaccati alla vita di questo Paese e di questa comunità italiana. Se succede, per un qualsiasi motivo, di perderla, la può sentire successivamente, in un orario a piacimento, selezionando l’apposito servizio audio sul sito della Multikulti di Berlino, all’indirizzo www.multikulti.de/_/beitrag_jsp/key=beitrag_40671.html#top.

Le nuove tecnologie amplificano il raggio di ascolto, e quindi l’utenza, di quel poco che è rimasto, molto probabilmente destinato pure, in un futuro non lontano, a scomparire. Le suddette trasmissioni radiofoniche dedicano molto spazio alla musica ed alle informazioni locali, senza però trascurare notizie di carattere generale. Un orizzonte che, grazie alla diretta o alla differita su Internet, potrebbero anzi dovrebbero ampliare ulteriormente, in modo da coprire il vuoto lasciato dalle trasmissioni soppresse, stimolare l’ascolto e servire l’utenza che risiede oltre i confini del territorio di competenza.

2 - L’informazione che viene dall’Italia: ignora le comunità all’estero

Passando dai media tedeschi a quelli italiani, va subito detto che la vera grande rivoluzione per l’informazione italiana in Germania (e non solo in Germania, in tutta l’Europa) è avvenuta negli anni 90, con l’arrivo del satellite e di Internet, che ne hanno permesso una più vasta e capillare diffusione. Le trasmissioni attraverso questi due nuovi moderni strumenti hanno reso possibile la ricezione, ovunque, dei canali Rai, quelli di Mediaset, e di numerosissimi altri canali regionali e privati. Negli ultimi mesi, in Germania, è stata anche superata la dipendenza della parabolica, non montabile ovunque e legata a condizioni ambientali e a precise premesse per la recezione. I programmi ora arrivano anche via cavo e attraverso il digitale terrestre. I gestori del cavo e del digitale terrestre hanno

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avviato, in aggiunta ai programmi di base, la vendita di pacchetti internazionali, tra cui quello con programmi in italiano. Pagando un piccolo canone mensile aggiuntivo (4 € per Kabel Deuschland, il maggior distributore in Germania, www.kabeldeutschland.de/kabeldigital/pakete/digitalinternational.php?p=sn; 3,90 € con Kabel BW competente per il Baden-Württemberg, www.kabelbw.de/index.php?id=1062_2174; 4,45 € in Assia con la ditta competente Iesy, al sito www.iesy.de/iesy_tv_Italien.89.0.html) è possibile ricevere su tutto il territorio federale i tre canali Rai ed EuroNews. In poche parole: tutti i connazionali in Germania hanno la possibilità di ricevere l’informazione televisiva italiana del servizio pubblico 24 ore su 24. Non conosco dati statistici, ma credo di non errare nel ritenere che la stragrande maggioranza dei connazionali qui residenti, se non la quasi totalità, faccia uso di questa possibilità.

Il che rappresenta un enorme e sostanziale passo in avanti rispetto ai primi tre-quattro decenni di presenza italiana in Germania. Viene così assicurato il collegamento con il Paese ed i suoi problemi, con il dibattito politico in corso e con i cambiamenti legislativi, sociali, culturali. Questa nuova realtà, non nascondiamocelo, comporta comunque un grosso rischio, soprattutto presso le prime generazioni: e cioè che, per motivi linguistici ed emotivi, si finisca col vedere ed ascoltare solo programmi italiani, estraniandosi in parte dalla realtà locale. D’altra parte però aiuta le nuove generazioni nell’apprendimento della lingua e cultura di origine dei genitori.

Questa informazione che viene dall’Italia, che entra in tutte le case e che fa opinione anche all’estero, ha però un grave limite: ignora l’utenza oltre frontiera, non informa sulle comunità residenti all’estero; non è pensata anche per loro; a parte sporadici servizi, è tragicamente priva di un respiro internazionale ed europeo. E’ quindi estranea alla realtà sociale, culturale e politica vissuta dal connazionale all’estero.

3 - L’informazione dei media italiani in Germania

a) L’informazione telematicaE’ una informazione, dal nostro punto di vista, monca, insufficiente. Ne consegue che resta sempre importante una informazione specifica, che solo le comunità dell’estero, i loro giornalisti e le loro organizzazioni sono in grado di dare. La rivoluzione di cui sopra, in particolare l’era della posta elettronica e di internet, non solo agevola enormemente questo lavoro, ma lo rende praticabile ad un numero estremamente ampio di soggetti. Tutti possono fare questa informazione. E tantissimi la stanno facendo. Si contano ormai a centinaia i siti aperti su internet da enti e istituzioni italiane in Germania, come da privati: Consolati, Istituti di cultura, missioni, associazioni, Comites, ditte, media, e via dicendo, tutti informano. In genere però si tratta di una informazione limitata ai servizi offerti. Quindi ben specifica, a cui uno ricorre solo quando ha bisogno di quel servizio. In aggiunta al sito, o a prescindere da esso, molti organismi, ma anche molti privati, si sono fatti una propria mailingslist (indirizzario elettronico), attraverso la quale distribuiscono ad amici, collaboratori ed interessati i propri comunicati stampa, newsletter, le opinioni o le informazioni che desiderano mettere in circolazione. Chiunque si può iscrivere e, secondo gli

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interessi, può ricevere sul proprio computer, gratuitamente, le notizie desiderate.

L’informazione non manca. Il problema oggi può diventare la molteplicità; non la scarsità, ma l’abbondanza di informazione. Questa abbondanza non necessariamente è un bene: può creare disorientamento, confusione, come succede in un supermercato di fronte e 200-300 qualità di formaggi. Per fortuna che alla fine si finisce per scegliere quelle poche qualità che piacciono. Il che avviene anche per i propri canali di informazione quotidiana.

Ma ci sono media in Germania che cercano di dare unità a tanta frammentazione e di rispondere all’esigenza di una informazione specifica, quotidiana, e possibilmente completa? Proprio per soddisfare a queste attese nell’autunno del 1999 nasceva il Webgiornale (al sito www.webgiornale.de), quotidiano telematico bilingue per gli italiani in Germania imperniato attorno a quattro filoni principali: l’informazione europea, la situazione socio-politica dell’Italia e della Germania, la vita degli italiani nella Repubblica Federale tedesca, i problemi dei flussi migratori, delle minoranze etniche, della multicultura. Si tratta in gran parte una rassegna stampa, integrata da contributi della redazione e dei collaboratori, con lo scopo di una informazione mirata ai residenti di un ben preciso territorio, attenta alle attese di una specifica utenza, quella italiana in Germania. E’ una iniziativa editoriale basata esclusivamente sul volontariato, pertanto con tutti i limiti ad esso collegati. Comunque già punto di riferimento quotidiano per molti. Non entro in altri dettagli, resto a disposizione per possibili domande.

B - L’informazione della carta stampataSe affronto per ultimo il modo di fare informazione più tradizionale, quello della carta stampata, non è perché lo apprezzi di meno o lo ritenga superato, ma semplicemente perché è quello maggiormente in difficoltà, sia per gli elevati costi di produzione che per la tempestività dell’informazione, e quindi forse merita una parola in più o un momento di maggiore riflessione.

Salto del tutto la stampa nazionale che viene dall’Italia, sempre più insignificante anche perché messa in crisi dalle proprie edizioni telematiche. Gli stessi editori, nel presentare alla recente Buchmesse di Francoforte (19-23 ottobre) il rapporto 2005 sullo stato dell’editoria in Italia, mentre dedicavano grande attenzione all’export del libro italiano (“un mercato che nel suo insieme vale – dato 2004 – la non trascurabile cifra di 510,9 milioni di euro e ha fatto registrare lo scorso anno un saldo attivo nella bilancia commerciale di 323 milioni di euro”), hanno completamente ignorato – negli interventi della conferenza stampa e nel rapporto stesso – l’export di quotidiani e di riviste varie.

Ignoro pure la stampa d’emigrazione che viene dall’Italia (delle Associazioni, delle Regioni, ecc.), finalizzata alle sedi dell’estero, limitata a gruppi specifici, con scarsa rilevanza per la collettività.

Mi chiedo solo: quali e quante sono le pubblicazioni della nostra collettività? Una prima constatazione: la Germania, per essendo il Paese estero in cui abita

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il maggior numero di connazionali, non ha tante pubblicazioni in italiano come per esempio la Svizzera. Credo dipenda dal fatto che la nostra è una popolazione che legge di meno. In ogni caso presenta ugualmente uno spettro molto interessante di testate, cha vanno da quelle di categoria (per es. “Uniteis Notizie” dei Gelatieri, “Newsletter Economia” della Camera di Commercio Italiana per la Germania, “Lettera ai Clienti” dello studio legale Dolce Lauda, www.dolcelauda.com, “Ciao Itlaia” dei Gastronomi), a quelle delle Missioni (“Contatti” a Stoccarda, “Contatto” a Monaco di Baviera, “Insieme” a Coloni/Bonn, “La Ruota” a Mainz, “Pagine Aperte” a Rüsselsheim, ecc..), delle Associazioni (“AcliFoglio” del Circolo Acli di Friburgo, “La Nuova Linea” delle Associazioni Genitori del Baden-Württembreg, “Oltralpe” degli Ctim-Germania), a quelle femminili (“Clic Donne 2000”) o culturali/letterarie (“Il Mulino Letterario”, InterVenti”) a quelle locali (“Contrasto” di Amburgo, “piazza italia” e “Rinascita flash” di Monaco di Baviera, la città con più pubblicazioni) o di partito (come “DS-Berlino”, bollettino di informazione politico-culturale dei Democratici di Sinistra di Berlino, scaricabile da Internet al sito www.ds-berlino.de).

Su tutte spicca il Corriere d’Italia, testata storica dell’emigrazione italiana in Germania, ora al suo 55° anno di vita, edito quindi già 5 anni prima del famoso accordo italo tedesco del 20 dicembre 1955 per il reclutamento di manodopera italiana. Voce fedele della collettività, ponte con le istituzioni italiane e tedesche, eco della terra di origine, stimolo per una convivenza dignitosa e riuscita nella terra di accoglienza, il Corriere d’Italia ha sempre avuto problemi economici ma, grazie ad una oculata amministrazione, ad un volontariato generoso, alla solidarietà dei Missionari (che in una occasione hanno rinunciato anche ai propri accantonamenti pensionistici per salvarlo), è sempre riuscito a sopravvivere a tutte le intemperie. Fino a due anni fa, quando, in particolare a causa di un calo vistoso degli abbonamenti di Enti e Associazioni e la riduzione del contributo della Conferenza Episcopale tedesca, ha cessato le pubblicazioni settimanali per trasformarsi in un mensile (10 numeri l’anno, di 32 pagine, in formato tabloid). La tiratura è stata aumentata, la distribuzione è diventata gratuita. Tutti fattori questi che ne hanno ridotto enormemente il peso politico, la tempestività delle informazioni ed il privilegio di essere l’unico punto di riferimento settimanale per gli operatori della collettivitá, le varie istituzioni, le persone interessate ad una informazione specifica. Non sono sicuramente estranee all’incapacità di superare l’ultima crisi alcune decisioni degli anni 97/98, quando proprietà e direzione passavano dalle Mci-Germania (raccolte nell’Ente pro Italis, e.V., l’associazione delle Missioni per fare informazione) alla rispettiva Delegazione Nazionale: l’esclusione della base da un coinvolgimento economico e politico nella gestione del giornale non poteva che portare ad una lenta ed alla fine letale estraniazione della stessa dalle sue vicende. Personalmente penso che abbiano influito anche altri fattori, come il cambiamento delle tradizionali linee editoriali: lo spostamento a destra della testata (lo documentano, per esempio, l’esagerato risalto dato nel primo numero del mensile alla scomparsa di Zoratto e nell’ultimo numero l’ampio spazio dato all’MCL, il movimento creato dagli scissionisti di centro-destra delle Acli) e il notevole ampliamento delle pagine per l’informazione religiosa/ecclesiale (ora 1 pagina su tre, prima dell’attuale direzione era 1 pagina su 12); ampliamento che può soddisfare le attese della Chiesa e delle persone che frequentano abitualmente gli ambienti delle Missioni, ma che

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interessa molto meno all’operatore sociale o all’associazionismo politico-culturale. Doveva essere del resto chiaro e prevedibile che, la trasformazione della testata più sullo stile di una pubblicazione diocesana, veniva meglio definita ma anche limitata la possibile utenza, la cerchia degli interessi, cioè degli abbonati.

