M.I. Rupnik, Il Rosso Della Piazza d'Oro

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Betel brevi saggi spiritu li 32.

cura di NataSa Govekar

Intervista Marko Ivan Rupniksu arte fede ed evangelizzazione

presentazione diMons Luis Ladaria

E' i tempo quando fiorisce il tiglio

ipa

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© 2013 Lipa Srl oma

prima edizione: rnarzo 2013

Lipa Edizioni

via Paolina, 25

00184 Roma

(() 06 4747770

fax 06 485876

e-mail: [email protected]

www.lipaonline.org

A u t o n ~ Natasa Govekar

Titolo: ll rosso della piazza d'oro

Sottotitolo: Intervista a Marko Ivan Rupnik su arte, fede ed e-

vangelizzazione

Co/lana: Betel

Formato: 105x200 mmPagine: 284

In copertina: particolare di una tessera di oro Aletti realizzata

dall Atelier d Arte del Centro Aletti

Stampato nd marzo 2013 da Graficapuntoprint oma

Proprietilletteraria riservata Printed in Italy

codice ISBN 978-88-89667-50-7

II rossa t fuoco della risurrezione,

I oro e a luce che penetra a terra.

Ilmondo diverlfa ci che

- cioe euwristia .

Olivier Clement

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Padre A1arko Rupnik eormai un artista apprezzato

a liuello internazionale. I suoi piu di cento rnosaici deco-

rano grandi cattedrali, santuari frequentati, chiese e cap-

pelle di caratteristiche diuerse in numerosi Paesi. diue-

nuto conosciuto in tutto l mondo quando ha decorato in

Vaticano, per incarico del beato Giouarmi Paolo II a

cappella Redemptoris Mater. Si mitre e si ispira all an-

fica tradizione spirituale e artistica del periodo paleocri-

stiano e deii Oriente bizantino, che ha studiato ap-

p r ~ f o n d i t a m e n t e senza dimenticare il romanico; 1na sa

anche dare aile sue opere un tocco di modern ita, che fa s£

che la tradizione diuenti realrnente uiua. La sua arte

non e rutto del caso. sostenuta da una concezioneteologica coerente e articolata, legata alia spiritualita e

all esperienza persona/e.

In questi colloqui i M. Rttpnik con N Gouekar si

incrociano aspetti diuersi che, molto simbolicarnente, si

snodano, allneno nella loro forma letteraria, per il perio-

do di una settimana. Impossibile percorrere, anche som-

mariamente, tutti i temi che si intrecciano in queste den-se pagine. J\lfi accontento i a/ami spunti sugli aspetti

che hanna richiamato di pit4 a mia attenzione. E, come

questi dialoghi prendono e riprendono le diuerse ternati-

che senza ridurle a sistema, nemmeno io 1ni preoccupo

di _{ctre una sintesi sistematica del tutto.

Il primo giorno inizia con a r{flessione sulla fede e isuo primato nella vita cristiana, l incontro viuo con Cri

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AU Rupnik II rosso della pia.zza d oro

sto, if Figlio, che cifa vivere in filiazione, il prima to del-

l essere sull 'aLqire, if prinwto della persona e la sua rela-

zionalita, a partire dal Dio Uno e Trino. Si sottolinea la

necessita di superare la soggettivita per entmre nell ambito

dell'amore che ci attrae, che precede e i abbraccia. L e-

vangelizzazione os[ attrazione.

E tutto questo secondo giorno nella Chiesa, della

quale la chiesa e cona. E qui entrianw gia pir4 diretta-

lnente nella riflessione sull arte. L arte era per <qli antichi

legata necessariamente alla bellezza, che allarga if respi-

ro, che unisce all'altro, che fa s[ che l'esperienza della

bellezza sia un 'esperienza di unite . Arte astratta o figu-

rativa? Rupnik non ha dubbi: perclu§ qtwlcosa sia spiri-

tuale, non deve rendersi astratto, ne etereo, altrimenti

Dio non si sarebbe incarnato. Lo Spirito e l rivelatore

del volto di Cristo, nello Spirito si compie if passaggio

del Verbo etemo a/ Verbo fatto uonzo da v1aria vergine,

ed o Spirito ad indurci alia preghiera davanti a/ volto

di Gest i, che ci rive/a il Padre. Tornando alla Chiesa e

aile chiese, if vuoto delle chiese moderne impedisce che

siano iconc della Chiesa, spazi sacri. L'ediftcio in cui si

celebra Ia liturgia deve avere il' fcztti un rapporto mganico

con il Cotpo di Cristo chc in essa si radurw, e Ia sua vi-

sibilita devc csscre "leggibilc". L'artc deve partccipare

della bcllczza che a came del Logos, per cos[ esprimcrcIa fedc della Chiesa.

Bisogna dunque arrivarc al uolto di Cristo e siarno

gia al terzo giomo. Si tratta del ptmto di arrivo, e non

di partenza. Cristo, if Figlio, ci f Jigli. L arte dcvc en-

trarc in chicsa attraverso il battcsinw, attraverso l mnore

e l obbedimza della Jed c. Percia l'artc cristiana dei pri-

mi secoli non ha cercato Ia peifczione formalc del mondo

1

Presentazione

ellenistico, come non han no fat to 1 arte bizantina, ne

quella sirnbolica nel romanico, ne le cattedrali gotiche. E

qucsto perche bisogna sempre lasciarc lo spazio all inter-uento di Dio. Rive/arc Cristo, ccco Ia prcoccupazione

dell'arte cristiana: ncl periodo paleocristiano, un 'arte

molto semplice siJi.mda sui realismo, sul contcnuto ideate

chc questa realta comunica, e sulla cormmicazione di

Cristo stesso che sifiz prcsente. L'arte i n t e ~ p e l l tutta Ia

persona: per questo i prirni cristiani hanno fatto leva su

di cssa. Adesso c' bisogno di _fare lo stcsso, ricupcrare if

tutto c l'm;ganicita, un linguaggio capace di comtmicare

Ia conosccnza chc ci porta alla vita cterna. Un 'arte che

tenta di esprimere l oggettivita del Credo della Chiesa

come bellezza. Iluero c il bello si rivelano nella carne di

Gestl Cristo e si r flettono anche in noi, Ia Chiesa, suo

corpo. 1ittto cia chc c'e nella Chiesa deve wstodire l an-

ticipo del mondo traifrgurato; di csso ci rende partecipi la

litw;gia, che percia ecia che rcnde possibile l'evangeliz-

zazionc. L arte liturgica devc seguire lc norme del lin-

guagq_io litur,_qico, l essenzialita, non la ricercatezza.

Quarto,giorno: bisocqna cercare illinguaggio dcll'arte

liturgica. E un linguaggio che tiene insieme il mondo

presente e il ~ w n d o futuro, quello di quaggit4 e quello

del paradiso. E il linguaggio del simbolo, chc s(qnifica Ia

tras.figurazione ad una qua/ita superiore, a una realtascmpre viua, che mi coinvolge. II simbolo par/a per se

stcsso, non lo si deve spiegare. II simbolo svela, rivela,

comunica c coinvolge. Per questo onnaturale alia fede,

dove colgo che tutta Ia mia vita ha un nesso con Cristo.

L acco,glicnza del simbolo porta alla bellezza e all amo-

re, al sentirci n ~ t i il bisogno phi p r ~ f o n d o che tutti

spcrimentiamo. E l'mnore a creare 1m vero linguagqio, l11

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1\ I.l. Rttprtik [/ rosso della piazza d oro

cui contenuto e l a more di Dio per l' rwmo. II linguaggio

dell' arte liturgica rive/a il mondo dal pun to di vista della

redenzione che Cristoha compiuto.

Lachiesa

eil luogo

dove si celebra Ia salvezza. II linguaggio adatto a questo

luogo e il linguaggio suggerito dallo Spiri.to ~ a n to: C

un legmne fra Ia vita nello Spirito, Ia vrta l t t r ~ r g r c a ,linguaggio artistico. L'icona ne e forse l e s p r e ~ s w n e . pru

chiara. L'arte di Rupnik vuole ~ t f r i r e alia Clues a dr og

gi, con le immagini di oggi, Ia tnemoria di f e d ~ del p r ~ -mo millennio. L'arte sacra in Occidente e qur Rupmk

si rifa aJoseph Ratzinger- potra ritornare ad essere tale

solo con l'incontro con /'Oriente.Si direbbe che il quinto ,giorno sia pir4 lungo degli al

tri. Vi si par/a del senso della creativita cristiana: essa

iene dalla Pasqua, dal Cristo risorto, dunque si muove

in un orizzonte escatologico. Qualsiasi "creazione" uma

na ha Sei SO se e una rivefazione defla sa/vezza def/'uo

mo. Torniamo dunque a Cristo. Non c'e altro compi

mento dell'umano se non l "divinoumano": questa e [a

vera misura dell'umano. L'umano, da solo, non porta fa

salvezza, perche tutto do che noi facciamo e sempre sot

tomesso alia morte. La vera bellezza fa trasparire qua/co

sa che rimane, e le cose si vedono belle quando c'e in loro

il vero e il bello che non tramontano. Senza escludere al

tre possibilita, il cristiano sa che l orizzonte della suacreati11ita e l'escatologia, e percic) nella liturgia sperimenta

Ia capacita di creare secondo una qua/ita, nuo11a. C e r ~ oche non si crea dal nulla, ma la realta creaturale rn

Cristo passa dalla corruzione all'incorruzione, e traiftgu

rata. L' amore del Padre e l ambito in cui questa trasfor

mazione puo aver luogo. E l Padre che i ha fatti rivive

re in Cristo. Noi siamo gia dove. e l Cristo, questa e a

2

Presentazione

nostra patria. Egli ci apre al mondo diftnitivo, del quale

abbiarno gia Ia primizia. L'arte sacra partecipa gia in un

certo tnodo del 1nondo ji.tturo, ci f vedere le cose cotne si

vedono in Cristo. Guardiarno le cose dal traguardo, dalla

fine, non come si vedono da questo mondo, doue ci sono

il peccato e la morte. L'eucaristia e il luogo do11e questa

anticipazione si fa pili evidente. L'arte culrnina cos{ nel

l'arte liturgica. Interessante un inciso sulfa terza dimen

sione: fovorisce la visione delle cose da questo mondo ver

so l'alto. 1\ la la liturgia rovescia a prospettiva: si va da

Cristo a noi, sedianw alta sua mensa, non Lui alla no

stra. II punto di partenza dell'arte deve essere allora l'oc

chio del Pantocratore, non il nostro. Con il linguaggio di

questo tnondo, le nostre opere tnanifestano so/tanto noi

stessi. II linguaggio dell' arte sacra -deve far 11edere allo

stesso ternpo l'intervento di Dio e Ia realta creaturale, Ia

verita secondo Dio, Ia realta umana compiuta nella co

munione con Dio. II tnistero si rende presente vedendol'uomo debole e tnortale che accoglie I'azione di Dio. II

senso del creato nutrire il rapporto dell'uomo con Dio e

Ia sua trasji,r<,ttrazione si da nell'innesto nella vita di

Cristo. Questo ondarnentale, non la pe[{ezione della

forma. Perche Cristo non aggirmge alta realta un signifi

cato dal difuori, 1na porta a compirnento ci che da sent

pre si trova nella creazione, sorta dal nulla per mezzo diLui e in Lui; in Cristo il creato arriva alta sua pienez

za. Se l'arte conumica questo, contribuisce alia vita della

fede e alia p e ~ f e z i o n e della uita morale. Bisogna aiutare

le persone a contemplare if senso spirituale dell' e11ento

Cristo, della sua passione e risurrezione, cioe in Gest1

che so.ffre si deve contemplare il SaltJatore del 1nondo.

L'arte cristiana fa vedere Ia portata della sqtferenza, Ia

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sua dimensione "trasfigurata e traiftgurante . Non si eli

mina i[ dolore, ma nernmeno si fa vedere solo l'aspetto

tragico della realta, piuttosto si svela anche meta. dellavia della croce. Si deve scoprire il sensa deglt eventt sotto

la supeificie, 11 11 so/tanto cercare Ia peifezione delle for-

1m La p e ~ f e z i o n e formate non edi questa IHOI do, p e ~ -cio [a peifezione mi illude, diventa un ostacolo per.tl mw.

cmnmino. La peifezione va compi11ta alia nwmera dt

Dio,11 11

alia nostra. Dio ha salvato l umanita cor Ia

nwrte di suo Figlio, dove non c'e

pazio perIa

peifezwneformale. Solo con Ia visione escatologica l a r ~ e _ J a p ~ e s e n t e[a salvezza di Dio e nella potenza della Spmto nit porta

nel luogo dove tutto si vede in modo difrnitivo. S o l t a n t ~innestati in Cristo, nella Chiesa e con 1 opera della Spt

rito, possiamo godere della sua vittoria, della novita di.

vita che si vive e non si vede sol tanto. Nell arte non st

deve solo rappresentare 1m episodio biblico, ad esempio la

crocifissione, nella sua struttura fenomenica. Cio che deve

apparire e he Gest4 crocifisso e l Figlio di Dio. La Jigu

razione nell'arte sacra non edi Iibera scelta, 1na deve es

ser fatta nell'ob/Jedienza allo Spirito che ci c o m u r ~ i ~ a Ia.

visione spirituale, perche soltanto l'occltio dello Spmto a

pw) far contemplare l'invisibile nel visibile. Una ~ o n t e m . -plazione che non deve essere delle idee, ma deglt eventt;

una lettura spirituale della storia, in particolare della sto-

ria di Cristo.La comunione e l terna del sesto giorno. Rupnik

par/a della sua esperienza personate e degli artisti del

Centro Aletti, che sono di nazionalita e di provenienze

diverse, uniti pero nella preghiera, nella celebrazione

dell'eucaristia, nella consapevolezza di essere membra

del Corpo di Cristo. Con questa dinamica, si puo dise-  

14

Presentazione

gnare il volto di Cristo e dei santi. In questi volti sono

specialrnente importanti gli occhi, grandi perche ci guar

dano. Prima di vedere, siamo noi ad essere visti. Isanti,

redenti da Cristo, ci guardano dalle pareti. Il volta di

Cristo tenero, ma anche austero, che possiamo guardare

nelle diverse circostanze della uita, ci r a g ~ ; i u n g e in qual

siasi situazione in cui ci troviamo. Ecco if perche dei

tratti dellinguaggio delmosaico: lajigum semplificata, il

volta puro, aperto e huninoso. Il lavoro degli artisti, nei

diversi cantieri, inizia sempre con l'eucaristia; senza ldono dello Spirito le m ( ~ ; l i o r i abilita 11111ane non possono

arrivare a toccare i cuori. E percio anche if lavoro cresce

con la coopemzione di tutti, del corpo, non secondo zm

progetto completamente determinato, perche if "proget

to" e f Corpo di Cristo, l'edificazione della Chiesa.

La settimana : ·i chiude con "Ia via alia traiftgurazio

ne". Tittto if creato chianwto a essere t r a ~ f i g u r a t o , Se

condo Paolo M m 8, 19-22). Percio tutta la materia,anche Ia pietra, porta il "codice del L 6 < ~ ; o s , vuol essere

scenario della ril elazione dell'amore di Dio in Cristo.

Perci() anche la teologia deve parlare attmverso la mate

ria. La rnateria evaria, percio anche il mosaico t; vario,

crea I'armonia della divers ita. Se la 1nateria e resa con

amore, allora si t r a ~ l o r m a corne succede con l'uomo pre

so da Cristo. Cos{ le diverse pietre del mosaico esprimono la conzunione, tutte dicono lo stesso, rna ciascuna a

modo suo. Rupnik spiega if perche delle scene e delle fi

gure priferite nei rnosaici: l Annunciazione, Giovanni

Battista, if costato traj tto di Gest1, il processo di realiz

zazione di un mosaico, Ia scelta dei colori, in particolare

il significato dell' oro. Anche per i poveri e mportante La

bellezza ... Elementi diversi chesi

intrecciano senz ordi-

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lvl.I. Rup   ik II rosso della piazza doro

ne apparente, conte se in quest ultimo giomo c ~ l l o .quio dovesse apparire quanto non era ~ m e r s c net gwmt

precedenti. Ed eccoil

riassunto del setttmo gwrno che, .asua volta, lo e di tutta la settimana: "Se, nella g ~ · a z t adi Dio possiamo prift<<sttrare per mezzo della t n t e r ~ del.

mondo e della luce della tra4igurazione qualcosa 111 c ~ t ttraspare Ia misteriosa figura del re,iJIW, rtoi non sianw t

grado di far trapassare questo mondo nel regno. Deve ve

nire if dito della nano di Dio e toccare tutte queste cose

perche coincidano con la foro realta vera, come l immagi-

ne esatta coincide con il suo originate".Nei colloqui di questa intensa settimana, il lettore

trovera abbondanti spunti che lo aiuteranno a capire l ar

te di JVIarko Rupnik e del suo Atelier e a contemplare

meglio i suoi mosaici. Vale la pen a immergersi nell av

v e r ~ t u r a che portera con se grandi sorprese.

+Luis F Ladaria

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Primo giorno: l esodo dal•

soggetttvtsmo

Quando nel 1999 hai consegnato la cappella Redempto

ris Nfater al co1nmittente, dicendo: "Santo Padre, grazie a

Dio abbianw Jinito ", il papa ribatte scherzando: "Ma lei

non ha fin ito, ha appena continciato " Erano parole profeti

che, perche o,ggi possiamo contare piu di mlto spazi liturgici

in tanti Paesi del1nondo rivestiti dai mosaici dell'Atelier del

Centro Aletti. E si 1noltiplicano le visite dei pellegrini in

queste chiese, come pure le richieste eli a erne almeno una fo

to "per la pre,<shiera personale" ...

Sembra che quest'arte venga a rispondere ad una fome e

sete, ad un 'attesa che si era creata nella nostra Chiesa dopo

un lunghissimo ternpo di "d(giuno", dopo tm periodo nel

quale Ia fede e I arte e o1ne se non si fossero piu capite.

Giovanni Paolo II vi vee/evau n ' e ~ p r e s s i o n e

di quella teologia a due polmoni dalla quale pw) attingere nuova vita/ita Ia

Chiesa del terzo nzillennio", come si espresse nell'omelia

della dedicazione della Redemptoris Mater. E Benedetto

XVI, dieci anni dopo, alia celebrazione eucaristica con Ia co-

munita del Centro Aletti in occasione del 90° compleanno

del cardinale omas Spidlfk, ripete questa frase sottolineando

che a ''piccola discendenza spirituale" raccoglie l'insegna-

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1\ I.I. Rupnik II r'Osso della piazza d'oro

mento di SpidUk facendolo fntttificare attrauerso la Yi ffigr:tra-

zione artistica.

E, con gli armi che passano, dobbiamo dare semprep i ~

ragione a Crispino valenziano clze, scrivendo .Ia ~ u a t s t z ~ntonianza per if libro n colore della luce, mtuwa che rtuo impeQno nell'arte liturgica non era soltanto una fase

della tua 'vicenda di artista e di sacerdote, ma un 'arte che

silex index, 'pietra di paragone' dell' arte ecclesiale , per

che rappresenta un esodo da nmsa soggettiva dell' artista a

vissuto oggettiuo nella conumita . .

Padre 1\ Iarko, come awemtto l trw esodo dal soggettz-vo all'ecclesiale?

Sono partito da un'arte sentita e concepita come

una forte espressione dell' artista, letteralmente tuf-

fandomi dentro alle correnti del XX secolo, queUe

che mi erano pili congeniali. . .Ero an·ivato all' Accademia di Belle Art1 dopo gu

qualche anno di vita religiosa- il noviziato .e stu-

dio della filosof1a. Entrando nella Compagma d Ge

stl si era risvegliata in me una forte vita spirituale,

interiore come se avessi ritrovato il legame con Ia

mia infa;1zia. Infatti, sono cresciuto in una famiglia

in cui c'era una forte compenetrazione tra Ia fede e

la vita. Andavamo a messa cinque chilometri lonta-

no, a piedi, e mi ricordo ancora che aspettavo questamomenta come una cosa bellissima.

Nel noviziato e riapparso in me questa vivace

fiume carsico. Mi interessava tanto il mondo dello

Spirito, rna ho trovato i m m e d i a t ~ n : e n ~ e g r o s ~ e diffi-

colta nel comunicare le mie intmzlom, le m1e espe-

rienze spirituali, che quella volta ritenevo p i u t t o s t ~mie conquiste. Cosi cresceva man mano dentro d

me un rivoluzionario ..

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Primo giorno

Guardando indietro, vedo che cercavo, si lo spi-

rituale, rna lo cercavo da protagonista. Questa era il

clima che respiravo .. E oserei dire che continua ad

essere il clima che respira Ia maggior parte dei cri-

stiani. Pensiamo di essere noi, con Ia nostra intelli-

genza e il nostro impegno morale, a dare inizio ad

una svolta spirituale. Ma, pili siamo convinti di que-

sta, piu ci troviamo dentro al vortice di noi stessi il

vortice dell'io, del nostro mondo psicologico, che

cerca di essere espresso, sana to, affermato ...

Il mio esodo? Penso che sia legato a degli incon-tri provvidenziali. Durante Liinia formazione ho co

nosciuto due uomini di grande statura intellettuale e

spirituale che mi hanno aiutato a gestire il vulcano

che era dentso di me: padre Vladimir Truhlar e pa-

dre Marijan Sef. Truhlar era un poeta e un teologo

di fama internazionale, professore alla Gregoriana. E

stato lui a scoprire il mio talento artistico. Nelle suevisite al noviziato ha considerate che le mie pitture

non erano solo il capriccio di un giovane. Padre Sef

era allora il mio superiore. E stato lui a mandarmi

all' Accademia di Belle Arti. Il giorno della mia par-

tenza per Roma, mi ha detto: Non so esattamente

perche ti man do all' Accademia, rna sen to che ebene

cosi, e che solo Dio sa quando e dove questa sarautile per Ia sua Chiesa .

All'Accadem.ia, ho assorbito velocemente tutte le

correnti dell'avanguardia che affermavano Ia forza del-

l espressione, 1 energia di un soggetto capace di dar vi-

ta agli stili pitt diversi, di creare espressioni per tradur-

re il proprio stato d'animo in un linguaggio pittorico.

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1\;f l Rupnik II rosso della piazza d'oro

Ho vissuto in modo esistenziale questa voglia di espri

mermi, e di farlo in un n1.odo unico e irripetibile, per

proteggere cosi il soggetto come qualcosa di prezioso,di irriducibile a qualsiasi oggettivazione. L irruenza

della creativid era cosi forte che anche il mio profes

sore si meravigliava. Gia da studente avevo allo stesso

tempo pili di una mostra personale. L'impadronirsi

delle scoperte dell'arte moderna avveniva per me qua

si automaticamente. Tutto cia che e successo con la

pennellata - da Van Gogh fmo a Franz Klein o a Emi-

lio Vedova - mi sGmbrava di averlo gia dentro. Tutta la

genesi d e l l a ~ t o n o m i a del colore da Kandinskij, a

Nicolas de Stael fino a Karel Appel passando per

Montanarini - mi sembrava qualcosa che mi apparte

nesse. Muovevo la spatola senza sporcare i colori, co-

me se questa agilit:l mi fosse del tutto connaturale. Ho

passato mesi ad approfondire la materia come linguag

gio autonomo, mentre studiavo Rauschenberg, Jaspers

Johns, Lucio Fontana, Alberto Burri e cercavo di co

gliere la gestualit:l del pennello come segno in Ma-

thieu e Tapies.Ma, pian piano, ho cominciato a percepire il ri-

schio di tutto quello che stavo vivendo. I1 campanello

di allarme erano i rapporti cor1 gli altri. I1 mio relazio

narmi con 1 oggettivid degli altri cominciava a rivela

re che qualcosa non andava. Allo stesso tempo, il cuo

re stesso si faceva sentire come se stessi esagerando

da qualche parte, come se in me soffrisse 1 armonia

dell'insieme. Mi rendevo conto anche che questo non

era il modo in cui mi relazionavo con Dio. Comin-

ciavo ad avvertire che l'arte intesa in questo modo '

come un drago: credi di saperla cavalcare, ma da ur

20

Primo giomo

momento all'altro ti puo anche scaricare, calpestare e

distruggere.

Soprattutto accanto a padre Spidlik ecco il terzo

incontro provvidenziale - ho cominciato ad avvertire

in me una specie di incompatibilit:l tra questo modo

di concepire l'arte e la vita nello Spirito, la fede.

Proprio padre S)yidlik si divertiva ripetendo di averti

convertito dal pittore astmtto che eri all'artista figurativo

che poi sei diventato

Si, uno dei giorni felici nella vita di padre Spidlik

e stato sicuramente quello in cui sono venuto a dirgli

che mi era diventato totalmente chiaro un errore dif

fuso, un errore che anche nella Chiesa e general

mente accettato, cioe che per essere spirituale 1 arte

~ ~ b ~ a essere astratta e che, quanto pili e astratta, a-fi

gurativa, tanto pitl e spirituale. Sono convinto chesotto questa convinzione si nasconda una variante

dello gnosticismo, 1 eresia pill tenace, pill dura a mo-

rire e pitl avversa alla fede cristiana che sia mai esisti

ta. Proprio padre Spidlik, con il suo tipico sorriso,

commentava: Eh gia, gratta, gratta e vedrai come

da un cattolico salta fuori uno gnostico .

Eravamo vicini a Pasqua quando cominciai contanto calore, con tanta grazia, a capire che il proble

ma fondamentale del nostro tempo e proprio un an

tropocentrismo radicale, un soggettivismo esasperato,

un Io esageratamente affermato. Se l'Io e l'epicentro

assoluto, praticamente la fede non vi puo far breccia.

Non solo la fede, ma rimane estraneo all'Io ogni

amore, ogni relazione sana verso le persone, verso gli

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AI.I. Rupnik Ihosso della piazza d oro

oggetti e paradossalmente, anche verso se stessi, per

che siamo persone, che, al contrario degli individui,

emergono dalle relazioni. E, se l Io e l centro da cui

parte ogni iniziativa, ogni conoscenza, ogni azwne,

allora il mondo non puo che finire nell atomismo

conflittuale, in una guerra di antagonismi.

Padre Spidlik mi ha rnesso in contatto con i mae

stri giusti al momenta giusto. Mi ricordo come leg

gevo per l prima volta § ~ J i k o l a j Berdjaev, Vladimir

Solov ev e avvertivo con la certezza del cuore che l

connaturalita che sentivo ora con quanta leggevo era

molto diversa da quella con le correnti inforrnali for

ti, espressioniste, materiche, gestuali, di cui mi ero

imbevuto. Qualcosa di pitl profondo, di pitl integra,

di pitl complesso, ma allo stesso tempo di pili sem

plice, si svegliava in me. Sentivo muoversi dentro il

cuore q ~ ~ l c o s a di nobile di bello, di amabile ... di

umile, semplice e caldo. Avvertivo con chiarezza co

me nascevano in me desideri di bond di onesta, di

umilta, di ritmo, di disciplina, di digiuno delle forme

affinche queste stesse forme potessero acquistare pi6

sempliciti, pill autenticiti, pitl intensiti. Ricardo an

cora con tanta chiarezza il respiro a pieni polmoni

che percepivo quando leggevo in Solov ev che la ci

ma del bene e del vero e a bellezza. Il mio pensierosi scaldava sentendo che questa mondo e chiamato

alla sacramentaliti. E quanta c h i a r e z z ~ non solo in

tellettuale, rna di vita, rni portava la lettura spirituale

della storia fatta da Berdjaevl Ma era soprattutto nel

la visione del sirnbolo proposta da Solov ev che po

tevo intuire un rnondo di uniti e di sintesi, un supe

ramento degli antagonismi, degli idealismi, e degli

rimo giomo

analogismi che fino ad allora avevo sentito nella stu

dio della filosofia: il sirnbolo non eun segno arbitra

rio che mi parla dell aspetto pi{I profondo della realta

- il noumeno, direbbe la filosofia - ne una sua so

miglianza indiretta, rna il ponte che mi mette in co

munione con la realti che per mezzo di esso si fa

presente ... Il simbolo mi fa partecipare all uniti dei

.due mondi. Questa visione spero avremo occasio

di parlarne - andava di gran lunga oltre tutto

quello che avevo sentito prima e mi sernbrava sem

pre pill corrispondere al linguaggio proprio dell e

sperienza cristiana.

Nell arte cominciavo a cogliere imrnediatamente

il valore del rapporto di quantita tra i colori. Ho ca

pita che, per dare il prirnato assoluto a un colore,

non bisognava renderlo onnipresente, ~ trovargliil

suo posto in relazione agli altri. Corninciava cosi a

formarsi in me uno sguardo ecclesiale, di armonia, di

sinergia, secondo la visione dell organismo di san

Paolo. Insomma, ho cominciato a imparare che, per

sentire il canto, non devono gridare tutti. E intuivo

che verra il tempo in cui, per dire le cose forti e im

portanti, veramente significative, bisogner<l sussurrarle

a bassa voce. allora che 1 ascolto diventa pill to tale,

pill attivo.Ricardo ancora, in questa ricerca artistica e spiri

tuale, incoraggiato da padre Spidlik, di essere andato

un giorno alle catacombe. Non come ci ero gia an

data prima, ma con il desiderio di sintonizzarmi con

il mondo spirituale dei primi cristiani cercando di

cogliere che cosa pensavano, sentivano, vedevano,

credevano, amavano quelli che avevano dipinto le

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1\I.l. Rupnik rosso della pi zz d oro

pitture che ancora si trovano 11. E, con questa desi

derio di mettermi in comunione con una parte della

Chiesa, del suo Corpo, e successo che un giorno mi

sono spontaneamente fatto il segno di croce davanti

a queste pitture.

Era allora che hai cominciato dipingere tanti pesci?

Proprio cosi. Ad un tratto ho scoperto che il pe-

sce che stavo dipingendo era diventato praticamente

un occhio. Qui il mio mondo e cambiato: all'im

provviso non ero pitl io che guardavo e cercavo di

possedere il mondo come un soggetto predace, ma

mi sono scoperto vista, guardato. Era una grande no-

viti: in un modo cosi concreto, com' e conn·eta una

pittura materica, con i colori decisi, vedi un occhio

che ti guarda La concretezza di uno sguardo che,

forse, da bambino avevo sentito posato su di me, mapoi avevo smarrito. E allora e nato questa cammino,

questa ricerca ...

Questa exodus, questa conversione , come la

chiamava padre Spidlik, e stato un periodo che e du-

rato diversi anni e che ha attraversato tutta l'arte pa

leocristiana, per arrivare soprattutto ai momenti forti

del prim() £ . i t ~ B t i g g e del romanico. Ma non ho piliabbandonato quegli autori che hanna suscitato in me

quel sensa di universaliti e di concretezza, di umilta

e di forza, che mi hanna saputo riscaldare il cuore

per Dio. Padre Spidlik mi ha tenuto sempre in com-

pagnia di Solov'ev e dei suoi discepoli, insieme agli

antichi Padri della Chiesa. Ne ho letti tanti, lenta

mente, e sempre parlando con lui di quello che leg-

24

Primo giomo

gevo. E Spidlik si interessava di ogni nuovo quadro,

di ogni passo ne abbiamo sempre parlato... una

conversazione ininterrotta per 30 anni.

Poi c'e stato un quarto incontro provvidenziale,

quello con Giovanni Paolo II. Quando mi chiese di

cominciare a pensare alla cappella Redemptoris JVlater,

mi si edischiuso un modo nuovo di vivere la voca

zione ... Tutto quello che una volta desideravo, l'e-

spressione per la quale combattevo, i progetti che

avevo e per i quali lottavo, tutte queste cose lungo gli

anni pian piano avevano passato il Calvaria ed erano

state deposte una dopo l'altra sull'altare. E poi, ad un

tratto, era Ia Chiesa a chiamarmi .. Tutto era radical

mente diverso Tante volte in questi ultimi anni, con

tanta gratitudine per Giovanni Paolo II, ho pensato

alla storia di Mose come ad un messaggio salvifico

( f: ier ine. Mose comincia in Egitto da protagonista.

'lui a decidere che cos a bisogna fare ... M{l.,r;l,()i, nel

deserto, davanti al roveto ardente, e chiamato ed e

. B ~ n d a t o . Questo e il passaggio obbligato per ogni

vocazione, affinche non sia basata su di noi, lll'1 mllils ~ j i \ J m t a e cosi divenga anche una realti di comu-

~ i ~ n e . Nella Chiesa, nessun dono puo essere isolato

e immaginato a prescindere dagli "altri". Tener con-

to degli altri fa parte dell'essenza del dono, come pu-

re .la comunione e 1\mit:l. Per questo i doni, i cari

smi, emergono nella Chiesa, cioe in un contesto

personale, fatto di rapporti concreti e della comu-

nione. Sono sempre pitl grato della grazia che mi e

stata data di comprendere questa cosa e di passare

pian piano da un' arte dove io ero il centro e 1 arte il

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AI I Rupnik II rosso della piazza d oro

mezzo e il campo per esprimermi, ad un'arte che eun servizio, come ogni altro servizio. Ho vissuto

questa come un processo di liberazione, che e cul

minato nell'incontro con Giovanni Paolo II.

Credo che uno dei doni pi6 grandi in questa

cammino di esodo sia stata una visione sempre pi6

chiara probabilmente sia a causa dell' esperienza

spirituale che della sua comprensione intellettuale

che di pari passo padre Spidlik mi faceva fare , una

visione veramente spirituale, come la chiamava lui,

che la questione della v i t ~ t o e dunque

della salvezza dell'uomo, e n ultima istanza la que-

stione della mentalita.

Che cosa signiftca concretamente che Ia questione della

saluezza e a questione della menta/ita?

La nostra mentalita, come anche l cultura, econdizionata da una dinatnica di fonda che potremmo

sintetizzare come la dinamica tra indiuiduo e natura, che

va distinta dalla dinamica tra persona e comunione.

che cosa si basa questa differenza? Su come r ' ' n rP n

diamo il mistero trinitario. Ad un certo punta

storia, abbiamo cominciato a spiegare 1\mit:l

ria carne essenza , ossia come natura divina ,che ci ha permesso di sviluppare un pensiera LlJIILcc •

tualmente molto logico e preciso, perche pi6

to, in quanta la natura si presta ad essere definita

cettualmente. Mentre all'inizio i Padri - sia q

orientali che sant' Agostino preferivano parlare

la Trinita partendo dal mistera delle tre Persone

nella lora recipraca adesione, fondata sull'amore

26

Primo giomo

Padre, formano un'unita assoluta. Su questa sfondo,

Ull solo Dio equesta comunione delle tre Persone che

rivelano la lora identitii personale proprio tramite le

Ioro relazioni, a partire da quella fondante con il

Padre. E che cosa si comunicano le Persone divine?

La lora natura, che essi hanno in comune, rna ciascu

no la dona all'altra con il timbra personale con cui la

possiede. La persona ecostituita dunque anzitutto da

una realta, da una dimensione che fa si che essa sia ·

del tutto unica e insostituibile. Questa dimensione eproprio il principia agapico, d am ore. L altra realta

che costituisce la persona e a natura che ogni perso

na possiede. La natura divina e una e indivisibile e

ogni persona divina la possiede integralmente dando

le la propria impronta personale: il Padre la paternita,

i Figlio la figliolanza ... L'amore epersonale, libera e

percio eun grande mistero, mentre la natura si offre

alla speculazione. E infatti presto siamo arrivati ad afferrnare che la natura econoscibile ed accessibile alla

ragione. Essendo una realta oggettiva, la natura ha le

sue leggi intrinseche, che si possono conoscere. In

modo certo pitt esauriente nel creato, ma anche nel

mondo metafisico si giunge ad una certa conoscenza

della natura metafisica. Ma gli antichi Padri proprio

per questo davano la precedenza alla persona. Atiermavano come prima cosa il principia agapico e Iibera

della persona che non puo essere riducibile alla tlatu

ra e pertanto rimane un mistera che fino in fondo

nonpuo essere scrutabile. Questo vale in modo asso-

  T ~ t o per le Persone divine, ma in modo creaturale va

le anche per la persona utnana, creato secondo l im-

maginedi

Dio.

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AU. Rupnik - II rosso della piazza d oro

In questa visione, e la persona che imprime la sua

ipostasi cia che di essa e inconfondibile - nella na

tura che possiede. La persona si esprime nella sua na

tura, dandole sempre pitt un'impronta agapica, poiche

la dimensione fondante di ogni personae l'amore.

Se invece prendiamo come principia di unit:l 1

natura - cioe parlare di un solo Dio non perche le tre

Persone divine sono unite cos tanto nell' am ore del

Padre da fare una cosa sola, ma perche hanna un

sola natura - , ecco che la natura si puo esprimer1

con delle leggi che sono razionalmente formulabili e

che si prestano all'intellettualizzazione, perche la na

tura e sempre qualcosa di oggettivabile, che ha le sue

regole, che possiamo conoscere. Una natura conce

pita cosi si esprime nell'individuo, secondo una logi-

ca necessaria e causale che esclude la libertii, perch

conoscendo la natura posso conoscere tutti gli indi

vidui della stessa natura, dal momenta che l'individuo si realizza facendo emergere in se la sua natura,

Conoscendo la natura del coniglio, conosco tutti ·

conigli. Mentre, certamente non si puo dire quest

per la persona umana. Benche abbiamo tutti la natur

umana ci vuole ben altro per conoscerci l un l'altro.

Quando partiamo dalla comunione, cioe dalle re

lazioni nell'amore, non abbiamo pitt individui razinalmente conoscibili, ma persone che sono un miste

ro e che si rivelano per essere conosciute. Se non

parte da qui, diventa molto difficile collocare e giu

stificare il mistero di ogni persona, far vedere che

persona e irripetibile, insostituibile e non riduc.ibil

alla natura. Lo spazio per il personalG, che e assoluta

mente imperscrutabile dato che e mistero - , dimi

8

Pri o giorno

nuisce, diventa qualcosa di accidentale, perche l'indi

viduo e semplicernente un'espressione della natura.

Quindi se si parte dalla persona si p r o t e g ~ e il princi-

pio del mistero mentre quando si parte dalla natura l mi

stero vierze in qualche modo rimpiazzato da una dialettica

tra natura e indidduo

Si e proprio questa impostazione di fonda a fa

vorire quella dialettica tra natura e individuo di cui

continuamente paghiamo lo scotto. Infatti, dal mo

menta che l uomo non e semplicemente un indivi

duo, ma una persona irripetibile, non potra mai ac

cettare di essere considerato uno ti·a tanti, e cerched.

di imporsi e di affermare qualcosa di completamente

unico. Eproprio la dialettica natura-individuo quella

che da adito allo scontro continuo tra l'autoaffermazione dell'individuo da una parte e dall'altra la Iegge

della natura che cerca di gestire gli individui. Questa

dialettica, come sappiamo, ha prodotto da un lato un

soggettivismo esasperato e dall' altro lato la necessita

di regolare la ribellione individualista a cui il sogget

tivismo da esito con un sistema che riconduca ad

una qualche unita, basandosi sulle idee, sulla filosofia o sulla Iegge, sull' obbligatorieta di certi compor

tamenti... Ma questo continuo richiamo magari

addirittura con la forza - perche l'individuo si sotto

metta ai principi dell'unita, sara sempre sperimentato

come qualcosa di astratto, di coercitivo e di esterno.

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M.I. Rupnik rosso della piazza d'oro

Ma questa ricerca di una sintesi tm le esigenze dell'in-

dividuo e della societa, in fimdo, non fa parte da sempre

della nostm civilta? Una volta si sottolinea di pit't l'aspetto

della conwne Iegge morale e sociale, e l'individuo acriji-

cato su questo a/tare, un'altra si sottolinea di pitt l'aspetto

della liberta indiuiduale e si cade nell'anarchia

Berdjaev a sottolineare proprio come il conti

nuo bilanciamento fra i due estremi, fra 1 esigenza di

un ordine maggiore e quello di una piu perfetta li

berta, non puO s s r ~ r i s o l t o su questo piano, ma hauna soluzione cristologica:' Per questo e fondamentale

cogliere il concetto di natura in relazione alia perso

na, proprio come menzionavo riguardo alia Santis

sima Trinita. Altrimenti ricadiamo nella stessa dialet

tica che si puo osservare gia nella mentaliti classica,

tutta basata sul principia che prima bisogna elaborare

l'ideale e poi realizzarlo. E come si elabora l'ideale?L'ideale si ottiene facendo emergere la natura delle

cose attraverso un processo di astrazione a partire dal

la loro ,osservazione e potenziandone l'idea di perfe

zione. E come se dalle cose si tirasse fuori la loro na

tura e la si correggesse evidenziando la sua petfezione

formale, per poi tornare alla realta e correggerla in

ogni individuo di quella natura proprio sulla base diquesta natura perfezionata. Cos si elabora; ad esem

pio, l'idea della donna perfetta, della donna come do-

vrebbe essere secondo la perfezione della sua natura,

e poi si offi·e questo modello ad ogni donna concreta.

Andando avanti con una mentalita basata su que

sto schema, si sono creati dei cl.fches i perfezione che

sono divenuti obbligatori e costrittivi, veri e propd

30

Primo giorno

criteri di uniti del pensiero e del comportamento.

Ora, nel nostro contesto culturale, questa elaborazio

ne ideale e stata purtroppo spesso presentata sullo

sfondo della religione cristiana. Di conseguenza, e fa

cile comprendere la ribellione che si e condensata

nell'individuo e che ha provocato anche il rigetto

della tede. Quando l'individuo ha cominciato a svin

colarsi dal domino di questo ideale della natura im-

posto come criterio di uniti, probabilmente nessuno

poteva immaginare tutto cio che tale liberazione si

sarebbe tirata dietro. Stiamo assistendo ormai da molto tempo al processo con cui l'individuo si sta libe

rando da ogni legame con la comunita, con la so

cieti... E ogni volta che si pensa di essere ormai giun

ti alia fine, si scopre di nuovo la lotta dell'individuo

che sta ancora tagliando i legami con l'insieme, con la

societi e le sue norme, oppure che accetta solo queUe

che gli vanno bene, cambiandole e sostituendole all' occorrenza.

Questo conduce ad una frantumazione ad il fini-

tum delle mentaliti, delle autonomie dei linguaggi,

delle affermazioni unilaterali dei gusti, dei modi di

essere di agire .. La voglia dell'individuo di esprimere

la sua unicita sembra insaziabile Ma non c'e dubbio

che, proprio proseguendo in questa direzione, si staverificando un dramma antropologico, dal momento

che all'interno della dialettica natura-individuo l'in

dividuo non riuscid mai ad affenlk1re la sua unicita

come un trionfo della vita. d e chiaro anche che il

continuo richiamo alla cultura delle relazioni, della

solidarieti, della convivenza, della tolleranza, dell'im

portanza della comunita ecc., non puo portare nessun

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1\II.I. Ruprlik II rosso della piazza d'oro

vero i ~ u t t o fino a quando non si avra il coraggio di

ripensare lo schema di fondo che genera questa dia

lettica e che non permette nessuna via d'uscita.

Purtroppo anche lo sforzo nelle comunita cristiane

di vivere veramente la comunione approda continua

mente ad un fallimento pitt o meno palese, malgrado

le persone si sforzino sinceramente di vivere la comu

nita. Infatti, e abbastanza evidente che non si puo

giungere alia vera comunione, se la mentalid dei

membri permane quella opposta alia comunione, cioe

quella dell'individuo, che cerca di affermarsi facendoemergere con forza la sua natura, tentando di darle

un'impronta assolutamente individuale, radicalmente

opposta alia comunione. Non appartiene alia natura

umana sacrificare se stessi.

La comunione si realizza con il gesto personale,

con un'intelligenza agapica che illumina la persona e

la conferma nel senso del sacrificio di se. La personaemerge dalle relazioni, e quindi si realizza nelle rela

zioni, nelle quali coinvolge anche la sua natura come

amore e comunione. Invece, solo a partire dalla na

tura, l'individuo non puo convincersi del sacrificio

di se. Sullo sfondo di questa dialettica natura-indivi

duo non e possibile realizzare la comunione. E infatti

non e l'appartenenza alia stessa natura checi fa

fratelli, ma il riconoscerci figli dello stesso Padre ..

Dopo che nel primo millennia esisteva un imme-

diatezza esperienziale e concettuale che identificava la

Chiesa come comunione, tanto che alcuni teologi

parlano dell 'ecclesiologia eucaristica dei Padri, nel

Secondo millennia, per secoli, quando si e perso ille-

game che san Paolo stabilisce tra la dottt·ina della

32

Primo giorno

Chiesa e quella dell'Eucaristia, non abbiamo avuto

praticamente un ecclesiologia di comunione. II Vati

cano II ha recuperato la centralita della celebrazione

liturgica come culto di una comunita che realizza se

stessa come Corpo di Cristo, Corpo di comunione,

ma certamente non e sufficiente decidere semplice

rnente di cominciare a vivere la comunione. Bisogna

cogliere tutta la profondita del Concilio e compren

dere che 1 ecclesiologia di comunione presuppone

una svolta dellafimna mentis, una conversione genera

le di mentalid che parte soprattutto da una rinnovatavisione della Trinita, perche e da qui che scaturisce la

comumone.

Percio 1\mica via d'uscita dalla dicotomia tra l'af

fermazione dell'individuo e il desiderio di comunio-

ne e una radicale conversione della mentalid. Ma la

conversione della mentalita e una questione squisita

mente spirituale ..

O,egi sianw in rnbara.zzo quando dobbiamo spiegare

che cosa s(i ,n{fica a sa Pezza. Forse anche questo ha a che

fare con il problema dell'individuo che si qJJerma e che non

sente nessun bisogno di essere salPato?

In£1tti, uno dei campi in cui questo problema della mentalita e pili visibile e proprio la questione del

peccato e della salvezza. La salvezza non puo essere

una salvezza dai peccatucci, perche ho rubato la mar

mellata ... Ad un certo pun o questa impostazione

non ha retto e l uomo moderno non ci ha creduto

pitl. Allora, per spiegare la salvezza, abbiamo comin

ciato a tradurla con i bisogni dell'uomo nei vari cam-

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AU. Rupnik rosso della piazza d oro

pi dal campo sociale, a quello economico, medico,

culturale, ecc. - e si e pensato che la risposta a queste

necessita fosse la salvezza. Ma la salvezza e e rimarr<1

ed oggi e pill che mai urgente affermare questa

la salvezza dal peccato. Ma cosa e il peccato? I ~ p e c c a t oi1 padre di tutti i peccati, e quello che 1i nutre tutti:

ritenere se stessi il centro, g1i artefici di tutto, anche

della vita spiritua1e e della fede. Siamo stati in grado

di spiegare differenze minuziose tra i peccati e di fare

attenzione a tanti dettag1i, ma non eravamo abituati a

pensare che tutti i peccati derivano in fonda da un

unico peccato - quello per i1 qua1e l uomo si sente

1 epicentro anche della fede, perche e fondamenta1-

mente solo. E questa peccato ha ta1mente permeato

la nostra menta1ita che neanche ci accorgiamo pi6

che siamo noi con la nostra capacita a gestire tutto,

persino Dio. Per questa motivo diamo tanta sottoli

neatura alia nostra opera, al nostro impegno e, in fonda, anche ai nostri meriti. Ed e chiaro poi che alia fi

ne presentiamo anche i1 canto di questa: si esigono

gli appagamenti, i premi e 1e 1odi, perche siamo noi

fare, e quindi noi meritiamo...

II noccio1o della sa1vezza e 1iberare 1'uomo da se

stesso, sollevarlo da un ruo1o che si e prescritto da

solo e che esige da se stesso, ma che in realta non gliappartiene: quell a di auto-sa1varsi. Perche, se 1 epi

centro sono io, devo pensarci io .. Proprio questa e 1a

mentalita del peccato.

Infatti, se l'uomo afferma se stesso come epicentro

asso1uto, significa che dal suo orizzonte e gia scom

parso Dio. Ossia, ha gia sistemato anche Dio dentro

ad un sistema dove 1'uomo e il centro eDio

al massi-

34

Primo giomo

rna puo rappresentare un'assolutezza solamente a -vello ideale, pensato, comp1etamente astratto rispetto

alia vita di quell'uomo. Ma ormai questa presunto ap

proccio intellettua1e non sfocia pill neanche nel moralismo. Rimane puramente una questione concettuale.

A monte di questa maniera di ragionare c'e l'antago

nismo tra Dio e l'uomo - l'inganno pi6 diabolico che

la Bibbia ci riveli. Anche noi cristiani cadiamo in que

sta inganno, quando sentiamo il bisogno di insistere

sullo sviluppo dell'uomo, magari con un complesso di

inferiorita, per non rimanere indietro rispetto ailetendenze cu1turali di turno. Credo che questa sia 1a

trappola della quale non ci siamo resi canto.

Oggi si pensa di dover dare spazio all'uomo per-

che prima e stato schiacciato da una divinita astratta,

rna anche questo significa perpetuare 1 antagonismo

tra Dio e l'uomo. Mentre per noi dovrebbe essere

cosi chiaro che, grazie all'incarnazione di Cristo,non si puo pi6 pensare l'umano senza l'unione con il

divino Questa unione tra Dio e l uomo e compiuta

da una Persona divina, dal Figlio di Dio, all'interno

di un amore filiale, all'interno di un rapporto con i1Padre, percio e una libera adesione, perche e agapica.

Se non contempliamo costantemente la nostra

umanit:l come divinoumanid, come umanid vissuta

da Dio, cominciamo ad importare nella Chiesa la

mentalid del mondo. Tanto che poi non ci distin

guiamo pi6 dal mondo. E, quando si prende co-

scienza di questa e si comincia a temere per la pro-

pria identita, ci aggrappiamo aile case forrnali, ai

piccoli dettagli che mettiamo come paletti di confine

tra i cristiani e il mondo. Ma il vero confine e uno

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M.l. R11pnik- II rosso della piazza d'oro

solo, quello che distingue la fede in Cristo da una

religione qualsiasi: la rivelazione della vita nuova.

Ma, quando si sente il bisogno di garantire la propria

identid. stabilendo un confine culturale formale, echiaro che l identid non e pitl esistenziale. Si vive la

stessa vita che esiste fuori della Chiesa e si crede che

basti marcare la frontiera istituzionale per stabilire la

differenza dal mondo.

Fino a quando non avviene una conversione della

mentalit:l, non e possibile una nuova primavera della

fede. Una nuova evangelizzazione all'interno del nostro contesto culturale avverra solo attraverso donne

e uomini che partiranno dall' esperienza della salvez

za, cioe dall'accoglienza della vita di Dio, e dunque

da una mentalita radicalmente diversa da quella della

quale siamo tuttora innamorati.

Oggi nella Chiesa si parla ancora tanto del nostro imP ~ s n o per Ia promozione dei LJalori umani, della formazio-

ne prinw umana e poi spirituale , della umanizza-

zione delli ambiti ecclesiali... Anche Benedetto XV nel

la Porta fidei awertiva i pericolo che i cristiani siano phi

preoccupati per le conseguenze sociali, culturali e politiche

del foro impegno, continuando a pensare alla fede come un

presupposto owio, benche debbano continuamente constata- 

re co ne non sw cost.

Questa, Secondo me, e iJ decadere della fede a

dottrina, a insegnamento. Puo essere qualcosa anche

utile per una vita migliore dell'uomo e della societ:l,

rna solo per poco. I valori tanto declamati oggi so

no come le stalattiti sulla volta di una caverna. Pen-

  6

Primo giorno

dono finche ci sono minerali e acqua che umidificano

a copertura della grotta. Quando si secca tutto, non ci

sono neanche le stalattiti. E, inf:1tti, la crisi della fede

oggi va di pari passo anche con un regresso di civilta.E l'assenza della rivelazione della vita nuova, cioe del

l'umanit:l vissuta al modo di Dio, la mancanza della

rivelazione della nostra umanit:l come umanita di

Cristo, si accompagna alia crisi espressa dalla nostra

mentalit:l corrente. In altri termini: fino a quando

non ci diventa completamente connaturale il fatto che

noi non possiamo considerare l'umano se non comedivinoumano cioe umano e divino non separati, ma

uniti in un amore personale, nella Iibera adesione reci

proca compiuta in Cristo - noi continueremo ad es

sere non redenti. L assenza della divinoumanita di

Cristo sia nella nostra teologia che nella nostra menta

lid quotidiana indica che ci manca ancora I esperienza

della salvezza. Infatti, considerare ancora umano e divino come separati rivela in qualche modo il nostro

giacere nel peccato. Fino a quando l'umano non cessa

di essere preso isolatamente, ossia fino a quando l u

mano e il divino non smettono di essere considerati

astrattamente, filosoficamente, ma a partire da una

persona concreta, che e Cristo, noi abbiamo ancora

bisognodi

essere salvati.Essere salvati significa non pater pili rinchiudere

il divino e l umano nel campo dell'astrazione filoso

fica o teologica, perche, se siamo in Cristo, lo Spi

rito Santo ci comunica tutto il sensa e la verita della

divinoumanita di Cristo come una realta nostra, mia.

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AI.l. R11pt1ik II rosso della pia.zza d'oro

Quando siamo raggiunti dalla salvezza, siamo rag

giunti da Cristo. Anzi, come direbbe san Paolo, venia

mo trovati in Cristo. E, trovandoci in Cristo, l unione

divinoumana diventa anche la nostra esperienza. In-

corporati in Cristo, cioe a partire dall esperienza della

vita in Cristo, cominciamo a comprendei·e Tunione

divinoumana. Ma, se stiamo fuori, tutto rimane un di

scorso astratto e allora si oscilla tra l uno e l altro estre

mo. Rimanendo fuori da Cristo, la fede cristiana resta

semplicemente una religione, soggetta a qualsiasi uso

ideologico, come ogni religione. E questa permea lamentaliti, quella pratica, quella che normalmente si

usa nel vissuto quotidiano. C e solo una via alia cono

scenza dell unid divinoumana, ed e soltanto quella

esperienziale-razionale, cioe quella che parte dall espe

rienza personale della redenzione in Cristo. Ed e per

questa che l assenza della divinoumanit;1 nel nostro

orizzonte teologico e spirituale pratico indica la nonesperienza della redenzione. Questa si capisce molto

bene tornando a quanta dicevamo prima: una cultura

basata sui concetto e sulla dinamica natura-individuo

non puo che portare all auto-salvezza. Ma questa non

e la salvezza dell uomo intero.

Stianw parlando dunque della d f{erenza tra Ia menta-/ita della fede e Ia menta/ita della religione. Ma - per non

rischiare di prendere per owio quello che non lo e -, che

cos dobbiarno intendere quando diciamo 'Jede"?

La fede e l accoglienza di un dono gratuito, cioe

e la vita di Cristo. Quindi e l accoglienza di Cristo.

Questa accoglienza della vita avviene nell esperienza

38

Primo gion o

della morte a quella vita che ritenevo 1nia. L acco

alienza di Cristo avviene cioe nel passaggio dalla miat>

morte al risvegliarmi ad una vita che e molto pili

mia, ma e di Dio; una vita nella quale io mi scopro

unito al Padre. Non sono pitl da solo, ma sono vera

mente un figlio amato. Ma ci vuole la morte: la fede

nasce attraverso l esperienza drammatica di far mori-

re l uomo vecchio che accentra tutto e fagocita tut-

to. Solo nella morte dell uomo segnato dal peccato si

puo incontrare Dio, perche quella volond che vor

rebbe meritare Dio con il proprio sforzo o magarisolo attraverso la ragione e proprio quanta pili si op-

pone all unione sia con Dio che con gli altri. AI

Padre si accede come figli, evidentemente. Ma que

sta non puo essere un opera mia, perc he io non mi

posso auto-generare come figlio, posso solo essere

genera to.

II peccato impedisce questa processo facendo levasui fatto che la mia realizzazione dipende dalla mia

bravura e dal mio impegno. Percio il pili grande im-

pedimenta alia fede e il protagonismo dell uomo, an

che quello nascosto sotto le etichette sacrosante della

verita e del bene. L uomo si convinced della propria

conoscenza - ma anche questa scaturisce gia dal pec

cato descritto nel terzo capitola della Genesi - e saralui solo l unico protagonista della conoscenza. Percio

una ragione non redenta avra sempre difficolti con la

verita che le viene incontro rivelandosi. II modo di

agire di una ragione non redenta e infatti quello della

conquista, non della contemplazione, che e sempre

<lCCoglienza. La ragione e in grado di elaborare men-

talmente tutto quello che con l peccato ha perduto,

39

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Af.I. upnik II rosso della pi zz d oro

ma fraintende la sua elaborazione con la conoscenza

reale. Cio che pensera, che elabored, lo scambied

sempre per la verita. Ecapace di fare questa anche ri

guardo a Dio. Ma un' elaborazione del genere e traditadall'assenza deli'amore, cioe dalla radicale separazione

tra la conoscenza e l'amore, tra la verita e l'amore.

Percio, come dice san Paolo ai Romani, si puo anche

arrivare ad una conoscenza di Dio, ma questa non si

gnifica ancora riconoscerlo come Signore e ado·ire -beramente a Lui. Questa scisma tra conoscere e ade

rire, che e conseguenza del peccato, troved un'allean

za forte lungo tutta la storia nella cultura, nella men

talita, in tante scuole filosofiche. Tanto e vero che

non mancheranno mai le idee, le proposte, la proget

tualita. Cio che manca e la vita, l'amore, la gioia .. I1

nemico, alia fine, rimane sempre la morte. Se si aderi

sce fuori dall'amore siamo neli'ideologia, nel fonda

mentalismo, nel fanatismo. Questa accade con la co

noscenza a tutti livelli non solo riguardo a Dio - ,ma nessuna di queste conoscenze favorisce la vita.

Il peccato ha destinato ogni vivente alla morte.

Solo la fede t si che questa tragico cammino verso la

tomba possa diventare il passaggio al Padre, perche

questa passaggio e stato vissuto e realizzato in pienez

za dal Figlio di Dio che ha varcato 1 abisso del pecca

to e della morte; e entrato nel peccato, subendo tutta

la tragedia del peccato fino alia morte, e da risuscitato

e tomato al Padre. Con Lui 1a morte diventa la meta

morfosi pasquale di morte-risurrezione. E la morte

risurrezione battesimale diventa il ritmo stesso della

nostra vita. Il battesimo ci innesta in questa Figlio di

Dio fatto uomo, per percorrere in Lui la stessa strada.

4

rimo giomo

Lafede e d u n q u e l ' a c c e t t a z i o r ~ e di .Crist o ~ o m e ~ n i -passaggio dalla morte alia vita fihal:, e 1 c ~ o g h e n -dell'amore di Dio che riesce ad umre la nua uma-

za ll' dl

t peccaminosa e dunque mortale, a urnamta ema ,Fi lio che vive al modo di Dio tutte le conseguenze

g . . 1del peccato che appesantiscono t r a g i a m e n t ~ a nua

vita. Lui e venuto di qua, nella nostra valle di morte,

mandata dal Padre, per recuperare gli uomini di nuo

vo come figli. Lui e venuto per amore del Padre -

un am ore che si traduce nell' obbedienza al Padre. E

percio, anche nel punta pili lontano dal P a d ~ e , nella

morte, Cristo none solo, ma nell'amore con Il P a d r ~ .Lui non e entrato nella morte da solo, ma per una h

bera adesione al progetto del Padre. Ha fatto della

morte un' offerta .. percio non diciamo che si e rialza-

to dalla morte, ma che stato risuscitato dal Padre.

