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1 Metodo Mézières Il metodo Mézières nasce per caso, da un osservazione su una paziente con periartrite scapolo omerale seria, trattata con un corsetto correttivo per ridurre un importante ipercifosi dorsale. Il corsetto non aveva avuto nessun effetto positivo anzi aveva causato alla paziente lesioni dei tegumenti nelle zone a contatto col corsetto. La Mézières iniziò il trattamento mettendola in posizione supina , e tentando di portare le spalle indietro,. Questa manovra provocò l’immediata accentuazione della lordosi lombare. A questo punto la geniale terapista tentò di ridurla con la flessione delle gambe, ma appena lo fece vide comparire un importante lordosi a livello cervicale. OSSERVAZIONE PRINCIPE: Figura 1. paziente in posizione supina , si nota l’importante cifosi dorsale Figura 2. nel tentativo di portare le spalle indietro compare l’iperlordosi lombare Figura 3. nel portare le ginocchia in flessione compare un importante lordosi cervicale. Da queste osservazioni nasce quindi il metodo mézières da cui scaturiscono le 6 leggi fondamentali. 1. i numerosi muscoli dorsali si comportano come un solo muscolo 2. questi muscoli sono troppo forti e troppo corti 3. qualsiasi azione localizzata sia in allungamento che in accorciamento provoca istantaneamente l’accorciamento dell’ insieme della muscolatura

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Metodo Mézières

Il metodo Mézières nasce per caso, da un osservazione su una paziente con periartrite scapolo omerale seria, trattata con un corsetto correttivo per ridurre un importante ipercifosi dorsale. Il corsetto non aveva avuto nessun effetto positivo anzi aveva causato alla paziente lesioni dei tegumenti nelle zone a contatto col corsetto. La Mézières iniziò il trattamento mettendola in posizione supina , e tentando di portare le spalle indietro,. Questa manovra provocò l’immediata accentuazione della lordosi lombare. A questo punto la geniale terapista tentò di ridurla con la flessione delle gambe, ma appena lo fece vide comparire un importante lordosi a livello cervicale.

OSSERVAZIONE PRINCIPE:

Figura 1. paziente in posizione supina , si nota l’importante cifosi dorsale

Figura 2. nel tentativo di portare le spalle indietro compare l’iperlordosi lombare

Figura 3. nel portare le ginocchia in flessione compare un importante lordosi cervicale.

Da queste osservazioni nasce quindi il metodo mézières da cui scaturiscono le 6 leggi fondamentali.

1. i numerosi muscoli dorsali si comportano come un solo muscolo 2. questi muscoli sono troppo forti e troppo corti 3. qualsiasi azione localizzata sia in allungamento che in accorciamento

provoca istantaneamente l’accorciamento dell’ insieme della muscolatura

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4. qualsiasi impedimento all’accorciamento dell’insieme della muscolatura provoca istantaneamente delle lateroflessioni e delle rotazioni del rachide e degli arti

5. la rotazione degli arti si effettua sempre in rotazione interna 6. l’allungamento , la derotazione , il dolore, qualsiasi sforzo da parte del

paziente provoca immediatamente un blocco in inspirazione. Si evince che tutte le parti del corpo sono dipendenti tra loro, non si può isolare una sola parte di esso. I muscoli dorsali sono embricati tra di loro, come le tegole di un tetto, basti pensare al trapezio le cui ultime fibre ricoprono il gran-dorsale . Potremmo dire che, per come si comportano i muscoli, l’essere umano ha un unico muscolo che lega l’occipite al sacro. Risulta evidente che, per esempio, nel dorso curvo questi muscoli troppo forti e troppo corti schiacciano la colonna. Quest’ ultima affermazione è diametralmente opposta rispetto a ciò che afferma la medicina ufficiale, secondo la quale nel dorso curvo i muscoli dorsali sarebbero eccessivamente lassi tanto da determinare una curva maggiore e una flessione del capo in avanti. Il rinforzo dei muscoli dorsali, però, non fa altro che aggravare la situazione!!! Ritornando alla catena posteriore, essa risulta essere troppo forte e corta in quanto il tono muscolare dei vari elementi adiacenti si somma. Tutte le patologie quindi sono riconducibili a questi accorciamenti e ipertensioni muscolari.