Per le altre pubblicazioni mi limito ad un breve accenno:Contatti – periodico pastorale per gli italiani della zona di Stoccarda fondato nel 1979, curato dalla Missione; l’editore è la diocesi Rottenburg-Stuttgart, il direttore Guarato Danilo, email [email protected], periodico pastorale della MCI di Monaco di Baviera fondato nel 1989, esce ogni tre mesi, tiratura di 7000 copie, distribuzione gratuita, [email protected], periodico trimestrale della MCI di Colonia e Bonn, uscito per la prima volta nel febbraio del 1991, leggibile al sito www.insieme-gemeinsam.de/; il Direttore responsabile è P. Gildo Baggio, attuale direttore della Missione di Colonia e Bonn; coordinatore di redazione il Dr. Giovanni Corcagnani.La Ruota, periodico pastorale della Mci di Mainz fondato nel 1981, diretto da don Pio Visentin, sede redazionale a Mainz, diffuso anche su Internet (al sito www.mcimainz.de), 32 pagine, formato din A4, email [email protected] Nuova Linea, organo di formazione e di informazione del Comitato di Coordinamento delle Associazioni Genitori del Baden-Württemberg, diretto da Gabriella Segreto, sede di redazione a StoccardaClic Donne 2000, giornale delle donne italiane in Germania, fondato e diretto da Marcella Continanza, giunto al 7° anno di vita.“piazza italia”, quindicinale diretto da Diego Vanzi, ex direttore di Radio Monaco, edito dall’inizio dello scorso anno a Monaco di Baviera.L’AcliFoglio, periodico d’informazione del circolo Acli di Freiburg, diretto da Tommaso Pedicini, appare anche su Internet al sito www.aclifoglio.de (24 pagine formato din A4).Contrasto, trimestrale bilingue pubblicato dalla omonima associazione di Amburgo, diretto da Claudio Paroli, leggibile e scaricabile in formato pdf dal sito www.contrasto.de, e giunto ora alla 38° edizione.INTERVenti, trimestrale edito a Monaco di Baviera dal dr. Gianni Minelli, al sito www.interventi.net/index.html, distribuito su abbonamento (10 €), e-mail [email protected], [email protected], Italiani in Deutschland, mensile dalle vicende alterne, al sito www.italiani-in-deutschland.de. Il Mulino Letterario, mensile fondato nel 1975, edito a Nordrach è diretto da Antonio PesciaioliNuovo Oltreconfine, mensile fondato nel 1969 e sospeso l’anno scorso, all’inizio del 15° anno di vita della testata riformata in seguito alla morte del suo direttore Bruno Zoratto, da quest’anno sostituito da Oltralpe, notiziario del CTIM Germania, diretto da Sandro Zulian.Rinascita Flash, bimestrale edito dall’associazione culturale di Monaco di Baviera Rinascita e.V fondato nel 1992; viene inviato per posta a soci e abbonati, in fase di costruzione anche su Internet, al sito http://www.rinascita.de/aFlash.html. Vita e Lavoro, mensile fondato nel 1997 e diretto da Francesco Messana; esce in formato DIN A3, con una tiratura di 1800 copie, ed è diffuso in particolare nella zona di Heidenheim/Aalen

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DS-Berlino, bollettino di informazione politico-culturale dei Democratici di Sinistra di Berlino, spedito per email e scaricabile da Internet al sito www.ds-berlino.de. A Berlino è l’unica pubblicazione in italiano. Ha chiuso l’iniziativa di Maria e Giuseppe Mazzola, avviata nel 1993 con il mensile “Occhio”. Nell’incontro del 6 novembre l’associazione Azzurri nel Mondo ha parlato del progetto di iniziare le pubblicazioni del quindicinale “Azzurri News Berlino”.Uniteis Notizie, bimestrale fondato nel 1982, inviato agli associati, al sito www.uniteis.de/home.htm. Newsletter Economia, pubblicazione della Camera di Commercio Italiana per la Germania, spedita agli associati, al sito www.itkam.de. Dialog, pubblicazione in più lingue (tra cui l’italiano) del sindacato tedesco IG BCE (Industriegewerschaft Bergbau, Chemie, Energie), diretto da Giovanni Pollice, redazione ad HannoverOnde, semestrale culturale promosso da un gruppo di studenti universitari tedeschi e italiani, tiratura di 5.000 copie in formato DIN A4, al sito www.onde.de, edito dall’omonima gemeinnütziger Verein e.V.Adesso, della Spotlight Verlag di Monaco, “mensile per imparare l’italiano e conoscere il Belpaese”, diffuso nelle edicole di Germania Austria e Svizzera o per abbonamento, al sito internet www.adesso-online.de. ADESSO è l'unico mensile in lingua italiana diffuso in tutta l'area tedesca. Si rivolge ad un pubblico tedesco di italofili, ma è molto apprezzato anche tra gli italiani che vivono in Germania, Austria e Svizzera. Tratta di argomenti che spaziano dal turismo, alla lingua e cultura italiana, alla società e all'attualità, alla gastronomia, alla moda e al design, proponendo in ogni numero le tante bellezze e curiosità del Belpaese.Bollettino - Il Bollettino è un'iniziativa nata sul finire del 1996 per avvicinare i tedeschi alla cultura italiana e all'Italia in generale. Il Bollettino propriamente detto è un settimanale di informazione che riporta tutto (o quasi) quello che succede nel mondo culturale in Germania e che abbia a che fare con l'Italia (musica, teatro, libri, dischi, cinema, eccetera). Lo si può ricevere gratuitamente per posta elettronica o leggere su internet, al sito http://it.groups.yahoo.com/group/bollettino/Di tutte queste testate solo nove usufruiscono del contributo statale per la stampa italiana all’estero. Esse sono (il riferimento è al 2002): AcliFoglio, Contatti, Contatto, Corriere d’Italia, Mulino Letterario, Nuova Linea, Nuovo Oltreconfine, Rinascita Flash, Vita e Lavoro.

4 - L’informazione istituzionale sul voto italiano all’estero

Dopo questa panoramica, penso sia ormai tempo di trarre alcune conclusioni.In pochi anni, è completamente cambiato il panorama dell’informazione italiana in Germania. Con tempestività questa si è adattata ai nuovi media, arricchendosi di testate e di trasmissioni telematiche, riempiendo in parte il vuoto lasciato dal declino dell’intervento istituzionale tedesco e dalla la cronica latitanza di quello italiano. Quella tradizionale, su carta stampata, è in serie difficoltà, sia per la scarsezza di mezzi economici che la fragilità delle sue strutture editoriali, sempre dipendenti e condizionate da contributi esterni. Comunque, nonostante questi problemi, è sempre attiva, vivace e qualificata, grazie anche ad una rosa abbastanza ampia e preparata di operatori dell’informazione, e grazie ad un volontariato che non demorde e che punta soprattutto sulle nuove tecnologie per una informazione meno costosa, più

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veloce, mirata, radicata sul territorio.

Ma è anche seguita? Si chiedeva Paola Fabbri nel suo intervento al Convegno di Friburgo sui media italiani in Europa (18-19 marzo): “Diciamocelo onestamente: in quanti ci leggono, ci ascoltano, ci seguono? In pochi. Ma è già da tempo che è così. Che conclusioni dobbiamo trarre? Che l’informazione per gli italiani in Germania ha fatto il suo tempo e oggi non ha più ragione di esistere? Non credo. Credo però che sia invecchiata, che per troppi anni sia stata impegnata a difendere l’esistente per garantirsi la sopravvivenza purchessia, senza avere la forza e il coraggio di rinnovarsi”. Concludeva la sua cruda ma onesta analisi con una serie di proposte interessanti, rimaste fino ad ora senza seguito.Io ritengo che i media italiani in Germania dovrebbero almeno imparare una cosa: a fare squadra, a realizzare sinergie, a stabilire forme di collegamento e di collaborazione; questo li renderebbe più efficaci, contribuirebbe a dar loro un maggior peso sociale e politico. E’ quanto stanno facendo, del resto, le grandi ditte e le grosse organizzazioni, per rispondere alle nuove sfide della globalizzazione. Una strada potrebbe essere quella tentata dai giornalisti italiani in Germania attraverso l’esperienza associativa del MediaClub: la promozione di una associazione degli editori, delle testate giornalistiche, delle trasmissioni radiotelevisive, dei media telematici. Il Cgie-Germania, o l’Intercomites, potrebbero avviare l’idea o tastare il terreno della sua praticabilità, magari promuovendo un primo incontro di tutte queste iniziative editoriali.

Leggendo il verbale della vostra riunione d’inizio luglio a Roma, in particolare la parte dedicata alla programmazione dei temi per questa sessione a Colonia, ho verificato che tra i tanti temi proposti non risulta per nulla quello dell’informazione. Nessun accenno, da nessuno. Per cui, nel preparare il mio intervento, mi chiedevo il perché di questo tema. Il collegamento con l’appuntamento elettorale del prossimo anno mi veniva spontaneo e la conferma l’ho trovata nel titolo stesso dato a questo momento del dibattito: l’informazione istituzionale sul voto all’estero. Mancano poco più di 4 mesi alla prima partecipazione reale del cittadino all’estero alle elezioni politiche nazionali e l’informazione, pubblica e privata, lo sappiamo tutti, gioca un ruolo molto importante, determinante.Perché il voto all’estero sia concretamente praticabile, e con successo, sono necessarie tre premesse fondamentali: la sua regolazione legislativa (il che è avvenuto, anche se non completata), la messa in ordine dell’anagrafe elettorale (l’allineamento è in corso) e la comunicazione all’elettore della nuova normativa e delle forze in campo. Se la legge e l’anagrafe sono completate e in ordine, ma l’elettore dell’estero non è informato di tutto ciò, se non sa che ora è stato messo in grado di esercitare il diritto di voto, se non sa che può votare stando all’estero, che può votare per posta, che se vuol votare in Italia deve informare esplicitamente il proprio Consolato entro il 31 dicembre, se non sa perché e per chi è chiamato a votare, legge e anagrafe rischiano di risultare inutili. Il voto all’estero rischia diventa una vittoria di Pirro, buttati al vento i soldi per l’aggiornamento anagrafico. E Tremaglia, che ama autodefinirsi il “padre del voto all’estero”, rischia di passare alla storia come un colossale bluff.

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Ecco perché è fondamentale l’informazione, da non scaricare sulla libera iniziativa dei media italiani all’estero – che sicuramente non si sottrarranno a questa responsabilità –. Le Istituzioni statali la devono assumere in proprio, devono promuovere specifiche campagne, come hanno fatto precedentemente in diverse circostanze, per esempio con il varo dei Comites, la legge istitutiva del voto, l’aggiornamento dell’Aire. Non entro nei dettagli e nella valutazione delle singole iniziative. Conosciamo tutti le campagne istituzionali del passato: inserzioni pubblicitarie sulle testate della carta stampata, circolari dei consolati ad enti e associazioni, depliants informativi e manifesti da appendere nei luoghi di ritrovo (Centri Italiani) dei connazionali; a volte inserzioni nei più diffusi quotidiani dei Paesi ospitanti, inserzioni costose e di dubbia efficacia (quanti sono i connazionali che li leggono?)Questo tipo di intervento mantiene la sua validità, e va conservato. Ma non basta. La crisi dell’associazionismo, la chiusura di tanti luoghi di incontro (Missioni, centri italiani, sedi di Associazioni, ecc), la contrazione delle pagine edite, la montagna di carta che riempie le cassette postali, ne riducono enormemente le possibilità e l’incisività. Oltre tutto queste realtà hanno sempre raggiunto una minima parte della collettività. Se una volta non aveva senso lo spot televisivo, perché i canali Rai non arrivavano all’estero, ora la situazione è completamente diversa: la TV nazionale, pubblica e privata, è il media più seguito anche all’estero, e dovrà essere la via preferita per fare arrivare il messaggio informativo. Non necessariamente con pubblicità a pagamento: sarebbe già importante e fondamentale che, quando si parla di elezioni, si aggiungesse che votano anche i residenti all’estero, e che votano per posta. Come è stato in parte fatto con le Primarie dell’Unione, quando il giornalista completava la notizia dicendo che erano stati istituiti anche 180 seggi all’estero.