Anzi, stando a cio che dice la Lettera agli Ebrei, Cri

sto si e offerto al Padre nella Spirito Santo e il Padre

lo ha risuscitato con il suo Spirito. Questo evento tri

nitario e la struttura che agisce nel battesimo, cioe

nel nostro passaggio al Padre.

Il peccato ha cambiato totalmente la struttura d e l ~l uomo, distruggendo il rapporto fondante che

quello con Dio. Dio ha creato tutte l ~ o s e a I ~ n c h enutrissero il rapporto dell'uomo con Lui, perche tnt

to diventasse una vita in Dio. Qualsiasi cosa l uomotocca con le mani, il suolo sul quale cammina, qual

siasi cosa abbraccia con il suo occhio .. tutto trova il

suo sensa nel nutrire il rapporto dell'uomo con il

suo Signore. Tutto dovrebbe essere un permanente

ricordo di Dio, un dono affinche l uomo sia felice,

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i vl.I. Rupnik II rosso della piazza d oro

perche unito a Dio. Ma, con il peccato, Dio sparisce

e l uomo rimane il centro dell'universo. II peccato eentrato nel mondo attraverso il p r e n d ~ e r e . La men

talita del peccato, come abbiamo visto, significa faredell'uomo l protagonista, qualcuno al quale le cose

sono dovute. E siccome l uomo ha cancellato Dio

dalla sua vita ed e imasto l'unico, si considera il pa-

drone di tutto e prende le cose a suo piacimento.

Dall' orizzonte urnano e sparito il dono, il "riceve-

re". £ sparita l'accoglienza e si eaffermato il gestire,

l'impadronirsi, il realizzarsi ... Percio la salvezza con

siste nel conoscere Dio come Padre che dona il suo

Figlio nelle nostre mani. Ma, proprio a causa del

peccato, l uomo e ncapace di accoglierlo: si impos-

sessed di Lui e lo tratted come un oggetto.

Nell'incarnazione, Dio non fa un intervento sul-

l uonJo, ma si fa uonw e accoglie tutto cio che e uo

mo. Dal punto di vista di Dio, l'incarnazione e 'ac-

coglienza del non-Dio, dell uomo, del peccato edella morte.

Solo la morte spegne nell'uomo la sua voglia di

prendere... Per questo il passaggio alia salvezza e l

battesimo, evento in cui noi ci troviamo accolti da

Dio nell'umanita del suo Figlio e cominciamo a vi-

vere la vita come un dono da accogliere e non come

un progetto da realizzare: questa e a fede. Usciamo

dalle acque del battesimo o dal sacrarnente della ri-conciliazione come vivi tornati dai morti. La fede euna sorpresa, non una conquista Sapendo di essere

in una tomba, d'improvviso scopro che qualcuno mi

fa uscire e soffia su di me un calore che da la vita.

Noi ci troviamo in Cristo e Cristo vive in noi. La

42

Primo giomo

fede fa abitare Cristo nei nostri cuori, come dice

Paolo. La fede edunque una relazione forte, concre-

ta pitl di quanto econcreta la morte.

Di so/ito, quando dai le istruzioni nei corsi degli eserci-

zi spirituali, parli delle due dimensioni della Jede: fides

quae e fides qua ... ossia dell unit,1 tra i contenuti della fe-

de e [ atto con cui decidiamo di •Iffidarci totalrnente a Dio,

con tutta a nostra liberta.

Si la fede riguarda soprattutto due dimensioni. In

primo luogo si tratta di questa accoglienza, di questo

relazionarmi a Dio: dunque la fede come relazione,

come apertura, dove riconosco Dio come primo ed

assoluto e dove la mia identita consiste nel considerare

me stesso insieme alia relazione con Dio che agisce in

me. In Secondo luogo, la fede e accoglienza di Cristo

in tutta la sua oggettivita, • n tutto cio che Cristo e

quindi la fede con1e contenuto. E il contenuto e a suavita da Figlio, che Lui mi comunica. E questo conte-

nuto, il contenuto stesso della fede essendo legato alia

vita del Figlio, sprofonda da un lato nel mistero trini-

tario e dall'altro nel mistero della Chiesa.

E immediatamente chiaro allora che il contenuto

della fede e naccessibile al di fuori di questa relazione

con Dio, di questa accoglienza di Cristo nella mia vi-

ta che coincide per me con l' opera della redenzione.II ±:lttO di scoprire che la mia vita, di per se destinata

alia morte, viene assorbita nella vita nuova, che equella del Cristo pasquale che ha passato la morte,

questo fatto suscita in me un' accoglienza, una lib era

adesione. Questa e a fede: un'adesione libera e totale

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M.I. upnik II rosso della piaz.za d'oro

al dono della redenzione che ho ricevuto. Credo che

occorra parlare della fede in questi termini, altrimenti

si rischia che il contenuto sia inteso solo in modo

dottrinale, come una teoria spiegata razionalmente, da

realizzare poi attraverso un impegno personale. In

fatti, quando abbiamo cominciato a dare la preceden

za solo al contenuto e il contenuto e stato concepito

in modo ideale e concettuale, la fede non e stata pili

intesa come una relazione con Dio che ha la sua ori

gine in Lui, non e stata pitt 1 accoglienza di un volta

concreto che e quello di Cristo, l'accoglienza del do

no della vita nuova, ma si e trasformata piuttosto nelpensare e nell'imparare delle verita, delle definizioni

dottrinali, da realizzare poi con un grande impegno.

Gia il fatto che parliamo cosi tanto della separazione

della fede dalla vita mostra che abbiamo frainteso la

fede e che gia da molto tempo la comprendiamo in

un modo riduttivo, dualista e ideologico.

Nella sua lettera a{ tmnine del Grande Giubileo, Gio-

Fanni Paolo sottolineaFa molto co1ne non sia una formula

a sa Farci, ma una persona. C'euna tentazione -- scriue

che da sempre insidia o r;ni cammino spirituale e Ia stessa

azione pastorale: quella di pensare che i risultati dipendano

dalla nostra capacita di }are e di programmare". Sembra che

questa tentazione sia diFentata per noi del tutto abituale

Negli ultimi secoli e avvenuto uno scivolamento

che ha consolidate nell'uomo esattamente la menta

lira prodotta dal peccato, cioe il pensare di essere noi

i protagonisti, anche nel bene, anche nella fede. Par

liamo di cose spirituali, teologiche, ecclesiali, evan-

44

Primo giomo

geliche, ma l'impianto della nostra mente e della no

stra volonta e radicalmente basato sul protagonismo.

E usiamo senza farci tanti problemi un linguaggio

che 1 even o di Cristo e la sua salvezza hanna totalmente superato. In questa sensa si puo costatare

come spiega lucidamente Schmemann, ma anche al

tri autori russi - che la fede cristiana diventa un i

deologia o una religione qualsiasi. Tutto il mondo

divino diventa un mondo soprannaturale, pensato

intellettualmente, spiegato concettualmente, e poi il

sensa della vita dell'uomo consiste nel conquistare

con il suo impegno cio che ha conosciuto di questa

mondo soprannaturale. Siccome la questione si tra

sforma soprattutto in una questione intellettuale -

cioe come presentare questa soprannaturale, questa

grande ideale -, ecco che si sottolinea con forza l'a

spetto dell'argomentazione. Dall'argomentazione

facciamo dipendere la giustezza del contenuto.

L'altro grande capitola che ne deriva e quello etico Un contenuto del genere dovrebbe provocare il

cambiamento della vita grazie all'impegno dell'uo

mo .. Da qui il grande problema del moralismo.

L'uomo si e servito in modo straordinario della ra

gione per il suo protagonismo, comportandosi da pa

drone del mondo. La sua maniera di usare la ragione

lo porta anche ad usare del mondo. Ma questa e una

razionalita soggetta alia passione, cioe alla possessivitie all'autoafiermazione. Ma una ragione usata come

uno strumento di potere porta progressivamente an

che ad incrinare l' equilibria stesso della natura del

nostro pianeta. Una mentalita del genere ha comple

tamente estromesso la contemplazione, e diventata del

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At I Rupnik rosso della piaz.za d oro

tutto incompatibile con un'intelligenza contemplati

va. Non c'e pil1 il mistero, non c'e pitll'Altro .. In£1tti

non si parla pil1 della contemplazione, ne delmondo,

ne tantomeno della storia. La contemplazione attivaun'intelligenza relazionale, che cerca di cogliere il si

gnificato in relazione al sensa delle case e degli even

ti. Ma oggi pensiamo di conoscere una marea di det

tagli, mentre in realt:l, proprio perche non conoscia

mo il sensa dell'insieme, anche quei dettagli sono in

fonda un capitale morto, come diceva Solov'ev ..

Vedi come tutto combacia: una ragione cosi capi

sce la proposta della fede come un "salta nel buio",di cui non si riesce a vedere il motivo, il sensa.

Mentre per i Padri era ovvio che la contemplazione

si accompagna ad un'intelligenza che si innalza con

le ali dell'amore, perche l'amore e un dono di Dio

che fa dell'uomo il suo interlocutore. Invece qui

l'uomo e solo. AI massimo e lui che si costruisce un

dio come proprio interlocutore.

E poi, che fine ha fatto tutta l'argomentazione ra

zionale della religione con la quale volevamo dimo

strare la grande logicit:l e la coerenza del nostro ra

gionamento? Non mi sembra che abbia convinto

granche l'uomo moderno. E infatti anticamente la

questione era pasta in un modo radicalmente diverso,

come ha fatto vedere Yves Cougar. All'inizio, per icristiani, la fede non era una questione intellettuale,

ma di vita. C era a vita, c' era a grande scoperta di

trovarsi incorporati in Cristo, nell'organismo di un

mond·o nuovo, dove si poteva constatare la nuova

qualit:l di tutto cio che si trova in Cristo, tanto da di-

  6

Primo giorno

ventare nuova creatura. Allora i cristiani prima vive

vano e poi cercavano la comprensione di questa

evento, Ia comprensione della salvezza nella quale si

erano trovati, di Cristo, della sua unione con il Padree lo Spirito Santo, dal momenta che tutto questa era

un data di fatto della vita nella quale si erano trovati.

La lora ricerca intellettuale partiva dalla nuova esi

stenza che scoprivano di vivere. La Chiesa come co-

munione dei redenti nel Corpo di Cristo e come

mondo trasfigurato e stata il principia e 'ambito di

questa novit:l. Percio la grande preoccupazione dei

Padri non era anzitutto una discussione con il pensie

ro del mondo, rna a cura della comprensione giusta

di cio che era la Chiesa e la sua vita, di cio che e

Cristo e, attraverso Cristo, la Trinit:l.

La fede ci unisce a Cristo, ci rende partecipi per

mezzo della Spirito Santo della vita filiale di Cristo.

E questa vita noi a accogliamo proprio risuscitando

dalla morte dell'isolamento alia comunione nel Cor-po ecclesiale. La fede ci realizzJ come immagine di

Dio, perche ci rende partecipi della vita trinitaria. Si

aderisce personalmente a Cristo, rna questa adesione

si vive come un tessuto organico di comunione. La

fede e un'affermazione radicale dell'uomo come per

sona, perche e improntata alia comunione, data che e

proprio il passaggio da quella dialettica individuo-na

tura di cui parlavamo alla realizzazione della personanella comunione. La fede supera il concetto di indivi

duo e afferma il personalismo trinitario, o, se si vuo-

le, I aspetto ecclesiale. Gli individui si sommano, le

persone si amana .. La comunit:l non e la "somma"

degli indiyidui, rna la comunione. Cosi l'adesione

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lvl.I. upnik II rosso della piazza d'oro

verticale coincide con l' adesione tra gli uomini. La

fede fa emergere l'amore, e l'amore non conosce sci

smi, ma e un unico amore verso Dio, verso gli altri,

versoil

creato e verso dise E

o Spirito Santo che cifa vedere gli altri non solo in rapporto a Cristo, ma

con Lui e in Lui. Altrimenti "vedere Cristo negli al

tri" diventa un imperativo pesante, un giogo insop

portabile e l'illusione di un idealismo invivibile. Solo

I occhio illuminato dallo Spirito Santo vede questa

unit:l di tutto con Cristo.

Eppure noi i imbattianw continuamente nella tenta-

zione dello scisma tra credere e amare, e scmnbiamo per fe-

de il semplice pensare a Dio o protJare qualche emozione

r e l ~ l , i o s a ...

La fede e I' amore si compenetrano, perc10 non

esiste fede senza amore. Vjaceslav Ivanovic Ivanov di

ceva chela

fede cresce dall'amore. E questoci

apreuno sguardo che supera vecchie e nuove tensioni tra

la fede come atteggiamento e la fede come contenu

to Solo la fede per opera dello Spirito Santo ci apre

all' accoglienza del dono, cioe di Cristo, della sua vita.

Ma con questa accoglienza della sua persona si acco

glie tutta la concretezza di Cristo, soprattutto il suo

rapporto col Padre e la sua partecipazione alia vita

della comunione trinitaria con lo Spirito Santo. Econ questo si dischiude a noi il grande mistero im-

perscrutabile del contenuto della fede. Ecco la grande

sintesi solov'eviana: la fede come atteggiamento e gia

la partecipazione al contenuto della fede. La cono-

scenza di Dio diventa partecipazione alia vita divina.

48

rimo giorno

Non si puo avere l'una senza l'altra. Percio la fede co-

me conoscenza della veriti e possibile solo attraverso

la transustanziazione dell'uomo, diceva Florenskij,

cioe attraversola

sua divinizzazione, non semplicemente attingendo la forma esteriore della Veriti, ma

consegnandosi nelle sue mani. Se si ha solo una delle

due dimensioni, non si tratta della fede, ma di una

nostra costruzione ideologica.

Se 1 am ore verso Dio e verso I altro e 'indole co-

stitutiva della fede, si deve ammettere che l'amore

trinitario e il contenuto fondamentale della nostra

fede. Da questo viene da se che l'annuncio della fedee soprattutto la testimonianza della fede, perche non

si puo separare l'annuncio dall'amore.

Da ci l che dici e m e ~ ( , e ancora una volta che, se non

prendiamo sul serio la tmgedia del peccato, se non awiene

un carnbiarnento radicale nell'uomo, cioe se non c'e un e-

sperienza personale della redenzione, non si puo parlaredella Jede, dal mom en to che il peccato ha danneg_( iato nel-

l'uonw proprio la capacita di relazionarsi, di amare...

Infatti e cosi: con la redenzione avviene davvero

un radicale cambiamento dell'uomo. II peccato, come

abbiamo detto, ha talmente cambiato la struttura del

l uomo che ora, per corrispondere a quanto era nel

disegno del Creatore, ha bisogno della salvezza Percionon basta la creazione: ci vuole la redenzione. II pec

cato ha fi:antumato l'uomo corrompendo cio che e la

sua realti pitl essenziale - le relazioni, confondendole

e pervertendole. Solo con il battesimo l uomo si ri

compone. L'uomo emerge dalle acque battesimali co-

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ALI. upnik rosso della piazza d oro

me una persona unita, proprio perche intessuta nella

comunione. Tutto cio che ha ricevuto con 1a creazio-

ne, con i1 battesimo viene purificato e trasfigurato,

perche assunto da Cristo nella sua divinoumanita.pertanto con 1a redenzione che siamo abilitati a

collaborare con Dio. La redenzione fa si che io possa

aderire a questa novita: io posso riconoscere 1a mia

umanita come quella di Cristo, e questa e a mia co1-

laborazione. I Padri amavano parlare della sinergia,

che non significa solo una collaborazione tra Dio e

l'uomo, ma una convergenza di tutte le mie capaciti

verso C r i s t o , y _ ~ r s o J a novita, verso la t r a s ~ g t . r a z i o n eavvenuta nel battesimo. Infatti, questa c o a z i o n ~ q t i e -sta opera frutto delle energie congiunte di Dio e del-

l uomo in Cristo, e un'azione della Spirito che ci

conforma a Cristo. Percio 1 attivita pili squisita del-

l'uomo redento eesattamente l'accoglienza, data che

nell'accoglienza si rivela il carattere divino dell'amore.

Infatti Dio, nella storia della salvezza, sin dall'AnticoTestamento, si rivela come il Dio della misericordia,

dell'accoglienza infinita. II Dio santo e fedele riesce

ad accog1iere esattamente 1 opposto di se: il peccato e

la morte. Tanto che suo Figlio assorbe pienamente

questa realta. La fede svi1uppa soprattutto questa ca-

pacita dell'accoglienza. Purtroppo, la nostra cultura

ormai da secoli non considera l'accoglienza come

un'attiviti, ma come qualcosa di passivo. Anzi, nelnostro vocabolario abbiamo persino confuso l'acco-

glienza con la tolleranza, che esprime una realta com-

pletamente diversa.

In che cosa consiste l'attivit:l della fede? Dogma-

ticamente potremmo esprimerla cosi: i1 fatto che

50

Primo giomo

Cristo abbia assunto tutta 1'umanita eun dato ogget-

tivo che non dipende da noi; ma la mia libera adesio-

ne a questa data oggettivo eun'accoglienza della per-

sona di Cristo e significa 1a mia parte nella fede.Allora la mia attivita significa aderire, curare, non

ostacolare, permettere che questa convergenza siner-

getica davvero funzioni. Possiamo dire quindi che 1a

fede dipende, si, dall' opera dello Spirito Santo che mi

dischiude 1 opera della salvezza di Cristo, ma dall' altro

lata e otalmente dipendente da me, perche, se io

non aderisco, se non accolgo,

ecome se non fosse

successo niente.

La redenzione non e automatica. Dio ha creato

l'uomo senza consu1tarlo. Ma, per incarnarsi, ha chie-

sto ad una donna di rendere questa possibile. E per

redimere l'uomo, ogni uomo, Dio chiede la sua colla-

borazione, 1a sua libera adesione. L'incarnazione espri-

me gia que1 supremo atto della sinergia divinoumana

che e 'accoglienza.

Proprio perche euna dimensione costitutiva del-

l'amore, 1'accoglienza ci protegge dal diventare pro-

tagonisti. L accoglienza crea una relazione, anzi si

realizza all'interno di una relazione cosi forte che

converte e trasfigura chi accoglie. E con cio si apro-

no mondi sconfinati. Si tratta infatti di accogliere un

volto come realta personale e comunionale. Acco-gliere Cristo come volta dei volti significa accogliere

la sua re1azione con il Padre, il che vuol dire acco-

gliere tutto i1 contenuto della fede, dal momenta che

il volta apre alle relazioni e le relazioni coinvolgono

nel contenuto della vita. L accoglienza e un' attivit:l

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lvi.I. Rupnik rosso della piazza d oro

integra, perche appartiene all'amore e porta al massi

mo sviluppo tutte le capacita dell'uomo.

La cultura che respiriamo offusca continuamente

con una serie di tentazioni questa sguardo limpidosulla realti della fede come amore, perche ci vorreb

be sempre come protagonisti. Siamo continuamente

provocati a pensare che la nostra attivita consista nel

l' avere pi6 spazio, e che la collaborazione si risolva

in una maggiore realizzazione di me come protago

nista. Ma cosi cadiamo in un modo subdolo nella

tentazione di intendere anche la fede come una cosa

nostra, come un progetto individuale. Ma, quandocrolla una visione della fede, tutto cio che riguarda

l'accoglienza - non solo di Dio, rna anche dell'altro

diventa problematico.

Da artista hai sperimentato in modo _fiJrte questo accen-

tramento sull indiuidualisnw e sul protagonismo all interno

delle correnti dell arte contemporanea. Sernbra che questasia diventata per te anche una ~ f i d spirituale e teologica,

una iftda che hai cercato di condiuidere con gli altri attra-

uerso le lezioni sulfa lettura spirituale dell arte moderna o

ancora attraverso quel capitolo della Teologia pastorale,

dove, a partire dall arte, cerehi di far vedere che cosa uc-

cesso tra l uomo e Dio negli ultimi secoli ...

Ho cercato solo di far vedere come leggere spiritualmente il pendolo della storia . Detto in sintesi,

se 1 espressionismo afferma con violenza l'unicita del

soggetto, il suo valore indiscusso, il valore della sua

emotiviti, questa si puo leggere come una reazione a

pendolo a tutto cio che il formalismo razionalista

52

Primo giorno

aveva prima calpestato. Per approfondire il tema, bi

sognerebbe risalire indietro e vedere che a monte c'euna esagerata globalizzazione religiosa che non affer

ma pil1 il vero principia della fede- che e 'amore - ,ma comincia a trascurare e addirittura ad eliminare la

libera adesione. Allora, si cerca una prima difesa di

fronte a questa situazione facendo appello a tutto cio

che l'uomo ha creato con la sua intelligenza, con la

sua genialita, in modo da salvaguardare l uomo eli

fronte ad un Dio invadente, che schiaccia e che prati

camente impedisce lo sviluppo libero della sua crea

tura. Ma, ironia della sorte, questa mentaliti e penetrata per prima soprattutto negli ambienti cristiani.

Quasi tutto cio che la fede rappresentava era riducibi

le all'uomo e quasi tutto dipendeva da lui. Abbiamo

sviluppato un'infinita di pratiche, eli devozioni, di ce

rimonie, di osservazioni, eli dettagli intellettuali da

imparare per saperli ripetere, rna non ci siamo resi

canto che era sempre l'uomo il centroeli

tutto.Quando l'atteggiamento di fonda dell'uomo non

e 1 accoglienza, ma una progettualita a partire da se

la fede non puo essere altro che una proiezione reli

giosa eli dottrine, precetti, usatlZe ... Si possono anche

pretendere da noi pensieri, sentimenti e azioni esi

genti, ma tutto questa non puo far altro che rinchiu

derci in una auto-proiezione dove rimaniamo fonda

mentalmente da soli. Non e a stessa cosa accogliereun Dio vivo che eamore e ti raggiunge auche negli

inferi, e l'impegno per una conoscenza alta e per un

elenco di valori etico-morali. Una cosa e accogliere

la vita, un' altra e pensarla, volerla e impegnarsi per

diventare come si pensa di dover essere. In questa

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M. l. Rupnik II rosso della piazza d oro

modo avviene infatti uno scisma inevitabile tra la vi

ta e l'idea, ossia tra la vita e la tede, ormai intesa co-

me un insieme di idee.

Siamo diventati degli specialisti a filtrare i moscerini, rna non ci siamo accorti di ingoiare i cammelli.

Abbiamo analizzato tutto, giudicato tutto, ma non ci

siamo resi canto che il protagonista della fede e l'uo-

mo con le sue capacita. II prima attore della cono-

scenza, della preghiera, dell' ascesi, della morale e

sempre l'uomo. Ed e curiosa, infatti, che uno dei

trattati pill problematici in teologia sia stato proprio

quello sulla grazia, perche ormai 1 antagonismo traDio l'uomo era diventato un fatto culturale. L'an

tropocentrismo unilaterale e il punta pil1 debole della

nostra teologia. Questa e il cammello che abbiamo

inghiottito Anche nella teologia tutto si e concentra

to sull'uomo, dimenticando che quest'uomo qualcu

no lo deve generare alia vita nuova. E siccome l'uo-

mo nonpuo produrre da solo cio che e dono di Dio,la fede e diventata una questione prevalentemente in

tellettuale, astratta, o un problema etico-morale.

Ma quanta consapevolezza c e nella Chiesa di questa

situazione? Si e proprio concluso da pochi rnesi il sinodo dei

vescoui sui/a nuova evangeliz.zazione, a cui hai partecipato

come e.lperto. Quale il tipo di r[flessione che uienefatta?

Se oggi parliamo di nuova evangelizzazione",

vuol dire che qualcosa nella precedente non e riusci

to. Forse per la prima volta nella storia, 1 evangelizza

zione si lascia alle spalle un esplicito rifiuto del mes

sagg1 cristiano, un'allergia causata da qualcosa nel

54

Primo qiorno

nostro modo di ragionare di agire. Eppure e rara

una umile lettura critica, sapienziale, veramente spiri

tuale della nostra evangelizzazione negli ultin1i sette

otto secoli. Ma se non siamo in grado di leggere spiritualmente la storia, non si impara niente dal passato,

o comunque troppo poco per convertire la mentaliti

e il modo di procedere. Oggi siamo in difficolti, per

che vogliamo di nuovo evangelizzare, ma sembra che

non sappiamo ne come, ne con quali strumenti e, ad

un livello pill inconsapevole, forse non sappiamo

neppure in che cosa consista Ia salvezza ...

La vera evangelizzazione e la vita dei cristiani. Ma,

ormai da tempo e con una velociti sorprendente, que

sta vita si e del tutto conformata al mondo. La vera sfi

da e proprio la vita nuova, la radicale noviti in tutti gli

ambiti dell'umano di fronte a quello che e uno stile di

vita conformato ad una cultura del mondo che ormai

ha invaso quasi tutte le sfere anche della vita dei cri

stiani. Se vogliamo dare qualcosa ai nostri contemporanei, questa e proprio la qualiti della vita, cioe la vita

nuova, la rivelazione della divinoumaniti di Cristo.

Percio e ovvio che questa vita, per essere trasmessa, va

prima vissuta, accolta, c g l s h : : ; . l t ~ ...

Oggi costatiamo lo smantellamento di una religio

ne cristiana che gia da molto tempo non era pill vis

suta C O i l ' ~ P J e d e . Possiamo continuare a proporre idee,

ma l mondo non si dimostra af£1tto interessato. Possiamo proporre grandi opere sociali, caritative, ma

questa non basta per smuovere la dimensione spiritua

le delle persone. E infatti il mondo non comincia a

lodare il Padre nei cieli al vedere le nostre opere buo-

ne... Questa perche la mentalita di fonda, come ab-

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J vf.I. R11pnik-   rosso della piazza d oro

biamo detto, ingombra la via delio Spirito, la via alia

vita di Dio. Come dal Quattrocento in poi 1 artista

cominciava a mettere la firma sulla sua opera, cosi fac

ciamo noi con questa mentalita malata di protagonismo. E questa "fede--religione", basata ormai sul no-

stro impegno, sulla nostra opera, negli ultimi tempi

vive una sconfitta, un faliimento. Percia e sempre in

agguato la tentazione di volere la rivincita: siamo stati

disarcionati, ma ci possiamo riprendere, rimetterci in

sella, rafforzare i metodi, precisare il discorso, curare

l'immagine, farci notare, far vedere al mondo che non

evero che siamo in crisi, perche siamo ancora in tanti ... Ma e proprio 1 esito finale dell' evangelizzazione

precedente a suggerirci di farci qualche domanda sulie

epoche gloriose costellate di grandi opere, collegi,

ospedali, ecc.: tutto questo non ha tenuto alia prova

della storia, tranne alcuni esempi straordinari, ma cer

to non come impostazione generale.

D altra parte, proprio in questi ultimi tonpi noi

stiani abbiamo m•uto tanti santi, testinwni e tnartiri ...

Si, ma sono proprio loro a trasmetterci un'altra vi

sione, un altro approccio: una fede viva che ascolta

cia che lo Spirito Santo sta dicendo aile Chiese. Dio

parla nella storia e, dunque, per noi cristiani, gli even

ti che accadono sono un suo messaggio. Cosi tantisanti, anche in tempi recenti, soprattutto i martiri del

le persecuzioni del XX secolo e ormai anche del

XXI, ci trasmettono un'eredita estremamente prezio

sa: ci aiutano a vedere che viviamo in un tempo di

grazia, perche la storia ci sta liberando da cia da· cui

56

Primogiomo

noi stessi non eravamo pill in grado di affrancarci, da

cia che non eessenziale e che man mano ediventato

un impedimento per poter rivelare il volto di Cristo.

Aile volte sembra che non sappiamo pensare 1 e-vangelizzazione se non attraverso le opere apostoliche

divenute convenzionali - le scuole, gli ospedali, i cen

tri culturali o la classica struttura della parrocchia con il

campo sportivo, la sala del biliardino, ecc. E che persi

no i religiosi non sappiano che cosa fare, tranne alzarsi

al mattino e infilarsi in una di queste istituzioni ...

Mentre, ad esempio, i decenni di comunismo nel cen

tro-est Europa o le situazioni di minoranza che icristiani in Asia vivono normalmente - testimoniano

che non e affatto cosi e che lo Spirito Santo suscita

un' evangelizzazione forte e una cura spirituale total

mente estranea alle strutture e ai metodi usati negli ul

timi secoli in Occidente. Anzi, paradossalmente 'an

nuncio e a testimonianza si sono rivelati cosi molto

pi6 unitari, umili, amorevoli. Certo, in quei luoghi, lo

Spirito Santo ha detto qualcosa di forte alia Chiesa.

Tanto evero che Giovanni Paolo II ha voluto un sino

do speciale nel quale i cristiani dell'Est europeo pote

vano comunicare alia Chiesa universale il dono di Dio

e cia che e maturato tra di loro in questo tempo.

Questa riflessione tuttavia non ha avuto 1 ampiezza che

avrebbe potuto ~ w e r e E uno dei motivi di cia e tato, a

mio avviso, nel fatto che il centro-est europeo, invecedi accogliere il dono di Dio durante i decenni del re

gime e di fare un approfondita riflessione teologica

sulla propria esperienza, per diversi motivi, tra cui un

senso di inferiorita culturale, e corso in Occidente a

copiare i modelli per recuperare il pill velocemente

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M.I. Ruzmik Ilrosso de L1 pi zz d oro Primo giorno

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possibile quanto sotto il comunismo non poteva vive

re. Una volta ne parlavo con un professore di teologia

nella Repubblica ceca e mi ricordo che questo collo

quia e arrivato ad una situazione di stallo, quando ho

cercato, ripetendo la sua afl:ennazione, di spostare la

domanda: bisogna ricuperare cia che non si poteua tJiuere

sotto il comunismo, 0 sviluppare e maturare ci<fche

cresciuto proprio sotto il comunismo?

Purtroppo oggi il centro-est Europa si e ormai

quasi del tutto uniformato all Occidente ed ha assun

to progetti e metodi pastorali che in questi decenni

hanno gia sufficientemente rivelato la loro inadeguatezza e la loro i m p o t ~ n z a Eppure si continua ad insi

stere ... Molti di questi metodi si basano praticamente

su uno scisma divinoumano. Si lavora tanto per pro

muovere l umano, ma il famoso salto allo spirituale

non avviene mai. E questo rende particolarmente

frustrante ogni sforzo per la nuova evangelizzazione.

La vera forza dell evangelizzazione e la vita nuova

dei cristiani, delle donne e degli uomini redenti che

vivono un umanita che rivela l amore di Dio. Chi ha

la vita di Cristo, avd anche il pensiero di Cristo.

·Percio la nostra preoccupazione di essere cultural

mente a livello, di essere in grado di parlare con il

mondo_, e spontaneamente orientata a quei membri

del Corpo di Cristo che con la loro vita hanno testi

moniato che appartengono al Signore, che vivono lavita di Cristo e con illoro modo di agire svelano che

hanno il pensiero e il sentimento di Cristo.

Per questo bisogna soprattutto chiedere la grazia di

poterci rinnovare nella nostra mente, come dice san

Paolo ai Romani cioe di far nostra la sapienza di

58

Cristo crocifisso e risorto. Anche oggi, come in ogni

tempo, ci sono tantissimi cristiani che vivono la vita di

Cristo in maniera appartata, in silenzio. Ci sono tante

famiglie, tanti religiosi, religiose e sacerdoti che vivo

no quotidianamente il mistero pasquale, che vivono la

loro vita stessa come un sacramento e che sono abitati

dalla gioia del regno. Se vogliamo davvero imparare

un intelligenza della fede e creare nuovamente una

cultura, uno stile di vita che possano suscitare appetito

nel mondo, bisogna rivolgerci a queste persone, biso

gna imparare dai martiri e dai testimoni silenziosi.

Cristo e stato sconvolgente per la gente perche

non era solo, ma con il Padre. Lo stesso vale per la

Chiesa. Se continuiamo a proporre una nostra visione,

forse sad accettata anche piu facilmente perche e no-

stra, oppure suscited una dialettica ... In ogni caso po-

td essere un messaggio di salvezza solo quando noi

cristiani riveleremo che non siamo soli. Se agiamo da

protagonisti, appare al massimo la nostra bravura, manon puo emergere il mistero, che attira e coinvolge.

Cristo ha cercato di coinvolgere l umanita rivelando il

Padre. L evangelizzazione, infatti, e una rivelazione: ri

velazione di un umanita teofanica, rivelazione dei figli

che vivono la vita del Figlio e nel Figlio, e dunque so

no capaci di dire qualcosa di affascinante e di bello sui

Padre. L evangelizzazione e una questione di attrazione, un attrazione che si attiva con la carita che agisce

tramite tutta la persona, non solo attraverso alcune sue

azioni. Anche intellettualmente, la fede fa vedere che

una persona, proprio perche redenta e partecipe della

conoscenza relazionale con il Padre, ragiona diversa-

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AI. I Rupnik II rosso della piaz.za d oro Primo giomo

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mente, creando la bellezza e non un asciutto elenco di

valori e i concetti con un unico verbo: "devi".

questa attrazione scaturisce dalla rivelazione della ji-gliolanza?

Proprio in questo consiste 1 efiicacia della testimo

nianza cristiana Se viviamo da figli nel Figlio, realiz

zando cos 1'opera dello Spirito Santo che ci dona la

figliolanza e grida in noi "Abba, Padre", noi viviamo

lo stesso itinerario di Cristo. Cristo era unito nell'a

more con il Padre e con l'umanita. E questo amore si

e realizzato in modo drammatico nella sua Pasqua. Se

la Chiesa non e sola, se noi cristiani non realizziamo i

nostri progetti di evangelizzazione, allora siamo nel

l' am ore con Dio Padre e con il mondo e a nostra

evangelizzazione avra lo stesso itinerario di Cristo. I1

dramma dei cristiani nel mondo e il dramma pasqua

le. Percio e una forza irresistibile di attrazione.Se invece pensiamo di poter evangelizzare senza

passare il triduo pasquale, rna semplicemente con le

opere ben organizzate e strutturate per promuovere il

bene e per farlo, potremo anche realizzare qualcosa di

formalmente perfetto, rna non attired nell'amore,

non coinvolged nella storia di Dio ..

Esiste una visione ideale del bene che in fondo e

pagana. Per noi cristiani il bene non e separabile dal-

1'am ore di Dio, che nella storia si realizza attraverso il

sacrificio di se. Anche la nuova evangelizzazione, per

suscitare l'attenzione dei nostri contemporanei a

Cristo, non puo eludere questa via maestra.

60

Per concludere questo prima round di intewista: dove

vedi lo Spirito sofjiare in questo nostro tempo?

La prima cosa che vedo e che siamo in un tempo

di grazia. Vedo la grazia soprattutto nel crollo di molte certezze, di molte convinzioni e di molti sentieri

abituali nella Chiesa. Vedo questo tempo come prov

videnziale, perche e sempre pill esplicito il bivio in

cui ci troviamo: o rimaniamo una religione che con

tinued a cercare i suoi spazi di influenza, che cioe in

nome delle proprie convinzioni religiose e spirituali

cerchera di migliorare il mondo, di far vivere megliol'umanita, di promuovere i "valori fondamentali";

oppure faremo emergere la fede, che rivela l'umanita

di Cristo e continua attraverso la storia la missione

della trasfigurazione dell'uomo, accogliendo realmen

te la novitJ. della vita ... non cercando di scappare alla

morte, ma di vivere, grazie alla risurrezione, dalla

morte, come vivi tornati dai morti", come dice la

Lettera ai Romani. Di per se questo bivio era gia sta

to indicato dallo Spirito Santo al concilio Vaticano II.

Vedo la grandezza dell' opera che lo Spirito tesse nel

nostro tempo proprio in questo evento, da cui ci se

para ormai mezzo secolo. Mi pare che lila Chiesa ab

bia compreso la trappola nella quale si e trovata con il

fatto di aver sposato man mano una mentalitJ. che

rendeva l cristianesimo una religione. Questa mentalira, benche religiosa, poggiava su una struttura pre

cristiana, o comunque estranea alla fede cristiana. I

teologi che hanno preparato il Concilio hanno intui

to che a novitJ. e Cristo e che la santissima Trinita

non e una convenzione intellettuale. Percio hanno ri-

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M.I. Rupnik II rossc della piazza d oro rimo giorno

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tenuto che la Chiesa sia una continua sorpresa per il

mondo e non una sua rivale, sempre in antagonismo

con lui. La Chiesa non lotta con il mondo, rna e il

suo principia di salvezza. Il metropolita Monte

Libano, Georges Khodr, diceva che la Chiesa e il

cuore del mondo, anche se il mondo ignora il suo

cuore. I padri del concilio Vaticano II non si sono

dunque messi a discutere con la mentalita contempo

ranea, rna sono semplicemente tornati ad ispirarsi e a

recuperare la sapienza. del cristianesimo antico, tanti

secoli prima della modernita. Ma non si trattava di

una citazione, di una nostalgia ... Era un flusso nuovo,irruento, fresco e sorprendente di vitalid, di un lin

guaggio coinvolgente, di una visione profetica, inte

gra. Hanno colto che tra il nostro tempo e quello de

gli antic hi cristiani c' era qualche somiglianza. ome i

cristiani dei primi secoli erano immersi in una cultura

razionalmente forte, cosi noi oggi siamo reduci da se

coli del dominio della ragione, della scienza, dell'indi

vidualismo .. e tutto cia ha preparato un terreno asse-

ta to. La Chiesa dei primi secoli ha reagito proponen

do la vita, esemplificando la novid di Cristo come vi

ta del cristiano. Il martirio prima e poi il monachesi

mo hanno esplicitato la vita battesimale. Allora fu svi

luppata un'intelligenza del simbolo capace di cogliere

l'unita tra 1 elaborazione intellettuale, la vita e la co

munione nello Spirito. II linguaggio del simbolo eracapace non solo di trasmettere la conoscenza, rna di

iniziare a quella conoscenza che e la vita eterna e che

trasfigura lo stile di vita. Percia, sulla scia di quei cri

stiani, sono nate anche grandi epoche artistiche, come

quella del primo bizantino, del romanico, del gotico ..

62

Ecco, il Vaticano II ha intuito l'urgenza di far e-

mergere la fede, espressa nella concretezza della vita

dei cristiani come teofania, e per questo ha sbloccato

la memoria della Chiesa, aprendosi alla Tradizione.

Oggi si avverte ancora con pitl urgenza la necessita

del primato della novita di vita, una noviti di vita che

esprimeri pian piano la sua creativiti in tutte le di

mensioni dell' esistenza. Mi sembra che esattamente

in questa primavera della Chiesa si inseriscano le in-

tuizioni di padre Spidlik con il suo amore per i Padri,

per ilmonachesimo antico e per il pensiero e la spiri

tualiti russa, soprattutto a partire dalla scuola del

grande Solov'ev. Solov'ev e i suoi discepoli potevano

essere molto pitl profetici rispetto a tanti loro con-

temporanei in Occidente proprio perche la Russia

non aveva ancora subito la modernita. Anche i pensa

tori russi la scoprono, ma non la subiscono. Percia

riescono a porsi rispetto ad essa in una dinamica mol

to pil libera e creativa, reagendo soprattutto a partiredal deposito della Sapienza e della Memoria della

Chiesa. E questo dona loro una creativita unica ed

eccezionale, che oggi si pua considerare, per chi

guarda senza pregiudizi, come un'alternativa ricca e

organica a quell'impostazione che ci ha portati fino

alla situazione attuale. Solov'ev si pone in modo crea

tivo di fronte la modernita e conl

principia religioso- che per lui significa soprattutto il principia vivifi

cante - non si mette mai in una dialettica di idealiz

zazione o di demonizzazione, ma veramente in una

prospettiva spirituale, cioe cercando di cogliere cia

chePio ci vuole dir e.

63

M.I. Rupnik- Ilrosso della piazza d'oro

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Proprio insieme a questi pensatori padre Spidlik

ha riflettuto sulla questione culturale e spirituale

dell'Europa con una visione estremamente attuale. La

sintesi europea e stata fatta nel prima millennia a p ~ ~ ~ ~tire da tre componenti: quella biblica, la greca e la ro

mana - cioe il principia religioso, di fede, il p r i n c ; i p ~ oriflessivo-intellettuale e quella dell' organizzazione,

del diritto, della legge. Nel secondo millennia in

questa sintesi europea, che di per se e una sintesi cri

stiana, si manifestano delle crepe sempre pili forti che

possono essere anche £1tali per 'Europa. II principia

del pensiero e quello della legge si staccano da quellodella fede e si rendono autonomi e totalizzanti, nel

sensa che vogliono, a lora modo cioe razionale e

giuridico - occupare anche lo spazio della fede, ren

dendola una religione, destinata cos a svaJt1tarsi e a

sparire. Anche perche, quando la fede diventa preva

lentemente un sistema filosofico-ideale e aiuridico-  0

et1co, ne esce cos stravolta che suscita il rifiuto.

In base a questa lettura padre Spidllk, sulla scia diSolov'ev, aflerma che oggi e urgente un principia di

fede permeato d' am ore, di Spirito Santo, che non

esige per se di occupare spazi, di affermare precise

forme di esistenza, rna nell'umilta, lantana da ogni

spirito di dominio, vivifica cio che l uomo moderno

ha prodotto e che rimane sterile nella sua solitudine.

Oggi lo Spirito Santo sta tessendo il mosaico di quei

cristiani che testimoniano Cristo, e lo fanno nel suo

modo, in una Iibera adesione dell'umano e del divi

no. Non una concorrenza, non una sopraffazione,

non un domini a, rna una lib era unita nell' amore.

64

Secondo giorno la chiesa

esprime la Chiesa

Ieri, parlando dell evangelizzazione come attrczzione,

abbiamo praticamente gia - ~ f l o r a t o a questione della bellez-

za e dell arte, che era come amcwa ricordare padre

SpidUk - il prima arnore della teologia. Da Paolo VI, con

il stto noi dobbianw tomare alleati'', a Giovanni Paolo II

con a rnernorabile Lettera agli artisti, fino all'incontro de-

gli artisti con Benedetto XV del 2009, si consolida i de-

siderio di una rinnovata sintonia tra percorso di fede e -nerario artistico. Come uedi questo rapporto tra arte efede?

Io credo a cio che sosteneva Vjaceslav Ivanovic

Ivanov: quando si parla dell'arte, si parla comunque

della bellezza. L'arte e nata come bellezza e, in questa

sensa, l'arte era un'espressione dell'uomo elaborata in

modo da far emergere una speranza, una vita di una

qualita migliore. Percio l'arte dilatava i cuori, facevarespirare e, in un certo sensa, era una consolazione.

L'arte consolava l uomo in mezzo alia fatica della sua

vita, della sua creaturalita, del suo limite .. Lo faceva

sostare ed esclamare: "Ah, che meraviglia " In mezzo

a tutto cio che, anche a causa del peccato, costituisce

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i vf. I Rupnik II rosso della piazza d oro Secondo giomo

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il dramma, la tragedia dell'umanita, l'arte in qualche

modo apriva degli spiragli e indicava i passi verso un

exodus

Dunque, pil1 che una questione filosofico-esteti

ca, l'arte e una questione l ~ g ~ ~ ~ ~ ~ a vitadell'l1omo.

E qui tocchiamo un altro argomer1to d1eci.aiuta a

capire meglio che cosa intendiamo quando parliamo

dell'arte che evoca la bellezza.

La bellezza e la carne del vero e del bene. Ora,

per i cristiani, era chiaro sin dall indo che la veriti

non e qualcosa di astratto, di etereo, ma e una realti

viva che appartiene ad una dimensione personale ecomunionale appartiene a Dio che e comunione,

che e Amore. La veri ti e legata alia vita+·-.

E siccome l'arte e legata alia bellezza e la bellezza e

la carne della verita, necessariamente l'arte e legata -

Ia Verita. E la Veriti e cio che vive senza venir meno.

L'arte dunque attinge a cio che rimane, che non vie

ne meno, che ha un contenuto solido, consistente,

cioe la Veriti. L'arte partecipa a un mistero inzuppato

di vita, della vita che fa sperare, che illumina .. L arte,

proprio perche attinge alia vita vera, alla vita del bene,

dandole la "carne", cioe dando l'espressione a questa

contenuto, diventa veicolo di una comunicazione che

coinvolge, che tocca la vita delle persone. In questa

sensa, 1 arte ha una straordinaria forza comunicativa

ed e capace di sintetizzare tutti gli altri linguaggi dell'uomo, proprio perche lo coinvolge pil1 integralmen

te, l che si traduce in una comunicazione pil1 imme-

diata. L'arte mi coinvolge in un contenuto che mi

apre uno spiraglio di luce, m dischiude cio che il mio

occhio normalmente non vede, e cosi mi fa speri-

66

mentare una specie di exodus E quando uno si lascia

coinvolgere, sperimenta la bellezza... Hai presente

quello che dice Solov'ev, che l'esperienzadella bellez

za e sempre un' esperienza di uniti? Quando mi sen to

unito all'altro, lo percepisco bello

Pero, tutto questa oggi suona come qualcosa fuori

dal tempo, perche l'artista non cerca pil1 da qualche

secolo queste cose. L epoca moderna non accetta pil1

questa spiegazione dell'arte come bellezza, come con

solazione. L'artista si muove ormai su un altro oriz

zonte e l'arte moderna non vuole pil1 essere bella.

Oggi pensiamo addirittura che ogni espressione

sia gii automaticamente un opera d'arte. Io posso

anche esprimere me stesso, ma se poi questa non

parla a nessuno? E, infatti, tu puoi entrare in una

galleria piena di pitture ed uscire senza aver mai det

to "Ah, che bello " Ma l'arte che non suscita mera

viglia e stupore e ancora arte? L'epoca moderna dice

di si... ma, se chiedi a me, penso che avessero ragio

ne gli anti chi: l' arte dovrebbe apr ire il respiro, do-

vrebbe farti esclamare: "La bellezza e il sensa "

Nel passaggio dall'epoca antica al moderno, e

cambiato il ruolo stesso dell'arte. E, in questa passag

gio, 1 arte ha perso anche il suo luogo proprio.

Una volta abitava in mezzo alla gente, cioe dove

l'uomo entrava in contatto con le sue dimensioni pil1profonde nei templi, nei santuari ... La si concen

travano anche le migliori espressioni artistiche. Poi

l'arte e migrata dal santuario ai palazzi. Oggi si ac

contenta di stare nelle gallerie o nei musei, quindi

lontano dalla vita delle persone .. In un certo sensa

67

ivf I Rupnik - Ilrosso della piazza d oro Secondo giomo

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la galleria e un luogo che gia di per se esprime lo

smarrimento dell arte, il suo allontanamento dalla vi

ta e dunque da tutto cia che evero.

l'lifa questa separazione tra l arte fa uita non ha forse

le stesse radici della separazione tra la fede la vita i cuiparlaui ieri? .

In fonda si, perche entrambe hanna alla radice il

crollo di una visione organica, imbevuta di vita.

Quando questa organicita non c e pitl, cia che si

smarrisce eproprio la bellezza. E, quando si smarrisce la bellezza - nel sensa teologico della parola -

anche 1 arte diventa problematica. C eun forte nesso

tra la crisi dell arte e la crisi della fede. Per cap ire

questa nesso penso che sia molto utile cogliere come

e cambiata la comprensione cristiana del l6c<Sos . Per

i cristiani, il hlgos non e un idea astratta. I cristiani

hanna preso questa parola dai greci, ma vi hanna

trovato un significato assolutamente nuovo, legato a

Cristo. Gia san Giovanni contempla nel 16,\?os il Figlio

di Dio incarnato, e per i Padri il 16gos saG1.sempre

una realta personale, agapica. In Cristo, quindi, an

che l idea ha un volta personale. Il 16gos e l volta del

Figlio, e apertura alla relazione trinitaria. N el corpo

del L6,gos incarnato confluiamo persino noi con il

battesimo. Per i cristiani, il L6gos non solo non puaessere un idea astratta, ma ha un volta, e un amore

pasquale, e la comunione trinitaria, la comunione

degli uomini redenti e del creato trasfigurato. E que

sto L6gos, cosi personale e cosi concreto, incarnato,

costituisce poi anche il fondamento teologico del-

68

l arte cristiana, perche ha un volta che si pua dipin

gere.

Ma gia da parecchi secoli la cultura ha riportato

in auge una comprensione del l6gos come idea astratta. E questa e penetrato anche in ambito teologico,

determinando non pochi danni, perche, quando la

teologia comincia ad operare con un 16gos pre-cri

stiano, si verifica un processo di ideologizzazione. E

questo comporta un distacco dalla vita, perche

scusa se lo ripeto - non e nella natura delle idee e

dei concetti trasmettere la vita, l amore, la fede. La

conseguenza ulteriore qual e Che, per una teologiaormai sempre piu circoscritta al mondo razionale,

l unico aggancio alla vita rimane il moralismo. Man

ca la comunione, manca 1 am ore, manca la bellezza

e non ultimo, manca la fede. Quando praticamente

l unico vero interlocutore della teologia rimane il

pensiero della filosotla e delle scienze moderne, la

teologia non

epiu una forza in grado di fecondare.

La teologia speculativa alla quale eravamo abituati

nella nostra manualistica pian piano ci ha prosciugati.

E sotto 1 aspetto dell arte, dopo un onda manierista

seguita da quella barocca, anche la Chiesa si e rovata

senza bellezza. Questa assenza di bellezza non eatte

stata solo dall architettura, dalle arti figurative, dalla

musica, dalla poesia, dove eevidente che ad un certo

punta noi cristiani non eravamo piu in grado di ispirare la cultura, ma econfermata anche dalla mancan

za di comunione: le nostre opere pastorali non han

no potuto creare la bellezza, perche e venuta meno

cia che e essenza della Chiesa - la comunione delle

persone in Cristo.

69

 VI. I. Rupnik II rosso della piazza d oroSecondo giorno

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Quindi, quando il logos torna ad essere cio che

era nel mondo pre-cristiano, quando cioe anche per

i cristiani il logos si riduce a un'idea o a un sistema di

concetti, e ovvio chesi

verifica un divorzio tra fedee vita. Anzi, piu che parlare di separazione tra fede e

vita, sarebbe giusto dire che abbiamo a che fare con

una decadenza della fede, ridotta ormai a una reli

gione qualsiasi, mentre a posto della vita nuova, bat

tesimale, ritorna prepotentemente la vita pre-cristia

na, quella dell'uomo naturale.

Questa si vede anche nell' arte. Quando l Loi ,OS

torna ad essere un'idea, evidentemente non puo generare la bellezza nell' arte. Se la bellezza e la carne

del vera e del bene, quando il bene e il vero si ren

dono autonomi e si staccano dalla bellezza, rimanen

do un'idea 0 un imperativo etico, significa che si e

spezzato illoro legame con il mondo materiale e che

in un certo sensa si sono disincarnati . Di conse

guenza, noi facciamo tanto sforzo per collocare il

vera e il bene nella realti della vita, ma questa e gia

falso, perche il processo e inverso: sono la verita e il

bene in quanta uniti alla vita, quella vera ad es

sere vivificanti e a trasfigurare la nostra esistenza. Cio

che dice Solov'ev riguardo all'impotenza dell'idea

che non e in grado di creare la bellezza tramite la sua

incarnazione, noi lo sperimentiamo quotidianamen

te. Forse mai come oggi abbiamo lavorato per 1 e

vangelizzazione e forse mai siamo andati gitl cosi ra

pidamente. Tutte le nostre idee, i nostri progetti, le

nostre convinzioni rimangono realra astratte e sterili.

Se il vero e il bene non appartengono piu a una

realta viva, personale, ma al mondo astratto delle

70

idee, anche la bellezza si riduce semplicemente al ri

vestimento di queste idee, e diventa quindi solo una

forma estetica. Infatti tutto questo processo di impo

verimento della bellezza e iniziato proprio quando

abbiamo cominciato a sposare una bellezza estetica,

l'arte come forma di un ideale. Questa arte non e pi6

una comunicazione del divino, ma di una nostra idea.

Forse intendeva questa Evdokimov quando, nella sua

Teologia della bellezza, diceva che, mentre Ia verita

sempre bella, la bellezza non sempre wra?

Anche sulla verita sempre bella avrei qualche pro

blema ... Come puo essere bella una verita ideologi

ca, asettica, oggettivante e spersonalizzata? Florenskij

fa vedere come si an·iva alla verita con un'uscita del

conoscente da se stesso, perche la verita non e im

possessarsi di un oggetto morto, rna una comunione

in cui noi partecipiamo alla verita stessa, e non sem

plicemente attingiamo idealmente alla sua forma e

steriore. Per cui la conoscenza della verita epensabi

le solo nell'amore, e solo attraverso l'amore si mani

festa la conoscenza della verita. Questa e la verita, ed

e l'unica verita che sia bella.

In modo analogo, se la bellezza non e la carne -

cioe la materialita - del vera e del bene, della vita ve

ra, quella senza tramonto, rimane semplicemente ilrivestirnento seduttore di un'idea inconsistente. Di

venta una realta ambigua e ingannatrice che non cer

ca la sua perfezione in quella vita che supera la rnor

te, il dramma, ma ferrna tutto a se stessa, tutt'al pi6

riuscendo ad elaborare delle regole estetiche, che pe-

71

M.I. upnik rosso della piazza d'oro Secondo giomo

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ro necessariamente si fermano alia forma. Ma Ia for-

ma, slegata dal contenuto della vita, prima o poi si

esaurisce e smaschera il suo inganno ..

II concetto di bellezza, una volta sganciato dal suo

significato genuinamente teologico, come avviene

quando si smembra l unitarieta del pensiero filosofi-

co nell epoca moderna e nasce l estetica come scien-

za autonoma, e stato poi completamente rigettato

dall arte del XX secolo. Non ci pensiamo, non ci

facciamo caso, rna c e un ininterrotto fllo rosso che

lega le pitture di Leonardo, i ritratti di Tiziano, le

bagnanti di Ingres con le figure de formate dell e-

spressionismo tedesco o, pitl tardi, di Karel Appel e

Francis Bacon .. Con Leonardo si comincia a dipin-

gere il corpo umano studiando il cadavere, e con il

passare del tempo si arriva ad esporre veri e propri

cadaveri, come fa oggi ad esempio Gunther von

Hagens. E a parabola dall idealismo formale fino al

suo esatto opposto. Se dietro all ideale della perfezio-

ne formale dipinto nel rinascimento c era solo un i-

dea, non la vita, adesso 1 arte vuole smantellare quel-

la costruzione formale, esprimendo un contenuto

crudo, senza ritocchi, ne abbellimenti. E infatti, se

quella bellezza era solo formale, e non la carne del

vero e del bene, e ovvio che prima poi si doveva

sbriciolare, anzi, putrefare. E siccome si reagisce a

questa idealismo formale sul suo stesso piano dellaforma, ogni artista cerca una forma di espressione to-

talmente sua, soggettiva, inventando un suo codice,

una sua grammatica, un suo modo di esprimere se

stesso. Un arte del genere non si pone neanche il

problema della comunicazione.

7

Oggi e veramente complicato dire che cosa sia

1 arte, perc he bisognerebbe definirla fuori dalla bel-

lezza, come una realt:l separata dalla bellezza. L arte

puo essere intesa come contestazione a una bellezza

idealista, romantica, disincarnata, formale, puo essere

espressione della disperazione a causa della bellezza

smarrita, l angoscia di non possedere nulla di solido,

puo essere un cuore che piange .. In una cultura dove

il primato assoluto della conoscenza va al concetto, al

metoda scientifico, non solo 1 arte viene messa da

parte come inutile, ma diventa problematico anche

tutto cia che riguarda la materia. Nell arte infatti sirispecchia il nostro rapporto con la materia. Come

non ci sono pitl fiumi puliti e boschi sani, cosi anche

1 arte diventa un grido che esprime questa realt:l

spezzata. Oggi l arte esprime questa tragedia dell uo-

mo che e anche una tragedia della materia. Vai in una

galleria e guarda come l artista usa la materia: la mal-

tratta ... L arte esprime quello che e successo con l uo-

mo. Le rimane solo il grido, l urlo di protesta o di

dolore, rna non riesce ad indicare una via d uscita, un

cammino, perche ha perso il nesso organico con la

bellezza, cioe con la carne del vero e del bene. E di-

ventata piuttosto una den uncia del male ...

una "discesa agli il fcri", come diceua 0/ir;ier Cle-

ment. ancora, un "corifessionale" doue l'uorno si cotifes-

sa, doue alJl iene un rouesciamento del wore, conte scriwui

in Teologia pastorale ...

In un certo sensa l arte ha sempre avuto una di-

mensione di confessione. Per essere un vero artista,

73

AI.l. Rup11ik- II rosso della piazza d oro Secondo giorno

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non basta guardare da lontano cio che vuoi esprime-

re. Devi averne 1 esperienza. L artista ha il dono del-

l'intuizione, il dono di penetrare "oltre la corteccia",

di essere attirato verso una realta e di sperimentarla

anche in tutta la sua drammaticita, il suo lato tragico.

In questo senso, l'artista compie veramente la sua di-

scesa agli inferi. proprio questo che fa la differenza

tra l'arte e il kitsch: l arte rivela. la tensione .tra la

morte e la vita, tra il male e il bene, mentre il kitsch

cerca di evitare questa tensione, di camuffarla, di ren-

dere facili cose che non lo sono. Ma aile volte questa

tensione tra la morte e la vita e troppo forte e, se iltessuto personale dell'artista non riesce a reggerla,

questi rischia di esserne spezzato, di rimanere chiuso

nella tragicita del male senza riuscire ad individuare

anche la via d'uscita, senza scoprire che al di la della

violenza c' e un mondo redento, un superamento del

male. Ma, da quando si e frantumato quell' orizzonte

unitario, quell' organicita del vero, del buono e del

bello di cui parlavamo, anche l'artista, esprimendo se

stesso, da voce a questa realta frantumata. Percio e

ditlicile che la sua arte possa avere una portata di spe-

ranza, possa aprire degli spiragli di luce dove c' e il

buio, possa portare consolazione dove ci sono le la-

crime .. Riesce a cogliere l uomo nel suo aspetto

drammatico, ma non riesce ad introdurlo nella luce.

Non e un caso se i pili grandi artisti hanno spessouna vita personale tragica. L'arte, quando e vera, non

puo essere separabile dall' artista.