Il lavoro isometrico

Il mezzo migliore per allungare le varie catene è il lavoro isometrico. Risulta di rilevante importanza nel compiere questo tipo di lavoro che tutte le componenti muscolari siano allungate . Non avrebbe senso infatti compiere un lavoro isometrico sulla catena se questa risultasse detesa in una sua porzione in quanto il paziente tenderebbe ad accorciare in quella direzione. La messa in tensione totale della catena non lascia via di fuga, o meglio se il paziente tenta di compensare l’operatore se ne accorge con facilità e deve necessariamente andare ad impedire tale compenso.

Quando un muscolo si contrae isometricamente, i suoi sracomeri si accorciano anche se l'intero muscolo non lo fa. Questo è possibile perché i sarcomeri non si estendono per l' intera lunghezza della fibra muscolare e quindi non trasmettono la forza direttamente ai capi muscolari. Al contrario, la forza viene trasmessa attraverso le componenti cellulari che connettono le miofibrille ai capi delle cellule e inoltre attraverso il tessuto connettivo che collega tra loro le porzioni terminali e si prolunga a formare i tendini. Queste parti del muscolo (o della cellula muscolare) che non generano attivamente forza, ma che servono solo a trasmettere passivamente la forza ai capi del muscolo vengono dette componente elastica del muscolo (CE). Quando un muscolo si contrae isometricamente, la componente contrattile (CC) si accorcia e stira la CE, provocando tensione ai capi del muscolo. Così facendo, la CE si allunga mentre la CC si accorcia, con una variazione globale pari a zero.

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Ogni miofibrilla è costituita da filamenti fini (actina) detti bande chiare o bande I e da filamenti spessi (miosina) detti bande scure o bande A. La zona di banda A che non contiene i filamenti fini viene definita banda H. Al centro di ogni banda I c’è una linea scura chiamata linea Z. Lo spazio compreso tra due linee Z rappresenta l’unità strutturale contrattile della fibra muscolare ed è definita sarcomero.

Durante la contrazione muscolare non c’è accorciamento dei filamenti. I dischi Z si avvicinano alla banda A, mentre i filamenti fini scivolano lungo i filamenti spessi(teoria dello scivolamento), quindi: - la linea Z si avvicina alla banda A - la banda I si comprime - la banda H scompare - la banda A rimane invariata

Concludendo possiamo affermare che le contrazioni isotoniche e le contrazioni isometriche tenute nel tempo determinano accorciamenti relativi del Sistema muscolare, mentre le contrazioni isometriche in massimo allungamento causano variazioni in allungamento del muscolo stesso.

IL DIAFRAMMA

Il diaframma è il motore della respirazione . È un muscolo impari che separa la parte inferiore del torace dalla parte superiore dell’addome, può essere considerato come un pistone che permette l’immissione di aria nei polmoni durante il suo abbassamento e la sua espulsione durante la sua risalita. Con i suoi pilastri, che si impiantano sulle

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vertebre lombari e i relativi dischi intervertebrali, il diaframma può attirare i lombi in avanti e avere effetti negativi sulla statica. Il pilastro destro origina dai primi quattro dischi intervertebrali lombari, il pilastro sinistro dai primi tre. Anteriormente il diaframma origina dal processo xifoideo dello sterno dove prende punto fisso. Lateralmente prende origine dalla faccia interna della settima e dodicesima costa.

Figura 4 muscolo diaframma, le sue inserzioni.

I blocchi respiratori sono tutti in inspirazione, per questo motivo ad ogni seduta sarà necessario impostare un lavoro di base il cui scopo principale è proprio quello di liberare il diaframma. Per liberare il diaframma si renderà necessario chiedere al paziente un espirazione a fondo . PRINCIPI FONDAMENTALI DELLA RIEDUCAZIONE Ogni metodo logico della rieducazione che volgiamo impostare dovrà:

• rinunciare a rinforzare gli spianali che non sono troppo deboli , ma al contrario troppo forti e corti.