Ma di nuovo non c’è solo la TV. C’è la posta elettronica, c’è Internet, il telefonino, ci sono i media telematici, che hanno il grande vantaggio di essere accessibili in ogni parte del mondo. Presso le giovani generazioni questi modi di comunicare già superano quello della TV. Sarebbe un grave errore se l’informazione istituzionale sul prossimo importante appuntamento elettorale all’estero (si tratta di una Circoscrizione che per la prima volta manderà in Parlamento 18 propri rappresentanti) ignorasse queste nuove realtà. In fondo, in aggiunta ai tradizionali comunicati stampa da trasmettere o da pubblicare, ai tradizionali volantini e depliants, si tratta di creare lo spot audio per le trasmissioni radiofoniche (utilizzabile anche sui siti), la sequenza video per le TV (pure utilizzabile su Internet), spam o semplici links per le homepage dei media telematici, dei siti istituzionali (Consolati, ecc.), dei siti dell’estero.

Ricordiamoci comunque che una buona informazione istituzionale ed una buona campagna elettorale delle liste e dei candidati non basteranno ancora a garantire una buona partecipazione. Va ricuperata la fiducia del connazionale nelle Istituzioni dello Stato, scossa da decenni di abbandono e dalle disfunzioni nei Consolati. Senza un netto miglioramento dei servizi consolari, rischiamo solo di perdere tempo. Qualcuno verrà sicuramente eletto, ma con quale percentuale di partecipazione?Occorre subito un progetto complessivo, di cui si potrebbe far carico la Commissione Informazione del CGIE; un progetto che, partendo dalle disponibilità economiche dell’apposito capitolo della finanziaria, con

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tempestività presenta alle Istituzioni di competenza i modi concreti per fare arrivare ai connazionali nel mondo l’informazione necessaria (quindi vanno chiariti anche i rispettivi contenuti) per l’appuntamento elettorale del prossimo aprile.Le vie dell’informazione istituzionale dovrebbero quindi essere molte e diversificate. Ma con quali contenuti? E’ questo un tasto molto delicato, che il dibattito di oggi dovrebbe cercare di chiarire. Si vuole dallo Stato, per i residenti all’estero, una informazione neutrale, molto scheletrica, che non entra nei dettagli delle liste e dei rispettivi candidati – perché dovrebbe toccare a loro farsi pubblicità, presentarsi all’elettorato per chiedere il voto – , che si limita quindi ad invitare alla partecipazione, o al contrario, nel timore che ai più non arrivi alcuna campagna elettorale specifica sui candidati della Circoscrizione Esteri (vista la sua estensione), si preferisce una informazione il più completa possibile, che include i programmi delle liste e dei candidati della Circoscrizione? In questo caso: come reagiranno le testate schierate, di un’area ben precisa? Non saranno sicuramente molto disponibili a fare pubblicità alla concorrenza ed alla controparte politica. Una parola va detta.

Ritengo che i nostri organismi di rappresentanza (Comites, CGIE non si devono fermare ai documenti finali, alle prese di posizione, ai comunicati stampa, che spesso neanche più gli addetti ai lavori leggono, perché sempre ripetitivi. Se ci tengono al raggiungimento di determinati obiettivi, devono mettere in campo azioni parallele di appoggio, di monitoraggio, di pressione politica, di ricerca e di progettazione, azioni da definire di volta in volta.Per quanto mi riguarda, il Webgiornale è disponibile ad accogliere e pubblicare tutta l’informazione istituzionale neutra che verrà elaborata, all’unica condizione che giunga per posta elettronica. La redazione non chiede soldi, neanche in questa circostanza, ma servizi, informazioni: cioè di essere messi in grado di lavorare, di informare. La ricezione gratuita delle agenzie stampa dell’emigrazione è un grosso contributo istituzionale, e di questo va dato atto; se si potesse aggiungere il notiziario Ansa di Berlino, per noi sarebbe un ulteriore grosso sostegno al nostro lavoro, fondato esclusivamente sul volontariato.

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Allegato 6

COMMISSIONE CONTINENTALE EUROPA E AFRICA DEL NORD(Colonia, 10-12 novembre 2005)

Relazione degli Esperti Rosella BENATI e Urbano GUESCINI

“Il sistema scolastico tedesco”

IntroduzioneL'intero sistema scolastico della Germania è sottoposto al controllo dello stato, ma allo stesso tempo si possono registrare anche notevolissime differenze fra i diversi Länder (regioni), cioè ogni regione ha il potere di modificare, in parte, o di applicare differentemente il sistema scolastico. Un esempio consiste nella diversa durata delle varie fasi dell'istruzione obbligatoria (p.es. Berlino scuola elementare) e gli anni di scolarizzazione necessari per conseguire la maturità o esame di Stato. Diversità che andrà a scomparire nei prossimi anni.

La competenza è talmente forte da produrre sistemi scolastici diversi. Allo scopo, comunque, di trovare accordi comuni ed evitare di adottare provvedimenti non armonizzati tra loro o ostacolarsi a vicenda, i ministri dell'educazione dei Länder collaborano non solo con il governo federale ma anche fra di loro. L’equipollenza dei titoli scolastici conseguiti nei vari Länder viene garantita dalla conferenza dei Ministeri della pubblica istruzione regionale (KMK).

Ma come funziona questo sistema?Lo schema che presentiamo ora non contiene tutte le particolarità dei vari Länder, ma soltanto le linee comuni, che tra l’altro sono molte, del sistema scolastico tedesco.

La scuola elementare (qui denominata Grundschule) ha una durata di soli 4 anni. A conclusione di questo quadriennio l’insegnante di classe esprime un giudizio “quasi” vincolante sulla scelta dell’indirizzo da seguire. È necessario qui ricordare che delle 4 possibilità che si offrono al bambino solo una permette l’accesso incondizionato all’università. Delle altre tre, due HS e RS offrono soltanto possibilità teoriche di poter conseguire la maturità. La precoce decisione del percorso scolastico da seguire e la conseguente suddivisione in tre forme scolastiche dopo la quarta elementare che solo dal punto di vista giuridico possono incontrarsi, ma che in pratica non si incontrano determina una possibile scelta errata ed uno sperpero di risorse umane.

È un grave limite di questo sistema scolastico estremamente selettivo

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che, sebbene in crisi, non riesce a modificarsi. Un sistema che non garantisce quella mobilità sociale che è alla base di una società democratica e che è anche il motore della nostra economia. Non è un caso che molti esperti vedono nel sistema scolastico tedesco una delle cause determinanti dell'attuale stagnazione economica.

Il sistema scolastico tedesco prevede da anni l’obbligo scolastico fino al 16esimo anno d’età.

Kindergarten Scuole materne e asili non hanno ancora finora una funzione scolastica e quindi sono fuori da tale struttura, infatti la maggior parte degli asili è gestita da istituzioni private (Caritas, AWO, ma anche da mamme che si organizzano in associazioni). La presenza di personale qualificato viene richiesta dalla regione solo se si richiedono contributi statali.Il governo federale ha approvato una legge che garantisce a tutti i bambini un posto alla scuola materna, ma questo diritto esiste solo sulla carta, infatti è molto difficile trovare un posto all’asilo.

In alcuni Länder possono esistere, per i bambini di cinque anni, delle classi di pre-scuola, chiamate “Vorklassen” collegate alle scuole elementari, con lo scopo di introdurre agli apprendimenti successivi.

Per poter prendere in esame il sistema scolastico tedesco sarebbe necessario presentare le 16 forme regionali, cosa troppo lunga e noiosa e quindi abbiamo deciso di presentarvi o di limitare la nostra presentazione ai due Länder più numerosi Baden Württemberg e Nordreno-Vestfalia.

Motivi:1. La diversità dei due sistemi scolastici.2. Una forte presenza di connazionali italiani pari a circa la metà della nostra comunità presente in Germania.

Nella nostra esposizione abbiamo estrapolato i corsi di lingua e cultura dal sistema scolastico solo per motivi di chiarezza espositiva, infatti noi riteniamo che essi debbano essere parte integrante del sistema scolastico tedesco ma su ciò più avanti nella nostra relazione.

Scuola elementare (Grundschule) Con essa comincia a sei anni l'obbligo scolastico vero e proprio (possibilità da 5 anni – il precoce inserimento dei bambini a scuola favorisce un apprendimento migliore della lingua, nel nostro caso il tedesco, poiché la maggior apertura mentale per l’apprendimento linguistico si ha tra i tre e i 10 anni – Paolo Balboni, Università di Venezia).I programmi sono uguali per tutti gli allievi. Questa ha una durata di quattro anni, dove i bambini imparano a leggere e a scrivere e ricevono le basi

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fondamentali di ogni materia scolastica. Imparano il tedesco, la matematica, la religione, sport e musica. I bambini vanno a scuola dalle 20 alle 28 ore alla settimana. Ogni giorno fanno dalle quattro alle 6 ore di scuola. Alla fine di questi primi 4 anni comuni, non sono previsti né esami né rilascio di titoli:

tuttavia la scuola consiglia il tipo di istruzione secondaria che ritiene appropriato per le capacità del bambino.

I genitori, soprattutto se stranieri, accettano la scelta consigliata per vari motivi:

1) scarsa comprensione del sistema di valutazione del rendimento; 2) mancanza di dialogo con l'insegnante spesso per ragioni linguistiche; 3) ignoranza delle conseguenze implicite in una scelta errata;4) Incoerenza del sistema stesso: spesso, infatti, la famiglia tedesca è in grado di imporre la sua scelta all'insegnante anche se lo scolaro non ha raggiunto la media richiesta, cosa che la famiglia italiana, se non sostenuta, non è in grado di fare.

Nel Nordreno-Vestfalia si impara la prima lingua straniera, l’inglese dalla 3° elementare.

BmSNelle classi 1. e 2. “l’incontro con le lingue” deve essere stimolato in tutte le materie. Le scuole elementari decidono singolarmente sulla scelta delle lingue e in che modo queste debbano venir inserite nell’orario scolastico.

Offene Ganztagschule (tempo pieno)Nel Nordreno-Vestfalia da 2 anni con attività ricreativa il pomeriggio.Nel Baden-Würrtemberg anche.

Esperienze bilinguiNonostante il rifiuto della Germania di considerarsi terra/nazione d’immigrazione e quindi di approfittare delle diverse culture presenti sul territorio, da alcuni anni esiste disponibilità nei confronti delle esperienze bilingue. Le esperienze bilingue sono purtroppo nate solo a partire dagli anni 90 infatti perdendo decenni importantissimi, poiché erano decenni con grande disponibilità finanziaria. Tale posizione ha sicuramente impedito lo sfruttamento della ricchezza rappresentata dalle diverse culture presenti sul territorio federale. Una diversa politica avrebbe infatti permesso di valorizzare maggiormente gli emigrati e di aumentare le conoscenze linguistiche del popolo tedesco e divenire un precursore di quanto oggi è richiesto dai documenti europei. Senza contare ciò che l’Italia avrebbe potuto ricavare da una diversa politica scolastica.Nel Libro Bianco dell’Unione Europea si legge: “Non è più possibile riservare la conoscenza delle lingue straniere ad un'elite o a coloro che l'acquisiscono grazie alla loro mobilità geografica. Nel contesto della risoluzione del Consiglio dei ministri dell’Istruzione del 31 marzo 1995, diventa necessario permettere

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all'individuo, quale che sia il suo iter di formazione ed istruzione, di acquisire e mantenere la capacità di comunicare valendosi di almeno due lingue comunitarie diverse dalla lingua materna. “

Purtroppo 20/25 anni fa una frase del genere avrebbe solo sorgere sorrisi ironici!

Förderschulen o SonderschulenParallelamente alla scuola elementare regolare esiste una scuola differenziale “regolare" ed … esistono in tutti i Länder!Tra le varie scuole differenziali specifiche per sordomuti o per non vedenti troviamo anche però la scuola differenziale per bambini portatori di handicap cerebrali. Questo tipo di scuola differenziale viene anche utilizzata per bambini con difficoltà di apprendimento, di scarsa capacità di concentrazione, ipermotori e in molti casi per bambini con scarsa conoscenza della lingua tedesca.

Tali scuole differenziali resteranno nel sistema fino a quando esisterà una facoltà specifica “Sonderpädagogik” “pedagogia differenziale” un percorso di studi molto diverso dalla normale facoltà di pedagogia.

