MIGRAZIONI INTERNAZIONALI (e IDENTITÁ) – ins. Camilla ... · Quanti tipi di migrazioni esistono?...

20
_________________________________________________ [email protected] Comunità Volontari per il Mondo MIGRAZIONI INTERNAZIONALI (e IDENTITÁ) – ins. Camilla Trasciatti Classe Classe II B, scuola secondaria di Primo grado, Vigolzone (Piacenza): Insegnanti Camilla Trasciatti Discipline coinvolte Italiano, storia e geografia Associazioni e relative attività Slow Food: i sapori migranti (storia della gastronomia, contaminazioni dei cibi e dei prodotti, assaggio di alcune spezie e di un dolce piacentino, la spongata, di o- rigine ebraica). Esercizi proposti dall’insegnante per riflettere e memorizzare l’incontro di due ore. Vedi domande. Caritas: incontro sulla condizione degli immigrati in Italia, sulla loro condizione di emarginazione, lavoro sul pregiudizio e lo stereotipo, confronto dei dati reali con i pregiudizi diffusi. Amnesty International: incontro di 3 ore sui rifugiati. Lavoro in gruppi insieme ai ragazzi della 5 elementare di Ponte dell’Olio, visione della mostra sui diritti dei Migranti. Tempi di attuazione Da novembre 2009 a maggio 2010 Obiettivo formativo Conoscere le dinamiche della mobilità umana nel tempo e gli effetti che esse hanno de- terminato nei luoghi di arrivo/di partenza degli immigrati; prendere coscienza della pos- sibilità di educare la propria identità ad essere migrante e plastica in corrispondenza dell’incontro con l’altrui diversità per favorire la costruzione di un’identità aperta, idonea alla complessità del reale de- terminata dall’accelerazione e dall’intensificarsi delle relazioni umani anche a seguito della mutata fisionomia assunta dalle migrazioni internazionali. Fase Obiettivo Discipli- ne coin- volte Attività REPERTORIO ORM Organiz- zazione Risorse Metodo Materiali, mezzi, 0 Rilevare l’ostacolo epistemologico mediante la conversazione clinica. Italiano. Disposizione della classe in una situazione di circle time. Lavoro in grande gruppo. Registratore audio, computer per tra- scrizione conversa- zione clinica. Circle time. Fase 0: Ricognizione delle conoscenze spontanee degli alunni. Conversazione clinica. CONVERSAZIONE CLINICA sui concetti di MIGRAZIONE e IDENTITÁ Classe II B, scuola media di Vigolzone (Piacenza): 12 alunni, 2 soli ragazzi Che cos’è una migrazione? Spostarsi da uno Stato all’altro Spostarsi da un posto all’altro, anche all’interno dello Stato Andare via dallo Stato Trasferirsi Alla prima domanda gli alunni rispondono as- sociando il concetto di migrazione ad uno spostamento da Stato a Stato, da uno Stato, interno a uno Stato. Quanti tipi di migrazioni esistono? Emigrazione e immigrazione Migrazioni interna ed esterna Migrazione clandestina e non Alla seconda domanda gli allievi rispondono classificando le migrazioni in cinque catego- rie: emigrazione, immigrazione, migrazione interna, migrazione clandestina e regolare. Dove avvengono le migrazioni? Nelle guerre, per trovare un paese più calmo Da sempre, da quando l’uomo ne ha la necessità Da sempre, anche nell’età della pietra Alla terza domanda gli allievi rispondono ri- conoscendo nelle guerre la causa principale determinante gli spostamenti di comunità o gruppi. Sottolineano il fatto che l’uomo tende a migrare quando è insoddisfatto delle condi-

Transcript of MIGRAZIONI INTERNAZIONALI (e IDENTITÁ) – ins. Camilla ... · Quanti tipi di migrazioni esistono?...

_________________________________________________

[email protected]

Comunità Volontari per il Mondo

MIGRAZIONI INTERNAZIONALI (e IDENTITÁ) – ins. Camilla Trasciatti Classe Classe II B, scuola secondaria di Primo grado, Vigolzone (Piacenza): Insegnanti Camilla Trasciatti Discipline coinvolte Italiano, storia e geografia Associazioni e relative attività

Slow Food: i sapori migranti (storia della gastronomia, contaminazioni dei cibi e dei prodotti, assaggio di alcune spezie e di un dolce piacentino, la spongata, di o-rigine ebraica). Esercizi proposti dall’insegnante per riflettere e memorizzare l’incontro di due ore. Vedi domande. Caritas: incontro sulla condizione degli immigrati in Italia, sulla loro condizione di emarginazione, lavoro sul pregiudizio e lo stereotipo, confronto dei dati reali con i pregiudizi diffusi. Amnesty International: incontro di 3 ore sui rifugiati. Lavoro in gruppi insieme ai ragazzi della 5 elementare di Ponte dell’Olio, visione della mostra sui diritti dei Migranti.

Tempi di attuazione Da novembre 2009 a maggio 2010 Obiettivo formativo Conoscere le dinamiche della mobilità umana nel tempo e gli effetti che esse hanno de-

terminato nei luoghi di arrivo/di partenza degli immigrati; prendere coscienza della pos-

sibilità di educare la propria identità ad essere migrante e plastica in corrispondenza

dell’incontro con l’altrui diversità

per favorire la costruzione di un’identità aperta, idonea alla complessità del reale de-

terminata dall’accelerazione e dall’intensificarsi delle relazioni umani anche a seguito

della mutata fisionomia assunta dalle migrazioni internazionali.

Fas

e

Obiettivo Discipli-ne coin-

volte Attività

REPERTORIO ORM Organiz-zazione

Risorse Metodo Materiali, mezzi,

0

Rilevare l’ostacolo epistemologico mediante la conversazione clinica.

Italiano. Disposizione della classe in una situazione di circle time.

Lavoro in grande gruppo.

Registratore audio, computer per tra-scrizione conversa-zione clinica.

Circle

time.

Fase 0: Ricognizione delle conoscenze spontanee degli alunni. Conversazione clinica.

CONVERSAZIONE CLINICA sui concetti di MIGRAZIONE e IDENTITÁ Classe II B, scuola media di Vigolzone (Piacenza): 12 alunni, 2 soli ragazzi Che cos’è una migrazione?

• Spostarsi da uno Stato all’altro • Spostarsi da un posto all’altro, anche all’interno

dello Stato • Andare via dallo Stato • Trasferirsi

Alla prima domanda gli alunni rispondono as-sociando il concetto di migrazione ad uno spostamento da Stato a Stato, da uno Stato, interno a uno Stato.

Quanti tipi di migrazioni esistono? • Emigrazione e immigrazione • Migrazioni interna ed esterna • Migrazione clandestina e non

Alla seconda domanda gli allievi rispondono classificando le migrazioni in cinque catego-rie: emigrazione, immigrazione, migrazione interna, migrazione clandestina e regolare.

Dove avvengono le migrazioni? • Nelle guerre, per trovare un paese più calmo • Da sempre, da quando l’uomo ne ha la necessità • Da sempre, anche nell’età della pietra

Alla terza domanda gli allievi rispondono ri-conoscendo nelle guerre la causa principale determinante gli spostamenti di comunità o gruppi. Sottolineano il fatto che l’uomo tende a migrare quando è insoddisfatto delle condi-

_________________________________________________

[email protected]

Comunità Volontari per il Mondo

• Per cercare un posto sicuro e per poter fare una vita diversa

• Da quando l’uomo ha capito di non star bene nel posto dove è nato

• Da quando l’uomo ha capito, guardando intor-no, di trovarsi male nel luogo dov’era

zioni di vita che ha e che tale fenomeno ha accompagnato l’intera storia dell’umanità.

Quando sono nate le migrazioni? • Lavoro • Mancanza di diritti nel posto in cui vive • Guerra • Clima • Per fare esperienze nuove

Alla sollecitazione dell’insegnante relativa all’individuazione del momento in cui sono nate le migrazioni, gli alunni rispondono con-fondendosi con le cause per cui un individuo migra (lavoro, mancanza di diritti, guerra, clima, per fare esperienza nuove).

Quali sono le cause della migrazione? Quali le conse-guenze?

• Necessità di ambientarsi perché credi di avere una vita migliore

• Diminuisce la popolazione nel paese di parten-za

• Nostalgia del paese di partenza • Tradisci il tuo paese ma per colpa sua • Devi trovare un lavoro e una casa • Fai confronti col nuovo paese e questo a svan-

taggio del paese d’origine • Devi conoscere una nuova lingua

Alla quinta domanda gli alunni rispondono mettendo in evidenza maggiore le conseguen-ze che riconducono alle difficoltà di familia-rizzare e di inserirsi nel paese d’arrivo (no-stalgia, tradimento, trovare riparo, confronti tra paese di arrivo e di partenza, conoscenza di una lingua sconosciuta ecc.). Una sola ri-sposta mette in chiaro che esistono effetti alla migrazione anche nei paesi di partenza di chi si sposta.

Che cosa si intende per identità? • Com’è fatta una persona, l’aspetto fisico • Le generalità, nome, cognome, età, luogo di na-

scita • Modo di ragionare, dove vive, cosa vorrà fare,

dove studia • Sai l’identità di una persona e conosci il suo ca-

rattere • L’identità è la persona

Alla sesta domanda gli alunni rispondono ri-conducendo l’identità a qualche cosa di visibi-le (come è fatta una persona, l’aspetto fisico, generalità, il carattere), i suoi progetti di vita. Una risposta introduce il fatto che conoscere l’identità di una persona permette di sapere tutto di lei.

