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5 10 15 20 25 30 35 1 Milanoroma Il treno era partito quasi puntuale; il controllore aveva diligentemente forato il biglietto; Valeria poteva finalmente tuffarsi in un bel libro e farsi un viaggetto con la fantasia, che sarebbe senz’altro stata più interessante di quella solita tratta Milano Roma (anzi, Milanoroma, tutto attaccato come dicono in molti che se la fanno un paio di volte al mese). Questo giro era il turno dei quarantanove racconti di Hemingway, o almeno di una ventina di essi. «Permesso» la interruppe un tipo, prima ancora che potesse aprire il libro. Era un signore sulla sessantina. Se ne aveva di più li portava senz’altro bene. Per il resto era uno come ce n’erano tanti su quel treno e ovunque nel mondo, se non fosse stato per la buffa montatura degli occhiali, gialla come il maggiolone dello zio. «Prego» gli rispose Valeria, e lo accompagnò con lo sguardo mentre si accomodava di fronte a lei, accanto al finestrino. «Bello» le disse, alludendo al libro che aveva in mano, poi si mise a guardare fuori, senza aspettarsi alcuna risposta. Accanto a lui c’era Giacomo. Lei non lo conosceva, né lo aveva mai visto prima, ma sapeva il suo nome perché indossava un’inequivocabile maglietta gialla con un’enorme scritta blu: CIAO, IO SONO GIACOMO. Una simile t-shirt sembrava davvero un invito alle chiacchiere e la sua faccia ispirava simpatia. A occhio doveva essere uno studente dell’università. Ma Giacomo si addormentò al volo. Verso il corridoio, sempre di fronte a Valeria, se ne stava un tipo in carriera. Lo si capiva dall’abito firmatissimo e soprattutto dall’orologio, che teneva in gran vista. Solo le scarpe da tennis, oltretutto un po’ lise, lo tenevano sulla Terra. Subito un trillo gli uscì dalla tasca interna della giacca e lui si appartò nell’angolo del sedile a parlare col suo lontano interlocutore. Questa scena si ripeté un numero incredibile di volte, e sempre con una melodia diversa, perché il tipo in carriera aveva uno di quei telefonini che abbinano un tono diverso per ogni numero. Meraviglie della scienza e della tecnica! Ai primi squilli anche Giacomo aprì un occhio, quello destro, ma poi ci fece l’abitudine e continuò a pisolare. Chissà se sognava anche… e nel caso, chissà che sogni faceva. Anche i sedili alla destra e alla sinistra di Valeria vennero occupati in fretta. Uno da una signora indefinibile. Nel senso che anche osservandola bene non si riusciva a capire da dove venisse né che ruolo avesse nel mondo. Ogni tanto infilava il naso tra le pagine di Hemingway, passando da dietro la spalla di Valeria, e poi si voltava di scatto, facendo finta di nulla, non appena temeva di essere scoperta. Sul sedile verso il corridoio si adagiò invece un ragazzotto tutto assorto nel suo walkman. Con gli occhi chiusi, muoveva leggermente il capo, cercando di seguire il tempo della musica, e tamburellava sul ginocchio destro. Ben presto il ritmo del suo rock venne assorbito dal traballare del vagone sulle rotaie. Come al solito il Milanoroma era pieno. E mentre il mondo all’esterno rimaneva ostinatamente sempre uguale a quello di tutti gli altri viaggi, il paesaggio all’interno forniva la consueta varietà di generi umani. Alunno ––––––––––––––––––––––––––––––– Classe ––––––––––––––– Data ––––––––––––––––––––– PROVA 1

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Milanoroma

Il treno era partito quasi puntuale; il controllore aveva diligentemente forato il biglietto; Valeria poteva finalmente tuffarsi in un bel libro e farsi un viaggetto con la fantasia, che sarebbe senz’altro stata più interessante di quella solita tratta Milano Roma (anzi, Milanoroma, tutto attaccato come dicono in molti che se la fanno un paio di volte al mese).Questo giro era il turno dei quarantanove racconti di Hemingway, o almeno di una ventina di essi. «Permesso» la interruppe un tipo, prima ancora che potesse aprire il libro. Era un signore sulla sessantina. Se ne aveva di più li portava senz’altro bene. Per il resto era uno come ce n’erano tanti su quel treno e ovunque nel mondo, se non fosse stato per la buffa montatura degli occhiali, gialla come il maggiolone dello zio. «Prego» gli rispose Valeria, e lo accompagnò con lo sguardo mentre si accomodava difronte a lei, accanto al finestrino. «Bello» le disse, alludendo al libro che aveva in mano, poi si mise a guardare fuori, senza aspettarsi alcuna risposta. Accanto a lui c’era Giacomo. Lei non lo conosceva, né lo aveva mai visto prima, ma sapeva il suo nome perché indossava un’inequivocabile maglietta gialla con un’enorme scritta blu: CIAO, IO SONO GIACOMO. Una simile t-shirt sembrava davvero un invito alle chiacchiere e la sua faccia ispirava simpatia.A occhio doveva essere uno studente dell’università. Ma Giacomo si addormentò al volo. Verso il corridoio, sempre di fronte a Valeria, se ne stava un tipo in carriera. Lo si capivadall’abito firmatissimo e soprattutto dall’orologio, che teneva in gran vista. Solo le scarpe da tennis, oltretutto un po’ lise, lo tenevano sulla Terra. Subito un trillo gli uscì dalla tasca interna della giacca e lui si appartò nell’angolo del sedile a parlare col suo lontano interlocutore. Questa scena si ripeté un numero incredibile di volte, e sempre con una melodia diversa, perché il tipo in carriera aveva uno di quei telefonini che abbinano un tono diverso per ogni numero. Meraviglie della scienza e della tecnica! Ai primi squilli anche Giacomo aprì un occhio, quello destro, ma poi ci fece l’abitudine e continuò a pisolare. Chissà se sognava anche… e nel caso, chissà che sogni faceva. Anche i sedili alla destra e alla sinistra di Valeria vennero occupati in fretta. Uno da una signora indefinibile. Nel senso che anche osservandola bene non si riusciva a capire da dove venisse né che ruolo avesse nel mondo. Ogni tanto infilava il naso tra le pagine di Hemingway, passando da dietro la spalla di Valeria, e poi si voltava di scatto, facendo finta di nulla, non appena temeva di essere scoperta. Sul sedile verso il corridoio si adagiò invece un ragazzotto tutto assorto nel suo walkman. Con gli occhi chiusi, muoveva leggermente il capo, cercando di seguire il tempo della musica, e tamburellava sul ginocchio destro. Ben presto il ritmo del suo rock venne assorbito dal traballare del vagone sulle rotaie. Come al solito il Milanoroma era pieno. E mentre il mondo all’esterno rimaneva ostinatamente sempre uguale a quello di tutti gli altri viaggi, il paesaggio all’interno forniva la consueta varietà di generi umani.

Alunno ––––––––––––––––––––––––––––––– Classe ––––––––––––––– Data –––––––––––––––––––––

PROVA 1

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E Valeria si divertiva, tra un racconto e l’altro, ad alzare il naso e ripassare l’aspetto di chi le era capitato in sorte per quelle ore. A volte il suo sguardo inciampava in quello di qualche compagno di viaggio. Quando queste cose succedono le reazioni possono essere le più varie, ma tutte partono da un fulmineo imbarazzo, che ognuno poi gestisce a modo suo. Il tipo con gli occhiali gialli se la cavava con un sorriso e poi si rifugiava di nuovo col naso sul finestrino a guardare il mondo. Il tipo del telefonino, invece, aveva l’abilità di noncambiare assolutamente espressione e continuare a parlare con chissà chi, come se nulla fosse. Gli occhi di Giacomo, Valeria li incrociò solo una volta, ma era già tanto, visto il suo letargo. Il ragazzo si tirò per un attimo su e le chiese scusa, ma non si sa perché. È vero che certe persone, terrorizzate dal pensiero di non avere nulla da dire, cercano di salvarsi in corner con la prima parola che passa nel loro cranio. In quel caso fu scusa, appunto, ma non è detto che non fosse in realtà rivolta al sogno, così bruscamente interrotto. Più difficile era intercettare lo sguardo di chi le stava seduto accanto, a destra e a sinistra.Infatti non accadde. Peccato, chissà loro come avrebbero reagito. Tra racconti e rapidi scambi di occhiate, Roma arrivò con la sua solita mezzoretta di ritardo. Valeria chiuse Hemingway nello zaino e si mise seduta per gli ultimi dieci minuti di treno. Gli altri, nello scompartimento, cominciarono chi a mettersi il cappotto, chi a raccattarequesto e quello. Giacomo aprì gli occhi e si stiracchiò. Il tipo con gli occhiali gialli, riferendosi ai quarantanove racconti, le disse: «Splendido Ernest» come se stesse parlando di suo fratello. «Di lui ho letto quasi tutto.» Poi cominciò con una serie di domande che lasciavano a malapena spazio a qualche rara risposta a monosillabi. La signora indefinibile si infilò nel discorso, con una di quelle frasi a metà tra la nostalgia e l’invidia: «Bei tempi, quelli della scuola…». «Tutti i tempi sono belli» apparve Giacomo come dal nulla, «come nella musica. Il trucco sta nella melodia.» Valeria sorrise a questa forma di aforisma casalingo, ma la frase in sé le sembrò carina. Se non l’avesse dimenticata come dimenticava quasi tutto, forse l’avrebbe utilizzata anche lei. Ma l’argomento musica accese anche il ragazzo con il walkman, che si affrettò a sottolineare che, comunque, il rock è sempre il rock. Perfino il tipo in carriera, intascato il telefonino, che doveva ormai essere quasi scarico, partecipò alla discussione e la cosa divenne tanto interessante che quasi fu un peccato dover scendere dal treno. Sulla banchina Valeria salutò con affetto questo strano gruppo, zitto e rigido per sei ore, ma caldo e chiassoso per quei dieci minuti finali. Poi aggredì la folla per trovar posto sul metrò e, di nuovo avvolta da facce ignote e diffidenti, le scappò quasi da ridere.