E, se guardiamo 1 arte contemporanea in questa

dimensione di confessionale, dove l uomo rovescia il

cuore e alle volte urla, esprimendo con prepotenza

74

cio che sta succedendo, questo aspetto deve suscitare

in noi anche rispetto e cornpassione. In questo senso

c'e una "sacralita" nell'arte conternporanea, proprio

perche e un cuore versato, e il cuore dell'uorno e il

luogo pili sacro del rnondo. Mi ricordo che, gia da

giovane artista, spesso tornavo a casa dopo aver visi-

tato delle rnostre sofferente per cio che 1 arte rni ave-

va comunicato riguardo all'uomo e alla vita. L'arte

esprirne, confessa una realta che l'uorno vive, che gli

appartiene, rna che non dice tutta la sua verita, per-

che l uomo vero e l'uorno redento in Cristo. Non e

suffic.ic:nte il dato creaturale. Ci vuole la redenzione.Ma se l'arte non dice tutto questo non e un motivo

di disprezzo, di snobismo o di moralisrni di vario ge-

nere, piuttosto e 'ambito dell'incontro .. Un incon-

tro che tante volte si fa nelle lacrime, nel dolore ..

Da confessore, so che nessun peccato e bello, che

tutti i peccati sono brutti. I peccatori sono diversi,

rna i peccati sono pitl o rneno tutti uguali, non solosimili. Allo stesso modo anche 1 arte contemporanea,

cosi sensibile fino alla patologia per la difesa dell'uni-

cid del soggetto e della sua espressione, e in un certo

senso tutta livellata. Le espressioni sono molto diver-

se, rna cio che dicono e quasi sempre uguale ..

Quanfo piu fa forma C JUOta di contenuto sensato, tanto piu e llitnitata nelle sue cornbinazioni, direbbe setnpre

Evdokimov, che vedeva nell arte astratta una specie di gioco

che varia all itiftnito i co fori dell arcobaleno, senza mai ri

conoscervi l alleanza tra l cielo e Ia terra. 1\ Ia il fenomeno

dell arte astratta pti(J essere vis to anche come una prowi

75

lvl.I. Rupnik rosso della piazza d oro Secondo ~ i o r n o

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denza, se questa abbandono della jigura nell arte moderna

e tato necessaria in qualche modo per purificarci da tutte le

immagini che rq:ffiguravano il mistero in una 1naniera trop-

po banale. Come vedi il rapporto tra a jigura e I astratto

nell arte?

Bisogna domandarci perche ad un certo punto

della storia l arte abbia rigettato la figura. Uno dei

motivi e sicuramente il fatto che, dal rinascimento in

poi, ci siamo riempiti di una figurazione cos perfetta

da un punto di vista formale e concentrata sulla su

perficie, che era chiusa ogni possibilid di vederequalcosa al di la della figura. L'unico "aldila" era una

specie di analogia intellettuale, cioe un tentative di

spiegare razionalmente quello che significano le cose.

Abbiamo curato la figura Qei minimi particolari, ab

biamo elaborate la superficie secondo il gusto di

un'estetica formale. Ma, per andare oltre la superficie,

bisognava creare tutto un mondo intellettuale di spie

gazioni. Era abbastanza logico che questa impostazio

ne finisse per non reggere ...

a in realta l'alternativa tra figura e astrazione e

falsa. Equalcosa di tipico di una religiosita antica che

vuole essere moderna, che pensa di trasportarsi da un

mondo concreto, materico, ad un mondo pseudo

spirituale, dove tutte le cose sono tluide, senza forma,

luminose, ecc. Invece la novid cristiana sta nel fattoche Cristo e entrato nel mondo assumendo tutto cia

che e creaturale - compresi i suoi limiti, la tragedia

del peccato, ecc. - e vivendo tutto questa come un

passaggio al Padre. L'am ore filiale, un am ore di obbe-

dienza, non lo ha porta o a sfuggire a questa mondo,

76

rna a penetrarlo per trasfigurarlo e renderlo filiale. La

nostra fede e basata sull'incarnazione e sulla trasfigu

razione, e quindi per noi non puo val ere 1 assioma

che piu una cosa e astratta piu e spirituale, altrimenti

Dio non si sarebbe incarnate. Per noi cristiani e chia

ro che, per essere spirituale, una cosa non deve ren

dersi eterea, astratta, ideale, sottraendosi alle figure di

questa mondo materiale. L'uomo nella sua integrita e

chiamato a esporsi allo Spirito e il suo corpo stesso,

nelle sue strutture e nei suoi ritmi, e fatto per rivelare

'impasto materiale del Logos con la creazione e per-

cia la vocazione a diventare "tempio dello Spirito". IlCristo cosmico persino nei ritmi della vita, nel respi

re e nel sangue, come insegna la pratica della pre

ghiera di Gesu. E con questa partecipa non ad una

cosmificazione della persona, ma una personificazio

ne radicale del creato. La novita cristiana e la trasfigu

razione della materia a partire dall'incarnazione di

Cristo, cioe a parti re dalla discesa dello Spirito ..

Penso che occorra prendere seriamente in considera

zione il collegamento tra la mancanza della pneuma

telogia negli ultimi secoli da una parte, il grande svi

luppo del pensiero filosofico e scientifico dall'altra, e

il passaggio da una figurazione formalmente perfetta

alia distruzione di qualsiasi figura e la fuga in un

mondo non figurative. Per i cristiani non e ammissi

bile una fuga dal creato, dalla creaturalita, anche sesegnata dal peccato che la rende drammatica. Ma non

ha senso neanche un abbellimento di questa mondo

correggendo le sue forme in vista di una perfezione

maggiore. Non e tipicamente Cristiano fare un'arte

cos , anche se i temi vengono presi dalla Bibbia o se

77

Af.I. Rupnik- II rosso della piazza d'oro Secondo giorno

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si vuole comunicare un contenuto religioso con que

sta linguaggio ideale modulato tutto sulle forme

esterne. Cia che interessa i cristiani eche l'arte faccia

vedere il nesso di tutto con Cristo e come si trasfigu

rano le case e le persone nella lora relazione con Dio

nella Spirito Santo. Questa e ia che avviene nella li-

turgia, al servizio della quale e orientata 1 arte della

spazio liturgico, ma gia ogni arte secondo la visione

cristiana si trova sulla via verso questa apertura. Percia

non ha sensa realizzare un'arte che impedisca o

escluda questa via, perche significherebbe considerare

l'uomo come una realta chiusa, ossia senza la possibilita dell'amore, senza estasi verso l'altro.

Evdokimov osserva irifatti che la tendenza non figurati-

va va di pari passo con la secolarizzazione della societc1

Invece, non puo esistere un'arte liturgica senza la figura e

senza l volto, come aj{ermavi, tra l'altro, nell'articolo:

Applicazione del Concilio: quale arte per la liturgia .Quindi, secondo te, if venir meno delle _figure dei santi nel-

le nostre chiese, inc/usa l'assenza del volto di Cristo - ad

eccezione di quello del Crocifisso -  da collegare con la

mancanza di una dimensione p n e u m a t o l o ~ i c a ?

chiaro, perche e proprio lo Spirito il rivelatore

del volta di Cristo 11 passaggio dal Verba preesisten

te al Verba incarnato e opera della sinergia tra loSpirito Santo e la Vergine di Nazareth. Eun'azione

divinoumana. Noi vogliamo fare l passaggio dal

Logos alla carne attraverso un processo filosofico e un

impegno morale, come se bastasse dire: ho capita, e

adesso devo solo fare cosi". Mail passaggio dal Logos

78

alia carne e rutto della sinergia tra lo Spirito Santo e

l'accoglienza dell'uomo. L'assenza dell'arte liturgica

denuncia senz'altro una debole pneumatologia. Se

constatiamo che l'Occidente e n difficolta con l'arte

liturgica, bisogna anche ammettere che la teologia

della Spirito Santo non e tata proprio il nostro pun-

to di forza lungo i secoli ..

Come e sbagliato pensare che l'arte sia tanto pitt

spirituale quanta piu e astratta, perche - lo abbiamo

gia detto - si tratta di una variante della gnosticismo,

allo stesso modo e altrettanto sbagliato pensare che si

possa creare uno spazio liturgico senza volti. La nostrafede riguarda la persona, il volta, perche il nostro Dio

e prima di tutto Dio Padre. Padre Spidlik diceva sem

pre che, quando pronunciamo il Credo, non dovrem

mo mai mettere la virgola dopa "Credo in un solo

Dio , ma dopa Credo in un solo Dio Padre .

Quando si e formato il Credo, non c' erano "atei",

perche tutti, in epoca tardoantica, credevano in qual

che divinid. Quindi, non si trattava di sottolineare la

fede nell' esistenza di qualche dio. prima articolo

del Credo riguarda la paternita di Dio, e questa fa la

difl:erenza Se io credo in un Dio senza volta, e chia

ro che me lo spiego filosoficamente come un essere

assoluto trascendente, un' oggettivid anonima. Ma

davanti ad un Dio anonimo, impersonale e molto dif

ficile pregare. La maggioranza dei cristiani si lamentache la preghiera non va: non riesco a pregare", mi

dimentico", "so no deconcentrato", ecc Ma in realta

la questione e: dove prego, davanti a Chi prego, cioe

chi e Colui che sto pregando, e chi e colui che prega,

cioe chi sono io?

9

l'vU. Rupnik II rosso della piazza d'oro Secondo ,giomo

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Dicevamo che la fede significa essere trovat1 m

Cristo. Allora non sono pili io il soggetto. Io non

prego pit 1 come io , rna in quanto incorporato in

Cristo, in quanto la mia umanita e unita all'umaniti

di Cristo. Allora io prego come figlio nel Figlio, e

quindi prego il Padre. E siccome prego in Cristo e

per mezzo di Cristo, prego perche lo Spirito Santo in

me muove la mia identiti verso una coscienza filiale

sempre piu piena, perche incide sempre pili piena

mente nel mio cuore le parole Abba, Padre . Allora

la rnia preghiera e a preghiera al Padre, il rnio Credo

e l credo inDio Padre . Quando lo dico, dico chi eDio, rna dico anche chi sono io: sono figlio. Su que

sto sfondo echiaro che si va verso il volto, perche sia

rno in un contesto di relazione, di cornunicazione. La

Bibbia epiena di questa nostalgia del volto: Fino a

quando rni nasconderai il tuo volto? ; quando vedra

il volto di Dio? ; il tuo volto, Signore, io cerco ,

ecc. Nel linguaggio biblico, il volto indica proprio

questo relazionarsi, questo rivolgersi all'altro. La ric

chezza del volto sta nella comunicazione, nella rela

zione. Cristo dice: chi vede me, vede il Padre mio .

Questo vale anche per noi. 7it es e1go sum. Credo in

Dio Padre, nel Figlio contemplo il suo volto, e lo

Spirito mi rivela che anch'io sono figlio, percio an

ch'io ho un volto ..

Ma qui si apre anche tutto il discorso sulla corpo-

reiti del nostro Dio incorporeo. Questo nostro Dio

Padre Creatore gia dalla creazione del rnondo vede il

creato nell ' ottica di suo Figlio; contempla il Figlio

gia incarnato e tutto il creato in vista della sua incar-

80

nazione. Si tratta di un processo nel quale Dio assu

me la carne. Dio vive un movimento, una kenosi,

verso l'assunzione della carne umana, dell'urnaniti

come tale. L'uomo invece e nel processo della divi

nizzazione, e per lui il processo di divinizzazione

coincide con la cristoformiti, perche eCristo che

svela l'uomo all'uomo. L'uomo e veramente uorno

soltanto in Dio. L'uomo si divinizza, va verso Dio, il

che significa che la mia vita sari sempre pili identifi

cata con quella di Cristo. Siccome l nostro Dio non

eun Dio astratto, rna il Padre, che ha un volto che ci

viene rivelato nel Figlio, noi, quando ci divinizziamo, non ci disincarniamo , perdendo il corpo, la

materialiti, ma avviene un processo di trasfigurazio

ne di questo nostro corpo. una trasfigurazione che

passa attraverso la rnorte e la risurrezione. Come il

chicco si trasforma nel gerrnoglio, cosi la nostra cor

poreiti si trasforrna nella corporeiti spirituale. Per

questo non andiamo verso un astrattismo, ma versoun volto sempre pi6 cristoforme. Il che vuol dire

non solo il volto storico di Cristo, rna anche il volto

del Corpo di Cristo che e a Chiesa.

E Ia Chiesa e simboleggiata dalla chiesa, dall'edificio

ecclesiale, conte ci insegna la tradizione ... o, come si

espresso un autore moderno, Richard Giles, in uno dei con-f egni liturgici a Bose, "lo :spazio liturgico a tela su cui la

Chiesa f if ente dipinge un suo autoritratto". Che cosa si-

gn[fica a/lora per Ia percezione della nostra identita di corpo

ecclesiale, i f Uoto delle nostre chiese, che cosa s(gnifica il

fatto che promuOf ianw un 'architettura spog/ia?

8

lvf. I Rttpnik l rosso della piazza d oro econdo giomo

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La cosa e molto seria, perche si tratta veramente

di una questione di identita. Uno spazio cosi non su

scita nessun sensa religioso, perche non evoca alcuna

presenza. Questa astrattismo dell' arte, favorito dal

clima culturale generale, e sostenuto proprio dall'ar

chitettura delle chiese moderne, un'architettura che

favorisce il vuoto, 1 assenza, e questa di soli to in no-

me di un'idea di trascendenza e di spiritualit:l. Per

un' architettura del genere sembra quasi inaccettabile

cia che per noi cristiani e una questione fondamen

tale. Per noi non si tratta semplicemente di far emer

gere l'idea dalla materia, dal corpo. Per noi la questione fondamentale e il Corpo glorioso, ossia il

Corpo del Logos che e la Chiesa trans-temporale e

universale. Sembra che queste due questioni siano

incomprensibili per chi non e all'interno del vissuto

ecclesiale e non riesca ad assumerle come principia

creativo e progettuale dell' edificio ecclesiale. Ecco

allora che si crea uno spazio che non e sacra, perche

non e abitato dal Logos, ma da un'idea, anche se

questa idea si chiama trascendenza . E 1 edificio ec

clesiale diventa semplicemente la corteccia di un'idea

- vuoi dell'architetto, del parroco, o di qualche

commissione. In questa modo, purtroppo, la chiesa

dipende da una visione molto soggettiva, prova ne e

che le persone dentro non ci si sentono bene.

Quanta e diverso, invece, se entriamo in uno spazio che non e semplicemente la forma di un'idea, ma

esprime un organismo vivo. Abbiamo vista che, se il

Logos e Cristo, con cia abbiamo un apertura alla

Trinid - perc he Cristo e il Figlio di Dio - e un' aper

tura all'ecclesialid - perche Cristo ha il suo Corpo

82

che siamo noi, l Chiesa. Se io sono l carne del

Logos, perche sono parte del Corpo di Cristo, allora

partecipo al sacrificio pasquale, alia risurrezione, alla

comunione trinitaria .. Tutto questa e il Logos cristia

no, il che e molto diverso dall' essere la forma 0 1 a

zione di un'idea. E questa differenza si percepisce,

perche quando entro in chiesa, non trovo niente di

quello che e il Logos-Figlio di Dio, che e anche la

mia identit1.

Negli ultimi tempi abbiamo creato degli spazi li

turgici che non partono da una vita ecclesiale, cioeche non sono veramente immagine del Corpo, pro

prio perche non nascono dal Corpo. Il trend attuale

e quello di affidare il lavoro ad un architetto che, al- .

l'interno del suo stile consolidato per tutti gli edifici

di altro genere, crei la chiesa apportando semplice

mente qualche ritocco a questa suo stile.

Cosi oggi le chiese non esprimono pitl l'identiti

dei cristiani che, edificando i muri e decorandoli con

pitture, affreschi e mosaici, scrivono la loro veriti. E

che oggi praticamente non abbiamo pili spazi sacri lo

dimostra, ad esempio, il fatto che i preti devono con-

tinuamente sgridare l'assemblea e richiamare al silen

zio per ricordare alla gente che siamo in chiesa, per

che onnai lo spazio non dice questa da solo. Mentre

e interessante constatare come le chiese di una voltaerano cosi fortemente immagine della Chiesa che,

quando capitava che qualcuno volesse usarle per altri

scapi - come al tempo delle invasioni turche, ad

esempio - doveva prima distruggere tutti i segni

della Presenza, che per i non cristiani comportavano

8

i\1.1. Rttpnik II rosso della piazza d oro Secondo giorno

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un disturbo insopportabile. Quando i comunisti da

noi hanno confiscata le chiese e le hanno volute pro

fanare destinandole ad altri usi, erano cosi infastiditi

dagli altari e dagli affreschi che hanno dovuto di-

struggere i primi e imbiancare i secondi. Oggi tutta

questa fatica non sarebbe pili necessaria, perche le

chiese che abbiamo costruito sono senza identitL. Si

potrebbero trasformare in uno show-room per le au

tomobili o per i pianoforti praticamente senza nessun

intervento. Che significa questa? Che il nostro agtro-

pocentrismo radicale e penetrato fino alle fondamen

ta a tal punto che non stiamo pili formando i fedeliad una fede capace di incidere su tutta la loro vita, ad

una fede che e rivelazione di una novit:l radicale del

l'umanit:l, rna li educhiamo ad una specie di religione

che vada bene per tutto e per tutti. La formazione

che queste chiese esercitano sui fedeli non favorisce la

maturazione della novit:l e della forza del battesimo.

Questa, purtroppo, e la conseguenza, quando le cose

non sono fatte a partire dalla Chiesa e per la Chiesa.

Percio penso che queste chiese dovranno essere

"evangelizzate", ecclesializzate ..

L'imbarazzo che i tedeli normalmente sentono di

fronte all'architettura delle chiese contemporanee

esprime un disagio oggettivo, che riguarda il fonda

menta stesso di una tale architettura, dal momentache 1 architettura mode rna non ha come suo intento

quello di elaborare un'architettura organica. Tutt'al

tro. L'architettura moderna e un'architettura che ren

de fortemente esplicita la linearit:l geometrica e ma

tematica, a differenza di un architettura ispirata alla

84

teologia del tempio, del santuario, dove non si tratta

di matematica, rna della corporeit:l, dell'umanit:l di

Cristo.

Quando si crea dalla Chiesa per la Chiesa, allora

c' e una dinamica tra le membra e il capo del Corpo,

e lo spazio creato rispecchiera questa organicit:l. Lo

spazio architettonico funzionerii come un prolunga

mento del corpo. Gli antichi sapevano che il corpo

ha nel suo nucleo una struttura geometrica, matema

tica, ma questa e nascosta dal muscolo, cioe dal cor

po, dalla vita. Cia che vedo immediatamente e un

organismo. Solo dopo intuisco anche che, per poterstare in piedi ed essere dinamico, questa organismo

deve aver dentro una geometria, un calcolo matema

tico. Mentre l'architettura moderna ha aperto la car

ne e tirato fuori la geometria, il calcolo Gia Gaud ,

un grande genio profetico, volendosi opporre a que

sta tendenza dell' architettura moderna, perche la per

cepiva come un aggressione alia vita e al mistero, ha

cominciato di nuovo a nascondere la geometria den

tro al "muscolo", dentro all'organismo. Lui avvertiva

una grande incompatibilitii tra la Chiesa e questa ar

chitettura razionalista, tecnocrate. Una tale architet

tura non promuove la vita, rna fa leva sulla struttura

stessa, una struttura che si rivela al suo massimo

quando lo spazio e disabitato. E questa, c' e poco da

fare e una contraddizione in termjni per un edificioecclesiale: risplende al massimo della sua forma quan

do non c'e nessuno Si crea uno spazio idealrnente e

formalmente perfetto, rna non ha anima, perche non

c' e il Lc gos incarnato. Manca la corporeita, manca il

volto, manca i Corpo del nostro Signore Gesli Cristo,

85

M.I. Rupnik II rosso della piazza d'oro Secondo giomo

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il Corpo che siamo noi. Percio le persone non si sen

tono bene dentro. Questi sono spazi creati per le

idee, per il catalogo di una mostra, ma non per essere

abitati.

Irifatti, nteressante che nelle riviste di architettura gli

spazi litrllgici vengano norma/mente Joto,l ,rajati vuoti, sen-

za le persone dentro

Se 1 edificio ecclesiale e il ritratto della Chiesa

Corpo di Cristo, allora e evidente che uno spazio

vuoto, senz'anima, senza vita, dice. che s i ~ o ancorasmarriti, perche senza il volta del Padre. Non si tratta

di creare spazi che come ho sentito dire pitl volte

dagli architetti aiutino a pacificarsi, a oncentrarsi, a

raccogliersi. C'e bisogno di uno.. ~ p z i o vuoto, spo

glio - dicono - perche la gente oggi e gia piena di

immagini." La questione e che questa spazio non de

ve servire ad una pacificazione psicologica, ma ad in

contrarsi con Dio e, in Dio, con gli altri. Si tratta di

incontro, non di concentrazione e raccoglimento

Anche qui si vede questa protagonismo: io mi con

centro, io penso, io medito .. sempre io. Questa non

serve a niente. Che cosa si intende per incontro? Non

si tratta di un incontro con me stesso, perche io non

mi posso incontrare con me stesso da solo. 7h es etgo

sum: io vedo chi so no di fronte all' Altro. La persona, aimmagine della Trinid, emerge dalle relazioni.

Spesso, dietro ad un'architettura del genere, si na

sconde anche uno smarrimento personale. Benche

credenti, alcuni architetti insistono con testardaggine

su queste correnti architettoniche minimaliste, asciut-

86

te, deserte, aggiungendovi un lungo verbalismo di

spiegazioni. Una volta, uno di questi architetti mi ha

detto francamente: "Io non sopporto la tua arte con

questi volti limpidi e questi colori solari, perche pen-

so che sia tutta una fantasia. Preferisco fare degli spazi

deserti e austeri, perche credo che dopo la morte non

ci sia niente e io saro li sdraiato nel vuoto".

E ondamentale allora il fatto di essere veramente

innestati in un organismo; non solo pensare di esser

lo, ma scoprirsi con sorpresa dentro lo spazio dei re

denti che e il Corpo di Cristo. E questa spazio poi

lo riconosciamo nelle nostre relazioni, nei nostrisguardi, nei nostri incontri. Perche tutto sara Secon

do quest'unico tempio abitato dallo Spirito, del qua

le noi siamo pietre vive. Vedi, il fatto che noi non

siamo pili in grado di costruire uno spazio sacra e in

qualche modo il segno della nostra incapacita di in-

tessere relazione personali. Se qualcosa non funziona,

sono infatti proprio le relazioni tra le persone. E di

conseguenza anche lo spazio sacra, uno spazio in cui

uno entra in punta di piedi e che e il segno per ec

cellenza della nostra realta di Corpo, non esiste pili ...

Puoi dire ancora qualche parola sui rapporto tra ci che

intendiamo come "spazio sacro" - ci che riguarda Ia co-

struzione del tempio nell'Antico Testamento e il "tem-

pio del Nuovo Testamento" che riguarda il Corpo ecclesiale

di Cristo?

Per approfondire questa rapporto basterebbe me-

ditare gia un solo brano, quello del secondo Libra di

Samuele, dove Davide si consulta con Natan in meri-

87

AU. Rrtp11ik rosso della piazza d oro Secondo siorno

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to alla costruzione del tempio come abitazione di

Dio. In un primo momento Natan acconsente alia

proposta di Davide. Ma poi, durante la notte, si fa

sentire il Signore. Natan allora torna da Davide e in

questa occasione pronuncia la straordinaria profezia:

dalla discendenza di Davide verra il Messia, per il

quale Dio sara Padre e Lui gli sari Figlio. Gia da que

sto brano biblico e evidente che il tempio come di

mora di Dio non puo essere una costruzione fatta da

un uomo, ma e anzitutto l'umanita stessa, in quanto

abitata dal Figlio di Dio. I primi cristiani avevano

chiaro questo. Minucio Felice dice che noi cristianiaras non habentus, non abbiamo altari, perche ogni

realta cultuale della storia sacra - la Pasqua e il suo

agnello, il tempio, il suo sacrificio e il suo sacerdote

e stato assunto nella persona di Cristo incarnato, rias

sunto e personalizzato in Lui.

La liturgia nel tempo di Natale ci presenta a una

distanza ravvicinata questa profezia, il racconto della

Nativira di Luca e il Prologo di Giovanni. Nel verset

to 14 del Prologo viene detto che il Verbo si e at-

tendato", ha fatto la sua tenda. L esegesi mode rna, ci

tan do diversi passi dell' Antico Testamento, ci ricorda

il significato profondo di questa immagine. Quando

l'arca dell'alleanza e spostata nel tempio, viene detto

addirittura che Dio e entrato nel tempio come nellatenda, perche "attendarsi" significa proprio questo:

"posare la tenda e mettersi dentro". Ma siccome que-

sta tenda in realta e l'umanita, questo significa che

Dio ha gia creato l'umanita secondo il Verbo, per

mezzo del Verbo e in vista del Verbo come Figlio.

88

Quando poi a Betlemme la Vergine partorisce Cristo,

vero Dio e vero uomo, Dio abita l'umanita. L'uma

nita viene cosi vissuta al modo di Dio Dio posa la

tenda e si mette dentro, cioe all'inizio dei tempi crea

l'umanita, per poi abitarla con l'incarnazione del

Figlio. Percio non si tratta di costruire il tempio e poi

metterci dentro Dio. Dio che crea l'uomo e nel

l'incarnazione prende la dimora in questo uomo, co-

me vero Dio e vero uomo, non come un'energia ex

traterrestre posata dentro la sua creatura.

Gia nel capitolo 25 dell'Esodo, quando Mose ri -

ceve da Dio la rivelazione sulla tenda che ha il com-pito di riprodurre sulla terra, e nascosto il mistero

dell'umanita di Cristo preesistente in Dio e rivelata

storicamente con l'incarnazione. Anzi, san Gregorio

di Nissa nella sua Vita di Mose esplicita che si tratta

non solo dell'umanita storica e personale di Cristo,

ma anche della Chiesa. Ecco uno spaccato sulle di

mensioni del Tempio vivo che e l'uomo, la Chiesa.

Si potrebbe infatti continuare con 1 ecclesiologia di

san Paolo, inscindibilmente unita alla cristologia. Per

Paolo e del tutto ovvio che noi siamo il Corpo di

Cristo, che e l'unico santuario, l'unico tempio, l'uni-

co sacerdote, e noi siamo le sue membra. Oppure si

potrebbe citare ancora la prima Lettera di Pietro e le

pietre vive dell'unico tempio che e Cristo .. E il fat

to stesso che Cristo riassuma e personalizzi ognirealra cultuale dimostra che il vero culto gradito al

Padre e la vita, morte e risurrezione di Cristo. E sic

come, grazie al battesirno, noi entriarno in Cristo, la

nostra liturgia, il nostro culto e la sua vita sacrificale

in noi, la nostra vita vissuta nella dinamica pasquale.

89

iVI.l. Rupnik Ilr Osso della piazza d oro Secondo giomo

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Bastano gia questi pochi accenni per intuire quan

ta e difficile che un architettura moderna, profonda

mente razionalista, pragmatica, tecnocratica e icono

clasta possa creare qualcosa in grado di far vedere e

sperirnentare lo spazio stesso come l umanita di

Cristo, che e anche la Chiesa, che siamo anche noi.

Ma il testa piu importante e la Lettera agli Ebrei, ai

capitoli otto, nove e dieci. i e definitivamente chiaro

che Cristo nella sua umanita attraversa la morte,

strappa il velo ed entra nel Santuario non fatto con le

mani d uomo, cioe nel Santuario vera nei cieli di Dio

Padre. La Pasqua di Gesu Cristo apre per sempre proprio tramite la sua umanita la via al Santuario. Nel

Cristo morto e risorto questa passaggio rimane aper

to e per noi e accessibile nella liturgia della Chiesa

che, come Corpo di Cristo, e lo spazio del passaggio

al Padre. Questa struttura era e rimane attraverso i se

coli la struttura fondante della costruzione dell edifi

cio ecclesiale, perche rende chiaro che la comunita

dei battezzati forma nella sua comunione il passaggio

dell umanita redenta, resa ormai filiale, alla escatolo

gia, alla piena partecipazione alla comunione trinita

ria. Cristo e il passaggio, lo Spirito Santo ce lo rende

possibile e, in Cristo, ci fa riconoscere e amare il

Padre insieme a tutti i santi del corpo glorioso di

Cristo. Da questa realta cristologica ed ecclesiologica

san Massimo il Confessore trae anche la visione diun antropologia redenta. La prima tenda, la navata, e

il nostro corpo e il santuario e il cuore.

Se l architettura, come anche l arte all interno di

questa architettura, non ha come suoi pilastri un ec-

9

clesiologia e una cristologia su uno sfondo trinitario,

puo darsi che voglia esprimere tutta un altra cosa, ma

 rari concettualmente molto elaborata. Ma, qualsiasiI >

altra cosa voglia dire, se non parte da questi fonda-

menti, sad esposta alle correnti culturali, ai gusti sog

gettivi e non avd a che fare con il mistero che vi si

celebra all interno. Ma capisci gia com e dannoso e

fuorviante propon·e dei dettagli e delle ottiche parziali

e soggettive come il modo in cui la Chiesa presenta

cio che la identifica. Questa e oggi tanto piu perico

loso perche, come abbiamo detto, siamo in un tempo

senza una visione dell insierne, dove manca l educazione ad una sintesi teologica, culturale e spirituale, e

percio non si sa dove collocare i dettagli, qual e illoro

posto nell insieme.

Inoltre, penso che sarebbe molto grave se oggi

volessimo dire che per noi la chiesa e semplicemente

un edificio che ci protegge dalle intemperie e che,

per sfuggire all anonimato, va arricchita dalla creati

vid degli architetti del nostro tempo. Se questa fosse

vero e purtroppo in molti oggi lo affermano al

lora si aprirebbero preoccupanti questioni ulteriori.

Si tratterebbe infatti di una sociologizzazione e di

una secolarizzazione tragica della fede e della Chiesa

come tale. Da un lato, la Chiesa vorrebbe agire nel

mondo come sacramento del mondo, che opera per

la trasfigurazione della societa, della cultura, dell uorno, ma dall altro lato si fa vedere che persino il sa

cramento stesso, con tutta la forza della liturgia, e

una realta a se stante, inerte, incapace di un azione

reale, circoscritta dentro ai suoi confini precisi, che

sono quelli dove la comunita si raduna e dove anche

91

AU. Rrtprtik II rosso della piazza d oro Secv do giorno

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la sua forza si esaurisce. Invece la Tradizione ci fa ve

dere che il sacramento agisce sull' altare, rna non si

ferma 11. Agisce sulla comunita e questo si vede sulle

pareti e nello spazio della chiesa stessa, perche 1 edifi

cio sacro e l'autoritratto della comunid., cioe della

Chiesa.

Se l'ambiente stesso della liturgia non e segnato

dalla reald. liturgico-sacramentale che vi si celebra,

stiamo affermando l'impotenza del sacramento stesso.

Lo spazio liturgico e infatti un testimone autorevole

della trasfigurazione che avviene nel sacramento e

che coinvolge la comunit:l e tutto il creato, che attende con ansia la rivelazione dei figli di Dio. Percia

l'architettura, le pietre, illegno, il vetro, l'iconografia

dei santi, degli eventi della storia della salvezza nella

oro narratio plena, dall"'in principia Dio crea il cielo

e la terra" fino alla fine dei tempi - rivelano e testi

moniano questa azione salvifica, trasfigurante e vivifi

cante della liturgia.

Rinunciando a questa testimonianza, sottolineia

mo che Ia liturgia ha effetto solo sulla comunita, e

che questo effetto per il mondo, per quelli fuori del

la Chiesa, rimane illeggibile, anche se potrebbe esse

re visibile. Come se si trattasse di un effetto solo psi

co-morale, e non ontologico ed esistenziale. Ma

questa e gia una falsificazione dei sacramenti e della

liturgia. La dimensione materiale della fede e di fondamentale importanza, perche nella liturgia e l uomo

intero ad essere interpellato e tramite l'uomo, anche

il cosmo. La liturgia - spero che ci torneremo - ha

un carattere cosmico, ecclesiologico ed escatologico.

92

Vorrei che ritornassi sulla distinzione tra visibilita e leg-

gibilita

Per leggere Ia Parola di Dio ci vuole sempre una si

nergia con lo Spirito Santo affinche il Libro sacro divenga una parola che mi parla. Lo stesso vale per

un'immagine sacra o addirittura per il Corpo di Cri

sto che e la Chiesa. Si tratta di un'immagine che e vi

sibile pera in maniera diversa dalle lettere di una paro

la. La parola e comunque sottomessa alla conoscenza

di una lingua, mentre l'immagine e certamente piu

immediata.Tuttavia, affinche questa inunagine non siasolo visibile, ma anche leggibile, comprensibile, l'im

magine stessa esige una particolare attenzione. Un at

tenzione alla comunicabilita. Siccome cia che la Chie

sa dice e divinoumano, e importante 'opera dello

Spirito Santo rna anche una particolare attenzione a

cia che siamo nel Corpo che e la Chiesa, afi'inche cia

che esi

Iegge nell'immaginesia

comunicazione diCristo, di cui siamo il Corpo. Infatti, siccome cia che

e visibile non sono le lettere, ma un'Immagine, anzi il

Corpo della Parola, c'e bisogno dello Spirito Santo

per dischiudercene la lettura. La Chiesa non e solo Ia

visibilita di Cristo, rna una visibilid. leggibile anche

come l' amore del Padre che ama e agisce oggi. E in

fatti, come l' edificio in cui si celebra Ia liturgia non ha

un nesso organico con queste cose, cioe non e leggi

bile come Corpo di Cristo, dunque ne come Chiesa,

ne come amore del Padre, allo stesso modo e scarsa

anche la leggibilid. della comunid. cristiana. E infatti il

nostro agire, le nostre opere buone, il nostro impegno

93

J\II I Rupnik II rosso della piaz.za d oro

socio-culturale, caritativo, non suscita negli altri la lo

. .

Secondo ~ i o r n o

Oggi il processo e esattamente opposto, e questo

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de a Dio Padre.

Mi ricordo un colloquio con l presidente di una

grande fondazione cristiana che ormai da qualche se

colo sostiene tante opere benefiche della Chiesa. E

ravamo di fronte ad una di queste chiese opera di

qualche genio architettonico contemporaneo, ma pri

va di un nesso organico con cio che si celebra nella li-

turgia e nel sacramento. Questo signore mi ha sorpre

so. Ad un tratto, £1ttosi improvvisamente serio, appog

giando la mano sul volto, ha detto: "Questa chiesam

ricorda la nostra fondazione. Dentro ci sono personeche fanno cose di estrema importanza, ma ormai, sia

per oro che per chi e destinatario della oro benefi

cienza, edifficile vedere il passaggio dal bene che vie

ne fatto alia sua fonte, che Dio. Il nostro modo di

procedere e quello aziendale, finanziario, bancario.

Siamo all'interno delle categorie filantropiche della

nostra cultura. Siamo ben nascosti e anche se sem

briamo qualcosa di straordinario, proprio come questo edificio, epraticamente impossibile che qualcuno

possa comprenderlo come una scoperta importante

per la sua vita, perche si tratta di lavorare in un flusso

di carita che passa da Dio aile persone in tante zone

del mondo, tingendosi anche dei nostri colori. Non einfatti possibile lavorare nell'amore di Dio senza farsi

coinvolgere".

Proprio con 1 edificio ecclesiale, infatti, eaccadu

ta una cosa interessante. Una volta, a partire dalla

chiesa, intorno si costruiva il monastero, e dal mona

stero il villaggio, la citta, 1 abitazione degli uomini.

94

movimento all'inverso non si e fermato semplice

mente all' edificio liturgico, ma e entrato pure nella

liturgia. Anche l abbiamo cominciato a dare la pre

cedenza al gusto pili accettato, piLl comune: baste

rebbe fare una ricognizioni dei canti usati nella litur

gia, dell'intercalare di continue spiegazioni, dell'in

troduzione di gesti e simbologie inventati per1 occa

sione .. E non cambia se si sottomette la liturgia ai

gusti e alle tendenze delle mode culturali di stampo

nostalgico, perche si tratta ugualmente di modi arbi

trari e soggettivisti, come certe onde della post-modernita.

Oggi vogliamo costruire la chiesa affermando le

correnti culturali di turno, caricando di una spiega

zione teologica, ecclesiale o persino liturgica gli ele

menti che vogliamo sottolineare, rna che in realt:l so

no un invenzione soggettiva, applicata su un dato

culturale, su uno stile architettonico. Crediamo cosi

di essere vicini alia cultura del tempo, non sapendopero che in questa maniera azzeriamo la nostra pos

sibilita di dare qualcosa al mondo, di ispirare e so

prattutto di comunicare la vita, la salvezza, che a sua

volta diventa la forza creatrice e trasfiguratrice del

l'umano, e dunque della cultura.

Aile volte mi succede di entrare in una casa reli

giosa dove mi fanno vedere, con una certa fierezza,

gli spazi ristrutturati o la cappella nuova. Ma spesso si

tratta di un'immagine triste, che fa vedere come il

mondo sia entrato nelle nostre case e ne costituisca

1 asse portante. Se non riusciamo a dare neanche al

nostro spazio vitale l'impronta della fede e della sal-

95

LV . I R11p11ik-   rosso della piaz.za d oro

vezza, e chiaro che il mondo e riuscito a neutralizza

Secondo giomo

anche l'architettura e il tu dell'arte. E, se non abita

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re la nostra forza creatrice, rendendo la fede un'idea

sterile, invece di viverla come esuberanza di vita e di

creativid. Se non siamo capaci di creare uno spazio

agapico e spirituale a casa nostra, e chiaro che a no-

stra azione nel mondo e al massimo un evento me-

diatico, ma inincidente per quanto riguarda la vita

della gente e soprattutto per la vita eterna. Diven

tiamo semplicemente un'associazione tra le altre ..

Se la liturgia, come dice Florenskij, e 1 articola

zione interna della vita della Chiesa, quella che co-stituisce la Chiesa dal di dentro, il cuore della vita

ecclesiale, allora e impossibile che qualsiasi spazio va

da bene per la liturgia. Ma oggi ci troviamo nella si

tuazione in cui e 1 architettura a gestire anche una

delle realta pitl profonde e intrinseche della fede, co-

me lo spazio liturgico. Florenskij sosteneva anche

che 1 arte e il tu dell' architettura, e viceversa. Ma

oggi - e lo posso confermare dalla mia modesta

esperienza di collaborazione con gli architetti e

molto difficile trovarne uno che consideri il suo la

voro in dialogo con l'arte figurativa, perche normal

mente e 1 architetto a decidere e determinare dove e

come sad inserita l'arte nella "sua" chiesa. Questo e

particolarmente grave perche interferisce con cio

che e 'indole essenziale della fede, della liturgia e

della vita spirituale di ogni credente. Come diceva il

cardinal Luciani, nella Chiesa siamo tutti ospiti.

Percio nessun'arte e autonoma, nessuno e indipen

dente. Se 1 architettura non considera 1 arte, e una

dittatura, e quindi sopprime la vita, e invivibile. Ma

96

una struttura architettonica, si deve accontentare del

la parete della galleria, e questo significa che e gia

fuori dalla vita. L'architettura vive se considera l arte

e 1 arte vive se vive nell' architettura. Questa coscienza dialogica che porta alla vita e oggi rnolto proble

matica, perche gli architetti sono formati in maniera

tale da avere un'autoriti della quale so no pienamente

coscienti. E sono pochissimi quelli disponibili a mo -

rire a questo.

E siccome sono gli architetti a determinare quelloche entred in un edificio ecclesiale, abbiamo parec

chie chiese che ospitano al loro interno opere d' arte

dei pitl famosi artisti secondo i criteri della critica

d'arte. Si tratta di un'arte dal linguaggio forte e dal

contenuto soggettivo, che i fedeli non capiscono o

non riconoscono come loro. Come reazione a que-

sta situazione, allora accade spesso che la gente porti

in un ambiente cosi sterile una statua qualsiasi o unapittura kitsch. Infatti, chi conosce un po' la questio

ne della teologia spirituale, sa che e certamente pitl

facile pregare davanti ad un kitsch, che almeno allu

de ad un certo contenuto della fede, anche se smor

zandolo, piuttosto che davanti ad un'immagine com-

pletamente soggettiva. Il risultato e che l'assenza di

un'architettura organica e di un'arte spirituale non

favorisce il teologare della preghiera, ma la racchiude

solo in un mondo emotivo, soggettivo.

Bisogna tornare a considerare che, se 1 arte non e

la carne del vero e del bene, cioe del L6gos, sad solo

espressione di un'idea, e di conseguenza ci vord

97

M I Rupnik II rosso della piazza d oro

sempre uno che, in nome dell artista, la spieghi. Se

Terzo giorno: anche l arte

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invece l arte partecipa della bellezza, che e a carne

del Logos, allora esprime la fede della Chiesa. E l ar-

tefice qui non e ne 1 architetto, ne 1 artista, ma lo

Spirito Santo.nteressante che oggi noi cristiani siamo dispo-

sti a discutere, ad avere convegni e incontri di studio,

ma cia che facciamo con fatica e proprio pregare.

Ma l assenza di preghiera testimonia semplicemente

1 assenza della fede.

98

entr in chiesa attraverso ibattesimo

Ma a te persona/mente, che cosa ha aiutato ad arrivare

al volta di Cristo? ~ p i a m o che, tra l altro, hai seguito

anche i corsi di padre SpidUk sulla teologia dell icona ...

o seguito i corsi di padre Spidlik fino a tre o

quattro volte, anche quando praticamente sapevo gia

quello che avrebbe detto, perche questa mi perrnet-teva di creare delle sintesi personali mentre lo ascol-

tavo. Ma, per arrivare al volta di Cristo, pil1 che la

teologia dell icona, estato importante soprattutto cia

che esuccesso nella mia vita spirituale grazie alla pa-

ternid spirituale di padre Spidlik.

Non si pua arrivare al volta di Cristo senza una

vera esperienza della figliolanza. un grande proble-

ma della nostra fede, legato anch esso sempre all as-

senza della pneumatologia. Quando abbiamo optato

per un linguaggio concettuale e astratto, non e ima-

sto pitl nessun ambito per acquisire la categoria della

paternita, della figliolanza e della conoscenza della

99

ivl.I. Rupnik II rosso della piazza d oro

persona attraverso la relazione, anche perche la rela

Terzo giorno

me padre spirituale e entrato esattamente da questa

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zionaliti veniva considerata come qualcosa di acci

dentale, di secondario, oppure di rinchiuso semplice

mente nel mondo socio-psichico. Come dicevamo il

primo giorno, ilnostro approccio al mistero trinitario

a partire dalla natura divina, e non dalla comunione

delle tre Persone, ci ha portato pian piano a concen

trarci solo su Cristo, isolandolo sia dallo Spirito Santo

che dal Padre. Cristo pen) non si puo conoscere iso

latamente, ma solo insieme alla sua relazione con il

Padre e lo Spirito, e soltanto lo Spirito mi puo con

fm·mare a Cristo e farmi incontrareil

Padre. Ma lacategoria della figliolanza non si acquisisce leggendo

un libro. Mi e accessibile solo attraverso un'intelli

genza spirituale-esperienzale.

L even to Cristo nella mia vita consiste nello sco

prirmi figlio nel Figlio. Ci vuole un pensiero trinita

rio, e questo pensiero non puo partire da una nozio

ne filosofica, ma da un' esperienza ecclesiale, cioe

dalla dimensione della figliolanza e della fratellanza.La Chiesa come comunione fallisce proprio perche

la fratellanza non puo stare in piedi, se non e fondata

sulla figliolanza. Non posso essere fratello se prima

non sono figlio. Infatti, nella parabola del figlio pro

digo, il figlio maggiore non chiama suo fratello fra

tello e non chiama il padre padre , ma dice tuo

figlio e to rna o ... e continua a percepire se stesso

come schiavo. Bisogna avere un'esperienza filiale, al

trimenti si rimane schiavi.

Personalmente ho vissuto quest' esperienza filiale

gia con mio padre, che era un uomo pieno di sa

pienza, di umorismo e di praticiti. Padre Spidlik co-

100

porta. E penso che ho potuto cominciare a lavorare

sul volto di Cristo in quanto ho iniziato a scoprire

che ho un punto di riferimento che e il Padre.

Per questo motivo credo che, per 1 artista, 1 arrivo

al volto di Cristo sia, precisamente, un arrivo, e non

un punto di partenza. Infatti, quando mi raggiunge

la redenzione, quando nella mia vita sono toccata da

Cristo e in Lui avviene la trasfigurazione, la morte e

la risurrezione della mia vita, della mia persona, di

tutte le mie realta, non colgo immediatamente tutta

laricchezza del volto del Redentore. Scopro pro

gressivamente dei piccoli tratti che solo pian piano

compongono il ritratto di Cristo. E questo probabil

mente sad illavoro di tutta la vita ..

Questa pro <:ressiva riccrca del uolto di Cristo cmolto

uisibile se uno ~ f o g l i a Il colore della luce, dove setnbra

quasi di trouare nei tuoi quadri un perwrso un po simile

all arte paleocristiana: a par tire dai sirnboli e dai racconti

cari anche ai primi cristiani - con e if pesce, o Ciona ti

incammini uerso Ia scoperta del volta. Con1e mai nei tuoi

quadri appariva cos[ tante volte proprio Ciona?

Giona era un personaggio che raggruppava moltis

sime questioni esistenziali, intellettuali, spirituali che

vivevo. E certamente una delle cose pill profonde, pillvelate, meno percepite era proprio la questione del

l'obbedienza: obbedienza a un disegno di Dio, che

urtava con una visione che da giovane potevo aver

elaborato; obbedienza a una chiamata, a una missione,

dove 1 arte non sarebbe stata pill 1 espressione di me

101

;\I I. Rup11ik- II rosso della piazza d'oro

stesso rna un servizio urnile alia comunita, nel quale

Terzo giomo

Padre. E questa amore si realizza attraverso l obbe-

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avrei dovuto affrontare delle lotte, delle solitudini,

delle incomprensioni. Giona aveva paura degli abitanti

di Ninive .. e io percepivo qualcosa di simile dal gior-

•no in ·cui i superiori rni hanno chiesto di dedicanniall' arte p'er le chiese. Da quel giorno, infatti, ho co

mincia to a sperimentare anche 1 esigenza, la durezza,

l'impegno gravoso di una tale vocazione. Affrontare

seriamente nell'Occidente l'arte dello spazio liturgico

significa battere una strada per molti versi controcor

rente. Bisogna avere il coraggio della tedeld alia voca

zione, alia Memoria, cioe alla Tradizione della Chiesa,

ma anche al senso dei fedeli. Ci vuole coraggio per

cominciare a fare un'arte che segua il criteria della li

turgia, e non dell' esposizione e della galleria. Ci vuole

proprio fede - come per Giona per poter essere

sottomesso a questa voce, a questa vocazione, a questa

compito, e non fuggire pitl, non fare altre cose. In-

fatti, la nave sulla quale io ero imbarcato stava affon

dando: quell'arte fatta di espressionismo violento non

e sopravvissuta, perche e un'arte che prima 0 poi arri

va al cadavere.

Credo di aver avuto la grande grazia di poter per-

correre queste tappe di purificazione e di scoprire

che, in fondo, si tratta di un itinerario di conversione

che riguarda il cammino di fede di ciascuno di noi.

Infatti, dicePamo che Ia fede, oltre ad essere accoglienza,

nche obbedienza

Il nocciolo della nostra fede sta nel vivere la vita

di Cristo, che e un amore assoluto del Figlio al

102

dienza. Ma, se isoliamo 1 obbedienza dal contesto

dell'amore, entriamo in una deviazione teologica,

che prima o poi diventa anche una patologia psico

logica. E, se dall'amore escludiamo l obbedienza,

succede lo stesso.

Mi spiego: quando nella storia si comincia a stac

care la fede dalla vita - cioe la verita e il bene dalla

persona - e si colloca tutto in un contesto filosofico,

la fede diventa di conseguenza una grande dottrina

che sta a noi realizzare nella vita. E qui il termine

chiave e1

obbedienza: bisogna impegnarsi per viverecio che si e capita e abbiamo continuamente qualcu

no che ci dice cio che dobbiamo o non dobbiamo

fare. Questa tipo di obbedienza suscita una reazione

che, dopo qualche generazione, puo diventare anche

violenta. Allora, per evitare questa reazione violenta,

che facciamo? Si smette di parlare dell' obbedienza.

Non si tratta pero di fare questa, ma di collocare

l obbedienza al posto giusto. Altrimenti ci ritrovia

mo con un concetto pagano dell'amore: un amore

dove non si richiede il sacrificio di se. E proprio

1 obbedienza che ti aiuta a morire alla tua volonta,

mentre un amore senza obbedienza puo rimanere

eg01smo ..

Torniamo all'arte paleocristiana: norrnalrnente, usando

i parametri della storia dell'arte, le espressioni artistiche dei

primi cristiani vengorw giudicate conte una decadenza ri

spetto a ci che c'era prima. LVfa dal punta di Pista teologi

co abbiamo invece a cite fare, come dicef a l allora cardinal

103

M. I. R11p11ik ll rosso della piazza oro

R a t z i n ~ e r ne/l Introduzione allo spirito della liturgia,

Terzo giomo

la forma - non perche non fossero in grado di rea

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con delle opere nelle quali si e nessv in atto un vero e pro-

prio processo spirituale e culturale, percio si rattato di

creare opere che avessero se1npre un carattere di mistero e

andassero ben oltre l'elementv didattico della illustrazionedelle storie bibliche. In che cosa consiste questo straordina-

rio processv che hanno compiuto i cristiani nel campo del-

l'arte?

Quando i cristiani entrano nel campo culturale e

artistico, tutto il bacino mediterraneo e governato

dal mondo greco-romano, anche se, almena nell ar

te, c e una certa compresenza della periferia, dell E

gitto, della Siria.

Il principia del mondo ellenistico e questa: indi

viduare un idea di perfezione e poi avere una grande

abilid per realizzarla nella materia del mondo. L in

telletto conosce l idea perfetta, all inizio con l'intui

zione, poi sottolineera sempre di pit1 anche la via lo

gica della conoscenza. Siccome il mondo cosmiconon corrisponde alia perfezione dell idea conosciuta,

l artista corregge le forme che trova nel cosmo e le

abbellisce secondo le idee che ha conosciuto.

Ma i cristiani non erano attratti da questa. La lora

arte non cercava una perfezione formale, ne stilistica

ne tecnica, ma voleva in qualche modo evocare una

memoria viva - non di qualche valore, idea o dot

trina, ma di una persona precisa, di Gest1 Cristo,

morto e risorto. Percio si abbandona questa modo

greco di fare 1 arte, tanto che, dal pun o di vista

della petfezione della forma, l arte dei cristiani e ve

ramente una decadenza. Ma ai cristiani non interessa

104

lizzarla, ma perche questa impostazione classica non

e connaturale alla fede cristiana.

L arte dei cristiani cerca di £1r vedere le cose, il

creato e l'umaniti, cosi come sono in Cristo e se

condo Cristo, e non secondo qualche idea. Qui va

ricordato quanta dicevamo riguardo al L 6 ~ o s : se la

creazione e fatta Secondo il Logos, per mezzo del

L J,i,f,OS e in vista del L 6 ~ v s allora 1 arte cerca di far

emergere dal creato questa sua veriti, che l occh io

naturale, a causa del peccato, non riesce pil1 a vedere.

Se tosse stato possibile per una visione cristiana accogliere la mentaliti classica, i cristiani 1 avrebbero

fatto, ma evidentemente le due cose erano incompa

tibili. nteressante che nessuna delle grandi epoche

dell arte liturgica abbia seguito la perfezione formale

classica: ne quella massimamente teologica come

1 arte bizantina, ne quella massimamente simbolica

come 1 arte romanica, ne un'arte massimamente spi

rituale, improntata alla realizzazione della civitas Deidi Agostino, come le cattedrali gotiche.

Per i cristiani una eccessiva concentrazione sulla

forma era qualcosa che sfociava nel paganesimo. Per

dire la salvezza erano interessati piuttosto all essenzia

le e all incontro tra la luce e la materia. La loro preoc

cupazione principale era vedere le cose nella luce

giusta ed esprimere 1 essenziale che lascia lo spazio

all intervento di Dio.

Non e quindi un caso neanche che troviamo I arte

cristiana soprattutto in ambito funerario. La novid

assoluta del cristianesimo infatti e la vita eterna in

Cristo. Percio la prima arte cristiana si concentra in-

105

1\ I.I. Rupnik II rosso della piaz.za d oro

torno aile tombe, soprattutto quelle dei martiri, per

Ti:rzo giorno

nicazione. Che cosa si comunica? Si tratta di una do

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che proprio si poteva esprimere al meglio la loro

fede come manifestazione di Cristo. Nell epoca delle

catacombe, quindi nell epoca delle persecuzioni, icristiani non erano ancora in grado di spiegare con

cettualmente la loro fede, ma erano in grado di ren

dere testimonianza, di far vedere Cristo con il loro

martirio. La precedenza andava alla testimonianza.

Quello era il clima che si respirava: il cristiano intuiva

che la sua vocazione si compie rivelando Cristo. Non

era in grado di spiegare verbalmente Cristo, ma pote

va farlo vedere consegnandosi nelle mani degli uccisori. Allora 1 arte dei primi cristiani si concentra su

questa manifestazione, su questa testimonianza, eva

cando in modo molto semplice la vera, realistica

apertura alla vita eterna, perche con Cristo morto e

risorto anche a me e accessibile la comunione con il

Padre in eterno.

Si tratta di un arte estremamente semplice, che

pen) rispetta tre elementi. Anzitutto il realismo - sivede che il pesce e un pesce, che un cesto di pane e

un cesto di pane .. Il reale e rispettato nella sua es

senzialid, ma non se ne fa un elaborazione dettaglia

ta, dal momenta che il dettaglio disturberebbe.

Il Secondo elemento e il contenuto ideale, comu

nicato in questa realta. Ad esempio, il pesce e il pane

comunicano l idea dell eucaristia. Non si tratta di

un idea astratta, ma dell idea nel sensa del Liigos,

quindi di un mistero di Cristo che ci e partecipato. Il

reale e legato al L(igos.

Il terzo elemento e la comunicazione. I primi

due aspetti si fondano sull asse portante della comu-

1 6

manda sbagliata, perche attraverso quest arte passa la

memoria di una Persona viva La domanda giusta e

allora: chi si comunica? la comunicazione di una

memoria che rende presente Cristo. 0 meglio,

Cristo e presente, percio la memoria e efficace. E

poi bisogna ricordare che nel modo di fare un arte

formalmente perfetta, l uomo e troppo protagonista,

e il vero epicentro di tutto il processo creativo. E

non potrebbe essere sufficiente semplicemente cam

biare il terna dell opera - invece delle sirene greche

£1re l Annunciazione, come e avvenuto dopo - , per

che cio che non e compatibile e proprio 1 antropo

centrismo radicale che davvero non puo essere preso

in considerazione, se la pil1 grande novita dei cristia

ni era proprio l uomo che vive in Cristo con la vita

di Cristo, cioe con la divinoumanita del Figlio di

Dio. L arte non poteva rivelare niente se non la me

moria efficace di Colui che e tanto presente che

l uomo lo testimonia anche con il sangue. Non vadimenticata questa vicinanza tra il sangue versato e

l arte dei cristiani. L icona di Stefano fa vedere che

lui versa il sangue mentre contempla il santuario

aperto. Il sangue e il santuario nei cieli, rosso e oro.

Non c e spazio peril superfluo, per l effimero, peril

capriccio dellusso. Si tratta del vero, vissuto e rivela

to come amore di Dio. Questa vale per la vita e per

l arte. Mi sembra che il nostro tempo sia molto simi

le a quello dei primi cristiani. I cristiani vengono di

nuovo uccisi quotidianamente e questa mette in evi

denza la veriti come vita e amore. Tutto il resto non

ha forza e non resisted alla bufera della storia.

107

lvl.l. R11puik-   rosso della pia.zza d oro

Questa menwria quindi funzion solo per chi ha gia

Terzo giorno

E siccome a causa della vita scoperta in Cristo,

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incontrato Cristo e per chi conosce gicl a sua Parola conte

nuta nel T1mgelo?

Esattamente. Una volta trovatomi in Cristo, essendo parte di Cristo, del suo Corpo che e a Chiesa,

nella potenza della Spirito io riesco a vedere la di

mensione sacramentale di tutto l'universo. Tutto mi

narra Cristo, tutto me lo comunica - rna solo perche

io sono con Cristo e in Cristo. Allora posso vedere

"dal di dentro" come le diverse realta sono collegate

con Lui. Non riesco pero a vederlo a partire dalle

mie capacita. Percio ecosi importante la dimensione

orante, l'invocazione della Spirito Santo affinche

scenda, perche solo per opera della Spirito io posso

vedere i nessi con Cristo di tutto cio che esiste.

San Paolo specifica che tutta l creazione e fatta

per mezzo di Cristo, in Lui e in vista di Lui. Ma que

sta lo possiamo comprendere solo a partire dalla re

denzione operata da Cristo. Il cristocentrismo delcreato per noi diventa manifesto solo quando siamo

redenti. allora, stando dentro al Corpo di Cristo,

trovandomi in Lui, che mi si dischiude il significato di

tutte le case. Perche pensi che Paolo ripeta fino al pa

rossismo 1 espressione en Christo, in Cristo? Perc he equanta contraddistingue l'esistenza cristiana. Io mi

trovo nella comunione con Dio perche vi sono intra-

datto tramite l morte e la risurrezione di Cristo. E

questa e salvezza, perche e a comunicazione della

vita che non muore, la sconfitta della morte, un esi

stenza centrata su Cristo, e non pi6 un io chiuso su se

stesso

108

della redenzione, della vita nuova ricevuta, i cristiani

riscoprono anche il creato in una nuova dimensione,

ecco che cercano anche una nuova espressione grazie

alla quale pater realmente comunicare il mistero, 1 o-

pera della redenzione, lo stile della vita nuova. Per

questa non bastava semplicemente prendere il lin

guaggio dai greci ... Vediamo lo stesso processo anche

nei Padri greci, per tutti gli altri aspetti della cultura.

Pensa a san Basilio, a Gregorio di Nazianzo, a tanti

Padri istruiti nel meglio che la cultura del lora tem-

po poteva offt·ire. Ma hanna dovuto far morire que-

sta cultura dentro di se per farla risorgere trasformata

e in grado di trasmettere le verita della fede. Per par

lare della novita di Cristo si possono usare solo que-

gli elementi della propria cultura che sono passati at

traverso una purificazione, un battesimo, un processo

di morte e risurrezione. Lo stesso vale per 1 arte.

