MIGLIA PER MARE A -...

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marzo VELA 77 700.000 di Eugenio Ruocco Franco, Vittorio ed Enrico Malingri: quarant’anni in giro per tutti gli oceani e con ogni barca. Vi sveliamo perché non potevano essere che loro a vincere il “Gran Premio” TAG Heuer VELAFestival A lzi la mano il velista che non ha mai sentito il nome di Malingri. O meglio, di un Malingri. Perché si trat- ta di una grande dinastia che ha “colonizzato” gli ul- timi 40 anni della vela italiana. E chi meglio di loro poteva aggiudicarsi il Gran Premio TAG Heuer VE- LAFestival. Non basterebbe l’intera rivista per rac- contare le gesta veliche dei singoli componenti del “clan”, a partire dai capostipiti Doi, Franco e Amedeo: nelle pagine che seguono ci siamo concentrati su quelle di Franco e dei figli Vittorio e Enrico (i quali, ci siamo divertiti a calcolare, hanno alle spalle almeno 700mila miglia di navigazione). Storie legate dalla ricerca dell’avventu- ra. Esploratori prima che navigatori, i Malingri hanno vissuto e vivono la vela a 360°: dalle crociere in Mediterraneo alle più dure regate ocea- niche, dalla costruzione di barche al charter e alla scuola di vela. Dinastia Malingri MIGLIA PER MARE GRAN PREMIO Da sinistra a destra, nella foto sotto, i piccoli Enrico, Francesco e Vittorio a Portovenere a bordo del Frip (una barca francese in legno) nel 1968. Nella foto a lato, i ragazzi in compagnia della madre Fausta in navigazione. >> Franco Sopra, Enrico Malingri nel 1986 a bordo del Cayo Rosario, uno dei “pirogoni” realizzati dal papà Franco per navigare nei bassi fondali di Cuba. Franco Malingri nel 2010 impegnato nel trasferimento da Cuba a La Spezia. Sotto, Vittorio Malingri alla partenza della Ostar 1996: arriverà terzo. Enrico Vittorio

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marzo VELA 77

700.000

di Eugenio Ruocco

Franco, Vittorio ed EnricoMalingri: quarant’anni in giroper tutti gli oceani e con ognibarca. Vi sveliamo perché non potevano essere che loro a vincere il “Gran Premio” TAG Heuer VELAFestival

Alzi la mano il velista che non ha mai sentito il nomedi Malingri. O meglio, di un Malingri. Perché si trat-ta di una grande dinastia che ha “colonizzato” gli ul-timi 40 anni della vela italiana. E chi meglio di loropoteva aggiudicarsi il Gran Premio TAG Heuer VE-LAFestival. Non basterebbe l’intera rivista per rac-contare le gesta veliche dei singoli componenti del

“clan”, a partire dai capostipiti Doi, Franco e Amedeo: nelle pagine cheseguono ci siamo concentrati su quelle di Franco e dei figli Vittorio eEnrico (i quali, ci siamo divertiti a calcolare, hanno alle spalle almeno700mila miglia di navigazione). Storie legate dalla ricerca dell’avventu-ra. Esploratori prima che navigatori, i Malingri hanno vissuto e vivonola vela a 360°: dalle crociere in Mediterraneo alle più dure regate ocea-niche, dalla costruzione di barche al charter e alla scuola di vela.

Dinastia Malingri

MIGLIA PER MARE

GRAN PREMIO

Da sinistra a destra, nella foto sotto, i piccoliEnrico, Francesco e Vittorio a Portovenere abordo del Frip (una barca francese in legno)nel 1968. Nella foto a lato, i ragazzi incompagnia della madre Fausta in navigazione.

>>

Franco

Sopra, Enrico Malingri nel 1986 a bordo del Cayo Rosario, uno dei “pirogoni” realizzati dal papà Franco per navigare nei bassi fondali di Cuba.

Franco Malingri nel 2010 impegnato nel trasferimento da Cuba a La Spezia. Sotto, Vittorio Malingri alla partenza della Ostar 1996: arriverà terzo.

Enrico

Vittorio

“Da lì puntammo alle Canarie, dove

sostammo in un’unicaisola, per cacciare.

