Saggistica - aracneeditrice.it · Fortuna e sfortuna ... per la disperazione di mia moglie. ......
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via Raffaele Garofalo, 133/A–B00173 Roma(06) 93781065
ISBN 978–88–548–xxx–x
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I edizione: novembre 2010
Papà, seppur brontolando e mugugnando da buon interista, so che mi leggerai da lassù. Fammi sapere che ne pensi
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Indice
009 Introduzione 011 Capitolo I Le regole del gioco
015 Capitolo II Scoperte, invenzioni ed innovazioni
025 Capitolo III I fuoriclasse e gli altri
037 Capitolo IV Gioco di squadra
045 Capitolo V La partita
057 Capitolo VI I ruoli in campo
069 Capitolo VII L’allenatore
081 Capitolo VIII Organizzazione, efficienza e deficienza
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095 Capitolo IX Gli avversari e l’Avversario
105 Capitolo X La voglia di vincere
113 Capitolo XI Vincere sempre, o quasi….
129 Capitolo XII Fortuna e sfortuna
141 Capitolo XIII Professionisti e dilettanti, appassionati e tifosi
157 Capitolo XIV I trasferimenti
169 Capitolo XV La Torre di Babele
177 Capitolo XVI Le esagerazioni
197 Conclusioni
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Introduzione
Per quanto ricordo la mia vita ha sempre avuto a che fare
con uno sport, il calcio, e con la ricerca scientifica. Da giovane ho giocato molto a pallone, con scarsi risultati ma con molto impegno; dai tempi dell’università ho gradualmente lasciato il calcio giocato mentre ho imparato ad amare la chimica e la ri-cerca scientifica, facendone la mia professione e allo stesso tempo una delle mie passioni. La passione per il calcio è però rimasta, spostandosi dal campo al tubo catodico: TV di stato prima e satellitare poi, partite italiane e straniere, di squadre di club e di nazionali senza alcuna sindrome da sovraesposizione, per la disperazione di mia moglie. Citerei poi anche la Bibbia dello sportivo italiano, che mi raggiunge ogni giorno su carta stampata di colore rosa e che leggo con grande attenzione.
Essendo questi, oltre alla famiglia, i miei interessi principali da tempo soffro della sindrome da incompatibilità: spesso ho ri-scontrato difficoltà nel parlare di calcio con colleghi ricercatori, ed ancor più ho patito l’impossibilità di discutere di ricerca scientifica con chi ama il calcio ma non lavora in ambito scien-tifico. Perché non cercare umilmente di porvi rimedio?
L’esempio che ho in mente è un grande giornalista, Beppe Severgnini. I suoi libri sull’Inter e la sua prosa attraente anche per il lettore non proprio calcio-dipendente hanno attirato sog-getti che di solito non acquistano libri di calcio, e nemmeno par-tecipano alle classiche discussioni da bar sport. Si può quindi parlare di un argomento non da salotti raffinati, quale il calcio è, a livelli “alti” e si possono trasmettere le proprie passioni ed
Introduzione 10
emozioni in un contenitore godibile. D’altro canto fra i lettori di Severgnini vi sono sicuramente calciofili “duri e puri”, solita-mente poco attratti da saggi giornalistici, che sono indotti dal si-renetto nerazzurro ad apprezzare la prosa di valore e la profes-sionalità dello stesso giornalista e scrittore.
Io purtroppo non sono Beppe Severgnini, e nemmeno posso qualificarmi un mediocre giornalista o scrittore. Vorrei “solo” far capire alla gente quanto sia utile ed interessante la ricerca scientifica, e vorrei parlarne da esperto o pseudo–tale: vorrei usare come grimaldello il calcio provando a spiegarvi che non si tratta di cavoli a merenda, bensì di due argomenti che hanno svariate cose in comune. Chi ha mai detto che i ricercatori scientifici debbano restare chiusi nel loro laboratorio, o che i ti-fosi ed appassionati di calcio non possano entrarvi?
Dalle mie parti si dice offelè, fà el tò mestè, cioè che ognuno dovrebbe occuparsi di ciò che conosce meglio. Mi permetto di dire, andando contro la saggezza popolare, che a volte bisogna cercare di superare i propri limiti. Io non so scrivere come un giornalista, ma spero di poter sollevare l’interesse dei pochi let-tori che scorreranno queste pagine e di farli sia sorridere che, soprattutto, riflettere un poco; cercherò di evitare la pomposità tipica di certi trattati scientifici e cercherò pure di non minimiz-zare la rilevanza della ricerca per l’uomo e la Terra, sperando di trovare un equilibrio godibile ed informativo al tempo stesso. Ho sempre apprezzato chi riesce a trasmettere il proprio interes-se per qualcosa ad altri, ed ogni giorno cerco di farlo parlando delle mie due passioni: del Milan con amici e conoscenti, della ricerca scientifica con i miei studenti. A volte riesco ad interes-sare ed a convincere amici o colleghi a parlare di calcio o di ri-cerca, altre volte no, soprattutto quando ho a che fare con interi-sti e juventini…: raramente ho mischiato gli argomenti e le pla-tee, e soprattutto mai ho provato ad accostarne le molte simili-tudini, né a voce né per iscritto. A me pare una buona idea, voi che ne dite?
A proposito, il Diavolo del titolo è da intendersi come Milan rossonero: niente esoterismo pseudo–scientifico, mi dispiace per chi ne fosse interessato…