Messaggio - Associazione Nazionale Carristi d'Italia · 2014. 8. 4. · 2 Il Carrista d’Italia...

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1 Il Carrista d’Italia I n occasione dell’ uscita del volume che richiama i trascorsi di Persano, ho voluto inviare un mio breve scritto, avendo prestato servizio in tale sede quale comandante di compagnia carri dal 1969 al 1972. La mia lettera vuole essere un omaggio a tutti coloro che hanno prestato servizio in tale sede con grande spirito di sacri- ficio, tenuto conto delle effettive difficoltà ambientali del compren- sorio. Desidero quindi, rendervi partecipi del contenuto della lettera in- viata al Comandante del 4° Reggimento Carri e pubblicata nel vo- lume “ I CARRISTI DI PERSANO”, nella quale, anche se in maniera “leggera”, descrivo quella che è stata la mia esperienza. Carristi di Persano, rivolgo a tutti voi il mio saluto più affettuoso. Mi fa particolarmente piacere potere essere presente con un mio breve scritto nel volume che richiama i trascorsi di Persano. Nel 1969 ho fatto il mio ingresso al Comprensorio. Ero tenente in attesa della pro- mozione a Capitano che sarebbe giunta nel giro di un mese circa. Provenivo dall’Accademia di Modena, dove per due anni avevo co- mandato un Plotone di allievi del 24° Corso (oggi con la nuova nu- merazione, 149°). Arrivare nella così detta “fossa dei serpenti” è stato per me, prove- niente da un ambiente e da un Ente pressoché perfetto, un po’”scioc- cante”. L’ambiente, all’epoca, non era idilliaco: corrente alternata, nel senso che andava e veniva a seconda del vento o dei movimenti dei passerotti che, talvolta, si posavano sui cavi elettrici, facendo staccare la corrente. Piogge continue con allagamenti che costringevano a utilizzare dei cingolati per accedere nel comprensorio. Detto comprensorio era attraversato da due fiumi il Sele e il Calore e si diceva che quando il “Sele andava in Calore” erano guai seri, ma ciò purtroppo si ripeteva ogni anno. Ricordo sempre con piacere il tempo trascorso con i miei carristi della 2^ Compagnia Carri del IX bat- taglione e i nostri carri M47, e posso dire di essermi “fatto le ossa”, avendo l’occasione di affrontare delle problematiche non comuni e sconosciute altrove . Il 3° Rgt. Cor., costituito da un Battaglione Carri, un Battaglione Bersaglieri, un Gruppo Esplorante Divisionale e un Gruppo di Artiglieria semovente, era un vero e proprio Raggruppamento tattico che, in virtù della sua doppia dipendenza, operativa dalla Divisione Granatieri di Sardegna e addestrativa di- mostrativa dalla Scuola Truppe Corazzate di Caserta, doveva svolgere le esercitazioni per ben due volte e il lavoro di certo non mancava. I nostri carri erano sempre in azione. Ricordo ancora le notti passate per l’addestramento al pilotaggio notturno dei nuovi piloti nella zona di quota 60. A fari spenti non era facile evitare le profonde buche fangose e spesso e volentieri si passava la notte a tirare fuori qualche carro che si era “impantanato”, rimorchiandolo, con l’impiego della fune di Messaggio del Presidente Nazionale il Presidente Nazionale

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1Il Carrista d’Italia

In occasione dell’ uscita del volume che richiama i trascorsi diPersano, ho voluto inviare un mio breve scritto, avendo prestatoservizio in tale sede quale comandante di compagnia carri dal

1969 al 1972. La mia lettera vuole essere un omaggio a tutti coloroche hanno prestato servizio in tale sede con grande spirito di sacri-ficio, tenuto conto delle effettive difficoltà ambientali del compren-sorio.Desidero quindi, rendervi partecipi del contenuto della lettera in-viata al Comandante del 4° Reggimento Carri e pubblicata nel vo-lume “ I CARRISTI DI PERSANO”, nella quale, anche se in

maniera “leggera”, descrivo quella che è stata la mia esperienza.

Carristi di Persano, rivolgo a tutti voi il mio saluto più affettuoso.

Mi fa particolarmente piacere potere essere presente con un mio breve

scritto nel volume che richiama i trascorsi di Persano. Nel 1969 ho

fatto il mio ingresso al Comprensorio. Ero tenente in attesa della pro-

mozione a Capitano che sarebbe giunta nel giro di un mese circa.

Provenivo dall’Accademia di Modena, dove per due anni avevo co-

mandato un Plotone di allievi del 24° Corso (oggi con la nuova nu-

merazione, 149°).

Arrivare nella così detta “fossa dei serpenti” è stato per me, prove-

niente da un ambiente e da un Ente pressoché perfetto, un po’”scioc-

cante”.

L’ambiente, all’epoca, non era idilliaco: corrente alternata, nel senso

che andava e veniva a seconda del vento o dei movimenti dei passerotti

che, talvolta, si posavano sui cavi elettrici, facendo staccare la corrente. Piogge continue con allagamenti

che costringevano a utilizzare dei cingolati per accedere nel comprensorio.

Detto comprensorio era attraversato da due fiumi il Sele e il Calore e si diceva che quando il “Sele andava

in Calore” erano guai seri, ma ciò purtroppo si ripeteva ogni anno.

Ricordo sempre con piacere il tempo trascorso con i miei carristi della 2^ Compagnia Carri del IX bat-

taglione e i nostri carri M47, e posso dire di essermi “fatto le ossa”, avendo l’occasione di affrontare

delle problematiche non comuni e sconosciute altrove .

Il 3° Rgt. Cor., costituito da un Battaglione Carri, un Battaglione Bersaglieri, un Gruppo Esplorante

Divisionale e un Gruppo di Artiglieria semovente, era un vero e proprio Raggruppamento tattico che, in

virtù della sua doppia dipendenza, operativa dalla Divisione Granatieri di Sardegna e addestrativa di-

mostrativa dalla Scuola Truppe Corazzate di Caserta, doveva svolgere le esercitazioni per ben due volte

e il lavoro di certo non mancava. I nostri carri erano sempre in azione.

Ricordo ancora le notti passate per l’addestramento al pilotaggio notturno dei nuovi piloti nella zona di

quota 60. A fari spenti non era facile evitare le profonde buche fangose e spesso e volentieri si passava la

notte a tirare fuori qualche carro che si era “impantanato”, rimorchiandolo, con l’impiego della fune di

Messaggiodel Presidente Nazionale

il Presidente Nazionale

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traino, operazione che chi conosce i carri M47 ne comprende le difficoltà e soprattutto i pericoli.

Altro ricordo ancora vivo è quello del trasferimento dei carri in zona di esercitazione. Colonne su strada, ca-

ricamento sui pianali ferroviari… cambiamento dei cingoli…viaggi lunghissimi per raggiungere il poligono

di Santa Eufemia Lamezia,Torre di Nebbia o di Monte Romano.

Inoltre, le”Sfilate”in occasione della Festa della Repubblica.

A tal proposito, una cosa che non sono mai riuscito a capire è il perché abbiamo dovuto sfilare a Roma

subito dopo avere effettuato le nostre esercitazioni in Puglia e a Bari dopo Monte Romano, naturalmente

senza passare dalla nostra sede stanziale e senza avere la possibilità di “rivedere”lo stato dei nostri carri.

Nello scrivere questa mia nota, vedo passare davanti a me tutti i carristi che ho incontrat o durante questo

mio passaggio da Persano e con i quali ho lavorato e stretto vincoli di amicizia.

Primo tra tutti il Comandante del IX Battaglione Carri, Tenente Colonnello Antonio Montuoro che mi ha

seguito e voluto bene come un figlio. Non ho avuto più la possibilità di incontrarlo prima della sua scomparsa,

ma voglio ugualmente esprimergli la mia gratitudine e il mio affetto.

I carristi di Persano, non hanno nulla da “invidiare”ai loro fratelli che operano in altre aree, perché, nono-

stante le difficoltà ambientali, note solamente a chi ha vissuto o viva questa realtà, hanno sempre dimostrato

impegno, slancio, spirito di sacrificio e professionalità nel superare le difficoltà prontamente ed efficacemente,

rispondendo a tutti gli impegni ai quali sono stati chiamati.

Carristi di Persano siate orgogliosi di chi vi ha preceduto e fieri delle tradizioni che vi sono state tramandate

nel tempo da chi ha sempre lavorato in silenzio ma con grande entusiasmo, per tenere i propri carri efficienti

e pronti per l’impiego.

Coraggio Carristi, sono sicuro che oggi come allora saprete dimostrare il vostro impegno ed entusiasmo e

sarete degni delle nostre migliori Tradizioni!

ROMA, 26 luglio 2013 IL PRESIDENTE NAZIONALE A.N.C.I.

Gen.C.A. Salvatore CARRARA

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3Il Carrista d’Italia

Il 28 febbraio 2014, il Gene-rale C.A. Domenico Rossi èstato nominato Sotto Segre-

tario alla Difesa del GovernoRenzi.Già Sottocapo di Stato Mag-giore dell’Esercito, il Gen. Rossiè attualmente Deputato dellaXVII Legislatura, eletto nellalista Scelta Civica ed aderente algruppo parlamentare “Per l’Ita-lia”. Il Gen. Domenico Rossi è uncarrista. Dal 1974 al 1981 è stato Co-mandante di Plotone, Coman-dante di Compagnia e CapoSezione Operazioni e Addestra-mento presso il 22º Battaglione“M.O. Piccinini” in San Vito alTagliamento.Dopo un periodo di servizio alloStato Maggiore dell’Esercito, hacomandato il IX Battaglione co-razzato “M.O. Bu-tera” a L’Aquila.Nel grado di Colon-nello ha poi coman-dato il Reggimentocorazzato di CapoTeulada.Nel 2000-2001 èstato Comandantedella Brigata mecca - nizzata “Granatieridi Sardegna” e nel2007-2008 Coman-dante della Regionemilitare Centro eComandante Mili-tare della Capitale. Ufficiale particolar-

mente esperto nel settore giuri-dico-legislativo inerente al per-sonale, ha elaborato i principaliprovvedimenti legislativi di inte-resse delle Forze Armate degliultimi anni e conseguentementeha curato i relativi rapporti conle competenti Commissioni Par-

lamentari. Ciò con particolareriferimento al rinnovo delleleggi riguardanti il recluta-mento, lo stato e l’avanzamentodegli Ufficiali e dei Sottufficiali,alla legge per il passaggio delleForze Armate ad un modelloprofessionale, alla legge che haistituito il servizio militare fem-minile nonché al disposto cheha anticipato la sospensionedella leva.Proprio per queste specifichecompetenze è stato eletto peroltre dieci anni negli organismidi rappresentanza del personalemilitare e dal 2006 al 2012, èstato il Presidente del Consigliocentrale di rappresentanza(COCER) di Esercito, Marina,Aeronautica, Carabinieri eGuardia di Finanza.

Un carrista Sottosegretario alMinistero della Difesa

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4 Il Carrista d’Italia

ASSOCIAZIONE NAZIONALE CARRISTI D’ITALIA

VERBALE DEL CONSIGLIO NAZIONALE DEL 15 MARZO 2014 (N. 61)

Il giorno 15 del mese di marzo dell’anno duemilaquattordici, a partire dalle ore 0900, presso la Foresteria “Pio IX”, sita in Roma in viale

Castro Pretorio, si è riunito il Consiglio Nazionale del Sodalizio Carrista.

A. Sono presenti o rappresentati per delega i seguenti membri del Consiglio:1. Gen. C.A. Salvatore Carrara, Presidente Nazionale dell’ANCI

2. Gen. C.A. Alberto Ficuciello, Vice Presidente Nazionale per il Nord

3. Gen. D. Bruno Battistini, Vice Presidente Nazionale per il Centro e Presidente Regionale del Lazio

4. Gen. B. Ippolito Gassirà, Vice Presidente Nazionale per il Sud

5. Gen. C.A. Francesco Otti, Consigliere Nazionale

6. Gen. D. Pasquale Cerza, Consigliere Nazionale

7. Ten. Pietro Parlani in rappresentanza del SM Giovanni Strozzi, Presidente Regionale del Piemonte

8. Ten. Gabriele Pagliuzzi, Presidente Regionale della Lombardia

9. Ten. Giorgio Fuiano in rappresentanza del Col. Tommaso Scielzo, Presidente Regionale della Liguria

10. Ten. Col. Luigino Boldrin, Presidente Regionale del Friuli V.G.

11. Gen. C.A. Giuseppe Pachera, Presidente Regionale del Veneto Occidentale e Trentino Alto Adige

12. Magg. Giancarlo Bertola, Presidente Regionale del Veneto Orientale

13. Gen. D. Domenico Schipsi, Presidente Regionale delle Marche

14. Cap. Gianfranco Neri, Presidente Regionale dell’Umbria

15. Gen. C.A. Franco De Vita, Presidente Regionale della Campania

16. Prof. Michele Veltri, Presidente Regionale della Calabria

17. Cle. Magg. Nicolo’ Carlo Todde, Segretario Generale

B. Sono assenti:1. Gen. C.A. Giuseppe Emilio Gay, Consigliere Nazionale

2. C.le Emilio Goi, Presidente Regionale della Valle d’Aosta

3. Gen. B. Carmine Zavarella, Presidente Regionale dell’Emilia Romagna

4. Gen. B. Giorgio Filippini, Presidente Regionale della Toscana

5. Cap. Giovanni Di Luzio, Presidente Regionale dell’Abruzzo

6. Gen. C.A. Giovanni Battista Gambardella, Presidente Regionale della Puglia

7. Cap. Silvio Fortis, Presidente Regionale della Sicilia

8. Ten. Francesco Campus, Presidente Regionale della Sardegna

C. Sono presenti senza diritto di voto:1. Gen. C.A. Carmine Fiore, Direttore della Rivista “Il Carrista d’Italia” e Gestore del sito Assocarri

2. Gen. D. Sabato Errico, Presidente del Collegio Nazionale dei Probiviri

3. Brig. Gen. Francesco Mattu, Amministratore Generale

4. Cle Magg. Roberto Polini, Vice Direttore della Rivista

5. Serg. Carmelo Cutrone, Presidente del Collegio Nazionale dei Sindaci

6. S. Ten. Giancarlo Ciaralli, Membro del Collegio dei Sindaci

7. Col. Napoleone Puglisi, Presidente Sezione di Verona

8. Ten. Placido Maldi, Presidente Sezione di Rovigo

9. Ten. Luciano Brichese, Presidente Sezione di Treviso

IL CONSIGLIO NAZIONALE DEL 15 MARZO 2014.UNA STRAORDINARIA GIORNATA DI CONFRONTO DA CUI SONO EMERSE IMPORTANTI DECISIONI.

Vi rimandiamo alla lettura del Verbale anticipandovi le decisioni

di maggior spessore:

• Il Raduno nazionale del 2015 si terrà a Treviso;

• Il Gen. Giuseppe Pachera è stato designato Presidente Onorario della nostra Associa-

zione;

• Ai nostri Reduci, la Rivista sarà inviata gratis.

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5Il Carrista d’Italia

D. Vengono eletti:1. Presidente del Consiglio: Gen. C.A. Salvatore Carrara

2. Relatore: Gen. D. Sabato Errico

3. Segretario: Cle Magg. Carlo Todde.

Il Presidente Nazionale, constatato il numero legale degli intervenuti o

rappresentati per delega, dichiara validamente costituita l’Assemblea del

Consiglio Nazionale ANCI e rivolge un cordiale saluto e un ringraziamento

a tutti i convenuti.

A seguire, il Presidente apre la discussione sugli argomenti del seguente

ORDINE DEL GIORNO

1. Bilancio consuntivo 2013 e previsioni di spesa 2014.

Il Brig. Gen. Mattu - Amministratore Generale ha presentato ed illustrato il bilancio consuntivo 2013, copia del quale è stata distribuita

a tutti i partecipanti. In particolare:

- Totale generale uscite 2013: 38.875,46 Euro;

- Totale generale entrate 2013: 44.015,74 Euro;

- Saldo al 31 dicembre 2013 5.140 Euro

- Totale: 39.951,09 Euro.

Per quanto attiene al bilancio di previsione di spesa dell’anno 2014, è stato valutato un costo

di esercizio pari a 27.834,00 Euro.

Il Gen. C.A. Ficuciello -Vice Presidente Nazionale per il Nord propone di eliminare l’acquisto

e la distribuzione dei bollini annuali per le tessere dei soci, al fine di contenere le spese. Il

Gen. Pachera ritiene invece che occorre mantenere il bollino annuale in quanto i soci, spe-

cialmente quelli delle sedi più piccole, lo considerano un importante segno di appartenenza.

A seguire, il Serg. Carmelo Cutrone - Presidente del Collegio Nazionale dei Revisori dei

Conti ha presentato la relazione annuale riguardante la verifica delle scritture contabili del-

l’ANCI, riferita al periodo 1 gennaio – 31 dicembre 2013 e scaturita dalla riunione del Collegio

svolta in data 5 marzo 2014.

In sintesi, è stata confermata la regolarità degli atti contabili e la correttezza amministrativa.

Inoltre, è stata sottolineata l’esigenza di una maggiore aderenza a quanto prescritto dall’art.

21 dello Statuto. L’argomento sarà ripreso a cura del Presidente nel prosieguo della riunione.

IL CONSIGLIO NAZIONALE AppROVA IL BILANCIO 2013

2. Esame della situazione dell’Associazione con particolare riguardo alle Sezioni (numero di iscritti, nascita di nuovesezioni, attività e interventi a favore delle comunità locali).

Il Gen. C.A. Salvatore Carrara, dopo aver ringraziato il suo predecessore Gen. D. Battistini, ha sottolineato di essere ben lieto della

sua carica di Presidente Nazionale dell’ANCI.

Trascorsi circa 10 mesi dalla sua elezione, egli ha avuto modo di rendersi conto della realtà dell’Associazione ed, in particolare,

della Presidenza Nazionale.

Ha iniziato alcune visite per conoscere la situazione delle Sezioni e per farsi conoscere, in maniera da stabilire un dialogo diretto e

potersi rendere conto di quanto viene fatto negli organi periferici che rappresentano il vero cuore della nostra Associazione.

Egli si è ripromesso di continuare le sue visite non appena possibile sia in termini di tempo che di disponibilità di sufficienti fondi.

Ha partecipato al 67° Anniversario della fondazione della Sezione di Rovigo (sede che ha dato origine all’ANCI) ed è stata un’oc-

casione esaltante che gli ha dato la possibilità di incontrare tanti Carristi e di assistere ad un bellissimo evento.

Ha colto l’occasione dello scambio degli auguri natalizi, per incontrare a Verona buona parte dei carristi del Veneto e rendersi conto

dei lavori di ristrutturazione della sede che con lodevole dedizione è stata portata a nuova vita.

Il Presidente ha poi evidenziato che, seguendo l’andamento della vita dell’Associazione, ha avuto la possibilità di rendersi conto di

alcuni aspetti che necessitano di essere perfezionati o impostati.

Molte Sezioni sono abituate ad operare in piena indipendenza, svolgendo delle attività con grande spirito di iniziativa, ma non

sempre con riferimento all’intera Associazione. In merito, pur riconoscendo lo sforzo ed il merito agli organizzatori, egli ha sottolineato

l’esigenza di ricondurre le attività nel quadro e nello spirito dell’intera associazione, intendendo che occorre fare menzione dell’ANCI

nella sua globalità. In caso contrario, tutte le buone intenzioni rimangono isolate.

A seguire, il Presidente ha comunicato le modifiche apportate alla struttura interna della Presidenza Nazionale, nonché alle proce-

dure, in maniera da migliorare le comunicazioni che attualmente sono carenti. In tale quadro, il Presidente ha chiesto che le Sezioni

non dotate di un indirizzo e-mail provvedano al più presto ad organizzarsi in tal senso, in quanto non vi è più disponibilità economica

per continuare ad inviare materiale cartaceo per posta.

Per quanto attiene alla Rivista “Il Carrista d’Italia”, il Presidente Nazionale ha citato le manifestazioni di apprezzamento pervenute

e gli sforzi in atto per migliorare i contenuti e contenere i costi, che oggi sono diventati insostenibili in relazione alla quota versata.

Pertanto, la sua realizzazione verrà affidata ad una nuova tipografia, senza pregiudicarne la veste tipografica.

Per quanto attiene alla situazione delle Sezioni, il Presidente ha riferito che l’Associazione Nazionale Carristi d’Italia ha attualmente

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6 Il Carrista d’Italia

circa 1300 soci, di cui soltanto 1150 in regola (o quasi) con la quota d’iscrizione.

L’Associazione è ripartita in 16 Presidenze Regionali e 69 Sezioni sul territorio italiano ed una Sezione all’estero, a Melbourne in Australia.

Le regioni con il maggior numero dei soci sono nell’ordine: il Veneto (occidentale ed orientale), il Friuli ed il Lazio. In particolare, le Sezioni

più numerose sono: S. Michele al Tagliamento e Roma con circa 100 soci ciascuna; seguono: Spilimbergo, Treviso, Padova e Rovigo con

circa 70 soci; infine: Pordenone, Verona, Trento e Civitavecchia con circa 50 soci ciascuna.

Alcune sezioni hanno un numero esiguo di Soci. Tuttavia, il Presidente è del parere che non convenga accorparle con la sezione più vicina.

Ciò in quanto il mantenimento della dislocazione della bandierina rosso-blu su più punti del territorio nazionale dà maggiore visibilità al so-

dalizio e consente di attrarre chi non ci conosceva o a stimolare il ritorno di chi se ne era allontanato.

Risulta quindi che i carristi sono concentrati soprattutto al Nord. Le Sezioni del Nord hanno infatti dimostrato di avere maggiori possibilità

di attrarre i carristi in congedo sia per le iniziative, anche di carattere sociale da loro svolte nelle realtà locali, sia per la vicinanza con le

unità carri, che agevola i contatti con i carristi in servizio che sono la nostra fonte di alimentazione primaria.

La nota favorevole è che, grazie al nostro sito con la sua rubrica face book che favorisce la diffusione dei nostri valori e l’incontro con i più

giovani carristi in congedo, si è invertita la tendenza che vedeva le “perdite” di soci per motivi anagrafici o disaffezione superiori al numero

dei nuovi iscritti. Questa nuova forma di comunicazione ci ha consentito di incrementare il numero dei soci di circa 200 unità. Recentemente,

sono sorte 5 nuove Sezioni:

- Civitavecchia (45 soci);

- Spilimbergo (70 soci);

- Zeccone (PV) (10 soci);

- Parma (4 soci);

- Ferrara (5 soci).

In merito alla situazione dei soci delle Sezioni, il Gen. Pachera ha evidenziato le difficoltà di reclutamento dei soci carristi in ambito regione

Veneto e Trentino Alto Adige in quanto, dal 1935, l’area è stata considerata un bacino di soli alpini.

3. Reclutamento del personale in servizio; Il Presidente ha auspicato una intensificazione dei contatti con i reparti carri viciniori alle Sezioni, anche attraverso delle visite o altre iniziative

volte ad incrementare la partecipazione all’Associazione.

In merito all’argomento, sono emerse le seguenti osservazioni:

a. il Gen. C.A. Pachera - Presidente Regionale del Veneto Occidentale e del T.A. ha evidenziato che circa i contatti con i reparti

carri egli ha trattato la questione in uno specifico articolo. Egli ha auspicato un maggiore coinvolgimento delle Superiori Autorità, nonché

da parte dei Colonnelli Comandanti dei reggimenti carri;

b. il Ten. Col. Boldrin, Presidente Regionale del Friuli V.G., ha reso noto che le visite ai reparti vengono svolte 3 volte all’anno

presso il 32° e 132° rgt. cr.. Nel passato, si recavano anche a Novara, ma ciò ha un costo. Per quanto attiene al reclutamento dei vo-

lontari nell’ANCI, alcuni di questi si iscrivono localmente e non sempre alle sezioni prossime ai reparti di appartenenza;

c. Il Gen. C.A. Ficuciello, Vice Presidente Nazionale per il Nord ha osservato che:

• il mondo dei reparti è cambiato, i Comandanti e i loro uomini sono sparsi per il mondo, i volontari che passano in servizio per-

manente spesso cambiano arma e specialità;

• è necessario riflettere su ciò che diamo noi ai volontari in servizio in termini di agevolazioni e di servizi sociali. Se non siamo in

grado di offrire nulla, noi soccombiamo. Egli ha riportato l’esempio della Sezione di San Vito al Tagliamento, gemellata con il 132°

carri, che intendeva realizzare un asilo nido in caserma. In merito, non ha ottenuto il permesso;

• dobbiamo rivolgerci ai reduci che abbiamo in casa. Se vogliamo avere un ruolo dobbiamo intervenire su questo aspetto.

• si potrebbe verificare che in futuro le associazioni d’arma convergano tutte in Assoarma, per carenza di alimentazione.

4. Determinazione della quota associativa annua; Il Presidente ha affrontato la questione delle risorse finanziarie disponibili per l’Associazione, che si presenta sempre più precaria, in quanto:

• il contributo della difesa del 2013 – che ancora non è pervenuto – ha avuto una decurtazione di circa mille euro e si teme che

prima o poi possa essere definitivamente abolito;

• alcune Sezioni devono ancora versare la quota prevista per il 2013 o l’hanno versata solo in parte (15 euro invece di 20, ecc.)

• alcune sezioni hanno ridotto autonomamente il numero delle riviste rispetto al numero dei soci, pagando soltanto la quota as-

sociativa. Pertanto, il Presidente ha ribadito quanto stabilito in passato, ossia che la quota associativa, che anche per quest’anno

rimarrà fissata in 20 euro, dovrà essere pagata da tutti e comprende anche l’abbonamento alla Rivista che è obbligatorio. Soltanto

così, se tutti pagheranno la quota prescritta, sarà possibile mantenerla immutata anche per il futuro.