Se vuoi la carne in barca te la deviprocurare, questa

è la filosofia dei Malingri”

LE PRIME AVVENTURETutto ebbe inizio su dei piccoli materassinipneumatici, con i quali Franco Malingri (natoil 10 marzo del 1934), assieme ai fratelli Doie Amedeo, percorse il fiume Lambro in unanotte del 1948. “Perché lo feci?”, si chiedeFranco, rispondendosi subito: “Per il puroamore dell’avventura”. A quell’impresa neseguirono altre, come la discesa del Po in ca-noa, dal Ticino fino a Venezia, o la risalita delNilo (e ancora una discesa, quella del Congo)a bordo di due motoscafini “Levriero” della Pi-relli, per un totale di 6.000 miglia, nel 1958.

LA “CONVERSIONE” ALLA VELAFino ad allora non è sbagliato considerare iMalingri dei “marinai d’acqua dolce”. Poi Doi(scomparso nel 2004) si sposa con Carla No-tarbartolo di Sciara, che gli trasmette la pas-sione per la vela, mentre Franco finisce sul-l’altare con Fausta: “Ci siamo sposati nel1960, poi sono arrivati i figli. Vittorio l’annodopo, Enrico nel ’62 e Francesco nel ’64. Era-vamo in troppi, non potevo portarli tutti in ca-noa così ho comprato una vecchia barca a velausata di dodici metri. Inizialmente la teneva-mo a Santa Margherita, in Liguria, punto dipartenza per le nostre piccole crociere”.

SI IMPARA MOLTO IN FRETTAFigurarsi se un “Indiana Jones” come Francosi accontenta di Portofino e dintorni. Rac-conta il figlio Enrico: “Il primo anno abbiamonavigato fino all’Arcipelago Toscano, quellosuccessivo eravamo alle Eolie e l’estate dopoin Grecia, che resta tutt’oggi la nostra metaper le vacanze in barca”. Franco impara infretta: siamo alla fine degli anni ’60, e maci-nare qualche centinaio di miglia, senza stru-menti, con il solo aiuto di carte nautiche esestante, costituisce un’impresa. In brevetempo è anche pronto all’insegnamento: “Ri-cordo che un anno - a parlare è Franco - ab-biamo fatto scuola vela a tutti i figli dei nostriamici”. Partire per la Grecia, per i Malingri,significa proprio questo: partire per la Gre-cia, senza mai fermarsi, se non per fare rifor-nimento. “Avevo all’incirca sei anni - ricordaEnrico - quando mio padre mi portò con luinel trasferimento della barca da Napoli ad

Atene. Solo io e lui, perché Vittorio e Fran-cesco avevano il morbillo. Nel corso di tuttiquegli anni, non c’è isola greca su cui nonsiamo approdati: un Malingri, in crociera,non torna mai due volte nello stesso posto!”.Franco sa farsi rispettare a bordo, e organizzala navigazione a turni, sia di guardia che di cu-cina (questo per poter navigare di notte):un’impostazione che i figli ereditano in toto eapplicano a loro volta. Vittorio ad esempio,che oggi “scorrazza” per gli oceani con la suascuola di vela d’altura Ocean Experience, de-dica particolare importanza all’insegnamentodella gestione dei turni.

IL MEDITERRANEO NON BASTANel frattempo, accade qualcosa che suggeri-sce all’esploratore Franco che il Mediterra-neo, pur affascinante, è una grande gabbia. Ilfratello Doi nel 1967 diventa il primo naviga-tore ad attraversare l’Atlantico su una barcada crociera (lo fa a bordo dell’Arpège ChicaBoba in compagnia di Paolo Mascheroni):Franco, assieme ai giovani figli, lo aiuta a pre-parare la barca ai Cantieri Mostes di Genova,e in quell’occasione si manifesta per la primavolta la sua incontenibile voglia di oceano.Una voglia che soddisferà in occasione dellaprima leggendaria Whitbread del 1973-74,quando è a bordo del prototipo di Koala 50CS&RB Busnelli (costruito da Nordcantierisu progetto di Robert Clark, designer delGipsy Moth III di Chichester), di cui è ancheproject manager. Farà la tappa da Città delCapo a Sydney assieme a Doi, che invececompleterà tutta la regata.