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PARTE A: COMPRENSIONE DELLA LETTURA

1. Leggere un bel libro in treno consente a Valeria di fare che cosa? A. Di isolarsi dagli altri viaggiatori. B. Di viaggiare con la fantasia. C. Di istruirsi viaggiando. D. Di rendere meno noioso il viaggio da Roma a Milano.

2. Chi si siede di fronte a Valeria, accanto al finestrino?A. Giacomo. B. Una signora. C. Un ragazzetto con il walkman. D. Un signore sulla sessantina.

3. Quale caratteristica ha il signore sulla sessantina?A. È molto loquace. B. Porta male i suoi anni. C. Ha gli occhiali gialli. D. Non ha mai letto un libro di Hemingway.

4. Che cos’è il maggiolone (riga 9)?A. Il nome di un fiore. B. Un tipo di automobile. C. Un tipo di montatura di occhiali. D. Un tipo di bicicletta.

5. Chi è Giacomo? A. Un amico di Valeria B. Il signore seduto accanto a Valeria. C. Probabilmente uno studente universitario. D. Un compagno di classe di Valeria.

6. Valeria da che cosa capisce che l’uomo seduto di fronte a lei è un tipo in carriera?A. Indossa un abito firmato e fa bella mostra del suo orologio. B. Indossa un abito firmato e scarpe da tennis all’ultima moda. C. Fa bella mostra del suo orologio e del suo cellulare ultimo modello. D. Non si preoccupa minimamente del fatto che i continui squilli del suo cellulare disturbino

gli altri viaggiatori.

7. I sedili accanto a Valeria da chi vengono occupati?A. Da una signora distinta e da un bambino tutto assorto nel suo walkman. B. Da una signora e da un ragazzotto, entrambi assorti nel loro walkman. C. Da una ragazza poco definibile e da un ragazzotto assorto nel suo walkman. D. Da due ragazzotti appassionati di musica rock.

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8. Quali reazioni nota Valeria quando, tra un racconto e l’altro, rivolge lo sguardo verso i suoi compagni di viaggio?A. Di indifferenza.

B. Di imbarazzo. C. Di cordialità. D. Di fastidio.

9. Nella frase “cercano di salvarsi in corner con la prima parola che passa nel loro cranio” (righe 53-54) che cosa significa l’espressione cercano di salvarsi in corner?

A. Cercano di salvarsi a tutti i costi. B. Cercano di salvarsi in tutti i modi possibili. C. Cercano di salvarsi subito. D. Cercano di salvarsi all’ultimo minuto.

10. Che cosa fanno i viaggiatori negli ultimi dieci minuti di treno?A. Continuano a stare zitti. B. Discutono animatamente di letteratura e di musica. C. Parlano di vari argomenti. D. Si preparano a scendere scambiandosi rapidi saluti.

11. Nella frase “Valeria sorrise a questa forma di aforisma casalingo” (riga 70) che cosa si intende per aforisma?

A. Una massima che esprime in forma sintetica un pensiero morale o un sapere pratico. B. Un proverbio che, in forma per lo più figurata, dà un ammaestramento, un ammonimento. C. Un motto di spirito, una frase o battuta spiritosa e arguta. D. Un pensiero, un ragionamento molto complesso.

12. Che cosa significa l’espressione facce ignote e diffidenti (righe 79-80)?A. Facce oscure e indolenti. B. Facce sconosciute e sospettose. C. Facce ignare e dispettose. D. Facce ignobili e differenti.

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PARTE B: RIFLESSIONE SULLA LINGUA (CONOSCENZE GRAMMATICALI)

1. Volgi al plurale i seguenti nomi:

A. camicia ………………………..……… E. goccia ………………………..………

B. specie ………………………..……… F. astrologo ………………………..………

C. valico ………………………..……… G. mormorio ………………………..………

D. superficie ………………………..……… H. teorema ………………………..………

2. Individua i pronomi presenti nel seguente brano e trascrivili nello spazio sottostante. Questi sono i miei nuovi elettrodomestici: me li ha comprati la zia, però mi sembra che alcuni di essi siano complicati da usare, perciò ti chiedo di spiegarmi il loro funzionamento. ………………………………………………………………………………………………………………………

………………………………………………………………………………………………………………………

………………………………………………………………………………………………………………………

3. Completa le seguenti frasi coniugando nelle forme opportune i verbi scritti tra parentesi.

A. Le avrei regalato dei fiori se tu me lo (dire) …………………………

B. Anche se ti (avvertire) ………………………… non saresti arrivato in tempo all’appuntamento.

C. È necessario che Marco (andare) ………………………… al più presto a casa.

D. Se (essere) ………………………… meno stanco, andrei a ballare con Francesca.

4. Trasforma la seguente frase attiva nella corrispondente forma passiva e trascrivila nello spazio sottostante. La prossima settimana, il Piccolo Teatro di Milano metterà in scena una bellissima commedia di Pirandello.

………………………………………………………………………………………………………………………

………………………………………………………………………………………………………………………

5. In ciascuna delle seguenti frasi indica la funzione di che.

A. Abbiamo saputo che Andrea si è fidanzato con Mirella. …………………………………………………………………………………………………………………

B. Per favore, restituiscimi il dizionario di inglese che ti ho prestato. …………………………………………………………………………………………………………………

C. Continuava a chiederci: “Che volete fare?”…………………………………………………………………………………………………………………

6. Nella proposizione o frase semplice “Secondo il padre di Elisa, leggere è un ottimo passatempo” qual è il soggetto?A. Il padre. B. Elisa. C. Leggere. D. Un ottimo passatempo.

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7. In ciascuna delle seguenti proposizioni o frasi semplici indica se il predicato è verbale o nominale.

A. Il Caspio è un mare chiuso. …………………………………………………………………………………………………………………

B. Il gatto è sul divano. …………………………………………………………………………………………………………………

C. A Sara è stato dato un aumento di stipendio. …………………………………………………………………………………………………………………

D. La serata è stata piacevole. …………………………………………………………………………………………………………………

8. Quale delle seguenti proposizioni o frasi semplici contiene un complemento di modo?A. Perché sei uscito di casa senza l’ombrello? B. Carlo è uscito di corsa. C. Qualche volta la mamma soffre di mal di testa. D. Quel ragazzo è molto alto di statura.

9. Indica da quante proposizioni è composto il seguente periodo. Lorenzo sa che non deve giocare con la playstation più di un’ora al giorno, tuttavia ieri pomeriggio ha giocato più di due ore e così sua madre, quando è tornata a casa, l’ha sgridato molto sia perché aveva disubbidito sia perché non aveva svolto tutti i compiti. A. Cinque. B. Quattro. C. Sei. D. Sette.

10. Quale dei seguenti periodi contiene una proposizione subordinata causale?A. Ti prego di essere puntuale alla riunione. B. Finalmente hai ammesso di avere torto. C. Sergio è felice di aver trovato un buon lavoro. D. È tempo di assumersi le proprie responsabilità.

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Mestiere da vagabondo

Quando fu il giorno in cui dovetti pronunciarmi sul mestiere, a mio padre che me lo

chiedeva, risposi: «Voglio fare il venditore di semi!».

Mio padre disse che il venditore di semi non era un mestiere; mestiere era fare il falegname,

il meccanico o il fornaio. Siccome io insistevo, mio padre aggiunse:

«Il venditore di semi è un mestiere da vagabondo!».

Avrei voluto rispondergli che non sapevo arrendermi all’idea di trascorrere la giornata al

chiuso di un laboratorio o di un’officina. Temevo le grosse mani di operaio di mio padre. Mi

colpivano tra collo e cervelletto. Egli già si stava arrabbiando; rimproverava mia madre di

avermi dato una cattiva educazione. «Questo figliuolo ha l’anima del vagabondo» le diceva.