In alcuni Länder esistono progetti di integrazione nelle scuole regolari “normali”, molto limitate a causa degli elevati costi.

Che cos’è l’insegnamento integrato?Ai genitori si presenta l'opportunità di decidere, in particolari condizioni, se iscrivere il proprio figlio ad una scuola elementare “normale” o ad una scuola elementare integrata. Nel secondo caso, compatibilmente alle attrezzature e al personale disponibili, il bambino beneficerà di misure di sostegno particolari nella scuola elementare stessa. Nella classe integrata l’insegnante ordinario sarà affiancato e coadiuvato da un insegnante di sostegno. Obiettivo di questa cooperazione non è solo il sostegno del bambino portatore di handicap, ma anche l’apprendimento comune tra bambini portatori e non portatori di handicap. La maggioranza dei bambini portatori di handicap frequenta attualmente tuttora la scuola differenziale. L’organo competente a fornire informazioni sulle possibilità concrete di sostegno agli alunni portatori di handicap nel proprio comune di residenza è l’ufficio scolastico locale.

Le scuole differenziali vanno dalla 1a elementare alla 9a classe.

SekundarstufeAbbiamo visto che la scuola elementare si protrae per 4 anni, ad eccezione della città-stato Berlino e del Land Brandenburgo dove la scuola elementare è di 6 anni.Come abbiamo visto precedentemente 4 sono le possibili vie per proseguire gli studi.Germania, Lussemburgo, Austria e Liechtenstein hanno adottato una diversificazione completa, in modo tale che l’alunno alla fine

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dell’istruzione primaria deve scegliere tra indirizzi distinti.Il conseguimento della licenza elementare abilita al proseguimento degli studi, ma la scelta della tipologia scolastica è lasciata al giudizio dell’insegnante elementare. Teoricamente esiste la possibilità di ignorare l’indicazione dell’insegnante elementare, se la forma scolastica prescelta, come è stato detto, accetta l’iscrizione. Praticamente questa possibilità è ridotta al minimo, perché richiede una buona conoscenza sia della lingua tedesca che delle strutture amministrative della scuola e degli eventuali costi che la famiglia deve sostenere per aiutare il ragazzo a recuperare.

In forma succinta vorrei presentarvi i diversi tipi di formazione secondaria.

Hauptschule diploma finale studi secondari 1° cicloTipo A e tipo B. Orientierungsstufe. Possibili passaggi alle altre forme.Una lingua straniera (inglese). Tirocinio (3 settimane) in 8°. Risonanza nel mercato del lavoro non molto alta (i voti in matematica, tedesco e scienze sono determinanti minimo 3).

Realschule diploma finale studi secondari 1° cicloDue lingue straniere (5° classe e 7° classe – anche a volte l’italiano v. depliant). Orientierungsstufe. Possibili passaggi ad altre forme.

Ginnasio diploma finale studi secondari 2° cicloDiploma di Fachhochschulreife alla 12 classe. Diploma di esame finale di stato (maturità) alla 13 classe (negli ultimi in Germania si è aperta la discussione sulla riduzione degli anni per raggiungere la maturità e in alcuni Länder tale riforma è già in vigore (Baviera e Bassa Sassonia) NRW a partire dal 2007.

Gesamtschule diploma finale studi secondari 2° ciclo(Brandenburg, NRW, Hessen, Hamburg, Mecklenburg-Vorpommern, Niedersachsen, Berlin, Bremen)

I ragazzi che frequentando la RS o la GE concludono il corso obbligatorio di studi con la qualifica (media dei voti del 2,3 = 7,5 italiano) possono proseguire come, già detto, nel triennio finale della GE (gymnasiale Oberstufe) o nella scuola denominata Berufskolleg che si attiva dopo il decimo anno di scolarizzazione ed avere così la possibilità di conseguire la “allgemeine Abitur” “maturità generale” come prima esposto. La scuola Berufskolleg rappresenta una struttura aperta poiché, perlomeno nel NRW, permette anche agli studenti che non hanno conseguito una qualificazione di continuare gli studi per 1 anno ed espletare 1 anno di stage di lavoro e conseguire così una “Fachabitur” “maturità di indirizzo” .

Nei materiali consegnati all’apertura dei lavori potete trovare la descrizione di un Berufskolleg bilingue nella città di Colonia.

Esperienze bilingue nelle scuole superiori

E’ stata fatta molta strada nella diffusione di progetti bilingue.138

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La struttura scolastica tedesca, sollecitata sia dalla comunità che dall’amministrazione italiana, ha recepito quanto già da anni la scienza pedagogica sosteneva, e cioè che il possesso della lingua materna facilitano l’apprendimento di una seconda lingua, senza contare il valore di questo riconoscimento in termini di apprendimento (senso di appartenenza attraverso l’accettazione della propria lingua madre).

Sulla base dei dati in nostro possesso le realtà bilingue sono le seguenti – non sono state indicate le scuole inferiori e superiori in cui la lingua italiana viene insegnata come lingua straniera (fogli Gaudiano):

Muttersprachlicher unterricht – Corsi di lingua e cultura

A partire dalla fine degli anni 60 inizio anni 70 in alcuni Länder si iniziò ad offrire corsi di lingua e cultura italiana, finanziati in gran parte dallo Stato italiano.Tali corsi dovevano servire a mantener viva la conoscenza della lingua italiana nella prospettiva di un rientro in patria.

Agli inizi degli 90 lo stato italiano ha ritirato il contingente di insegnanti dei corsi di lingua e cultura. A questo punto i corsi di lingua e cultura sono stati continuati in diverse forme organizzative a seconda dei Länder.

Baden-Württenberg:Il governo regionale non gestisce tali corsi in prima persona, ma è lo Stato italiano che o in prima persona o attraverso enti organizza tali corsi. Il Baden-Würrtenberg sostiene in piccola parte tali attività.

Nordreno-Vestfalia:Gli alunni e le alunne di madrelingua non tedesca possono prender parte a corsi di madrelingua. Si tratta di corsi offerti dal Land in parte integrati nell’orario scolastico della scuola elementare e in gran parte, per quanto riguarda l’italiano, inseriti nel pomeriggio. L’insegnamento è impartito da insegnanti madrelingua.L’insegnamento della madrelingua offre ai ragazzi la possibilità di esprimersi con proprietà nella lingua parlata in famiglia - accanto alla lingua tedesca – e contribuisce ad accrescere la ricchezza linguistica del Land.Gruppi di apprendimento di madrelingua vengono organizzati nell’ambito di una o più scuole. Tale insegnamento viene attualmente impartito per 18 lingue.

Dal depliant sulla scuola in lingua italiana del Land NRW :“La cosa più importante, all’inizio della carriera scolastica del Vostro bambino, e per il resto della sua vita, è che esso sappia esprimersi in due lingue.La lingua tedesca gli serve per la scuola, per i rapporti con la società tedesca e, più tardi, per il successo nella vita professionale. La lingua tedesca aiuta il Vostro bambino a trovarsi a suo agio nell’ambiente in cui essa è anche la lingua veicolare. A scuola il Vostro bambino apprende principalmente attraverso la lingua tedesca. Solo quei bambini che parlano e capiscono,

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leggono e scrivono bene il tedesco avranno successo a scuola.La lingua italiana aiuta il Vostro bambino a comunicare con parenti e amici, a leggere e capire testi in italiano e a scriverli. Forse il vostro bambino ha imparato a parlare l’italiano in famiglia e possiede così una lingua con la quale denomina le cose del suo ambiente, una lingua nella quale ha imparato a pensare e a sentire.Conoscere bene entrambe le lingue è l’obiettivo, è il particolare vantaggio del vostro bambino per tutta la sua vita, poiché anche la società ne trarrà profitto se i suoi componenti sono plurilingui.Per questo la scuola promuove entrambe le lingue – tedesco e italianoLa scuola favorisce anche l’apprendimento della lingua italiana.

Abbiamo citato questo passo perché esso dimostra che si era compresa l’importanza della ricchezza culturale, sociale ed economica del bilinguismo!

Purtroppo attualmente in molti Länder i corsi di lingua e cultura vengono eliminati, perché purtroppo non si è capita l’importanza di quanto si affermava nel documento precedente del NRW.

Prima di passare ad alcune considerazioni finali permettetemi di presentare un’altra realtà scolastica, l’unica in Germania, di una scuola italiana legalmente riconosciuta/paritaria, che si rivolge a quei giovani che, soprattutto per motivi di conoscenza linguistica, hanno avuto solo la possibilità di frequentare la Hauptschule o la Realschule e quindi l’impossibilità di conseguire una maturità.

CONSIDERAZIONI

Il sistema scolastico tedesco e l’emigrazione

Un sistema così congeniato che premia più l’appartenenza sociale che le capacità dei bambini ha prodotto e produce risultati disastrosi soprattutto fra i migranti i cui spostamenti sono stati prodotti da cause economiche e non politiche.

Affinché i ragazzi di famiglia italiana non si trovino svantaggiati rispetto ai loro compagni tedeschi o di altra nazionalità è necessario che già dal terzo anno di vita comincino a frequentare l'asilo, luogo in cui possono apprendere la lingua tedesca in modo appropriato. Per conservargli il vantaggio del bilinguismo è, comunque, necessario che non si faccia confusione fra le due lingue. In modo abbastanza naturale il bambino parlerà con i genitori in italiano mentre con i compagni, gli insegnanti e spesso anche con i fratelli comunicherà in tedesco.

- infatti il sistema tedesco centrato su una monolingua/monocultura non è capace di offrire uguali chance anche ai non germanofoni, caratteristica presente in tutti i sistemi scolastici monolingui. Quello tedesco proprio per la sua struttura che vi abbiamo mostrato in cui il futuro scolastico si decide in 4a elementare , in effetti a metà del 4o anno scolastico delle scuole elementari e quindi a 10/11 anni riduce notevolmente le possibilità di recupero linguistico dei non parlanti tedesco.

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- la scarsa disponibilità del sistema a considerare la lingua madre regolare materia d’insegnamento: sia a livello tedesco che a livello italiano si è cominciato solo agli inizi degli anni novanta a capire l’importanza della lingua madre per lo sviluppo cognitivo del bambino e quindi a sviluppare esperienze bilingue in cui la conoscenza della lingua da parte dei bambini di origine italiana potesse diventare una ricchezza anche per bambini tedeschi.

- le tre forme scolastiche (HS-RS-GY) proprio perché impartiscono saperi a livelli diversi in una società in rapida trasformazione sortisce risultati che si volevano evitare e cioè un impoverimento generale culturale e non un miglioramento (vedi Italia “avviamento/media). In effetti solo ca. il 40% degli studenti raggiunge la maturità e questo impedisce il raggiungimento di livelli di sapere adeguati per un paese industrializzato come a Germania e la mette in svantaggio nei confronti dei paesi meno industrializzati che possono puntare sulla manodopera a bassi costi.

Riteniamo che compito della comunità e dell’amministrazione italiane sia oggi quello di difendere, rafforzare ed incrementare l’apprendimento della lingua italiana sia attraverso le esperienze bilingui che attraverso corsi di lingua e cultura attualmente presenti sul territorio federale. Essi, infatti, non solo rappresentano un qualificato contributo alla promozione umana e culturale dei nostri connazionali, ma anche quella sociale ed economica della nostra comunità in un Europa sempre più piccola in cui Catania non è più così lontana da Amburgo!

Fin qui la nostra relazione! L’ultima parola ancora una volta a Don Milani!

“La scuola ha un unico problema: i ragazzi che perde”

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Allegato 7

COMMISSIONE CONTINENTALE EUROPA E AFRICA DEL NORD(Colonia, 10-12 novembre 2005)

Relazione dell’Esperto Luigi ROSSI

Per una “Storia della presenza latina – italica e italiana nell‘area di lingua e cultura tedesca”Brevi appunti per ricordare l‘importanza e la necessità di ricercare, studiare e presentare la storia della presenza latina, italica e italiana nell‘area di lingua e cultura tedesca (come nelle varie aree culturali europee). La creazione di un CD Rom informativo sul tema, pronto per il Natale 2005 e per il Cinquantenario dell‘Anwerbevertrag (20.12.1955), sta attualmente impegnando alcuni studiosi e tecnici. L‘opera è dovuta alla lungimiranza dei Comites di Colonia (città che ha ospitato la Commissione continentale del CGIE) e Dortmund e alle decennali ricerche, nate e sviluppatesi in gran parte in ambito scolastico, di uno studioso della materia.

