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Bimestrale di astronomia Anno XXXVIII Settembre-Ottobre 2012 Organo della Società Astronomica Ticinese e dell’Associazione Specola Solare Ticinese 220 Meridiana

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Bimestrale di astronomiaAnno XXXVIII Settembre-Ottobre 2012

Organo della Società Astronomica Ticinese e dell’Associazione Specola Solare Ticinese

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Meridiana

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RESPONSABILI DELLE ATTIVITÀ PRATICHEStelle variabili:A. Manna, La Motta, 6516 Cugnasco(091.859.06.61; [email protected])Pianeti e Sole:S. Cortesi, Specola Solare, 6605 Locarno(091.756.23.76; [email protected])Meteore:B. Rigoni, via Boscioredo, 6516 Cugnasco(079-301.79.90)Astrometria:S. Sposetti, 6525 Gnosca (091.829.12.48;[email protected])Astrofotografia:Dott. A. Ossola, via Ciusaretta 11a, 6933 Muzzano(091.966.63.51; [email protected])Strumenti:J. Dieguez, via Baragge 1c, 6512 Giubiasco(079-418.14.40; [email protected])Inquinamento luminoso:S. Klett, Drossa, 6809 Medeglia(091.220.01.70; [email protected])Osservatorio «Calina» a Carona:F. Delucchi, Sentée da Pro 2, 6921 Vico Morcote(079-389.19.11; [email protected])Osservatorio del Monte Generoso:F. Fumagalli, via alle Fornaci 12a, 6828 Balerna([email protected])Osservatorio del Monte Lema:G. Luvini, 6992 Vernate (079-621.20.53)Sito Web della SAT (http://www.astroticino.ch):M. Cagnotti, Via Tratto di Mezzo 16a, 6596 Gordola(079-467.99.21; [email protected])Tutte queste persone sono a disposizione dei soci edei lettori di “Meridiana” per rispondere a domandesullʼattività e sui programmi di osservazione.

MAILING-LISTAstroTi è la mailing-list degli astrofili ticinesi, nellaquale tutti gli interessati allʼastronomia possonodiscutere della propria passione per la scienza delcielo, condividere esperienze e mantenersi aggiorna-ti sulle attività di divulgazione astronomica nel CantonTicino. Iscriversi è facile: basta inserire il proprio indi-rizzo di posta elettronica nellʼapposito form presentenella homepage della SAT (http://www.astroticino.ch).Lʼiscrizione è gratuita e lʼemail degli iscritti non è dipubblico dominio.

CORSI DI ASTRONOMIALa partecipazione ai corsi dedicati allʼastronomia nel-lʼambito dei Corsi per Adulti del DECS dà diritto ai socidella Società Astronomica Ticinese a un ulterioreanno di associazione gratuita.

TELESCOPIO SOCIALEIl telescopio sociale è un Maksutov da 150 mm diapertura, f=180 cm, di costruzione russa, su unamontatura equatoriale tedesca HEQ/5 Pro munita diun pratico cannocchiale polare a reticolo illuminato esupportata da un solido treppiede in tubolare di accia-io. I movimenti di Ascensione Retta e declinazionesono gestiti da un sistema computerizzato(SynScan), così da dirigere automaticamente il tele-scopio sugli oggetti scelti dallʼastrofilo e semplificaremolto la ricerca e lʼosservazione di oggetti invisibili aocchio nudo. È possibile gestire gli spostamentianche con un computer esterno, secondo un determi-nato protocollo e attraverso un apposito cavo di colle-gamento. Al tubo ottico è stato aggiunto un puntatorered dot. In dotazione al telescopio sociale vengonoforniti tre ottimi oculari: da 32 mm (50x) a grandecampo, da 25 mm (72x) e da 10 mm (180x), con bari-letto da 31,8 millimetri. Una volta smontato il tubo otti-co (due viti a manopola) e il contrappeso, lo strumen-to composto dalla testa e dal treppiede è facilmentetrasportabile a spalla da una persona. Per lʼimpiegonelle vicinanze di una presa di corrente da 220 V è indotazione un alimentatore da 12 V stabilizzato. È poipossibile lʼuso diretto della batteria da 12 V di unʼau-tomobile attraverso la presa per lʼaccendisigari.Il telescopio sociale è concesso in prestito ai soci chene facciano richiesta, per un minimo di due settimaneprorogabili fino a quattro. Lo strumento è adatto acoloro che hanno già avuto occasione di utilizzarestrumenti più piccoli e che possano garantire serietàdʼintenti e una corretta manipolazione. Il regolamentoè stato pubblicato sul n. 193 di “Meridiana”.

BIBLIOTECAMolti libri sono a disposizione dei soci della SAT edellʼASST presso la biblioteca della Specola SolareTicinese (il catalogo può essere scaricato in formatoPDF). I titoli spaziano dalle conoscenze più elemen-tari per il principiante che si avvicina alle scienze delcielo fino ai testi più complessi dedicati alla raccolta eallʼelaborazione di immagini con strumenti evoluti.Per informazioni sul prestito, telefonare alla SpecolaSolare Ticinese (091.756.23.76).

QUOTA DI ISCRIZIONELʼiscrizione per un anno alla Società AstronomicaTicinese richiede il versamento di una quota indivi-duale pari ad almeno Fr. 30.- sul conto correntepostale n. 65-157588-9 intestato alla SocietàAstronomica Ticinese. Lʼiscrizione comprende lʼabbo-namento al bimestrale “Meridiana” e garantisce i dirit-ti dei soci: sconti sui corsi di astronomia, prestito deltelescopio sociale, accesso alla biblioteca.

SOCIETÀ ASTRONOMICA TICINESEwww.astroticino.ch

N. 220 (settembre-ottobre 2012)

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Editoriale

Questa volta lʼAstronotiziario che apre la rivista comprende diecicontributi in forma abbastanza telegrafica, ricavati, come da qual-che mese, dal sito italiano “Urania”. In seguito trovano posto bendieci pagine con la continuazione e la fine del lavoro del collabo-ratore della Specola Solare, Mario Gatti, sullʼattività solare e i suoiinflussi sui vari fenomeni terrestri. Sempre con soggetto il Sole,pubblichiamo una sintesi del lavoro che ha conseguito ex-aequo ilsecondo premio del concorso Fioravanzo 2011: lʼautrice è unamaturanda del Liceo di Lugano 1. Lʼaltro lavoro, dovuto a una stu-dentessa del sopra citato Mario Gatti, troverà posto sul prossimonumero di “Meridiana”. Inutile dire che il soggetto sarà sempre ilSole.Lʼintervista che segue fa riferimento alle interessanti iniziative didivulgazione astronomica che vedono coinvolto il Comune ligure diPerinaldo, iniziative già citate in un articolo sulla precedente“Meridiana”. Queste notizie potrebbero invogliare qualche nostrolettore a visitare quel Comune, non molto distante dal Ticino, perpoi farne una relazione da pubblicare sulla nostra rivista.Prima delle abituali rubriche, pubblichiamo integralmente la rela-zione dellʼassemblea 2012 del Gruppo Insubrico Astronomico delMonte Generoso che ci ha inviato il coordinatore Luigi Ferioli.

Redazione:Specola Solare Ticinese6605 Locarno MontiSergio Cortesi (direttore), Mi cheleBianda, Marco Cagnotti, PhilippeJetzer, Andrea MannaCollaboratori:A. Cairati, A. McLeod, S. SposettiEditore:Società Astronomica TicineseStampa:Tipografia Poncioni SA, LosoneAbbonamenti:Importo minimo annuale:Svizzera Fr. 20.-, Estero Fr. 25.-C.c.postale 65-7028-6(Società Astronomica Ticinese)La rivista è aperta alla colla bo ra zio ne deisoci e dei lettori. I lavori inviati sarannovagliati dalla redazione e pubblicati secondolo spazio a disposizione. Riproduzioni par-ziali o totali degli articoli sono permesse,con citazione della fonte.Il presente numero di “Meridiana” èstato stampato in 1.100 esemplari.

CopertinaLa Nebulosa Velo ripresa da Matteo Quadri da Vezia, sotto unlampione triste, il 12 dicembre 2010.Ripresa: Newton GSO 200/800, baader MPCC, filtro CLSastronomik,EOSs 400D modificata, SW acquisizioneAstroclick 3.2 + Dithermaster.Guida: W.O. 66sd, focale388mm, webcam Philips Vesta PVCK690, PHD GuidingMontatura: Celestron CGEMPose: 7 x 6 minuti ISO 800, nodark, flat, bias.

SommarioAstronotiziario 4Space Weather 8Il periodo di rotazione del Sole 19Intervista a Marina Munzi 22Assemblea annuale del GIA del 14.7.2012 26Con lʼocchio allʼoculare… 29Effemeridi da marzo a maggio 2012 30Cartina stellare 31

La responsabilità del contenuto degli articoli è esclusivamente degli autori.

PLUTONE NE HA 5

Sarà anche piccolo, più piccolo dellanostra Luna, ma non è per le dimensioni chePlutone può considerarsi superiore aMercurio, Venere, Marte e perfino alla Terra.Pur essendo un pianeta nano, ha una fami-glia di lune intorno a sé: Mercurio e Venerene sono privi, Marte ne ha soltanto due e laTerra una. Quanti oggetti rocciosi orbitanointorno a Plutone? Oltre a Caronte, Idra eNotte, ne era stato scoperto un altro nel2011, denominato P4. Ora se ne aggiunge unquinto, P5, individuato grazie alle osserva-zioni del telescopio Hubble. Questa luna hauna forma irregolare con un diametro fra i 10e 25 Km, ruota intorno a Plutone seguendounʼorbita circolare con un diametro di circa95ʼ000 Km.

ATTRAVERSANDO LA FRONTIERAÈ lʼoggetto costruito dallʼuomo che si è

spinto in assoluto più lontano: si tratta diVoyager 1, la sonda lanciata nel 1977 che

attualmente si trova a più di 18 miliardi di Kmdalla Terra. In questa fase del suo viaggio staattraversando una importante frontiera delSistema solare: sta uscendo dallʼeliosfera,una sorta di enorme guscio protettivo gene-rato e gonfiato dal Sole con lʼazione del ventosolare. Al di fuori di questo guscio, la sondasarà esposta a una maggiore incidenza diraggi cosmici, particelle subatomiche caricheemesse dalle stelle, esplosioni di supernovaee altri eventi. Una maggiore esposizione aquesti raggi era già stata registrata a partiredal 2009, ma più di recente, dallo scorsomaggio, si è riportato un incremento del 5%in una settimana e del 9% nel corso delmese. Cosa aspetta la Voyager quando saràcompletamente uscita dallʼeliosfera, lì dovenessun altra sonda è mai stata?

ASTEROIDI DA NON PERDERE DI VISTA

Chiudere un occhio quando si stannomonitorando gli asteroidi potenzialmentepericolosi per la Terra, non è proprio unabuona idea. Eppure è quanto sembra chestia per succedere, per questioni di fondi,allʼunica postazione dellʼemisfero australededicata a questo tipo di osservazioni nel-lʼambito del Catalina Sky Survey.Significherebbe diventare parzialmente cie-chi in un ambito di ricerca che richiede inve-ce una vista acuta e molto attenta.Lʼargomento “asteroidi pericolosi”, tuttavia,sembra stare a cuore allʼindustria privata: èdi questi giorni lʼannuncio della FondazioneB612 che intende progettare, costruire e lan-ciare il primo telescopio spaziale privato. Sichiamerà Sentinel e la sua missione saràappunto trovare oggetti che possono rappre-sentare un pericolo, prima che questi trovino

a cura di Urania

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Astronotiziario

noi. Per un occhio che (forse) si chiude, unonuovo si aprirà.

