Milano A voce sola - MITO SettembreMusica · «Folle è ben chi si crede ... più fedele e...

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Settembre Musica Torino Milano Festival Internazionale della Musica 04 _ 21 settembre 2014 Ottava edizione A voce sola Roberta Mameli soprano Diego Cantalupi tiorba Monteverdi Kapsberger Merula Castaldi Sances Milano Basilica di San Calimero Lunedì 8.IX.14 ore 17 7 °

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SettembreMusica

Torino MilanoFestival Internazionaledella Musica

04_21 settembre 2014Ottava edizione

A voce sola

Roberta Mameli sopranoDiego Cantalupi tiorba

MonteverdiKapsbergerMerulaCastaldiSances

MilanoBasilica di San Calimero

Lunedì 8.IX.14ore 17

A voce sola

Claudio Monteverdi (1567-1643)«Addio Roma»da La coronazione di Poppea

Johann Hieronymus Kapsberger (1580-1651)Toccata vii

dal Libro quarto d’intavolatura di chitarrone (1640)

Claudio Monteverdi«Ohimè ch’io cado»dal Quarto scherzo delle ariose vaghezze (1624)

Johann Hieronymus Kapsberger Canariodal Libro quarto d’intavolatura di chitarrone (1640)

Tarquinio Merula (1594/5-1665)«Folle è ben chi si crede»dal Curtio precipitato et altri capricci (1638)

Bellerofonte Castaldi (1580-1649)Tasteggio soavedai Capricci per sonar solovarie sorti di balli e fantasticarie (1622)

Tarquinio MerulaCanzonetta spirituale sopra la nannadal Curtio precipitato et altri capricci

Bellerofonte CastaldiUn bocconcino di fantasiadai Capricci per sonar solovarie sorti di balli e fantasticarie

Giovanni Felice Sances (1600-1679)«Usurpator tiranno»da Cantade & arie, libro secondo (1633)

Johann Hieronymus KapsbergerBergamascadal Libro quarto d’intavolatura di chitarrone

Claudio Monteverdi «Sì dolce è’l tormento»dal Quarto scherzo delle ariose vaghezze

Lamento della ninfada Madrigali guerreri et amorosi, ottavo libro (1638)

Roberta Mameli, sopranoDiego Cantalupi, tiorba

La durata complessiva è di 60 minuti circa

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A voce sola. Un viaggio nel Seicento musicale italiano