5. Ricerca di sponsorizzazioni; Il Presidente ha reso noto che sono in atto una serie di iniziative volte ad incrementare le oramai esigue risorse economiche, in particolare

nel settore delle sponsorizzazione, da pubblicizzare nella nostra Rivista. In tale senso, è stato chiesto a ciascuno dei partecipanti di attivarsi

tenendo conto, in particolare, che nei piccoli centri vi sono maggiori possibilità di contatti diretti.

6. Attivazione del contributo del 5 per mille;Sono state avviate le procedure, che purtroppo non saranno brevi, per l’attribuzione del cinque per mille all’Associazione.

7. Relazione annuale. Come già evidenziato dal Collegio Nazionale dei Revisori dei Conti, è stata riscontrata la inosservanza di quanto prescritto dall’art. 21 dello

Statuto che prevede che ogni anno, nel mese di marzo, debbano pervenire alla Presidenza Nazionale:

• una succinta relazione sull’attività dell’anno decorso;

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7Il Carrista d’Italia

• un cenno riassuntivo della situazione economica;

• un cenno di programma per l’anno in corso;

• brevi considerazioni e proposte.

Inoltre, il Presidente ha ricordato che con una sua direttiva aveva disposto che, entro il mese di marzo, le sezioni avrebbero dovuto co-

municare l’elenco dei soci. Il dato è fondamentale ai fini della spedizione della nostra Rivista. Non tutti hanno ancora ottemperato.

Pertanto, il Presidente ha sollecitato l’invio al più presto di quanto prescritto, che sembra sia passato nel dimenticatoio.

8. “Il Carrista d’Italia”. Linea editoriale. Situazione e prospettive. Analisi dei costi per la stampa e spedizione.

Il Gen. C.A. Carmine Fiore, Direttore della Rivista ha presentato il punto di situazione in merito all’elaborazione e diffusione della rivista.

Preliminarmente, ha citato l’importanza del sito Assocarri e la estrema validità del contributo professionale fornito dalla “Madrina del

sito” Signora Agostina d’Alessandro Zecchin, figlia del Mar. Magg. cr. Pietro Paolo D’Alessandro. Il sito è una importante fonte di reclu-

tamento che ha consentito, nel 2013, l’iscrizione di circa 100 nuovi giovani soci carristi. Esso contiene molte notizie che riguardano le

Sezioni ed è stato auspicato di poter ricevere ulteriori informazioni circa le manifestazioni che vengono svolte a livello locale.

Per quanto attiene alla Rivista, attualmente si stampano 1500 copie e ne vengono pagate da soci 1050/1080. La rivista costa 18/20

mila euro l’anno e recentemente è stata affidata la stampa ad una nuova società, con relativi risparmi.

Le restanti copie sono distribuite alle unità carri, alla Scuola di Cavalleria, alle Presidenze Regionali

ed ai vertici della Forza Armata.

Il Direttore ha poi illustrato l’articolazione della rivista, che consta delle seguenti parti:

a. Unità carri e Scuola di Cavalleria;

b. Articoli particolari/pareri di rilievo;

c. Argomenti di carattere storico;

d. Argomenti di carattere tecnico, che vedono la collaborazione di 2 avvocati molto impegnati;

e. Attività delle Sezioni;

f. Pensiero rosso-blu;

g. Immagini del nostro passato;

E’ all’esame la possibilità di dotare la rivista di inserti a carattere tecnico e storico, in modo da poter realizzare dei fascicoli tematici a

parte.

Al termine della presentazione, la maggior parte dei partecipanti ha espresso il proprio compiacimento al Direttore per gli enormi pro-

gressi fatti dalla rivista in termini di grafica e di contenuti.

Il Gen. Mattu propone di citare nella rivista i nominativi dei soci sostenitori.

Il Consiglio approva la proposta del presidente di distribuire la rivista gratuitamente ai soci reduci.

9. Situazione e prospettive dei Reparti in generale e carri in particolare L’argomento, presentato dal Gen. B. Gaetano Zauner, Vice Capo Reparto Pianificazione Generale e Finanziaria dello Stato Maggiore

dell’Esercito, già Comandante della Brigata Ariete, ha riguardato:

• l’Esercito Italiano oggi;

• I fattori esterni determinanti la trasformazione;

• Il processo di revisione dello strumento terrestre;

• Il piano di ammodernamento dell’Esercito;

• La componente carri;

• Conclusioni.

In particolare, la componente carri della F.A. è articolata si 3 rgt. cr., 32° e 132° dell’Ariete e 4° della Garibaldi.

Una delle priorità è rappresentata dall’ammodernamento del carro Ariete.

La presentazione di cui sopra sarà oggetto di un apposito articolo della Rivista Il Carrista d’Italia.

Sull’argomento trattato dal Gen Zauner, in particolare per quanto attiene al futuro delle unità carri, sono intervenuti il Gen. Pachera, il

Gen. Ficuciello ed il Gen. Schipsi, che hanno prospettato alcuni interessanti punti di vista ed opinioni, che potrebbero risultare utili nel

prosieguo degli studi in corso presso lo Stato Maggiore dell’Esercito, soprattutto perché provenienti da carristi appassionati, di grande

e riconosciuta esperienza.

Al termine della presentazione, il Presidente Nazionale, nel ringraziare il Gen. Zauner, gli ha donato un oggetto simbolico dell’Associa-

zione Carristi.

10. 23° Raduno Nazionale 2015 (scelta della data e della località sulla base dei risultati del referendum e tenendo conto delprevisto Raduno di Assoarma che si terrà ad Udine nel 2015)In merito ai futuri raduni, il Presidente comunica al Consiglio di essersi consultato con il Presidente

Nazionale dell’ANAC, il quale ha precisato che la Cavalleria ha deciso di svolgere il raduno 2015

dell’Arma nella città di Trieste e nel 2017 a Pozzuolo del Friuli, in occasione del Centenario della

battaglia.

Per quanto attiene al raduno dei Carristi 2015, il Presidente ha reso noto l’esito dei pareri espressi

per iscritto dal Congresso Nazionale/Presidenze Regionali e di Sezione:

• 67,5 %, pari a 711 soci, si sono espressi per il raduno dei soli Carristi a Treviso;

• 14,8%, pari a 156 soci, si sono espressi per il raduno congiunto a Trieste;

• la restante percentuale, non si è espressa.

Stante il parere già espresso dal Congresso e la discussione svolta nell’ambito dell’Assemblea, in particolare per quanto attiene agli

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8 Il Carrista d’Italia

aspetti organizzativi concomitanti connessi con il Raduno di Assoarma a Udine, prospettati dal

Gen. C.A. Ficuciello, il Consiglio Nazionale ha deciso di svolgere il raduno nazionale 2015dell’ANCI a Treviso.

In merito alla decisione del Consiglio, il Ten. Luciano Brichese, Presidente della Sezione di Treviso,

ha proposto di svolgere il raduno in data 3 e 4 ottobre 2015.

Il Consiglio concorda.

11. Organizzazione del 4° Raduno di Assoarma in occasione del centenario della GrandeGuerra (Impegni, prospettive, investimenti )L’argomento è stato trattato dal Gen. C.A. Alberto Ficuciello, Vice Presidente Nazionale per il Nord,

nella sua veste di Presidente del Comitato Organizzatore del Raduno di Assoarma ad Udine.

Si tratta di un impegno molto delicato e complesso, che purtroppo ha incontrato già alcuni ostacoli,

in relazione alle recenti elezioni amministrative svoltesi nella Regione Friuli V.G..

In periodo del raduno è 20-24 maggio 2015. Al momento, sono in atto le seguenti attività:

• Bando di concorso per studenti per la definizione del manifesto dell’evento;

• In data 3 maggio 2014, l’Associazione Nazionale del Fante donerà una bandiera al Comitato. La cerimonia sarà svolta presso il Sa-

crario di Udine;

• Seguirà, a maggio oppure ad ottobre 2014, un convegno con la Brigata Julia;

• Una Agenzia della Lombardia si è occupata dei percorsi di guerra.

Il Gen. C.A. Ficuciello ha riferito di aver interessato il Gen. C.A. Buscemi per un contributo di circa 1000,00 euro a cura delle Associazioni

d’Arma. Tuttavia, le Associazioni hanno confermato il solo contributo annuale già devoluto ad Assoarma (circa 200,00 euro).

Inoltre, egli ha chiesto al Gen. C.A. Carrara di designare un rappresentante dell’ANCI nel Comitato organizzatore.

Stante la discussione svolta dall’Assemblea in merito all’argomento in agenda, il Consiglio ha deciso quanto segue:• l’ANCI, che svolgerà il proprio raduno a Treviso, si impegna comunque ad assicurare una partecipazione numerosa ancheal raduno di Assoarma ad Udine;• su indicazione del presidente Nazionale, il Consiglio ha designato il presidente Regionale del Friuli V.G. – Ten. Col. Boldrinquale rappresentante dell’ANCI nel Comitato Organizzatore del raduno di Assoarma.

12. proposta di nomina di un presidente OnorarioIn relazione alle sue riconosciute qualità umane, alle eccezionali virtù personali ed all’infaticabile impegno al servizio dell’ANCI, il Presidente

Nazionale ha proposto la nomina del Gen. C.A. Giuseppe pachera, presidente Regionale del Veneto Occidentale e Trentino AltoAdige a presidente Onorario dell’Associazione Nazionale Carristi d’Italia. La proposta è stata accettata all’unanimità. In merito, la

Presidenza ANCI provvederà a chiedere la relativa ratifica da parte del Congresso Nazionale.

13. A disposizione dei partecipanti per la presentazione di argomenti di interesse generale o di proposte per l’organizzazionedella vita associativa.Il Gen. C.A. Ficuciello ha chiesto delucidazioni circa l’assenza del Decano dell’Arma di Cavalleria alla seduta del Consiglio. In merito, il Pre-

sidente ha riferito che il Decano, interpellato in merito a suo tempo, ha comunicato di essere impegnato a Cassino in occasione della ricor-

renza del bombardamento della città ove è presente il Presidente della Repubblica. Il Gen. Ficuciello ha auspicato, in questi casi, la presenza

di un rappresentante del Decano.

Il Vice Presidente Nazionale per il Sud, Gen. B. Gassirà, ha informato l’Assemblea in merito al 1° Raduno Nazionale dell’UNUCI, che sarà

svolto a Caserta dal 18 al 21 settembre 2014, che vedrà coinvolti tutti i Corsi AUC che si sono succeduti presso la Scuola Truppe Corazzate

di Caserta.

Il Ten. Brichese ha comunicato che la Sezione di Treviso parteciperà, il prossimo 2 giugno, ad una cerimonia che si terrà a Vittorio Veneto.

14. Conclusioni dei lavori d’Assemblea.Il Presidente ha espresso la propria soddisfazione per i risultati conseguiti nell’ambito della riunione del Consiglio Nazionale, al ruolo pro-

positivo dei partecipanti ed alla organizzazione dell’evento.

Al termine della seduta, i membri del Consiglio Nazionale hanno preso parte ad una colazione di lavoro presso il ristorante Pio IX.

IL pRESIDENTE Gen. C.A. Salvatore Carrara

IL RELATORE

Gen. D. Sabato Errico

IL SEGRETARIO

C.le Magg. Carlo Todde

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9Il Carrista d’Italia

Sabato 15 marzo si è riunito aRoma il Consiglio Nazionalecon ampia partecipazione di

rappresentanti delle Regioni perife-riche e della Presidenza Nazionale. I temi in discussione sono stati molti,interessanti e contraddistinti dallaappassionata libertà di espressionedegli intervenuti. Nelle pagine pre-cedenti potrete leggere il resocontoufficiale. In questa sede vorrei limi-tarmi ad illustrare alcuni argomentiche ci sono sembrati particolar-mente interessanti. A margine sonostate aggiunte note personali su al-cune decisioni che potranno esseretema di più ampio spazio e di futuriprovvedimenti.Ci sia consentito, interpretando ilpensiero di tutti partecipanti, di rin-graziare il Presidente NazionaleGen. Carrara, il Vice PresidenteGen. Battistini, il Gen. Fiore, il Gen.Errico e tutti i loro collaboratori perl’accoglienza e la perfetta organiz-zazione della riunione.Intervento del Presidente Na-

zionale. Il Presidente Nazionale haillustrato con precisione ed am-piezza di argomentazioni la vita pre-sente, il passato prossimo e leprospettive della Associazione.Nonostante difficoltà di ogni generel’Associazione ha visto aumentarel’interesse per essa grazie soprattuttoal Sito Informatico che ha permessodi raccogliere le istanze, le iscrizionie la passione di tanti carristi e sim-patizzanti rimasti per tanto tempolontani ed emarginati.Una attenzione particolare è statadedicata alla Rivista “Il carristad’Italia” (1) . Una recente gara hapermesso di ridurre i costi distampa, ferma restando l’attuale piùche soddisfacente impostazione edi-toriale. La sua diffusione è stataestesa a Scuole e Reggimenti. La Ri-vista è in ogni caso inscindibile dallatessera associativa.

Un particolare elogio è stato dedi-cato alla preziosa collaborazionedella nostra giornalista AgostinaD’AlessandroL’Associazione Nazionale Carristidovrebbe essere messa in giusto ri-salto, in ogni manifestazione piccolao grande, sia tra le altre associazionie sia quando la manifestazione è or-ganizzata da una singola Presidenzacarrista (2).Raduni Nazionali. Nel prossimoanno 2015, in occasione del cente-nario dell’inizio della GrandeGuerra sono previste due grandiManifestazioni Nazionali di direttointeresse della Associazione: laprima organizzata nel mese di mag-gio dalla Assoarma nel Friuli (Presi-dente del Comitato il Gen. Ficuciello) e laseconda carrista a Treviso ed a Vit-torio Veneto in ottobre a cura dellaSezione di Treviso (Ten. Luciano Bri-chese). Sono già in atto accordi conle Autorità locali, regionali e nazio-nali.La Sezione di Caserta (Gen. IppolitoGassirà) sta organizzando, per il pe-riodo dal 18 al 21 settembre 2014,un Raduno degli ufficiali carristi deiCorsi A.U.C. dal 23° al 123° che siripromette grandi risultati.Bilancio della Presidenza. Ilnostro bravo Amministratore Gen.Mattu ha illu-strato il bilan-cio del 2013risultato leggi-bile dopo tantaopacità e posi-tivo con unmodesto, ma si-g n i f i c a t i v omargine diutile. In propo-sito il Presi-d e n t eNazionale haraccomandatol’eventuale ri-

cerca di sponsor locali. Il futuro dell’Esercito. II Consi-glio Nazionale ha avuto la fortunadella presenza del Gen. Zauner, giàComandante della Brigata Ariete eora allo Stato Maggiore con un im-portantissimo incarico organizza-tivo. Il Generale ha illustrato, conprofonda e diretta conoscenza del-l’argomento ed ampiezza di graficie di illustrazioni, le prospettive fu-ture dell’Esercito non propriamentebrillanti. Sul prossimo numero dellaRivista Nazionale carrrista ne appa-rirà una ampia sintesi.In ogni caso ogni provvedimento èimposto dalla attuale non lieta situa-zione finanziaria e, noi aggiun-giamo, dalla incosciente epoliticamente comoda propagandapacifista. Sull’argomento e su quellosuccessivo dei carristi come tali è in-tervenuto più volte il Gen. Ficuciellocon la forza delle sue profonde co-noscenze ed esperienze a livello al-tissimo (3).Il futuro dei carristi. Natural-mente nell’Esercito chi ne fara’ so-prattutto le spese saranno i repartied i mezzi più moderni e costosicome i carri armati. In particolare sui rapporti con laCavalleria il Generale ha ribadito laconvinzione che una sempre più

IL CONSIGLIO NAZIONALE

Riflessioni e sensazioni del nuovo Presidente Onorario

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10 Il Carrista d’Italia

stretta simbiosi (non diciamo spari-zione), è ormai ineluttabile. Il Presi-dente Nazionale gli ha risposto chefinché rimarranno dei carristi in ser-vizio o in congedo ci sarà l’Associa-zione a difendere le loro tradizionicontro ogni prospettiva di scom-parsa occulta o palese. (4)

(1) Finalmente degna del nome di RivistaNazionale per suddivisione razionale, am-piezza di argomenti, illustrazioni, graficaecc.(2) Completamente d’accordo. Pur con ildovuto rispetto, riconoscimento e ringrazia-mento di chi opera con tanto impegno e fa-tica organizzativa, qualsiasi evento carristadeve essere sempre considerato soprattuttoopera collettiva a nome della AssociazioneCarrista. Non dovrebbe quindi nascere so-lamente come gloriuzza locale di uno o piùsingoli ansiosi di vedere il loro nome suigiornali o nell’improbabile speranza diqualche patacca cavalleresca. Tuttavia varibadito che senza quella presenza locale

non vi sarebbero raduni nazionali.Il Gen. Ficuciello ha ricordato che, in unrecente articolo sull’inserto del Corrieredella Sera, un giornalista francese ha am-monito che è tempo di risvegliare l’Europaper quanto riguarda le vituperate spese dellaDifesa. Ad est vi è qualcuno che desideraallargarsi e la prassi delle foglie del carciofoe del lupo che rimprovera l’agnello non èuna gran novità nella storia.

(3) Sono troppo vecchio per non essere unfazioso sostenitore, magari contro ogni evi-denza, della peculiarità carrista. In propo-sito questo Notiziario gronda, da quandoci trovammo improvvisamente ad averel’onore di essere passati in cavalleria, dipianti e rimpianti degni di miglior causa.Sulla identità carrista e sulla necessità, piùvolte sostenuta con tanta passione dal Gen.Ficuciello, che della Associazione Carristadebbano far parte i carristi alle armi, hoscritto a suo tempo su “Il carrista d’Ita-lia”. Speravo che qualche carrista in servi-zio o in congedo intervenisse, magari per

dirmi di stare zitto, ma nessuno si è fattovivo. In realtà in alto e in basso sono troppigli impegni presenti e diversi dal passato ele aspettative dei carristi alle armi per ba-dare a un vecchiardo del tempo che fuquando i carri erano dei totem da adorare elustrare e la baracca si basava sullo spiritodi corpo senza paga dei soldati di leva.

(4) La situazione, come ha ricordato ilGen. Ficuciello, è oggi complicata con l’im-piego dei carristi come semplice forza difanteria e di polizia militare. In propositoho osato dire la mia opinione non richiestanell’ultimo numero del 2013 de ”il Carri-sta d’Italia” proponendo, con notevole fac-cia tosta, il reggimento carri su duebattaglioni intercambiabili. Ho il dubbioche qualcuno lo abbia letto e sono arcisicuroche, se vi è stato, non sia tra gli inquilini diVia XX settembre.

Giuseppe Pachera

Il nostro Sito (www.assocarri.it) ha anche una paginaFace-Book che consente a tutti di intervenire.

Ogni giorno viene premiato un Pensiero Rosso-Blu conl’inserimento nella apposita Rubrica del Sito.

Nei giorni scorsi ci è pervenuto questo pensiero:

“Grazie anche all’ESERCITO ITALIANO... siamo stati in unposto che potevamo solo sognare...” (Carrista Battaglione).

Un bel Pensiero che è stato premiato, ma che ha fattoemergere un dubbio: quale era questo posto che potevamosolo sognare?

Lo abbiamo chiesto al nostro Carrista Battaglione edabbiamo avuto questa risposta

“...in un posto che infondeva dentro di noi quell’entusiasmo ge-nuino...in un posto che anche se è trascorso tanto e tanto tempo tra-scorrerà, immutata resterà la caparbietà e la fiducia in se stessi che ci

animava e anima TUTTI, I CARRISTI...in un posto dove l’ostilitàla trasformavamo in polvere...l’ordine in acciaio...in un posto dovecommovente lo diventava al momento del saluto, ma perchè non era unaddio...in un posto dove 71 anni di Specialità Carrista resteranno diun significato inequivocabilmente assoluto...in un posto che dovetteadattarsi e accettare i cambiamenti...in un posto che rese ferrea la vo-lontà, la solidarietà e lo spirito di corpo...in un posto che, adesso e sem-pre, anche se accarezzato da qualche amarezza, basta poco per animarei distratti...per agire e non dimenticare... in un posto dove solo nellenostre sezioni e nella nostra Associazione possiamo ancora trovare eprovare tutto questo...Questo è il posto....quel posto che... sull’attenti....salutai. Un FERREO SALUTO...”

Sono parole stupende!!! Di fronte alle quali resta la pro-fondità dei pensieri e delle riflessioni.

Grazie, Carrista Battaglione! Specie in momenti difficilicome questi ci hai dimostrato che esiste ancora un’Italiabella!!!

Esiste ancoraun’Italia bella!!!

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11Il Carrista d’Italia

Correva il mese di aprile 2013quando ai carristi del 32°Reggimento Carri, con sede a

Tauriano arrivò l’ordine di costituireun complesso minore misto da inserirenel bacino di forze denominato JRRF(Joint Rapid Reaction Force). Questa unità mista, a livello Compa-gnia su base 32° Reggimento Carri, ècostituita da due plotoni carri “Ariete”e un plotone “Dardo” dell’11°Reggi-mento Bersaglieri di Orcenico ed ha il

compito di intervenire, in tempi moltoristretti insieme alle altre unità delJRRF, in qualsiasi contesto operativonazionale ed internazionale. A raccogliere la sfida sono stati, conl’entusiasmo che li contraddistingue, icarristi della 1^ Compagnia carri“Leoni di Bardia”, comandata dalCap. Dario DEL FABBRO, che da

quel momento hanno messo da partei baschi azzurri, con i quali avevanooperato sotto egida dell’ONU nel Li-bano meridionale, per indossare an-cora una volta i loro caschi tra ilruggito dei motori da 1250 cavalli deiloro carri armati “Ariete”. Da quelmomento le pietre del poligono Cel-lina – Meduna hanno iniziato a tre-mare nuovamente ed incessantementeper 6 mesi di duro lavoro e sacrificio,al termine dei quali tanta passione è

stata premiata con la fantastica possi-bilità di posare i cingoli sulla chiarasabbia del poligono di Capo Teuladain Sardegna, in occasione dell’eserci-tazione “Armoured Thunder”.I cannoni anima liscia Rheinmetall da120/44 hanno tuonato nel poligonoper giorni e notti intere in occasionedei plotoni carri e del complesso mi-nore corazzato misto, durante i qualicarristi del 32° Reggimento Carri coa-diuvati dai bersaglieri dell’11° Reggi-mento, hanno dimostrato di sapersicimentare in azioni rapide e dinami-che, senza sprecare un colpo nella per-fetta armonia delle loro armicombinate, sotto gli occhi attenti edesperti dei loro Superiori, il Gen.

Fabio POLLI, comandante della Bri-gata Corazzata “Ariete”, il Col. NicolaGORGOGLIONE, Comandante del32° Reggimento Carri, ed il Ten. Col.Francesco PATALANO, Comandantedel 3° Battaglione Carri “M.O.Galas”. L’elevato livello di addestra-mento ed amalgama raggiunto in Sar-degna dimostra che i carristidell’“Ariete”, nonostante avessero ap-pena concluso l’operazione “LeonteXII” in Libano e a settembre 2013l’operazione “Strade Sicure 5” a Mi-lano, sapendo guadagnarsi il plausodalle Superiori Autorità per gli ottimirisultati ottenuti, non hanno mai di-menticato il vero motivo di esistere: iCARRI ARMATI!“ARIETE COMBATTE!”

Ten. Luca Cassiani

le attività delle Unità carriEsercitazione “Armoured Thunder”

l’Ariete combatte in Sardegna

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Festa

12 Il Carrista d’Italia

Il 21 gennaio 2014 è stata celebrata la Festa di Corpo del 4° Reggimento carri, la prima che la gloriosaUnità carri festeggia nella Caserma “Capone” in Persano (SA), ove il Reggimento dal 1° luglio 2013è inquadrato tra le schiere della Brigata Bersaglieri “Garibaldi”.

La data della ricorrenza fissa nella storia del Reggimento i significativi fatti d’arme del 1941, quando sulsuolo africano, i pochi superstiti di cruenti e sanguinosi scontri, attestati nei pressi di Tobruk, dopo averinterrato i carri a formare capisaldi a difesa delle ultime postazioni, diedero fuoco alla Bandiera di guerraper preservarla dalle mani nemiche.A perenne ricordo del fatto ed alla memoria dei posteri il Reggimento fu insignito della Medaglia d’Oroal Valor Militare ed ai due Battaglioni carri,che allora lo costituivano con la denomina-zione di XX e XXI battaglione carri armatileggeri, furono concesse le Medaglie diBronzo al Valor Militare.Lembi logori e consunti dalle fiamme sonoora gelosamente custoditi nell’Ufficio del 39°Comandante, Colonnello Augusto GRA-VANTE, racchiusi in una teca posta significa-tivamente vicino alla teca dell’attualeStendardo concesso dal Presidente della Re-pubblica nel 1992 al ricostituito 4° Reggi-mento.La cerimonia odierna, come nello stile sobriodei tempi e dell’austerità militare, è stata sem-plice e commovente nello stesso tempo.

Alla quotidiana cerimonia dell’alzaban-diera, ha fatto seguito la lettura della storiadel Reggimento, la lettura delle motivazionidi concessione delle Onorificenze, la SantaMessa con la preghiera del Carrista lettadal 1° Cappellano Capo della Caserma.A seguire, è stata data lettura dei messaggidi felicitazioni e di auguri pervenuti da varieAutorità Militari tra le quali, particolar-mente apprezzate, le espressioni auguralipervenute dall’attuale Comandante per laFormazione, Specializzazione e Dottrinaper l’Esercito, Gen. C.A. Massimo DEMAGGIO, illustre Decano dell’Arma diCavalleria che ha fatto pervenire i suoi per-sonali saluti e quelli di tutti gli iscritti all’As-sociazione.