IL GIRO DEL MONDO IN FAMIGLIA“Non era ancora finita la Whitbread che miaccordai con il cantiere per acquistare labarca”, spiega Franco. Lo scopo è palese: re-galare a sé e alla sua famiglia un giro delmondo. Dopotutto di miglia in Mediterraneoi Malingri ne hanno percorse tante e il passo

oltre le Colonne d’Ercole è quasi obbligato.Nel 1977 Franco parte a bordo del CS&RBcon la moglie e i tre figli per il viaggio dellavita. Così Enrico: “Papà aveva deciso di lan-ciarsi in questa avventura tre anni prima. In-fatti al lavoro (Franco era ingegnere emanager, ndr) aveva comunicato con tre annidi anticipo la sua intenzione di prendersi unanno sabbatico, proprio come facevano i ca-pifamiglia francesi, gli unici crocieristi long-range dell’epoca”. La famiglia molla gliormeggi con un solo obiettivo: arrivare finoin fondo. “Io e Vittorio eravamo al liceoscientifico, Francesco addirittura alle medie.Arrivammo a giugno con tre materie da ri-mediare a settembre. Mio padre ci pensò su,se ne fregò e partimmo lo stesso. Il nostroviaggio è durato venti mesi: abbiamo persodue anni di scuola, rimediando da privatisticon la formula del tre anni in uno”.

IL MARE COME SCUOLA DI VITANell’arco del giro del mondo sul CS&RB,l’equipaggio era costituito dai membri dellafamiglia, affiancati di volta in volta da amici eparenti. Si sono avvicendate, a bordo dellabarca, almeno 25-30 persone. Anche in que-sto caso, si navigava secondo i dettami di ca-pitan Franco: turni rigorosi (addirittura avevaistituito un premio per la coppia di guardiache avrebbe macinato più miglia, scatenandola competizione tra fratelli) e lunghi trattisenza fermarsi. “Partimmo da Santa Marghe-rita direttamente alla volta di Gibilterra - rac-conta Enrico - senza scali intermedi. Da lìpuntammo alle Canarie, dove sostammo inun’unica isola, per cacciare (se vuoi la carnein barca te la devi procurare, questa è la filo-sofia Malingri). Quindi dirigemmo la pruaverso Saint Lucia, dove si trovava per lavorolo zio Doi. Eravamo salpati dalla Liguria agiugno e un mese dopo eravamo ai Caraibi”.

LA MUSATA IN PACIFICOFranco, Fausta, Vittorio, Enrico e Francesconon si trattengono molto nei mari caraibici.Stanno un po’ alle Grenadine, poi alle isoleLos Roques (un arcipelago corallino del Ve-nezuela), a Curacao e alle San Blas. “Volevo ilPacifico”, spiega Franco: superato il canale diPanama, si dirigono verso le isole Las

L’ALBUM DI FAMIGLIA MALINGRI1. Francesco a bordo del Flying Junior dellozio Doi nel 1967. 2. Franco e Francesco sultrimarano Star Trek alla partenza della Romaper Due del 1995. 3. Enrico durante ill giro delmondo alle isole Marchesi nel 1978. 4. Enricoa bordo di Black Swan (Swan 47) mentrenaviga nel canale di Otranto nel 2009. 5.Carla Notarbartolo di Sciara, la moglie di Doi,ritratta negli anni ’70. 6. Vittorio alleGalapagos durante il giro del mondo nel 1977. 7. Aimaro, figlio di Doi, a bordo di uno deisuoi gommoni volanti prodotti dalla suaazienda Polaris. 8. Gerolamo, figlio diAmedeo (fratello di Franco), attuale direttoresportivo di Nautical Channel. 9. L’Open G35costruita da Francesco, con Aimaro alla Romaper Due del 2002. 10. Enrico (all’estremadestra) con i suoi migliori amici a bordo delCS&RB all’Isola d’Elba nel 1980.

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GRAN PREMIO

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1977/78Franco Malingri decidedi partire con lafamiglia per un giro delmondo di due anni abordo del CS&RB, con cui Doi avevapartecipato alla primaedizione della Whitbread. A sinistra alcune scene di pesca:la cattura di un bel black marlin al largo delle San Blas(Caraibi). Sotto Franco di vedetta all’entrata di un reefcorallino nel pacifico. Nella foto a destra, Francesco eVittorio nel 1978 nello stretto di Torres tra l’Australia e laPapua Nuova Guinea.