Opera in musica; monodia accompagnata; basso continuo. Se si dovessero elencare così, a bruciapelo, le principali innovazioni musicali della prima metà del Seicento, ci si potrebbe limitare a queste. Ma, così come per ogni traguardo c’è un percorso che ad esso conduce, tali innovazioni non sono che il frutto di una serie di sperimentazioni ed esperienze pregresse. Con la fine del Rinascimento assistiamo al tramonto della polifonia tradizionale. La moltitudine di generi vocali sorti tra Quattrocento e Cinquecento (come la frottola, la villanella, la canzone, il madrigale, la chanson), con una sempre più fedele e ricercata trasmissione del messaggio poetico del testo, va di pari passo con la crescente consapevolezza del potere espressivo scaturito dal legame parola-musica, capace di smuovere gli affetti dell’animo; la conse-guente nascita di un repertorio per voce solista, accompagnata da uno o più strumenti che eseguono il ‘basso continuo’ (forniscono, cioè, un appoggio ritmico e armonico alla melodia), apre le porte al cantante virtuoso che, con lo stile del ‘recitar cantando’, spinge l’ascoltatore a immedesimarsi e a vivere emotivamente la scena drammatica descritta nel testo, gettando le basi del melodramma. Parallelamente, lo sviluppo di un gusto armonico e la nascente sensibilità tonale (grazie anche ai lavori teorici di personaggi come Franchino Gaffurio e Gioseffo Zarlino) portano a una graduale emancipazione della musica strumentale, soprattutto per quegli strumenti polifonici, come il liuto, l’organo e il clavicembalo, ai quali si possono facilmente trasportare e adat-tare le composizioni vocali.Non sarà forse una coincidenza se il programma di questa sera è costituito proprio da alcune delle pagine musicali, sia vocali che strumentali, più rap-presentative di quell’epoca di fermento culturale, artistico e letterario. Com’è noto, figura dominante per tutta la prima metà del xvii secolo è Claudio Monteverdi (1567-1643). La sua tecnica compositiva, fortemente legata al connubio parola-musica e basata sulla fusione tra le esperienze sti-listiche sviluppate negli ultimi decenni del Cinquecento, con le nuove risorse espressive e formali del primo Seicento, lo porterà a codificare una seconda prattica: un nuovo modo di comporre, più audace e libero di seguire le sug-gestioni testuali, rispetto alla rigida osservanza delle regole tradizionali di contrappunto della prima. Apre il concerto la famosa aria di Ottavia, che, tra-dita e ripudiata da Nerone, si lascia andare allo struggente lamento «Addio, Roma», singhiozzando sulla prima sillaba, mentre nella sala del trono tutto è pronto per La coronazione di Poppea (Venezia, 1643). Stampate nella raccol-ta di Carlo Milanuzzi, Quarto scherzo delle ariose vaghezze (Venezia, 1624), sono invece le arie «Ohimè ch’io cado» e «Sì dolce è’l tormento», che il frontespizio descrive come «comode da cantarsi a voce sola nel clavicembalo, chitarrone, arpa doppia et altro simile stromento»; esse rappresentano i due tipi di arie più diffuse dell’epoca: a variazione strofica sulla stessa armonia di basso, la prima, e a stroficità integrale, la seconda. Infine, il Lamento della Ninfa: un’aria in ‘stile rappresentativo’ con un basso ostinato che ripete il tetracordo discendente di la-sol-fa-mi per 34 volte, pubblicata nell’Ottavo libro di madrigali (Venezia, 1638).L’efficacia del tetracordo discendente, espediente tipico delle arie-lamento, si ritrova in un altro basso ostinato, ripetuto ben 51 volte: quello contenuto in «Usurpator tiranno», da Cantade & arie, libro secondo (Venezia, 1633) di Giovanni Felice Sances (1600-1679), compositore romano tra i primi ad affiancare il termine ‘cantata’ ad un pezzo vocale.Le restanti composizioni di genere vocale, «Folle è ben chi si crede» e «Canzonetta spirituale sopra la nanna», sono estratte da Curtio precipitato et altri capricci (Venezia, 1638) di Tarquinio Merula (1595-1665), bussetano, ritenuto fra i maggiori esponenti della nascente sonata strumentale da came-ra e fra i primi ad individuare una separazione tra aria e recitativo.

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I cinque brani strumentali sono invece scelti dal repertorio di due virtuosi italiani della tiorba. Johann Hieronymus Kapsberger (1580-1651), noto anche come il ‘Tedesco della Tiorba’ per le origini della sua famiglia, è una figura di rilievo nel panorama musicale romano della prima metà del Seicento e ha contribuito in modo determinante allo sviluppo del repertorio solistico per liuto, tiorba e chitarrone. Dal Libro quarto d’intavolatura di chitarrone (Roma, 1640), verranno eseguite la Toccata vii, un genere tipico degli stru-menti a pizzico e a tastiera che consta prevalentemente di arpeggi e pas-saggi virtuosistici che mettono in mostra le doti dell’esecutore, e Canario e Bergamasca, due esempi strumentali di variazione su basso ostinato.Bellerofonte Castaldi (1580-1649), modenese, oltre che virtuoso strumentista è anche incisore e stampatore. Cura personalmente la pubblicazione della sua raccolta Capricci per sonar solo varie sorti di balli e fantasticarie (Modena, 1622), dalla quale vengono eseguiti Tasteggio soave e Un bocconcino di fanta-sia, testimoni della raffinatezza e della complessità tecnica del suo repertorio.