Festa di Corpoal 4° Reggimento Carri

le attività delle Unità carril Rivista 278:Layout 1 07/04/14 16:21 Pagina 12

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13Il Carrista d’Italia

Anche quest’anno, si è celebrata le festa di Corpo de 32° Reggi-mento Carri, ma non l’8 febbraio data canonica bensì,per im-pegni contingenti, il 20 febbraio. La cerimonia si è svolta nella

Caserma “Forgiarini”, sede dell’omonimo Reggimento carri, alla pre-senza di un folto pubblico, di numerose autorità Militari, Civili e rap-presentanti delle numerose Associazioni d’Arma.Alle ore 09,30, il C/te Col.Nicola GORGOGLIONE, con al fianco ilSottufficiale di Corpo Luigi Palmiro ROTONDO, ha deposto al Monu-mento ai Caduti una Corona d’alloro (donata dalla Dottoressa AgostinaD’ALESSANDRO ZECCHIN e marito).Le note del “Silenzio” e la lettura dell’aulico testamento spirituale hannosottolineato il ricordo dI tutti i Caduti in guerra e di quelli che ci hanno lasciato da poco, fra i quali ilCol.Luigi Gabelli.Al termine la Piazza d’Armi è diventata teatro della cerimonia centrale.Dopo lo schieramento dei Reparti e dello Stendardo, il Comandante del Reggimento ha rievocato i fattid’arme del 32° Reggimento carri in Africa settentrionale, in particolare la battaglia di Beda Fomm, av-venuta l’8 febbraio 1941Gli uomini e le donne del Reggimento hanno voluto onorare le eroiche gesta del III e del V Battaglionecarri M13/40, che proprio in quel lontano 8 febbraio videro concludersi la loro breve, ma gloriosa epopeacon la distruzione del loro ultimo carro nelle vicinanze del posto comando nemico durante la battagliadi Beda Fomm.La semplice ma intensa cerimonia ha visto schierate, accanto al glorioso Stendardo del Reggimento, le com-pagnie che portano i nomi dei luoghi d’Africa ove i carristi del 32° hanno scritto epiche pagine di storia.Un lungo applauso degli spettatori ha posto fine a questa giornata di ricordi e di festa.Giornata di festa che è poi proseguita prima nella sede dell’Associazione carristi di Spilimbergo e poi,con al seguito i rappresentanti di numerose Associazioni d’Arma e la Dottoressa Agostina D’ALESSAN-DRO (Madrina dell’Associazione Nazionale Carristi) in un noto locale di Spilimbergo dove il PresidenteTen.Col. Battista Ronchis ha provveduto a fare gli onori di casa.E’ doveroso citare la presenza del Cap.magg. carrista Ercole TOGNONI che, nonostante siano passatiormai molti anni dal suo congedo dal 5°battaglione carri, continua a frequentare con entusiasmo ed as-siduità il mondo carrista.

La nostra Associazione è fiera diquesti carrist iscrittii, ai quali re-centemente si sono associati ilGen. Antonino PARATORE edil carrista Marco OTTOLEN-GHIIl cuore Rosso/Blu è sempre piùvivo nel tempo.

Mar.Magg.”A” Carlo BORELLO

FestaFesta di Corpodel 32° Reggimento Carri

rile attività delle Unità carriRivista 278:Layout 1 07/04/14 16:22 Pagina 13

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Tornare alla Caserma Forgiarini per me è sempre un fattoparticolare, ancora di più lo è stato quest'anno perché unnuovo Carrista si è aggiunto: parlo di Marco Ottolenghi,

mio compagno di leva nel lontano 1986. A dire il vero ci saremmodovuti incontrare già da tempo, da quando ci ritrovammo in Face-book grazie all'aiuto della nostra speciale Madrina Carrista AgostinaD'Alessandro Zecchin, ma i fatti della vita hanno sempre fatto inmodo che ciò non avvenisse. Finalmente cogliendo al volo l'occasionedella celebrazione alla Caserma “Forgiarini” abbiamo iniziato il viag-gio insieme verso la nostra meta la mattina piovosa di giovedì 20 feb-braio, una mattina che non lasciava presagire nulla di buono per lagiornata. Strada facendo però le condizioni climatiche sembravanodiventare più clementi. Nei pressi di Verona siamo d'accordo di in-contrare Agostina con il marito e così è, d'ora in poi il viaggio versoTauriano lo faremo assieme e ci terremo compagnia, strada facendoil tempo cambia ad ogni curva, nei pressi di Venezia sembra perfinoche il sole abbia vinto sulle nubi, ma quando la nostra rotta volge dinuovo verso Tauriano ecco ricomparire le nubi, piano piano la “For-giarini” si avvicina e Marco in macchina con me e mia moglie co-mincia a ricordare fatti, cose, particolari, il Friuli Venezia Giulia cifa uno strano effetto. Intanto il tempo oscilla tra il nuvoloso e il leg-germente piovoso, io cerco di celare la mia preoccupazione. Se piovesiamo rovinati. Arrivati alla Caserma una volta parcheggiate le mac-chine si fa il punto della situazione, io ne approfitto per avvisare delnostro arrivo il Ten. Col. Ronchis, Presidente della Sezione di Spi-limbergo, Marco mi sembra incantato, tornare alla “Forgiarini” èsempre un'emozione forte anche per me. Entriamo in Caserma pas-sando dall'ingresso pedonale e varcare quella soglia col mio bascoda Carrista indossato mi fa tornare subito indietro a quando quellaera come la porta di casa (anzi lo è ancora). Dopo i controlli di rito(siamo in zona militare non scordiamocelo) passiamo davanti alCorpo di Guardia. Io approfitto per salutare il Maresciallo PietroItollo (che all'epoca era uno dei nostri Sergenti); finalmente siamodentro davanti a noi si apre la grande “Forgiarini” con il giardino, lapiazza d'armi, le palazzine dei Battaglioni, i parcheggi e tutto il resto,non manca niente c'è ancora tutto. Ci sparpagliamo, c'è già fer-

mento. Intanto le macchine fotografiche sono già a regime. Arriva ilMaresciallo Paolo Catania ci si saluta e si parla attendendo l'iniziodella cerimonia. Finalmente si comincia. Vengono resi gli onori aiCaduti con una Corona (che la nostra Madrina Agostina D'alessan-dro Zecchin ha generosamente donato), la Fanfara diretta dal Ma-resciallo Antonio Miele sottolinea i vari passaggi con le sue note. Citrasferiamo sulla Piazza d'Armi dove i reparti affluiranno, intantonoi si scatta foto a raffica, nemmeno un istante, un particolare dellacerimonia deve andare perso. I reparti sono schierati, è ora il turnodello Stendardo che entra nei ranghi (io avrei preferito ancora labandiera di guerra).Viene presentata la forza al Comandante del 32°Col. Nicola Gorgoglione e la cerimonia ha veramente inizio. Dopola lettura delle motivazioni delle varie onorificenze meritate dal 32°e degli eventi che stiamo ricordando, segue un breve discorso del Co-mandante (ho notato che si è "impappinato" qualche volta segno cheè umano anche lui, questo potrebbe essere un punto a favore) ognitanto scende qualche goccia, ma tutto sommato il tempo regge, sem-bra quasi che i Carristi dai cieli ci stiano dando una mano. La ceri-monia è quasi terminata, intanto noi con discrezione, quasi in puntadi piedi per non disturbare, si scatta foto a raffica. Io impallo il Ma-resciallo Carlo Borello "oops", una foto che non posso lasciarmi sfug-gire : Agostina al fianco dei Carristi inquadrati sembra proprio cheanche lei sia parte del Plotone ecco la foto è fatta. I reparti lascianola piazza d'armi dopo lo Stendardo, la fanfara suona il nostro inno,i Labari ci sono. Alla fine anche la fanfara esce dalla piazza di corsa,ma solo per qualche metro ahahaha (Bersaglieri poverini hanno suo-nato per tutto quel tempo e sono rimasti senza fiato). Il MarescialloMiele torna sui suoi passi per salutare Agostina, Marco si è perso nelsogno “Forgiarini” e gira di quà e di là facendo foto anche lui. I carrivengono accesi e riempiono la piazza di fumo al profumo di gasolio,i Carristi non perdono l'occasione di dimostrare le doti atletiche for-mando piramidi umane sopra ogni Ariete. Finalmente salta fuori ilSergente capo carro Davide Baldin, da Ferrara, è raffreddatissimo,ma è venuto ugualmente. Ha un grande progetto in testa, lo ammiro.Noi si fa il punto un'altra volta e con i Carristi di Spilimbergo si de-cide di andare al Tre Corone a consumare il rancio Carrista, l'orarioè giusto. Ci troviamo tutti là, inutile sottolineare la qualità ottima eabbondante del rancio, non poteva essere altrimenti, quando i Car-risti organizzano non mancano un colpo, finisce tutto e ci lasciamofuori dal locale dopo innumerevoli saluti, ma tornerò ancora altrecose bollono in pentola, Marco ha ritrovato il suo Maresciallo cheguarda caso è il segretario della Sezione, io ho trovato un Ufficialecome ce ne sono pochi il Ten. Col. Ronchis (ho il sospetto che siacosì tosto perché ha scalato la scala gerarchica dal basso). Saluto iMarescialli Cinque, Patisso, Catania (non riesco ad abbracciarlo sem-bra che sotto al giubbotto abbia un materasso), Bevacqua l'ho salu-tato prima. Saluto Agostina con tanto affetto anche Renzo con unavigorosa stretta di mano (sarà mica diventato Carrista anche lui? Hauna stretta micidiale). Rientrando verso casa poi Marco ha ricordatoe ricordato e ricordato, abbiamo parlato di tutto e di più. Alle 18:00in perfetto orario con la tabella di marcia l'abbiamo salutato al casellodi Brescia EST dove aveva lasciato la sua macchina alla mattina, luiè tornato a Bollate e noi a Cremona.

Cap. Mag. (f. cr.) Ercole Tognoni

Riflessioni su unagiornata particolare

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le attività delle Unità carriFesta al 32° Reggimento Carri

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VISITA DEL GEN. GODIO AL 132° REGGIMENTO CARRILA “TANK BIATHLON 2014” PER IL 132°

Il Comandante della Divisione “Friuli”, Generaledi Divisione Flaviano GODIO, si è recato neigiorni scorsi in visita presso il 132° Reggimento

Carri dove ha ricevuto, da parte del Comandante diReggimento Colonnello Ciro FORTE, un aggiorna-mento sullo stato di avanzamento delle attività di ap-prontamento degli equipaggi selezionati per lapartecipazione italiana alla competizione Tank Bia-thlon 2014, di previsto svolgimento in Russia nelprossimo mese di agosto. Il Comandante della Divi-sione ha successivamente voluto porgere di personaun saluto agli equipaggi in approntamento, augu-rando un proficuo lavoro in vista della auspicata par-tecipazione nazionale all’importante competizioneche si svolgerà dal 4 al 9 agosto di quest’anno. In quella circostanza atleti con le uniformi da carristiprovenienti dagli eserciti di decine di Paesi si sfide-ranno nei pressi di Mosca in una sorta di olimpiadidei carri armati; un vero e proprio campionato pertank ed equipaggi articolato su diverse manches nelpoligono di Alabino e per l’Italia vedrà la partecipa-zione dei carri italiani Ariete C.1. Una sorta di “Gio-chi senza frontiere” per reparti corazzati riservatafinora a equipaggi russi e di Paesi ex-sovietici ma chequest’anno, per la prima volta, ha visto invitati anchePaesi della Nato quali Stati Uniti, Germania e Italia.

Ten. Col. Antonio Roberto Giannella(NDR = Su questa competizione daremo più ampie informazioni

nel prossimo numero della Rivista).

IL 132° REGGIMENTO CARRI RIABBRACCIA IL CAPORAL MAGGIORESCELTO SALVATORE VASSALLO

Il giorno 12 marzo 2014, dopo circa un anno diassenza, il Caporal Maggiore Scelto SalvatoreVassallo, ferito in Afghanistan il 6 marzo 2013

a causa di un’esplosione che aveva investito ilVTLM Lince sul quale viaggiava, è rientrato neiranghi del 132° Reggimento carri. Al termine della cerimonia dell’alzabandiera il Co-mandante, Colonnello Ciro Forte ha dato il propriobentornato al Graduato interpretando i sentimentidi tutti i Carristi del Reggimento.Il 132° ha così riabbracciato un membro delGrande Equipaggio che con vigore e grande forzadi volontà ha affrontato questo difficile periodo diconvalescenza dimostrando ancora una volta “fer-rea mole e ferreo cuore”.

Cap. Beatrice Passante

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La bella cerimonia si è svolta il 13.12.2013 a Tau-riano, presso la Caserma Forgiarini, sede del 32°Rgt. Carri.

La divisa è un modo di essere, non è certo un abito chesi indossa, per breve tempo, come accadeva per il ser-vizio di leva, o per molti anni, come fa chi abbraccia lacarriera militare. Non è un abito che poi si toglie,quando si arriva al traguardo della pensione. Si rimaneSoldati, nel senso più alto di questo termine. La ceri-monia che è svolta a Tauriano, presso la caserma For-giarini, per fare i migliori auguri al 1° Mar. Lgt.Antonio Farina che lascia il servizio ha dato questa sen-sazione positiva, di continuità. Una lunga carriera,quella di “Toni” Farina, iniziata il 3 settembre 1974,presso la Scuola Allievi Sottufficiali di Viterbo, dove hafrequentato il 27° corso. Fra i suoi incarichi , che sonomoltissimi e importanti, il ruolo di Sottufficiale diCorpo del 32° Reggimento Carri e le missioni all’estero,Joint Guardian in Kosovo nel 2002, Antica babilonia inIraq, nel 2005 e Leonte XII in Libano, nel 2012. Giunto da Firenze, accompagnato dalla gentile signoraAlessandra, il Col. Ferdinando Frigo, che appena tremesi fa ha lasciato il comando del 32° , ha ricordato lapreziosa collaborazione del suo sottufficiale, ha lodatole sue capacità professionali e umane, ricordando lacondivisione di grandi esperienze e, in particolare, pro-prio la Missione Leonte XII . Il Col. Nicola Gorgo-glione, attuale Comandante del 32° Rgt. nel suodiscorso di saluto, interrotto da molti applausi, ha postol’accento sulla lunghezza della sua carriera, per l’esat-tezza trentanove anni e quattro mesi, una cifra superioreall’età della maggioranza dei presenti. Inoltre, toccando

le corde più profonde nel cuore di molti, mogli, figli, dimilitari di carriera, ha parlato della vita militare, fattadi dedizione, professionalità, impegno, senso del do-vere…e assenze. Assenze inevitabili, alle quali, tuttavia,non ci si abitua mai e che direttamente sia il militare,sia la famiglia, devono fronteggiare. Proprio per questo,anche alla signora Vittorina, moglie del neo pensionato,il Col. Gorgoglione ha donato una pergamena, comericonoscimento. Al Lgt. Farina, sono stati consegnatianche il Crest e la tessera, “Amici del 32° Reggimento.Invece il Presidente della Sez. A.N.C.I. di Spilimbergo,Col. Ronchis, gli ha donato una pergamena con la Pre-ghiera del Carrista. Ma, fra gli applausi e la commo-zione più grande, il dono più prezioso, la Bandiera.Accolta dall’Inno di Mameli, cantato da tutti i conve-nuti, dopo il cerimoniale della piegatura è stata conse-gnata. Solo al 32° Rgt. Carri c’è questa bellaconsuetudine, riunire superiori, colleghi, subalterni,parenti e amici, per salutare chi va in pensione. Quindinon solo la formalità di un Crest, consegnato con unastretta di mano… ma un omaggio corale, che certa-mente farà parte dei ricordi più cari per chi, come ilLgt. Farina, ha dedicato la maggior parte della propriavita all’Esercito e alla Patria. In chiusura, il “vin d'hon-neur” con brindisi e molti voti augurali .

ADZ

Auguri al 1° MAR. LGT. ANTONIO FARINA

NEO PENSIONATO

Il Presidente Lusin, il Presidente Ronchis, il Comandante Col. Gorgoglione Il Col. Ferdinando Frigo, già Comandante del 32* Rgt. Carri, fino al 13 .9.2013

Il diploma consegnato anche alla signora Vittorina

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Una nuova iniziativa editoriale dedicata alle nostre Unità carri.

Ci fa piacere pubblicare i Gruppi Stendardi dei Reggimenti carri.

Cominciamo con il Gruppo Stendardo del 132° Reggimento.

Nei prossimi numeri della Rivista inseriremo quelli degli altri Reggimenti.

gli Stendardi delle unità carri

Il Gruppo Stendardo alla Cerimonia per l'avvicendamentoal comando della 132^ Brig. Cor. "ARIETE" tra il Gen. Salva-tore CAMPOREALE ed il Gen. Gaetano ZAUNER, 4 giugno2011.Ten. (cr.) Giuseppe DELL'ABATECap. (cr.) Francesco MARCOTRIGIANO

Il Gruppo Stendardo alla Festa di Corpo dell'8 febbraio 2012.Ten. c. (cr.) Luca MARINONI Ten. Col. c. (cr.) Stefano SCALIA1°Mar. Lgt. Serafino FEDERICO

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gli Stendardi delle unità carri

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Il Gruppo Stendardo al TOA per la cessione di responsabi-lità da parte del 32° Rgt. Carri dell'AoR di ITALBATT, Al Mansouri, Libano, 20 ottobre 2012.Ten. (cr.) Luca MARINONI1°Mar. Lgt. (cr.) Serafino FEDERICOTen. Col. (cr.) Stefano SCALIAMar. Capo. (cr.) Emanuele CAPONE

Il Gruppo Stendardo al TOA per l'assunzione di responsa-bilità da parte del 32° Rgt. Carri dell'AoR di ITALBATT, Al Mansouri, Libano, 20 aprile 2012.S. Ten. (cr.) Gennaro CERVO - Ten. Col. (cr.) Stefano SCALIA1°Mar. Lgt. (cr.) Mario RUBULOTTA 1°Mar. Lgt. (cr.) Domenico ITOLLO

Il Gruppo Stendardo alla Festa di Corpo dell'8 febbraio 2013

Ten. (cr.) Michele DE LETTERIISTen. Col. (cr.) Stefano SCALIA

1°Mar. Lgt. (cr.) Mario RUBULOTTA1°Mar. Lgt. (cr.) Serafino FEDERICO

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Premessa. Nel Vicino Oriente in-torno ad Israele sembrano ridestarsi lepaure per le velleità atomiche ira-niane. Nel contempo venti non certodi pace stanno soffiando in EstremoOriente proprio laddove l’energia ato-mica ha avuto i più tragici effetti: a Hi-roshima con la bomba atomica edultimi a Fukushima per la distruzionefortuita della centrale nucleare.Il mondo ora si sta chiedendo se l’im-piego della energia nucleare sia an-cora lecito anche se la sua presenzaincombe tuttora sovrana e domina laeconomia e la politica. La risposta non può che essere assolu-tamente negativa per la bomba ato-mica, pur se non si deve escludere lainiziativa di qualche pazzo, deciso amorire come Sansone con i suoi fili-stei. Per l’impiego pacifico dell’atomomolti sono i dubbi e troppi gli interessiin campo. L’homo atomicus ritenevadi essere per la sua scoperta dei segretinucleari un nuovo Prometeo. Ma, segli dei hanno giustamente punito Pro-meteo per il furto del fuoco incatenan-dolo alle rocce del Caucaso, si sonoaltrettanto vendicati con l’homo ato-micus umiliandolo come un qualsiasi“apprenti sorcier” (apprendista stre-gone), vittima goffa della sua presun-zione e della sua inesperienza.Ciò premesso, viviamo in un mondoglobale e tutto si tiene. Non sembre-rebbe quindi inutile ricordare come eperché qualcosa è successo a Fuku-shima che turba tutte le nostre cer-tezze.Con lo stesso criterio, per chi le avessedimenticate e con qualche impudenzada non tecnici, sono state aggiunte afine articolo alcune nozioni elementaridi fisica nucleare. Potrebbero esserelette all’inizio o evitate (come il restod’altronde).

L’avvenimento. Alle 14.46 dell’11marzo 2011 un terribile terremotoscuote il nord del Giappone, seguitoquasi due ore dopo dallo tsunami cheinveste la riva nord orientale dell’isoladi Honshu, e in particolare la centralenucleare della prefettura di Fuku-shima a 250 km. da Tokio. La centraleera stata progettata su sei reattori vi-cini e separati in grado di resistere nonsoltanto ai terremoti della zona maanche a una onda di tsunami moltoinferiore a quella reale. Gli eventi inogni caso superano ogni possibile pre-visione. Una prima ondata oceanicaalle 15.27 spegne per mancanza dienergia elettrica la pompa di raffred-damento del reattore numero 1. Unaseconda ondata supera poco dopo ilmuro di sbarramento della centralealto solo dieci metri. Il reattore 1 iniziaa fondere alle 19.30, seguito nellanotte dal numero 3 e il 14 marzo dalnumero 2. Quando l’onda dello tsunami scavalcala barriera protettiva il sistema di sicu-rezza contro il terremoto ha già prov-veduto a bloccare la reazione a catena,ma permane l’assoluta necessità di raf-freddare il nocciolo dei reattori. Do-vrebbero intervenire le pompe diraffreddamento ma queste non pos-sono funzionare con l’energia dellacentrale per il blocco della reazione eperchè il terremoto ha interrotto lelinee elettriche esterne. Cade così laprima linea di difesa. Dovrebbero su-bentrare alcuni generatori Diesel ap-positamente predisposti ma l’acqua liha invasi. Cade quindi la secondalinea di difesa. Dovrebbero interveniregrosse batterie elettriche ma non pos-sono che esaurirsi rapidamente. Cadecosì la terza linea di difesa.Non è possibile ristabilire il contattocon la rete elettrica esterna, non sipossono sostituire o far funzionare i

generatori Diesel, è impossibile por-tare altre batterie. La fusione del noc-ciolo dei tre reattori provoca unaccumulo di gas e la conseguente de-flagrazione degli edifici 1.2 e 3. Le in-tense sostanze radioattive, fuoriuscitelocalmente, impediscono un qualsiasiintervento diretto e un impiego effi-cace di getti d’acqua da elicotteri e daautopompe giganti mentre all’esternole radiazioni contaminano tutto l’am-biente aereo, marino e terrestre perdecine di chilometri.Dopo un primo immediato ordine go-vernativo di evacuazione di tutta lapopolazione in un raggio tre chilome-tri dalla centrale, la sera del 12 marzol’ordine è esteso ad un raggio di ventichilometri.E’ una catastrofe umana, politica edambientale.

La situazione ambientale. Aquasi tre anni di distanza il viaggiatoreche per curiosità o diletto, si fa perdire, volesse visitare la prefettura diFukushima si troverebbe di fronte aduno spettacolo a dir poco desolante.Nel deserto umano, nei campi abban-donati e nel silenzio della zona eva-cuata, ed ancor oggi proibita, vaganomaiali, cani, gatti e bovini inselvati-chiti destinati a morire mano a manoche le radiazioni avranno prodotto illoro effetto. Si teme ancora che il re-attore 4 crolli per il cedimento del ter-reno imbevuto di acqua su cui poggia.Il disastro non è stato solo l’effettodella fuga radioattiva ma si è sommatoal terremoto e allo tsunami che lohanno preceduto. Dalle case abban-donate, dai negozi malamente chiusi,dagli edifici, dalle carcasse di auto aimargini della strada, si intravvedono iresti di tutto quello che era il fluire, im-

attualità

OltreFukushima

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provvisamente troncato, della vita. Ildisastro non si è limitato al terreno aiventi chilometri intorno alla centralema ha colpito ben oltre. Il fallout, lastriscia di materiale radioattivo, an-cora alimentato dai tre reattori fusi espinto dai venti oceanici, si è infilatofino a sessanta chilometri nelle strettevalli laterali, che pure non erano statepreda di terremoto e tsunami, costrin-gendo gli abitanti a fuggire.Per di più la radioattività, provocatasoprattutto dalle acque uscite dallacentrale, ha invaso le acque costiere,distruggendo l’industria ittica localeun tempo fiorentissima ed ancor oggitracce di essa, dopo aver attraversatol’oceano, si riscontrano nella lontanis-sima California.Per porre rimedio alla tragica situa-zione locale poco è possibile fare no-nostante l’intraprendenza giapponese.Si cerca di asportare il suolo superfi-ciale per una profondità di almenoventi centimetri o di coprirlo con altraterra non contaminata nelle zonemeno colpite. Il materiale raccolto èconservato in grossi sacchi in attesa diessere decontaminato.Ma è una opera immane e forse inu-tile perché il cesio 137, cioè l’atomopiù presente e più pericoloso, potrebberisalire in superficie o sprofondare nelterreno fino a inquinare la falda acqui-fera. Ciò può ricordare quanto av-viene in Campania e dintorni.Gli abitanti sfollati, circa centocin-quantamila, sono tuttora ricoveratiper gran parte in container adibiti apiccole abitazioni, prive di ogni pri-vacy e invise ai contadini abituati adabitazioni larghe ed isolate. La conse-guenza diretta locale è ovvia: fuga deipiù giovani e dei più validi. La conse-guenza indiretta nel resto del paese èaltrettanto logica: paura per la conta-minazione di ogni tipo di alimento,agricolo animale od ittico, con il rela-tivo rimbalzo sulla economia, e il con-seguente ed inevitabile riesame dellapolitica nucleare con qualche sorpresache vedremo di seguito.