Quali sono i fattori che costituiscono un’identità? • Il mistero • Come ragiona, cosa pensa, a cosa crede, com’è

fatta • I suoi dati anagrafici e come vede le cose • Le caratteristiche fisiche • L’aspetto che tu vedi di un’altra persona

Alcuni alunni avvolgono nel mistero i fattori costituenti l’identità, altri ribadiscono che gli elementi della fisionomia e del carattere rap-presentano parti dell’identità.

Quali sono i legami intercorrenti tra la migrazione e l’identità?

• Se vai in un altro posto e conosci nuove perso-ne

• Se vai in un altro posto e non dai la tua identità allora sei clandestino

• Se cambi paese anche il carattere può cambiare e l’aspetto fisico

• Cambiando luogo conosci altre persone e cambi carattere

• Se emigri e fai nuove esperienze la tua identità

All’ultima domanda gli allievi ricollegando il concetto di identità a quello di generalità (se vai in un altro posto e non dai la tua identità sei un clandestino). Alcuni introducono il concetto di identità interattiva (cambi caratte-re … se fai nuove esperienze la tua identità può cambiare …) . Altri sostengono l’impossibilità di cambiare l’identità e non ne avvertono in alcun modo la plasticità.

_________________________________________________

[email protected]

Comunità Volontari per il Mondo

può cambiare • Si può cambiare città finché si vuole ma il

“dentro” non cambierà mai Analisi della conversazione clinica Alla prima domanda gli alunni rispondono associando il concetto di migrazione ad uno spostamento da Stato a Stato, da uno Stato, interno a uno Stato. Alla seconda domanda gli allievi rispondono classificando le migrazioni in cinque categorie: emigrazione, immigrazione, migrazione interna, migrazione clandestina e regolare. Alla terza domanda gli allievi rispondono riconoscendo nelle guerre la causa principale determinante gli spo-stamenti di comunità o gruppi. Sottolineano il fatto che l’uomo tende a migrare quando è insoddisfatto delle condizioni di vita che ha e che tale fenomeno ha accompagnato l’intera storia dell’umanità. Alla sollecitazione dell’insegnante relativa all’individuazione del momento in cui sono nate le migrazioni, gli alunni rispondono confondendosi con le cause per cui un individuo migra (lavoro, mancanza di diritti, guer-ra, clima, per fare esperienza nuove). Alla quinta domanda gli alunni rispondono mettendo in evidenza maggiore le conseguenze che riconducono alle difficoltà di familiarizzare e di inserirsi nel paese d’arrivo (nostalgia, tradimento, trovare riparo, confron-ti tra paese di arrivo e di partenza, conoscenza di una lingua sconosciuta ecc.). Una sola risposta mette in chiaro che esistono effetti alla migrazione anche nei paesi di partenza di chi si sposta. Alla sesta domanda gli alunni rispondono riconducendo l’identità a qualche cosa di visibile (come è fatta una persona, l’aspetto fisico, generalità, il carattere), i suoi progetti di vita. Una risposta introduce il fatto che co-noscere l’identità di una persona permette di sapere tutto di lei. Alcuni alunni avvolgono nel mistero i fattori costituenti l’identità, altri ribadiscono che gli elementi della fi-sionomia e del carattere rappresentano parti dell’identità. All’ultima domanda gli allievi ricollegando il concetto di identità a quello di generalità (se vai in un altro po-sto e non dai la tua identità sei un clandestino). Alcuni introducono il concetto di identità interattiva (cambi carattere … se fai nuove esperienze la tua identità può cambiare …) . Altri sostengono l’impossibilità di cambiare l’identità e non ne avvertono in alcun modo la plasticità.

Commento alla conversazione clinica Gli alunni dimostrano di essere a conoscenza del significato del concetto di migrazione e, alla prima do-

manda, rispondono trattarsi di un fenomeno che porta individui a lasciare il proprio Paese per spostarsi in

un altro luogo interno o meno allo Stato di origine. Interessante la risposta che forniscono alla seconda do-

manda, allorquando alla richiesta di individuare delle classi in cui far rientrare la migrazione, essi citano

anche quella clandestina e regolare tra le categorie di riferimento. In parte proveniente dalle informazioni e

dai condizionamenti imposti indirettamente dai media, questo aspetto è sicuramente da tenere in considera-

zione nello sviluppo dell’unità di lavoro.

Gli allievi hanno consapevolezza del fatto che chi si sposta lo fa per un’insoddisfazione di fondo relativa alla

mancanza di condizioni favorevoli sul piano, probabilmente, economico o sociale. Dimostrano anche di es-

sere coscienti che la migrazione è un fenomeno che accompagna l’uomo da sempre, dall’antichità più remo-

ta. Sono conoscenze su cui va fatta leva per promuovere l’importanza di non avvertire la migrazione attuale

come un’emergenza, ma semplicemente come uno dei molteplici sviluppi e forme che essa ha assunto nella

storia dell’umanità.

Gli alunni riconducono a cause naturali (clima) o umane (mancanza di lavoro, guerre, avversità varie) le

cause principali delle migrazioni; gli effetti che individuano del fenomeno sono quasi tutti afferenti al paese

d’arrivo, mentre le conseguenze che una migrazione determina in quello di partenza sono ridotte alla dimi-

nuzione della popolazione (numerica, con ogni probabilità).

Quando le sollecitazioni vengono date in relazione al concetto di identità, gli allievi dimostrano di non avere

ben chiare quali siano le sue componenti che riconducono a fattori visibili; nessuno cita la cultura, la storia,

la geografia del luogo in cui l’individuo vive e opera quali parti dell’identità. Interessanti le risposte relative

alla eventuale trasformazione e alla presa in considerazione della porosità dell’identità: alcuni ritengono

sia possibile, altri reputano questa un’ipotesi irrealizzabile.

_________________________________________________

[email protected]

Comunità Volontari per il Mondo

Matrice cognitiva Ciò che sanno Migrazione

Definizione e significato di migrazione Tipologie di migrazione Effetti sul paese di arrivo Identità

Conoscere l’identità di una persona permette di sapere molto di questa Può cambiare alle sollecitazioni provenienti dal mutamento di paese di vita Ciò che non sanno Migrazione

Concetti legati alla migrazione (permesso di soggiorno, quota di ingresso ecc.) Effetti ambientali e socio-culturali nel paese di partenza Identità

Concetto di identità interattiva Componenti dell’identità (storia, cultura, lingua, geografia ecc.)

Mappa concettuale.

MIGRAZIONE = gruppi SPOSTAMENTO di SOGGETTI e di identità persone popoli ADATTIVO /ADATTANTE

Fas

e

Obiettivo

Discipline coinvolte

Descrizione dell’attività

Repertorio ORM Organiz-zazione

Risorse (Materiali,

mezzi)

Metodi

1

Conoscere le migrazioni nella storia e nel mondo, attraver-so l’analisi di carte storiche; ricercare le cau-se delle mobilità in materiali pre-disposti.

Geografia; italiano; Cit-tadinanza e Costituzio-ne.

Divisione della classe in gruppi a ciascuno dei quali vengono assegnate delle fonti consultando le quale è possibile comprendere la tipolo-gia, le caratteristiche e le cause dei flussi nella storia e nello spazio.

Lavoro in gruppo classe e individua-le

Materiali per la-vori di gruppo. Libro di testo; altri fonti per l’approfondimento. Atlante stori-co Zanichelli, migrazioni del IV-VII secolo, Arabi e musul-mani, l’impero mongolo, l’emigrazione europea del XIX secolo).

Euristico-partecipati-vo, dialogi-co; costru-zione del sapere; problem

solving.

Fase 1. Le migrazioni nel tempo e nello spazio. Gli effetti delle migrazioni.

1) Osserva le carte tematiche e per ognuna cerca di fare una descrizione: in quale arco di tempo o

periodo si svolgono i fenomeni descritti? Con l’aiuto dell’Atlante rispondi: da dove si spostano

_________________________________________________

[email protected]

Comunità Volontari per il Mondo

le popolazioni? Dove vanno? Avanza delle ipotesi sulle cause del loro spostamento. 2) Rispondi alle domande sulla carta “L’emigrazione dall’Europa”: cosa succede a livello demogra-

fico in Europa e nel resto del mondo? L’aumento demografico nel corso del 1800 in Europa è maggiore dei secoli precedenti? Quali sono alcune cause che ricordi? Scrivi una didascalia per la carta con il globo di pag. 215: quanti milioni di europei emigrano? Quanti milioni vanno negli Stati Uniti? E in Sud Africa? Osserva gli istogrammi: quali sono i Paesi europei con il maggior numero di immigrati? Avanza qualche ipotesi sulle cause.

3) Osserva la carta sull’emigrazione odierna e la tabella sul tasso di fecondità (pag.169 libri I di ge-ografia): quale relazione c’è, secondo te, tra questi due fattori? Anche sulla base del gioco di ruolo della scorsa volta, ti ricordi se il valore del PIL dei Paesi d’emigrazione sono alti o bassi rispetto a quelli di immigrazione?

4) Emigrazioni ed immigrazioni: un fenomeno solo dei giorni nostri? Che cosa succede nei Paesi di provenienza? E in quelli d’arrivo? Avanza alcune ipotesi, dopo aver ragionato, sugli effetti delle migrazioni secondo la tabella:

Effetti Paese di provenienza Paese d’arrivo Economici

sociali

demografici

Fas

e

Obiettivo

Discipli-ne coin-volte

Descrizione dell’attività

Repertorio ORM Orga-nizza-zione

Risorse (Materia-li, mezzi)

Metodi

2

Scoprire l’immanenza del fe-nomeno della mobilità umana in ogni comunità per prendere consapevolezza che ogni mi-grante condivide problemi e situazioni analoghe; sondare il percepito della gente nei confronti degli stranieri pre-senti sul territorio.