UN NUOVO, PICCOLO PIANETA

Scoprire un nuovo pianeta mentre sene sta studiando un altro: è quanto è succes-so ai ricercatori dellʼUniversità della FloridaCentrale. La loro attenzione era puntata suGJ 436b, un pianeta delle dimensioni delnostro Nettuno, in orbita intorno a una stellanana rossa, a 33 anni luce da noi.Analizzando i dati raccolti, ottenuti grazie altelescopio spaziale Spitzer, sensibile agliinfrarossi, si è notato che intorno a quellastessa stella gira anche un altro pianeta.Denominato UCF-1.01 (altra sigla non facileda memorizzare) il pianeta sarebbe più pic-colo della Terra, e molto vicino alla sua stel-la, tanto vicino che per fare un giro completoimpiega appena un giorno e mezzo. Si stimache sulla sua superficie la temperatura supe-ri i 500 gradi: e questo ne fa un piccolo,nuovo mondo decisamente inospitale.

FULMINI SU SATURNO

Su Saturno il gas si agita e si rimesco-la, scatenando talvolta enormi perturbazioni

visibili anche dallo spazio, come è successo,ad esempio, un paio di anni fa, quando nelsuo emisfero nord era comparsa una sorta dipennellata più chiara, una imponente tempe-sta gassosa. Ai sistemi nuvolosi in movimen-to, tuttavia, siamo abituati ad associare i ful-mini e anche questi non mancano suSaturno. In questi giorni sono state pubblica-te alcune immagini ottenute lʼanno scorsodalla sonda Cassini: il filtro blu utilizzatomette in evidenza la presenza di una zonailluminata nellʼalta atmosfera del pianeta: haun diametro di circa 200 km e si stima chelʼenergia della scarica associata, durata unsecondo, sia di 3 miliardi di watt. Anche suSaturno i fulmini avrebbero origine in queglistrati dellʼatmosfera in cui le goccioline dʼac-qua ghiacciano, come avviene sulla Terra.

UNA GALASSIA TROPPO VECCHIA

È decisamente estesa e con una incon-fondibile forma a spirale: è una galassia, è

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simile alla nostra, la Via Lattea, e di galassiecosì ce ne sono molte. Solo che questa,secondo gli astronomi, non dovrebbe esiste-re. Il motivo? È troppo vecchia. Si stima cheabbia quasi 11 miliardi di anni: questo larende la più vecchia galassia a spirale sco-perta finora. Individuato grazie al telescopiospaziale Hubble, questo immenso sistemastellare, denominato BX442, si sarebbe for-mato pochi miliardi di anni dopo il Big Bang,troppo presto perché ci fossero le condizioniadatte alla formazione di questo tipo di galas-sie. Lo studio di questa antenata servirà acalibrare meglio le attuali teorie sulla morfo-logia e lʼevoluzione delle galassie nel nostroUniverso.

IL CRATERE PIUʼ VECCHIO

Qual è il cratere più vecchio dellaTerra? Domanda difficile, visto che buonaparte dei crateri sono spariti per lʼerosionedei venti, delle piogge, per la crescita dellavegetazione o per i normali movimenti delsuolo. Ora un gruppo di ricerca è riuscito arisalire alle dimensioni e al periodo di forma-zione di un cratere situato in Groenlandia. Esono venuti fuori numeri record. Il craterenon è visibile in superficie, per questo è statonecessario utilizzare le osservazioni deisatelliti e studiare le rocce presenti in quel-lʼarea. Secondo i risultati il cratere risale a tremiliardi di anni fa, il che lo rende il più vec-chio tra quelli finora conosciuti sulla Terra.Inoltre allʼorigine il cratere era esteso 500chilometri e profondo almeno 25. Questosignifica che il corpo roccioso che lo prodottocolpendo la Terra doveva essere molto gran-de, con un diametro di ben 30 chilometri.Impatti come questo avevano effetti deva-

stanti, provocando estinzioni di massa. Pernostra fortuna sono finiti i tempi in cui la Terraera bombardata da oggetti così grandi

CHE DISORDINE!I pianeti si formano in modo ordinato o

confusionario? Sino a pochi anni fa si pensa-va che la formazione avvenisse sempre inmodo ordinato, allʼinterno di grandi nubi digas e polveri in rotazione attorno a una stel-la. Ogni pianeta con la sua orbita e tutte leorbite che stanno su uno stesso piano. Poitutto è cambiato con la scoperta di altri siste-mi planetari oltre al nostro, nei quali spesso ipianeti più grandi, i giganti gassosi, girano suorbite disordinate e su piani diversi. Da qui ladomanda: in questi sistemi il disordine cʼerafin dallʼinizio? O si è creato solo dopo, pereffetto delle reciproche perturbazioni gravita-zionali tra i pianeti? Negli ultimi tempi laprima ipotesi, quella della formazione disordi-nata fin dallʼorigine, ha acquisito sempre piùpunti, tanto da sembrare la regola. Ma ora iltelescopio spaziale Kepler riapre la partita.Le sue osservazioni hanno individuato unsistema formato da tre pianeti giganti gasso-si che al contrario delle aspettative, giranoattorno allo loro stella su orbite regolari, tuttesu uno stesso piano. A meno che non si trat-

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ti di unʼimprobabile eccezione, la scoperta facosì riguadagnare terreno alla seconda ipo-tesi, quella della formazione allʼinizio ordina-ta ma poi scompaginata dalle reciproche per-turbazioni gravitazionali tra i pianeti.

MEGLIO IN COPPIA

Si pensava che per la maggior partefossero single, invece, secondo un nuovostudio, sarebbe vero il contrario: le grandistelle, la cui massa supera di almeno 15 voltequella del nostro Sole, preferiscono la vita dicoppia. I risultati di una campagna osservati-va che ne ha analizzate 71, situate inammassi aperti allʼinterno della nostra galas-sia, mostrano che il 70% di esse ha una stel-la compagna: ciò permette di fare considera-zioni generali, che portano a concludere chela stessa cosa valga per un numero inaspet-tatamente alto di grandi stelle . Essere incoppia, appartenere cioè a un sistema bina-rio, significa risentire della reciproca attrazio-ne gravitazionale e subire significativi cam-biamenti fisici. Esplodendo come superno-vae, rilasciano nello spazio circostante tuttigli elementi chimici sintetizzati durante la lorocarriera, formando nubi di gas e polveri dacui si formeranno nuove stelle. Regolano,quindi, lʼevoluzione stessa delle galassie cuiappartengono. Sapere che il loro percorsoevolutivo è stato condizionato dalla presenzadi una stella compagna, serve a perfezionarenon solo le teorie sullʼevoluzione stellare maanche i modelli sullo sviluppo delle galassie.

VORAGINE MARZIANA

Se mai dovessimo trovarci a passeg-giare su Marte, faremo meglio a stare alla

larga dal cratere fotografato dalla sondaMRO, sulle pendici del vulcano Pavoni Mons.Potremmo scivolare al suo interno, fino araggiungerne il centro dove si apre una vora-gine, una caverna buia, facendo un lungo

salto nel vuoto. Dallʼalto appare come unpozzo naturale sulla superficie del pianeta:largo 35 metri, a giudicare dalle ombre pro-iettate al suo interno potrebbe esserne pro-fondo 20. Ma quale può essere la struttura diquesta cavità sotterranea e quali processigeologici hanno portato alla sua formazione?Sono questioni su cui indagare, di sicurointeresse visto che si tratta di una porta aper-ta sul sottosuolo marziano.

Abbiamo ricevuto lʼautorizzazione di pub-blicare di volta in volta su “Meridiana” unascelta delle attualità astronomiche conte-nute nel sito italiano “Urania” a cura degliastronomi Luca Nobili ed ElenaLazzaretto.

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Mario Gatti

Seconda parte

Space Weather

Si può dimostrare che esiste una fre-quenza critica delle onde radio, che di fattodivide il dominio delle altre frequenza in dueparti:- per frequenze inferiori alla frequenza critica

si ha una incondizionata riflessione, qua-lunque sia lʼangolo di incidenza dellʼonda.

- per frequenze superiori alla frequenza criti-ca, la riflessione avviene solamente sottoun certo angolo di incidenza, dipendentedalla frequenza e in ogni caso mai per fre-quenze superiori a 3-3.5 volte la frequenzacritica.

La frequenza critica funziona quindi daseparatore tra le onde che possono esseretrasmesse utilmente e quelle che invece nonsono riflesse dalla ionosfera, che si compor-ta nei loro confronti come un mezzo traspa -rente. Quanto affermato fin qui viene stravol-to dallʼarrivo di un vento solare particolar-mente veloce, magari prodotto unitamente aCME in direzione geoeffettiva (cioè diretteverso la Terra). In questi casi si possonoinstaurare diversi meccanismi di disturbodella ionosfera, tra i quali quello della cosid-detta “riconnessione di carica” fra gli elettro-ni trasportati dal vento solare e le specie ioni-che positive presenti nella ionosfera. Questeultime possono venire neutralizzate daglielettroni e quindi la densità dei portatori dicarica, che chiameremo N, tende a diminuirein quanto si formano in misura sempre mag-giore gli ENA (Electric Neutral Atoms) o atomielettricamente neutri, che quindi non posso-no contribuire alla conduzione elettrica delplasma ionosferico. Come risultato, in primaapprossimazione, visto che la frequenza cri-tica è proporzionale a N, la stessa tende adiminuire a sua volta quindi si abbassa lasoglia della capacità della ionosfera di riflet-

tere totalmente le onde radio e, in ultima ana-lisi, si abbassa la soglia della trasmissibilitàin frequenza delle onde stesse. Frequenzeche prima potevano essere impiegate per latrasmissione ora possono essere completa-mente “accecate”. È questa una delle possi-bili cause dei black-out radio associati alletempeste di radiazione prodotte dalle parti-celle energetiche provenienti dal Sole.

Per finire, occupiamoci ora dellʼesten-sione nello spazio del campo magnetico ter-restre, detto “geomagnetico”. Questo siestende in una zona ideale, detta “magneto -sfera”, nella quale lʼandamento delle linee dicampo sarebbe, se la Terra fosse isolata nellospazio, del tutto simile a quella di un magne-te a sbarra con una semplice bipola rità. Lamagnetosfera è invece fortemente influenza-ta dalla presenza del Sole e soprattutto dalcontinuo arrivo di vento solare. Questo flussodetermina infatti uno “schiacciamento” dellamagnetosfera nella sua parte rivolta al Sole,con conseguente formazione di unʼonda dʼur-to chiamata come al solito bow-shock magne-tosferico, mentre dalla parte opposta al Sole

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Campo Magnetico della Terra: la parte versoil Sole è fortemente deformata dallʼarrivo delvento solare. Dalla parte opposta si estendela lunghissima “coda magnetica”. (Cortesia:

Hawaii.edu)

la magnetosfera assume una forma allungata,“stirata”, chiamata coda magnetica o “magne-totail”. Anche nella magnetosfera esiste unazona di “fodera di turbolenza” (magnetoshe-ath), tra il bow-shock magnetosferico e il con-fine ideale della magnetosfera dalla parterivolta al Sole, chiamata “magnetopausa”.Questo modello del campo geomagneticonon è per nulla statico: può variare su unascala che va da alcune ore ad alcuni giorni esegue lʼandamento dellʼattività solare.Ovviamente eventi improvvisi e particolar-mente energetici che si verificano sul Sole(Flare, CME, ecc.) possono influenzare inmodo a volte drammatico la magnetosfera.