«Non ne caveremo nulla di buono!»

Perciò tacqui le mie ragioni.

Fino a quel giorno ero stato un ragazzo felice. Le strade, l’aria aperta dei prati, alla periferia,

e il greto del fiume, tutto quello che può accadere a un ragazzo libero nella strada e sui prati,

lungo il fiume, aveva riempito le mie giornate. Queste erano le mie ragioni. E all’idea di

un’occupazione che vincolasse la libertà di cui godevo, mi ero dichiarato per quella che

immediatamente mi era apparsa come la più congeniale. Avevo detto “venditore di semi”

perché fu l’immagine che per prima mi soccorse, con mio padre davanti e le sue grosse mani

posate sul tavolo di cucina. In realtà i venditori ambulanti avevano volti e voci precisi; nel

corso delle mie quotidiane avventure ritrovavo la loro presenza; sembrava che anch’essi, per

gioco, percorressero la città frugandola nei suoi recessi, creature libere, immedesimate nel

loro grido di richiamo. Il venditore di semi era un uomo piccolo e magro, con il colletto

della camicia sempre chiuso e una cravatta rossa, cenciosa, un berretto con la visiera

aderente alla testa come quello di un fantino. Recava sotto il braccio una cesta rettangolare,

di vimini, piena a metà di semi abbrustoliti: vi troneggiava un misurino di legno a forma di

portauova. Si annunciava col grido: «Il semàio, èccolo!» lungamente strascicando le vocali e

trattenendo la voce, come per una stizza improvvisa, sulla doppia consonante. Indugiava

ripetendo all’intorno il suo grido, alzando gli occhi al cielo: il tono della sua voce era di

preghiera. Si sedeva a volte sulle panchine dei giardini, sui marciapiedi all’ingresso dei

cinematografi, deponeva la cesta per terra, come insonnolito. D’un tratto si rialzava,

camminava svelto prima di ritrovare la sua naturale andatura, e il suo grido. Si chiamava

Cecco, e di soprannome Misirizzi.

«I semi di Misirizzi fanno faville!» gridava.

Ma alla stagione propizia l’amico dei ragazzi diventava il venditore di lupini1 molli e salati,

che batteva il lungofiume sbucando d’Oltrarno. Dall’altro capo del ponte si udiva la sua

voce:

Ogni lupino, c’è un cavurrino2! Salàaati!

1 lupini: semi commestibili di una pianta erbacea. 2 cavurrino: banconota da due lire su cui era impressa l’effigie di Cavour.

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Procedeva a passi fitti e precipitosi, pareva dovesse cadere da un momento all’altro,

trascinato in avanti dal peso del catino che sorreggeva col braccio sinistro, poggiato sul

fianco: aveva, nella destra, una sediolina da campagna. Il catino era verde all’interno, color

mattone di fuori; dentro i lupini erano d’oro sotto il sole, umidi e come pescati nel fiume. Il

venditore aveva i capelli bianchi, e il naso paonazzo, indossava pantaloni e gilè, e sopra un

grembiule di bucato. Aveva in testa un cappello di paglia. Andava avanti precipitosamente,

con il peso del catino che lo piegava in due, fermandosi soltanto se richiesto. Allora

deponeva il catino sulla sediolina, cavava dalla tasca del grembiule cartoccetti e pizzichi di

sale che cospargeva sui lupini. Il suo gesto era franco, parco, come per un rito. Affannava

sempre. Sembrava un’anima in pena che percorresse a passi fitti e precipitosi la città

dispensando l’oro dei suoi lupini come benedizioni.

Come spiegare questo a mio padre, come fargli capire la bellezza di quei mestieri all’aria

aperta, la letizia che risplendeva negli occhi di Cecco, nell’affrettata andatura del venditore

di lupini, il godimento che essi procuravano ai passanti, per pochi soldi, in semi e lupini?

Con essi, il venditore di ciambelle dolci e, mago, l’uomo delle girandole di carta, degli

aquiloni, che diceva:

«Alla fiera delle Meraviglie! Al Paradiso dei Fanciulli! Sciò, sciò, guardare e non toccare!».

Come dire questo a mio padre?

Egli era un uomo che aveva delle grosse mani d’operaio, leggeva il suo giornale, la sua

blusa era unta di grasso; passava le sue giornate al chiuso di un’officina; i suoi capelli erano

castani, fuligginosi. La domenica spariva come andasse di nuovo a lavorare, provvisorio nel

suo vestito grigio. Io gli volevo bene, non soltanto lo temevo: mi piaceva la sua forza, e il

suo cipiglio. Ero un ragazzo di dodici anni e avrei voluto dirgli: «Sai, babbo, c’è il sole

quando stai in officina. L’acqua del fiume è verde, i lupini d’oro, e i semi di Misirizzi fanno

faville. Io non posso fare a meno di tutto questo, della mia libertà». Fu mio padre, invece, a

dirmi:

«Devi imparare un mestiere. Lavorare sul serio, distrae. S’impara più che un mestiere,

qualcosa d’altro, di forte. Un venditore di semi, quando sarai grande, parrà anche a te un

vagabondo, un uomo che non ha avuto il coraggio del suo vero nome».

Ecco, babbo, io sono grande, e non ancora i poeti hanno un nome.

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PARTE A: COMPRENSIONE DELLA LETTURA

1. Quando è accaduto il fatto rievocato dal narratore?A. Quando era un fanciullo. B. Quando era un uomo adulto. C. Quando era un ragazzo di dodici anni. D. Quando era un ragazzo di quindici anni.

2. In quale periodo della vita si trova il narratore quando scrive? A. È un fanciullo. B. È un uomo adulto. C. È un ragazzo di dodici anni. D. È un ragazzo di quindici anni.

3. Dove avviene l’episodio di vita narrato?A. Nella casa del narratore, in cucina. B. Nella casa del narratore, in camera. C. Nell’officina del padre del narratore. D. In aperta campagna.

4. Secondo il padre del narratore che tipo di mestiere è quello del venditore di semi?A. Molto impegnativo. B. Poco remunerativo. C. Che costringe a viaggiare molto. D. Poco dignitoso, da vagabondo.

5. Perché il narratore vuole fare il venditore di semi? A. Perché è un mestiere che rende felici molte persone. B. Perché è un mestiere che si svolge all’aria aperta e, pertanto, non lo priva della libertà

di cui attualmente gode. C. Perché disprezza il mestiere del padre, le sue grosse mani di operaio e il suo camiciotto

da lavoro unto di grasso. D. Perché è un desiderio della madre che l’ha educato con l’anima del vagabondo.

6. Come definiresti l’atteggiamento del narratore nei confronti dei venditori ambulanti?A. Di apprezzamento e ammirazione. B. Di solidarietà e comprensione. C. Di stima ma anche di compassione. D. Di curiosità e invidia.

7. Come definiresti l’atteggiamento del narratore nei confronti del padre? A. Di terrore e avversione. B. Di odio e ribellione. C. Di confidenza e rispetto.D. Di affetto, di ammirazione ma anche di timore.

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8. Nella frase “sembrava che anch’essi, per gioco, percorressero la città frugandola neisuoi recessi” (righe 19-20) quale espressione corrisponde al significato di recessi e può sostituirlo?

A. Luoghi più lontani.

B. Stradine più buie.

C. Cortili più appartati.

D. Angoli più nascosti.

9. Nella frase “Il suo gesto era franco, parco, come per un rito” (riga 45) quale aggettivo corrisponde al significato di parco e può sostituirlo?

A. Lento.

B. Eccessivo.

C. Modesto.

D. Misurato.

10. Nella frase “La domenica spariva come andasse di nuovo a lavorare, provvisorio nel suo vestito grigio” (righe 57-58) quale aggettivo corrisponde al significato di provvisorio e può sostituirlo?

A. Previdente.

B. Provvisto.

C. Impacciato.

D. Provocante.

11. Nella frase “mi piaceva la sua forza, e il suo cipiglio” (righe 58-59) quale espressione corrisponde al significato di cipiglio e può sostituirlo?

A. Espressione corrucciata, severa.

B. Modo di fare deciso.

C. Carattere incostante.

D. Temperamento collerico.

12. Che cosa intende dire il narratore con la frase conclusiva “Ecco, babbo, io sono grande, e non

ancora i poeti hanno un nome” (riga 66)?A. Anche i poeti, come i venditori di semi, sono dei vagabondi senza nome.

B. Ora, diventato grande, capisce che i poeti non saranno mai riconosciuti come tali.

C. Adesso è diventato grande, ha fatto un altro mestiere, ma i poeti non hanno ancora un

nome, non sono riconosciuti come tali.