Geogra-fia, Sto-ria, citta-dinanza e costitu-zione, italiano.

Indagine diretta a ve-rificare il percepito e le questioni legate all’immigrazione nel-la popolazione. Inter-vista a emigrati geni-tori di alunni della scuola: domande gui-da.

Lavoro a coppie e in gruppo classe.

Questiona-ri. Compu-ter.

Espositivo, euristico-partecipa-tivo e dia-logico; sperimen-tale-investiga-tivo.

Fase 2. Domande per riflessione sull’immanenza del fenomeno migratorio nella storia personale.

_________________________________________________

[email protected]

Comunità Volontari per il Mondo

Intervista a emigrati genitori di alunni della scuola: domande guida • Perché sono emigrati? • Da dove? • Come sono arrivati in Italia? • Con quali documenti? Come si trovano? • Cosa gli manca del loro Paese? • Vogliono tornare o fermarsi?

Fas

e

Obiettivo Discipline coinvolte

Descrizione dell’attività

Repertorio ORM Organizzazio-

ne Risorse

(Materiali, mezzi)

Metodi

3

Scoprire l’immanenza del fenomeno della mobilità umana in ogni comuni-tà per prendere consapevolezza che ogni mi-grante condivide problemi e si-tuazioni analo-ghe. Approfondire la conoscenza dell’emigrazione italiana, traen-do spunto da fonti letterarie e iconografiche.

Geografia, Storia, ma-tematica, italiano.

Gli italiani emigrati (a-nalisi di al-cuni brani tratti da O-

dissee di Gian Anto-nio Stella e di vignette da L’orda, sempre di Stella): la-voro a gruppi per costruzione di due car-telloni. Ri-cerca nella propria fa-miglia per scoprire pa-renti emi-grati e co-struzione di un albero genealogi-co.

Lavoro in grup-po classe e indi-viduale

Computer e vi-deoproiettore; cartoncino per cartellone.

Espositivo, euristico-partecipativo e dialogico; sperimenta-le-investigativo.

Fase 3. Approfondimento sull’emigrazione italiana.

Compito di narrativa, Stranieri come noi: Rileggi con attenzione le pagine dell’introduzione e sottolinea le risposte per le seguenti domande:

1. nel lavoro di giornalista inviato, cosa è difficile per Zucconi? 2. se ci si mette nei panni degli altri, di che cosa ci si accorge alla fine? 3. ci sono nasi giusti e nasi sbagliati? Cosa vuol dire? 4. cosa vuol dire razzista? È un istinto dell’uomo e di altri animali? 5. Perché dobbiamo controllare questo istinto, come quello di picchiare chi ci fa un torto….? 6. Riprendi in mano il libro e fai un grafico: sulla linea orizzontale il titolo di ogni capitolo e su

quella verticale i numeri da 1 a 10: dai un voto a ciascun capitolo. Quale ti è piaciuto di più? Di chi racconta? Perché ti è piaciuto?

7. nella tua famiglia ci sono state delle migrazioni, anche temporanee? Sono andati all’estero o in

_________________________________________________

[email protected]

Comunità Volontari per il Mondo

altre città italiane? Fai un albero genealogico indicando il parente emigrato.

ITALIA DI FINE ’800 Pagine tratte dal libro Odissee, Gian Antonio Stella, Rizzoli, 2004 «Nelle valli delle Alpi e degli Appennini, ed anche nelle pianure, specialmente dell'Italia Meridionale, e perfino in alcune province fra le meglio coltivate dell'Alta Italia, sorgono tuguri ove in un'unica camera affumicata e priva di aria e di luce vivono insieme uomini, capre, maiali e pollame. E tali catapecchie si contano forse a centinaia di migliala.» Niente, come la grande indagine parlamentare sulla condizione del mondo agrario italiano, nota come «Inchiesta Jacini» dal nome di Stefano Jacini, a lungo ministro dei Lavori Pubblici, fotografa l'Italia po-vera, lacera e macilenta che, nella seconda metà del Diciannovesimo secolo, cominciò a svuotarsi. Nell'anno in cui inizia la pubblicazione del rapporto, il 1880, il mondo moderno è lanciatissimo. L'Euro-pa è passata in quarant’anni da 2735 a 163.635 chilometri binari ferroviari. È appena stata accesa la prima lampadina elettrica ideata da Thomas Edison a New York nel 1879, sono già stati inventati da 20 anni il fax brevettato dall'italiano Giovanni Caselli col nome di «pantelegrafo», da 24 anni il telefono di Antonio Meucci e il primo ascensore in un grande magazzino di New York, da 26 il motore a scoppio di Felice Matteucci ed Eugenio Barsanti nel 1854, da 29 le rotative per la stampa dei quotidiani e il telegra-fo sottomarino che collegava la Francia e la Gran Bretagna. Eppure, mentre a Chicago è già stato costruito il primo grattacielo ed è partita la sfida a chi farà svettare quello più alto, le condizioni abitative degli italiani, nelle relazioni dei commissari della «Jacini», ap-paiono spesso medievali. In Sicilia, «tra le tante cause della decadenza morale del contadino siciliano [c'è] la malsanìa e la ristret-tezza delle abitazioni, ove in una medesima stanza o stamberga convivono persone d'ambo i sessi e di diverse età, sdraiati talvolta, per mancanza di letto, sulla paglia (padre, madre, figlie e figli, cognati, fan-ciulli) in compagnia del maiale o di altre bestie, in mezzo al sudiciume e al lezzo, ed in quella compiono ogni operazione della natura». In questi «covi», si legge, «s'insegna ai bambini ciò che sempre non giova di conoscere a uomini fatti. È là che gli adulti compiono accanto ai figli, ai nipoti fanciulli, le funzioni

_________________________________________________

[email protected]

Comunità Volontari per il Mondo

animali della generazione. L'incesto e la pederastia ne sono non infrequenti e non sole conseguenze più gravi». In provincia di Catanzaro, scrive il deputato e medico Mario Panizza, «i concimi si conservano nelle stal-le; e se il bestiame, come accade, sta all'aperto, vengono accumulati lì presso; il concime si vede anche accumulato nelle camere da letto, se queste sono al pianterreno, o nella pubblica via. Le case, in genera-le, sono umide, luride, affumicate, pericolanti, spesso senza imposte e senza soffitto. Non esiste nettezza pubblica; lo stato dei paesi muove ribrezzo». Né le cose vanno diversamente risalendo la penisola fino a quella che diventerà la dolce, linda e civilis-sima Umbria: «Nella provincia di Perugia se le condizioni igieniche delle case coloniche e loro adiacen-ze fossero meglio curate, non si lamenterebbero alcune malattie. Le coliche, le dissenterie, i reumatismi, le pleure-polmoniti e la tifoidea sono le malattie ordinarie e prevalenti [...] Il concime si gitta in un canto addossato alla rinfusa ad una parete della casa colonica sotto la gronda dei tetti». Più a nord ancora, nelle terre di Parma, «i cessi mancano in tutta la provincia, salvo qualche eccezione. Le stalle ed i magazzini fanno corpo colla casa colonica, e comunicano direttamente, o, alcuna volta, per mezzo di un androne aperto. I concimi, dopo essere stati qualche giorno nelle stalle, si ripongono nei cor-tili o in vicinanza della casa. La nettezza interna è del tutto negletta; le case hanno poca luce, e non a-vrebbero aria, se non la ricevessero dalle pareti mal connesse e cadenti; talvolta di giorno il medico è co-stretto a visitare gl'infermi col lume. Non è punto curata anche la nettezza dei villaggi, massime di quelli posti sulle montagne, dove si lascia fermentare nelle pubbliche vie ogni specie d'immondizie». Agghiacciante la descrizione delle montagne di Sondrio: «Anche in queste località vi sono molte cause di aria guasta e malsana. Fra queste debbonsi accennare il sudiciume degli abitati; gli ammassi di letame stipati sulla porta delle case, e negli atri strettissimi delle contrade; il pessimo uso ed abuso di adagiare stramaglie sulle vie, e negli atri stessi dei domicili, affine di imbeverli di escrementi umani e bovini, per avere concime senza il concorso di bestie legate alla stalla». Non c'è una regione dell'Italia, neppure una, dove il rapporto parlamentare possa segnalare un quadro a-bitativo soddisfacente. Il medico di Cittadella, Padova, citato nell'inchiesta, scrive: «Le abitazioni dei la-voratori di campagna in genere sono delle più infelici possibili, e sono forse uno dei primi fattori mor-bosi di tanta parte di popolazione: non hanno che il piano terreno, con pavimento a sola argilla, non sono ventilate, sono poco capaci, per cui gli individui si ammonticchiano, si stipano senz'aria e senza luce [...] non meno dannosa è la pretesa che hanno i proprie -tari di bestiame di costringere i loro bovari a vivere e riposare di continuo nelle stalle, al cui scopo entro a tutte s'incontra l'apposito letto dal quale per mancata igiene dopo d'essere stati resi inetti al lavoro, vengono vilmente scansati». E via così: in provincia di Vi-cenza «non vi sono cessi salvo rare eccezioni», in quella di Treviso «si giunge fino a spargere ad arte del fogliame oppure dei ricci di castagne perché, parte coll'aiuto dell'acqua piovana e parte con quello dei passanti, il materiale si maceri, fermenti, e si converta poi in letame», in quella di Ferrara «le abitazioni delle infime classi agricole sono in generale malsane, perché umide, sudice e poco ventilate. I pian terre-ni delle case, che sono generalmente abitati, si trovano sterrati».