/Perche oggi si avverte il bisogno di un ritorno del

l'arte nella Chiesa? Proprio perche siamo in una situazione che ha qualcosa di simile a quella dei cristiani

dei primi secoli. I cristiani si dovevano inculturare in

un mondo che aveva dimostrato tutta l sua forza pre

valentemente per la sua capaciti intellettuale di acce

dere al mondo delle idee. Allora i cristiani, per far ve

dere che la fede non puo essere inquadrata semplice

mente con le idee, hanna fatto leva sull'arte e sulla li

turgia, perche sono due realta che riguardano la vita e

interpellano tutta la persona, non solo una sua dimen

sione. Cos dal cristianesimo "greco" si e viluppata l

grande visione artistico-liturgica bizantina per affer

mare la vita, l'incarnazione del Ldgos e la trasfigurazio-

109

M.I. Rupnik rosso della piazza d'oro

ne dell universo nella bellezza. Alla fine della moder

Terzo giorno

modo approfondito il bisogno dell arte, dei colori,

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nita, ci troviamo in una situazione per certi versi assai

simile. Aile nostre spalle abbiamo le conseguenze se

colari della riproposta del mondo greco operata dal ri

nascimento, un mondo concentrato sulle idee, sulpensiero, sulla conoscenza, che ha elaborato soprattut

to il metoda empirico-scientifico. Oggi avvertiamo

tutta la gravid dei dualismi che possono condizionare

la nostra fede, degli scientismi, che hanna un efficacia

immediata nella loro applicazione concreta proprio

perche si basano su un rapporto di separazione tra il

conoscente e il conosciuto e aggrediscono un detta

glio trattandolo come un oggetto. Come nella medi

cina era diventato abituale che, per studiare l uomo,

bisognasse vivisezionare il cadavere, cosi in tutti i cam

pi ci siamo abituati a studiare le cose dopo averle sepa

rate dal resto e quindi, in un certo sensa, dopo averle

uccise. Tutto e impregnato di analisi. E mentre anche

il mondo stesso della scienza avverte i limiti dolorosi

di queste separazioni e comincia ad aprire spiragli verso un recupero di organicit i, della totalita dell insie

me, noi, da testardi, avanziamo ancora come abbiamo

imparato dal mondo, secondo modaliti che nel man

do non sono ormai piu di moda.

Credo che oggi si avverta il bisogno dell arte per

che ci manca la vita. Sono falliti diversi matrimoni:

quello con la filosofia, quello con le scienze naturali,

quello con psicologia e la pedagogia .. Adesso, dopo

che tutto il resto e fallito, sembra che sia il turno

dell arte. Ma anche questa puo diventare un occasio

ne persa, perche rischiamo di fame un altra tendenza

della moda, invece di considerare seriamente e in

110

dei volti che il popolo di Dio avverte. palese or

mai la necessita di riscoprire la vita come mistero, la

fede come presenza del mistero di Dio e dell uomo ..

Si avverte fortemente la necessiti di riscoprire un

linguaggio che possa comunicare allo stesso tempo il

contenuto ideale e la vita, la comunicazione della vi

ta e di cia che la vita suscita e produce: la sfida e l u

niti di questi due aspetti. Altrimenti tutto il grande

bagaglio della conoscenza che abbiamo elaborato

non giova per la sapienza della vita. Ma 1 originalita

dei cristiani era proprio nell elaborare un linguaggio

capace di comunicare la conoscenza che da la vita

eterna ..

Ci stiarno dunque rendendo canto che la Chiesa non

puo fare meno dell'arte. D altra parte, sembra che ci sia-

no ancora diversi .fraintendimenti su quale arte . Si puo

tracciare qualche criteria per dire che cosa e che cosa non e

un 'arte per la Chiesa?

Direi che intanto possiamo tracciare qualche di

stinzione nell uso dei termini. Una cosa e l arte in

generale, cioe, come dicevamo prima, quell espres

sione dell uomo che suscita la meraviglia, lo stupore,

che dilata il cuore e vi versa la speranza, che fa per

cepire il vero e il bene come bellezza, come fascino,

come un mondo gia salvato, un mondo attraente.

Poi c e un arte che coni suoi contenuti vuole su

scitare delle mozioni, delle esperienze, delle parteci

pazioni intime a un mondo spirituale, religioso nel

sensa generate, cioe qualcosa che mira verso 1 oriz-

111

AI. I upnik rosso della piazza d oro

zonte della spiritualita. quella che potrernrno chia

Terzo giorno

continua a rivelare e rendere presente in quello spa

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rnare "arte religiosa".

E poi c'e un'arte che qualcuno chiama arte sa-

cra e qualcun altro arte liturgica, arte per la liturgia,

per lo spazio liturgico - che fa parte della liturgia

stessa e per questa e un espressione della fede della

Chiesa, dove la verita e il bene sono assolutamente

personalizzati, perche rivelati nella persona di Gestl

Cristo, e dove quindi la bellezza diventa apertamente

cristologica, dove avviene una trasfigurazione dell'u

mano. Percio qui c' e una dimensione di epiklf:sis,

dell invocazione della discesa e dell azione della

Spirito Santo, che agisce trarnite la Chiesa come

prolungarnento dell' opera della redenzione in Cristo.

L arte liturgica non e un arte orgogliosa che si innal

za sopra le altre, mae un'arte che testimonia la mise

ricordia di Dio. Quest' arte esprime nelle forme arti

stiche 1' oggettivita del Credo della Chiesa. E lo

esprime come bellezza, come una specie di identitadella Chiesa stessa. In che sensa? La bellezza, diceva

rno, e la carne del vero e del bene. Ora, se il vero e il

bene si rivelano come Gestl Cristo, la carne di que-

sta vero e bene siamo anche noi, la Chiesa, suo

Corpo. All ora c' e un ecclesialita nell' arte liturgica

che supera 1 arte nel sensa generale. E sup era anche

l'arte semplicemente religiosa, spirituale, che, se su

scita devozione, sentimento, tuttavia non contribui

sce alla partecipazione all' even to con cui io sono

messo in comunione. Quest'arte e considerata parte

integrante della liturgia. Fa talmente parte della litur

gia che, anche quando la liturgia non e in atto, l'arte

112

zio lo stesso Mistero che si e celebrato nella liturgia.

Per che cosa si distingue quest'arte? Eun'arte che

non puo dipingere o scolpire qualsiasi cosa, ma solo

cio che fa parte di questa spazio ecclesiale, che e lospazio dell'umanita trasfigurata in Cristo. Non e det-

to che quest' arte susciti ammirazione, piuttosto su

scita devozione, venerazione. Davanti all'arte in ge

nere, se e arte, io rimango meravigliato. Davanti al

l'arte sacra invece mi inchino, mi inginocchio, mi

segno con la croce, mi metto la mano sul petto e eli-

co: "Santo, santo, santo sei tu, Signore". La verifica

pitl seria se 1'arte presente in uno spazio ecclesiale e

adatta a quel luogo e quella se l la comunit<1 cristia

na prega, se davanti ad essa le persone percepiscono

il mistero, la presenza di Cristo come Signore e

Redentore .. Quest 'arte, infatti, evoca una presenza,

rivela una Persona, la indica. Questa e lo scopo del

l'arte sacra. Non si tratta solo di creare uno spazio

dove io mi concentro e vivo una pacificazione, malo scopo e l incontro con il nostro Signore e Sal

vatore.

Detto cio, e evidente che non ogni arte puo en-

trare a far parte della spazio liturgico. La liturgia cele

bra il mondo trasfigurato e percio nessuna cosa puo

entrarvi allo stesso modo in cui si trova fuori. Quan-

do nella liturgia bizantina al momenta del piccolo

ingresso il diacono proclama "Le porte, le porte ",

che un tempo era 'invito per i catecumeni ad uscire,

e un segno che il battesimo costituisce la frontiera tra

a comunita eucaristica e il mondo, non nel sensa di

una separazione dalla creazione, ma di una crisi all'in-

113

lvl.I. R11pnik-   rosso della piazza d'oro

terno della creazione per la salvezza del mondo, co-

me sottolinea bene Zizioulas. L'Eucaristia deve far

Terzo giomo

la chiesa non puo dunque essere un'arte che ha lo

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vedere il mondo alla luce dell'ottavo giorno. questa

la sua missione. Percio deve custodire gelosamente le

porte chiuse fino alla venuta del Signore, questapartecipazione al mondo trasfigurato e questa capa

citi di farlo vedere. chiaro allora perche nella chiesa

possono entrare solo le cose trasfigurate. Tutto cio

che sta nella Chiesa eper la liturgia, nessuna cosa sta

l per affermare se stessa, ma e n funzione di cio che

l si celebra e che ha lo scopo di custodire questa an

ticipo del mondo trasfigurato, della vita del regno, di

cui la liturgia ci rende partecipi e che costituisce an

che il punta di partenza della missione. Se la Chiesa,

infatti, non avesse 1 esperienza della salvezza, del

mondo nel suo stato definitivo, di come e in Dio,

che cosa avrebbe da testimoniare al mondo?

Ma questa non sign fica in qualche modo anche una

"regola di essenzialitcl" dell'arte liturgica?

SL Se non si rispetta questa semplice dato della

fede che nella liturgia troviamo il mondo trasfigura

to, si ostacola la forza e la vitaliti del sacramento che

agisce nella sua sempliciti, essenzialid, quella sempli

citi ed essenzialid che hanna caratterizzato 1 even o

e la Persona di Cristo dalla sua nascita e per tutta la

vita, soprattutto nella Pasqua. Tutte le decorazioni

mondane ricamate intorno alla liturgia aumentano la

distanza con la Pasqua di Cristo e con la vera vita

che si consuma e si trasfigura nell'amore che lo

Spirito Santo versa nei nostri cuori. L arte che abita

114

scopo semplicemente di decot·are lo spazio, ma

un'arte che rende leggibile l'evento che vi si celebra

e che ne e 'identiti. Non puo essere neanche un'ar-

te scenografica, poiche la vera scenografia del sacra

mento e della liturgia e 'uomo stesso, l'umanid con

tutta la sua storia, con tutto cio che e 'uomo nella

sua unione con Dio. Non puo essere neanche un'ar-

te che esprime un uomo ideale, classico, oscurando

cosi il fatto che la salvezza viene per ciascuno, e non

per qualche superdotato. Se invece una persona umi-

liata, ma consumata nella cariti, in qualsiasi angolasperduto del mondo viene aiutata nella lettura espe

rienziale-razionale della salvezza che la raggiunge, al

lora quell' arte eautorizzata ad essere presente dove si

celebra la liturgia, perche significa che e giii segnata

dalla liturgia. I criteri sono dunque abbastanza ovvi:

il primato della divinoumanitii, l'umiltii dellinguag-

gio, la discrezione del corpo e del vestito pernon

affermare l'uomo solo nella sua individualiti, ma piut-

tosto nel suo relazionarsi a Dio, una luce che traspare

attraverso tutti i colori e che crea con le linee e le

forme una tuttunid. Un'arte cosi rivela quella vita

nella Spirito che abita l'umanitii della Chiesa come

Corpo di Cristo.

evidente quindi che l'arte non puo ritornare

direttamente dalla galleria neUe chiese. curiosa ve

dere che, pil1 danno le committenze per gli spazi li

turgici ai grandi artisti, pitl Ia gente si rifugia in

un' arte estremamente povera - non per cattivo gu-

sto, questa sarebbe un giudizio pesante - ma perche

115

AI. I. Rupnik-   rosso della piazza d oro

chi prega percepisce che cosa gli giova, che cosa fa

vorisce l'incontro con Dio e che cosa no.

Terzo giomo

do trasfigurato in Cristo, e c'e qualcosa di nostro,

perche ogni epoca e ogni luogo ha un certo gusto,

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Prima di entrare in chiesa, l'arte dovrebbe vivere

un passaggio, una purificazione, una trasfigurazione.

Ma come si entra nella Chiesa? Ritorniamo sempreli: attraverso il battesimo. All ora, anche 1 arte deve

essere battezzata? Eh, si, deve proprio essere battez

zata Ed essere battezzati significa morire per risusci

tare ad una vita nuova. Tutti noi entriamo nella

Chiesa attraverso la morte come vivi tornati dai

morti. Non si entra nella Chiesa con un biglietto

d'ingresso, ne per diritto, ma in punta dei piedi,

umilmente.

Anche Evdokintov era chiaro su questo punto, precisan-

do che l arte deve scegliere tra viuere per nwrire o morire per

vivere.. .

Proprio cosi. Poi, una volta chiarito questo, va

detto che anche quest'arte - che e entrata in Chiesain questo modo battesimale e che fa parte della li

turgia che vi si celebra - ha due dimensioni, proprio

come la liturgia. C'e una dimensione assolutamente

oggettiva - perche nella liturgia celebriamo Cristo

come e veramente, non come lo vorrei io - e una

dimensione soggettiva, che dice come io vivo Cristo

in questa liturgia. Faccio un esempio: quando pre

ghiamo il Padre nostro, si tratta di una preghiera che

non abbiamo inventato noi, eppure ognuno di noi si

rivolge al Padre in un modo totalmente personale.

Cosi e anche con 1'arte liturgica: c e qualcosa che

appartiene totalmente a Cristo, alla Chiesa, al mon-

116

qualcosa che ci accomuna al nostro tempo. Proprio

da questo equilibria tra cia che eoggettivo e cia che

esoggettivo nasce 1 arte sacra. Il modo di trattare lo

spazio, la figura, il colore, la materia .. in questo ci

possono essere tanti risultati delle avanguardie del

XX secolo .. Ma la dimensione oggettiva non la pos

so inventare, la devo attingere dalla Chiesa: dai suoi

sacramenti, dalla sua tradizione, dalla sua memoria. E

proprio in questa cucitura organica tra il contenuto

oggettivo e il dato culturale che io porto con me inquanto figlio di un tempo e di un contesto preciso,

come direbbero i russi, contribuisco alla ecclesializ

zazione della cultura . All ora la cultura non entra

piLl come un frammento grezzo nello spazio eccle

siale, e non si giustappongono in un modo immedia

to e meccanico linguaggi e stili della cultura da una

parte e dall'altra dei contenuti sacri . Mala cultura

e i tratti specifici che pua assumere nei diversi perio

di storici, collocata tramite questa acquisizione orga

nica nello spazio abitato dalla Triniti, dalla comunio

ne, sacramentalizzata nella misura in cui si esprime

in gesti e in parole di comunione, diventa anche la

rivelazione di cia che nel deposito della fede non

eravamo ancora riusciti a scorgere, la manifestazione

del Corpo di Cristo nascosto nella storia e che pro

gressivamente si fa vedere da lati diversi.

7

L vl.I. Ruprzik II rosso della piazza d oro

Attingere alia tradizione per nutrire Ia Jede oggi: forse

questa uno dei doni piu preziosi che ti ha e i ha lasciato

1erzo giorno

rnanifestazione di Cristo. Se c'e un impegno forte per

la fede, quindi per l'incontro tra Dio e l'uomo, que

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in eredita padre Spidlfk ...

Padre Spidlik non mi ha mai detto questa esplicitamente, ma mi ha guidato - anche col proprio

esempio - in modo tale da farmi mettere in ascolto

della Memoria, della grande Sapienza di Cristo che

parla attraverso i tesori della Chiesa, per imparare

pian piano un linguaggio suggerito dallo Spirito.

Cosi la nlia ricerca si e concentrata su quello spazio

essenziale che e il rapporto tra l uomo e Dio. Da un

lata, nel ministero pastorale, mi sono sempre pi6 de

dicato agli esercizi spirituali, che nil spronano a pro

curare continuamente il nutrimento spirituale per le

persone, per aiutarle ad incontrasi con il Redentore e

a rimanere con Lui. Questa incontro non avviene a

livello individuale, ma personale. E quando dico per-

sonale, dico comunionale, perche la persona si realiz

za in comunione con gli altri. Percio lavorare all'incontro tra la persona e Dio significa lavorare sui regi

stro dell' ecclesialiti.

Dall'altro lata mi sono trovato impegnato nell'arte

degli spazi liturgici, e con il tempo mi e sempre stato

pi6 chiaro che c' e un nesso organica indissolubile tra

il camm.ino spirituale di ogni persona, intima e del

tutto irripetibile, e la liturgia della Chiesa come Cor-

po di Cristo.

Mi sembra che il nucleo di tutto stia proprio nel

curare la fede delle persone, cioe della Chiesa. Al

trimenti tutti gli altri sforzi saranno vani, perche

manchera la vita vissuta come Corpo di Cristo, come

118

sta garantisce l'ampiezza anche a tutte le altre dimen

sioni umane. Come nell'arte: se nella spazio dove la

Chiesa vive la liturgia c'e un'arte che esprime visivamente cia che vi accade, che ci orienta a quanta vi si

celebra e ci aiuta a purificare i nostri sensi e la nostra

intelligenza, allora sapremo gustare anche qualsiasi al

tra arte, in tutti i luoghi dove la troveremo.

L'arte per la liturgia e un tutt'uno con la liturgia.

Percio e un'arte essenziale, libera dai dettagli, priva

di un immaginario troppo realistico. quindi un ar-

te con una figurazione spoglia, semplice, ma profon

damente curata, dove le linee sono tracciate con ob-

bedienza alla verita, con un'ascesi di sobried, dove i

colori sono puri e la materia e illuminata dal di den

tro. E siccome i nostri sensi sono abituati a cercare le

case piacevoli di cui godere, un arte del genere si

presenta con un aspetto quaresimale , come qual

cosa che magari a prima vista puo anche non piacere. Ma, frequentandola, proprio attraverso il digiuno,

i sensi cominciano a gustare le case pi6 purificate,

pi6 raffinate. L'arte liturgica deve seguire in tutto il

percorso del linguaggio liturgico, che e quello della

preghiera. I principianti nella preghiera pensano di

essere esauditi per la moltitudine o la ricercatezza

delle parole o per la lora formulazione poetica, ma

pi6 si matura nella vita spirituale, pi6 ci si purifica, e

pi6 rimane 1 essenziale. lo stesso anche nella vita

della persona. Da giovani abbiamo gli occhi spalan

cati su tutto e si vedono tanti dettagli, si viene attrat

ti da tutto e tutto ci sembra importante. Ma, man

119

lVI. [. Rupnik [/ rosso della piazza d oro

mano che si invecchia, gli occhi cominciano a soc

chiudersi e vedono solo 1 essenziale, solo cia che e

Quarto giorno

illingu ggio proprio

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veramente importante.

Cosi l'arte liturgica, se elabora un dettaglio - sia

nel gesto, che nel vestito o in un oggetto - lo fa soloperc he questo dettaglio fa parte dell' essenziale e non

si tratta di un di pit . In questo modo il fedele co-

mincia a leggere spiritualmente 1 arte, le immagini,

dunque anche la vita. Come diceva tante volte padre

Spidlik, si tratta di una cosa che oggi eparticolar

mente ditlicile, ma anche straordinariamente urgen

te. Siamo in un contesto segnato da un'inflazione di

immagini, anche nelle sue forme digitali, fortemente

sensoriali e sensuali, ma e sbagliato pensare, come

fanno alcuni, che tutto questo inevitabilmente por-

ted alla saturazione, e poi desidereremo il vuoto.

Come se il vuoto potesse purificarci vuoto pua

solo riposare l'immaginario perche sia di nuovo un

cestino disponibile per qualsiasi immondizia... Solo

l'immagine spirituale purifica l'immagine passionalee sensuale e la sconfigge. Occorre allora molta vigi

lanza affinche non entrino in chiesa immagini che

possano prestarsi ad essere cibo per un immaginario

sensuale o siano caratterizzate da un estetismo di

starnpo classico, perche cia che accade nella liturgia

e incompatibile con un arte ideata per il palazzo,

piuttosto che per la chiesa. Se noi, in nome dell'a

pertura e del dialogo con il mondo, mettiamo attor

no all'altare un'arte qualsiasi, rischiarno di trasforma

re le chiese in gallerie, come purtroppo sta infatti

spesso accadendo ..

120

all arte liturgica

Jeri dicevi che il bisogno di arte che o _qgi si awerte cos£

Jorternente nella Chiesa c entra con Ia necessita di riscoprire

un lin/5uaggio che unisca la conoscenza e la vita. L ultimo

libro che hai pubblicato insieme a padre SpidUk, e che

uscito poche settimane prima della sua rnorte, era proprio La

conoscenza integrale - la via del simbolo. Se si dwes-

se esprimere in una parola l n ; ~ i n a l i t a del linguag_( io cri-

stiano, quella parola certamente sarebbe proprio il sintbolo.

Perclu??

Perche solo il simbolo si avvicina a cia che i cri-  '_._........__._____ _ ~ . - ..._._. ' · · ~ . ··---- ...... _ .. - . , . - . . . ~ . , . ' ·. ·

stiani hannQ. t r ( ) y ( l ~ Q j r t G d § ~ ( ) e . . s h ~ poi (passatQ ..nei

sacramenti. 11 sinlb()JQ.Jler i cristiani e fondato in

Cristo: c h l y e A ~ mr;, ~ e d ~ . f } > q { l ? e ~ simbolo presuppo

ne 1 esistenza di due mondi e c g s t i t l l . i ~ c ; ~ j l p o n t e che

unisce questi due mondi. E l'unit:l indissolubile dei

due mondi. simbolo e a rivelazione, nel fenome-

110, dello strato pili profondo della realt:l, la manife

stazione e la presenza in esso di cia che e a fonda-

121

i\ J.l. Rup11ik-   rosso della piazza d'oro

mento del simbolo, della realta nascosta nelle cose, lloro punto interiore di trasparenza. Questa unione,

Qllarto siomo

E non stupisce allora che gli intellettuali pi{l acuti tra

i Padri fossero persone che erano allo stesso tempo

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questo passaggio reale tra 1 ontologico e 1 epifanico,

tipica del simbqlo, e nseparabile dalla fede cristiana.

una unid che e gia data nella creazione delmondo, perche tutto ecreato per mezzo di Cristo, in

Lui e in vista di Lui. E, quando il peccato distrugge

questa unita relazionale dei due mondi, l'incarnazio

ne e la redenzione la riafl:ermano ad un livello supe

riore. I sacramenti portano avanti questa unita e ci

preparano alla pienezza nell'escatologia, dove Cristo

ormai sad tutto in tutti. Il simbolo ha dunque l suo

fondamento nella creazione e nella redenzione e si ri

vela in pienezza nell' escatologia. Il simbolo ha una

dimensione cosmica, che e riconoscibile perche epresa da questo mondo, ma e ndissolubilmente unita

al mondo che sta al di la della corteccia e che e l

fondamento di questo mondo. Il nostro fondamento

enei cieli, in Cristo. Percia per i cristiani tutto con

fluisce al sacramento: tutto il cosmo, la creazione, lastoria, gli eventi .. Tutto eunito a un organismo vivo,

indivisibile.

La Chiesa stessa e1\mita dei due mondi. Non per

niente il Concilio ha riaffermato fortemente la sacra

mentalita della Chiesa. Percia eovvio che illinguag

gio pili proprio alla Chiesa equello che riesce a tene

re continuamente uniti i due mondi, ad esprimere

questa compenetrazione. In questa compenetrazione

avviene una comunicazione dell' am ore pasquale e

della trasfigurazione ad una qualita superiore. Questo

e l linguaggio connaturale alla Chiesa. Percia gli an

tichi cristiani amavano illinguaggio poetico, artistico.

122

teologi, vescovi e poeti.

I1 simbolo cosi come lo intendono i cristiani e

del tutto originale. Infatti, non si tratta di una cosache diventa simbolica perche le eattribuito il riman

do ad un altra, rna del fatto che una reald e imbolo

in quanto parte di Cristo, in quanto noi. riconoscia

mo il suo nesso con Cristo. Percia una cosa oscura,

negativa non pua essere simbolica. Il demonio non

pua far vedere le cose nella maniera del simbolo,

perche il diavolo divide diaballo -, mentre il simbo

lo unisce - syrnbdllo. Solo il mondo redento in Cristo

pua comunicarsi al modo del simbolo. Questa visio

ne emolto originale, perche non si tratta della com

prensione delle singole cose , ma del nesso di tutto

con Dio in Cristo. Si capiscono le reald create in

quanto fanno parte del tessuto organico della carne

di Cristo.

Il simbolo significa scoprire in una realta un'altrapili profonda. E questa realta pili profonda, che affon

da nel mondo dell' amore trinitario che vivifica tutto

cia che esiste mi fa sperimentare me stesso come par

te di questo tessuto. La realta pili profonda che colgo

nel simbolo e una reald viva capace di coinvolgermi

in una relazione. In ultima istanza possiamo sintetizza

re con Jean Corbon , che Cristo e l significato di tnt

to cia che esiste e che succede e lo Spirito Santo me

lo rivela e me lo £1 conoscere unendomi a Lui perso

nalmente, ma come parte di quel tessuto organico che

e Chiesa, svelandomi il significato del mondo come

simbolo .

123

AI I Rupnik II rosso della piazza d oro

Quindi fa persona puo accedere alia conoscenza simbo-

lica solo in quanta riconosce andte se stessa come simbolo,

Quarto giorno

unito al Padre. E questo nesso, questa unid si realizza

nell'amore. Percio il simbolo dipende dalla mia puri

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carne ttno spazio dove si rive/a qualcosa di pit t grande di cio

che si vede...

E cosi. Infatti, non posso entrare in questa dina

mica dei due mondi, se io stesso non appartengo a

questi due mondi. Come io non posso conoscere il

Padre, se non vivo da fi.glio perche solo da fi.gli si ri

conosce il Padre, lo stesso vale per la conoscenza

simbolica. Per uno che ha una mentalita empirica,

scientifi.ca, analitica, concettuale, il simbolo resta

chiuso. Se uno non ha un padre, puo capire forse il

concetto di padre , ma se non vive con lui, se non

ha nessun rapporto con lui, a che serve? E come se

avesse in mano la mappa o delle cartoline di una

citra e pensasse di averla gia vista. Se ho sete e dipin

go un bicchiere d' acqua e lo guardo, rimarro asseta

to ..

Inoltre, il simbolo cresce con chi lo contempla.Proprio quando scopro dentro di me questa unita

dei due mondi che si corrispondono, che si richia

mano, che si compenetrano, allora il simbolo comin

cia ad agire e dischiude realta sempre nuove. Ma

questo avviene solo con la redenzione dell'uomo.

Percio il simbolo fa parte della novita dei cristiani,

perche e a novita dell'umanita redenta.

Fino a quando non c'e a redenzione, non si rie

sce a vedere il nesso organico di tutto cio che uma

no con il divino. Questo si vede solo nel Figlio di

Dio. Solo quando vivo da fi.glio nel Figlio, scopro co

me tutto cio che eumano estato assunto da Cristo e

124

ficazione, dal grado di umilta in cui mi trovo, dall'a

rnore e dalla mia sempre pili cosciente appartenenza

alla Chiesa come comunione delle persone redente inCristo, come la carne del suo Corpo, come la sua

umanita, unita liberamente a Dio nell' am ore filiale.

Non eun caso che i Padri abbiano chiamato il Credo

Simbolo della fede e come la sua recita fosse un

momento dell'itinerario battesimale, proprio per sot

tolineare che lo si puo proclamare solo incorporati al

la Chiesa, nel Corpo di Cristo. Solo avendo questa

vita divinoumana, solo vivendo questa unione spon

sale dell'umanid con Dio, io posso recitare il Credo.

Ma quando abbiamo assunto un linguaggio pre

cristano - pitt preciso, ma allo stesso tempo pitt reifi

cato - non siamo pitt stati in grado di custodire una

mentalita sacramentale, liturgica, una mentalita imbe

vuta di vita. Ci siamo rifugiati nelle analogie, che innessun modo possono sostituire un'intelligenza litur

gica, simbolica, dove si riesce a dire allo stesso tempo

il pane, il Corpo di Cristo e la Chiesa. Ci siamo ac

contentati dell' analogia, ma il simbolo ha una qualita

diversa dall'analogia. Il simbolo non indica, non ri

manda a qualche significate fuori di se - questo e o

lo un suo fraintendimento razionalista. Il simbolo

rende presente e rivela: non s(qnifica, ma svela, ren

dendo testimonianza alla presenza.

Oggi si cerca di recuperare un linguaggio simbo

lico, ma non e un processo semplice, perche siamo

abituati a ragionare con le metodologie della scienza

125

M.I. Rupnik rosso della piazza d'oro

e facciamo anche del simbolo qualcosa da analizzare

e da spiegare. E quando dico: Questa simbolo si-

Quarto giomo

1 organizzazione della vita alla quale e chiamata la

Chiesa dovrebbe esprimere questa impronta divina,

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gnifica questa e questa , ho gia svuotato il simbolo

della sua potenza. Il simbolo infatti non si spiega. E

lui stesso a rivelare, comunicare, far sperimentare,rendere presente e coinvolgere .. Il simbolo si comu-

nica coinvolgendoti e poi, si, dopo fa appello alla tua

intelligenza, chiedendoti di dare un nome a cia che

stai sperimentando. Eun contenuto che entra dentro

di te e comincia a cambiarti, anche se non sai ancora

nominarlo.

Bisogna essere rigorosi e non patteggiare con nes-

suna visione filosofica del simbolo elaborata nell' epo-

ca moderna, perche ci devia da questa grandiosa vi-

sione organica tipicamente cristiana. Bisogna partire

piuttosto da cia che siamo come Corpo di Cristo,

come persone inabitate dal suo Spirito, suo tempio

privilegiato. La Chiesa ha elaborato questa mentalita

liturgica, simbolica e sacramentale per dire se stessa.

Padre Spidlik non si stancava di ripetermi continua-mente: Marko, sappi che il vero lavoro intellettuale

equello che parte dalla vita della Spirito . Se 1 espe-

rienza della Chiesa e quella di essere tempio della

Spirito Santo, Corpo di Cristo nella storia, allora per

dire se stessa o le cose della Spirito non pua dipende-

re o essere vincolata dal metoda di una scienza qual-

siasi. La Chiesa ha amato il linguaggio del simbolo

perche e stato il suo modo di evangelizzare. Come il

simbolo rivela la dimensione pil1 profonda e coinvol-

ge in questa contenuto, cosi la Chiesa rivela nella no-

stra umanita la dimensione divina della Spirito Santo

e ci coinvolge con essa. Solov'ev direbbe che persino

126

trinitaria.

Dalla sua st111ttura, si capisce perclu§ il simbolo ecos{

connaturale alla fede. II sitnbolo indica una relazione, un

coinvolgimento. Tra i significati del verbo symballein c'eanche quello di a·eare ospitalita . Il simbolo quindi 4fre

accoglienza proprio io che a logica tipica della fede ..

Ed e nfatti proprio la fede a generare e a plasma-

re questa mentalita del simbolo. Fuori da questa vi-

sione del simbolo, edifficile collocare la fede. La fe-

de significa infatti che la persona sperimenta e com-

prende intellettualmente che la sua vita, in tutta la

concretezza umana, ha un nesso organico con Cri-

sto. La fede significa accogliere questa come mia ve-

rita.

Avere una visione simbolica significa avere una

visione unitaria del mondo. Equesta che ha portatoi cristiani a sviluppare le grandi epoche d' arte, come

il bizantino il romanico, dove tutto e stato basato

su questa visione unitaria del simbolo.

E, come abbiamo gia detto, 1 esperienza di unira eun' esperienza di bellezza. La bellezza eun'unita libe-

ra, un'unita realizzata nell'amore. E a verita, cia che esolido, che rimane, realizzato come unita d'amore. Se,

come direbbe Florenskij, la verid rivelata e 'amore e

1 am ore realizzato e a bellezza, allora la bellezza e a-

mare accolto, quindi 1 am ore corrisposto . L acco-

glienza del simbolo porta alla bellezza, perche instaura

un rapporto di amore con il conosciuto. E siccome

127

 'vi. I. Rupnik II rosso della piazza d'oro

nella conoscenza simbolica il nesso tra il conoscente e

il conosciuto e una relazione vivificata dall'amore, si

Q11arto giorno

quando provo a spiegare quanta ho conosciuto, sono

segnato da questa itinerario e non potro farlo in un

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tratta di una relazione Iibera. Il simbolo crea sempre

questa spazio di libera adesione, percio e una cono-

scenza libera: il simbolo si rivela a chi lo accoglie, echi non lo accoglie non viene dichiarato stupido, ma

semplicemente lasciato in silenzio. Penso che oggi,

quando an cora non si ecalmata 1 allergia verso un ti

po di cristianesimo caratterizzato da una pastorale

forte , la Chiesa echiamata a promuovere una co

noscenza libera su uno sfondo agapico. Le persone

cambiano quando si sentono amate, non quando si

percepiscono umiliate o costrette. Dio attende il no-

stro sacrificio libero, fatto con amore e per amore, e

non perche obbligate. La reazione arrabbiata di rifiuto

che affronta il cristianesimo anche in molte zone

dell'Europa esprime il bisogno non di permissivismo,

ne di indifferenza di un ripiegamento per paura, ma

di una proposta agapica che susciti desiderio e asci lo

spazio per la libera adesione.

Quando sian10 passati dal simbolo alla summa, al

trattato che eanche utile per certi aspetti culturali

- abbiamo cominciato a sostituire una conoscenza

esperienziale-comunionale-razionale con una cono-

scenza per certi versi pitl facile, ma meno integra.

Infatti, se io mi rapporto al mondo con una menta

lira simbolica, so che per arrivare alla vera conoscen

za devo essere in comunione. Per vivere la comunio-

ne devo vivere l'amore, e per vivere l'amore devo

passare la Pasqua. La qualiti della mia conoscenza di

pende dunque dalla Pasqua. Di conseguenza, anche

128

modo superbo, prepotente e violento.

In che cosa consiste una conoscenza solo concet

tuale? Io elaboro un metoda e, attraverso quel meta-do, an·ivo a conquistare certe idee. In fondo, e un

processo abbastanza semplice. Cosi la conoscenza di

venta solo una scuola, dove non conta la vita, la co-

munione, l'amore, l'ascesi, la fatica, ma solo un sape

re morto che si trasmette in un modo morto. Ma

cosi si prosciuga la vita, perche, come abbiamo gia

visto, non enella natura del concetto il trasmettere la

vita, la fede, l'amore. E qui si apre il grosso problema

dello sdoppiamento che vivono i cristiani, perche si

riferiscono alla Chiesa solo per alcune idee generali,

mentre la loro vita e ormai nutrita e gestita altrove.

Ne un linguaggio teologico che si esprime solo in

termini concettuali, ne un pietismo devozionale, che

viene ad alimentare le secche di una teologia arida

puo promuovere e alimentare la vita nuova.

La fonna bella che procura emozione e incanto a buon

mercato non ha niente a che fare con Ia grazia a caro prez-

zo del Risorto , scrive in un articolo Pierangelo Sequeri,

con l quale ti accomuna una lunga ricerca per riscoprire la

visibilita, Ia sensitivita, Ia forma, l linguaggio della fede.

,o/Ja da doue, secondo te, si pucl partire per far maturare dinuovo un l i n ~ u a g g i o che possa veramente comunicare

Cristo e, soprattutto, l Cristo pasquale?

Bisogna dire, anzitutto, che non si tratta di un lin

guaggio fatto da uomo - come direbbe san Paolo

129

1\ f.I. upnik II wsso della piaz.za d ow

- perc he un linguaggio umano non puo esprimere

ne contenere la conoscenza spirituale. Ci siamo total

Quarto giorno

ogni linguaggio. Se il linguaggio dell arte che vuole

rivelare la presenza e dire il contenuto del mistero nel

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mente disabituati a dire le cose spirituali in termini

spirituali, perche abbiamo quasi sempre riportato cio

che e divino alia nostra portata. Ma, per comunicarela fede la Chiesa non puo usare un linguaggio sugge

rito dalla sapienza umana, dalle sue scienze o dalle sue

arti, rna un linguaggio insegnato dallo Spirito Santo.

Questa linguaggio spirituale viene accolto dall uomo

in un processo lungo e umile di sinergia con lo Spi

rito. Il foglio sul quale lo Spirito Santo scrive bene e

la verginita, cioe un nostro dare spazio, un nostro re

trocedere per amore di Dio. l sacrificio della nostra

volonta. A causa del peccato, e molto difficile per

l uomo aderire a Dio, alia conoscenza della sua rivela

zione e dunque assorbire il suo modo di pensare, di

vedere, di volere e di esprimersi. La redenzione infatti

consiste proprio nel nostro progressivo assumere que

sta modo divinoumano, il modo di Cristo. Ma gii

uno sguardo veloce alia storia dei secoli recenti ci favedere come ci siamo orientati al solo umano. In que

sta contesto, abbiamo cercato di far vedere come Dio

si sia fatto vicino a noi uomini, ma scordando che Lui

ha fatto questa affinche noi potessimo diventare divi

ni. Con questa approccio, ci siamo scordati, per

esempio, che l essenza dell eucaristia consiste nell esse

re commensali di Cristo nel regno, finendo cosi per

riempirci di un nostro linguaggio anche se per voler

esprimere le cose di Dio. Ma se il linguaggio stesso

non comincia a trasfigurarsi mentre sta dicendo Dio e

le realti della Spirito Santo, e indice che qualcosa non

funziona. Lo stesso vale anche per il pensiero e per

130

la liturgia non comincia a cambiare, cioe a convertirsi

in un linguaggio imparato dallo Spirito Santo, allora

qualcosa non va. Se 1 arte stessa, insieme all artista,non e segnata dalla Pasqua dell amore di Dio, finisce

per trattare l mistero in un modo troppo umano o

come direbbe san Paolo, solo umano, cioe secondo il

nostro modo di vedere e di pensare, anche se magari

formalmente verniciato di una patina religiosa.

Sono molto conscio che cio che sto dicendo e

lontano dal trend attuale, rna se 1 arte come la cul

tura in genere - vuole davvero essere viva e favorire

una nuova qualiti della vita, se vuole aprire degli spi

ragli di speranza, e necessaria che l artista compia il

suo sacrificio spirituale, come direbbe Solov ev, cioe

offi·a la propria volonti a Colui che e l unico in gra

do di dare corpo al vero e al bene.

La questione del linguaggio e in gran parte una

questione della volonti. E la questione della volontista in un rapporto dinamico, reciproco con la cultura.

Che cosa voglio dire? Noi siamo figli di una cultura

che ha elaborato la propria struttura mentale sullo

sfondo del pensiero classico. Questa pensiero e riu

scito a creare intellettualmente un mondo e ad ab

bracciarlo da tutti i lati. La scultura o l architettura dei

templi greci e romani, ad esempio, non e altro che la

resa pratica del possesso spaziale del calcolo geometri

co. Con la terza dimensione in pittura io creo uno

spazio totalmente gestito dall artista, dove il fatto che

tutte le linee sono ricondotte al punta di fuga esem

plifica con una chiarezza lampante che l uomo e al

131

M.I. Rttpnik II rosso della piazza d oro

centro di tutto. Ma queste esemplificazioni fatte sul

l'arte valevano anche per le idee. Si creavano grandi

sistemi di pensiero che avevano la stessa _fim w mentis

Q arto gionw

Il mondo si e praticamente coperto di una tra

punta" digitale e le persone cominciano a muoversi

quasi esclusivamente su questa superficie, convinte

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della prospettiva pittorica, cioe con un unico epicen

tro -l 'uomo.Tutto questo ci ha portati ad un dominio sul

mondo, ad un enorme sviluppo della scienza e della

tecnica. Ma, piano piano, ci siamo resi conto che

questo mondo ratligurato nella prospettiva della cen

tralid. dell'uomo era elaborato cosi perfettamente da

risultare migliore di quello che potevamo incontrare

nella vita. Cosi, abbiamo cercato sempre pil1 di sosti

tuire il mondo esistente con quello virtuale, immagi

nario. E oggi siamo arrivati a punto che i grandi e

sperti dei fenomeni culturali cominciano a suonare

tutt i i campanelli d' allarme perche il mondo digitale

acquista un'importanza tale da sconfiggere la storiciti

degli eventi e la concretezza della materia. Se la tele

visione non ha fatto vedere una cosa, e come se non

fosse successa II turista guat·da tutto attraverso la suavideocamera, senza mai incontrare direttamente con

gli occhi quello che filma ... Sono drammatiche le

scene quando ti visita una famiglia e i figli, dal mo

mento in cui sono arrivati fino al congedo, non si

staccano mai dal videogioco. Se non sei attaccato alia

rete non esisti. Anzi, tu esisti con una nuova identita

quella della rete. 0 ancora pill drammatico e

quando senti di seminaristi o di religiosi che dedica

no tante ore al giorno ai contatti digitali, mentre la

gente della loro comuniti si lamenta amareggiata

perche con queste persone non si riesce a instaurare

un rapporto normale ..

132

che sia il vero suolo della nostra esistenza, con le sue

icone non pill sacre, ma digitali, virtuali, inconsistenti, eppure tanto sensuali e per questo assoluta

mente coinvolgenti. In questa continua intetferenza

tra me e il mondo immaginario, gia un bambino

piccolo impara ad usare l'intelligenza totalmente al

servizio del suo volere, perche tutti i videogiochi

che usa, contrariamente all'esperienza vera, obbedi

scono immediatamente ad un suo comando. Si svi

luppa cosi una cultura che, sotto l'aspetto spirituale,

corre un grande rischio antropologico, che non sap

piamo pil1 come collegare all'insegnamento classico

di tutta la tradizione cristiana, che ha sempre propo

sto una grande ascesi rispetto all' affermazione della

propria volonti. Il sacrificio della propria volonti era

sempre collocato all'interno di una relazionalita vera

con un Dio vivo, con gli altri, con il lavoro e il suoambiente, con la materia, con gli strumenti di lavo

ro ... e con se stessi. Mentre il mondo digitale funzio

na e si regge proprio su un'intelligenza che riesce a

riprodurre una realti immaginaria che soddisfa im

mediatamente la propria volonti e che non trova

nessun ostacolo che le resista.

L'aspetto pill grave e senza dubbio quello che ri

guarda tutto il mondo relazionale e, in ultima istanza,

il mistero della persona stessa. Le persone vivono per

manentemente inserite in una rete di rapporti irreali,

di comunicazioni superficiali, di informazioni gonfia

te, talvolta anche condite da una patina di semi-reli-

133

A J. I Rup11ik II rosso della piazza oro

giosit't. Ma, nonostante tutta questa enfasi sui rappor

ti, la reale tenuta relazionale del nostro tempo e tragi

camente fragile. Non c' e dubbio che un eventuale

Quarto giorno

ta, perche trovi un posto dove appoggiarsi e vitaliz

zarst.

Per noi la verid e nello sguardo di Cristo sul

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crollo di questa trapunta digitale porterebbe a un

atterraggio traumatico delle ultime generazioni sulterreno della vita reale, con tutta la sua durezza. E an

che l mondo religioso comincia esplicitamente a fare

i conti con i fraintendimenti venutisi a creare secoli

fa. Infatti, come non collegare la sostituzione di un

Dio ideal-pensato ad un Dio personale con la confu

sione riscontrabile in questa grande iconografia vir

tuale di metafisica e religiosid? Tutto questo mondo

digitale ha acquisito un'importanza che ha dimensioni

religiose: le persone possono vivere in condizioni di

grande precaried, addirittura nella mancanza di cibo

e di vestiti, ma non possono rimanere senza i mezzi

che permettono loro di inserirsi in questa trapunta .

Certo e che la visione cristiana non puo partire

da un atteggiamento di sfiducia verso il mondo e

verso la cultura contemporanea. Non si tratta di disprezzare questa trapunta e poi magari, nel segreto

della nostra camera, rimanervi attaccati anche noi

per ore e ore. Come anche non si tratta di essere in-

fantili e di illudersi su chissa quante possibilita di

evangelizzazione vi si nascondano, perche gia la sto

ria della televisione, sulla quale abbiamo investito

tante aspettative, ci insegna. Noi cristiani siamo nel

mondo per benedire il mondo, per illuminare e rive

lare l umanid di Cristo, percio siamo invitati a lava

rare - senza clamore, senza richiamare l'attenzione

su di noi - su queUe basi che un domani potranno

accogliere questa trapunta , quando si sad sgonfia-

134

mondo e sulla storia, o meglio su come sono il mon-

do e la storia in Cristo. Ma a questa verid i linguaggidi questo genere non hanno accesso, perche non so

no in grado di trasmettere e di confessare la Pasqua,

cioe la trasfigurazione attraverso la morte. Questo av

viene solo nel rapporto tra le persone, nella rinuncia

alla propria filautia per affermare la vita in comunio

ne, solo attraverso 1 esperienza della materia che sci

vola attraverso le mie mani, che resiste sotto i miei

piedi e che mi da l sapore e il gusto della vita, perche

mi permette di amare, in quanto senza la materia e il

corpo non c'e l'amore. Per noi cristiani, illinguaggio

che non puo comunicare la Pasqua non puo essere

considerato il linguaggio che fonda la nostra espres

sione e la nostra creativita.

Dicevi che la questione del linguagc.;io n gran parte

una questione della volonta. Cosa intendi?

Ogni linguaggio vero quello della comunione e

non solo della comunicazione - affonda le sue radici

nella volond di Dio Padre che vuole rivelare l suo

am ore. Solo 1 am ore e quella forza giusta della vo

lond che puo creare un linguaggio. Ed e ovvio che

non si puo creare un linguaggio pasquale c10e un

linguaggio che superi l'isolamento e la morte - usan

do la volond dell'autoaffermazione e dell'amor pro

prio. Con una mentalid e una volond da protagoni

sti non e possibile creare un linguaggio della fede e

135

M. I upnik II rosso della pia.z.za d oro

dell' amore di Dio. E, se un linguaggio non e impre

gnato d'amore, non sara mai un linguaggio della bel

lezza, perche la bellezza, come abbiamo visto, e l'a

Quarto giomo

mondo dalla Pentecoste in poi. In concreto, questo

significa che, se 1 altare e il luogo dove noi siamo

coinvolti nella Pasqua di Cristo - quella storica che ci

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more realizzato.

Un linguaggio formulato da una volonta che harinunciato a se stessa, quindi da una volontii d'amore,

include la possibilita - proprio perche e un linguag

gio d amore- di non avere "successo" da un punto di

vista fonnale. Dio Padre ha espresso il proprio amore

nel suo Figlio. Ma il Figlio non ha comunicato agli

uom.ini cia che voleva in una "forma bella", rna solo

attraverso la propria Pasqua Negli ultimi tempi abbia

mo fatto tanto per cambiare il linguaggio, rna questo

urta con il fatto che linguaggio e contenuto non sono

del tutto separabili. Se il Contento e l'amore di Dio

per l'uomo, illinguaggio non pua essere un'altra cosa.

Bisogna stare molto attenti allora quando ci si lascia

prendere dal bisogno di spiegarsi e si usa il linguaggio

degli altri per essere capiti, perche si rischia di non co

municare pili cia che siamo chiamati a trasmettere.La forza di Cristo consiste proprio nell'unitii tra

cia che dice e il linguaggio con cui lo dice. Il suo

linguaggio esprime sempre l'unitii di tutta la sua per

sona, la sua unita con il Padre, e suscita l'adesione a

questa unita tra Padre e Figlio. Tanto e vero che, alla

fine, Cristo sad crocifisso proprio per questa unita

del contenuto e dellinguaggio ..

Se prima nil chiedevi i criteri per un'arte liturgica,

ecco, vanno attinti proprio qui: un'arte che fa da am

biente alia liturgia e al sacramento deve rivelare quel-

1\mitii che Cristo ha compiuto, deve rivelare il mon

do visto dal punto di vista della redenzione, cioe il

136

apre a quella eterna nel cielo, con il Padre lo stondo

di questo altare non pua essere dipinto, affrescato omosaicato con un linguaggio che non partecipi al mi

stero pasquale. Se mettiamo li un'arte che parla illin

guaggio classico-idealista, costruiamo uno scenario

che sta ancora aspettando la redenzione, cioe uno sce

nario pre-cristiano. Uno scenario che pua stare in un

palazzo, rna non nella chiesa, perche la chiesa e l'im

magine della salvezza e illuogo in cui si celebra la salvezza, e uno spazio segnato dalla fede, cioe da questa

accoglienza che Dio trova nell'uomo. La Chiesa e un

luogo di trasfigurazione e tutto cia che vi entra deve

essere trasfigurato, anche le forme, le espressioni.

Si diventa Chiesa perche si rinasce alla vita nuova.

Lo stesso vale per l arte che si trova nell' edificio ec

clesiale: non pua avere in se un dualismo non reden

to, cioe non pua parlare un linguaggio pre-cristiano

e voler esprimere con esso la vita nuova, l uomo

nuovo. Allo stesso modo, non possiamo mettere in

chiesa un arte segnata da un soggettivismo tragi co,

deformante, perche sarebbe semplicemente l'altra

sponda del pendolo. La questione del linguaggio e la

questione dell'unitii con la liturgia, con il sacramento

e con la verita della Chiesa. Abbiamo visto come laricerca di un nuovo linguaggio abbia portato i cri

stiani dei primi secoli a sviluppare anche un arte pro

pria che non era pili un arte ne di modello, ne di

narrazione, rna una comunicazione, una presenza ..

137

M.I. Rupnik rosso della piazza d oro

II l i n g u g ~ i o dei cristiani nasce quindi in s i n e ~ ~ i con lo

Spirito Santo e si costruisce soprattutto intomo alia liturgia,

al sacramento, che e ambito dove la Chiesa comunica la

Quarto giorno

Un arte che ha questa retroscena accentua radical-

mente 1 antropocentrismo, il protagonismo della

mente umana, ed elimina lo spazio dell accoglienza,

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stessa unita tra l contenuto e il l i n g u a ~ i o che epropria a

Cristo. Potresti dire ancora qualche parola su come riconosce-re un l i n g u g ~ i o artistico insegnato dallo Spirito e dalla l -turgia?

Forse e pitt facile capire cosa non e insegnato dal-

lo Spirito .. Un linguaggio artistica con una raffigu-

razione deformata in modo aggressivo, oppure sdol-

cinata e cosmetica non puo essere un linguaggio in-

segnato dallo Spirito Santo. Allo stesso modo, nean-che una forma idealmente pedetta e un linguaggio

donato dallo Spirito, perche lo Spirito si esprime be-

ne nella Pasqua. Nessuna di queste tre esemplifica-

zioni appena fatte regge la Pasqua.

La conoscenza di Dio e la realizzazione dell uo-

mo ci e comunicata nella Pasqua. E il triduo pasqua-

le e incompatibile con la perfezione classica, dovepraticamente non esiste lo spazio per 1 accoglienza,

rna tutto e elaborato dall uomo, anche se in nome di

qualcosa di superiore all uomo, cioe in nome di un

ideale di perfezione.

La perfezione formale non e compatibile con la

Pasqua perche non ha nessuno spazio per il dono,

non riceve il dono della conoscenza, rna la r a g ~ i u n g ela conquista da solo. La visione ideale delle case che

sta a monte dell opera classic a non e una visione do-

nata dallo Spirito Santo che ci fa vedere le case se-

condo 1 occhio di Dio, rna e una visione guadagna-

ta, elaborata da noi, a partire dal nostro occhio.

138

del ricevere il dono, cancella quella verginit:l che e

il terreno nel quale il L6gos puo prendere il corpo ediventare figura.

N el cuore del sacramento c e il sacrificio di se

stessi per am ore. E al cuore del sacrificio c e la ri -

nuncia alla volonti propria. Penso che anche l arte

che entra nell ambito del sacramento vi puo fare il

suo ingresso solo in quanta il suo linguaggio respira

gia questa verit:l pasquale. Non e indifferente a que-

sta livello anche il luogo nel quale si fa una tale arte

e il clima in cui l si fa. Lavorare direttamente sulla

parete del presbiterio tenendo con o dell altare e del-

l insieme della spazio della liturgia crea un tutt uno

con il lavoro artistico. Questa vicinanza e una realt:l

indispensabile attinche il linguaggio sia impregnato

di quel contenuto che e anche atteggiamento liturgi-co. C e un nesso profondo, vi tale, tra il sacramento e

illinguaggio artistica

Percio un linguaggio ispirato dallo Spirito e un

linguaggio che richiede l ascesi. E l ascesi non e qual-

cosa di piacevole per i sensi. Una visione ideale delle

forme, elaborata dall intelligenza dell uomo, da lui

pensata, avd sempre un marchio di protagonismo che

inevitabilmente cerca la soddisfazione, ossia l appaga-

mento per l io che ha prodotto qualcosa. La forma

dovra essere cosi piacevole per i sensi da soddisfare il

soggetto che l ha prodotta. Percio deve appagare im-

mediatamente, deve rap ire 1 attenzione. Diventa un

139

1\ I.l. Rupnik- II rosso della piazza d'oro

vanto dell intelligenza che l ha pensata, dell abilita

manuale che l ha realizzata, un appagamento sensuale

e sensoriale. Un linguaggio di questo tipo non viene

Q1wtogiomo

Lo stesso si potrebbe dire per un evangelizzazione

portata avanti basandoci sulle opere. In un passato

non troppo lontano, quanta pitl le opere erano per

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generato da una dinamica trinitaria - che e la vera

struttura tipica della liturgia - e per questo non e lasua asse essenziale la dinamica dell amore divinouma

no, cioe la dinamica del triduo pasquale. Per questo

c e in esso una sorta di impazienza e deve ottenere

immediatamente il compiacimento.

Il linguaggio suggerito dallo Spirito Santo agisce

invece secondo una dinamica quasi opposta. Accade

lo stesso come con il linguaggio della liturgia: fre

quentando la liturgia, comincia una purificazione

che solo in un secondo tempo fa scoprire la bellezza,

la profonditi, la sublimiti delle parole e dei gesti pili

semplici.

Un linguaggio con una forma perfetta piace agli

occhi, appaga i sensi, rna e troppo chiuso su di se

troppo elaborato per lasciare lo spazio affinche Dio

possa ancora dire qualcosa, possa ancora redimere.Manca Ia dimensione dell ascesi. E un linguaggio

troppo forte, troppo perfetto, esteticamente troppo

convincente per poter essere il linguaggio della co-

municazione della fede. Urta troppo con cia che dice

san Paolo nella prima Lettera ai Corinzi: non rni sono

presentato ad annunziarui la testirnonianza di Dio con su-

blimita di parola o di sapienza. Paolo parla non con un

linguaggio persuasivo che metta in rilievo la sua capa

citi aratoria e la sua forza di convinzione, rna con ti

more e trepidazione, perche la fede dei Corinzi sia

basata non sulla sapienza umana, rna sulla potenza di

Dio.

140

fette, forti, complete, tanto pi6 pensavamo di essere

convincenti. Ma cosi si riduceva sempre di pi6 lospazio per una fede basata sulla potenza di Dio, e non

sulle nostre capaciti.

Ci siamo innamorati del rinascimento, cioe di

una visione classica, e la nostra mentalid pian piano

se ne e lasciata penetrare. Penso che si potrebbero

davvero vedere tanti paralleli tra il linguaggio di

un opera d arte rinascimentale e il nostro modo di

concepire e di portare avanti nella pastorale un opera

apostolica. E, proprio come una forma classica non

riesce a comunicare la potenza di Dio, perche il lin

guaggio parla piuttosto della nostra bravura, cosi an

che una tale impostazione pastorale alla lunga e di

ventata afona.

Un linguaggio artistico che realizza un nesso pr(ifondo

con la uita nello Spirito e con la liturgia icuramente quello

dell'icona bizantina. 1\ [a, nonostante il suo littqttaggio cos[

purificato, non edetto che tm'icona, rnessa da sola in una

parrocchia occidentale, riesca a parlare alta gente. Abbiamo

uisto con gruppi del nostro Atelier di teologia che ci llltale

tm iniziazione per poter ilnparare a leggere il linguaggio

dell'icona. Ed e uero che, solo dopo questa iniziazione,spesso reai5iscono dicendo: Solamente ora mi accorgo che

non mi piace phi quell'irnmagine rinascimentale . Le im-

maLqini di questi periodi forti dell'arte liturgica aiutano an-

che a creare un gusto e cos{ ad attivare un discernimento.

141

i vU. Ruprzik [ rosso della piazza d oro

Potresti commentare un po questa capacita cornunicativa che

rm opera d arte ha o non ha?

rneglio che non si chiami arte cia che si trova nel

l ambito della liturgia.

L'icona rappresenta un linguaggio squisitamente

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Fin da quando ho avuto la possibilid di conoscere

l'icona, ho potuto cogliere che si tratta forse dellin-

guaggio pili riuscito dei cristiani, perche la teologia e

la liturgia sono la sua struttura di fonda. Quest'arte e

autenticamente liturgica, vive solo con un continuo

bagno di preghiere. Tant' e vero che Kondakov, gran

de storico d'arte russo, arriva a dire che, vedendo lo

sviluppo dell'arte in occidente, non sappiamo se sia

ancora giusto chiamare arte cia che fa parte della

spazio liturgico. Lo sviluppo dell'arte e andato cositanto nella direzione di un umanesimo radicale, che

un'arte strutturata su un'impronta teologica e liturgi

ca potrebbe quasi essere non considerata arte. Oso

pensare che e quasi meglio cosi, se il risultato del ri

nascimento si vede nelle correnti che si sono susse

guite fino ai nostri giorni. Dal rinascimento ad oggi

non si e mai pili avuta una corrente artistica capace di

quell' arte organic a carica di un simbolismo realista,

denso come i gesti della liturgia stessa. Mai pili dopo

il rinascimento abbiamo vista apparire quell arte

claustrale, come la chiamava Ivanov. Anzi, nell'arte

del XX secolo e in quella di oggi diventa progressiva

mente pili evidente che quest' arte e incompatibile

con la liturgia, pitl evidente di come lo fosse per l'ar

te rinascimentale, che pure l'ha generata. Mentre eabbastanza ovvio che, se la storia testimonia come

l'arte sia diventata cia che oggi colleghiamo ad esem

pio al nome di Picasso, un'arte che Bulgakov chiama

va il cadavere della bellezza ' allora e chiaro che e

142

cristiano - dogmatico, spirituale, poetico - molto

integra. Ma noi non siamo capaci di leggere questalinguaggio spiritualmente .. Infatti, leggiamo tutte le

irnmagini alia maniera della storia dell'arte, dove si fa

una lettura storiografica, stilistica, estetica .. rna non

spirituale, teologica. AI massimo si arriva alla Biblia

pauperum, cioe si spiega il valore catechetico e de-

scrittivo dell'icona.

Nell'icona invece e possibile trovare un vero e

proprio codice, un codice teologico-artistico. Come

la liturgia ha un codice, cosi anche l'icona ha un co-

dice, che ogni battezzato prima o poi riesce a deci

frare perche glielo rivela la vita stessa che ha ricevu

to quando e stato innestato nel Corpo di Cristo, nel

l organism a della Chiesa. In mezzo a questa Corpo,

tale codice gli diventa pian piano familiare, intima,

suo. Non c'e bisogno di spiegare: questa significaquesta . No, e all'interno dell'organismo della Chie-

sa che esso pian piano si rivela.