La situazione politico-econo-

mica. Al momento del disastro eraPrimo Ministro Yoshihiko Noda, espo-nente del Partito Democratico (PD), efu deciso di azzerare la produzione di

energia nucleare entro il 2040 ma, an-ziché creare megacentrali idroelettri-che o di asfaltare la campagne conenormi pannelli solari, si ritenne piùconveniente puntare su piccoli e mediimpianti locali di energia convenzio-nale .La situazione è completamente mu-tata con l’avvento al potere di ShinzoAbe del Partito Liberaldemocratico(PLD). In contrasto ai provvedimenti,presi in gran parte del mondo per ri-durre o eliminare qualsiasi fonte dienergia nucleare, proprio nel Giap-pone, vittima estrema in pace e inguerra dell’atomo, è stato stabilito dicontinuare e anzi di potenziare l’ener-gia atomica. Come primo provvedi-mento è stata ripresa la costruzione didue nuove centrali: Ohma 1 a nord eShimane 3 a sud del Giappone. Il chepotrebbe apparire incongruo se nonfosse che Abe è l’esponente di enormiinteressi industriali attenti al minorcosto della energia nucleare e alla for-nitura a vari paesi, in particolare delMedio Oriente, di impianti e macchi-nari atomici. Va aggiunto che il PDLha vinto le elezioni perchè gran partedegli elettori ritiene che le centrali nu-cleari siano fonte di abbondanti postidi lavoro e il disastro di Fukushima siada imputare in gran parte alla imperi-zia del governo e della Tepco, la so-cietà elettrica proprietaria dellacentrale. In realtà domina la paura dirimanere a corto di energia in unpaese nel quale le case sono per co-struzione freddissime o caldissime se-

condo il clima e le stagioni e non vi èalcuna remora o tradizione contro lospreco energetico. Non va dimenticato infine che Abe èl’esponente dell’orgoglio giapponesein un contesto nel quale gli Stati cir-convicini sono in diversa misura ingrado di usare l’energia nucleare a finibellici e stanno dimostrando, partico-larmente Cina e Corea del Nord, vel-leità aggressive da non sottovalutare.L’energia atomica con il suo poten-ziale presente o futuro non può essereche la risposta alle minacce ed il se-gnale che Abe è l’esponente di quel re-visionismo storico che vorrebbe ilGiappone ridiventare non solo unagrande potenza economica e politicama anche militare.

Conclusione. Dopo Fukushimaognuno può trarla come meglio crede.In Italia il costo della energia è il dop-pio di quella dei paesi concorrenti contutto quello che ne consegue per la ric-chezza e il lavoro. Il Bel Paese è costel-lato di pale eoliche e di praterie dispecchi per la gioia della mafia che èaccorsa ad installarli, la rabbia degliesteti, il malumore di chi vorrebbe se-minare la terra e i fumi tossici dellecentrali di energia convenzionale.Atomo o non atomo? La risposta delgoverno è stata comunque immediata:basta! Dalle centrali chiuse a costi al-tissimi e da qualche angolo solitario èvenuta una flebile voce di dissenso.L’atomo è morto? Viva l’atomo.L’energia nucleare.

attualità

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Che tutta la materia sia costituita daatomi di tipo diversissimo è scopertarecente di fine ‘800 con gli studi sullaradioattività, a parte alcune intuizionifilosofiche che risalgono alla Grecia(atomismo di Democrito). E’ oggi uni-versalmente noto che tutti gli atomisono formati da tre piccolissime parti-celle: protoni, elettroni e neutroni. Lamassa di esse sono contenute in un mi-nuscolo nucleo centrale nel quale iprotoni, che hanno carica elettrica po-sitiva, si respingerebbero tra loro senon fossero impediti dai neutroni chehanno in certo qual modo la funzionedi collant. Unica eccezione è l’idro-geno nel cui nucleo è presente un soloprotone, nessun neutrone e quindi nonvi sono problemi di repulsione.La vera, enorme portata della sco-perta si rivelò quando quel collant trale particelle del nucleo si rilevò essereuna energia enorme, superiore adogni conoscenza, appunto l’energianucleare. E’ destino tragico dell’uomo che ogninuova idea, ogni progresso abbiacome scopo immediato l’uso bellico.Così quella energia diventò per primacosa invenzione sconvolgente e di al-tissima tecnologia: la bomba atomica.Per ottenerla fu ideata l’operazionecon la quale i nuclei dell’uranio 235 (ilnumero indica il totale dei protoni eneutroni del nucleo) sono frantumatidall’urto contro di essi di altri neutronidi energia adeguata con quello che èuniversalmente noto come fissione(dall’inglese fission e latino fissio: rom-pere in due o più parti). Il violentis-simo impatto libera l’energia che tienecoeso il nucleo. In un rapidissimo pro-cesso frammenti di nucleo e i neutroni,resi liberi dalle loro funzioni di con-trollo dei protoni, inducono la fram-mentazione dei nuclei vicini con unareazione a catena capace di liberareenergie enormi: è l’esplosione atomicao più correttamente nucleare e ap-punto la bomba atomica.Tuttavia, e per fortuna, è possibilecontrollare la reazione a catena limi-tando il numero dei neutroni implicatinella fissione. E’ sufficiente inserire tragli atomi destinati alla fusione alcuniatomi, come quello del boro, che sonoin grado di catturare i neutroni che licolpiscono. In termini più semplici si

limita il numero dei neutroni di uranioa quelli sufficienti a ottenere l’energianecessaria per una centrale nucleare. Deve essere premesso che la centralenucleare, esclusa la parte impiegataper la fissione, è simile ad una qualsiasicentrale convenzionale (turbine,pompe, alternatori ecc) con la sola dif-ferenza che la energia sfruttata èquella dell’atomo anziché del carboneo degli idrocarburi o delle energie al-ternative come il sole, il vento o l’ac-qua.A grandi linee la fissione è indotta innocciolo centrale dell’impianto, in unreattore normalmente cilindrico nelquale l’energia indotta dalle barre dicombustione è fortissima e per di piùdura molto tempo anche dopo la finedella reazione a catena. Per control-larla, limitarla o arrestarla si usano(combustione completa), si limitano(combustione parziale) o si escludonobarre di controllo, basate su elementineutralizzanti o neutronici ai quali siè già accennato.In ogni caso l’energia liberata provocauna temperatura elevatissima fino amigliaia di gradi tali da fondere, nona far esplodere, lo stesso nocciolo senon si intervenisse a raffreddarlo conpotenti pompe di acqua la cui portatapuò raggiungere e superare i sessantametri cubi al secondo. Di qui la neces-sità di costruire le centrali nucleari vi-cino a grandi quantità d’acqua.Il problema non si limita al controllo

della temperatura ma di-viene ben più grave qua-lora il nocciolo si dovessefondere. In tale sempretragico evento si liberanoneutroni e si creano delleradiazioni ionizzanti cioèforme di energia che,dopo aver sconvolto lanuvola di elettroni checircondano il nucleodell’atomo, finiscono percolpire ed alterare il Dnadelle cellule degli organi-smi viventi. Alcune diesse sono innocue o quasicome quelle elettroma-gnetiche a bassa energia(onde radio, luce, micro-onde ecc), altre ben piùpericolose. Sono queste le

radiazioni alfa (atomi di elio), beta(elettroni), gamma (luce ad altissimafrequenza). La loro capacità di pene-trazione è estremamente varia, mi-nima nelle alfa, massima nelle gammae nei neutroni. Nonostante le appa-renze, le radiazioni alfa sono partico-larmente insidiose perché è vero chepossono essere fermate dal primo osta-colo protettivo (al limite la carta, ilprimo strato della pelle, vestiti ecc.) mase ingerite o inalate hanno il tempo eil modo di provocare danni gravissimiall’organismo.Non è finita. I vari atomi radioattivipossono produrre altre radiazioni ditipo diverso trasformandosi nel tempoin altre sostanze che possono essere ra-dioattive fino a quando diventanoatomi stabili. Questo tempo di deca-dimento è diverso per ogni atomo: daalcuni millesimi di secondo ad alcunesettimane per lo iodio 131 e ai miliardidi anni dell’uranio 238. Ahimè, troppiper i comuni mortali. Ne deriva chel’ambiente colpito (terra, acqua, aria,organismi) rimane irreparabilmenteradioattivo per tempi diversi in fun-zione dei vari tipi di atomi ricevuti. Infine, per misurare la quantità di taleradioattività si impiegano due misureinternazionali (non in uso negli StatiUniti): il becquerel, sigla Bq, che mi-sura l’attività in atto, e lo sievert (siglaSv) che indica la quantità di radia-zione assorbita.

Gen. Giuseppe Pachera

attualità

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pagine di storia p

storia

Se ad un nostro concittadino do-mandiamo chi fu il tenente co-lonnello George Armstrog

Custer, molto probabilmente ci rispon-derà che era “quello” che combatté emorì in una celebre battaglia contro gliindiani d’America. Se invece gli chie-diamo chi era il tenente colonnelloTommaso De Cristoforis, sicuramenteci risponderà che non lo sa. Eppure idue sono accumunati dalla stessa sorte,con la sola fondamentale differenza cheil primo (oltretutto straniero), fu comesoldato un personaggio abbastanza di-scutibile, mentre il secondo, italianis-simo, un ufficiale di prim’ordine. Maveniamo ai fatti.Nel 1882 il governo italiano rilevò unaconcessione sulla riva africana del marRosso, esattamente presso la baia diAssab in Dancalia. In realtà, quel terri-torio, era già in mani italiane fin dal1869, quando decidemmo di creareuna base di appoggio alle nostre naviche passavano per quella via d’acquache ancora oggi si chiama canale diSuez. Alcuni anni dopo, nel 1884, sipensò di utilizzare la concessione comebase per estendere la nostra “influenza”verso l’interno del territorio africano.

L’allora governo in carica non si trovòcompletamente d’accordo sul da farsi ecosì l’operazione andò avanti a rilento,fin quando, nell’ottobre di quell’anno,non avvenne un fatto estremamentegrave. Una missione esplorativa guidatada Gustavo Bianchi, che intendeva tro-vare una via commerciale più rapida esicura per giungere in Etiopia, fu truci-data dai Dancali. L’eccidio suscitòun’enorme impressione in Italia e damolte parti si alzarono voci che chiede-vano una spedizione militare per pu-nire i colpevoli. Fu così che il 4 febbraiodell’anno seguente, scortato dalla co-razzata Vespucci, giunse a Massaua il pi-roscafo Gottardo con a bordo 805 uominial comando del colonnello TancrediSaletta, con l’incarico di rafforzare lanostra presenza militare nella zona erendere più sicura la concessione. In

quel periodo Massaua si trovava ancorasotto giurisdizione egiziana, ma grazieai buoni auspici degli inglesi, la cui naveda guerra Condor si trovava, guardacaso, nella rada, lo sbarco delle truppeitaliane avvenne senza alcun disturboda parte degli egiziani. In quello stessoanno, nel mese di agosto, si prese poila decisione, più militare che politica, diestendere il controllo italiano verso l’in-terno ed a questo scopo fu posto unpresidio a Saati, circa 30 chilometri asud di Massaua, controllando anche lafascia costiera fino ad Assab. Nel mese di settembre, il generale Genèche aveva sostituito nel comando il co-lonnello Saletta, proclamò la sovranitàitaliana sui territori occupati, riman-dando in patria il resto della guarni-gione egiziana di stanza a Massaua. Ilfatto non suscitò alcuna reazione daparte degli ex padroni di casa, ma sca-tenò l’indignazione dell’imperatoreetiope a cui quei territori erano stati datempo promessi dagli inglesi. Per tran-quillizzare il Negus Giovanni e rassicu-rarlo che l’Italia non aveva alcuna miranei confronti dell’Etiopia, il governo DePretis inviò una missione diplomaticaguidata dal generale Pozzolino. Questa

Il presidio di Saati con il fortino sulla collina

La battaglia di Dogali in un celebre quadro di Michele Cammarano

Quel maledetto giornoa Dogali

Una pagina della nostra storia da molti dimenticata

ROBERTO POLINI

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storiaperò, a causa del clima estremamentepericoloso che si era creato nella zona,fomentato anche dal consolato francesea Massaua che non vedeva di buon oc-chio la nostra presenza, fu richiamataprudentemente in Italia. La cosa nonpiacque agli etiopi, fu presa come unosgarbo e l’astio verso gli italiani si ina-sprì ancor più. In particolar modo si ir-ritarono i ras locali che si stavano giàrendendo particolarmente attivi sulpiano militare. Il più agguerrito di que-sti era Ras Alula che aveva il governa-torato della regione dell’Hamsien e sistava dando un gran daffare nel depre-dare i villaggi che si trovavano sia a ri-dosso che nella zona occupata dagliitaliani. Nell’aprile del 1886 avvenne un altrofatto gravissimo. Una seconda spedi-zione commerciale (ma alcuni storici af-fermano avesse secondi scopi militari),guidata dal conte Gian Pietro Porro, futrucidata nei pressi di Harrar. Anche

questa volta l’emo-zione in Italia funotevole e nuova-mente fu chiesta agran voce una ri-sposta ferma e de-cisa. Il governovenne incalzato dauna serie di inter-rogazioni che ten-devano a farechiarezza, unavolta per tutte, sullanostra presenza inAfrica. L’allora mi-nistro degli esteri

Carlo Felice Nicolis, conte di Robilanat,prese immediatamente le distanze daldefunto Porro, affermando che erastato debitamente avvisato dei rischiche avrebbe corso nel tentare di portarea termine la sua iniziativa. Aggiunse poiche impegnarsi in Africa in quel mo-mento non era consigliabile per unaserie di motivi, fra cui, quello econo-mico. Mandare un corpo di spedizionedegno di tale nome (circa 6000 uomini)in Africa, avrebbe comportato unaspesa iniziale di 25 milioni di lire e diben 8 annui per il suo mantenimento.Inoltre sarebbe stato necessario metteremano ad una serie di strutture di sup-porto, come strade ed una ferrovia chein quei luoghi naturalmente non esiste-vano. Intanto, il generale Genè, con l’intentodi porre un freno alle scorrerie abissine,fece occupare il villaggio di Ua-à postoa circa 40 chilometri da Massaua in unterritorio già egiziano, ma che gli inglesiavevano lasciato agli etiopi. L’azionemandò su tutte le furie Ras Alida cheoltre a protestare passò a vie di fatto.Mobilitò un grosso contingente ditruppe e con queste si portò ad ovest diMassaua intimando a Genè, il 10 gen-naio del 1887, di sgomberare immedia-tamente il presidio di Saati nonchéquello di Ua-à. Per dare poi maggioreincisività alla sua azione, minacciò didecapitare tre esploratori che si trova-vano nelle sue mani. La risposta del ge-nerale Gené fu lapidaria. Invece disgombrarli, rafforzò i due presidi e di-slocò a Macullo delle truppe di riservaal comando del Tenente ColonnelloTommaso De Cristoforis. Queste eranocomposte da cinque compagnie di fan-teria più due “buluc” indigeni, suppor-tati da quattro mitragliatrici “Gatling”

per un totale di circa 700 effettivi. Come abbiamo visto in precedenza,però, non c’era solo Ras Alida sulpiede di guerra, ma anche Ras Alula, ilquale il 25 gennaio, alla testa di un’ordadi quasi 10.000 armati, attaccò il presi-dio di Saati. Dopo tre ore di accaniticombattimenti, gli uomini al comandodel Maggiore Boretti, riuscirono a“convincere” gli etiopi che l’osso eramolto duro da rodere ed il Ras fu co-

stretto a ritirarsi con un gran numerodi morti e feriti. Gli italiani però, nel re-spingere l’assalto, avevano attinto ad ungran numero di munizioni ed il mag-giore Boretti si rese conto che non sa-rebbe stato in grado di resistere a lungoad un ulteriore attacco che di certo cisarebbe stato. Così inviò a Mancullouna pressante richiesta di rifornimentiin munizioni e viveri. In soccorso delpresidio in difficoltà partì allora una co-lonna forte di circa 500 uomini, conquanto richiesto, comandata dal Te-nente Colonnello De Cristoforis in per-sona. I nostri soldati, in tenutacompletamente bianca, si avviaronoalle 4 del mattino del 26 gennaio 1887,portando in spalla il vecchio fucile “Vet-terli 1870” monocolpo. Un’ arma ob-soleta per un esercito moderno, tant’èche la Regia Marina si era già dotatadella sua versione a ripetizione svilup-pata da Salvatore Carcano modifi-cando l’originale. Il calibro, poi, seconfrontato con quello degli odierni fu-cili d’assalto (5,56 mm) lo fa apparirecome un pezzo di “artiglieria”, infattiera di ben 10,45 mm! Del resto la car-

Fante italiano in divisa africana

La mitragliatrice Gatling

Fucile “Vetterli 1970” in dotazione al regio esercito nel 1887

Un pittoresco “bashi bazouk”

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storia

tuccia, caricata a polvere nera, quindidi bassa potenza, costringeva ad un ca-libro elevato per dare alla palla quel mi-nimo di potere d’arresto necessario adun’arma da guerra. La colonna portavacon se anche alcune mitragliere “Ga-tling” (forse un paio) per avere, in casodi necessità, un maggiore sostegno difuoco. L’arma, a funzionamento ma-nuale (manovella) con canne multiplerotanti, aveva un peso ed ingombro no-tevoli e veniva trasportata su un affustodi cannone. Benché si potesse conside-rare un gioiello di meccanica, risentivadella tecnologia dell’epoca e se sottopo-sta ad un uso continuo e prolungato erasolita incepparsi. Il Colonnello De Cristoforis sapevabene che arrivare a Saati, distante oltre60 chilometri, attraverso un territorioselvaggio ed ostile avrebbe comportatoseri pericoli, quindi prese le sue braveprecauzioni. Mandò in avanscoperta,davanti alla colonna, delle pattuglie dibashi bazouk (irregolari indigeni espertidei luoghi il cui nome può essere tra-dotto in “testa matta”) con l’incarico ditornare immediatamente indietro a ri-ferire non appena avessero notato qual-cosa di “strano”. E purtroppo lonotarono.Ras Alula, informato sulla partenzadella colonna di rifornimenti decise diattaccarla, convinto, a ragione, che sa-rebbe stata una preda moto più facile

di un fortino trincerato difeso da pezzidi artiglieria. Dopo 4 ore di marcia i nostri soldatierano quasi a metà strada da Saati, neipressi del villaggio di Dogali, quandovidero tornare di corsa i bashi bazouk:avevano avvistato le avanguardie del-l’orda abissina che stava andando loroincontro. A quel punto De Cristoforisnon ebbe scelta. Avanti non si potevaandare e neppure tornare indietro. Gliabissini li avrebbero raggiunti in pocotempo e la colonna, attaccata sul ter-reno scoperto, in assetto di marcia, im-pedita dalle salmerie, avrebbe avutouna sorte segnata. In quel punto la pista che conduceva alfortino, serpeggiava fra basse colline edue di queste, unite da una breve sella,furono scelte dall’ufficiale per mettersia caposaldo. Forse, pensò De Cristofo-ris, una difesa accanita e determinataavrebbe scoraggiato gli abissini, comeera successo con Saati e nel frattempopotevano sempre arrivare quei rinforzida Mancullo che si affettò a far chia-mare. Nonostante la gravità del momento inostri soldati non persero la calma e siattestarono ordinatamente a mezzacosta sulle colline, posizionando le Ga-tling sulla cima ed attesero. Lo spettacolo che dopo un po’ gli siparò davanti dovette essere terrificante.Verso di loro stava avanzando, al suonodei tamburi, una massa di guerrieri ur-lanti, armati di fucili, lance e zagaglie,valutata in circa 10.000 uomini. Loroerano solo in 500!Quando gli abissini si lanciarono nelprimo assalto, i nostri li accolsero conprecise scariche di fucileria sparate asalve di compagnia e di plotone, che nebloccarono immediatamente l’impetoaprendo grossi vuoti fra gli attaccanti.Iniziò così un micidiale gioco al massa-cro, dove gli etiopi si gettavano in avantied i nostri puntualmente li inchioda-vano a pochi metri dalle loro posizioni.Questa “risacca” umana si protrasseper l’intera mattina ricoprendo di cada-veri le balse delle colline di Dogali, fin-ché Ras Alula capì che dovevacambiare tattica. Cercò allora di pren-dere lo schieramento italiano di fianco,

ma De Cristoforis se ne accorse e diedel’unico ordine possibile per evitare l’ac-cerchiamento: tentare di sganciarsi! Asbalzi di compagnia i reparti iniziaronoa ripiegare verso Mancullo, ma vuoiper il terreno accidentato, vuoi per l’of-fesa nemica, l’azione si svolse a rilentoed i nostri finirono accerchiati. Man mano che il tempo passava il vo-lume di fuoco espresso dagli italiani di-minuiva, perché le munizioniiniziavano a scarseggiare, poi anche le“Gatling” si incepparono e furono get-tate in un dirupo per non farle caderein mano agli abissini. Dopo 5 ore dicombattimento ininterrotto, verso le12:00, sotto l’incalzare di un avversarioche diventava ogni minuto più ardito evicino, i nostri ridotti ad un pugno diuomini, si strinsero a quadrato intornoal loro comandate sulla collina più alta,decisi a difendersi fino all’ultimo con lebaionette o i calci dei fucili. Ma De Cri-stoforis, ufficiale d’altri tempi, visto chetutto era perduto, ordinò solo il “pre-sentat arm” in onore dei compagni ca-duti. Così li trovò la marea etiopequando li travolse. E’ storia: nessuno diloro alzò le mai, caddero tutti con il loroormai inutile Vetterli in pugno. Neltardo pomeriggio, quando finalmentegiunse la colonna di soccorso, il capi-tano Tamurro che la comandava, nonpoté ordinare altro che raccogliere ipochi superstiti feriti, creduti mortidagli abissini e tornare con estremaprudenza a Mancullo. Quel giorno a

Ras Alula che con le sue orde attaccò la colonnadi rifornimenti italiana

Il Ten. Colonnello Tommaso De Cristoforis cadutoalla testa dei suoi uomini a Dogali

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Dogali perdemmo quasi 500 uomini:423 soldati, 23 ufficiali e numerosi bashi

bazouk, che riuscirono però a portarsicon loro oltre mille abissini. L’impressione in Italia fu enorme equando il 22 febbraio del 1887 i primi44 feriti degli 83 superstiti sbarcaronoa Napoli dalla nave San Gottardo, ad at-tenderli c’era una folla di 300.000 per-sone. Tutti i caduti furono decorati conla medaglia d’argento al V.M alla me-moria ed al Tenente Colonnello Tom-maso Giovanni De Cristoforis fuassegnata quella d’oro. Nel 1887 l’Italiaera fatta da appena 17 anni e tutt’altroche unita. Eppure quegli uomini, cheforse stentavano a capirsi fra loro per idiversi dialetti in cui si esprimevano,

quel giorno sentirono e dimostraronodi appartenere ad un unico popolo, adun’unica Bandiera, combattendo, sof-frendo e morendo spalla a spalla. Se vi trovate a passare in via delle termedi Diocleziano a Roma, gettate unsguardo al monumento che sorge nel-l’adiacente giardinetto. E’ sormontatoda un piccolo obelisco e sotto ci sonoincisi, sui dodici lati della base, i nomidei caduti di Dogali… quattrocento-quarantasei per l’esattezza. Ognuno diquei nomi è un dito puntato ad indi-carci una strada, l’ultima che loro per-corsero quella mattina di tanti anni fatra le brulle colline africane. Una stradaoggi spesso dimenticata, una strada chesi chiama: “Dovere e Onore”!