Ripercorriamo la storia deiMalingri attraverso alcune datechiave: 40 anni di passione per la vela, dalla Whitbread agli Emirati Arabi Uniti

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GRAN PREMIO

’70 ’80 ’90 ’00 ’10anni 1983Franco realizza il Moana39, per venire incontro alleesigenze di coloro che,pure apprezzando il 45piedi, disponevano di unbudget più limitato. Ilprimo scafo lo costruisceper sé e partecipa allaOstar del 1988 e la barcaha compiuto poi un altrogiro del mondo(attualmente si trova inMalesia ed è ancora diproprietà di Franco). Ne sono stati prodottiall’incirca una ventina di esemplari.

1992Vittorio progetta e costruisce il Moana 60

per prendere parte al Vendée Globe (si dovrà ritirare a cinque giorni di

navigazione da Capo Horn per la rottura del timone). Come regata di qualificazione

al giro del mondo in solitario partecipa alla Ostar, alla quale si iscrive anche il papà Franco a bordo del Moana 30 (un 27 piedi “allungato” a 30 tramite

lo spoiler poppiero).

1998Giovanni Soldini inizia l’avventurasui trimarani e vuole al suo fiancolo storico amico e compagno discorribande Vittorio Malingri.Carlina Soldini, mamma diGiovanni, è la migliore amicad’infanzia di Fausta, la madre diVittorio. I due navigatori, che siconoscono fin fa ragazzini,rappresentavano i più forti velistioceanici che l’Italia avevaespresso in quegli anni.

2005Brutta disavventura per

Vittorio e Giovanni durantealla Transat Jacques Vabre:

400 miglia al largo delle costesenegalesi, durante la notte, il

loro trimarano Tim vieneinvestito da quello che loro

chiamano “merdone” (un groppo temporalesco) e

per un guasto allo sgancio delpilota automatico la barca si

ribalta. Verranno salvati dauna petroliera americana.

2008A bordo del catamaranodi 20 piedi non abitabileautocostruito Royal Oak

Vittorio stabilisce ilrecord in solitario sullarotta Dakar-Guadalupa

(2.545 miglia). Ilcatamarano è stato una

delle prime barche apresentare la prua

“rovesciata” per megliouscire dalle onde dopo

un’ingavonata.

1973/74A bordo del 50 piedi CS&RB Busnelli,prototipo del Koala 50, costruito dalla

Nordcantieri, Doi Malingri (il secondo dadestra, seduto sul pulpito) partecipò allaprima edizione della Whitbread RoundThe World Race. Il fratello Franco fu ilproject manager dell’imbarcazione

curando la parte ingegneristica e preseparte alla “famigerata” seconda tappa

tra Città del Capo e Sydney.

CORREVA L’ANNO...Dinastia Malingri

1985In navigazione sui“pirogoni” progettati daFranco tra Giamaica eCayo Largo (Cuba). I Malingri hanno lavoratoper quattro anni con ilresort turistico dellalocalità cubanaproponendo gitegiornaliere ai turisti tra ibellissimi “Cayos” dellabarriera corallina .

1982Con il varo del Moana 45

inizia la carriera di progettistie costruttori di barche

dei Malingri. Il 45 piedi fudisegnato da Franco e

Vittorio. Spiccavano, tra lesoluzioni progettuali, lo scafocaratterizzato da una soliditàstrutturale fuori dal comune,

l’albero e le attrezzature dicoperta a prova di uragano e

gli spazi interni e impiantiche che garantivano la piena

abitabilità. Per la prima volta,a bordo di una barca da

crociera, appariva il tavolo dacarteggio basculante, tratto

caratteristico dei Moana.

1996Vittorio Malingri prende parte alla

sua seconda Ostar sempre abordo del Moana 60 chiudendo in

terza posizione. Nello stessoanno, partecipa alla Québec-Saint

Malo in compagnia del fratelloEnrico e di una giovane ragazzinainglese di nome Ellen McArthur,

alla sua prima esperienzatransoceanica. “Abbiamo

insegnato a planare sulle onde aquella che diventerà la più grande

navigatrice oceanica inglese ditutti i tempi”, racconta Enrico.

2013Enrico fonda ad Al Hamra Marina,nell’Emirato di Ras Al Khaimah,

RAK Sailing Academy. Si tratta diuna scuola di vela che vuole

sviluppare questo sport nel GolfoPersico, rivolta ai locali e i moltistranieri residenti, offrendo nelcontempo ai velisti europei la

possibilità di navigare durante lastagione invernale.