Lʼestensione della magnetosfera va dauna decina o poco più di raggi terrestri (unraggio terrestre è pari a circa 6370 chilome-tri) nella direzione verso il Sole, fino a diver-se decine di raggi terrestri in direzione oppo-sta, lungo la magnetotail. Tutto questo è rife-rito a condizioni di Sole quieto. Le perturba-zioni prodotte da eventi solari possono farvariare anche di molto queste scale di lun-ghezza.

Tempeste solari

Il termine “tempesta solare” richiamaimmediatamente alla mente qualcosa di ca -tastrofico che avviene sul Sole. E invece no.Il Sole ne è la causa, ma gli effetti sono quida noi, sulla Terra. Per cui sarebbe meglioparlare di tempeste prodotte dal Sole, chia-rendo subito bene che durante queste tem-peste non piove acqua, ma caso mai particel-le e nemmeno tira vento, escludendo quellosolare. Inoltre per difendersi non basta uncomune ombrello, come durante un fortetemporale. Un ombrello naturale per la Terra

cʼè e si chiama magnetosfera, solo che inalcuni casi non trattiene la “pioggia” e si faspezzare dal “vento”. E allora arriva la “tem-pesta”. E ce ne sono di diversi tipi: geoma -gnetiche, di radiazione, blackout radio. Quasiper consuetudine il termine tempesta però èassociato di preferenza al primo tipo, checoinvolge in modo diretto il campo magneticoterrestre. È bene mettere in chiaro subito unacosa: noi tratteremo questi eventi in manieraforzatamente semplice e schematica, sepa-randoli gli uni dagli altri. Ma si deve sapereche molto spesso i loro effetti si presentanosimultaneamente e non sempre è facile indi-viduare quale causa abbia prodotto ciò che èaccaduto.

Tempeste geomagnetiche

Le tempeste geomagnetiche sono dovute anotevoli disturbi nella magnetosfera prodottidal vento solare. Qualcuno potrebbe obiet -tare che il vento solare è continuamenteemesso dal Sole, per cui la Terra dovrebbeessere sempre sottoposta a tempeste geo-magnetiche. Invece quelle veramente tali siverificano ogni tanto, più spesso quando ilSole è vicino al massimo di attività e, abba-stanza curiosamente, le più intense sonoinvece più probabili quando la stella si trovain una fase discendente del ciclo. In effetti ilvento solare da solo non basta. Ci voglioalcune condizioni, delle concause, che si ve -rificano tutte assieme, per avere degli effettidi una certa rilevanza. La “tempesta geoma-gnetica perfetta” dipende essenzialmente daquattro fattori:1. il vento solare deve raggiungere velocitàelevate, anche oltre i 1000 chilometri al se-condo,

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2. il suo flusso deve essere direzionato inmodo geoeffettivo, cioè deve essere di -stribuito con simmetria centrale rispetto allaTerra, in altre parole, deve essere in “rotta dicollisione” con il nostro pianeta,3. deve avere densità, pressione e tempe-ratura elevate,4. il campo magnetico interplanetario (IMF)deve avere una particolare caratteristica diorientazione relativamente a quello dellaTerra. Questa situazione è chiamata in ingle-se “southward” e sta a significare che i duecampi assumono orientamenti opposti.

Una CME associata a un flare di classeelevata (M o X: i flare sono suddivisi in clas-si secondo la potenza emessa, quelli di clas-se M e/o X sono i più “energetici”) è sicura-mente lʼindiziata principale per produrrevento solare veloce, denso e caldo. Peròdeve essere ben direzionata: se emessamolto al di fuori del piano equatoriale delSole ben difficilmente i suoi effetti potrannoinfluenzare la Terra. Le origini dellʼorientazio-ne southward del campo magnetico che viag-gia con lei invece sono oggetto di studio e latrattazione qui sarebbe troppo complicata.Certo è che non sempre la quarta condizionesi verifica, pur in presenza delle prime tre egli effetti finali sono conseguentemente ridot-ti. Per fare un esempio, nei primi giorni dimarzo del 2012 un paio di flare di classe X equasi una decina di classe M si sono verifica-ti e contemporaneamente sono state emessealcune CME in direzione geoeffettiva. Laresponsabile di questa attività (che ha fattomolto “rumore” sui media ed è stata ribattez-zata subito la “women day storm”, tempestadel giorno delle donne, perché i suoi effetti sisono sentiti sulla Terra attorno allʼ8 e al 9Marzo), è stata una regione attiva, battezza-

ta NOAA 11429. Vedremo tra poco cosa vuoldire NOAA, per ora ci basti sapere che tra lealtre cose questi signori si divertono a nume-rare le regioni attive solari fin dal 1971.Lʼimputata si trovava in direzione quasi geo-effettiva nellʼemisfero Nord ma ancora abba-stanza lontana dal meridiano centrale delSole. Questa regione aveva al suo interno ungrosso gruppo di macchie, potenzialmente ingrado di causare fenomeni fortemente ener-getici, ma quella che è mancata è stata pro-prio lʼorientazione del campo associato alleCME, che non si è mai presentato nel versogiusto. Ecco perché gli effetti prodotti dalla“tempesta della festa della donna” sono statirilevanti sì, ma non certo di portata eccezio-nale. Invece nel 1859 Richard Carrington, unastronomo britannico, osservò casualmenteun brillamento (la controparte in luce visibiledi un flare coronale) intenso e dopo pochigiorni sulla Terra successe di tutto, segnoche le quattro condizioni contribuirono tutteinsieme a produrre una grande tempesta,probabilmente la più intensa mai osservata.

È un poʼ come nelle malattie cardiova-scolari: se uno è obeso, fuma, è stressato,iperteso e ha la colesterolemia a livelli stella-ri è un candidato ideale al ricovero in unʼuni-tà coronarica. Basta che smetta di fumare e ilrischio diminuisce subito e non di poco. Sepoi dimagrisce è meglio ancora.

Prima di passare a descrivere i possibi-li effetti di una tempesta geomagnetica, cer -chiamo di capire almeno a grandi linee comesi genera. Se il vento solare ha le giustecaratteristiche, è possibile che riesca a“bucare” la magnetosfera, passando attraver-so la magnetopausa ed entrando nellʼatmo-sfera terrestre nella parte chiamata ITM(ionosfera, termosfera, mesosfera). Qui gli

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ioni del vento solare interagiscono fortemen-te con il plasma ionosferico e in particolarecon la cosiddetta “corrente ad anello equato-riale”. Questʼultima è prodotta da particellecariche, principalmente elettroni del plasma,costretti dal campo magnetico terrestre suuna traiettoria praticamente circolare quasinel piano equatoriale del pianeta.

Esiste unʼipotesi, detta della “collisionecon scambio di carica”, secondo la qualelʼaumento della concentrazione di ioni H+presenti nel vento solare passato oltre lamagnetopausa induce una progressiva neu-tralizzazione (per cattura) degli elettroni dellacorrente ad anello, con formazione di atomidi idrogeno neutri, gli ENA di cui si parlavaprima. Quindi, in seguito a una collisione, lacarica di un elettrone passa sullo ione H+neutralizzandolo. La corrente ad anello aquesto punto diminuisce notevolmente diintensità, quindi varia e per induzione elettro-magnetica produce un aumento della compo-nente del campo magnetico terrestre che sitrova nel piano equatoriale. Questa variazio-ne di campo magnetico produce a sua voltaaltre correnti indotte che possono ma -nifestarsi anche al suolo e, come vedremo,provocare problemi anche importanti allelinee elettriche civili.

Le CME non sono le uniche possibilicause di tempesta geomagnetica. Anche ibuchi coronali, che emettono vento solareveloce possono essere coinvolti, però esisteuna differenza sostanziale: essendo legatialla rotazione solare, i buchi coronali produ-cono quasi sempre tempeste ricorrenti, conuna periodicità tipica del Sole, cioè quella diuna rotazione di Carrington (circa 27,5 gior-ni). Queste tempeste ricorrenti difficilmentesuperano i gradi più bassi della scala in cui

sono classificate e che vedremo più avanti.Le emissioni coronali di massa, che però nonsempre sono associate a flare di classi ener-getiche elevate, sono quasi sempre le causeprimarie delle tempeste più intense.

Ma cosa succede sulla Terra quandoarriva una bella geomagnetic storm, come lachiamano gli anglosassoni? Qualcosa disicuramente molto bello e potenzialmentemolto pericoloso, sempre in rapporto con lʼin-tensità del fenomeno. La bellezza si esprimenelle aurore polari, prodotte dallʼemissione diluce di colori diversi a seconda delle specieioniche presenti nel plasma ionosferico,quando entra in collisione con il plasma delvento solare. Sono visibili normalmente adalte latitudini, anche se nelle tempeste piùintense si possono manifestare molto al disotto dei poli (nel 1859 furono osservateaddirittura ai tropici). Originano dai poli (quel-li magnetici, non quelli geografici), sia daquello Nord sia da quello Sud. Infatti le parti-celle del vento solare vengono letteralmentetrascinate lungo le linee del campo geoma -gnetico che passano proprio dai poli magne-tici terrestri, dove tra lʼaltro il campo è anchepiù intenso. Questo vale sia per le particelleche penetrano attraverso la magnetopausadalla parte del Sole, sia per quelle che ven-gono inizialmente convogliate dalla parteopposta e poi in un secondo tempo reincana-late verso la Terra in forza di unʼonda dʼurtosecondaria prodotta da una riconnessionemagnetica. Questi sono gli effetti decisamen-te più spettacolari: meglio invece non speri-mentare quelli distruttivi delle tempestemagnetiche, che consistono nel possibiledanneggiamento delle linee elettriche conconseguenti blackout, prodotto dalle correntiindotte al suolo dalle perturbazioni del campo

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magnetico. Se queste dovessero interessarecentrali di trasformazione e di distribuzione,la riparazione dei danni potrebbe richiederemolti giorni, forse addirittura mesi. I danni, ditutti i tipi, ma soprattutto economici, sarebbe-ro incalcolabili, per non parlare del blocco deirifornimenti (le pompe di benzina non vannoa carbone…), dei macchinari sanitari… Nonci vuole molta fantasia per arrivare a descri-vere uno scenario che potrebbe davveroessere molto, molto serio. Chiaro quindi chesi dovrebbe tentare di prevedere certi eventie se possibile stu diare un piano di emergen-za, ma di questo ci occuperemo nellʼultimasezione.