IL PRIMO RAPPORTO

DEL GENERALE GENE’

“Il 26, tre compagnie e 50 irregolaripartirono da Mancullo per vettova-gliare Saati e furono attaccati amezza via. Dopo parecchie ore dicombattimento la colonna fu di-strutta. Novanta feriti sono già al-l’ospedale di Massaua. Mi riservo dispedire particolari esatti circa le per-dite ed i feriti. Causa l’eccessivaestensione delle nostre linee, ho ri-chiamato i posti di Saati, Ua-à edArafati. Ras Alula sembra essererientrato a Ghinda a causa dellegravi perdite e i numerosi ferite eprobabilmente anche per attendererinforzi e l’arrivo del Negus che sidice essere in marcia”

All’inizio di aprile del 1941 la Ci-renaica era stata in gran partericonquistata dalle forze del-

l’Asse. Tobruk era ormai accerchiata,ma godeva del vantaggio di poter essererifornita via mare e Churchill, che laconsiderava di fondamentale impor-tanza strategica, aveva dato ordine didifenderla ad ogni costo. La cintura for-tificata, a suo tempo costruita dagli ita-liani, la rendeva poi difficilmenteespugnabile: questa era costituita dauna serie di piccole ridotte, distribuite ascacchiera in modo da poter incrociareil fuoco delle armi automatiche. In to-tale i fortini erano 124, di cui 74 sul-l’ampia linea trincerata esterna e glialtri posti al suo interno, ad una di-stanza di circa 300 metri. A difesa eranostate piazzate 247 mitragliatrici e dislo-cati 99 pezzi controcarro che, alla biso-gna, sarebbero stati coadiuvati da unaventina di carri armati Cruiser oppor-tunamente schierati con lo scafo inter-rato. Già nel tentativo dell’11 aprile le

forze corazzate tedesche, giunte esaustedavanti alla piazzaforte, si erano dovuteritirare subendo notevoli perdite: la 5a

Leichte in particolare era rimasta conuna quarantina di Panzer sugli oltre160 iniziali. Il 13 aprile le avanguardiedell’armata italo-tedesca, di cui face-vano parte anche alcuni reparti del-l’Ariete, occuparono Bardia, al confinecon l’Egitto, coronando così una travol-gente avanzata di oltre 1.000 chilometriin due sole settimane.Per completare la riconquista della Ci-renaica restava dunque da risolvere laquestione di Tobruk. Rommel non vo-leva concedere ai difensori tempo pre-zioso per organizzarsi e ricevere aiuti.Ordinò, pertanto, un nuovo attacco suvasta scala che venne sferrato il 14aprile da forti contingenti corazzati e difanteria dell’Afrikakorps. Ma anche inquesta circostanza lo sbarramento difuoco si rivelò invalicabile. Al combat-timento avrebbe dovuto prendere partelo scaglione avanzato dell’Ariete, com-

prendente, oltre ad una formazione dicarri leggeri del 32° reggimento, il Vbattaglione Bersaglieri, il II gruppo del132° artiglieria, una compagnia da47/32 e una batteria da 47/35. I co-mandanti dei reparti si erano recati inricognizione per valutare le modalitàdell’attacco che aveva quali obiettivi icaposaldi di Sidi Cheiralla e Bir UmmHaleiga, ma erano stati individuati ebloccati dal tiro delle mitragliatrici.Dello sparuto drappello, capitanato dalcolonnello Brunetti, facevano parteanche il tenente colonnello Rispoli ed itenenti D’Ambra e Ottina del I batta-glione del 32° carristi. Il terreno gibbosoconsentì loro di ripararsi, ma soltanto alcalar delle tenebre riuscirono a defilarsicon grande cautela. Pertanto nel mo-mento in cui Rommel richiese l’inter-vento delle truppe italiane, queste sitrovavano ancora in posizione arretratain attesa di ordini. Fu allora stabilito diportarle sul costone di Bir Scerif, chemeglio sembrava prestarsi quale base di

TOBRUK, 17 APRILE 1941:

i carristi del 32°Reggimento all’attacco

di Andrea Rebora

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p partenza per una penetrazione su To-bruk. Ma la manovra di avvicinamentovenne subito inquadrata dal fuoco ne-mico che provocò perdite e disorienta-mento tra gli attaccanti, costringendolia indietreggiare. Più tardi Rommel nonavrebbe esitato a criticare questo ripie-gamento scrivendo in merito all’azionedell’Ariete: “A sud-ovest di Gasr El Glecha

essa venne colpita da alcune bordate di artiglie-

ria da Tobruk. La confusione fu enorme. La di-

visione si scompose e tornò indietro irradiandosi

in completo disordine verso sud e sud-ovest. Il

comandante, generale Baldassare, che aveva

esplorato il terreno assieme con me durante l’im-

provviso fuoco, a gran fatica poté, mentre scen-

deva la notte, riprendere in mano la sua

divisione e condurla nella posizione assegna-

tale”.1

Alcuni reparti dell’Ariete nella notte trail 14 ed il 15 aprile riuscirono comun-que a sistemarsi a difesa sul sunnomi-nato costone di Bir Scerif,impiantandovi una postazione di arti-glieria. Il comandante dell’Afrikakorpsdovette comunque riferire a Berlino cheil tentativo di sfondamento del frontesud di Tobruk era stato interrotto acausa della straordinaria reazione difuoco dei difensori, coadiuvati dall’arti-glieria navale e dalle incursioni della

Royal Air Force. Altri attacchi furono ripetuti nei duegiorni successivi. La piazzaforte britan-nica era ormai sotto assedio e in una let-tera datata 15 aprile il sottotenenteOstellino, ufficiale della divisione coraz-

zata, scriveva: “La posta ora ritarda parec-

chio ma non c’è da farci caso, perché siamo lon-

tani. La Cirenaica è nelle nostre mani: solo

Tobruk resiste, ma è una questione di pochi

giorni, anzi di ore e poi anche quest’ultima

piazzaforte ritornerà nostra. Il morale è altis-

simo, le perdite insignificanti, minime addirit-

tura. Gli Inglesi fuggono spaventosamente e noi

coi Tedeschi non diamo loro tregua; spero di po-

terti presto scrivere dall’Egitto”.2 L’ufficiale sitrovava accampato nei pressi del campodi aviazione di El Adem dove vi eranoalcune baracche ancora in piedi rispar-miate dalla furia devastatrice dei bom-bardamenti. Tuttavia le continueincursioni di una sparuta pattuglia diaerei nemici insidiavano il riposo degliuomini dell’Ariete che avevano ormaiscoperto come la buca nella sabbia rap-presentasse la miglior protezione dalghibli così come dalla deflagrazione deiproiettili.Per il 16 aprile era stata pianificataun’azione locale contro il caposaldo diRas El Medauuar, una posizione leg-germente sopraelevata di notevole im-portanza tattica in quanto il suopossesso avrebbe consentito la sicurapenetrazione verso il cuore di Tobruk.Inoltre, di lì il nemico poteva osservareil movimento delle truppe italo-tedeschee dirigere il tiro delle artiglierie controle colonne dei rifornimenti. Rommel in-tendeva attaccare con un reparto carridella 5a Leichte tedesca e uno del-l’Ariete coadiuvati da un battaglione del62° fanteria della Trento. La manovra però non fu ben coordi-nata e quest’ultimo reparto, che se-condo il piano stabilito aveva iniziato ilmovimento con anticipo rispetto allamassa corazzata, rimase isolato. Dopoessere stato investito da un intensofuoco di interdizione, fu soverchiato ecatturato da forze superiori. Ebbe 24morti, 112 feriti e 436 prigionieri. In-

tanto si era messo in marcia il I batta-glione del 32° carristi con appena unadozzina di L 3 e sette M 13 del VII bat-taglione. Tutti gli altri carri medi eranorimasti bloccati da avarie meccanichelungo le piste del deserto durantel’avanzata verso El Mechili. Con unlargo giro il 32° carristi, al comando deltenente colonnello Rispoli, riuscì a por-tarsi in prossimità dell’obiettivo, intempo per vedere i fanti della Trentocondotti prigionieri verso Ras El Meda-uaar. La formazione dell’Ariete, imme-diatamente inquadrata dalle artiglierieavversarie, non ebbe modo di interve-nire e dovette ripiegare. Certamente pe-sarono sul questo atteggiamento passivoil timore di colpire i prigionieri e l’ina-deguatezza dei carri L 3. Come rac-contò il tenente D’Ambra, soltanto ilcorazzato del sottotenente Pertusi sislanciò con impeto contro le autoblindobritanniche, ma venne subito immobi-lizzato; l’ufficiale riuscì però a sottrarsialla cattura rientrando di corsa verso ilsuo reparto. Il giorno successivo Rom-mel si recò presso il Comando della di-visione corazzata e non mancò diesternare al generale Baldassarre la pro-pria forte delusione per la fallita azionedel 32° carristi che, a suo dire, era co-stata la perdita del battaglione di fante-ria della Trento. Nulla però risulta cheabbia riferito a proposito del mancatointervento dei Panzer Kw della 5a Lei-chte.Anzi, a rincarare la dose avrebbe poiscritto che “l’unità carrista, avanzata incau-

tamente sino alla sommità dell’altura, cadde su-

bito sotto il fuoco nemico e ripiegò al coperto in

disordine”3 Sta di fatto che in quellostesso 17 aprile il comandante dell’Afri-kakorps richiese un ulteriore tentativosu Ras El Medauaar. Nel suo disegnol’attacco sarebbe stato condotto da unacompagnia mitraglieri e da due di fan-teria tedesche, sostenute dai corazzatidel 32° carristi. Furono pertanto messiinsieme quattro M 13 e sette L 3, conundici ufficiali volontari, uno per cia-scun carro. Il comando di questo nucleodi arditi era stato affidato al tenenteD’Ambra, ai cui ordini si trovavano i te-nenti Bulgarelli, Mazzuccato, Monta-nari e Pileri ed i sottotenenti Gallo,Girardi, Govoni, Morandi, Ostellino e

Il sottotenente Ostellino su un carro M 13. Fu unodei protagonisti dell'attacco a Tobruk

Il 32° Reggimento Carristi dell'Ariete

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pagine di storiaPertusi4 Secondo quanto riportato nellibro “Buche e croci nel deserto” dal mag-

giore Rizzo, il sottotenente Galloavrebbe preso parte all’assalto indos-sando il pigiama mentre il tenente Bul-garelli si sarebbe preso gioco del nemicoerigendo sul proprio corazzato l’insegnadi un paio di mutandine da donna.5 Dipiù, al momento, l’Ariete non potevaoffrire a causa delle innumerevoli ava-rie. “C’era da sentirsi drizzare i capellipensando con quale armamento ilDuce mandava a combattere le suetruppe”6 sarebbe stato l’eloquente com-mento di Rommel. Il generale Baldas-sarre, dopo gli eventi sfavorevoliregistratisi il giorno precedente, passò inrassegna personalmente gli ufficialipoco prima che iniziasse l’azione. Si in-trattenne con ciascuno di loro, profe-rendo il consueto frasario retoricoinneggiante alla Patria ed al Re e inci-tandoli a mostrare all’alleato tedesco ilvalore del carrista italiano. Ma il pro-blema di fondo restava quello dell’ar-mamento inadeguato a cui non potevacerto sopperire l’encomiabile coraggiodei volontari. Come ebbe a commen-tare Rommel “anche nel nuovo assaltoall’altura di Ras El Medauuar quasinulla funzionò a dovere”.7 Stavolta peròbuona parte della colpa dell’insuccessoandava ascritta ai tedeschi: la compa-gnia di mitraglieri non si presentò e ledue di fanteria giunsero in ritardo adAcroma, la base di partenza dell’azione;

il 32° carristi dopo una vana attesa eragià partito da solo. A questo propositonon è mai stato chiarito se l’avanzatadei mezzi corazzati italiani venne effet-tuata d’iniziativa senza aspettare l’ar-rivo dei reparti dei tedeschi, comesostenne Rommel, oppure se l’ordinesia stato impartito dallo stesso coman-dante dell’Afrikakorps, come scrisse ilcapo di Stato Maggiore dell’Ariete nelcitato libro “Buche e croci nel deserto”.8 E’necessario puntualizzare che tra gli at-taccanti non esisteva un collegamentoper regolare lo svolgimento dell’opera-zione e non era stato indicato un co-mandante responsabile. Comunque ipochi carri del 32°, accompagnati dal-l’unica compagnia di fanti fucilieri te-deschi che li seguì nell’assalto,superarono indenni i primi reticolati e,nello spasimo dell’impari scontro, con-tinuarono nella loro carica sparandoall’impazzata con la mitragliatrice indotazione. Riuscirono a raggiungerequota 209 di Ras El Medauuar, ma quifurono scompaginati dal fuoco di sbar-ramento. Tutti gli L 3 furono colpiti eimmobilizzati mentre gli M 13 con iloro cannoni poterono tenere a bada gliavversari che continuarono a bersa-gliarli per alcune ore. Soltanto quandocalò l’oscurità gli uomini dell’Ariete,molti dei quali feriti, poterono rientrarea piedi dietro le proprie linee protettidai carri medi superstiti con la torrettapuntata in posizione di ritirata. Per glisfortunati equi-paggi che non riu-scirono a ripiegarela fine fu atroce:chiusi dentro loscafo del loro pic-colo corazzato, conle carni squarciatee prigioniere dellelamiere contorte,avvolti dal fuocodistruttore, mori-rono in un’atroceagonia. I loro cada-veri carbonizzatifurono ritrovati du-rante l’offensivascagliata il succes-sivo 30 aprile. Alla

delusione dei carristi superstiti per nonessere riusciti a sfondare si aggiunse losconforto per la sorte dei compagni ca-duti: tra questi gli ufficiali Pileri, Mon-tanari, Gallo e Pertusi. Avevano pagatocon la vita la generosità del loro gesto.Ma chi erano veramente quei carristi,capaci di offrirsi volontari e di sacrifi-carsi in un assalto senza speranza?“Erano, forse, uomini spinti da una forza mi-

steriosa, illuminati dall’idea del dovere, oppure

uomini trasportati dal furore della mischia? Gli

eroi morti non svelarono mai quel grande mi-

stero; i superstiti invece non sanno cosa rispon-

dere…”9

1 E. Rommel, Guerra senza odio, Garzanti,Milano, 1959, pag. 43.

2 A. Rebora, Carri Ariete combattono, Prospet-tiva Editrice, Civitavecchia, 2009, pag. 60.

3 E. Rommel, Guerra senza odio, cit, pag. 44.4 Nell’elenco degli ufficiali volontari ripor-

tato da G. Rizzo in Buche e croci nel deserto,Aurora, Verona, 1969, pagg. 98-99 man-cavano due nominativi che, basandoci suquanto scritto dal sottotenente Ostellinoin una lettera del 19 agosto 1941 è statopossibile identificare nello stesso Ostellinoe nel sottotenente Morandi.

5 G. Rizzo, Buche e croci nel deserto, cit., pag.68.

6 E. Rommel, Guerra senza odio, cit., pag. 45.7 E. Rommel, Guerra senza odio, cit, pag. 54.8 G. Rizzo, Buche e croci nel deserto, cit., pag.

99.9 D. Beretta, Batterie semoventi alzo zero. Quelli

di El Alamein, Mursia, Milano, 1997, pag.256.

Il sottotenente Pertusi, caduto a Tobruk

Un prezioso cimelio appartenuto al sottotenente Ostellino. Attualmente eesposto a Pinerolo presso il Museo Nazionale della Cavalleria

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pagine di storia p

storiaIL TENENTE COLONNELLO (RO) OSVALDO FRANCO MAGHINI

e la croce di ferroconcessagli da RommelNei primi giorni del febbraio

1941, il Comando del-l’Ariete, appena giunto in

Libia, era acquartierato nella casacantoniera della via Balbia, ad est diMisurata. Proveniente dal 32° carri-sti, il tenente Maghini era stato ag-gregato al Quartier generale delladivisione in qualità di interprete, invista delle imminenti operazioni chesarebbero state qualche giorno dopoiniziate da uno sconosciuto generaletedesco. La mattina dell’11 febbraioil tenente interprete fu inviato dalCapo di SM della divisione, Colon-nello Chieli, al campo di fortuna diMisurata, dove alla 10 atterrò un bi-motore tedesco. Ne discese, saltandodall’ala sulla sabbia, il generale tede-sco atteso. «Rommel!» si presentò ilgenerale tedesco, avvicinandosi aMaghini, rispondendo al suo salutomilitare e stringendogli cordialmentela mano. Maghini nota con commo-zione che fu dunque quel tenente in-terprete il primo ufficiale dell’Arieteche vide Rommel in Africa. Gli in-contri furono poi frequenti, durantequell’ardua campagna, finché, dopola ritirata seguita alla battaglia di Ala-mein, quando quel che era rimastodella divisione corazzata si trovava aZavia (20 km. ad ovest di Tripoli),Rommel, ora Feldmaresciallo ricom-parve il 23 dicembre 1942. Ricom-parve una prima volta sotto le«spoglie» del generale Arena, ultimocomandante dell’Ariete, il quale con-segnò a Maghini la croce di ferro te-desca assegnatagli dallo stessoRommel. La seconda comparizione si svolse nelquadro tragico dei giorni del settem-bre 1943. Mentre si trovava a Zavia,Maghini rivide il generale De Stefani,

secondo Maghini “il miglior coman-dante della Divisione”, in quel mo-mento Comandante dei resti del XXCorpo d’armata. De Stefanis volleconcedere al Tenente, dopo due annidi guerra, la prima licenza. Con quelbiglietto Maghini volò in Italia il 16gennaio 1943, giunse a Verona perpresentarsi all’ufficio Stralcio del-l’Ariete, sito nella città scaligera in viaRoma. Il 9 settembre 1943, Maghiniindossò come al solito l’uniforme,sulla quale ormai campeggia la deco-razione tedesca, ed uscì dall’albergoper raggiungere il suo ufficio. Gli ad-detti al ricevimento lo prevennerodella presenza in città di agguerritireparti tedeschi, ma il Tenente neo-decorato non se ne diede per inteso.Fatti però pochi passi, si imbatté indue paracadutisti tedeschi, i qualifosse per lo sguardo severo del Te-nente o per la decorazione che recavaal petto, salutarono rumorosamenteall’arma. Mentre ri-spondeva al saluto, Ma-ghini si rese conto chenon c’era tempo daperdere. Tornò in al-bergo, indossò “il mi-gliore abbigliamentoestivo”, inforcò unanuovissima Bianchisport e volò in direzionedi Desenzano. Nessunolo fermò, ma quando,la mattina dell’11 set-tembre, fu nella bellalocalità sita sulle rivedel Garda bresciano,Rommel ricomparve.Era seduto ad un caffècircondato da ufficiali.Ovviamente non notòil bel ragazzo ben ve-

stito, ma neanche Maghini si fermò asalutarlo. Il Tenente Colonnello Maghini hascritto queste righe l’8 settembre del2013, a settant’anni dai giorni dellanostra grande tragedia nazionale.Egli non si pente di aver donato allaPatria la sua gioventù, ma si chiedese, visti i tempi attuali, ne valesse lapena. Noi, che siamo nati in queglianni e cresciuti con un’educazioneche si ispirava agli stessi sentimenti diFranco Maghini, gli diremmo di no,che anzi, grazie alle gloriose gestadegli uomini del suo tempo, conti-nuiamo a coltivare il culto dell’Arietee dei Carristi. Tuttavia, su sentimentianaloghi dei nostri figli non giurerei.Ma non è detto che, generazionedopo generazione, lo spirito dei nostripadri non ricompaia, solo che man-teniamo viva la fiaccola della nostrapassione.

Domenico Schipsi

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pagine di tecnica

Quando nel 1941, durantel’operazione “Barbarossa”, iprimi T34 sovietici compar-

vero sul fronte orientale, i tedeschiebbero una sgradita sorpresa. Benchéa prima vista apparisse decisamenterozzo rispetto agli standard costruttivigermanici, il mezzo russo si dimostròfin dai primi scontri un sistemad’arma particolarmente moderno edefficace che surclassava in protezione,velocità ed armamento il pur validoPzKpfw IV. Se i carristi tedeschi, inquel periodo, riuscirono ancora adavere la meglio negli scontri con iT34, questo fu dovuto unicamente alloro migliore addestramento ed allo

scarso numero con cui i nuovi carrirussi venivano impiegati.Ma il 6 ottobre 1941 le cose cambia-rono drasticamente. Quel giorno,nella zona di Kamenevo, la IV ar-mata corazzata del Gen. Katukovtese una vera e propria imboscata allaIV Panzerdivision del Gen. Von Lan-german causandogli notevoli perdite.I T34 attaccarono in massa sbucandoimprovvisamente da un bosco ed i te-deschi riuscirono a sganciarsi solograzie all’intervento dell’artiglieria,che con i suoi 88, tenne a bada i carrisovietici sulle cui corazze i colpi da75 mm dei PzKpfw IV rimbalza-

vano. In aiuto dei panzer venneanche la voglia di rivalsa dei sovietici,che imbaldanziti dal successo accor-ciarono troppo le distanze, permet-tendo così ai carristi della panzewaffedi entrare in contatto balistico favo-revole e di far valere il loro maggioreaddestramento. Comunque la bato-sta fu pesante: 10 carri distrutti, due88 perduti assieme a due obici da 105ed un cannone da 100 più, ovvia-mente, morti e feriti. L’episodio impressionò non poco ilcomandate del II Panzergruppe, Ge-neraloberst Heinz Guderian, che feceimmediatamente pressione sulloStato Maggiore affinché chiedesse laprogettazione e lo sviluppo di un in-novativo carro da battaglia in grado

di tener testa, se non superare in pre-stazioni, il T 34. Così, secondo le di-rettive di Von Guderian stesso, venneinviata sul fronte orientale una com-missione tecnico/ministeriale, affin-ché studiasse da vicino e nel minortempo possibile le caratteristiche delcarro sovietico onde adottare le rela-tive contromisure. I fattori che rendevano il carro russosuperiore a quelli tedeschi erano fon-damentalmente tre. La protezione,formata da corazze inclinate deviavai colpi e rendeva maggiore lo spessoreda perforare. La cingolatura larga edil treno di rotolamento tipo “Cristie”,dava maggiore aderenza, riduceva ilpeso specifico sul terreno e consen-tiva una maggiore mobilità . Infine,

ROBERTO POLINI

Kommt die PantherStoria e tecnica del miglior carro della II Guerra Mondiale

Un magnifico esemplare di T 34 perfettamenterestaurato

Panther “Ausf D” nel 1943 impiegato nella battaglia di Kursk. Da notare alcune parti di ricambio montate sullo scafo, oltre al cilindro che conteneva lo scovolo per il cannone.

Panther “Ausf G” (1944) al collaudo con il treno di rotolamento interamente in acciaio

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pagine di tecnica p la bocca da fuoco lunga diversi cali-bri, era più precisa ed imprimeva alproietto maggiore velocità iniziale. Resasi conto di ciò la commissionepose questi tre elementi come fonda-mentali nella progettazione del nuovocarro armato. In realtà sui tavoli dadisegno degli ingeneri del Reicherano già pronti alcuni progetti findalla metà degli anni ’30. Cosicché,quando alla fine di novembre, dittecome la Daimler-Benz e la Mann ri-cevettero l’ordine per la progetta-zione del nuovo carro, in brevetempo furono in grado di presentareall’attenzione dei militari i primi pro-totipi del mezzo. Fra questi, quello

che più rispose alle specifiche, fu pro-prio il carro della Mann, che quindifu scelto per la produzione di seriecon il codice di fabbrica VK 3002(MAN) e subito battezzato PzKpfw V“Panther” (pantera). Tutto ciò nono-stante che il Fuhrer in persona, avessedato la preferenza al prodotto Daim-ler, che in realtà non era altro che unacopia del T 34.Quando il primo modello del “Pan-ther”, nel settembre del 1942 uscì difabbrica (in acciaio dolce), si presen-tava come un mezzo potente e mas-siccio che incorporava tutte letecniche innovative del T 34 e le mi-gliorava. Nel corso di numerosi testsul secondo prototipo, presso ilcampo di Kummersdorf, vennero ap-portate modifiche, in modo partico-lare alla corazzatura, che portaronoil peso limite del mezzo oltre le 44tonnellate. Questo costrinse i tecnicidella Mann a sostituire il motore ori-ginario HL 210 con il nuovo modelloHL 230 da 700 CV per poter mante-nere la velocità massima intorno agli

indispensabili 46 Km/h. In questaconfigurazione (Ausf. A) il carrovenne subito ordinato con massimapriorità di produzione per una ca-denza di 600 macchine al mese. Ilprogetto però si rivelò inattuabile, in-fatti, il numero che le fabbriche riu-scirono a produrre fu a malapenapari a 154 unità mensili.

IL MEZZO

Il “Panther” (la nomenclatura Pan-zerkampfwagen V fu subito abban-donata) era configurato secondo glistandard tedeschi dell’epoca per ospi-tare cinque uomini di equipaggio. Ilpilota ed il mitragliere/radiofonistaalloggiavano nella parte anterioredello scafo, il primo a sinistra, il se-

condo a destra. Nella torretta, dotatadi cesto che ruotava con essa, il por-gitore era a destra, il cannoniere a si-nistra e dietro di lui il capocarro. Laposizione di quest’ultimo si rivelò ob-bligata in quanto la lunghezza dellaculla del potente cannone KwK 42da 75 mm della Rheinmetall-Borsig,

divideva praticamente in due lo spa-zio. L’equipaggio godeva di una pro-tezione per quei tempi invidiabile. Lapiastra frontale dello scafo, inclinatadi 55°, raggiungeva lo spessore di 80mm di acciaio omogeneo, che nelloscudo del cannone, nella versione“Aufs. D”, diventavano 110. Lateral-mente il carro risultava protetto da 40

mm di corazza inclinata e da 45 intorretta. Inoltre, a protezione dellesospensioni, su gran parte dei mezzicostruiti fu montata una grembiula-tura blindata che correva lungo en-trambi i fianchi. Per la difesa ravvicinata contro la fan-teria avversaria la macchina era do-tata di due mitragliatrici MG da 7, 92mm, una nello scafo e l’altra coassialeal cannone. Era possibile installarneuna terza su un anello attorno allacupola del capocarro in funzione an-tiaerea, ma non sempre veniva mon-tata. Sul “Panther” fu anchesperimentato operativamente unospeciale mastice per la difesa controle mine magnetiche detto “Zimmerit”

che veniva applicato su tutta la super-ficie del mezzo torretta compresa.Avendo dato esito positivo, lo “Zim-

merit” fu poi utilizzato anche sul piùpesante PzKpfw VI “Tigre”.L’armamento era fra i più potenti chepotesse essere installato su un carroda battaglia. Il pezzo, un controcarroda 75 mm lungo 70 calibri con unavelocità del proietto, alla volata, di1.120 metri al secondo, risultava in-feriore solo al micidiale 88. Potevaperforare 121 mm di acciaio omoge-neo, con impatto di 60°, a mille metridi distanza. I millimetri diventavanoben 140 se il colpo arrivava con un

L’inconfondibile massiccia mole del “Panther”, ilmiglior carro tedesco della II Guerra Mondiale

I posti di combattimento in torretta (Ausf D)

All’interno del “Panther” si aveva l’impressionedi trovarsi al sicuro come in una vera e

propria fortezza

Un Panther “Ausf A” nuovo di fabbrica già co-sparso di “Zimmerit

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pagine di tecnicaangolo di 90°. In pratica non c’eramezzo corazzato alleato in grado diresistergli. Se si considera che un M4 “Sherman”, per avere qualche pos-sibilità di mettere fuori combatti-mento un “Panther” dovevaarrivargli minimo a 200 metri, men-tre lui era vulnerabile già oltre i mille,appare evidente la letale superioritàdella macchina tedesca. Anche l’au-tonomia di fuoco era notevole inquanto il cannoniere aveva a disposi-zione una riservetta con 79 colpi.Il carro, potenziato da un motoreMaybach HL 230 P30 di oltre 23 litridi cilindrata, risultava accoppiato adun cambio AK7 200 a sette rapportied esprimeva una potenza di 700 CVa 3500 giri, permettendo una velocitàmassima su strada di 46 Km/h chescendevano a 24 fuori strada. L’auto-nomia era rispettivamente di 179 ed89 Km. Il treno di rotolamento sicomponeva di otto coppie di ruoteper lato in posizione sfalsata, ognunadelle quali collegata a due barre ditorsione. Il sistema, pur se permet-teva di distribuire il peso specifico inmaniera ottimale (0,89 Kp/cm2), ri-ducendo al contempo il pericolo discingolamento, rendeva estrema-mente complessa la manutenzione ela sostituzione delle ruote, special-mente di quelle interne. I cingoli ap-parivano particolarmente larghirispetto agli standard tedeschi (fattosalvo il Tigre) ed erano a maglia sin-gola completamente in acciaio. Il di-segno di ogni maglia aveva unascolpitura che permetteva l’aggiuntadi elementi appositamente studiati,detti “Mittelstollen” per adattarla inmodo ottimale ai terreni innevati o

ghiacciati, tipici del fronte orientale. Nonostante l’indiscussa superioritàtecnica, la macchina non era però

esente da difetti. Nel corso del primoimpiego, durante la battaglia diKursk, furono più i “Panther” messifuori uso dai guai meccanici che

dall’offesa nemica. In pratica solo uncarro su quattro risultò efficiente.Tutto ciò va imputato alla fretta con

cui il mezzo fu portato al combatti-mento ed in parte anche al fatto chenel 1941, scaricare 700 cavalli su or-gani meccanici che a loro volta dove-vano muovere a 46 Km/h quasi 50tonnellate, non era un’ impresa deltutto semplice. Gli stessi problemi, in-fatti, si riscontrarono anche sul“Tigre”. Naturalmente con le seriesuccessive gran parte dei problemi fu-rono risolti, ma la macchina accusòsempre una certa fragilità nella tra-smissione ed una eccessiva necessitàdi manutenzione. Ad esempio il can-

Panther “Ausf A” visto da dietro. Notare i tubi di scarico della bancata sinistra, sono triplicati per ovviare a fenomeni di surriscaldamento.