Davide Stefani*

*Davide Stefani, laureato in musicologia, è dottorando all’Università degli Studi di Milano. Si occupa di organologia, di storia musicale milanese tra il xvii e il xix secolo e di questioni legate all’archivistica musicale, per arrotondare si vende anche come grafico editoriale e web designer.

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Claudio Monteverdi, «Addio Roma»da La coronazione di Poppea (Atto iii, scena vii)Addio Roma. Addio patria. Amici addio.Innocente da voi partir conviene,vado a patir l’esilio in pianti amari,navigo disperata i sordi mari.L’aria che d’hora in horariceverà i miei fiatili porterà per nome del cor mioa veder, a baciar, le patrie muraet io starò solingaalternando le mosse ai pianti, ai passiinsegnando pietade ai freddi sassi.Demigate oggi mai perverse genti,allontanarmi dagli amati lidi.Ahi, sacrilego duolo,tu m’interdici il piantoquando lascio la patria,né stillar una lacrima poss’iomentre dico ai parenti e a Roma, addio.

Claudio Monteverdi, «Ohimè ch’io cado»dal Quarto scherzo delle ariose vaghezzeOhimè ch’io cado, ohimèch’inciampo ancor il pièpur come pria.E la sfiorita miacaduta spemepur di novo rigarcon fresco lagrimarhor mi conviene.Lasso del vecchio ardorconosco l’orme ancordentro nel petto;ch’ha rotto il vago aspettoe i guardi amati.Lo smalto adamantinond’armaro il meschinpensier gelati.Folle, credev’io purd’aver schermo sicurda un nudo arciero.E pur io sì guerrierohor son codardone vaglio sosteneril colpo lusinghierd’un solo sguardo.O Campion immortalsdegno; come si fralhor fuggi indietro.A sott’armi di vetroincanto errantem’hai condotto infedelcontro spada crudeld’aspro diamante.O come sa punir

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tirann’amor l’ardird’alma rubella!Una dolce favella,un seren voltoun vezzoso mirar,sogliono rilegarun cor disciolto.Occhi belli, ah se fusempre bella virtùgiusta pietate!Deh voi, non mi negateil guardo e’l viso,che mi sa la prigionper si bella cagionil Paradiso.

Tarquinio Merula, «Folle è ben chi si crede»da Curtio precipitato et altri capricciFolle è ben chi si crede che per dolci lusinghe amoroseo per fiere minacce sdegnosedal bell’idolo mio ritragga il piedecangi pur suo pensieroch’il mio cor prigionierospera che goda la libertàDica chi vuole, dica chi sa.Altri per gelosiaspiri pur empie fiamme dal senoversi pure Megera il venenoperché rompi al mio ben la fede miamorte il viver mi toglìamai sia ver che si scioglìaquel caro laccio che preso m’ha.Dica chi vuole, dica chi sa.Ben havrò tempo e locoda sfogar l’amorose mie peneda temprar de l’amato mio benee de l’arso mio cor, l’occulto focoe tra l’ombre, e gli orroride notturni splendoriil mio bel furto s’asconderà.Dica chi vuole, dica chi sa.

Tarquinio Merula, Canzonetta spirituale sopra la nannada Curtio precipitato et altri capricciHor ch’è tempo di dormire,dormi figlio e non vagire,perche tempo ancor verrà, che vagir bisognerà. Deh ben mio, deh cor mio fa, fa la ninna ninna na.Chiudi quei lumi divini, come fan gl’altri bambini,perché tosto oscuro velo priverà di lume il cielo.