Le tempeste geomagnetiche sono clas-sificate secondo una scala studiata dalNOAA (National Oceanic and AtmosphericAdministration) che prevede 5 livelli.Lʼintensità è stabilita in base ai valori assuntida un parametro medio calcolato a Terra da13 Osservatori sparsi in tutto il mondo e detto“indice geomagnetico planetario”, indicatocon il simbolo Kp. Questo viene utilizzato dalSWPC (Space Weather Prediction Center,centro previsionale dello space weather) delNOAA per classificare le tempeste geoma -gnetiche e il loro possibile impatto sullaTerra, dalle aurore ai guasti delle linee elettri-che o altro. Se Kp è compreso tra 0 e 3 si èin condizioni di quiete. Un valore di Kp pari a4, magari prolungato per più periodi tempora-li detti “sinottici” (intesi come intervalli di treore ciascuno) porta a una situazione chiama-ta “unsettled” che letteralmente vuol dire agi-tato, sconvolto. Dal valore 5 in su si ha lacondizione di “storm”. Le tempeste sonoclassificate come G1 per Kp pari a 5, G2 perKp pari a 6, G3 per Kp pari a 7, G4 per Kppari a 8 e G5 per Kp pari a 9. La classifica-

zione reale viene attribuita tenendo contoanche del fatto che un certo valore di Kp per-duri per più di un periodo sinottico. Ognigrado (G sta chiaramente per “Geoma -gnetic”) è accompagnato da un aggettivo:“minor, moderate, strong, severe, extreme”,cioè minore, moderato, forte, severo e estre-mo. Tanto per intenderci, gli effetti della“women day storm”, nonostante gli strombaz-zamenti dei media, hanno raggiunto, ma nonsuperato, il grado G3. La Terra si è bevutaqualche bicchierino di attività solare, masenza ubriacarsi nel modo più assoluto.

Tempeste di radiazioneEcco un altro esempio di un termine

che va spiegato per non capire male le cose.In effetti anche il corrispondente inglese,“radiation storm”, ha lo stesso significato, maalcuni autori preferiscono chiamare questifenomeni SEP, che sta per “Solar EnergeticParticles” o particelle energetiche solari.Chiaro quindi che in questo caso il termine“radiazione” non si riferisce alla luce, mapiuttosto al flusso di particelle, principalmen-te protoni ed elettroni, emessi, irradiatiappunto, dal Sole verso la Terra e misuratocon unʼunità chiamata pfu o “particles fluxunit”. Che gli effetti nocivi sia per certe tecno-logie sia per la salute umana siano più omeno gli stessi di quelli di unʼesposizione auna vera radiazione ionizzante (come i raggix o gli UV estremi) giustifica forse lʼutilizzodel termine. Va anche detto che queste parti-celle, di solito molto energetiche, al momen-to in cui collidono con lʼatmosfera terrestresubiscono una brusca decelerazione, in con-seguenza della quale vengono emessi deiraggi x o UV ad alta energia. Non a caso que-sto fenomeno è conosciuto in fisica con un

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termine tedesco (sì, per una volta tanto, nien-te inglese), detto “Bremsstrahlung” che signi-fica “radiazione di frenamento” e dovrebbeesserne chiaro il motivo. Quindi a conti fattisarebbe meglio parlare di “tempeste di parti-celle”, ma anche il termine “tempeste diradiazione” ci può stare. E infatti è comune-mente usato.

Responsabili delle tempeste di radia -zione sono quindi particelle molto energeti-che in arrivo dal Sole. Si, va bene, ma comepartono di là? Due le possibili cause, nonescludendo che possano essercene altre: iflare e le onde dʼurto associate alle CME chespesso viaggiano al seguito dei primi, comegli alpinisti in cordata, con un certo ritardo.Durante un flare infatti non vengono emessesolo radiazioni elettroma gnetiche, ma ancheparticelle di plasma a velocità a volte quasirelativistiche, in seguito alla riconnessionemagnetica tra le linee di campo coronaleascendenti e discendenti in un tipico sistemaa “loop”, caratteristico delle regioni bipolari.Anche il bow-shock, lʼonda di prua che prece-de una CME può spingere il plasma interpla-netario più lento fino a raggiungere velocità,e quindi energie cinetiche, elevatissime.Questo cocktail di particelle cariche di altaenergia può raggiungere la Terra in tempibrevissimi, in poche decine di minuti o qual-che ora al massimo, a seconda della veloci-tà. Questa è la prima grande differenza conle tempeste geomagnetiche viste prima, cheessendo “portate” dalle CME, hanno tempi dipercorrenza del tratto Sole-Terra dellʼordinedi due o tre giorni.

Lʼaltra grande (purtroppo) differenzacon le geomagnetiche è che queste tempestehanno dei potenziali rischi biologici, non pernoi che siamo tranquillamente seduti in casa

davanti al computer o stiamo giocando a cal-cio con gli amici. Ma per chi si trova ai limitidellʼatmosfera, come passeggeri ed equipag-gi di voli aerei ad alta quota su rotte polari oaddirittura al di fuori di essa e oltre la magne-tosfera. Come gli astronauti impegnati in EVA(Extra-Vehicular Activities), le “passeggiatespaziali”, magari necessarie per riparare uncomponente guasto di una stazione orbitanteo di un satellite. Poi ci sono gli effetti elettro-magnetici: lʼenergia trasportata dalle SEPpuò danneggiare anche seriamente i circuitidei satelliti in orbita alta con conseguentiripercussioni sulle loro trasmissioni. Ancheper le tempeste di radiazione esistono i gradidi intensità: in questo caso vanno da S1 aS5, con i consueti aggettivi da minor a extre-me determinati dai valori dei flussi delle SEPa varie energie. Quando queste energiesuperano delle soglie prefissate scattano ivari gradi S (che sta per “Solar Particles”).

Blackout radioEd eccoci alla terza tipologia di disturbi

dello space weather, questa volta associata aquei fenomeni transitori, di breve durata, maestremamente energetici, conosciuti comeflare solari. I flare, come detto, sono sorgentidi radiazione elettromagnetica che in un se -condo liberano tanta di quella energia chesarebbe sufficiente per mandare avanti tuttoil nostro pianeta per anni. Tutta energia per-duta e inutilizzata. E per di più dannosa pernoi. Durante un flare, come abbiamo giàavuto modo di dire, vengono emesse radia-zioni elettromagnetiche in modo più intenso erapido nei raggi x duri, cioè con lunghezzedʼonda comprese tra 1 e 10Å e particellequasi relativistiche, cioè con velocità non lon-tane da quelle della luce, pertanto molto

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energetiche. La radiazione giunge sulla Terrain 8 minuti, le particelle più veloci a volteanche solo dopo circa una ventina di minutidal picco del flare. Lʼeffetto combinato delledue componenti è uno stravolgimento chimi-co-fisico della ionosfera, con formazione diENA per ricombinazione di carica e riscalda-mento complessivo della plasmasfera dovutoprincipalmente alla radiazione elettromagne -tica, che provoca inoltre variazioni nella fre-quenza critica per la riflessione totale delleonde radio di cui si è parlato prima. Tuttoquesto può comportare diversi effetti, chevanno da piccole interruzioni delle comunica-zioni radio, soprattutto nelle alte frequenze(HF), fino in certi casi estremi alla quasi com-pleta neutralizzazione dello strato F dellaionosfera. Dato che molti sistemi di comuni-cazione utilizzano le proprietà riflettenti dellaionosfera in modo da poter trasmettere se -gnali a grande distanza, i disturbi ionosfericiconseguenti allʼarrivo della radiazione emes-sa da un flare intenso possono influenzare letrasmissioni a tutte le latitudini. Alcune fre-quenze sono assorbite, altre riflesse e i se -gnali subiscono fluttuazioni rapide e vengonodiretti lungo traiettorie imprevedibili. Le tra-smissioni televisive e radiofoniche commer-ciali sono influenzate poco da questi di sturbi,per il tipo di frequenze che usano. Quelli chene risentono maggiormente sono probabil-mente i radioamatori e non bisogna trascura-re lʼeffetto possibile sui sistemi di navigazio-ne satellitare, come il GPS.

Sono possibili anche effetti sui satelliti,che per colpa dellʼespansione dellʼalta iono-sfera dovuta al riscaldamento, con conse-guente diminuzione della densità della pla-smasfera, possono letteralmente “perderelʼorbita” fino al punto di precipitare verso la

Terra. Un esempio di una navicella spazialerientrata prematuramente nella bassa atmo-sfera, in seguito a un inaspettato incrementodellʼattività solare in corona, è offerto dalloSkylab. Durante le grandi tempeste del 1989,quattro satelliti della marina militare statuni-tense sono rimasti fuori posizione (e fuoriuso) per più di una settimana. I blackoutradio sono quindi associati ai flare e anchʼes-si sono suddivisi in cinque livelli di importan-za, da R1 (minor) a R5 (extreme) a secondadella classe energetica del flare associato.Per esempio, un blackout di livello R5 è pro-

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Impressionante flare di classe X28.2 ripresodal telescopio EIT a bordo della sonda

SOHO alla frequenza di 195Å, nellʼultravio-letto estremo. Eventi come questo, con legiuste caratteristiche di direzionalità, pos-

sono provocare blackout radio ed altri effettidi portata estrema, in grado di produrredanni incalcolabili per lʼattività umana.

(Cortesia NASA/ESA – SOHO/EIT)

dotto da un flare di classe X10 o supe riore,con effetti a dir poco devastanti.Fortunatamente lʼincidenza media di questifenomeni è minore a una per ogni ciclo sola-re. Il flare più intenso mai registrato è statoun X28 il 4 novembre 2003 (Figura 5).Fortunatamente è stato emesso in prossimitàdel lembo occidentale del Sole, quindi in dire-zione non geoeffettiva. È stato accompagna-to da una delle CME più impressionanti chesi ricordino, ma gli effetti sul nostro pianetasono stati modesti. Vengono un poʼ i brividi apensare cosa sarebbe potuto accadere sequesto evento fosse avvenuto solo una setti-mana prima, quando la regione attivaresponsabile del flare si trovava in prossimi-tà del meridiano centrale, in piena rotta dicollisione con la Terra. Finora ce la siamocavata, ma fino a quando? Riprenderemolʼargomento nellʼultima sezione a propositodelle previsioni dello space weather.

Che tempo farà?