Uno Jagdpanther nel 1944 in Normandia. Sorprende la linea estremamente moderna del mezzo

Un cacciacarri “Jagdpanther” in Francia al riparo degli alberi

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none, a causa dell’alta pressione svi-luppata dalla carica di lancio e la re-lativa velocità del proietto, si usuravarapidamente, quindi doveva esserecostantemente sostituito. Ciò non to-glie però che il “Panther” fu un carroarmato eccezionale, l’utilizzo ed ilnumero degli esemplari prodotti lodimostrano. Impiegato su tutti i frontiin Europa ed in Tunisia, dal 1942 alfebbraio del 1945, le fabbriche sfor-narono, secondo alcune stime, oltre5.500 esemplari. Il che, sotto i bom-bardamenti alleati, non c’è che dire!Come tutti i mezzi militari di suc-cesso, sia aerei che terrestri, anche il“Panther” fu prodotto in varie ver-sioni le cui caratteristiche sono ripor-tate nella tabella del testo. Degna dinota a parte è invece quella che nefece il primo vero semovente caccia-carri. Fino ad allora le panzerffenavevano utilizzato in questo ruolomezzi di ripiego, cioè adattamenti di

fortuna, accoppiando bocche fafuoco di medio calibro con scafi diPzKpfw III e IV nonché di preda bel-lica. La nuova macchina nacque in-vece da una specifica ben precisa:allestire sullo scafo del PzKpfw V unvero e proprio cacciaccarri da pro-durre in serie. Grazie alla bontà delprogetto iniziale i tecnici della MIAG(Muhlenbau und Industrie AG), inca-ricata dell’operazione, non faticaronomolto ad estrapolare un mezzo altret-tanto efficace quanto quello da cuiderivava. Nacque così lo “Panzerja-ger Panther” che per volere di Hitlerfu immediatamente ribattezzato“Jagdpanther”.Il semovente utilizzava lo stesso pro-pulsore e lo stesso scafo del “Panther”senza sostanziali modifiche, se non ilprolungamento della piastra frontalee di quelle laterali, dando vita così aduna casamatta dove era alloggiatol’equipaggio di cinque uomini e l’ar-mamento. Se il cannone da 75 mm in-stallato sul carro armato era micidiale,quello del semovente si poteva tran-quillamente definire devastante. Sitrattava del Pak 43/3 da 88 mm lungo71 calibri, con velocità del proietto,alla volata, di 1200 m/s. protetto dauno scudo di ben 120 mm, in grado diperforare una corazza di 159 mm finoa 2500 metri. In più era presente unaMG da 7,92 per la difesa ravvicinata,unita a lanciafumogeni e lanciagra-nate. Dotato della stessa mobilità delcarro da cui derivava, pesantementecorazzato ed armato, fu una fortunaper gli alleati che i tedeschi riuscironoa produrne soltanto 350 esemplari.Emblematico è ciò che tre “Jagdpan-ther” riuscirono a fare il 30 giugno1944 nei pressi di Loges in Norman-dia. Tesero un’imboscata ad un interosquadrone della 6th Guards Tank Bri-gade inglese montata sui nuovi carri“Churchill” ed in breve ne miserofuori combattimento 11. Solo l’inter-vento di un secondo squadrone riuscìa bloccare due semoventi danneggian-doli ai cingoli, ma il terzo, raccolti glialtri equipaggi, si sganciò coprendosicol fuoco del suo 88.

L’IMPIEGO

Era previsto che il nuovo carro, manmano che si rendeva disponibile innumero adeguato, sostituisse intera-mente il PzKpfw IV. Inizialmente do-veva armare un battaglione su tre diogni Panzerregiment, armando quat-tro compagnie di 17 carri ciascuna,più una comando di 8 per un totale76 mezzi. In realtà questo numeronon fu quasi mai raggiunto per i giàcitati problemi produttivi. Va ricor-dato, per dovere storico, che la li-cenza di produzione del “Panther” fuottenuta anche dalla FIAT-AN-SALDO, ma si preferì optare perl’acquisto diretto (che non fu mai ef-fettuato), al prezzo di 117.000 marchiad esemplare. Un costo non esorbi-tante se si considera che per unPzKpfw IV ne occorrevano103.462.Come abbiamo accennato il “Pan-ther” ebbe il suo battesimo del fuocodurante il più grande scontro di carriarmarti della storia, quello che videle armate corazzate germanichescontrarsi con quelle sovietiche neltentativo di eliminare il saliente russodi Kursk. L’esordio non fu dei mi-gliori per i già detti problemi mecca-nici, ma nei mesi successivi le cosecominciarono a migliorare, fino agiungere al suo canto del cigno: l’of-fensiva tedesca delle Ardenne. Ilcolpo di coda della Wermacht mi-rante a ributtare in mare il corpod’invasione partì nel dicembre del1944 e vide il “Panther”, affiancatodal “Tiger”, come elemento di puntadelle quattro panzerdivision lanciateall’offensiva. Per le truppe alleate,prive della copertura aerea a causadel maltempo, furono giorni duris-simi. Alla potenza dei mezzi tedeschisi sommò la spregiudicatezza e l’espe-rienza degli equipaggi, molti dei quali(specialmente i capicarro) proveni-vano dal terribile fronte russo.L’appellativo di “asso” viene general-mente attribuito ai piloti da cacciache hanno abbattuto un minimo dicinque aerei nemici. Questo termineperò non è assolutamente impropriose lo leghiamo al nome di un capo-

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Due maglie del cingolo. Evidenti gli elementi an-tighiaccio “Mittelstollen” al centro

Un serio pericolo per il “Panther” erano gli attac-chi aerei. Qui un esemplare in agguato ben co-perto da frasche, con parte dell’equipaggio divedetta pronto a reagire ad ogni evenienza. Si

nota la protezione antimina “Zimmerit”

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carro che con il suo equipaggio misefuori combattimento 82 carri armatinemici, 136 blindati e 42 cannoni an-ticarro. Anche se il top fu toccato daun altro “asso” carrista, Kurt Kni-spel, con 168 carri nemici distrutti(ma lui comandò un “Tigre”) . Si tratta dell’Unterscharfuhrer ErnstBarkmann e fra i tanti episodi di cuisi rese protagonista uno è passato allastoria, tant’è che l’incrocio stradaledove si svolse lo scontro, fu poi iden-tificato dagli alleati con il suo nome:“Barkmann’s corner” (l’angolo di Bar-kmann). La mattina del 27 luglio 1944 Bar-kmann stava portando il suo carro,“424 nero”, verso Saint-Lo in unnormale trasferimento tattico,quando alcuni fanti lo informaronoche erano in avvicinamento dei re-parti motorizzati americani. Il carri-sta non si scompose e posizionò il suo“Panther” nei pressi di un crocicchioa Le-Leroy, facendo attenzione a na-sconderlo in mezzo a delle siepi e lìrimase in agguato. Dopo pochi mi-nuti vide comparire il nemico da duedirezioni diverse. Erano due colonnedi camions e carri armati Sherman,15 per l’esattezza. Barkmann, concalma e precisione tutta tedesca, im-parti pochi ordini al suo cannonieree fece fuoco. Con due colpi inchiodòun’autocisterna su una strada ed un

carro “Sherman” sull’altra, bloc-cando praticamente le due colonne,poi iniziò la mattanza! In breve unammasso di rottami in fiamme intasòdefinitivamente le strade che porta-vano a Coutances. Gli americani im-piegarono non poco a capire da doveproveniva quel diluvio di fuoco equando finalmente scorsero il “Pan-ther” inviarono due Sherman a farlofuori. I due M 4 cercarono di aggiralosui fianchi ma Barkmann non era unnovellino e dopo pochi minuti i duecarri avversari bruciavano cometorce. A quel punto gli americanidecisero di far intervenire l’avia-zione che con alcuni Thanderboltattaccò il “424 nero” danneggian-dolo ai cingoli. Nel contempo altricarri lo attaccarono ma Barkmannnon perse la calma e continuandoad impartire ordini al suo canno-niere, Horst Pagghendorff, misefuori combattimento altri due Sher-man. L’azione durò più di un’ora equando fu tempo di sganciarsi, no-nostante i danni ai cingoli, il “424

nero” iniziò a muoversi lentamenteverso le proprie linee. Gli avversarinon poterono far altro che vederloallontanarsi, non avevano modo difermarlo, Barkmann aveva fatto

fuori nove Sherman su 15 e i rima-nenti erano bloccati dai rottami edagli incendi. Comunque, tanto pergradire, durante il rientro distrusseun altro M4 isolato… e dieci! L’Un-tersharfuhrer ancora non lo sapeva,ma la sua azione aveva bloccatol’avanzata delle truppe americaneverso le retrovie germaniche, per-mettendo a numerose unità tede-sche di ritirarsi senza danno. Questaed altre azioni simili, valsero a Bar-kmann la croce di guerra di primaclasse e la promozione a SS-Ober-sharfuhrer. Ernst sopravvisse al con-flitto e terminò la sua avventuraterrena come sindaco del suo paesenatale, Kirsdorf nell’Holstein il 27giugno del 2009. Coraggio, fortuna?Mah, Chi lo sa… sicuramente, purinconsapevole, mise in atto il prin-cipio enunciato da un mitico gene-rale che con le sue divisionicorazzate gli fu avversario in queiterribili giorni di guerra. Costui di-ceva: “Le battaglie non si vincono mo-

rendo per la propria patria, ma facendo

morire gli altri figli di puttana per la loro!

”. Quel generale si chiamava Ge-orge Smith Patton.

L’ SS-Obercharfurer Ernst Barkmann

Barkmann in età matura davanti ad un “Panther” conservato in Francia

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CALLIANO - 12 GENNAIO – 2014 - PENSIERI – CONSIDERAZIONI – RICORDI CARRISTI - LA MIA SCUOLA DI CARRISMO PILOTI, E’ STATO IL FORTE TIBURTINO A ROMA, ULTIMO CORSO, POI, TRASFERITO A CASERTA. IO, CI SONO ARRIVATO AI PRIMI GIORNO DEL 1951, CON IN TASCA LE PATENTI DI GUIDA DEL II° SCOPPIO E II° DIESEL. PER LA SCUOLA, ALLORA, ERO UN ENFANT PRODIGE. SUBITO, DOPO DUE GIORNI DI GUIDA DAL FORTE ALLA CASERMA, CONSEGNA DELLA PATENTE PER L’ABILITA’ ALLA GUIDA DELL’ALFA RO E SPA 38 A GOMME PIENE. ANCHE IL CORSO PILOTACARRI, E’ STATO BREVE, CONSEGNANDOMI IL PATENTINO DOPO DUE PERCORSI A OSTACOLI A REBIBBIA. – ARRIVATO AD AVIANO, DOPO BREVE COLLOQUIO CON IL CAP. DE GRASSI GIOVANNI (GEN;) E IL TEN. LONGO MARIO (GEN) SONO STATO ASSEGNATO ALLA VI COMPAGNIA “URAGANO”. QUI, HO IMPARATO COSA VUOL DIRE ESSERE CARRISTA. L’ORGOGLIO E LA GIOIA DI ESSERE PILOTADI CARRI ARMATI E DI AVERNE UNO ASSEGNATO A TE ERA IL “MAXIMUM”. - CONSIDERATO DAI MIEI AMICI E DAI MIEI SUPERIORI “ER MEIO” O “IL FANATICO”, USCIVO SPESSO CON IL MIO SHERMAN 4, 5 MOTORI CHRYSLER SCOLLEGATI, CON SCAFO A PIASTRE SALDATE. ERO FELICE DI ESSERE FELICE. - TUTTO QUESTO, UN GIORNO, E’ FINITO, CON IL CONGEDO IN MANO, NEL 1952, SONO TORNATO A CASA. E’ VERO, E’ FINITO IL SERVIZIO DI LEVA IN UNIFORME, MA NON E’ FINITO L’ATTACCAMENTO ALLE FIAMME ROSSO-BLU. NEL MIO CUORE, RIMANE LA NOSTALGIA E IL RICORDO INDELEBILE, DEL MIO SERVIZIO DI LEVA, DEI MIEI AMICI, DEI MIEI UFFICIALI, CHE, PURTROPPO, TANTI, SONO SCESI DAL CARRO, PER SEMPRE. LA RIVISTA “IL CARRISTA D’ITALIA”, E’, PER NOI CONGEDATI LA RUOTA DENTATA TRAINANTE IL CINGOLO. I PERNI E LE PIASTRE ARTICIOLATE D’ACCIAIO, SIAMO NOI. QUESTA E’ LA NOSTRA FORZA LA NOSTRA GIOIA DI STARE ASSIEME. - NEL LIMITE DELLE MIE POSSIBILITA’, SALUTE PERMETTENDO, HO SEMPRE PARTECIPATO A TUTTI I RADUNI, CON LA SODDISFAZIONE DI INCONTRARE ANCORA, FINO A QUALCHE ANNO FA, MIEI COMMILITONI E, IL MIO COMANDANTE DI PLOTONE GEN. LONGO MARIO. - NELLA MIA LUNGA VITA (PIU’ DI 84), HO AVUTO RESPONSABILITA’ E INTERESSI DIVERSI, MA NULLA MI HA TOLTO DAL PARTECIPARE, CON IL MIO BASCO NERO, A RADUNI E CONVIVIALI CARRISTI. – IL RADUNO DI “ROVIGO”, RIMANE, OGGI, L’ASPIRAZIONE E LA GIOIA DI PARTECIPARE AD UN GIORNO PARTICOLARE CHE, IL CALENDARIO, NON POTRA’ MAI CANCELLARE. GLI 84 E I 640 Km. DA PERCORRERE, PER DIRE: “PRESENTE”, ANNULLANO I PROBABILI SACRIFICI. L’ABBRACCIO CON I CARRISTI POLESANI, MI COMMUOVE! VIVA I CARRISTI VIVA NOI, VECCHIE ”FIAMME ROSSO-BLU” SEMPRE: FERREA MOLE FERREO CUORE. SERG. I° PILOTA CARRI SCHERMAN MERLIN CAV. FELICE PRESIDENTE A.N.C.I. DI ASTI

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le attività dei carristiProgramma delle Manifestazioni Carriste per l’Anno 2014

DATA/ORARIO LOCALITà ATTIVITà

22 marzo (sabato) - 19.00 Padova Serata conviviale con ballo “Equinozio di Primavera”

presso il Circolo Unificato. E’ richiesta la prenotazione.

29 marzo (sabato) Vacile di Spilimbergo Inaugurazione del cippo caserma “G.B. De Gasperi” .

Una bellissima iniziativa della Sezione di Spilimbergo.

12 aprile (sabato) Novale (VI) Anniversario della M.O.V.M. Giovanni CRACCO

organizzata dalla Sezione di Valdagno con la presenza

di alunni delle Scuole medie.

25 aprile (venerdì) Melara (RO) S. Messa ed annuale Festa della SottoSezione di Melara,

patrocinata e sponsorizzata dal Comune ed organizzata dalla

Sezione di Rocigo in concomitanza con la Festa nazionale.

4 maggio (domenica) Padova Anniversario della costituzione della Sezione. Onore ai Caduti

di Torreglia e pranzo al Ristorante “Rifugio Monte Rosa”.

Campagna tesseramenti per il 2014.

10 maggio (sabato) Civitavecchia Pranzo di Primavera della Sezione di Civitavecchia

10 maggio (sabato) Colico (Lecco) La Sezione di Milano sta organizzando una visita al Forte di

Montecchio (Colico). Di grande interesse perché è l’unico forte

militare italiano della Grande Guerra che abbia conservato

intatto il suo armamento originario.

11 maggio (domenica) Cella di Varzi La Sezione di Vigevano ha organizzato la tradizionale

cerimonia al Tempio della Fraternità a Cella di Varzi che

prevede un omaggio alla tomba del Gen. E. Maretti

(“il papà dei Carristi”), una S. Messa ed il pranzo sociale.

Trecenta (RO) Biennale Festa con S. Messa ed Onori al Monumento ai

Caduti.

25 maggio (domenica) Montagnaga di Pinè (TN) Festa della Sezione di Trento al Santuario della Madonna.

27 maggio (martedì) Cordenons (PN) Festa di Corpo del 132° reggimento carri “Ariete”

ed anniversario dei Fatti d’Arme di Rughet ed

Atasc/Bir Hacheim 1942)

31 maggio (sabato) Pordenone Festa della Sezione con Onori al Monumento ai Caduti

di S. Quirino

1 giugno (domenica) Seriate La Sezione ANCI di Seriate sarà ospite della manifestazione

per l’85° anniversario della costituzione della Sezione

degli Alpini.

2 giugno (lunedì) Vittorio Veneto Anniversario della ricostituzione delle Sezioni di Treviso

con la Marca trevigiana e Spresiano.

8 giugno (domenica) S. Anna d’Alfaedo Festa della SottoSezione.

7 settembre (domenica) Verona Raduno al Passo delle Fittanze

3 ottobre (venerdì) Pordenone Anniversario della Specialità carrista (c/o Brigata corazzata

“Ariete”)

5 ottobre (domenica) San Vito al Tagliamento Cerimonia per l’11° anniversario della fondazione della

Sezione del XXII Btg. carri “Serenissima”.

5 e/o 12 ottobre (domenica) Valeggio sul Mincio (VR) 32^ festa Rosso-Blu della Sezione di Verona e pranzo sociale.

19 ottobre (domenica) Rovigo Festa della Sezione con S. Messa alla “Rotonda”;

Onori al Monumento dei Carristi e pranzo sociale.

26 ottobre (domenica) Chioggia Sottomarina Pranzo sociale della Sezione di Padova ed Onori al

Monumento ai Lagunari Caduti di Chioggia.

2 novembre (domenica) - 17.00 Padova S. Messa nella Chiesa di S. Croce in suffragio dei Soci

defunti.

8 novembre (sabato) Padova “Equinozio d’autunno” con serata danzante e conviviale

9 novembre (domenica) Padova Castagnata in sede nel tardo pomeriggio

16 novembre (domenica) Poggibonsi (SI) Festa dei Carristi della Valdelsa alla Magione dei Cavalieri

Templari e S. Messa in rito latino.

30 novembre (domenica) Padova Premiazione 26° Concorso letterario “Gen. Luigi Liccardo” e

pranzo con gli auguri natalizi.

7 dicembre (domenica) Monselice Festa della Sezione con pranzo sociale.

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Si respirava aria buona, nono-stante si fosse veramente nu-merosissimi… oltre cento …e

non può essere altrimenti, in unacittà come Verona, città culla delCarrismo.E’ con orgoglio di iscritta e, soprat-tutto, come convinta sostenitricedell’associazionismo militare, chescrivo questo resoconto dell’inaugu-razione, avvenuta sabato 1 marzo2014, della sede, completamente ri-strutturata e rinnovata, dell’Associa-zione Nazionale Carristi d’Italia edell’Associazione “Nastro Verde”(Decorati di Medaglia d’oro Mauri-ziana) nello storico e centrale edifi-cio di via Porta Palio 47. Questo traguardo non è soltantouna meritata ricompensa a tanto la-voro, allo sforzo silenzioso, alla pre-senza costante, alla progettualità eall’impegno… ma è anche la dimo-strazione del valore e la rivincita dichi, poco propenso a mettersi sottoi riflettori, poco incline al culto dellapersonalità, rifugge dal clamore e“fa i fatti”, imponendosi con tena-cia, vincendo una sfida che molti,

pronti più alla critica che a serenigiudizi, giudicavano impossibile,ossia trasformare i locali, per la ve-rità fatiscenti e inospitali, nell’am-biente confortevole, elegante edecoroso che le fotografie, seppureparzialmente, vi mostrano. A questohanno contribuito innumerevoli oredi lavoro dei responsabili, lavoro or-ganizzativo e materiale, che ha vistoall’opera, con dedizione e professio-nalità, architetti, artigiani, mura-tori, idraulici. Ed è un risultato resopossibile anche dalla generosità dialcuni iscritti in particolare, chehanno contribuito “in solido” allespese, davvero importanti, sostenute. Presenti, a festeggiare e fare i mi-gliori auguri alla sede riportata agliantichi splendori, l’Assessore al De-centramento del Comune di Ve-rona, Lella, l’Assoarma con ilPresidente Gen. Pisani, il Vice Pre-sidente Ten. Pellegrini ed altri com-ponenti, i rappresentanti delleAssociazioni d’Arma di Verona,rappresentanti del Corpo delle In-fermiere Volontarie della CroceRossa, rappresentanti dell’ANUPSA

Gen. Dorrucci e Gen. Sga-lambro , dell’AssociazioneAmici delle Forze Armate,fra cui il Gen. Specchia ealtri, l’Associazione Ex de-portati Politici (ANED),rappresentanti del “NastroAzzurro” di Rovigo, deiCarristi Lagunari di SanDonà di Piave e molti altri,così numerosi che mi èdavvero impossibile elen-carli tutti.Hanno tagliato il nastro,inaugurando così ufficial-mente la sede, il Gen. C.A.

Giuseppe Pachera, Pres. RegioneVeneto Occ. e Trentino A.A. e la si-gnora Bonazzi, in rappresentanzadel papà Francesco, scomparso il 5febbraio scorso. Ciò ha destatomolta commozione e ha reso ancorapiù palpabile, la presenza di quelloche è stato Presidente per oltre tren-t’anni, della sezione, alla quale hadato sempre il massimo impegno, lagenerosa partecipazione, l’assiduapresenza.Ha benedetto la Sezione Don Pier-giorgio Tomasi, salesiano, amatis-simo cappellano onorario deiCarristi veronesi, sacerdote che ha ilraro dono di saper coniugare sacroe militare, senza mai farli apparirein contrasto o antitetici. Severo eprofondo nel sacro, invita all’amordi Patria, al rispetto della Bandiera,al ricordo irrinunciabile per i Ca-duti, all’impegno per la Pace. Comedi consueto, le sue applaudite rifles-sioni si sono concluse con l’ esorta-zione ad essere degni della Bandierache tutti ci unisce e nella quale tuttici identifichiamo, con il pensiero ri-volto sempre, con gratitudine, aiCaduti, nei conflitti del passato e inquelli del nostro tempo, che puredovrebbe essere tempo di pace.Il Generale Pachera, dopo aver sa-lutato Don Piergiorgio e tutti i pre-senti ha sottolineato che i locali,concessi dalla Regione Militare,fanno parte del grande complesso,originariamente Caserma asbur-gica di Cavalleria. Mura consideratesacre dai Carristi veronesi perchéproprio in questi luoghi nacque ilglorioso 32° Rgt. Carri al quale ap-partenevano gli eroi che con le lorogesta hanno fatto grande l’Ariete. Eal 32° Rgt. Carri, in varie epoche,

le attività dei carristi1 MARZO 2014

Inaugurazione Sezione A.N.C.I. di Verona

Col. Napoleone Puglisi

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hanno prestato servizio tanti deipresenti che ad esso sono rimastiindissolubilmente legati.Infine, rivolgendosi in particolare allasignora Bonazzi, ha ricordato conprofonda commozione il Cav. Fran-cesco, anche suo amico personale.Il Col. Napoleone Puglisi, nella suaduplice veste, Presidente per Veronadell’Associazione del Nastro Verde,e Presidente della Sezione A.N.C.I.,ha salutato gli intervenuti, ringra-ziandoli per la loro presenza e tutticoloro i quali, con generosità mate-riale e con impegno personale,hanno contribuito a rendere la sedeadeguata al prestigio delle Associa-zioni che ospita. Nel suo commossodiscorso, il Presidente Puglisi ha asua volta ricordato il Presidenteemerito Francesco Bonazzi. Hainoltre sottolineato che le due Asso-

ciazioni, ospitate nella sede, benchéabbiano origine e storia diverse,hanno valori e obiettivi comuni, fraquesti la promozione di rapporti dicollaborazione e di solidarietà non-ché l’impegno per la crescita spiri-tuale e culturale, accomunate daivalori dal senso dell’onore e della fe-deltà alla Patria. Il Col. Puglisi hainfine concluso: “Ringrazio sentita-

mente per l’impegno e la collaborazione,

l’Arch. Adami, il Serg. D’Alessandro nostro

prezioso Segretario, il M.llo Gramantieri,

il Sig. Talillo, un grazie anche al Col. Ca-

nestrelli che è stato e sarà molto vicino a

noi, grazie al M.llo Filippo Carlucci, al

Luogotenente Maniglia, all’artigiano

Riente e alla signora Gianna Rapanà (che

ha donato delle belle tende all’Associa-

zione).”