LA PROPAGANDA e LO SFRUTTAMENTO Pagine tratte dal libro Odissee, Gian Antonio Stella, Rizzoli, 2004 In un Paese oppresso come il nostro dall’analfabetismo, dove nel 1881 (quando in Germania solo l’1,8% dei coscritti era totalmente analfabeta) il 67 per cento degli abitanti non sapeva né leggere né scrivere, il 59 per cento degli sposi non era in grado di firmare neppure l'atto di matrimonio e gli alunni iscritti alle medie erano 35.390 su una popolazione di un milione e 383 mila ragazzi dai 10 ai 15 anni, era facile «vendere», a chi voleva emigrare, paesi fantastici. Da decenni, le contrade erano battute dagli istrioni del «Mondo Nuovo», che giravano per le fiere con una cassa di legno più o meno sofisticata e impreziosita da disegni e intarsi e fornita di un occhio magico dentro il quale si potevano vedere le illustrazioni colorate e luminose dell'ultima festa di un imperatore o del varo di una nave mentre il battitore tuonava: «Signori avanti che la sera è tarda / vedrete meraviglie affatto strane / due giganti a cavallo di due rane / e una mosca che tira di bombarda!». Era il cinema dei nostri antenati e rimasto sulle piazze d'Italia fino alla fine dell'Ottocento. Dalla raffigurazione di eventi

_________________________________________________

[email protected]

Comunità Volontari per il Mondo

quali «L'incredibile ascensione in ciclo del pallone volante dei fratelli Montgolfier», all'illustrazione di paesi e fiumi e animali fantastici. Come per esempio l'«anta», una specie di tapiro brasiliano così «fotografato» da Bartolomeo Bossi: «La testa richiama un po' quella dell'asino come pure le sue orecchie, per quanto non così larghe; mentre gli occhi e lo sguardo sono simili a quelli del maiale. È dotato di una piccola proboscide di quattro pollici, che allunga e richiama alternativamente e della quale si serve come l'elefante per prendere quello che de-sidera mangiare; in questa proboscide si trovano le aperture delle narici. La sua massima grandezza è quella di un vitello di un anno, ma più robusto; le sue zampe sono corte e grosse e assai simili a quelle dell'elefante, con la differenza che i piedi anteriori hanno quattro unghie e quelli posteriori tre...». Erano ghiotti di racconti d'ogni genere, i nostri nonni. E avevano un così disperato bisogno di sognare, che erano tentati di attaccarsi a ogni promessa, ogni lusinga, ogni illusione. «Tutte le famiglie che ave-vamo a bordo avevano pressapoco la stessa storia. Dopo aver risparmiato, preso in prestito o dopo aver venduto tutto per pagarsi il biglietto, erano andati a New York pensando di trovarne le strade coperte d'o-ro; invece le avevano trovate coperte di pietre molto dure...» scrive Charles Dickens, nel suo reportage American notes del 1842. E così, racconta Renzo Grasselli in Storie dell'emigrazione trentina, nel 1876 molti partirono per Caracas attirati da un opuscolo che si concludeva con queste parole: «Volete arricchirvi, vivere tranquilli, felici ed indipendenti? Ebbene, andate in Venezuela» stato descritto da un secondo dépliant come «uno dei pa-esi più sani che ci sia nel globo». Altri si fecero truffare da manifesti e libretti che descrivevano Haiti come «una delle più ricche terre che si trovan nelle due Americhe» e il Guatemala come una specie di Bengodi dove «l'emigrante guadagna più che in Brasile e in pochi anni si fa una fortuna» e la brasiliana San Paolo come una città dove la mortalità «è molto inferiore a quella di Milano, Parigi, Lisbona, Ma-drid». «Da per tutto sono sparsi commessi che fiutano intorno la miseria e il malcontento e offrono il biglietto d'imbarco a quei disgraziati che vogliono abbandonare la patria, o spingono a vendere la casa, le mas-serizie e la terra, per procurarsi il denaro per il viaggio» spiegava G. Zagari nell'articolo L'emigrazione

pubblicato dalla rivista marchigiana «Picenum» nel 1910. Era, come scrisse A. Franzoni sulla «Rivista d'Italia» nell'articolo L'Italia al Brasile nel 1908, «una razza nuova di negrieri, poco dissimile dall'antica per avidità e mancanza dì scrupoli (senza avere di quella il coraggio, perché protetta ed incoraggiata da governanti altrettanto avidi od incoscienti)». Una razza ba-starda che, con quello che c'era da guadagnare nell'affare, «sorse d'incanto». Bastava solo, per fare i sol-di, non avere scrupoli. Come non li avevano, per esempio, i faccendieri dell'agenzia svizzera Corecco & Brivio citati da Martellini, che cercavano di adescare passeggeri per i transatlantici che partivano da Le Havre verso il Canada. E poiché tanti poveretti sognavano New York, ma erano angosciati dalle voci su-gli emigranti respinti all'arrivo perché malati di tracoma o perché non avevano saputo contare da 20 a 1 andando a ritroso, approfittavano del loro incubo per raccontare in un volantino che «sbarcando al Cana-da non si è sottoposti a nessun interrogatorio. Allo sbarco non si esige produzione di moneta. Tutti hanno libero sbarco, se abili al lavoro, esenti da malattie contagiose, come congiuntivite, tracoma, ecc. e non oltrepassanti i 60 anni. A tali condizioni sono ammessi anche i guerci, gli zoppi, quelli aventi ernia come pure coloro che avessero la testa pelata per la sofferta tigna». Imbroglioni maledetti mille volte dai truffati, di padre in figlio, di generazione in generazione. Imbro-glioni che, per usare le parole di Eric J. Hobsbawm «si arricchivano istradando il bestiame umano nelle stive delle compagnie di navigazione ansiose di riempirle, verso le autorità pubbliche o le compagnie fer-roviarie interessate a popolare territori semideserti, i proprietari di miniere, i padroni di ferriere e altri as-suntori di rude manodopera bisognosi di braccia. Erano pagati da questi, oltre che dai soldini di uomini e donne senza vie di scampo, forse costretti a percorrere la metà di un continente sconosciuto prima di im-barcarsi per l’Atlantico.>> Buttare lì un sogno, in mezzo a quella disperazione e a quell'astio per il governo, per Roma, per i ricchi, era come gettare un fiammifero in un fienile. E furono in tanti, a buttare fiammiferi. Non solo nel Veneto ma in tutta la pianura padana e i borghi appenninici e le campagne meridionali: «La propaganda fu im-placabile e irrefrenabilmente scandalosa» scrisse padre Pietro Maldotti, «fino a vedersene alcuni nelle valli bergamasche a predicare dalle carrozze, vestiti eccentricamente come i saltimbanchi, su per i mer-

_________________________________________________

[email protected]

Comunità Volontari per il Mondo

cati e negli stessi sagrati delle chiese, intorno alle ricchezze straordinarie, alle fortune colossali preparate a coloro che si fossero diretti in America». Era un grande affare, l'emigrazione. Che poteva far diventare un faccendiere spregiudicato estremamente ricco: «Non appena il fenomeno comincia ad estendersi a macchia d'olio in tutto il Paese, già a partire dalla fine degli anni Settanta dell'Ottocento» scrive Amoreno Martellini, «le agenzie iniziano a dotarsi di loro rappresentanti sul territorio che svolgono operazioni di reclutamento di emigranti per conto dell'a-gente: costoro vengono detti sub-agenti». E giù giù a cascata, coi sub-agenti dei sub-agenti fino all'anello terminale di questa catena che poteva es-sere il macellaio, il salumiere, il barbiere o addirittura il parroco. Quelli che meglio potevano sentire «il termometro della febbre migratoria nelle zone di competenza» o eventualmente «diffondere questa feb-bre nelle aree che ancora ne sono immuni». Ma quanti erano, alla fine, tutti quelli che si davano da fare per caricare sulle navi in partenza quante più possibili «tonnellate umane»? Tantissimi, risponde Martellini: «Se nel 1892 tale numero viene stimato in poco più di 5.000 unità, 3 anni più tardi, nel 1895, esso supera già quota 7000. Ma le nuove rilevazioni, eseguite in occasione del varo della legge sull'emigrazione del 1901, segnalano una cifra superiore alle 10 mila unità, cifra che sfiora quota 13 mila alla fine del primo decennio del No-vecento. A questo numero va poi aggiunta una quantità incalcolabile di agenti e reclutatori clandestini che sfuggono a qualsiasi statistica, ma il cui numero non deve essere di molto inferiore a quello degli in-termediari regolarmente autorizzati». Lo scrittore Charles Dickens, citato da Emilio Franzina in Traversate, era furente contro tutti questi «ar-ruolatori attivi nelle campagne del Vecchio Mondo» i quali «hanno una percentuale per ogni passeggero che riescono ad accalappiare» e «percorrono instancabilmente quei distretti dove regnano miseria e di-sperazione e allettano i miseri creduloni [...] facendoli emigrare con promesse mostruosamente false che non potranno mai essere realizzate». IL VIAGGIO Pagine tratte dal libro Odissee, Gian Antonio Stella, Rizzoli, 2004 Da una lettera spedita dal Sudamerica nel 1889 da Francesco Costantin, di Biadene, Treviso: «Non trovo parole adeguate per descriverle per l'intiero lo sconvolgimento del Piroscafo, i pianti, i rosari e le bestemmie di coloro che hanno intrapreso il viaggio involontariamente, in tempo di burrasca. Le on-de spaventose s'innalzano verso il ciclo, e poi formano valli profonde, il vapore è combattuto da poppa a prua, e battuto dai fianchi. Non le descriverò gli spasimi, i vomiti e le contorsioni dei poveri passeggeri non assuefatti a così tali complimenti. [...] Tralascio dirle dei casi di morte, che in media ne muoiono 5 o 6 per 100, e pregare il Supremo Iddio che non si sviluppino malattie contagiose, che allora non si può di-re come andrà». C'era, in quei racconti, tutto il terrore per il mare, la vastità incontenibile del mare, la devastante violenza del mare, di chi spesso, figlio delle balze appenniniche, delle campagne padane o delle serre calabre, si era messo in viaggio per un altro mondo senza aver mai visto prima una locomotiva e, tanto meno, la grande distesa azzurra. Come Pascal D'Angelo, che avrebbe raccontato, nell'emozionante Son of ltaly, il suo travagliato percorso di pastore abruzzese partito a 14 anni per l'America ai primi del Novecento: «Sentii il fragore del treno - né muli né cavalli a trascinarlo -. quindi la stretta di mio padre che m'incitava a salire in carrozza. L'ul-timo bacio di mia madre. Il resto sparì tra la nebbia delle mie lacrime. Stavamo andando verso l'ignoto. [...] Il frastuono della prima galleria e quelle luminose macchie improvvise mi fecero trasalire dallo spa-vento, e smisi di piangere. Quindi sfrecciammo fuori. Il mondo là attorno sembrava una grande giostra. Colline e montagne ci venivano incontro all'impazzata, si dilatavano poi si sgonfiavano; le case ci sci-volavano accanto: prima bianche, quindi svanivano nuovamente in una verde macchia indistinta. Infine ci fu uno scenario mozzafiato. Eravamo appena usciti da una galleria ad incredibile altitudine, lanciati a tutta velocità verso la pianura campana. Un abbagliante luccichio dilagava tutto intorno e andava a per-dersi ai confini del mondo. Sulle prime ebbi paura. Poi pensai: "II mare! Quella dev'essere la cosa che chiamano mare!". E lo era».