Personalmente non ho mai fatto copie di icone e

non vedo il senso di copiare un'icona per una chiesa

in Italia, in Francia o in Slovenia, dato che l'icona e

liturgicamente, storicamente e culturalmente troppo

lantana dal mondo occidentale di oggi. Ma credo che

sia molto utile copiare le icone come un itinerariospirituale. Penso che, oltre agli esercizi di sant'Ignazio

di Loyola, per noi occidentali non esista una via rni

gliore per una profonda purificazione di noi stessi,

per una riconciliazione con Dio e per una riappro-

143

M I Rupnik - II rosso della piaz.za doro

priazione della fede come relazione, come unione

con Dio, rna anche come contenuto teologico. Anzi,

forse ripetere, imitare, copiare le icone accanto ad un

Quarto giorno

stimoli creativi tra i pensatori moderni. Anche per

che, alia scuola di padre Spidlik, vivendo insieme a

lui, mi sono sempre pili convinto che tutto cia che e

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vera maestro, che non sia solo un tecnico, rna un ico

nografo vera, potrebbe per certi aspetti essere un itinerario ancora piu forte degli esercizi spirituali di

sant'Ignazio. II rischio e pen) che facciamo con le

icone quello che facciamo con il judo o il kung-fu:

che li riduciamo ad una tecnica. Ma l'icona, come

ben sappiamo, in prima luogo non e questione di

tecnica, rna di un orizzonte spirituale di vita. Questa

e il motivo per cui il prima esercizio dell'apprendista

iconografo normalmente era proprio l'icona della

trasfigurazione, in modo da pater verificare se il pit

tore partecipa a quella trasfigurazione che hanna vis

suto gli occhi dei discepoli sui Monte Tabor.

Comunque, anche se non ho mai fatto copie di

icone, ho cercato di lasciarmi fortemente ispirare da

lora, e padre Spidlik mi e stato di guida in questa. E

sono convinto che, se c'e un ambito in cui un cattolico oggi pua trovare realta teconde, ricche, intense e

gia organiche alia tradizione cristiana a cui potersi

ispirare, queste sono certamente le tradizioni artisti

che antiche: 1 affresco paleocristiano, l'icona bizanti

na, i portali romanici, le poesie dei padri siriaci ... Per

questa nei nostri mosaici troviamo spesso la struttura

dell' episodio che parte dall'icona, rna la raffigurazio

ne forse ricorda piu il romanico, e le aperture teolo

giche sono suggerite dalle poesie di Efrem il Siro, o

di Giacomo di Sarug, o di Romano il Melode ..

Ho sempre creduto piu in questa ispirazione a

partire dalla Memoria della Chiesa, che nel cercare

144

di Cristo e nostro, anche se e nato in tempi e luoghi

geografici distanti dai nostri. proprio la tensione viva tra la grande memoria sapienziale della Chiesa e

l'oggi, intrecciata con le nostre relazioni, che instaura

quella dinamica creativa che mi incoraggia ad osare di

tentare un'arte organicamente unita ai gesti e aile pa

role creatrici della liturgia, quindi ad essere integral

mente liturgic a nell' arte. Voglio ispirarmi alla litur

gia, che porta con se gesti e parole carichi di memo-

ria, eppure sta comunicando il Mistero oggi, sempre

a nuove generazioni. La liturgia e attuazione piena di

questa antinomia tra 1 attenzione a comunicare il de-

posito della memoria e 1 attenzione alia comunit:l

concreta che vi partecipa. E cia che e interessante e

che questa antinomia si realizza nella piena attenzione

al Signore, ed e Lui che realizza la dinamica tra la

memoria e1

oggi. Ogni altro tentativo sarebbe artificiale. Ne abbiamo degli esempi con i vari tentativi

che si etichettano come nco- .

Anchc sc non hai rnai fatto copic dcll'icona bizantina,

la tua arte a qualwno scn1bra troppo orientale ...

E a qualcun altro potrebbe sembrare troppo oc-

cidentale ... Ma cosa significa orientale o occi-

dentale , se tutto quello che e di Cristo e nostro?

Mi ricordo che, quando abbiamo finito l'abside

nella chiesa ortodossa della Trasfigurazione a Cluj, e

venuto il metropolita Bartolomeu con alcuni suoi

145

M.l. Ritpnik llrosso della piazza d oro

preti, monaci, teologi e nella chiesa, dopo la prima

preghiera davanti alla Madre di Dio che campeggia

nel Catino absidale, si e rivolto a loro domandando:

Quarto giomo

re il Corpo di Cristo insieme a tutti i battezzati.

Com'e possibile allora che la tradizione apostolica di

una Chiesa possa essere per me culturalmente piu

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Che ve ne pare, e un'arte cattolica o ortodossa? Puo

stare da noi, si o no?". La risposta e stata unanimemente si. Anzi, c' e stato addirittura un professore che

ha insinuato che forse quest' arte, ispirandosi al primo

millennio, potrebbe essere una via di purificazione

per 1 attuale iconografia diffusa nei Paesi ortodossi,

spesso troppo manierista e sdolcinata. A quel punto

nil ricordo che ho risposto in un modo un po' pro

vocatorio: Maio non volevo mettere qui un'imma-

gine del pr imo millennio .. " E il pr?fessore ha repli

cato: No, non volevo dire questo. E molto evidente

che questa immagine e stata finita proprio ieri, ma si

percepisce che trasmette lo stesso respiro di fede che

troviamo in un'opera del primo millennio". Vorrei

che potessero dido di tutti i nostri mosaici, perche

questa e la meta della nostra ricerca: che la memoria

della Chiesa possa respirare oggi, con illinguaggio dioggi, con il coraggio di oggi ... Acquistare lo sguardo

artistico di tede degli antichi e far vedere con un lin

guaggio odierno cia che si vede. In questo atto av

viene anche un discernimento sulla memoria e sul

linguaggio.

Non mi stupisce che ci possano essere anche

quelli che brontolano, perche quest'arte non corrisponde al "nostro gusto culturale". Ma anche questo

rivela la poverta della nostra ecclesiologia.

Che cosa voglio dire? Se la fede e la manifestazio

ne di Cristo, del suo Corpo, io non posso non rivela-

146

[ontana di quanto lo sia l'arte moderna presa dalla

galleria? Come puo essermi piu estranea l'icona delcemento armato delle chiese moderne? Ma spuntano

anche da noi questi rigurgiti. Sono cose molto tristi,

perche rivelano che siamo pi{; vicini ad una realta pa

gana che ad una cristiana. E preoccupante che un

cristiano percepisca piLl familiarita con una reald. pa

gana con un artista che si dichiara apertamente ateo,

piuttosto che con un'espressione di fede di una

Chiesa cristiana, per di piLl di tradizione apostolica.

Cosi si svela anche la fragiliti della fede, perche e ov

vio che, quando questa e debole, per uno sia pi6 si

gnificativa nel senso esistenziale la cultura che respira

della vita nuova che, di per se e il vero contenuto

della vita non solo esistenziale, ma persino ontolo-

gico. per questo che alle volte emerge un banale

etnocentrismo, un nazionalismo esasperato. D 'altraparte, sappiamo che nella modernita proprio queste

due realta sono ancora in attesa di essere evangelizza

te. Non e possibile che un dato culturale o nazionale

sia prioritario sulla comunione creatasi con il battesi

mo, che ci ha innestati nel Corpo di Cristo. Nella

comunione del Corpo, le nazioni sono i colori della

festa e non una rivalid.

Nell' Introduzione allo spirito della liturgia, Ratzinger

diceva esplicitamente che non sara possibile un recu

pero dell'arte sacra in Occidente senza un incontro fe

condo con 'Oriente . E io aggiungerei: anche senza

l'incontro con la memoria dell'Occidente stesso cioe

147

M. I Rupnik - II rosso della pia.zza d oro

con la memoria del romanico, del gotico, ecc. Ma oc

corre essere molto cauti, perche siamo in una fase di

estrema debolezza, e percio ci appoggiamo sulle ri

Quarto giorno

che una questione che riguarda non il mio personale

giudizio estetico sui rinascimento, rna quella se il ri

nascimento sia un arte adeguata allo spazio liturgico,

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letture : la rilettura di san Tommaso, di Cartesio, di

Kant, ecc. E, nell'arte, l reuiual del neogotico, del neobarocco, del neoclassico .. Ma e come l'arte nella

specchio, e su questa non ci possiamo illudere molto ..

Nel rinascimento, questa innamoramento del classico

era an cora un _flirt, non un vera e proprio adulterio; e

la creazione di una bellezza formale poteva essere afL1-

scinante, perche tutto era ancora son·etto da un clima

di fede ereditato dai secoli precedenti. Dietro a Mi

chelangelo c' erano secoli e secoli di veglie, di preghie

re digiuni, pellegrinaggi .. Ma noi, che cosa abbiamo

aile spalle? E che sensa ha oggi riproporre uno stile

classicheggiante e rinascimentale, se il nostro tempo

manifesta esattamente 1 esaurimento del rinascimento

e l suo rifiuto?

questa il rnotiuo per cui non hai mai cercato ispira-

zione nel rinascinunto, ma solo nelle epoche precedent ?

Vorrei non essere frainteso. Ho trovato sempre

degli aspetti belli e arricchenti nei maestri rinasci

mentali, tant' e vera che nel mio atelier ho da decen

ni un poster del volta della Sibilla Delfica di Miche

langelo. Non ce l'ho con il rinascimento, tanto me

no con quelli che stravedono per il rinascimento. Per

quanta mi riguarda, non mi sono mai sentito attirato

dal rinascimento, e mai un'opera rinascimentale mi

ha cosi coinvolto da essere abitata da me, da sentire

che il mio cuore mi invitasse ad abitarla. Ma c' e an-

148

per la quale non sono certo il prima ne l'unico ad

esprimere perplessiti. Sono stato certamente pitt dicento volte nella Sistina e non n1i ricordo di aver vi

sta una sola volta le persone segnarsi con il segno di

croce. Ma, come ho detto, il compito dell'arte none

questa. Percio non avrei nessuna obiezione al rina

scimento se non avesse occupato lo spazio della litur

gia. Le opere rinascimentali possono avere dei con

tenuti discorsivi catechetici - e alcuni li sanno tirar

fuori in un modo straordinario -, oppure possono

commuovere e ispirare delle intuizioni a lora volta

artistiche con grandi slanci e aperture spirituali, co

me ad esempio testimonia Wojtyla. Ma il limite e

stremo affinche una tale arte possa essere sacra nel

sensa stretto, cioe liturgico, lo ha messo in evidenza

Michelangelo stesso sia nella cappella Paolina che

con le sue ultime Pied incomplete, che con questagia divengono interessanti sotto l'aspetto di cia che

deve dire 1 arte della Chiesa.

Personalmente, sin dall'inizio avvertivo una certa

distanza con quest'arte. Gia da giovane non riuscivo

a gustare le lora opere cosi come potevo gustarne al

tre di difterenti epoche, perche vi percepivo un vela

ideologico, qualcosa di non veramente libero. II ri

nascimento mi presentava un uomo con il quale non

ero capace di trovare nessuna parentela. II mio cuore

non solo non era in grado di trovare una vicinanza

con l'uomo delle opere rinascimentali, ma avvertiva

149

M.I. Rup11ik-   rosso della piazza d oro

un qualcosa di non genuino in quella umanita. Non

riusciva a trovare quella bellezza calda che sentiva alia

sera durante la preghiera del rosario, o la maestosita

Quarto giomo

portava e ti avvolgeva con il suo mistero. E tato mio

padre con i suoi gesti - sempre carichi di qualcosa di

solenne, di liturgico -, ad orientarmi all ammirazio

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quasi liturgica che vedevo sui volti e sulle mani dei

contaelini che riempivano la chiesa eli elomenica anche sotto un regime ateo e dittatoriale. C era qual

cosa che non riusciva ad entrare in sintonia con il

mio cuore, con la mia sensibilid spontanea. Gia da

bambino ho imparato da mio padre il senso di cia

che sta al eli la di quello che si vede e che si percepi

sce nell immediato; un amore per tutto cia che e

umano e per tutto cia che l uomo fa con amore: il

lavoro, l arte, la cucina, una camminata sulla neve,

qualsiasi cosa...

Mi ricordo che, da giovane gesuita, condividevo

con padre Truhlar delle autentiche esperienze spiri

tuali guardando i salti di sci o lo sci alpino, ad esem

pio. Truhlar ha semplicemente soffiato su questa

fuoco. Lui mi faceva sperimentare quanta pua essere

spirituale il canto degli zingari attorno al tl.wco ...I

primo piccolo articolo che ho scritto e che gli ho

fatto vedere per verifica cercava di descrivere, con

questi occhi, il pattinaggio artistico sul ghiaccio.

Gia da bambino, infatti, mi sentivo attirato dalla

danza sul ghiaccio. Mi sembrava di sprofondare in

una bellezza infinita, in un armonia senza ombre.

Pitt tardi, quando ormai ero un ragazzino, provavo le

stesse sensazioni quando facevo i salti di sci: mi sem

brava di sdraiarmi sulla consistenza dell aria, come se

ci fosse qualcosa di solido, di invisibile, ma torte, che

mi sosteneva e mi faceva volare. Era un esperienza di

intimita con il cosmo vivo, con una presenza che ti

150

ne di tutti questi aspetti cosi concretamente umani,

ma cosi belli, perche aperti a qualcosa di insondabile.Mentre guardavo mio padre, imparavo a gustare il fa

scino del lavoro, del sudore. La mano con i calli era

la mana vera ... Sentivo con chiarezza che il lavoro e

a corteccia di qualcosa di infinito e di creativo, che

partecipa all opera che attraversa misteriosamente

tutta la terra, l universo, e contluisce al Creatore e

Redentore del mondo. Tutte le cose, anche gli even

ti che succedevano, mi si dischiudevano come dellefessure che lasciano intravedere la luce di un mondo

ulteriore, pitt grande, libero, caldo, luminoso, che mi

coinvolgeva con la sua bond e umilti. Si trattava di

una presenza alla quale rivolgere la preghiera ..

Ecco, non ho mai trovato tutto questa nel rinasci

mento enon

lo trovo ancora.i

tutto e concluso,petfetto, non c e bisogno di nessuno spiraglio aperto.

L unica via per perforare la scorza del mondo e quella

di conoscere le idee, cioe le cosiddette narrazioni

soggettive, denudate ormai dai postmoderni. E que

sta e successo proprio perche abbiamo perduto la

mentalid del simbolo. Una vera mentaliti del simbo

lo coglie gia anche cia che e al di la della corteccia,

cioe il vero contenuto, la vera perfezione, la parte piLlreale delle cose, realiora in rebus, diceva Ivanov, che

pen) rimane un mistero - un mistero perche presen

za di Dio. E, come direbbe Florenskij, si impara da

bambini a spiare il noumeno attraverso i fenomeni.

5

M l Rup11ik rosso della piaz.za d oro

Ciascuno di noi e pil1 sensibile ad un aspetto dell' esi

stenza, e attraverso quello puo imparare a cogliere il

mistero come vera contenuto della vita che non pas

sa, che non tradisce.

Quarto giomo

quel momenta era trascendente - non e possibile in

contrare Dio nel mondo. Anzi, allargando il mondo,

lo si racchiude ancora di pil1 su se stesso. Se il grande

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Per un bambino questa aspetto puo essere il nuoto, l'acqua, per un altro la neve, per un'altro il ghiac

cio e i pattini, per uno il violoncello, per un altro il

canto e per un altro ancora la corsa, o una mana for

te, il muscolo di uno sportivo .. ma per tutti un gesto

di tenerezza, la mensa preparata, le persone intorno

alla tavola con gli sguardi morbidi e benevoli le une

verso le altre. In fonda, quello che gia da giovane av

vertivo nel rinascimento era la mancanza di mistero,di fascino. L'ignoto e la vita del mondo, dice Flo

renskij, e per questa il desiderio dei bambini e cono

scere il mondo proprio in quanta incognito, senza

violare il suo mistero. Ma il rinascimento ti comunica

la sensazione che non c' e nessun mistero. Pil1 tardi,

studiando la storia dell'arte, queste intuizioni mi sono

state confermate, perche nel rinascimento il mistero

si riduce a qualcosa di esoterico. vera che il pathos

dei poeti e dei f losofi della natura rinascimentali sta

proprio nella penetrazione della natura pervasa tutta

da un sensa divino, ma e come se questa natura, sia

quella empirica che quella interim·e, esaurisse e limi

tasse Dio, e percio lo rendesse conforme aile leggi e

alle necessita del mondo. E che quimii, per gli iniziati

che ne possiedono le chiavi di lettura, possa cominciare un approfondimento ininterrotto e infinito del

divino. Ma tutto rimane nei limiti del nostro mondo,

e SU questa Strada che in fin dei COnti e una dilata

ZlOne dell'immanente sul versante di cio che fino a

52

Pan e marta con la fine del mondo pagano, come di

ceva Bulgakov, quando il rinascimento vuole tonureal naturalismo precedente al cristianesimo non ascolta

ali dei nella natura, ma gli spiriti seduttori, che rent>

dono vittime di un'illusione religiosa. Dio non e pri-

gioniero del mondo. Tra Lui e il mondo c'e un abisso

ontologico, come lo chiamerebbe sant'Efrem, colma

to solo dalla sua rivelazione. L' esperienza umana del

"nascosto" di Dio e possibile solo la dove Dio si e, in

· diversi modi, rivelato Lui stesso. questa a differenza

tra una "religione a ea - passami 1'espressione un po'

forte e il realismo religioso.

Qualche volta mi trovo a pensare come sarebbe

stato diversa 1'andamento della storia se il rinasci

mento, con tutto cio che lo ha seguito, non fosse en

trato nella spazio liturgico, se non avesse ridotto sotto il proprio dominio la dimensione della fede, cioe

se l'uomo non avesse optato per un'affermazione tal

mente antropocentrica da sottomettere tutto a se

stesso e da non rimandare pit aldil:l di se. Se questa

approccio non avesse occupato lo spazio liturgico,

ma si fosse fermata prima, l'umano sarebbe ancora

aperto al mistero, all'amore misterioso che salva il

fragile, il piccolo, il rigettato, il peccatore ..Gli antichi padri e i monaci dei primi secoli han

no capita bene il pericolo che il rinascimento ha poi

incarnato. Sapevano qual e veramente la relazione tra

l'umano e il divino. Sapevano che la Chiesa sta al

[53

i\1. . Rupnik rosso della piaz.za d oro

centro perche e la forza vivificante e l apertura alla

vita trinitaria. La Chiesa e il luogo dove si supera la

morte e percio da viene la luce che illumina tutto

con il sensa definitivo, con il vera significato.

Quarto giorno

gonismo che elimina Dio come amore e illude l uo-

mo con una religiositi che non e vera, perche e in-

capace di rendere partecipi della vita divina. Chiu-

dendo 1 orizzonte con delle idee per quanta belle

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Proprio come 1 edificio ecclesiale, che ne e il simbolo, collocato al centro del villaggio. Uno spazio aper

to che confina solo con la libera adesione. La sua

unica soglia e 1 am ore, cioe lo spazio della lib era ade

sione. E ogni attivita che si fa davanti alia chiesa ha la

possibiliti di essere presentata ali altare, di partecipare

in qualche modo al sacramento, e dunque di entrare

nell eterniti. Tuttavia e dalia luce che emana da den

tro che si dischiudono i significati ed il sensa vera,ultimo, di tutto cio che si fa. Anzi, li si intravede la

reale possibilita che il nostro lavoro, cio che si studia

e si ricerca, abbia un fondamento.

II Concilio di Calcedonia ci ricorda che la natura

divina e la natura umana sono unite perche l unione

avviene nella persona di Cristo, cioe nell amore e

nella liberti del Figlio. II divino e l umano sono uni-

ti in Cristo tramite 1 amore, liberamente e in modo

personale, perche l uniti avviene nella persona di

Cristo. Tutto cio che e genuinamente umano rice

vera volentieri la luce dalia Chiesa, il suo sensa dal-

1 altare e la benedizione di vita dalla liturgia, senza

sentirsi offeso se non sta gia li tale e quale com e,

perche nella liturgia vede che lo aspetta ancora la sua

trasfigurazione e il suo compimento. Ma se si appesantisce questa spazio con delle idee - siano pure al

tissime, ma completamente nostre - che non riesco

no a far sentire il vento della Spirito che vi soffia, al

lora si crea un equivoco che alia fine causa un anta-

154

ed elevate siano - dovremo alia fine constatare l inefficacia di una religione del genere, perche queste

idee comunque non potranno mai trasformare un

peccatore in un santo. I misteri della fede non si pos

sono rappresentare con un linguaggio solo umano,

con una elaborazione solo nostra, perche tutto quel

lo che nell uomo riguarda la fede e divinoumano. I

danni procurati da questa approccio antropocentrico

in cui siamo noi i protagonisti, anche della fede, so

no grandissimi e li vediamo davanti ai nostri occhi.

Quando per secoli abbiamo ridotto la fede ad una

ontologia, dando la precedenza ad un approccio filo

sofico, abbiamo allontanato la fede dalla vita e creato

un solco tra le due che poi abbiamo pensato di supe

rare con ilmoralismo. Abbiamo ridotto il contenuto

della vita nuova ad un linguaggio asciutto, sterile,astratto, ma siamo rimasti poveri proprio del respiro

di Dio, della sua vita, del suo calore, come direbbe il

poeta Dragotin Kette. Dopo la filosofia e stata la vol

ta delle scienze, della sociologia, della psicologia .. :

sempre con lo stesso approccio di gestire il data della

fede a partire da quello che di volta in volta sottoli

neava la tendenza culturale di moda in quel momen-

ta. Ma senza rendersi canto che, dando un vestitoumano a un contenuto spirituale, posso ottenere an

che l effetto opposto.

155

ALI. Rupnik II rosso della piaz.za d oro

Non ti seguo p l ~ mi aiuti a cap ire nlei.:lio?

Mi spiego con un esempio: se dipingo in un mo

do classico i santi, non sto solo umanizzando i con

Q wrto giomo

Dio Padre, tutti allo stesso modo. In pratica, ho defi-

nito i personaggi, anzi l uomo come tale. Alcuni

hanna voluto con forza rivelare questa aspetto, de

nunciando cio che secondo loro era lo smaschera-

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tenuti religiosi, ma sto anche dando un'identita reli-

giosa all'uomo, alia donna, a tutto quanta sto dipin-

gendo. Ora, finche si tratta di gestire la sfera religiosa,

1 epoca mode rna lo puo anche accettare, ma non puo

accettare che tramite questa si voglia dare un identid

religiosa all'uomo. Il linguaggio artistico di stampo

classico, rinascimentale, presuppone una mentaliti in

questa stile, cioe secondo un radicale antropocentri-

smo. L'uomo con la sua ragione e il centro della prospettiva, dunque della conoscenza, della visione e

della elaborazione. Se dunque io dipingo una scena

biblica secondo un linguaggio del genere, rivelo im

plicitamente che 1 epicentro sono io e che in qualche

modo il dato religioso e gestito da me. La terza pro-

spettiva, come e stato tante volte dimostrato lungo i

secoli, fa vedere un mondo sottomesso a me, alla tnia

visione, alia mia conoscenza e alla mia gestione. Ora,

fino a quando si vede che e solo il mondo religioso

ad essere dipinto secondo questa stile, l uomo mo

derno non ha niente da obiettare. Infatti, si e total-

mente sottomesso la religione: o l'ha eliminata dal

suo orizzonte, o le ha attribuito uno spazio preciso.

Alla ragione e al metoda scientifico ha sottomesso

tutta quanta la religione, inclusa la Bibbia.Ma, se io rappresento in questa maniera una sce-

na biblica, sto dicendo allo stesso tempo anche un'al-

tra cosa. Ho dipinto Mose, i pastori, gli egiziani,

Pilato, Cristo, la Vergine Madre, gli apostoli, persino

156

mento di cio che questa visione portava con se una

visione che l uomo moderno non sara mai pill pron

to ad accettare. Dire che la verita dell'uomo e reli-

giosa, che la religione ci fa vedere l uomo vera, l uo-

1110 nei suoi pill autentici valori e infatti ormai im

possibile se non suscitando un allergia e una reazione

ormai aggressive.

Ma c' e anche un terzo aspetto. Ormai, non c' e pil1

nessuna differenza tra come si dipinge una scena bibli-ca una mitologica o la rappresentazione di un salotto

borghese. Questa e possibile perche l'uomo con la sua

idea e il pun o di vista di tutto, 1 epicentro di tutto.

Ma con cio in reald si e gia anm1essa quella inarresta-

bile secolarizzazione che si e ormai consumata. Tutto

dipende dall'uomo e lui diventa il protagonista indi-

scusso anche se si tratta del mistero della vita, della

mm'te, della fede, dei sacramenti, della Bibbia, ecc. Le

parole possono essere religiose, le inm1agini nella pit-

tura possono raffigurare personaggi della Bibbia, ma il

modo e il linguaggio usato ormai non parlano pill re-

ligiosamente, rna dicono 1 antropocentrismo.

Tutto questa rende chiaro che, quando si tratta

della fede, il linguaggio non e indifferente. Non si

puo semplicemente prenderlo dalla cultura del mando e portarlo cosi com' e nel presbiterio. Solo passan-

do la morte si entra nella risurrezione in Cristo. Vedi,

l'insufficienza di un linguaggio mondano per il di-

scOt·so spirituale e affermata da Cristo stesso. Nel de-

157

M.I. Rupnik II rosso della piazza d oro

serto, il demone gli propane di compiere la missione

con un linguaggio del mondo e secondo il mondo,

proprio per far bene la sua missione. E la tentazione

poggia proprio sul fatto che Cristo e Figlio di Dio.

Quarto giomo

cui lo si affronta non sad mai risolto a favore della

vita, quella vera, quella che dura. La battaglia etica

non e sufficiente. Se oggi la scienza esce dall' orbita

morale ed etica, non abbiamo praticamente nessuna

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Proprio in quanta Figlio di Dio, potrebbe fare secondo Ia proposta del demonio. Ma Cristo rigetta radi

calmente questa via e, nel colloquia con il Padre,

aderisce a una via pasquale, agapica, di trasfigurazione

del mondo e dellinguaggio stesso. Anche verso il suo

discepolo che cerca di persuaderlo di non parlare del

la passione e di non entrarvi, Cristo reagisce con for

za dandogli del tentatore satanico.

Percio, vedi che una sfera "religiosa", intesa in un

modo cosi concettualmente e filosoficamente circo

scritto, si e rivelata un vero boomerang. E diventata

vincolante per l uomo e la sua cultura, e stata perce

pita come un ostacolo al suo sforzo di liberarsi da

tutti i limiti. Echiaro allora perche 1 epoca moderna

abbia ingaggiato una battaglia per liberarsi dalla tute

la della religione.

Nel suo saggio II nuovo medioevo, Berdjaev dice

che nella slancio orgoglioso e fiero di un umanesimo

indipendente da un fondamento di tede si nasconde

va gia il suo tragico declino. Un uomo che e in gra

do di ideare e realizzare il proprio mondo non accet

ted lezioni da nessuno e non ammetted la presenza

di un mistero cosi assoluto che anche lui ne deve te

ner canto. Un umanesimo del genere si sente padrone dell'inizio e della fine della vita dell'uomo.

Cosi abbiamo ingaggiato un contlitto con la scien

za e con tutta la razionalita moderna, che ci ha reca

to danni spirituali ancora pitl ingenti. E il modo in

158

possibiliti di un dialogo costruttivo, proprio perchec e in atto un contlitto e una tensione.

Ma il danno principale consiste nel fatto che, da

quando le istanze della sfera religiosa sono sentite in

contlitto con queUe del nostro tempo, i cristiani non

possono anm'tnciare la salvezza a questa mondo della

ragione e della scienza. E qui forse c'e bisogno di un

atto di umilti e di ammettere che tutti questi secoli di

un trionfo apparente della religione, seguito dal suorapido sgretolarsi, indicano la necessiti urgente di ri

scoprire quella verita e quella bond che sono la bel

lezza della vita a causa della redenzione, e non a causa

delle nostre conquiste. Bisogna far emergere l'amore

e Ia benevolenza per pater annunciare Cristo. Solo

creando un clima di testimonianza e d'amore si puo

anche annunciarlo. Ritorniamo ad un punta che ab

biamo gia affrontato: la veriti e l'amore sono inscin

dibili. Come sarebbe oggi urgente e benvenuta per

tutti, non solo per i credenti, ma soprattutto per le

scienze, una visione organica, agapica e percio libera,

non obbligante e costrittiva, che crea quello spazio di

Iibera adesione tipica del simbolo

L antagonismo tra divino e urnano, l cotiflitto tra Jede e le

scienze si rispecchiano quindi nell arte rinascimentale?

Vedi, se guardiamo le cose in un modo spirituale,

seguendo l'impostazione di Solov'ev, allora il contlit-

159

AJ I Rupnik - II rosso della piazza oro

to non c'e. Che male c e se in una realta sene scopre

una pitl profonda, piL spirituale, che affonda nel mi

stero di quella vita che non e pitl soggetta alia mor

te? In questa impostazione e evidente come tra la ra

Quarto giomo

go i secoli secondo un tacito codice, a volte proble

matico, in quanto intrecciato alla moda, al giornali

smo alia critica, al mercato, all' economia .. Ma e

ugualmente vero che anche l'arte liturgica ha un suo

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gione, la scienza e la fede non esista nessun conflitto,ma una compenetrazione. Se tutte queste realta si

trovassero libere e non ridotte formalmente ad un

predominio della religione, allora avverrebbe cia che

sarebbe potuto avvenire se il rinascimento non fosse

entrato nel presbiterio e nel palazzo allo stesso tem

po. Se la stessa arte si trova nelle chiese e nei palazzi,

allora e facile vedere che abbiamo fatto un grosso er

rore. 0 Dio e gia tutto in tutti, o e piuttosto l uomo

ad essere tutto in tutto. Siccome la prima afferma

zione appartiene all' escatologia, 1 altra rivela un

fraintendimento della relazione tra il divino e l uma

no, perche si tratta di un antagonismo riduttivo, dove

Dio non e pili cia che e e l uomo e un illuso che

prima o poi si sveglied nella tragedia della propria

identita smarrita. Leggendo a ritroso questi secoli,potremrno dire che il rinascirnento ha preparato

l'andamento di oggi. Ho visitato chiese costruite in

questi anni che ripetono il modulo rinascimentale.

In una zona di fabbriche metallurgiche, la chiesa e

costruita nella stesso stile delle fabbriche, lasciando

all'interno, a vista, tutti i tubi e le traverse di ferro. E

poi, in questa stessa chiesa, si mette dentro la stessa

arte che sta nella galleria.Dopo qualche decennia di studio e di lavoro, cre

do di pater dire con una ferma certezza che, come

1 arte della galleria ha un suo codice, cosi ce l'ha an

che l'arte sacra. L'arte della galleria si e elaborata lun-

160

statuto stabilito dall' estetica del sacramento, dall' amore di Dio, rivelato storicamente come una reald trini

taria e realizzato in Cristo, per mezzo della Spirito,

nella Chiesa come Corpo di Cristo, reald divinou

mana, Corpo storico ed escatologico. Sono sempre

pitt convinto che, se qualcuno non si degna di chia

mare questa arte arte , non irnporta. L'importante e

che possa esistere per aiutare la liturgia in questa suo

compito di far partecipare alla comunione con Dio,

di £1r vivere la conversione e l' esperienza della salvez

za. Poi magari la stessa persona che oggi la snobba,

nel momenta pitl delicato ed esistenziale della vita si

trovera a pregare davanti ad una sacra immagine e si

accorged quale missione incomparabile aveva l'arte

nella liturgia e come non toglieva niente agli altri tipi

di arte, ma costituiva il fondamento delloro sensa.

Non bisogna aver paura di essere selettivi, come

se si venisse meno ad una conquista dell' epoca mo

derna secondo la quale tutti possono tutto, come se

ogni arte ed ogni artista potessero lavorare nel pre

sbiterio. Purtroppo proprio qui abbiamo abbassato la

guardia gia molti secoli fa, e con cia non abbiamo

fatto un grande favore ne all' arte, ne all' arte sacra.Infatti, introducendo in chiesa un'arte che non cor

risponde ai criter i dell' arte sacra, abbiamo livellato

tutta l'arte, abbiamo perso la bussola e siamo arrivati

cosi lontano che, come abbiamo visto, oggi per de-

161

 VI. I. Rupnik II rosso della piazza d oro

scrivere l'arte non si puo pitl neanche usare la

bellezza , tanto meno verita .

Bisogna guardare all'arte che entra nella spazio

turgico con una logica simile a quella del

Quarto xiorno

insieme. Tutto cio che si puo dire sui grana, sui pane

e sui Iavoro che accompagnano ii percorso fino alia

pagnotta sfornata, e illun1inat?, r r i c c h ~ t o e fondato

dall edificio eccles1ale, dove s1 celebra 1l sacramento

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A causa dell' eucarestia, dove io gusto 1 amore di

non comincio di conseguenza a disprezzare il grana

il pane. Al contrario, ne vedo il vero sensa. Allo

so modo eanche con l'arte: affermando un'arte

con un suo proprio statuto, tracciando dei criteri

circoscriverla a partire dalla teologia e dalla

non si toglie niente a tutto il resto della c

umana. Anzi, le si dischiude un significato piu

fonda. ome 1 ostia irradia una luce benedicentesolo sui grana e sui pane, ma anche su tutti c

che vi hanna partecipato con illoro lavoro, cosi dal-

l'arte sacra arriva una umile e silenziosa benedizione

non solo su ogni espressione artistica e su ogni sua

creativiti, ma anche su tutti gli artisti, dovunque la-

vorano, cercano e creano. Non si tratta di confini o

di recinti, ma di servizio, del ministero sacerdotaie

della vocazione spirituale universale dell'arte.

Abbiamo azzerato il passaggio tra il presbiterio e il

palazzo in un modo sbagliato. Se questa non fosse

successo, si vedrebbe meglio come l liturgia offre in

modo libero il. significato sacramentale del mondo,

rende salida la ricerca dell'uomo, perche fa cogiiere la

vera esistenza di tutto cio che si crea, si studia, si pro-

duce nell'ottica dell'aidila. Ed edall'aidila chela litur-gia illumina lo sforzo dell'uomo. Un approccio au-

tenticamente simbolico secondo la piti grande tradi-

zione cristiana e una libera illuminazione della Spi-

rito che non limita, non esclude, ma include, tesse

162

delpane. E chiaro invece che nasce una tensione

se,

sui percorso che va dalla semina del grana, alia rac-

colta, alla tnietitura e allavoro nel panificio mettiamo

delle norme esplicitamente religiose per regolare illa-

voro, magari espresse con linguaggio concettualmen-

te preciso, con la pretesa di una valenza ,universale e

assoluta secondo la razionalita umana. E ovvio che

l'uorno rnoderno, stufo del potere religioso, si ribella.

Ma il problema principale di questa modo di fare e ldanno arrecato alla fede e all'uomo che non riesce a

trovare il modo di trasformare la vita che riceve dal

mondo in vita in Dio, in comunione.

E invece eproprio intrinseco alia fede dischiude-

re ilmistero in modo che ogni uomo possa vedere la

luce che illumina il lavoro della semina, della mieti-

tura, nel panificio e alla mensa. Quando si confon-

dono le cose, non aiutiamo i cristiani a tornare dalla

liturgia e a vivere segnati dal sacramento, diventan-

do loro stessi quello spazio di luce e di trasfigurazio-

ne che e a liturgia .. Solo questa unid di liturgia ce-

lebrata e liturgia vissuta, che abolisce l separazione

tra il culto e la liturgia dei nostri carpi nella quoti-

dianid, permette alla liturgia eterna di penetrare il

nostro mondo e di farlo entrare nel giorno senza tra-monto della vita.

II dramma del rinascimento storico, se volessimo

sintetizzare, sta proprio nell' aver esaurito in se l vi-

sione della perfezione. E questa visione e penetrata

163

1\ I.I. Rttpnik II rosso della piazza d oro

anche nella chiesa, cioe nella spazio in cui dovre

essere leggibile che il mondo attende il ·

e la perfezione della Pasqua di Cristo di cui

qui, nella spazio liturgico, possiamo fare e

Quinto giorno 1 orizzontescatologico della creativita

• •crtsttana

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Purtroppo questa e accaduto perche prima c' erata una ideologizzazione religiosa della vita

zante. Cosi e cominciata una reazione a pendolo.

Si farebbe realmente un grande favore all'uomo

alla fede, alla sua salvezza, se si lasciasse il ·

to fuori dal presbiterio. Se il rinascimento fosse

canto dell uomo che si esprime, che si mette

prova, che si lancia nella sua grandezza per

tutte le risorse umane, allora farebbe parte di ciae il vera simbolo: sarebbe interiormente aperto

Fonte della vita, alla Luce, all'intelligenza agapica,

mistero dell' am ore di Dio. E ogni uomo

te a qualsiasi strata sociale o culturale, in qualsiasi si-

tuazione personale, potrebbe trovare in questa

un sapore che riconoscerebbe come familiare.

canto del genere lascerebbe ancora uno spazio

percorrere prima di arrivare al luogo della liturgia,

dove troveremmo un'arte intessuta pil unc,uJLll. Lu cJ J -

te e integralmente con la celebrazione, costituita sul

l'amore divino dell'intero area pasquale. E proprio

nella spazio lasciato da percorrere, dunque da com-

piere ancora, sarebbe visibile la grandezza del rina

scimento, perche si dimostrerebbe ancora aperto al

suo compimento.

64

Jeri abbianw ~ f i o r t o la questione della creativita unzana

che riceve luce senso dalla liturgia.

Ma che cosa si intende per creativita utnana? Si pucl -

come per l arte sacra tracciare qualche orizzonte, qualche

criterio anche per una creativita cristiana in generale?

Quando parliamo di creativita, e qualcosa che ha

a che fare con la qualiti della vita, che la migliora. E

gia qui sorge una domanda a cui non e cosi scontato

rispondere: come si puo migliorare la qualita della

vita? Se vogliamo essere creativi, possiamo esserlo

solo partecipando alla creazione divina - gia le paro

le creazione-creativita dicono che c' e una parentela.

La creativid vera e allora quella che ci fa partecipare

alla creazione divina. La creazione umana, cioe, e tale solo se partecipa all' opera del Creatore.

Ma come crea il Creatore? Dio Padre crea con-

templando il Figlio, quindi per mezzo del Figlio e in

vista del Figlio: mentre crea, gia contempla l'incar-

  65

iH.I. Rupnik l rosso della piazza d oro

nazione. Adamo e un bambino che doveva cresc

fino alla statura di Cristo, dicevano i Padri. B

dice addirittura che, di tutti gli esseri della creazio

l'uomo e l'unico che non sia gia fatto, ma che

Quinto giomo

tecipa in qualche modo al processo di incarnazione

della Parola, all'umanizzazione di Dio e alla diviniz

zazione dell'uomo, cioe alla sua redenzione. Non ba

sta partire solo dalla creaturalita, perche la creazione e

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nuamente deve nascere con il suo assenso a questagliolanza che porta in se. Di tutte le creature 1e l'unica che sia "proposta", perche Dio non

"Sia l'uomo ", ma "Facciamo l'uomo , una nr r n r ._

sta, appunto. In questa creazione dell'uomo, il

gia contempla l'umanizzazione, l'incarnazione

suo Figlio.

Ma, con il peccato, questa incarnazione, cioe 1manizzazione del Figlio di Dio, avri un ris

drammatico. Infatti l'incarnazione del Figlio sari per

l'umaniti ormai la redenzione. Cosi che la ri

ne definitiva di Dio coincided con la redenzio

dell'umaniti, quando Dio libera l'uomo dal suo stato

di peccato e di morte, che si manifesta proprio in

una volonta ostile all'incontro, alla comunione, che

gli impedisce di partecipare creativamente - conquesta creativiti divina al suo stesso farsi.

Percia possiamo dire che il culmine della creazio

ne di Dio e la redenzione. Ma questa significa, allo

stesso tempo, che dopo la redenzione di Cristo no1

non possiamo pitt parlare semplicemente della prima

creazione, ma del suo ulteriore st.;1dio cioe la reden

zione: e qui che si manifesta non solo la verita della

creazione come e uscita dalle mani di Dio, ma anchetutta la sapienza spirituale che l'uomo ha imparato ·

questa storia segnata dal male e dalla misericordia

Dio. Mi stai seguendo? Allora e chiaro che essere

creativi significa che cia che stiamo realizzando par-

166

stata ferita mortalmente dal peccato, incluso l'uomo.Ma da morti si fanno opere morte. Basta uno sguardo

veloce a tutto cia che la creativita umana realizza per

vedere che ci sono tante cose - prendi, ad esempio, la

tecnica - che poi si rivoltano contra l'uomo. E, nel

l arte, quanta creativita solo per esprimere proprio

quella dimensione passionale, carnale, tragica, che ci

rinchiude nel nostro destino di morte In tutta questaabbondanza, quanta e difficile trovare un'opera che ti

sollevi che ti dia respiro, ti apra gli orizzonti, ti ac

cenda la Speranza Ma e chiaro: non e possibile fare

opere che testimoniano un miglioramento della qua

lid della vita, se chi le realizza e morto. Percia, vedi,

non e possibile crem·e niente a cui si possa realmente

attribuire il nome di "creazione" che non sia una ri-

velazione della redenzione dell'uomo. Una vera ope-

ra creativa e solo quella che partecipa alla salvezza. La

creativiti e percia 1 opera dell'uomo redento, salvato.

Detto in sintesi: a creativita umana e erantente creati-

vita se partecipa alia redenzione dell uonw e del creato ope-

ratada Cristo. Se una creativita non prende sui serio

ipeccato e a redenzione, sara una creativita ideale o illuso-

ria ... Bulgakov, osservando proprio a pittura di Vrubel , ci

riconosceva l intuizione che sottostare ad un mondo soMet-

to al male uccide l artista e manifesta una vera e propria

167

i\LI. Rupnik II rosso della piazza d oro

indigenza, un vuoto, che si maschera con le piume di

pavone...

Il problema e che quando ci siamo concentrati

l umano soltanto, senza pitl vedere che il co

Qui to giomo

rnento che un linguaggio che vuole esprimere la fede

dovrebbe essere un linguaggio che contiene lo spazio

per l azione di Dio, per la sua visione, come abbiamo

gia vista.Quando poi si perde una visione di fede, la creati-

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dell umano e il divinoumano, che la misura dell

nita non e l uomo chiuso in se stesso ci siamo .

gionati in una dinamica tra l ideale e la realizzazio

dell ideale. Se non c e piu il Dio-uomo come

della mia realizzazione alla quale giungo perche mi

donato di partecipare alla sua vita, io mi figuro

alla mia immanenza dei traguardi per auto-.. · ' ' ' u ~ · · l

mi. Fino a quando nel rinascimento soffia ancoravento spirituale della fede, fino a quando si

la memoria di una tradizione cristiana, la creativita ar

tistica ha ancora delle aperture verso Dio. Questa si

vede almena nella scelta dei soggetti tematici, nell og

getto della narrazione, che rimane ancora un conte

nuto della fede: abbiamo ancora nativiti, madonne

con bambino, san giovannini, maddalene, santi che

pregano .. , ma gia il modo di realizzarli scivola nella

perfezione formale, e con questa l linguaggio usato

esprime sempre di pitl qualcosa di diverso dal nucleo

interiore di cio che raffigura: non c e pil1la relazione,

che era il punta di forza espresso dalle immagini dei

secoli precedenti, ma e l uomo il protagonista. E lui

1 epicentro che ha pensato idealmente la scena e poi e

stato in grado di realizzarla pittoricamente nella perfezione delle forme e dei colori. La sua visione e la ma

niera in cui la realizza sono cosi don1inate da lui che lcontenuto di fede intrinseco al soggetto che rappre

senta non ha piu lo spazio per esprimersi, dal mo-

168

vita non ha piu sbocchi in una dimensione spirituale

e si rinchiude all interno dell uomo. Allora il conte

nuto dell opera si adegua a questa linguaggio formal

mente perfetto, individuando nuovi soggetti. Pian

piano si abbandonano i temi della fede, sempre meno

interessanti e conformi a questa codice autoreferen

ziale e si adottano soggetti che provengono dal man

do pre-cristiano o dall immaginazione dell artista.Cosi, ad un linguaggio soggettivo cominciano a cor

rispondere dei contenuti per i quali non e necessaria

l accoglienza dell Altro nella sua oggettiviti e liberta,

ma possono essere completamente elaborati e gestiti

dall artista. Non credi che questa sia la parabola della

cultura degli ultimi secoli tout-court, e non solo del

l arte?

Ma l umano, da solo, non puo attingere alla vita

infinita, Iibera dalla morte. All01·a per evitare di pen

sare alla catastrofe della fine che ci aspetta, si preme

fortemente sull ideale. Si pensa di sfuggire al limite

della creaturaliti se si gonfiano le nostre possibiliti.

Queste possibilita ci sembrano infinite, ma intrinse

camente c e un inganno, perche l umanit i none infi

nita, la sua intelligenza non e sconfinata, non puoprodurre la vita. E siccome non attinge al contenuto

della vita, dell am ore, Ia sua creativiti puo pure spro

nare la fantasia, l immaginazione, il desiderio, l illu

sione ed esprimersi in un enorme possibiliti di solu-

169

lvi. I t ~ p n i k - II rosso della piaz.za d oro

zioni formali, che tuttavia solo

essere vivi e coprono il vuoto. Proprio come le

me di pavone di Vrubel' che menzionavi .. Ma q

soluzioni formali si esauriscono nella noia e alla

vengono sperimentate anche come alienaz{one. E

Qt1into giorno

possibilid ne l'altra corrispondono al vero processo

della creativid. Si capisce immediatamente che non

sufficiente denunciare il disastro, e neanche lanciare

l'uomo nell'illusione di un ideale che non rompe la

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si nasce una ribellione al formalismo ideale. E ·

dalla fine del XIX secolo in poi, soprattutto nel

secolo, c' tata un'esplosione di contestazioni al

malismo e ogni artista ha proposto una forma ·

diatamente riconducibile al suo stato interiore,

quale si riconosce e riesce ad esprimersi. Ma anche

questo non puo mai esprimere la ricchezza della per

sona, perche la ricchezza della persona si comunicanella relazione, non nelle forme illusorie. Attraverso

le relazioni passa il contenuto della vita, della sapien

za perche l si trasmette l'amore. Invece, nella crea

zione di forme pensate idealmente, non passa altro

che l'uomo psichico. La relazione qualcosa di dina

mica, che si esprime e agisce in modo simbolico,

mentre la forma agisce da sola. La ricerca di una for

ma unica e rara, assolutamente individuale, riducibile

al soggetto, porta alia fine all'incomunicabilita. Infatti,

una forma completamente soggettiva, un linguaggio

tutto tuo, nessuno lo puo leggere.

Cosi, al posto di una creativit't che innalza la qua

lid della vita, ci ritroviamo con una produzione che •

esprime il grave disagio dell'uomo sganciato dalla sua

fonte. E, quando l'artista si stacca dalla fonte, gli rimangono solo due possibilita: o la sua arte denuncia il

male, la tragedia, l'incapacit:l di rovesciare Ia situazio

ne, oppure cade in un grande idealismo, in un'ideolo

gia che pretende di cambiare la realta. Ma ne la prima

170

sua solitudine, per unirlo a cio che veramente gli fa

gus tare la vita ..

Quindi Ber4faev ha mgione a dire che l uonw, nella

sua esistenza terrena, lilnitata e relativa, pud creare cose

belle e preziose solo quando erede in un altra esistenza, -limitata, assoluta e irnmortale

Infatti, una bellezza e una perfezione che non sia

no un ideale fasullo, rna una meta reale, anche se al di

fuori della portata dell'uomo, possono essere soltanto

qualcosa che e l di la della morte e della corruzione.

Fino a quando tutto cio··che elaboriamo, per quanto

petfezionato possa essere e continuamente in un pro

cesso di perfezionamento, eancora soggetto alla mor-

te non e realmente bello , non edi una qualita superiore. La bellezza non puo avere scadenza, non puo

essere per un certo tempo . Una cosa ebella perche

in lei traluce qualcosa che rimane. Lo abbiamo gia

detto, no?, che le cose si vedono belle perche sono

impregnate di vero e di bene, e il vero e il bene sono

tali proprio perche non tramontano.

Percio in qualche modo e realmente creativa solola Chiesa, perche nel battesimo riesce a trapiantarti

dalla vita destinata alia morte nella vita nuova, nel

Corpo di Cristo. L'uomo come tale non e capace di

nessuna creativid, perche esoggetto alla corruzione.

171

i vl.I. Rupnik rosso della piaz.za d oro

A questo punto perd qualmno potrebhe capire cite

mi che nessun artista jiwri della Chiesa sia capace di

1111 opera d arte uera

Non ho detto questa. Non si tratta di giudicare

Qui11togiomo

del Signore, per cui eproprio l che sperimentiamo la

capacid di creare secondo una qualita nuova, non co-

me idealismo, ma come un reale passaggio alla salvez-

za. E la liturgia la vera t e u ~ ~ t i a per usare una parola ca-

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cultura secondo un criterium canonum, che facilmescade in scenografie d'apparato. Un'arte pua a

interi codici, concerti religiosi, immagini sacre,

dire di conoscere Cristo, ma non edetto che

nella sfera di un'arte viva e vivificante. E ci pua

anche un'arte fi.wri dalla Chiesa segnata dallo

e da Cristo perche capace di accoglienza, di ri

scimento dell' altro .. Non si pua pensare che i co

visibili della Chiesa esauriscano la sua forza e la

azione. I confini dell'umanita che partecipa di

sono pi6 ampi di quello che possiamo vedere.

come ricordava Giovanni Paolo II, lo Spirito

vive in ogni persona e nessuno conosce le vie

more che lo Spirito percorre e in cui ciascuno

accogliere la sua azione. Cia che si sa e che, se

ha avuto un'accoglienza all'azione della Spirito,comunque cambiato. Il cambiamento si nota

dal fatto che rimane una persona aperta, che la

ca eormai una sua nota costante e che gli approcci

le difese ideologiche sono definitivamente caduti.

Per questa e mportante capire da dove a t t m ~ ~ l a l nil contenuto dell'arte e, di conseguenza, da dove

tingiamo la forma. U n cristiano sa che 1 orizzo

teologico della sua creativita enell' escatologia e,seguentemente, nei sacramenti, dal momenta che

sacramenti sono il centro stesso della comprensione

dell' esperienza escatologica della Chiesa. Nella

gia noi partecipiamo alla potenza creatrice della

172

ra a Solov'ev, che poi rende noi stessi teurghi, capaci

di realizzare questa principia della vita divina nell' es-

sere stesso della natura. La parola della liturgia parteci-

pa della potenza della Parola che Dio ha pronunciato

all'inizio dei tempi e con la quale ha fatto esistere le

cose: il pane e il vino si trasformano nel Corpo e

Sangue di Cristo, un peccatore ritorna integra come

prima del peccato, la malattia, la sofferenza, l'amore

umano diventano un'ascensione alla vita nuova del re-gno. Nel sacramento contemplo l'umiliazione di Dio

che si identifica con Adamo smarrito nel peccato e

nella morte e liberamente aderisco alla mia identifica-

zione con Cristo morto e risorto. C equesta doppio

movimento: da un lato la kenosis, la discesa del Figlio

di Dio, e dall'altro lato la nostra ascesa al Padre in Lui.

Quando Cristo dice io sono la via , sta parlando

proprio della via che Dio ha percorso dopo il peccato

e che diventa la nostra via del ritorno al Padre. II sa-

cramento esprime cosi che noi, solo in quanta raa-

giunti da Dio, partecipiamo alla risalita di Cristo :Padre. Per questa nel sacramento il mondo diventa

trasparente, non piLI reso opaco dalla nostra possessio-

ne, ~ n a edi nuovo un mezzo di comunione con Dio.

E un'utopia pensare che l'uomo possa fare dellapropria vita una vita nuova, migliore, semplicemente

correggendo questa vita creaturale e ferita dal pecca-

to. Questa vita porta in se il pungiglione della mor-

te ... Tutto cia che facciamo per migliorare questa

173

AI. I upnik II rosso della piazza d'oro

stato finisce in un'amara illusione, esprimendo

plicemente il veleno del pungiglione.

Con il battesimo noi siamo stati risuscitati

morti. di una potenza evocativa straordinaria

spressione di san Paolo secondo la quale siamo '

Quinto giomo

solo abbiamo l'illusione di un miglioramento. L'unico

innalzamento reale, non solo pensato o desiderata, av

viene quando una realti entra in Cristo, dove non e

annullata e sostituita, ma trasfigurata.

L'ambito in cui accade tutto questa e l'amore del

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tornati dai morti" Malgrado tutto lo sforzo per

dalla nostra condizione mortale sulla base dei

sforzi, ci voleva un intervento radicale. Non bastava

sforzo di cambiare, di correggere qualcosa della

vita, ma ci voleva proprio la partecipazione alia

nuova che da soli non potevamo darci Bisognava

traversare il destino di quella vita ferita c10e

la morte e ritrovarci con una vita dopo la morte,

cioe la vita da risorti.

Qui si rende evidente quanta sia illusoria una

tivid artistica che semplicemente abbellisce questa

creaturale, idealizza le forme, rendendo il ~ H , J l L l \ Jconforme all'idea di miglioramento. Non si

dunque di sognare di pater creare dal nulla qualcosa

migliore di quello che gia esiste - perche solo

crea dal nulla - ne di correggere lo stato creaturaletanto da pater evitare la morte. Si tratta piuttosto di

vivere la creaturaliti fino in fonda accogliendo in

il Figlio che il Padre ci manda incontro. In questa

modo si entra nella morte, ma con Cristo, in Lui.

questo determina la differenza radicale tra cio che sia- ·

mo fuori di Cristo e cio che siamo trovandoci in Lui.

Non si tratta di creare una sorta di sovra-natura del

creato, di un superuomo. proprio la stessa realticreaturale che, trovandosi in Cristo, come nel sacra

mento, passa dal corruttibile all'incorruttibile. Miglio

rare la qualiti della vita non significa pensarla in

modo pitl ideale. Cosi non cambia la situazione, ma

174

Padre. Nel secondo capitola della Lettera agli Efesinie scritto che il Padre, per l grande anwre con cui ci ha

amati, da morti che erauamo per i peccati, ci ha fatti riuiuere

in Cristo . Siamo rinati e ci siamo ritrovati con una

vita in Cristo, non pil da soli Noi, di per se merite

voli di condanna, eravamo morti, ma ci siamo risve

gliati ad una vita nuova, non pil da soli, ma con

Cristo, il Figlio del Padre. Ci siamo trovati con Cristo

e in Cristo. E siccome siamo in Cristo, siamo dove si

trova Lui, nei cieli. Dio ci ha fatti sedere nei cieli in

Cristo , continua infatti la Lettera agli Efesini. Non

solo siamo stati salvati, ma facciamo parte del Figlio,

al quale e affidato il giudizio della storia. Prendi l'im

magine del Pantocratore, il Signore di tutto che tutto

abbraccia, che tutto mantiene nell' esistenza e tutto ri

capitola in se, attirando la terra al cielo: non esprime

esattamente questa realti? Lui e il "Signore dei vivi e

dei morti". Questo non significa pero che l'immagine

del Pantocratore sia l'icona di un "imperialismo spiri

tuale". Cristo e onnipotente perche e tutto rivolto al

Padre, e un sacrificio di obbedienza al Padre, a causa

dell'amore filiale al Padre che lo porta fino alla

Pasqua, e che pertanto e sulla terra l'immagine della

sua vittoria sul mondo e della sua investitura regale sudi esso, come attesta anche la scritta che sulla croce

fece mettere Ponzio Pilato. Ma questa investitura re

gale non riguarda ora solo il regno che il Padre da al

Figlio Unigenito nella santissima Triniti, ma il regno

175

M.I. Rttpnik- II rosso della piazza d'oro

del Dio-Uomo, che ha unito il cielo e Ia terra. Eregno che e gia iniziato con Ia sua risurrezione,

deve ancora essere posto in atto, tanto che questo

gno di Cristo nel mondo ha il modo della kenosi,

sta non di questa mondo fino a suo ritorno alia

Q into giorno

quanta il Padre ha fatto per noi per mezzo di suo

~ ~ . . .La creativiti cristiana e una teofama, una nvelazw-

ne dell'intervento salvifico del nostro Signore. Il re-

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ne dei tempi, quando questa regno si manifested

che nel mondo, perche il dito della mano di Dio

ched ogni cosa e Ia fad coincidere con Ia sua ·

gine vera cost come e nel regno.

Ma noi siamo gia in questo regno, perche

membra di Cristo. La patria del Cristiano e dove e

Figlio e noi siamo gia nei cieli con Lui. Egli e

che ci apre all' escatologia, percio in Lui ci sgia nei cieli. Quando ci riconosciamo in Cristo, ve

di<uno la nostra umanid gia risuscitata, resa gloriosa,

perche glorifica il Padre. A noi non spetta altro che

mostrare la ricchezza di questa grazia, cioe lasciar tra

sparire la grazia che ci e stata donata di poter vivere

questa anticipazione dell' eschaton. In questa visione

paolina si colloca la creativita artistica dei cristiani, lloro attivid evangelizzatrice nel mondo, e anche illo

ro personale divenire spirituale. Non dobbiamo sem

pre £1re qualcosa, creare qualcosa, ma semplicemente

far vedere che cosa e successo con noi, essere testimo

ni di queste case , come dice il Vangelo, del dono

dell'anticipo del regno che ci ha raggiunti. E da 11

dove e la nostra patria, dove sono le nostre radici, che

noi viviarno, guardiamo aile case del mondo, ci for

miamo una visione, prendiamo il contenuto e anche

Ia sobried della forma per rendere visibile cio che e

stata I'opera della grazia, I'opera della salvezza - cioe

176

no non e solo qualcosa di promesso, ma qualcosa chegossiamo gustare gia ora, di modo che in tutta Ia no-p b • • tstra vita noi dob iamo portare testm10manza, mar yna,

non solo della nostra fede, ma del nostro possesso di

cia in cui crediamo. Per noi cristiani quindi il punta

di partenza e necessariamente Ia dimensione escatolo

gica, perche I'esperienza della pace e gioia del regno

e Ia verifica che parliamo da redenti. Solo l'uomo re

dento ha accesso all'eschaton, e solo lui pertanto puo

vivere Ia creativiti, che significa attingere di Ia , nel

mondo futuro, per rivelare di qua , nell'hic et nunc. Si

prende H dove le cose sono :iste in ~ r ~ t o nel loro

stato definitivo, compiuto, e s1 cerca d1 nvelarle qua,

nella storia. Quando e cost, in qualche modo l'arte sa

cra partecipa gia del mondo futuro. La sua vocazione

e di far vedere le cose come si vedono in Cristo, enon con il nostro occhio appesantito dall'opacid del

peccato.