D. Anche ora, da adulto, continua a ritenere i venditori di semi dei poeti senza nome.

13. Come definiresti il testo letto?

A. Una pagina di diario.

B. Un racconto autobiografico.

C. Un racconto fantastico.

D. Un racconto verosimile.

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PARTE B: RIFLESSIONE SULLA LINGUA (CONOSCENZE GRAMMATICALI)

1. Distingui i nomi primitivi, derivati, alterati e trascrivili nello spazio sottostante.

barcaiolo – latte – ossatura – sonno – pancione – prateria – porticciolo – tintoria – dente – ossicino – nervatura – poetucolo – cane – guerriero – orsacchiotto Nomi primitivi: …………………………………………………………………………………………….….

Nomi derivati: …………………………………………………………………………………………….….

Nomi alterati: …………………………………………………………………………………………….….

2. Individua i pronomi presenti nel seguente brano e trascrivili nello spazio sottostante.

Marco, non credendo a quello che gli hai detto, ha chiesto informazioni al altri ed è venuto a sapere questo: Lorenzo si è licenziato perché la ditta per cui lavorava non lo retribuiva adeguatamente, pur riconoscendone le capacità, ed ora è stato assunto da un’azienda francese la quale, secondo il parere di molti, è in una fase di forte crescita. ………………………………………………………………………………………………………………………

………………………………………………………………………………………………………………………

3. Completa le seguenti frasi coniugando nelle forme opportune i verbi scritti tra parentesi. A. Nonostante (studiare) ……………………………… non seppe rispondere alle domande. B. Stefano non potrebbe venire da te nemmeno se (volere) ……………………………… . C. Se mi avessi avvertito del suo arrivo, (andare) ……………………………… a prenderlo alla

stazione. D. Non (vincere) ……………………………… la partita, se non si fossero allenati.

4. Coniuga i seguenti verbi al modo participio, tempo passato. A. cuocere ………………………………… E. nuocere …………………………………

B. ardere ………………………………… F. togliere …………………………………

C. distinguere ………………………………… G. proteggere …………………………………

D. espellere ………………………………… H. apparire …………………………………

5. Trasforma la seguente frase attiva nella corrispondente forma passiva e trascrivila nello spazio sottostante.

Due anni fa, per il mio compleanno, Beppe mi regalò una collana di perle. ………………………………………………………………………………………………………………………

………………………………………………………………………………………………………………………

6. Individua e sottolinea gli avverbi presenti nelle seguenti frasi. A. Oggi non mi sento bene e pertanto resterò a casa. B. Sentendo un rumore, salì velocemente sopra, in solaio, ma vide solamente un gattino sotto

una vecchia cassapanca. C. In quell’armadio ci sono due cappotti che non hai mai indossato perché effettivamente

sono piuttosto malandati.

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7. In ciascuna delle seguenti frasi indica la funzione di che.

A. Le lodi che hai ricevuto sono ben meritate.

…………………………………………………………………………………………………………………

B. Se vi dico che è vero, mi dovete credere.

…………………………………………………………………………………………………………………

C. Salito sulla collina, disse: “Che panorama!”.

…………………………………………………………………………………………………………………

D. Non so che farei senza di te. …………………………………………………………………………………………………………………

8. Nella proposizione o frase semplice “Perché non siete andate al cinema con le sorelle diCarla?” qual è il soggetto?

A. Le sorelle.

B. Carla.

C. Voi.

D. Non c’è.

9. Indica in quale delle seguenti proposizioni o frasi semplici il pronome personale ti ha la

funzione di complemento di termine.

A. Ti vedrò la prossima estate a Vienna?

B. Ti è stata comunicata l’ora della partenza?

C. Ti abbiamo aiutato molto in quella circostanza.

D. Tutti ti considerano un bravo ragazzo.

10. Quale delle seguenti proposizioni o frasi semplici contiene un complemento di causa?

A. Antonio ha preparato tutto per la partenza.

B. Sono stata informata per telefono della sua malattia.

C. Per velocità quell’automobile non ha rivali.

D. Il mese prossimo sarò a Roma per lavoro.

11. Nei seguenti periodi individua e sottolinea le proposizioni subordinate. A. Stamattina, uscendo di casa, ho incontrato Massimo. B. Quando hai finito questo lavoro, vieni nel mio ufficio. C. Sfinito dalla stanchezza, si è addormentato di colpo. D. A guardarla bene, non è poi così bella.

12. Quale dei seguenti periodi contiene una proposizione subordinata temporale?

A. Ritornando da scuola, comprati la merenda.

B. Non avendo il biglietto del tram, è stato multato.

C. Sbagliando, s’impara.

D. La mamma stirava cantando.

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L’imbarco

Quando arrivai, verso sera, l’imbarco degli emigranti era già cominciato da un’ora, e il

Galileo, congiunto alla calata da un piccolo ponte mobile, continuava a insaccar miseria:

una processione interminabile di gente che usciva a gruppi dall’edifizio dirimpetto, dove un

delegato della Questura esaminava i passaporti. La maggior parte, avendo passato una o due

notti all’aria aperta, accucciati come cani per le strade di Genova, erano stanchi e pieni di

sonno. Operai, contadini, donne con bambini alla mammella, ragazzetti, passavano,

portando quasi tutti una seggiola pieghevole sotto il braccio, sacche e valigie d’ogni forma

alla mano o sul capo, bracciate di materassi e di coperte, e il biglietto col numero della

cuccetta stretto tra le labbra. Di tratto in tratto passavano tra quella miseria signori vestiti

eleganti, preti, signore con grandi cappelli piumati, che tenevano in mano o un cagnolino, o

una cappelliera, o un fascio di romanzi francesi illustrati. Poi, improvvisamente, la

processione umana era interrotta, e veniva avanti sotto una tempesta di legnate e di

bestemmie un branco di bovi e di montoni, i quali, arrivati a bordo, sviandosi di qua o di là,

e spaventandosi, confondevano i muggiti e i belati coi nitriti dei cavalli di prua, con le grida

dei marinari e dei facchini, con lo strepito assordante della gru a vapore, che sollevava per

aria mucchi di bauli e di casse. Due ore dopo che era cominciato l’imbarco, il grande

piroscafo, sempre immobile, come un cetaceo enorme che addentasse la riva, succhiava

ancora sangue italiano. Via via che salivano, gli emigranti passavano davanti a un tavolino,

a cui era seduto l’ufficiale Commissario; il quale li riuniva in gruppi di mezza dozzina,

chiamati ranci, iscrivendo i nomi sopra un foglio stampato, che rimetteva al passeggero più

anziano, perché andasse con quello a prendere il mangiare in cucina, all’ora dei pasti. Le

famiglie minori di sei persone si facevano iscrivere con un conoscente o col primo venuto; e

durante quel lavoro d’iscrizione traspariva in tutti un vivo timore d’essere ingannati nel

conto dei mezzi posti e dei quarti di posto per i ragazzi e per i bambini, la diffidenza

invincibile che ispira al contadino ogni uomo che tenga la penna in mano e un registro

davanti. Nascevan contestazioni, s’udivano lamenti e proteste. Poi le famiglie si separavano:

gli uomini da una parte, dall’altra le donne e i ragazzi erano condotti ai loro dormitori. Quasi

tutti si trovavano per la prima volta sopra un grande piroscafo che avrebbe dovuto essere per

loro come un nuovo mondo, pieno di meraviglie e di misteri; e non uno guardava intorno o

in alto o s’arrestava a considerare una sola delle cento cose mirabili che non aveva mai

viste. Alcuni guardavano con molta attenzione un oggetto qualunque, come la valigia o la

seggiola d’un vicino, o un numero scritto sopra una cassa, altri rosicchiavano una mela o

sbocconcellavano una pagnotta, esaminandola a ogni morso, placidissimamente, come

avrebbero fatto davanti all’uscio della loro stalla. Qualche donna aveva gli occhi rossi. Dei

giovanotti sghignazzavano; ma, in alcuni, si capiva che l’allegria era forzata. Il maggior

numero non mostrava che stanchezza e apatia. Il cielo era rannuvolato e cominciava a

imbrunire.

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PROVA 3

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Sulla calata v’era un centinaio di persone: parenti degli emigranti, pochissimi; i più, curiosi,

e molti amici e parenti della gente d’equipaggio, assuefatti a quelle separazioni. Installati

tutti i passeggeri, seguì sopra il piroscafo una certa quiete, che lasciava sentire il brontolìo

sordo della macchina a vapore. Quasi tutti erano in coperta, affollati e silenziosi. Quegli

ultimi momenti d’aspettazione parevano eterni. Finalmente s’udirono gridare i marinai a

poppa e a prua a un tempo: «Chi non è passeggero, a terra!». Queste parole fecero correre un

fremito da un capo all’altro del Galileo. In pochi minuti tutti gli estranei discesero, il ponte

fu levato, le gomene tolte, la scala alzata: s’udì un fischio, e il piroscafo si cominciò a

muovere. Allora delle donne scoppiarono in pianto, dei giovani che ridevano si fecero seri, e

si vide qualche uomo barbuto, fino allora impassibile, passarsi una mano sugli occhi. A

questa commozione contrastava stranamente la pacatezza dei saluti che scambiavano i

marinai e gli ufficiali con gli amici e i parenti raccolti sulla calata, come se partisse per la

Spezia. «Tante cose.» «Mi raccomando per quel pacco.» «Dirai a Gigia che farò la

commissione.» «Impostala a Montevideo.» «Siamo intesi per il vino.» «Buona passeggiata.»