Per Urbano

La storia dell‘emigrazione italiana merita il maggior rispetto e un‘attenzione particolare alle sue diverse componenti storiche, sociali, culturali, economiche, religiose e climatiche.Esiste un‘attiva, seppure isolata e appartata, quasi sconosciuta galassia di storici locali che con le loro ricerche, rilevamenti e interventi da prima linea ricompongono da tempo, pazientemente e diligentemente, il complesso mosaico del fenomeno dell‘emigrazione italiana. Essi operano in quasi ogni provincia e regione italiana e, molti, all'estero. Essi sono un importantissimo sostegno e una delle maggiori fonti della ricerca ufficiale.Questa situazione, apparentemente tranquillizzante, mette in risalto la mancanza di un archivio/centro studi centrale italiano sul fenomeno bimillenario della presenza latina, italica/italiana in altre aree culturali, come l‘assenza di una bibliografia generale, magari ripartita nelle diverse aree geografiche e culturali interessate al fenomeno dell‘emigrazione dall‘Italia. Vorrei rilevare la carenza di iniziative nazionali e/o locali atte a stimolare nei giovani l‘interesse per la ricerca, come anche la deficienza di progetti didattici a livello media inferiore e superiore (o università della terza età) tesi al ricupero e rivalorizzazione di tracce, personaggi e testimonianze dei flussi migratori. Questa realtà si appoggia su un curriculum scolastico che dedica alla storia dell‘emigrazione italiana la più completa disattenzione, dimostrando l‘indifferenza ufficiale e secolare per le vicende e i personaggi di quest‘altra Italia. Negli ultimi anni si percepisce con insistenza il bisogno di conoscere il millenario fenomeno economico, sociale e culturale della presenza latina, italica e italiana al di fuori dell‘Italia. Personalmente ho potuto partecipare del grande interesse per questa realtà nelle aree piemontesi, lombarde e venete, un interesse che si riflette in rilevanti iniziative anche in Germania (basti

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pensare all‘esposizione Bella forma, peltro e acciaio dal Piemonte del Museo dell‘Industria e Artigianato di Hagen del 1997. Tale manifestazione curò il fenomeno dei peltrai verbanesi e cusiani attivi in Germania per ben cinque secoli. O a Schiavi di Hitler, 2001, dedicata al martirio degli Internati Militari Italiani). Altre realizzazioni sono in programma per i prossimi mesi, indirizzate al rilevamento di fenomeni culturali ed economici, all‘individuazione di personaggi e flussi migratori tra 1600 e 1800 nell‘area di lingua e cultura tedesca. L‘occasione del Cinquantenario dell‘Anwerbevertrag ha visto nascere, nell‘area di lingua e cultura tedesca, diverse iniziative (quasi tutte dirette da esperti tedeschi, a sottolineare la quasi assenza di „esperti“ italiani). Tali iniziative denunciano, tra l‘altro, la mancanza di un coordinamento centrale e offrono l‘impressione che si tratti di iniziative „spontanee“ (come succede in diversi casi). Bisogna rimarcare che alcuni progetti dimostrano capacità, aperture e finalità non indifferenti.C‘è chi ha sottolineato: „Gli italiani emigrano durante il Medioevo e l‘età moderna molto più degli altri popoli europei. Emigrano sia i saltimbanchi che i mercanti, sia i disperati che gli esperti di finanza e le Alpi sono attraversate continuamente da venditori ambulanti e da artigiani…“ (Piero Bevilacqua in La Repubblica, 7 dicembre 2001). La ricchezza del fenomeno migratorio ci mostra come sia possibile rintracciare elementi che legano la storia di quest‘altra Italia al divenire europeo. Le vie e le cause dell‘emigrazione, le monete, i mestieri, le donne, gli apprendisti, le opere, le aree d‘origine e d‘intervento… stanno a dimostrare che l‘emigrazione italiana, stagionale o definitiva, almeno a partire dal 1500-1600, è l‘unica grandissima rivoluzione sociale avvenuta nel nostro Paese. E, in gran parte, ancora sconosciuta.

Le origini di questa rivoluzione sono da ricercare nel XVI-XVII secolo. Una rivoluzione causata dallo spostamento dei grandi centri economici dal Mediterraneo alle nazioni del Centro-Nord Europa (Germania, Olanda, Belgio, Inghilterra…); dall‘avventura preindustriale avviata con successo in queste aree; da un cambiamento climatico che, riducendo le aree di coltura alpine, persisterà per tutto il 1800 e costringerà migliaia di valligiani alla scelta dell‘emigrazione; dai contrasti tra Riforma e Controriforma; da guerre e epidemie, come dalla sovrappopolazione. Tutto ciò contribuisce alla nascita dell‘emigrazione moderna italiana, quella nata dalla fame e dal bisogno, tesa solo alla sopravvivenza. Da questa emigrazione spunteranno, nell‘area europea, tra il Seicento e il Settecento quelle dinastie che subentreranno alle medievali affermatesi in Europa sulla spinta di un capitalismo nuovo e aggressivo. Ai Graseverde, Affaitati, Ottini, Asinari, Thurn und Taxis… subentreranno i Brentano, i Guaita, i Bolongaro, i Crachi, Feminis, Gasparoli e Farina… emigranti prima, imprenditori poi, che influiranno massicciamente sulla cultura ed economia sia del Paese ospitante che originario.Questa prima fase dell‘emigrazione moderna si concluderà con l‘Ottocento. A partire dal 1850, nell‘area di lingua e cultura tedesca compariranno masse di italiani, spinte dalla fame e dal bisogno, che andranno ad occuparsi come operai, manovali, carradori, fornaciai… cancellando d‘un colpo attività artigianali che diedero lustro alla nostra presenza in Europa. Scomparvero i peltrai valstronesi, gli stuccatori varesini e comaschi, i falegnami, gli orologiai, persino i famosi saltimbanchi e distillatori. Comparvero, al loro posto, i

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gelatieri: unica forma artigianale nata e sviluppatasi dall‘emigrazione italiana moderna e contemporanea.La ripresa dell‘emigrazione di massa italiana, a partire dagli anni Cinquanta, sottolinea tutti questi aspetti.L‘emigrazione verso le Americhe, come in altri continenti, sembra negli ultimi anni la sola espressione e risultanza dell‘esodo di milioni di persone dall‘Italia. Si riscoprono, per fortuna, archivi e diari, romanzi, fotografie, poesie e lettere. Si creano casi editoriali, si vendono migliaia di copie. Ritornano alla luce autori e personaggi attivi nell‘ambiente autoctono e creatori d‘un interscambio culturale ed economico importantissimo. Nasce l‘orgoglio delle radici italiane in America, come si assiste a una nuova scoperta dell‘America. Si dimentica, per motivi che mi sfuggono, l‘antica realtà della presenza italica e italiana in Europa. Non mi riferisco solamente ai feneratori medievali, ma ai milioni di presenze, tra il 1500 e la metà del 1800. Una presenza sparsa tra il Portogallo e la Russia, la Danimarca e i Balcani. Qui si svilupparono confraternite prima e gruppi sindacali laici nella seconda metà del 1800 che anticipano di molto l‘intervento ecclesiastico, di ordini religiosi e patronati in emigrazione. Un intervento che nasce solo come reazione e freno all‘attivismo e rivendicazioni dei sindacati laici. Peltrai, mosaicisti, ambulanti d‘ogni genere, gessatori e stuccatori, architetti e musicisti, attori e cantanti, esiliati politici e avventurieri vissero la lunga stagione dell‘emigrazione e dell‘esilio inserendo la propria cultura nel contesto ospitante.Anche nell‘area tedesca, per fortuna, sono sopravvissuti archivi di primaria importanza che rimandano, per la ricchezza della documentazione e per la copiosità delle informazioni, al Datini di Prato. Questi fondi testimoniano antichi e ampi rapporti tra i Paesi e le città italiane e europee. Documentano rapporti familiari e sociali, economici e culturali. Diari e lettere. Dagherrotipi, fotografie e periodici. Interventi giornalistici e sindacali. Di qui sono passati (numerosi) personaggi d‘origine italiana che hanno influito sulla realtà autoctona, sia essa artistica, politica, professionale, religiosa, tecnologica (mi riferisco agli interscambi tecnici settecenteschi relativi all‘estrazione di minerali e alla lavorazione dei metalli). L‘incontro tra l‘emigrante e l‘ospitante ha creato fenomeni socioculturali ancora oggi avvertibili, quali il lotto e la distillazione, la profumeria, la recitazione e la musica… Mentre le varie epoche sono riscontrabili nei diversi epiteti usati per definire o apostrofare gli immigrati italici/italiani presenti nell‘area di lingua e cultura tedesca (alludo a Römern, Savoyarden, Augstalern, Lombarden, Piemontesern, Welschern, Kanaken, Itakern e, più vicino a noi, Spaghettifressern). Forse, tutto ciò, in Italia (ma forse anche nel mondo dell‘emigrazione) viene dato per certo. Di sicuro, nonostante la rete di istituzioni pubbliche e iniziative varie, questa realtà è poco conosciuta anche in Germania. L‘occasione dell‘incontro della Commissione europea e nord-africana del CGIE a Colonia, ha offerto l‘opportunità di presentare la bozza del progetto Ci conosciamo da tanto, finalizzato alla realizzazione di un CD Rom contenente informazioni sulla ricca e varia presenza latina – italica e italiana nell‘area di lingua e cultura tedesca. 2000 anni di contatti. Due millenni di scambi culturali, sociali ed economici. 20 secoli di personaggi.Si tratta di un‘opera, con alcuni settori interattivi, che tra alcune settimane verrà messa a disposizione di studenti, famiglie e associazioni da parte dei Comites di Colonia e Dortmund. L‘occasione offerta dal cinquantenario della

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firma dell‘Anwerbevertrag offre la possibilità di poter disporre, per la prima volta, di un mezzo che presenta e raccoglie la poliedricità della presenza italiana nell‘area tedesca.Degno di nota è che, tale opera, è nata in un Istituto scolastico tedesco, la Gesamtschule F. Steinhoff di Hagen. In questo Istituto la lingua e cultura italiana è, da quasi trent‘anni, materia curricolare, con progetti e iniziative che, nel corso dei decenni, ha avvicinato il Nord-Reno Vestfalia alla Penisola. Nel 1992 le attività didattiche e di ricerca sulla storia della presenza italiana nella Ruhr vennero premiate dalla Fondazione Körber di Amburgo. Nel 1997, dopo 5 anni di lavoro, si realizzò la mostra Bella Forma: peltro e acciaio dal Piemonte. L’evento si occupò del fenomeno dei peltrai piemontesi attivi in Vestfalia e in Germania tra il 1500 e il 1900. Il lavoro venne presentato al Frelichtmuseum di Hagen, con catalogo bilingue e il patrocinio della Regione Piemonte, delle Province di Verbania e Novara e di alcune prestigiose industrie italiane del casalingo.Nel 1999 si avviano le attività del progetto ORME, primo tentativo d’allargare le attività didattiche di ricerca storica all’area del Nord-Reno Vestfalia e alle altre regioni della Repubblica Federale tedesca.Nel 2001 il Gruppo di Lavoro terminò una ricerca sulla presenza e sul destino degli Internati Militari e lavoratori coatti italiani che, tra l‘8 settembre 1943 e il maggio del 1945, vennero internati nella città di Hagen. Le ricerche sono confluite nella mostra (2002-2003) 1939-1945 – schiavi di Hitler in Renania e Vestfalia, ora in Italia. Le città italiane che hanno presentato la mostra sono: Centallo (Cuneo), Bovolone (Verona), Calderara di Reno (Bologna), Forlì, Senigallia (Ancona), Canosa di Puglia e Minervino Murge (Bari), Como, Alessandria e Torino. La mostra è, ora, il fulcro del Centro di Documentazione IMI di Centallo (Cuneo).Settembre 2004: avvio delle attività del Gruppo di Lavoro 1955 - 2005, a 50 anni dalla firma dell‘accordo bilaterale Italia-Germania per il reclutamento di manodopera, accordo che ha avviato l‘ultima e attuale fase della presenza italiana nell‘area di lingua e cultura tedesca.