• Rinunciare a rinforzare i muscoli in maniera segmentaria, in quanto non si otterrebbe nessun risultato apprezzabile, anzi probabilmente la situazione peggiorerebbe molto

• Bandire il metodo segmentario • Lottare contro la retrazione allungando i muscoli statici • Allungare in maniera globale i muscoli organizzati in catena • Tentare di correggere l’accentuazione delle curve, in trazione e utilizzando lo sforzo

isometrico • Liberare il blocco respiratorio tramite l’espirazione a fondo

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La sezione aurea

Il metodo Mézières recupera il movimento ripristinando la forma, e non la funzione attraverso il movimento come si fa in riabilitazione classica. La forma dell’articolazione condiziona il movimento. Pertanto il nostro obiettivo è quello di avvicinare la forma il più possibile a quella “normale”. La sezione aurea: è il numero d’oro che misura due segmenti consecutivi.

Tale rapporto vale approssimativamente 1,618 ed è esprimibile per mezzo della formula:

I dismorfismi e il movimento elicoidale Secondo Mézières il movimento elicoidale è il principale responsabile di tutti i dimorfismi. In natura lo troviamo dappertutto, gli alberi, le conchiglie , il DNA ecc…. La nostra forma varia a seconda dell’avvitamento che si produce durante lo sviluppo. È la modalità di quest’avvitamento che determina il dimorfismo! Sarà nostro compito comprendere tale modalità e andare a lavorare in maniera adeguata per ridurne al massimo gli effetti che spesso possono essere devastanti. La forma è, infatti, correlata in senso stretto a questo avvitamento (dovuto all’obbliquità dei muscoli) delle catene muscolari in accorciamento. Nelle gambe vare per esempio si toccano molto i malleoli, spesso però ci si trova di fronte a casi “anomali” in cui i malleoli non si toccano…questa “anomalia” è dovuta ad un accorciamento e quindi un avvitamento maggiore.

LE CATENE MUSCOLARI

1. LA CATENA POSTERIORE: si estende dall’occipite fino alla punta delle dita del piede e

risale sugli estensori delle dita e tibiale anteriore Nomenclatura: francia italia Lungo dorsale…………………..lunghissimo del dorso Sacro lombare…………………..ileo costale Grande complesso………………semi spianale della testa Piccolo complesso……………….lunghissimo del capo

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piano superficiale e profondo

2. LA CATENA ANTERO-INTERIORE: è formata dal diaframma coi suoi pilastri e l’ileo psoas

catena antero-interiore

3. LA CATENA BRACHIALE ANTERIORE: parte dalla spalla f ino alla punta delle dita (lato palmare) è composta da flessori e pronatori.

• Braccio: bicipite, coraco brachiale, brachiale anteriore

• Avambraccio: nello strato profondo il pronatore quadrato,

nel secondo strato flessore comune delle dita ,flessore profondo delle dita, flessore lungo del pollice. Nel terzo strato flessore comune superficiale delle dita Nel quarto strato troviamo quattro muscoli epitrocleari che sono il pronatore rotondo, grande palmare o flessore radiale del carpo, piccolo palmare o palmare lungo e l’ulnare anteriore o flessore ulnare del carpo.

• Muscoli palmari della mano

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catena brachiale anteriore CATENA ANTERIORE DEL COLLO o CATENA CERVICO DORSALE : è composta dal piccolo retto anteriore, lungo retto anteriore e lungo del collo

catena anteriore del collo

quando questa catena prende punto fisso in basso schiaccia il tratto cervicale, quando prende punto fisso in alto porta in avanti la terza vertebra dorsale e quindi la costa corrispondente viene avanti.

NOTA: tutte le catene tendono a lordosizzare , la lordosi esprime un accorciamento che tende a convergere verso il punto di maggiore tensione NOTA: il dorso curvo è delimitato da due importanti lordosi, queste due devono essere allineate non bisogna mai cedere alla tentazione di infossare la cifosi poiché questo provocherebbe l’accentuarsi delle lordosi.