«Sta bene.» Alcuni, arrivati allora allora, fecero ancora in tempo a gettare dei mazzi di sigari

e delle arance, che furon colte per aria a bordo; ma le ultime caddero in mare. Nella città

brillavano già dei lumi. Il piroscafo scivolava pian piano nella mezza oscurità del porto,

quasi furtivamente, come se portasse via un carico di carne umana rubata. Io mi spinsi fino a

prua, nel più fitto della gente, ch’era tutta rivolta verso terra, a guardar l’anfiteatro di

Genova che s’andava rapidamente illuminando. Pochi parlavano, a bassa voce. Vedevo qua

e là, tra’l buio, delle donne sedute, coi bambini stretti al petto, con la testa abbandonata fra

le mani. Vicino al castello di prua una voce rauca e solitaria gridò in tono di sarcasmo:

«Viva l’Italia!» e, alzando gli occhi, vidi un vecchio lungo che mostrava il pugno alla patria.

Quando fummo fuori del porto, era notte.

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PARTE A: COMPRENSIONE DELLA LETTURA

1. Che cos’è il Galileo?

A. Una grande barca a remi. B. Una piccola nave a gasolio. C. Un grande piroscafo a vapore. D. Un piccolo piroscafo a vapore.

2. Che cosa significa la frase “continuava a insaccar miseria” (riga 2) ? A. Stipare al suo interno gente di poco conto. B. Far entrare persone molto povere. C. Imbarcare solo oggetti di scarso valore. D. Imbarcare valigie e coperte in miseri sacchi.

3. Per viaggiare sul Galileo che cosa bisogna avere? A. La carta di identità. B. La patente. C. Un permesso speciale. D. Il passaporto.

4. Chi viaggia sul Galileo? A. Solo uomini. B. Passeggeri e merci. C. Passeggeri, merci e animali. D. Pochi operai, contadini e molti signori.

5. A chi viene paragonato il Galileo? A. A un mammifero marino di grandi dimensioni. B. A un enorme mammifero terrestre. C. A una balena sanguinaria. D. A un enorme pesce munito di denti aguzzi.

6. Qual è il compito dell’ufficiale Commissario?

A. Riunire gli emigranti in gruppi di dodici, iscrivere i loro nomi su un foglio stampato, e

consegnare il foglio al passeggero più anziano. B. Formare dei gruppi di sei emigranti, iscrivere i loro nomi su un foglio stampato e

consegnare il foglio al passeggero più anziano.

C. Formare i ranci, gruppi di sei emigranti che devono sottostare agli ordini del passeggero più anziano.

D. Formare i ranci, cioè gruppi di sei emigranti con il compito di andare a prendere il cibo in cucina, all’ora dei pasti.

7. Qual è l’atteggiamento dei passeggeri nei confronti del lavoro dell’ufficiale Commissario?A. Di rispetto. B. Di disprezzo. C. Di indifferenza. D. Di diffidenza.

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8. Come viaggiano gli emigranti sul Galileo? A. Tutti insieme. B. I poveri separati dai ricchi.

C. Gli uomini separati dalle donne e dai ragazzi. D. Gli uomini con le donne, ma separati dai figli.

9. Qual è lo stato d’animo della maggioranza dei passeggeri che si trova per la prima volta sul Galileo? A. Di indifferenza, passività.

B. Di grande allegria. C. Di tristezza.

D. Di nostalgia.

10. Quando il Galileo comincia a muoversi, qual è la reazione degli emigranti?A. Di gioia. B. Di commozione. C. Di compostezza.

D. Di dolore.

11. Quali sono le due azioni che compie il vecchio vicino al castello di prua del Galileo? Individua la risposta nel testo e trascrivila nello spazio sottostante.

……………………………………………………………………………………………………………………….

……………………………………………………………………………………………………………………….

12. Nella frase “una voce rauca e solitaria gridò in tono di sarcasmo” (riga 59) quale espressione

corrisponde al significato di sarcasmo e può sostituirlo?A. Ironia pungente, scherno. B. Adulazione, complimento. C. Pesante offesa. D. Grande soddisfazione.

13. Secondo te, in quale epoca è ambientato il racconto?A. A metà del XX secolo. B. Alla fine del XX secolo. C. Agli inizi del XX secolo.D. A metà del XIX secolo.

14. Chi è il narratore?A. Un marinaio del Galileo.B. Un emigrante italiano. C. Un ufficiale del Galileo. D. Il comandante del Galileo.

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PARTE B: RIFLESSIONE SULLA LINGUA (CONOSCENZE GRAMMATICALI)

1. Volgi al singolare i seguenti gruppi articolo/nome.

A. le gru …………………………………… E. i monologhi ……………………………………

B. gli istrici …………………………………… F. le oasi ……………………………………

C. gli echi …………………………………… G. delle armi ……………………………………

D. dei caffè …………………………………… H. degli astucci ……………………………………

2. Individua i nomi composti e trascrivili nello spazio sottostante.

carosello – capoverso – manopola – francobollo – lavatrice – pescivendolo – retromarcia – capodanno – collezione – orecchino – benestare – fuoribordo – dentifricio – ferrovia –altopiano ……………………………………………………………………………………………………………………….

……………………………………………………………………………………………………………………….

3. Individua e sottolinea i pronomi presenti nelle seguenti frasi. A. Chi di voi ci ha regalato questo libro?B. A parere di tutti, ciò che gli hai detto è esatto. C. Questo è un anno in cui la sfortuna mi perseguita. D. Ieri abbiamo incontrato un tale che ti conosce e da lui abbiamo saputo che da bambino

non volevi giocare con nessuno.

4. Completa le seguenti frasi coniugando nelle forme opportune i verbi scritti tra parentesi.

A. Non è il caso che tu (venire) ………………………… da me con questo brutto tempo.

B. Se la mamma lo (sapere) …………………………, soffrirebbe molto.

C. Se ti fossi impegnato di più, non (conseguire) ………………………… risultati così negativi.

D. Se Laura non (partire) ………………………… ieri, avrebbe certamente partecipato a questa riunione.

5. Individua i verbi transitivi presenti nel seguente brano e trascrivili nello spazio sottostante.

I tre principi partirono e una sera giunsero in un villaggio. Entrarono in una capanna abbandonata e qui videro una donna molto vecchia.

Le vecchia preparò loro una zuppa calda e, dopo averla mangiata, i tre principi si coricarono e si addormentarono fino al mattino seguente.

Al risveglio, la vecchia regalò a ognuno una mela rossa, e disse loro queste parole: «Assaggiate le mele solo quando arriverete in un posto dove c’è dell’acqua». ……………………………………………………………………………………………………………………….

……………………………………………………………………………………………………………………….

6. Trasforma la seguente frase attiva nella corrispondente forma passiva e trascrivila nello spazio sottostante.

Annibale aveva sconfitto i Romani nella battaglia di Canne. ……………………………………………………………………………………………………………………….

……………………………………………………………………………………………………………………….

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7. Trasforma la seguente frase passiva nella corrispondente forma attiva e trascrivila nello spazio sottostante. È stata approvata dal Parlamento una legge per la protezione dell’ambiente. ……………………………………………………………………………………………………………………….

……………………………………………………………………………………………………………………….

8. Nella proposizione o frase semplice “Per il prestito da parte della banca mi occorrono delle garanzie”, delle garanzie è: A. Complemento oggetto. B. Complemento di specificazione. C. Soggetto. D. Complemento di denominazione.

9. Quale delle seguenti proposizioni o frasi semplici contiene un complemento di mezzo o strumento?A. Parlo l’inglese con difficoltà. B. È una ragazza con i capelli neri. C. È uscito con l’ombrello. D. Vado a scuola con l’autobus.

10. Nel seguente periodo individua e sottolinea la proposizione principale. Nel 445 a.C. venne approvata una legge che permetteva i matrimoni fra patrizi e plebei, ma il successo più grande fu raggiunto nel 367 a.C., quando si stabilì che uno dei due consoli poteva essere plebeo.

11. Quale dei seguenti periodi contiene una proposizione subordinata oggettiva?A. Ho saputo che sei stato promosso. B. Sono felice che tu sia tornato. C. È giusto che Paolo sia stato punito. D. Arrivò alla stazione che il treno era già partito.

12. Nel seguente periodo “Annibale tentò invano di convincere le città italiche a passare dalla sua parte” che tipo di proposizione subordinata implicita è a passare dalla sua parte? A. Oggettiva. B. Finale. C. Consecutiva. D. Causale.