Ci conosciamo da tanto si occupa della storia della presenza latina, italica e italiana nell‘area di lingua e cultura tedesca, sinora poco o scarsamente toccata (se non settorialmente e localmente), sia in Italia che in Germania.I rapporti economici, culturali e sociali con l‘area tedesca (la Magna, così come la definisce Machiavelli ne l‘Arte della guerra e come la chiamavano gli emigranti italiani ancora nel XVIII secolo) sono testimoniati sin dai secoli XII-XIII. Essi sono attivi e floridi ancora oggi.La mancanza di un‘opera divulgativa, diretta soprattutto ai giovani e a chi è interessato a questa tematica, ci ha offerto l‘opportunità di inserire in un CD Rom i diversi aspetti di questo fenomeno.L‘opera conterrà, dopo un‘introduzione sul periodo latino/romano e la città di Colonia, le seguenti sezioni tematiche o capitoli: Il primo fu Baudolino (il personaggio creato da Umberto Eco ha, volutamente o no, caratteristiche che lo accomunano a „emigranti“ di epoche diverse)

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Tommaso d‘AquinoParliamo d‘immobili (italici proprietari d‘immobili nella Colonia medievale)Italiani a Colonia tra 1300 e 1500Presenza italiana in Europa nel Medioevo: non solo ColoniaFrancesco Petrarca e l‘estate del 1333Le vie delle AlpiLe merci (I)Le merci (II)Il fiorino, moneta europeaFrancesco Tasso, l‘inventore della posta europea (sec. XV°)Antonio de Beatis (viaggiatore italiano nella Magna nel periodo 1517-1518)G. M. Marcus Bolongaro, stresano, fondatore della città di Höchst a.M. (sec. XVIII°)I Brentano, dal lago di Como ai fiumi europei (sec. XVII°)I Tiepolo a Würzburg (metà del sec. XVIII°)Stuccatori (dal 1600 al 1800)Lo stuccatore G. A. Bossi (prima metà del sec. XVIII°)L‘epoca del Barocco: artigianiL‘epoca del Barocco: artistiL‘epoca del Barocco: StoccardaBarbara Campanini, la dea della danza (prima metà del sec. XVIII°)Ambulanti italiani del 1600Antichi mestieri: ambulanti e mercanti vigezzini (dal 1500 al 1800)Antichi mestieri: i peltrai della Valle Strona (dal 1500 al 1900)Giovani Maria Farina (1685-1766), l‘inventore dell‘Acqua di ColoniaL‘archivio Farina a Colonia (1650 – 2005) – paragonabile, per la sua importanza, al pratese fondo DatiniGiovanni Paolo Feminis (1660 circa-1736), il misterioso e ricco mercante vigezzino inventore dell‘Aqua mirabilisRicetta dell‘Acqua di ColoniaAqua mirabilis o Acqua di Colonia? (con alcune leggende)Frau Catharina e le altre (Caterina Feminis, vedova Bernardi, una delle prime imprenditrici nella storia dell‘emigrazione italiana moderna, seconda metà del 1600)Valdesi, l‘esodo della fede

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Johann Baptista Grillo, dalla Valtellina alla Ruhr (i discendenti di questa vittima dell‘azione controriformatrice dei Borromeo, a metà del 1800 avvieranno un‘attività industriale ancora fiorente nella Ruhr. Con i Krupp e i Thyssen sono tra i fondatori del fenomeno estrattivo- industriale della Ruhr)Lotto, antica passione (1600 – 1800)Friedhof Melaten (cimitero monumentale di Colonia)Mazziniani, fuorusciti ed esiliati italiani nell‘area di lingua e cultura tedesca. Il caso del marchese Gasparo Ordoño de Rosales.Gelatieri (seconda metà del 1800 – 1900)Fornaciai (seconda metà del 1800 – 1914)Scuola italiana (sul finire del 1800 a Monaco di Baviera i primi esperimenti per una scuola italiana per i giovani emigranti. Lo sviluppo delle attività didattiche, a partire dal 1960 circa, per i figli degli immigrati italiani)Stampa italiana in emigrazione: L‘Operaio Italiano (periodico dei sindacati laici tedeschi in lingua italiana, stampato ad Amburgo tra il 1898 e il 1914)Stampa italiana in emigrazione: La Patria e L‘Italiano in Germania (due periodici „cattolici“ per gli emigrati, in risposta a L‘Operaio Italiano)Il grande rimpatrio (1914: con lo scoppio del primo conflitto mondiale gli emigranti vengono rimpatriati)Volontari (1937 – 1945)Internati militari italiani (8 settembre 1943 – maggio 1945)Alcuni rappresentanti della cultura italiana nell‘area tedesca (fine 1800 – 1900)Il giudice Di FabioRoberto Ciulli, attuale direttore del Theater an der Ruhr (Mühlheim a.d.R.)Non solo Giovanni Trapattoni (calciatori e sportivi di origine italiana)Accordo bilaterale 20 dicembre 1955 e sue conseguenzeDal 1955 ai giorni nostri: panoramica sui diversi aspetti culturali, sociali ed economici nell‘ultimo mezzo secolo d‘immigrazione italiana nell‘area di lingua e cultura tedesca.Eventuale bibliografia

Il tutto sarà completato da alcuni momenti interattivi. Grande importanza verrà data a:- aree di provenienza - aree di intervento - mestieri

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- merci - monete (dal fiorino all‘euro) - ai percorsi dell‘emigrazione - personaggi (dal XII sec. ai nostri giorni) - alle iniziative di ricerca sinora svolte e loro risultati - alle iniziative didattiche e ai progetti in cui la cultura e „anima“

italiana si è ritagliata un suo spazio

Per la prima volta si cercherà di presentare il fenomeno della presenza italica / italiana in Germania nella sua completezza sia temporale che spaziale e si avvale di una ventennale ricerca e raccolta di materiale specifico.

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Allegato 8

COMMISSIONE CONTINENTALE EUROPA E AFRICA DEL NORD(Colonia, 10-12 novembre 2005)

DOCUMENTO FINALE

La Commissione Continentale Europa e Africa del Nord del CGIE riunita a Colonia dal 10 al 12 novembre 2005 ha avuto modo di valutare le conseguenze dei tagli intervenuti in fase di manovra di contenimento della spesa pubblica relative al bilancio 2005 e la portata della legge finanziaria 2006 nei vari capitoli di bilancio dello Stato destinati alle politiche ed interventi in favore delle comunità italiane che vivono nel mondo così come degli stanziamenti previsti per la rete consolare e per le politiche culturali.

La Commissione Continentale deplora la decurtazione intervenuta sui finanziamenti 2005, ed in particolare quelli destinati alla copertura delle spese per il personale impiegato (digitatori) nel quadro del riallineamento dell’anagrafe consolare e AIRE,

chiedeche vengano prese tutte le disposizioni capaci di far fronte agli impegni contrattuali e di portare a termine il lavoro di sistemazione dell’anagrafe intrapreso entro i termini utili.

La Commissione Continentale ritiene che gli stanziamenti previsti per i capitoli di bilancio relativi alle collettività italiane all’estero non sono adeguati a soddisfare il loro fabbisogno minimo in particolare per il corretto funzionamento della rete consolare e per gli interventi linguistico-culturali. Esprime inoltre forte preoccupazione per i segnali negativi che si manifestano nella fase di approvazione della finanziaria 2006.

Per quanto concerne i risultati relativi all’operazione di riallineamento delle posizioni AIRE/anagrafe consolare la Commissione Continentale, pur apprezzando il lavoro svolto dai Consolati, esprime una seria preoccupazione per i risultati. In base ad indicazioni raccolte nei vari paesi, detti risultati sembrano parziali, particolarmente nei paesi di maggiore emigrazione, rispetto alle aspettative nonostante siano state regolarizzate dai Consolati un certo numero di posizioni anagrafiche.

La Commissione Continentale chiede

al Ministero degli Interni di adoperarsi presso i comuni affinché essi assicurino tempestivamente le regolarizzazioni delle posizioni anagrafiche segnalate dai Consolati.

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Inoltre la Commissione Continentale, considerato molto elevato il numero di posizioni anagrafiche di cittadini italiani residenti all’estero che, nonostante l’impegno della rete consolare, potrebbe non essere incluso nell’elenco aggiornato finalizzato alla predisposizione delle liste elettorali

chiedeche chi è in base alla legge vigente detentore del diritto di voto sia messo in condizione di esercitarlo.

La Commissione Continentale nel quadro della predisposizione delle operazioni di voto, ribadisce l’esigenza che vengano predisposte le condizioni organizzative perché siano garantite le prescrizioni costituzionali del voto.

La Commissione Continentale condivide l’impianto predisposto dei lavori della seconda plenaria della Conferenza Permanente Stato-Regioni-Province Autonome-CGIE così come concorda sulla procedura intrapresa per rendere permanenti i lavori della citata Conferenza.

La Commissione Continentale, considerata l’importanza che riveste per le comunità italiane residenti all’estero la prossima scadenza elettorale che vedrà per la prima volta l’elezione dei propri rappresentanti in seno al Parlamento Nazionale,

chiedeal Governo di adoperarsi affinché il servizio pubblico Radiotelevisivo avvii sin da subito una campagna di informazione istituzionale destinata alle comunità italiane all’estero.La Commissione Continentale

chiedeai vertici della RAI di inserire nei palinsesti nazionali dedicati alla scadenza elettorale tematiche relative alla vita della comunità italiana residente all’estero;

chiedeinoltre che nella campagna informativa istituzionale siano valorizzate la stampa e l’informazione italiana nel mondo.

La Commissione Continentale considera che una carente formazione ed un insoddisfacente percorso scolastico sono fonti di esclusione e di emarginazione. Si constata che le seconde e terze generazioni di comunità nate all’estero si trovano in situazioni di difficoltà, con conseguenze dirette sulle prospettive del mondo del lavoro e di una piena integrazione nel paese in cui risiede.

Dalle relazioni degli esperti che hanno illustrato le ultime ricerche scientifiche che suscitano dibattito negli stati europei, la Commissione Continentale ritiene necessario un approfondimento della problematica e

chiedeal MAE, in vista della riforma della normativa in materia di intervento

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scolastico e culturale all’estero, di organizzare un approfondimento specifico in materia di integrazione e successo scolastico dei figli degli italiani all’estero nei paesi di residenza.

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Allegato 9

COMMISSIONE CONTINENTALE EUROPA E AFRICA DEL NORD

(Colonia, 10-12 novembre 2005)

Intervento del Presidente del Comites di Colonia, Rosella BENATI

La comunità italiana della circoscrizione consolare di Colonia ha una lunga storia. Le sue radici risalgono agli anni 50 del secolo scorso, quando, per la prima volta, molti imprenditori della nostra regione, assunsero nelle loro imprese lavoratori italiani.Proprio in questi mesi si celebrano i 50 anni degli accordi italo - tedeschi.

Iniziò allora un forte flusso migratorio verso questa regione destinato a protrarsi nei successivi decenni. A Colonia, grande città del NRW, la circoscrizione consolare ha contribuito a sviluppare e diffondere un pezzo di italianità che va dallo stile di vita alla cultura italiana. In generale però l’immigrazione in questa parte della Germania non ebbe uno sviluppo molto diverso da quello delle altre regioni tedesche. Gli italiani vi giunsero come „Gastarbeiter“ che tradotto in italiano significa „ lavoratore ospite “ e che trasmette ciò che i tedeschi pensavano: forza lavoro temporanea. Entrambe le parti all´ inizio credevano che tale situazione si sarebbe risolta in un paio di anni, e che poi ci sarebbe stato il rientro nel proprio Paese. Ma come sappiamo le cose andarono molto diversamente. La comunità italiana della circoscrizione consolare di Colonia è con i suoi 140.000 cittadini italiani la seconda per grandezza nella repubblica federale di Germania e sicuramente una delle più numerose in Europa. Nonostante la numerosità e la prolungata presenza nel tempo, l’inserimento della comunità italiana nel NRW, come del resto in tutto il territorio federale, è carente in generale e disastrosa per quello che riguarda il successo scolastico e l’inserimento professionale.La nostra natura gioviale, il nostro Italian-style ha fatto sì che la società civile che le rappresentanze politiche di tale società non sempre si accorgono di tale drammatica situazione.