La necessità e le possibilità di prevedere idisturbi dello space weather

Fenomeni di disturbo molto intensidello space weather possono essere deleteriper la tecnologia, lʼattività umana, lʼeconomiae la salute. Se fosse possibile prevederequando e a quali latitudini potrebbe presen-tarsi una tempesta geomagnetica, un blac-kout radio potrebbe disturbare i sistemi di na -vigazione, o una tempesta di radiazionepotrebbe investire degli astronauti impegnatiin missioni spaziali (anche il futuro ipoteticoviaggio verso Marte, vista la sua durata,sarebbe molto a rischio) è una questione diimportanza vitale sotto parecchi punti divista. La Terra e lʼumanità hanno sempre

convissuto con questi fenomeni e continuanoa farlo. Solo che la dipendenza dellʼuomodalla propria tecnologia si è fatta ormai moltopiù stretta, molto più di quanto lo era in pas-sato ed ecco che lʼumanità, di fronte allebizze di un Sole arrabbiato potrebbe di certocorrere oggi dei rischi molto più seri. Lanostra conoscenza e consapevolezza dellavulnerabilità delle moderne infrastrutture e lanecessità di sviluppare possibili contromisurevolte a ridurne i rischi connessi, si basano inmassima parte su due soli eventi: le tempe-ste geomagnetiche del marzo 1989 e di otto-bre-novembre 2003 detta “Halloween storm”,visto che si è manifestata principalmentenella notte del 30 ottobre. I fisici solari hannouna fantasia sterminata per “battezzare” letempeste solari. Queste due sono state quel-le di maggiore intensità verificatesi dopo chela fisica solare ha cominciato a fare luce suquesti fenomeni. Le “supertempeste” del1859 e del 1921 però ci ricordano che talieventi, sebbene rari, si ripeteranno sicura-mente in futuro. Lʼintenso flare e la CME chehanno prodotto la tempesta del 2003 si sonoverificati in prossimità del lembo solare e per-ciò non hanno investito direttamente la Terra.Se fossero avvenuti a una longitudine piùcentrale probabilmente avremmo sperimen-tato degli effetti simili a quelli del 1859. Conquali conseguenze? Per darne unʼidea, sonostati stimati i costi dei danni prodotti solonegli Stati Uniti da un blackout radio nellʼago-sto del 2003: da 4 a 10 miliardi di dollari. Èstato anche ipotizzato che uno scenario dievento geomagnetico di grado severo oestremo (G4-G5) comporterebbe costi attor-no agli 1-2 trilioni (migliaia di miliardi) di dol-lari in un anno, con tempi di ripristino comple-to stimati dai 4 ai 10 anni. Cʼè poco da stare

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allegri, soprattutto per le casse degli stati.Tutti sono a rischio, non solo gli Stati Uniti.

Una possibile contromisura in caso di“minaccia solare” potrebbe essere quella diadottare un protocollo di intesa tra tutti glistati della Terra, con indicazioni chiare e pre-cise su cosa fare e chi deve farlo in caso diarrivo di forti perturbazioni, unitamente a deicongrui stanziamenti per la ricerca in questosettore, in modo da poter prevedere contempi sempre più brevi le scalmane del Sole.Ma gli stati della Terra sono sicuramente inaltre faccende affaccendati, come le guerretanto per dirne una, per pensare allo spaceweather. “Ma che cavolo sarà mai e, soprat-tutto, chi se ne frega?” Salvo poi pentirsenequando la frittata sarà fatta. Lasciando daparte questi discorsi (purtroppo) utopistici,torniamo con i piedi per terra e cerchiamo dicapire a che punto siamo riguardo le possibi-li previsioni del tempo che farà. Dalla sempli-ce osservazione del Sole è attualmenteimpossibile rilevare sia la velocità del ventosolare nello spazio interplanetario in prossi-mità del Sole, sia le proprietà del campo IMFnei pressi della corona e quindi lʼintensità eper quanto tempo potrebbe rimanere inorientazione southward. Come abbiamo vistoè uno degli ingredienti di base nella ricettadelle tempeste magnetiche perfette. Lenostre prime informazioni provengono dazone molto (troppo) più vicine alla Terra diquanto lo sia il Sole. I dettagli dei disturbimagnetici sono rilevabili solo quando unaCME transita per quello che si chiama L1, ilprimo punto lagrangiano del sistema Terra-Sole, che si trova a 220 raggi terrestri(1.500.000 chilometri) in direzione del Sole.Questo è un punto di equilibrio tra il campogravitazionale della Terra e quello del Sole

che si compensano, per così dire, lʼuno conlʼaltro. Attorno a questo punto orbitano infattidiverse “sentinelle del Sole” (in particolareSOHO e ACE) che possono inviare a Terrainformazioni dettagliate sulla tempesta inarrivo. Ma potrebbe essere troppo tardi. Gliindici geomagnetici descritti prima sonomolto utili per capire che una tempesta geo-magnetica è già in corso, ma non servonocerto per prevederla. È come guardar fuoridalla finestra, vedere che piove e dire “preve-do che pioverà”.

Per quanto riguarda gli altri effetti cor-relati con le SEP e i blackout radio, comeabbiamo visto i tempi che intercorrono tralʼevento solare e le conseguenze sulla Terrasono brevissimi, fatto che rende impossibile,al momento, prevedere questi fenomeni esoprattutto adottare delle contromisure.Nonostante tutto, nessuno perde il coraggioe la ricerca continua, grazie principalmenteallʼutilizzo sempre più massiccio di rivelatoridei disturbi dello space weather che operanonello spazio, come i satelliti GOES e POES ealtri ancora. Molti stati del mondo, per fortu-na, hanno avviato dei programmi di collabo-razione scientifica per poter arrivare, si speratra non molto, a previsioni con un anticipo dialmeno due settimane. È fantascienza? Per ilmomento non lo sappiamo, possiamo soloaspettare e sperare che nel frattempo lanostra stella non ci mandi dei calorosi mes-saggi per ricordarci che chi comanda, dalleparti della Terra, è lei e non noi.

Per finire, vorrei farvi capire perché hodeciso di scrivere questo lunghissimo artico-lo, ringraziandovi della pazienza per averloletto fin qui. Qualche tempo fa (primi giorni diaprile 2012), un sito Internet ha riportato laseguente strabiliante notizia:

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“…ci presenta il video di una tempestasolare grande cinque volte la Terra, che“ronza” sulla superficie della nostra stella.Lo spettacolo è stato reso pubblico dallaNasa, la quale ha comunicato che i ventiscatenati dal tornado solare andavano auna velocità di 300 mila chilometri orari.Giusto per fare un paragone, sulla Terrala velocità più alta mai registrata per unaraffica di vento è di 483 chilometri orari.La temperatura della tempesta era di 2milioni di gradi Celsius. Altro che uraga-no!”

Il tutto corredato dallʼimmagine in questapagina.

Spero che ora che avete pazientemen-te seguito la faccenda dello space weather vivenga quantomeno da sorridere… I ventiscatenati dal “tornado” non sono movimentidi aria come quelli che avvengono sullaTerra, ma vento solare, quindi fatto di robasolida, particelle. Per di più il voler confronta-re la velocità del vento solare con quella diun vero tornado terrestre è unʼidea tanto bal-

zana da far sospettare della sanità mentaledi chi lʼha partorita. Per non parlare delletemperature: i due milioni di gradi Celsiusnon ci stanno proprio… Le temperature coro-nali (peraltro sono chiamate temperaturecinetiche e hanno un significato molto diver-so da quello cosiddetto termodinamico, che èquello a noi familiare) si misurano in gradiKelvin. E vi assicuro che la differenza è note-vole. Poi notate la proprietà di linguaggio:“tempesta grande cinque volte la Terra, tem-peratura della tempesta, tempesta cheronza, (come se fosse un calabrone)…”.Questa non è informazione. È delirio allostato puro. Poi guardate la foto e ditemi comesi fa a contrabbandare per chissà cosa quel-lo che sicuramente riconoscerete, visto chene abbiamo parlato, come un loop coronale.Che per il sole è una cosa normalissima, ditutti i giorni. Pensate quanti ce ne sono,quanti ce ne sono stati da quando esiste,cioè da quattro o cinque miliardi di anni, equanti ce ne saranno per un tempo altrettan-to lungo.

Se davvero a questo punto state sorri-dendo (o, molto comprensibilmente, sghi -gnazzando), vuol dire che questo articolonon è stato scritto invano.

(2 – fine)

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Un normalissimo loop coronale spacciatoper “tornado solare”.

Fonte: http://bit.ly/H5b1qE

Federica Piattini

Il lavoro vincitore ex-aequo del 2. Premio Fioravanzo 2011

Il periododi rotazione del Sole

Come nel caso del lavoro che ha vinto ilprimo premio (vedi Meridiana n. 219) riproducia -mo qui un estratto del lavoro di Federica, inclusolʼindice, che originariamente comprende 37 pagi-ne.

Premessa

!l mio lavoro di maturità presso il Liceo diLugano I ha avuto come scopo la determinazio-ne del periodo di rotazione del Sole. Per farlo houtilizzato due metodi con lo scopo di metterli poia confronto tra loro.

ll primo metodo si basa sul movimentodelle macchie solari in concomitanza con quellodel plasma per determinare la velocità con cuiesso si muoveva. Per farlo ho preso a confrontole immagini del disco solare in luce integrale didue giorni consecutivi. Ho determinato quantospazio le macchie avevano percorso nel tempotrascorso da un disegno all'altro e così ho potu-to determinare la velocità con cui esse si muove-vano. Ho eseguito l'operazione per tre momentidifferenti in modo da avere un dato che includes-se anche un'incertezza, come richiesto a chiun-que svolga una ricerca nel campo scientifico.

ll secondo metodo che ho utilizzato è statoquello dell'effetto Doppler dei due bordi estremiest e ovest del Sole, ossia la determinazionedella velocità di spostamento di un'onda in basealla sua deriva verso il blu o il rosso dello spet-tro, a secondo che esso si trovi in avvicinamen-to o in allontanamento. Grazie a una sempliceproporzione ho determinato la corrispondenzatra pixel e lunghezza d'onda e in seguito hoapplicato la formula dell'effetto Doppler per otte-nere la velocità di rotazione. Da essa ho ricava-to il periodo. Anche in questo caso è stato oppor-tuno svolgere una media tra più risultati per lostesso motivo di sopra.

Entrambi i risultati ottenuti possono essereconsiderati soddisfacenti in quanto si avvicinanoabbastanza al valore determinato dalla comuni-tà scientifica. Inoltre, tenendo conto dell'errore,entrambi arrivano a comprendere il valore cheattualmente è reputato più verosimile.

Indice

Abstract pag. 3lndice 51. lntroduzione 71.1 Metodi 81.1.1 Macchie solari 81.1.2 Effetto Doppler 91.2 Fenomeni e concetti solari 111.2.1 Rotazione siderea e sinodica 111.2.2 Rotazione differenziale 111.2.3 Oscillazioni solari 121.3 Struttura del lavoro 122. Svolgimento tramite le macchie solari 132.1 Coordinate. 132.2 Procedimento. 153. Svolgimento tramite Effetto Doppler 193.1 Strumentazione 193.2 Procedimento 203.3 Calcoli 213.4 Oscillazioni solari 253.5 Rotazione differenziale 264. Confronto 295. Riassunto e conclusioni 316. Bibliografia 336.1 Fonti in rete 336.2 Fonti bibliografiche 336.3 Fonti delle immagini 33Appendice 35App. 1: Determinazione delle coordinate 35App. 2: Esempio di tabella dati 37

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Introduzione

Sin da piccola sono sempre stata attratta dalmisterioso universo che ci circonda: il Sole, lestelle, i pianeti e tutte le altre meraviglie del cielomi hanno sempre affascinata. Più crescevo e piùmi accorgevo di quanti misteri non ancora svela-ti esso racchiudesse. E, come tutti i bambinicuriosi, più cose mi venivano spiegate e più nevolevo conoscere.Certo le mie conoscenze sono sempre state limi -tate perché, fatta eccezione per un nonnoappassionato di fisica (da cui credo di aver ere-ditato questa voglia di conoscere ciò che ci cir-conda), con cui soddisfacevo parte dei miei inte-ressi, non ho mai avuto l'opportunità di avvicinar-mi quanto avrei voluto all'astronomia. Ho perciòcolto al volo I'occasione quando mi si è presen-tata, scegliendo di svolgere il mio Lavoro diMaturità in questa affascinante materia. Quandoil corso è cominciato non avevo ancora idea delsoggetto che avrei scelto è devo ammettere chesceglierlo non è stato evidente. Trattandosi di unlavoro sperimentale, vale a dire svolto in primapersona, molti soggetti li ho dovuti scartare acausa dell'impossibilità di osservarli. Alla fine, trale varie proposte che mi sono state fatte, quellache più mi intrigava era quella della misura della

velocità di rotazione del Sole. Come ho scoper-to da piccola, il Sole è una stella ed è quella piùvicina a noi, perciò studiare i fenomeni solariequivale a studiare, più in generale, i fenomenistellari. Essendo troppo difficile per i nostri mezzistudiare direttamente le stelle, mi sono convintache studiare il Sole fosse un buon inizio.Prima di cominciare con il lavoro sperimentaleho raccolto un po' di informazioni utili, in parte daimiei professori, in parte da lnternet e dai libri.Reputo perciò importante, prima di cominciare adescrivere lo svolgimento della parte sperimen-tale, riportare qui la descrizione di vari fenomenisolari coinvolti nella mia ricerca, così da renderemeglio comprensibile come si è svolto il miolavoro e a quali problemi sono stata confrontata.