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Deh ben mio, deh cor mio fa,fa la ninna ninna na.O ver prendi questo lattedalle mie mammelle intatte,perché ministro crudeleti prepara aceto e fiele.Deh ben mio, deh cor miofa, fa la ninna ninna na.Amor mio, sia questo pettohor per te morbido letto,pria che rendi ad alta vocel’alma al Padre su la croce.Deh ben mio, deh cor miofa, fa la ninna ninna na.Posa hor queste membrabelle vezzosette e tenerelle,perché poi ferri e catenegli daran acerbe pene.Deh ben mio, deh cor miofa, fa la ninna ninna na.Queste mani e questi piediche con gusto e gaudio vedi,Ohimè, com’in varii modipasseran acuti chiodi.Questa faccia graziosa rubiconda,hor più che rosaSputi e schiaffi sporcherannocon tormento e grand’affanno.Ah con quanto tuo dolore,sola speme del mio core,questo capo e questi crinipasseran acuti spini.Ah ch’in questo divin petto,amor mio dolce diletto,vi farà piaga mortale,empia lancia e disleale.Dormi dunque, figliol mio,dormi pur, redentor mio,perché poi con lieto viso ci vedrem in Paradiso.Hor che dorme la mia vita,del mio cor gioia compìta,taccia ognun con puro zelo,taccian sin la terra e’l cielo.E fra tanto, io che farò?Il mio ben contemplerò,ne starò col capo chinofin che dorme il mio bambino.

Giovanni Felice Sances, «Usurpator tiranno»da Cantade & arie, libro secondoUsurpator tirannodella tua libertà sia Lilla altruiche da gl’imperi sui,non riceve il mio amor, perdita o danno.Faccia’l geloso amante

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che non t’oda, ben mio, che non ti miri;saranno i miei sospiria suo dispetto d’amator costante.Procuri pur ch’io siaesule dal tuo affetto e dal tuo core,che non farà ch’amoreabbandoni già mai l’anima mia.Di sdegno, in fra gl’ardori,armi la voce a strazi miei rivolto,non potrà far, il stolto,che se ben tu non m’ami, io non t’adori.Ma che val, ch’il rivalenon mi possa impedir ch’io non ti brami,se per far ch’io non amil’adorar giova poco, amar non vale.Meta de tuoi dilettifatto è novo amator, vago e felicea cui concede e liceil tuo voler del cor gl’ultimi accenti.Seguane ciò che vuole,adorerò come adorai’l tuo nome,le luci tue, le chiomesaranno del mio cor catena e sole.Sii pur, Lilla, crudele;tenti, per tormentarmi, angosce e affanni;non mi diranno gl’annialtro titolo mai che di fedele.

Claudio Monteverdi, «Si dolce è’l tormento»dal Quarto scherzo delle ariose vaghezzeSì dolce è’l tormentoch’in seno mi sta,ch’io vivo contentoper cruda beltà.Nel ciel di bellezzas’accreschi fierezzaet manchi pietà:che sempre qual scoglio all’onda d’orgogliomia fede sarà.La speme fallacerivolgam’il piè.Diletto né pacenon scendano a me.E l’empia ch’adoromi nieghi ristorodi buona mercè:tra doglia infinita,tra speme traditavivrà la mia fè.Per foco e per geloriposo non ho.Nel porto del Cieloriposo haverò.Se colpo mortalecon rigido strale

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il cor m’impiagò,cangiando mia sortecol dardo di morteil cor sanerò.Se fiamma d’amoregià mai non sentìquel rigido corech’il cor mi rapì.Se nega pietatela cruda beltateche l’alma invaghì:ben fia che dolente,pentita e languentesospirimi un dì.

Claudio Monteverdi, Il lamento della ninfada Madrigali guerrieri et amorosi, ottavo libro«Amor», dicea, il cielmirando, il piè fermò,«Amor dov’è, dov’è la fèch’el traditor giurò?»Miserella, ah più no, no,tanto gel soffrir non può.«Fa’ che ritorni il mioamor com’ei pur fu,o tu m’ancidi, ch’ionon mi tormenti più».Miserella, ah più no, no,tanto gel soffrir non può.«Non vo’ più ch’ei sospirise non lontan da me,no, no che i martiripiù non dirammi affè».Miserella, ah più no, no,tanto gel soffrir non può.«Perché di lui mi struggo,tutt’orgoglioso sta,che si, che si se’l fuggoancor mi pregherà?Se ciglio ha più serenocolei, che’l mio non è,già non rinchiude in seno,Amor, sí bella fè».Miserella, ah più no, no,tanto gel soffrir non può.«Ne mai sì dolci bacida quella bocca havrai,ne più soavi, ah taci, taci, che troppo il sa».