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L’UOMO DIVISO IN DUE BLOCCHI Secondo Mézières l’uomo può essere diviso in due blocchi uno superiore e uno inferiore. Il blocco superiore è formato dalla testa, dalla colonna fino a D7, dalle prime sei coste e dagli arti superiori. Da un punto di vista muscolare comprende tutti quelli che vanno dalla testa fino a D7 e alla sesta costa. Il blocco inferiore va da D7 fino al coccige, comprende le ultime sei coste e gli arti inferiori. Anche in questo caso al livello muscolare li comprende tutti da D7 fino ai piedi. Possiamo dunque affermare che i muscoli spinali collegano i due blocchi, il lungo del dorso, il sacro lombare, il traverso spinoso, il trapezio e il gran dorsale. Tutti questi hanno inserzioni sia nel blocco superiore che nel blocco inferiore

esempio dei muscoli appartenenti sia al primo che al secondo blocco. I due blocchi hanno comportamenti opposti, per esempio durante la deambulazione se il blocco inferiore gira a destra quello superiore va a sinistra e viceversa.

L’ALLINEAMENTO

L’allineamento che bisogna ricercare è l’allineamento tra occipite-D7-sacro , eseguendo questa operazione in maniera corretta si lavora sulle tre principali catene. Nel ricercare questo allineamento verranno fuori una serie di compensi che devono essere notati e impediti.

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Il compenso non è altro che una ricerca,da parte del sistema, di recuperare un accorciamento. L’allungamento della catena si ottiene delordosizzando e derotando contemporaneamente in espirazione.

LA ROTAZIONE DELLE VERTEBRE

Nella scoliosi dorsale destra la spinosa va a sinistra pertanto il gibbo posteriore sarà destro quello anteriore sarà sinistro

DERMATOMERI La causa del dolore non è mai là dove esso si manifesta. Mézières diceva che è sempre necessario considerare i dermatomeri e i riflessi antalgici a-priori per comprendere i meccanismi di compenso messi in essere dal sistema. I dermatomeri rappresentano l’area della cute innervata dalla radice posteriore (sensitiva) di un singolo nervo spinale. Il dermatomero C6, per esempio, è costituito dalla cute della superficie laterale dell’avambraccio, del 1° e parte del 2° dito della mano.

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mappa dei dermatomeri antero-posteriore. Un soggetto che riferisce dolore alle anche può non avere alcun problema in quella sede ma, come si evince dalla topografia del dermatomero il dolore può aver origine al livello della cerniera toraco lombare T12-L1. Spesso capita che, ancor prima che si manifesti il dolore il sistema trovi un comportamento di ripiego che eviti il manifestarsi stesso del dolore, mézières chiamava questo comportamento riflesso antalgico a priori . Pertanto non di rado accade che, durante un trattamento, nel porre in atto una manovra che liberi il paziente da un compenso questi avverta un dolore mai sentito prima di quel momento! Il contrario accade per i riflessi antalgici a-posteriori che dopo un trauma permettono di trovare un meccanismo di compensazione che celi il dolore.

LE CHIAVI DEL LAVORO

I movimenti della testa possono influenzare tutta la colonna e la cassa toracica. Quindi noi attraverso l’inclinazione della testa possiamo influenzare l’emitorace controlaterale aumentandone la convessità sul piano frontale. La rotazione della testa modifica l’emitorace controlaterale sul piano sagittale

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attraverso i movimenti della braccia possiamo modificare le convessità toraciche: con l’elevazione fino a 60°non si ottengono modifiche così come non dovrebbe avvenire con l abduzione fino a 90°. Attraverso l’elevazione oltre i 60° modificheremo l’emitorace omolaterale aumentandone la convessità sul piano sagittale. L’abduzione oltre i 90° aumenta la convessità sul piano frontale nell emitorace omolaterale. Possiamo utilizzare queste chiavi per ricercare un lavoro correttivo oppure un lavoro aggravante. Nel momento in cui decidiamo di utilizzare una manovra aggravante lo faremo solo quando poi saremo in grado di andare a correggere in maniera adeguata. NOTA: è importante ricordare che il Mézières si focalizza sempre sulle lordosi poiché è lì che si esprime l’accorciamento pertanto se noi andassimo a lavorare sulla cifosi andremmo ad accorciare sempre di più. Un dorso curvo è sempre delimitato da due lordosi importanti, andando a ricercare l allineamento tra occipite-D7-sacro tenderemo a correggere la cifosi.