Riassunto e conclusioni

Attraverso il metodo delle macchie solari hopotuto determinare in maniera abbastanza preci-sa la velocità di rotazione del Sole. ln primaistanza ho confrontato due disegni della sferasolare prendendo in considerazione un qualsiasigruppo di macchie. ll lavoro è poi consistito neldeterminare lo spostamento longitudinale di talegruppo e il tempo impiegato per compiere talespostamento. lnfine, per stabilire la velocità dirotazione, ho diviso lo spazio percorso per iltempo impiegato, ottenendo la velocità e inseguito ho diviso il risultato ottenuto per la cir-conferenza in quel punto. Per garantire quanto ilmio risultato fosse preciso, ho eseguito unamedia con altri due risultati ottenuti allo stessomodo, ottenendo il seguente risultato:T = 28,10 +/– 2,26 giorniPer poter confrontare il risultato ottenuto con ilprecedente metodo ho provato a determinare lavelocità anche attraverso il metodo dell'effettoDoppler. Questo metodo si è rivelato molto più

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complesso e lungo rispetto al primo, il che mi haerroneamente portato a supporre che risultasseanche più preciso. Ma, come già detto, contraria -mente a quanto mi aspettavo, il valore che hotrovato, sebbene abbastanza verosimile, non siavvicina alla realtà più di quanto faccia quelloottenuto con l'altro metodo. ll lavoro è consistitoper lo più in una serie di calcoli per determinarequale fosse il pixel della linea di assorbimento acui mi interessavo, raggiunto dalla minor intensi-tà di luce. ln seguito questo valore, preso a unodei due bordi, andava confrontato con quello delpixel del centro del Sole. Grazie a una relazionetrovata in precedenza ho potuto trasformare ladifferenza di pixel in differenza di lunghezzad'onda e quindi, con la formula dell'effettoDoppler, ho potuto conseguire il risultato dellavelocità. Eseguendo una media tra i valori deter-minati a partire dalle varie linee di assorbimento,sono giunta a un valore più preciso. Tuttavia perpoterlo confrontare con i valori che avrei trovatoin seguito mi occorreva effettuare ancora unpassaggio, cioè determinare il periodo sinodico,che è risultato il seguente:T = 29,10 +/– 3,44 giorniSe dovessi tuttavia scegliere uno dei due meto-di, a lavoro concluso, credo che punterei piutto-sto su quello delle macchie solari. ln primo luogoesso risulta meno complesso dal punto di vistocognitivo, in secondo luogo è anche più fattibiledal punto di vista pratico: tutto quello che occor-re è una connessione a lnternet per visua lizzare

le immagini dal sito della Specola di Locarno equalche conoscenza astronomica di base. Alcontrario, per effettuare correttamente il procedi-mento dell'effetto Doppler occorre una strumen-tazione molto più sofisticata che la gente comu-ne non possiede, ma soprattutto occorronoconoscenze nel campo tecnologico, perchésenza di esse è impossibile trasformare un'im-magine in numeri: io di sicuro non ne sarei statacapace. Inoltre, secondo la mia esperienza, ilprimo metodo pare più affidabile del secondo esoprattutto più rapido.Se dunque qualcuno fosse interessato a speri-mentare le proprie capacità astronomiche, nonesiterei a consigliargli di testarle in questocampo. Oltre a non essere troppo complicatorispetto ai normali standard dell'astronomia,esso risulta interessante anche dal punto di vistastorico. Credo che, dovendo scegliere nuova-mente il mio LaM, non esiterei un secondo nel-l'immergermi nuovamente in questo preciso set-tore.Trovo che svolgere questo lavoro mi abbia aiuta-ta a sviluppare una capacità di autonomia cheprima non possedevo. Affermando ciò non voglioessere fraintesa: ovviamente non è tutto fruttounicamente del mio intelletto, ma, com'è giustoche sia, ho dovuto fare affidamento su personeche in questo settore conoscono molto più di me.Tuttavia ho anche dovuto fare affidamento sullemie capacità e, dove vedevo che il tutto non fun-zionava come doveva, mi sono dovuta fermare ericominciare daccapo con l'intento di trovare l'er-rore e di correggerlo.Vorrei ringraziare chi mi ha permesso di portarea termine il mio lavoro, in particolare i mieiProfessori Ramelli e Daldini, l'universitàRhein/Mein che mi ha semplificato il lavoro gra-zie al suo programma, e tutti coloro che mihanno sostenuto nello svolgimento.

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Gabriella BernardiIntervistaa Marina Muzi

A Perinaldo, nel delizioso “Borgo delleStelle” della Liguria, con la direttricedellʼOsservatorio Astronomico G.D. Cassiniconversiamo di meridiane, musei, planetari etante altre iniziative. Grazie a lei abbiamoscoperto curiosità del passato e del presentepasseggiando per le strette vie del piccolopaese natale dellʼillustre astronomo GianDomenico Cassini. Borgo piccolo ma comevedremo ricco di curiosità astronomiche, tradivulgazione, didattica e ricerca scientifica.

Una direttrice di origine marchigianache cura lʼOsservatorio Astronomico G.D.Cassini a Perinaldo. Questi spostamentimi fanno tornare in mente i viaggi dellʼillu-stre astronomo: Bologna, Roma e Parigi,ma pochi sanno (anche fra gli addetti ailavori) che nacque proprio qui. Quando èstato costituito questo osservatorio,quando ha iniziato a interessarsene equali sono le attività che organizza?

LʼOsservatorio Astronomico G.D.Cassini di Perinaldo è stato costruito alla finedegli anni ʼ80 proprio per rendere omaggio algrande astronomo che in questo pittorescoborgo medievale è nato nel 1625. Io sonoarrivata qui nel 1993 da Parigi, dove vivevo.Ed è stato immediato interesse verso lʼastro-nomo che prima, a dire il vero, non conosce-vo se non per aver visto alcune vie a lui dedi-cate. Nel 1993 lʼosservatorio era usato sal-tuariamente da alcuni astrofili di Sanremo, glistessi che si erano adoperati per posizionarenella specola (3 metri circa di diametro) untelescopio newtoniano di 380millimetri. Erauna donazione privata ed è ancora in uso.

Nel 1997, anno del lancio della missio-ne Cassini-Huygens, lʼAmministrazioneComunale decise di dare nuova vitalità allʼos-

servatorio e di promuovere una serie diimportanti manifestazioni culturali-scientifi-che per onorare il suo concittadino. Ecco chemi venne chiesto (tramite la CooperativaOmnia, che già localmente si occupava dialtro) di organizzare lʼattività didattica e divul-gativa dellʼosservatorio, che da allora è aper-to tutto lʼanno in modo regolare e continuati-vo.

Lʼosservatorio attualmente è aperto ininverno in media per 2 serate al mese, inestate per circa una decina, inoltre accogliescolaresche di ogni ordine e grado per osser-vare il cielo e svolgere attività didattiche variesia di giorno che di sera. Organizziamo con-vegni e conferenze, siamo aperti in occasio-ne di eventi speciali proponendo video e pro-iezioni didattiche realizzate in proprio.

Anche se il cielo in questi luoghi ènotevole, può capitare che ci sia bruttotempo o che una scolaresca faccia visitadi giorno, quindi viene utilizzato anche ilplanetario?

Certamente. Abbiamo un planetariocon una cupola di 4 metri, situato in unasaletta a esso dedicata. Il planetario è uneccezionale strumento didattico: può sostitui-re lʼosservazione diretta del cielo in caso ditempo cattivo ma è anche complementare atutte le altre attività didattiche diurne e serali,anche allʼosservazione ai telescopi.

Proprio sotto lʼOsservatorio si trovail Museo Cassini, un piccolo ma interes-sante museo dedicato allʼastronomo. Cipuò parlare della sua costituzione e dellesue recenti ricerche che lʼhanno spintaanche a Parigi?

Il Comune di Perinaldo ha iniziato a

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raccogliere materiale per costituire un museoda dedicare allʼastronomo già dal 1994 e iprimi documenti erano stati esposti origina -riamente nella stessa Sala del Consiglio. Poidal 1997 si è cominciato un lavoro di arricchi-mento e sistemazione che ha consentito diorganizzare una sala espressamente dedica-ta allʼesposizione permanente. Io ho dato unbuon aiuto senzʼaltro, ma il lavoro più impor-tante di ricerca e recupero dei documenti èstato svolto principalmente dalla dottoressaAnna Cassini. La dottoressa è anche lʼautricedellʼunica biografia esistente sullʼastronomointitolata “Gio.Domenico Cassini. Uno scien-ziato del Seicento” edizione del Comune diPerinaldo, 1994, 2003, che quindi già cono -sceva le fonti a cui attingere per le copie deilavori di Cassini. Dico bene “copie”, perché lepagine autografe di Cassini sono ovviamenteben custodite e gelosamente conservatepresso varie biblioteche tra cui quelle diBologna e di Parigi. AllʼOsservatorio di Parigi,dove ci siamo recate per leggere e richiede-re copie dei documenti, cʼè un gran numerodi fogli volanti, pagine autografe, ancora ingran parte da riscoprire! Il museo recente-mente è stato arricchito con ulteriori docu-menti e soprattutto con un telescopio dellafine del XVII secolo, grazie alla donazione diun di scendente dei Maraldi. Lo strumentoinfatti è stato usato dai Maraldi e molto pro-babilmente anche da Cassini.

Mi diceva che passeggiando per levie del borgo, esattamente in via GianDomenico Cassini, bisogna far attenzionea dove si mettono i piedi. Ma non perchéla pavimentazione è sconnessa: ci puòdire qualcosa di più?