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Roberta Mameli, soprano

Nata a Roma, Roberta Mameli si è diplomata in canto al Conservatorio Nicolini di Piacenza e in violino alla Scuola Civica di Cremona. Ha poi fre-quentato le masterclass di Roberta Invernizzi, Sara Mingardo, Bernadette Manca di Nissa, Ugo Benelli, Claudio Desderi e Enzo Dara. È ospite rego-lare dei più importanti teatri d’opera e stagioni concertistiche e ha lavo-rato con direttori quali Claudio Abbado, Jeffrey Tate, Daniele Callegari, Corrado Rovaris, Umberto Benedetti Michelangeli, Christopher Hogwood, Jordi Savall, Alan Curtis, Paul Goodwin, Ottavio Dantone, Jean-Christophe Spinosi, Fabio Bonizzoni, Filippo Maria Bressan, Claudio Cavina, Federico Maria Sardelli. Appassionata di musica antica, Roberta Mameli collabora con i più noti ensemble con strumenti originali quali Le Concert des Nations, Il Complesso Barocco, Accademia Bizantina, La Risonanza, La Venexiana, Modo Antiquo, Contrasto Armonico, Ensemble Inégal, L’Arte dell’Arco. Nella scorsa stagione Roberta Mameli ha preso parte alle produzioni di Agrippina al Teatro di Kiel con la direzione di Rubén Dubrovsky; Amadigi di Händel al Theater an der Wien e Catone in Utica di Vivaldi con Il Complesso Barocco e Alan Curtis; L’incoronazione di Dario di Vivaldi con l’Accademia Bizantina e Ottavio Dantone; Orfeo ed Euridice di Gluck con Modo Antiquo e Federico Maria Sardelli al Festival di Beaune; Le nozze di Figaro con la direzione di Ryo Terakado all’Hokutopia International Music Festival di Tokyo; Serse con Jean-Christoph Spinosi al Konzerthaus di Dortmund; il Messiah di Händel al Rudolfinum di Praga con Collegium 1704 diretto da Václav Luks. Tra gli appuntamenti di rilievo del 2014 si segnalano La creazione di Haydn con l’Ul-ster Orchestra diretta da Jean-Luc Tingaud a Belfast, Giove in Argo di Händel con l’ensemble Arte del mondo condotto da Werner Ehrhardt per l’Händel Festspiele di Halle, Armida di Tommaso Traetta diretta da Diego Fasolis al Festival della Valle d’Itria e infine Teseo di Händel con Modo Antiquo e Federico Maria Sardelli al Festival di Beaune. La discografia comprende Teuzzone, Orlando Furioso (1714) e Catone in Utica di Vivaldi per Naïve; La coronazione di Poppea, Il ritorno d’Ulisse in patria di Monteverdi e Artemisia di Cavalli per Glossa; Il diamante di Zelenka per Nibiru; l’album solistico Lacrime amorose per Dowland and Company e un cd di Cantate di Händel per Ayros; il suo album ’Round M: Monteverdi meets Jazz (Glossa) è stato in vetta alle classifiche di vendita del 2010.