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GRAN PREMIO

Perlas, poi le Cocos, le Galapagos fino araggiungere le Marchesi nella Polinesia Fran-cese. Il viaggio prosegue per le Tuamotu, Ta-hiti e le altre Isole della Società. Fino adarrivare alle Fiji. “Siamo stati un anno a zonzoper il Pacifico, senza una meta prestabilita”,dichiara Enrico.

“VI LASCIO DA SOLI A BALI!”“Quando siamo giunti alle isole Fiji, mammaè tornata a casa. Siamo rimasti solo noi conpapà. Abbiamo compiuto la traversata fino aDarwin, in Australia, dove Francesco ci ha la-sciato perché doveva andare a dare l’esame diterza media a Milano. Anche nostro padredoveva rientrare, perché la sua presenza erarichiesta in URSS dove stava seguendo la co-struzione di alcuni macchinari per il taglio distampi che aveva progettato”. Ma invece didisporre il rientro in Italia della famiglia,Franco lascia Vittorio (17 anni) e Enrico (15)soli a bordo a Bali. Li raggiungono un editoresvedese amico dello zio e le sue carinissime fi-glie. Con loro compiono la traversata fino alleSeychelles (3.400 miglia) con una settimanapassata in mezzo a una tempesta tropicale con30 nodi. “Alle Seychelles ci raggiunse nostropadre, con lui ci dirigemmo a Suez, passandoper Aden, in Yemen”.

IL MOMENTO PIÙ DIFFICILE“All’ingresso del golfo di Suez - prosegue En-rico - c’è un passaggio di circa 20 miglia deli-mitato da due reef corallini. Ci sono solo 5-6miglia buone per navigare all’interno. Moraledella favola: ce lo siamo dovuti fare di notte,con 30 nodi d’aria, di bolina, stremati dopotre giorni di vento in prua nel Mar Rosso. Nelbuio più totale, tra le navi che passavano e vi-rando ogni quarto d’ora. Avremmo voluto riposarci per un po’ all’an-cora nella baia dell’isola di Sokotra prima diavventurarci nel passaggio, ma i militari egi-ziani ci comunicarono, con alcune fucilate,che non si poteva stare alla fonda. Invece diaspettare alla cappa, decidemmo di andare.Mio padre stava al carteggio e, log alla mano,calcolava la rotta da seguire in tempo reale.Una nottata memorabile”. Dopo Suez av-viene il rientro in Mediterraneo e il ritornoalla vita di tutti i giorni.

MALINGRI COSTRUTTORI DI BARCHE...E dopo? Franco si affida ai “cacciatori di te-ste” per trovare lavoro, decidendo di metter-si in proprio. Enrico e Vittorio ritornano ascuola, il primo si mette a lavorare, il secon-do si iscrive all’università ma abbandona doposei mesi. Si unisce al padre che nel frattemposi è scoperto designer nautico. “Un amico com-prò il guscio di una barca di Sciomachen - rac-conta Franco - e mi chiese di allestirla. Deci-si allora di voler progettare barche, essendo in-gegnere avevo tutti i mezzi. Insegnai il mestiereanche a Vittorio”. Nel 1982 vede la luce il pri-mo Moana 45 (Moana, in polinesiano, signi-fica “blu del mare profondo”), realizzato su pro-getto dei Malingri in un cantiere di Pesaro (poitrasferito a Fano). Una barca da velisti divo-ramiglia per velisti divoramiglia. Seguirannoil Moana 39 nel 1983, il Moana 33 nel 1984(uno costruito da Vittorio, l’altro da Enrico, chenel frattempo si è fatto contagiare dalla maniadi famiglia), il Moana 30 e il Moana 60 con cuiVittorio (che se lo era autocostruito) parteci-perà al Vendée Globe del 1992.