_________________________________________________

[email protected]

Comunità Volontari per il Mondo

Furono generosi e crudeli, i mari e gli oceani, con gli emigranti italiani. Inghiottiti da decine di naufragi X, o scaricati in acqua nel corso di devastanti epidemie di bordo. Come la figlioletta di un anno e mezzo di Amalia Pasin che partì nel 1923 da Villafranca Padovana con il marito Giovanni e ha raccontato a Francesca Massarotto Raouik, in Brasile per sempre. Donne venete

in Rio Grande do Sul, il dolore più lacerante della sua vita: «Durante il viaggio in nave la bimba mi prese la febbre, una febbre sempre più alta, la vegliavo giorno e notte, non sapevo cosa fare. Una notte la sentii gemere, sudava freddo, tremava; cercai di scaldarla e tenermela vicino, ma all'improvviso smise di tre-mare. Era morta. Morta. Forse perché non c'erano medicine, forse perché il medico non c'era; non so. Forse aveva preso una febbre mortale. Me la strapparono dalle braccia, la fasciarono stretta stretta da ca-po a piedi e le legarono una grossa pietra al collo; di notte, alle due di notte, con quelle onde così nere, la calarono giù, in mare. Io urlavo, urlavo, non volevo staccarmi da lei, volevo annegare con la mia piccola; mi tennero ferma con le braccia, degli uomini credo. Io non volevo che la mia bambina così piccola fi-nisse in quel mare così freddo, così scuro, certamente divorata dai pesci. Volevo essere sepolta con lei, mi pareva di proteggerla, difenderla, perché non la divorassero. Non volevo lasciarla sola, povera bam-bina, invece mi tennero indietro mentre la buttavano giù. Quel tonfo in acqua, non posso dimenticarlo». Furono tante le madri che non hanno potuto dimenticare. Eppure, neanche gli straordinari lavori su questo o quel tema specifico condotti dai più appassionati stu-diosi della materia sono riusciti a colmare il vuoto intorno a quegli epici viaggi per mare. Un vuoto che va riempito non solo per capire meglio le tragedie di oggi, come per esempio la morte dei 283 cingalesi, pachistani, arabi, curdi, affogati nel naufragio della carretta su cui navigavano, al largo di Capo Passero, la notte di Natale del 1996. I porti da cui partivano gli emigranti erano in condizioni terribili, le famiglie si riposavano nelle cantine o nelle soffitte affittate a prezzi altissimi, senz’aria e senza luce, il prezzo dei cibi era altissimo e si spe-culava su tutto quello che si poteva. I soldi che giravano intorno al traffico di emigranti erano così tanti che quando l'ennesima epidemia di colera costrinse finalmente le autorità ad aprire a Napoli un ricovero per emigranti con farmacia e ga-binetto batteriologico e padiglione d'isolamento, scoppiò una mezza rivoluzione con proteste e manife-stazioni di piazza da parte di tutte le categorie (locandieri, osti, verdurai, scrivani, contrabbandieri...) che vedevano messi a rischio i loro profitti. L'assalto all'emigrante, al molo dell'Immacolatella di Napoli, da parte di mille sanguisughe, era tale che Raffaele Viviani ci scrisse su una commedia, Scalo marittimo, dove raccontava la storia di Colantuono. Un poveraccio che sta imbarcandosi nel 1918 con tutta la sua famiglia e, stretto d'assedio da chi vuole fregargli i pochi soldi che ha, intona uno straziato addio alla patria: «E io lasso 'a casa mìa, lasso 'o paese, / e me ne vaco 'n America a zappare. / Pe' fa' furtuna parto, e sto nu mese / senza vede cchiù terra: ciclo e mare. / E lasso 'a casa mia, l'Italia bella, / pe' ghi luntano assaie, 'n terra straniera. / E sotto a n'atu ciclo e n'ata stella / trasporto li guaglioni e la mugliera. / E là accum-mencia la malincunia / penzanno a la campagna addo so' nato; / a chella vecchia santa 'e mamma mia, / e a tutt' 'e ccose care d' 'o passato… Ma era a bordo delle navi che lo sfruttamento diventava spesso bestiale. Basti dire, spiegano Oreste Grossi e Gianfausto Rosoli ne Il pane duro, che «il primo esperimento italiano di salone da pranzo per emigranti fu compiuto a bordo del piroscafo Roma solo nel 1906. Ma l'uso generalizzato si ebbe ancora più tardi, a opera specialmente del Lloyd italiano». Fino ad allora, «a differenza delle navi straniere per emigranti, quelle italiane non avevano una sala da pranzo e non erano dotate di tavole da pranzo. La di-stribuzione del cibo era fatta in maniera umiliante, senza l'osservanza delle elementari norme igieniche, per ranci, cioè gruppi di 6 persone, uno dei quali per turno era incaricato del ritiro delle vivande dalla cu-cina. Fra gente non avvezza alla disciplina, le frodi, le omissioni, i reclami erano all'ordine del giorno e riempivano le relazioni del Commissario di bordo». Teodorico Rosati, un colonnello medico della Regia Marina autore di importanti lavori dalla parte dei passeggeri più deboli ed esposti, scattò questa fotografia: «Accovacciati sulla coperta, presso le scale, col piatto fra le gambe e il pezzo di pane fra i piedi, i nostri emigranti mangiano il loro pasto come i poverel-li alle porte dei conventi. È un avvilimento del lato morale e un pericolo da quello igienico, perché ognu-no può immaginarsi che cosa sia una coperta di piroscafo sballottato dal mare, sulla quale si rovesciano

_________________________________________________

[email protected]

Comunità Volontari per il Mondo

tutte le immondizie volontarie e involontarie di quelle popolazioni viaggianti». Si legge nel rapporto del medico della White Star Line compilato durante un viaggio da Napoli a New York nel maggio 1905, «la temperatura non è il solo fattore che rende nei dormitori l'atmosfera irre-spirabile. Vi concorre il vapore acqueo e l'acido carbonico della respirazione, i prodotti volatili che svol-gono dalla secrezione dei corpi, dagli indumenti dei bambini e degli adulti, che per tema o per pigrizia non esitano a emettere urine e feci negli angoli del locale. La puzza è tale che il personale di bordo si ri-fiuta spesso di entrare per lavare i pavimenti». Anche quando i motori incandescenti non erano proprio al di là di una tramezza, i dormitori di terza clas-se dove le brande venivano montate a pile una sull'altra erano, salvo eccezioni, da spavento. Basti leg-gere alcune delle descrizioni. Teodorico Rosati: «L'emigrante si sdraia vestito e calzato sul letto, ne fa deposito di fagotti e valigie, i bambini vi lasciano orine e feci, i più vi vomitano: tutti, in una maniera o nell'altra, l'hanno ridotto dopo qualche giorno a una cuccia da cane. A viaggio compiuto, quando non lo si cambia, ciò che accade spesso, è lì come fu lasciato, con sudiciume e insetti, pronto a ricevere un nuo-vo partente». Edmondo De Amicis: «II Commissario, che era sceso più volte nei dormitori, ci fece delle descrizioni da stringere il cuore e da vincer lo stomaco. Aveva visto là sotto delle masse intricate di corpi umani, gli uni sopra e a traverso agli altri, con le schiene sui petti, coi piedi contro i visi, e le sottane all'aria; viluppi di gambe, di braccia, di teste coi capelli sciolti, striscianti, rotolanti sul tavolato immondo, in un'aria am-morbata, in cui d'ogni parte suonavano pianti, guaiti, invocazioni di santi e grida di disperazione». «Scesi nel corridoio. Dio mio! Quale tanfo! C'era da perdere il respiro» scrisse Ferruccio Macola. «Figu-ratevi 500 persone ammassate in uno spazio di altrettanti metri cubi d'aria, con una ventilazione insuffi-ciente nelle condizioni normali, più insufficiente allora, perché gli hoblots (i finestrini) a murata del cor-ridoio inferiore erano rasenti alla linea d'acqua, e gli altri col mare agitato non si potevano aprire. [...] Io inorridivo, mentre il sudore mi colava da tutti i pori, allargati quasi instantaneamente in quella tempera-tura asfissiante e corrotta [...]. Si fece il giro delle corsie. Che orrore! Ci tenevamo ben stretti alle traver-sine di legno, perché il suolo imbrattato un po' qua e un po' là di materie ignobili, rendeva pericoloso qualunque movimento. Non mi sono mai spiegato, come tante creature umane, potessero vivere là den-tro, qualche volta 20, qualche volta 30 e più notti, respirando le esalazioni più pestifere in un'aria umida, vischiosa, corrotta dai gas acidi sviluppati dal cibo mal digerito e rigettato.» LAVORO E CONDIZIONI DEGLI ITALIANI IMMIGRATI Pagine tratte dal libro Odissee, Gian Antonio Stella, Rizzoli, 2004 Schiavi, erano. Venduti come schiavi, comprati come schiavi, trattati come schiavi. E così li vedevano infatti, i fazendeiros brasiliani che dopo aver costruito la loro fortuna sugli schiavi neri deportati dall'A-frica l'avrebbero consolidata sfruttando per tutti i lavori più pesanti e servili i contadini italiani, in particolare i veneti. Racconta Emilio Franzina nel saggio La terra, la violenza, la frontiera: «Un telegramma d'un fazendeiro