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Diego Cantalupi, tiorba

Nato a Milano nel 1968, Diego Cantalupi si è diplomato in chitarra sotto la guida di Mauro Storti al Conservatorio Arrigo Boito di Parma e si è laureato con lode in Filologia musicale alla Scuola di Paleografia e Filologia Musicale di Cremona (Università di Pavia). Il suo interesse per la musica rinascimen-tale, barocca e preromantica l’ha portato ad approfondire la prassi musica-le antica, attraverso i corsi di perfezionamento di liuto al Dipartimento di Musica Antica della Civica Scuola di Musica di Milano e al Conservatorio Arrigo Boito di Parma, dove ha studiato con Andrea Damiani. Dal 1995 Diego Cantalupi collabora con i più importanti ensemble di musica anti-ca, quali Les Talens Lyriques, la Capella Savaria, l’Accademia Bizantina, Risonanze, Athestis Chorus, Compagnia dei Musici, I Solisti Veneti, l’Orche-stra Barocca di Bologna, l’Anton Webern Chor, Camerata Vocale Freiburg, Kammerakademie Potsdam. I suoi studi musicologici l’hanno portato a scri-vere una tesi di dottorato sulla storia della tiorba e del basso continuo. È inoltre autore di articoli e saggi sulla prassi esecutiva al liuto. Il suo repertorio spazia dalla musica del Cinquecento fino a quella contemporanea. Ha regi-strato più di ottanta cd, nei quali trovano spazio le Sonate in trio di Corelli, i Vespri di Cavalli, i Mottetti di Frescobaldi, le Sonate in trio e le Sonate per violoncello di Caldara, il Curtio precipitato di Merula e i Madrigaletti di Salomone Rossi per Tactus, le Cantate complete di Vivaldi con Cecilia Gasdia per Mondo Musica, i Trattenimenti armonici di Albinoni per Florentia Musicae, e infine il Requiem e l’Arianna di Benedetto Marcello per Chandos. Fondatore e Direttore artistico dell’ensemble L’Aura Soave, Diego Cantalupi lavora soprattutto alla riscoperta di musica italiana inedita, dal Rinascimento all’inizio del Novecento. Oltre alla sua attività di direttore e continuista, Diego Cantalupi si presenta spesso in qualità di solista, come nella registrazione dei Capricci a tiorba sola di Bellerofonte Castaldi, della musica di Hieronymus Kapsberger o nel cd con musiche per liuto ispirate dai dipinti del Caravaggio. È docente di liuto, tiorba e chitarra storica al Conservatorio Piccinni di Bari.

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Basilica di San Calimero

La Basilica di San Calimero, elegante nelle linee e sobria nell’insieme, è una chiesa densa di arte e di storia. L’edificio è molto probabilmente originario del v secolo e sorge sui resti di un tempio romano, dedicato ad Apollo.La chiesa saresbbe sorta su un sacello edificato esattamente nel luogo in cui, secondo la tradizione, San Calimero, quarto vescovo di Milano, sarebbe stato sepolto dopo il martirio avvenuto in un pozzo. Secondo altri, la chiesa sareb-be invece già esistita ai tempi di Ambrogio, come testimoniano fonti che la vedono oggetto di lavori di restauro nel 490-512, sotto il vescovo Lorenzo I. L’edificio subì un rifacimento romanico nel xii secolo, che le diede quella che è ancora oggi la sua struttura. Il luogo in cui la chiesa sorse venne destinato ad area cimiteriale. Pertanto San Calimero, come vari altri edifici romanici della città, divenne una basilica cimiteriale, e così rimase fino al xiii secolo. A partire dal 1600 si susseguirono molti restauri fino alla trasformazione più significativa del 1882 per mano di Angelo Colla, che eliminò ogni trac-cia dell’edificio seicentesco ripristinando le antiche forme della basilica che possiamo vedere ancora oggi. Il risultato più significativo dell’intervento del Colla è la facciata realizzata in cotto secondo la tradizione del Medioevo lombardo, con finestre a tutto sesto. L’interno si presenta ad aula rettango-lare, navata unica, divisione in campate e soffitto a volte oblunghe, quasi tutto frutto dell’intervento del Colla, mentre le cappelle laterali sono un’ag-giunta di epoca controriformista. Varie sono le opere d’arte custodite nella basilica, come ad esempio una Crocifissione seicentesca, opera di Giovanni Battista Crespi, detto il Cerano, proveniente dalla vicina chiesa sconsacrata di San Pietro dei Pellegrini. La cripta fu riedificata nel 1500 e affrescata dai Fiammenghini. Sull’altare si trova un gruppo ligneo seicentesco con San Calimero gettato nel pozzo, mentre sulla destra è ancora visibile il pozzo in cui, secondo la tradizione, il Santo fu lasciato morire. Accanto alla chiesa sorge l’oratorio di San Michele dei Disciplini trasformato in sagrestia, tra la fine del Seicento e l’inizio del Settecento.