Per quanto riguarda la situazione dei nostri bambini e ragazzi ho già spiegato ieri ai membri del CGIE la problematica scolastica . Vorrei però anche oggi descrivere brevemente la situazione: Nella nostra circoscrizione consolare i risultati degli scolari e studenti italiani sono decisamente peggiori dei loro coetanei tedeschi, ma anche dei loro coetanei spagnoli, greci o iraniani. Molti giovani, anzi troppi, abbandonano la scuola senza un titolo di studio. Troppo pochi concludono una formazione professionale o frequentano l’Università. Il

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tasso di disoccupazione fra gli italiani nella nostra circoscrizione è circa il doppio della media, proprio perché la manodopera non qualificata è la prima ad essere razionalizzata nei processi di ristrutturazione industriale. Molti posti di lavoro sono così andati persi. Città come Colonia, Düsseldorf o Essen cercano sempre più personale altamente qualificato, soprattutto nel settore dei servizi legati ai centri industriali della regione.Molti dei nostri connazionali, questa è purtroppo la realtà, non riescono a stare al passo con la radicale trasformazione del mondo del lavoro. Hanno imparato a lavorare duramente, senza dubbio! La nostra è gente che ha fatto i lavori più duri, nelle miniere, nelle fabbriche chimiche, nelle acciaierie. Ma dove prima era necessaria forza fisica, oggi, con l’aiuto di computer, bastano pochi dipendenti a gestire gli impianti di produzione. Oggi sono richieste altre e più elevate qualifiche.

Cosa manca? La corretta conoscenza della lingua tedesca e italiana, una solida preparazione scolastica di base, una buona qualifica professionale e un continuo aggiornamento.

Qualcosa però si sta muovendo!Abbiamo scuole elementari e superiori nelle quali i nostri figli imparano il tedesco e l’italiano con successo insieme agli altri bambini: la loro lingua madre li aiuta ad imparare meglio il tedesco. Ciò influisce positivamente su tutta la carriera scolastica e lavorativa. Nel consolato generale di Colonia abbiamo attivato uno sportello di consulenza sul tema della qualifica professionale con esperti tedeschi e traduttori. A Colonia abbiamo una scuola professionale con indirizzo bilingue italo-tedesco. Queste sono iniziative lodevoli che però vanno estese ed ulteriormente sviluppate. È questo il tipo di offerta del quale abbiamo bisogno su tutto il territorio della circoscrizione dove vivono molte famiglie italiane.

Dobbiamo cambiare mentalità. Molti connazionali, perlomeno in questa regione, non hanno ancora colto il cambiamento nel mondo del lavoro. La convinzione che un buon titolo di studio e una solida formazione professionale rappresentino i presupposti indispensabili per una riuscita integrazione sociale e professionale non è ancora molto diffusa.

I nostri connazionali devono anche diventare più sicura di se! La generazione dei nostri padri e nonni ha contribuito a ricostruire la Germania e ha permesso il miracolo economico. La nostra cultura ha arricchito e arricchisce questo paese! Perciò dovremmo esigere consapevolmente il nostro posto nella società tedesca!

Ma purtroppo la realtà è che molti italiani non si sentono, per così dire, a casa né in Germania, né in Italia. Hanno lasciato il loro Paese perché non offriva loro nessuna possibilità di lavoro e di futuro. Adesso devono constatare che questa è la situazione di molti italiani di seconda e terza generazione.

L’Italia è per questa seconda e terza generazione un bel Paese, nel quale si possono trascorrere le ferie o andare a trovare nonni e parenti. Molti di loro

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non sarebbero disposti a lasciare la Germania per stabilirsi in Italia.

Politici di entrambi i Paesi non hanno preso particolarmente a cuore i nostri problemi. È un dato di fatto che fino a qualche anno fa non potevamo esercitare il diritto di voto senza doverci recare in Italia e in Germania possiamo esercitarlo solo accettando la cittadinanza tedesca che viene concessa solo in base a determinati criteri.Nei parlamenti si parla di noi, ma nessuno di noi è rappresentato. Pur non essendo un piccolo gruppo, rappresentiamo dappertutto una minoranza.

Dal 2002 in Germania c’è la possibilità di ottenere la doppia cittadinanza che ci riconosce tutti i diritti e i doveri civili e politici senza dover rinunciare alla nostra cittadinanza e quindi alla nostra identità. Dobbiamo sfruttare questa possibilità, dobbiamo cioè convincere i nostri connazionali a fare questo passo. Molti si spaventano davanti all´iter burocratico previsto per ottenere la doppia cittadinanza e anche dai costi, che sono pur sempre 250 euro. Ma io sono convinta che se i politici un giorno si renderanno conto che esiste un gruppo numeroso di migranti con il diritto al voto, allora cominceranno ad interessarsi di noi e dei nostri problemi.

Dobbiamo finalmente poter esercitare il diritto di voto per l’Italia nel luogo di residenza. Spero veramente che, con il nostro voto potremo eleggere i nostri deputati in seno al parlamento italiano. È un fatto importante, poiché attraverso i nostri rappresentati potremo ottenere quel sostegno dello stato italiano necessario per migliorare la situazione delle donne e degli uomini italiani all’estero.

Noi rischiamo molto e quindi vogliamo avere anche maggiori margini di guadagno, per dirla in termini commerciali. Entrambi gli stati, l’Italia e la Germania, devono riconoscere che noi per loro rappresentiamo una ricchezza, una opportunità; se abbiamo veramente la padronanza di entrambi le lingue, se conosciamo entrambi le culture e società, allora possiamo essere importantissimi mediatori tra i due Paesi, sia sul piano economico che culturale. Affinché questo sia possibile sono necessari alcuni presupposti. Primo fra tutti la doppia cittadinanza dovrebbe diventare un fatto del tutto normale ed essere concessa senza cavilli burocratici; noi vogliamo il diritto al voto in entrambi i Paesi; abbiamo bisogno di aiuti per l’istruzione e il mercato del lavoro, ma anche per un’eventuale integrazione nel mercato del lavoro italiano. Solo allora si potrà parlare davvero di libera circolazione in Europa. Noi siamo già l’Europa del futuro perché noi l´Europa la stiamo vivendo già da ieri. Ed è per questo che chiediamo e vogliamo più sostegno, perché siamo un grande potenziale per l’Europa.

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Allegato 10

 COMMISSIONE CONTINENTALE EUROPA E AFRICA DEL NORD(Colonia, 10-12 novembre 2005)

Intervento del Vice Presidente dell’Intercomites Giuseppe SCIGLIANO 

Nella riunione intercomites tenutasi a Berlino dal 21 al 23 ottobre, i Presidenti comites hanno messo a fuoco i problemi che affliggono la collettività italiana residente in Germania ed hanno elaborato questa relazione. Cinque i punti principali che vogliamo far notare e che devono essere sottoposti ad un’attenta analisi.

1. Disoccupazione e mancanza di qualificazione.

A cinquanta anni dall’accordo italo-tedesco sull’emigrazione italiana in Germania, il mercato del lavoro non è più caratterizzato da grande disponibilità di posti.Oggi ci avviamo a superare la soglia dei cinque milioni di disoccupati ed i pochi posti vacanti, sono tendenzialmente riservati solo a personale qualificato.Le modifiche normative andate in vigore all’inizio del 2005 purtroppo non consentono più una puntuale e differenziata rilevazione del numero dei disoccupati. Si può dire però che al primo settembre 2005 in Germania vi erano 4.650.046 disoccupati e di questi 667.943 erano non di cittadinanza tedesca. La tendenza, in base alle ultime rilevazioni parziali, va verso un aumento non una diminuzione. Sono in molti infatti a prevedere i 5 milioni entro la fine dell’anno ovvero l’11,2% della popolazione in grado di lavorare. D Questi il 14,4% non sono tedeschi. Da statistiche precedenti è noto che per oltre il 40% dei disoccupati si trattava di persone non qualificate. La qualificazione professionale, o meglio la sua mancanza o non adeguatezza, sta creando problemi seri all’intera economia tedesca ed europea. Oltre alle notevoli problematiche collegate alle condizioni in cui vengono a trovarsi i disoccupati, si sperperano infatti risorse preziose che mancano poi anche per lo sviluppo dell’economia e quindi creazione di nuovi posti di lavoro.L’Italia dove è mancata una cultura della formazione professionale e forse manca ancora (almeno in alcune regioni), fornisce la più grande schiera dei disoccupati di oggi.

2. Educazione e scuola Il livello dell'educazione scolastica e della formazione professionale dei giovani italiani in Germania e' uno degli aspetti più preoccupanti della condizione della comunità italiana locale. Nelle classifiche per nazionalità, i giovani studenti italiani sono ai primi posti per quanto riguarda le presenze nelle scuole meno qualificate, le Sonderschulen (le scuole differenziali), ed agli ultimi posti per

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quanto riguarda le presenze nelle scuole piu' qualificate, i Ginnasi e le Realschulen. Questa situazione resta sostanzialmente invariata da diversi anni, nonostante le denunce e gli interventi di sostegno da parte dello Stato italiano, che evidentemente devono essere rivisti, puntando ad uno sforzo nuovo, con strategie di intervento meglio programmate, una migliore definizione dei parametri di valutazione dei risultati, lo sviluppo di programmi finalizzati anche pluriennali, il superamento di interventi sporadici ed a pioggia. Il tutto nel quadro di un Piano Paese che segnali un forte salto di qualità nella consapevolezza del problema e nella qualità dell'intervento.Accanto a questi noti problemi, si segnalano infine le decisioni recentemente prese da diversi Laender (Baviera, Bassa Sassonia) di chiudere i corsi di lingua e cultura straniera da essi fin’ ora gestiti in conformità alla direttiva del Consiglio CEE, n. 486, del 25 luglio 1977. Anche nel settore della salvaguardia e della promozione della lingua italiana si rende quindi necessario un nuovo e maggiore impegno dello Stato italiano, che garantisca ai figli degliitaliani in Germania una educazione adeguata anche per quanto riguarda la propria lingua e cultura d'origine. Nell'Europa unita, nel mondo globalizzato, questa conoscenza non e' solo un diritto da garantire ai nostri giovani, ma una chance in più offerta al nostro Paese ed allo sviluppo delle sue relazioni culturali ed economiche internazionali.

3. Aspetto sociale e Anziani Al 31.12.2003 in Germania la Popolazione Totale era di 82 531 671 –Oltre 65 anni 14. 859 995, di cui 8 872 415 donne.Gli Italiani al 31.12.2004 erano 548 194, oltre 65 anni, 41 382, le donne 14 275.I dati sono stati forniti dal Landesamt f. Statistik NRW ( Anke Kastner) La prima generazione che per la Germania significa gli italiani arrivati verso la fine degli anni 50, aveva pianificato una permanenza in loco di qualche anno. Costante, ancora oggi, è il desiderio dichiarato di voler ritornare. Molti hanno investito i loro risparmi in Italia, soprattutto per la casa, convinti di questo rientro. Anche qualche partito e relativo politico non sempre sono stati cristallini nell’invogliare al rientro promettendo lavoro con la speranza del voto. Specie a livello regionale, per il passato, prima delle elezioni sono state fatte promesse di posti di lavoro ancora da creare e che poi non hanno visto mai la luce.Nemmeno il coraggio e l’esperienza di quelli che nel corso degli anni hanno provato a rientrare in Italia per poi ritornare nuovamente in Germania con un’esperienza negativa in più da dimenticare hanno fermato il fenomeno ( Per molti di loro è stato impossibile il reinserimento affettivo e professionale).

Il risultato è che ora siamo confrontati con una schiera non indifferente di pensionati che contrariamente alle aspettative non può più rientrare in Italia. La pensione non è sufficiente, la forma di assistenza aggiuntiva (minimo vitale) non esiste in Italia o è insufficiente per mantenere gli “Standard” raggiunti ( si pensi all’assistenza malattia specie al sud). Inoltre non è facile avere ancora

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dei punti di riferimento familiari o di amicizia e non si conoscono strutture adeguate disposte ad accogliere emigrati.

Nemmeno la società tedesca si è preparata all’ accoglienza di anziani stranieri. Mancano le infrastrutture e le poche disponibili difficilmente possono essere utilizzate.