brasiliano, reclamava perfino un carico di giovanette italiane, dai 16 ai 25 anni, per surrogare le abolite schiave nella lavanda dei piedi ai padroni quando essi rientravano impolverati e stanchi dalle piantagioni del caffè». «Il progetto di immigrazione che i piantatori avevano approntato era ingegnoso» spiega Michael Hall in Emigrazione italiana a San Paolo tra 1880 e 1920. «Esso comportava inizialmente il pagamento del vi-aggio dall'Europa a San Paolo per famiglie di lavoratori agricoli. Il sussidio era riservato esclusivamente per ridurre l'incidenza delle riemigrazioni, dal momento che [...] coloro che aspiravano ad emigrare in Brasile, erano generalmente persone "prive di qualsiasi risorsa", ed era perciò assai difficile per loro af-frontare il prezzo, relativamente alto, del ritorno in patria per un'intera famiglia, se non erano soddisfatti delle loro condizioni a San Paolo. I lavoratori agricoli erano ricercati, almeno in parte, per il fatto che c'erano meno probabilità che fra essi ci fossero "agitatori" che "avrebbero potuto disturbare l'ordine pub-blico".» Il Brasile insomma non voleva ricchi investitori ma miserabili braccianti: «Richiedeva e riceveva immi-

_________________________________________________

[email protected]

Comunità Volontari per il Mondo

granti afflitti da povertà disperata, così poveri che non potevano né comperare la terra su cui lavoravano né intraprendere piccole attività, ma erano costretti ad andare a lavorare nelle piantagioni. Immigrati provvisti di denaro, il potente fazendeiro Martino Prado lo affermava apertamente, "non ci servono"». Furono migliaia, i bambini che solcarono l'oceano senza il padre e la madre. Meglio: con un padre o una madre finti. O da clandestini. Ce lo dicono i ritagli ingialliti del «New York Times» del 1873 e del «Phi-ladelphia Times» del 1885 che, stando a un rapporto del diplomatico Raniero Paulucci de Calboli, de-nunciavano la presenza negli Stati Uniti di «80.000 fanciulli italiani d'ambo i sessi appartenenti a quella categoria di girovaghi da cui escono i delinquenti e le prostitute». Ottantamila: in larga parte strappati alle famiglie e introdotti in America con mille sotterfugi da chi li aveva comperati. Il «padronismo», spiega Robert E Harney nel saggio Dalla frontiera alle Little Italies, «attraversò fasi diverse nell'Ottocento, ognuna delle quali era caratterizzata da problemi semantici, oltre che storici e mo-rali. I primi padroni erano quei tradizionali commedianti di strada e imbroglioni italiani che, girovagando per l'Europa occidentale e il Nordamerica, avevano dei ragazzetti come apprendisti, accattoni ed aiutanti. La parola "padrone", usata per definire questi uomini, indicava una via di mezzo tra "maestro" e "protet-tore". Dietro alla parola stava un sistema di reclutamento e schiavizzazione dei bambini in soprannumero dell'Italia rurale». Qual era l'ultima tappa del viaggio? «Quegli infelici fanciulli sono portati nei centri principali di Londra e di Nuova York, dove giunti vengono letteralmente accatastati gli uni sopra gli altri negli orribili covi dei luridissimi quartieri di Leather Lane, di Clarkenwell e di Hundred Street» perché imparino il nuovo mestiere: «Far pubblica mostra dei loro cenci e di qualche animale al par di loro affamato, o suonare un organo scordato e strillante. Se l'infelice creatura abbandonata così nelle strade di quelle popolose città, non porta a casa ogni sera il prezzo di ciò che lo snaturato iniziatore di quella società industriale chiama i suoi frutti, non solamente quegli infelici vanno a letto a digiuno, ma qualche volta sono battuti, quando non vengono gettati sulla via, dove poi, maceri dalla pioggia e intirizziti dal freddo, vengono arrestati come vagabondi». Maria Giuseppina Gioii, nel suo saggio contenuto ne La via delle Americhe. Il emigrazione ligure tra e-

vento e racconto, ricostruisce vicende spaventose: «Nel 1863, dal Regio Console di San Francisco era giunta per esempio la segnalazione del pietoso caso di Domenica Figone, ragazzina di 14 anni, di Varese Ligure [...] ceduta dai genitori a un arruolatore, un certo Deluchi Francesco, anch'egli di Varese, perché facesse il "giro d'America", dividendo i guadagni: [...] "pare che appena sbarcati ambedue si recassero per le strade accattando di porta in porta, finché quindici giorni dopo, la polizia li minacciò di arresto se non desistevano dall'in-trapreso mestiere. Fu a questo punto che il Deluchi venne in consolato, insistendo perché io provvedessi alla Domenica Figone, soggiungendo già troppo aver egli fatto accompagnandola fin qui, ed essere obbligato ad abbandonarla dacché il fratello di lei, lavoratore 'alle mine', non risponde-va alle lettere direttegli"». Dubitando delle parole dell'uomo, continua il console, volle lui stesso controllare: «Trovai che la Dome-nica Figone era una povera ragazza di anni 14, mutilata di ambo le braccia ed ambo le gambe, che il pa-dre di lei, Antonio Figone, avea consegnato al Deluchi perché facendo il giro d'America accattando, divi-desse poi con lui il provente delle elemosine. Il fratello della Figone scrisse di poi alla sorella, che andò a raggiungerlo "alle mine", e poiché il Deluchi mi aveva pertinacemente negato l'esistenza di un contratto fra lui e il padre dell'infelice creatura così io mi feci restituire da lui dollari 130, che in 15 giorni egli a-veva raccolto, e che io spedii tosto al fratello della Figone, esortando il Deluchi ad un lavoro più onesto e più confacente alla robustissima sua costituzione».

Fas

e

Obiettivo

Disci-pline coin-volte

Descrizione dell’attività

Repertorio ORM Organiz-zazione

Risorse (Materia-li, mezzi)

Metodi

_________________________________________________

[email protected]

Comunità Volontari per il Mondo

4

Scoprire le ti-pologie – in rapporto al tempo, al mo-do, allo spazio ecc. -, le di-namiche, le direzioni, le caratteristiche, le cause - an-tropiche e na-turali -, dei flussi migrato-ri odierni a scala interna-zionale.

Geo-grafia; italia-no; Citta-dinan-za e Costi-tuzio-ne.

giochi di ruolo: ognuno ha un car-tellino con la descrizione di un pa-ese. Dopo averlo individuato sull’atlante legge il retro del cartel-lino e scopre la propria condizione: cosa fa per risolvere il problema? Gioco di ruolo per introdurre i con-cetti di migrazione coatta, rifugia-to, emigrato, immigrato, quote d’ingresso, clandestino, immigrato regolare, permesso di soggior-no….Gioco di ruolo volto anche a mostrare i tanti motivi dell’emigrazione (povertà, dittatu-re, eventi naturali…).

Lavoro in gruppo classe e individua-le

Materiale per simu-lata. Libro di testo.

Euristico-partecipa-tivo, dialo-gico; atti-vità ludica finalizzata alla costru-zione del sapere; problem

solving.

Fas

e

Obiettivo

Disci-pline coin-volte

Descrizione dell’attività

Repertorio ORM Orga-nizza-zione

Risorse (Materia-li, mezzi)

Metodi

5

Conoscere e maturare un atteggiamen-to empatico nei confronti dei migranti ascoltando alcune loro storie.

Geogra-fia; ita-liano; Cittadi-nanza e Costitu-zione.