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Le giraffe

Nelle giraffe il collo può arrivare a quasi due metri di lunghezza. Eppure, come per l’uomo e

per tutti gli altri mammiferi, dal minuscolo topolino alla gigantesca balenottera azzurra, è

formato sempre da sette vertebre; ma una vertebra di giraffa misura fino a 28 centimetri.

Termina con un capo triangolare, relativamente piccolo, sormontato da un certo numero di

“corni”, che in realtà non sono vere corna, ma protuberanze ossee chiamate ossiconi.

Rivestiti di pelle e lunghi fino a 13 centimetri, gli ossiconi sono presenti tanto nei maschi

che nelle femmine, in genere in numero di due, ma spesso tre o più; il calcio infatti continua

per tutta la vita a depositarsi sulle ossa del cranio, formando nuove protuberanze. Il

fenomeno si verifica in particolare nei maschi e dal momento che i depositi di calcio sono

concentrati soprattutto sulla fronte, intorno agli occhi e sull’osso nasale, il capo, con il

passare degli anni, diventa sempre più massiccio e pesante: una caratteristica che, vedremo,

ha il suo peso nella vita sociale. Un collo lungo, infatti, non serve alla giraffa solo per

raggiungere le foglie sui rami più alti degli alberi. Basta vederla in azione per capire che

quell’organo fuori ordinanza ha anche altre applicazioni.

La prima, e più ovvia, è quella di una prolunga che assicura l’accesso a risorse alimentari

fuori portata per la maggior parte degli altri commensali della savana. Grazie a una

particolare articolazione, la giraffa può alzare la testa a formare un angolo di 180 gradi con

il collo, e altri 45 centimetri li aggiunge la lingua, che si avvolge intorno ai rami per

strapparne le foglioline; questa azione combinata porta i maschi più alti a brucare le foglie a

oltre sei metri da terra. A parte le scimmie, gli uccelli o alcuni piccoli mammiferi, solo

l’elefante, con l’ausilio della proboscide, arriva così in alto.

In secondo luogo, il collo è una sorta di periscopio che solleva gli occhi dell’animale ben al

di sopra del terreno. Da lassù, lo sguardo spazia più lontano e coglie meglio i movimenti

nell’erba alta, con un evidente vantaggio in termini di sicurezza. A sentire ricercatori e

guardaparco, capita spesso di vedere una giraffa che sta tranquillamente brucando

interrompersi di colpo per fissare intensamente un punto lontano, apparentemente vuoto, ma

dove un’attenta ricerca con il binocolo rivela, in effetti, la presenza di un possibile predatore

in movimento.

Infine, il collo svolge un’altra, curiosa e sorprendente funzione. Per le giraffe il sistema

riproduttivo è fondato sul cosiddetto harem: in genere un solo maschio dominante si

accoppia con le femmine di un gruppo, a mano a mano che queste entrano in estro.

L’accesso alle femmine è dunque legato alla posizione gerarchica. Questa viene

gradualmente definita nell’adolescenza e nella prima maturità e poi ristabilita, all’occasione,

mediante il necking (neck in inglese significa collo): un comportamento che potremmo

definire come una sfida a… “collo di ferro”.

I rivali, affiancati, fanno oscillare i lunghi colli, intrecciandoli con movimenti sinuosi e

spingendosi a vicenda con il collo e il capo. Più che uno scontro, sembra un balletto, e i

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colpi sono portati blandamente, quasi con gentilezza. Conflitti davvero violenti si verificano invece di rado, tra maschi adulti, dominanti e gerarchicamente vicini, spesso in presenza diuna femmina pronta all’accoppiamento. Il collo funge allora da leva per sferrare veri colpi dimaglio con il capo. E di solito vince chi ha il collo più lungo e il cranio più pesante, quindi il più anziano. Quali che siano l’origine e le funzioni del lungo collo giraffesco, la sua presenza provocacomunque una serie di conseguenze non da poco. Per pompare il sangue fin lassù e ossigenare adeguatamente il cervello, ci vuole un cuore speciale. E infatti quello della giraffa è lungo 60 centimetri, pesa oltre 11 chili, 25 volte quello dell’uomo, e pompa dai 60 ai 75 litri di sangue al minuto. Anche la pressione sanguigna è il doppio della nostra, mentre un meccanismo molto raffinato gestisce la circolazione del sangue. Come fa infatti la giraffa a sopportare senza perdere i sensi l’improvviso deflusso di sangue dal cervello quando alza la testa di scatto, o l’altrettanto improvviso afflusso quando la abbassa? La risposta è in un sistema di valvole che regola la circolazione arteriosa e venosa, e nelle pareti dei vasisanguigni che irrorano il cervello, estremamente elastiche. Questi adattamenti della circolazione sanguigna hanno naturalmente anche un’altra faccia: sottoposta a sforzi prolungati, la giraffa va presto in affanno. Un punto debole che i leoni, per esempio, hanno imparato a sfruttare. Se riescono a spingerla verso una collina e a farla correre in salita, presto la vittima designata resta senza fiato e difficilmente riesce a scampare agli attacchi coordinati del branco. In linea di massima, però una giraffa adulta è una preda difficile: vede il pericolo da lontano, corre veloce e si difende a calci. Superatal’infanzia (la mortalità tra i giraffini è altissima, fino al 70 per cento nel primo anno), laaspetta una vita sostanzialmente tranquilla, per non dire monotona. In pratica, la giraffa passa la vita a mangiare. La sua dieta è costituita esclusivamente da elementi vegetali, in prevalenza foglie e teneri rami apicali di alberi – in particolare diverse specie di acacie – e cespugli, e occasionalmente corteccia, frutti e fiori; un grosso maschio consuma ogni giorno circa 34 chili di cibo. È stato calcolato che la giraffa tipo passa dalle 16 alle 20 ore al giorno a brucare, spostandosi lentamente di albero in albero, e altre 3-5 a rimasticare. Da bravo ruminante, infatti, prima inghiotte il cibo senza quasi masticarlo, e successivamente lo richiama alla bocca per sottoporlo a un’accurata masticazione prima che riprenda il suo viaggio attraverso le diverse camere dello stomaco. Qualcuno ha detto che la giraffa è nata per stare in piedi. E infatti, nella sua giornata tipo, solo due o tre ore le passa sdraiata. Ed è uno sdraiarsi per modo di dire: di fatto l’animale siaccuccia con le zampe raccolte sotto il corpo e il collo e il capo eretti. Solo nel sonno profondo il collo viene ripiegato e il capo appoggiato su un fianco; ma sono momenti che durano al massimo uno o due minuti, per un totale di venti, trenta minuti, non di più, nell’intera giornata. Anche bere è un’attività eccezionale. Di norma, l’acqua necessaria è ricavata dalla vegetazione, soprattutto al mattino quando le foglie sono ancora imperlate dirugiada notturna. È raro vedere la giraffa abbeverarsi ai fiumi o alle pozzanghere. Bere, delresto, è un’operazione ardua: quel collo che sembrava così lungo non lo è abbastanza, e l’animale è costretto ad abbassarsi, allargando e piegando le zampe anteriori fino ad arrivare con la bocca al liquido.

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PARTE A: COMPRENSIONE DELLA LETTURA

1. Dove vivono le giraffe?

A. Nella steppa. B. Nella tundra. C. Nella savana. D. Nella foresta.

2. Le giraffe sono animali erbivori o carnivori? Individua la risposta nel testo e trascrivila nello spazio sottostante.

……………………………………………………………………………………………………………………….

3. Da quante vertebre è formato il collo delle giraffe?A. Sette vertebre, tutte di 28 centimetri. B. Ventotto lunghe vertebre. C. Tredici vertebre di 13 centimetri l’una. D. Sette vertebre, ciascuna delle quali può essere di 28 centimetri.

4. Che cosa sono gli ossiconi?A. Le tre protuberanze ossee rivestite di pelle, che si trovano solo sul capo delle giraffe

femmine. B. Delle protuberanze ossee, rivestite di pelle, che si trovano sul capo delle giraffe maschi e

femmine. C. Le due corna con le quali termina il capo triangolare delle giraffe. D. Le ossa grandi e pesanti del cranio delle giraffe.

5. Il lungo collo che cosa consente di fare alle giraffe?A. Cibarsi di alimenti che si trovano molto in alto e individuare lontani predatori. B. Accedere a risorse alimentari che si trovano a più di sette metri da terra. C. Sfidare piccoli e grandi mammiferi e avere la meglio su di loro. D. Superare anche gli elefanti nel raggiungere le foglie sui rami più alti degli alberi.

6. Come avviene la riproduzione delle giraffe?

A. Mediante l’accoppiamento di un maschio adolescente con una femmina. B. Mediante l’accoppiamento di un maschio dominante con le femmine di un gruppo. C. Dopo una lotta violenta a colpi di collo e di cranio tra maschi rivali adulti e dominanti che

si contendono una femmina pronta all’accoppiamento. D. In seguito a una sfida a colpi di collo tra femmine che si contendono il maschio

dominante scelto per l’accoppiamento.