Il FAI presenta i luoghidi MITO SettembreMusica

Si ringrazia

L’amore e la passione secondo Leóš JanácekAlla scoperta del gusto della Mitteleuropa con due appassionati quartetti d’archi, il visionario Diario di uno scomparso, tre capolavori per pianoforte e la grande Sinfonietta con la celebre Orchestra Filarmonica Ceca: per conoscere uno dei maggiori compositori del ’900

10.IX Quartetto Energie Nove16.IX Soliste del Coro Filarmonico di Praga Ivo Kahánek, pianoforte17.IX Orchestra Filarmonica Ceca18.IX Ivo Kahánek, pianoforte

SettembreMusica

Torino MilanoFestival Internazionaledella Musica

04_21 settembre 2014Ottava edizione

Biglietteria MITO in Expo Gate Online conviene www.mitosettembremusica.it

MITO_Milano#mito14#cheMITO

Comitato di coordinamento

Enzo RestagnoDirettore artistico

Un progetto di

Città di Milano

Giuliano PisapiaSindaco

Presidente del Festival

Filippo Del CornoAssessore alla Cultura

Giulia AmatoDirettore Generale Cultura

Presidente Francesco Micheli

Vicepresidente Maurizio Braccialarghe

Milano

Giulia AmatoDirettore Generale Cultura

Francesca ColomboSegretario generale

Coordinatore artistico

Torino

Aldo GarbariniDirettore Cultura,

Educazione e Gioventù

Angela La RotellaSegretario generale

Claudio MerloResponsabile generaleCoordinatore artistico

Città di Torino

Piero FassinoSindaco

Presidente del Festival

Maurizio BraccialargheAssessore alla Cultura, Turismo e Promozione

Aldo GarbariniDirettore Cultura,

Educazione e Gioventù

Associazione per il Festival Internazionale della Musica di MilanoFondatoriFrancesco Micheli, Roberto CalassoFrancesca Colombo, Piergaetano MarchettiMassimo Vitta-Zelman

Comitato di PatronageLouis Andriessen, Alberto Arbasino, Giovanni Bazoli, George BenjaminIlaria Borletti Buitoni, Pierre Boulez, Gillo Dorfles, Umberto Eco, Bruno ErmolliInge Feltrinelli, Franz Xaver Ohnesorg, Ermanno Olmi, Sandro ParenzoAlexander Pereira, Renzo Piano, Arnaldo Pomodoro, Livia PomodoroDavide Rampello, Gianfranco Ravasi Daria Rocca, Franca Sozzani, Umberto VeronesiAd memoriam Gae Aulenti, Louis Pereira Leal

Consiglio DirettivoFrancesco Micheli, PresidenteMarco Bassetti, Pierluigi Cerri, Lella FantoniRoberta Furcolo, Leo Nahon, Roberto Spada

Collegio dei RevisoriMarco Guerrieri, Eugenio RomitaMarco Giulio Luigi Sabatini

L’organizzazione di MITO SettembreMusicaFrancesca Colombo, Segretario generale e Coordinatore artisticoStefania Brucini, Responsabile promozione e biglietteriaCarlotta Colombo, Responsabile produzioneEmma De Luca, Referente comunicazioneFederica Michelini, Assistente Segretario generale e Responsabile partner e sponsorLuisella Molina, Responsabile organizzazione

Lo Staff del FestivalSegreteria generaleCristina Calliera, Eleonora Porro e Vincenzo Langella

ComunicazioneLivio Aragona, Irene D’Orazio, Christian Gancitano, Valentina Trovatocon Matteo Arena e Federica Brisci, Arianna Lodi, Elena Orazi, Niccolò Paletti

ProduzioneFrancesco Bollani, Stefano Coppelli, Matteo Milani con Nicola Acquaviva,Elena Bertolino, Diego Dioguardi, Elena Marta Grava e Michela Lucia Buscema,Eléonore Létang-Dejoux, Ivana Maiocchi, Eleonora Malliani