Le storie dei migranti: ascolto e anali-si di alcune canzoni: Amerigo di Francesco Guccini, Ebano dei Mode-na City Ramblers, American Lands di Bruce Springteen, Il ragazzo della via Gluck di Celentano, Crazy Boy di Samuele Bersani. (Inoltre, lettura durante l’anno del li-bro Stranieri come noi di Vittorio Zucconi) Interventi: Slow Food: i sapori migranti (storia della gastronomia, contaminazioni dei cibi e dei prodotti, assaggio di alcune spezie e di un dolce piacentino, la spongata, di origine ebraica). Esercizi proposti dall’insegnante per riflettere e memorizzare l’incontro di due ore. Caritas: incontro sulla condizione degli immigrati in Italia, sulla loro condizione di emarginazione, lavoro sul pregiudizio e lo stereotipo, con-fronto dei dati reali con i pregiudizi diffusi. Amnesty International: incontro di 3 ore sui rifugiati. Lavoro in gruppi in-sieme ai ragazzi della 5 elementare di Ponte dell’Olio, visione della mostra sui diritti dei Migranti.

Lavoro di grup-po e di inter-gruppo.

Libro di testo. Ma-teriale per approfon-dimenti.

Euristico-partecipati-vo, dialogi-co; costru-zione attiva del sapere individua-le; problem

solving.

_________________________________________________

[email protected]

Comunità Volontari per il Mondo

Fase 5. Materiale proposto agli alunni e da loro elaborato.

I SAPORI MIGRANTI 1. Indica sul planisfero gli spostamenti delle spezie o piante in Italia (o altrove se indicato) con frecce o sim-boli colorati Basilico: dall’Asia tropicale, importato dai genovesi (oggi il pesto è un condimento tradizionale) Maggiorana: dall’Asia Origano: pianta Mediterranea Vaniglia: dalla pianta di un’orchidea, dal Brasile Pepe: dall’India Cannella: dall’Egitto (i Romani la importano a Roma) Chiodi di garofano: dalla Cina Cardamomo: dalla Cina, India Banana: dall’Africa (oggi però il maggior produttore è l’America del Sud e gli USA) Canna da zucchero: dall’India (molto diffuso nelle piantagioni USA, lavorate dagli schiavi neri) Caffè: dall’Africa (oggi molto coltivato in Brasile, nelle piantagioni) Cacao: dall’America (oggi il maggior produttore è il Ghana) 2. I sapori viaggiano anche nel tempo. Completa: Gli Egizi sono molto importanti per la tecnica di lavorazione e lievitazione del………..ottenuto dal ………….., un cereale molto diffuso nel Mediterraneo. I Greci amavano mangiare sdraiati su un fianco, il vino si beveva non puro ma……………..perché il vino era molto dolce e forte (si dice:……………il vino). Gli Etruschi usavano molto olio e vino (coltivazioni tipiche del Mediterraneo) e mangiavano molta…………; in una tomba sono stati trovati degli utensili come il…………..per fare un piatto, la lagana, fatto di quadrati di pasta, da cui deriva la moderna………….I Romani imparano la tecnica del pane dopo la conquista del-la…………., grazie gli schiavi portati in Italia: il pane captivus era il pane degli schiavi (captivi ovvero pri-gionieri), molto integrale e con pezzi di paglia e sassi persino! I Romani amavano mangiare fuori casa, a pranzo, nelle tabernae, e amavano molto il sapore agrodolce ottenuto dal…….. (dolce) e dall’………(acido). Dopo la caduta dell’Impero Romano d’Occidente, nel……., molte popolazioni che stavano oltre i confini na-turali, i fiumi……….e…………(vedi libro di I, pag. 86) emigrano in Occidente e formano i regni romano-barbarici. Dai Celti impariamo a conservare la carne grazie ai………..ottenuti dalla carne dei…………mentre grazie agli Arabi, che conquistano la Sicilia nel………(vedi libro di I, pag. 168), si dif-fonde la coltivazione delle piante di………e l’uso della canna da zucchero per la produzione di azucar (in arabo) o…………..che prima si usava solo come medicinale o spezia. Nel Medioevo si erano diffusi molto i monasteri dove i monaci, oltre a pregare e trascrivere i testi, si occupavano anche dei lavori………(vedi libro di I, pag.108). Dopo il ………, anno del primo viaggio di Colombo in……….., in Europa si viene a cono-scenza di nuove coltivazioni, non subito apprezzate ma poi ampiamente diffuse. Sono 8 e so-no………………………………………… 3. Quale piatto ti viene in mente per primo pensando all’Italia? E a Piacenza, all’Emilia? Quali ingredienti sono originari dell’Italia e quali derivano da contaminazioni, dalla storia? Fai almeno 2 esempi. 4. Abbiamo assaggiato la spongata piacentina, diffusa nei paesi di pianura lungo il Po (Monticelli, Corte-maggiore, Castelvetro) perché qui si erano stanziati molti ebrei provenienti dal vicino Stato della Chiesa. Questo dolce non è lievitato e la sua ricetta è molto antica: i fornai Re, di Monticelli, avevano imparato la ri-cetta da un vecchio speziale ebreo.

Fas

e

Obiettivo Discipli-ne coin-volte

Descrizione dell’attività Repertorio ORM Orga-nizza-zione

Risorse (Materia-li, mezzi)

Metodi

6 Approfondire il concetto di

Geogra-fia, Sto-

Le migrazioni mettono in crisi l’identità: io chi sono?

Lavoro di gruppo e

Materiali per ricer-

Euristico; investigativ

_________________________________________________

[email protected]

Comunità Volontari per il Mondo

Fase 6. Approfondimento sul cognome.

L'origine del cognome come identificativo di una famiglia risale agli antichi romani: mentre nei tempi arcai-ci era presente il solo nome, già negli ultimi secoli della Repubblica, i romani distinguevano le persone libe-re con 3 nomi (tria nomina): il praenomen, paragonabile al nostro nome; il nomen, più importante che di-stingueva la famiglia (gens) d'appartenenza; successivamente per distinguere le famiglie che si riferivano ad uno stesso ceppo si aggiunse il cognomen, una sorta di soprannome di famiglia. In qualche caso, si aggiun-geva anche un quarto nome, o nuovo cognome (agnomen), per diversificare ancor meglio una persona dall'altra. Inoltre alcuni nobili aggiungevano a proprio piacimento altri nomi-cognomi, creando talvolta liste lunghissime. Attorno al V secolo si riduce sempre più la distinzione fra nomen e cognomen, ed entra a far parte dell'uso comune il cosiddetto supernomen o signum: un nome unico, non ereditato, dal significato chiaro, immedia-tamente comprensibile come ad esempio il nome imperiale Augustus ("consacrato dagli auguri", "favorito da buoni auspici"). Con la caduta dell'Impero Romano ogni persona fu individuata dal solo nome personale di battesimo, con vezzeggiativo nell'ambito familiare, talvolta riferito anche alle caratteristiche della persona o al luogo di provenienza o alla paternità. L'avvento del cristianesimo e le invasioni barbariche contribuiscono a diffondere nuovi nomi che vanno ad aggiungersi a quelli pagani: la scelta diventa piuttosto vasta e non vi sono grossi problemi nel distinguere gli individui. Ma tra il X e l'XI secolo a causa della crescita della popolazione, divenne sempre più difficile distinguere un individuo da un altro: la possibilità di formare combinazioni cominciò a scarseggiare e divenne così nuova-mente necessario distinguere tra loro gli individui con lo stesso nome personale ed identificare tutti quelli appartenenti alla medesima discendenza. Nacque così il cognome moderno, che poteva essere originato dal nome paterno o materno, da un soprannome, dalla nazione o dalla località di provenienza, dal mestiere o dalla professione. In Italia, l'uso dei cognomi è all'inizio un'esclusività delle famiglie ricche, ma nel 1200 a Venezia e nel seco-lo seguente in altre aree, anche se con qualche resistenza e ritardo, l'uso si estende agli strati meno abbienti della popolazione. Con il Concilio di Trento del 1564 si sancisce l'obbligo per i parroci di tenere un registro ordinato dei batte-simi con nome e cognome, per evitare matrimoni tra consanguinei. Il soprannome, o secondo nome, diventa ereditario. Una vera e propria statistica riguardante l'origine dei vari cognomi non esiste, ma si stima che un 35% derivi da nomi propri del padre o del capostipite, un altro 35% abbia relazione con la toponomastica, cioè faccia riferimento a nomi di paesi o località o zone, un 15% sia relativo a caratteristiche fisiche del capostipite, un 10% derivi dalla professione o dal mestiere o dall'occupazione o dalla carica mentre un 3% sia di derivazio-

identità e co-noscere le modalità at-traverso le quali è possi-bile far dialo-gare la pro-pria identità con quella della comuni-tà e del conte-sto di nuovo arrivo.

ria, Cit-tadinanza e Costi-tuzione.

Io sono il mio corpo: analisi della propria foto per trovare somi-glianza e differenze con genitori, fratelli, parenti. Io sono il mio nome: analisi del nome e del cognome (su alcuni siti). Io sono i luoghi che abito: breve testo su “il mio posto” (a casa, nel paese dove abito). Riflessioni in classe sull’identità: su ciò che rimane identico e su ciò che cambia grazie alle espe-rienze, agli incontri, al tempo, al luogo diverso etc. Descrizione di un fratello o amico che si conosce da tempo: cosa è cambiato? Cosa è rimasto uguale in lui?

di inter-gruppo.

che indivi-duali.

o, problem

solving.

_________________________________________________

[email protected]

Comunità Volontari per il Mondo

ne straniera recente ed un 2% sia un nome augurale che la carità cristiana riservava ai trovatelli.

Fas

e Obiettivo

Discipline coinvolte

Descrizione dell’attività

Repertorio ORM Organizza-

zione Risorse

(Materiali, mezzi)

Metodi

7

Riflettere sull’importanza delle cono-scenze acqui-site per rap-portarsi con rispetto nei confronti al-trui, dimo-strando di possedere un’idea di cit-tadinanza planetaria.