7. Nella frase “Più che uno scontro, sembra un balletto, e i colpi sono portati blandamente, quasi con gentilezza” (righe 37-38) quale espressione corrisponde al significato di blandamente e può sostituirla?

A. In modo superficiale. B. In modo bizzarro. C. In modo tranquillo.

D. In modo delicato.

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8. Che cosa possono fare le giraffe grazie al loro cuore “speciale”?A. Sottoporsi a sforzi prolungati senza perdere i sensi. B. Correre velocemente senza mai restare senza fiato.

C. Avere sempre il cervello ossigenato adeguatamente. D. Avere una pressione sanguigna tripla di quella dell’uomo.

9. Quando la giraffa può diventare vittima dei leoni? Individua la risposta nel testo e trascrivila nello spazio sottostante.

……………………………………………………………………………………………………………………….

……………………………………………………………………………………………………………………….

10. Perché una giraffa adulta è una preda difficile? Individua la risposta nel testo e trascrivila nellospazio sottostante.

……………………………………………………………………………………………………………………….

……………………………………………………………………………………………………………………….

11. Che tipo di animali sono le giraffe?A. Ruminanti, che trascorrono la vita mangiando e bevendo molto. B. Ruminanti, che trascorrono la vita mangiando molto, bevendo poco e dormendo

pochissimo. C. Ruminanti, che hanno una mortalità altissima nei primi due anni di vita. D. Ruminanti, che stanno sempre in piedi e ricavano l’acqua necessaria dalla vegetazione.

12. Come definiresti il testo letto?A. Descrittivo. B. Narrativo. C. Argomentativo. D. Espositivo-informativo.

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PARTE B: RIFLESSIONE SULLA LINGUA (CONOSCENZE GRAMMATICALI)

1. Nelle seguenti coppie, individua e sottolinea il termine corretto.

A. Voragine/voraggine. B. Scrutigno/scrutinio. C. Afiatarsi/affiatarsi. D. Oblicuo/obliquo.

2. Scrivi a lato di ciascun nome il corrispondente verbo da cui deriva.

A. Condimento. ………………………………

B. Sorriso. ………………………………

C. Assunzione. ………………………………

D. Adattamento. ………………………………

3. Nelle seguenti frasi individua e sottolinea l’ausiliare corretto. A. Valerio non aveva/era potuto uscire perché aspettava una telefonata. B. Se Carlo avesse/fosse dovuto arrivare alle tre, sarebbe partito prima. C. Saresti/avresti potuto ricordare che oggi è il mio compleanno! D. Il nonno non è/ha voluto essere accompagnato in auto, nonostante piovesse.

4. Individua gli avverbi presenti nel seguente brano e trascrivili nello spazio sottostante.

Da ragazzo, trascorrevo quasi sempre il mese di agosto nella casa dei miei nonni in Liguria. Mi alzavo volentieri di buon’ora, uscivo fuori con la tazza di latte in una mano e un pezzo di pane nell’altra a guardare il mare che scintillava lontano. ………………………………………………………………………………………………………………….

5. Individua e trascrivi a lato il soggetto di ciascuna delle seguenti proposizioni o frasi semplici.

A. Ci volle del coraggio per un’impresa così difficile. ………………………………

B. Nei momenti difficili sono necessarie calma e fiducia. ………………………………

C. A quale scuola vi iscriverete l’anno prossimo? ………………………………

D. A Luisa è sempre piaciuta la poesia dell’Ottocento. ………………………………

6. Individua e trascrivi a lato il complemento oggetto di ciascuna delle seguenti proposizioni o frasi semplici.

A. Non raccontarmi bugie, per favore. ………………………………

B. Li ho ascoltati con molta attenzione. ………………………………

C. Facciamo una passeggiata in bicicletta? ………………………………

D. Il medico mi ha prescritto una cura per l’allergia. ………………………………

7. Individua e sottolinea i complementi di specificazione presenti nelle seguenti proposizioni o frasi semplici.

A. L’arrivo di un ragazzo originario di Madrid ci ha sorpreso.

B. Il fattorino era uscito di casa dalla porta di servizio.

C. Di sera Marco cena volentieri sul tavolo del terrazzo.

D. La finestra si è chiusa di colpo per una raffica di vento.

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8. Quale dei seguenti periodi contiene una proposizione coordinata alla principale?A. Appena lo vide, gli corse incontro. B. Se porti fuori il cane, prendi il guinzaglio. C. Verrei al cinema con te, ma non ho tempo. D. Terminati i compiti, scenderò in cortile.

9. Quale dei seguenti periodi contiene due proposizioni subordinate dello stesso grado? A. Quando esci, ricordati di chiudere la porta. B. Sarà meglio che tu rilegga il tema che hai scritto. C. Ti prego di chiedere a Giulia come sta. D. Giovanni mi scrisse per dirmi che sarebbe tornato a Natale.

10. Quale dei seguenti periodi contiene una proposizione subordinata esplicita?A. È necessario difendere i diritti dei più deboli. B. Sembrava evidente che stesse dicendo una bugia. C. A tutti accade di sbagliare qualche volta. D. È consigliabile prenotare le vacanze in anticipo.

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La crostata

La crostata al ribes di Paula era famosa in tutta la città. C’erano le coccarde dei premi vinti

alle fiere di paese a provarlo.

Anche ora che era rimasta sola nella casa che il marito aveva lasciato da molti anni e la

figlia da un paio, Paula non mancava mai di preparare e sfornare le sue leggendarie crostate

quasi ogni giorno. In una vita spesa tra il lavoro di impiegata in Comune e la solitudine della

casa vuota, una fetta di torta, alla sera davanti al televisore, era una consolazione.

Anche per questo Paula rimase interdetta e turbata quando una sera, rientrata a casa, aprì la

dispensa dove conservava la torta e trovò la tortiera ripulita. Pensò a topi, a scoiattoli, a

procioni, agli animaletti ingordi e astuti che popolavano il suo giardino, ma un’ispezione

alla casa la convinse che ben altri animali avevano divorato il dolce.

I cassetti erano aperti, le ante degli armadi spalancate, le sue borsette frugate.

In quella casa era entrato un ladro.

Non aveva rubato niente, spiegò più tardi Paula allo sceriffo, anche perché c’era ben poco da

rubare. Ma quando aveva trovato la crostata di ribes, se l’era spolverata tutta. Succede,

succede, le spiegò lo sceriffo. Non sono ladri di professione, ma vagabondi che entrano in

casa e spesso si accontentano di mangiare qualcosa. Non si preoccupi più di tanto. Paula non

si preoccupò più di tanto.

Preparò un’altra torta, anche per distrarsi, la chiuse nella dispensa e cercò di dimenticare

l’incidente. La sera successiva entrò in casa, andò diritta alla dispensa, la aprì.

La tortiera era vuota. Il ladro di crostate aveva colpito ancora.

Forse un’altra si sarebbe agitata. Ma non Paula. Cucinò un’altra torta al ribes, la sistemò

nella dispensa, andò al lavoro, rientrò la sera. Anche quella crostata era sparita. Alla quinta

crostata sparita, decise di andare al fondo del mistero.

Rientrò a casa in anticipo. A piccoli passi furtivi, con il cuore in gola, girò dietro la sua

villetta, si avvicinò alla finestra della cucina sul retro e guardò dentro. Seduto al tavolo,

calmo e goloso, un uomo stava divorando la crostata, con sistematica intensità. Paula

picchiò sul vetro. L’uomo si fermò di colpo, l’ultima fetta a mezz’aria tra la tortiera e la

bocca. Non accennò neppure a fuggire. Ripose la fetta e sembrò sgonfiarsi.

Paula entrò in casa e lo affrontò. Aveva capito che quel ladro di torte non doveva essere un

criminale pericoloso e che forse, in quel suo continuo tornare sul luogo del delitto, c’era, più

che voglia di crostata, voglia di farsi prendere. «Se le piacciono tanto le mie crostate

avrebbe potuto anche dirmelo senza entrare ogni volta da una finestra» gli disse tranquilla

Paula «cucinare è il mio hobby e gliene avrei preparate quante ne voleva.»

Ma l’uomo scosse la testa e, dopo essersi ripulito gli angoli della bocca dalle ultime briciole

appiccicose, cominciò a raccontare. Si chiamava Chuck, Charles Lachey per l’anagrafe, ed

era un viaggiatore di commercio fallito. Era disoccupato ed era divenuto un vagabondo che

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Alunno ––––––––––––––––––––––––––––––– Classe ––––––––––––––– Data –––––––––––––––––––––

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rotolava come quei cespugli senza radici, spinti dal vento. Non era un ladro, né un

criminale, e avrebbe volentieri ripagato Paula facendo lavoretti in casa. Se lei non lo avesse

denunciato, avrebbe dormito la notte nel ricovero per senzatetto di una chiesa e avrebbe

lavorato per lei, durante il giorno.