Molti gli applausi, anche per tutti icollaboratori e benefattori, ai quali

sono stati consegnatidegli attestati di be-nemerenza.Fra gli intervenuti,cito il carrista ErcoleTognoni e signora,e il carrista lagu-nare AntonioTonon, in arrivo ri-spettivamente daCremona e da SanDonà di Piave. Di-verse centinaia dikm. percorse “solo”

per un abbraccio, per un saluto agliamici, per una preghiera comune,per un festoso riconoscersi e salu-tarsi. Parlando dell’Italia, parlandodi noi italiani, ricordando, con la piùprofonda e sincera commozione iCaduti, parlando di Carrismo e fa-cendo progetti concreti per l’Asso-ciazione. Il rinnovamento della sede non si li-mita, infatti, solo al gusto nel di-sporre i gloriosi cimeli carristi, néalla moderna funzionalità e al con-fort dei locali.La bella festa di oggi, ma, soprattutto,lo sforzo compiuto dai responsabilidella sezione e dai generosi benefat-tori e collaboratori, sono un segnale,che i Carristi esistono, contano e vo-gliono contare sempre di più.C’erano le presenze materiali, equelle immateriali, forse proprio perquesto ancora più importanti.Talvolta, con un po’ di amarezza,certi amici lontani, quando leggonodi queste riunioni, si sentono esclusi,come se fossero…“ai confini del-l’Impero” …Ma così non è. La di-stanza che li separa da questi eventi,(davvero imponente, e non unamanciata di km.) è, appunto, solo fi-sica. La telefonata augurale giuntain Sezione, da parte del carristaCarmelo Armenia, da Pozzallo, ilsuo saluto, le sue parole gentili, l’-hanno fatto essere presente e cihanno dato la misura del suo attac-camento davvero profondo alCorpo. Dopo il ricco buffet e i brindisi be-neauguranti, il pranzo al CircoloUfficiali di Castelvecchio ha con-cluso la giornata.

A.D.Z

Consegna attestati

Consegna attestati 1 Interno sede

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le attività dei carristi le

Si è svolta come sempre nellaprima domenica di dicembre laFesta Carrista organizzata dalla

Sezione di Monselice.La riunione è iniziata con la S. Messa,celebrata da Don Damiano nella chiesadel Redentore, con la folta rappresen-tanza dei Carristi, delle altre Associa-zioni d’Arma, delle autorità militari ecivili. E, a rendere questa cerimonia par-ticolarmente festosa, la concomitanzadel 50° anniversario di matrimonio didue coppie di parrocchiani…coppiecomposte dai signori Attanasio e Biancae da Sante e Gabriella. Erano presentianche i giovani Scout del gruppo “Pa-dova 13” che hanno aggiunto giovi-nezza e bellezza all’insieme. La presenzadei “fratelli carristi” come li ha sempreaffettuosamente chiamati il celebrante,ha fatto innalzare una speciale preghieraper la Pace, per la quale tutti i Soldatiprestano la loro opera, in Patria e al-l’estero.L’espressione affettuosa e scherzosa, cheDon Damiano rivolgeva agli sposi, dicontinuare con la stessa forza, con lastessa pazienza e coraggio, la “guerrasanta” del matrimonio, giunto all’im-portante traguardo delle nozze d’oro,l’ha rivolta ai giovani, ai Carristi, ai mi-litari presenti, a tutti i convenuti, presential momento dei saluti finali, affinchècombattessero la “guerra santa” controle ingiustizie, l’indifferenza, il male, cosìdiffuse nella nostra società nella quale “i nemici siamo noi stessi, gli uni per glialtri”. Ha concluso il rito la lettura dellaPreghiera del Carrista, da parte delLuogotenente Farina, con accanto ilPresidente della Sezione di Monselice,Cav. Ivano Merlin.In queste piccole cronache, ricorronosempre elenchi di Sezioni e di personeintervenute; in questi casi sono semprein agguato la dimenticanza, l’errore, iltaglio per motivi di spazio…cose delle

quali ci si rammarica molto. Non vorreiquesta volta fare un elenco di tutti i pre-senti, volti noti e molto cari. Cito, pertutti gli uomini in divisa, il LuogotenenteToni Farina in rappresentanza del 32°Rgt. Carri di Tauriano, il Primo mare-sciallo Vincenzo Brunzo del 132° Rgt.Carri di Cordenons e il MarescialloMaggiore Luca Pisani, in rappresen-tanza dell’Aeronautica. E, a nome ditutti gli intervenuti, cito due volti nuovi,Davide Baldin, giovane carrista ferra-rese, fiero di aver prestato servizio nelglorioso XXII Rgt. Carri a San Vito alTagliamento, e di Antonio Tonon, diSan Donà di Piave, che qualche annoprima ha con lo stesso fiero orgogliosvolto il servizio militare nella stessa Ca-serma Dall’Armi, oggi, come moltealtre, purtroppo chiusa per sempre. Nominando loro, che sono stati per la

prima volta alla bella cerimonia di Mon-selice, cito idealmente tutti gli altri che,dal Veneto Occidentale, dal TrentinoAlto Adige, dal Veneto Orientale e dallaToscana hanno arricchito con la loropresenza questa bella riunione.Al pranzo, presso il ristorante d’ESTE,ha partecipato anche il parroco DonDamiano, anche se per breve tempo,perché chiamato dai suoi impegni do-menicali. Lasciando la “compagnia” hasalutato tutti con espressioni d’affetto edi buon augurio. Significative le parolerivolte al Gen. Pachera: “Noi studiamosui libri di storia la Battaglia di El Ala-mein… e voi ci siete stati.”La consueta lotteria ha concluso la gior-nata, come sempre fra risate e applausi,lo scambio di messaggi augurali e i mi-gliori auspici per il futuro.

A.D.Z.

SEZIONE DI MONSELICE -1 DICEMBRE 2013

festa Carrista a Monselice

Baldini e Tonon

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le attività dei carristi

Rispettando la tradizione cheogni anno ci vede partecipi,abbiamo onorato nella gior-

nata del 27 gennaio, la cerimoniadella "GIORNATA DELLA ME-MORIA"in Rocca in CITTA'ALTA, alla stazione al "BINARIO 1"dove partirono oltre 700 prigionieriper i campi di sterminio e lager nazi-sti per mai più tornare, la straziantedeposizione di fiori nel giardino die-tro al comune di Bergamo dove èubicata un'aiuola in memoria di unadecina di bimbi ebrei raggruppati edeportati. Sabato 1 febbraio a Seriate nellacommemorazione della giornata delricordo una recita teatrale ha onoratoun nostro concittadino internato, mi-litare, Autiere e prigioniero in uncampo dal 1943 dopo l'otto settem-bre sino al l'agosto del 1945, Gio-vanni SEGHEZZI classe 1921 (2010)il quale scrisse un “Diario di Prigio-nia”, trascritto, scansionato e pubbli-cato postumo dal suo primo nipote.Presenti i Carristi con il nostro presi-dente Cav. Pezzotta, e con una rap-presentanza della Sezione Autieri diBergamo. Il loro presidente Cav. Al-borghetti, accompagnato da Pezzoli,hanno consegnato, dopo la recita unatarga alla memoria. Teatro pieno,molta emozione tra il pubblico nelsentire quelle righe, quella poca cor-rispondenza, quella tanta sofferenza,tra fame e sirene d'allarme, tra dispe-razione e stenti, tra pianti e angoscedescritte tra quelle righe. Nella giornata del 10 febbraio, a Ber-gamo, una sobria cerimonia, deposi-zione di corone in Rocca in CittàAlta davanti al Monumento dedicatoalla memoria delle vittime delle foibee dei profughi Giuliani e nel giardinodedicato a loro dedicato, il Sindacodi Bergamo, Avv. Tentorio, alla pre-

senza del Prefetto, di autorità civili,militari e religiose, ha piantato difianco alla lapide una pianta d'ulivonella Giornata del Ricordo, celebrataanche il giorno 12 febbraio a Seriate.Presenti molti esuli che hanno parte-cipato con commozione alla cerimo-nia. Presente il nostro MarescialloBertossa con la moglie signora San-tina, nativi di Pola, che nonostante glianni trascorsi dall'esodo (1947), nonhanno nascosto commozione e la-crime. Brave le scolaresche che

hanno presen-tato lavori diricerca, let-ture, filmati emusiche. Il dottorBARCA, Pre-sidente berga-m a s c odell 'associa-zione ESULIGIULIANI,ha chiuso lacommemora-

zione dicendo: “Seriate nel 2003,prima che fosse approvata la legge ri-guardante questa commemorazione,ci ha accolti, ci ha adottati, comequasi Cittadini Onorari mentre era-vamo messi in un angolo”. Poi haconcluso dicendo una frase di IndroMontanelli: “VOI SIETE ITALIANIDUE VOLTE LA PRIMA PER NA-SCITA, LA SECONDA PERSCELTA...”.

Serg. carrista Achille Vitali

SEZIONE DI SERIATE

la giornata del Ricordo

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42 Il Carrista d’Italia

le attività dei carristi le

Durante l'ultimo consiglioANCI della Sezione di SE-RIATE il dottor Vito Mira-

bella, Presidente del NASTROAZZURRO di Bergamo e nostroConsigliere, mi ha incaricato di ren-der noto ai lettori de"IL CARRISTAD'ITALIA" la storia delle varie dona-zioni dei famosi BUSTI che la ormaisciolta Sezione di BERGAMO delibe-rando in un Consiglio degli anni ses-santa volle donare a caserme ed unitàcarri dislocate sul nostro territorio.Personalmente ho toccato con manocarezzandole nel mio trascorso, comequella ubicata ancor oggi nella ca-serma “Nacci” di Lecce, quella della“Babini” in Bellinzago Novaresequelle due nel Museo della Fanteria aRoma e chissà quante altre. La me-

moria non mi aiuta. Nemmeno il ri-cordo dell'unico rimasto di quel Con-siglio carrista bergamasco, capitanatoda PERORARI, PELLICCIOLIBRUNI, CAGLIONI, CORTI e ap-punto il vecchio Presidente regionalecav. GIBELLI. Troppo tempo è pas-sato mi ha detto, si è voluto testimo-niare col simbolo del CARRISTADEL DESERTO oltre la Sabbia diQuota 33 la nostra splendida Specia-lità perchè restasse segno tangibileanche per le generazioni future cheavranno la possibilità e l'onore di fre-giarsi delle fiamme rosse blu. Sarebbebello poter avere una mappa di coloroche son stati omaggiati del BUSTO.Non è importantissimo, ma avere unarisposta alla curiosità significherebbeper noi ulteriore soddisfazione. Sem-

pre in quegli anni la Sezione di Ber-gamo donò alla “Città del Mille” ilMonumento ubicato in Rocca, ilcarro con lapide di fianco con il pro-filo del CARRISTA del DESERTO.

Sergente carrista Achille Vitali

Nella giornata del 15 dicem-bre a Seriate, organizzatodal Consiglio si è svolto il

tradizionale Convivio carrista, cuioltre ai tanti Soci sono intervenuti leseguenti autorità: l’assessore Casalenostro nuovo iscritto, il presidentedei Bersaglieri, il rappresentantedella Tenenza Carabinieri di Se-riate, il Comandante della Polizia lo-cale Col. Vinciguerra, ilrap presentante degli Alpini, il dott.Mirabella nostro Consigliere e Pre-sidente del Nastro Azzurro, l’au-tiere-carrista Pezzoli, oltre ai variConsiglieri e Simpatizzanti. Gradi-tissima la presenza delle signore che,come sempre, accompagnano i ma-riti carristi a questo pranzo natalizio. Il dottor MIRABELLA, prendendola parola, ha sottolineato la volontàa nome dei Carristi di Seriate per-chè si risolva l’annosa questione deiMarò detenuti in India. Ha poielencato alcune iniziative che ci ve-

dranno protagonisti nell’immediatofuturo, come la ristrutturazione delCarro-monumento ubicato inRocca di Città Alta a Bergamo. La lotteria a premi, ancora ricchis-simi e numerosi, le orchidee donatedalla signora Dina Amaglio Mi-gnola, nostra Madrina, il Calendari,il 9° della serie, donato dai signoriGibelli e il brindisi augurale offertocol cuore sentitamente agli amiciconvenuti augurandoci e augurandoBuone Feste e buon proseguimentoper un nuovo anno. Durante ilpranzo Natalizio sono state offerte 4targhe “Ad honorem”a Soci Ono-rari della nostra Sezione Il Presi-dente cav. Pezzotta dopo il discorsoha letto motivazione e nome sono: il Ten. Col. Cav. Dante Orciari cheha commosso tutti ricordando ilfatto d’arme del 10 settembre 1943a Roma, dove venne sostituito dal S.Ten. Enzo Fioritto ed altri Carristiche persero la vita durante gli scon-

tri (ndr = il S.Ten. Fioritto fu decorato diMOVM alla Memoria);il Mar. Cav. Mario Mignola, carristae poi Agente della Polizia Stradale eVice Presidente della Sezione;il Cap. Magg. Mario Gibelli che èstato Presidente regionale e 4° Pre-sidente Onorario della Sezione;il Mar. Magg. Giovanni Bertossa,unico Sottufficiale di carriera dellaSezione e nostro Socio Onorario.Bella cerimonia nel festoso e sobrioconvivio sempre all’altezza della si-tuazione.

Sergente carrista Achille VITALIANCI Seriate

NOTIZIE DA SERIATE

la ricerca dei Busti

SEZIONE DI SERIATE

premiazione dell’Albo d’Oro della Sezione

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43Il Carrista d’Italia

le attività dei carristi

Giovedì 20 febbraio 2014, iltaglio del nastro rosso/bluda parte della Madrina

della Sezione, Signora Rosa MASO,vedova del Ten.Col. Mario BAL-LICO, ha ufficializzato l’operositàdella neonata Sede dell’Associa-zione Carristi di Spilimbergo.

Sotto l’attenta regia del PresidenteTen.Col. cr Battista RONCHIS, laMadrina è stata accolta dall’ap-plauso di un folto numero di Asso-ciati (sempre più numerosi).La Signora BALLICO, dopo un fe-stoso brindisi augurale ed il ricevi-mento di un gentile omaggiofloreale, ha poi ottemperato ad unconsueto dovere riservato a tutti gliillustri visitatori: quello della firmada apporre nell’albo d’Onore.Che dire, ad un anno dall’aperturadella Sede il consuntivo dell’attivitàsvolta, può considerarsi estrema-mente positivo.Lunga vita alla fiamma rosso/bluche arde in quel di Spilimbergo.

Mar.Magg.”A” Carlo BORELLO

L’Associazione A.N.C.I. Se-zione di Spilimbergo e ri-spettive famiglie con a

capo il loro Presidente, si sono ritro-vate il giorno 13 dicembre 2013, inuna tipica trattoria Friulana per lo

scambio dei tradizionali Auguri perle Festività Natalizie.La serata, in argomento ha avuto ilgraditissimo intervento del Sindacodi Spilimbergo ed è stata allietataanche da una ricca lotteria e dalla

presenza del Presidente A.N.C I.Regionale, Ten. Col. Luigino Bol-drin e da altre personalità.Brindisi e Auguri ai presenti edanche agli assenti.

Mar. Magg. “A” Carlo BORELLO

SEZIONE DI SPILIMBERGO

Inaugurazione della sede carristi di Splimbergo intitolata al Ten. Col. Mario Ballico

da parte della madrina

Cena sociale a Spilimbergo

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44 Il Carrista d’Italia

Come ogni anno, prose-guendo una più che conso-lidata tradizione, anche per

il 2013, noi fieri Carristi della Se-zione di Rapallo, ci siamo ritrovatidomenica 8 Dicembre per il tradi-zionale scambio degli auguri nata-lizi. Abbiamo iniziato la giornata a Ra-pallo, presso la Chiesa di San Fran-cesco ove abbiamo ascoltato la S.Messa a suffragio di tutti i Carristiche ci hanno preceduto e per le no-stre famiglie. Ci siamo poi recati presso il risto-rante ove tra ricordi del tempo chefu e argomenti attuali abbiamo con-sumato un ottimo pranzo; tra unaportata e l'altra è stato letto il mes-

saggio augurale inviatoci dal nostroPresidente Nazionale e sono stati ri-portati gli auguri del nostro Presi-dente Regionale Col. Scielzo che,essendo convalescente, non ha po-tuto partecipare con noi alla bellagiornata. Al ristorante, ad ogni posto tavola,abbiamo trovato un omaggio nata-lizio del quale abbiamo appreso soloin seguito la provenienza. Infatti,questi stupendi oggetti erano staticonfezionati dalle esperte mani dellasignora Monica consorte del nostrosocio Gnecco Claudio, alla qualerinnoviamo, tramite le pagine delnostro giornale, i più sinceri ringra-ziamenti. Sempre durante l'incontro, il presi-

dente Scrimitore ha fatto un omag-gio floreale alle gentili signore inter-venute quale augurio per leimminenti festività ed a ricordodella giornata. Una meravigliosa e ottima torta pre-parata dallo chef con la scritta" W ICARRISTI" ha concluso il pranzoe poco dopo l'assemblea si è scioltacon il tradizionale scambio degli au-guri e l'appuntamento al prossimoincontro. Sebbene la presente sarà pubblicatadopo le feste, rinnovo a tutti i Socidi Rapallo e a tutti i lettori e alle ri-spettive famiglie i più fervidi auguridi un sereno 2014.

Il Presidente

Serg. Cav Uff. Carmine Scrimitore

NOTIZIE DA RAPALLO

incontro natalizio deiCarristi di Rapallo

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45Il Carrista d’Italia

Icarristi della Valdinievole sisono radunati al "Largo Carristid'Italia" dove, dal 16 maggio

1993, in uno dei Parchi cittadini,sorge il Monumento al "Carrista delDeserto", per commemorare laFesta del 1° ottobre.La semplice, ma toccante Cerimoniaha avuto inizio con l'Alza Bandieracon l'Inno Nazionale, registrato dallaBanda del 31°reggimento carri"Centauro", cantato in coro da tuttii presenti. Successivamente, il Presi-dente Regionale Generale GiorgioFilippini, che ci ha onorato della Suapresenza, ha letto la "Preghiera delCarrista" ed ha deposto un cuscinodi fiori tricolori con una grossa coc-

carda rosso-blù in ricordo dei Ca-duti, mentre le note del “SilenzioFuori Ordinanza”, suonato mirabil-mente dalla Fanfara dell'8° Reggi-mento Bersaglieri "Ariete",echeggia vano nell'aria.Al termine della breve commemo-razione dell'86° Anniversario della

costituzione del "Reggimento carriarmati"a Forte Tiburtino a Roma, cisiamo salutati con affetto ed ab-biamo confermato l'impegno di es-sere sempre più numerosi negliincontri dei prossimi anni.

Sergente Franco Gianni

SEZIONE DI MONTECATINI TERME

miniraduno a Montecatini percommemorare la festa dei Carristi

le attività dei carristiRivista 278:Layout 1 07/04/14 16:22 Pagina 45

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46 Il Carrista d’Italia

lettere al direttore le Caro Direttore,

nell'ultimo numero 2013 della nostra Rivista è apparso un articolo interessante a firma Vincenzo Meleca sui

mezzi corazzati tedeschi del Regio Esercito. Si parla in particolare dei carri della Divisione Corazzata Camicie Nere

"M". Non è fatto, forse giustamente, alcun cenno ai carri MK VI Tigre che erano destinati nella primavera del 1943

a noi carristi di una "Compagnia speciale di istruzione" del 31° reggimento carristi che per riceverli ed addestrarsi era

stata costretta ad un lungo e pericoloso periplo dalla zona di operazione in Sicilia al nord della Germania in Westfa-

lia. Si trattò di una cosa molto seria perchè frutto di un accordo diretto tra Mussolini ed Hitler per concederci quei pre-

ziosissimi ed allora e per molto tempo insuperati carri. In ogni caso quei mezzi sarebbero finiti in mani migliori e certo

più esperte di quelle della Milizia fascista.

Dalle date ritengo che i carri della Divisione M, una Grande Unità evidentemente rabberciata e fornita dei mezzi non

nuovi che passava il convento, appartenessero ad accordi precedenti forse iniziati e condotti direttamente tra i capi mili-

tari della SS e della Milizia. Le peripezie di quel reparto sono state illustrate da Nicola Pignato in un documentatis-

simo articolo apparso nel n.152 di Storia Militare del maggio 2006. Nell'articolo sono compresi alcuni miei ricordi

personali perchè di quella compagnia facevo parte. Con il 25 luglio, quando tornammo in Italia, cadde ovviamente

ogni speranza di ottenerli e la prospettiva, ventilata ed aborrita, di andare a finire in quella specie di Divisione Coraz-

zata M di cui vagamente sentivamo parlare. Quanto sopra per la storia anche se minore. Arrivederci.

Giuseppe Pachera.

Egregio Direttore,

Sollecitato dall’amico e Collega Ten. Pino

Leo, Presidente AMCI Lecce, prezioso

collaboratore della vostra rivista, mi per-

metto inviare alcune foto da inserire, se lo

riterrete opportuno, nella Rubrica “ Ri-

cordi del nostro passato”. Per me sono foto

e ricordi assai significativi, soprattutto

perche vanno molto indietro, esattamente

all’anno luglio-dicembre 1957, 19°

Corso A.U.C. Scuola Truppe

Corazzate Caserta.

Sono il socio Carrista Ten. Renzo Preda,

Presidente dal 1997della Sezione

UNUCI di Lugo di Romagna, già Vice-

presidente dell’ANCI di Ravenna, sezione

purtroppo disciolta diversi anni fa. Ho fre-

quentato appunto il 19° Corso A.U.C.

Scuola Truppe Corazzate Caserta, Bat-

taglione Allievi Comandante il Magg.

Vittorio Sivo, 2^ Compagnia Carristi e

Bersaglieri Comandante Cap. Erio Bon-

vicini, Comandanti di plotone (Carristi)

Ten. D’Aiello, Costanzo, Trivella, ( Ber-

saglieri) Grotti e Filippini. Prima nomina

da S.Tenente al 132° Rgt. Carri “

Ariete” Comandante Colonnello Enzo

Del Pozzo, Maggiorità Magg. Cesare Si-

mula, Aiutante Maggiore 1^ Cap. Angio-

lillo, Compagnia Comando Cap.

Giovanni Meli, Ten Eugenio Puglisi,

S.Ten. Giuseppe Petrocelli e il sottoscritto.

Capo Calotta al 132° e Tenente anziano

Franco De Vita, Carrista Paracadutista

in seguito Comandante della “Folgore” e

Generale C.A. in vari comandi. Con

l’Amico Gen De Vita ho un rapporto an-

cora stretto (è Presidente UNUCI Napoli)

e ci telefoniamo molto spesso.

Richiamato per l’avanzamento a Tenente

nel 1966 sempre alla Scuola T.C. Caserta.

Ho avuto un bellissimo rapporto con il

Presidente Gen. C.A .Enzo Del Pozzo e

quando capitavo abbastanza spesso a

Roma venivo a trovare il” mio Coman-

dante”, un secondo padre per me, di re-

cente scomparso In alcune di tali visite ho

avuto il piacere di conoscere anche il Ge-

nerale Battistini Presidente ANCI Roma

che gentilmente mi fece dono di una splen-

dida pubblicazione e della medaglia ri-

cordo di uno degli ultimi raduni.

Come socio ricevo regolarmente la nostra

Esercitazioni tiro poligono S. Eufemia Lamezia Esercitazioni campo addestramento Serre-Persano

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47Il Carrista d’Italia

lettere al direttore

bella Rivista. Rispetto al passato (la ricevo

dal 1958 sic) è molto migliorata, più inte-

ressante e con veste tipografica eccellente.

Chapeau! La lunga chiacchierata è servita

per presentarmi e poterVi inviare alcune foto

del “nostro passato”. Il rimpianto per i tempi

passati è forte ma ricordare vuol dire alimen-

tare ancora la passione per la fede “ carrista”

che ci ha tenuto e ci tiene tuttora uniti.

Chiedo umilmente scusa se mi sono troppo

dilungato e ho approfittato della Vostra ge-

nerosa pazienza. Un grazie di cuore per

l’attenzione e l’occasione è propizia per in-

viare a Voi tutti i saluti più riconoscenti.

Con viva cordialità.

Renzo Preda

Egregio Direttore,

mi riferisco all’articolo a pagina 32 del nu-

mero 277 della Rivista, dal titolo “una

giornata di straordinario carrismo” che è

scritto con grande passione, ma contiene al-

cune imprecisioni. E’ relativo alla Mostra

svoltasi a Novegro il 2 e 3 novembre 2013.

C’ero anche io, con la tuta storica dei Car-

risti vicino ai mezzi e, anni fa, fornii la

Bandiera con stemma sabaudo, al nostro

gruppo di appassionati, anche perché, in

molti raduni, si verificava che qualcuno si

avvicinasse all’M15 chiedendo se si trat-

tasse di un mezzo americano (!). Dicevo

M15 e non M13/40 come si legge nel-

l’articolo. Nel sito “Assocarri”, nella se-

zione “Mezzi”, ci sono articolo dedicati ai

due carri M cui rimando, ma la differenza

più facile da rilevare è la presenza dello

sportello della casamatta a destra per il 15

e a sinistra per il 13 e il 14.