Geografia, Storia, Cit-tadinanza e Costituzio-ne.

Sondaggio: i ra-gazzi hanno fat-to un sondaggio a 58 persone sul-la questione dell’immigrazione e poi l’hanno confrontato con i dati reali (rap-porto Caritas Migrantes).

Lavoro indivi-duale e di gruppo.

Questiona-rio e rap-porto “Mandia-moli a ca-sa”.

Espositivo; euristi-co-partecipativo e dialogico; speri-mentale-investigati-vo;problem solving.

Fase 7. Sondaggio e confronto con gli esiti del rapporto della Caritas (spaesamento e relativizza-

zione di idee stereotipate).

SONDAGGIO. Compila una scheda per ogni intervistato/a: segna l’età e il sesso dell’intervistato (maschio o femmina) e una breve risposta accanto al numero della domanda (sii preciso!). Intervista almeno 5 persone, possibilmente non tutte della tua famiglia ma anche vicini, conoscenti…e di età diverse (tutti maggiori di 15 anni). domande: Secondo te….

1) quanti sono gli stranieri in Italia rispetto alla popolazione italiana? (rispondere con una percentuale) 2) l’Italia è uno degli stati europei con più immigrati? Con meno immigrati? O nella media? 3) gli stranieri di religione musulmana sono di più di quelli di altre religioni, di meno, o quasi lo stesso

numero? 4) gli immigrati tolgono lavoro agli italiani? 5) gli immigrati aiutano l’economia italiana? 6) il tasso di criminalità è aumentato con l’aumento dell’immigrazione? 7) gli stranieri si vogliono integrare in Italia o no? 8) come arrivano in Italia? Per via mare, via terra con un visto turistico, nascosti nei tir? 9) qual è il problema più grave oggi? La sicurezza stradale, l’immigrazione clandestina o la sicurezza

sul lavoro? ESITO DEL SONDAGGIO domande rivolte in forma anonima a 58 persone

1) quanti sono gli stranieri in Italia rispetto alla popolazione italiana? 27 hanno risposto da 0 a 10% 15 hanno risposto da 20 a 40% 13 hanno risposto da 10 a 20% 3 hanno risposto oltre il 40% In realtà i dati dicono che a Vigolzone sono 400 su 4.260 abitanti; in provincia di Piacenza gli stranieri sono il 12,6% della popolazione.

2) L’Italia è uno dei Paesi europei con più immigrati? Con meno immigrati o nella media? 34 hanno risposto nella media

_________________________________________________

[email protected]

Comunità Volontari per il Mondo

15 hanno risposto con più immigrati 9 hanno risposto con meno immigrati In realtà l’Italia è nella media europea, attorno al 6%: tra i più bassi rispetto ad altri Paesi come Irlanda e Spagna (oltre l’11%). In alcuni Paesi, come Francia e Inghilterra, il dato sembra basso perché viene concessa la cittadinanza più facilmente e quindi risultano meno stranieri.

3) gli stranieri di religione musulmana sono di più di quelli di altre religioni, di meno, o quasi la stessa percentuale?

36 hanno risposto di più 15 hanno risposto quasi la stessa percentuale 7 hanno risposto di meno In realtà tra gli stranieri i cristiani (cattolici e di altre confessioni) sono di più dei musulmani: 1.960.000 cri-stiani contro 1.200.000 musulmani.

4) gli immigrati tolgono lavoro agli italiani? 23 hanno risposto “dipende” 21 hanno risposto di sì 14 hanno risposto di no In realtà gli immigrati svolgono soprattutto lavori manuali e poco specializzati: il 72% degli stranieri svolge lavori non qualificati, mentre gli italiani che svolgono lo stesso lavoro sono solo il 37%. I lavori più richiesti sono nel lavoro domestico o di assistenza, nel settore dell’edilizia, nell’industria come operai o agri-coltori non specializzati.

5) gli immigrati aiutano l’economia italiana? 30 hanno risposto “dipende” 19 hanno risposto di sì 8 hanno risposto di no In realtà gli stranieri contribuiscono alla crescita del PIL nazionale (i beni e i servizi forniti da uno Stato, l’indice con cui si misura la sua ricchezza): nel 2007 il loro contributo è stato del 9,1% anche se la loro pre-senza solo del 5,8% sull’intera popolazione. Questo grazie alle tasse pagate, ai beni prodotti e ai servizi of-ferti, alle numerose imprese straniere che danno lavoro anche a italiani o che acquistano beni e servizi in Ita-lia e che quindi favoriscono l’economia.

6) La criminalità è aumentata con l’aumento degli immigrati? 44 hanno risposto di sì 8 hanno risposto “in parte” 6 hanno risposto di sì In realtà non c’è nessun legame tra l’aumento dell’immigrazione e la criminalità: il numero dei permessi di soggiorno infatti si è quintuplicato dal 1990 al 2000 ma non c’è stato un aumento della criminalità signifi-cativo. Le condanne a carico degli stranieri dal 2000 al 2006 non sono aumentate (anche se gli stranieri sono aumentati) e le denunce tra gli stranieri sono il 2% della popolazione. Molti sono condannati per reati legati alla clandestinità (false denunce di dati, documenti falsi…).

7) gli stranieri si vogliono integrare? 28 hanno risposto di sì 15 hanno risposto di no 15 hanno risposto “dipende” In realtà dai dati gli stranieri tendono a scegliere l’Italia come Paese d’adozione, comprando casa e stabilen-do qui la propria famiglia. Rispetto agli altri Paesi però l’Italia concede con molta difficoltà e tanti anni il di-ritto di cittadinanza agli stranieri, rendendo difficile l’integrazione completa.

8) Come arrivano in Italia? 33 hanno risposto via mare 15 hanno risposto via terra di nascosto (senza documenti regolari) 10 hanno risposto via terra, con il visto turistico In realtà i clandestini che arrivano via mare in modo irregolare sono solo il 10% del totale degli arrivi ma dai giornali viene data maggior visibilità; la maggior parte degli stranieri viene in Italia con visto turistico attraverso un regolare passaggio dalle frontiere. Quando il visto scade e non si può o riesce a rinnovare il permesso di soggiorno, allora si diventa clandestini e si commette un reato secondo la legge del 2009.

_________________________________________________

[email protected]

Comunità Volontari per il Mondo

9) qual è il più grave problema oggi? 21 hanno risposto l’immigrazione clandestina 19 la sicurezza sul lavoro 18 la sicurezza stradale In realtà i morti e i feriti per gli incidenti stradali sono il problema più grave: nel 2008 ci sono stati 4.731 morti sulle strade di cui oltre 1.000 al di sotto dei 30 anni. I morti sul lavoro nel 2009 sono stati 1.140, men-tre i reati legati alla clandestinità sono per lo più documentazione falsa, resistenza a pubblico ufficiale, falsi-ficazione di atti e dichiarazioni. Per gli altri reati (borseggio, furto, lavoro irregolare…le statistiche non sono aumentate con l’aumento degli immigrati.

Fas

e

Obiettivo

Disci-pline coinvol-te

Descrizione dell’attività

Repertorio ORM Organiz-zazione

Risorse (Materiali,

mezzi)

Metodi

8

Riflettere sull’importanza delle conoscen-ze acquisite per rapportarsi con rispetto nei con-fronti altrui, di-mostrando di possedere un’idea di citta-dinanza planeta-ria.

Geogra-fia, Sto-ria, Cit-tadinan-za e Co-stituzio-ne.

Metacognizione. Rifles-sione sulle conoscenze e abilità acquisite, anche prendendo spunto da fatti dell’attualità (lettura di articoli e altro). Letture e attività su articoli di quo-tidiano. Costruzione dell’indice e della mappa concettuale, riflessione libera sul lavoro svolto e sugli aspetti che sono pia-ciuti di più.

Lavoro di coppia

Articoli di quo-tidiani.

Espositivo; euristico-partecipati-vo e dialo-gico; spe-rimentale-investigati-vo; tuto-

ring/peer-

tea-

ching;probl

em solving.

Fase 8. Domande guida per lettura articoli di quotidiani.

Rispondi sul quaderno alle seguenti domande dopo aver letto e incollato l’articolo corrispondente: Articolo 1:

1) Qual è la situazione a Piacenza in merito alla sicurezza pubblica? 2) Come si sente però la popolazione? 3) Cosa può fare la stampa – tv e giornali – per far sentire più sicura la gente, sulla base dei dati

oggettivi dei reati commessi? Articolo 2:

1) Qual è la percentuale di residenti stranieri in tutta la provincia? 2) Rispetto al 2008 la popolazione straniera è aumentata? Di quanto? 3) La popolazione in provincia che età media ha? 4) La fascia più numerosa ha un’età compresa tra i……..e i……..anni…. 5) Tra gli stranieri l’età media è di quanti anni? Perché è un vantaggio per l’intera popolazione?

Pensa alle pensioni, alle tasse, al lavoro, alla scuola….. Articolo 3:

1) Qual è l’origine di Agostino Sartori? E di sua moglie Nanette? 2) Come è arrivato negli USA suo papà? Quale lavoro faceva?

Articolo 4: 1) Dopo gli incidenti in via Padova a Milano, a febbraio, il cardinale ha commentato gli avveni-

menti: qual è il problema della grave situazione di questo quartiere? 2) Quale sentimento manifestano i giovani che si riuniscono in bande, gang?

_________________________________________________

[email protected]

Comunità Volontari per il Mondo

3) Qual è la strada per risolvere questa situazione?