Voi avreste accettato? Paula accettò. E continuò a sfornare crostate fino a quando, un paio di

mesi dopo il loro incontro in cucina, Chuck le fece una proposta. Le sue torte sono troppo

deliziose, le disse, perché siano sprecate con amici, vicini e in fiere di contea. Perché non ne

prepari un campione e io vado in giro a cercare di venderle a supermercati e pasticcerie in

città, a New Orleans?

Scettica, lei accettò. Chuck prese in prestito la sua macchina e partì verso la città.

Scomparve per una settimana. Poi arrivò una telefonata. Era lui. Saresti in grado di sfornare

dieci torte al giorno? Le chiese. Credo di sì. Bene, perché ho trovato una catena di

pasticcerie che le vuole comprare. Se venderanno bene, ne compreranno molte altre. Paula si

tuffò nel forno e cominciò a sfornare. Le torte andarono a ruba.

Dieci mesi dopo quella telefonata, Paula lasciò la sua piccola casa e il Comune per

trasferirsi in una grande casa alle porte di New Orleans, con magazzino e cucine annesse. La

“Torta del ladro” come l’hanno chiamata si vende a centinaia nei supermercati della

Louisiana e il ladro di ieri è diventato l’amministratore della sua società con dodici

dipendenti. Stanno per lanciare una linea di biscotti.

Per ora vivono ancora separati, lei nella nuova casa, lui in un appartamento in affitto. Ma

quasi tutte le sere, dicono i vicini, lui torna a dormire da lei. Quei due, sicuramente, stanno

cucinando qualcosa.

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PARTE A: COMPRENSIONE DELLA LETTURA

1. Con chi e dove vive la signora Paula?A. Da sola in una grande casa con giardino. B. Con la figlia in una piccola casa con giardino. C. Da sola in una piccola casa con giardino. D. Da sola in una piccola casa di proprietà del marito.

2. Chi è la signora Paula? A. Una casalinga depressa che mangia ogni sera una fetta di crostata. B. Un’impiegata comunale famosa per le sue crostate al ribes. C. Una pasticcera che sforna tutti i giorni crostate al ribes. D. Un’organizzatrice di fiere di paese che mette in palio crostate al ribes.

3. Nella frase “Paula rimase interdetta e turbata” (riga 7), quale termine corrisponde al

significato di interdetta e può sostituirlo?

A. Silenziosa. B. Paralizzata. C. Confusa. D. Sbalordita.

4. Secondo lo sceriffo, perché Paula non deve preoccuparsi? Individua la risposta nel testo e trascrivila nello spazio sottostante.

……………………………………………………………………………………………………………………….

……………………………………………………………………………………………………………………….

5. Quante crostate spariscono a Paula?A. Quattro. B. Cinque. C. Tre. D. Sei.

6. Come si comporta il ladro di torte una volta scoperto da Paula?A. Calmo e goloso, continua a divorare la crostata. B. Smette di mangiare e cerca di fuggire. C. Fugge con la crostata. D. Smette di mangiare e non tenta di fuggire.

7. Chi è il ladro di torte?

A. Un ladro di professione. B. Un disoccupato che dorme nei ricoveri per vagabondi. C. Un rappresentante di commercio disoccupato e vagabondo. D. Un commerciante fallito e vagabondo.

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8. Nella frase “Si chiamava Chuck, Charles Lachey per l’anagrafe” (riga 35) che cosa si intende per anagrafe? A. Il registro in cui sono iscritti tutti i cittadini soggetti al pagamento

delle tasse. B. Il registro in cui sono indicate solo le nascite dei cittadini di un Comune. C. Il registro in cui sono riportati tutti i certificati di nascita dei cittadini

di uno Stato. D. Il registro in cui sono indicati nascite, decessi, matrimoni ecc. dei cittadini di un Comune.

9. Paula come si comporta nei confronti dell’uomo? A. Gli propone di lavorare per lei. B. Accetta che lui lavori per lei. C. Non gli crede e lo denuncia. D. Accetta che lui l’aiuti a cucinare le sue torte.

10. Quando l’uomo chiede a Paula se è in grado di sfornare dieci torte al giorno?A. Dopo aver trovato una catena di pasticcerie disposte a comprarle. B. Dopo aver comprato una catena di pasticcerie a New Orleans. C. Dopo essere stato in un grande supermercato di New Orleans.

D. Dopo aver constatato che Paula è capace di cucinare molte torte per le fiere di contea.

11. Nella frase “Scettica, lei accettò” (riga 46) quale termine corrisponde al significato di scetticae può sostituirlo?

A. Fiduciosa.

B. Ingenua.

C. Diffidente.

D. Sbigottita.

12. Ora il ladro di torte che cosa è diventato? Individua la risposta nel testo e trascrivila nello spazio sottostante.

……………………………………………………………………………………………………………………….

……………………………………………………………………………………………………………………….

13. Ora Paula e l’ex ladro di torte come e dove vivono?A. Vivono insieme in una grande casa vicino a New Orleans.

B. Vivono in due case diverse vicino a New Orleans, ma stanno progettando di vivere insieme.

C. Vivono separati in varie case della Louisiana. D. Vivono insieme in una grande casa vicino a New Orleans, ma hanno intenzione di

separarsi.

14. Come definiresti la vicenda narrata?

A. Di fantasia.

B. Reale.

C. Fantasy.

D. Surreale.

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PARTE B: RIFLESSIONE SULLA LINGUA (CONOSCENZE GRAMMATICALI)

1. Nelle seguenti coppie, individua e sottolinea il termine corretto.

A. Lo/l’ho zio di Giulio a/ha cambiato casa: lo/l’ho sapevi?B. Ai/ahi/hai primi di agosto dell’anno/hanno scorso sono andata al mare. C. Ai/ahi/hai! Mi hai/ai pestato un piede! D. L’insegnate la/l’ha lodata davanti a/ha/ah tutti.

2. Individua gli errori nell’uso dei pronomi personali e scrivi a lato la forma corretta. A. Se incontri Mario, dicci di venirmi a trovare. B. Appena Mara e Laura arrivarono, gli corsi incontro. C. Il gatto di Monica spesso gli graffia le mani. D. Quando Mario è nervoso, non le puoi parlare.

3. Individua i verbi intransitivi presenti nel seguente brano e trascrivili nello spazio sottostante.

Il fiume nasceva da una sorgente tra i colli. Avanzava lento, scendendo tra i prati e raccogliendo rigagnoli di acqua limpida. Sulle rive nidificavano le anatre, mentre nelle pozze più calme le rane deponevano grappoli di uova semitrasparenti. ……………………………………………………………………………………………………………………….

……………………………………………………………………………………………………………………….

4. Nelle seguenti frasi individua e sottolinea le preposizioni corrette. A. I ragazzi non erano abituati di/a correre su strade di/in salita. B. Ho visto una bella casa da/per affittare in/per sei mesi. C. Pensarono da/di avvisarti con/per un messaggio telefonico. D. Non credete di/a tutto ciò che sentite dire su/per Marcello.

5. Quale delle seguenti proposizioni o frasi semplici contiene un complemento predicativo del soggetto? A. La simpatica compagnia ha reso la gita indimenticabile. B. Carla sembrava stanca al ritorno dalla palestra.

C. Molti considerano i Beatles un complesso straordinario. D. Mio fratello maggiore mi tratta ancora da bambino.

6. Individua e sottolinea i complementi di denominazione presenti nelle seguenti proposizioni o frasi semplici.

A. L’isola di Malta era una colonia dell’Inghilterra. B. Nel mese di luglio la città è stata colpita da un’ondata di afa. C. I volontari di Garibaldi avevano il soprannome di “Camicie rosse”. D. Lo Stato del Brasile si trova nell’America del Sud.

7. Quale delle seguenti proposizioni o frasi semplici contiene un complemento di moto a luogo?

A. Al termine della lezione, portate i disegni sulla cattedra. B. Davanti al municipio il sindaco fu accolto calorosamente. C. Il traghetto parte da Genova alle nove di sera.

D. Alcuni alunni restano a scuola anche nel pomeriggio.

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8. Quale dei seguenti periodi contiene una proposizione subordinata soggettiva? A. I marinai temevano di dover affrontare una burrasca. B. Il tempo è così bello da invitare a uscire. C. La mamma si chiedeva a che ora saremmo tornati. D. Bisogna proteggersi la pelle dal sole.

9. Quale dei seguenti periodi contiene una proposizione subordinata dichiarativa?A. La società che mi ha assunto aprirà una nuova sede. B. Dato che non piove da una settimana, innaffierò il giardino. C. Il giudice era convinto che l’accusato fosse innocente. D. I ragazzi si chiedevano a che ora sarebbe iniziata la gara.

10. Quale dei seguenti periodi contiene una proposizione subordinata interrogativa indiretta? A. Sperava che i suoi amici lo accompagnassero a casa. B. Diteci quando arriverete a destinazione. C. È necessario che tutti imparino il rispetto per la natura. D. Quando l’automobile sarà riparata, te lo comunicherò.