Ora capisco perche Solou'ev da come diftnizione dell'o-

pera d'arte proprio questa: ogni rappresentazione sensi

bile di qualsiasi oggetto o fenomeno dal punta di vi

sta del suo stato definitivo, ossia alia luce del mondofuturo. questo punta, pero, non solo Ia creativita cristia-

na, non solo l'arte strettamente liturgica, rna anche 1 arte in

generale ha questo compito di essere una profezia del morufo

futuro

177

lvi.I. R11pnik II rosso della piazza oro

Proprio per questo Solov'ev dice che la uuJ I / n

dell'arte e superiore alla bellezza della natura.

il peccato, noi non siamo piu in grado di vedere

creato cosi come e uscito dalle mani del ~ l l . . . d L U l e ,Con 1 arte andiamo invece ad attingere alla

Quinto giorno

come pure le forze oscure .. Questo allarga, per cosi

dire, i confini dei fenomeni e delle oro possibilita e li

rende ancora pitl indeterminati e inaccessibili alia

comprensione dell'uomo, ~ n h e se per questo non

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ne. Il compito dell'arte non equindi imitare la

lezza della natura, ma rivelare una bellezza supe

a quella del creato, una "pregustazione del c ·

Non si tratta di riprodurre le forme viste nella

ra, e neanche di abbellirle, ma di far vedere come ecreato quando e iberato dalla corruzione del

to, dunque quando e redento. Ora, tutto ques

comporta una dinamica, di cui l'arte deve tenerto,. tra la redenzione del creato e quella di colui

lo guarda. Il fatto che 1'arte attinga a l l c , ~ . . , , , , u , u »ma riveli qui in questo mondo quello che ha

significa che deve far vedere cia che 1 occhio

malmente non vede, perche dopo il peccato tutte

cose sono diventate opache per noi, tutti i nessi

sono nascosti.

Noi cristiani guardiamo le cose dalla fine,

meta, dal traguardo, dal futuro in qua. Il nostro

zio sui fenomeni del mondo edal punto di vista

fine della storia e percio non conta piu di tanto q

lo che l'occhio vede in questo momento. Tutto

che e di qua" e n uno stadio transitorio e, .

la sua maturazione verso la pienezza equalcosa di

rituale, non ne edata la piena evidenza. Nellaprensione del vero valore dei fenomeni siamo

ancora soggetti all'inganno, all'illusione, all''

di vedere tutte le forze che vi sono all' opera,

presi gli angeli attraverso l'ispirazione e la """.c·'·'"'ll

178

meno reali ... Nell 'eschaton invece non ci sono pitl in-ganni, perche tutto sara svelato e la realta avril rag

giunto il suo stato definitivo. L eschaton infatti non va

in nessun modo frainteso con l'ideale. Proprio come

il sacramento non e 1'ideale, cosi 1 eschaton rivela le

reald come sono defenitivamente in Cristo.

n compito dell'arte non e ne di farci desiderare

qualche cosa "di qua", ne di farci sognare un ideale

aldiLi . In un certo senso proprio questo e llimite

del barocco. Non per niente ci sono dei critici che

l'hanno paragonato alia televisione: entri in una

chiesa barocca e vedi come tutto si muove - le co-

lonne, gli arc hi, le nuvole, gli angeli ... fino al cielo.

Ma, se salgo su, sbatto la testa nel sofiitto. Eun'allu

sione che si trasforma in un'illusione Quando la mia

intelligenza elabora una sorta di metafisica, un mon-

do spirituale" in nome del quale cerco di elaborare

una forma piu perfetta di quella che trovo nel creato,

emolto facile scivolare dalla vita e trasferirsi nell'a

strazione. Desidero una cosa che e fuori dalla vita

che non esiste, che non evivibile, anche se poi, pre-

sentandosi come un modello, mi sproned a realiz

zarla con tutti i volontarismi di cui sono capace.

Nell'eucarestia, invece, io attingo realmente all'escatologia, perc he 1'eucarestia e un viaggio nel re-

gno, come ha fatto vedere Schmemann con tanta

evidenza. Tutta la liturgia eucaristica earticolata co-

me un cammino e un movimento, una processione

179

i\1.1. R11pnik Ilrosso della piazza d'oro

della Chiesa nella dimensione del regno, il suo ·

gresso sacramentale nella vita del Cristo risorto.

gusto la vita eterna, la vivo come una partecipazio

reale e con questo gusto, torno a vivere il ' - l u u u u t

che ho ancora da completare qui sulla terra. A

Quinto giorno

E questa arte secondo la liturgia evita le illusioni, an

che l'illusione dello spazio, della terza dimensione,

favorisce una visione spirituale della realti ..

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quindi alia vita, al Cristo glorioso, alla comunione

tutti quelli che sono in Cristo, e anche al cosmo

sfigurato - il pane e il vino della nostra offerta

sono diventati il Corpo e il Sangue di Cristo

sono stati assunti e accettati nel regno, dove Cristo

realmente la vita di tutto. Dobbiamo ascendere

cielo, in Cristo, per vedere e capire la creazione

suo vero essere come glorificazione di Dio, comesposta all'amore di Dio. E solo allora noi e il

diventiamo cia che Dio vuole che siamo: 1L11Ullllc;u

to di grazie, eucaristia. ll senso del creato ecomunione con Dio, e qui lo vedo e ne partecipo.

quando l'arte riesce a far vedere il creato o la

come comunione con Dio, eun arte che partecipa

rnistero del sacramento.

E mportante capire bene di che si tratta. Spero

riuscire a spiegarmi. I punto di vista esca

non significa l'allusione a un altro mondo, come

barocco, ma a capacita di vedere questo mo

questa vita, vissuta in un modo definitivo,

to, dove la comunione con Dio non si spezza piu,

di parteciparvi. Quello che rappresenta la liturgia

accade realmente e la liturgia e il nostro IJd'' 'lnel tempo nuovo donato a noi dall'incarnazione

Cristo, dalla sua morte, dalla sua risurrezione

ascensione. Ecco perche l'arte culmina nell'arte

turgica, perche esprime il mondo secondo la li

180

Come si esprime juan Plazaola, I arte cristiana denuncia /'errore della vista sensibile e si attiene ad una flisione

potente e prq{imda, qffennando una prospettiua gerar

che attraf ersa le frontiere dello spazio rea/e. A partire

questo punto di flista escatologico, sembra chiaro irifatti

per l'arte cristiana cambia anche Ia percezione dello

e del tempo. Timto che - come possiamo osserf are,

esempio, negli antichi mosaici rornani - pian piano si

W l'illusione dello spazio tridimensionale e lo si

isce con uno sfimdo rmitario - lo sfimdo del cielo o,- -u ardi, lo ~ f o n o d'oro. Andre Grabar dice che questo

di scartare il peso, i f olume, Ia terza dimensione,

tale, aiuta lo spettatore a staccarsi dal sensibile e a

rm 'altra flisione. Sembrerebbe, dunq ue, che Ia terza

'one non f ada troppo d accordo con l orizzonte esca-

La terza dimensione .. si equalcosa di problemati

dal punto di vista della liturgia. Favorisce una vi

umana, una visione dal punto di vista dello

~ - ' ' ' ' J l L , quindi da qua a la''. La liturgia, invece,

un rovesciamento forte della prospettiva: se la cele

v«' - . Ul. eucaristica e queStO Viaggio nella dimensio

del regno, non eCristo che siede alla nostra menrna siamo noi ad essere resi suoi commensali. La -. ci coinvolge nel Cristo glorioso, e la sua pro

diventa la nostra. E siccome Cristo eDio-uo

e unito a noi e allo stesso tempo uno con il

181

i\1. I Rupnik II rosso della piazza d oro

Padre, non c'e pi6 solo la prospettiva umana o solo

prospettiva divina, e neppure un annullamento

prospettiva. Non esiste solo la visione da la a q

o da qua a la , e neanche la semplice - H - - ~ u , ~ v naliti, rna noi in Cristo siamo in un passaggio -

Quinto giomo

vo li a coincidere come Dio mi vede dall' eterniti,

nella rnisura in cui, nello Spirito, mi conformo all'u

manita di Cristo, che e anche la mia, rna bella, lumi-

nosa, trasfigurata. Il Figlio e la porta e lo Spirito

Santo e il portinaio, dice Agostino. Il passaggio e

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pasqua - incessante da qua a la e torniamo con

sguardo di l a qua. Il nostro tempo diventa poroso

1 escatologia, al regno. Ogni dicotomia e superata

la prospettiva comunionale, cioe dal nostro c ·

mento nella comunione trinitaria. E questo e anc

uno dei criteri pi6 autentici per un'arte adatta all'am

bito liturgico-sacramentale.

Nellinguaggio artistico, si favorisce questa

ne scartando la terza dimensione, per sottolineare

che le dimensioni storiche, segnate dalla frag ·

creaturale e dalla peccaminositi, sono assorbite

stato definitivo di vita. Se noi elaboriamo un oggetto

secondo la terza dimensione, e capace di assorbire

tutta la nostra attenzione e di inchiodarci nell' al

diqua . Se invece gli oggetti di questa mondo sono

elaborati in modo definitivo, perfetto, ci rimane solo

la prospettiva da la a qua , ma ci manca il passag

gio. Ma questo dualismo e proprio quanto il cristia

nesimo ha superato. Per la fede, i due mondi sono

uniti in Cristo, secondo l'immagine che ci offre il

quarto capitola dell' Apocalisse, dove il cielo ha or

mai la porta aperta, o il nono capitola della Letteraagli Ebrei, dove Cristo ha unito i due santuari.

Siccome, grazie al battesimo, io sono incorporato in

Cristo, in Lui ho 1 accesso reale al santuario del cielo

alia presenza del Padre. E la via e Lui, perche io arri-

182

aperto per sempre in Cristo, nella sua umanita, e

questa ascensione-discesa e proprio la liturgia che si

vive nel Corpo di Cristo.

Qualche volta abbiamo citato san Paolo, secondo

il quale tutto e stato creato in vista di Cristo. Dopo il

peccato, noi non siamo pitt in grado di vedere le co-

se in vista di Cristo, rna le vediamo o in vista di noi

0 in vista di qualche idea. Percio solo dalla redenzio

ne si apre lo sguardo giusto sulla creazione. Quando

trovo le cose in Cristo nella loro vita definitiva, le

trovo libere dalla corruzione, non pi6 soggette al

peccato e le vedo in perfetta comunione tra di loro.

Se invece tutto parte dal mio punto di vista, non rie-

sco a tenere le cose insieme. Le affermo unilateral

mente e nasce sempre un conflitto. La prospettiva daqua a la sara sempre ingombrante, perche il pro-

tagonista e sempre l'uomo, anche se in nome di

qualcosa di religioso.

Se uno Iegge i testi degli at/tori rinascitnentali, ad esem-

pio gli scritti artistici di Leonardo, si accotge infatti che ttttto

consiste nell osservare Ia natura, le dijferenze dellafigum inbase alia distanza, alle ornbre, ecc comunqtte, ttttto parte

dal mio occhio. II centro l mio occhio e tutto sta nel ripor-

tare le cose il pit1 fedelmente possibile alrnio punta di vista,

che poi dir;enta quello di chi guarda i miei quadri. Mentre

183

M.l. Rupnik- II rosso della piaz.za d oro

prima l occhio era quello di wz Altro, i pun to di uista

quello del Pantocratore, doe di Colui che tiene tutto

to...

proprio cosi. a famosa prospettiva

Qui to giomo

tiva giusta della creazione del mondo e dei singoli

· della storia. Lo stesso vale per ogni chiesa hi-

tina, romanica o gotica. Ancora sui quadri di

bue tutto funziona in un modo unitario: c' e

'angelo che vola su uno sfondo d'oro, e non

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delle icone, cosi in stridente contraddizione con

regale formali della rappresentazione prospettica,

che corrisponde a un particolare sistema di perc

ne della reald, a un metoda che cosciente

vuole sottolineare un altro principia di , . , , r ,hrP<P·

zione. Florenskij dice che la prospettiva rovesciata e

prospettiva lineare corrispondono a due esp ·

del mondo - quella umana in senso lato, e q"kantiana", "scientifica" - e a due tipi di rappo

con la vita - quello interiore e quello esteriore.

ad un certo punto, nella storia dell'arte, l'ambito

creativita e stato circoscritto ad una dinamica tra

chio e la ragione. Eppure prima non era cosi. Il

to di partenza era 1 occhio del Pantocratore, al

io giungo attraverso lo Spirito Santo e l'azione

mentale della Chiesa. Non sono in grado di

da solo a quello sguardo, rna e lo Spirito nella

che me lo comunica. Allora la prospettiva si , . . , . . . , ' · ~ · ~perche non sono pil1 io che guardo, rna partecipo

visione di Colui per mezzo del quale e in vista

quale sono state create tutte le cose, e cosi scopro

nessi, l'armonia, 1\mita che tiene tutto insieme.

Per capire meglio la differenza tra queste duespettive, prendiamo un esempio concreto: il

di Monreale. Tutto quello che sta in questa chiesa

il suo posto giusto quando cogli lo sguardo

Pantocratore. Dal suo punto di vista, vedi la prosp

184

sulla campagna toscana, e 'aureola circonda di luce il

del santo, anziche essere appoggiata sulla sua

testa come uno strano berre tto ..

Ma, quando abbiamo recuperato la visione del

classica e siamo tornati ad un linguaggio, per

cosi dire, pre-cristiano, queste cose sono diventate

po' strane. Guarda ad esempio il Battesimo di Cri-

del Ghirlandaio nella Capella Sistina. Qui veral'arte sacra e diventata problematica, perche si

resa semplicemente una scenografia che descrive

· temi religiosi, rna il linguaggio di questa pit

non comunica pil1 il nucleo delle scene raffigu

Euna scenografia esteticamente perfetta, dove i

, le pettinature, i vestiti, le cinture, i sandali, le

degli alberi sono lavorati nei minimi dettagli.

con 1 occhio tutti questi particolari, rna so-

cosi carichi da impedirmi di vedere il contenuto

mi voleva comunicare la scena. Come entrera

in questa scenografia? Allora faccio una man-

. dorla, ma realizzata con lo stesso linguaggio artistico

di tutto quanta la circonda, cioe ricorro ad un espe-

. ancora una volta puramente formale per allu-

dere alla sfera religiosa. chiaro che, nel contesto diun linguaggio cosi elaborato, Dio Padre diventa ne-

cessariamente una figura tra le tante, uno degli og

tti dipinti. Gli angeli che svolazzano, vestiti alla

stessa maniera delle donne sotto di oro, reggono la

185

M.I. Rupnik rosso della piazza d'oro

mandorla per alludere all'irruzione

mondo, ma la cosa non funziona, e talvolta

addirittura ridicola. E anche quelle aureole sul

di Cristo e di Giovanni Battista, dentro ad un gio

di prospettiva spaziale tridimensionale, non si sa

Quinto giorno

ducendo lo spazio posseduto da Dio. u t ~ o questa e

avvenuto contemporaneamente a processo di razio

nalizzazione della fede, dove Dio si e esaurito in una

questione intellettuale, in un'idea, un concetto. Dio

diventa un oggetto da studiare, da dipingere, di cui

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in che modo poggiarle ..Tutte queste soluzioni non partono dal centro

ro - quello della fede -, ma la considerano come

narrazione che non crea un linguaggio prop

piuttosto ne subisce uno che non e il suo.

A proposito della rappresentazione della spazio in

do tridimensionale, mi vietu in mente anche a .

della rivalita tra Dio e l'uomo... Gli storici dell'arte

notare che, da i\ Iasaccio in poi, anche la jlgura di

Padre cftfigurata secondo le llOStre coordinate spazio-

porali. Occupa uno spazio, e questo spazio e uno

storico, uno spazio prospettico. Nla l fatto che Dio

uno spazio" nella pittura rinascimentale non coincide

co quella menta/ita di antagonismo tra Dio e l'uomo,hai gia p t ~ volte menzionato?

Eevidente che c'e un nesso. Se io percepisco

cosi, e chiaro che e invadente, che ruba lo spazio

l'uomo, che e suo concorrente .. E allora nasce la

valid tra Dio e l uomo. Dio e l uomo si devo

spartire il terreno . Come fanno i contadini con

terra: se un contadino ne prende di pil1 all'altrorimard meno per vivere. Se Dio prende tutto, all

mo non rimane niente. A partire da questa idea di

Dio che occupa lo spazio, si arriva a dover

l'autonomia dell'uomo, e questa si puo fare solo

186

tener con o tra altri oggetti ...

In questa contesto, quando si tratta di ratiigurare

Cristo diventa difficile presentare la sua relazione al

Padre e allo Spirito Santo. Se infatti la struttura del

l'opera d'arte e solo una dinamica tra l'idea e la for

ma che cerca di corrispondervi in modo perfetto, al

lora echiaro che la relazione mi sfugge. Come posso

far vedere la sua relazione con il Padre? Una figura diCristo cosf non rimanda pitl oltre se stessa. Ma il

Padre e il Figlio dovrebbero continuamente rimanda

re l'uno all'altro, e questa rimando dovrebbe sprofon

dare nell'abisso del mistero. E, se Cristo non e in re

lazione con il Padre e lo Spirito Santo, allora e un

maestro un filantropo, un eroe... ad ogni modo uno

che si esaurisce in se stesso. Capisci allora la necessiti

di proporre un arte che sia in grado di cogliere Cristo

nella sua relazione con il Padre e con lo Spirito. Ma

per questa ci vuole una visione di fede. Il fatto che

nell'arte cristiana moderna sia scomparso ogni riferi

mento al Padre e un forte punto interrogativo sulla

nostra fede ...

Questa questione si lega alla nostra mancanza di

una dimensione simbolica, che e quella, appunto,della vita e della fede. Perche in una mentalita di fe

de in una mentaliti sacramentale, il problema del

l 'occupazione dello spazio non esiste. Dio e Amo

re e l'amore e l'unica realti che riesce ad essere pre-

187

lvU. Rupnik -   rosso della piazza d oro

sente alla maniera dell' assente, cioe senza

territori, senza reclamare spazi per se. In una

lita di fede, la presenza di Dio non urta contra

te e non occupa nessuno spazio. Nicola Cusano

ceva Detts est omne ens sed non entiter Dio e ogni

Q1dnto giomo

Questa linguaggio artistico da l'idea di qualcosa di

naturale, di forzato. Proprio quello che l'uomo

ha pian piano sperimentato di fronte alla

. _ . una presenza forzata e ingombrante nella so-

Il nostro modo di fare era diventato cosi, e 'ar-

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sere, ma non al modo di quell' essere ..

Ma c'e anche un'altra questione: in quest'

di "occupazione della spazio", quale credibilita

fede? II contenuto della fede sparisce e si

nella narrazione di una favola. Si dipinge uno

che e una trasposizione illusoria della spazio

le, e vi facciamo comparire Dio Padre,

come uno degli uomini, solo che sta per aria.

locare tra nuvole del cielo le figure dei santi,

rate neUe fonne voluminose suggerite dalla terza

mensione e con tratti talvolta assai naturalistici, ·

fica usare un linguaggio che rende il messaggio

loso, privo della consistenza della verita e quindi .

capace di trasfigurare il mondo. In questa sensa,

me qualcuno ha gia fatto notare, questa emente una prima arte virtuale. E infatti, dimmi

non e un po} vero che nella storia prima • H U « f > •

fotografica, poi quella televisiva e dopo quella

le hanna rimpiazzato questa tipo di arte

Queste immagini non suscitavano pitl un

menta di fede, non portavano pit 1 l'uomo mo

all'unione con Dio. E oggi quest'uomo si

creare innumerevoli immagini digitali e di fade

re nelle nuvole in rete di uno spazio iuuu"l'>'"'"

consapevole che e solo un divertimento

sensuale.

188

lo aveva reso visibile gia da qualche secolo. Tor

sempre al solito punta: se noi nel nostro agire

o un linguaggio completamente identico a

del mondo, e chiaro che la comunicazione

fede, la rivelazione del mistero diventa proble-

In questa contesto diventa difficile manifestare

siarno opera sua", come dice la Lettera agli· · cioe destinatari della sua grazia, trasfigurati

suo intervento... In quest' arte so no gia visibili i

ti del tremendo urto che si verifiched tra

modernita e il cristianesimo. Dimmi se esagero,

mi sembra che, come con questa linguaggio arti

e difficile comunicare la presenza di Dio, cosi

una scuola o un ospedale cattolico fanno malta

a trasmettere che siarno noi "'opera sua", che

noi 'opera del Signore, che con la nostra pre-

e con quanto facciamo rnanifestiamo il dono

Dio. Tante volte le nostre opere manifestano solo

stessi. Ma con questa non voglio dire niente sul

persone che vi lavorano, semplicemente richiarna-

1 attenzione sui modo di fare dell' opera stessa che,

nostro contesto, e talmente intrecciata con il mo-di fare del mondo da non essere conforme al

che vuole esprimere.

189

i vl.I. Rupnik rosso della piazza d oro

Ma allora come si traduce oggi questa prospettiva

fede, questo orizzonte escatologico in forme visibili che

corrispondano e siano diverse, percio, dal lin,quaggio

mondo, ma non irnpossibili a capirsi?

Attraverso un linguaggio che faccia vedere sia

Quinto giomo

essenziale, che fa vedere l uomo fragile. Non le e

ria ne una forma petfetta, impeccabile, e nean

un espressionismo deformante, rna qualcosa di

· ' ' ' ' ' ~ · ...e che tuttavia ha bisogno di essere completa-

da Dio, a cui da lo spazio per agire. Percia le per

sona sempre in relazione, perche solo cos vivo-

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realta creaturale che l'intervento di Dio Non

un naturalismo fotografico, perche abbiamo vista

il peccato ci ha resi incapaci di riconoscere la

della natura. Attraverso la contemplazione della

ra, posso magari arrivare anche a conoscere che

un Dio, rna - come dice la lettera ai Romani -

automatico che lo riconosca come Signore, cioeinstauri con Lui un rapporto come mio Signore,

cominci ad adorarlo e a ringraziarlo. Una cosa e

noscere Dio, un' altra e riconoscerlo. Senza lo

Santo, la conoscenza rimane teorica, astratta.

Non bastano quindi le forme di questo

tali e quali, perche la scena di questo mondo

D altro canto, va evitato anche di raffigurare

mondo formalmente idealizzato. L'intervento di

in noi, nel mondo, non e un intervento formale,

perfezionamento delle forme.

L'arte cristiana evita quindi sia il naturalismo

grafico che 1 idealismo, rna sceglie un linguaggio

ve e piu esplicitamente possibile vedere la verit:l

condo Dio. La dimensione creaturale non viene

tata alla perfezione formale (come sarebbe nel ·men o) e non viene nemmeno lasciata nel suo

strappato (come sarebbe in un espressionismo

co), rna e semplicemente presentata nella sua

zialita e Uffiilta. L'arte Sacra e quella che Si \.,VJ,lLI..·l>

190

e solo cos possono compiere la loro vocazione. In

linguaggio artistico, il gesto dell'uomo rimane

purificato; l uomo non cerca di affermare le

idee, rna lascia umilmente lo spazio per l'a

di Dio.

Ma questo e proprio quanto avviene nell' eucare

che e la massima espressione dell'umilt;l. e dell' esNoi portiamo semplicemente il cibo la

piu usuale, ma pil1 indispensabile. Offriamo il

e il vino - cose povere e umili - e con loro la

vita, che e insufficiente, mortale. La creazione

e tata data come luogo e nutrimento della nostra

· ne con Dio, perche, ricevendo il mondo dalle

di Dio, lo ringraziamo e trasformiamo questa

naturale che ci viene tramite il mondo in vita inII peccato ha reso questo impossibile, rna la re

ne ci ha riaperto la strada, in modo che questo

cibo, questo stesso pane e vino, diventando

ci vengono donati di nuovo come il cibo vero

unione col Padre. Quando riceviamo la comu-

i nostri sensi sentono ancora il grano, rna allo

tempo percepiamo la comunione con Dio. o

pane che offro e che mi e restituito. Ma quan-

lo offro dice solo cia che e. Quando lo ricevo, di

il suo senso pil1 profondo: dice Cristo, anzi, e il

Corpo. Ma 'ostia pua essere cia che e perche c'e

191

1\il.l. R11pnik- II rosso della piazza d'oro

il Cristo nella gloria, il Cristo dell' eschaton.

semplicita di qua e necessaria per indicare lmenta che avverra a causa di Cristo e in Cristo.

ripetiamolo, questa e 1 opera della sinergia

Spirito Santo.

Nell'arte sacra, l'immagine deve essere

Q into giomo

uesto atto della sinergia. Cogliere sia 1 apertura del-q h 1 d. D. 1l'uorno c e mtervento 1 10: questa e essenza

dell'arte dei cristiani

Abbiamo detto che 1 arte liturgic a attinge all'escha

ton, per far vedere le case qui nel lora sensa pil1

profondo, nel o r ~ stato definitivo, e aiutare a viverle

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in modo da permettere di vedere - sia pure su

piano non sacramentale - qualcosa di analogo

cambiamento di qualita che c' e tra il pane offerto

la comunione ricevuta. Nella realta umana, ere

le, che l'arte raffigura, deve esserci lo spazio per

zione di Dio, in modo da pater contemplare

stessa realta umana gia compiuta nella

con Dio.

Pet-cia l'immagine artistica deve rappresentare

propri contenuti teologici in modo tale che i

possano intuire e riconoscere come questa op

rappresenta una realta redenta, trapiantata in C ·

trasportata sulla piazza d' oro della Gerusalemme

leste alia quale si accede grazie alia liturgia.

La ricerca artistica e architettonica dei cristianisviluppa su questa fondamento della liturgia e

teologia, come e stato in certi periodi, quando 1

era fortemente segnata da questa divinoumanita,

questa opera di redenzione. Non descriveva il

ro, ma lo rendeva presente.

via come si rende presente ilrnistero?

Proprio facendo vedere questa passaggio: '' 0 "'n

tando l'uomo fragile, mortale, ma che accoglie 1

zwne di Dio. Rendere presente significa cogli

192

in questa prospetttva. Ma, per far questa, devo presen

tare solo 1 essenziale. Qualsiasi cosa aggiungi, sarebbe

una cosa ingombrante. L arte liturgica e 1 arte dell' es

senziale. I dettagli ci sono solo se sono legati in modo

fondamentale al contenuto. Infatti, la bellezza si rea

lizza come essenzialita. Evdokimov dice che il bello

non e tanto quello al quale non puoi pil1 aggiungereniente, ma quello al quale non puoi pill togliere nien

te. Lo stesso nella vita spirituale: il monaco e l'"anzia

no bello", co ui che ha gia perso tutto, e gia stato pu-

rificato dagli anni di vita e di ascesi, e quella pace che

possiede nessuno gliela puo togliere. L essenzialita e la

trasparenza, dove non sei pil1 protagonista, dove non

hai pill niente di cui vantarti. E, come nella vita spiri

tuale, cosi anche nell'arte, col tempo, si an·iva all'es

senzialita. La forma vera, infatti, cresce lentamente ..

bisogna avere tanta pazienza N oi cristiani ad un certo

punta non abbiamo avuto la pazienza di aspettare che

maturasse la nostra forma e abbiamo imitato il man-

do. Proprio come il popolo di Dio dell'Antico Testa

mento - il vitello d' oro era una questione di pazien

za. Avevano vagato tutti quegli anni nel deserto, nonpotevano aspettare ancora quei 40 giorni che Mose

scendesse dal monte? In un data periodo storico, non

abbiamo avuto pill ne la pazienza ne la fede che la

forma espressiva che stava maturando in mezzo a noi

193

M.I. Rupnik ll rosso della piazza d'oro

potesse giungere ad una piena maturita.

mo piu la capaciti di ascesi, perche l'attesa e l'ascesi

basano sulla comunione: si attende un Altro E cosi

siamo lasciati vincere dalla sensualit:l, proprio

l'uomo nel giardino delle origini. Siccome non

mo pitt avuto quella fede viva, semplice, orientata

Quinto ~ i o r n o

pe1fetti, si apre un profondo dualismo, con conse

guenze assai funeste. Le figure rappresentate possono

anche essere personaggi biblici, santi, angeli questa

di per se non importa, rna il modo in cui viene raffi

gurato il loro corpo equalcosa di formalmente per-

fetto, in tutto aderente a un ideale classico. Nasce al

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l'integriti dell'eschaton, abbiamo cominciato a

giare con le forme del mondo. Ci siamo lasciati

strarre dalle forme sensuali, il nostro sguardo eattirato dalla superficie, che ha occupato i nostri

Tutta la nostra attenzione e tata rapita li E questa

cupazione ha gonfiato cosi tanto l soggetto, da

rire tutto il suo compiacimento nelle scopertelettuali che questa sensualit;'l rivestiva. Non

pitt avvertito il bisogno di andare oltre, non a

piu cercato 1 Altro ..

La questione della forma tocca l modo in cui si tratta

corpo. Una delle problematiche piu interessanti per

riguardaIa

traduzione del contenuto teologico nellevisive e siwramente quella del corpo umano...

Dal rinascimento in poi, il corpo rimane

mente uno dei principali probletni non risolti.

rappresentare il corpo, ci siamo serviti di un ·

gio artistico molto efficace ed elaborato nel far

re il corpo ideale, rna assai debole quando si tratta

raffigurare il corpo del Cristo risorto e glorAnche se sembra che 1 arte rinascimentale sia

un esaltazione del corpo, in realta non risolve il

blema che il corpo solleva. Infatti, quando sulle

reti delle chiese sono raffigurate immagini di

194

lora la domanda sul significato del corpo, e comincia

anche un divario tra il corpo dipinto e il soggetto

che vorrebbe rappresentare. Infatti, come hanna vis

suto la loro corporeiti i santi, la Vergine Madre, san

Giuseppe, sant' Antonio, Francesco, ecc.? In un mo-

do sacramentale: il corpo e o spazio in cui prendo

coscienza di una vita che mi abita ed epitt grande dime. Ora, se l'arte di uno spazio liturgico non e in

grado di rappresentare la corporeiti in modo da po -

terla tenere insieme alia corporeita sacramentale di

Cristo, eun urto non solo con la liturgia, ma anche

con il sensa della vita dell'uomo.

Nel rinascimento la corporeiti e rattata in modo

da non suscitare piu neanche il pudore. E coinvolta

nell'ambito della fede e della liturgia senza ogni velo.

Sf, tant'e che ci sono anche casi curicJSi come l'esempio

di que pittore, Daniele da Vi>lterra che poi e rirnasto nella

storia solo con il soprannome di "Braghettone", perche Ju

chiamato a coprire le nudita dei santi e dei dannati nell' f

fresco del Giudizio Universale di 1\ Iichelangelo nella

Cappella Sis tina. Evidentemente si percepiva che nell'qffi'e-sco c'era qualcosa che non andava ...

Non si tratta solo della morale. Il problema non eche veda qualche corpo nudo, ma che cosa trasmet-

195

M.I. R11pnik- II rosso della piazza d oro

to sul senso del corpo. Questa modo che il

mento ha di trattare il corpo e ntrinsecamente

lenato dal paganesimo. ll rinascimento idealizza

corpo, lo idealizza formalmente e matericamente,

un modo che non prevede e quindi neanche ·

ve - la debolezza, la malattia, il dolore, la

Qui11to giomo

ni create allo scopo e si avvalgono di altrettante isti

tuzioni per dissimulare 1'aspetto traumatizzante della

rnorte, navigano senza problemi nell abbondanza di

una offerta massmediatica che non risparmia violen

za su violenza, crudeltii su crudeltii e morte su morte

- anzi, le potenzia come spettacolo.

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tutto cia che e conseguenza del peccato. Come

volesse rappresentare una corporeiti gia dopa

morte, oppure prima del peccato, potenziando

forma ideale ed evitando qualsiasi imperfezione

fragilitii.

Tant e che, come uno strascico di questa .

zazione, oggi abbiamo elaborate tutta una culturabenessere, della salute che - se ha un lato positivo

sano - dall altro rappresenta una forte ideo

Quasi tutto evissuto nella chiave della salute

rea, anche se per questa l uomo si am:nala ' ' o ~ ' wmente, moralmente e spiritualmente. E l ultima

di questa eresia del corpo classico e ideale: la

zione dell uomo spirituale, morale e psichico, a c

dell idolatria del fisico. su questa stessa scia che

mo giunti all eliminazione del do lore, della

della morte .. Questa ha portato non solo ad un

norme produzione farmacologica, rna ha dete ·

to anche un importante svolta culturale. Non

come la nostra cultura ha eliminato tutto cia che

fragile? Non si possono presentare pil1 nemmeno

pagine del Vangelo sulla passione di Cristo perimpressionare i bambini, che, per lo stesso

non devono venire in contatto con la nonna sul

di rnorte ... I roves cia del tappeto pera e che

stesse persone che scaricano i moribondi in ,· ' 'L,.V

196

Se questa corporeitcl che trouiamo dal rinascirnento in

poi rq{figura un corpo idealizzato, incapace di presentare lcorpo di una persona redenta, come si r ~ i g u m allora un

corpo redCFJto rm corpo t r a ~ f i r : u r a t o ?

Anzitutto, un corpo redento, un corpo che ha attraversato la morte nel sacrificio dell am ore e fa parte

del Corpo glorioso di Cristo non epitt protagonista,

rna vive una adesione piena e totale, unitaria, a tutta

Ia persona. Non e possibile far vedere il significate

del corpo redento come corpo dell individuo, ma

solo come corpo della persona, perche il corpo del

l individuo sad sempre schiavo dell amore di se, e

quindi non conosced neanche a risurrezione dei

corpi. Non esiste una legge di questa natura, corrot

ta dal peccato, dove gli individui sacrificano se stessi

e muoiono al pasta degli altri. Il corpo dell indivi

duo sara quindi sempre l affermazione di qualcosa di

questa natura, con la quale l individuo cerca di assi

curare se stesso. Proprio come nella cultura classica,

che ha sviluppato esattamente questa dialettica dell affermazione dell individuo con il suo concetto

dell eroe, dell uomo reso divino, del campione, del

disco bolo .. A questa proposito, e nteressante ricor

dare che nelle culture che non hanno avuto il nostro

197

i\ I.I. Rupnik l rosso della piazza d'oro

percorso strettamente intrecciato al classico,

questione ha dei risvolti molto diversi. Ad

in India, quando si an·iva alla massima e,n,-,_. ' n

dell'umano, non si produce il discobolo, ma tutto

esprime con la danza, che non euna gara, ~ d esua petfezione nei movimenti pi{I impercettlbth,

Quinto giorno

sana che la possiede e vi si esprime. Percia si tratta di

un corpo che, piti della forma, cura la trasparenza, a

luce e l'atteggiamento d'insieme, un atteggiamento

che chi guarda coglie subito come un'intuizione su

wtta la persona e non come 1 attrazione focalizzata

su un dettaglio. n corpo quindi che fa cogliere la

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fine concentrati praticamente solo sulle dita.

Per noi cristiani, il corpo cerched di esprimere

mistero della persona e la sua unicid nella

umana, ma sempre in rapporto agli altri, in rap

alla comunione. I1 corpo della persona redenta

assolutamente unito alla sua persona e fad vedere

sua santiti, ossia cia che piti ha reso tale questasona. Infatti, che cosa l'ha resa persona? L'

con Dio, che e a Persona per eccellenza, perche erelazione con tut ti e con tutto.

Per questa il corpo non va trattato in modo

appaia come protagonista, ma cosi da far e m e r g ~ r emistero agapico della persona, ilmistero c

le. Il corpo esprimed percia una specie di

una modestia penetrata dall' am ore, dal desiderio

la comunione. Il corpo sara segnato dalla rinuncia

occupare lo spazio, ad invadere, ad attirare su di

l'attenzione, proprio per far emergere la persona

attraverso il corpo, attraverso la psiche, attra

tutto cia che e a natura umana, esprime l'amore,

comunione, 1 atteggiamento della relazione con 1tro. Eun corpo umile, ma non deformato, ·delle sue linee, essenziale, pulito da tutti quei

che potrebbero attirare 1'attenzione su di se sep

mente dalla sua persona, il che significherebbe

re l'attenzione sulla natura umana, ma non sulla p

198

cia che la costituisce come persona re-

E i vestiti? Piu volte ti ho sentito fare commenti ironici

sui drappeggi che, a cominciare dal tardo gotico, uuztano a

[a [oro comparsa ...

qualcosa che si sviluppa in continuiti con que-

concezione del corpo. Il vestito va fatto in modo

da far emergere il gesto. II vestito in se stesso non ha

importanza, rna acquista il suo sensa come una strut

tura per il corpo, come una sorta di involucra del

che lo fa intuire, rna in maniera che il corpo

concentri su di se, piuttosto faccia confluire l'at

.·LC:LLL"' LLL al gesto e al volta. In questa modo, guar

la figura, il vestito delinea l'atteggiamento di

del corpo, velandolo nel mistero, che si svela

gesti e culmina nel volta. Ma questa e anche la

dell'edificio ecclesiale. L'architettura ecome

vestito e il corpo. La liturgia che si celebra dentro

i gesti che fanno emergere il volta e lo rivelano

lo sguardo e la parola.

Non si tratta quindi di pe[{ezionare a bellezza della

Se il co1npito dell'arte fosse questa rifletteva gia

199

AU. Rupnik I/i·osso della pia.z.za doro

Solov'ev - sarebbe gia stato porta to a co1npimento

anticlzi e noi lOll avren1111 pill nulla da aggiungere.

cristiana quindi non cerca Ia p ~ f z i o n nella forma. Ma

puo comunque par/are di una "pedezione cristiana"?

Ti faccio un esem.pio per farti capire perche la

Q11i111o giorno

il Corpo di Cristo. Lo diceva Daniel Varujan, grande

poeta armeno, in quei suoi versi straordinari: Semi

na contadino, in nome dell' ostia del Signore, in cia

scuna delle spighe bianche di latte maturera domani

il suo corpo .. La perfezione consiste nel vedere i

nessi quando viene corrisposto il sensa del creato. E

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tura, il creato non abbia la sua perfezione nella

Prendiamo una spiga di grana, di queUe che vedi

campo a fine giugno, prima della mietitura. Tu sei

artista, passi di Et vedi la spiga, decidi di dipingerla

cominci a farlo nella terza dimensione, ·

i suoi chicchi di grana perche siano formalme

perfetti. Ma la perfezione cristiana non sta li. Esta neanche nella bella pagnotta, fatta della farina

questa grana e sfornata al punta giusto. Posso c

minciare a perfezionare la forma del pane, per far

dere che un grana petfetto si riconosce da un

perfetto, rna neanche questa e la perfezione . .

Oggi la cosa e ancora pi(t interessante. In q

ricerca della perfezione formale, siamo in grado

fare un passo ulteriore, perche siamo in grado

solo di migliorare il creato dipingendolo meglio,

anche di intervenire geneticamente in modo

sulla natura e di correggerla. Una volta il pi

prendeva una spiga di grana e la dipingeva molto

perfetta di come si trava in natura. Oggi, con la

nologia, siamo in grado di intervenire e corre

la spiga stessa. Il sogno espresso nell' arte si puolizzare. Dobbiamo concludere che siamo pi(t

alla perfezione della natura? No, perche la spiga

giunge la sua perfezione solo quando corrisponde

suo sensa. E la perfezione del grana sta nel ·

2

qual e il sensa del creato? Quello su cui siamo ritor

nati pitt volte: essere un cibo per l'uomo che nutre il

suo rapporto con Dio. Il sensa del grana quindi non

si esaurisce nella sua forma e nemmeno nella pa

gnotta, ma quando diventa cibo della comunione

con Dio. E siccome questa lo diventa in Cristo, lo

diventa cioe nel sacramento, quando mangio il sacramento, mangio anche il cibo per il mio corpo.

Ma non potrebbe essere che la lode a Dio e uscitata in

me anchc dal vcdcre Ia peifezione di una forrna? Questa

mi potrcbbe far csclamare: quanto deve essere bello Dio che

ha creato una cosa cos£ peifctta

Forse, rna ho seri dubbi, perche rischio 1 astrazio

ne. Mentre il grana diventa veramente cibo, un cibo

per l'uomo intera. Nel sacramento il grana diventa

cibo per il corpo, per la mente, per la vita, quella

che sup era la morte .. I1 sacramento e sempre una

reald integra, che non puo essere svincolata dalla vi

ta. La perfezione percio non puo essere una cosa

t 1 d d . d dccan o a sensa e e cose, a cm e uco que-sta sensa, rna coincide con l'unita del sensa.

La logica e quella del sacramento, cioe quella di

Cristo: Cristo e allo stesso tempo vera Dio e vera uo

mo e Ia sua umanita e quella che ha preso da noi,

201

M.I. Rttprzik rosso della piazza d oro

quella crocifissa, ma anche risorta e ~ l o r i f i c a t a . La

fezione e a pertezione dell amore. E chiaro llora

la perfezione per i cristiani non puo che essere

Cristo. La perfezione e 1 am ore del Figlio verso

Padre e verso l umani ta. E questa amore in

Cristo non si e ivelato in una forma petfetta, ma

Quinto giomo

cosa differente dalla sua natura. No. Cristo non ag

giunge un significato, ma porta a compimento cio

che da sempre e scritto nella carne della creazione

creata per mezzo del Verba e in Lui, nella sua ten-

sione verso la trasfigurazione. Svela l implicito e lo

compie, dando voce alla dossologia del cosmo. In

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la Pasqua.

Quando abbiamo riaperto le porte alia me

greca classica, alia dialettica tra idea e forma,

questa ediventato problematico. Il mistero della

sfigurazione, della pasqua, del sacramento ementale per avere uno sguardo reale sul creato e

che sull uomo. La forma dei cristiani e quellaPasqua. Ma questa urta con la mentalid classica,

to evera che, nei periodi in cui si opta per la

zione della forma, nasce la questione dove e in

modo collocare la croce, la sofferenza, la ferita ...

si tratta di una mentalid di tutta la cultura, non

dell arte .. Anche se leggi i nostri programmi

rali, puoi vedere quanta sia presente questa H H H L < U J

della forma, della realizzazione dell ideale ... S

che tutto sia scritto senza considerare a fragilid

l uomo e sia rivolto a un superuomo. Questa ementalita pagana, perche progettiamo le case

se fossimo sempre Vincenti. Non eprevisto il pee

to, non eprevisto il fallimento, non eprevista la

squa ...

Invece bisogna far vedere la trasfigurazionete l innesto in una vita completamente nuova che

Cristo, che e l sensa vera del grana .. Questa

significa snaturare la realta di una cosa: come se

grana l suo sensa consistesse nel diventare un

202

che cosa consisterebbe la novid del cristianesimo se

togli questa passaggio dal grana a Cristo? Se non

facciamo vedere questa passaggio, non solo rimania

mo rinchiusi all interno di questa mondo, dove

proiettiamo un ideale immaginario che poi dobbia

mo realizzare, rna non cogliamo neanche Ia natura

delle case. Le case sono immagini, evocazioniquesta pienezza, e il nostro compito ecollaborare

fade venir fuori come veramente sono, nella lora

zza cristica. E questa e la lora natura, non la

azione che vede il nostro occhio ferito dal

.. Se non riveliamo questa passaggio, il cri

Stianesimo esolo un altra religione, un aiuto per una

·nnJm.oz1'cme umana, soprattutto sotto l aspetto etico

che fondamentalmente corrisponde a petfe

le forme della convivenza umana.

Se invece facciamo vedere la petfezione del crea

nel sensa sacramentale, cristico, come cibo del

rto con Dio, se esprimiamo questa in forme

· · ed essenziali, se riveliamo che la vera realiz

del mondo, il suo vera compimento passa

o r h ' N ~ la sofferenza e il mistero pasquale, conapriamo a tutta l umanid la possibilid di vi

una dimensione nuova. In questa modo l arte

· una visione che vale per la liturgia e con

alia perfezione della vita di fede, alla perfe-

203

iVI.I. Rupnik II rosso della piazza d'oro

zione della vita spirituale, alla perfezione della

morale, della vita del lavoro, della vita sociale, e

Diventa una visione di tutto cia che e a vita dell

mo come tale ...

La .V Ida pil4 grande per I arte eorse proprio questa

Qrdnto giorno

mo gia fuori, mentre in chiesa dobbiamo trovare il

suo sensa spirituale. Non ha nessun sensa raffigurare

in chiesa la crocifissione come la vediamo nei film.

Questa tipo di raffigurazione fa leva sul sentimento,

ma non dice ancora la verita spirituale di quell'even

to. Anche sul Golgota la scena era crudele, rna quan

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sione tra i do/ore e Ia sua t r a ~ f i g u r a z i o n e co1ne

vi parlando della differenza tra /'arte e il kitsch. A

questa vale per ogni comunicazione della fed e. Come

padre Schmemann nelle sue riflessioni sul Credo, il

nesinw non lw nessun senso e non ha nicnte da dire

uomini se non si parte dalla nostra condizione di

e di morte. Ma sembrerebbc che, ancl e da questa puntovista, siamo passati secondo Ia classica reazionc a p

lo - da un 'arte idealista cite vorrebbc ~ f u g g i r c all'

tra,r,;ico della vita ad un 'arte brutale che sembra volerci

tere in faccia tutta Ia crudelta della sofferenza umana

La sofferenza la incontriamo dappertutto, non

epossibile ignorarla. Non serve nessuno sforzo

colare per evidenziare la croce, perche prima o poivita stessa ce la fad assaporare. I cristiani del ·

millennia non amavano mettere il verismo della

ferenza nelle chiese. Perche? Perche non basta far

dere la sofferenza come tale, rna bisogna farla

dal punta di vista del mondo trasfigurato. L'arte

stiana aveva il compito di far vedere qual e a

della sofferenza, qual

ea sua dimensione

e trasfigurante. Per questa echiaro che la prima

da eliminare e l naturalismo artistico, il verismo,

perrealismo, la fotografia ... Proprio questa ·

superare, perche la sotferenza come tale la inc

2 4

te persone, vedendo questa spettacolo - come lo

chiama il Vangelo di Luca - hanna capita che i ecrocifisso il Figlio di Dio? Solo il centurione. Non

vale la pena allora ripetere nell' arte la stessa scena,

perche cosi non aiutiamo le persone a contemplare il

sensa spirituale del fatto. L arte sacra deve aiutare a

contemplare nel Gesu che soffre sulla croce il Salvatore del mondo. L'arte deve aiutare a vivere l'espe

rienza spirituale della sofferenza e non velare la sua

veriti con il verismo o con l'idealismo.

La storia dell' arte conosce anche casi nei quali,

portando avanti questa prospettiva verista, siamo

giunti a raffigurare Cristo putrefatto nella tomba o

con le ossa slegate. Ed e nutile dire quanta si tratti

di una prospettiva lantana dalla fede che professiamo ...

L'altro pericolo che corriamo e di interpretare il

dolore attraverso un'idea. Come abbiamo vista, que-

sta e l principia del mondo classico, che elabora,

corregge, vuole migliorare il mondo attraverso un i-

dea. Ma questa e olo un altro modo di velare la verita.

Invece, 1 arte sacra mi dovrebbe aiutare a trovare

il sensa della mia vita. Nella chiesa, dovunque guar

di, dovrei trovare il sensa di cia che sto vivendo. Ma,

se guardo un crocifisso con un corpo perfetto, come

2 5

LV[ I Rup11ik II rosso della piazza d'oro

se fosse un atleta delle olimpiadi, e una £·llsita.

stesso e se guardo una Madonna petfetta secondo

canoni dell' estetica ... Questo non rappresenta il

so della mia vita. Io non san) mai cosi, nessuna

na sad mai cosi ... Se una volta io san) costretto a

to da un tumore, quella perfezione estetica dell'

Quinto giomo

che enascosto, in maniera che tutti si trovino davanti

ad una sola possibilita di scelta, senza piu pericolo di

inganno: accettare Cristo pienamente e liberamente

respingerlo, e quindi ti mettono davanti a questa

scelta definitiva. Che male c'e a fare una madonna

come una bella contadina formosa, secondo i criteri

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delle olimpiadi non mi aiutera molto, perche tra

e me non c' e niente in comune.

L'arte sacra non fa vedere l'idea di una cosa, rna

relazione di ogni cosa con Cristo, con lo Spiri

Santo, con il Padre. Un arte idealista, che elimina

croce di Cristo, non puo essere una vera arte

Lo stesso vale per un arte che elabora solo 1

tragico della realta. Non basta una pedagogia del

lore, non basta la "via della croce". Bisogna far

re anche dove porta questa via, scoprire che la cro

e, appunto, una via, non il punto d'arrivo.

Studiosi come, ad esempio, Eugenio Garin vedono

rinascimento come un'epoca nella quale di per se non si

nuncia ai valori cristiani, ma si cerca di reintegrali in

nuova sintesi con i valori classici. Berdjaev, al contrario,

che il Quattrocento e piuttosto un'epoca di sdoppi

nella quale si verifi.ca una violenta collisione tra principi

stiani e principi pagani. Forse da quest'epoca possiamo

parare qualcosa sui pericolo di abbeverarsi a due sorgenti

cioe sul pericolo di vivere Ia novita cristiana e poi tornare

cibarsi delle cose vecchie?

Berdjaev era un russo e, come tanti russi,

un senso apocalittico. Non lo dico in senso

Il dono di questi caratteri e di rendere evidente

206

della bellezza rinascimentale? E che male c'e oggi a

farla filiforme come una modella dei nostri tempi,

giacche i criteri estetici sono cambiati? Ma lo sguar-

do capace di scoprire il senso degli accadimenti na-

scosti sotto la superficie, di vedere le forze in atto in

cose che a noi sembrano di nessuna importanza, ti da

uno spirito di discernimento, capace di capire qualecibo ti fa bene e quale ti fa male ...

Un'arte che isola e abbellisce i dettagli di questo

per attirare la nostra attenzione inchiodando-

la, ha delle conseguenze anche sull' antropologia,

perche la convinzione che la compiutezza del creato

consista neUe forme porta l uomo a cadere nella trap-

pola della perfezione formale. L arte sacra non puo es-

sere una procedura simile alla correzione tramitetoshop di uno scatto fotografico venuto maluc-

cw...

Se mi immagino una forma perfetta di vita, co-

mincio a sforzarmi per realizzare questa perfezione.

siccome questa petfezione non epresa dalla vita,

rna epensata, mi illude. E questo diventa un ostacolo

per il m.io cammino .. Quante persone sono in grado

di realizzare questo ideale? L arte non dovrebbe far

cio che e impossibile vivere, rna quanto

p v . o H u u v vivere tutti E poi, anche se uno riesce a

formalmente perfetto, per quanto tempo lo

207

M.I. upnik rosso della piazza d oro

sara? Che significa per una donna raggiungere

perfezione formale di una Venere, o di un attrice

mosa, se poi diventa una seduttrice? E poi, q

mi an·iva una malattia o la vecchiaia, non avro pili

forma classica ... E, se una perfezione non e per

stato definitivo, e un'illusione. Si tratta di un··

Quinto giomo

La petfezione dell'uomo e tutta la sua realt: t aperta

all'azione di Dio, che interviene, agisce, salva, trasfi

gura. La perfezione e una perfetta sinergia, dove

l'uomo riconosce il suo stato creaturale come invo

cazione per 1 azione di Dio e accoglie la sua azione:

questa e il sensa della vita dell'uomo.

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ne tragica, devastante per Ia vita secondo la fe

perche impegna le mie forze in quello che e

Se non c' e la risurrezione dei morti, e vana la

fatica, direbbe Paolo. D'altra parte, non c' e U10 V<C11\J

di insistere su quanta possano essere dannosi

ideali, perche le patologie che hanna creato

nostra societ:'t sono sotto gli occhi di tutti Lsione della salute ideale, della forma perfetta,

diete salutistiche e uno dei motori pitl forti della

stra econatma ..

Lungo i secoli, abbiamo acquisito questa

lit: t che agisce secondo lo schema di elaborare

un ideale e poi di realizzarlo. L'ideale puo anche

sere sacrosanto, ma il modo in cui lo realizziamo

tradisce, perche li si vede che non si tratta di una

nergia, non si compie al modo di Dio. Quando

fatti c e un ideale da realizzare nella materia

mondo, noi diventiamo protagonisti assoluti.

il Cristiano e gratuitamente redento da Cristo.

Cristo che fa, e il cristiano semplicemente accoglie.

Quindi, tutto quello che rappresenta Ia p ·

ne formale non puo essere la compiutezza delladell'uomo ne nel sensa generale, ne nel sensa

le, tantomeno come vita spirituale. Nella visione

cristiani, Ia perfezione significa 1 imperfezione

l'uomo, la sua fragiliti, ma unita all interPento di

208

Questa petfezione vale per ogni aspetto della vita

dell'uomo e per ogni uomo. Mentre la storia ci inse

gna che l'idealismo e sempre parziale e, se una cosa

deve valere per tutti, a livello concettuale questa si

gnifica scendere di livello. Come se la perfezione

della pittura significasse il livello di Raffaello da un

lata e dall' altro una pittura che tutti possono fare.La perfezione si deve cornpiere alla maniera di

Dio, non dell'uomo. E la maniera di Dio e quella

agapica, che nella storia si realizza nella forma pa-

squale. Dio ha realizzato il suo ideale di salvare l u-

manita in un modo tremendo, dove non c' e spazio

. nessuna perfezione formale: il Figlio nella sua

ti e entrato in tutta la tragedia dell'uomo fino

all'estrema identificazione con Adamo, attraversouna morte spirituale e corporale. L amore di Dio vi

ve nella storia in modo pasquale, non idealistico

Vedi allora com' e vera che non ogni arte e adatta

esprimere questa contenuto Solo se un arte ha

visione escatologica sara un'arte essenzializzata,

fad trasparire il messaggio, rended presente il

di Dio che salva gli uomini, mi trasported

potenza della Spirito Santo su quella piazza d a-

dove tutte le case si vedono nelloro stato definiti-

E l mi sorprendero a scoprire come queUe case

che qui si vedono come fallimenti e ferite, li invece si

209

i\U Rupuik II rosso della piazza d oro

svelano come causa di salvezza mia e degli altri.

Ecco perche non e possibile here a due pozzi. A

sa di Cristo non e pitl possibile considerare

Dio e l'uomo. E se l tratto separatamente, non

cio il favore a nessuno: l tratto nella loro verita

se uniti.

Quinto giorno

aprendo anche tutto cia che costituisce l uomo e lsuo mondo a questa comunione. L'unita e ricreata

nella persona di Gestl Cristo. Ma questa opera di

Cristo a noi rimane inaccessibile senza lo Spirito

Santo e senza la Chiesa. Leone Magno dice che quan

ta Cristo ha realizzato e passato nei sacramenti. La

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Potresti dire qualcosa proprio su questa aspetto, su

[ arte ci puo aiutare aJormare uno sguardo di Jede anche

queUe cose che noi percepiamo come fallimenti: le ferite,

peccato, la morte Se 1 arte impara a vedere a partire

mondo futuro, dall escatologia, diventa un nutrimento

la Jede, che prova delle cose che non si vedonocora, come dice la Lettera agli Ebrd, e una saw/a di

templazione, visto che Ia contemplazione s ~ < s n f i c aconoscere gli esseri nella loro verita ultima. In che

I arte litut;gica puo aiutare i cristiani ad esercitarsi nell

della contemplazione, alla quale tutti siamo chiamati?

Quando si parla di contemplazione, penso che

zitutto vada riscoperta una dimensione teologicadamentale senza la quale non se ne pua p

Quando abbiamo affrontato la questione del ·

abbiamo vista che Dio ha creato il mondo

servisse all'uomo per vivere la comunione con

Ma il peccato ha creato un muro che distoglie i

dell'uomo da una visione spirituale e l racchiude

una percezione esclusivamente fenomenica del

do, orientando a se stessi. Con 1 opera della rec1en.zw.

ne, tramite la quale si identifica con il vee

Adamo, Cristo recupera l uomo perduto nella

della morte e lo riporta alla comunione con

210

. Chiesa con la santa liturgia al suo cuore e questa

Corpo di Cristo vivente che, per mezzo della Spi

continua l'opera della redenzione. Solo 1i a noi e

veramente accessibile l'opera della redenzione, perche

si tratta di un accesso partecipato. Veniamo innestati

in Cristo, dove possiamo godere di questa vittoria di

di questa novita di vita, di questa unione colInfatti, si tratta di vivere, non di capire soltan-

Se capisco tutto questa intellettualmente, ma ri -

.mane fuori di me, conformemente a quella cono

 facile , cosi diversa dalla conoscenza simboli

ca che invece e una conoscenza per partecipazione,

coinvolgente, dove mi trovo visitato dal contenuto

che conosco, non serve a niente.

Percia ho cominciato a rispondere a questa tua

domanda dicendo che ci vuole una premessa teolo

gica alla contemplazione: non si pua parlare della

contemplazione senza lo Spirito Santo. E solo nella

Spirito che riesco a scoprire i nessi tra cia che vivo,

guardo contemplo, e Cristo. Questa e possibile solo

sinergia con lo Spirito Santo.

E siccomela

conoscenza simbolica - e di conseguenza la capacit1 di contemplare - dipende dalla mia

purificazione, a noi tocca solo conservare la nostra pu

rificazione, cioe vigilare affinche 1 opera della reden

zione rimanga viva in noi. Se prendiamo la struttura

211

M.I. Rupnik II rosso della piazza d oro

tricotomica classica, quella di san Paolo o di

reneo - l'uomo composto di corpo, anima e

che partecipa allo Spirito Santo - vigilare sulla

purificazione significa verificare che questi passaggi

il corpo, l'anima, lo spirito e lo Spirito Santo siano

beri.

Quinto giorno

Ma questa ha delle conseguenze anche per l'arte.

Significa infatti che nell' arte la precedenza va data al

Ia Spirito Santo e alla memoria della Chiesa, in mo-

do che, se si tratta ad esempio di raffigurare un epi

sodio biblico, non sia presentato solo nella sua sce

nografia fenomenica. Abbiamo gia detto che, per

raffigurare la crocifissione, non importa far vedere

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Dovresti fare un esempio per Jarti seguire tne<< lio...

Bene. Facciamone uno classico. Quando '''.' u'

il Padre nostro , l' orecchio percepisce il suo no

parole, psichicamente diamo un significate a

parole, ma solo lo spirito aperto allo Spiritocomprende che si tratta del Padre del Signore

Gesu Cristo, che anche noi riconosciamo come

stro Padre. E lo Spirito Santo trasmette sia alla

psiche che al nostro corpo il messaggio di chi si

ta, arrivando cosi ad una partecipazione inte

Non sono io che arrivo a questa comprensione

verso una disciplina psichica e fisica. Se veda sullre il calice e il pane, i miei occhi fisici vedono

questa realti, la mia psiche puo anche pensare

cosa di spirituale sul pane e sul vino, ma non ·

gettare il ponte . Solo il mio spirito, parte

alia Spirito Santo, comprendera in modo esp

le che si tratta di Gesu Cristo, del suo Corpo, e

tratta anche di noi che siamo il suo orpo L . L . \ ~ l L . , , l l 'Se c' e in noi questa vita spirituale aperta,

cresce anche la nostra capacid contemplativa,

seguiamo lo Spirito che ci istruisce e fa

noi un'intelligenza spirituale.