...CHARTERISTI A CUBA...Certo, stare chiusi in un cantiere a costruirebarche dopo un po’ stanca i Malingri: l’occa-sione per una nuova avventura si presenta sot-to forma di imprenditori cubani che voglionoaprire un resort a Cayo Largo, sviluppando nelcontempo l’attività velica in loco. ConosconoVittorio al Salone Nautico (dove sta esponendoil Moana 33) e decidono che è la persona giu-sta. Nasce così un velaturismo ante litteram aCuba, gestito da Vittorio e Franco con l’aiu-to di Enrico e Francesco: i quattro portano nel-l’isola il CS&RB, il Moana 39 e due “pirogo-ni”, multiscafi realizzati da Franco per far fron-te ai bassi fondali della barriera corallina. L’at-tività andrà avanti per quattro anni. Nel frat-

tempo, l’amico di infanzia di Vittorio, GiovanniSoldini si reca a Cuba per lavorare con lui e siinnamora definitivamente della vela oceanica.Da lì nascerà il sodalizio umano e sportivo Sol-dini-Malingri.

...E REGATANTIDice bene Enrico: “La famiglia Malingri ha dueanime: una più crocierista, incarnata da me, miofratello Francesco e dai miei cugini, l’altra vo-tata all’agonismo. Quella dello zio Doi, diFranco e di Vittorio”. Franco partecipa a treOstar (due le fa “contro” Vittorio, quella del1992 e del 1996, perché in quella del 1988 ilfiglio non era riuscito a partire, spiaggiatosi neltrasferimento a Plymouth), Vittorio, proba-bilmente il più famoso dei Malingri regatan-ti, nel 1992 è il primo italiano a prendere par-te al Vendée Globe (si ritirerà per un danno altimone), nel 1996 arriva terzo alla Ostar (inquella edizione Franco si presenterà a bordodel trimarano Star Trek, che si romperà co-stringendolo al ritiro) e nello stesso anno vin-ce la Roma per Due assieme ad Enrico. Dal1998 in poi, un’infinità di navigazioni e tran-soceaniche: in solitario, in doppio, in equi-paggio, con l’amico di sempre Giovanni Sol-dini. “Avrà fatto almeno 500 mila miglia”, ipo-tizza Enrico, che lo chiama affettuosamente “ilcamionista dei mari”. Nel dicembre 2005 as-sieme a Soldini si ribalta con il trimarano Timdurante la Transat Jacques Vabre: per lui è unduro colpo, ma si rimetterà in piedi stabilen-do il record sulla rotta Dakar-Guadalupa (dalSenegal alle piccole Antille), 2.545 migliapercorse in solitario a bordo del catamarano di20 piedi Royal Oak, non abitabile e autoco-struito.

LE SCUOLE DI VELAOra Vittorio gestisce la succitata scuola di velad’altura Ocean Experience, mentre Enrico hafondato ad Al Hamra Marina, nell’Emirato diRas Al Khaimah, RAK Sailing Academy. Unascuola di vela che vuole sviluppare questo sportnel Golfo Persico, rivolta ai locali e i molti stra-nieri residenti, offrendo nel contempo ai ve-listi europei la possibilità di navigare durantela stagione invernale. �

CI VEDIAMO A GENOVA DAL 10 AL 13 APRILE

Quale momento migliore della

grande festa della vela

italiana per celebrare e premiare i

suoi protagonisti? Allora

appuntamento a Genova per il

TAG Heuer VELAFestival dal 10 al

13 aprile: l’11 aprile, alla Serata

dei Campioni, la “dinastia”

Malingri riceverà il Gran Premio

VELAFestival, per aver fatto la

storia della vela italiana degli

ultimi 40 anni. E nel pomeriggio

disabato 12 saranno protagonisti

di un evento dedicato

completamente a loro.

VENITE A CONOSCERLIPotrete scoprire cosa ha spinto

Franco a salpare per il giro del

mondo con tutta la famiglia in

un’epoca nella quale non era così

“normale”, oppure salire a bordo

del Moana 33 assieme a Enrico

Malingri, che, avendolo costruito,

vi svelerà tutti i segreti di una

barca costruita da veri navigatori.

LA FAMIGLIA MALINGRI VI ASPETTA, NON MANCATEPotrete conoscere di persona le figure chiave degli ultimi 40 anni di storia della vela italiana

“La famiglia Malingriha da sempre due

anime: una piùcrocierista, incarnatada Enrico e dai cugini,

e una votataall’agonismo.

Quella di Doi, di papàFranco e di Vittorio”

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UNA COPPIA LEGATA DAL MARE

Franco con la moglieFausta a bordo del

Delfino, un ketch di 16metri affittato a Trieste

per una crocieraprimaverile in Jugoslavia

nel maggio del 1966.