Segnalo inoltre che non era esposto, sempre

durante la Fiera del collezionismo militare,

un M 113 bensì l’equivalente inglese

FV432, che pesa 15 tonnellate, è in ac-

ciaio balistico, con motore Rolls-Royce, con

una velocità massima di 52 km/h, in-

somma tutta un’altra cosa dal vecchio e

amato 113. Per facilitare il lettore allego

foto dell’M15 e del VTC britannico.

Ringrazio dell’attenzione e mi scuso per es-

sere noioso. Marco Lovatti

Esercitazioni campo addestramento Serre-Persano Compagnia Allievi Carristi e Bersaglieri 19° corso AUC

Il sottoscritto capo carro M 47 campo addestramento Serre-Persano Campo ostacoli Scuola T.C. Caserta

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48 Il Carrista d’Italia

hanno spento i motori h SERGENTE CARRISTA RADIOTELEGRAFISTAASSO STELIO, IL RITRATTO DI UN FIGLIO“Mi chiamo Asso, il nome mio nonimporta, ma quello di mio padre eraStelio ed era nei Carristi durante labattaglia di El Alamein. Lui vissetutti i combattimenti precedenti allagrande battaglia dove morirono ivalorosi soldati che non per ideolo-gia, ma per dovere, combatteronocontro gli inglesi. Nell’ultima batta-glia vide cadere uno ad uno i suoi

superiori e commilitoni. Restò feritodietro un carro che bruciava con ilnaso quasi staccato dal viso, fu recu-perato da un camion tedesco e fucurato, ma poi mentre stava per es-sere rispedito al fronte fu catturatodagli inglesi e messo in un campo diprigionia dove fu trattato abba-stanza umanamente. Poi quando gliinglesi lasciarono la zona, alla finedel ’43, passò nelle mani dei francesiche lo trattarono come i tedeschiavevano trattato gli ebrei che si sonosalvati. Mangiando erba, lucertole

vive e bevendo le proprie urine. Ma,come molti altri, compreso il com-pianto regista Anton Giulio Majano,non hanno mai voluto dire le soffe-renze patite. Ora che mio padre nonc’è più desidero che almeno il suonome venga ricordato nei pochi su-perstiti di quella battaglia. Sig. Asso, abbiamo voluto inserire nella no-

stra Rivista la Sua bella lettera.

Fa decisamente onore al Suo caro papà e

costituisce motivo di orgoglio per tutti i

Carristi d’Italia. La ringraziamo di vero

cuore!

DECESSO DI GIACINTO BORGHETTO, UN “RAGAZZO” DI EL ALAMEINCi ha lasciato un altro “ragazzo” diEl Alamein! Il giorno 24 dicembre, nella notte diNatale è mancato Giacinto BOR-GHETTO, classe 1919, Carrista. Hacombattuto a Tobruk, Bengasi, ElAlamein ed è stato poi prigionierodell’esercito inglese. Durante il suoservizio in guerra è stato compagnod’arma e di carro, della Medagliad’Argento al Valor Militare AmedeoGAGNO di Spresiano (TV).E’ stato, da sempre, Socio della localeSezione Carristi d’Italia di Spresiano(TV). Ci ha fornito la notizia il figlioVittorio, anche lui carrista “sulleorme” del caro papà, che si è iscrittoalla stessa Sezione di Spresiano, quasia voler raccogliere l’eredità moraledel genitore. Riportiamo qui di se-guito alcune note sulla vita del nostrocompianto “ragazzo”. Giacinto Bor-ghetto nasce a Villorba il 13 febbraio1919; cresce in una famiglia conta-dina e da subito conosce il sacrificio.Primo di quattro fratelli: Luigi, fantedisperso in guerra, Antonio e Giu-seppe. Dopo la drammatica espe-rienza bellica, rientra in Patria einizia subito a lavorare come operaiocartaio nella vicina cartiera. Con ilsuo solo stipendio e tanti sacrificicompiuti assieme alla moglie Augu-sta, ha condotto la sua famiglia in“acque tranquille”; i figli hannoavuto la possibilità di studiare, inse-

rendosi nel mondo del lavoro senzaparticolari difficoltà. Un aneddoto“militar/familiare” può far compren-dere quanto sia rimasta nel suo in-timo l’esperienza bellica africana.Quando in famiglia erano tutti as-sieme in cucina per il pranzo o per lacena, succedeva spesso che qualcunosi dovesse alzare da tavola per pren-dere qualche cosa nella credenza esbadatamente passava alle spalle diGiacinto. Era più forte di lui ...... siarrabbiava moltissimo perchè nondoveva mai avere nessuno alle spalle.Questo fatto si ripeteva spesso equindi un familiare, prendendo co-raggio, ha chiesto il perchè di questearrabbiature. Risposta secca e senzaalcuna possibilità di interpretazione:“... Sono stato fatto prigioniero nel deserto,

con di fronte il mare e alle spalle l’esercito

Inglese...senza alcuna via di scampo ... “.

Questo episodio può dare “la mi-sura” della grandezza e della coe-renza di questo grande Carrista.I funerali sono stati eseguiti il giorno30 dicembre ed, all’ insaputa di tutti,il nipote Stefano, Tenente dei Cara-binieri, si è posto davanti alla bara,ai Tricolori, ai Labari e con voceforte e sicura ha letto la Preghiera delCarrista. Giacinto sarà sicuramente orgogliosoe felice per questo bellissimo gesto. Etutti noi Carristi d’Italia rimaniamoammirati per i Valori che questo “ra-gazzo” ha saputo trasmettere. A tutta la famiglia (il figlio Vittorio,le figlie Loredana e Luigina ed i ni-poti) esprimiamo i sentimenti di con-doglianze più vive. Conservino, per ilfuturo, l’orgoglio fortissimo per averavuto un genitore di così grande“fibra” e personalità.

DECESSO PRONTERAHa spento i motori il carristaBRUNO PRONTERA anni 93combattente di Q33 di EL ALA-MEIN e’ stato oltre a uno dei fon-datori anche l’ultimo presidenteANCI della sezione di Bergamo poisocio di quella di Seriate dal 1990 .Con la presenza del Labaro, il Pre-sidente PEZZOTTA, leggendodopo la cerimonia religiosa la “no-stra preghiera” a nome della se-zione seriatese, ha espresso ilcordoglio per la scomparsa del no-stro compagno d’arma.  

Achille Vitali

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49Il Carrista d’Italia

hanno spento i motoriE’ DECEDUTO FRANCESCO BONAZZI

Il 5 febbraio 2014 si è serena-mente spento il Presidente onora-rio della Sezione ANCI diVerona, il Carrista Francesco Bo-

nazzi, già Presidente esecutivo permoltissimi anni della stessa Se-zione. Indirizzo della famiglia Bo-nazzi: Via Mefistofele, 3 - 37131Verona.Lo ricordiamo in una foto scattatalo scorso giugno a S. Anna d’Al-faedo.Una fotografia emblematica diFrancesco Bonazzi, che sabato 8febbraio, a Verona, nella chiesa diS. Croce, ha ricevuto l’ultimo affet-tuoso saluto di tanti Carristi, venutida ogni parte del Veneto, del Tren-tino Alto Adige e del Friuli e ditanti altri amici, che si sono strettiattorno ai familiari, con partecipa-zione e affetto sinceri.Presidente per oltre trent’annidella Sez. A.N.C.I. svolse il suo in-carico con la stessa capacità orga-nizzativa che poneva nel suo lavorodi imprenditore molto conosciutoe stimato, come gli altri compo-nenti della sua famiglia, professio-nisti e commercianti. Fu Carristanel 31° Reggimento della “Cen-tauro”. Come Presidente, oltre alleinnumerevoli gite turistiche in Ita-lia, ha organizzato splendidi e riu-scitissimi viaggi in Russia e inEgitto, di cui due negli anniversaridi El Alamein. La vita non gli harisparmiato grandi dolori, come laperdita della giovane amatissimamoglie. Non si è mai risposato,prendendosi cura dei quattro figlie ospitando anche, con molta ge-nerosità e dedizione, due sue so-relle, purtroppo ammalate. Anchenegli ultimi anni, quando ormai lasalute stava declinando, è statosempre presente in Sede e in tuttele manifestazioni carriste. Man-cherà moltissimo a tutti, e in tuttiha lasciato un ricordo speciale.

FRANCESCO BONAZZIUN RICORDODal 5 gennaio 2014 ha lasciato persempre i Carristi veronesi il Presi-dente Onorario della Sezione ANCIFrancesco Bonazzi. Non è facile ono-rarne la memoria perché da unaparte vi è la commozione per la per-dita di un carissimo amico, che po-trebbe apparire retorica, e dall’altrala difficoltà di riassumere una vitasemplice di un uomo semplice, mapreziosa per chi gli è stato vicino ene ha ammirato la probità e i valoriumani. Famiglia e lavoro e, a com-pletamento, l’Associazione Carrista,erano stati il fulcro della sua attività,lontanissima dalla ricerca di onori ericompense, aborrite, tanto che nonpermetteva che qualcuno lo chia-masse Cavaliere pur se era un rico-noscimento più che meritato.Ancora giovane gli era mancatal’amata moglie, non si era risposatoed era divenuto il punto di riferi-mento dei quattro figli e poi dei diecinipoti. Non solo. Aveva voluto ac-canto a sé la sorella e la cognata en-trambe malate di malattie gravi edopposte e le aveva assistite fino allamorte. Era nato nel 1931 da una fa-miglia mantovana di imprenditoried industriali che avevano trasferitoa Verona le loro fortune per qual-cuno di essi divenute notevoli anchein campo nazionale. Ne aveva ere-ditato l’intraprendenza e la capacitàdi lavoro non limitata alsolo commercio ma estesaad una singolare abilità inmestieri pratici e diversi.Aveva trasferito la stessaintraprendenza all’Asso-ciazione Carrista dap-prima come semplicefotografo poi, per più ditrent’anni, come amatoPresidente di Sezione. Ilsuo spirito organizzativoaveva portato i carristi ve-ronesi, spesso uniti ai tren-tini, ad essere i primi comepartecipazione ai vari Ra-duni Nazionali di El Ala-

mein, Lecce, Roma ecc. e a gite so-ciali impegnative fino in Palestina,Egitto e Russia.Eppure come carrista era stato nullapiù che un semplice addetto ai ser-vizi vari del 31° reggimento carri“Centauro” e non certo un soldatoinsignito di gradi e di gloria. E ciò ladice lunga su certi criteri selettivi ecome entusiasmo e capacità orga-nizzativa siano del tutto indipen-denti da gradi e incarichi.Apparteneva più semplicemente aquel gruppo di carristi, un tempofiorente soprattutto tra gli ex com-battenti e poi sempre più esiguo,sulla cui opera gratuita ed impaga-bile si basa la vita delle Sezioni e inpratica l’impalcatura presente e fu-tura della Associazione.Pur nelle difficoltà di salute degli ul-timi tempi voleva essere presente intutte le manifestazioni carriste dalVeneto, al Friuli, al Trentino e finoalla Toscana dove tutti gli eranoamici come lo ha attestato la impo-nente partecipazione ai suoi fune-rali. Con Francesco Bonazzi scompareun uomo apparentemente burberoma profondamente giusto e gene-roso, un carrista di straordinarioesempio per le nuove e le vecchie ge-nerazioni. A lui il rimpianto e la gra-titudine dei Carristi.

Gen. Giuseppe Pachera

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50 Il Carrista d’Italia

HA SPENTO I MOTORI ERMINIO MARIOTTIErminio Mariotti, nato a Roma l’11gennaio 1928, è deceduto a Roma il26 dicembre 2013.Pilota del carro armato Sherman,negli anni ‘50 faceva parte dell’ 132°reggimento corazzato “Ariete” diAviano.Ha avuto 9 figli e 18 nipoti: famigliagrande e unita, il più piccolino ha 4anni. Di lui ci parla la nipote Angela conqueste belle parole.“Il mio nonnino ci ha lasciati qualche

giorno fa.. era così orgoglioso di essere stato

uno di voi …132º Reggimento. E’ stato

male a maggio e si era ripreso. Ci ha ono-

rato della sua presenza il giorno di Natale

come è stato per tutti i miei 30 anni di vita

ed il 26 sera, dopo una giornata tranquilla

e serena, è andato a dormire senza sapere

che non avrebbe più visto la luce del sole.

Ci manca tanto. Era davvero orgoglioso di

essere stato un carrista, non mancava oc-

casione in cui ci raccontava le sue storie.

Due anni fa suo figlio lo aveva accompa-

gnato a visitare il Museo dei Carristi, ed

era stato così contento. Le allego anche una

foto di quella bellissima giornata.

Per me è molto doloroso scrivere di lui ora,

è passata solo una settimana e non riesco

ancora a realizzare. Era un nonno esem-

plare, non era tipo da abbracci e baci, ma

dimostrava in altro modo il suo amore verso

la sua famiglia.

Erminio Mariotti è stato anche unodei primi iscritti alla pagina FaceBook del nostro sito ed aveva sceltoproprio la copertina dell’ANCI

come copertina nel suo profilo... unacosa sorprendente e commovente. Un cordialissimo grazie alla nipoteAngela per averci fornito la tristenotizia “corredandola” con parolecosì belle che sicuramente toccanotutti i cuori rosso-blù.A tutti i familiari del nostro “sempreCarrista” esprimiamo le nostre con-doglianze più sentite, “con ferreocuore”.

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51Il Carrista d’Italia

hanno spento i motoriIN MEMORIA DI ALBERTO FEDERICI, PRESIDENTE DELL’ANCI DI ANCONAÈ morto ad Ancona, dove per cin-quant’anni era stato Vigile urbano,il Sergente Maggiore carrista, cava-liere Alberto Federici, presidentedella Sezione ANCI dorica. Volontario nel 1937 a 18 anni, e conqualche esperienza di meccanicomotorista, venne assegnato al 3°carristi di Bologna. Un anno dopofu nominato sergente, e raffermatol’anno ancora successivo, prestò poiservizio nel 33° carristi di Siena.Partecipò alle prime operazioni alfronte iugoslavo, sino alla fine di no-vembre dello stesso anno. Promossosergente maggiore alla fine del 1940,frequenta il corso per equipaggi dicarro M41 presso il deposito del 32°

reggimento carristi in Bracciano. Epoi ancora al 4° carristi a Roma, perla frequenza di un nuovo corso. Inseguito, prestò servizio come istrut-tore del corso per equipaggi di se-moventi da 47/32 presso la Scuoladi Applicazione dell’Arma di Caval-leria in Pinerolo. All’inizio del 1942passò nei ranghi del reggimento co-razzato “Lancieri di Vittorio Ema-nuele II” in Bologna, in qualità diistruttore degli equipaggi M42.Nell’agosto dello stesso anno è in-viato quale istruttore di tiro da casa-matta presso un settore tenuto dalleGuardie alla Frontiera nei pressi diFiume, dove fu catturato dai tede-schi un mese dopo e deportato inGermania. Rientrato ad Anconainiziò il suo servizio nella Poliziamunicipale, e, grazie alle sue espe-rienze, fece parte delle rappresenta-

tive nelle gare delle specialità moto-ristiche dei corpi di Polizia urbanapo’ in tutta Italia. Nel 1952 fondò laSezione carristi di Ancona che di-resse con passione sin quasi allamorte. Alla moglie, signora Italia Scorti-chini ed ai figli ingegner Mauro edottor Maurizio le condoglianzedella nostra famiglia. Apparentemente la vita carrista di Federici

richiama quella di tanti altri nostri com-

militoni del tempo di guerra. Colpiscono

tuttavia due fatti: che per le sue capacità di

istruttore egli fece servizio in molti dei nostri

reggimenti. Ed inoltre, segno del destino e

prova che stavamo già allora andando in-

contro alla Cavalleria, che abbia servito in

un reggimento di quell’Arma. Un reggi-

mento che fu poi impiegato contro i tedeschi

nel settembre 1943.

Domenico Schipsi

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abbiamo letto per voi v

C’è sempre, quando ci si ac-costa ad un nuovo testo diStoria, un momento nel

quale ci si pone di fronte agli eventi,non solo in modo razionale e critico,ma affidandosi all’Autore. Questo è sicuramente il modo mi-gliore di leggere quest’opera, intitolata70 anni fa l’assalto degli Alleati alla Sicilia,un libro di storia, indipendente e im-parziale, per quanto riguarda la nar-razione, ma, allo stesso tempo un libropartecipe e diretto, come un raccontofatto in prima persona. Qui ci sono iluoghi dell’infanzia del professor Ca-rità, troppo giovane per aver vissutoin prima persona gli eventi, ma che,nella sua infanzia e giovinezza haavuto modo di cogliere dalla viva vocedei protagonisti di quei giorni lontani,atrocemente memorabili, dettagli ecircostanze, momenti di vita quoti-diana e altisonanti momenti bellici eche, per il suo lavoro di studioso, ha inseguito approfondito e verificato.Un libro che chiarisce i rapporti, al-quanto distorti nelle versioni ufficiali,tra la mafia e il governo degli StatiUniti e che mostra, non certo per an-tiamericanismo, ma per amore e ri-spetto della verità, quanto siano stateimprecise, sommarie e “di comodo” lericostruzioni e la trascrizione delle vi-cende storiche, fatte dai vincitori.La Storia, quella scritta dai Vinti, sicontrappone alle versioni ufficiali, dicomodo, alle edulcorate narrazioni dichi, forte per mezzi e uomini, ha trion-fato… Un trionfo che, tuttavia, comesi evince dalla lettura del libro del pro-fessor Carità, nonostante l’enormesproporzione esistente tra le parti, nonfu assolutamente facile, ossia la conqui-sta della Sicilia. L’unico lembo d’Italia,ricorda l’Autore, conquistato con learmi, a caro prezzo, con immense per-dite umane, mentre il resto d’Italia di-venne per gli Alleati,, dopo l’8settembre, “territorio amico”.

Una ricerca storica di magistrale bel-lezza come l’ha definita nella sua pre-sentazione il Ten. Col. Palazzo, in forzapresso il Q.G. Dal Molin a Vicenza.Una lettura appassionante, per la ri-cerca della verità storica e l’impo-nente documentazione allegata.Documentazione in alcuni casi “diprima mano” come quella, impo-nente, fornita dal figlio di Frank To-scani, governatore militare di Licata,Gene Toscani, che ha donato all’Au-tore il memoriale del padre, completodi fotografie e filmati d’epoca; do-cumentazione introvabile, come i pre-ziosi e ormai non più secretati,documenti del Piano Husky. Al Piano Husky è dedicato un interes-santissimo e avvincente capitolo con idettagli sull’organizzazione del pianod’invasione alla “Fortezza Europa”con lo sbarco in Sicilia, (nome in co-dice Husky), scelta rispetto all’altroimportante obiettivo militare strate-gico, la Sardegna, (nome in codiceBrimstone) per la sua vicinanza allacosta nordafricana. Per distoglierel’attenzione dalla Sicilia, i servizi se-greti britannici ricorsero alla geniale,ancorché macabra, idea di far ritro-vare sulle rive spagnole il corpo di ungiovane suicida, dopo aver ottenutol’autorizzazione dei familiari, con ladivisa da ufficiale britannico e con in-dosso falsi documenti sul piano disbarco, la celebre operazione Mince-meat. Attraversano questo libro per-sonaggi notissimi che potremmodefinire a vario titolo come “giganti”chi per eccelse doti militari, chi persfrenata ambizione, chi per oscuragrandezza…Sono i nomi di Montgo-mery, Patton, Stalin, Churchill, Eisen-hower…e tanti altri che hanno fattola storia di quegli anni assolutamenteindimenticabili; ci sono gli scono-sciuti combattenti, militari di carriera,o semplici soldati, di ogni fazione,eroici, disciplinati, rassegnati, fedeli;

ci sono i pigmei dell’anima, la verafeccia umana, persone che sotto la di-visa, indossata provvisoriamente e so-prattutto indegnamente, si sonomacchiati di orrori inenarrabili, tut-tora impuniti, a differenza di altri cri-mini compiute dall’opposta fazione.La guerra trae dagli esseri umani, daipoli opposti… tanto l’abnegazione,l’eroismo e il coraggio…tanto quantola vigliaccheria, la turpitudine e lamalvagità. Di queste, soprattutto, èvittima la popolazione civile e di que-sto, con profonda umanità e senso digiustizia, dà conto quest’opera.

A.D.Z.

L’Autore, laureato in Lettere, storico, esperto

di archeologia e di arte antica, è stato per

oltre tre lustri Dirigente Scolastico del pre-

stigioso Liceo “Carlo Montanari” di Ve-

rona. Autore di 25 pubblicazioni, ha

ricevuto numerosi premi e onorificenze, fra

questi il Premio per la Cultura, dalla Pre-

sidenza del Consiglio dei Ministri. Asso-

carri ha pubblicato, S.Ten. Carlo Bagnaresi

M.O.V.M. tratto dalla sua opera “Il Liceo

CARLO Montanari e gli studi magistralia

Verona (1867-2011)” al link

http://www.assocarri.it/Storie%20stra-

ordinarie/Bagnaresi_Carlo.htm

70 anni fa l’assalto degli Alleati alla Siciliadi CALOGERO CARITà - ED. LA VEDETTA - ASS. CULTURALE “I. SPINA”

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varie

Giovanni XXII (Angelo Roncalli),eletto Papa il 28 ottobre 1958, inmeno di cinque anni di pontificatoriuscì ad avviare il rinnovato impulsoevangelizzatore della Chiesa Univer-sale. È ricordato con l'appellativo di"Papa buono". Durante la PrimaGuerra Mondiale operò come Ser-gente Aiutante di Sanità ed al terminedel conflitto fu congedato con il gradodi Tenente Cappellano. Nell’ottobredel 2011 fu nominato Patrono del-l’Esercito.

Giovanni Paolo II (Karol Vojtyla)fu eletto Papa il 16 ottobre 1978. E’stato il primo Papa non italiano dopo455 anni. E’ stato inoltre il primopontefice polacco e slavo della storia.Il suo pontificato è durato 26 anni, 5mesi e 17 giorni ed è stato il terzopontificato più lungo (dopo quello diPio IX e quello tradizionalmente at-tribuito a Pietro apostolo). Particolar-mente vicino ai soldati per i quali haconiato l’espressione “Operatori dellapace”.

Qui potete vedere una foto del Presidente nazionale dell’ANCIGen. C.A. Salvatore Carrara, all’epoca Capo di Stato Maggioredella Forza Europea di Pace (EUROFOR) in occasione di unavisita al Papa Giovanni Paolo II

27 APRILE 2014 A ROMA: LA CERIMONIA DI CANONIZZAZIONE DI DUE GRANDI PAPI: GIOVANNI XXIII E GIOVANNI PAOLO II

Due grandi Papi particolarmentevicini alle Forze Armate

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Le uniformi dei Carristi dalle origini al 2004

Fra le fila rosso-blu si annidano professionalità decisamente straordinarie e singolari. E’ il caso del Ten.Pino Leo, Presidente della Sezione ANCI di Lecce, che ha elaborato delle bellissime immagini delle

Uniformi dei Carristi nel tempo.Proponiamo qui le prime 2 immagini della magnifica raccolta, relative agli albori della nostra Specialità.Nei prossimi numeri della Rivista saranno riprodotte ulteriori immagini fino alla situazione odierna. Leriproduciamo in formato grande per consentire agli appassionati di ricavare eventuali quadretti da ap-pendere nel proprio “angolo dei ricordi”.Una encomiabile iniziativa del Ten. Pino Leo cui va il nostro ringraziamento più sentito nella certezzache le sue artistiche immagini saranno graditissime da tutti i lettori delle Rivista.

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Pen

sier

iR

osso

Blu

“Sotto questi simboli, molte genera-

zioni hanno forgiato il loro carat-

tere; forte come lo Spirito di Corpo,

duro come l'acciaio dei cingoli dei

loro carri.” Gregorio D’Ostuni

“... siamo uomini di pace addestrati per la guerra ...”. Roberto La Paglia

“Potessi fermare il tempo, lo fermerei al 1997 e restare nei Carristi per sempre”.

Max De Viti

“Come l'attaccamento ai propri genitori prepara i figli alle relazioni sociali

future, così l'attaccamento naturale alla propria Patria prepara il cittadino al-

l'apertura verso l'Umanità nel suo complesso. Il primo sarà "speciale", il secondo

"sociale".” Stefano Salmè

“... sottolineo che: non siamo in una Associazione Nazionale di “ex Carristi” ma,

"SIAMO UNA ASSOCIAZIONE CARRISTI". Pasquale Cerminara

“… Le Associazioni d'Arma le uniche che riescono conservare e tramandare con

orgoglio il passato glorioso di chi ci ha preceduto, hanno bisogno di uomini pronti

a cogliere il "testimone"tramandarlo ai posteri. Invito i veri Carristi, quelli che

si sentono integrati in un grande "equipaggio" e non quelli che si etichettano

come tali senza fare nulla…li invito a prendere contatto con l'Associazione più

vicina al luogo dove vivono direttamente o per il tramite dell'Assoarma.it. Ra-

gazzi! Abbiamo bisogno di voi!! Altrimenti vedo nell'orizzonte profilarsi l'estin-

zione...Chi avrà il coraggio carrista di farlo? Chi coglierà questo accorato

appello?”. Giancarlo Bertola

“Per ogni caserma demolita...sempre meno veri uomini nella vita!”.

Antonio Tonon

“Il servizio militare, in un modo o nell'altro, ti cambiava e ti formava. A volte

guardo dei ragazzini di 18…19 anni di oggi, mi sembrano dei bambini ca-

pricciosi. Con la leva a 18…19 eri, o comunque diventavi, UOMO”

Daniele Pomposelli

“Indossare le stellette non significa esser pronti a fare la guerra, ma esser pronti

a prestare la propria opera al servizio della Patria.” (Militari prestati alla

vita civile)

Pensieri Rosso Blucomparsi sul sito www.assocarri.it

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