212

come si e svolta storicamente, fornendo dettagli na

turalistici, perche chi era presente al fatto non ha

colto cio che realmente succedeva. Bisogna far vede

re che era Crocifisso il Figlio di Dio .. Ma anche

interpretare la scena attraverso delle idee, ad esem

pio facendo vedere che e crocifisso un filantropo e

la Madonna piange per un dolore straziante puo

fuorviante, perche non tiene canto della tota-

di Cristo. Lo stesso e una crocifissione con il

o di Cristo straziato, martirizzato, deformato ..

che deve apparire eche questo uomo crocifisso e l

di Dio. E, quando ascolto lo Spirito, compren-

quali sono le case che la Chiesa ha messo in evi

nella crocifissione, affinche apparisse immediache il rocifisso e il nostro Signore e

vera uomo e vero Dio, veramente morto e

v c t . u u · ~ ; u J . L . risorto.

Un prima livello della contemplazione infatti e

della visione delle realia. Ma poi bisogna cer

incamminarsi verso lo stadia ulteriore, che e

le case teologicamente, cioe con gli occhi del

re partecipando alla sua vita, il che fa si che

· il suo sguardo, che a sua volta diventa la mia

l l l i JLCl l> l .one della vita e dunque il mio modo di

e di agire, di mettermi nelle sue mani.

213

M.I. Rupnik rosso della pia.zza d oro

Per questa motivo, nell arte sacra la

non e lasciata alia lib era scelta, ma e un obbe

allo Spirito. Se 1 arte vuole rendere visibile quanto

invisibile, lo deve cogliere attraverso l unico

che puo vedere l invisibile, che e quello de

Spirito. E o Spirito Santo che ci comunica la ·ne spirituale. E o Spirito che rivela cio che 1

Quinto ~ i o r n o

fondamento della fede c e una vocazione, un cam

tnino, una storia. E siccome Dio chiama e interviene

nella storia, tu lo incontri negli eventi di questa sto

ria. Noi cristiani abbiamo assunto questa tradizione.

Anche noi abbiamo un racconto e il racconto e sem

pre legato alla vita, che nel suo nocciolo ha un evento fondante - Ges6 Cristo. Lo dice la Lettera ai Co

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corporeo vede ancora velato. Per questa e cosi

portante che 1 arte liturgic a sia fatta da uomini

donne che si sforzano, pur con tutti i loro < VJ .HUdl.U·

menti e le loro debolezze, di essere persone

e nasca dalla liturgia. Perche nella liturgia e

nentemente aperta la preghiera di epiclesi. Qui

Chiesa vive continuamente la discesa dello Spirito

cio che essa suscita. Solo nella forza dello Spirito

sco a vedere che ricevo il pane come Corpo

Cristo, come cio che mi unisce al Padre. Solo 1

cacia dello Spirito Santo riesce a darmi la r p . r · ~ ' ' 'che il mio peccato e stato perdonato quando ho

cevuto 1 assoluzione.

Spesso ti sentiamo parlare anche della contan

della storia, cioe del racconto come di un altro modo di

citarsi nella contemplazione ...

Quando e sorto il cristianesimo,

Mediterraneo abbiamo avuto due stili abituali per

linguaggio religioso: quello greco, piu legato all

alla filosofia, e quello ebraico, legato al racconto.

greci hanno conosciuto il discorso religioso a p

dall osservazione della natura, gli ebrei hanno

sciuto Dio nella loro storia. Dio chiama ... percio

214

lossesi: quando si man[festera Cristo, la uostra vita - la

nostra vita e 1 attesa della piena manifestazione di

Cristo.

Cristo che ha condiviso in tutto, eccetto il pecca

to, la vita dell uomo, ha vissuto tutte le vicende della

sua vita terrena come un passaggio al Padre e ha rac

chiuso questa passaggio, con tutta la sua vita, nell eu

caristia. Nell eucaristia, dunque, ci e comunicata la

possibilita che la nostra vita divenga partecipe dell e

vento di Cristo, e quindi ritorni al Padre. Percio con

templare significa leggere la propria storia - come an

che la storia pi6 generale - eucaristicamente. In que

sta modo il Cristiano e continuamente iniziato alla sa

  pienza della storia, alla lettura degli eventi che accadono. Questa e l indole pi6 tipica dell arte contemplativa

dei cristiani: vedere la storia anche nei suoi aspetti tra

gici e drammatici - conseguenza del fatto che si svol

ge nel mondo creaturale ferito dal peccato e dalla

morte - come un ritorno al Padre, come la conoscen

za della figliolanza.

Purtroppo la storia ha pian piano trascurato que

sta dimensione della conoscenza di Dio nella storia e

ha ridotto la contemplazione soprattutto alia con

templazione delle cose. Lo stesso processo si e verifi

cato anche nella comprensione dell eucarestia: dall e-

215

AI.[. upnik II rosso de 1<1 piazz<1 d oro

vento, ci siamo progressivamente concentrati su

che succede con il pane e con il vino. E, con q

la contemplazione si e ridotta sempre di pili e il

posto e stato occupato da un'intellettualizzazione

pili tardi, da una psicologizzazione della fede.

Mail cristiano non pua prescindere dall'eventodal leggere la propria storia come il racconto

Q11into giomo

Quando ad un certo punta non siamo pitl stati in

grado si sostenere il racconto, ma ci siamo serviti del

l l l ; , " " : h b ' · · ~ concettuale, della filosofia, cia che ne e

andato di mezzo e stata proprio la vita. Un tempo la

teologia si studiava in questa continuo intreccio tra

vita del Corpo di Cristo che vive nella storia e il

tentativo di ragionare su quanta emerge da questa

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propria partecipazione a Cristo.

Quest'aspetto del racconto mi interessa molto.

ha sempre colpito come gli Atti degli Apostoli

cino con 1 espressione ton proton l<igon che

mente e tradotta "nel mioprima libra,

masi

be anche rendere "nel mio prima racconto". Ecosa molto interessante, perche il prima racconto

Luca, cioe il Vangel a, ha al suo nocciolo 1 even o

Pasqua di Cristo. Il Vangelo si conclude con

che invita i discepoli ad essere testimoni di

even to e con la scena dell' ascensione. In questa sc

i discepoli fissano lo sguardo su Cristo che sale -

richiamo evidente al secondo Libra dei Re,

Eliseo, per ottenere i due terzi della spirito di

deve fissare lo sguardo su di lui mentre e trasportato

alto su un carro di fuoco. Cristo dice ai discepoli

ticamente questa: voi sarete miei testimoni se fissate

sguardo su di me e ricevete lo Spirito. Allora

raccontare la vostra storia .. E infatti gli Atti

Apostoli sono intessuti proprio dei racconti degli

stoli che nan·ano la loro storia. E la oro storia e

di Cristo; la oro storia ha nel suo nocciolo 1della pasqua.

216

con una mente conforme a questa Corpo. Poi,

, si cominciava a studiare a tavolino. E cos ci e' n ' ' ' · · ~ la vita. Mentre il racconto e sempre qualcosa

irnpastato alla vita e il pensiero e l'intelligenza che

intrecciano con questa racconto sono imbevuti di

il che li rende molto diversi da quelli astratti.Senza il racconto, noi non siamo pili in grado di

la storia, perche non riusciamo a vedere cia

sta succedendo veramente tra l uomo e Dio. Ma

proprio l'atteggiamento contemplativo che ci per

di accedere al racconto. Per pater fare questa

· impararlo da qualche parte. E anche qui la li

e una straordinaria scuola. Pensa ad esempio

liturgico, con i suoi tempi di sobried, di atte-Poi arriva il compimento, la festa... e tutta una

per imparare a contemplare le diverse realta

vita per scoprirvi Cristo. E questa vale anche

Ia nostra microstoria. Ma siccome nessuno ci in

a leggere la nostra storia in modo contemplati

cioe mettendoci in grado di leggervi Cristo e la

pasqua, allora si va dallo psicanalista per farci aiu

a capire che cosa ci e successo. Ma Ia vera com-

'"u'''v''" e possibile solo con la contemplazione -

tutto il tempo tiro i nessi di cosa Dio mi ha

dire con cia che ho vissuto. proprio questa

217

M.I. Rupnik- II rosso della piazza d'oro

incapacita di una lettura spirituale della storia a

strarci come abbiamo perduto il vero contenuto

vita.

via quello che stai dicendo non sattarnente quanto .

vede nello sviluppo dell'arte attrauerso i secoli?

Quinto giorno

per ogni particolare, nasce il problema dell'unid.

Elaborando la terza dimensione si fa emergere il valo

re di ogni dettaglio, rna nasce la questione di quale

dettaglio sia il pili importante e chi li unisca tutti.

Questa unid non l puo produrre ne un sistema di

idee, ne un codice di leggi; questa unita la puo creare

solo un organisrno vivente, personale, capace di gesti

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Esattamente. Prima 1 arte dei cristiani era il

conto dell evento-Cristo in un modo tale che vi

leggibile l intervento di Dio. Dopo siamo stati

diventare i protagonisti e abbiamo avuto un ideale

noi pensato che abbiamo fatto di tutto per ·

Vorremmo che la reald e gli eventi della storiarispondessero a cio che abbiamo elaborato e la

ra della storia diventasse un'interpretazione

eventi dal nostro punta di vista.

Invece di cercare semplicemente di cogliere i

si della storia umana con Dio, esprimiamo le

idee, i nostr i stati d animo, i nostri

cerchiamo delle forme inconfondibili per

la nostra soggettivid: l percorso che va dache nel Quattrocento rappresenta il rigore della

rna, alle migliaia di stili, di linguaggi e di 'f-'L'-' >L'

che vediamo adesso. Una conseguenza di qu

mentalid rinascimentale e che cerchiamo c

mente di cambiare le forme, come se sperassimo

da questa potesse nascere la vita ..

L arte dei cristiani riusciva a creare uno spazio .

ve il fedele poteva contemplare l unita di tutto,

sieme di tutto. E proprio questa si eQuando 1 arte si stacca dalla contemplazione, dal

canto, e si concentra sull elaborazione della

218

.di comunione. Solo all interno di questa organisrno

eCristo, che e l significato di tutto, io, in siner

con lo Spirito, trovo l unita di tutto.

Ma quando si rompe la visione contemplativa

unita, 1 arte stessa si spezza, perc he non riesce

a comunicare una visione dell insieme, rna vienem ~ r o r r t o r a L a dall orizzonte soggettivo.

Dal rinascimento in poi, questo orizzonte so' \[gettiuo di

parli cos{ abituale che, per fruire bene di l n 'opera

cominciamo ad interessarci soprattutto dell'artista:

sua b i c ~ r ; r q f i a della sua psicologia, ecc. Questo approc

diventa cos{ abituale che sembra piu importante Ia tecni-lo stile... tutto io che riguarda / artista, prima del con-

to dell'opera artistica. Tanto che, anche quando si tmt

di scriuere un cornmento a una miniatura annena o a

'icona russa, non si sa dire altro che a quale scuola ap

  mentre il contenuto t e o l c ~ i c o ome se non connulla ...

Questa passaggio per quanta riguarda le icone sinelle polemiche tra Kondakov e la generazione

giovane. Kondakov, che pure un filologo di

· quindi uno che usa un metoda storico

caprsce ancora l importanza del filone

219

Af.I. Rupnik rosso della piazza d oro

iconografico per studiare le icone, perche si tratta

un'arte che nasce strettamente unita al suo co

to dogmatico. Ma la generazione successiva,

zata attorno alia figura, ad esempio, di Pavel

tov si concentred sullo stile e sulla forma, perche

punta di vista contenutistico l'icona gli sembred.me un immagine atemporale senza evoluzione.

Quinto giomo

purtroppo non esistono molti luoghi in em s possa

studiare l'arte superando questi cliches. Al massimo si

a considerare la teologia e la fede come un si

ideale, concettuale, di valori, rna questa non e. Anzi, puo essere addirittura fuorviante per

ad una lettura interpretativa e comunicativa

un'icona, di un capitella romanico, di una cattedra

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allora in poi, anche nel campo delle icone, quindi

un'arte fortemente ancorata al data liturgico, ha

valso questa studio stilistico. Immagina quanta

questa vale per un'arte che e emigrata dalla

nella galleria. Non solo l'attenzione si e cone

sull'artista, ma anche ha cominciato ad avere deignificati ideati dall' artista, dei quali solo alcuni

possono godere. diventata qualcosa di eso · .

solo gli addetti ai lavori saranno in grado di

una conoscenza pitt completa del messaggio che

tista vi ha comunicato .. Cosi ci siamo abituati a

cercare nemmeno un contenuto nell'arte. Come

questa declassasse l'arte ed umiliasse l'artista, che

tal modo diventerebbe solo l' esponente diideologia. Infatti, e molto frequente leggere

tervista nella quale l'artista sottolinea che non

comunicare niente se non cia che e strettamente

gato alia sua individualid, al suo sentimento, alia

espenenza.

Per lo stesso motivo non siamo attrezzati per

niziazione alla lettura dell'arte sacra o degli spazi

gici come tali. E diventa irnbarazzante quando

diarno che bisogna usufruire spiritualmente dei

culturali per una evangelizzazione e in vista di q

si mandano le persone a studiare la storia dell

22

gotica, di una basilica romanica, di un mosaico bi-

Siccome ormai da secoli abbiamo trascurato l'arte

me• • . . ~ ~ oggi non abbiamo neanche gli ambiti in cui

iniziati all'opera d'arte. Abbiamo ridotto tutto

un elenco di dati storico-critici o all'interpretazione

secondo la tecnica artistica. Il problema eche,

pater accedere al contenuto di un'opera d'arte li

bisogna avere tanta £1nriliarid non solo con la

Scrittura, rna anche con i Padri, con gli antichi

liturgici, con la dottt·ina spirituale trasmessa dalla

L dUJ .L lVH - , e via dicendo. E questa non si improvvisa.

Il magistero della Chiesa ha pi{l volte espresso quepreoccupazione per la formazione alia conoscenza

'arte. Mi torna in mente un discorso che Bene

XVI ha tenuto qualche anna fa al clero di Ro-

dove diceva che per noi eun dovere conoscere e

bene l'arte. Non tuttavia come gli storici del

rna entrando nel contenuto presente nell'arte e

rivivere questa ricchezza. Altrimenti questal w ~ u L l l V teologico rischia di rimanere muto ..

22

JH.I. Ruprzik-   rosso della piazza d'oro

Ormai da tempo ci siamo resi canto di questa

zio tra arte e teologia, tra arte eJede, e abbiamo

di riparare a questa invitando gli artisti a lavorare

chiese perJar "dialogare" la Chiesa con l'arte. Poi abb

cominciato a capire che c'ebisogno di una

degli artisti, e si sono cominciati ad o r . ~ ; a n i z z a r e deglicontri. JV[a la cosa non e os{ semplice. Se tu, pur

Quinto siorno

turgisti che gli dicono cosa dovrebbe fare, se questa

cosa non e a vita della sua vita, carne della sua carne,

sangue del suo sangue? Probabilmente uscid fuori

una cosa anemica ... Perche, vedi, non si tratta solo di

un percorso artistico, ma di un cammino spirituale.

Non si diventa artista dell arte sacra dopo un corso,ma quando dalla tua opera trasuded la tua esperienza

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tm sacerdote e un religioso, descrivi l tuo percorso come

facile e ti rendi canto dell'importanza del padre spirituale,

quanta travaglio ci vuole per un artista perche possa

tare un artista dell'arte liturgica, perche possa

il suo lavoro artistico come un servizio e non come un

spressione di se?

Purtroppo questa oggi non si capisce ca - UUL -

Siccome per secoli abbiamo identificato la fede

l insegnamento di una dottrina, siamo convinti

basti fare un corso di architettura sacra o sulla ·

sacra e il problema sia risolto. Ma la vera svolta

verd, come era convinto Giovanni Paolo II, s

quando la Chiesa si prenderi cura pastoralmenteartisti, in modo che l artista possa avere un esp

personale della redenzione .. Non basta la c

zione degli artisti con i teologi e i liturgisti.

questa si capisce meglio se faccio un esempio con

poesia. Un poeta non riesce a scrivere una po

guidato da un teologo. Se per ipotesi se ne

uno disposto a prestarsi a questa gioco, potri fo

mettere insieme un po di parole belle, ma non

una poesia che scalded il cuore, non sari una

opera d arte. Allo stesso modo ci si puo chiedere: che

sensa ha che un grande artista sia guidato da due

222

personale di Cristo. La creazione artistic a per l arte

sacra e evidentemente una partecipazione alla reden-

zione. Se uno sperimenta che eun peccatore perdo-

nato, prima o poi sapd dirlo. Se uno sperimenta che

anche gli altri lo hanna perdonato, allo stesso modo

lo sapd dire. E se lui stesso ha perdonato, imparera

molto bene a dire il perdono, la redenzione. Solo al-

lora trasuda cio che e l mio orizzonte, la visione del-

la meta della mia vita, che euna esperienza nella co-

munione, e non un esperienza soggettiva intimistica,

tanto meno un corso serale.

lr fatti, uno si domanda: qualeforte comunione dovreb-

be esserei tra il liturgista e I artista, ' ffinche un contenuto

possa passare dalla visione del prima, attraverso le mani

dell'altro, nella materia, nell'immagine?

L arte liturgic a ha i suoi criteri nella teologia e

nella liturgia. Ma questi criteri non si imparano a ta-

volino: e una questione di partecipare alla vita in

Cristo, perche non si puo avere il pensiero di Cristo

senza avere la vita di Cristo.

Non si tratta di sban·are l accesso a nessuno, per-

che lo Spirito soffia dove vuole. Ci puo essere un ar-

tista che non appartiene alla Chiesa, ma che vive una

223

M.I. Rupnik II wsso della piaz.za d'oro

Pentecoste fortissima proprio mentre crea un op

cosi fuori dai suoi criteri, che forse lui stesso

bisogno di tanti anni per far suo cio che gli eso mentre la creava. Ma questa si vede subito,

in questa caso la persona sad cosi sconvolta dall

ra che euscita dalle sue mani che si metted inmino .. C e un'ispirazione, un opera nella quale

Q into giorno

denzione semplicemente non puo capire queste case

e neanche noi possiarno pretendere che le capisca.

La questione sta proprio nell' essere dentro o nell' es

sere fuori: essere dentro il mistero e parlarne dal di

dentro, essere tu stesso il luogo in cui il mistero si

manifesta, oppure pensare di essere capace di farloper la tua bravura. Se l'artista non ha mai sperimen

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partecipi ad un contenuto che ti supera, che ti

all'universale e ti porta ad una sacra inqui

L artista che fa questa esperienza non sad pi6 q

che era prima, perche qualcosa e successo con

Esiste infatti una conoscenza che ti fa rnuovere -

me i re Magi che, sentendo dove enato Gesti,

corsi subito li, rnentre gli scribi sono rirnasti fermi

Gerusalemme. Gli scribi sarebbero un po come

artista che fa semplicernente cio che gli si eper cui viene pagato e va tranquillamente avanti

me sempre ha fatto.

E come it {atti succede. JV i lliene in rnente un i

che ho letto di recente con alcuni artisti che lumno fa

per Ia chiesa del volta santo a Roma. Alla domanda

rapporto con il sacra, uno di loro ha risposto che il sacra

l arte sacra non han no per lui ness una rilellanza e

semmai, dol rebbe essere il sacro ad occuparsi di lui ...

Questa esolo una conferma in pitt che non

in nome di una malcompresa apertura al mondo,

vitare artisti rinomati a lavorare per gli spazi ec

li pensando che cosi susciteremo un interesse

largo. Si rischia di ottenere proprio il con

Penso che chi non ha vissuto l'esperienza della

224

tato che cosa significa la liturgia, edifficile che la sua

arte ne possa far parte.

Ma quando un artista sente di aver vissuto una

Pentecoste, che lo Spirito eentrato in lui e lo orienta

a Cristo, inizia a svegliarsi in lui la dimensione filiale ..

Allora cominced un itinerario che, se da un lata sad

artistic a, perche legato all' opera, dentro ci sara tuttavia

anche un'autobiografia, un racconto della propria te-de, della propria purificazione, della propria ascesi. Ci

sari l'itinerario del figlio prodigo. Oggi l'arte non puo

diventare di nuovo arte sacra se non attraverso il cam

mino del figlio prodigo. In questa nostro tempo, in-

fatti, nessun artista nasce nell' ambito dell' arte sacra.

Tutti siamo nati nel contesto di un'arte estremamente

problematica e dentro di noi si svolge una latta per

poterne uscire .. Abbiamo detto che l'arte ha trasloca

to dalla chiesa nel palazzo e poi nella galleria e, in

questa trasloco, e cambiata moltissimo. Ora non puo

tornare direttamente dalla galleria nella chiesa. Deve

passare l battesimo. E il battesimo passa attraverso 1 e

vangelizzazione degli artisti.

Come cio che dicevamo il terzo giorno a propo-sito di Giona: ci vuole il coraggio di affrontare que-

sta latta, questa itinerario di purificazione per uscire

dal protagonismo dell'arte moderna, dal suo soggettivismo.

 VI. I Rupnik II rosso della piazza d'oro

0 altronde, nella Chiesa tutti siamo su q

cammino, perche nessuno e un eroe senza sbagli.

qui si pua anche intuire che l'arte potrebbe

molti spazi per esprimersi e maturare. Non

concentrarsi solo sullo spazio liturgico. La Chiesa

mille ambiti dove sviluppare l'arte e il dialogo conartisti.

Q11into giorno

contemplare il creato e nominarlo, ewe dire il suo

senso, conoscerlo dall'interno, nella sua essenza pro

fonda. Ma, come abbiamo visto, il peccato ha offu

scato questo sensa del creato e lo ha sostituito con

un sapere relativo al mondo, cioe con quella cono-

scenza oggettiva, esteriore, che si moltiplica e cifrantuma. Ci vuole la redenzione perche l'uomo

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It fatti, nel tuo percorso di artista, si puo leggere in

grana if tuo cammino spirituale. Ancl1e nel trw ultimo

L arte della vita, sia il titolo che il contenuto - che

dell'immaginazione, del vestito, dello .1pazio... - tutto

pensare all'arte come paradigma della nostra vita o del

stro cammino spirituale. Come sostiene Florenskij, se l'

sta coriferisce bellezza al mondo, l'Artista de<rsli artisti

dia nell'universo Ia bellezza delle bellezze. come

Diadoco di Fotica in uno dei suoi Cento capitoli

stici, descrivendo come la grazia di Dio fa su di noi

specie di lavoro artistico: "Ia grazia di Dio comincia nel

tesimo con il riportare l'immagine a quello che era q

l'uomo venne all'esistenza. Poi, quando ci vede aspirare

tutto il nostro animo alta bellezza della somiglianza ...

sciando fiorire virtu s virtu, elevando Ia bellezza dell'

ma di splendore in splendore, le aggiunge a/lora

della so1niglianza". Potresti dire qualcosa su questo: in

senso ognuno di noi eartista della propria vita spirituale?

Il paragone di Diadoco e molto felice, perche .

effetti non siamo noi i protagonisti, rna la grazia

Dio - sia per quanta riguarda la vita spirituale

per i llavoro artistico. L' artista non e uno che ha

visione e la realizza - questa significherebbe

al posto di Dio. L artista e come Adamo, che

226

possa di nuovo trovare i veri nomi delle cose, ossia il

oro significato, la loro conoscenza integrale.

Quando Gesl1 guarisce il sordomuto, la gente e

presa dallo stupore e commenta: Ha fatto bene ogni

cosa . Come vedi, e una chiara allusione alle parole

che seguono la creazione del mondo: E Dio vide

che era cosa buona . Solo che, alla creazione, queste

parole non erano pronunciate da nessuno. Lo scritto

re sacra riferisce semplicemente come Dio stesso

guarda cia che ha fatto. E infatti noi non dobbiamo

far altro che dire cia che Dio fa e vede, perche solo

cosi vediamo le cose nella loro verita e nelloro nesso

con tutto. Questa e la conoscenza integrale che non

solo da la conoscenza, rna anche la vita.Ma questa lo pua fare solo l'uomo redento, tant'e

che la redenzione e una nuova creazione. Il sordo

muto e praticamente l'immagine dell'umanita che

viene ricreata, redenta. Percia ora, a partire da questa

ri-creazione, la gente pua finalmente dire: Ha fatto

bene ogni cosa .

Noi non possiamo creare nessuna opera degna di

questa nome se non raccontando cia che ha fatto la

. con noi. E questa e bello, perche taglia fuori

ogni superbia. In questa modo si acquista l'umilta

vera - non la falsa umilta, quella del genere: io mi

7

AI. . Rupnik -   rosso della pia.zza oro

faccio umile"' che e un altro tipo di protagonismo -,

ma l'umild vera, che parte dall'esperienza della re

denzione, cioe dalla consapevolezza di chi sono io

senza Dio. Siccome so che ero morto e adesso vivo,

che ero nel buio e adesso sono nella luce, io sempli

cemente rivelo Chi ha fatto questa e come e Lui.Non c' e spazio per ness una superbia, per

presunzione. Tutto quello che posso fare e solo la

Quinto giomo

comprenswne nasce proprio dalla passionalit:'t della

possesswne.

Nella Pentecoste accade esattamente 1'opposto:

sono presenti dodici nazioni e il racconto sottolinea

come ciascuno parla la sua lingua, ma tutti capiscono

le lodi di Dio. L'umanid comincia a comprendersinon perche si parlano tutte le lingue del mondo, ma

perche tutti parlano della stessa cosa. Cia che si vuo

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continuazione dell' opera della redenzione, di que

st' opera pasquale nella quale noi, sgombrando pro

gressivamente il terreno dal nostro io che

sempre di affermarsi, permettiamo che si affermi 1pera che Dio ha compiuto, perche anche le

opere umane facciano trasparire 1 Artefice che e

1 origine di tutto.

A questa proposito, mi vengono in mente due

tri brani biblici, quello della torre di Babele e

della Pentecoste. Nel prima caso la situazione

manita e la non comprensione, mentre a Pente

stranamente, tutti si capiscono. Uno dei mid

sulla Torre di Babele spiega 1 accaduto con ladella possessione delle terre. Gli uomini

conquistare sempre pil1 terre, quindi andavano sem

pre pil1 lantana, ma poi non sapevano tornare a casa,

perche si perdevano. Allora decisero di costruire

grande torre, in modo da poterla vedere da lantana,

cosi tornare. Chi portava pitl pietre per la ·

ne della torre aveva diritto a pil1 terreno. Ma,

non farsi capire dai concorrenti, quando con

le pietre, si inventavano dei linguaggi lora. Alla

Dio si stufa e dice: va bene, cosi avete voluto,

nmanga. Questa midrash fa vedere bene come 1

228

le dire, unisce tutti. E che cosa si vuole dire? Si vo

gliono lodare le grandi opere di Dio non le mie,

rna di Dio. Cosi ci si capisce

II capitola 2 della Lettera agli Efesini che abbiamo

gia rammentato dice lo stesso: noi dobbiamo sempli

cemente far vedere la grazia che Dio ci ha data.

Allora nasce un consenso Perche? Perche lamia ope

ra non e pi(I letta come l'affermazione unilaterale di

un mio punta di vista, di una mia genialit:'t, di un

rnio merito, ma esprime la fede della Chiesa. Non si

tratta di esprimere le idee di Rupnik, ma la fede di

tutti colora che appartengono al Corpo di Cristo.

Devo allora dire qualcosa che i cristiani sperimenteranno come proprio, a lora intima, a lora caro ..

Quando io mi sono spossessato dal desiderio di dire

qualcosa di mio, per mettere quello che Dio mi ha

dato al servizio di qualcosa che appartiene alia comu

nione, allora avviene una specie di "si" corale. Uno

guarda 1 opera e dice: "si, proprio questa io volevo

dire, questa e anche la mia esperienza " E quando

noi, attraverso 1 opera d' arte, suscitiamo questa con-

sensa questa l'ho sentito anch'io nel cuore

apriamo il cammino dal cielo a noi. Perche tutto

questa riguarda il nostro rapporto con Dio e il rap-

229

11 1 1 upnik II rosso della piazza d oro

porto i Dio con noi. Se l'ispirazione proviene da

ha questa carica di umilta, dove l'artista si mette

parte - non per schiavitu o servilismo, non per

umilta, ma perche proprio cosi realizza anche il

glio di se se le persone emergono dalle relazioni

quanta abbiamo di piu personale e inconfond1  viene fuori nella comunione. L'opera d'arte

in questa modo e come l'amore: quando si ama,

Sesto giorno 1 arte della•

comuntone

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cosa piu importante e il bene dell'altro e si

che ci realizziamo domdo la precedenza all' altro.

do faccio un gesto d' amore, in qualche modo

cio a me stesso, ma allo stesso tempo esprimo il

glio di me. E pitl esprimo questa "meglio di me

pitr l'amore e personale come gesto, pitr e puro,

l'altro lo percepisce come universale. Questa vale

per la vita spirituale, che per la missione della

e per I opera d'arte.

Allora collaboriamo veramente a quello che dice

Paolo, che noi siamo opera sua, creati in Cristo

Ges6 per le opere buone che Dio ha predisposto

perche noi le praticassimo".Siamo opera sua ... questa e straordinario Perc he

l'autore di un'opera d'arte non e importante? Perche

il vero au tore e Co ui verso il quale 1 opera vuole

muovere le persone che la incontrano. Allora anche

la nostra opera buona non e altro che rivelare quel

l' opera che siamo noi, cioe muovere le persone verso

la vita eterna, verso la vita di Cristo.

230

Come nasce oggi un volto santo nell Atelier del Centro

Aletti?

Partirei da una cosa un po' curiosa: ogni voltache realizziamo ha un che di autoritratto. Per il san

tuario di Lourdes, ad esempio, abbiamo fatto una

decina di volti della Madre di Dio col Bambino.

Anche se il disegno era uguale, ogni artista che lo

realizzava vi ha messo la sua impronta. Ma si capisce

Quando fai un volta e scopri degli occhi che ti guar

dano, quando ti accorgi di essere vista, nasce un dia

logo con la persona che raffiguri. Qualcosa di suo

passa a te e qualcosa di tuo passa li. Emolto interes

sante, se guardi diacronicamente le opere di un arti

sta come il volta sia la cosa meno statica. i si vede

in modo palese il suo diario spirituale. Infatti, e

chiaro che non puoi fare un volta carico di significa

to di purificazione, se tu stesso non hai passato que-

sta purificazione. Altrimenti non e possibile. Tant' e

che, se prendi alia leggera questi passi, o non ce la fai

ad arrivare in fonda alia figura, o entri in una fortis

sima dinamica spirituale. Non e possibile giocare, al-

231

AJ.l. upnik - ll rosso della pi zz d oro

trimenti il volta non riuscid e le persone che lo

dranno rimarranno indifferenti.

L arte figurativa non e come la poesia 0 la musica.

A 21 anni il poeta pua scrivere la poesia che r ·

la sua massima espressione per tutta la vita, ma n l ~1 arte figurativa si matura lentamente, perche il tipodi arte con cui hai a che fare esige la materia, richie

de la partecipazione del corpo alla veritii della perso

Sesto giomo

biarno detto pi{l volte, cia che esiste di pitl personale

viene fuori nella comunione, giacche la persona, se

condo il modulo trinitario, emerge dalla relazione.

Percia penso che, per la nostra esperienza come

equipe di artisti del Centro Aletti, sia fondamentale

l'ecclesialita. Proveniamo da una decina di nazioni diverse, apparteniamo a Chiese diverse ... Siamo vera

mente una realtii variopinta Per il nostro lavoro arti

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na ... Se il sensa della nostra vita e conoscere Dio e

giungere a Lui, il volta e forse proprio il punta di.

arrivo. La questione di disegnare un volta o di

zarlo in mosaico e qualcosa che supera semplice

mente il dato del talento o della tecnica acquisita.

Non si tratta, infatti, solo di disegnare un volta, rna

di comunicare una presenza che gli altri percepiran

no. volta deve avere una luce di trasparenza, di

rificazione, di comunione, deve esprimere questa lu

minosita che viene dal di dentro. mosaico c

tale vorrebbe essere un'arte che ha la luce dentro e il.

volta e dove tutto questa si concentra.

E questa accade quando il volta che raffigurosempre di pil1 quello di Cristo, o di un santo, e non

un'opera nlia. Ma, per arrivare a questa, bisogna

re una forte e viva esperienza di Cristo e della

che lo Spirito ci dona. E la vera esperienza di Cristo

e quella di essere suo Corpo, di scoprirsi dentro ad

un organismo. volta di Cristo, della Madre di Dio,

di un santo sad allora necessariamente co 1U1.< G1V' ' ' v

dalla mia percezione di questa Corpo. Se e forte

consapevolezza di essere parte del orpo di Cristo;

allora mi sara familiare il suo volta e il volta di

colora che gli appartengono, tanto pil1 che, come

232

stico, e fondamentale vivere questa esperienza della

caritii di Cristo, in modo che la verifica sia costante

mente quella della vita: se tra di noi c' e una vita bella,

si riveled nella creazione artistica. E quando abbiamo

una vita bella? Quando siamo nella caritii, nella co-

munione. Percia per me e molto importante che si

lavori, soprattutto in cantiere, cominciando al matti

no con 1 eucarestia, perche li prendiamo atto di cia

che siamo veramente. Li partiamo con 1 attica giusta,

sacramentale, su questa unita. Li sappiamo che cia

che siamo lo siamo in quanta orpo di Cristo. E poi,

quando saliamo sull'impalcatura, tutta la giornata reg

ge fino a quando regge la consapevolezza che siamocia che abbiamo vissuto al mattino nell' eucarestia.

Questa verifica fa si che il volta che componiamo sia

vivo e le pietre che noi stendiamo sulla parete siano

abitate dal Signore, perche dove c' e la carita li c' e

Dio. L'unica fonte della caritii e Dio. Fino a quando

tra di noi c'e questa clima, i volti diranno quello che

devono dire.

II volta del Signore, i volti dei santi, sono espres

sione di noi come orpo di Cristo, espressione di

noi come SUe 111embra. Questa e la dinamica che per

mette di disegnare i volti. chiaro che si tratta di

233

; vl.I. Rupnik II rosso della piazza d oro

qualcosa che non eautomatico, ma richiede una pu

rificazione.

La nostra capacitii di raccontare cio che significa

Cristo nasce da questa dinamica dell ecclesialita.

Non serve avere un santuario fatto da grandi nonti,

se questi non rappresentano il Corpo di Cristo.Penso che stia arrivando il tempo in cui i cristiani

non von·anno pili fare grandi case - grandi secondo

riusciamo ma non ci riusciamo sempre - cerchia

rno di spezzare lo smalto per la pupilla con un colpo

solo. Se dobbiamo fare una pupilla di dieci centimetri

di diametro, chiaro che non ci riusciamo. In quel

caso facciamo la pupilla composta, ma e, appunto,

un eccezione. Gli occhi sono volutamente scuri, fattidi uno smalto quasi nero, perche su una pietra scura

troveremo sempre un riflesso di luce. Se guardi un

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le misure del mondo. Faranno le case in piccolo, ma

con lo spirito giusto.

volti esprimono quindi Ia comrmione nella quale ven-

gono generati. 1\ la come viene concretarnente composto

volto di Cristo? Le persone norma/mente si 1neravigliano di

questi occhi cosi grandi

L occhio e la parte pili importante del volta. Eproprio H che si coglie la presenza. Non e un

che, quando si vogliono distruggere le immagini sa..:

ere pensa per esempio a tanti episodi della c

versia iconoclasta - si sia preoccupati soprattutto

distruggere gli occhi, di spegnere lo sguardo. Ecesso persino con la nostra Via Crucis a Mengore,

Slovenia, dove qualcuno nella notte di Halloween

tentato - secondo la polizia con almena sedici

- di scavare 1 occhio dal volta di Cristo ..

Ma 1 occhio e indubbiamente anche la parte

difficile da realizzare. Se atto di pitl pezzi, puo

sere problematico, puo essere gia falso, come se

scondesse qualcosa. Un occhio non luminoso,

spirituale, diventa un occhio di possessione. Percio

meglio fare un occhio semplice, come dice il

gelo: l tuo occhio sia semplice, puro. Normalmente,

34

occhio scuro, si colgono facilmente dei bellissimi

scorci luminosi, una piccola luce che scalda.

E poi gli occhi sono grandi perche cosi si favori

sce l incontro. Quando entri in chiesa, prima ancora

di vedere, sei vista: e cosi avviene subito un incon

tro. Ma, se non desidero questa incontro, saranno

proprio questi occhi a darmi fastidio. Una volta mi

ha scritto un giovane frate raccontando la sua espe

rienza degli esercizi spirituali in una cappella con i

nostri mosaici: questi occhi grandi lo disturbavano

finche non ha cominciato a pregare sul serio, finche

il suo cuore non ha smesso di resistere allo sguardo

del Signore .. Quando poi eentrato seriamente nellapreghiera, questi stessi occhi gli sono diventati fami

liari, vicini, eloquenti, sono diventati un luogo di in

contra. Perche il nostro Dio ha degli occhi, ha un

volta, euna Persona. Anzi, il suo volta e composto

dai tanti volti dei santi, ha tanti occhi. La chiesa di

venta cosi come quegli esseri dell Apocalisse che

hanna tanti occhi, perche tutti i santi ci guardano

dalle pareti. E ci guardano per quello che sono: re

denti in Cristo, ricolmi di Cristo. Negli occhi si co

munica veramente lo Spirito e la verita spirituale

della persona.

35

ALI. Rupnik rosso della piazza d oro

E l resto del volto? Su quali criteri lo imposti?

Come e composto il volta di Cristo? No

mente presenta due parti: una parte piu severa, piu

stera, e una piu tenera e mite. La vera questione

stico-spirituale e proprio 1 equilibria tra queste

parti. Quando uno entra in chiesa, vede 11, sui volta

Cristo, il proprio stato d'animo. II volta di Cristo

Sesto giomo

Una volta evenuto da me un ragazzo mentre di

pingevo un volta di Cristo e mi ha chiesto: Ma per

che i tuoi Cristi sono tutti piuttosto tristi?" Gli ho ri-

sposto: "Vuoi che faccia un Cristo con il sorriso?" E

ho cercato di spiegargli che l'immagine di Cristo de

ve essere fatta in modo tale che tutti possano incon-trarlo. E la sosta obbligatoria di ciascuno di noi e a

sotferenza. Prima o poi una cosa ti fad piangere: la

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sponde a cio che la persona si porta dentro. Se ·

uno spiritualmente trascurato, negligente, sensuale,

za lo sguardo verso Cristo e vedra il lato austero

Signore. E nteressante che, per lo stesso volta che

alcuni sembrava severo, altri mi abbiano detto: '

sguardo tenero, ma allo stesso tempo sobrio, maturoSe sui volta di Cristo vedo l'austerit:l, questa mi

ned a rispondere. Allora l mia persona puo cresce:re

davanti a Cristo in questa dialogo. E magari l

ma volta, tra qualche tempo, lo stesso volta mi

dera dolcemente.

Nell'arte sacra, il volta deve venire incontro

persona, deve incontrarla in cio che la persona

nella sua verit:l. Percio i volti sono fattimente con un velo di tristezza. Cosi, quando uno

gioioso, quel velo di tristezza non gli dad fastidio,

la sua gioia e pirituale, ma lo contermera nella

Se invece uno egioioso in modo sensuale, '

te ' questa velo di tristezza sara un richiamo alia

briet:l. E quando arrived una persona che

quel velo di tristezza sad per lui uno sguardo

compassione che lo incontrera proprio li dove si

va. Ma, fermandosi a contemplare quel volta,

che, oltre il velo di tristezza, la figura emana un

so di forza e tanta luce.

236

rnorte di una persona cara, un incidente, una malat

tia ... Prima o poi una cosa andra male. Ti immagini

di entrare in chiesa e trovare un Cristo che ti sorride?

Penserai: "Facile per te, tu sorridi, ma a me emarta

la mamma "

Percio l Chiesa con 1 arte sacra ti raggiunge ldove e nevitabile la sosta della carne umana, vulne

rabile, sofferente, imperfetta. Ti incontra li ma poi

comincia ad agire 1 altro aspetto. Ad un tratto co-

mincerai a vedere che questa Cristo triste e anche

forte, ha un colla potente, pieno di Spirito. E magari

scoprirai che il volta di Cristo ti ha preso nella tri

stezza e ti porta pian piano nella speranza e nella pa

ce; ti ha preso nell'angoscia e ti porta nella luce del

l'aurora; ti ha preso nella notte e ti porta al mattino ..

Questa e il passaggio Questa e Lute del volta di

Cristo.

Con i volti dei mosaici e uccessa una cosa molto interes-

sante. Quando, dopo pilj di dieci anni, abbiamo rivisto il

mosaico della Sedes Sapientiae, dono che Giovanni Paolo

II ha voluto fare a ie universita cattoliche e che sta Ju:endo il

pellegrinaggio di tutto if mondo, abbiamo potuto vedere sulfa

Madonna c sui Bambino - che erano Jatti ancora nel tuo

237

lvf I Rupnik II rosso della piaz.za d'oro

stile iniziale, co tutte le pietre lien distinguibili - che

/a materia dei volti si sta ritirando per le tante

che hanna ricevuto dai fedeli e che Ia /oro espressione

ta sempre pil'l impregnata di luminosita. In qualche modo

conte se fedeli continuassero l'opera dell' artista, perche

il oro gesto di venerazione aggiungono al mosaico ancheoro adesione, l /oro amore persona/e...

Non e sempre stato cosi con le immagini

Sesto giorno

zioso e commovente che puo capitare ad un artista

che lavora per l'arte sacra.

Questa preghiera dei Jedeli, come insegnava padre Spi

d/{k, e nche ['ultimo criteria che attesta se tm'opera d'arte everamente arte sacra. Ed e roprio questa preghiera che aumenta Ia potenza conu.micativa di un'immagine. Ci puoi

raccontare qualcosa sull eco che ricevi dalla gente che incon tra

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Mi ricordo che padre Spidlik amava tanto quel p

di Kireevskij dove il filosofo ricorda come era

in ginocchio davanti ad una vecchia icona che

sentito letteralmente carica di tutte le preghiere che

fedeli lungo le generazioni avevano rivolto alia

di Dio li raffigurata. L'icona si era cosi imbevuta

flusso dei movimenti dei cuori, che ora ·

1 energia che ne usciva fuori. Si, la venerazione

fedeli e proprio la continuazione dell' opera. L'vernice , il tocco definitivo sull'arte sacra e il

delle preghiere dei fedeli. Anche da padre Pio o

Lourdes succede cosi: nell'arco di pochi mesi,

gliaia di pellegrini hanna lasciato sul mosaico

pronta della loro fede. Tutti questi gesti fanno

di quel bagno di preghiera che i fedeli fanno alia

immagine. Percio questa unzione della pietra,

attraverso i gesti di tenerezza, attraverso le carezze

baci, e cia che davvero completa l'opera, perche

sprime che questa opera, generata dalla Chiesa, e

veramente consegnata alla Chiesa. E questa non

automatico. E un fenomeno sorprendente, p

non segue coordinate che si possano calcolare.

c' e una rivelazione, un mistero, una presenza, lcede qualcosa ... La preghiera dei fedeli e la risposta

un dono ricevuto. Ed e a sua volta il dono piu p

238

mosaici del Centro Aletti?

Penso che 1 espressione che piu ci commuove,

quando finiamo un lavoro, sia quella di chi dice:

adesso siamo entrati in chiesa, ora percepiamo che

c e a chiesa . Per noi questa e il massimo. Perc he -

come dicevo - quando cominciamo le giornate di

lavoro con 1 eucarestia, il nostro desiderio piu profon

do e di pater lasciare con il mosaico un'impronta di

cio che siamo alla mattina alla messa - il Corpo di

Cristo.

Devo dire che, sia da parte dei fedeli che da parte

dei non credenti che cercano, abbiamo delle riso

nanze molto significative. Poi c'e sempre anche il

gruppetto degli intenditori , che un mio ami co

chiama i signori-rna . Questi dicono ad esempio:

Ma come mai questa Cristo ha un piede cosi gros

so? Non mi piace . Non lo so - rispondo io -

forse perche ha fatto tanta strada per venire qua a

trovarti nella tua parrocchia . Credo che su alcune

cose veramente non abbia senso discutere ..

Quando abbiamo lavorato in un seminario, e ve

nuto da me un sacerdote, non pitt tanto giovane. Mi

ha detto: E bellissimo. Siamo tutti presi da quest'o-

pera, ci aiuta a pregare. Porto qui preti e laici a vede

re la cappella e tutti rimangono colpiti. Ma mi rima-

239

i\i I Rttpnik Ilrosso della piazza d oro

ne il dubbio se le figure non sono forse po

grandi. Se fossero pil1 piccole .." "Guardi gli ho

sposto - siamo in un epoca dove Ia Chiesa eca, debole, divisa, presa da tanti dettagli insignificanti,

mentre le cose fondamentali ci stanno sfuggendo.

noi oggi vogliamo rievangelizzare l'Europa,mo far vedere - come facevano nel romanico -

la figura pil1 importante equella pil1 grande, che

esto giomo

Nel mosaico tutto cerca di contribuire ad un lin

guaggio immediato: la figura semplificata al massi-

1110, il gesto pulito, chiaro, esplicito, con il volta

sempre pitt puro, luminoso, aperto, gli sfondi di ma-

teria vera, reale e le parti decorative realizzate con

un grande dinamismo. Sono pero convinto di unacosa, e ogni volta la ridico agli artisti: possiamo esse

re anche abilissimi nel disegnare, nell' eseguire il mo-

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la grandezza corrisponde a cia che si vuole dire.

una generazione cosi distratta come la nostra eglio venire incontro con un'immagine che ·

tamente viene colta come quella fondamentale". '

risponde - se volevi dire questa, ci sei proprio riu

sci to".Un eco mol o significativa veniva da un u n ~ '

di sacerdoti che, per diversi motivi, avevano dei p

giudizi verso la nostra arte. Sono andati a

molto prevenuti i mosaici di San Giovanni , _ , , n v l l u

Ma, dopo un'ora in mezzo a questi mosaici, co

ciava a succedere qualcosa di molto forte dentro

loro. Mi hanna scritto una lettera piena di czione profonda, che per me e per tutti noi euna

stimonianza della grazia di Dio ..

Abbiamo ricevuto anche tanti messaggi da

di vescovi e di sacerdoti che alia GMG del 2011,

Madrid, hanna portato i giovani nella cappella

Santissimo della Cattedrale e sono rimasti loro

stupiti di come i giovani siano ammutoliti in

cappella, nonostante la grande confusione che c'

fuori. Questa per me e un segno della "spazio

cro", la potenza di una presenza che ti sup era e ti

scia in silenzio ..

240

saico con tutti i metodi, possiamo usare tutti i colori,

far confluire le materie, far scivolare le pietre su e

gitl. .. rna queste cose diventano vive solo per opera

della Spirito Santo, l'unico che da la vita e che versa

nei nostri cuori 1 am ore del Padre Per questa inau

guriamo sempre un cantiere con la preghiera dentro

alia chiesa, davanti alla parete ancora vuota, chieden

do al Padre che ci mandi lo Spirito Santo per donar

ci la carid. Senza un epiclesi, niente di significativo

si puo compiere su questa terra. che comincia

l'unzione della pietra con la preghiera ..

Quando siamo nei cantieri, io presiedo Ia messa

ogni giorno e gli altri sacerdoti concelebrano. Sentoche, come padre del gruppo, emia la missione di of

frire ogni giorno concretamente con il pane e il vino

anche il lavoro di tutto il gruppo. Mi preparo alia

messa e la celebro insieme agli artisti. E con il pane e

il vino offro il lavoro di ciascuno: di Manuela, di

Svetozar, di Stella, di Silvana, di Renata, di Bostjan,

di Eva... di tutti. Perche credo che, se ogni giorno

offriamo quel pezzo di mosaico che abbiamo fatto elo uniamo al pane che si fondera a Cristo e rimarra

Cristo, allora, quando completiamo I opera con 'ulti

ma messa e offriamo il mosaico alia Chiesa delluogo,

241

lvl.I. Rupnik Ilrosso della piazza d oro

noi stiamo offrendo un pane eucaristico. Offriamo

la Chiesa cio che, come dicevamo ieri, e l grana

suo rapporto all' ostia e a Cristo. Abbiamo preso

pietre provenienti da tutto il mondo e, attraverso

lavoro e 1 eucarestia, queste pietre sono veramente

ferte a Dio. Se il credente viene toccata e se chi cDio viene invitato, e quindi solo perche l c' e

cuno che lo tocca e lo invita.

Sesto giorno

baciano - i fedeli andavano a baciare il nostro volta.

Mi ha colpito soprattutto una donna anziana, tutta

curva, che si inchinava con fatica per pater dare un

bacia alla Madre di Dio. Era una scena commoven

te ... perc he con questa si compie il sensa di noi arti

sti: qualcuno ha riconosciuto qui la presenza Questabagno di preghiera e l'ultimo tocco e, con esso, l o-

pera non e pi6 nostra. Senza quest' l t i ~ l O tocco, 1

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C e stata qualche esperienza particolare in questa

che ti piacerebbe raccontare?

Raccontero una delle esperienze pili forti per

- rna credo anche per gli altri artisti della squadra:

cantiere della concattedrale ortodossa di Cluj,

Romania. Gia quando con il mio assistente ab

portato la un pezzo del mosaico - il volta della

gine, che era comunque molto grande, perche

presbiterio della chiesa e altissimo - e successa

cosa del tutto inaspettata. Volevo che il m f • t r r > ~ v

vedesse il volta prima di proseguire con ilunJoaJ. -

intero. Volevo essere sicuro che percepissero

st'arte come un'arte per la loro chiesa, perche

era scontato che una cosa fatta da un artista

andasse bene per loro. Abbiamo appoggiato

st'immagine su una tavola di legno davanti all''

stasi. Avevo la stanza vicino alia chiesa. Alla sera,

di, sento un canto. Mi sono affacciato - era il

co che stava pregando davanti alla Madonna Poi,mattina, trovo una processione che entra in chiesa

- com e abitudine tra i cristiani d Oriente che,

trando in chiesa, si inchinano davanti alle icone e

4

pera rimane incompiuta. E la s e n s a ~ 1 n e ch: oggt

ci siano tante opere incompmte, propno perche nes

suno ci prega davanti.

L altro episodio che ha segnato un esperienza

molto importante per tutta la nostra squadra e suc

cesso sempre nella stessa chiesa, quando siamo arri

vati l per la seconda volta per fare 1 arco trionfale,

dopo che, nel 2006, avevamo completato il mosaico

nell'abside. Anche se c'era il cantiere, il parroco non

voleva chiudere la chiesa del tutto per non impedire

ai fedeli di entrarvi, secondo la loro abitudine, per

un breve saluto. Allora abbiamo messo una transenna

nella navata per rispettare le norme di sicurezza edevitare che i fedeli si avvicinassero troppo all'impal

catura, che comunque era stata messa solo lungo

l'arco, in modo che l'abside rimanesse visibile. Cosi

noi lavoravamo sull'impalcatura, mentre la gente ve

niva a pregare sotto. E ogni tanto vedevo qualcuno

degli artisti che si fermava come rapito e guardava

giu. Dall'impalcatura, infatti, si poteva cogliere lo

sguardo di chi guardava la Madre di Dio nel presbi

terio. Vedere gli occhi, alle volte in lacrime, di que-

sta gente che pregava, i loro volti .. Penso che i no-

stri artisti non potranno mai scordarlo. Questa e

43

AU. R p ik II rosso della piazza d'oro

troppo forte, quando vedi che cosa significa Ia

Ia preghiera, Ia Chiesa E tut to converge a una

nita, perche quelli che pregano davanti all''

diventano per noi una memoria di cio che

noi, che al mattino, prima di cominciare il

abbiamo pregato e celebrato l'eucaristia e chete la giornata abbiamo portato il peso dellavoro,

cando di conservarci nella carid.

Scsto giorno

artisti di Chiesa, anziche autoaffermarsi, e gi< t fatto.

Si vive spontaneamente cio che Secondo Solov'ev e

1 ecclesialita, che cioe l'individuale entra liberamente

nella comunione, il particolare si sottomette libera

mente all'armonia dell'insieme.

Ma anche il mio ruolo di dirigente del coro si epian piano trasfigurato: se all'inizio ero un artista che,

come un maestro, magari ha anche trasmesso la sua

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II vostro lavoro dalla Chiesa e per la Chiesa si

cepisce anche dal modo di procedere nel cantiere, dove

vuoi nwi seguire un p r o ~ e t t o prestabilito, ma consideri

z utto chi sono i collaboratori presenti e che cosa potetere insieme. Aile volte l'assenza o Ia malattia di un ar

puo sign(ficare che il nwsaico sara diverso da come lo

maginavi. Come se i direttore del coro decidesse di

delle variazioni sui programma del concerto, se il suo

glior tenore non si sente bene, piuttosto che cercare

ora trovera un altro in grado di realizzare quello che

nizio pensava ...

Questa e solo un altro aspetto di cio che

mo sull' ecclesialid. Il mosaico e diventato presto

delle tecniche pil presenti neUe chiese, anche

e un'opera corale e, dunque, ecclesiale. Nel coro

deve essere un direttore, nella Chiesa c'e un

Le membra funzionano perche c' e il capo.

cosa funziona spontaneamente se c' e una vita

siale, se si concretizza nella nostra vita cio che

Corpo di Cristo, se cio che si celebra nella liturgia

mattino poi si prolunga nel cantiere. Se c' e una

ecclesiale tra gli artisti, allora il passaggio ad

244

arte agli altri, iniziandoli, correggendoli, coinvolgen

doli, preparandoli, ora il mio ruolo e sempre pil1

quello di padre - e infatti gli artisti mi chiamano co-

sl. Questa significa anzitutto una fiducia reciproca.

Loro possono sperimentare da parte mia una seried,

una visione posata, non capricciosa, una visione che

li considera, che non li prende in giro .. Loro si fida

no di me come io ho fiducia che loro potranno fare

cio che affido loro nella visione dell'insieme, che cia

senna puo fare Ia sua parte e che, quando 'ult imo

giorno scenderemo dall'impalcatura e la butteremo

gi{t, ci sara una grande armonia. Loro si fidano di

questa e io mi fido totalmente che loro possano cor-rispondervi. Anche quando una cosa non e venuta

come 1 avevo chiesta e disegnata, Ia lascio, pure he

non ci sia uno strappo all'armonia dell'insieme. Si ri

nuncia ad una visione, si muore ad una piccola cosa,

perche il principia del lavoro e Ia comunione, il dia

logo. Percio non voglio mai fare un progetto sulla

carta. Con questa si rischia di sopprimere 1 ecclesia

lita. Il nostro progetto e il Corpo di Cristo, e il

Corpo e un organismo. Puo anche cambiare, mentre

un progetto prestabilito lo renderebbe statico. Cosi,

durante illavoro, Ia piccola Chiesa che siamo noi di-

245

AI. I Rup11ik-   rosso della pia.zza d'oro

venta cio che e... Quasi non posso immaginarmi di

non c t ~ e a r e il progetto diret tamen te sulle pareti.

Tanto. e vera c 1e, anche con colora che insistono per

avere bozzettt, met to sempre le mani avanti dicendo

che il mosaico sara una cosa totalmente diversa. Ma

veda che non e consueto un modo ecclesiale di pro-cedere cosi, dove cioe il progetto viene elaborato in

una dinamica orante a partire dalla comunita,

da pianificazioni teoriche.

esto giomo

do in cui si fa 1 opera e gia parte integrante del conte-

nuto. Un lavora cm·ale in uno spirito di serenita, di

gioia, di amicizia e quello stile che fa gia parte dell'o-

pera. Siamo sempre colpiti nel vedere che il modo in

cui si lavora e contagioso. Tanti parroci, tanti vescovi

ci hanno scritto che il cantiere e stato per le lora co-

munid un carnmino di evangelizzazione, una sorta di

corso di esercizi spirituali nella parracchia, nella co-

mi.mid.

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Questa ' f ldamento reciproco si allarga anche alla co-

r m u ~ i t a ecclesiale ~ h e attende quest' opera e che da la sua fi

dtwaf

conumttente alle volte ti fascia sa;gliere anchesoggetto del mosaico?

Ci sono diverse possibilita. Alcuni dicono: Noi

vogliamo questa e questa," e hanna gia tutte le idee

elaborate. Da parte mia, io accolgo queste idee e co-

mincio a creare. Ma e chiara che, appena si ~ V . U H J L U , c ( c

a creare, vengono tante aperture nuove. Poi ci si par-

la e nasce un bellissimo dialogo.

L' altra possibilita e che, ad esempio, ti dicano

Noi vogliamo una chiesa dedicata al Sacra Cuore.

Ma, padre, faccia lei un progetto iconografico basato

sulla teologia del Sacra Cuore". E anche qui

una bella ricerca in dialogo.

E poi ci sono anche quelli che dicono: Noi ab-

biamo questa presbiterio, faccia lei ..."

Quando ci chiamano a lavorare in una chiesa o ·una cappella, cerchiamo di partire in un modo

siale, cioe coinvolgendo la comunita per creare

me lo spazio per lora. La mia esperienza e che il

246

Normalmente le comunid cristiane dove abbiamo

lavorato erano coinvolte nella progettazione e nella

realizzazione dell' opera, e percio il mosaic a e diventa-

to un' espressione della Chiesa. Gia la preparazione al

cantiere neUe parracchie, neUe diocesi, nei conventi,nei seminari e molto coinvolgente. Quando poi le

persone ci vedono allavoro, c' e an cora un passo ulte-

riore della partecipazione. Ma quando alla fine della-

vora presentiamo 1 opera e con un' eucarestia la conse-

gniamo alia Chiesa locale, ci capita sempre di percepi-

re questa "si corale", come lo chiamava Ivanov, cioe

come molti hanno travato nel mosaico l cibo spiri-

tuale, l lora spazio, un elemento della loro identita in

riferimento a Dio. Tante persone ci hanno fermata

dicendo: "Sapete, l dentro ci sono anch'io. Questa e

anche la mia storia, questa e anche la mia speranza "

Sono consolazioni molto forti per chi lavora nell'arte

sacra ...

247

Settimo giorno a via alia

trasfigurazione

Sctti111o giomo

detto in questi giorni sul Logos. La materia non e

una massa amotfa. Siccome e creata da un Dio per

sonale per mezzo del suo Figlio, che e il Verba con

cui il Padre ha fatto il mondo, e chiaro che anche la

materia ha in se una predisposizione al personale. Se

il mondo e creato da Dio Padre per mezzo del Figlio- che e la Parola creatrice - e evidente che in un

certo sensa la creazione e marcata da questa princi

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Jeri abbianw parlato delle rela.zioni tra le persone nella

co1nposizione delle opere 111ltsiue 1na questa tipo di lauoro

itnplica anche Ia relazione con Ia materia del mondo. Per

quanto riguarda l tuo percorso artistico, sembrerebbe come

se con if mosaico auessi finalrnente scoperto quella tecnica

che ti e it1 connaturale. Come se quella matericita che si

uedeua gia nelle tue prime pitture, quella massa che sogna-

ui, cotne dici nel Colore della luce, l auessi finalmente

trouata co1ninciando a cotnporre i n z m a ' ~ i n i con le pietre

iVIa Ia pietra ha insegnato qualcosa anche a padre Rupnikt e o l o , ~ o ?