4. Discriminazione delle donne Ancor oggi, in Germania permane una forte contraddizione fra la centralità del ruolo delle donne italiane in relazione sia al successo economico, ai rapporti sociali, culturali, familiari delle comunità d’appartenenza, sia all’individuazione e alla soluzione di problematiche specifiche dell’emigrazione e il persistere di ampie aree di svantaggio e di fenomeni di discriminazione in ambito sociale, culturale istituzionale, politico. In ambito scolastico le alunne italiane in Germania, pur essendo considerate (e considerandosi) socialmente ben integrate, conseguono risultati alquanto deludenti rispetto alle altre migranti europee e incontrano, poi, difficoltà nell’avvio ai percorsi formativi e/o lavorativi più gravi rispetto a quelle dei ragazzi italiani, benché questi ultimi conseguano risultati scolastici peggiori. Le donne, occupando centri nodali delle reti familiari, associative, sociali, delle comunità emigrate, sono particolarmente sensibili ai problemi che si presentano per queste ultime. Questa centralità le rende particolarmente sensibili agli eventi critici della collettività. Per lo stesso motivo le donne sono particolarmente sensibili alle opportunità di sviluppo, di miglioramento che si presentano per i loro gruppi d’appartenenza. Con l’obiettivo di valorizzare questo ruolo sul piano della rappresentanza politica, istituzionale, nella seconda metà degli anni novanta le donne italiane in Germania si sono ripetutamente riunite in seminari e in convegni, avviando la costituzione di un Tavolo Permanente di Coordinamento delle Donne presso l’Ambasciata d’Italia. Purtroppo questo progetto, così come le proposte avanzate nei vari incontri ad hoc, non ha avuto seguito. Ma l’impegno per le donne è ancor più necessario. nell’attuale, perdurante fase di stagnazione economica e di restrizione delle garanzie sociali, che – direttamente o indirettamente – risulta particolarmente gravosa proprio per loro. Nel campo delle tutele previdenziali e assistenziali spesso le donne risultano svantaggiate dalla scarsa conoscenza dei propri diritti, dall’insufficienza delle garanzie concernenti le loro attività nelle aziende familiari, dall’accettazione di lavori precari purché conciliabili con le esigenze familiari, dalla scarsa conoscenza delle opportunità ad hoc esistenti in vari ambiti (creazione d’impresa, qualificazione e ri-qualificazione professionale ecc.). I deficit in questo ambito, particolarmente gravi per le donne più anziane, vanno del resto cumulandosi, già a partire dall’inserimento scolastico - formativo. Come confermano recenti ricerche, le ragazze italiane in Germania, non godono in genere né all’interno né all’esterno della famiglia di validi sostegni che le aiutino a superare gli ostacoli che incontrano e ad accedere ad un adeguato orientamento formativo e lavorativo. Lacune nell’istruzione e nella formazione, d’altro canto, portano pressoché inevitabilmente alla sottoccupazione o alla disoccupazione e, alla lunga, allo svantaggio sociale: per spezzare questo automatismo sono necessari interventi incentrati sulla

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specificità di genere, che si articolino trasversalmente ai vari settori d’intervento delle politiche per gli italiani all’estero.

5. Risorse umane nei Consolati e negli Istituti italiani di Cultura Le risorse umane e finanziarie della nostra rete consolare in questi ultimi quattro anni sono state decurtate enormemente. Solo la metà degli impiegati rientrati a Roma è stata rimpiazzata. I tagli operati dal Governo italiano sui bilanci dei vari Ministeri sono stati massimamente gravosi proprio per il Ministero degli Affari Esteri, ad onta delle dichiarazioni di intenti a favore delle collettività all’estero. Abbiamo una rete consolare assolutamente inadeguata a soddisfare i fabbisogni della collettività, poiché presenta vuoti paurosi nell’organico. E´gravissimo poi, che spesso arrivi da Roma personale non adeguatamente qualificato. In particolare in certi consolati si registra una eccessiva incidenza di impiegati con qualifiche di basso livello a scapito delle qualifiche più necessarie per far fronte alle esigenze della collettività. Tutto questo fa sì che molti servizi non vengano forniti o vengano forniti in maniera insoddisfacente, provocando il comprensibile malcontento degli italiani di Germania . Proponiamo che in futuro i posti non coperti con personale di ruolo siano occupati da personale assunto in loco, risparmiando risorse finanziare e acquisendo impiegati in possesso della lingua e ben informati sulla la situazione locale. Infine segnaliamo la necessità che il personale inviato da Roma, prima dell’assunzione di servizio in Germania venga adeguatamente equipaggiato di competenze nel campo della gestione del personale, segnatamente per i contesti per i quali andrà ad operare.

L’Italia ha bisogno degli italiani all’estero.Gli italiani in Germania sono i naturali ambasciatori dell’imprenditoria, della cultura e della lingua italiana, quindi per l’Italia rappresentiamo una fonte di rapporti economici, politici, culturali e di sviluppo.

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Allegato 11COMMISSIONE CONTINENTALE EUROPA E AFRICA DEL NORD

(Colonia, 10-12 novembre 2005)

Intervento del Presidente del Comites di Monaco di Baviera, Claudio CUMANI

Nel mio intervento mi soffermerò unicamente su alcuni punti su cui – come Comites della Circoscrizione Consolare di Monaco di Baviera - siamo particolarmente sensibili, dal momento che il quadro della situazione degli italiani in Germania è già stato fornito da altri relatori.

1) La questione più grave ed urgente è senz’altro la situazione della scuola. Sonderschulen. la Baviera è col Baden-Württemberg uno dei Länder

tedeschi con la più alta percentuale di ragazzi italiani nelle Sonderschulen (oltre il 10%, contro l’8,7% della Germania). Questa situazione è sostanzialmente invariata da anni, il che significa che le politiche di intervento sono state inutili.

Una scuola che favorisce i ricchi. Uno dei risultati del secondo studio PISA dell'OCSE (rilevazione internazionale sulla capacità di comprensione della lettura, integrata da aspetti relativi alla matematica, alle scienze) ha inoltre mostrato quanto sia classista il sistema scolastico tedesco: a parità di competenze linguistiche e matematiche, i ragazzi provenienti dalle famiglie delle classi sociali più basse hanno una probabilità di andare nelle scuole superiori più qualificate (licei e Realschulen) che è 4 volte minore di quella dei ragazzi provenienti dalle famiglie più benestanti. Anche qui, però, la situazione della Baviera è peggiore, e tale rapporto sale a 6,7.

Fine dell’insegnamento della lingua e cultura italiana. Il 14 settembre 2004 il Consiglio dei Ministri bavarese ha deciso di chiudere entro 5 anni tutti i corsi in madrelingua (Muttersprachlichen Ergänzungsunterricht - MEU) nelle scuole del Land. Lo smantellamento è già in corso. Tutti i docenti il cui contratto è arrivato in scadenza non si sono visti rinnovare il rapporto di lavoro. Gli altri vengono messi in condizioni di lavoro estremamente disagiate (sedi di lavoro distanti e con orari non coordinati, ecc.). Il sostegno all’educazione nella madrelingua dei nostri ragazzi, che già negli ultimi anni toccava appena il 30% degli studenti), si avvia a scomparire.

Impari distribuzione degli interventi. Il Consolato di Monaco di Baviera è il quarto consolato in Germania per numero di cittadini italiani residenti (con oltre il 10% della popolazione italiana in Germania): ciononostante nel 2005 ha ricevuto solo il 3,22% dei contributi MAE per il sostegno agli studenti (Cap. 3153), risultando il penultimo nella classifica della ripartizione (solo Amburgo ha ricevuto di meno).

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Inadeguatezza degli uffici. Dal 2004 l’Ufficio Scuola del Consolato di Monaco di Baviera è privo del Direttore e nel 2006 andrà in pensione l’unico Ufficiale Amministrativo ancora presente. Nel 2006 andrà in pensione anche il Direttore dell’Ufficio Scuola del Consolato di Norimberga.

Noi chiediamo: Di nominare al più presto il Direttore dell’Ufficio Scuola del

Consolato di Monaco di Baviera e di garantire la sostituzione del personale che l’anno prossimo andrà in pensione. L’Ufficio Scuola ha un ruolo strategico: per il monitoraggio della situazione scolastica, per la programmazione degli interventi di sostegno, nei rapporti con il Ministero dell’Istruzione bavarese per stimolare un ripensamento ed un adeguamento della politica scolastica del Land, con particolare attenzione alla valorizzazione della lingua e cultura italiana (sostegno ai nostri ragazzi, italiano come lingua curricolare, ecc.)

Di avviare un nuovo impegno del nostro Governo in Baviera. Servono contati politici continui e coordinati col Governo bavarese per difendere e promuovere la lingua e cultura italiana nelle scuole locali, anche stimolando l’introduzione dell’italiano come lingua curricolare. Occorre un intervento speciale per sostituire i corsi di madrelingua aboliti, garantendo personale, mezzi e finanziamenti adeguati e proporzionati al numero degli studenti italiani presenti (non vogliamo più essere la Cenerentola dei contributi!) e questo senza attendere il 2009, perché la Baviera chiuderà i corsi MEU prima dei cinque anni previsti.

2) Situazione dei Consolati. Anche a Monaco di Baviera il Consolato Generale manca di personale

e finanziamenti, persino per la manutenzione (quando fuori piove … anche il pubblico all’interno si bagna!).

Occorre investire sulla qualità ed i tempi dei servizi. Aumenti di costi non sono necessari, operando per esempio attraverso una riorganizzazione della struttura consolare (per esempio: è davvero necessario che 8 dei 14 "punti consolari" in Germania abbiano il rango di "Consolato Generale"? Se non erro il CGIE in passato aveva già avanzato proposte in merito) e – soprattutto – l’utilizzo di personale del luogo, che garantisce oltretutto la conoscenza della lingua e della cultura del paese ospitante.

3) Cittadini protagonisti. Elezioni politiche 2006. Occorre arrivare al più presto alla revisione

delle circoscrizioni elettorali, al fine di garantire l’esercizio del voto anche all’estero. Bisogna però contemporaneamente garantire l’informazione, attraverso spazi sui media più seguiti (televisione in primo luogo)

Doppia cittadinanza. Serve una campagna per informare sulla possibilità della doppia cittadinanza e promuovere la partecipazione

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alle elezioni locali, perché l’integrazione passa necessariamente attraverso la partecipazione attiva, il rendersi interlocutori partecipi, credibili e quindi ascoltati. Perché chi vota “pesa” di più.

Elenchi

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Page 162: Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione ...  · Web viewIl PRESIDENTE fa notare che rispetto agli italiani, sia per gli spagnoli, che hanno avuto Franco, che per i greci,

C onsiglio G enerale degli I taliani all’ E stero Ministero degli Affari Esteri

COMMISSIONE CONTINENTALE EUROPA E AFRICA DEL NORD

Vice Segretario Generale: Elio CAROZZA (Belgio)

2. BECHI Aldo (Francia)3. BERTALI Alberto (Gran Bretagna)4. CALAMERA Michele (Belgio)5. CECCONI Oscar (Stoccolma)6. CONTE Tommaso (Germania)7. CRISTALLI Michele (Germania)8. DEL VECCHIO Franco (Germania)9. ERIO Carlo Domenico (Francia)10.FAIS Alessandra (Francia)11.FARINA Giovanni (Francia)12.LOSI Lorenzo (Gran Bretagna)13.MARZO Fernando (Belgio)14.MAURO Giorgio (Olanda)15.MICHELONI Claudio (Svizzera)16.MONTANARI Mauro (Germania)17.NARDI Dino (Svizzera)18.NARDUCCI Franco (Svizzera)19.NOLA Melchiorre (Gran Bretagna)20.POMPEI REUDEBERG Anna (Svizzera)21.ROMAGNOLI Massimo (Grecia)22.SANTELLOCCO Franco (Algeria)23.SCHIAVONE Michele (Svizzera)24.SEGOLONI Gianfranco (Germania)

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25.TABONE Salvatore (Francia)26.TOMMASI Mario (Lussemburgo)27.TRICOLI Stefano (Belgio)

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C onsiglio G enerale degli I taliani all’ E stero Ministero degli Affari Esteri

COMMISSIONE CONTINENTALE EUROPA E AFRICA DEL NORD(Colonia, 10-12 novembre 2005)

ESPERTI PARTECIPANTI

Tobia BASSANELLI Germania

Rosella BENATI Germania

Urbano GUESCINI Germania

Silvia LUCCHINI Belgio

Luigi ROSSI Germania

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