Via G.D.Cassini a Perinaldo è un tipico“carruggio” (così si chiamano localmente lestrette viuzze dei borghi medioevali) lungocirca 150 metri. Ebbene, per festeggiare lʼar-rivo nel sistema di Saturno della SondaCassini-Huygens, avvenuto nel luglio 2004, ilComune ha voluto dare seguito a una nostravecchia idea: quella di realizzare un sistemasolare in scala. Abbiamo posizionato dellepiastre in pietra lungo la via, ogni piastra rap-presenta un pianeta, dal Sole fino a Saturno,ultimo dei pianeti conosciuti al tempo diCassini. Ogni piastra porta incise alcune sin-tetiche informazioni sul pianeta, sul lavoro ole scoperte di Cassini in merito al pianetastesso e sulla missione.

A Perinaldo vi sono altre sorpreseinfatti, uscendo dallʼosservatorio, si trovauna “terrazza astronomica” con vari stru-menti da utilizzare sia di giorno che dinotte. Come funziona e a chi è destinata?

Questo spazio è stato ideato per acco-gliere chiunque passi di lì, così come lenostre scolaresche in visita allʼosservatorio.Lo abbiamo chiamato “Giardino delle Stelledel Nord” perché si affaccia appunto a Nord.Abbiamo realizzato una serie di postazioniosservative, tra cui una grande ruota in ferrocon lʼasse centrale che punta la stella Polare,che permette, sedendosi in un banchettoopportunamente posizionato, di trovare lecostellazioni circumpolari. Interessanti sonoanche le “mire” per trovare alcune delle stel-le più luminose al loro sorgere o al tramonta-re, il tutto è completato da un quadrante evari pannelli che spiegano come usare lepostazioni e danno varie informazioni sullalettura del cielo.

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Ultimo ambizioso progetto, in ordinedi tempo, è stata la realizzazione di unameridiana, allʼinterno di una chiesa che sivede salendo a Perinaldo. Ci vuole parlaredi questa notevole impresa?

Esattamente, unʼimportante opera dicui siamo veramente orgogliosi. Si tratta diuna meridiana a camera oscura progettatada Stellaria – che gestisce lʼOsservatorioAstronomico – in collaborazione con lʼequipedellʼosservatorio stesso, che ne ha anchecurato la messa in opera e le precise proce-dure di esecuzione. La meridiana è stata rea-lizzata allʼinterno della Chiesa dellaVisitazione, costruita nel corso del XVII se -colo e dedicata alla Santa Vergine. La chiesaè situata su un poggio allʼingresso del paese,in una suggestiva posizione. La Meridiana èstata inaugurata il 22 dicembre, giorno delsolstizio dʼinverno. In quella data lʼimmaginesolare raggiunge il massimo della sua dimen-sione, circa 54 centimetri per 20 e tocca unodei limiti estremi del suo percorso (per poiinvertire la marcia fino a raggiungere lʼaltroestremo al solstizio estivo).

Dal 1500 e per almeno due secoli que-ste grandi e spettacolari meridiane, re -alizzate soprattutto nelle chiese, sono stateeccezionali strumenti di indagine scientifica,che hanno permesso decisivi passi avantinella comprensione della meccanica celeste.Nate dallʼesigenza ecclesiastica di stabilire ladata degli equinozi, in particolare quella del-lʼequinozio di primavera necessaria per ladeterminazione della Pasqua, hanno consen-tito, grazie alle loro eccezionali dimensioni,uno studio più approfondito e dettagliato delmovimento apparente del Sole. Attraverso diesso, la definizione più precisa di alcuni feno-meni celesti come la variazione dellʼobliquità

dellʼeclittica. Attraverso un piccolo foro (15millimetri) praticato in una parete ri volta aSud, allʼaltezza di circa 814 centimetri, il Soleproietta (proprio come in una camera oscura)la sua immagine sulla Linea Meridiana, lungacirca 19 metri. Durante tutto lʼanno giornodopo giorno, lʼimmagine solare percorre lalinea fra i due solstizi, segnando con preci-sione il mezzogiorno solare di ogni giorno efornendo via via diverse informazioni, comelʼinizio di ogni mese e lʼaltezza del Sole.Inoltre, lʼosservazione dei movimenti dellʼim-magine solare facilita la comprensione dialcuni importanti fenomeni ine renti i movi-menti della Terra.

Due tra le più famose di queste meri -diane rivestono un significato particolare perPerinaldo: la Meridiana della Basilica di SanPetronio a Bologna, realizzata nel 1655 daGiovanni Domenico Cassini e la Meridianadella Basilica di S.Maria degli Angeli a Roma,realizzata nel 1702 da Francesco Bianchini eGiacomo Filippo Maraldi (nipote di Cassini).

Proprio ai due astronomi di Perinaldo,Cassini e Maraldi, è dedicata la nuovaMeridiana della Chiesa della Madonna dellaVisitazione: fra le più grandi oggi esistenti ela prima, di queste proporzioni, a essere re -alizzata in Italia dopo il 1900.

Ricordiamo che Maraldi era il co -gnome di altri due importanti astronominati in questa cittadina che raggiunsero lozio Cassini allʼOsservatorio di Parigi. Paredunque che le idee per arricchire le inizia-tive astronomiche che offre questo borgonon abbiano mai fine. La vicinanza con laFrancia vi ha permesso di aprire dellecooperazioni scientifiche con lʼOsservato -rio di Nizza.

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A dire il vero noi collaboriamo con lʼas-sociazione Parsec che si occupa della didat-tica e della divulgazione scientifica, sia allʼos-servatorio di Nizza e di Calern(Observatoires de la Cote dʼAzur) siaallʼAstrorama di La Trinité. Preciso questoperché gran parte del lavoro dellʼOs -servatorio di Nizza è dedicato alla ricerca enoi non facciamo ricerca, almeno per ora!

In effetti collaboriamo da diversi annicon i vicini francesi, organizzando stage,manifestazioni scientifiche, scambiando visi-te tra scolaresche e offrendo anche il nostrolavoro per attività di animazione. A volte daloro in Francia, quando accolgono gruppi ita-liani e a volte qui a Perinaldo, quando gruppifrancesi vengono a trovarci. Attualmente stia-mo presentando un secondo progettoInterreg nel quadro della coopera zione tran-sfrontaliera. Un primo progetto è stato porta-to a termine recentemente e ci ha consentitodi produrre, tra lʼaltro e con ottimi risultati,importante materiale didattico comune.

Perinaldo ha qualcosa di unico, comegià lei diceva, cioè lʼaver dato i natali a impor-tanti astronomi e dunque sono molti i vicinifrancesi e anche altri stranieri, a essereattratti dal nostro borgo e dalle nostre attività.

Futuri progetti e su quali fronti?Ancora un progetto Interreg che spe -

riamo sia accettato dalla Commissione italo-francese. Progetto che consentirà di moder -nizzare il nostro osservatorio e conseguente-mente di pensare concretamente a lanciarciun poʼ nella ricerca (pianeti extrasolari easteroidi), di realizzare nuovi percorsi didatti-ci nel paese, un nuovo “giardino” questavolta dedicato al Sole e tante altre cose chevi racconteremo se tutto andrà in porto.

Gabriella Bernardi ha conseguito la lau-rea in Fisica e il Master in DivulgazioneScientifica a Torino. Giornalista-pubblici-sta ha vinto il premio “Voltolino” in giorna-lismo scientifico e fa parte dellʼUGIS:Unione Giornalisti Italiani Scientifici. Perla Neos Edizioni ha pubblicato "Dovʼè ilcigno?", testo di divulgazione astronomi-ca per bambini, nato dopo le esperienzedi guida astronomica nei planetari e cheha preso spunto dalle domande dei bam-bini.

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1 – Saluto ai soci intervenuti

2 – Breve storia del gruppo

Il GIA (Gruppo Insubrico di Astronomia)del Monte Generoso si è costituito il 5 marzo2004 presso lʼalbergo Svizzero di Capolagoalla presenza di molti astrofili provenienti dalCanton Ticino e dalle province limitrofe italia -ne. Presente anche la Società AstronomicaTicinese e un membro della Regio Insubrica.Durante la seduta fu approvato lo statutodella associazione e venne eletto un comita-to di animatori. Il comitato attualmente in ca -rica è costituito da Marco Bronzini, direttoredella Ferrovia del Monte Generoso, LuigiFerioli, Elia Cozzi, Enzo Pfister, FrancescoFumagalli, Massimo Zoggia e Maurizio Monti.Durante le riunioni del comitato sono state

discusse e organizzate le attività del gruppo,i miglioramenti da apportare alla strumenta-zione dellʼOsservatorio e le proposte diacquisto di nuove attrezzature.

3 – Attività didattica e divulgativa

Questʼanno la stagione è iniziata un poʼin sordina per il maltempo. Tuttavia parecchigruppi di diversa estrazione, per la maggiorparte studenti, hanno seguito le osservazionidel cielo, e le attività collegate, ossia il per-corso dei pianeti, la spiegazione della meri -diana e le proiezioni di filmati. Si sono svolteosservazioni del cielo, tempo permettendo,anche durante le serate ticinesi del sabato.Durante le visite allʼOsservatorio è semprestato presente un esperto del GIA.

Assemblea annualedel GIA del 14.7.2012

Relazione di Luigi Ferioli, coordinatore del comitato animatori del Gruppo Insubrico diAstronomia del Monte Generoso

Telescopio in vendita

Telescopio Hofheim Instruments di fabbrica-zione svizzera. Dobsoniano da 20 cm diapertura e 1.000 mm di lunghezza focale.Leggerissimo e completamente compattabi-le in una scatola di 32x32x19 cm.Qualità eccellente. Usato pochissimo.

Prezzo: franchi 1.800 (trattabili).

Per informazioni:Specola Solare TicineseVia ai Monti 1466605 Locarno [email protected]

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4 – La strumentazione dellʼOsservatoriocomprende:

- il telescopio riflettore da 61 cm,- il rifrattore Takahashi da 152 mm F/8 conobiettivo alla fluorite particolarmente adattoper osservare la Luna e i pianeti,- la camera Backer-Schmidt da 25 cm e uncannocchiale da 100 mm,- una serie di 3 filtri Cromin–Sun H–alfa perlʼosservazione del Sole,- una telecamera Watec da applicare allʼo -culare del telescopio, per lʼosservazione delcielo su monitor o proiezione su grandeschermo e una webcam,- un telescopio Meade LX200 da 12 pollicicon dispositivo di puntamento automaticoGoTo,- diverse dotazioni di oculari, prismi e filtri,- un computer portatile, due binocoli 25x100e una macchina fotografica digitale NikonD70,- il telescopio solare Lunt da 152 mm B1800che permette lʼosservazione delle protube -ranze e delle altre formazioni solari e haavuto un notevole successo,- una camera CCD Lodestar per lʼautoguidadelle pose fotografiche, ultimo acquisto,- un collegamento a Internet via satellite inrete con lʼOsservatorio e con la sala proiezio-ni situata al secondo piano, nella nuova sededel GIA, ex sala svago.

5 – Meridiana e via dei pianeti.

La meridiana è stata inaugurata nel2005. È un pannello verticale di 180x150 cmcon gnomone polare, collocato allʼinizio dellavia dei pianeti. La grafica ha una notevolevalenza didattica e, scaturisce da uno studio

riguardante le sezioni auree eseguito dal pro-fessor Pfister e dai suoi studenti del Liceo diMendrisio. Un pannello in quattro linguedescrive lʼutilizzo pratico e immediato del-lʼorologio solare.