Moltissimo Perche, come dice Jean Lacroix, "l'a

more ha bisogno della materia". Non si ama solo a

parole o astrattamente, ma con i gesti, con le cose

concrete. La materia dunque trova il suo sensa nel

diventare regalo, ossia nel trasformarsi nel dono che

noi possiamo farci nei nostri incontri. La materiavorrebbe diventare parte dell'amore tra le persone.

La materia ha una sua volonta, perche ha un suo

sensa. Per me e molto importante cio che abbiamo

248

pia dialogico con il quale e stata fatta. A questa pro

posito mi ha aiutato molto a illuminare teologica

rnente il lavoro del mosaico la visione di Sergej

Bulgakov, un grande genio della teologia moderna.

Bulgakov, riprendendo l'insegnamento di san Paolo

e di san Massimo il Confessore, spiega che in tutto il

creato esiste una specie di codice del LLigos. Se noi

apriamo la materia e andiamo a vedere questa codi

ce, troveremo che in esso sta gia scritto il sensa e 1 o

rientamento della materia stessa.

Aiutami a cap ire di pitt ..

Il Corpo di Cristo L'uomo, in quanta pneuma

toforo, in quanta portatore della Spirito, partecipa al

Corpo di Cristo. Percio anche la materia, per non

rimanere condannata alla corruzione, vorrebbe par

tecipare, tramite l'uomo, a questa Corpo che riesce

a trasportarla aldila della morte. Se il peccato ha reso

tutto opaco e rnorto, con la redenzione di Cristo an

che la materia riacquista la possibiliti di essere cio

che era nella visione del Creatore. Se si apre la mate

ria, se si dischiude la pietra, si trova in essa il codice

del Verba, del Logos. Si trova cioe scritto nella mate-

249

AI. I upnik II rosso della piazza d oro

ria il suo orientamento, la sua volond, la direzione

del movimento verso la realizzazione del suo vero

sensa cioe l uomo. Bulgakov dice che la materia

vorrebbe diventare corpo, perche il corpo e portato

re della Spirito, e quindi partecipa all amore di Dio

e alla possibilita di essere a servizio dell am ore, di es-sere assorbito dall am ore. La materia vuole essere

quello scenario della rivelazione dell am ore di Dio

Settimo giorno

Credo che sia necessaria che la teologia parli an

che attraverso la materia, che nel teologo, come nel

l artista, si uniscano la mente e le mani. Se vogliamo

cambiare la teologia, bisogna essere familiari con il

creato, con la materia del mondo.

e r c l u ~ giudichi cos{ importante questa aspetto? Per evi-

tare le astrattezze nel pensare?

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che per eccellenza si manifesta nel Corpo di Cristo.

Percio il mosaico rappresenta anche un bellissimo

itinerario per cogliere tutti i dogmi, dalla creazione

alla redenzione, perche permette di far vedere come

il creato diventa un impronta dell amore personale,

fino al volta: dalla creazione fino a Cristo, Figlio di

Dio, fino all umanita divinizzata nel Figlio, per mez

zo della Spirito.

Bisogna che l uomo tocchi la materia del mondo

come il sacerdote tocca la materia del sacramento. C e

una similitudine, un nesso con il sacramento, che fa si

che la materia del mondo partecipi al racconto della

verita come bellezza. Nelle Chiese d Orien te questaconsapevolezza e ancora presente tra i fedeli. Basta

pensare che in una parrocchia di Belgrado una signo

ra ogni volta che incontra la nostra Renata, le bacia le

mani, perche - le dice - con queste mani tu lavori

per la chiesa ... Proprio come si usa baciare la mano al

sacerdote... C e una certa sacramentalid nelle mani e

nei gesti di chi lavora con la materia con l amore e

nella sinergia con lo Spirito Santo. Una persona che

ha 1 occhio luminoso, coglie questo aspetto in tutti i

gesti di qualsiasi lavoro, perche vede che la reald non

e piu la stessa quando viene toccata dall amore.

250

Questo e un primo risvolto, perche si comincia

dalla vita, non dai principi astratti. Ed e la vita che

poi, pian piano, trovera le forme culturali in cui e-

sprimersi, e mai viceversa. Ma per la teologia c e

un altra cosa da sottolineare. La teologia non e 1 eser

cizio di un attivita. intellettuale sulle cose di Dio, un

sistema strutturato di verid, uno studio di formula

zioni dottrinali, ma e una reald molto piu ampia, che

vuole comunicare una conoscenza spirituale che e

una partecipazione alla vita stessa di Dio. Allora e

chiaro che bisogna tornare a quella mentalid simboli

ca che non riesce a dire Cristo senza la materia. Penso che parlare teologicamente, non solo con le paro

le ma con la materia del mondo, significa acquistare

questo linguaggio tipico della Chiesa, perche anche

le parole partecipano di questa dimensione simbolica.

C e sempre piu di quanto salta agli occhi, quando

consideriamo la vita umana, le cose, ma anche i con-

cetti, le parole .. Non solo. N essuno, isola to dagli altri

e dal mondo, puo mai esaurire la pienezza della ve

rita. Non si puo allora dire Cristo senza il pane, senza

l vino, senza i fratelli, senza la terra, senza il legno ..

Non si puo dire lo Spirito Santo senza l olio, senza il

251

AU. upnik rosso della piazza d oro

fuoco, senza 1 acqua .. La materia non dovrebbe esse

re esclusa dalla conoscenza e dalla comunicazione del

Conosciuto.

Quando si prende in considerazione che la fede ela manifestazione della vita di Cristo attraverso di

noi, ossia la nostra partecipazione - nella potenzadella Spirito Santo a Cristo morto e risorto, allora

tutto cio che e stato creato da Dio riacquista lo

Sectimo giorno

convinto che questa cambia 1 opera. Il mosaic di

venta diverso.

Oggi, considerando 1 arte del XX secolo e le sue

avanguardie che hanna richiamato l importanza del

linguaggio materico, e considerando che anche lascienza studia il rapporto tra materia ed energia inte

sa come principia vitale, noi cristiani siamo chiamati

a recuperare una visione integra della materia, che

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splendore della redenzione. Allora si passa dal grana

al vera grana, dall acqua alla vera acqua e dalla crea

zione dell uomo all uomo redento. E cos il cristiano

non puo parlare solo a voce, solo con i concetti, con

le idee, rna con la materia del mondo.Purtroppo, negli ultimi secoli e sparito dal nostro

orizzonte il concetto teologico della trasfigurazione.

Non eun caso che, anche nell arte, sia sparita la sce

na della trasfigurazione. Ma oggi persino la scienza

comincia a scoprire che le case riflettono il contesto

umano che le circonda, tanto che qualcuno mi ha

raccontato che sono stati condotti degli esperimenti

che facevano vedere come la benedizione cambia la

struttura molecolare dell acqua. Eppure, mentre la

scienza si lascia interrogare da questi fenomeni, sem

bra che noi cristiani non crediamo pil1 neppure che

una cena preparata con amore sia diversa. Non cre

diamo che 1 am ore trasfigura la materia e che quindi

la bellezza significhi un cambiamento reale della ma

teria. Io credo che una cena benedetta non sia lastessa di una cena non benedetta. Per questa offro

ogni giorno, insieme al pane e al vino dell eucaristia,

il lavoro di ognuno della squadra. Sono totalmente

252

include la creazione e la trasfigurazione e che pensa

il ruolo della materia come indispensabile per la vita

spirituale dell uomo. Solo l uomo spirituale puo ac

quisire quello sguardo che vede 1'orientamento di

fonda della materia, perche altrimenti la materia

continuamente soggetta alla possessione, data che

l uomo la usa per nutrire la propria passionalita.

Dopa intere epoche di idealismo e di materialismo,

oggi mi sembra importante far vedere nelle chiese la

materia come canto, come luce, come gloria, traspa

renza, dinamismo, come una cosa viva. La materia

del mondo evariopinta e con cio egia una bella im-magine della Chiesa. Il mosaico, che in sostanza na-

sce dal creare un armonia dei diversi, egia immagine

della Chiesa, che e proprio 1 armonia delle alterita.

Percio mi sembra importante far vedere ampi spazi

di decorazione musiva molto dinamica, viva, lumi-

nosa, trasparente, per ricordare che la Chiesa eque-

sta mondo trasfigurato. I nostri ultimi mosaici sono

sempre pitl materici e luminosi, perche cerchiamo difar vedere la materia del mondo come lo scenario

della teofania attraverso la redenzione dell uomo.

Vogliamo tar vedere che la materia e arnica dell uo-

253

AI I Rupnik II rosso della piazza d'oro

mo, che la materia chiede all uomo di essere presa

nelle sue mani con amore per essere salvata dalla

possessione. E, quando la materia e presa con amore,

succede cio che e successo con l uomo quando lo ha

preso Cristo: quando noi moriamo nel battesimo e

lo Spirito Santo si posa su di noi e ci unisce a Cristoci fa passare nella tomba di Cristo e ci fa uscire fuori

rinati in Lui. Questo passaggio dalla tomba alia risur

rezione come vita in Cristo e cio che accade alia

Settimo giomo

Ionti nel compierlo e nel sottomettere tutto a que-

sta. Tutta la vita di Cristo e, al contrario, una rivela

zione dell offerta della propria volonta.

Come insegna Solov ev, non e sufficiente cono-

scere il bene e volerlo. Questa puo essere ancora una

cosa molto impotente. Bisogna essere immersi nelbene, essere penetrati dal bene. E siccome noi non

possediamo il bene, l unico modo per fare il bene e

di offrire la propria volont:l a Colui che non solo

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materia quando l uomo la prende con am01·e. La

materia vive allora una specie di exodus: dalla men

zogna in cui e spinta, che non le fa vivere cio per cui

e stata creata, al suo vero senso.

Da tanti colloqui con ~ l i artisti del Centro Aletti si puo

intuire che non c'e olo una tra.ifigurazione della materia

attraverso Ia persona e le sue mani, ma che awiene anche il

contrario: 1nolti si sono resi conto che il lavoro quotidiano

con Ia pietra li sta cambiando, perch(: a pietra non obbedi

sce alla tua volonta co1ne ti potrebbe obbedire la matita o il

pennello o, meglio ancora, il touch-screen , e cos{ a pietra stessa che ti insegna Ia pazienza che ti umilia, ti eser

cita nella rinuncia alla tua volonta...

Si, la questione della volonta e fondamentale. I1

male del mondo, in realta, e il nostro stesso male. Ha

un unica radice: quella di imporre la nostra volond

alia nostra vita, a chi mi vive accanto, alia materia, a

cio che mi circonda ... Invece la fede, cioe la rivelazione di Cristo, e 1'offerta della volonta. La fede non

e un ideologia, l elaborazione di un progetto ideale,

per poi impegnare la mia intelligenza e la mia vo-

254

vuole il bene, rna lo possiede, perche e il Bene e

percio lo puo anche realizzare.

I1 mosaico giova a questa ascesi interiore del tener

conto dell altro, fino a punto di sacrificare la propria

volonta. In questo senso, sen to un enorme grati tudi

ne nel trovarmi inserito in quest opera, con queste

persone, con le quali mi e donato di vivere insieme,

di lavorare, di creare. Tante volte, ultimando un mo-

saico, nella preghiera conclusiva invito gli artisti ad

esprimere nella profondid del cuore la gratitudine a

Dio e alla Chiesa perche in questi tempi ci e data la

grazia di lavorare con la materia, con i martelli, conle pinze, con i collanti, sulle irnpalcature, attaccati al

le pareti ... in una rete di rapporti gustosi e belli, non

perche sempre facili, rna perche pasquali. Bisogna es

sere grati di poter lavorare nella Chiesa, a fianco di

tanti sacerdoti, di poter ricevere la benedizione di

tanti vescovi, di poter vedere i bambini che vengono

alla sera a prendere i pezzettini d oro e delle pietruz

ze che ci sono caduti durante illavoro e che, con gli

occhi pieni di gioia, ci vengono a far vedere che co

sa hanno raccolto e a chiedere se possono portarlo a

casa. Bisogna essere grati in questi tempi di poter

255

AU. Rupnik II rosso della piazza d oro

viaggiare per migliaia di chilometri per tutta l'Euro

pa, di poter cantare e pregare, di poter immagazzina

re una memoria dei luoghi concreti, dei volti con

creti, delle chiese, delle preghiere, della stanchezze

piacevoli a lavoro compiuto .. Tanti ricordi che ren

dono immediatamente il cuore gioioso e grato. Lanostra ~ r o v n di quattro o cinque macchine si egia

messa m moto tante volte, e ormai in quasi tutti i

paesi d'Europa abbiamo memorie delle nostre soste

Settimo giomo

san Paolo - ci si prende pil1 cura di quelle piti fragili.

Pil1 forte la coscienza della comunione, meno la

persona eesposta al male e pitl e afforzata la sicurez

za di ciascuno. Questo possibile solo nell'amore,

nella libera adesione. E quando anche la materia vie

ne coinvolta in questa comunione e lei stessa adesprimere la cura del dettaglio. Se ci sono tante pietre

che insieme devono esprimere il volto, sara la pie-

truzza stessa che ti chiamed a elaborarla ulteriormen

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dove Manuela istancabilmente in tutti questi anni

non ha finito di stupirci in quanti modi e con quanta

diversita si puo creare un pranzo, o una cena ... E

quando, in occasioni del genere, mi sorprendo a

c o n t ~ m p l r e i volti della squadra, non e possibile

non mnalzare lodi a Dio e benedire nel cuore silenziosamente ciascuno di loro.

Nella vita si puo giocare ed illudersi su molte co

se ma quando fai una cosa cosi concreta come ilmo-

saico, non ci riesci. II mosaico e pil1 difficile della

scultura, perche nella scultura devi ricavare l'immagi

ne da una sola pietra. II mosaico e a pil1 rigida trat ~ I t t e le a ~ t i perche devi comporre un'immagine con

diverse p1etre. Per questo motivo nei mosaici antichi

si possono osservare poche variazioni sui volti; il mo-

saico non eun'arte del ritratto. Ma il flttO che com-

pone tante tessere fatte di pietre diverse esprime an

cora pil1 fortemente 1 opera della redenzione, perc he

esprime 1 ecclesialita. Per creare il mosaico, la materia

deve passare la comunione Sono pietre diverse, diverse membra che insieme dicono la stessa cosa ... Ma

questa eproprio la Chiesa, il Corpo di Cristo, che ecomposto di tante membra dove - come sottolinea

256

te perche altrimenti il volto non sara completo .. La

vocazione che viviamo ci cambia, ci converte conti

nuamente. Cercando con 1 occhio tutto il giorno di

trovare la pietruzza giusta al posto giusto, di vedere

come aggiustare la forma per creare l'armonia, ci tro

viamo anche noi a metterci al posto giusto. Diven

tando amici si sta bene insieme e si e elici. Lo stesso

accade con le pietre. Ma cosi e a Chiesa .. Un gusto

pasquale della vita. Quante volte i momenti che vi

viamo ci inumidiscono gli occhi con lacrime di com-

mozione. Quando, alia fine del lavoro, ciascuno di

noi ringrazia l'altro per la collaborazione, per a pazienza, per l'aiuto, per aver dato la propria pietruzza

al mosaico, e la rivelazione di cio che e a Chiesa.

Persino le persone che per caso si trovano e vedono

come ci ringraziamo vengono toccate. Questo sono

le pietre che esprimono il volto.

Proprio riguardo al uolto c e stato u cmnbiamento note-uole - Jorse grazie all apporto degli artisti che si sono awi-

cendati nell equipe. Insierne siete arriuati a questo stile del

uolto sui quale a 1nateria sparisce, perche uince l espressione

257

AU. Rupnik rosso della piazza d'oro

persona/e. Si ptul dire che, proprio grazie alia collaborazio-

ne, alia comunione tra di voi, si e rqfforzata anche a co-

/nunione delle pietre sui volti, tanto che a pietra non si vede

pitl

esercizio monastico, cioe quotidiano, che cer

tamente fa il suo effetto... Seguendo gli artisti, ve

dendo le inclinazioni dell'uno e dell'altro, seguivo la

loro ricerca e tentavo di favorire cio che anche loro

in qualche modo andavano cercando - cioe una

Settimo giorno

non deve ingombrare, rna deve concon·ere ad espri

mere 1 essenzialitii del gesto. E, quando si an· iva al

corpo - cioe al volta e aile mani - non si deve pitl

far vedere la materia, rna la sua trasfigurazione, cioe

l'impronta che viene data alia materia dall'amore.

Attenti a queste dinamiche, cerchiamo di giocarecon i materiali. Cosi, se guardi il mosaico da qualche

metro di distanza, percepisci nettamente i contorni

delle pietre sugli sfondi. Poi si comincia a perdere la

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sempre maggiore pulizia del volta, una pi6 grande

semplicitii, una pi6 grande attenzione a due o tre

dettagli nei quali si concentra tutta 1 espressione.

Lungo gli anni siamo arrivati a questi passaggi interessanti nel mosaico: c'e la parte decorativa, dove

cerchiamo di far vedere la bellezza della materia, che

e viva, che non e opacita allo Spirito, rna che e il

movimento stesso della Spirito. Per questa bisogna

giocare sull' armonia tra i diversi: diversi materiali, di

diverse misure, di diversa preziositi .. La parte deco

rativa trova il suo sensa nel trasmettere al fedele una

serenitii luminosa nel cuore, perche l'armonia delle

diversita suscita sempre qualcosa di dinamico, di vita

le e di bello. Con questa disposizione del cuore, il

fedele e preparato ad accogliere i contenuti della li

turgia, come anche della parte dogmatica che nel

l' arte e espressa dalle figure e dagli episodi.

Sulle figure poi bisogna far vedere la semplicit:l

del vestito, per far emergere che siamo rivestiti diCristo, di modo che i gesti che compiono i perso

naggi del mosaico siano gesti che in qualche modo

richiamano il rapporto con Cristo. Percio il vestito

258

percezione della materia sui vestito, le fughe s ~ l l tes

sere quasi spariscono, mentre sui volta scompawno del

tutto, tanto che non sembra £1tto di pietra. Sui volta la

materia cede all' espressione della persona. Lo stesso e

quando tu guardi una persona in carne ed ossa: quan

do guardo l volta di una persona cara, non penso che

e atto di muscoli, di nervi, di pelle ecc., rna vince l'e

spressione d'amore. Cosi su questi volti. I nostri v ~ l tnon sono fatti solo di pelle, muscoli e ossa, rna lasCia-

no trasparire l'amore che abita in noi. Quando incon

tri una persona che ti dona con amore qualcosa, quella

cosa rimane inseparabile dal volta, diventa parte delvolta, di un volta dove la materia e giii trasfigurata

perc he impregnata dall' am ore. L am ore e quella luce

che £1 la differenza tra l carbone e il diamante, direbbe

Solov'ev, tra una materia opaca, ribelle e resistente,

perche spinta dall' egoisma nella menzogna, e una ma

teria penetrata dalla luce, mossa dall'amore, unita al

volta che dice l bontii. Pi6 ci si purifica, pi6 si va

avanti negli anni, pitl si percepisce che cosa e fondamentale. Pil si cresce nella sapienza, pi6 guardiamo lmondo con gli occhi socchiusi e cogliamo 1 essenzia

le. E l'essenziale e l'impronta dell'amore con cui la

259

i vl.I. Rupnik II rosso della piazza d oro

persona segna Ia propria carne. Lo stesso e con Ia

teria del mondo .. Tutta Ia materia vorrebbe di

volta, perche vorrebbe dire Cristo.

Puoi dire ancora qualche para/a sulla scelta dei

Se uno scorre l elenco dei mosaici per tema, si rende

canto che ci sono alcune scene privilegiate. Ci sono,

esempio, pit4 di 20 Annunciazioni Come mai? E

tnai cos{ tanti angeli e cos{ tante volte la .figura di Giovanni

Settimo giorno

men", e questa Amen e Ia firma che mettiamo sotto

Ia dichiarazione della nostra identita: "Si, io sono

parte del Corpo di Cr isto". N el sacramento con

templiamo anche Ia Chiesa, cioe Ia nostra comunio

ne. Cosi, entrando in chiesa, ti ricordi subito del

Corpo di Cristo e, trovandoti davanti a tabernacolo,ti ricordi che anche tu sei questa Corpo di Cristo.

Nelle scene dell'Annunciazione, cerchiamo sem

pre di indicare il passaggio dalla Parola alia carne.

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Battista?

I soggetti sono un po' legati a quanta Ia gente ci

chiede, ma e anche vera che questa richiesta dipende

dalle opere che vedono gia finite e sulla base delle

quali fanno le richieste per nuove opere.

I tanti angeli testimoniano che vogliamo prendere

sui serio I esistenza del mondo spirituale, cercando di

rendere testimonianza all'amicizia tra l'uomo e questi

esseri spirituali.

L'Annunciazione e uno dei temi pil1 ricorrenti

perche esattamente qui e l'inizio della fede. In unodegli ultimi mosaici, nel Collegia San Lorenzo da

Brindisi, abbiamo messo 1'Annunciazione sulla porta

della chiesa, proprio per ricordare che Cristo non e

il LL gos "greco", ma il Logos che ha assunto Ia carne

e di questa sua carne anche noi facciamo parte. La

stessa immagine - 1 Annunciazione, appunto - si

trova anche sulla porta del tabernacolo per ricordarci

che il Corpo di Cristo e il Corpo del nostro Signore, ma allo stesso tempo e anche Ia nostra identita.

Agostino diceva che, quando riceviamo Ia comunio

ne, aile parole Corpo di Cristo" rispondiamo A-

260

Dopa l'incarnazione, infatti, non basta pil l'udito

per ascoltare Ia Parola di Dio, rna ci vuole anche

'occhio, perche Ia Parola si e fatta Immagine, si e

fatta volta .. e percio tutta Ia materia ten de al volta,

come abbiamo vista.

Ma, al di Ia delle scene dell' Annunciazione, non

c'e dubbio che Ia Madre di Dio sia una delle nostre

figure pil amate, e un motivo forte di questa ha a

che fare con cia che stiamo dicendo. In Maria si vede

per eccellenza che 1 opera della redenzione e un'ope

ra che avviene grazie alia sinergia tra Dio e l'uomo.

Nella Vergine Madre si vede che il principia della vita non viene dall'uomo, ma dallo Spirito Santo

quindi proprio 1 opposto di quella mentalita antropo

centrica che fa dell'uomo l centro anche della reli

gione. Le coppie sterili dell'Antico Testamento sono

proprio I attestazione pil1 evidente che l'uomo non

puo produrre Ia vita, perche Ia vita appartiene al

Signore. La Vergine e il Giardino chiuso, Ia Fontana

sigillata, che viene fecondata dall'interno, cioe dalloSpirito, che e 'unica realta pitl intima all'uomo di lui

stesso. Nella Vergine Madre si contempla a fonte di

ogni vera creativita - Ia sinergia divinoumana.

261

lvl.I. Rupllik -   rossa della piazza d ow

Anche Giovanni Battista e una figura da noi mol

to amata, perche e il testimone di cui oggi abbiarno

bisogno. Abbiamo bisogno di qualcuno che mostri

Cristo, di un gesto che Lo indichi D'al tra parte,

quello di Giovanni e un gesto discreto, fatto per es

sere vista quasi di sfuggita, perche subito rimanda ahi vuole indicare, senza mettersi lui in mostra.

Giovanni Battista, inoltre, rappresenta il passaggio

dall'Antico Testamento alla novita di Cristo, il pas

Settimo giorno

Penso che ognuno di noi abbia una ferita. E fino

a quando non scopri la tua ferita su quella di Cristo,

non farai altro che cercare di curartela. Quante volte

capita di vedere come le persone, a causa di una feri

ta leggono tutto in un modo distorto: Ia storia, gli

incontri, le parole, i gesti, tutto cio che le circonda ..

Tutto e vista nell'ottica della ferita. L'unico modo di

uscirne e scoprire che questa ferita partecipa della

ferita di Cristo, e quindi del suo passaggio al Padre.

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saggio da una mentalita religiosa alla fede, dove non

contano i valori e le idee, ma l persona del Signore.

Giovanni Battista e colui che riconosce Cristo e lo fa

riconoscere. Percio nei nostri mosaici lo rappresentiamo come una figura esile, ascetica, quasi come se

di lui rimanesse solo 1 occhio per vedere e ricono

scere Cristo e la mana per indicarlo come 1 Agnello

che toglie il peccato del mondo.

E poi c'e tanta Pasqua ...

La Pasqua di Cristo non epresente solo nelle scene

esplicite che riguardano gli episodi del triduo pasquale, rna

spesso viene evocata anche dove uno non se l aspetterebbe

- ad esempio alle ozze di Cana o nell incontro di

Cristo con a Samaritana - attraverso il costato trafitto di

Cristo. La ferita era presente gia nelle tue pitture e conti-

nua ad essere un data ricorrente anche nei mosaici: anche

nella Redernptoris Mater sono molto evidenziate le feritesu Cristo che sale al Padre o anche sui risorti della parete

della parusia, tutti segnati dalle stigmate. Perche a ferita

ha un ruolo cos{ irnportante nella tua arte?

262

Questa e l prima cosa fondamentale per quanta ri -

guarda la ferita.

Noi con il battesimo veniamo innestati in Cristo

attraverso il passaggio obbligatorio nel nostro percor

so di figli di Adamo - cioe la morte. Cristo ci raggiunge nella morte e fa della nostra morte una mor-

te simile alla sua. E, come moriamo con Lui, cosi

anche risuscitiamo in modo simile a Lui. Dalle acque

battesimali noi ci alziamo con le ferite di Cristo.

Anche se queste stigmate non si vedono, le sentiamo

ogni volta che viviamo l'amore. E ci riempiono di

speranza e ci confermano sulla via giusta, perche ci

convincono della nostra partecipazione alla Pasqua di

Cristo, dunque del nostro aderire al vera amore di

Dio. Per questa, nel nostro passaggio verso la Pasqua

definitiva, le nostre ferite diventano le cicatrici della

risurrezione. E, per confermarci sui cammino attra

verso le difficolta della vita, lo Spirito Santo suscita

ogni tanto nella Chiesa dei santi con le stigmate visi

bili, per renderli testimoni che il modo vera dell' amare di Cristo e il cammino pasquale.

263

JVf l Rupnik II rosso della piazza d'oro

La ferita ... La ferita di Cristo rimane, percio la

sua ferita rende visibile che 1 am ore e eterno, che

tutto passa, rna l'amore rimane. La risurrezione fa

vedere Cristo in una forma diversa la sua figura ecambiata al punta che nessuno lo ha riconosciuto

immediatamente, rna la ferita e rimasta e non e un

caso che sia stato riconosciuto proprio da quella.

Cos anche noi ci riconosceremo tramite il prezzo

dell' am ore. Perche, quando 1 am ore e vera, passa il

triduo pasquale e lascia una traccia. E sad proprio

Settimo giorno

particolare sfumatura: la luce di san Nicola e del

Natale, la seria profondita della Quaresima da cui,

come sotto terra, maturava il seme gioioso della

Pasqua, il orpus Domini e la festa di sant'Emica,

piena del sole dell' estate, il presentimento autunnale

dell' Assunta e di sant'Elena... Penso che proprio il

ritmo tra il feriale e il festivo abbia creato nel mio

cuore uno sfondo di unita tra il divino e l'umano. E

quando tornavo a casa dalle prime classi di scuola,

dove gli insegnanti cercavano di distruggere il mondo

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quella traccia a farci riconoscere. Ecco, vorrei che

tutto questa fosse visibile nei nostri mosaici.

E poi noi siamo generati dalla ferita. Molte volte

ho disegnato la Madre sotto la croce che indica ilcostato aperto. La nuova Eva, la Chiesa e generata

dalnuovo Adamo.

Da dove prendi Ia Jisione dell'unita del mistero pa-

squale in che modo cerchi di tradurla ne/le irnrnagini?

Grazie a Dio, gia nella mia famiglia, da bambino,

ho sperimentato che l'umano ebello proprio perche

appartiene a Dio. Mio padre mi ha fatto gustare fin

dall'infanzia la bellezza di una vita di lavoro tutta pe-

netrata dalla preghiera, dai rapporti belli, intercalata

dalle feste, dove pero la festa non ubbidiva solo al rit-

mo fisiologico di alternare lavoro e riposo. Questa ri-

poso si trasfonnava nella gioia vera della festa, che si-

gnifica godere insieme del frutto delle proprie fati-che, riconoscerne il sensa e gioirne. Silenzio, fatica,

canto, festa ... Un lavoro intrecciato a un tessuto orga-

nico di feste che clava ad ogni stagione dell'anno una

264

interiore che ci avevano trasmesso in famiglia e di

imporci l'ideologia atea, mio padre si sedeva accanto

a me davanti alla casa e cercava di ricordarmi la bel-

lezza della domenica, del Natale, della Pasqua e il eli-rna luminoso con il quale si chiudeva da noi ogni sera

l preghiera accanto al camino. E io percepivo con

tanta chiarezza che papa aveva ragione: che Dio esiste

ed e Lui che rende bella la vita dell'uomo. E che

l'uomo, senza Dio, non puo vivere.

Questa tessuto esperienziale ha poi trovato il suo

punta di forza in una teologia come quella che ci ha

trasmesso padre Spidlik, fortemente radicata nella li-

turgia. Una parola chiave della liturgia e anamnesis.

Non solo come parola tecnica, che rimanda ad una

parte precisa della messa. La liturgia empre la me-

moria, la commemorazione completa del mistero di

Cristo, compresa la sua morte, la risurrezione, la sua

ascensione al cielo e persino il giudizio futuro. E an-

che ogni realta umana consumata nell' am ore entranell' eterno presente di Dio, nell' anamnesi di Cristo,

nella "liturgia celeste"' dove tutto compresente,

vive insieme. Personalmente trovo molte soluzioni

265

M.I. Rupnik- II rosso della piazza d'oro

iconografiche anche ispirandomi all'arte del primo

millennia che non ha mai separato le cose. Fino a

quando non abbiamo lasciato la porta aperta a una

visione solo umana, fino a quando per noi l'umanita

era solo quella di Cristo, fino ad allora tutto era or

ganicamente unito. Quando abbiamo acceso un faro

solo umano, le cose hanno cominciato a sbriciolarsi.

Ti vorrei fare ora qualche domanda sul processo di rea-

Settimo giorno

lare del tutto. Rimane una traccia, e questa e suffi

ciente per il tentativo successivo. Rimane tanto qu<m-

to serve per una linea che sia guida al nuovo passo.

E, quando l opera e compiuta, tutti i passi sbagliati

sono integrati in cia che e riuscito, tutti i tentativi

precedenti vivono nella figura finale, tutti hanno illoro peso. Mentre fare un bozzetto preciso e pensare

che solo quando sara perfetto comincero a realizzare

1 opera e ontano dalla vita. Anche Cristo enato pic

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lizzazione di un mosaico. Comincianw dal disegno, che fate

col carboncino. Non c'eun disegno che nasce pedetto, ma si

vede gia nel cartone tutta una ricerca - linee abbozzate, poi

cancellate, alle volte riprese... Di tutte le linee rirnane una

traccia, e quello che poi non fa parte del disegno finale ha

comunque contribuito a trovarlo. Le persone che IJisitano

'Atelier del Centro Aletti di so/ito rimangono colpite da

questo stile di disegno, che emolto vicino alia vita. Perch :

nella 11ita si cerca si sbaglia, si torna sui propri passi ...

SL Penso che noi cristiani abbiamo una sapienza

che e basata sulla redenzione, il che vuol dire che,

nella vita, dal passo precedente impariamo il passo

successivo. Euna specie di genesi, dove una cosa se

gue 1 altra. E la forza dei cristiani sta nel perdono.

he cosa voglio dire? Il perdono significa che io mi

ricordo il peccato che ho vissuto non piu come un

fatto isolato, ma come un elemento sul volto di

Cristo, come una realta assunta da Cristo che adesso

mi ricorda Lui, e non piu la mia colpa. Lo stesso equi: se uno disegna, non puo pensare di tratteggiare

la figura che vuole fare gia con la prima linea di car

boncino. Allora si cancella. Ma e mpossibile cancel-

266

colo ed e cresciuto in mezzo a noi. La storia lo ha

plasmato .. E, lungi da qualsiasi perfezione classica,

I ultima impronta gliel' abbiamo data con il nostro

peccato. Anche la nostra vita e cosi: nessuno ha una

vita lineare, ma si cammina tentando, sbagliando epoi riprovando. E nutile pensare che siamo in pale

stra e che poi un giorno, quando avremo imparato,

cominceremo a vivere. Echiaro che uno che comin-

cia fa degli errori, ma e a vita stessa che ti insegna. Il

vice-pan·oco non puo imparare a predicare nella sua

stanza - impared a farlo in mezzo alla gente La vita

ecosi:

eun cammino, dove un passo ti aiuta a fare

quello successivo.

Sempre piu spesso ti viene chiesto di progettare tutto lo

spazio liturgico, non solo la parte iconografica. Cos{ ti trovi

a realizzare anche progetti per le vetrate, ad esempio, e an-

che qui cerchi di evitare l puro astrattismo, optando per le

parole, che forniscono una chiaue di lettura in pitt per lo

spazio sacro...

Se nel medioevo hanno costretto la luce a rifran

gersi attraverso le figure dei santi, nelle nostre vetrate

67

Af.I. Rupnik II rosso della piaz.za d oro

obblighiamo la luce a rifrangersi attraverso le parole

spirituali. A causa delle lettere, che spesso sono quel

le della Parola di Dio, 1 artista e costretto a tener

conto di una oggettivita che provoca il ritrangersi

della luce in modo nuovo e diverso. Mi sembra che

con cio si eviti l eccessivo soggettivismo che l astrattismo puo portare con se.

L astratto infatti e problematico solo a causa del

principia della forma assolutamente soggettiva. La

Settimo giomo

Una parola sulla scelta dei materiali. Come per l icona

bisogna prendere una tauola di l e ' ~ t n o , lauorarla, poi scegliere

dei pigrnenti dalla natura, tritarli, ecc. tutto questo en-

trercl nello spazio tra.l}lgurato dell icona, cos{ m a ~ t a r i an-

che raccogliendo diuersi marmi, graniti, ciottoli che si Ltsa-

no nelmosaico, si scopre una parola che porta no denfro

Anche qui ritorniamo al solito punto, perche an

che la questione della materia richiede una visione

integra, della quale l uomo da solo non e capace.

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carid, la mentalita simbolica, la mentalita pasquale

sprona invece la volonti a uscire da se stessa e a crea

re una forma che si rapporta agli altri, che e come

una tessera dentro al mosaico.II rischio dell astratto sta qui: nel favorire il sog

gettivismo e gonfiare 1 ego. L astratto non ha passato

il sacrificio di se e per questa non favorisce cio che e

intrinseco alia fede, cioe la cariti, la comunione.

Che cosa significa questa perle vetrate? Le forme

soggettive rifrangono la luce in modo diverso dalle

forme che tengono conto di qualcosa di oggettivo.

Lo stesso e con la vita personale. Se uno vive in fa

miglia e fa le cose secondo la sua volonti, ci sad lo

scontro, il conflitto, il disagio, perche manca il passo

verso la comunione. Se si intende la liberti come

autoaftermazione unilaterale cioe faccio quello

che voglio - se una persona non deve obbedienza a

nessuno, vive lo stesso rischio dell artista astratto,

perche non deve tener conto di niente. Quando in-

vece la liberd e una dimensione dell am ore, gli im-

pulsi soggettivi si sacrificano sull altare della carita e

della comunione.

268

Qui tocchiamo di nuovo quella sfera sacramentale,

ecclesiale, escatologica, dove non sei pitt tu, ma e un

oraanismo - la Chiesa - che ti presenta questa visio-o . . .

ne. E, a partire da questa visione, appare chtaro chetutta la materia, per poter entrare nello spazio sacro,

deve prima passare attraverso un elaborazione, una

trasfigurazione, una Pasqua. Nessuna cosa allo stato

crrezzo puo essere spostata direttamente in chiesa.

Non si possono prendere le cose tali e quali e met-

terle nella spazio liturgico. Tutte le pietre che sono

entrate in chiesa sono state lavorate dall uomo. Ma e

interessante che queste pietre abbiano subito un pro

cesso di trasformazione gia in natura. I marmi, ad

esempio, provengono da una fusione termica, i gra

niti da un urto, i ciottoli sono modellati dall acqua

che scorre .. Dunque, ogni pietra ha gia passato un

processo per diventare bella. Ma diventa veramente

bella quando l uomo la prende tra le mani e la lavo

ra. Quella pietra avd veramente trovato il suo postoe detto il suo sensa quando si troved nel mondo tra

sfigurato che e il Corpo di Cristo. Come dice Ber

djaev, la Chiesa e il campo dove, sotto il vento dello

269

lvU. Rupnik rosso della piazza d oro

Spirito, cresce 1'erba e sbocciano i fiori, perche la

Pasqua ha dato inizio alla nuova creazione, al cosmo

cristianizzato.

Questa vale anche per 1 argilla che usiamo negli

ultimi anni. La terra cotta e 1 argilla che ha passato ilfuoco. E il fuoco e simbolo della Spirito. Quandol'argilla-terra passa dal fuoco, diventa praticamente

pietrificata e cosi le possiamo applicare la foglia d'oro.

Quel fuoco che l'ha pietrificata, che l'ha resa salida,

Settimo giorno

Abbiamo vissuto un'esperienza fortissima nella

cripta di padre Pio, dove abbiamo messo le tessere di

terracotta sui soffitto, che ha una metratura ancora

pitt grande del presbiterio di Fatima. In pitl, qui si

trattava di lavorare in piedi, ma inclinati all'indietro,

attaccati al soffitto per diverse settimane. Ma per tnt

to il tempo ci sosteneva questa frase di padre Pio che

e rimasta scritta all'ingresso della cripta: "Confidate

e sperate nei meriti di Ges6 e cos anche l'umile ar

gilla diventera oro finissimo da risplendere nella reg

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adesso rimane in lei come luce dell'oro. una trasfi

gurazione simile a quella dei fiori nell'incenso. I fiori

si seccano, muoiono, ma dopo essere diventati incen

so, con il fuoco - con lo Spirito Santo cominciano

di nuovo a fiorire e ora ci £·mno sentire solo l'essen

ziale - il lora profumo. Cosi come la terracotta: ora

vediamo solo 1 essenziale della terra, cia che pua usci

re dal buio, dalle tenebre, che pua far trasparire la lu

ce. L' oro sulla terracotta e veramente il passacrcrio

dall'uomo all'uomo redento. Percia usiamo questa ti-

po di oro, che abbiamo chiamato "oro Aletti", preva

lentemente per rivestire quegli spazi che dicono la

Gerusalenune celeste. N el santuario di Fatima, per la

piazza d'oro della nuova Gerusalemme, abbiamo fatto

500 mq tutti in questa tecnica - anche perche li le

condizioni stabilite dall' architetto erano talmente ri

strette che dovevamo completamente rinunciare al

nostro modo solito di lavorare. Ma, con questa ri

nuncia, con questa Pasqua, si e aperta una strada nuova e inaspettata. Ci vuole sempre una dose di espe

rienza pasquale, e solo cosi possiamo sperare che cia

che facciamo sia di Dio.

270

gia del Re dei cieli". Era come se fosse lui stesso a

dirci quella parola che la materia porta dentro ..

Capita spesso che proprio l uso dell oro venga messo in

questione. Cosa rispondi aile persone che ti interpellano?

Perdu£ cosi tanto oro?

Perche la tradizione della Chiesa insegna che ci

vuole l'oro Mi ricordo un colloquia con una perso

na che, proprio a San Giovanni Rotondo, si lamen

tava di tutto quell'oro con la solita obiezione che pa

dre Pio non l'avrebbe voluto, perche aveva scelto la

povert:l. Allora ho chiesto a questa persona: Ma

dov'e padre Pio adesso?" In cielo." "Bene - ho ri

preso - e qui e la cripta dove riposa il suo corpo.

Che cosa dovrebbe ricordare questa cripta ai fedeli?"

Che lui sta in cielo". E come presenterebbe lei il

cielo, dove c' e Cristo in gloria, libero dalla morte, il

Dio Santo, Forte, Immortale?" Allora mi ha stretto lamano dicendo semplicemente: Ho capita".

L' oro in chiesa non l'ho inventato io, ma fa parte

fin dagli inizi della tradizione iconografica. La Chie-

271

Af.I. Rupnik II rosso della pia.zza d'oro

sa ha riconosciuto nell' oro quella materia che pil1 di

tutto esprime la santiti e la fedelti di Dio, la sua mi-

sericordia, perche e il materiale pill luminoso e pil1

duraturo che esista. E allo stesso tempo simboleggia

anche l'offerta di quanto di pil1 prezioso l uomo do-

na a Dio.

N oi siamo il Corpo di Cristo e 1 edifi.cio ecclesia-

le ne e il simbolo. Se facciamo questa chiesa come

Corpo di gloria, facciamo l'immagine di cio che noi

stiamo diventando. Questa non e la chiesa dei cap-

Setti111o giorno

anche Ia bellezza. Ma il problema e ancora pil1 pro-

fondo perche, avendo smarrito dal nostro orizzonte

il Santo e la santit:l nel loro senso ontologico, non

solo morale, abbiamo perduto anche la bellezza.

I grandi autori spirituali, come EFagrio, ad esempio, ci

insegnano a cercare le YaJ?ioni spirituali dell'esistenza del-

l'oro, l suo sign{ficato sirnbolico, a chiederci per quale moti-

  O l oro sia stato erea o sia nascosto sotto terra e come nwi

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puccini, la chiesa di padre Pio, rna e di tutti noi bat-

tezzati e deve in qualche modo aiutarci ad alzare gli

occhi a cio che e la meta del nostro cammino.

Ma dobbiamo riconoscere che non siamo pil1abituati a vedere chiese che esprimono la Chiesa. Da

quando l'arte e emigrata dalla chiesa nel palazzo, da

quando cioe Ia bellezza si e svincolata dalla fede ed e

diventata un estetica dell' arte, noi ci siamo persuasi

che Ia bellezza e legata alla ricchezza. Chi era ricco

poteva permettersi le cose belle. Ma per noi cristiani

non era e non e cosi. La bellezza, come ci ricordano

i fedeli dell'Oriente Cristiano, non e unita alla ric-

chezza, rna alla santiti. Solo il Dio trino e la bellezza

assoluta Per questo motivo anche le popolazioni po-

vere, a costo di grandi rinunce, costruivano chiese

belle. Anche se loro non avevano niente, l'importan-

te era che Ia chiesa fosse bella, perche cosi i fedeli

venivano consolati e rafforzati nella santita, perche

potevano scorgere che il Santo abita in mezzo a loro,che il Santo ha visitato il suo popolo.

Per un fraintendimento culturale, e successo che,

per contestare la ricchezza, noi abbiamo eliminato

7

lo si trovi con tanta fatica, come mai debba essere lavato e

poi passa o a fuoco

Infatti, quando lo usiamo nelle chiese per cantare

la gloria di Dio e far vedere il mondo trasfigurato e

ricoperto di luce, 'oro ha trovato il suo posto. Dio

ha creato 1 oro proprio per questo. dove dovrebbe

stare 1 oro se non nello spazio liturgico? Dio ha per-

messo all'uomo di usare l'oro per questo. Come gli

ha permesso di farsi il pane per 1 eucarestia, cosi gli

ha permesso di usare 'oro. E, come peril pane vale

che, se non si trasforma in eucarestia, diventa motivo

di lotte fratricide, cosi e anche per 1 oro. Proprio per

lavare l'umanit:l da tutto il sangue causato dalle guer-

re per 1 oro, forse dovremmo costruire tante chiese

con 1 oro che invece viene do nato per am ore di Dio.

L oro nello spazio liturgico diventa il testimone del-

l'amore di Dio per noi e della nostra risposta a que-

sto amore. Basta un solo raggio di luce, un solofiammifero per far risplendere 1 oro .. come basta una

sola invocazione dell'uomo peccatore e tutta Ia mise-

ricordia divina si riversa su di lui.

273

i\1.1. Rupnik II rosso della piazza d'oro

Prima raccontavi quegli episodi della Romania, che da

vano molto il senso esistenziale di quello che prima auevi

spiegato. Ci sono degli episodi particolari legati questa volta

alta cripta di padre Pio?

Moltissimi. Uno dei pili forti riguarda una bambi

na. Ho la sua foto nel breviario. Un giorno, mentre

eravamo in cripta per concludere i lavori sulla colon

na, ho trovato due persone giovani, marito e moglie,

che piangevano. Mi sono avvicinato discretamente

Settimo giorno

Dio, si offrira anche all'uomo. E infatti, normalmen

te, la gente che offre per la chiesa egente semplice,

che risparmia dal poco che ha. E queste persone san

no quanto eprezioso cia che appartiene a Dio Ma

se si comincia a brontolare perche uno ha offerto

una catenina per Dio, come ci possiamo lamentare

che oggi non ci siano vocazioni? Chi offrira la vita a

Dio, se non si pua offrire neanche un anello?

Oltre all'oro, testimone per eccellenza della luce di Dio,

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dicendo che ero un sacerdote, anche se ero vestito in

tuta da lavoro. Mi hanno raccontato che sono venuti

qui molto addolorati perche poco tempo prima ave

vano sepolto la loro bambina, morta di leucemia.Oggi mi dicevano - per la prima volta piangiamo

non di disperazione, ma di speranza, perche se la no-

stra figlia ora sta in una luce cosi, se il cielo eun po-

sto ancora pili bello di questa, noi non possiamo pili

piangere". i ho veramente percepito che tutto ecompiuto, perche qualcuno ha trovato il suo senso, la

sua fede, in questa spazio pieno di presenza.

I brontoloni i saranno sempre. Ce li aveva intor

no gia Cristo. Quando estato unto a Betania, subito

qualcuno ha fatto i conti, pretendendo che 1'olio che

era stato ofierto al Signore dovesse essere dato ai po-

veri. Ma, se fosse vero che quando non si da a Dio si

da agli uomini, nel nostro tempo dovrebbe esserci un

benessere straordinario nel mondo, perche a Dio in

questa secolo si sono offerte ben poche cose. Inveceeuna catastrofe, perche in realta vale 1 opposto: se si

raffredda l'amore per Dio, muore anche l'amore per

l'uomo. La fonte della carita e una sola Se si offre a

274

ci sono anche i colori a rendere testirnonianza alia luce.

Nel wore dell'universo, Ia luce evidenzia due colori parti

colarmente intensi - scrivevi nel Colore della luce -   ilrosso e il blu . lvla anche nell'uso dei colori si vede un tuocamrnino, da quei quadri che erano un'esplosione di tinte

forte e decise, passando per i primi mosaici, doue abbonda-

rMno , Sli smalti rossi, _fino ad una sempre maggiore lumino

sita intessuta con i colori della terra. Che cosa ci comunica

no qrtesti colori e a che cosa e ovuto qttesto cmnbiamento?

Il cambiamento edovuto senz'altro a questa pro

gressive riconoscersi parte di un organismo. Ad un

certo momento uno non pua pitl ascoltare solo il

proprio senso estetico o le tendenze artistiche che

passano, ma deve umilmente chiedere alla tradizione

che cosa dicono i colori. Bisogna chiedere alla me-

moria della Chiesa, perche di cia che sta nella me-

moria della Chiesa prima o poi si "ricordera" ogni

battezzato.Se

invece una cosa sta solo nella mia testa,non edetto che un battezzato la scoprira. e, se anche

dovesse scoprirla, forse non gli dira niente di Gesli

Cristo.

275

M.I. R11pnik rosso della piazza d oro

Allora si va a chiedere, aile volte quasi a supplica

re che la memoria della Chiesa ti apra i suoi tesori ..

Come nel film di Tarkovskij, dove que ragazzo, che

prendono come 'ult imo in grado di fonciere le cam

pane, in realtii non le sapeva fare. Allora, nel mo

mento in cui bisognava fonderle, si rivolge all' argilla

per supplicare che la terra stessa gli sveli il segreto di

come si fa. C' e infatti una sapienza divina nel creato,

che penetra dappertutto e cerca gli amici di Dio per

svelarsi a loro. Questa sapienza ci illumina nel cam

Settimo giomo

lori di esprimersi meglio. Per questo il bianco e il

colore dello Spirito, perche fa emergere 1 altro.

II rosso e il colore della divinita, perche e il colore

pili intenso che ci sia in natura. Inoltre e il colore del

sangue. Nel Levitico leggiamo che la vita di ogni es

sere vivente risiede nel sangue, che l sangue e la sede

della vita. II sangue non si puo versare, non si puo he

re perche la vita appartiene al Signore. E l Signore

della vita e uno solo. Lui e l'autore e il custode della

vita. Allora il sangue ricorda Dio, al quale appartiene

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mino dalla creazione alla vera creazione, cioe dalla

creazione alla redenzione.

Per cia che comunicano i colori, credo che valga

lo stesso principia. I cristiani hanno guardato comesi impiegano i colori e li hanno "battezzati". Le

grandi epoche dell' arte liturgica hanno sempre usa to

colori intensi, puri, ma armonici, non in lotta. Tra i

diversi colori, come tra i vari materiali, deve esserci

una giusta tensione tra le diversid: se la tensione e

troppa, c'e uno strappo, se e troppo poca, c'e mono

tenia e tutto diventa noioso. Anche in questa si percepisce un principia ecclesiale, perche la Chiesa e la

comunione nell'alterita, senza che queste si mutilino

a vicenda per creare 1\mita. La Chiesa non e una

monotonia, ma 1 armonia dei diversi.

Nei secoli si e consolidato l'uso del bianco come

colore dello Spirito Santo, perche lo Spirito e la per

sona pili nascosta della Trinitii. Lo Spirito e sempre

al servizio e in funzione dell' altro, e per rivelare 1 al

tro: o il Padre, o il Figlio, o l'uomo, o il creato. Il

bianco e quell'assenza di colore che permette ai co-

276

la vita. E il complementare del rosso - il blu e il co

lore dell'umanid, perche l uomo e l'unica creatura

che cammina in piedi e guarda verso 'alto, verso il

cielo.I cristiani del primo millennia riconoscevano nel

rosso il divino e nel blu l'umano. La divinoumanita

di Cristo, il Figlio di Dio, si esprimeva nel suo vesti

to rosso e blu. Con il rinascimento questi colori si

rovesciano, perche vince il principia razionale. Cosi

il cielo viene attribuito a Dio, perche Dio abita nei

cieli, mentre il sangue e umano, quindi il rosso e l u

maniti. Infatti, oggi il sangue ci ricorda la morte, le

guerre, gli incidenti .. non ci ricorda pili il Signore

della vita. Anche qui si possono vedere in modo sin

tetico i passaggi che sono avvenuti nell'arte: all'inizio

si fa vedere la grandezza dell'uomo in quanta imma

gine di Dio, dal rinascimento in poi si vuole far ve

dere la grandezza dell'uomo come tale, rna proprio

cosi l uomo si "sbriciola". Il rosso indicava prima ilSignore, poi l'uomo, infine la morte ..

277

lvf l Rupnik II rosso della piazza d'oro

"Ho imparato che il nero eun colore che el idenzia il

rosso e i btu", scrillelli ancora nel Colore della luce, e

ultimamente, soprattutto nella Cappella del Santissimo

della Cattedrale di Madrid, questo colore nero iapparso.

Per indicare a tensione tra le tenebre e a luce?

Il nero ha un ruolo molto importante. A Madrid,concretamente, tutta la cappella e molto luminosa,

ma poi ci sono quei sette, otto metri quadrati di ne-

ro messi sulla parete che fa da sfondo alla torre euca

ristica. Si tratta di un contrasto molto forte che aiuta

Settimo giorno

circondata dall' oro, perche, come dice il Vangelo di

Giovanni, la notte non puo inghiottire la luce. Cosi

spero proprio che anche i fedeli che pregano davanti

al Santissimo possano essere confermati che, qualun

que circostanza attraversino, le loro tenebre non pos

sono mai vincere 1 am ore di Cristo, che nella loro

vita non ci puo mai essere niente di cosi nero, pec-

caminoso o drammatico da non poter essere pene-

trato dall'amore di Dio, che dissipa la notte, purifica

il cuore e con il perdono, converte il peccato nel ri -

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a evidenziare il luogo per eccellenza della presenza

del mistero di Cristo-eucarestia. Nell'Ultima Cena

Cristo ha racchiuso nel pane e nel vino il suo passag

gio al Padre. Tutta 'opera della redenzione che il

Padre nel suo amore ha realizzato per mezzo del

Figlio e racchiusa nell' eucarestia. E qual e lo sfondo

per la rivelazione dell'amore di Dio e della redenzio

ne dell'uomo? Dio rivela il suo amore salvifico per

l'uomo nel dramma della storia. A causa del peccato,

tutto il mondo giace nel male. Il peccato ha portato

nel mondo la notte e la morte. Percio lo sfondo dellatorre eucaristica e la notte, che richiama le varie

notti della storia della salvezza: nella notte avviene

l'alleanza di Dio con Abramo; nella notte Giacobbe

lotta con Dio; nella notte Mose porta il popolo

d'Israele fuori dall'Egitto; nel mezzo della notte la

Parola si Iancia dal cielo sulla terra; nella notte Cristo

e nato a Betlemme; nella notte ha mangiato la cena

con i suoi discepoli ed e stato tradito; nella notte ri -

suscito dai morti .. Ma questa £1scia nera che ponia

mo come sfondo alia rivelazione dell'amore di Dio e

278

cordo grato di Dio. Vorrei che le persone che sosta

no in questa cappella vedessero lo splendore della lu-

ce che accerchia il buio della notte; vorrei che tutti

potessimo scoprire che i nostri tristi scenari sono co-me lo sfondo favorevole perche Dio ci raggiunga

con il suo amore.

Questa dinamica del rapporto tra a persona umana e

Dio irnboleggiata anche dalle aureole dei santi, che indi-

cano un cammino dal bianco all'oro

Le aureole non devono essere statiche. In questo

modo si fa vedere che la santita e una cosa dinamica,

progressiva, un itinerario che e di tutti, perche nes

suno nasce santo, ma lo diventa. E poi non c' e un

termine nella santita. Gregorio di Nissa dice che la

perfezione anche nell' eternita consiste in un progres

so e in una tensione senza fine. Il miglior modo per

potersela raffigurare e l'immagine della corsa di cuifa uso Paolo nella Lettera ai Filippesi. Il bianco dice

la vita nello Spirito, che e una progressiva santifica

zione o divinizzazione. Si va dal bianco all' oro. Ma si

279

iYI.I. Rupnik-   rosso della piazza d orv

puo vedere anche qui il rovescio: non e solo l bian

co della vita spirituale ad an dare verso 1 oro della

santid di Dio, ma epiuttosto 1 escatologia, 1 oro del

la "piazza d'oro" che mi viene incontro e mi avvol

ge cioe quella visione definitiva che Dio ha di me

sin dalle acque battesimali e che io progressivamente

accolgo nella rnia vita quotidiana. Cosi, cio che con

templiamo su questi volti santi e cio che anche noi

stiamo ancora diventando.

Settimo giomo

sto sensa, mi piacerebbe dedicare questa intervista a

tutti gli artisti che partecipano alia nostra squadra, ai

collaboratori stabili - Manuela Viezzoli, Bostjan Rav

nikar, Silvana Radaelli, Yevhen Andrukhiv, Svetozar

Zivkovic, Joze Avsec Stella Secchiaroli, Renata Trif

kovic, Eva Osterman, Lea Lampe, Radu R o ~ u Paolo

Marciani - a quelli in formazione - sr. Samuelle Che

ron, Andrea Cerioni, don Zhiming Yan padre Juan

Carlos Garcia, Isabella De Chiara, padre Geraldo Tri

nidade Furlaneto, padre Oscar Gutierrez Gonzalez,

Marco Piazzolla, Anastasyj Smereka, don Luigi Raz

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ardi e bisogna smettere. Ma abbiamo fatto questa in-

tervista in diversi tnomenti fungo sette giorni e sarebbe bello

pater dire qualcosa domani - l ottavo giorno: sarebbe il

giorno peifetto per jinire

Eh, no, Natasa. Se questa e il settimo giorno, ci

fermiamo qui. Se nella grazia di Dio possiamo prefi

gurare per mezzo della materia del mondo e della

luce della trasfigurazione qualcosa in cui traspare la

misteriosa figura del regno, noi non siamo in grado

di far trapassare questa mondo nel regno. Deve veni

re il dito della mano di Dio e toccare tutte questecose perche coincidano con la loro realta vera, come

l'immagine esatta coincide con il suo originale. Noi

lavoriamo dentro la settimana e solo con l'epiclesi

avviene la liturgia dell'ingresso nell'ottavo giorno.

Noi contribuiamo alia venuta del regno solo nella

misura in cui siamo in grado di accogliere ogni

espressione di bellezza, ogni sguardo buono, ogni ge

sto di comunione .. Noi stessi nella nostra identita ve

ra in cio che abbiamo di pit personale, siamo segnati

dalla comunione, siamo fatti dalla comunione. In que-

280

zano, sr. Lucy Im - e quelli che sono passati, mici ca

ri, artisti straordinari che, condividendo la fede, l

creativiti e la fatica quotidiana mi hanna aiutato a

maturare queste riflessioni.

281

Tra libri di Lipa possono essere utili per approfondire le

tematiche inerenti agli argomenti dellibro:

M.I. Rupnik II colore della luce, 1a ediz.: ottobre 2003

M.I. Rupnik L'arte della vita, Ia ediz.: novembre 2011

M.I. Rupnik lVIosaici dellalVIadre di Dio, la ediz.: marzo 2009

Rupnik Guarderamw Colui che hanna trq{ttto . Via Cruds

Inoltre:

II colore dell'amore. L'arte di Marko Ivan Rupnik e del suo atelier, DVD

video regia di Maria Amata Calo

lingue: italiano inglese e sloveno

sottotitoli: ceco croato francese portoghese serbo spagnolo.

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M.I. a

coni mosaici dell'Atelier del Centro Aletti, la ediz.: febbraio 2009

N. Govekar II Natale coni

mosaici dell'Atelier del Centro Aletti, 1aediz.: novernbre 2009

M.I. Rupnik I racconti di Boguijub, 1a ediz.: rnarzo 2006

T Spidlik M.I. Rupnik Una conoscenza integra/e. La via del sim-

bolo, la ediz.: novembre 2009

T Spidlik In principia era l'arte, Ia ediz.: settembre 2006

T Spidlik M.I. Rupnik M. Campatelli M. Tenace M. Zust

Teologia pastorale. partire dalla bellezza, 1a ediz.: luglio 2005

T Spidlik M.I. Rupnik La fede secondo le icone, la ediz.: otto-

bre 2000

A. Schmemann Per a vita del mondo. II mondo come sacramento, la

ediz.: luglio 2012

Page 144: M.I. Rupnik, Il Rosso Della Piazza d'Oro

7/22/2019 M.I. Rupnik, Il Rosso Della Piazza d'Oro

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