OrganizzazioneMassimo Nebuloni, Nora Picetti,Elisabetta Maria Tonin ed Elena Barilli

Promozione e BiglietteriaAlice Boerci, Alberto Raimondo con Annalisa Cataldi,Alice Lecchi, Victoria Malighetti, Jacopo Eros Molè,Caterina Novaria, Anisa Spaho ed Elena Saracino

via Dogana, 220123 Milanotelefono +39 02 88464725fax +39 02 [email protected]

Si ringraziano i tanti, facenti parte delle Istituzioni, dei partner, degli sponsor e delle organizzazioni musicali e culturali che assieme agli operatori e addetti a teatri, palazzi e chiese hanno contribuito con passione alla realizzazione del Festival

Coordinamento Ufficio Stampa [email protected]

www.mitosettembremusica.it

Rivedi gli scatti e le immagini del festivalyoutube.com/mitosettembremusicaflickr.com/photos/mitosettembremusica

MITO SettembreMusica Ottava edizione

MITO a Milano è un evento sostenibile grazie a

Con il sostegno di Edison il Festival è il primo evento musicale in Italia progettato e gestito in maniera sostenibile, che si sta certificando ISO 20121. MITO è anche a emissioni zero grazie alla compensazione delle emissioni di CO2 attraverso titoli di Garanzia d’Origine Edison che attestano la produzione di energia da fonti rinnovabili. In collaborazione con EventiSostenibili.it

I Partner del Festival

Sponsor tecnici

Sponsor Media partner

Un progetto di Realizzato da Con il sostegno di

Partner Istituzionale

Partner Istituzionale

Si ringrazia per l’accoglienza degli artistiCioccolateria Artigiana Guido GobinoRiso Scotti SnackAcqua Eva

Si ringrazia per le divise dello staffAspesi

I sentieri sonori di MITO

Aimez-vous Brahms?

160° Janácek La Grande Guerra

Focus Furrer/Vacchi

… lo sapevi che i programmi di sala del festival sono anche on-line?Scarica l’app di MITO o vai sul nostro sito!

www.mitosettembremusica.it

Musica, poesia e lettere dal fronte:per scoprire con la musica le voci della nostra storia

6.IX ore 17 Teatro Ringhiera Ta-pum, suoni e parole della Grande Guerra

7.IX ore 17 Auditorium San Fedele Lorna Windsor e il duo Ballista-Canino

14.IX ore 16 Chiesa Sant’Alessandro I Canti della Grande Guerra Coro della S.A.T.

Alla scoperta del gusto della MittelEuropa con due appassionati quartetti d’archi, il visionario Diario di uno scomparso, tre capolavori per pianoforte e la magistrale Sinfonietta con la celebre Orchestra Filarmonica Ceca: per conoscere uno dei maggiori compositori del ’900

10.IX ore 17 Chiesa di Sant’Antonio Abate Quartetto Energie Nove

16.IX ore 17 Piccolo Teatro Grassi il Coro di Praga con Ivo Kahánek Diario di uno scomparso

17.IX ore 21 Teatro degli Arcimboldi Orchestra Filarmonica Ceca musiche di Janácek, Smetana e Dvorák

18.IX ore 17 Teatro Out Off Ivo Kahánek musiche per pianoforte solo

Per conoscere a fondo due tra i maggiori compositori viventi, l’italiano Fabio Vacchi e l’austriaco Beat Furrer

13.IX ore 17 Piccolo Teatro Studio Melato mdi ensemble

16.IX ore 21 Teatro Dal Verme Filarmonica ’900

18.IX ore 21Conservatorio di Milano, Sala Verdi Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai

Oltre alle sinfonie, l’integrale pianistica con i giovani talenti vincitoridi importanti concorsi internazionali

dal 8.IX al 18.IX ore 18 Conservatorio di Milano, Sala Puccini Ciclo pianistico

9.IX ore 17 Teatro Menotti Trio Talweg