La via dei pianeti è un sentiero lungo600 metri. Rappresenta il Sistema Solare inscala 1/10 miliardi. Ha una buona valenzadidattica per gli alunni delle ScuoleElementari e Medie. Le tabelle esplicative deipianeti sono state rifatte per aggiornare i datiin seguito alle ultime scoperte delle sondespaziali.

6 – La ricerca

Tra gli scopi previsti dal comitato ani-matori c'è anche quello di dare la possibilitàa chi è interessato di poter utilizzare il tele-scopio per la ricerca, anche perché il seeingdel cielo qui è buono anche se non eccezio-nale e la strumentazione disponibile è di otti-ma qualità

7 – Il sito Internet

Nel sito www.montegeneroso.ch con unlink si entra nella sezione di astronomiadove, tra lʼaltro, è riportato il calendario delleosservazioni per lʼanno in corso. Gli astrofiliinteressati possono mandare materiale dapubblicare sul sito: commenti, articoli e foto-grafie sono graditi.

Da oltre 400 anni manca una supernova galattica

Di stelle nove ne abbiamo viste parecchie, così come di supernove extra-galattiche, ma le supernove appartenenti alla nostra galassia, la ViaLattea, sono rarissime: nessun vivente ne ha mai viste.Grosso modo possiamo dire che ci sono due tipi di supernova: il primocomprende stelle binarie che si scambiano materia, l'altro stelle di gran-dissima massa che esauriscono il loro principale combustibile nucleare.Dai tempi antichi fino a oggi, anche se con molta incertezza, si hannonotizie solamente di 8 supernove galattiche, ma se prendiamo in consi-derazione solo quelle certe il numero scende a 4. Si comincia con quel-la dellʼanno 1006 apparsa in aprile nella costellazione del Lupo (LUP:Lupus, Lupi): raggiunse una magnitudine visuale di -10 (!) e fu visibile perdue anni. Si è calcolato che non fosse più distante da noi di 3.000 anniluce. Nel luglio 1054 nel Toro (TAU: Taurus, Tauri) esplose una superno-va galattica con magnitudine visuale di -4,come Venere: fu visibile per 23 giorni alla lucedel Sole e per 21 mesi di notte. Nel luogo del-l'esplosione è rimasta la Nebulosa delGranchio (M1), oggetto molto ricercato dagliamatori del cielo, che dista da noi 6.000 anniluce.Ed ora una menzione alla più famosa superno-va esplosa nel novembre 1572 in Cassiopea(CAS: Cassiopeia, Cassiopeiae), fu anch'essaluminosa quanto Venere (-4) e restò visibileper ben 18 mesi. Fu osservata dal grandeTycho Brahe (1546-1601) che notò lʼassenzadi parallasse e ne dedusse che doveva esse-re molto più lontana della Luna, inducendolo apensare che il cielo non fosse immutabile:cosa della massima importanza per il XVIsecolo. Questa supernova galattica disterebbe20 mila anni luce dal sistema solare. Infine lapiù recente, per modo di dire, esplosanell'Ofiuco o Serpentario (OPH: Ophiuchus,Ophiuchi) nel mese di ottobre 1604, chiamataanche supernova di Keplero perché tra i tantise ne occupò anche lui e il nostro GalileoGalilei (1564-1642). Rimase visibile per 12mesi con una magnitudine di -2,5.Siccome il cielo non delude mai, dopo pocopiù di 400 anni dall'ultimo evento, perché nonaspettarci di vedere, durante la nostra brevevita umana, l'esplosione, in qualche angolo delfirmamento, di una possibile stupenda super-nova galattica?

URANIO

I sette Sapienti di fama e di fatto: tutti con la "A" come iniziale

Ho voluto chiamarli Sapienti in quanto i loro interessi furono molteplici e anda-rono ben oltre lʼastronomia. A ognuno di loro è stato dedicato un cratere sullaLuna.- Anassagora di Clazomene (500-425 a.C.): filosofo greco maestro di Socrate,fu di cultura enciclopedica. Asserì che gli astri erano come la Terra. Fu osser-vatore di corpi celesti, indagò su eclissi, bolidi e arcobaleno.- Anassimandro di Mileto (610-546 a.C.): filosofo greco allievo di Talete, imma-ginò la Terra come un disco nello spazio, studiò con lo gnomone i solstizi el'eclittica.- Anassimene di Mileto (585-526 a.C.): filosofo greco amico di Talete e diAnassimandro. Attribuiva l'origine delle cose all'acqua. Tentò di calcolare ladistanza della Terra dal Sole ma il risultato fu falsato anche dal fatto che assun-se la Terra come piana.- Apollonio di Perga (262-180 a.C.): matematico greco che studiò le coniche eintrodusse l'ellisse e l'iperbole. Ipotizzò che i pianeti avessero velocità diversegli uni dagli altri, inventò gli epicicli e i deferenti. Applicò la matematica all'astro-nomia.- Aristarco di Samo (310-230 a.C.): astronomo greco ideatore del sistema elio-centrico, misurò la distanza della Luna e del Sole con il metodo dei triangoli.- Aristotele di Stagira (384-322 a.C.): filosofo greco discepolo e amico diPlatone, a partire dalle idee dei suoi predecessori sviluppò il modello dell'uni-verso come una serie di sfere omocentriche ruotanti attorno alla Terra. Il siste-ma geocentrico aristotelico fu usato in tutto il mondo sino al 1543 anno dellapubblicazione del libro di Copernico De Rivolutionibus Orbium Coelestium.- Aristillo di Alessandria (320-260 a.C.): astronomo greco che con Timocarifece le prime misure delle posizioni delle stelle. Questi dati in seguito serviro-no a Ipparco di Nicea (180-125 a.C.) che, confrontandoli con i suoi, scoprì laprecessione degli equinozi.Davvero singolare che tutti questi Sapienti abbiano il nome che inizia con la"A". Rammentiamo che moltissimi hanno studiato le loro opere attraverso isecoli, erano tutti greci e vissuti prima di Gesù Cristo e pur se così lontani neltempo, sono e saranno sempre immortali.

URANIO

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La divulgazione astronomica in Ticino da settembre a novembre

Con l’occhio all’oculare…

Calina di CaronaI giorni previsti per lʼosservazione sono, incaso di tempo favorevole, a partire dalle21h00:

i primi venerdi del mese(se festivo, il venerdì seguente)

sabato 22 settembresabato 20 ottobre

sabato 17 novembre (a partire dalle 20h30)LʼOsservatorio è raggiungibile in automobile.Non è necessario prenotarsi. Responsabile:Fausto Delucchi (079-389.19.11).

Monte GenerosoIl Gruppo Insubrico di Astronomia del MonteGeneroso organizza le seguenti serate diosservazione per il pubblico:

Sabato 1. settembre(notte di Luna Piena, Pegaso,

Andromeda e Cassiopea) Sabato 8 settembre

(costellazioni estive alte nel cielo:Cefeo, Cigno, Ercole)Sabato 15 settembre

(Orsa Maggiore, Triangolo, Perseo, Ariete)Sabato 22 settembre

(Luna al Primo Quarto, nebulose e galassie)Sabato 29 settembre

(notte di Luna Piena, al tramonto Ercole,Sagittario e Ofiuco)Sabato 6 ottobre

(Capricorno, Acquario, Pesci)Sabato 13 ottobre

(Aquila, Lira, Cigno, Ofiuco eccetera)Sabato 20 ottobre

(Luna Crescente, Giove)Sabato 27 ottobre

(Luna, Giove)Sabato 3 novembre

(Andromeda, Pegaso, Pesci, Giove)Le serate si svolgeranno solo con tempo favo-revole. Salita alle 19h15, discesa alle 23h15.Prenotazione obbligatoria presso la direzionedella Ferrovia del Monte Generoso (tel.091.630.51.51) oppure scrivendo a [email protected]. Il ristorante provvisorio e la caf-fetteria sono agibili.Nei giorni di domenica dal 30 settembre al 28ottobre 2012, dalle ore 14h15 alle16h30, se lecondizioni atmosferiche lo permetteranno saràpossibile osservare il Sole con il nuovoTelescopio Lunt da 152 mm di diametro dotatodi filtro H-alfa.

Specola SolareÈ ubicata a Locarno-Monti nei pressi diMeteoSvizzera ed è raggiungibile in automobi-le (posteggi presso lʼOsservatorio).Per tutto il 2012 alla Specola viene sospesalʼorganizzazione delle serate del CAL acausa dei lavori di ristrutturazione dellastazione a sud delle Alpi di MeteoSvizzera(v. articolo a p. 28).

Monte LemaÈ entrata in funzione la remotizzazione/robo-tizzazione del telescopio. Per le condizioni diosservazione e le prenotazioni visitare il nuovosito: http://www.lepleiadi.ch/sitonuovo/

Per questi tre mesi non sono pianificateosservazioni in cupola per il pubblico.

Inoltre sono previste a Tesserete le consueteserate con osservazioni astronomiche.

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Visibilità dei pianeti

MERCURIO Invisibile in settembre per congiunzione eliaca il 10 del mese. Nonostante lamassima elongazione orientale del 26 ottobre, rimane difficilmente visibile, acausa della situazione sfavorevole rispetto al nostro orizzonte, fino a finenovembre.

VENERE Sempre visibile al mattino per tutto il trimestre, quando domina il nostro cieloorientale, in novembre dista circa tre ore dal Sole.

MARTE Visibile in settembre alla sera poco prima del tramonto del Sole, nellaBilancia. Difficilmente visibile in seguito.

GIOVE Visibile nella seconda parte della notte in settembre e praticamente tutta lanotte nei due mesi seguenti, tra le stelle della costellazione del Toro.

SATURNO Visibile, poco prima del tramonto del Sole in settembre. Invisibile in segui-to per congiunzione eliaca del 25 ottobre.

URANO Visibile, tra le stelle della costellazione dei Pesci, tutta la notte in settembre(in opposizione il 29 del mese) quasi tutta la notte nei due mesi seguenti.

NETTUNO Visibile tutta la notte in settembre, tra le stelle della costellazionedellʼAquario. Quindi solo nella prima parte della notte fino a novembre.

FASI LUNARI Luna Piena 30 settembre, 29 ottobre, 28 novembreUltimo Quarto 8 settembre, 8 ottobre, 7 novembreLuna Nuova 16 settembre, 15 ottobre, 13 novembrePrimo Quarto 22 settembre, 22 ottobre, 20 novembre

Stelle filanti Lo sciame delle Orionidi presenta un massimo dʼattività il 21 ottobre.Le più interessanti e numerose Leonidi arrivano a un massimo il 17 novem-bre.

Eclissi Totale di Sole il 13 novembre: invisibile da noi, visibile nel nord dellʼAustraliae nel Pacifico.Penombrale di Luna il 28 novembre: pure invisibile da noi.

Autunno La Terra si trova allʼequinozio il 22 settembre alle 16:49, ha così inizio lʼau-tunno.

Fine ora estiva il giorno 28 ottobre.

Effemeridi da settembrea novembre 2012

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12 settembre 24h00 TL 12 ottobre 22h00 TL 12 novembre 19h00 TLQuesta cartina è stata tratta dalla rivista Pégase, con il permesso della Société Fribourgeoise dʼAstronomie.

G.A.B. 6616 LosoneCorrispondenza:Specola Solare - 6605 Locarno 5